Sei sulla pagina 1di 4

Una carola per Yule

“Il calore del focolare, il tenue abbraccio della penombra nell’ampia sala della
locanda, pervasa dagli aromi di erbe, spezie, carne alla brace e dolci alle mele; Il
coro allegro di uomini e donne dimentichi per una sera di tutte le preoccupazioni; le
risa dei bambini, che giocano insieme sul pavimento tiepido con ogni genere di
oggetto, da cavalli intagliati nel legno a elaborati rompicapi da manipolare e
ordinare, immaginando scontri tra cavalieri e dragoni o dandosi una mano a
vicenda.
Avevate quasi dimenticato, dopo tanto tempo passato sulla strada, quanto potesse
essere accogliente la civiltà. Diamine, avevate quasi dimenticato che fosse un giorno
di festa: nell’ampia sala dall’alto soffitto della locanda, avvolti dal tepore del legno,
vi siete trovati inclusi nei festeggiamenti per la vigilia di Yule, il solstizio d’inverno.
Come passerete il tempo?”
Descrivere la valenza di Yule
Descrivere brevemente il cibo e i vari intrattenimenti della serata
Lasciar raccontare ai giocatori cosa fanno (per flavour)
“Un uomo vi si avvicina. Ha tutta l’aria di essere un cantore, con la lira sotto
braccio. Indossa un farsetto bordeaux orlato d’oro, alti stivali di pelle nera e un
cappelluccio con una piuma bianca. Porta una corta barba scura e curata, così come
la lunga chioma, che incorniciano un volto dall’età indefinibile, e vi osserva con gli
occhi azzurri come il ghiaccio, ma il suo sorriso è caldo e amichevole”
Possibili linee di dialogo:
“Buona sera, signore e signori, Siete forestieri, nevvero? Io sono Nicholas, vi
accompagnerò per la serata con le mie canzoni. Mi auguro che stiate passando una
buona vigilia, in nostra compagnia!”
“Mi chiedo, cosa ne pensate di questa festa?”
Capire il rapporto dei pg con le feste e il folclore
“Oh, dovete perdonarmi: il palco mi chiama. Trattenetevi ancora un po’ con noi, la
mezzanotte è vicina!”
“Nella sala l’allegro rumoreggiare si quieta un po’ quando Nicholas sale sul palco e
inizia a strimpellare, poi intona il primo canto di Yule, il tradizionale inno al sole
d’inverno. La serata prosegue con il sottofondo della voce calda e morbida del
bardo, accompagnata dai suoi accordi e, in alcuni brani più veloci, dal battere dei
piedi ritmato di molti avventori.”
Il tempo scorre. I giocatori possono prendere parte ad attività ricreative tra cui
il gwent, braccio di ferro, poker coi dadi o una gara di bevute. In ogni caso, alla
mezzanotte Nicholas farà il brindisi per festeggiare l’inizio di Yule.
La mattina successiva, tutti i bambini sono spariti

Anno 230 prima della resurrezione


La Congiunzione delle sfere: gli umani giungono nel continente attraverso portali da
un altro mondo. Alcuni umani si ritrovano nella futura Redania
Anno 202 prima della resurrezione
Il terreno inospitale della Redania del nord spinge gli uomini a spostarsi a meridione.
Raggiungono dunque la foce del Pontar e si stabiliscono nei dintorni. Scoprono però
presto che le loro risorse sono insufficienti per sopravvivere all’inverno, e che a circa
dodici ore di viaggio dal loro insediamento c’è un villaggio di elfi. Decisero dunque
di attaccare e razziare il villaggio, poiché non era rimasto nulla da raccogliere e
troppo caro, per loro, era il prezzo delle merci. Gli elfi avevano una tecnologia
superiore e radici più profonde, ma gli umani erano di più. Gli umani trascorsero
bene l’inverno, ma molti elfi perirono e i sopravvissuti fuggirono. Solo un elfo
rimase, ma di lui si persero le tracce. Allora l’antica Perchta, lo spirito della terra che
tutto vedeva e tutto sentiva, apparve loro dinnanzi durante il solstizio di primavera e
li maledisse.
Anno 201 prima della congiunzione
In estate, un'altra tribù di umani giunse sulla foce del fiume.
Notando la presenza di altri umani, si diressero a portare loro i propri omaggi
ma quando giunsero alle porte del villaggio furono accolti da orribili bestie
capriformi che belavano orribilmente. Credendo che le bestie avessero ucciso gli
uomini, i viaggiatori li vendicarono e ripartirono dopo aver depredato il
villaggio. Solo un umano sopravvisse, ma di lui si persero le tracce. Tornarono in
ben pochi al villaggio e, lungo la strada, videro la cupa sagoma dello spirito,
nella sua vera forma, presso un promontorio. Compresero di aver scatenato l’ira
della antica Perchta

La maledizione: tutti gli abitanti del villaggio maledetto assumono, agli occhi di un
estraneo, l’aspetto di belve. Ogni parola da essi pronunciata viene udita come un
verso bestiale.
Come spezzarla: I membri del villaggio maledetto devono fare dono agli elfi della
cosa più preziosa in loro possesso, per riparare il torto.
Il ruolo dei giocatori:
La leggenda vuole che Perchta, la grande madre della foresta, elargisse grandi
doni agli elfi che vivevano nella sua valle, per poi ritirarsi durante il periodo di
Yule. Allora gli elfi la celebravano con una grande festa, consumando i suoi
ultimi doni in suo nome e celebrando la sua generosità. Ma un inverno gli umani
giunsero nella valle e, affamati, chiesero asilo agli elfi, che però erano gelosi dei
loro doni e non vollero condividerli. Allora i giovani degli umani, numerosi e più
avvezzi alla guerra, si presero tutto con la forza; passarono bene l’inverno, ma
gli elfi morirono di freddo e di fame. Quando Perchta tornò e scoprì cos’era
successo sentenziò: “Bestie eravate dentro e bestie diverrete fuori!” e tutti
uomini si trasformarono in orrende belve, che si scannarono a vicenda. Tutti
tranne un giovane fanciullo che non sapeva nulla dell’accaduto e si era
incamminato verso una grotta, avendo scorto qualcosa. Poi si diresse verso il
villaggio degli elfi, presso una roccia a strapiombo sul mare, li abbracciò tutti e
pianse, pianse e si trasformò in un grande albero, tenendo gli elfi con sé per
sempre.
Durante l’ultima notte dell’anno, a ricordare l’avvenimento infausto, sui rami
spogli dell’albero si accendono grandi fiamme d’oro, che lo adornano senza
bruciarlo, e c’è chi dice che le fiamme siano gli spiriti degli elfi che la grande
madre ha stretto a sé.
Per celebrare questo avvenimento e ricordare il passato, i membri della città
libera di Novigrad organizzano una sfilata in maschera, rappresentativa degli
uomini bestia, fino al grande albero, per ricordare gli avvenimenti del passato e
chiedere perdono
Ma è ormai dall’avvento del fuoco eterno che questa usanza non viene rispettata
e l’albero è stato tagliato, perché simbolo, secondo loro, di un culto pagano. Da
allora, l’ultima notte dell’anno, ogni anno, si dice che gli spiriti inquieti degli elfi
vaghino per le strade di Novigrad e si prendano la vita di coloro che incontrano.
Probabilmente si tratta solo di morti assiderati, poveri senzatetto senza alcun
rifugio… o no?
Annabeth, a un certo punto, crede di vedere i suoi genitori in strada ed esce
dalla locanda urlando “Mamma! Papà!”. Quando verrà raggiunta, sarà trovata
a terra, senza apparenti ferite ma in fin di vita.
“Ho freddo” bisbiglierà senza forze, prima di perdere i sensi.
Nicholas allora si farà avanti. “Venite con me”
Li guiderà fuori dalla città, mentre per le strade vuote par loro a volte di
scorgere degli strani chiarori, finché non giungeranno all’albero tagliato, il cui
vasto tronco non si è consumato nel tempo. “Mi fido di voi, potrete salvarla, ne
sono sicuro.”
Li farà sedere intorno al tronco dopo aver posato la bambina e tutto diventerà
buio.
Catapultati nel passato, scopriranno che in realtà gli uomini erano stati corrotti
e sviati da Krampus, un altro spirito della foresta e nemico di Perchta, che
desidera portare distruzione nel suo dominio e per farlo sfrutta gli uomini,
facendoli camuffare da bestie.
Arrivo nel passato

Potrebbero piacerti anche