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Nome: Costanza
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Segunda edici—n conceptuales
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lingue
Codice Fiscale: RBICTN01R47D969J
Cognome: Ribi
Nome: Costanza
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per lo sviluppo
delle competenze
chiave del xxi secolo.
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Liliana Garzillo
Rachele Ciccotti
2 ConTextos
literarios
Segunda edici—n
Del Romanticismo
a nuestros días
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– Analisi visuali: Eicon srl Llenas/Cover; p. 462 Quim Llenas/Cover; p. 468 Raphael
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Andersen; p. 522 Martin Schalk; p. 543 Luis Robayo/
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Collection; p. 561; p. 571 Ulf Andersen; p. 575 Steve
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Bridgeman Images. © Pablo Picasso, by SIAE 2017 p. 579
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Historical
Liliana Garzillo
Rachele Ciccotti
2 ConTextos
literarios
Segunda edici—n
Del Romanticismo
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lingue
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Índice
IV
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Índice
8 Modernismo
Unamuno y Pirandello .............................................. 339
1.4 Marco literario ........................................................ 292 ¿Listo para la evaluación? ...................................... 350
V
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Índice
VI
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Índice
3 El teatro...................................................................... 446
■ Miguel Delibes ................................................... 496
Cinco horas con Mario
■ Miguel Mihura................................................... 450 • Capítulo III ....................................................... 498
• Capítulo XV ...................................................... 500
Tres sombreros de copa
• Acto I ................................................................... 451 ■ Eduardo Mendoza ........................................... 501
• Acto III................................................................ 452 Para el examen | Texto C – Literario
■ Antonio Buero Vallejo .................................. 454 Sin noticias de Gurb .................................................. 502
Historia de una escalera
• Acto I ................................................................... 457 ■ Antonio Muñoz Molina ................................ 504
• El invierno en Lisboa .................................. 505
• Acto III................................................................ 458
El tragaluz ■ Ana María Matute ........................................... 507
• Olvidado Rey Gudú ..................................... 508
• Acto II ................................................................. 460
■ Alfonso Sastre .................................................... 462 ■ Carmen Martín Gaite .................................... 510
• Caperucita en Manhattan ........................ 511
• Guillermo Tell tiene los ojos tristes.
Cuadro I ............................................................. 464 ■ Arturo Pérez-Reverte ..................................... 513
El Capitán Alatriste
Para profundizar | Documentos • Capítulo I ........................................................... 514
El posibilismo y el imposibilismo
en Buero Vallejo y Sastre ......................................... 466 Para profundizar | En el cine
La novena puerta ........................................................ 516
■ Fernando Arrabal ............................................ 468
■ Manuel Rivas ...................................................... 517
• Pic-nic. Acto I ................................................... 470
La lengua de las mariposas
■ Antonio Gala ...................................................... 473
• La amenaza del colegio ................................ 518
Anillos para una dama
• Don Gregorio.................................................... 519
• Acto II. El derecho a amar .......................... 474
• Acto II. El último encuentro ....................... 476 Para profundizar | En el cine
La lengua de las mariposas .................................... 521
4 La narrativa: de la posguerra
■ Javier Marías ....................................................... 522
a la actualidad ...................................................... 478 • Mañana en la batalla
■ Camilo José Cela .............................................. 480 piensa en mí .................................................... 523
La familia de Pascual Duarte ■ Carlos Ruiz Zafón ............................................ 525
• Capítulo I .......................................................... 482 • Marina. Capítulo III..................................... 526
• Capítulo XII ..................................................... 483 • La sombra del viento. Capítulo I ............ 528
VII
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Índice
Dos dictaduras: Francisco Franco • Como agua para chocolate ....................... 591
en España y Pinochet en Chile.............................. 546 Para profundizar | En el cine
Para profundizar | Documentos Como agua para chocolate .................................... 593
El caso Pinochet ......................................................... 548 ■ Jorge Bucay .......................................................... 594
• Cuentos para pensar.................................... 595
Para el examen | Texto B – Histórico-social
Una heroína de la independencia Mapa conceptual | Literatura
americana en lugar de Colón ................................. 550 hispanoamericana contemporánea ..................... 597
1.2 Marco artístico ......................................................... 552 ¿Listo para la evaluación? ...................................... 598
VIII
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6 romántico, ca
El siglo XIX:
el Romanticismo
Del fr. romantique.
1. adj. Perteneciente o relativo al Romanticismo o a sus modos de expresión.
2. adj. Seguidor del Romanticismo o de sus modos de expresión.
3. adj. Sentimental, generoso y soñador.
4. adj. Propio de la persona romántica o sentimental.
Para empezar
1. La definición que acabas de leer pertenece al Diccionario de la lengua española de la
RAE. Basándote en tus conocimientos previos y en esta definición, ¿podrías decir cuáles
son las características principales del movimiento literario conocido como Romanticismo?
2. ¿Qué género se ajusta más a los cánones románticos? ¿Por qué, según tu opinión?
Caspar David
Friedrich, Mujer frente
al sol poniente, 1818.
Museum Folkwang,
Essen.
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1 Contexto cultural
1.1 Marco histórico
El siglo XIX en la historia de España se caracteriza por ser un periodo de gran actividad
política y de grandes cambios en sus formas de gobierno.
1800 1825
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1 Contexto cultural
Fernando VII. Con el fin de la Guerra en 1813, Fernando VII ocupa de nuevo el trono e
impone una Monarquía absolutista, anulando la legislación de Cádiz. Años más tarde se
desata un alzamiento liberal, por lo que el monarca se verá obligado a jurar la constitución.
Tras un periodo conocido como Trienio Liberal (1820-1823), Fernando VII logra instau-
rar de nuevo el absolutismo. Comienza así la llamada Década Ominosa (1823-1833), en la
que el monarca intentará poner fin a los logros alcanzados en el Trienio Liberal. En los úl-
timos años de su reinado, con un país arruinado por las deudas de la guerra y las constantes
pérdidas de las colonias de ultramar, Fernando VII se ve atacado tanto por los liberales Para profundizar:
véase pág. 207
como por los ultraconservadores. A esto se suma el problema de sucesión: en 1830 se pro-
mulga la Pragmática Sanción, por la que se concede la sucesión a la hija mayor en ausencia
de un hijo varón. De esta manera Isabel II, nacida 6 meses después, es proclamada Prince-
sa de Asturias, aboliéndose la Ley Sálica que habría otorgado directamente la corona al
hermano menor de Fernando VII, el Infante Carlos.
1850 1875
1843 1868
Isabel II es reina Revolución
de España la Gloriosa
1844 1859-1870
Don Juan Tenorio Rimas de Gustavo
de José Zorrilla y Adolfo Bécquer
Moral
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4. ¿Qué es la Pepa?
8. Completa el eje cronológico con los distintos acontecimientos históricos de este periodo, según
la información que aparece en el texto.
1808 1812 1820-1823 1823-1833 1833-1840 1843-1868 1868
10. ¿Sabes si los carlistas siguen existiendo? Haz un pequeño trabajo de investigación al respecto y
luego presenta tus resultados a la clase.
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1 Contexto cultural
Para profundizar
1. ¿Cuáles son las causas que llevaron a la independencia de las colonias americanas españolas?
2. ¿Cuánto tiempo tomó este proceso de independencia?
3. ¿Qué personajes históricos relacionados con la lucha por la independencia aparecen en el texto?
4. ¿Qué consecuencias tuvo la disolución del imperio colonial americano para España?
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La Constitución de 1812
El texto que sigue es una selección de artículos de la Constitución de 1812, compuesta por un discurso
preliminar y 384 artículos, divididos en 10 títulos, que establecen la organización del Estado, la forma de
gobierno y los derechos y deberes de los españoles.
Las Cortes Generales y extraordinarias de la Nación española, […] decretan la siguiente Constitución:
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1 Contexto cultural
Art. 355 La deuda pública reconocida será una gión católica, que comprenderá también
de las primeras atenciones de las Cor- una breve exposición de las obligaciones
tes y estas pondrán el mayor cuidado en civiles. […]
que se vaya verificando su progresiva Art. 371 Todos los españoles tienen libertad de es-
extinción. […] cribir, imprimir y publicar sus ideas polí-
Art. 366 En todos los pueblos de la Monarquía se ticas, sin necesidad de licencias, revisión
establecerán escuelas de primeras letras, o aprobación alguna anterior a la publica-
en las que se enseñará a los niños a leer, ción, bajo las restricciones y responsabili-
escribir y contar, y el catecismo de la reli- dades que establezcan las leyes. […]
Actividades
2. En el Artículo 2 la Nación se declara libre e independiente. ¿De qué? Piensa en lo que ocurría en
el Antiguo Régimen.
3. ¿En qué artículos se enuncia la igualdad de todos los individuos ante la ley y consiguientemente
el fin de los privilegios estamentales?
4. ¿Dónde se citan los derechos fundamentales del individuo? Explícalos en otros términos.
6. En tu opinión, ¿pervive todavía en la Constitución de 1812 algún rastro del Antiguo Régimen? ¿En
qué artículos?
7. ¿Se recoge de alguna manera el ideal ilustrado del siglo XVIII en el Artículo 366?
9. Indica en esta tabla las diferencias entre el sistema político absolutista y el que establece la
Constitución de 1812.
Absolutismo Constitución de 1812
Forma de gobierno Monarquía absolutista .............................................................
.............................................................
.............................................................
Soberanía Rey .............................................................
.............................................................
.............................................................
Derechos y libertades no se reconocen derechos .............................................................
.............................................................
.............................................................
Impuestos exenciones para la nobleza y el .............................................................
clero .............................................................
.............................................................
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1 Contexto cultural
Francisco
José de Goya y
Lucientes, El 3 de
mayo en Madrid,
1814. Museo
Nacional del Prado,
Madrid.
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Características generales. Los principales rasgos y temas del Romanticismo son los
siguientes:
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1 Contexto cultural
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COMPRENSIÓN
1. ¿Cuál es el motivo del artículo?
2. ¿Por qué motivo el autor del libro mezcla realidad con ficción?
3. ¿A qué edad perdió Goya el oído?
4. ¿Cuál es el carácter de Goya cuando realiza las pinturas negras?
5. ¿Quién es Rosarito y qué función tiene en el cómic?
6. En este contexto, ¿qué valor tiene la palabra bocadillo?
7. ¿Cuál es la contradicción que vive Goya en su período madrileño?
8. Explica qué entiende el autor con la frase “aplastados como espigas bajo las botas de
Napoleón”.
9. Encuentra sinónimos a las siguientes palabras: desgarradores, repliegue, despedazada.
10. Expresa de otra forma la frase: “Su cráneo, sin embargo, lleva casi dos siglos desaparecido”.
EXPRESIÓN
Redacta un texto, de entre 250-300 palabras como máximo, sobre una de las siguientes
propuestas:
1. Los niños como Rosarito nos cautivan por su gran capacidad de aprender y de sorprenderse
por todo. Seguramente recuerdas un episodio de tu infancia en el que aprendiste algo que te
sorprendió gracias a algún adulto (tu abuelo, tu maestro, un tío…) que, con palabras sencillas
y fácilmente comprensibles, te lo explicó.
2. Quizás podamos considerar descendientes de Goya a los artistas “grafiteros”, o sea, los que
realizan obras de arte pictórica en las paredes y muros de la calle. Para algunos son expre-
sión de la máxima libertad del artista, para otros hay que reprimirlo como daño de la propie-
dad pública o privada. Expresa tu opinión a favor o en contra de la presencia de grafitis en
las paredes del metro, de los trenes, de los edificios, argumentando tu posición.
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
2 La poesía
2 La poesía
La poesía es el género más importante en el Ro-
manticismo, adquiriendo pronto una posición
dominante por resultar idónea para expresar la
subjetividad del sentimiento y la personalidad
de la época. Mediante la poesía los románticos
podrán evadirse de la realidad en favor de un
clima de ensueño y fantasía donde manifestar
libremente los sentimientos propiamente ro-
mánticos, tales como la melancolía, la soledad
o el amor perdido, con la única intención de
conmover al espectador y provocar en él dolor
y pesimismo.
Podemos destacar dos géneros: la poesía
narrativa, basada en la descripción y el diálogo
sobre temas históricos o legendarios y la poesía
lírica, más melancólica, retórica y sentimental.
Sin embargo, es difícil separar perfectamente
ambos géneros, ya que, en ocasiones, se combi-
nan y complementan dando como resultado una
poesía exaltada, pasional y desbordada con mu-
chas exclamaciones, interrogaciones retóricas y
polimetría, es decir, empleando diferentes ver-
sos y estrofas en un mismo poema.
De entre los poetas románticos españoles
destacan José de Espronceda, José Zorrilla y
Moral y el Duque de Rivas, que cultivarán in-
distintamente poesía lírica y narrativa y, poste-
riormente, Gustavo Adolfo Bécquer y Rosalía
de Castro, aunque estos dos últimos poetas es-
criben en una época posromántica, con un estilo
más depurado e intimista.
Charles Meynier, Erato, Musa de la Poesía,
1800. The Cleveland Museum of Art, Cleveland.
Actividades
2. Contesta libremente. ¿Por qué la lírica es el género literario que mejor expresa el
sentimiento romántico?
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■ José de Espronceda
Mío es el mundo: como el aire libre.
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2 La poesía
El pirata aparece aquí representado como figura heroica, cuyo máximo ideal es la liber-
tad. Por eso en la Canción del pirata, que habla en primera persona, navega por el mar
con su velero, llamado el Temido, donde nadie le puede imponer ninguna ley y donde es
libre, desafiando a la muerte.
Con diez cañones por banda, 35 Allá muevan feroz guerra 1. rïela: vibra,
viento en popa a toda vela, ciegos reyes tiembla.
no corta el mar, sino vuela por un palmo más de tierra: 2. lona: vela.
un velero bergantín: que yo tengo aquí por mío 3. bravío: indómito,
5 Bajel pirata que llaman cuanto abarca el mar bravío3, salvaje.
por su bravura el Temido 40 a quien nadie impuso leyes. 4. a todo trapo: con
gran velocidad o
en todo el mar conocido con gran ímpetu y
del uno al otro confín. Y no hay playa, vehemencia.
sea cual quiera,
La luna en el mar rïela1, ni bandera
10 en la lona2 gime el viento, de esplendor,
y alza en blando movimiento 45 que no sienta
olas de plata y azul; mi derecho
y ve el capitán pirata, y dé pecho
cantando alegre en la popa, a mi valor.
15 Asia a un lado, al otro Europa,
y allá a su frente Stambul. Que es mi barco mi tesoro,
50 que es mi Dios la libertad,
«Navega, velero mío, mi ley la fuerza y el viento,
sin temor, mi única patria la mar.
que ni enemigo navío,
20 ni tormenta, ni bonanza A la voz de «¡barco viene!»
tu rumbo a torcer alcanza, es de ver
ni a sujetar tu valor. 55 cómo vira y se previene
a todo trapo4 a escapar:
Veinte presas que yo soy el rey del mar,
hemos hecho y mi furia es de temer.
25 a despecho
del inglés, En las presas
y han rendido 60 yo divido
sus pendones lo cogido
cien naciones por igual:
30 a mis pies. sólo quiero
por riqueza
Que es mi barco mi tesoro, 65 la belleza
que es mi Dios la libertad, sin rival.
mi ley la fuerza y el viento,
mi única patria la mar.
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Nome: Costanza
95 Y del trueno
al son violento,
y del viento,
al rebramar8,
yo me duermo
100 sosegado,
arrullado
por el mar.
Espronceda y Byron
Hay entre ellos numerosas similitudes: el escepti- que Byron, quien critica a menudo a su país; Byron
cismo, aunque Espronceda está menos preocupado es enteramente aristócrata mientras que Espronce-
por las cuestiones teológicas; el pesimismo ante la da se preocupa por los aspectos sociales de su país
vida; algunas técnicas estilísticas como la digre- reivindicando los derechos de los marginados; las
sión; la expresión del yo; la ideología política (los ideas políticas de Byron le llevarán a luchar por la
dos son liberales), etc. Pero hay también muchas independencia de Grecia.
diferencias entre ellos: Espronceda es más patriota
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Nome: Costanza
2 La poesía
Análisis del texto
COMPRENDER
1. Encuentra los versos relacionados con los siguientes aspectos característicos del Romanticismo.
a. Gusto por los lugares exóticos, lejanos.
b. La libertad como razón de vida del individuo.
c. La naturaleza que se identifica con el protagonista.
2. Indica si las siguientes afirmaciones son verdaderas (V) o falsas (F).
V F
a. El pirata busca la riqueza.
b. El bien supremo es la patria.
c. La muerte es el precio de la libertad.
3. ¿En cuántas partes dividirías el poema? Indica el tema general de cada una.
4. El núcleo del poema está representado en una parte muy evidente del poema mismo. ¿Cuál?
5. ¿Qué símbolos representan la libertad del pirata?
ANALIZAR
6. Desde un punto de vista estilístico, ¿cómo es la métrica?
7. ¿Cómo se relaciona la estructura del poema con el tema?
8. ¿Prevalecen los sustantivos o los adjetivos? ¿Por qué, según tu opinión?
9. Subraya los verbos que indican movimiento.
10. Espronceda en esta canción utiliza recursos retóricos como hipérboles, metáforas, preguntas re-
tóricas y sinalefas. Pon un ejemplo de cada uno.
11. La canción como forma poética tiene algunos rasgos precisos relacionados con la estructura y las
rimas. ¿Piensas que esta canción también respeta estos cánones? Justifica tu respuesta.
PRODUCIR
12. La figura del pirata fue elegida como símbolo de rebeldía por muchos románticos europeos. ¿En
qué puede residir su atractivo? (máximo 100 palabras)
219
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CD 2 11 El estudiante de Salamanca
Don Félix de Montemar seduce a doña Elvira, que muere de amor. Más tarde, en la oscura
noche salmantina, ve pasar un entierro al que sigue, atraído por una misteriosa dama,
para descubrir que el cadáver es él mismo. Sin arrepentirse de sus culpas, morirá abra-
zando el esqueleto de la joven.
COMPRENDER
1. ¿El retrato que Espronceda hace de don Félix te parece objetivo?
2. ¿Por qué lo define “segundo don Juan Tenorio”?
ANALIZAR
3. La selección del léxico, y en particular la adjetivación, es muy significativa. Marca
en rojo las partes que contienen una connotación positiva del personaje y en azul
la negativa.
PRODUCIR
4. Espronceda llama a este extenso poema “cuento”. ¿Por qué, según tu opinión?
(80-100 palabras)
220
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2 La poesía
Obras. Bécquer cultivó con igual interés la prosa y el verso. Además de las Rimas y de las Valeriano
Domínguez
Leyendas, escribió unos textos en prosa sobre su teoría poética, Cartas literarias a una mu- Bécquer, Retrato
jer (1860) y Cartas desde mi celda (1863), escritas durante su permanencia en el monasterio de Gustavo Adolfo
de Veruela (Soria) donde acudió para recuperarse de su enfermedad. Bécquer, 1862.
Museo Bellas Artes,
Sevilla.
Rimas
El manuscrito original de las Rimas de Bécquer se perdió en los disturbios revolucionarios
de 1868, pero el poeta con la ayuda de sus amigos lo reconstruyó titulándolo Libro de los
gorriones (actualmente conservado en la Biblioteca Nacional de España, en Madrid). Las
fechas de composición varían de 1859 a 1868 y de vez en cuando algunas aparecieron en
revistas y periódicos de la época. Al morirse Bécquer en 1870, sus amigos se encargaron de
la publicación de sus composiciones eligiendo el título de Rimas. De hecho Bécquer mismo
solía llamar a sus poesías “rimas”, para indicar un tipo de composición sencilla pero carga-
da de lirismo. En la organización de las rimas se siguió un criterio temático que al mismo
tiempo respetaba la cronología de las composiciones.
Según José Pedro Díaz las rimas se pueden dividir en cuatro series:
• Rimas I – XI: tratan de la poesía en sí misma, que puede ser una “cualidad del espíritu
del hombre”, o identificarse con la naturaleza o el misterio;
• Rimas XII – XXIX: tratan del amor visto de forma optimista y esperanzada;
• Rimas XXX – LI: el tema es el desengaño amoroso;
• Rimas LII – LXXXVI: aquí los temas son varios: soledad, angustia, dolor, muerte, etc.
Técnicas y estilo del lenguaje de las Rimas. A pesar de que Bécquer declarase su
preferencia por una poesía “natural, breve, seca”, en sus Rimas nunca descuidó la forma
conciliándola con una aparente espontaneidad y naturalidad. No sólo corregía sus versos
con esmero, sino que además las Rimas son en realidad el resultado de una labor muy com-
pleja y elaborada, con versos paralelísticos, con numerosas metáforas e imágenes, y con
procedimientos poéticos que anticipan el lenguaje propio del siglo XX.
En cuanto a la métrica, en las rimas Bécquer utiliza metros variados, con predominio de
los metros tradicionales, como endecasílabos y heptasílabos. Cabe destacar la preferencia
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por la rima asonante que da una impresión de mayor naturalidad. El léxico es complejo y
rico, aunque aparentemente sencillo y cotidiano; con frecuencia recurre a la naturaleza, al
sueño, al sentimiento, etc., todo esto con una capacidad de sugerencia que hace de él un
anticipador de los poetas simbolistas.
Leyendas
Si en las Rimas Bécquer se muestra profundamente romántico, es en las Leyendas donde
aparecen los rasgos más típicamente románticos: noches oscuras, tenebrosas, ambientes
como castillos, monasterios, ruinas, interiores lúgubres… con el fin de crear intriga, miste-
rio, miedo. Se trata de 28 leyendas compuestas y publicadas entre los años 1858 y 1864 en
periódicos como El Contemporáneo y La Crónica. Como en el caso de las Rimas, fueron los
amigos de Bécquer quienes editaron las Leyendas que serán publicadas póstumamente en
1871. Con raras excepciones (El caudillo de las manos rojas o La rosa de pasión), en que la
protagonista aparece como la compañera fiel, capaz de sacrificarse por su amado, en todas
las demás la mujer se nos muestra como un personaje malvado que arrastra al hombre has-
ta la locura, la perdición, la muerte. A veces se trata de una estatua inanimada (El beso), en
otras un ser fantástico (La corza blanca, El rayo de luna → Módulo 1, Los ojos verdes, etc.) o
una mujer-demonio (La ajorca de oro).
Además de por la sugestión poética de las Leyendas y por la descripción de lo sobrena-
tural, con su búsqueda del pasado a través de la tradición, y su estrecha relación entre la
naturaleza y los sentimientos de los personajes, la prosa becqueriana influyó mucho en los
autores de la Generación del 98: Antonio Machado, Pío Baroja, Ramón María del Valle-In-
clán, entre otros (→ Módulo 8).
Actividades
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2 La poesía
Rima XI CD 2 12
Esta poesía concluye la primera serie de las Rimas, la del apartado temático de la crea-
ción poética. Nos habla de la mujer, inspiradora de la poesía, y la describe en varios tipos.
Esta rima comparte lenguaje e ideas con la parte final de la leyenda Los ojos verdes.
COMPRENDER
1. ¿Cuál es el tema principal de este poema? Recuerda que para Bécquer el amor se identifica tam-
bién con la poesía.
ANALIZAR
3. Encuentra en la Rima XI las palabras que tengan un significado similar a éstas y escríbelas al lado:
• apasionada: ................................................... . • cariño: ........................................................... .
• deleites: ......................................................... . • conservo: ...................................................... .
• rubias: ........................................................... . • aparición: ...................................................... .
• ofrecerte: ....................................................... . • quererte: ........................................................ .
• eterno: ........................................................... .
4. ¿Qué recursos estilísticos encuentras?
5. Explica la exclamación final del poeta.
PRODUCIR
6. ¿Cómo se relaciona este tema con el sentimiento de la época romántica? Responde con un máxi-
mo de 80-100 palabras.
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CD 2 13 Rima XXI
La Rima XXI es breve y sencilla, pero encierra realmente algo complejo en su contenido.
En la primera de las Cartas literarias a una mujer encontramos esta frase: Ò¿Qué es la
poesía? me dijiste; y yo, que no soy muy fuerte en esto de las definiciones, te respondí
titubeando: la poesía es… es…” para continuar más adelante: “La poesía eres tú, te he
dicho, porque la poesía es el sentimiento, y el sentimiento es la mujer”.
Joaquín Sorolla
y Bastida, Paseo a
orillas del mar, 1909.
Casa Museo Sorolla,
Madrid.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿Con qué compara Béc-
quer la poesía?
ANALIZAR
4. A pesar de ser tan corta, encontramos en esta rima varias figuras retóricas. Aquí tienes algunas.
Escribe al lado de cada figura los versos correspondientes:
• anáfora: ................................................................................................................................................. .
• encabalgamiento: .................................................................................................................................. .
• metonimia: ............................................................................................................................................ .
• metáfora: ............................................................................................................................................... .
• preguntas retóricas: .............................................................................................................................. .
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2 La poesía
Rima XXIII CD 2 14
En tan solo cuatro versos, Bécquer logra concentrar todo el amor de un hombre hacia
una mujer.
Sir Thomas
Por una mirada, un mundo; Lawrence, Lady
Maria Conyngham,
por una sonrisa, un cielo; 1824-1825.
por un beso… ¡yo no sé Metropolitan
qué te diera por un beso! Museum of Art,
Nueva York.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. En la Rima XXIII verso tras verso aumenta la intensidad del sentimiento del poeta. En la primera
parte de los tres versos iniciales el autor marca ese crescendo con la serie de sustantivos mira-
da-sonrisa-beso. ¿Cómo lo hace en la segunda parte de los mismos versos?
ANALIZAR
2. ¿Qué figuras retóricas son evidentes en los tres primeros versos?
3. Reflexiona sobre la ausencia de verbos en los dos primeros versos. ¿Qué verbo pondrías?
4. ¿Cómo se llama esta figura retórica?
5. ¿Encuentras alguna otra figura retórica?
6. El único verbo que aparece y que da la carga semántica (dar) se encuentra en subjuntivo. ¿Hay
alguna razón para ello? Recuerda qué expresa este modo.
PRODUCIR
8. Las dos Rimas XXI y XXIII son breves y aparentemente muy sencillas. ¿Crees que son el producto
de un momento de inspiración o fruto de la reflexión? Responde en un máximo de 80-100 palabras.
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CD 2 15 Rima XXXIX
Aquí el poeta propone la imagen de la mujer fatal que volverá a presentar en las Leyen-
das: a pesar de sus rasgos negativos esta mujer embruja al poeta con su hermosura.
Juan Brull y
Viñolas, Busto de
mujer,1912. Museo
Nacional del Prado,
Madrid.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿Cuál es el tema de esta
poesía?
ANALIZAR
2. ¿De cuántas estrofas consta?
3. ¿Qué tipo de rima utiliza?
4. ¿Prevalece la etopeya o la prosopopeya?
5. ¿Qué sentimientos invaden al poeta? ¿A qué se debe, en tu opinión? Recuerda a
qué serie pertenece esta poesía.
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2 La poesía
Rima XLII CD 2 16
En esta rima el desengaño amoroso llega a su cumbre: la mujer que tanto ama el poeta es
causa de una honda desilusión y origen de cantidad de emociones y reflexiones.
COMPRENDER
1. ¿En qué verso comprobamos cuál es el tema central de este poema?
2. ¿Cuál es la reacción de Bécquer ante la noticia?
ANALIZAR
3. La metáfora inicial (“el frío de una hoja de acero en las entrañas”) es el punto de
partida del poema. ¿Qué más metáforas aparecen? Destaca una en cada estrofa y
explícalas.
• Primera estrofa: ........................................................................................................... .
• Segunda estrofa: ......................................................................................................... .
• Tercera estrofa: ........................................................................................................... .
4. Los dos sustantivos ira y piedad, ¿con qué verbos de la misma rima se relacionan?
5. Toda la historia está contada en un único tiempo verbal. Destaca el motivo.
6. Desde el punto de vista estilístico, ¿cómo está formada la rima?
7. Hay también ironía y una pregunta retórica. Señálalas.
PRODUCIR
8. ¿Alguna vez has recibido a través de un amigo una noticia que no te esperabas? O,
al revés, ¿alguna vez has tenido que dar una noticia inesperada a algún amigo tuyo?
Cuenta tu experiencia (máximo 200 palabras).
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CD 2 17 Rima LIII
Esta rima es representativa de la cuarta sección en la que se funden temas melancólicos
como la muerte y la soledad. El amor sigue siendo fuente de inspiración pero ahora es
causa de tristeza y angustia, ya que es un amor acabado que nunca más volverá.
5 Pero aquéllas que el vuelo refrenaban Volverán del amor en tus oídos
tu hermosura y mi dicha a contemplar, las palabras ardientes a sonar,
aquéllas que aprendieron nuestros nombres… tu corazón de su profundo sueño
ésas… ¡no volverán! 20 tal vez despertará.
COMPRENDER
1. Pon un título al texto que, de la manera más breve posible, refleje el contenido del mismo.
2. En este poema podemos constatar que hay tres partes bien diferenciadas. Escribe el tema tratado
en cada una de ellas.
ANALIZAR
3. Esta Rima de Bécquer está repleta de figuras retóricas. A continuación te damos la definición de
algunas de ellas. Escribe al lado cómo se llaman y a qué verso se refieren.
Definición Figura Verso
a. Repetición de palabras al principio de dos o
más versos.
b. Alteración del orden lógico de una frase.
c. Atribución de cualidades humanas a seres
inanimados o abstractos.
d. Relación de semejanza entre dos elementos a
través de la conjunción comparativa “como”.
e. Uso de una palabra o frase por otra con la
que tiene una relación de contigüidad.
f. Repetición de conjunciones innecesarias.
g. Repetición de fonemas que contribuye a la
estructura o expresividad del verso.
h. Invocación directa.
i. Contraposición de dos conceptos.
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2 La poesía
Es una de las Leyendas más conocidas de Bécquer. Cuenta de un joven noble, Fernando,
que un día, mientras estaba mirando las tranquilas aguas de la fuente vio unos ojos en
el fondo. Unos ojos verdes, en los que no pudo dejar de pensar. Siguió yendo a la fuente
hasta que un día creyó divisar los ojos verdes de una mujer.
Hace mucho tiempo que tenía ganas de escribir cualquier cosa con este título. Hoy, que 1. se resbalan:
se me ha presentado ocasión, lo he puesto con letras grandes en la primera cuartilla de scivolano.
10 – Tal vez sería un rayo de sol que serpeó fugitivo entre su espuma; tal vez una de esas
flores que flotan entre las algas de su seno, y cuyos cálices parecen esmeraldas… no sé:
yo creí ver una mirada que se clavó en la mía; una mirada que encendió en mi pecho un
deseo absurdo, irrealizable; el de encontrar una persona con unos ojos como aquellos.
En su busca fui un día y otro a aquel sitio.
15 Por último, una tarde… yo me creí juguete de un sueño…; pero no, es verdad; la he
hablado ya muchas veces, como te hablo a ti ahora…; una tarde encontré sentada en mi
puesto, y vestida con unas ropas que llegaban hasta las aguas y flotaban sobre su haz,
una mujer hermosa sobre toda ponderación. Sus cabellos eran como el oro; sus pesta-
ñas brillaban como hilos de luz, y entre las pestañas volteaban inquietas unas pupilas
20 que yo había visto… sí; porque los ojos de aquella mujer eran los que yo tenía clavados
en la mente; unos ojos de un color imposible; unos ojos…
– ¡Verdes! – exclamó Íñigo con un acento de profundo terror e incorporándose de
un salto en su asiento.
John Everett
Millais, Ophelia,
1851-1852. Tate
Gallery, Londres.
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Nome: Costanza
Fernando le miró a su vez como asombrado de que concluyese lo que iba a decir, y le
25 preguntó con una mezcla de ansiedad y de alegría:
– ¿La conoces?
– ¡Oh no! – dijo el montero. – ¡Líbreme Dios de conocerla! Pero mis padres, al pro-
hibirme llegar hasta esos lugares, me dijeron mil veces que el espíritu, trasgo, demonio
o mujer que habita en sus aguas tiene los ojos de ese color. Yo os conjuro, por lo que
30 más améis en la tierra, a no volver a la fuente de los Álamos. Un día u otro os alcanzará
su venganza, y expiaréis, muriendo, el delito de haber encenagado sus ondas.
– ¡Por lo que más amo! – murmuró el joven con una triste sonrisa.
– Sí – prosiguió el anciano; – por vuestros padres, por vuestros deudos, por las
lágrimas de la que el cielo destina para vuestra esposa, por las de un servidor, que os
35 ha visto nacer.
– ¿Sabes tú lo que más amo en este mundo? ¿Sabes tú por qué daría yo el amor de
mi padre, los besos de la que me dio la vida, y todo el cariño que puedan atesorar todas
las mujeres de la tierra? Por una mirada, por una sola mirada de esos ojos… ¡Mira
cómo podré yo dejar de buscarlos!
40 Dijo Fernando estas palabras con tal acento, que la lágrima que temblaba en los
párpados de Íñigo se resbaló silenciosa por su mejilla, mientras exclamó con acento
sombrío:
– ¡Cúmplase la voluntad del cielo! […]
– Fernando – dijo la hermosa entonces con una voz semejante a una música, – yo
45 te amo más aún que tú me amas; yo, que desciendo hasta un mortal siendo un espíri-
tu puro. No soy una mujer como las que existen en la tierra; soy una mujer digna de
ti, que eres superior a los demás
hombres. Yo vivo en el fondo de
esta agua, incorpórea como ellas,
50 fugaz y transparente: hablo con
sus rumores y ondulo con sus
pliegues. Yo no castigo al que osa
turbar la fuente donde moro; an-
tes le premio con mi amor, como
55 un mortal superior a las supers-
ticiones del vulgo, como a un
amante capaz de comprender mi
cariño extraño y misterioso.
Mientras ella hablaba así, el
60 joven, absorto en la contempla-
ción de su fantástica hermosura,
atraído como por una fuente des-
conocida, se aproximaba más y
más al borde de la roca. La mujer
65 de los ojos verdes prosiguió así:
– ¿Ves, ves el límpido fondo
de ese lago? ¿Ves esas plantas de
Albert Lynch, largas y verdes hojas que se agi-
Una joven belleza
tan en su fondo?… Ellas nos da-
con flores en el
pelo. Colección 70 rán un lecho de esmeraldas y co-
privada. rales…, y yo…, yo te daré una
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2 La poesía
felicidad sin nombre, esa felicidad que has soñado en tus horas de delirio, y que no 2. chispas: scintille.
puede ofrecerte nadie… Ven, la niebla del lago flota sobre nuestras frentes como un
pabellón de lino…; las ondas nos llaman con sus voces incomprensibles; el viento em-
75 pieza entre los álamos sus himnos de amor; ven…; ven…
La noche comenzaba a extender sus sombras; la luna rielaba en la superficie del lago;
la niebla se arremolinaba al soplo del aire, y los ojos verdes brillaban en la oscuridad
como los fuegos fatuos que corren sobre el haz de las aguas infectas… – Ven, ven… –.
Estas palabras zumbaban en los oídos de Fernando como un conjuro. – Ven… – y la
80 mujer misteriosa lo llamaba al borde del abismo donde estaba suspendida, y parecía
ofrecerle un beso…, un beso…
Fernando dio un paso hacia ella…, otro, y sintió unos brazos delgados y flexibles
que se liaban a su cuello, y una sensación fría en sus labios ardorosos, un beso de nie-
ve…, y vaciló…, y perdió pie, y cayó al agua con un rumor sordo y lúgubre.
85 Las aguas saltaron en chispas2 de luz, y se cerraron sobre su cuerpo, y sus círculos
de plata fueron ensanchándose, ensanchándose, hasta expirar en las orillas.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿En qué tiempo histórico crees que se desarrolla esta historia? Selecciona la op-
ción que consideres adecuada.
a. En el siglo XIX.
b. En la Edad Media.
c. En un tiempo sin especificar.
d. En el Renacimiento.
2. Haz un retrato del protagonista y destaca las características que lo definen como
prototipo romántico.
ANALIZAR
5. Compara a la mujer de la fuente descrita en esta Leyenda con la de la Rima XI. Un
adjetivo es común a las dos. ¿Cuál?
PRODUCIR
8. La historia termina en suspense. Es realmente misteriosa y mantiene hasta el final
la intriga. ¿Quién será esa mujer? ¿Es realmente diabólica? Y, ¿qué ha pasado con
Fernando? ¿Se quedó a vivir con la mujer o murió ahogado? Imagina tú la continua-
ción de la leyenda.
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3 El teatro
En España el teatro romántico siguió el modelo del teatro francés, gracias a las traducciones
de las obras de escritores como Víctor Hugo y Alexandre Dumas. Dos obras abren el panora-
ma teatral romántico en 1834: Macías de José de Larra, y La conjuración de Venecia, de Mar-
tínez de la Rosa. Pero el primer gran éxito aparece al año siguiente con Don Álvaro o la fuerza
del sino, del Duque de Rivas. Y en 1844 verá la luz la otra pieza cumbre del teatro romántico
español, el Don Juan Tenorio de José Zorrilla y Moral. Y se puede dar por concluido el teatro
romántico en 1849 con el estreno de Traidor, inconfeso y mártir de Zorrilla y Moral.
Estructura y estilo. Las obras románticas rompen bruscamente con la tradición neoclá-
sica volviendo a algunos rasgos típicos del teatro barroco. Sus características estructurales,
estilísticas y temáticas más significativas son las siguientes:
• rechazo de la regla de las tres unidades: el argumento suele presentar varias acciones
que se entrecruzan. Se sobrepasan los límites de tiempo aristotélico de 24 horas: la obra
puede abarcar años. Frecuentes son los cambios de escenario;
• se abandona la división de la obra en tres actos, que varía entre tres, cinco (Don Álvaro),
e incluso siete (Don Juan Tenorio);
• se mezcla lo trágico y lo cómico: ahora se habla de drama, expresión que engloba ambos
elementos, de modo que la comicidad se alterne con la tragedia;
• hay polimetría e incluso mezcla de prosa y verso;
• aparecen abundantes acotaciones para describir la escenografía y el carácter de los
personajes;
• su finalidad no es educar, sino conmover.
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3 El teatro
■ Duque de Rivas
Vuestro soy, vuestra mi casa,
de mí disponed y de ella, pero no toquéis
mi honra y respetad mi conciencia.
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15 [ESCENA DÉCIMA]
(Don Álvaro corre hasta la
ermita. El ermitaño que vive
apartado en ella resulta ser
doña Leonor, la enamorada
20 de don Álvaro y hermana de
don Alfonso, a quien ambos
creían muerta.)
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3 El teatro
Doña Leonor (Corriendo detrás de don Álvaro) ¡Dios mío! ¿Es don Álvaro?… Co-
35 nozco su voz… Él es… ¡Don Álvaro!
Don Alfonso ¡O furia! Ella es… ¡Estaba aquí con su seductor!… ¡Hipócritas!…
¡Leonor! […]
Don Álvaro ¡Desdichado!… ¿Qué hiciste?… ¡Leonor! ¿Eras tú?… ¿Tan cerca de mí
40 estabas?… ¡Ay! (Sin osar acercarse a los cadáveres) Aún respira…, aún palpita aquel
corazón todo mío… Ángel de mi vida…, vive, vive…, yo te adoro… ¡Te hallé, por
fin…, sí, te hallé… muerta! (Queda inmóvil.)
[ESCENA ÚLTIMA]
Don Álvaro (Desde un risco, con sonrisa diabólica, todo convulso, dice:) Busca, im-
45 bécil, al Padre Rafael… Yo soy un enviado del infierno, soy el demonio extermina-
dor… Huid, miserables.
Todos ¡Jesús, Jesús!
Don Álvaro Infierno, abre tu boca y trágame. Húndase el cielo, perezca la raza huma-
na; exterminio, destrucción… (Sube a lo más alto del monte y se precipita.)
Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿Cuál es el tema principal de los fragmentos?
2. ¿Al final don Álvaro logra salvar su alma?
3. ¿Cuál puede ser la función de don Alfonso en la obra de Rivas?
4. La actitud demoníaca es muy frecuente en ciertos personajes románticos. Subraya
las frases que se refieren a ella.
ANALIZAR
5. Indica si los siguientes enunciados son verdaderos (V) o falsos (F).
V F
a. La escenografía es cuidada y efectista.
b. El lenguaje es altisonante.
c. Las acotaciones escénicas son cortas y poco detalladas.
6. Desde el punto de vista estilístico, ¿qué puedes notar?
7. Las acotaciones revisten una particular importancia en el teatro romántico. Analiza
las que aparecen en estos fragmentos.
PRODUCIR
8. Señala las características propias del Romanticismo presentes en Don Álvaro o la
fuerza del sino, con especial referencia al tiempo y al paisaje en que se desarrolla
la acción (80-100 palabras).
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La obra trascurre en Sevilla, por el año 1545, y está dividida en dos partes. En la primera, se
nos presenta la figura de don Juan Tenorio, joven libertino, cínico y mujeriego, que apuesta
con su amigo Luis Mejía que va a seducir a una ingenua novicia así como a la novia de Luis.
Para profundizar: Logra cumplir ambos objetivos: engaña a la novia de su rival y rapta del convento a la noble
véase pág. 239 y 241
muchacha doña Inés, su prometida, de la que se enamora perdidamente. Decide pedir su
mano, pero el padre de doña Inés, don Gonzalo de Ulloa, y don Luis Mejía se presentan
enfurecidos en la casa del seductor, quien los mata y huye a Italia.
Cinco años después, don Juan regresa a Sevilla y visita el panteón donde yacen sus víc-
timas. La estatua de doña Inés, que había muerto de dolor, cobra vida, y le pide a don Juan
que se arrepienta de sus fechorías para salvar su alma y estar con ella para la eternidad. Sin
saber si la visión ha sido real o fruto de su imaginación, y en un estado de gran excitación,
don Juan desafía a la estatua de
don Gonzalo, invitándole a cenar
en su casa. Al final el espectro de
don Gonzalo se presenta a la cena,
anunciando a don Juan su muerte.
En el acto tercero, la acción
se traslada al cementerio, don-
de don Juan Tenorio asiste a su
propio entierro y, finalmente, se
arrepiente salvando su alma, justo
cuando las almas de sus antiguas
víctimas estaban a punto de lle-
várselo al infierno.
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3 El teatro
Actividades
3. El subtítulo del Don Juan Tenorio es: “drama religioso-fantástico”. ¿Cuáles pue-
den ser las razones de esta elección?
• Drama: ........................................................................................................................
.................................................................................................................................. .
• Religioso: ...................................................................................................................
.................................................................................................................................. .
• Fantástico: .................................................................................................................
.................................................................................................................................. .
4. ¿Se respetan en el Don Juan Tenorio de Zorrilla las unidades aristotélicas de tiem-
po, lugar, acción? ¿Por qué?
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(Don Juan se hinca de rodillas, tendiendo al cielo la mano que le deja libre la estatua. Las
sombras, esqueletos, etc., van a abalanzarse sobre él, en cuyo momento se abre la tumba
25 de doña Inés y aparece ésta. Doña Inés toma la mano que don Juan tiende al cielo.)
Análisis del texto
COMPRENDER
1. Resume el fragmento y explica a qué momento de la obra corresponde.
2. ¿Quién puede ser la estatua que dialoga con el protagonista?
3. ¿Cuál es el motivo de su redención?
4. ¿Qué rasgos del héroe romántico muestra don Juan en el texto?
ANALIZAR
5. Completa la siguiente frase:
Zorrilla utiliza las acotaciones con un sentido teatral moderno: no se limita a señalar las entradas y salidas,
sino que ………………………………………..........…………………………………....................….........……. .
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3 El teatro
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En el siglo XX los hermanos Machado siguen un Juan o el amor a la geometría (Don Juan oder Die
tipo de teatro tradicional y su don Juan es poético Liebe zur Geometrie), de Max Frisch, el antiguo
y romántico, presentado como “el mayor pecador seductor es seducido por mujeres que no le dejan
del mundo”; para Ramón Maria del Valle-Inclán dedicarse a su verdadera pasión: la geometría.
(→ pág. 341), el marqués de Bradomín de Luces de El Don Juan Tenorio de Zorrilla y Moral es una
Bohemia es un “don Juan feo, católico y sentimen- de las obras literarias más conocidas en España. De
tal”; Miguel de Unamuno (→ pág. 328) analiza al- hecho, se representa en muchos teatros españoles
gunas de las facetas del personaje interpretándolo cada año el Día de Difuntos. Tanta es la populari-
como prototipo del hombre angustiado en su El dad de esta obra que el nombre del protagonista ha
hermano Juan o el mundo es teatro. pasado al léxico español como nombre común, y
También se encuentran originales reelaboracio- se ha convertido en símbolo viviente del conquis-
nes del mito de don Juan que se alejan de los mo- tador irresistible, del hombre seductor, fanfarrón,
delos anteriores: en Man and superman de George pendenciero, transgresor, desafiante, libertino, au-
Bernard Shaw (1903), el protagonista debe resistir daz y disoluto, que convierte el placer en el fin de
a las propuestas amorosas de una mujer, en Don todas sus acciones.
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3 El teatro
Ficha técnico-artística
Nacionalidad: España, 1966
Duración: 135 minutos
Dirección: Gustavo Pérez Puig
Reparto: Francisco Rabal, José Sepúlveda,
Fernando Guillén, Julio Goróstegui
2. Completa el resumen del fragmento con las palabras que te parezcan más adecuadas.
Don Juan y don Luis se encuentran en una ................................ después de sus largas aventuras amoro-
sas en el extranjero. El primero se fue a Italia y el segundo a Francia, países en los que pudieron poner a
................................ sus dotes de conquistador. Para comprobar quien ha sido el mejor, el más valiente
y atrevido, se intercambian unas listas con los ................................ de las mujeres conquistadas, de los
hombres ................................ y de los ................................ que pueden testificar que lo que está escrito
es ................................ . ............................... controlan los papeles con especial ............................... ante
el interés de los demás .......................... sentados a la mesa y resulta evidente que el ...............................
es don Juan. Don Luis se queda asombrado por las capacidades de su amigo-rival pero comenta que en
la lista falta el nombre de una futura ............................... . Don Juan entonces apuesta que en pocos días
conseguirá conquistar a una novicia pero también a la novia y futura esposa de un ............................... .
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4 La prosa
La novela. A partir de 1830 se desarrollan en España tres tipos de novela siguiendo el
modelo de obras extranjeras, francesas e inglesas sobre todo, a través de traducciones al
español: la novela histórica, la novela social y la novela de costumbre. Se abandonan en
cambio las formas novelescas que se habían cultivado en el siglo anterior, como la novela
moral y la sentimental. Las nuevas novelas empiezan a publicarse en forma de folletines,
que aseguraban una mayor y más rápida divulgación entre un público cada vez más amplio.
• La novela histórica en España nace bajo el influjo de novelas extranjeras, en particular
Ivanhoe del inglés Walter Scott (1820). Se narran las hazañas de héroes históricos me-
nores cuya vida se mezcla con la de personajes inventados pero verosímiles con el fin
de exaltar diferentes épocas de la historia española.
• La novela social se difunde en España a partir de los años 40 del siglo siguiendo la tra-
ducción al español de obras de autores franceses cuales Honoré de Balzac y Alexandre
Dumas (padre). No es un género muy amado por el público debido a las posiciones
ideológicas que lo caracterizaban, normalmente de crítica directa hacia la clase domi-
nante. El exponente más célebre de esta forma es Wenceslao Ayguals de Izco, autor de
María o la hija de un jornalero (1845) y Pobres y ricos (1849).
• La novela de costumbre se parece mucho a la novela social, ya que ambas siguen los
mismos esquemas y técnicas de narración. Igualmente tenemos la defensa de una ideo-
logía, pero en la novela de costumbre el relato es más inocuo con respecto a la clase
dominante, y la trama coherente y lineal conquista más fácilmente al lector. Ejemplos
de este género son El poeta y el banquero de Pedro Mata (1842) y La gaviota de Fernán
Caballero (1849). Esta última obra puede ya inscribirse en lo que será el Realismo de la
segunda mitad del siglo que efectivamente hará propias muchas de las características de
las distintas novelas románticas.
El Costumbrismo. Junto a la novela, hay que destacar el desarrollo de otra forma narrativa
que se impone durante la época romántica en España y que encuentra en el artículo de perió-
dico su forma principal de expresión: el Costumbrismo (o cuadro de costumbres). Este tipo de
producción, cuya exposición es breve y con pretensión didáctica, se basa en la observación de
la vida cotidiana y común: el autor costumbrista se pone como analizador y crítico de la socie-
dad en la que vive, intentos que le llevarán normalmente a asumir un seudónimo para evitar
la censura. Como señala Ricardo Navas-Ruiz, el autor costumbrista se considera a sí mismo
“censor de su sociedad, colocado un poco al margen de la misma para observarla desapasiona-
damente y criticarla en los aspectos que juzgue negativos”. Sin embargo, el autor costumbrista
no es objetivo: a parte de la selección de los temas y episodios contados, hay a menudo ironía,
caricaturización de los personajes, hipérboles, etc. El desarrollo de esta forma literaria depende
de las muchas transformaciones políticas que se producen en España tras la muerte de Fer-
nando VII, con lo cual aparecerán costumbristas más conservadores, como Ramón Mesonero
Romanos, y otros liberales y progresistas, entre los que destaca Mariano José de Larra.
Actividades
1. ¿Cuál es la finalidad de la novela histórica? 3. ¿Qué es el Costumbrismo?
2. ¿En qué se diferencian la novela de costumbre 4. ¿Qué forma de expresión caracteriza el Cos-
y la novela social? tumbrismo?
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4 La prosa
En sus artículos Larra sigue una estructura precisa: primero hace una introducción gene-
ral sobre el tema que va a tratar, sigue con una anécdota en la que nos presenta una situa-
ción cotidiana que imagina haber visto o vivido personalmente y, finalmente, presenta una
conclusión con sus consideraciones personales.
Larra escribió también obras de otros géneros: se dedicó a la traducción y a la poesía,
produciendo un drama, Macías, y una novela histórica, El doncel de don Enrique el Dolien-
te, máximo exponente de este género. El protagonista de la novela, que aparece también
en el drama Macías, representa la figura de un trovador medieval, ejemplo y modelo de
enamorado.
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Con su estilo claro y funcional, lleno de fuerza expresiva, Larra propone un cambio social
e individual aprovechando el uso de la ironía y de la sátira para atacar de modo agresivo
Actividad todas las realidades a las que se oponía.
1. caudales: capital. Un extranjero de estos fue el que se presentó en mi casa, provisto de competentes car-
2. desechadas: tas de recomendación para mi persona. Asuntos intrincados de familia, reclamaciones
rechazadas. futuras, y aun proyectos vastos concebidos en París de invertir aquí sus cuantiosos cau-
3. socarr—n: dales1 en tal cual especulación industrial o mercantil, eran los motivos que a nuestra
irónico. 5 patria le conducían.
Acostumbrado a la actividad en que viven nuestros vecinos, me aseguró formal-
mente que pensaba permanecer aquí muy poco tiempo, sobre todo si no encontraba
pronto objeto seguro en que invertir su capital. Pareciome el extranjero digno de algu-
na consideración, trabé presto amistad con él, y lleno de lástima traté de persuadirle a
10 que se volviese a su casa cuanto antes, siempre que seriamente trajese otro fin que no
fuese el de pasearse. Admirole la proposición, y fue preciso explicarme más claro.
– Mirad – le dije, – monsieur Sans-délai – que así se llamaba; – vos venís decidido
a pasar quince días, y a solventar en ellos vuestros asuntos.
– Ciertamente – me contestó. – Quince días, y es mucho. Mañana por la mañana
15 buscamos un genealogista para mis asuntos de familia; por la tarde revuelve sus libros,
busca mis ascendientes, y por la noche ya sé quién soy. En cuanto a mis reclamacio-
nes, pasado mañana las presento fundadas en los datos que aquél me dé, legalizadas
en debida forma; y como será una cosa clara y de justicia innegable (pues sólo en este
caso haré valer mis derechos), al tercer día se juzga el caso y soy dueño de lo mío. En
20 cuanto a mis especulaciones, en que pienso invertir mis caudales, al cuarto día ya habré
presentado mis proposiciones. Serán buenas o malas, y admitidas o desechadas2 en el
acto, y son cinco días; en el sexto, séptimo y octavo, veo lo que hay que ver en Madrid;
descanso el noveno; el décimo tomo mi asiento en la diligencia, si no me conviene estar
más tiempo aquí, y me vuelvo a mi casa; aún me sobran de los quince cinco días.
25 Al llegar aquí monsieur Sans-délai traté de reprimir una carcajada que me andaba
retozando ya hacía rato en el cuerpo, y si mi educación logró sofocar mi inoportuna
jovialidad, no fue bastante a impedir que se asomase a mis labios una suave sonrisa de
asombro y de lástima que sus planes ejecutivos me sacaban al rostro mal de mi grado.
– Permitidme, monsieur Sans-délai – le dije entre socarrón3 y formal, – permitidme
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4 La prosa
30 que os convide a comer para el día en que llevéis quince meses de estancia en Madrid. 4. esquelas: papeles
– ¿Cómo? en que se dan
citas o se hacen
– Dentro de quince meses estáis aquí todavía. invitaciones.
– ¿Os burláis?
– No por cierto.
35 – ¿No me podré marchar cuando quiera? ¡Cierto que la idea es graciosa!
– Sabed que no estáis en vuestro país activo y trabajador.
– ¡Oh!, los españoles que han viajado por el extranjero han adquirido la costumbre
de hablar mal siempre de su país por hacerse superiores a sus compatriotas. […]
Conocí que no estaba el señor de Sans-délai muy dispuesto a dejarse convencer
40 sino por la experiencia, y callé por entonces, bien seguro de que no tardarían mucho
los hechos en hablar por mí.
Amaneció el día siguiente, y salimos entrambos a buscar un genealogista, lo cual
sólo se pudo hacer preguntando de amigo en amigo y de conocido en conocido: en-
contrámosle por fin, y el buen señor, aturdido de ver nuestra precipitación, declaró
45 francamente que necesitaba tomarse algún tiempo; instósele, y por mucho favor nos
dijo definitivamente que nos diéramos una vuelta por allí dentro de unos días. Sonreí-
me y marchámonos. Pasaron tres días; fuimos.
– Vuelva usted mañana – nos respondió la criada, – porque el señor no se ha levan-
tado todavía.
50 – Vuelva usted mañana – nos dijo al siguiente día, – porque el amo acaba de salir.
– Vuelva usted mañana – nos respondió al otro, – porque el amo está durmiendo
la siesta.
– Vuelva usted mañana – nos respondió el lunes siguiente, – porque hoy ha ido a
los toros.
55 – ¿Qué día, a qué hora se ve a un español? Vímosle por fin, y «Vuelva usted mañana –
nos dijo, – porque se me ha olvidado. Vuelva usted mañana, porque no está en limpio».
A los quince días ya estuvo; pero mi amigo le había pedido una noticia del apellido
Díez, y él había entendido Díaz, y la noticia no servía. Esperando nuevas pruebas, nada
dije a mi amigo, desesperado ya de dar jamás con sus abuelos.
60 Es claro que faltando este principio no tuvieron lugar las reclamaciones.
Para las proposiciones que acerca de varios establecimientos y empresas utilísimas
pensaba hacer, había sido preciso buscar un traductor; por los mismos pasos que el
genealogista nos hizo pasar el traductor; de mañana en mañana nos llevó hasta el fin
del mes. Averiguamos que necesitaba dinero diariamente para comer, con la mayor
65 urgencia; sin embargo, nunca encontraba momento oportuno para trabajar. El escri-
biente hizo después otro tanto con las copias, sobre llenarlas de mentiras, porque un
escribiente que sepa escribir no le hay en este país.
No paró aquí; un sastre tardó veinte días en hacerle un frac, que le había mandado
llevarle en veinticuatro horas; el zapatero le obligó con su tardanza a comprar botas
70 hechas; la planchadora necesitó quince días para plancharle una camisola; y el sombre-
rero a quien le había enviado su sombrero a variar el ala, le tuvo dos días con la cabeza
al aire y sin salir de casa.
Sus conocidos y amigos no le asistían a una sola cita, ni avisaban cuando faltaban,
ni respondían a sus esquelas4. ¡Qué formalidad y qué exactitud!
75 – ¿Qué os parece de esta tierra, monsieur Sans-délai? – le dije al llegar a estas pruebas.
– Me parece que son hombres singulares…
– Pues así son todos. No comerán por no llevar la comida a la boca.
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COMPRENDER
1. ¿Qué defecto critica aquí Larra?
2. ¿Cuánto tiempo piensa quedarse el francés en España?
3. ¿Cuál es el motivo que le empujó a irse a España?
4. Según el narrador, sin embargo, ¿cuánto tiempo necesitará?
5. ¿Por qué?
6. ¿Cuál es la reacción del francés a las palabras del narrador?
7. ¿En qué equivocación cae el genealogista?
ANALIZAR
8. En lo que concierne a la estructura, ¿en qué lugar colocarías el fragmento que se presenta aquí?
9. Subraya en rojo las frases en que se demuestra la pereza de los españoles.
10. De vez en cuando, en la narración, Larra deja traslucir su ironía. Subraya en azul las frases que lo
demuestran.
11. Explica el sentido de la frase en la última línea: “No comerán por no llevar la comida a la boca”.
12. ¿Recuerdas a algún otro escritor que recurre al expediente de un extranjero para criticar España
y sus costumbres?
PRODUCIR
13. ¿Crees que la situación que presenta Larra en este artículo es propia solo de los españoles y
solo del siglo XIX? Contesta detalladamente, aportando tus consideraciones personales (150- 200
palabras).
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4 La prosa
Un reo de muerte
Leída y notificada al reo la sentencia, y la última venganza que toma de él la sociedad entera,
en lucha por cierto desigual, el desgraciado es trasladado a la capilla, en donde la religión se
apodera de él como de una presa ya segura; la justicia divina espera allí a recibirle de manos
de la humana. Horas mortales transcurren allí para él; gran consuelo debe de ser el creer
5 en un Dios, cuando es preciso prescindir de los hombres, o, por mejor decir, cuando ellos
prescinden de uno. La vanidad, sin embargo, se abre paso al través del corazón en tan terri-
ble momento, y es raro el reo que, pasada la primera impresión, en que una palidez mortal
manifiesta que la sangre quiere huir y refugiarse al centro de la vida, no trata de afectar
una serenidad pocas veces posible. Esta tiránica sociedad exige algo del hombre hasta en
10 el momento en que se niega entera a él; injusticia por cierto incomprensible; pero reirá de
la debilidad de su víctima. Parece que la sociedad, al exigir valor y serenidad en el reo de
muerte, con sus constantes preocupaciones, se hace justicia a sí misma, y extraña que no se
desprecie lo poco que ella vale y sus fallos insignificantes. […]
Llegada la hora fatal entonan todos los presos de la cárcel, compañeros de destino del
15 sentenciado, y sus sucesores acaso, una salve en un compás monótono, y que contrasta
singularmente con las jácaras y coplas populares, inmorales e irreligiosas, que momentos
antes componían, juntamente con las preces de la religión, el ruido de los patios y calabo-
zos del espantoso edificio. El que hoy canta esa salve se la oirá cantar mañana.
Enseguida, la cofradía vulgarmente dicha de la Paz y Caridad recibe al reo, que, ves-
20 tido de una túnica y un bonete amarillos, es trasladado atado de pies y manos sobre un
animal, que sin duda por ser el más útil y paciente, es el más despreciado, y la marcha
fúnebre comienza.
Un pueblo entero obstruye ya las calles del tránsito. Las ventanas y balcones están
coronados de espectadores sin fin, que se pisan, se apiñan, y se agrupan para devorar
25 con la vista el último dolor del hombre.
– ¿Qué espera esta mul-
titud? – diría un extranjero
que desconociese las cos-
tumbres–. ¿Es un rey el que
30 va a pasar; ese ser coronado,
que es todo un espectácu-
lo para un pueblo? ¿Es un
día solemne? ¿Es una pú-
blica festividad? ¿Qué ha-
35 cen ociosos esos artesanos?
¿Qué curiosea esta nación?
Nada de eso. Ese pueblo
de hombres va a ver morir a
un hombre.
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COMPRENSIÓN
1. ¿Cuál es el tema fundamental de este artículo?
2. Resume brevemente lo que le pasa al reo en estos últimos momentos antes de su muerte.
3. ¿Puedes explicar con tus palabras la expresión en lucha por cierto desigual?
4. ¿Qué papel tiene la religión en esta situación extrema y qué opinión tiene de esto Larra?
5. La sociedad es vista con desprecio por el autor. Di si esta afirmación es verdadera o falsa y
justifica tu respuesta.
6. ¿Qué función cumple la presencia imaginaria de un extranjero?
7. ¿Cuál es la diferencia entre la horca y el garrote, según se desprende del texto?
8. ¿En qué queda patente la desigualdad social?
9. ¿En qué manera Fígaro critica la manera de imponer la justicia aplicando la pena de muerte?
10. ¿Cómo elude Fígaro la descripción de la muerte del reo?
EXPRESIÓN
Redacta un texto, de entre 250-300 palabras como máximo, sobre una de las siguientes
propuestas:
1. En muchos países, hoy en día, aún se aplica la pena de muerte. Redacta un texto argumenta-
tivo exponiendo tus argumentos a favor o en contra de ella.
2. Escribe un breve artículo periodístico ilustrando uno o más aspectos de la actual legislación
italiana que te gustaría cambiar.
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Mapa conceptual
¿Quién/
En España el Romanticismo tomará dos formas: tradicional y liberal.
Quiénes?
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2. Producción
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7 El siglo XIX:
el Realismo y
el Naturalismo
El gran defecto de la mayor parte de nuestros novelistas es el haber
utilizado elementos extraños, convencionales, impuestos por la moda,
prescindiendo por completo de los que la sociedad nacional y coetánea
les ofrece con extraordinaria abundancia. Por eso no tenemos novela.
Para empezar
Este fragmento se encuentra en el inicio de las Observaciones sobre la novela contemporánea, de
Benito Pérez Galdós, artículo publicado en 1870.
1. ¿Qué lamenta Galdós de la actual novela española?
2. ¿Qué cambios radicales se necesitan en la narrativa española?
Joaquín Sorolla y
Bastida, Comiendo en
la barca, 1898. Real
Academia de Bellas Artes
de San Fernando, Madrid.
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1 Contexto cultural
1.1 Marco histórico
La segunda mitad del siglo XIX se abre con la Revolución de 1868, conocida con el nombre
de la Gloriosa y dirigida por el general Juan Prim, lo que llevará a la reina Isabel II a aban-
donar España y a exiliarse en Francia.
Para el examen: Amadeo I. Después de un año de gobierno provisional en el que se promulgó la nueva
véase pág. 254
Constitución (1869), los progresistas proclamaron rey de España al príncipe Amadeo de
Saboya que subió al trono con el nombre de Amadeo I (1871). Lo que se esperaba era que
un rey extranjero sin relaciones de parentesco con la familia de Borbón pudiese solucio-
nar los problemas políticos y sociales que afectaban al país. El reinado de Amadeo I duró
apenas dos años: en 1873 él renunció al trono obligado por la irremediable situación polí-
tico-social, cumpliendo así con la voluntad de gran parte del pueblo español que nunca lo
había aceptado como monarca.
Alfonso XII. La nueva Monarquía parlamentaria consiguió acabar con las Guerras Car-
listas y la Guerra de la Independencia Cubana. Desafortunadamente en 1885 Alfonso XII
murió prematuramente sin que su hijo y sucesor hubiese alcanzado la edad para ser rey.
Por lo tanto su esposa María Cristina de Austria se convirtió en Regente hasta que Alfonso
XIII pudo acceder al trono español (1902). Fue una época de breve estabilidad política gra-
cias a la alternancia de poder entre progresistas y conservadores, situación muy frágil que,
como se verá, se quebró en los últimos años del siglo.
1873
Episodios
Nacionales de
Benito Pérez
Galdós
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1 Contexto cultural
2. Completa el eje cronológico con los distintos acontecimientos históricos de este periodo, según la
información que aparece en el texto.
1869 1871-1873 1873-1874 1874 1875 1879 1885
1882 1895
Triple Alianza entre Imperio alemán, Primera película de los
Imperio austrohúngaro y Italia Lumière: nace el cine
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1 Contexto cultural
COMPRENSIÓN
1. Explica el motivo del título.
2. ¿Por qué Amadeo de Saboya podría haber sido el mejor rey del siglo?
3. ¿Cuáles son las cualidades de este rey?
4. ¿En qué, en cambio, decepcionó?
5. ¿Qué opinaba la Iglesia?
6. ¿Por qué fue difícil encontrar un nuevo rey para España?
7. ¿Quién es Gabriel Rodríguez?
8. ¿Con qué problemas tuvo que enfrentarse Amadeo I?
9. Explica de otra forma las expresiones “tirar la toalla” y “echarse al monte”.
10. ¿Qué pasó después de la abdicación de Amadeo I?
EXPRESIÓN
Redacta un texto, de entre 250-300 palabras como máximo, sobre una de las siguientes
propuestas:
1. En el primer párrafo Amadeo I indica las causas del declive de España en su época. Comenta
sus palabras e indica si son actuales a la luz de la situación histórica, social y política que vive
tu país u otro país que conoces.
2. Eres un rey extranjero y sabes que la gente del país que vas a gobernar no te acepta totalmen-
te. Escribe un discurso para persuadir a tus súbditos de que serás un buen monarca interesa-
do en el bien del pueblo.
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Un ejemplo sobresaliente de la arquitectura del ....................... Junto al Museo del Prado se en-
es la madrileña Estación de Atocha (1888-1892), obra de cuentra la Real Academia Española,
Alberto de Palacio, un colaborador de Gustave Eiffel. Consta construida entre .................................
de una gran nave en ......................... y muros de cristal, con y ........................... con el proyecto del
el exterior combinando diferentes materiales, principalmente el arquitecto Miguel Aguado de la Sierra.
hierro y el cristal, así como se puede contemplar en la impre- El edificio es de estilo ......................... ,
sionante ......................... curva. En el interior podemos admirar cuya fachada principal presenta un
el ......................... , en el que se ha creado un maravilloso in- ............................. con cuatro colum-
vernadero. El nombre de la estación de Atocha es tristemente nas de orden .............................. y está
recordado por los horribles ......................... del 11 de marzo de rodeado de un pequeño jardín.
2004 que causaron 191 ......................... mortales.
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1 Contexto cultural
El Realismo
A mediados del siglo XIX, una nueva corriente cultural y literaria se abre paso en Europa:
es el Realismo, que sustituye la exaltación de la libertad individual típica del Romanticismo
por el propósito de aplicar a la literatura los nuevos métodos científicos. La base teórica
del nuevo movimiento literario es el Positivismo, corriente filosófica desarrollada por el
pensador francés Auguste Comte que propugna la observación y experimentación como
principios del conocimiento.
Esta nueva estética, que persigue plasmar la realidad con todo lujo de detalles, nace en
Francia con Honoré de Balzac y Stendhal, llega plenamente a España hacia 1868, coinci-
diendo con la revolución la Gloriosa, y seguirá cultivándose hasta la aparición de un nuevo
grupo de escritores, la llamada Generación del 98 (→ pág. 309).
La prosa. Sin duda alguna, el género más apropiado para reflejar la realidad es la novela.
Dirá Benito Pérez Galdós: “Imagen de la vida es la Novela, y el arte de componerla estriba
en reproducir los caracteres humanos, las pasiones, las debilidades, lo grande y lo pequeño,
las almas y las fisonomías, todo lo espiritual y lo físico que nos constituye y nos rodea, y el
lenguaje, que es la marca de raza, y las viviendas, que son el signo de familia, y la vestidura,
que diseña los últimos trazos externos de la personalidad: todo esto sin olvidar que debe
existir perfecto fiel de balanza entre la exactitud y la belleza de la reproducción”.
Los autores realistas más relevantes son: Pedro Antonio de Alarcón, José María Pereda,
Juan Valera, Emilia Pardo Bazán, Benito Pérez Galdós y Leopoldo Alas «Clarín».
257
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Benito Pérez
Galdós leyendo su
discurso de ingreso
en la Real Academia
Española, 6 de
febrero de 1897.
258
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1 Contexto cultural
El Naturalismo
El Naturalismo nace en Francia, impulsado por Émile Zola, quien en su libro La novela
experimental (1880) propone aplicar el método científico a la literatura: el hombre es visto
como un ser marcado por el entorno social y por la herencia biológica. En España su difu-
sión se debe a unos artículos de Emilia Pardo Bazán (La cuestión palpitante, 1882) en los
que aboga por una adaptación del Naturalismo francés. Para profundizar:
véase pág. 260
Sustancialmente, los escritores españoles se adhieren solo en parte al Naturalismo: in-
corporan temas y procedimientos narrativos de esta corriente, pero rechazan el estricto
determinismo biológico reivindicando la importancia del libre albedrío.
Si bien es difícil establecer una línea de demarcación entre escritores realistas y natura-
listas, podemos adscribir a esta tendencia algunas obras de Blasco Ibáñez, Clarín, Galdós
y, sobre todo, de Pardo Bazán.
Actividades
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1. Resume en el siguiente cuadro las características que diferencian al Naturalismo español del
francés.
Naturalismo francés Naturalismo español
Influencia del entorno social
Herencia biológica
Observación rigurosa de la realidad
Impersonalidad del autor
260
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2 La prosa
2 La prosa
■ Juan Valera
El poeta se esfuerza por ser optimista
sin dejar de sentir los males que nos afligen.
Pepita Jiménez
La novela plantea el conflicto entre la pasión amorosa y la vocación religiosa. La primera
parte tiene forma epistolar: un joven seminarista, Luis Vargas, escribe a su tío y padre
espiritual para confesarle la atracción que siente por una joven y hermosa viuda, Pepita
Jiménez. En la segunda parte será el tío el que contará la rendición de Luis y el desenlace
del romance, con el matrimonio de los dos jóvenes.
Actividades
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CD 2 23 Pepita Jiménez
Durante una visita a su pueblo, en Andalucía, Luis Vargas conoce a Pepita, y así la des-
cribe a su tío en una carta.
1. compatricios: Pepita Jiménez, a quien muchos han visto nacer, a quien vieron todos en la miseria, vi-
vecinos de la misma viendo con su madre, a quien han visto después casada con el decrépito y avaro D. Gu-
comunidad.
mersindo, hace olvidar todo esto, y aparece como un ser peregrino, venido de alguna
tierra lejana, de alguna esfera superior, pura y radiante, y obliga y mueve al acatamiento
5 afectuoso, a algo como admiración amantísima a todos sus compatricios1.
[…] Aquí no se habla de otra cosa. Se diría que todo el lugar está lleno del espíritu,
del pensamiento, de la imagen de esta singular mujer, que yo no acierto aún a deter-
minar si es un ángel o una refinada coqueta llena de astucia instintiva, aunque los
términos parezcan contradictorios. Porque lo que es con plena conciencia estoy con-
10 vencido de que esta mujer no es coqueta ni sueña en ganarse voluntades para satisfacer
su vanagloria.
Hay sinceridad y candor en Pepita Jiménez. No hay más que verla para creerlo así.
Su andar airoso y reposado, su esbelta estatura, lo terso y despejado de su frente, la
suave y pura luz de sus miradas, todo se concierta en un ritmo adecuado, todo se une
15 en perfecta armonía, donde no se descubre nota que disuene.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. Busca en el texto los rasgos físicos y psicológicos de Pepita y márcalos con diferentes colores.
2. Encuentra en el texto los sinónimos de las siguientes palabras.
• respeto: ............................................................ .
• vanidosa: .......................................................... .
• sosegado: ........................................................ .
• elegante: .......................................................... .
• desafine: ........................................................... .
ANALIZAR
3. El fragmento que acabas de leer de Pepita Jiménez es:
a. argumentativo
b. descriptivo
c. narrativo
4. Justifica tu respuesta anterior.
5. ¿Qué recursos lingüísticos emplea Valera para presentarnos a Pepita Jiménez?
6. ¿El retrato que hace Valera de Pepita Jiménez es realista? Justifica tu respuesta.
PRODUCIR
7. Intenta hacer un retrato realista de alguien que conoces bien: un amigo, un familiar, un compañero
de clase. Incluye los rasgos físicos y psicológicos. Recuerda: la descripción tiene que ser precisa,
minuciosa y elaborada, y tú tendrás la actitud de un cronista que se limita a constatar los hechos
sin intervenir.
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1. cochino: cerdo. Miraba Julián las huellas de la incuria de su antecesor, y sin querer acusarle, ni tratarle
2. primor: en sus adentros de cochino1, el caso es que tanta porquería y rusticidad le infundía
excelencia. grandes deseos de primor2 y limpieza, una aspiración a la pulcritud en la vida como a
3. pacatos: la pureza en el alma. Julián pertenecía a la falange de los pacatos3, que tienen la virtud
pacíficos. 5 espantadiza4, con repulgos5 de monja y pudores de doncella intacta. No habiéndose
4. espantadiza: descosido jamás de las faldas de su madre sino para asistir a cátedra en el Seminario,
que se espanta
fácilmente.
sabía de la vida lo que enseñan los libros piadosos. Los demás seminaristas le llamaban
San Julián, añadiendo que sólo le faltaba la palomita en la mano. Ignoraba cuándo
5. repulgo: recelo.
pudo venirle la vocación; tal vez su madre, ama de llaves de los señores de la Lage, mu-
6. hacedero: fácil de
hacer. 10 jer que pasaba por beatona, le empujó suavemente, desde la más tierna edad, hacia la
7. sahumar: dar
Iglesia, y él se dejó llevar de buen grado. Lo cierto es que de niño jugaba a cantar misa,
humo aromático y de grande no paró hasta conseguirlo. La continencia le fue fácil, casi insensible, por
a algo a fin de lo mismo que la guardó incólume, pues sienten los moralistas que es más hacedero6 no
purificarlo o para pecar una vez que pecar una sola. A Julián le ayudaba en su triunfo, amén de la gracia
que huela bien.
15 de Dios que él solicitaba muy de veras, la endeblez de su temperamento linfático-ner-
8. camuesa:
variedad de
vioso, puramente femenino, sin ardores ni rebeldías, propenso a la ternura, dulce y be-
manzana. nigno como las propias malvas, pero no exento, en ocasiones, de esas energías súbitas
9. máxime: que también se observan en la mujer, el ser que posee menos fuerza en estado normal,
principalmente, y más cantidad de ella desarrolla en las crisis convulsivas. Julián, por su compostura
sobre todo. 20 y hábitos de pulcritud – aprendidos de su madre, que le sahumaba7 toda la ropa con
espliego y le ponía entre cada par de calcetines una manzana camuesa8 – cogió fama de
seminarista pollo, máxime9 cuando averiguaron que se lavaba mucho manos y cara. En
efecto era así, y a no mediar ciertas ideas de devota pudicicia, él extendería las ablucio-
nes frecuentes al resto del cuerpo, que procuraba traer lo más aseado posible.
Análisis del texto
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Emilio Zola
1. ¿A qué ámbito de la actividad humana se refiere Zola cuando dice que “en Fran-
cia somos muy ignorantes”?
2. ¿En tu opinión, qué da a entender Zola al decir que La cuestión palpitante “no
parece libro de señora”?
3. ¿Qué figura retórica emplea Zola cuando manifiesta que el libro de Pardo Bazán
es “una excelente guía para cuantos viajen por las regiones del naturalismo”?
Explica con tus propias palabras a qué se refiere el naturalista francés con esta
expresión.
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2 La prosa
Fortunata y Jacinta
La acción se desarrolla entre los años 1865 y 1876. Juan, hijo úni-
co de la aristocrática familia Santa Cruz, conoce a Fortunata, de
familia humilde, con la que empieza un romance. Pero su madre
decide casarlo con su sobrina Jacinta. Mientras, Fortunata conoce
a un joven, Maxi Rubín, con el que se casará. Tiempo después,
Juan y Fortunata se vuelven a encontrar y reanudan sus relacio-
nes, de las que nace un niño. Fortunata, gravemente enferma, es-
cribe una carta a Jacinta cediéndole a su hijo.
Actividades
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CD 2 25 Fortunata y Jacinta
Capítulo III
Juanito va a visitar, por encargo de su madre, al Sr. de Estupiñá; entra en el portal y se
encuentra con Fortunata; Juanito le habla y ella le contesta.
Juanito reconoció el número 11 en la puerta de una tienda de aves y huevos. Por allí
se había de entrar sin duda, pisando plumas y aplastando cascarones. Preguntó a dos
mujeres que pelaban gallinas y pollos, y le contestaron, señalando una mampara, que
aquella era la entrada de la escalera del 11. Portal y tienda eran una misma cosa en
5 aquel edificio característico del Madrid primitivo. […] Al pasar junto a la puerta de
una de las habitaciones del entresuelo, Juanito la vio abierta y, lo que es natural, miró
hacia dentro, pues todos los accidentes de aquel recinto despertaban en sumo grado
su curiosidad. Pensó no ver nada y vio algo que de pronto le impresionó, una mujer
bonita, joven, alta… Parecía estar en acecho, movida de una curiosidad semejante a la
10 de Santa Cruz, deseando saber quién demonios subía a tales horas por aquella endia-
blada escalera. La moza tenía pañuelo azul claro por la cabeza y un mantón sobre los
hombros, y en el momento de ver al Delfín, se infló con él, quiero decir, que hizo ese
característico arqueo de brazos y alzamiento de hombros con que las madrileñas del
pueblo se agasajan dentro del mantón, movimiento que les da cierta semejanza con
15 una gallina que esponja su plumaje y se ahueca para volver luego a su volumen natural.
Juanito no pecaba de corto, y al ver a la chica y observar lo linda que era y lo bien
calzada que estaba, diéronle ganas de tomarse confianzas con ella. […] Advirtió que
la muchacha sacaba del mantón una mano con mitón encarnado y que se la llevaba a
la boca. La confianza se desbordaba del pecho del joven Santa Cruz, y no pudo menos
20 de decir:
– ¿Qué come usted, criatura?
– ¿No lo ve usted? – replicó mos-
trándoselo – Un huevo.
– ¡Un huevo crudo!
25 Con mucho donaire, la muchacha
se llevó a la boca por segunda vez el
huevo roto y se atizó otro sorbo.
Una imagen de
la película Fortunada
y Jacinta, de Angelino
Fons, 1970.
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Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿En cuántas partes puedes dividir el texto? Indica brevemente el contenido de cada
una de ellas.
2. ¿Cómo se nos presenta a Fortunata? Subraya en rojo todo lo que se dice de ella.
3. Asigna al fragmento un título que se adapte al contenido.
ANALIZAR
4. El autor intenta reproducir el lenguaje coloquial utilizando voces y giros de la lengua
hablada. Relaciona las expresiones de la primera columna con su significado.
a. en acecho 1. con mucho garbo
b. a tales horas 2. se le salía del pecho
c. endiablada escalera 3. no era tímido
d. le desbordaba el pecho 4. bebió otra vez
e. no pecaba de corto 5. maldita escalera
f. con mucho donaire 6. en alerta
g. se atizó 7. a horas inusuales
5. Típico de Galdós es intervenir directamente en la narración, utilizando la primera
persona. ¿Dónde lo hace en este texto?
PRODUCIR
7. ¿Te ha pasado alguna vez encontrar por casualidad a alguien que no te esperabas?
Cuenta (o imagina) este encuentro (máximo 150 palabras).
Fortunata y Jacinta CD 2 26
Capítulo VII
Fortunata ya está casada con Maximiliano; pero Juanito ha alquilado el cuarto vecino
para sus encuentros clandestinos.
Se consideraba Fortunata en aquel caso como ciego mecanismo que recibe impulso de
sobrenatural mano. Lo que había hecho, hacíalo, a juicio suyo, por disposición de las
misteriosas energías que ordenan las cosas más grandes del universo, la salida del Sol y
la caída de los cuerpos graves. Y ni podía dejar de hacerlo, ni discutía lo inevitable, ni
5 intentaba atenuar su responsabilidad, porque esta no la veía muy clara, y aunque la vie-
se, era persona tan firme en su dirección, que no se detenía ante ninguna consecuencia,
y se conformaba, tal era su idea, con ir al infierno.
– Esto de alquilar la casa próxima a la tuya – dijo Santa Cruz, – es una calaverada
que no puede disculparse sino por la demencia en que yo estaba, niña mía, y por mi
10 furor de verte y hablarte. Cuando supe que habías venido a Madrid, ¡me entró un deli-
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1. echar el lazo: rio…! Yo tenía contigo una deuda del corazón, y el cariño que te debía me pesaba en la
prendere al laccio conciencia. Me volví loco, te busqué como se busca lo que más queremos en el mundo.
2. cantera: cava No te encontré; a la vuelta de una esquina me acechaba una pulmonía para darme el
estacazo… caí .
15 – ¡Pobrecito mío!… Lo supe, sí. También supe que me buscaste. ¡Dios te lo pague!
Si lo hubiera sabido antes, me habrías encontrado.
Esparció sus miradas por la sala; pero la relativa elegancia con que estaba puesta
no la afectó. En miserable bodegón, en un sótano lleno de telarañas, en cualquier lugar
subterráneo y fétido habría estado contenta con tal de tener al lado a quien entonces
20 tenía. No se hartaba de mirarle.
– ¡Qué guapo estás!
– ¿Pues y tú? ¡Estás preciosísima!… Estás ahora mucho mejor que antes.
– ¡Ah!, no – repuso ella con cierta coquetería. – ¿Lo dices porque me he civilizado
algo? ¡Quiá!, no lo creas: yo no me civilizo, ni quiero; soy siempre pueblo; quiero ser
25 como antes, como cuando tú me echaste el lazo1 y me cogiste.
– ¡Pueblo!, eso es – observó Juan con un poquito de pedantería; – en otros térmi-
nos: lo esencial de la humanidad, la materia prima, porque cuando la civilización deja
perder los grandes sentimientos, las ideas matrices, hay que ir a buscarlos al bloque, a
la cantera2 del pueblo.
30 Fortunata no entendía bien los conceptos; pero alguna idea vaga tenía de aquello.
– Me parece mentira – dijo él, – que te tengo aquí, cogida otra vez con lazo, fierecita
mía, y que puedo pedirte perdón por todo el mal que te he hecho… .
– Quita allá… ¡perdón! – exclamó la joven anegándose en su propia generosidad. –
Si me quieres, ¿qué importa lo pasado?
35 En el mismo instante alzó la frente, y con satánica convicción, que tenía cierta her-
mosura por ser convicción y por ser satánica, se dejó decir estas arrogantes palabras:
– Mi marido eres tú… todo lo demás… ¡papas!
Elástica era la conciencia de Santa Cruz, mas no tanto que no sintiera cierto terror
al oír expresión tan atrevida. Por corresponder, iba él a decir mi mujer eres tú; pero
40 envainó su mentira, como el hombre prudente que reserva para los casos graves el uso
de las armas.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. Relaciona las palabras de la primera columna con su significado.
a. calaverada 1. revestir, cubrir
b. estacazo 2. osada, temeraria
c. esparcir 3. golpe
d. envainar 4. acción propia de hombre de poco juicio o libertino
e. atrevida 5. extender
2. Este texto se puede dividir en varias partes. Resume el contenido de cada una con
una frase.
• Primera parte (líneas 1-7): .............................................................................................
..................................................................................................................................... .
• Segunda parte (líneas 8-16): .........................................................................................
..................................................................................................................................... .
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2 La prosa
ANALIZAR
5. ¿Cómo es el narrador?
6. Fortunata y Juanito pertenecen a dos clases sociales diferentes. En este fragmento
puedes notar en las frases de Fortunata expresiones y exclamaciones típicas del
lenguaje coloquial. Subráyalas en rojo.
7. El tono del autor es irónico y satírico. Subraya en azul las frases que lo demuestran.
PRODUCIR
8. ¿Crees que las diferencias de clases social puede afectar en una relación amorosa?
Cuenta tu opinión en un máximo de 200 palabras.
Fortunata y Jacinta CD 3 01
Capítulo IX
A Jacinta, que no logra ser madre, le cuentan que su marido tuvo un hijo de Fortunata, y
decide ir a buscarlo.
Iba Jacinta tan pensativa, que la bulla de la calle de Toledo no la distrajo de la atención 1. baratijas: cosas
que a su propio interior prestaba. Los puestos a medio armar en toda la acera desde menudas y de poco
valor.
los portales a San Isidro, las baratijas1, las panderetas, la loza ordinaria, las puntillas, el
cobre de Alcaraz y los veinte mil cachivaches que aparecían dentro de aquellos nichos
5 de mal clavadas tablas y de lienzos peor dispuestos, pasaban ante su vista sin determi-
nar una apreciación exacta de lo que eran. Recibía tan sólo la imagen borrosa de los
objetivos diversos que iban pasando, y lo digo así, porque era como si ella estuviese
parada y la pintoresca vía se corriese delante de ella como un telón. En aquel telón ha-
bía racimos de dátiles colgados de una percha; puntillas blancas que caían de un palo
10 largo, en ondas, como los vástagos de una trepadora, pelmazos de higos pasados, en
bloques, turrón en trozos como sillares que parecían acabados de traer de una cantera;
aceitunas en barriles rezumados; una mujer puesta sobre una silla y delante de una jau-
la, mostrando dos pajarillos amaestrados, y luego montones de oro, naranjas en seretas
o hacinadas en el arroyo.
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2. adoquines: 15 El suelo intransitable ponía obstáculos sin fin, pilas de cántaros y vasijas, ante los pies
sampietrini. del gentío presuroso, y la vibración de los adoquines2 al paso de los carros parecía
3. sartas: serie de hacer bailar a personas y cacharros. Hombres con sartas3 de pañuelos de diferentes
cosas metidas por
orden en un hilo o
colores se ponían delante del transeúnte como si fueran a capearlo. Mujeres chillo-
en una cuerda. nas taladraban el oído con pregones enfáticos, acosando al público y poniéndole en
4. colgajo: trapo o 20 la alternativa de comprar o morir. Jacinta veía las piezas de tela desenvueltas en ondas
cosa despreciable a lo largo de todas las paredes, percales azules, rojos y verdes, tendidos de puerta en
que cuelga. puerta, y su mareada vista le exageraba las curvas de aquellas rúbricas de trapo. De
5. abigarrado: ellas colgaban, prendidas con alfileres, toquillas de los colores vivos y elementales que
amontonado,
agradan a los salvajes. En algunos huecos brillaba el naranjado que chilla como los ejes
mal combinado o
mezclado sin orden 25 sin grasa; el bermellón nativo, que parece rasguñar los ojos; el carmín, que tiene la aci-
ni concierto. dez del vinagre; el cobalto, que infunde ideas de envenenamiento; el verde de panza de
6. horteras: en lagarto, y ese amarillo tila, que tiene cierto aire de poesía mezclado con la tisis, como
Madrid, apodo en la Traviatta. Las bocas de las tiendas, abiertas entre tanto colgajo4, dejaban ver el
del mancebo de
ciertas tiendas de
interior de ellas tan abigarrado5 como la parte externa, los horteras6 de bruces7 en el
mercader. 30 mostrador, o vareando telas, o charlando. Algunos braceaban, como si nadasen en un
7. de bruces: boca mar de pañuelos. El sentimiento pintoresco de aquellos tenderos se revela en todo. Si
abajo. hay una columna en la tienda la revisten de corsés encarnados, negros y blancos, y con
los refajos hacen graciosas combinaciones decorativas.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. Asigna un título al texto que acabas de leer.
2. Resume brevemente el fragmento.
ANALIZAR
3. ¿Cómo es el narrador?
4. Una característica del estilo galdosiano es entrometerse en la narración, bien con intervenciones
en primera persona, bien con observaciones en las que, en tercera persona, da su opinión. En este
fragmento puedes encontrar buena muestra de ello en las primeras líneas y en el comentario final.
Busca y subraya los verbos que corroboran esta afirmación.
5. En este fragmento encontramos palabras pertenecientes a tres campos semánticos bien precisos.
Indica a cuáles y completa la tabla con otras palabras del texto que pertenecen a dichos campos.
Campo semántico Palabras del texto
................................................................................... negro, blanco, ...........................................................
................................................................................... turrón, dátiles, ...........................................................
................................................................................... cántaros, vasijas, .......................................................
6. Galdós, para describir el bullicioso mercado de Madrid, utiliza una serie de prosopopeyas y sines-
tesias hiperbólicas aplicadas a los colores. Escríbelas en tu cuaderno.
PRODUCIR
7. Redacta un texto descriptivo retratando un lugar que conoces bien (tu calle, el parque cerca de tu
casa, el pueblo donde vives…) utilizando la técnica realista. Procura ser lo más detallado y preciso
posible (150-200 palabras).
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2 La prosa
Estilo. El estilo de Clarín se caracteriza por ser muy cuidado, a pesar de afirmar que prefiere
subordinar la forma al contenido: “Yo suplico al lector que pase revista a los más grandes
rasgos de cualquier novelista notable, y verá siempre que lo mejor nunca está en la belleza
y no depende de la manera de decir, sino en la belleza de lo que ha de decir”. Frecuente es el
uso de técnicas narrativas como el estilo indirecto libre, el monólogo interior, el flash-back,
que le permiten indagar en la vida interior de los personajes, en su mente, expresar sus re-
flexiones, produciendo una identificación del narrador con el personaje. El autor es omnis-
ciente y el lector verá la evolución en las conductas de los personajes a través de la mirada
del escritor. Pero Clarín, a diferencia de Zola, no logrará nunca la impersonalidad casi total.
La Regenta
La obra se divide en dos partes de 15 capítulos cada una: la primera comprende los acon- Para el examen:
véase pág. 275
tecimientos que ocurren en tres días; la segunda abarca tres años.
La Regenta narra la historia de un adulterio. Ana Ozores, mujer bellísima y romántica,
está casada con don Víctor Quintanar, el antiguo regente de la ciudad de Vetusta (trasun-
to literario detrás del cual se esconde Oviedo, la ciudad donde vivió toda su vida Clarín),
un hombre mucho mayor que ella y que la ama como un padre. Al sentirse abandonada Para profundizar:
véase pág. 281 y 282
por su esposo y no poder ver satisfechos sus anhelos de maternidad, se refugia primero en
el misticismo, empujada por las lecturas que le aconseja don Fermín de Pas, el Magistral,
un sacerdote culto y ambicioso que empieza a sentir por ella un inconfesado deseo amo-
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roso, para caer después en brazos de don Álvaro Mesía, un donjuán provinciano y banal.
El marido, que se ha enterado del adulterio, reta a don Álvaro en duelo y muere, y el
amante huye a Madrid. La Regenta queda definitivamente sola, mientras la ciudad entera
acaba marginándola.
Estatua de Ana
Ozores, “la Regenta”,
Oviedo.
Actividad
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2 La prosa
La Regenta
La Marquesa, sin malicia, como ella hacía las cosas, llamó a su lado a Anita para decirla:
– Ven acá, ven acá, a ver si a ti te hace más caso que a nosotras este señor displicente.
– ¿De qué se trata?
– De don Fermín que no quiere venir al Vivero.
5 El don Fermín, que ya tenía las mejillas algo encendidas por culpa de las libaciones
más frecuentes que de costumbre, se puso como una cereza cuando vio a la Regenta
mirarle cara a cara y decir con verdadera pena:
– Oh, por Dios, no sea usted así, mire que nos da a todos un disgusto; acompáñenos
usted, señor Magistral...
10 En el gesto, en la mirada de la Regenta podía ver cualquiera y lo vieron De Pas y
don Álvaro, sincera expresión de disgusto: era una contrariedad para ella la noticia que
le daba la Marquesa.
Por el alma de don Álvaro pasó una emoción parecida a una quemadura; él, que
conocía la materia, no dudó en calificar de celos aquello que había sentido. Le dio ira
15 el sentirlo. «Quería decirse que aquella mujer le interesaba más de veras de lo que él
creyera; y había obstáculos, y ¡de qué género! ¡Un cura! Un cura guapo, había que con-
fesarlo...». Y entonces, los ojos apagados del elegante Mesía brillaron al clavarse en el
Magistral que sintió el choque de la mirada y la resistió con la suya, erizando las puntas
que tenía en las pupilas entre tanta blandura. A don Fermín le asustó la impresión que
20 le produjo, más que las palabras, el gesto de Ana; sintió un agradecimiento dulcísi-
mo, un calor en las entrañas completamente nuevo; ya no se trataba allí de la vanidad
suavemente halagada, sino de unas fibras del corazón que no sabía él cómo sonaban.
«¡Qué diablos es esto!» pensó De Pas; y entonces precisamente fue cuando se encontró
con los ojos de don Álvaro; fue una mirada que se convirtió, al chocar, en un desafío;
25 una mirada de esas que dan bofetadas; nadie lo notó más que ellos y la Regenta. Esta-
ban ambos en pie, cerca uno de otro, los dos arrogantes, esbeltos; la ceñida levita de
Mesía, correcta, severa, ostentaba su gravedad con no menos dignas y elegantes líneas
que el manteo ampuloso, hierático del clérigo, que relucía al sol, cayendo hasta la tierra.
«Ambos le parecieron a la Regenta hermosos, interesantes, algo como San Miguel
30 y el Diablo, pero el Diablo cuando era Luzbel todavía; el Diablo Arcángel también; los
dos pensaban en ella, era seguro; don Fermín como un amigo protector, el otro como
un enemigo de su honra, pero amante de su belleza; ella daría la victoria al que la me-
recía, al ángel bueno, que era un poco menos alto, que no tenía bigote (que siempre
parecía bien), pero que era gallardo, apuesto a su modo, como se puede ser debajo de
35 una sotana. Se tenía que confesar la Regenta, aunque pensando un instante nada más
en ello, que la complacía encontrar a su salvador, tan airoso y bizarro; tan distingui-
do como decía Obdulia, que en esto tenía razón. Y sobre todo, aquellos dos hombres
mirándose así por ella, reclamando cada cual con distinto fin la victoria, la conquista
de su voluntad, eran algo que rompía la monotonía de la vida vetustense, algo que in-
40 teresaba, que podía ser dramático, que ya empezaba a serlo. El honor, aquella quisicosa
que andaba siempre en los versos que recitaba su marido, estaba a salvo; ya se sabe, no
había que pensar en él; pero bueno sería que un hombre de tanta inteligencia como el
Magistral la defendiera contra los ataques más o menos temibles del buen mozo, que
tampoco era rana, que estaba demostrando mucho tacto, gran prudencia y lo que era
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45 peor, un interés verdadero por ella. Eso sí, ya estaba convencida, don Álvaro no quería
vencerla por capricho, ni por vanidad, sino por verdadero amor; de fijo aquel hombre
hubiera preferido encontrarla soltera. En rigor, don Víctor era un respetable estorbo.
Pero ella le quería, estaba segura de ello, le quería con un cariño filial, mezclado de
cierta confianza conyugal, que valía por lo menos tanto, a su modo, como una pasión
50 de otro género. Y además, si no fuera por don Víctor, el Magistral no tendría por qué
defenderla, ni aquella lucha entre dos hombres distinguidos que comenzaba aquella
tarde tendría razón de ser. No había que olvidar que don Fermín no la quería ni la
podía querer para sí, sino para don Víctor».
COMPRENSIÓN
1. Divide el texto en partes y asigna un título a cada una de ellas.
2. ¿Cómo se describe en este fragmento el vínculo matrimonial entre Ana y su marido?
3. ¿Cuál es la reacción de Fermín a las palabras de Ana?
4. En la parte entre comillas podemos leer la reacción de Ana, que observa a los dos rivales y
los compara. Ambos tienen cosas en común, pero también diferencias. ¿Cuáles?
5. ¿A qué técnica narrativa recurre Clarín para mostrarnos los pensamientos de los dos rivales?
6. Explica con tus palabras la frase: “Por el alma de don Álvaro pasó una emoción parecida a
una quemadura; él, que conocía la materia, no dudó en calificar de celos aquello que había
sentido.”
7. La rivalidad entre Álvaro y Fermín se pone de manifiesto con una mirada “de esas que dan
bofetadas”. Explica la frase con tus palabras.
8. Explica el significado de la expresión “que tampoco era rana”.
9. ¿Por qué Ana piensa que don Víctor es un estorbo?
10. Ana es consciente de la pasión amorosa de don Fermín. Di si la afirmación es verdadera o
falsa y justifica tu respuesta.
EXPRESIÓN
Redacta un texto, de entre 250-300 palabras como máximo, sobre una de las siguientes
propuestas:
1. Se dice que “los ojos son el espejo del alma”, porque con una mirada se puede revelar
mucho más que con un gesto o con unas palabras. Redacta un texto en el que cuentas un
acontecimiento en el que has podido comprobar la veracidad de esta afirmación.
2. En el amor y guerra todo está permitido. ¿Estás de acuerdo? Redacta un texto argumentati-
vo confirmando o negando esta afirmación.
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La Regenta CD 3 02
Capítulo XXVIII
La aristocracia de Vetusta ha ido a pasar el día en El Vivero, la casa de campo de los
marqueses de Vegallana. Durante una excursión les sorprende una tormenta. Don Fer-
mín convence a Don Víctor a ir en busca de Ana y Mesía, que caminaban separados
del grupo.
Una imagen de la
miniserie televisiva
La Regenta, de
Fernando Méndez-
Leite, 1994.
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3. balandrán: coloquio amoroso cuando menos. «¿Por qué? ¿No era lo probable que estuvieran con
vestidura talar 20 ellos Paco, Joaquín, Visita, Obdulia y los demás que habían subido al bosque?». No, no,
ancha que
suelen usar los
gritaba el presentimiento. Y razonaba diciendo: don Álvaro sabe mucho de estas aven-
eclesiásticos. turas, ya habrá él aprovechado la ocasión, ya se habrá dado trazas para quedarse a solas
4. jinojo: con ella. Paco y Joaquín no habrán puesto obstáculos, habrán procurado lo mismo
interjección usada para quedarse con Obdulia y Edelmira respectivamente. Visitación los habrá ayudado.
para denotar 25 Bermúdez es un idiota… de fijo están solos. Y vuelta a correr cuanto podía, tropezando
extrañeza o enfado.
sin cesar, arrastrando con dificultad el balandrán3 empapado que pesaba arrobas, la
sotana desgarrada a trechos y cubierta de lodo y telarañas mojadas. También él llevaba
la boca y los ojos envueltos en hilos pegajosos, tenues, entremetidos.
Llegó a lo más alto, a lo más espeso. Los truenos, todavía formidables, retumbaban
30 ya más lejos. Se había equivocado, no estaba hacia aquel lado la cabaña. Siguió hacia la
derecha, separando con dificultad las espinas de cien plantas ariscas, que le cerraban el
paso. Al fin vio entre las ramas la caseta rústica… Alguien se movía dentro… Corrió
como un loco, sin saber lo que iba a hacer si encontraba allí lo que esperaba…, dispues-
to a matar si era preciso… ciego…
35 – ¡Jinojo4! que me ha dado usted un susto… – gritó don Víctor, que descansaba allí
dentro, sobre un banco rústico, mientras retorcía con fuerza el sombrero flexible que
chorreaba una catarata de agua clara.
– ¡No están! – dijo el Magistral sin pensar en la sospecha que podían despertar su
aspecto, su conducta, su voz trémula, todo lo que delataba a voces su pasión, sus celos,
40 su indignación de marido ultrajado, absurda en él.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿Cómo nos aparece don Víctor Quintanar en este fragmento?
2. ¿Y don Fermín?
3. ¿Por qué crees que don Fermín utiliza un tono de voz dulce y suplicante y una cara amable con don
Víctor?
4. Compara la descripción de la vestimenta de don Fermín y de don Víctor. ¿Qué puedes observar?
5. Resume el fragmento en pocas líneas.
ANALIZAR
6. Subraya todos los verbos de acción que se refieren a don Fermín. ¿Qué puedes notar?
7. Clarín alterna en sus narraciones diálogos y pensamientos utilizando tanto el estilo directo, como
el indirecto y el indirecto libre. Indica en el texto ejemplos de estos tres procedimientos narrativos,
marcándolos con colores diferentes.
PRODUCIR
10. ¿Es normal probar celos en una relación amorosa? Argumenta tu posición a favor o en contra de
esta afirmación en un máximo de 200 palabras.
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2 La prosa
La Regenta CD 3 03
Capítulo XXX
Estamos en el epílogo: don Víctor Quintanar ha muerto y, como resultado, los mismos
que en Vetusta admiraban y envidiaban a la Regenta ahora la acusan y la desprecian.
Vetusta la noble estaba escandalizada, horrorizada. Unos a otros, con cara de hipócri-
ta compunción, se ocultaban los buenos vetustenses el íntimo placer que les causaba
aquel gran escándalo que era como una novela, algo que interrumpía la monotonía
eterna de la ciudad triste. Pero ostensiblemente pocos se alegraban de lo ocurrido.
5 ¡Era un escándalo! ¡Un adulterio descubierto! ¡Un duelo! ¡Un marido, un ex-regente
de Audiencia muerto de un pistoletazo en la vejiga! En Vetusta, ni aun en los días de
revolución había habido tiros. No había costado a nadie un cartucho la conquista de
los derechos inalienables del hombre. Aquel tiro de Mesía, del que tenía la culpa la
Regenta, rompía la tradición pacífica del crimen silencioso, morigerado y precavido.
10 «Ya se sabía que muchas damas principales de la Encimada y de la Colonia engañaban
o habían engañado o estaban a punto de engañar a su respectivo esposo, ¡pero no a
tiros!». La envidia que hasta allí se había disfrazado de admiración, salió a la calle con
toda la amarillez de sus carnes. Y resultó que envidiaban en secreto la hermosura y la
fama de virtuosa de la Regenta no sólo Visitación Olías de Cuervo y Obdulia Fandiño
15 y la baronesa de la Deuda Flotante, sino también la Gobernadora, y la de Páez y la
señora de Carraspique y la de Rianzares o sea el Gran Constantino, y las criadas de la
Marquesa y toda la aristocracia, y toda la clase media y hasta las mujeres del pueblo…
y ¡quién lo dijera! la Marquesa misma, aquella doña Rufina tan liberal que con tanta
magnanimidad se absolvía a sí misma de las ligerezas de la juventud… ¡y otras!
20 Hablaban mal de Ana Ozores todas las mujeres de Vetusta, y hasta la envidiaban y
despellejaban muchos hombres con alma como la de aquellas mujeres.
Una imagen de
la miniserie televisiva
La Regenta, de
Fernando Méndez-
Leite, 1994.
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ANALIZAR
5. ¿Qué tipo de narrador encontramos en este pasaje? Justifica tu respuesta a partir
del texto.
PRODUCIR
8. ¿Por qué motivos se puede inscribir este texto en el movimiento literario del Rea-
lismo?
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2 La prosa
La Regenta
VÍDEO
DIGITAL
Ficha técnico-artística
Nacionalidad: España, 1994
Duración: 135 minutos
Dirección: Fernando Méndez-Leite
Reparto: Aitana Sánchez-Gijón, Carmelo Gómez,
Juan Luis Galiardo, Amparo Rivelles
Mediados del siglo XIX. La joven y hermosa Ana Ozores vive una existencia aburrida cerca
de su anciano marido, don Víctor, regente de la imaginaria ciudad de Vetusta. Para escapar
a la mediocridad de su vida se hace llevar de un amor espiritual por su confesor, don Fer-
mín, y de una fuerte pasión carnal por el seductor don Álvaro. Don Víctor será víctima de
este último en un duelo para defender su honor: Ana quedará sola frente a una sociedad
burguesa que la marginará criticando sus culpas y revelándose hipócrita y cruel.
Actividades
281
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Flaubert y Clarín
Son bien conocidas las acusaciones de plagio que parten muchos rasgos. Las dos obras tienen como
suscitó la novela de Clarín, fundamentalmente protagonistas a mujeres jóvenes cuyos caracteres y
referidas a evidentes coincidencias entre Madame actitudes muestran muchas coincidencias:
Bovary, de Gustave Flaubert, y La Regenta. Ya lo 1. la influencia de su infancia, de su educación y
notó un contemporáneo, Luis Bonafoux y Quinte- de las lecturas en la formación de su carácter, a
ro, quien en el año 1887 escribió: pesar de ser muy distintas en cada una;
“La Regenta asistiendo con Quintanar (el ma- 2. la frustración de la protagonista ante una ciu-
rido) y D. Álvaro (el amante) a la representación dad (Vetusta en La Regenta, Yonville en Mada-
de Don Juan Tenorio, es un calco de un capítulo de me Bovary) y un ambiente que considera vulgar:
Madame Bovary”. Emma habla de ennui, que se vuelve en hastío y
Tardó un año Clarín en responder a esta acusa- “estúpida existencia” en Ana Ozores;
ción, afirmando: 3. los anhelos insatisfechos de una personalidad
“En Madame Bovary la escena del teatro es un soñadora y romántica;
episodio insignificante, de los de menos relieve; en 4. el adulterio visto por las protagonistas como
mi novela es un largo capítulo en que se estudia el una forma de convertirse en heroína romántica,
alma de la Regenta por muchos lados, un capítulo aspiración que acabará en un fracaso.
de los principales para la acción interna del libro;
además, Flaubert no se propone pintar el teatro de Además, tanto en Clarín como en Flaubert es fun-
provincia en este episodio de su novela, y yo en el damental el cuidado y la atención por los detalles.
mío sí, y como Dios me da a entender, describo Recordemos la muerte de Emma, descrita de un
el coliseo de mi pueblo sin acordarme de que hay modo tan real que al mismo autor le parecía sentir
Flaubert en el mundo, y recordando sólo mil por- el gusto del arsénico en su boca. Para escribir esta
menores y accidentes históricos almacenados en escena Flaubert consultó numerosos libros; igual-
mi memoria, enamorada de los años de la infancia mente hizo Clarín, documentándose minucio-
y de la primera juventud”. samente y leyendo numerosos tratados médicos,
Aún dejando de lado la escena del teatro, bien para describir la muerte de don Víctor en el duelo,
es verdad que La Regenta y Madame Bovary com- sobrevenida por una peritonitis, y las enfermeda-
des nerviosas de Ana.
Al mismo tiempo, sin embargo, es
incuestionable la originalidad de la
novela de Clarín y la falta de funda-
mento de las acusaciones de plagio:
las coincidencias entre las obras eran
comunes en la época porque los auto-
res copiaban de la vida misma, como
afirma Leopoldo Alas: “siempre me
encontrará Bonafoux copiando… lo
que veo, pero no lo que leo”.
282
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Mapa conceptual
En España este movimiento llega hacia 1868 y se seguirá cultivando hasta finales
del siglo, cuando otros movimientos como el Modernismo y la Generación del 98
¿Cuándo? empezarán a imponerse debido también a los hechos históricos contemporáneos y
a un intento renovador.
Juan Valera, novelista y periodista, es autor de la obra Pepita Jiménez; sus perso-
najes son verosímiles, profundo es el análisis psicológico y los temas son sentimen-
tales y amorosos
Emilia Pardo Bazán nos ofrece el análisis de la vida social española, en parti-
cular de Galicia. Abraza los ideales naturalistas de Zola y su obra maestra es Los
pazos de Ulloa
¿Quién?/
¿Quiénes?
Benito Pérez Galdós: su producción realista es inmensa. Destacan los Episodios
Nacionales de tema histórico y las Novelas Españolas Contemporáneas, 24 novelas
que describen la sociedad de Madrid y a las que pertenece Fortunata y Jacinta
Leopoldo Alas «Clarín», autor de La Regenta, indaga la vida interior de los per-
sonajes y emplea el determinismo típico del Naturalismo, subrayando el influjo de
factores ambientales en la conducta de los personajes
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2. Producción
a. Analiza cómo ha cambiado la imagen de la mujer en el siglo XIX, comparando las obras de Gustavo
Adolfo Bécquer a Clarín.
b. Ilustra las características principales del Naturalismo español.
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8 Modernismo
y Generación del 98
Eso es el modernismo: un gran movimiento de
entusiasmo y libertad hacia la belleza.
Para empezar
1. En el periódico La Voz de Madrid (18 de marzo de 1935) así define el movimiento literario del
Modernismo uno de sus mayores representantes: Juan Ramón Jiménez. ¿Piensas que esta nueva
estética representa una ruptura con el Realismo y el Naturalismo? Argumenta tu respuesta.
2. Observa la foto del Parque Güell, obra del arquitecto modernista Antoni Gaudí. ¿Cuáles son sus
elementos predominantes?
Parque Güell,
Barcelona.
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1 Contexto cultural
1.1 Marco histórico
Tras la muerte de Alfonso XII, su esposa María Cristina se encarga de la regencia del país
hasta la mayoría de edad del hijo, el futuro rey Alfonso XIII (1886-1941). En este período
Philip de László, el gobierno se basa en un sistema de alternancia de poderes entre los liberales y los conser-
Alfonso XIII con vadores, conocido como el Pacto del Pardo y firmado el 24 de noviembre de 1885.
uniforme de húsar,
1927. Museo
Nacional Reina El Desastre del 98. En 1895 los independentistas cubanos (ayudados por EE.UU.)
Sofía, Madrid. inician una segunda guerra contra España, y cuando, en febrero de 1898, un acorazado
norteamericano, el Maine, atracado en el puerto de La Habana,
explota causando la muerte de más de 250 marinos, EE.UU. da
un ultimátum a España para que abandone la isla y le conceda la
independencia. A la negativa de España sigue la declaración de
guerra de Estados Unidos, concluyéndose con la victoria de los
americanos. España pierde así sus últimos territorios coloniales
(Cuba, Puerto Rico y Filipinas). Esta pérdida, nominada Desastre
de 98, hace que desaparece el ambiente de confianza que se había
vivido con la Restauración, propicia la crítica al sistema y la apa-
rición de la idea de regeneracionismo del país mediante el sanea-
miento de la Hacienda, la mejora de la educación, el crecimiento
económico, etc.
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1 Contexto cultural
2. ¿Por qué es tan importante para España la pérdida de Cuba, Puerto Rico y Filipinas?
4. Completa el eje cronológico con los distintos acontecimientos históricos de este periodo, según
la información que aparece en el texto.
1898 1902 1923
.................................................. .................................................. ..................................................
.................................................. .................................................. ..................................................
.................................................. .................................................. ..................................................
.................................................. .................................................. ..................................................
1923
Dictadura
de Primo de Rivera
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Joaquín Sorolla
y Bastida, Y aún
dicen que el
pescado es caro,
1894. Museo
Nacional del Prado,
Madrid.
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1 Contexto cultural
Actividades
1. CD 3 04 Escucha el audio sobre Antoni Gaudí y completa con las palabras que faltan.
Antoni Gaudí ( .............................. ) es el arquitecto más original y destacado de la época, a pesar de que no
puede adscribirse concretamente a ningún ............................ artístico por su tremenda ............................. .
Destaca su imaginación creativa para la decoración tanto de ................................. como de exteriores de
edificios así como la ................................. que produjo en las formas arquitectónicas, basadas en la línea
................................. . Son muy característicos en la decoración de sus edificios los .................................
de cerámica rota, llamados ................................. , que adornan e iluminan brillantes con cientos de colores
................................. y muros. De sus producciones más importantes resaltan las realizadas en Barcelona y
sus ..............................., como la Casa Batlló, la Casa Milá o la ................................ , el ...............................
Güell y su obra maestra, la ............................... , que dejó inacabada pero que sintetiza todo el
............................... del artista. Las soluciones arquitectónicas que propone son tan ............................... que
superan los límites del modernismo llegando a influir en la arquitectura de ............................... del siglo XX.
2. Atendiendo a las siguientes imágenes de Gaudí y a lo que has aprendido sobre el autor catalán,
selecciona aquellos términos recogidos en la parrilla que mejor definan sus obras.
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Gaudinizados
Cuando Gaudí falleció en 1926 hacía quince años que el Modernismo era considerado
un estilo decadente y de mal gusto en Europa. Los muros de cerámica, las maderas cur-
vas o los pavimentos hidráulicos habían pasados de moda y algunos edificios dejaban
sitio a otros nuevos creados en un estilo depurado como el Art Decó o el Movimiento
5 Moderno. “Sin embargo, la obra de Gaudí resistió y la Sagrada Familia, antítesis de mo-
dernidad, continuó construyéndose”, recuerda Mireia Freixa, catedrática de Historia
del Arte de la UB, que no duda en calificar al arquitecto de único: “No conozco a otro
que en pleno siglo XX, durante 12 años, construyera una catedral”.
En el entierro de Gaudí se comprobó cómo pese a su fama de excéntrico, austero y,
10 sin duda, raro, tenía el apoyo de casi toda la ciudad que se echó a la calle para despedir-
lo. Pero había otros componentes, como su profunda religiosidad, algo conocido por
todos, y su convencido catalanismo, que no siempre ha sido valorado. Freixa explica
cómo los primeros gaudinistas fueron los arquitectos, artesanos e industriales de su
círculo, atraídos por las formas y las teorías constructivas que popularizó.
15 Seducidos por las curvas. Siempre se ha dicho que durante décadas la obra y la figura
de Gaudí fueron denostadas y despreciadas por todos, pero hubo grupos y personajes
que se dejaron seducir por sus curvas y sus osadas soluciones arquitectónicas. En
1922 el surrealista André Breton envió una postal a Picasso de la Sagrada Familia en
la que le preguntaba si conocía esta maravilla. Dalí en 1922 y 1933 no dejó de alabar,
20 verbalmente y por escrito, como en la revista Minotaure, trabajos como la Pedrera o
el Parque Güell.
Los antigaudinistas también han tenido su momento, recuerda Freixa. En 1965,
Miró, Le Corbusier, Tàpies, Bohigas y Subirachs firmaron un manifiesto en contra de
continuar las obras de la Sagrada Familia, una postura que también se defendió en
25 1975 y que en 1990 vivió su momento álgido cuando un grupo de intelectuales se posi-
cionaron contra los trabajos en la fachada de la Pasión que realizaba Subirachs. Hoy en
día son pocas las voces contrarias. Entre ellos, Oriol Bohigas, que en 2011 escribió que
“la Sagrada Familia hace de Barcelona la ciudad más carca de Europa”.
Fenómeno turístico. Con respecto al turismo y Gaudí, Freixa alerta que: “No es lo
30 mismo una catedral gótica concebida para acoger peregrinaciones, que casas como la
Pedrera y Batlló o parques como el Parque Güell, que nacieron como lugares privados,
que piden planteamientos especiales. Es un tema de sentido común, no hace falta ser
un gran experto”. Por eso, asegura que el cobro impuesto hace año y medio para acce-
der al recinto histórico del parque, que ha disminuido las visitas de 9 a 2,3 millones, “es
35 modélico. Viajar es caro, que lo paguen los turistas”. Para Freixa no hay duda de que el
turismo es una gran riqueza que hay que aprovechar, pero “hay que encaminarlo bien
y creo que se nos ha ido de las manos”. A la especialista le preocupa que ninguno de
los programas electorales de los partidos que se presentaron en las pasadas elecciones
plantearan profundizar en el conocimiento del patrimonio “que ha de llevar a su uso
40 responsable”.
Para la catedrática es contradictorio que mientras se ha generado una gran dis-
cusión sobre la proliferación de apartamentos turísticos nadie haya cuestionado los
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1 Contexto cultural
COMPRENSIÓN
1. ¿Qué noticias aparecen en el artículo sobre la figura de Gaudí?
2. ¿Quiénes son los gaudinistas?
3. Al pintor Dalí no le gustaban las obras de Gaudí. Di si esta afirmación es verdadera o falsa y
justifica tu respuesta.
4. ¿Qué razones aportaron los antigaudinistas al rechazar su obra?
5. Según la catedrática, ¿está bien que se pague para acceder a los monumentos?
6. Encuentra un sinónimo para las siguientes palabras: carca, perjudique, planteamientos.
7. ¿Freixa está a favor o en contra de que se pague una entrada para los edificios privados?
8. ¿Cuáles son las contradicciones que nota Freixa?
9. El fenómeno del turismo ha conllevado también algo negativo. ¿Qué?
10. ¿Qué quiere decir el autor del artículo cuando afirma que Gaudí ha gaudinizado la ciudad?
EXPRESIÓN
Redacta un texto, de entre 250-300 palabras como máximo, sobre una de las siguientes
propuestas:
1. Describe de manera general los lugares de interés artístico de tu ciudad haciendo referencia
a un artista o monumento con el que se identifica normalmente esta ciudad.
2. El turismo es muy importante para la economía de un país y de sus ciudades. Escribe un
texto en el que se describan los aspectos positivos del desarrollo de este sector así como
los aspectos negativos que conlleva.
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En el mismo período, una corriente política y cultural cuestiona los valores y el sistema de
la Restauración: el Regeneracionismo. Su líder, Joaquín Costa, denuncia la incultura y el
atraso españoles, y en la obra Oligarquía y caciquismo (1901) propone modernizar al país
con reformas educativas, económicas y culturales.
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1 Contexto cultural
Henri Rousseau,
La comida del le—n,
1907. Museum of
Modern Art,
Nueva York.
293
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Nome: Costanza
2 El Modernismo
A finales del siglo XIX aparecen nuevas manifestaciones estéticas
de carácter renovador que se oponen a las tendencias literarias del
Realismo y el Naturalismo. Como reacción rebelde e inconformista
ante todo lo establecido, la literatura hispánica se ve invadida por un
sentimiento de desencanto y pesimismo, dando lugar a un nuevo
movimiento: el Modernismo.
Esta corriente estética, que surge en Hispanoamérica en torno al
cubano José Martí y al nicaragüense Rubén Darío, se difunde en
España paralela al movimiento de renovación que se produce en ese
momento en toda Europa.
Temas. En cuanto a los temas fundamentales del Modernismo, los modernistas coinciden
con los románticos en su profunda desazón y pesimismo vital ante el mundo en que viven.
De ahí que los temas más frecuentes sean:
• el exotismo y el escapismo. El escritor modernista se encuentra inmerso en una realidad
que le disgusta, y por eso quiere evadirse en el tiempo y en el espacio. En el tiempo mira
hacia el pasado nacional, fuente de evocaciones históricas y legendarias, o el mundo mi-
tológico clásico. En el espacio es particularmente relevante el gusto por lo oriental y lo
exótico. Los ambientes modernistas están inspirados en jardines otoñales, en jardines o en
estanques donde el tiempo está detenido, en que la melancolía envuelve los paisajes, o en
un mundo idílico poblado de princesas, ninfas o musas, que viven en lugares de ensueño;
• el cosmopolitismo. Como consecuencia de la necesidad de evasión, muchos autores
intentan huir del provincialismo y de la mediocridad adecuándose al proceso general
de renovación europeo. De ahí su devoción por París;
• el amor y el erotismo. Se idealiza el amor y a la mujer, introduciendo referencias eróti-
cas e invocaciones a gozar del amor;
• el indigenismo. La civilización precolombina es entendida como medio de evasión de
la realidad circundante, pero también como exaltación de lo hispano frente al poder
dominante de Estados Unidos;
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Nome: Costanza
2 El Modernismo
• la pasión frente a la razón. Los modernistas, igual que los románticos, potencian el
dominio de la emoción sobre la lógica, lo que se traduce en profundas manifestaciones
de hastío, melancolía y soledad.
Estilo. Nada mejor para definir el estilo modernista que las palabras de Juan Ramón Ji-
ménez: “El Modernismo era el encuentro de nuevo con la belleza, sepultada durante el
siglo XIX por un tono general de poesía burguesa”. Los modernistas se proponen renovar
el lenguaje poético adoptando nuevas formas estéticas, buscando la belleza, la elegancia, la
perfección formal. Las innovaciones estilísticas del Modernismo se pueden sintetizar así:
• enriquecimiento léxico con la introducción de cultismos y neologismos, palabras con
un marcado carácter estético, voces exóticas, etc.;
• adjetivación abundante y ornamental;
• abundancia de recursos fónicos para conseguir la musicalidad del verso: aliteraciones
(bajo el ala aleve del leve abanico), utilización de palabras esdrújulas (púrpura, libélulas…);
• uso frecuente de la sinestesia, o sea, la unión de dos sensaciones que se perciben por
sentidos distintos (furia escarlata, sol sonoro, jardín callado, etc.);
• utilización de recursos lingüísticos que se caracterizan por su poder sugerente y por su va-
lor decorativo, como metáforas, aliteraciones, imágenes originales y deslumbrantes, etc.;
• en lo referente a la métrica, preferencia por los versos largos, ante todo el alejandrino,
pero también dodecasílabos y eneasílabos enriquecidos con nuevas variantes de acen-
Casa Batlló,
tos y cesuras. Barcelona.
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■ Rubén Darío
Cuando quiero llorar, no lloro,
y a veces lloro sin quererÉ
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2 El Modernismo
Actividad
1. Empareja los elementos de cada columna. Luego pon en orden las diferentes frases para que
compongan un resumen coherente de lo que has aprendido acerca de Rubén Darío.
a. Los temas que abarca son 1. conoció a muchos literatos europeos.
b. Viajó a Europa 2. es un poeta nicaragüense.
c. Rubén Darío 3. legendarios, amorosos, exóticos.
d. Puede considerarse 4. el Parnasianismo y el Simbolismo.
e. Su tono se hace más grave e inquieto en 5. para muchos poetas españoles.
f. Fue un modelo 6. Azul, publicada en 1888.
g. Su estilo se basa en 7. viviendo en España y en Francia.
h. Su primera obra fue 8. la musicalidad y los efectos sensoriales.
i. En sus obras logra fundir 9. el padre del Modernismo.
j. Gracias a sus viajes 10. los Cantos de vida y esperanza.
Venus CD 3 05
La imagen y el nombre del planeta (el mismo de la diosa del amor) presentan a la memoria
de Rubén Darío la imagen de la mujer y la experiencia amorosa.
Henri-Edmond Cross,
Paisaje con estrellas,
1905-1908. Colección
Robert Lehman.
297
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ANALIZAR
4. ¿De cuántas sílabas se compone cada 8. “En la tranquila noche” (verso 1), “En
verso? busca de” (verso 2), “En el oscuro cie-
a. de 15 sílabas lo” (verso 3) son:
b. de 17 sílabas a. anáforas
c. de 18 sílabas b. paralelismos
c. polisíndeton
5. La rima es:
a. asonante 9. “Y volar hacia ti” (verso 10) y “flotar en
b. consonante el nimbo” (verso 11) son:
a. anáforas
6. “Nostalgia amarga” (verso 1) y “calla-
b. paralelismos
do jardín” (verso 2) son:
c. polisíndeton
a. comparaciones
b. metáforas
c. sinestesias
7. “Una reina oriental” (verso 5), “crisá-
lida” (verso 9), “labios de fuego” (ver-
so 10) son:
a. comparaciones
b. metáforas
c. sinestesias
10. En el símil de los versos 3-4 el poeta crea una comparación entre el ébano y el
cielo. Explícalo.
PRODUCIR
14. Basándote en el análisis anterior, elabora un breve comentario especificando los
motivos por los cuales esta poesía se puede adscribir al movimiento del Modernis-
mo (150 palabras).
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2 El Modernismo
Sonatina CD 3 06
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300
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2 El Modernismo
Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿Cuál es el tema de esta poesía?
2. ¿Por qué está triste la princesa?
3. ¿Cómo aparece tratado aquí el tema del amor?
4. Localiza los versos en que se hace referencia a lugares exóticos o extranjeros.
5. Encontramos también alusiones mitológicas. ¿Dónde?
6. ¿Qué le anuncia su hada madrina?
7. El final de la poesía recuerda una historia propia de los cuentos de hadas. ¿Sabrías indicar cuál?
ANALIZAR
8. ¿De cuántas estrofas consta este poema?
9. Cuenta el número de sílabas presentes en cada verso.
10. ¿Cómo es la rima? ¿Consonante o asonante?
11. ¿Con qué se compara a la princesa en el verso 6?
12. Encontramos en Sonatina muchos elementos típicos del Modernismo. Señala algunos de estos.
• Predilección por ambientes exóticos y refinados.
• Elementos que demuestran el gusto refinado y aristocrático propio de los modernistas.
13. Localiza en el poema los siguientes recursos estilísticos.
.......................................................................................................................................
aliteración
.......................................................................................................................................
.......................................................................................................................................
anáfora
.......................................................................................................................................
.......................................................................................................................................
asíndeton
.......................................................................................................................................
.......................................................................................................................................
metáfora
.......................................................................................................................................
.......................................................................................................................................
paralelismo
.......................................................................................................................................
.......................................................................................................................................
personificación
.......................................................................................................................................
.......................................................................................................................................
polisíndeton
.......................................................................................................................................
.......................................................................................................................................
quiasmo
.......................................................................................................................................
PRODUCIR
16. Basándote en los puntos indicados por las preguntas de arriba, elabora un breve comentario de la
Sonatina (150 palabras).
301
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
Monumento
a Juan Ramón
Jiménez. Plaza del
Cabildo, Moguer.
302
Codice Fiscale: RBICTN01R47D969J
Cognome: Ribi
Nome: Costanza
2 El Modernismo
Platero y yo
En esta obra se narran las aventuras imaginarias de Jiménez con un burro llamado Plate-
ro en el pueblo de Moguer: gracias a la narración de estos breves episodios descubrimos Para profundizar:
los típicos rasgos de la Andalucía rural, sus costumbres, sus personajes tradicionales y véase pág. 308
sus paisajes.
Moguer es el símbolo de todos los pequeños pueblos andaluces y sus rituales relacio-
nados con los cambios de las estaciones, la agricultura, la vendimia y la naturaleza son re-
presentativos de la comunidad entera. Platero también es un símbolo: no solo representa a
todos los burros que Jiménez había poseído durante su niñez, sino también al animal rural
que desde siempre ha acompañado al hombre en sus tareas del campo, un animal fuerte y
a la vez tierno. La obra misma tiene el valor simbólico de representar la vida ya que se abre
en primavera y acaba en invierno con la desgraciada muerte de Platero y la tristeza de su
dueño y de los niños de Moguer.
303
Codice Fiscale: RBICTN01R47D969J
Cognome: Ribi
Nome: Costanza
Actividades
1. Indica si los siguientes enunciados sobre Juan Ramón Jiménez son verdaderos
(V) o falsos (F).
V F
a. Fue un poeta andaluz.
b. Vivió siempre en España.
c. Pertenece a la Generación del 98.
d. En poesía fue un tradicionalista.
e. Escribió muchas novelas.
f. Pensaba que la poesía corresponde al conocimiento de una realidad
profunda.
g. Era un hombre sensible.
h. Cambió en distintas ocasiones su estilo.
2. Completa el texto sobre la producción de Jiménez con las palabras y las expresio-
nes recogidas en la siguiente parrilla.
304
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
2 El Modernismo
Antonio Muñoz
Degrain, El río
de piedra, 1901.
Museo de Bellas
Artes, Málaga.
Análisis del texto
COMPRENDER ANALIZAR
1. ¿Cuál es el tema de este poema? 6. Busca las aliteraciones. ¿Qué función cum-
plen?
2. Podemos dividir el poema en dos partes.
Otorga un título a cada una. 7. Hay también anáforas. Señálalas en el texto.
• I parte (vv. 1-16): ...........................................
8. El paisaje está descrito de forma:
..................................................................... .
a. objetiva
• II parte (vv. 17-24): ........................................
b. intimista
..................................................................... .
c. subjetiva
3. Copia las palabras de significado musical. d. realista
4. Señala las palabras que significan luz y color. 9. Observa las formas verbales presentes en el
texto. ¿Qué puedes notar?
5. Subraya las palabras que expresan esa at-
mósfera soñolienta.
305
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
CD 3 08 Domingo de primavera
La poesía pertenece a La soledad sonora, compuesta en los años de retiro en Moguer
(1905-1912); por lo tanto el influjo es modernista.
COMPRENDER
1. Subraya todos los elementos naturales que aparecen en esta poesía.
2. Identifica en el texto al poeta: ¿en qué estado anímico se encuentra?
3. ¿Qué atmósfera domina en este escenario natural? Justifica tu respuesta con las palabras emplea-
das por el poeta en esta composición lírica.
ANALIZAR
4. Completa el siguiente esquema con las palabras y expresiones relacionadas con los cinco sentidos.
Vista Oído Gusto Tacto Olfato
.............................. .............................. .............................. .............................. ..............................
.............................. .............................. .............................. .............................. ..............................
.............................. .............................. .............................. .............................. ..............................
.............................. .............................. .............................. .............................. ..............................
.............................. .............................. .............................. .............................. ..............................
.............................. .............................. .............................. .............................. ..............................
.............................. .............................. .............................. .............................. ..............................
5. ¿Podrías encontrar en el poema alguna sinestesia? Indica también qué sensaciones se funden en ella.
6. Explica la expresión “pura aristocracia” del verso 11.
7. Observa las rimas. ¿Son regulares o irregulares?
PRODUCIR
8. Esta composición propone la imagen de un domingo de primavera a través de los ojos del poeta.
Ofrece tu descripción personal de un domingo primaveral: ¿Cómo cambian tus costumbres con
respecto a los días de fiesta de la estación fría? ¿Hay algún lugar natural que normalmente visitas
y en el que admiras las señas de la llegada de la primavera? (100-120 palabras)
306
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
2 El Modernismo
Platero y yo CD 3 09
Capítulo 1. Platero
Estamos en el comienzo de la obra. Jiménez, con un lenguaje exquisito y a la vez sencillo,
nos describe a Platero.
Platero es pequeño, peludo, suave; tan blando por fuera, que se diría todo de algodón, 1. hocico: muso,
que no lleva huesos. Solo los espejos de azabache de sus ojos son duros cual dos esca- grugno.
COMPRENDER PRODUCIR
1. ¿Cómo es Platero físicamente? 8. Quizás no lo sepas, pero actualmente
el burro está considerado en peligro
2. ¿Cómo es su personalidad?
de extinción, a la par de otros animales
3. ¿Qué le gusta comer a Platero? más conocidos como el tigre siberiano,
el oso polar o el elefante. Actualmen-
4. Entre los elementos que caracterizan
te, solo quedan unos cientos de burros
al burro, ¿cuáles son humanos?
salvajes en el mundo. ¿Cuáles piensas
que pueden ser las causas? ¿Y, según
ANALIZAR
tu parecer, existen soluciones para evi-
5. ¿Qué significa la expresión “vestidos tarlo? (150-200 palabras)
de limpio y despaciosos” (línea 11)?
9. Muchas personas, así como Jiménez,
6. Muchas son las expresiones típica- tienen una estrecha relación con un
mente modernistas que Jiménez usa animal, generalmente un perro o un
en esta prosa poética. Subraya las gato: lo cuidan, lo miman, le hablan, lo
expresiones sensoriales y las figuras tratan como si fuera un niño o su pro-
sinestésicas empleadas por el poeta pio hijo. En caso de que tú tengas un
en este fragmento. animal en tu casa, comenta la relación
que guardas con él; si no lo tienes,
7. Señala las comparaciones presentes
cuenta los motivos y di si te gustaría o
en el texto.
no tener uno (150-200 palabras).
307
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Nome: Costanza
308
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Nome: Costanza
3 La Generación del 98
3 La Generación del 98
Como hemos visto, el año 1898 señala una de las
etapas más significativas de la historia española
contemporánea: la pérdida de Cuba, Puerto Rico
y Filipinas, últimos baluartes del imperio colonial
español. Un grupo de jóvenes intelectuales reac-
ciona ante la situación de malestar social derivada
de este “Desastre”, proponiendo una revisión pro-
funda de la historia de España y una renovación
de la conciencia nacional.
Azorín fue el primero en emplear, en 1913, la
etiqueta “Generación del 98” para referirse a este
grupo de autores que compartían las mismas inquietudes y actitudes de protesta, además Claustro de
profesores del
de una profunda preocupación por España. Ya en 1901 el mismo Azorín, junto con Pío Ba-
Instituto de Baeza,
roja y Ramiro de Maeztu, que se autodenominaban el “Grupo de los tres”, firmando así sus hacia 1918.
escritos, había publicado el Manifiesto, documento en el que se denunciaba la situación de Antonio Machado
España y la urgente necesidad de mejora. Sin embargo, dicha etiqueta provocó el rechazo es el tercero por la
derecha, sentado.
de Pío Baroja, que se negó a formar parte de ese grupo literario. Años más tarde el crítico
Pedro Salinas, aplica los criterios de Julius Petersen para definir una generación:
• nacimiento de sus integrantes en años muy poco distantes: para pertenecer a una
generación los miembros no deben superar una diferencia de edad de más de quince
años. En la del 98 el mayor era Miguel de Unamuno (1864) y el más joven Antonio
Machado (1875);
• formación intelectual semejante: en este caso, todos fueron autodidactas;
• mantenimiento de relaciones personales entre los miembros del grupo: todos fre-
cuentaban las mismas tertulias literarias en Madrid y colaboraban con los mismos pe-
riódicos y revistas;
• participación conjunta en actos colectivos: la visita a la tumba de Larra en 1902, la
protesta en 1904 por la entrega del Nobel de Literatura a José Echegaray y Eizaguirre,
“símbolo de una España pasada”, etc.;
• presencia de un acontecimiento generacional que los aglutine: el Desastre del 98 y la
pérdida del imperio colonial;
• presencia de un guía: para Salinas no está tan clara la existencia de un líder en este gru-
po, aunque propone al filósofo Friedrich Nietzsche. Algunos críticos piensan que puede
ser Mariano José de Larra, cuya obra también está presidida por la misma preocupación
por España; otros ven en Unamuno a esa figura carismática;
• rechazo a la generación anterior por su anquilosamiento: los escritores del 98 reac-
cionan contra los escritores realistas y naturalistas de la segunda mitad del siglo XIX;
• lenguaje generacional: les caracteriza una marcada voluntad antirretórica, un lenguaje
sencillo y sobrio y un estilo cuidado.
Actualmente la crítica niega la existencia real de tal generación, y prefiere hablar de una
“generación de fin de siglo”, que englobaría tanto a escritores noventayochistas como mo-
dernistas, con una serie de rasgos comunes, que algunos han denominado “espíritu del 98”.
Suele considerarse precursor de esta generación a Ángel Ganivet, autor de Idearium es-
pañol (1897), obra en la que reivindica a España y a su cultura. Entre las figuras más repre-
309
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
Los temas. Los temas predominantes en la obra de los escritores españoles de esta gene-
ración de fin de siglo son España y el sentido de la vida.
• El tema de España. Tras el “Desastre”, la discusión sobre el llamado “problema de Es-
paña” se convierte en tema obligado. Recordemos la famosa frase de Unamuno: “Me
duele España”. El examen de “esa dolorosa realidad española” les lleva a criticar a su so-
ciedad, sus “vicios nacionales” cuales la pereza, el prejuicio, la insolidaridad, la envidia,
y a revisar la historia nacional, en la que los escritores del 98 encuentran el germen de
la desastrosa situación del presente. El paisaje castellano se convierte en el símbolo del
alma española, sobre todo Castilla, en la que ven la esencia de España (véase por ejem-
plo La ruta de don Quijote de Azorín o Por tierras de Portugal y España de Unamuno).
• Las preocupaciones existenciales y religiosas adquieren especial relieve: los noventa-
yochistas se interrogan sobre el sentido de la vida, el destino del hombre, la religión, la
existencia de Dios, etc. con un enfoque intensificado por las corrientes irracionalistas
europeas (Nietzsche, Schopenhauer, Kierkegaard, etc.). Encontraremos estas preocupa-
ciones en Unamuno, en las poesías de Machado y en las novelas de Pío Baroja.
310
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3 La Generación del 98
El estilo. Los rasgos estilísticos comunes en los autores de la Generación del 98 se pueden
resumir de la siguiente manera:
• uso de un lenguaje sencillo, natural y antirretórico;
• preocupación por el léxico: se recuperan vocablos tradicionales, arcaicos, o procedentes
de la lengua popular y castiza, las denominadas palabras “terruñeras”;
• estructura caracterizada por oraciones coordinadas y párrafos breves.
Actividades
Grupo de ....………..........……. que adoptan durante años una ....………..........……. similar ante la
....………..........……. política, social y ....………..........……. en la que se encuentra España y que coinci-
de, a pesar de sus ....………..........……. , en unas líneas ....………..........……. : la preocupación por los
....………..........……. de España, la actitud crítica ante la ....………..........……. y la aspiración a renovar la
....………..........……. nacional.
2. Corrige en tu cuaderno estas afirmaciones.
a. La poesía fue el principal interés de los noventayochistas.
b. El guía de los noventayochistas fue Unamuno.
c. Carlos Arniches renovó el teatro con los “esperpentos”.
d. En el Manifiesto se anunciaba el nacimiento del grupo del 98.
e. Idearium espa–ol es un ensayo de Unamuno.
311
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■ Azorín
¿Cómo haremos para que interese un libro,
un cuadro, un paisaje, una doctrina estética,
una manifestación nueva del pensamiento?
Genaro Lahuerta Obras. El tema de España ocupará casi la totalidad argumental de la obra de Azorín. Su
López, Retrato
de José Martínez
posición será, como era común dentro de su generación, crítica y negativa, achacando al
Ruiz, «Azorín», poder político la responsabilidad de la desastrosa situación del país y abogando por su
1948. Biblioteca reconstrucción a través del fomento de una cultura basada en la ética, de la recuperación
Nacional de
España, Madrid.
del alma española y, por supuesto, de la mejora de la economía. Sus escritos de juventud
se caracterizan por su fuerte contenido social y crítico desde una posición decididamente
anarquista. Con el paso del tiempo esta postura ideológica será sustituida por tendencias
más conservadoras.
En cuanto al tema de la religión, Azorín pasará de un inicial anticlericalismo a un fir-
me pensamiento católico, pasando por un sostenido escepticismo.
Podemos dividir sus obras según los géneros.
• Novelas: las novelas de Azorín rozan el límite del ensayo, pues el argumento es un
mero pretexto para expresar ideas, opiniones, pensamientos, etc. Mucha más aten-
ción presta a la descripción de la atmósfera, los personajes, o el contexto en el que
tiene lugar la acción. Parte del realismo cotidiano para evolucionar hacia un preciado
lirismo cargado de impresiones y recuerdos. En cuanto a los temas, la idea de España
y el tiempo son sus obsesiones. Entre estas destaca Antonio Azorín (1903), de donde
extrajo su seudónimo.
• Ensayo: es quizá el género que mejor cultivó, produciendo multitud de obras comple-
tamente renovadoras. Además de numerosos artículos periodísticos, escribió grandes
obras en las que analiza el tema de España – su paisaje, sus costumbres y sus gentes –,
atendiendo siempre a un denominador común: el tiempo. Destacan La Ruta de Don
Quijote (1905), Castilla (1912) y El paisaje de España visto por los españoles (1917).
312
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3 La Generación del 98
• Teatro: comenzó a desarrollarlo a edad avanzada y es, quizá, la producción menos in-
teresante de Azorín, si bien propone algunas novedades tales como suprimir la esce-
nografía o la abstracción conceptual que dan como resultado obras con cierto halo de
misterio.
Estilo. La prosa de Azorín es puro lirismo, marcada por una fluidez lenta, detallada,
minuciosa y cargada de precisas y sugerentes descripciones que buscan la captación de la
esencia con extremada sensibilidad. En cuanto al léxico, como sus compañeros de genera-
ción, apuesta por la recuperación de palabras arcaicas y neologismos, con predominio ab-
soluto de sustantivos y adjetivos sobre los verbos. Sus frases, de este modo, son sencillas,
desprovistas de subordina-
ción, para expresar concep-
tos concisos, de fácil com-
prensión pero no por ello
exentos de su característico
lirismo. Por este motivo
será difícil encontrar metá-
foras en sus producciones.
Practica, en definitiva, un
estilo perfecto para trans-
mitir su intención: apreciar,
por encima de la técnica y la
frialdad, la hermosa senci-
llez de lo cotidiano.
Aureliano de
Beruete y Moret, La
tapia del Pardo, 1911.
Museo Nacional del
Prado, Madrid.
Actividades
1. Indica los temas más recurrentes en la obra de Azorín y su actitud hacia ellos.
313
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CD 3 10 Antonio Azorín
Los siguientes extractos pertenecen a la novela Antonio Azor’n (1903) de la que José
Martínez Ruiz extrajo su seudónimo y en la que aprovecha para hacer un repaso de los
problemas que le inquietaban a través de los paisajes, personajes y las anécdotas que
les suceden a estos.
1. perecedero: que […] –Yo no quiero creer, Azorín – dice Verdú, – que esto sea todo perecedero1, que
ha de acabar. esto sea todo mortal y deleznable2 que esto sea todo materia. Yo oigo decir… yo leo…
2. deleznable: poco yo observo… por todas partes, todos los días, que las ideas consoladoras se disgregan3,
durable.
se pierden, huyen de las Universidades y las Academias, desertan de los libros y de los
3. disgregan:
5 periódicos, se refugian –¡único refugio!– en las almas de los labriegos4 y de las mujeres
separan.
sencillas… ¡Ah, qué tristeza, querido Azorín, qué tristeza tan honda!… Yo siento cómo
4. labriegos:
labradores. desaparece de una sociedad nueva todo lo que yo más amo, todo lo que ha sido mi vida,
5. remate: termine.
mis ilusiones, mi fe, mis esperanzas… Y no puedo creer que aquí remate5 todo, que la
sustancia sea única, que la causa primera sea inmanente… Y, sin embargo, todo lo dice
6. follaje: conjunto
de hojas de árboles 10 ya en el mundo… por todas partes, a pesar de todo, contra todo, estas ideas se van fil-
y otras plantas. trando…, estas ideas inspiran el arte, impulsan las ciencias, rigen los Estados, informan
7. diáfano: claro. los tratos y contratos de los hombres…
8. copiosa: Ligera pausa. Verdú mueve su cabeza suavemente para sacudir el dolor. Don Víctor se
abundante. acaricia sus patillas blancas. Azorín mira a lo lejos, en el huerto, cómo giran y tornan
15 las mariposas, sobre el follaje6, bajo el cielo diáfano7.
Y Verdú añade:
– No, no, Azorín; todo no es perecedero, todo no muere… ¡El espíritu es inmortal!
¡El espíritu es indestructible! […]
[…] Así viven, pobres y miserables, los labradores de la Meseta. El medio hace al hom-
20 bre. El contraste es irreductible, entre unos y otros moradores de España, mientras el
medio no se unifique. Porque no podrán pensar y sentir del mismo modo unos hom-
bres alegres que disponen de aguas para regar sus campos y cultivan intensivamente
sus tierras, y tienen comunicaciones fáciles y casas limpias y cómodas, y otros hombres
melancólicos que viven en llanuras áridas, sin caminos, sin árboles, sin casas conforta-
25 bles, sin alimentación sana y copiosa8. […]
Análisis del texto
314
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
3 La Generación del 98
Castilla CD 3 11
La obra Castilla (1912) es un conjunto de artículos y ensayos en los que Azorín, partiendo
de la descripción minuciosa de las tierras castellanas, reflexiona sobre los temas claves
de su producción: el tiempo y la situación española del momento.
Las nubes nos dan una sensación de inestabilidad y de eternidad. Las nubes son – 1. ventura: suerte.
como el mar – siempre varias y siempre las mismas. Sentimos mirándolas cómo nues- 2. henchidas: llenas.
tro ser y todas las cosas corren hacia la nada, en tanto que ellas – tan fugitivas – perma- 3. cendales: telas
necen eternas. A estas nubes que ahora miramos, las miraron hace doscientos, de seda o lino
5 quinientos, mil, tres mil años, otros hombres con las mismas pasiones y las mismas muy delgadas y
transparentes.
ansias que nosotros. Cuando queremos tener aprisionado el tiempo – en un momento
4. tenues: delicados.
de ventura1 – vemos que han pasado ya semanas, meses, años. Las nubes, sin embargo,
5. carmín: de color
que son siempre distintas, en todo momento, todos los días, van caminando por el
rojo.
cielo. Hay nubes redondas, henchidas2, de un blanco brillante, que destacan en las ma-
6. ocasos:
10 ñanas de primavera sobre los cielos translúcidos. Las hay como cendales3 tenues4, que atardeceres.
se perfilan en un fondo lechoso. Las hay grises sobre una lejanía gris. Las hay de car-
7. velloncitos:
mín5 y de oro en los ocasos6 inacabables, profundamente melancólicos, de las llanuras. diminutivo del
Las hay como velloncitos7 iguales e innumerables, que dejan ver por entre algún claro conjunto de lana de
un pedazo de cielo azul. Unas marchan lentas, pausadas; otras pasan rápidamente. Al- un carnero o una
oveja que se esquila.
15 gunas, de color de ceniza, cuando cubren todo el firmamento8, dejan caer sobre la tie-
8. firmamento:
rra una luz opaca9, tamizada10 gris, que presta su encanto a los paisajes otoñales. cielo.
9. opaca: que no
permite pasar la luz.
10. tamizada: (de
un gris) delicado,
tenue
Análisis del texto
COMPRENDER
1. Tras una lectura detallada de este extracto, perteneciente a uno de los libros que
mejor definen el estilo y la temática de Azorín, explica qué simbolizan las nubes.
2. En este texto está presente una de las mayores preocupaciones del autor. ¿Sabrías
decir cuál?
ANALIZAR
3. ¿Por qué utiliza Azorín un narrador en primera persona del plural?
4. Subraya todos los adjetivos que aparecen en el texto. ¿A qué crees que se debe
esta abundante presencia?
5. La prosa de Azorín se caracteriza por su sencillez y un ritmo muy lento. Para ello
emplea más adjetivos y sustantivos que verbos. ¿Qué tipo de verbos utiliza Azorín
en este texto?
315
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■ Pío Baroja
La vida es una lucha constante,
una cacería cruel en que nos vamos
devorando los unos a los otros.
El árbol de la ciencia
Para el examen: Argumento. Andrés Hurtado, el protagonista, es un joven estudiante “reconcentrado y
véase pág. 319
triste” que empieza la carrera de Medicina en Madrid, pero pronto se sentirá decepcionado
por la Universidad y el hospital donde hace sus prácticas. Tampoco su vida familiar, marca-
da por graves carencias afectivas, es fácil. Una vez licenciado, empieza a ejercer la medicina
en Alcolea del Campo, lo que permite al escritor darnos a conocer sus opiniones sobre la
España rural de la época. Andrés, inadaptado en el mundo en que vive, consigue un puesto
de médico de higiene en Madrid; se casa con Lulú, a quien había conocido en sus tiempos
de estudiante, pero su felicidad dura poco: el carácter pesimista de él convierte el matrimo-
nio en un fracaso. La muerte de Lulú y su hijo en el parto supondrá otro golpe mortal para
Andrés, que acabará suicidándose.
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3 La Generación del 98
Análisis. De esta obra Pío Baroja afirma en sus Memorias: “El árbol de la ciencia es, entre
las novelas de carácter filosófico, la mejor que yo he escrito. Probablemente es el libro
más acabado y completo de todos los míos”. La vida de Andrés Hurtado es en realidad su
autobiografía: en la novela aparecen varios personajes de la vida de Baroja, los mismos
ambientes, y sobre todo las mismas inquietudes y la misma ideología de este escritor no-
ventayochista. El joven Hurtado buscaba “una orientación, una verdad espiritual y práctica
al mismo tiempo”, y solo en algunos libros de filosofía pudo encontrar algo parecido, en
particular en los de Arthur Schopenhauer, cuya visión negativa del mundo y cuyo pesimis-
mo radical impregnan toda la novela.
La imagen que se nos ofrece de la sociedad española es desoladora: una universidad
caótica, con profesores anticuados y presuntuosos, una España rural caracterizada por el Gustav Klimt,
inmovilismo y la ignorancia, una ciudad, Madrid, representada como “un campo de ceni- El árbol de la
vida, 1905-1909.
za” por donde discurre una “vida sin vida”. El tiempo en que transcurre la acción es el del Museum für
Desastre del 98, justo cuando tiene lugar la contienda con los Estados Unidos. angewandte Kunst,
El título de la obra hace referencia a una frase del Génesis: “en el centro del Paraíso Viena.
había dos árboles: el árbol
de la vida y el árbol de la
ciencia del bien y del mal. El
árbol de la vida era inmen-
so, frondoso y, según algu-
nos santos padres, daba la
inmortalidad. El árbol de la
ciencia no se dice cómo era;
probablemente sería mez-
quino y triste”. Igualmente
para Baroja la vida humana
no tiene explicación, es un
sinsentido, una “anomalía
de la Naturaleza”.
Actividades
317
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CD 3 12 El árbol de la ciencia
La crueldad universal
En la cuarta parte de El árbol de la ciencia, Hurtado (el joven Baroja) comenta con su tío
Iturrioz (Baroja en su madurez) las diversas incógnitas que atormentan al joven sobre
filosofía, política, religión y ciencia.
1. mochuelo: – ¿Hay que indignarse porque una araña mate a una mosca? – siguió diciendo Iturrioz.
allocco. – Bueno. Indignémonos. ¿Qué vamos a hacer? ¿Matarla? Matémosla. Eso no impedirá
2. garduña: faina. que sigan las arañas comiéndose a las moscas. ¿Vamos a quitarle al hombre esos instin-
tos fieros que te repugnan? ¿Vamos a borrar esa sentencia del poeta latino: Homo ho-
5 mini lupus, el hombre es un lobo para el hombre? Está bien. En cuatro o cinco mil años
lo podremos conseguir. El hombre ha hecho de un carnívoro como el chacal, un omní-
voro como el perro; pero se necesitan muchos siglos para eso. No sé si habrás leído que
Spallanzani había acostumbrado a una paloma a comer carne y a un águila a comer y
digerir pan. Ahí tienes el caso de esos grandes apóstoles religiosos y laicos; son águilas
10 que se alimentan de pan en vez de alimentarse de carnes palpitantes; son lobos vegeta-
rianos. Ahí tienes el caso del hermano Juan…
– Ese no creo que sea un águila, ni un lobo.
– Será un mochuelo1 o una garduña2; pero de instintos perturbados.
– Sí, es muy posible – repuso Andrés; – pero creo que nos hemos desviado de la
15 cuestión; no veo la consecuencia.
La consecuencia a la que yo iba era ésta: que ante la vida no hay más que dos solu-
ciones prácticas para el hombre sereno: o la abstención y la contemplación indiferente
de todo, o la acción limitándose a un círculo pequeño. Es decir, que se puede tener el
quijotismo contra una anomalía; pero tenerlo contra una regla general, es absurdo.
Análisis del texto
ANALIZAR PRODUCIR
5. ¿Cuál es el significado de las palabras 9. Resume con tus propias palabras el
laicos y anomalía en este fragmento? contenido del texto.
Escribe en tu cuaderno dicho signifi-
cado así como al menos un sinónimo
y un antónimo para cada una de ellas.
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3 La Generación del 98
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Nome: Costanza
COMPRENSIÓN
1. ¿Qué atmósfera se respiraba en Madrid antes de la guerra?
2. ¿Por qué el padre de Andrés pensaba que iban a vencer?
3. ¿Qué opinaban los periódicos?
4. ¿Podemos encontrar una diferencia en el comportamiento de los españoles antes y después
de la derrota?
5. ¿Y en lo que cree Andrés?
6. Encuentra un sinónimo para las siguientes palabras o expresiones: morralla, cariz, bravuco-
nadas, cacería, a punto fijo.
7. ¿De qué guerra se está hablando?
8. ¿El narrador es omnisciente? Justifica tu respuesta con algún ejemplo.
9. ¿Con qué personaje crees que se identifica el autor?
10. ¿Por qué dice Baroja que “En el país de las máquinas de coser, el hacer unos cuantos uni-
formes era un conflicto enorme, según se decía en Madrid”?
EXPRESIÓN
Redacta un texto, de entre 250-300 palabras como máximo, sobre una de las siguientes
propuestas:
1. ¿Cuál es tu opinión sobre la guerra? ¿La justificas como instrumento de paz? Escribe un
texto argumentativo aportando tu opinión en propósito.
2. Muchos países europeos se han expandido territorialmente o colonizado otras naciones.
¿Opinas que se ha tratado de civilización o pérdida de otras culturas?
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3 La Generación del 98
■ Antonio Machado
Ya hay un español que quiere
vivir y a vivir empieza,
entre una España que muere
y otra España que bosteza.
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interno. Otros elementos importantes de esta poética son el tiempo, que extingue la vida,
y los recuerdos. Así el tiempo está orientado hacia la muerte, y la vida no es más que un
camino simbólico hacia ella.
Campos de Castilla, de 1912, representa un cambio de rumbo en su poesía, pero sin
romper definitivamente con la temática presente en Soledades. Podríamos decir que Ma-
chado pasa del “yo” al “nosotros”: sus temas importantes son ahora el paisaje castellano
y las gentes que lo pueblan, la preocupación patriótica y los temas religiosos y amorosos.
Frente al paisaje simbolista e interiorizado de Soledades, el de Campos de Castilla se nos
muestra en ocasiones de forma más objetiva, sin artificios (A orillas del Duero), y a veces
la árida meseta castellana y la rudeza del paisaje le sirven para subrayar su honda preo-
cupación por España. Machado distingue entre una “España del Ayer” (rural, caciquista
y supersticiosa), una “del Hoy” (la del Desastre del 98), y una “del Mañana” (trabajadora,
culta, progresista, que reacciona y se rebela contra la injusticia). En algunas poesías Ma-
chado expresa también su pensamiento personal acerca de Dios, marcado por la ideología
krausista, y sus sentimientos de incertidumbre, esperanza (A un olmo seco), o su dolor, a
raíz de la enfermedad y de la muerte de Leonor.
En 1924 publica Nuevas canciones, poemas breves, de tema muy diverso, en el que so-
bresalen las sentencias y aforismos que se agrupan bajo el título de Proverbios y Cantares.
Cultiva también la prosa con Juan de Mairena (1936), una recopilación de ensayos de uno
de sus apócrifos, y en el que el poeta reflexiona irónicamente sobre su época. En las sucesi-
vas ediciones de Poesías completas incluye nuevos poemas como el Cancionero apócrifo de
Abel Martín, poeta filósofo de su invención, entre los que destacan las Canciones a Guio-
mar, el último gran amor de Machado. La Guerra Civil le empuja a escribir Poesías de gue-
rra: unos veinte poemas entre los que destaca El crimen fue en Granada, emotivo homenaje
a Federico García Lorca (→ pág. 391).
En cuanto al estilo, Machado utiliza la métrica tradicional: uso de octosílabos y ende-
casílabos, rimas asonantes, etc.
Actividades
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3 La Generación del 98
Retrato CD 3 13
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COMPRENDER
1. Basándote exclusivamente en el texto, responde a estas preguntas.
Primera estrofa:
a. ¿Dónde transcurrió su infancia Machado?
b. ¿Dónde vivió su juventud?
Segunda estrofa:
c. ¿Qué tema se trata?
d. ¿Cómo se autodefine el poeta en este ámbito de la vida?
e. ¿Tuvo suerte en estas lides?
Tercera estrofa:
f. Aquí se define como «jacobino». ¿Quiénes eran los jacobinos? Si no lo recuerdas,
busca información al respecto. ¿Por qué habla de “gotas de sangre”?
Otras estrofas:
g. En las estrofas IV, V y VI nos explica su visión de la poesía. Contrapone su actual
estética a otro movimiento poético. ¿Cuál?
h. ¿Qué afirma en las últimas estrofas?
ANALIZAR
2. En estas estrofas están presentes una serie de metáforas con las que define el
movimiento estético al que se opone su poesía. Identifícalas e intenta explicarlas.
4. ¿Qué quiere decir el poeta con la expresión “ligero de equipaje” (verso 35)?
5. En cuanto a los recursos estilísticos, podemos señalar, en primer lugar, la existen-
cia de anáforas y paralelismos. Subráyalos en el texto.
PRODUCIR
6. Escribe un breve autorretrato. Deberá contener los siguientes datos:
• biografía
• aspecto físico
• características morales
• gustos, aficiones, aversiones, etc.
• proyectos para el futuro
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3 La Generación del 98
Éste es el poema número LXXVII del libro de Soledades, galerías, y otros poemas. Perte-
nece a un momento en el que el autor ya ha dejado atrás su ideología modernista, la del
“coro de grillos que cantan a la luna”.
COMPRENDER ANALIZAR
1. El poema se puede dividir en 2 partes, la pri- 5. El poema empieza con un símbolo muy utili-
mera señalada por el mismo poeta, y la se- zado en la poesía de Antonio Machado, la tar-
gunda que a su vez se puede dividir en tres de. ¿Qué representa?
partes. Indica el tema de cada una de ellas.
6. Explica el valor de los adjetivos que aquí se
a. Primera parte (vv. 1-8): ..................................
aplican a “tarde”:
.......................................................................
a. cenicienta: .....................................................
...................................................................... .
..................................................................... .
b. Segunda parte:
b. mustia: ..........................................................
• vv. 9-12: .........................................................
..................................................................... .
..................................................................... .
c. destartalada: .................................................
• vv. 13-20: .......................................................
..................................................................... .
..................................................................... .
• vv. 21-24: ....................................................... 7. Machado utiliza en este poema varios recur-
..................................................................... . sos poéticos, como personificaciones, metá-
foras, antítesis, encabalgamientos y compa-
2. ¿Por qué Machado define la angustia como
raciones. Señala algunos de estos recursos
“vieja” (verso 3)?
literarios indicando en qué versos aparecen.
3. En la primera parte, Machado afirma que no
llega a comprender la causa de su angustia. PRODUCIR
Se contradice poco después, explicando muy 8. En este poema podemos encontrar influen-
claramente la causa. ¿Cuál es? cias tanto del Modernismo como de la Gene-
4. En el verso final queda explícito el tema, que ración del 98. Señálalas (80-100 palabras).
en la primera parte sólo se sugiere con un
símbolo. ¿Cuál es?
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COMPRENDER
1. El poema se abre con un adverbio, “allá”. ¿Se encuentra el poeta en Soria? Relaciónalo con el ad-
jetivo “estos” del verso 11. ¿Dónde está en este momento?
2. Podemos dividir este poema en tres partes. Resume el contenido de cada una.
a. Primera parte (vv. 1-6): ..................................................................................................
.......................................................................................................................................
..................................................................................................................................... .
b. Segunda parte (vv. 7-10): ..............................................................................................
.......................................................................................................................................
..................................................................................................................................... .
c. Tercera parte (vv. 11-14): ...............................................................................................
.......................................................................................................................................
..................................................................................................................................... .
3. ¿En qué estación del año nos encontramos cuando recuerda Soria? ¿De qué lo podemos deducir?
4. ¿Cómo se encuentra ahora Machado?
5. ¿Cuál de los dos paisajes está descrito con más detalles? ¿Por qué?
ANALIZAR
6. Realiza el esquema métrico y completa.
La estructura estrófica de este poema es una silva, o sea estrofa de versos .............................. (de
.............................. sílabas) y .............................. (de .............................. sílabas) con rima ..............................
en los .............................. quedando .............................. los impares.
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3 La Generación del 98
8. Subraya todas las palabras que se refieran al campo semántico del paisaje.
9. ¿Puedes explicar la metáfora “su curva de ballesta/en torno a Soria” (vv. 3-4)?
Joaquín Sorolla y
Bastida, Granada,
1920. Casa Museo
Sorolla, Madrid.
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■ Miguel de Unamuno
Sólo el que sabe es libre.
Sólo la cultura da libertad.
Obras. Cultivó todos los géneros literarios: fue poeta, novelista, autor teatral y ensayista.
En poesía, Unamuno trata los mismos temas que en el resto de su producción literaria: la
inquietud religiosa y la angustia espiritual, el paisaje de España con sus hombres y sus pue-
blos. Entre sus poesías destaca sobre todo El Cristo de Velázquez (1920), una meditación
sobre el lienzo del pintor. Entre sus novelas, recordamos Amor y pedagogía (1902), en la
que muestra el fracaso de la sociología positivista, Niebla (1914) y San Manuel Bueno, már-
tir (1933), historia de un cura que ha perdido la fe. Pero es el ensayo el género que mejor se
adapta a Unamuno, el que le ofrece más libertad de expresión y en el que con más soltura
se mueve: escribe ensayos de literatura, política, filosofía, arte y religión. En Del sentimiento
trágico de la vida (1913) se plantea el problema de la inmortalidad del hombre y su con-
flicto entre la razón y la fe. La agonía del Cristianismo (1925) representa la conclusión del
pensamiento religioso de Unamuno. El Cristianismo, como fenómeno histórico, es presen-
tado como una “agonía” (en el sentido etimológico de “lucha”), siguiendo la influencia de
la filosofía de Arthur Schopenhauer y Søren Kierkegaard.
Como para otros autores de la Generación del 98, los temas recurrentes en Unamuno
son el problema de España y el problema existencial.
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3 La Generación del 98
afirmar, declarándose “un español sobre todo y ante todo”. Entre los varios ensayos que
dedicó al estudio de la cultura hispánica, cabe citar En torno al casticismo (1902), La vida de
don Quijote y Sancho (1905) y Por tierras de Portugal y España (1911), una recopilación de
artículos periodísticos de viajes, en los que el autor vasco relata sus frecuentes recorridos
por ciudades y campos de España.
En estos ensayos, Unamuno no se detiene en la simple representación del paisaje, sino
que busca en él motivos de reflexión histórica, ideológica y política.
La vida de Don Quijote y Sancho es una paráfrasis sugestiva del Quijote, en la que
Unamuno identifica la idea de una España ideal, capaz de superar el estado de postración
en que se halla, en la figura de don Quijote, su héroe y su símbolo. Don Quijote representa
para él el alma española, el héroe que rechaza la lógica para seguir su propia fe y visión
personal. Exalta la “locura quijotesca”, su extraordinaria capacidad natural de superar las
barreras del sentido común y la ve como uno de los valores que ha de contagiar las almas
españolas, para encaminarlas hacia un “nuevo espíritu de España”.
El problema existencial. Al lado del problema de España, el tema que más aborda Una-
muno en sus escritos es el problema existencial. Su obra está fuertemente influida por el
pensamiento de Kierkegaard y Schopenhauer, llevándolo a posturas que se han relaciona-
do con el existencialismo. Unamuno se consideró “un hombre de contradicción y de pelea
[. . .] uno que dice una cosa con el corazón y la contraria con la cabeza, y que hace de esta
lucha su vida”. Las contradicciones de la religión y el problema de la inmortalidad son
temas centrales en Del sentimiento trágico de la vida o en La agonía del Cristianismo,
aunque subyacen constantes en toda su producción literaria, incluyendo novelas como San
Manuel Bueno, mártir y sus poesías.
Tanto Del sentimiento trágico de la vida, como La agonía del Cristianismo, representan
una exposición apasionada de la eterna lucha entre la fe y la razón como solución una-
muniana al problema de la inmortalidad personal. Para Unamuno, se trata de un conflicto
insoluble, pues la fe religiosa que promete la inmortalidad no es comprobable, además que
irracional, y la razón que la niega sólo puede operar sobre lo irracional. La solución una-
muniana llega a través de un concepto de relativismo, ya que Unamuno acepta instalarse
a vivir en la duda, como forma precaria de esperanza, algo a todas luces preferible a la
certidumbre de la nada.
En torno al casticismo
Se trata de cinco ensayos que Unamuno andó pubblicando en 1895 en la revista La España
moderna y que solo siete años más tarde, en 1902, fueron reunidos en un libro. En este ensayo el
autor trata el tema de la decadencia de España, distinguiendo entre tradición eterna, entendi-
da como “el fondo del ser del hombre mismo”, y tradicionalismo, o sea apego a un concepto de
tradición estrecho, superficial y conservador. Forja el concepto casticismo, palabra que deriva
del sustantivo casta, que a su vez deriva del adjetivo casto, puro. Castizo viene a significar, pues,
un pueblo y un idioma que se mantienen puros, incontaminados de elementos extranjeros.
Para Unamuno “la tradición es la sustancia de la historia”; por lo que respecta a la España del
momento, su situación de decadencia se debe tanto a los acontecimientos de la historia de varios
siglos atrás, que aislaron al país del resto de Europa, como a la forma de ser del pueblo español.
En En torno al casticismo se pueden observar tres ideas principales.
¥ Hay que “europeizar” a España, es decir, terminar con el aislamiento del país e inte-
grarse intelectual y espiritualmente en Europa.
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• Esto no quiere decir olvidar cuáles son los verdaderos valores españoles. Para eso, es impres-
cindible bucear en la intrahistoria de España, o sea “la vida silenciosa de millones de hom-
bres sin historia”. Con este concepto de intrahistoria Unamuno llama la atención sobre la
importancia, en la historia española, de la vida y los pensamientos de las gentes que compo-
nen un país, más que los grandes hechos, las grandes batallas, los grandes reyes o guerreros.
• Entre el paisaje español y el alma castellana existe una conexión. En el paisaje y en la
historia de Castilla, Unamuno ve, al igual que otros autores de su generación, la esencia
del alma española: la pasada grandeza de España, que figuras como el Cid, episodios
históricos como la Reconquista, o escritores emblemáticos como Cervantes y Calderón
de la Barca encarnan a la perfección, contrapuestos al “espectáculo deprimente” en que
se ha convertido el país.
Niebla
Unamuno acabó de escribir Niebla en 1907 pero no se publicó hasta 1914. La obra tuvo
mucho éxito traduciéndose a varias lenguas. Hoy es considerada la mejor de las obras na-
rrativas de Unamuno.
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CD 3 16 Niebla
Capítulo I
Estamos en el comienzo de la novela. Augusto es presentado como un “paseante de la
vida”.
1. orvallo: Al aparecer Augusto a la puerta de su casa extendió el brazo derecho, con la mano pal-
pioviggine. ma abajo y abierta, y dirigiendo los ojos al cielo quedóse un momento parado en esta
actitud estatuaria y augusta. No era que tomaba posesión del mundo exterior, sino era
que observaba si llovía. Y al recibir en el dorso de la mano el frescor del lento orvallo1
5 frunció el sobrecejo. Y no era tampoco que le molestase la llovizna, sino el tener que
abrir el paraguas. ¡Estaba tan elegante, tan esbelto, plegado y dentro de su funda! Un
paraguas cerrado es tan elegante como es feo un paraguas abierto. «Es una desgracia
esto de tener que servirse uno de las cosas – pensó Augusto –; tener que usarlas, el uso
estropea y hasta destruye toda belleza. La función más noble de los objetos es la de ser
10 contemplados. ¡Qué bella es una naranja antes de comida! Esto cambiará en el cielo
cuando todo nuestro oficio se reduzca, o más bien se ensanche a contemplar a Dios y
todas las cosas en Él. Aquí, en esta pobre vida, no nos cuidamos sino de servirnos de
Dios; pretendemos abrirlo, como a un paraguas, para que nos proteja de toda suerte de
males.»
15 Díjose así y se agachó a recogerse los pantalones. Abrió el paraguas por fin y se que-
dó un momento suspenso y pensando: «y ahora, ¿hacia dónde voy?, ¿tiro a la derecha
o a la izquierda?» Porque Augusto no era un caminante, sino un paseante de la vida.
«Esperaré a que pase un perro – se dijo – y tomaré la dirección inicial que él tome.»
En esto pasó por la calle no un perro, sino una garrida moza, y tras de sus ojos se
20 fue, como imantado y sin darse de ello cuenta, Augusto.
Análisis del texto
COMPRENDER ANALIZAR
1. Al leer la novela pronto nos percatamos del 3. ¿Qué predomina en esta sección?
nombre del protagonista, Augusto. En cam- a. El diálogo.
bio su apellido, Pérez, se conocerá sólo al b. La narración.
final del primer capítulo. Nunca sabremos c. La descripción.
cómo es físicamente, ni en qué ciudad vive.
4. Elige los términos que se relacionen más con
Cabe destacar cómo su nombre reúne en sí
la personalidad de Augusto.
la excepcionalidad del nombre (Augusto) y la
obviedad más ordinaria (Pérez es un apelli- aburrido cauto deprimido
do muy común en España). Resume aquí los idealista inepto positivo
elementos que hasta ahora conocemos de dubitativo holgazán esteta
Augusto.
práctico realista superficial
2. ¿Qué quiere decir: “Augusto no era un cami-
nante, sino un paseante de la vida” (línea 17)? PRODUCIR
5. Y tú, ¿te consideras un caminante o un pa-
seante de la vida? Responde con un máximo
de 150 palabras.
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3 La Generación del 98
Niebla CD 3 17
– ¿Cómo que no estoy vivo?, ¿es que me he muerto? – y empezó, sin darse clara cuenta
de lo que hacía, a palparse a sí mismo.
– ¡No, hombre, no! – le repliqué. – Te dije antes que no estabas ni despierto ni dor-
mido, y ahora te digo que no estás ni muerto ni vivo.
5 – ¡Acabe usted de explicarse de una vez, por Dios!, ¡acabe de explicarse! – me supli-
có consternado, – porque son tales las cosas que estoy viendo y oyendo esta tarde, que
temo volverme loco.
– Pues bien; la verdad es, querido Augusto – le dije con la más dulce de mis voces,
– que no puedes matarte porque no estás vivo, y que no estás vivo, ni tampoco muerto,
10 porque no existes…
– ¿Cómo que no existo? – exclamó.
– No, no existes más que como ente de ficción; no eres, pobre Augusto, más que un
producto de mi fantasía y de las de aquellos de mis lectores que lean el relato que de
tus fingidas venturas y malandanzas he escrito yo; tú no eres más que un personaje de
15 novela, o de nivola, o como quieras llamarle. Ya sabes, pues, tu secreto.
María Cecilia
Martín Iglesias, Don
Miguel de Unamuno
paseando, 1920.
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Al oír esto quedóse el pobre hombre mirándome un rato con una de esas miradas
perforadoras que parecen atravesar la mira a ir más allá, miró luego un momento a mi
retrato al óleo que preside a mis libros, le volvió el color y el aliento, fue recobrándose,
se hizo dueño de sí, apoyó los codos en mi camilla, a que estaba arrimado frente a mí
20 y, la cara en las palmas de las manos y mirándome con una sonrisa en los ojos, me dijo
lentamente:
– Mire usted bien, don Miguel… no sea que esté usted equivocado y que ocurra
precisamente todo lo contrario de lo que usted se cree y me dice.
– Y ¿qué es lo contrario? – le pregunté alarmado de verle recobrar vida propia.
25 – No sea, mi querido don Miguel – añadió, – que sea usted y no yo el ente de fic-
ción, el que no existe en realidad, ni vivo, ni muerto… No sea que usted no pase de ser
un pretexto para que mi historia llegue al mundo…
– ¡Eso más faltaba! – exclamé algo molesto.
– No se exalte usted así, señor de Unamuno – me replicó, – tenga calma. Usted ha
30 manifestado dudas sobre mi existencia…
– Dudas no – le interrumpí; – certeza absoluta de que tú no existes fuera de mi
producción novelesca.
– Bueno, pues no se incomode tanto si yo a mi vez dudo de la existencia de usted y
no de la mía propia. Vamos a cuentas: ¿no ha sido usted el que no una sino varias veces
35 ha dicho que don Quijote y Sancho son no ya tan reales, sino más reales que Cervantes?
Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿Por qué el encuentro entre el autor y el personaje constituye un momento culmi-
nante? Elige la opción correcta.
a. Por lo novedoso de la técnica narrativa empleada.
b. Porque el personaje trunca las expectativas del autor.
c. Porque rompe los límites entre ficción y realidad.
2. ¿En cuántas partes dividirías este texto? Resume con una frase cada una de ellas.
3. ¿Qué fórmulas de tratamiento (simétrica o asimétrica) emplean Augusto Pérez y
Unamuno al dirigirse a su interlocutor, respectivamente? Explica la elección del
autor.
4. Explica la frase “Don Quijote y Sancho son no ya tan reales, sino más reales que
Cervantes” (línea 35).
ANALIZAR
5. ¿Podrías localizar la parte en la que el narrador es omnisciente?
6. ¿Qué tipo de narrador encontramos en este fragmento?
7. ¿Qué prevalece en este texto, el diálogo o la descripción? Razona tu respuesta.
PRODUCIR
8. Resume brevemente el texto.
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Niebla CD 3 18
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– ¡Víctima, sí! ¡Crearme para dejarme morir!, ¡usted también se morirá! El que crea
se crea y el que se crea se muere. ¡Morirá usted, don Miguel, morirá usted, y morirán
todos los que me piensen! ¡A morir, pues!
45 Este supremo esfuerzo de pasión de vida, de ansia de inmortalidad, le dejó extenua-
do al pobre Augusto.
Y le empujé a la puerta, por la que salió cabizbajo. Luego se tanteó como si dudase
ya de su propia existencia. Yo me enjugué una lágrima furtiva.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿Cuáles son los motivos por los que Unamuno ha decidido matar a Augusto?
2. ¿Cómo reacciona Augusto a la decisión de Unamuno?
3. El personaje que se llama Unamuno:
a. es el autor de la obra.
b. es un ente de ficción como Augusto.
c. es una creación de Augusto.
4. Centremos nuestra atención en Augusto Pérez y cómo es presentado por el narrador. ¿Tiene una
personalidad definida o es un personaje que evoluciona a través de la obra?
ANALIZAR
5. En el pasaje de Niebla aparecen varias voces, ¿puedes identificarlas?
a. Augusto Pérez y Unamuno.
b. El narrador, Augusto Pérez y Unamuno.
c. El narrador y el personaje Unamuno.
6. ¿En tu opinión, al final Augusto se suicida, como afirma Víctor Goti, o Unamuno pone fin a su
existencia?
PRODUCIR
8. Miguel de Unamuno morirá cuando “Dios dejará de soñarle” (línea 35). El concepto de la vida como
sueño está presente en otro gran autor español. ¿Cuál?
9. Como Augusto, también Don Quijote muere en las últimas páginas del libro. ¿Qué relación puedes
establecer entre los dos?
10. ¿Conoces algún antecedente de este tipo de relación entre el autor y sus personajes?
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Origami
de Miguel de
Unamuno.
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pobres, en que esté justamente repartida la riqueza, en que todo sea de todos, ¿y qué?
¿Y no crees que del bienestar general surgirá más fuerte el tedio a la vida? Sí, ya sé que
uno de esos caudillos de la que llaman la revolución social ha dicho que la religión es
25 el opio del pueblo. Opio… Opio… Opio, sí. Démosle opio, y que duerma y que sueñe.
Yo mismo con esta mi loca actividad me estoy administrando opio. Y no logro dormir
bien y menos soñar bien… ¡Esta terrible pesadilla! Y yo también puedo decir con el
Divino Maestro: «Mi alma está triste hasta la muerte». No, Lázaro; nada de sindicatos
por nuestra parte. Si lo forman ellos me parecerá bien, pues que así se distraen. Que
30 jueguen al sindicato, si eso les contenta.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. Podemos dividir el fragmento en varias partes. Asigna un título a cada una.
a. Líneas 1-8:
............................................................................................................................................................... .
b. Línea 9 - a “me digo” (línea 12):
............................................................................................................................................................... .
c. De “Y en cuanto a esoÓ (línea 12) a “que sueñe” (línea 25):
............................................................................................................................................................... .
d. De “Yo mismo” (línea 26) a “muerte” (línea 28):
............................................................................................................................................................... .
e. De “No, Lázaro” (línea 28) a “contenta” (línea 30):
............................................................................................................................................................... .
2. ¿Qué propone Lázaro?
3. ¿Cuál es la respuesta de don Manuel?
4. ¿Qué razones da para rechazar la propuesta?
5. En el diálogo son evidentes las dudas de don Manuel. Subraya los pasajes que lo demuestran.
6. Al final del fragmento, ¿piensa don Manuel que el sindicato puede servir para algo?
ANALIZAR
7. “Pensaren” y “obraren”. Estos verbos están en un tiempo verbal desusado, salvo en algunos modismos
como sea lo que fuere, venga de donde viniere o en textos jurídicos. ¿Sabes cuál es y qué expresa?
8. Subraya en verde las palabras o frases que se refieren al campo semántico de la religión.
9. Busca ejemplos de:
• interrogaciones retóricas: ........................................................................................................................
............................................................................................................................................................... .
• perífrasis: .................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................... .
• repeticiones léxicas y semánticas: ..........................................................................................................
............................................................................................................................................................... .
10. ¿Qué valor crees que tienen los puntos suspensivos?
PRODUCIR
11. ¿Sabes quién dijo que “la religión es el opio del pueblo” (líneas 24-25)? ¿Qué significa esta frase?
12. Hoy en día hay quien afirma que la función de opio para el pueblo ahora pertenece a la televisión
o al fútbol. ¿Estás de acuerdo con esta afirmación? ¿Pueden ser instrumentos que adormezcan
conciencias? Justifica tu respuesta (150-200 palabras).
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Unamuno y Pirandello
Han llamado la atención muchas veces las coinci- Estos dos escritores no llegaron nunca a conocerse,
dencias entre la obra de Miguel de Unamuno y la de pero en este mismo artículo Unamuno recurre a la
Luigi Pirandello. El mismo Unamuno, en el artículo metáfora del espejo para describir sus sensaciones
Pirandello y yo (La Nación, 15, VII, 1923), afirmó: al leer las obras del italiano: “en lo poco que hasta
ahora conozco del escritor siciliano, he visto, como
“Es un fenómeno curioso y que se ha dado muchas en un espejo, mucho de mis más íntimos procede-
veces en la historia de la literatura, del arte, de la res, y más de una vez me he dicho leyéndole: «¡Lo
ciencia o de la filosofía, el que dos espíritus sin co- mismo habría dicho yo!»”.
nocerse ni conocer sus sendas obras, sin ponerse
en relación el uno con el otro, hayan perseguido La idea del personaje autónomo constituye un
un mismo camino y hayan tramado análogas con- evidente nexo de unión entre los dos escritores, así
cepciones o llegado a los mismos resultados […]. como la incertidumbre de la propia existencia y la
Digo esto a propósito del escritor siciliano Luigi despersonalización del yo: baste pensar en la corres-
Pirandello, que lleva en Roma y escribiendo, casi pondencia entre Niebla de Unamuno y Seis persona-
el mismo tiempo que yo aquí, en Salamanca, y que jes en busca de autor (1921) de Pirandello, al igual
empieza a ser conocido y celebrado fuera de Italia que con otros muchos escritos pirandellianos (Cómo
después de haber alcanzado en ella una tardía fama se hace una novela, de 1927, y Uno ninguno y cien mil,
[…]. La primera vez que vi citado a Pirandello fue de 1926, entre otros). Así en Unamuno el ente de fic-
en una excelente crítica de la traducción italiana de ción se impone al autor, convirtiéndose éste en mero
mi novela Niebla”. instrumento al servicio del personaje: “Empezarás
Maurits Cornelis
Escher, Manos
dibujando, 1948.
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creyendo que lo llevas tú, de tu mano, y es fácil que Y compárese la imploración de Fileno en el mis-
acabes convenciéndote de que son ellos los que te mo cuento: “Mi riscatti lei, subito subito! mi faccia
llevan. Es muy frecuente que un autor acabe por ser viver lei che ha compreso bene tutta la vita che è
juguete de sus ficciones…” Y en Pirandello: “Forse tu in me!” con el desahogo de Augusto en Niebla: “Es
intendi. Sei personaggi, presi in un dramma terribile, que yo quiero vivir, don Miguel, quiero vivir, quie-
che mi vengono appresso, per esser composti in un ro vivir…”
romanzo, un’ossessione, e io che non voglio saperne,
e io che dico che è inutile e che non m’importa di Sin embargo, no hay que olvidar las divergencias
loro e che non m’importa più di nulla, e loro che mi existentes entre ambos autores: el camino unamu-
mostrano tutte le loro piaghe e io che li caccio via… niano es decididamente más cercano a la temática
– e così alla fine il romanzo da fare verrà fuori fatto” simbólica de La vida es sueño de Calderón de la
(Carta del 23 de julio de 1917). Barca (1635), mientras el pirandelliano está más
atado a las paradojas de la vida social de su tierra.
Sobre este tema de la creación del personaje, Fileno
dice a Pirandello (igualmente personaje-autor) en
La tragedia di un personaggio (Tragedia de un per-
sonaje), de 1911: “Nessuno può sapere meglio di lei
che noi siamo esseri vivi, più vivi di quelli che respi-
rano e vestono panni; forse meno reali, ma più veri!
Si nasce alla vita in tanti modi, caro signore; e lei
sa bene che la natura si serve dello strumento della
fantasia umana per proseguire la sua opera di crea-
zione. E chi nasce mercé di quest’attività che ha sede
nello spirito dell’uomo, è ordinato da natura a una
vita di gran lunga superiore a quella di chi nasce dal
grembo mortale d’una donna. Chi nasce personag-
gio, chi ha la ventura di nascere personaggio vivo,
può infischiarsi anche della morte. Non muore più!
Morrà l’uomo, lo scrittore, strumento naturale della
creazione; la creatura non muore più. E per vivere
eterna non ha mica bisogno di straordinarie doti o
di compiere prodigi. Mi dica lei chi era Sancho Pan-
za! Mi dica lei chi era don Abbondio! eppure vivono
eterni, perché – nati vivi germi – ebbero la ventura
di trovare una matrice feconda, una fantasia che li
seppe allevare e nutrire per l’eternità.”
René Magritte,
Actividades
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3 La Generación del 98
La etapa modernista. Valle-Inclán empieza su carrera literaria bajo el influjo del Mo-
dernismo de Rubén Darío y de los movimientos estéticos franceses del siglo XIX. A esta
etapa pertenecen la trilogía novelística La guerra carlista (1908-1909), algunas Comedias
Bárbaras, ambientadas en el mundo gallego, y las Sonatas.
Sonatas
Son una serie de 4 novelas que representan las 4 estaciones del año, en las que el protago-
nista, el Marqués de Bradomín, un “don Juan feo, católico y sentimental”, relata una serie
de episodios autobiográficos de carácter amoroso que corresponden a su juventud (Sonata
de Primavera, 1904), primera madurez (Sonata de Estío, 1903), madurez plena (Sonata de
Otoño, 1902) y vejez (Sonata de Invierno, 1905). Sus aventuras galantes tienen siempre un
toque de perversión: le fascina conquistar a una novicia, incluso si se trata de su propia hija.
Cabe destacar, sin embargo, la constante asociación amor-muerte en la obra. Por su prosa
exquisita, rica en valores cromáticos, en ritmos inusuales y musicalidad se le ha comparado
con el poeta italiano Gabriele D’Annunzio.
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Luces de Bohemia
Luces de Bohemia narra la última noche de la vida del ciego poeta
Max Estrella, que emprende un recorrido nocturno, junto a su
amigo don Latino de Hispalis, por diferentes ambientes de Ma-
drid. Parece que para escribir esta obra Valle-Inclán se inspiró en
la vida bohemia del escritor Alejandro Sawa, que murió pobre,
ciego y loco. Este recorrido de Max “a los infiernos madrileños”,
que equivale a un descenso a los infiernos, como el de Dante en
la Comedia acompañado por Virgilio, se convierte en una dura y
ácida visión del Madrid y de la España de su tiempo.
Actividades
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3 La Generación del 98
Entrevista a Valle-Inclán
Creo que hay tres modos de ver el mundo artística todo Shakespeare. Y hay otra tercera manera,
y estéticamente: de rodillas, en pie o levantado en que es mirar el mundo desde un plano superior y
el aire. Cuando se mira de rodillas – y ésta es la considerar a los personajes de la trama como seres
posición más antigua en literatura –, se da a los inferiores al autor, con un punto de ironía. Los
personajes, a los héroes, una condición superior a dioses se convierten en personajes de sainete. Esta
la condición humana, cuando menos a la condición es una manera muy española, manera de demiurgo,
del narrador o del poeta. Así Homero atribuye que no se cree en modo alguno hecho del mismo
a sus héroes condiciones que en modo alguno barro que sus muñecos. Quevedo tiene esta manera.
tienen los hombres. Se crean por decirlo así, Cervantes también. A pesar de la grandeza de Don
seres superiores a la naturaleza humana: dioses, Quijote, Cervantes se cree más cabal y más cuerdo
semidioses y héroes. Hay una segunda manera, que que él, y jamás se emociona con él. Esta manera es
es mirar a los protagonistas novelescos como de ya definitiva en Goya. Y esta consideración es la que
nuestra propia naturaleza, como si fueran nuestros me llevó a dar un cambio en mi literatura y a escribir
hermanos, como si fuesen ellos nosotros mismos, los “esperpentos”, el género literario que yo bautizo
como si fuera el personaje un desdoblamiento con el nombre de “esperpentos”.
de nuestro yo, con nuestras mismas virtudes y
nuestros mismos defectos. Ésta es, indudablemente, (Entrevista a Valle-Inclán,
la manera que más prospera. Esto es Shakespeare, en ABC, 7/12/1928)
Actividad
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CD 3 20 Sonata de primavera
Ambientado en Italia, en el ambiente lujoso de un palacio romano, cuenta la historia del
joven marqués de Bradomín que queda prendado de la belleza de la joven hija de la prin-
cesa Gaetani, a pesar de que ella quiere ser monja, y decide conquistarla.
Quedóse silenciosa. Apenas podía distinguirse su rostro en la tenue claridad del salón, y
sólo supe que lloraba cuando estallaron sus sollozos. Me acerqué queriendo consolarla:
– ¡Oh…! Perdonadme.
Y mi voz fue tierna, apasionada y sumisa. Yo mismo, al oírla, sentí un extraño poder
5 de seducción. Era llegado el momento supremo, y presintiéndolo, mi corazón se estre-
mecía con el ansia de la espera cuando está próxima una gran ventura. María Rosario
cerraba los ojos con espanto, como al borde de un abismo. Su boca descolorida parecía
sentir una voluptuosidad angustiosa. Yo cogí sus manos que estaban yertas: Ella me las
abandonó sollozando, con un frenesí doloroso:
10 – ¿Por qué os gozáis en hacerme sufrir…? ¡Si sabéis que todo es imposible!
– ¡Imposible…! Yo nunca esperé conseguir vuestro amor… ¡ya sé que no lo me-
rezco…! Solamente quiero pediros perdón y oír de vuestros labios que rezaréis por mí
cuando esté lejos.
– ¡Callad…! ¡Callad…!
15 – Os contemplo tan alta, tan lejos de mí, tan ideal, que juzgo vuestras oraciones
como las de una santa.
– ¡Callad…! ¡Callad…!
– Mi corazón agoniza sin esperanza. Acaso podré olvidaros, pero este amor habrá sido
para mí como un fuego purificador.
Fernand Khnopff,
Rosas, 1912.
Musée des Beaux
Arts, Tournai.
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3 La Generación del 98
20 –¡Callad…! ¡Callad…!
Yo tenía lágrimas en los ojos, y sabía que cuando se llora, las manos pueden arries-
garse a ser audaces. ¡Pobre María Rosario, quedóse pálida como una muerta, y pensé
que iba a desmayarse en mis brazos! Aquella niña era una santa, y viéndome a tal ex-
tremo desgraciado, no tenía valor para mostrarse más cruel conmigo. Cerraba los ojos,
25 y gemía agoniada:
– ¡Dejadme…! ¡Dejadme…!
Yo murmuré:
– ¿Por qué me aborrecéis tanto?
– ¡Porque sois el Demonio!
30 Me miró despavorida, como si al sonido de mi voz se despertase, y arrancándose
de mis brazos huyó hacia la ventana que doraban todavía los últimos rayos del sol.
Apoyó la frente en los cristales y comenzó a sollozar. En el jardín se levantaba el can-
to de un ruiseñor, que evocaba, en la sombra azul de la tarde, un recuerdo ingenuo
de santidad.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. María Rosario ve al Marqués de Bradomín como al Demonio. Y él, ¿cómo la consi-
dera? Explica qué es lo que le atrae de ella.
2. El Marqués de Bradomín utiliza todos los recursos de un don Juan para conquis-
tar a esa pobre muchacha: insensible y cruel, aprovecha su desesperación y sabe
aprovecharse de sus momentos de debilidad. Un pasaje del texto lo deja bien claro.
¿Cuál?
ANALIZAR
3. Pon en el siguiente esquema todos los adjetivos, verbos y sustantivos que se refie-
ren a los aspectos físicos y estados de ánimo de María Rosario y del Marqués de
Bradomín.
Aspecto físico Estado de ánimo
.......................................... ..........................................
María Rosario .......................................... ..........................................
......................................... .........................................
.......................................... ..........................................
Marqués de Bradomín .......................................... ..........................................
......................................... .........................................
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CD 3 21 Luces de Bohemia
Escena XII
Es ésta la escena más conocida de Luces de Bohemia, en la que Valle-Inclán da su famo-
sa definición del “esperpento”.
Rinconada en costanilla y una iglesia barroca por fondo. Sobre las campanas negras, la
luna clara. Don Latino y Max Estrella filosofan sentados en el quicio de una puerta. A lo
largo de su coloquio, se torna lívido el cielo. En el alero de la iglesia pían algunos pájaros.
Remotos albores de amanecida. Ya se han ido los serenos, pero aún están las puertas ce-
5 rradas. Despiertan las porteras.
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3 La Generación del 98
40 Don Latino Conforme. Pero a mí me divierte mirarme en los espejos de la calle del
Gato.
Max Y a mí. La deformación deja de serlo cuando está sujeta a una matemática perfec-
ta. Mi estética actual es transformar con matemática de espejo cóncavo las normas
clásicas.
45 Don Latino ¿Y dónde está el espejo?
Max En el fondo del vaso.
Don Latino ¡Eres genial! ¡Me quito el cráneo!
Max Latino, deformemos la expresión en el mismo espejo que nos deforma las caras y
toda la vida miserable de España.
50 Don Latino Nos mudaremos al callejón del Gato.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿En qué momento del día nos encontramos? Señala las partes del texto en que se
aporta dicha información.
3. A través de los diálogos, caracteriza a los dos personajes de don Latino y Max.
ANALIZAR
4. Lee detenidamente la acotación. En tu opinión, ¿en qué se diferencia respecto a
otras que has encontrado anteriormente?
PRODUCIR
7. Max afirma que “El esper-
pentismo lo ha inventado
Goya” (línea 30). Observa
algunos cuadros de Goya,
como la serie de los Ca-
prichos, y elabora un bre-
ve texto, en el que avalas
esta aserción.
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Ficha técnico-artística
Nacionalidad: España, Cuba, México, 1993
Duración: 91 minutos
Dirección: José Luis García Sánchez
Reparto: Gian Maria Volonté, Ana Belén, Juan Diego,
Javier Gurruchaga
Premios: 6 premios Goya: guión adaptado,
montaje, maquillaje, vestuario, dirección artística
y de producción
Años 20: en la ficticia región sudamericana de Santa Fe de Tierra Firme gobierna de mane-
ra despótica el presidente dictador Santos Banderas. En este clima de represión, crueldad
y terror, los indios organizan una revolución para derrocar al dictador que intenta reforzar
su ejército pidiendo un préstamo al banquero Quintín Pereda. Los revolucionarios, guia-
dos por el coronel Domiziano De La Gandara, entran en la ciudad, matan a Santos Bande-
ras y eligen al comunista don Roque como nuevo presidente.
Actividades
1. Pon en orden las siguientes oraciones para crear el resumen del fragmento.
Santos necesita ayuda económica y
Aquí el dictador, durante una reunión, encuentra al banquero Pereda
podrá contar con el dinero necesario.
y a que la colonia ha tenido problemas en los últimos tiempos.
Como los indios están organizando una revolución
El fragmento se sitúa en la sede de la presidencia del dictador Santos.
y ante la actitud tiránica de Santos
Pereda al comienzo acoge esta petición con vacilación.
pide un préstamo al banquero.
Pero ante la amenaza de una revolución
el banquero le asegura que al cabo de unos seis días
y a otros representantes de la colonia española.
2. Esta película, basada en la homónima obra de Valle-Inclán, presenta la figura de un dictador sud-
americano sin escrúpulos. Muchas serán las figuras parecidas que harán irrupción en la vida polí-
tica de los países de Hispanoamérica a lo largo del siglo XX. Con la ayuda del panorama histórico
que se te ofrece al comienzo del Módulo 11, elige una figura de un dictador real y escribe un texto
donde se resuman los datos y acontecimientos principales de su régimen, por ejemplo cuándo y
cómo llegó al poder, cuáles fueron los rasgos de su gobierno y cómo se acabó (150-200 palabras).
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Mapa conceptual
Se trata de una corriente poé- Estos autores intentan despertar los áni-
tica que crea una fusión entre el mos de los españoles que frente a la situa-
Simbolismo y el Parnasianismo ción histórica de crisis parecen desorientados
¿Qué? franceses, usando la poesía como y paralizados. Son autores que viven y afrontan
forma de escapismo de la situación su tiempo intentando reaccionar.
histórica contemporánea.
• Rubén Darío, padre del Modernismo, es- • Azorín, autor de la novela Antonio Azorín (1903)
cribe colecciones poéticas como Azul (1888) y y de la colección de ensayos Castilla (1912), analiza
Prosas profanas (1896) críticamente la situación de España llegando a
celebrar su cultura y tradición
• Juan Ramón Jiménez en su larga y variada ca-
rrera poética destaca la etapa modernista en • Pio Baroja, novelista autor de El árbol de la ciencia
la que produce la colección La soledad sonora (1912), expresa su pesimismo y su visión negativa de
(1911) y la prosa poética Platero y yo (1914) la existencia humana
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2. Producción
a. ¿Qué características generales tiene el Modernismo literario?
b. Comparando las características del Modernismo y de la Generación del 98, ¿qué semejanzas observas?
c. Muchos son los motivos temáticos presentes en Soledades, galerías y otros poemas. Indica alguno
de ellos.
d. Explica el motivo del título El árbol de la ciencia.
e. ¿Cuál es la razón del final ambiguo de Niebla de Miguel de Unamuno?
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9 Las vanguardias y
la Generación del 27
Yo pinto los objetos como los pienso,
no como los veo.
Pablo Picasso,
Violín y uvas, 1912.
Museum of Modern
Art, Nueva York.
Para empezar
Uno de los más
interesantes artistas de
este período es sin duda
alguna Pablo Picasso. A
él pertenecen esta frase
y el cuadro Violín y uvas
que se incluye dentro del
movimiento cubista.
1. Basándote también en la
observación del cuadro,
¿puedes explicar la frase?
2. Describe de la manera
más detallada posible
el cuadro. ¿Qué objetos
notas? ¿Qué técnica
crees que ha usado?
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1 Contexto cultural
1.1 Marco histórico
En las primeras décadas del siglo XX, España vivió una etapa de gran inestabilidad social
y política.
Josep
La dictadura. En septiembre de 1923, el general Miguel Primo de Rivera instauró la dic-
María Sagarra, tadura, reprimiendo duramente las organizaciones obreras y los movimientos nacionalis-
Proclamación de la tas. La buena acogida que tuvo Primo de Rivera al principio fue disminuyendo con el paso
Segunda República
en la plaza de
del tiempo. La oposición a la dictadura surgió sobre todo entre las clases medias urbanas,
San Jaime de el mundo universitario y los nacionalismos periféricos ampliándose posteriormente a las
Barcelona, 1931. fuerzas republicanas y socialistas.
El día 14 de abril de 1931 se produjo una
espontánea fiesta popular en la que se sa-
caron las banderas republicanas a la calle.
El Rey Alfonso XIII ante esta sensación
de fracaso abdicó y huyó a París, instau-
rándose de esta manera la II República
española.
1910 1920
1923
Dictadura
de Primo
de Rivera
1907 1924
Las señoritas de Avignon Marinero en tierra
de Pablo Picasso de Rafael Alberti
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Nome: Costanza
1 Contexto cultural
La Guerra Civil. El 18 de julio de 1936 comenzó la Guerra Civil española entre los nacio- Para profundizar:
véase pág. 355
nales (bando azul) y los republicanos (bando rojo). En ella se sucedieron tres etapas. En la
primera, el principal objetivo era la toma de Madrid. Para ello se avanzó desde el sur con
Franco al mando, quien fue frenado por las tropas republicanas cerca de la capital, y el Ge-
neral Mola Vidal desde el norte. En la segunda etapa el bando
nacional fue ganando terreno, sobre todo en el norte, gracias a
la ayuda prestada por otras potencias europeas fascistas como
Alemania e Italia. Cabe destacar el bombardeo de Guernica
en 1937, llevado a cabo por el ejército alemán. Cerca de Ma-
drid los republicanos resistían con éxito a las ofensivas nacio-
nales. Los republicanos recibieron el apoyo de las Brigadas
Internacionales, voluntarios procedentes de la U.R.R.S. y de
países que no comulgaban con las tendencias fascistas que se
querían imponer en España. La tercera etapa vio como prota-
gonista la Batalla del Ebro (1938), que supuso la victoria de
los nacionales, quienes tuvieron acceso así a Cataluña, y el de-
bilitamiento de las tropas republicanas, que fueron perdiendo
gradualmente sus principales posiciones a lo largo de toda
la península. El 1 de abril de 1939 el ejército nacional tomó
Madrid dándose por terminada la guerra e instaurándose un
régimen dictatorial con Francisco Franco al mando.
1930 1940
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Nome: Costanza
Pablo Picasso,
Guernica, 1937. Museo
Reina Sofía, Madrid.
Actividades
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1 Contexto cultural
Retrato de Robert Capa, 1952. Retrato de Ernest Hemingway, 1940. George Orwell en un programa de radio
en la BBC en Londres, 1943.
355
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de Unificación Marxista): “Había viajado a España Otros intelectuales, con sus obras, dieron a cono-
con el proyecto de escribir artículos periodísticos, cer a la opinión pública los horrores de la guerra:
pero ingresé en la milicia casi de inmediato, porque Albert Camus, los alemanes Bertolt Brecht y Tho-
en esa época y en esa atmósfera parecía ser la única mas Mann, el chileno Pablo Neruda, y muchos
actitud concebible”. De 1940 es Homenaje a Catalu- otros. El italiano Leonardo Sciascia en la novela
ña, en el que describe sus experiencias. Los tíos de Sicilia (1958) escribirá: “Muchos estu-
El escritor francés André Malraux participó dian, van a la universidad [...] a estas personas les
como piloto en numerosas misiones aéreas; sufrió pediría: ¿sabéis qué ha sido la Guerra de España?
incluso un accidente, durante un plan de ataque ¿Lo que ha sido de verdad? Si no lo sabéis, no en-
para conquistar Teruel, y este episodio aparecerá tenderéis nunca lo que pasa delante de vuestros
reflejado en su novela L’Espoir (1937). En 1939 di- ojos; no entenderéis nada del fascismo, del comu-
rigió su única película, Espoir: Sierra de Teruel, que nismo, de la religión, del hombre: nada de nada.
cuenta las peripecias de un grupo de combatientes Porque todos los errores y las esperanzas del
republicanos en sus intentos de frenar el avance de mundo se han concentrado en esa guerra; como
las tropas nacionales. una lupa que concentra los rayos del sol y quema,
La filósofa francesa Simone Weil también se así se encendió España con todas las esperanzas y
alineó al lado de los republicanos, a pesar de su los errores del mundo, y en ese fuego crepita hoy
pacifismo. En una carta de 1938 escrita a Georges el mundo”.
Bernanos afirmará: “No me gusta la guerra, pero lo Elio Vittorini en el primer número de El Poli-
que siempre me ha horrorizado más de la guerra es técnico (1945) afirma que la Guerra Civil española
la situación de quienes se encuentran en retaguar- “fue la escuela para la mayoría de nosotros”, que
dia. Cuando he comprendido que, a pesar de mis fue gracias a ella que se pusieron las bases para la
esfuerzos, no podía evitar participar moralmente Resistencia italiana contra el fascismo: “Y fue por-
en esta guerra, es decir, desear todos los días, a to- que la Guerra Civil de España nos había enseñado
das horas, la victoria de unos, la derrota de otros, también a buscar. Entonces, ¿no tenemos razón si
me he dicho que París era para mí la retaguardia, decimos que la guerra de España tiene una gran
y tomé el tren para Barcelona con la intención de importancia en nuestra historia?”.
comprometerme”.
Retrato de Simone Weil, hacia 1940. Retrato de Leonardo Sciascia, 1988. Retrato de Elio Vittorini, 1960.
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1 Contexto cultural
Actividades
Robert Capa,
Muerte de un
miliciano, 1936.
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Pablo Picasso. Pablo Ruiz Picasso nace en Málaga en 1881 y es considerado y reconocido
internacionalmente como uno de los mejores artistas de todos los tiempos y el que mejor
encarnó el espíritu de las vanguardias. En 1900 va a París donde recibirá influencias del
Postimpresionismo y el Simbolismo, que marcarán el carácter de la producción de su obra
y delimitarán una de sus primeras etapas pictóricas, la etapa azul, en la que su obra se verá
impregnada por el color azul y un halo de tristeza y melancolía. Una de las obras más ca-
racterísticas de esta etapa, entre muchas otras, es El viejo guitarrista ciego (1903).
Pronto su pintura irá evolucionando en torno al cambio cromático con colores más
cálidos y una maravillosa destreza en la ejecución de las líneas y las formas. La figura de
Henri Matisse será decisiva en esta segunda etapa, la etapa rosa, de la que podemos desta-
car Acróbata y joven equilibrista (1905).
Al final de la etapa rosa aparecen Las señoritas de Avignon (1907) que dejan ver un inci-
piente gusto por el Cubismo que más tarde desarrollará con plenitud llegando a convertirse
en uno de los mayores exponentes de este género. El Cubismo comenzará a desarrollarse a
partir de las características de la obra de Paul Cézanne y será ampliamente practicado por
Picasso y Georges Braque en los años previos a la Primera Guerra Mundial. Este estilo se
caracteriza por el gusto hacia las formas geométricas y un acercamiento al Primitivismo
Pablo Picasso, así como por la preferencia hacia colores oscuros y sin luminosidad; un ejemplo de ello lo
Las señoritas de
podemos observar en Fábrica de Horta del Ebro (1909).
Avignon, 1907.
Museum of Modern Al finalizar la Gran Guerra, Picasso empieza una etapa clásica en la que, aunque no
Art, Nueva York. abandonará por completo los preceptos cubistas, se verá muy influido por la pintura italia-
na antigua, con la que entró en contacto en un
viaje por Italia.
A partir de 1925, el florecimiento de los
fascismos y la depresión económica que ace-
cha al mundo cambian la visión artística de
Picasso dando lugar a nueva etapa, la etapa
surrealista. Sus pinturas adquieren un tono
metafórico ante los hechos que habrán de
producirse durante este periodo histórico.
La Guerra Civil española le produce un sen-
timiento de desgarradora agonía que estará
presente en pinturas como el Guernica o Mu-
jer que llora, ambas de 1937. Durante los años
cincuenta su obra adquiere matices expresio-
nistas, destacando en este periodo su personal
visión de las Meninas de Velázquez (→ Módu-
lo 4), radicalmente opuesta a las convicciones
pictóricas del siglo XVII. En los últimos años
de su vida se dedicará casi en exclusividad a la
producción de cerámicas y grabados. Muere
en Mougins, Francia, en 1973.
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1 Contexto cultural
Actividad
1. Pon en orden las etapas y señala una característica o un cuadro de cada etapa de Pablo Picasso.
Etapa expresionista
Etapa azul
Etapa cubista
Etapa rosa
Etapa clásica
Etapa surrealista
Salvador Dalí. Eugenio Salvador Dalí nace en Figueras en 1904 en el seno de una familia Para el examen:
véase pág. 361
acomodada catalana. En los años 20 se muda a Madrid para estudiar en la Escuela de Bellas
Artes de San Fernando, pero es expulsado, a pesar de sus muy buenos resultados acadé-
micos, por decir a sus examinadores que son unos incompetentes. Durante su estancia en
Madrid vive en la Residencia de Estudiantes donde conocerá y compartirá aficiones con
otros estudiantes que más tarde formarán parte de la historia de las artes españolas como
Luis Buñuel, Dámaso Alonso o Federico García Lorca, con quien tuvo una intensa amistad
y cuya muerte al inicio de la Guerra Civil le afectó profundamente. En estos años iniciará
su etapa presurrealista con obras tan famosas como Muchacha en la ventana, de 1925.
En 1926 viaja a París, cuando el Surrealismo está en su plenitud, y allí conoce a Picasso.
En 1929, y gracias a la película Un perro andaluz que había realizado con Luis Buñuel, entra
en el grupo de pintura surrealista del que forman parte André Breton, René Magritte, Paul
Klee y Giorgio de Chirico, entre otros. La etapa surrealista, iniciada en 1929, es la más
productiva y original, con su método paranoico-crítico, haciendo objetivos los elementos
subjetivos, con obras como El juego lúgubre o El gran masturbador (ambas de 1929), y La
Persistencia de la memoria (1931).
Breton, uno de los fundadores del movimiento surrealista y su principal teórico, quiso
expulsar a Dalí del grupo de pintura surrealista por su defensa del fascismo; sin embargo,
él respondió que no podía hacer tal cosa porque el Surrealismo era él. Un hecho decisivo en
la vida de Dalí será su encuentro con Gala, esposa del poeta francés Paul Éluard, de quien
Philippe
se enamora hasta el punto de enloquecer casi por completo: se pintaba de azul, se untaba Halsman, Dalí
con excremento de cabra, le daban ataques de risa histérica, etc. Pasado algún tiempo, Atomicus, 1948.
Gala corresponde al amor de Dalí y se unirá a él
acompañándolo el resto de su vida.
La Guerra Civil española lo sorprende en
Londres y en 1940 emigra a EE.UU.; en este pe-
riodo la temática de sus cuadros será belicista,
como en sus obras Construcción blanda con ju-
días hervidas (Premonición de la Guerra Civil), de
1936, o El enigma sin fin (1938). Su fama en el ex-
tranjero aumenta enormemente y su gran afición
por el dinero y la fama le granjean el desprecio de
algunos surrealistas. En 1948 regresa a Europa y
comienza a cultivar masivamente la temática nu-
clear por la que se obsesiona tras los dramáticos
acontecimientos de Hiroshima y Nagasaki. De
esta época destaca la obra Leda Atómica (1949).
Muere en su Figueras natal en 1989.
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Joan Miró. El tercer gran artista de los comienzos del siglo XX es Joan Miró, que trabajó
la abstracción fantástica y el Surrealismo.
Actividad
1. CD 3 23 Escucha el audio sobre la biografía de Joan Miró y completa con las palabras
que faltan.
Joan Miró i Ferrà nace en ............................. en 1893. Estudia en las Escuela de Bellas Artes de la Llotja.
En su primera etapa pictórica se le considera un pintor realista y recibe influencias del Fauvismo, Cé-
zanne y Van Gogh. En 1919 viaja a París, donde conoce las ............................. del momento y donde
regresará en viajes ............................. . Su obra La masía realizada en 1922 muestra un notable cambio de
............................. , centrándose a partir de este momento en la vertiente ............................. encaminada hacia
la ............................. , aspecto fundamental en toda su producción artística. A partir de 1924 su obra es cada
vez más ............................. , abandonando el gusto por el detalle de años ............................. , y empieza a
seguir tendencias surrealistas, aunque no llega a integrarse en el ............................. de pintura surrealis-
ta. Entre 1932 y 1933 sale de
la .................................. artís-
tica en la que había estado
sumido: surge el Miró-color
de gran abstracción, plasti-
cidad, colorido y libertad en
las formas. Además de pin-
tor, destacó como escultor,
............................... y graba-
dor. De entre sus obras más
importantes y surrealistas
sobresalen El Carnaval del
Arlequín, de 1924, o algunos
trabajos .................................
como Mujer y pájaro, una de
sus últimas obras. Muere en
Palma de Mallorca en 1983.
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1 Contexto cultural
Hay dos Dalís. El real y el personaje, que es una obra más del artista
El Patronato de la Fundación Gala-Salvador Dalí nombró el 16 de noviembre a Montse
Aguer i Teixidor (Figueres, 1963), directora de los museos Dalí de Figueres, de Púbol y
de Port Lligat, sustituyendo a Antoni Pitxot, creador junto a Salvador Dalí, del museo
de Figueres; uno de los más importantes de España, por visitantes y situación económi-
5 ca, excepcionalmente buena, gracias a la capacidad de convocatoria que sigue teniendo
el pintor, pese a que falleció hace ya 26 años. […]
Reservada y tímida, mide sus palabras milimétricamente. Sin embargo, se embala
cuando define a Dalí como “un gran pintor, dibujante excelente, gran escritor, pensa-
dor enorme y gran humanista”. Una persona que la mayoría de las veces queda oculta
10 bajo la imagen estrambótica que la mayoría de personas tienen de él. “Me explican que
era divertido, muy irónico y nada histriónico y que se transformaba cuando veía una
cámara y decía: ‘voy a hacer de Dalí’. El histrionismo comenzó a desarrollarlo durante
su etapa americana, como estrategia para atraer al público hacia su obra. Hay dos Dalís.
El real y el personaje, que es una obra más del artista”, recuerda.
15 Aguer se declara continuista, dispuesta a seguir la línea que trazó Dalí y que siguió
Pitxot desde su nombramiento en 1982 hasta junio pasado, cuando falleció. “Seguiré
transmitiendo el legado de Dalí, pero introduciré cambios, poco a poco, teniendo en
cuenta que estamos en el siglo XXI”.
A diferencia de otros centros, el museo de Figueres no cambia nunca la presenta-
20 ción de su colección permanente. “Es intocable; es la última gran obra de Dalí y una
obra cerrada. Otra cosa es mover piezas para un préstamo. Los cambios y las presenta-
ciones se hacen en las nuevas salas, aquí sí que tenemos libertad”.
En 2014 los tres museos Dalí recibieron 1,5 millones de visitantes, obtuvieron 15
millones de euros de ingresos y 4 de beneficios, convirtiéndolo en el más rentable de
25 España. La clave, según Aguer es “una buena gestión comercial, de marca y artística”.
Unas cifras que se consiguen sin subvenciones, algo que también es único en España.
“No recibimos nada. Las instituciones consideran que ya tenemos ingresos suficientes,
luchamos para obtenerlos y no hemos pedido ayuda alguna”. […]
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Pese a las buenas cifras de público, el número de visitantes disminuyó en 2014 un 2,8 %
30 con respecto a 2013. “Y este año volverán a bajar, por segunda vez. Es por los turis-
tas rusos. No es anecdótico, lo hemos comprobado. Los rusos son importantes, pero
trabajamos en potenciar otros mercados, como el chino y el japonés”. También para
aumentar los visitantes en invierno y potenciar las visitas nocturnas en verano hasta la
una de la madrugada. “Dalí pensó que su museo se visitara de noche, algo inusual”. El
35 año que viene Port Lligat también abrirá los lunes, hasta ahora cerrada. […]
Uno de los trabajos más ambiciosos llevados a cabo por Aguer desde el Centro de
Estudios es el catálogo razonado; un instrumento fundamental a la hora de conocer la
autenticidad y el historial de una obra. Se está trabajando en la cuarta y última parte
que incluirá obras realizadas desde 1965. En este nuevo volumen, que estará listo para
40 dentro de un año, se incluirán las polémicas obras que Dalí realizó en los últimos años
de su vida y cuya autoría se ha cuestionado. “Pitxot dijo que las había pintado Dalí y
yo me lo creo”, aclara Aguer, que seguirá siendo responsable del Centro de Estudios.
Se muestra sorprendida tras saber que es difícil encontrar en las librerías bibliografía
sobre Dalí. “Es curioso, no me consta. Es verdad que siempre hay libros muy genera-
45 listas”. Entre sus proyectos, reforzar la presencia de Dalí en el mundo académico. “El
último mes han pasado cuatro investigadores por el Centro para preparar tesis”. Para
ella sería fundamental que Dalí contara con una cátedra donde explicar su obra y su
vida: “Se ha hablado con la Universidad de Girona, pero no ha llegado a materializarse,
pero apuesto por la vinculación con la Universidad”.
El País, 16/12/2015
COMPRENSIÓN
1. ¿Por qué se dice que el personaje Dalí es una obra más del artista?
2. ¿Cuándo murió Dalí?
3. ¿En qué se diferencia el museo de Dalí de otros museos?
4. ¿Actualmente el museo está abierto todos los días?
5. ¿Qué carácter tiene Aguer?
6. ¿Qué cambios quiere introducir Aguer en la gestión del museo?
7. El catálogo razonado contiene todas las obras de Dalí realizadas después de 1965. Di si esta
afirmación es verdadera o falsa y justifica tu respuesta.
8. Explica la expresión “mide sus palabras milimétricamente”.
9. ¿Por qué es difícil encontrar bibliografía sobre Dalí?
10. ¿Aguer cree que en el futuro habrá una cátedra en la universidad para estudiar la obra de Dalí?
EXPRESIÓN
Redacta un texto, de entre 250-300 palabras como máximo, sobre una de las siguientes
propuestas:
1. Nuestro país cuenta con muchos museos importantes, a los que acuden cada mes millares de
visitantes. ¿Cuál es la razón de este éxito? ¿Cómo pueden llegar a mantenerse por sí mismos,
como en el caso de los museos de Dalí? Expón tus opiniones personales sobre este asunto.
2. Las obras de Dalí van a formar parte de una exposición temporal en tu ciudad. Escribe un
texto para promocionar e informar de este acontecimiento extraordinario.
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1 Contexto cultural
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2 Las vanguardias
Novecentismo, Vanguardismo, Generación del 27 son los movimientos que se suceden en
este período. Toda esta eclosión de cultura se verá pronto truncada por las terribles conse-
cuencias de la Guerra Civil: García Lorca es fusilado en 1936, al poco de empezar la guerra,
Miguel Hernández es encarcelado y muere en prisión en 1942, y para el exilio parten Al-
berti, Cernuda, Salinas, Guillén y muchos escritores más.
no
Los Novecentistas. Forman un grupo literario conectado con los ideales artísticos que
triunfaban en Europa. Sus producciones, destinadas exclusivamente a las minorías intelec-
tuales, se caracterizan por estar exentas de carga social o política alguna, por la búsqueda del
“arte por el arte” y el gusto por la pulcritud formal y la perfección. El Novecentismo alcanza
su pleno auge a partir de 1914, por lo que sus seguidores son conocidos como Generación
del 14. Mantienen, como la Generación del 98, su preocupación por el tema de España, pero
José Ortega y Gasset con una visión mucho más optimista. Algunos de los novecentistas más conocidos son José
(1883-1955) es uno
de los filósofosos Ortega y Gasset, Eugenio D’Ors, Juan Ramón Jiménez o Ramón Pérez de Ayala.
más conocidos de
España. En 1923
funda Revista de Las vanguardias. Paralelamente, la vanguardia española llega de la mano de las manifes-
Occidente, que publica
y promuove las obras
taciones difundidas en Europa y se desarrolla en multitud de corrientes, también llamadas
de lo mas importantes ismos, que, en muchas ocasiones, pasarán casi inadvertidas: Surrealismo, Creacionismo,
intelectuales
extranjeros. La Cubismo, Ultraísmo, Dadaísmo, Futurismo, etc. Unas y otras tienen como características
revista ha permitido comunes la obsesión por la renovación, la oposición a la literatura y el arte decimonónico
una circulación de
la cultura que será y burgués en general o la apuesta por un lenguaje coloquial en el que, con frecuencia, in-
fundamental para los
autores españoles de troducen aspectos humorísticos.
esta época. Es Ramón Gómez de la Serna uno de los primeros autores en entrar en contacto con las
vanguardias, traduciendo el manifiesto futurista del italiano Filippo Tommaso Marinetti.
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2 Las vanguardias
Todos estos movimientos comienzan a perder fuerza a partir de 1930 dando paso a un tipo
de literatura que reflexiona más sobre la época de guerra.
Actividades
s
U
do
na
la
co
pu
ns
co
te
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ar
ci
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ón
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Lo
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CD 3 24 Algunas Greguerías
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2 Las vanguardias
Análisis del texto
COMPRENDER
1. Relaciona como creas conveniente las siguientes greguerías de Gómez de la Serna que están
desordenadas.
a. No hay que tirarse desde demasiado alto 1. guardan sus sueños los niños.
b. A un mentiroso 2. es no haber muerto.
c. Los tornillos 3. para no arrepentirse por el camino.
d. Lo más importante de la vida 4. solo le cura un sordo.
e. En las cajas de lápices 5. son clavos peinados con la raya al medio.
f. Lo más terrible del perro con bozal 6. es el gato que perdió la cabeza.
g. El que tartamudea 7. habla con máquina de escribir.
h. La Q 8. es que no puede bostezar.
2. De entre las 8 greguerías propuestas y las de la actividad 1 señala las que se refieran a aspectos
menos corrientes, más abstractos.
3. Localiza las greguerías que tratan sobre temática animal.
4. Busca, entre las 8 greguerías propuestas y las de la actividad 1, un ejemplo en el que Gómez de la
Serna recurra a la asociación de conceptos contrapuestos.
ANALIZAR
5. Intenta explicar la greguería “El que tartamudea habla con máquina de escribir”. ¿Sobre qué tipos
de asociaciones se ha creado?
6. Haz lo mismo, pero esta vez encuentra conceptos ligados.
PRODUCIR
7. Después de leer las greguerías, di qué opinión te merecen y qué sensaciones te producen (110-150
palabras).
8. ¿A qué crees que responde, según tu opinión y basándote en tus conocimientos sobre el autor, la
invención de las greguerías por parte de Gómez de la Serna? (110-150 palabras)
Ilustración de Marcel
Vertes, en El Circo
(Ramón Gómez de la
Serna), 1917. Colección
privada.
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■ Vicente Huidobro
Mis versos son cálculos de evasión.
TRIÁNGULO ARMÓNICO
Thesa
La bella
Gentil princesa
Es una blanca estrella
Es una estrella japonesa.
Thesa es la más divina flor de Kioto
Y cuando pasa triunfante en su palanquín
Parece un tierno lirio, parece un pálido loto
Arrancado una tarde de estío del imperial jardín.
Todos la adoran como a una diosa, todos hasta el Mikado
Pero ella cruza por entre todos indiferente
De nadie se sabe que haya su amor logrado
Actividad
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3 La Generación del 27
3 La Generación del 27
Aunque este movimiento literario se conozca como Generación del 27, hay que decir que
en realidad se trata de un grupo literario y no de una generación, ya que no todos los lite-
ratos que la conforman siguen las mismas tendencias artísticas ni cumplen los requisitos
para constituir una generación.
Este grupo lo componen Pedro Salinas, Rafael Alberti, Jorge Guillén, Federico García Lor-
Miembros de ca, Dámaso Alonso, Gerardo Diego, Vicente Aleixandre, Luis Cernuda, Manuel Altolaguirre
la Generación y Emilio Prados, aunque también podemos incluir a Miguel Hernández en su primera eta-
pa de producción literaria, si bien por su edad estaría más cerca de la Generación del 36.
Todos estos artistas ya se conocían de antemano y muchos eran amigos pues habían
residido en la famosa Residencia de Estudiantes de Madrid. Todos ellos participan acti-
vamente de la vida cultural del momento asistiendo a actividades culturales promovidas
por la Residencia, a reuniones llevadas a cabo en el Centro de Estudios Históricos o cola-
Relaciones borando en renombradas revistas del momento como la Revista de Occidente, fundada
entre ellos por el célebre filósofo Ortega y Gasset.
A pesar de formar un grupo artístico muy férreamente unido por lazos de amistad y de
convicciones literarias, la Guerra Civil española les separará definitivamente, llevando a
algunos al exilio y a otros a la muerte, poniendo así fin a la Edad de Plata de la Literatura
Española.
El acontecimiento que reforzó su relación fue la participación en la celebración en 1927,
Acontecimiento en el Ateneo de Sevilla, del tercer centenario de la muerte de Luis de Góngora (→ Mó-
común dulo 4), poeta barroco fallecido en 1627 al que admiraban por haber sido el primer poeta
en crear un lenguaje poético propio y un maestro en el uso de la metáfora.
El Grupo del 27 no se manifiesta contra nada en particular y sus miembros respetan tanto
la literatura tradicional y popular como las propuestas artísticas emergentes, es decir es-
Intenciones
tán abiertos a las influencias de todas las corrientes literarias. Su finalidad es la de exaltar
poéticas
el patrimonio cultural español haciendo propias formas poéticas pertenecientes a la
del grupo
tradición más antigua y más moderna: en esto se diferencian mucho de la Generación
anterior, la del 14.
No se puede decir con rotundidad que este grupo tenga un líder artístico al cual todos
sigan ciegamente, si bien la figura de Federico García Lorca sobresale sobre la de los
demás por su arrolladora personalidad, lo que le convierte en punto de referencia para
el resto.
Ausencia de
El grupo tampoco tiene un manifiesto, contando solo con una obra representativa que
un líder y de
vio la luz en 1932: se trata de la Antología publicada por Gerardo Diego y que recoge una
un manifiesto
muestra de las composiciones más representativas de los miembros, además de algunas
obras de grandes autores de la época como Antonio Machado o Juan Ramón Jiménez.
Lo más interesante es que en esta colección también aparecen declaraciones de los inte-
grantes del grupo sobre poesía para dar una idea teórica de sus intenciones.
Desde un punto de vista estilístico los poetas de la Generación del 27 están influenciados
por poetas como Juan Ramón Jiménez, Gustavo Adolfo Bécquer o Ramón Gómez de la
Características Serna, por los grandes del Barroco español así como de las emergentes vanguardias;
estilísticas pero no se puede afirmar que estas figuras sean una referencia constante.
Hay que resaltar su gusto por las formas y el estilo popular, adoptando las tradiciona-
les formas del Romance o de las canciones populares.
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Actividades
1. Escribe debajo de cada fecha un acontecimiento literario o histórico relevante
ocurrido en la misma.
1627 1927 1932 1936-1939
2. Las afirmaciones que siguen son falsas. Corrígelas teniendo presente lo que has
aprendido sobre la Generación del 27.
a. La Generación del 27 se llama así porque sus miembros nacieron en aquel año.
b. Los poetas de esta generación no mantuvieron relaciones de amistad.
c. Los poetas del 27 son revolucionarios.
d. A los poetas del 27 no les gusta el Barroco.
e. La Generación tiene un líder y un manifiesto.
f. Les gusta una poesía pura pero aborrecen lo popular.
Antonio
Barrionuevo Ferrer,
Fuente a los poetas
de la Generación del
27, (con escultura
de César Portela),
2011. Sevilla.
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3 La Generación del 27
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Romancero Gitano
Publicado en 1928, es una obra compuesta por 18 poemas, en la que se hallan fundidos los
motivos populares andaluces y la técnica ultraísta más refinada, el romance tradicional y
la “genialidad metaforizante” – según las palabras de Salinas – más insólita. ¿Por qué “gita-
no”? Él mismo da su exacta definición en una conferencia-recital de 1933: “…lo llamo gita-
no porque el gitano es lo más elevado, lo más profundo, más aristocrático de mi país”. […]
Un libro donde apenas si está expresada la Andalucía que se ve, pero donde está temblando
la que no se ve. […] Un libro anti-pintoresco, anti-folklórico, anti-flamenco. Donde no hay
ni una chaquetilla corta ni un traje de torero, ni un sombrero plano, donde las figuras sir-
ven a fondos milenarios y donde no hay más que un solo personaje grande y oscuro como
un cielo de estío, un solo personaje que es la Pena que se filtra en el tuétano de los huesos,
y que no tiene nada que ver con la melancolía ni con la nostalgia ni con ninguna aflicción o
dolencia del ánimo, que es un sentimiento más celeste que terrestre; pena andaluza que es
una lucha de la inteligencia amorosa con el misterio que la rodea y no puede comprender”.
La elección del romance renueva la tradición de Luis de Góngora, del Duque de Rivas,
o de José Zorrilla y Moral reuniendo así lo popular y lo culto, lo lírico y lo dramático,
la tradición y la innovación con un lenguaje altamente personal, refinado y complejo. El
mundo de los gitanos constituye el tema central de la obra; sus personajes viven al mar-
gen del mundo convencional y, por ello, están marcados por la frustración y abocados a la
muerte. En torno al mundo de los gitanos orbitan otros dos temas: el amor y la muerte, no
disociables, sino unidos como las dos caras de una misma moneda.
1. ¿Dónde nació Federico García Lorca? 6. Poeta en Nueva York es una obra en la que se:
2. ¿Cuál fue su primer éxito literario? a. denuncia la civilización urbana.
b. funde la cultura popular y culta.
3. ¿Cuándo escribió Poeta en Nueva York?
c. funde la cultura hispana y americana.
4. ¿Qué es “La Barraca”?
5. ¿Cuándo y cómo murió Lorca?
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3 La Generación del 27
El poema forma parte del libro titulado Canciones (1927), perteneciente a la primera eta-
pa poética de García Lorca, junto a Libro de poemas (1921) y Poema del cante jondo
(compuesto en 1921, pero publicado en 1931). Estas obras iniciales se caracterizan por
la abundancia de temas de honda raíz popular, tratados en poemas generalmente bre-
ves, según la corriente denominada Neopopularismo, que propugna la convivencia entre
lo culto y lo popular. En Canciones se reúnen poemas escritos entre 1921 y 1924; entre
estos, destacan dos poemas con el título de Canción del jinete.
Eugène Delacroix,
Cabeza de un
caballo, 1825.
Colección privada.
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4. ¿Cuál es a tu juicio el sentido de la última estrofa? ¿Cuál puede ser ahora el esce-
nario? ¿Quién puede haber lanzado este grito?
ANALIZAR
5. La luna aparece a menudo en la obra de García Lorca como presagio de muerte
(→ Para profundizar, pág. 383); pero aquí, además, esta luna es negra. ¿Qué nos
sugiere esta luna negra?
6. ¿Qué quiere decir la expresión “cantan las espuelas” (verso 3)? Busca un sinónimo
para el verbo cantar.
10. Un verso completa la idea del ir sin rumbo fijo que ya estaba implícita en la pregunta
del estribillo. ¿Cuál es?
11. Una figura retórica es común en las dos primeras estrofas. ¿Cuál?
12. En el verso 10 aparece una metáfora. ¿Puedes explicarla?
13. En violento contraste con el sustantivo cuchillo aparecen otros dos, perfume y flor.
¿Qué evoca el poeta con estos dos sustantivos?
14. En la tercera estrofa nos encontramos frente a dos recursos poéticos. ¿Cuáles?
¿Cuál puede ser su sentido?
PRODUCIR
17. Refiriéndote a las respuestas que has dado a las preguntas de 1 a 4 imagina lo que
le ha pasado al jinete muerto. Es un bandido: ¿de dónde viene? ¿de qué modo ha
muerto? Y, ¿dónde lo estará llevando su fiel caballito negro? (150 palabras)
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En el poema, que forma parte del Romancero Gitano, aparecen muchos rasgos propios
del Romancero viejo (→ Módulo 2), un género que no ha dejado de cultivarse desde la
Edad Media y que los poetas del 27 conocían a la perfección: la intervención del juglar
en el relato, el uso del estilo directo (huye… luna; niño… pises), la alternancia verbal
entre el pretérito y el presente, las repeticiones, el uso de diminutivos, la presencia de
elementos líricos combinados con los narrativos. Igualmente típico del Romancero es la
narración de una historia que tiene planteamiento, nudo y desenlace pero sin referencias
espacio-temporales: los detalles permanecen en un ámbito deliberado de ambigüedad
y misterio.
La forma métrica utilizada es, como indica su nombre, un romance, es decir, por versos
octosílabos con rima asonante en los pares, mientras que los impares quedan sueltos.
El jinete se acercaba
tocando el tambor del llano.
Dentro de la fragua el niño
tiene los ojos cerrados.
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8. Los cuatro últimos versos constituyen el epí- 21. En esta poesía aparecen palabras relacio-
logo de la historia. Resume su contenido. nadas con diferentes campos semánticos.
Identifícalas.
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Romance Sonámbulo CD 4 03
Es este uno de los poemas más representativos y, quizás, “enigmático” del Romancero
Gitano. Aparece dedicado a Gloria Giner y a Fernando de los Ríos, muy amigos de García
Lorca. ¿Por qué “sonámbulo”? Para Lázaro Carreter el autor emplea el adjetivo con valor
de “vacilante, a tientas”, mientras según Miguel García Posada “lo sonámbulo es, aquí, el
umbral de la muerte, antes de la caída definitiva. Por eso ella sueña mientras él se dirige
a su casa vacilante, sonámbulo”.
Al ser un romance, el poema tiene continuidad temática y está constituido por una se-
rie indeterminada de versos octosílabos (86, en este caso) con rima asonante en los pares.
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3 La Generación del 27
COMPRENDER
1. Podemos dividir el poema en cuatro partes. Identifícalas y resume el contenido de cada una de ellas.
2. ¿Quiénes son los protagonistas de esta historia? ¿A qué mundo pertenecen?
3. ¿La joven está viva o muerta? ¿De qué versos se desprende?
4. ¿En qué momento del día estamos? ¿Qué relación puede tener esto con el título del poema?
5. En los versos 69-72 se revela el motivo de la muerte de la joven. ¿Cuál es?
ANALIZAR
6. Observa el tratamiento entre los dos hombres. ¿El más joven utiliza siempre el mismo registro al
dirigirse al compadre? Explica el motivo de esta elección del autor.
7. En el verso 41 se mencionan unas “rosas morenas”. ¿Qué pueden representar estas rosas? ¿De
qué recurso se trata?
8. En el verso 68 aparece el adjetivo amarga. Este calificativo se ha aplicado antes en esta misma
poesía. ¿A qué elemento? Además en el verso 66 se emplea el término hiel, que tiene ese mismo
significado. Compara los tres versos y explica su significado.
9. Muchas palabras pertenecientes al campo semántico de la naturaleza han sido antropomorfizadas
por Lorca. Subráyalas en el texto.
10. Como siempre en Lorca, este romance contiene numerosas figuras retóricas. Encuentra ejemplos de:
aliteración ............................................................................................................................
anáfora ............................................................................................................................
apóstrofe ............................................................................................................................
comparación ............................................................................................................................
epanadiplosis ............................................................................................................................
hipérbole ............................................................................................................................
metáfora ............................................................................................................................
sinestesia ............................................................................................................................
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CD 4 04 La Aurora
Este poema, compuesto durante la estancia de Lorca en Nueva York, es una síntesis de
su visión de la civilización americana y de un profundo sentimiento de frustración. Para él,
“aquel inmenso mundo no tiene raíz”. Él mismo dirá que “un acento social se incorpora a
su obra”. Resulta fácil comprobar rápidamente todo esto en La Aurora: el panorama que
describe está representado por una ciudad que poco o nada ofrece a sus habitantes, con
niños abandonados, ruido ensordecedor, un trabajo alienante, etc.
Así que, por una parte, nos presenta la aurora, el amanecer: un tema de hondo al-
cance simbólico en Lorca y que representa la llegada de la luz, la esperanza; por otra,
asistimos a la “frustración” de la aurora, como denuncia de la civilización tecnológica.
Edward Hopper,
Desde el puente
Williamsburg,
1928. Metropolitan
Museum of Art,
Nueva York.
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3 La Generación del 27
Análisis del texto
COMPRENDER
1. Podemos dividir el texto en tres partes. Escribe una breve síntesis de cada una de
ellas.
8. En los versos 9-12 aparece la imagen de Nueva York como se le presenta a Lorca.
¿Qué quiere sugerir el poeta con “La aurora llega y nadie la recibe en su boca...”
(verso 9)?
ANALIZAR
10. Relaciona las palabras de la columna de la izquierda la con sus sinónimos de la
columna de la derecha.
a. cieno 1. flor
b. arista 2. impuro
c. nardo 3. saliente
d. impúdico 4. lodo
11. Las imágenes de esta poesía nos ofrecen una visión angustiosa de la sociedad
americana dominada por la violencia, la injusticia y la falta de valores. Recordando
lo que simbolizan los metales en Lorca, di qué pueden simbolizar las monedas que
“en enjambres furiosos/taladran y devoran abandonados niños” (vv. 11-12).
12. Explica qué quiere decir “comprender con sus huesos” (verso 13).
13. ¿Qué simbolizan los números y las leyes?
14. ¿Cuáles pueden ser los “juegos sin arte” y los “sudores sin fruto” en el verso 16?
15. ¿Por qué en el verso 18 el poeta habla de “ciencia sin raíces”?
16. ¿Cuáles pueden ser las cadenas y ruidos que sepultan la luz en el verso 18?
17. ¿Con qué tipo de métrica está compuesta esta poesía?
18. En el texto observamos recursos tradicionales como personificaciones y metáfo-
ras. Busca ejemplos de cada una de ellas y coméntalas.
PRODUCIR
19. Resume el contenido del poema.
381
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La guitarra
Empieza el llanto Pablo Picasso, El viejo
guitarrista ciego, 1903.
de la guitarra.
Instituto de Arte, Chicago.
Se rompen las copas de la madrugada.
Empieza el llanto de la guitarra.
5 Es inútil callarla.
Es imposible callarla.
Llora monótona
como llora el agua,
como llora el viento
10 sobre la nevada.
Es imposible callarla.
Llora por cosas
lejanas.
Arena del Sur caliente
15 que pide camelias blancas.
Llora flecha sin blanco,
la tarde sin mañanas,
y el primer pájaro muerto
sobre la rama.
20 !Oh guitarra!
Corazón malherido
por cinco espadas.
• Aunque elijas un estilo sencillo y popular, tienes que usar algunas figuras retóricas
tradicionales (metáforas, personificaciones, anáforas…).
• Si, en cambio, eliges una forma más vanguardista, recuerda que este tipo de poesía
es más hermética y algo difícil en su interpretación.
• En ambos casos es necesario que escribas un pequeño glosario hecho de notas que
puedan facilitar la comprensión del texto.
• La elección de tu estilo tendría que depender del tema que escojas y del tipo de emo-
ción que quieres comunicar al lector.
382
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3 La Generación del 27
Para profundizar
2. Preparad unas diapositivas en PowerPoint y cada grupo expondrá su trabajo al resto de la clase.
Al final el trabajo de todos los grupos se recogerá con el título: Los gitanos.
383
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Teatro vanguardista. A esta primera fase sigue un teatro de experimentación tanto temá-
tica como técnica. Lorca definió las obras de este período “las comedias imposibles o mis-
terios”, y la técnica surrealista le sirvió para explorar en los instintos ocultos del hombre.
En Así que pasen cinco años (1931) y El público (1930), casi desconocidos durante muchos
años, el poeta defiende el amor como un instinto ajeno a la voluntad, que se puede manifes-
tar de formas muy diversas, incluida la homosexual; representan una crítica a la sociedad
burguesa imperante en la época.
Así que pasan
cinco a–os
(Federico García
Lorca), de Ernesto
Caballero. Centro
Dramático Nacional,
Madrid, 2016.
384
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3 La Generación del 27
La etapa de plenitud. Las obras de su última etapa tienen en común el tema de la margi-
nación social de las mujeres. En Bodas de sangre de 1932 (una novia huye con su antiguo
novio el día de su boda) y en Yerma (1934) aparecen temas clásicos en Lorca (el amor, la
violencia, la muerte, el anhelo de realización que choca con la moral tradicional, etc.).
“Yerma es, sobre todas las cosas, la imagen de la fecundidad castigada a la esterilidad”, dirá
Lorca en una entrevista de 1934. Doña Rosita la soltera (1935), su última obra estrenada en
vida, es un drama urbano (como las anteriores en prosa y verso), que trata la historia de la
solterona granadina que espera la vuelta del novio hasta la vejez.
Sin embargo, la más famosa de las piezas lorquianas es La casa de Bernarda Alba escrita
en 1936, poco antes de la muerte del poeta, y representada por primera vez en Argentina
en 1945.
385
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Ana Belén en
una imagen de la
película La casa de
Bernarda Alba, de
Mario Camus, 1987.
386
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3 La Generación del 27
15 Bernarda Pues busca otro, que te hará falta. En ocho años que dure el luto no ha
de entrar en esta casa el viento de la calle. Hacemos cuenta que hemos tapiado con
ladrillos puertas y ventanas. Así pasó en casa de mi padre y en casa de mi abuelo.
Mientras, podéis empezar a bordar el ajuar. En el arca tengo veinte piezas de hilo con
el que podréis cortar sábanas y embozos. Magdalena puede bordarlas.
20 Magdalena Lo mismo me da.
Adela (Agria) Si no quieres bordarlas, irán sin bordados. Así las tuyas lucirán más.
Magdalena Ni las mías ni las vuestras. Sé que yo no me voy a casar. Prefiero llevar
sacos al molino. Todo menos estar sentada días y días dentro de esta sala oscura.
Bernarda Eso tiene ser mujer.
25 Magdalena Malditas sean las mujeres.
Bernarda Aquí se hace lo que yo mando. Ya no puedes ir con el cuento a tu padre.
Hilo y aguja para las hembras. Látigo y mula para el varón. Eso tiene la gente que
nace con posibles.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. Divide el texto en secuencias e indica el tema que se trata en cada una de ellas.
2. Del duelo se nos presentan dos visiones diferentes, la de Poncia y la de Bernarda.
Comenta las diferencias.
ANALIZAR
5. Fíjate en los verbos que utiliza preferentemente Bernarda al dirigirse a sus hijas.
¿Qué puedes observar?
7. Explica el sentido de la frase “maldito pueblo sin río, pueblo de pozos” (líneas 4-5).
8. ¿Qué quiere decir Magdalena con “prefiero llevar sacos al molino” (líneas 22-23)?
9. Explica la frase “Hilo y aguja para las hembras. […] Eso tiene la gente que nace con
posibles” (líneas 27-28).
12. ¿Qué rasgos del lenguaje coloquial podemos encontrar en este fragmento?
13. ¿Cómo se delinean las convenciones sociales en este texto?
PRODUCIR
14. La mujer y el trabajo hoy en día. ¿Ha cambiado o sigue habiendo diferencias entre
los trabajos que pueden hacer los hombres y las mujeres? Redacta un texto (250-
300 palabras) en que analices la situación y expreses tu opinión.
387
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388
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3 La Generación del 27
Bernarda (En voz baja, como un rugido) ¡Abre, porque echaré abajo la puerta! (Pau-
sa. Todo queda en silencio) ¡Adela! (Se retira de la puerta) ¡Trae un martillo! (Poncia
40 da un empujón y entra. Al entrar da un grito y sale) ¿Qué?
Poncia (Se lleva las manos al cuello) ¡Nunca tengamos ese fin!
(Las hermanas se echan hacia atrás. La Criada se santigua. Bernarda da un grito y avanza.)
Poncia ¡No entres!
Bernarda No. ¡Yo no! Pepe: irás corriendo vivo por lo oscuro de las alamedas, pero
45 otro día caerás. ¡Descolgarla! ¡Mi hija ha muerto virgen! Llevadla a su cuarto y ves-
tirla como si fuera doncella. ¡Nadie dirá nada! ¡Ella ha muerto virgen! Avisad que al
amanecer den dos clamores las campanas.
Martirio Dichosa ella mil veces que lo pudo tener.
Bernarda Y no quiero llantos. La muerte hay que mirarla cara a cara. ¡Silencio! (A
50 otra hija) ¡A callar he dicho! (A otra hija) Las lágrimas cuando estés sola. ¡Nos hun-
diremos todas en un mar de luto! Ella, la hija menor de Bernarda Alba, ha muerto
virgen. ¿Me habéis oído? ¡Silencio, silencio he dicho! ¡Silencio!
Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿Quiénes son las protagonistas de esta última escena?
2. ¿Qué reacción tiene Bernarda al enterarse de lo que ha hecho Adela?
3. Adela parte en dos el bastón de su madre. ¿Qué significa este gesto?
4. ¿De qué modo muere la hija más joven de Bernarda?
5. ¿De qué modo Martirio denuncia a su hermana y por qué puede considerarse la
verdadera causa de su suicidio?
ANALIZAR
9. Encuentra el símil presente en el fragmento y explica su significado.
10. Explica la expresión “esa es la cama de las mal nacidas” (línea 6).
11. ¿Qué significa “se acabó Pepe el Romano” (línea 25)?
12. Enumera todas las palabras negativas con las que los diferentes personajes se
refieren a Adela.
PRODUCIR
13. ¿Piensas que Adela se ha suicidado por desesperación amorosa? ¿O más bien por-
que Pepe era su única posibilidad de huida de su horrible vida? Justifica tu respues-
ta e intenta proponer otros ejemplos literarios en los que el suicidio es una forma
de huida (200-250 palabras).
389
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Nome: Costanza
Ficha técnico-artística
Nacionalidad: España, 1987
Duración: 103 minutos
Dirección: Mario Camus
Reparto: Irene Gutiérrez Caba, Ana Belén,
Florinda Chico, Enriqueta Carballeira, Vicky Peña
Premios: premio Goya a la mejor
dirección artística
Tras la muerte de su segundo marido, Bernarda Alba impone un luto riguroso de ocho
años a sus cinco hijas. Tan solo Angustias, por ser hija del primer marido, podrá escapar a
este destino y aceptar la interesada propuesta de matrimonio de Pepe el Romano, amante
de Adela, la más joven entre las hijas, y amado en secreto por Martirio. El final será ines-
perado y trágico.
Actividades
1. Qué están haciendo las hermanas que aparecen en el fragmento? Rellena el cuadro con sus
acciones y a partir de ellas reconstruye el contenido del fragmento.
Magdalena Martirio Amelia Adela
...................................... ...................................... ...................................... ......................................
...................................... ...................................... ...................................... ......................................
...................................... ...................................... ...................................... ......................................
...................................... ...................................... ...................................... ......................................
2. Aquí tienes el guión del resto de la escena: Adela expresa toda su desesperación por su condición
de luto forzado. Comenta este fragmento fijando tu atención en el personaje de Adela.
Martirio ¿Qué piensas, Adela?
adela Pienso que este luto me ha cogido en la peor época de mi vida.
Magdalena Ya te acostumbrarás.
adela (Rompiendo a llorar con ira) ¡No, no me acostumbraré! Yo no quiero estar encerrada. ¡No quiero
perder mi blancura en estas habitaciones! ¡Mañana me pondré mi vestido verde y me echaré a pasear
por la calle! ¡Yo quiero salir!
3. ¿Y si la tiránica Bernarda hubiera escuchado este desahogo de Adela? Imagina un posible diálogo
qr entre la madre y la hija rebelde.
4. ¿Tienes hermanas o hermanos? ¿Qué relación tienes con ellos? ¿Crees que en nuestra época
puede producirse una situación parecida a la de esta obra?
390
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3 La Generación del 27
Entre el 17 y el 19 de agosto de 1936, el poeta Federico García Lorca es fusilado en un lugar desco-
nocido cerca de Viznar (Granada), junto con dos banderilleros y un maestro de escuela, todos ellos de
ideología republicana. La muerte de Federico causó una enorme impresión y muchos intelectuales le
rindieron homenaje.
1. ¿A qué alude la expresión “caminando entre 3. ¿Por qué Machado destaca tanto el hecho
fusiles”? de que el crimen ocurrió en Granada?
2. ¿Por qué los verdugos no podían “mirarle a 4. ¿Cuál es la idea central del poema?
la cara”?
391
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Nome: Costanza
tadizo y supersticioso, radiante y gentil, era una Federico se sintió de pronto agobiado por lo que
especie de resumen de las edades de España, del saldría de aquel amanecer, por algo confuso que
florecimiento popular; un producto arábigo-anda- allí tenía que suceder. Se sentó en un capitel caído.
luz que iluminaba y perfumaba como un jazmi- Un cordero pequeñito llegó a ramonear las yer-
nero toda la escena de aquella España, ¡ay de mí! bas entre las ruinas y su aparición era como un pe-
desaparecida. queño ángel de niebla que humanizaba de pronto la
A mí me seducía el gran poder metafórico de soledad, cayendo como un pétalo de ternura sobre
García Lorca y me interesaba todo cuanto escribía. la soledad del paraje. El poeta se sintió acompañado.
Por su parte, él me pedía a veces que le leyera mis De pronto, una piara de cerdos entró también
últimos poemas y, a media lectura, me interrumpía al recinto, eran cuatro o cincos bestias oscuras, cer-
a voces: “No sigas, que me influencias”. dos negros semisalvajes con hambre cerril y pezu-
En el teatro y en el silencio, en la multitud y en ñas de piedra.
el decoro, era multiplicador de la hermosura. Nun- Federico presenció entonces unas escenas de es-
ca vi un tipo con tanta magia en las manos, nunca panto. Los cerdos se echaron sobre el cordero y jun-
tuve un hermano más alegre. Reía, cantaba, musi- to al horror del poeta lo despedazaron y devoraron.
caba, saltaba, inventaba, chisporroteaba. Pobreci- Esta escena de sangre y soledad hizo que Fede-
llo, tenía todos los dones del mundo, y así como rico ordenara a su teatro ambulante continuar in-
fue un trabajador de oro, un abejón colmenar de la mediatamente el camino.
gran poesía, era un manirroto de su ingenio. […] Transido de horror todavía, tres meses antes de
Federico tuvo un preconocimiento de su muer- la Guerra Civil, Federico me contaba esta historia
te. Una vez que volvía de una gira teatral me llamó terrible.
para contarme un suceso muy extraño. Con los ar- Yo vi después, con mayor y mayor claridad, que
tistas de “La Barraca” había llegado a un lejanísimo aquel suceso fue la representación anticipada de su
pueblo de Castilla y acamparon en los aledaños. muerte, la premonición de su increíble tragedia.
Fatigado por las preocupaciones del viaje, Federico Federico García Lorca no fue fusilado; fue ase-
no dormía. Al amanecer se levantó y salió a vagar sinado. Naturalmente nadie podía pensar que le
solo por los alrededores. Hacía frío, ese frío de cu- matarían alguna vez. De todos los poetas de Es-
chillo que Castilla tiene reservado al viajero, al in- paña era el más amado, el más querido, y el más
truso. La niebla se desprendía en masas blancas y semejante a un niño por su maravillosa alegría.
todo lo convertía a su dimensión fantasmagórica. ¡Quién pudiera creer que hubiera sobre la tierra,
Una gran verja de hierro oxidado. Estatuas y co- y sobre su tierra, monstruos capaces de un crimen
lumnas rotas, caídas entre la hojarasca. En la puer- tan inexplicable!
ta de un viejo dominio se detuvo. Era la entrada al
extenso parque de una finca feudal. El abandono, (Fragmentos del libro de memorias
la hora y el frío hacían la soledad más penetrante. de Pablo Neruda, Confieso que he vivido, 1973)
Actividades
1. ¿Por qué García Lorca no fue al circo? 5. ¿Por qué el poeta chileno dice que Lorca no
2. ¿Cómo está caracterizado Lorca? fue fusilado; fue asesinado?
3. ¿Qué suceso, que Lorca consideró una pre- 6. Resume el contenido del texto.
monición de su muerte, contó el poeta grana- 7. Compara la visión de Neruda con la presenta-
dino a Neruda? da en la poesía de Machado.
4. ¿Qué sentimientos demuestra Neruda hacia
Lorca?
392
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
3 La Generación del 27
■ Rafael Alberti
Dejé por ti todo lo que era mío.
Dame tú, Roma, a cambio de mis penas,
tanto como dejé para tenerte.
A lo largo de su vida recibió muchos premios: además del Premio Nacional de Literatu-
ra de 1925, en 1983 obtuvo el Premio Cervantes de Literatura, en 1965 el Lenin de la Paz,
que le fue concedido por la U.R.S.S., y en 1989 el Premio Príncipe de Asturias, que rechazó
por sus ideas republicanas.
393
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
3. Etapa de la poesía civil (1930-1939). Como ya hemos dicho, a partir de 1931 empieza
el compromiso político de Alberti que llega a su poesía y se refleja en los libros El poeta
en la calle, De un momento a otro, Entre el clavel y la espada, etc. Es esta una etapa carac-
terizada por poemas de gran emotividad y honda denuncia de los horrores de la guerra.
4. Etapa de la poesía en el exilio (1939-1977). La obra compuesta durante el exilio es
vasta y abarca diversos temas, desde la reaparición de su antigua afición A la pintura
(1952), hasta una poesía de denuncia Coplas de Juan Panadero (1942), en que, a través
de un álter ego que representa la voz del pueblo, el autor expresa ideas y sentimientos
propios. Reaparece también la imagen del mar y los recuerdos de la infancia, la nostal-
gia hacia la tierra que tuvo que dejar en Retorno de lo vivo lejano (1952), pero también
obras a sus nuevas patrias: así Baladas y canciones del Paraná (1954) y Roma, peligro
para caminantes (1968).
5. Últimos libros. De vuelta a España, Alberti sigue publicando poesía y un sugestivo
libro de memorias, La arboleda perdida (1959).
Alberti también escribe obras teatrales. Antes de la guerra estrena El hombre deshabitado
(1930), de corte surrealista, y Fermín Galán (1931), sobre un héroe republicano fusilado.
Sin duda alguna, su obra más conocida es Noche de guerra en el Museo del Prado (1956),
ambientada en plena Guerra Civil, y en que los personajes del famoso cuadro de Goya El 3
de mayo en Madrid cobran vida y levantan barricadas.
Noche de guerra en
el Museo del Prado
(Rafael Alberti), de
Ricardo Salvat. Teatro
de Madrid, 2003.
Actividad
394
Codice Fiscale: RBICTN01R47D969J
Cognome: Ribi
Nome: Costanza
3 La Generación del 27
Esta composición pertenece al libro Marinero en tierra (1924), primera etapa de su obra
poética y por el que recibió el Premio Nacional de Literatura en 1925.
y dejadla en la ribera.
Llevadla al nivel del mar
5 y nombradla capitana
de un blanco bajel de guerra.
¡Oh mi voz condecorada
con la insignia marinera:
sobre el corazón un ancla
10 y sobre el ancla una estrella
y sobre la estrella el viento
y sobre el viento la vela!
Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿Cuál es el tema principal de este poema?
2. Podemos dividir el poema en tres partes, las dos primeras formadas por estrofas de tres versos
cada una, y la última de seis versos. Resume el contenido de cada parte.
3. ¿A quién se dirige el poeta con los imperativos “llevadla” y “dejadla” (vv. 2-3)?
ANALIZAR
4. Busca todos los elementos que pertenezcan al campo semántico del mar.
5. “Si mi voz muriera”: ¿qué recurso estilístico está utilizando aquí Alberti?
6. Podemos encontrar en este poema más recursos poéticos: paralelismos, asíndeton, anáfora, etc.
Busca en el poema un ejemplo de cada uno de estos recursos.
PRODUCIR
8. En este poema Alberti usa la palabra voz para indicar su poesía: él confía a la poesía el papel de
guardar su voz incluso después de su muerte. Otra manera con la que la voz puede vencer a la
muerte es la canción. Piensa en alguna canción célebre de algún cantante ya fallecido que gracias
a la música sobrevive al olvido de la muerte (150 palabras).
395
Codice Fiscale: RBICTN01R47D969J
Cognome: Ribi
Nome: Costanza
CD 4 08 Joselito en su gloria
La muerte de Joselito, famosísimo torero que murió en la plaza de toros de Talavera de la
Reina a causa de una cornada mortal del toro Bailador, provocó una inmensa conmoción
en toda España. A él está dedicado esta poesía, que posteriormente aparecerá en el libro
de poemas El alba del alhel’ (1926).
COMPRENDER
1. El poema se desarrolla en gran parte en forma de diálogo. ¿Quién habla en los versos 1-12?
2. ¿Y en los versos 13-16?
3. ¿Y del 17 hasta el final?
4. ¿Por qué el poeta define a Joselito “de amaranto y oro” (verso 5)?
5. ¿Con qué imagen se representa la subida al cielo de Joselito?
6. ¿Qué le pide el torero a la Virgen?
ANALIZAR
7. En la poesía podemos encontrar varios recursos retóricos: pleonasmos, comparaciones, metáfo-
ras, personificaciones. Encuentra un ejemplo de cada uno.
8. Completa la frase.
El poema está compuesto por ....... estrofas de ....... versos de ....... sílabas. La rima es ...............................
396
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
3 La Generación del 27
PRODUCIR
9. El tema de la corrida es muy controvertido, normalmente porque se considera un espectáculo
cruel y violento en el que los toros son los que sufren. Aquí en cambio se habla de la muerte del
torero mirando la corrida bajo otro punto de vista. ¿Qué opinas sobre la muerte de toreros debido
a la corrida? Mirando las cosas bajo el punto de vista del torero ¿cambia tu opinión acerca de esta
tradición española? (150-200 palabras)
Se equivocó la paloma CD 4 09
Este famoso poema de la paloma, convertido con el tiempo en canción, fue compuesto
en París, durante el exilio y en plena Segunda Guerra Mundial.
397
Codice Fiscale: RBICTN01R47D969J
Cognome: Ribi
Nome: Costanza
COMPRENDER ANALIZAR
1. ¿Cuál es el tema de esta poesía? 5. ¿Qué simboliza la azotea?
6. Explica el significado de las siguientes expre-
2. ¿De qué puede ser metáfora el camino?
siones:
3. ¿A qué se refiere cuando dice «Fue la más be- a. “hay una (azotea) que sólo da al amor”
lla edad del corazón» (verso 24)? b. “encendidos árboles”
c. “súbitos diluvios de cometas veloces”
4. ¿Por qué el camino de Alberti no conduce a
ninguna parte? PRODUCIR
7. Comenta la relación de la poesía de Alberti
con el tema de la mar (150 palabras).
398
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
3 La Generación del 27
■ Pedro Salinas
Sólo muere un amor
que ha dejado
de soñarse hecho materia
y que se busca en tierra.
399
Codice Fiscale: RBICTN01R47D969J
Cognome: Ribi
Nome: Costanza
400
Codice Fiscale: RBICTN01R47D969J
Cognome: Ribi
Nome: Costanza
3 La Generación del 27
■ Jorge Guillén
El mundo está bien hecho.
401
Codice Fiscale: RBICTN01R47D969J
Cognome: Ribi
Nome: Costanza
CD 4 12 Equilibrio
La composición que sigue pertenece a la colección C‡ntico y ofrece una buena muestra
del optimismo y de la exaltación de la vida que caracterizan la obra de Guillén. Igualmente
demuestra lo conceptual que es su poesía, libre de artificios.
COMPRENDER
1. ¿Cuál es el estado de ánimo del poeta y qué es lo que le produce este estado interior?
2. La belleza y perfección del universo conducen al poeta a un estado de asombro.
¿Cuáles entre los cinco sentidos (vista, oído, tacto, olfato y gusto) permiten al poeta
entrar en contacto con la esencia de las cosas de este mundo? Marca en el texto las
palabras o expresiones que te han conducido a esta solución.
ANALIZAR
4. Observa la poesía desde un punto de vista formal. ¿Hay rimas o regularidad métri-
ca? ¿Te parece una composición de tipo tradicional o más bien vanguardista?
5. Subraya en el texto con color azul todas las palabras que se refieren a la tranquili-
dad a la que alude el poeta.
6. Intenta explicar con otras palabras las siguientes expresiones: “inocencia absolu-
ta” (verso 2), “sosiego imperioso” (verso 5), “limpidez concreta” (verso 9).
PRODUCIR
7. Observa el último verso. Según tu parecer, ¿sufre el poeta por esta “obligación” de
la que habla o es para él una experiencia positiva? En tu vida cotidiana, ¿cuáles son
las cosas (o las personas) que te dan serenidad y tranquilidad? (150-200 palabras)
402
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Nome: Costanza
3 La Generación del 27
■ Gerardo Diego
403
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
CD 4 13 El ciprés de Silos
Este célebre soneto vio la luz en julio de 1924, cuando el poeta pasó dos días en el mo-
nasterio de Santo Domingo de Silos. Al despedirse de los monjes dejó escrito en el libro
de visitas, como original dedicatoria, este poema que esa misma noche había compuesto
en su celda. Esta fue la única copia del soneto que existió durante mucho tiempo hasta
que Gerardo Diego volvió al monasterio y compuso otros dos poemas menos conocidos,
Primavera en Silos y Ausente, que formarán junto con el primero la trilogía silense.
COMPRENDER
1. El poema puede dividirse en dos parte distintas. Identifica cuáles e indica el tema de cada una de
ellas.
2. ¿Qué simboliza el ciprés? ¿De qué modo esta simbología se relaciona con la forma del árbol?
ANALIZAR
3. Analiza detenidamente las estrofas, las rimas y la métrica de este poema. ¿Se la puede considerar
una composición de tipo tradicional?
PRODUCIR
7. Elige otra planta o flor o árbol que tradicionalmente tiene un valor simbólico y explícalo. ¿Hay otros
elementos naturales como animales o piedras que tienen un valor simbólico? Ofrece ejemplos (150
palabras).
404
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Cognome: Ribi
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3 La Generación del 27
■ Dámaso Alonso
Hoy es sólo el corazón del hombre
lo que me interesa:
expresar con mi dolor o con mi esperanza
el anhelo o la angustia
del eterno corazón del hombre.
Obras. Entre sus obras críticas destacamos Poesía de tipo tradicional (1949), La lengua poé- Retrato de
Dámaso Alonso.
tica de Góngora (1950) y Poesía española: ensayo de método y límites estilísticos (1952). Por
lo que se refiere a su producción poética, los comienzos fueron de inspiración modernista,
a la manera de Juan Ramón Jiménez, de la que son ejemplos los Poemas puros (1921). La 1. a rachas: con
intermitencias, de
madurez poética de Alonso se expresa en la posguerra, cuando se aleja de las tendencias
modo discontinuo.
de su generación para crear una poesía propia donde reflexiona sobre temas existenciales
ajenos a la situación histórica contemporánea. De 1944 es sin duda su obra poética maes-
tra, Hijos de la ira, en la que el tema principal es la angustia y la cólera ante el dolor y la
miseria del mundo. La visión que el poeta propone de la vida en esta obra es muy cruel y
amarga, describiéndola como un “horrible viaje”. Siguen Hombre y Dios (1955), Gozos de la
vista (1981) y Duda y amor sobre el Ser Supremo (1985).
En estas obras Dámaso Alonso usa como forma métrica el versículo, un lenguaje des-
garrado y prosaico e imágenes con influjos surrealistas a través de los cuales expresa sus
ideas existencialistas.
Actividad
405
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Nome: Costanza
CD 4 14 Insomnio
Hijos de la ira (1944) se abre con este poema, Insomnio, que expresa con crudeza la in-
mensa herida que la Guerra Civil ha dejado en el poeta.
Madrid es una ciudad de más de un millón de cadáveres (según las últimas estadísticas).
A veces en la noche yo me revuelvo y me incorporo en este nicho en el que hace
[45 años que me pudro,
y paso largas horas oyendo gemir al huracán, o ladrar los perros, o fluir blandamente
[la luz de la luna.
Y paso largas horas gimiendo como el huracán, ladrando como un perro enfurecido,
5 fluyendo como la leche de la ubre caliente de una gran vaca amarilla.
Y paso largas horas preguntándole a Dios, preguntándole por qué se pudre
[lentamente mi alma,
por qué se pudren más de un millón de cadáveres en esta ciudad de Madrid,
por qué mil millones de cadáveres se pudren lentamente en el mundo.
Dime, ¿qué huerto quieres abonar con nuestra podredumbre?
10 ¿Temes que se te sequen los grandes rosales del día,
las tristes azucenas letales de tus noches?
Guerra Civil
en Madrid
(1936‑1939).
406
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3 La Generación del 27
Análisis del texto
COMPRENDER
1. Relaciona las palabras de la primera columna con su definición.
a. nicho 1. echar en la tierra laborable materias que aumenten su fertilidad
b. pudrir 2. mortífero
c. abonar 3. hacer que una materia orgánica se altere y descomponga
d. podredumbre 4. mama de la hembra de los mamíferos
e. letal 5. putrefacción o corrupción material de las cosas
f. ubre 6. lugar donde se colocan los cadáveres en el cementerio
2. ¿Con qué compara el poeta Madrid?
3. Podemos dividir el poema en tres partes. Encuentra los versos relacionados con
estas frases.
• Vv. ……………. : frase inicial que resume el contenido del poema.
• Vv. ……………. : el poeta nos describe su insomnio.
• Vv. ……………. : el poeta dirige sus preguntas a Dios.
4. ¿Por qué el poeta habla de cadáveres para hablar de los habitantes de Madrid?
ANALIZAR
5. ¿Por qué piensas que el poema está escrito con versos tan largos?
6. Con la última pregunta a Dios el poeta quiere saber la finalidad del dolor humano.
¿Qué pueden representar “los grandes rosales del día” (verso 10)?
Anáfora .................................................................................................
.................................................................................................
Comparación .................................................................................................
.................................................................................................
Metáfora .................................................................................................
.................................................................................................
Personificación .................................................................................................
.................................................................................................
Pregunta .................................................................................................
retórica .................................................................................................
PRODUCIR
9. Sin dudas habrás pasado alguna noche de insomnio. Explica el porqué, describe tus
pensamientos nocturnos y la manera con la que has pasado estos momentos sin
sueño en el silencio de la noche (150-200 palabras).
407
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■ Vicente Aleixandre
La poesía es comunicación. Algo que sirve
para hablar con los demás hombres.
CD 4 15 Unidad en ella
Esta poesía pertenece a La destrucción o el amor, de 1934, libro definido por el propio
Aleixandre como “un canto al renacer de las fuerzas y el apetito vital”. De él dirá Pedro
Salinas: “Uno de los valores de Aleixandre en este libro será, a nuestro juicio, el haber
dado a la poesía española ejemplo de un instrumento de expresión lírica de magnífica
altura verbal, movido, rico, de fuerza plástica certera y de sutileza bastante para llegar a
las más finas capas de los estados poéticos”.
408
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3 La Generación del 27
COMPRENDER
1. Divide el texto en secuencias e indica el tema que se trata en cada una de ellas.
2. ¿Cómo describe el poeta a la amada?
3. ¿Qué supone la relación amorosa para el poeta? Indica los versos donde transmite esta idea.
ANALIZAR
4. Los cuatro elementos vitales (tierra, agua, fuego y aire) aparecen aquí representados. Localiza los
sustantivos y los versos que hacen referencia a ellos.
5. Escribe las comparaciones que aparecen en la última estrofa y explica su significado.
6. En esta poesía, ¿el amor es visto como felicidad o como destrucción? ¿En qué versos se puede
apreciar?
7. Hay en el poema una identificación vida/muerte. Busca ejemplos de ello.
PRODUCIR
8. Los cuatro elementos primarios que aparecen en esta poesía de Aleixandre, no solo forman la vida,
sino que podrían relacionarse con nuestra personalidad. ¿Cuál de estos mejor te representa? Jus-
tifica tu respuesta en un máximo de 150 palabras.
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■ Luis Cernuda
Sólo he tratado, como todo hombre,
de hallar mi verdad, la mía,
que no será ni mejor ni peor que la de los
otros, sino sólo diferente.
Obras. En 1936 Luis Cernuda recopiló en un único libro, titulado La Realidad y el De-
seo, toda su producción poética hasta la fecha. En él encontramos los temas fundamenta-
les de su poesía: el desencanto de la vida, la soledad, el pesimismo, la rebeldía contra un
mundo lleno de convenciones sociales y que cohibía su homosexualidad, el sentimiento
de frustración provocado por el choque constante entre la realidad que vive y el deseo
de vivir y de amar.
Podemos distinguir varias etapas en su producción poética. A una etapa inicial, en
la que se percibe la influencia de Jorge Guillén, sigue una etapa surrealista (1929-35).
De esta época es Los placeres prohibidos (1931), cuyo eje central es el amor y la pasión
erótica. Con Donde habite el olvido (1932) abandona definitivamente el Surrealismo en
favor de una fase de carácter neorromántico. Su poesía se hace más honda y personal,
renunciando progresivamente a la ornamentación retórica para lograr un lenguaje más
sencillo, de escasas imágenes y versos libres. En esta fase es definitiva la influencia de la
poesía inglesa y alemana, así como la de Bécquer, del que toma el título del libro. En-
tre 1936 y 1939 escribirá poesías de guerra, y, ya en el exilio, Desolación de la Quimera
(1962), testamento poético del autor, quizá lo mejor de su obra. Ahora el poeta medita
sobre el hombre y el sentido del arte, y rompe definitivamente sus lazos con España: Es
lástima que fuera mi tierra.
Actividad
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3 La Generación del 27
Te quiero CD 4 16
Con Los placeres prohibidos (1931) Cernuda empieza su alejamiento de la fase surrealista,
orientándose hacia el “lenguaje hablado y el tono coloquial”, aunque, tras la aparente senci-
llez de sus versos, se esconde una intensa capacidad de sugerir emociones. Aquí encontra-
mos los ejes del conflicto central de la poesía de Cernuda, ese conflicto entre las represiones
sociales que actúan negativamente sobre el individuo y el deseo de afirmar su propia verdad.
Te quiero.
Te lo he dicho con el viento.
Jugueteando como animalillo en la arena
O iracundo como órgano tempestuoso;
5 Te lo he dicho con el sol,
Que dora desnudos cuerpos juveniles
Y sonríe en todas las cosas inocentes;
Te lo he dicho con las nubes,
Frentes melancólicas que sostienen el cielo,
10 Tristezas fugitivas;
Te lo he dicho con las plantas,
Leves criaturas transparentes
Que se cubren de rubor repentino;
Te lo he dicho con el agua,
15 Vida luminosa que vela un fondo de sombra;
Te lo he dicho con el miedo,
Te lo he dicho con la alegría,
Con el hastío, con las terribles palabras.
Pero así no me basta:
20 Más allá de la vida,
Quiero decírtelo con la muerte;
Más allá del amor;
Quiero decírtelo con el olvido.
Análisis del texto
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■ Miguel Hernández
¿Qué hice para que pusieran
a mi vida tanta cárcel?”
Obras y poŽtica. Dentro de su obra poética hay que diferenciar tres etapas de producción.
1. Etapa de poesía pura. Es su primera etapa y en ella sigue la moda neogongorina de la
Generación del 27, es decir, la búsqueda de la poesía pura y lo riguroso en la ejecución
técnica del poema. Cabe destacar de esta etapa Perito en Lunas (1933), de corte surrea-
lista y neogongorino, un cúmulo de metáforas que convierten al poema en un autentico
acertijo abstracto.
2. Etapa de poesía amorosa. De esta etapa destaca la publicación de El rayo que no cesa
(1936), libro de poemas cuyo tema principal es el amor desde un punto de vista fatalista
y donde el yo del poeta está presente como el enamorado que sufre. Su forma es clásica:
está compuesto fundamentalmente de sonetos bien medidos, aunque también destacan
los tercetos encadenados del poema Elegía a Ramón Sijé, que trata de la muerte de su
amigo, magnífico canto a la amistad.
Hernández entiende el amor como un profundo sentimiento que tiene que sortear
infinidad de obstáculos, como el rechazo o la soledad, y que provoca un profundo dolor
comparable con el que provoca la muerte, que aparecerá también como una solución al
sufrimiento amoroso. Los de esta época, son poemas de un alto contenido emocional
y de gran simbología: por ejemplo, el amor se simboliza mediante objetos punzantes
como el rayo o un cuchillo; el poeta es barro frágil y moldeable; la amargura y el recha-
zo se simbolizan mediante cosas amarillas como la corteza de un limón; y el dolor o la
pena a través de cosas de color negro como las sombras o el carbón.
3. Etapa de poesía social y carcelaria. Al llegar la Guerra, Miguel Hernández olvida el yo
íntimo para volcarse profusamente en el nosotros social y poner la poesía al servicio de
fines ideológicos. El primer libro de esta etapa, caracterizado por un tono de ánimo a
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3 La Generación del 27
la lucha, es Viento del pueblo (1937) y esta idea del compromiso social a través de la voz
del poeta influenciará notablemente a los poetas de los años 50. También Cancionero y
romancero de ausencias (1938-1941) pertenece a esta etapa y fue escrito en la cárcel. En
esta obra el poeta reflexiona sobre el amor a su esposa y a su hijo y de cómo se siente
ausente del mundo debido a los sucesos que se han producido en su vida.
Actividad
Este poema, perteneciente al El rayo que no cesa (1936), está dedicado a la memoria de
su “compañero del alma” Pepito Marín Gutiérrez, conocido con el seudónimo de Ramón
Sijé y fallecido inesperadamente a los 22 años.
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Quiero minar la tierra hasta encontrarte A las aladas almas de las rosas
y besarte la noble calavera del almendro de nata le requiero,
35 y desamordazarte y regresarte. 50 que tenemos que hablar de muchas cosas,
compañero del alma, compañero.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿Cuál es el tema de esta elegía?
2. ¿Por qué Miguel Hernández quiere ser un hortelano?
3. Muchas palabras pertenecen al campo semántico de la naturaleza. Subráyalas en
el texto.
ANALIZAR
4. ¿Qué metáforas emplea para referirse a la muerte?
5. Explica la expresión “Alegrarás la sombra de mis cejas” (verso 42).
6. Hay en todo el poema cuatro formas verbales: presente, pasado, futuro y gerundio.
Márcalos con colores diferentes.
PRODUCIR
9. Perder a un amigo es algo muy dolorido. No solo se puede perderlo por culpa de la
muerte, sino también por una pelea, por distancia física o a causa de algún malen-
tendido. Cuenta tu experiencia personal sobre este tema (150-200 palabras).
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Mapa conceptual
• Ramón Gómez de la Serna, crea- • Federico García Lorca, poeta y dramaturgo, es el autor
dor de las greguerías, frases ingenio- más representativo del grupo. Escribe colecciones poéticas
sas y conceptuales con carácter iróni- come Romancero Gitano (1928) y Poeta en Nueva York
co y lúdico (1929-30) y tragedias como La casa de Bernarda Alba (1936)
• Vicente Huidobro, creacionista, autor • Rafael Alberti, poeta, autor de las colecciones Marinero en
de caligramas, como los reunidos en tierra (1924) y Cal y canto (1927)
Canciones en la noche (1913) • Pedro Salinas, poeta y crítico literario, autor de la colección
• Guillermo de Torre, poeta ultraísta, La voz a ti debida (1933)
utiliza a menudo la poesía visual como • Jorge Guillén, poeta y crítico literario, autor de la colección
en la colección Hélices (1923) Cántico (1928)
• Gerardo Diego, autor de la Antología poética (1932), obra
símbolo del grupo
• Dámaso Alonso, poeta y crítico, autor de la colección Hijos
de la ira (1944)
• Vicente Aleixandre, poeta, autor de La destrucción o el
¿Quién/Quiénes? amor (1934)
• Luis Cernuda, poeta, autor de Los placeres prohibidos (1931)
• Miguel Hernández, poeta, autor de El rayo que no cesa (1936)
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2. Producción
a. Explica el concepto de generación literaria aplicado a la Generación del 27.
b. Describe los rasgos del grupo poético del 27.
c. Establece una comparación entre la luna de la Canción del jinete y la del Romance de la luna, luna
de Federico García Lorca.
d. Donde habite el olvido de Luis Cernuda hace referencia a la Rima LXVI de Bécquer:
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10 De la inmediata
posguerra a los
albores del siglo XXI
La más noble función de un escritor es dar testimonio,
como acta notarial y como fiel cronista,
del tiempo que le ha tocado vivir.
Para empezar
1. Pensando en los autores que ya conoces, ¿recuerdas a alguno de ellos que cumple con esta
importante función a la que se refiere Camilo José Cela en su frase?
2. Para ti, ¿qué otras funciones puede tener la actividad del escritor?
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1 Contexto cultural
1.1 Marco histórico
Tras la victoria del bando nacional se impuso en España una dictadura fascista bajo la
dirección del general Francisco Franco. Sus principios ideológicos se resumían en tres
conceptos básicos: “patria, religión y orden”. Pese a compartir con Alemania e Italia esos
mismos ideales políticos, España se mantuvo no beligerante durante la Segunda Guerra
Mundial debido a la necesidad de reconstruir el país, que había tocado fondo tras una
guerra civil de tres años.
Para el examen: Franco y el franquismo. Podemos dividir el período del régimen franquista en tres etapas:
véase pág. 423
• la primera (1939-1950) se caracteriza por una política de aislacionismo político y eco-
nómico de España respecto a los países de su entorno, una extrema pobreza provocada
por la autarquía impuesta por el gobierno, y la constante y san-
guinaria represión hacia los vencidos en un afán constante de
echar por tierra los logros de la II República;
• en la década de los años 50 se abre una etapa de cierta apertu-
ra intentando crear vínculos con otras potencias internacionales
como Estados Unidos, país al que se permitió construir bases
militares en suelo español a cambio de ayuda económica. En
1955 España ingresa en la ONU. En 1959, con el Plan de Esta-
bilización, se pone fin al sistema autárquico que imperaba en el
país, produciéndose de esta manera un mayor desarrollo econó-
mico en todos los ámbitos;
• la etapa de 1960 a 1975 verá una apertura de España: la llega-
da de inversiones extranjeras y el turismo posibilitarán un gran
desarrollo económico y social y un crecimiento industrial cada
vez mayor.
1939-1975 1955
Dictadura de Ingreso de España
Francisco Franco en la ONU
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1 Contexto cultural
La actualidad. En 1982 gana las elecciones el Partido Socialista Obrero Español (Psoe),
presidido por Felipe González que será presidente del gobierno durante cuatro legislaturas
consecutivas obteniendo en las dos primeras mayoría absoluta. Si en la primera etapa de su
gobierno se observa un incipiente florecimiento económico, gracias al ingreso de España Cartel del PSOE.
en la Comunidad Económica Europea en 1985,
sus últimos años de gobierno se caracterizan por
una grave crisis económica.
Tras el triunfo en las urnas del Partido Popular
(Pp), llega al gobierno, en 1996, José María Az-
nar. Con él la situación económica mejora y Espa-
ña entra definitivamente en el Euro en 1999. To-
davía, su participación activa en la guerra en Irak
desencadena un descontento generalizado entre la
población, descontento que aumenta tras la actua-
ción del gobierno en los fatídicos atentados del 11
de marzo de 2004 (conocido como el 11-M) en la
estación de Atocha de Madrid, lo que hará que,
en el mismo año, triunfe en las elecciones el Psoe,
con José Luis Rodríguez Zapatero a la cabeza.
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1 Contexto cultural
Actividades
2. ¿En qué consiste la autarquía que caracterizó a España durante los primeros años
de la posguerra?
6. ¿Qué es el 11-M?
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La Constitución de 1978
El 6 de diciembre de 1978 los españoles aprobaron en referéndum la actual Constitución Española, que
marcó el inicio de la democracia tras años de dictadura y represión. A continuación se pueden hallar
unos artículos de esta Constitución.
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1 Contexto cultural
Fundación
Nacional
Francisco Franco,
Madrid.
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Alonso, un leonés que apenas sumaba 23 años cuando murió el autoproclamado cau-
dillo de España, se hizo franquista después. “Con el tiempo vi que era difícil encontrar
30 algo que hubiera hecho mal”, añade este abogado, hijo de un militar del bando nacio-
nal, herido tres veces en batalla. “No he conocido un hombre más honrado que mi
padre. Por eso defiendo la honradez de ese régimen, porque lo he vivido con él, con sus
amigos…”, remacha el que fuera número dos de Fuerza Nueva hasta 1982.
Su visión edulcorada de un cruel dictador, que firmó las últimas sentencias de
35 muerte apenas dos meses antes de su fallecimiento, genera indignación entre las vícti-
mas del franquismo y entre los partidos de la oposición. Algunas formaciones políticas
han pedido, incluso, la ilegalización de la FNFF. Esa que luce en el portal de Concha
Espina un cartelito desdibujado por el tiempo y el polvo tras un plástico ya opaco. Pero
resiste aún al paso de los años, a la consolidación de la democracia.
40 Como ocurre en muchas calles y plazas de España, donde algunos Ayuntamientos
se han opuesto a quitar otros restos de la dictadura: placas que recuerdan a los militares
sublevados en 1936 o que ensalzan sus batallas, como la última estatua de Franco en la
vía pública, en el puerto de Melilla o el nombre del Paseo del Doctor Vallejo Nágera en
Madrid. Pese a que la Ley de Memoria Histórica, aprobada durante el Gobierno de José
45 Luis Rodríguez Zapatero, reza literalmente que las Administraciones públicas deben
retirar “los escudos, insignias, placas y otros objetos o menciones conmemorativas de
exaltación de la sublevación militar, de la Guerra Civil y de la represión de la Dictadu-
ra”. En otros Consistorios, como Oviedo, con un busto de Franco colocado en pleno
centro de la ciudad, solo las han suprimido cuando les ha obligado la justicia.
El País, 20/11/2015
COMPRENSIÓN
1. ¿Dónde se encuentra la Fundación Nacional Francisco Franco (FNFF)?
2. ¿Cuál es el fin de la Fundación? Justifica tu respuesta.
3. Explica la frase del texto “Allí Francisco Franco se multiplica”.
4. ¿De qué modo se define a Franco a lo largo del texto?
5. ¿Quién es Jaime Alonso? Resume el contenido de sus afirmaciones que aparecen a lo largo
del texto.
6. ¿Qué significa la expresión “visión edulcorada”?
7. ¿Qué posición tienen los opositores del franquismo?
8. ¿A qué ley se hace referencia en el texto?
9. ¿Qué actitud han tenido y aún tienen algunos Ayuntamientos con respecto a las efigies del
franquismo?
10. ¿Cuál es la opinión de la Real Academia de Historia?
EXPRESIÓN
Redacta un texto, de entre 250-300 palabras como máximo, sobre una de las siguientes
propuestas:
1. ¿Crees que eliminar las efigies públicas de un dictador puede disminuir las expresiones ex-
tremistas que simbolizan estas imágenes? Justifica tu posición.
2. Redacta un texto argumentativo en favor o en contra de la existencia de esta Fundación así
como de otras asociaciones que celebran la memoria de algún dictador.
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1 Contexto cultural
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Nome: Costanza
La poesía. Muchos de los poetas de los que hemos hablado en el módulo anterior siguen
escribiendo en el exilio: Juan Ramón Jiménez, Pedro Salinas, Luis Cernuda o Rafael Alber-
ti. A estos nombres hay que añadir otros como León Felipe, autor de la conocida poesía
dedicada a Franco, el gran responsable de la guerra:
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2 La poesía
2 La poesía
Al igual que en el resto de géneros literarios, también en poesía la Guerra Civil tuvo efec-
tos devastadores: García Lorca había muerto, muchos otros poetas habían partido hacia
el exilio (Juan Ramón Jiménez, Pedro Salinas, Nicolás Guillén, Luis Cernuda, etc.). Y los
que se quedaron se dividieron entre los adscritos ideológicamente a uno u otro bando. La
publicación de la obra Hijos de la ira (1944), del poeta Dámaso Alonso, dará inicio a una
nueva época para la poesía española.
La poesía arraigada. Pertenecen a esta corriente autores como Luis Rosales, que se iden-
tifican con el régimen franquista (aunque posteriormente se distancien de él). Los funda-
mentos de la poesía arraigada son:
• tratamiento de temas tradicionales, de la vida cotidiana, en torno a tres ejes fundamen-
tales, Dios, la familia y la tierra;
• métrica y formas clásicas;
• lenguaje poético sencillo y coloquial.
Otras corrientes. Junto a estas dos tendencias, conviven otras corrientes como:
• el Postismo (abreviatura de “post de los ismos”), que sigue las tendencias vanguardistas
de comienzos de siglo. Los postistas, entre los que sobresale Carlos Edmundo de Ory,
reivindican la importancia de la libertad expresiva y de la imaginación;
• el Grupo Cántico, surgido en torno a la revista Cántico fundada en Córdoba en 1947,
que enlaza con la tradición literaria de la Generación del 27. Pablo García Baena y Ri-
cardo Molina son sus máximos representantes;
• los garcilasistas, que propugnan una vuelta a los modelos clásicos y a la métrica tradi-
cional. El cuidado de la forma encuentra sus máximos exponentes en José García Nieto
y José Luis Cano;
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• la Espadaña, en abierto contraste con la poética de los garcilasistas, que se fija como
objetivo una poética más comprometida social y religiosamente, con poemas liberados
de la métrica tradicional. A este grupo perteneció Eugenio García de Nora, autor de un
libro publicado clandestinamente, Pueblo cautivo (1946).
La poesía social
En la década de los 50 la poesía española evoluciona y se llena de contenidos sociales. Una
fecha, 1955, señala el inicio de esta nueva tendencia, con la publicación de dos libros: Pido
la paz y la palabra, de Blas de Otero, y Cantos Iberos, de Gabriel Celaya.
El poeta se convierte en testigo de su época: la poesía es el instrumento con el que él
intenta transformar la sociedad. Sus rasgos más significativos serán:
• un lenguaje sencillo y coloquial;
• el empleo del verso libre;
• mayor valor del contenido con respecto a la forma;
• la inclusión de temas como la solidaridad, la marginación y la incomunicación humana,
etc. Fundamental será también el tema de España: desde la protesta por la injusticia
social hasta el deseo de libertad y angustia por las circunstancias sociopolíticas del país.
Muchos son los poetas que se pueden adscribir a esta tendencia social, entre cuyos máxi-
mos exponentes recordamos a Blas de Otero, Gabriel Celaya y José Hierro.
Actividades
1. Une los poetas con su corriente estética. Recuerda que algunos de ellos pueden pertenecer a
más de una tendencia.
a. Blas de Otero 1. Década de los 40
b. Eugenio García de Nora 2. Espadaña
c. Gabriel Celaya 3. Garcilasistas
d. José Luis Cano 4. Poesía arraigada
e. Leopoldo Panero 5. Poesía desarraigada
f. Luis Rosales 6. Poesía social
2. Completa el siguiente esquema.
Años Tendencias poéticas Características estilísticas Autores destacados
predominantes
40-50 ................................................. ................................................. Carlos Edmundo de Ory
................................................. .................................................
Grupo Cántico ................................................. .................................................
................................................. .................................................
Garcilasista ................................................. .................................................
................................................. .................................................
................................................. ................................................. García de Nora
................................................. .................................................
................................................. métrica y formas clásicas Luis Rosales
.................................................
................................................. ................................................. .................................................
................................................. ................................................. .................................................
Poesía desarraigada ................................................. .................................................
................................................. .................................................
50-60 ................................................. ................................................. Blas de Otero
................................................. .................................................
3. ¿En qué grupos poéticos prevalece la forma sobre el contenido?
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2 La poesía
La década de los 60
Hacia finales de los años 50 se empieza a percibir algunos cambios en el panorama poético
español. Algunos de los poetas que participaron en la estética de la poesía social deciden
abandonarla en pos de nuevas formas; otros, más jóvenes, los llamados “Niños de la gue-
rra”, viven la contienda civil en su niñez o adolescencia, por lo que el tema estará presente
en su obra, pero en clave intimista o autobiográfica.
Entre los rasgos que caracterizan el estilo poético de los años sesenta podemos señalar
los siguientes:
• subjetividad e intimismo. Los temas más frecuentes son el amor, la nostalgia de la infan-
cia, la familia, los recuerdos de la adolescencia, etc.;
• la forma recupera su importancia. El estilo sigue siendo natural y el lenguaje coloquial,
pero la técnica y el respeto de las reglas métricas y retóricas hacen acto de presencia;
• humanismo y compromiso. Aunque huyen del compromiso político, de la poesía como
“herramienta”, estos poetas se preocupan por los problemas éticos y sociales.
Entre los autores más representativos recordamos a Ángel González, Jaime Gil de Bied-
ma, José María Valverde, Carlos Barral, José Agustín Goytisolo, José Ángel Valente y Clau-
dio Rodríguez.
Los “novísimos”
Portada de Nueve
novísimos, de José María
Castellet, Barral Editores,
1970.
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La década de los 80
A finales del siglo XX la poesía abandona las formas de experimentación de los novísimos
volviendo a ser considerada un instrumento de comunicación. Difícil encuadrar en un
esquema la gran diversidad de tendencias de la poesía contemporánea; de todas formas
podemos destacar las siguientes características:
• vuelta al subjetivismo, a veces controlado con una técnica de distanciamiento e ironía;
• recuperación de estrofas y rimas clásicas, con abandono del verso libre;
• léxico sencillo y coloquial: se utilizan a menudo palabras de grupos marginales (argot),
del ámbito de la publicidad y de los medios de comunicación;
• continuas referencias a la sociedad de consumo;
• temas preferentemente realistas y verosímiles: la vida, el tiempo, lo íntimo, etc.
Entre los máximos exponentes de esta corriente se encuentran Andrés Sánchez Robayna,
Eloy Sánchez Rosillo, Alejandro Duque, Francisco Bejarano, Blanca Andreu.
En los años noventa surgen dos nuevas corrientes: la poesía hermética y la poesía de la ex-
periencia. La primera engloba una amplia gama de autores que, generalmente, comparten
una visión de la poesía minimalista: emplean técnicas como la fragmentación, la brevedad
y la abstracción con el objetivo de alcanzar la máxima desnudez expresiva. Su figura prin-
cipal es Andrés Sánchez Robayna.
Los rasgos que definen la poesía de la experiencia son:
• la recuperación de los poetas de los años cincuenta, particularmente Ángel González y
Gil de Biedma;
• la vuelta a la métrica tradicional;
• una temática relacionada con la intimidad o la vida del autor: recuerdos de infancia,
experiencias familiares, amores, etc.
Entre los nombres más destacados recordamos a Miguel D’Ors, Eloy Sánchez Rosillo, Gar-
cía Montero y Felipe Benítez Reyes.
Actividades
430
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Nome: Costanza
2 La poesía
■ Gabriel Celaya
Ser poeta no es vivir a toda sombra, intimista.
Ser poeta es encontrar en otros la propia vida.
1. Empareja los elementos de las dos columnas para obtener los datos sobre Celaya.
a. Gabriel Celaya 1. traductor.
b. Vivió en la Residencia 2. Norte en 1947.
c. Su primera obra fue 3. sus poesías en canciones.
d. Fue exponente de la 4. ensayos y obras teatrales.
e. Escribió poesías, 5. poesía social de los años 50.
f. Fue también 6. nació en País Vasco en 1911.
g. Fundó la editorial 7. de Estudiantes de Madrid.
h. Paco Ibañez ha convertido 8. Marea de silencio (1935).
431
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Nome: Costanza
432
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Nome: Costanza
2 La poesía
COMPRENDER ANALIZAR
1. ¿Cuál es el tema de la composición? 6. Aunque el lenguaje de Celaya es extremamen-
2. Busca los versos en que se presentan estos te sencillo, el poeta expone su concepción de
conceptos. la poesía mediante varios recursos literarios.
a. Ya se está perdiendo la esperanza en un fu- Busca algún ejemplo de:
turo mejor. • anáfora • paralelismo
b. En España no hay libertad. • comparación • personificación
c. Se critica a la poesía como arte para las élites. • hipérbaton • repetición
d. Es culpable también quien calla. • metonimia
e. Se participa del sufrimiento de los demás.
7. Observa la métrica del poema. ¿Es regular?
f. La poesía social es necesaria como el aire,
¿Por qué, en tu opinión?
como el pan.
g. La poesía no es producto de la reflexión. PRODUCIR
h. Pone letra a los pensamientos de muchos.
8. ¿Crees que en los tiempos actuales poesía y
3. ¿Cómo define Celaya su poesía? canción son dos instrumentos para participar
4. ¿Y a sí mismo? activamente en la realidad contemporánea?
5. Separa los versos en que aparece una con- Justifica tu posición poniendo también algu-
cepción positiva de la poesía de aquellos en nos ejemplos (200-250 palabras).
los que hay una visión negativa de la misma.
433
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■ Blas de Otero
Yo por ti, tú por mí, todos por una tierra
en paz y una patria mejor.
1. Indica si las siguientes afirmaciones sobre Blas de Otero son verdaderas (V) o falsas (F).
V F
a. En su juventud fue abogado.
b. Dedica el Cántico espiritual a San Juan de la Cruz.
c. Entre sus temas destacan el amor, la muerte y la patria.
d. Dámaso Alonso lo define un poeta desarraigado.
e. El estilo de La inmensa mayoría es complejo y hermético.
f. Muere en 1979.
434
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2 La poesía
Hombre CD 4 20
COMPRENDER
1. ¿Cuál es el tema de esta poesía?
2. ¿Cómo es presentado Dios en este poema? Justifica tu respuesta.
3. El texto se articula en tres partes. Otorga un título a cada una de ellas.
• I parte (vv. 1-8): ..................................................................................................................................... .
• II parte (vv. 9-11): .................................................................................................................................. .
• III parte (vv. 12-14): ............................................................................................................................... .
4. ¿A qué Dios hace referencia el texto? ¿Al Dios del Antiguo o del Nuevo Testamento? Justifica tu
respuesta.
435
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Nome: Costanza
ANALIZAR
8. ¿De cuántos versos se compone esta poesía?
9. ¿Cómo están divididos los versos?
10. ¿Cómo es la rima?
11. ¿Qué tipo de composición es entonces Hombre?
12. ¿Qué simboliza la noche?
13. Muchas de las palabras del poema se refieren al campo semántico de la violencia y la destrucción.
Búscalas y transcríbelas.
14. Esta poesía es buena muestra de la habilidad de Blas de Otero en utilizar los recursos retóricos.
Aporta ejemplos de:
aliteración
encabalgamiento
exclamación
hipérbaton
hipérbole
oxímoron
paralelismo sintáctico
personificación
quiasmo
repetición
436
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2 La poesía
Digo vivir CD 4 21
Con este poema, que forma parte de Ancia, Blas de Otero anuncia claramente el aban-
dono de la fase existencial.
2. ¿Por qué desprecia Blas de Otero su poesía 11. También encontramos un encabalgamiento
anterior? algo novedoso para una estructura poética.
¿Dónde?
3. El autor define a su nueva poética como “aquella
fiesta brava del vivir y el morir” (vv. 13-14). ¿Qué 12. Las sinalefas son también muy abundantes. Ob-
idea subyace en estos versos, en tu opinión? serva el verso 12. ¿Cuántas hay? Transcríbelas.
4. “Siempre la sangre, oh Dios, fue colorada” (ver- 13. ¿Blas de Otero respeta en su composición el or-
so 2). Explica el sentido de este verso. den natural de las frases?
437
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■ Ángel González
Aquí no pasa nada,
salvo el tiempo.
CD 4 22 Ciudad cero
El poema pertenece a Tratado de urbanismo (1967) y se adscribe a la fase de poesía so-
cial, en que el poeta siente la necesidad de dar su testimonio personal de la época de la
guerra, vivida durante su infancia.
Una revolución.
Luego una guerra.
En aquellos dos años – que eran
la quinta parte de toda mi vida –,
5 yo había experimentado sensaciones distintas.
Imaginé más tarde
lo que es la lucha en calidad de hombre.
Pero como tal niño,
la guerra, para mí, era tan sólo:
10 suspensión de las clases escolares,
Isabelita en bragas en el sótano,
cementerios de coches, pisos
abandonados, hambre indefinible,
sangre descubierta
15 en la tierra o las losas de la calle,
un terror que duraba
lo que el frágil rumor de los cristales
después de la explosión,
438
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2 La poesía
y el casi incomprensible
20 dolor de los adultos,
sus lágrimas, su miedo,
su ira sofocada,
que, por algún resquicio,
entraban en mi alma
25 para desvanecerse luego, pronto,
ante uno de los muchos
prodigios cotidianos: el hallazgo
de una bala aún caliente
el incendio
30 de un edificio próximo,
los restos de un saqueo
– papeles y retratos –
en medio de la calle…
Todo pasó,
35 todo es borroso ahora, todo
menos eso que apenas percibía
en aquel tiempo
y que, años más tarde,
resurgió en mi interior, ya para siempre:
40 este miedo difuso,
esta ira repentina,
estas imprevisibles
y verdaderas ganas de llorar.
George Grosz,
El funeral,
1917-1918.
Análisis del texto
COMPRENDER Staatsgalerie
Stuttgart, Stuttgart.
1. ¿Cuál es el tema del poema?
2. ¿En cuántas partes podemos dividir el texto?
3. En tu opinión, ¿a qué hace referencia el título del poema?
ANALIZAR
4. “Todo pasó” (verso 34): ¿a qué momento histórico se está refiriendo?
5. Ganas de llorar, miedo, ira. Estas sensaciones se repiten dos veces a lo largo del
poema. Búscalas y explica el motivo de estas repeticiones.
6. ¿Cómo juzgas el estilo de Ángel González, sencillo o elaborado? Justifica tu res-
puesta.
PRODUCIR
7. En esta composición de Ángel González cambia el punto de vista a través del que
se observa la guerra: los ojos del niño de antaño dejan el paso a su mirada de adul-
to. Piensa en un acontecimineto de tu infancia y describe cómo lo viviste siendo un
niño y como en cambio lo ves ahora, con una madurez diferente y ojos más adultos
(200-250 palabras).
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Nome: Costanza
El fragmento siguiente remonta a 2002 y pertenece a un alegato en el que Ángel González describe su
concepción de la poesía. Haciendo también referencia a otros poetas que como él intentaron dar una
definición de este género, González subraya la estrecha relación entre poesía y vida.
Gustav Klimt,
Friso de Beethoven,
(detalle), Pabellón
de la Secesión,
Viena.
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2 La poesía
eres tú”. Pero no todos iban a estar de acuerdo con se salva de sus acechanzas en el poema, pervive en
esa propuesta (las feministas, por ejemplo, la im- él; es – gran paradoja – temporal y a la vez “esen-
pugnan con violencia). Probablemente, un román- cial”. Y, según se desprende de otros comentarios de
tico puro y duro habría respondido: “Poesía soy Machado (de Juan de Mairena), esa palabra salva-
yo”. Por su parte, Verlaine creía que la poesía era, da en el tiempo es asimismo salvadora del tiempo,
antes que otra cosa, música. Unamuno pensaba lo concebido ahora en su dimensión histórica: “lo que
contrario: “algo que no es música es la poesía”. An- el poeta pretende eternizar” – dice Mairena – “es el
tonio Machado afirmaba que la poesía es “palabra diálogo del hombre con su tiempo” […].
en el tiempo”. Y Apollinaire no tendría empacho Porque yo soy de los que creen que la poesía, la
en corregir a Machado para decidir que la poesía gran poesía, está inseparablemente unida a la vida.
es palabra en el espacio. […] Sé que todavía hay quien piensa que la poesía es
En cualquier caso, la propuesta de Machado me una realidad autónoma, justificada en y por sí mis-
parece en principio totalizadora, objetiva e inobje- ma: arte puro. Mi concepto de la poesía y del arte
table. Nadie puede negar que la poesía se hace con en general es diferente. No confundo, por supues-
palabras, consiste en palabras. Pero al situar la pa- to, la poesía con la vida, la realidad con el arte; sé
labra poética “en el tiempo”, Machado está entran- muy bien que son cosas distintas. No las confundo,
do en un terreno más problemático. Su definición, pero sí las fundo. Como lector y como escritor, me
tan sencilla y transparente, es tal vez por eso mismo importan poco las obras literarias en las que no
ambigua y misteriosa, está cargada de sugerencias. se advierta de alguna manera esa fusión de vida y
¿Indica que la palabra poética está sujeta a las mu- arte. […]
danzas que el tiempo impone a todo lo que es en él?
Yo creo que más bien (o también) insinúa lo con- (La poesía de Ángel González, en Estafeta del
trario: que la palabra poética perdura en el tiempo, Viento, n. 1, Nuevo México, marzo, 2002)
Actividades
1. En este texto Ángel González nombra a muchos poetas españoles y extranjeros. ¿Los conoces
a todos? Completa el siguiente esquema con la información requerida.
Nacionalidad Siglo Corriente Concepción
poética poética
Apollinaire
Bécquer
Góngora
Machado
Quevedo
Unamuno
Verlaine
4. ¿Conoces a algún otro poeta que haya intentado dar una definición de lo que es poesía?
5. ¿Qué es para ti la poesía? Haz una búsqueda en distintos diccionarios sobre el significado de la
palabra “poesía”. Luego compara tus resultados con los de tus compañeros.
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Retrato de
Actividad
442
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2 La poesía
30 por la mañana…
Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿En cuántas partes se puede dividir el poema? Resume con una frase el contenido de cada una
de ellas.
ANALIZAR
5. ¿Cómo es la rima de Vals del aniversario?
6. En esta composición poética hay abundantes encabalgamientos. Señala algunos de ellos.
PRODUCIR
7. En el amor así como en la amistad o en el trabajo, la rutina es una amenaza que puede llevar aburri-
miento y anular el entusiasmo. ¿De qué manera puede evitarse todo eso? Explicalo en 150 palabras.
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Ángel Valente. 1. Indica si las siguientes afirmaciones son verdaderas (V) o falsas (F).
V F
a. Valente concibe la poesía como forma de lucha.
b. Recibió el Premio Nobel.
c. En 1966 publicó la colección La memoria y los signos.
d. Escribió en vasco.
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2 La poesía
Esta imagen de ti CD 4 24
Este poema forma parte de su libro La memoria y los signos (1966), en el que Valente reu-
nió poemas escritos entre 1960 y 1965. El libro se divide en 7 partes; la central (la cuarta),
se caracteriza por su temática amorosa.
Estabas a mi lado
y más próxima a mí que mis sentidos.
COMPRENDER
1. Divide el texto en partes y señala el contenido de una cada de ellas.
2. ¿A quién se dirige el poeta? ¿Qué modalidad discursiva elige para narrar su expe-
riencia amorosa?
3. ¿Puedes explicar el sentido del verso “en una tarde gris de cualquier día”?
ANALIZAR
4. Dos versos se repiten en esta composición poética. ¿Cuáles? ¿Qué quiere indicar
el poeta con esta repetición?
5. “Más próxima a mí que mis sentidos” (verso 2): ¿qué figura retórica utiliza aquí el
poeta? ¿Qué quiere poner en evidencia?
8. ¿Qué figuras estilísticas puedes encontrar en los tres versos finales? ¿Qué quiere
expresar con ellas el poeta?
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3 El teatro
El teatro de posguerra
Tras la Guerra Civil el teatro español se encuentra en una difícil situación: han muerto
Valle-Inclán y Lorca, y son exiliados, entre otros, Alejandro Casona, Max Aub y Rafael
Alberti. Además, la censura impuesta por el régimen político impide el estreno de obras
teatrales de crítica social. A esto se suma que los empresarios teatrales buscan complacer a
un público burgués y acomodado al tiempo que satisfacen sus propios intereses económi-
cos. Esto hace que prospere un tipo de teatro de “diversión”, sencillo y conformista.
En el teatro de la inmediata posguerra cabe destacar tres principales tendencias.
Entre sus autores más destacados figuran José María Pemán, Joaquín Calvo Sotelo y Juan
Ignacio Luca de Tena.
Sus principales representantes son Jardiel Poncela (Eloísa está debajo de un almendro, Los
ladrones somos gente honrada, Los habitantes de la casa deshabitada) y Miguel Mihura
(Tres sombreros de copa). Este tipo de teatro resultó difícilmente accesible para el gran
público.
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3 El teatro
El drama social. Buero Vallejo y Alfonso Sastre sientan las bases del denominado “nuevo
teatro español”. Los autores que constituyen este grupo, nacido en los años 60, comparten
con el Realismo el afán de testimonio y denuncia de la injusticia y la desigualdad social y
su crítica y oposición al régimen del general Franco. Sin embargo, desde el punto de vista
estético se aleja del teatro realizado por los escritores realistas aproximándose a las van-
guardias europeas con el empleo de técnicas esperpénticas al estilo de Ramón María del
Valle-Inclán: animalización de los seres humanos, cosificación de los personajes, degrada-
ción de los protagonistas, etc.
Entre los representantes más sobresalientes de este nuevo teatro cabe señalar a Lauro
Olmo (La camisa), Carlos Muñiz (El tintero) y José María Rodríguez Méndez (Los inocentes
de la Moncloa).
Historia de una
escalera (Antonio
Buero Vallejo).
Teatro María
Guerrero de Madrid,
2003.
El teatro independiente. En los años 60 nacen nuevos grupos Bertolt Brecht (1898-1956) fue un poeta y dramaturgo
alemán entre los más destacados del siglo XX. Fue el creador
de teatro independiente que adoptan técnicas experimentales del “teatro épico”, también conocido como “teatro dialéctico”,
de autores extranjeros como Bertolt Brecht o Antonin Artaud, y en el que dominan la función social y el tono político. Gracias
a él esta forma de teatro comprometido se popularizó.
se inspiran del “teatro del absurdo”, cuyos representantes prin- Antonin Artaud (1896-1948) fue un escritor francés,
cipales fueron Eugène Ionesco y Samuel Beckett. De carácter autor de poesía, narrativa, ensayos y teatro. Fue creador
del “teatro de crueldad” en el que los dramaturgos crean
contestatario, estos grupos renuncian a cualquier forma de sub- obras impactantes con escenas violentas y chocantes al fin
vención oficial, organizándose en cooperativas para sobrevivir: de captar la atención del público e impresionarlo.
entre ellos sobresalen “Els joglars” y “La Fura dels Baus” (Bar- Eugène Ionesco (1909-1994) fue un dramaturgo y escritor
rumano en lengua francesa. Se le considera uno de los
celona), “Tábano” (Madrid), “La Cuadra” (Sevilla), etc. Caracte- principales representantes del “teatro del absurdo”.
Como tal en sus obras propone tramas que parecen carecer
rísticas comunes de este teatro son: de lógica en las que dominan la dificultad de comunicación
• la apuesta por un público popular; entre los personajes y los temas existenciales.
• la ruptura de las convenciones escénicas de espacio y tiempo; Samuel Beckett (1906-1989) fue un dramaturgo irlandés,
representante del Modernismo anglosajón constituido por la
• el empleo de recursos escénicos como la expresión corporal, la literatura vanguardista y experimental en lengua inglesa de
danza, la música, las nuevas tecnologías, la iluminación, etc.; la primera mitad del siglo XX. Figura fundamental del "teatro
del absurdo", escribe sus obras en inglés y francés. Su texto
• un enfoque crítico y de denuncia. teatral más famoso es Esperando a Godot (1952).
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La Fura
dels Baus, de
El teatro contemporáneo
SeanMack. Perth
International Arts Con el inicio de la transición democrática el panorama teatral español empieza a cambiar.
Festival. Supreme
Court Gardens,
Por una parte, se rescatan textos dramáticos de grandes autores que no se habían podido
Perth, 2010. difundir en la España franquista: Los cuernos de don Friolera y Divinas palabras, de Ramón
María del Valle-Inclán; La casa de Bernarda Alba y Así que pasen cinco años, de Federico Gar-
cía Lorca; Noche de guerra en el Museo del Prado y El adefesio, de Rafael Alberti. Además, se
reponen algunas obras de Buero Vallejo o de Fernando Arrabal que habían sido censuradas.
A partir de 1982 se aprueba un importante plan de apoyo al teatro: se crean el Centro
Dramático Nacional y la Compañía Nacional de Teatro Clásico y festivales teatrales como
el de Sitges, especializado en teatro de vanguardia, o el de Almagro, dedicado al teatro
clásico español.
En estos años se produce un rechazo de las experimentaciones vanguardistas anterio-
res, prefiriendo volver a un realismo crítico y de denuncia de la guerra y de los problemas
sociales.
Entre los representantes más interesantes del teatro contemporáneo español destacan:
• Antonio Gala, autor también de importantes novelas; entre sus obras dramáticas desta-
can Los verdes campos del edén (1963), mezcla de lirismo y realismo, y Anillos para una
dama (1973), drama histórico, cuyo personaje principal es doña Jimena, quien, ya viuda
del Cid, tiene que renunciar a su amor por Álvar Fáñez para no deshonrar la memoria
del héroe;
• Fernando Fernán Gómez, actor, director y guionista cinematográfico, novelista y dra-
maturgo; entre sus producciones teatrales sobresalen Las bicicletas son para el verano
(Premio Nacional Lope de Vega de 1978), que narra la historia de una familia de clase
media durante la Guerra Civil, una versión de El Lazarillo de Tormes (1990) y la Vida
de Lucas Malara (1992);
• José Sanchís Sinisterra, profesor de literatura, investigador y autor teatral, considerado
un renovador de la escena teatral española. Su importante y prolífica labor como dra-
maturgo ha sido distinguida con premios y galardones de prestigio destacando, entre
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3 El teatro
Cartel de la película
¡Ay, Carmela!, de Carlos
Saura, 1990.
Actividades
449
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■ Miguel Mihura
El humor es un capricho,
un lujo, una pluma de perdiz
que se pone en el sombrero;
un modo de pasar el tiempo.
La obra fue escrita en 1932, pero no fue estrenada hasta 1952, ya que ningún empresario
quiso montarla. Siguiendo una estructura tradicional, se divide en planteamiento, nudo
y desenlace, y respeta las unidades de tiempo (una sola noche), de lugar (el hotel de don
Rosario) y de acción.
El argumento es muy sencillo: Dionisio, tímido funcionario, pasa su última noche de
soltero en el hotel de don Rosario. Allí conocerá a un grupo de artistas, entre ellos a Paula,
una joven alegre, espontánea y llena de vida, al margen de las convenciones sociales. Dio-
nisio se sentirá atraído por ella, pero terminará casándose con Margarita y aceptando llevar
una vida burguesa y convencional.
Uno de los recursos más innovadores utilizados por Mihura a lo largo de esta obra es
el humor, un humor de tipo ilógico, absurdo, inverosímil, con distorsión del lenguaje y
del razonamiento lógico, así como situaciones absurdas que cumplen una doble función:
aportan carácter desmitificador al texto, en clara oposición al teatro de la época, y contri-
buyen a presentar una visión crítica de la sociedad. Algunos críticos consideran a Mihura
el precursor del teatro del absurdo europeo o el Ionesco español.
Actividad
450
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3 El teatro
Acto I
Este fragmento de Tres sombreros de copa pertenece al primer acto. La acción se desa-
rrolla en el hotel de don Rosario, un hotel, según la acotación, “de segundo orden en una
capital de provincia”, esta también “de segundo orden”.
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COMPRENDER
1. ¿En cuántas partes podemos dividir el texto? Indica el argumento de cada una de ellas.
2. Según Dionisio y don Rosario, ¿qué usos se puede dar al teléfono?
3. En las mejoras hechas por don Rosario en el hotel se mezclan cambios verosímiles con otros ab-
surdos. ¿Cuáles?
ANALIZAR
7. En el texto encontramos dos diminutivos. Subráyalos e indica su función.
8. ¿En qué consiste la comicidad de este fragmento? Explícalo atendiendo a los siguientes aspectos:
• simplicidad y el infantilismo • situaciones absurdas
• comportamiento de los personajes • patetismo mezclado con humorismo
• utilización inadecuada de los objetos • expresiones ridículas
Don Sacramento (Dentro) ¡Dionisio! ¡Dionisio! ¡Abra! ¡Soy yo! ¡Soy don Sacra-
mento!…
Dionisio Sí… Ya voy… (Abre. Entra don Sacramento, con levita, sombrero de copa y un
paraguas) ¡Don Sacramento!
5 Don Sacramento ¡Caballero! ¡Mi niña está triste! Mi niña cien veces llamó por te-
léfono, sin que usted contestase a sus llamadas. La niña está triste y la niña llora.
La niña pensó que usted se había muerto. La niña está pálida… ¿Por qué martiriza
usted a mi pobre niña?…
Dionisio Yo salí a la calle, don Sacramento… Me dolía la cabeza… no podía dormir…
10 Salí a pasear bajo la lluvia. Y en la misma calle, di dos o tres vueltas… Por eso yo no
oí que ella me llamaba… ¡Pobre Margarita!… ¡Cómo habrá sufrido!
Don Sacramento La niña está triste. La niña está triste y la niña llora. La niña está
pálida. ¿Por qué martiriza usted a mi pobre niña?…
Dionisio Don Sacramento… ya se lo he dicho… Yo salí a la calle… No podía dormir.
15 Don Sacramento La niña se desmayó en el sofá malva de la sala rosa… ¡Ella creyó
que usted se había muerto! ¿Por qué salió usted a la calle a pasear bajo la lluvia?…
Dionisio Me dolía la cabeza, don Sacramento.
Don Sacramento ¡Las personas decentes no salen por la noche a pasear bajo la llu-
via!… ¡Usted es un bohemio, caballero!
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3 El teatro
COMPRENDER
1. ¿Por qué podemos definir opuestos a los dos personajes que protagonizan el diálogo?
2. El personaje femenino no aparece en la escena; sin embargo, ¿podemos caracterizarlo?
3. Resume en pocas líneas el argumento de este fragmento.
ANALIZAR
4. ¿De qué modo el estilo de los dos personajes es diferente?
5. Repara en el nombre del suegro, Sacramento. ¿Qué simboliza?
6. Señala los recursos cómicos utilizados por Mihura en este texto, con referencia a:
• el lenguaje
• la situación
• el carácter de los personajes
7. En el fragmento el autor emplea dos adjetivos de color. ¿Cuáles? ¿Qué simbolizan?
8. ¿Cuántas veces se repite el sustantivo “niña” en el texto? ¿Por qué tantas en tu opinión?
PRODUCIR
9. Considerando la parodia y la ironía empleadas por el autor, compárese la Sonatina de Rubén Darío
(→ pág. 299) con la descripción que don Sacramento hace de su hija, para acentuar la cursilería de
este personaje (150 palabras).
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El teatro es mi realización
y mi vida.
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3 El teatro
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La vida de esta familia está marcada por los efectos de la guerra: miseria, hambre, represión
política etc. Pero sobre todo, por un dramático acontecimiento (que veremos en el texto
propuesto, pág. 460). Con el paso de los años, un hijo, Vicente ha logrado una posición
social importante, mientras el hermano, Mario, vive con los padres en un sótano en la po-
breza más absoluta. La obra tendrá un desenlace trágico y se cierra con las palabras de los
investigadores: “Si no os habéis sentido en algún instante verdaderos seres del siglo veinte,
pero observados y juzgados por una especie de conciencia futura; si no os habéis sentido
en algún otro momento como seres de un futuro hecho ya presente que juzgan, con rigor
y piedad, a gentes muy antiguas y acaso iguales a vosotros, el experimento ha fracasado”.
La obra incorpora una serie de recursos simbólicos:
• la presencia simultánea de varias acciones en escena; un escenario único con una
doble iluminación: luz clara y normal para los investigadores, borrosa y lívida para las
otras escenas;
• la locura del Padre, imagen de un Dios justiciero;
• el tragaluz, símbolo de las limitaciones de la condición humana y ventana hacia el
mundo exterior, relacionado, según Domenech, con el mito platónico de la caverna, en
la que percibimos únicamente pálidos reflejos de la realidad;
• el tren, cuyo ruido sirve para expresar escondidas inquietudes. Los personajes se divi-
den entre “los que han cogido el tren” y han triunfado en la vida, y los que “no pudieron
coger el tren” y han fracasado.
Actividades
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3 El teatro
Acto I
Fernando, que ama a Carmina, se declara, y le cuenta sus sue–os.
Fernando (Abrazándola por el talle) Carmina, desde mañana voy a trabajar de firme 1. abochornan:
por ti. Quiero salir de esta pobreza, de este sucio ambiente. Salir y sacarte a ti. Dejar sonrojan,
avergüenzan.
para siempre los chismorreos, las broncas entre vecinos… Acabar con la angustia
2. aparejador:
del dinero escaso, de los favores que abochornan1 como una bofetada, de los padres técnico que
5 que nos abruman con su torpeza y su cariño servil, irracional… interviene con
Carmina (Reprensiva) ¡Fernando! funciones propias
Fernando Sí. Acabar con todo esto. ¡Ayúdame tú! Escucha: voy a estudiar mucho, en la construcción
de edificaciones.
¿sabes? Mucho. Primero me haré delineante. ¡Eso es fácil! En un año… Como para
entonces ya ganaré bastante, estudiaré para aparejador2. Tres años. Dentro de cuatro
10 años seré un aparejador solicitado por todos los arquitectos. Ganaré mucho dinero.
Por entonces tú serás ya mi mujercita, y viviremos en otro barrio, en un pisito limpio
y tranquilo. Yo seguiré estudiando. ¿Quién sabe? Puede que entonces me haga inge-
niero. Y como una cosa no es incompatible con la otra, publicaré un libro de poesías,
un libro que tendrá mucho éxito…
15 Carmina (Que le ha escuchado extasiada)
¡Qué felices seremos!
Fernando ¡Carmina! (Se inclina para be-
sarla y da un golpe con el pie a la lechera,
que se derrama estrepitosamente. Temblo-
20 rosos, se levantan los dos y miran, asom-
brados, la gran mancha en el suelo.)
COMPRENDER
1. Asigna un título al fragmento.
2. Fernando y Carmina, abocados al fracaso y a la frustración, no verán cumplidos sus
sueños. En tu opinión, ¿hay en este fragmento algo que nos anticipe simbólicamen-
te el destino de los dos personajes? Razona tu respuesta.
ANALIZAR
4. En este breve fragmento abundan los puntos suspensivos y las interrogaciones
retóricas. ¿Qué función expresiva tienen?
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
3 El teatro
Análisis del texto
COMPRENDER
1. Uno de los temas tratados en este fragmento es el del conflicto generacional. Subraya las partes
del texto en las que se hace referencia al mismo.
2. Fernando necesita la ayuda de Carmina para cumplir sus sueños. Localiza las frases del texto en
que se expresa esta idea.
ANALIZAR
5. El verbo subir se repite dos veces en el texto. Indica en qué parte del texto y su valor simbólico.
6. La historia de Fernando-hijo y Carmina-hija es un calco de la de sus padres. Incluso el discurso de
Fernando-padre y de Fernando-hijo resulta muy semejante. Analiza los dos fragmentos presenta-
dos y reproduce en el siguiente esquema aquellas frases de padre-hijo y madre-hija que conside-
res parecidas.
7. Respecto a la acotación final del primer fragmento, ¿qué significado encierra la acotación final de
este segundo texto?
PRODUCIR
8. El final, como es característico en Buero, es abierto: el público tiene que encontrar por sí mismo la
solución a algunos de los interrogantes que el autor plantea, como por ejemplo si los hijos de Fer-
nando y Carmina lograrán no dejarse vencer por los condicionamientos del ambiente. Responde a
esta cuestión dando tu opinión personal (mínimo 150 palabras).
459
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
CD 4 29 El tragaluz
Acto II
Uno de los dos hermanos, Vicente, fue el único que logró subirse a un tren con destino
a Madrid escapando así de la miseria y la marginación y abandonando a la familia a su
suerte. Y lo hizo aun a sabiendas de que su salvación costaría la vida a su hermanita
Elvirita. En este fragmento Vicente, a solas con su padre, finalmente confiesa su culpa.
460
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
3 El teatro
(Apenas se le oyen las últimas palabras, ahogadas por el espantoso fragor del tren. Sin que
se entienda nada de lo que dice, continúa hablando bajo el ruido insoportable. El Padre
40 se está levantando.)
El padre ¡No!… ¡No!…
(Tampoco se oyen sus crispadas negaciones. En pie y tras su hijo, que sigue profiriendo
palabras inaudibles, empuña las tijeras. Sus labios y su cabeza dibujan de nuevo una
colérica negativa cuando descarga, con inmensa furia, el primer golpe, y vuelven a negar
45 al segundo, al tercero… Apenas se oye el alarido del hijo a la primera puñalada, pero sus
ojos y su boca se abren horriblemente. Sobre el ruido tremendo se escucha, al fin, más
fuerte, a la tercera o cuarta puñalada, su última imploración.)
Vicente ¡Padre!…
(Dos golpes más, obsesivamente asestados por el anciano entre lastimeras negativas, caen
50 ya sobre un cuerpo inanimado, que se inclina hacia adelante y se desploma en el suelo.
El Padre lo mira con ojos inexpresivos, suelta las tijeras y va al tragaluz, que abre para
mirar afuera. Nadie pasa. El ruido del tren, que está disminuyendo, todavía impide oír la
llamada que dibujan sus labios.)
El padre ¡Elvirita!…
55 (La luz se extingue paulatinamente. El ruido del tren se aleja y apaga al mismo tiempo.)
Análisis del texto
COMPRENDER
1. Lee con atención las líneas 19-24. ¿Por qué crees que Vicente desvía la mirada?
2. Explica el sentido de la frase “quisiera que me entendiese y me castigase, como cuando era un
niño, para poder perdonarme luego” (líneas 20-21).
ANALIZAR
6. Fíjate en las acotaciones. Subraya todas las veces en que se habla del ruido del tren.
7. ¿Qué significado asume el tren en este fragmento de la obra de Buero?
8. En tu opinión, la intensidad que va ganando el ruido del tren ¿qué indica?
9. ¿Qué relación puede haber entre la muerte de Vicente y el ruido del tren que se extingue?
PRODUCIR
10. Vicente ya huyó una vez de la miseria llevando consigo el terrible secreto de la muerte de su
hermanita. Ahora, después de confesar, quiere escapar otra vez cogiendo un tren que él espera
lo lleve lejos de la verdad y de la desesperación. Comenta este tema, el viaje como forma de
escapismo no solo de un lugar físico sino también de una realidad interior que se quiere olvidar
(200-250 palabras).
461
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■ Alfonso Sastre
La principal misión del arte en el mundo injusto
en que vivimos consiste en transformarlo.
462
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3 El teatro
• Tercera etapa (a partir de 1962). Comprende una fase definida por el mismo autor
“tragedia compleja”, o sea un teatro que ahonda sus raíces en el drama barroco y en el
esperpento de Valle-Inclán, pero que asimila la lección del distanciamiento brechtiano.
Pertenecen a este período Crónicas romanas (1981) y La taberna fantástica (1985).
Al margen de las “tragedias complejas” quedan obras como Ejercicios de terror (1970), in-
cursión de Sastre en el mundo del misterio y del terror. Publica también dos libros de teo-
ría y crítica: Anatomía del realismo (1965) y La revolución y la crítica de la cultura (1970).
A pesar de su extensa producción teatral, sus obras apenas llegan a los escenarios, víctimas
ante todo de la censura franquista, pero también del desinterés de los empresarios teatrales,
que ven muy difícil poder estrenar este tipo de obras, y del público en general.
Sastre presenta aquí la legendaria historia del liberador helvético, como había hecho Frie- Friedrich Schiller
(1759-1805) fue
drich Schiller en 1804, pero con un final totalmente distinto. un poeta, filósofo y
Mientras que en la leyenda consigue acertar con una flecha en una manzana colocada dramaturgo alemán
representante del
sobre la cabeza de su hijo, en el “drama en siete cuadros” de Sastre el ballestero mata al hijo, Clasicismo de Weimar,
una de las épocas
para después sacar otra flecha y matar al gobernador Gessler, que le había obligado a dis- literarias más signifí-
parar contra su hijo. Ese acto será el detonante de la revolución de todo un pueblo, al grito cativas de la literatura
alemana. En 1804
de “¡Muera el gobernador! ¡Mueran los tiranos!”. escribió el Wilhelm Tell
contribuyendo a hacer
La obra de teatro fue prohibida por la censura y nunca llegó a ser estrenada en España. célebre la figura de
En las Obras completas de Sastre el drama va acompañado de una nota de presentación que este héroe leyendario.
En este drama se basó
dice, entre otras cosas: “Este Guillermo Tell mío – este que tiene los ojos tristes – significa, la ópera homónima
independientemente de sus numerosos y deliberados anacronismos, una ruptura del viejo del italiano Gioachino
Rossini.
mito. Tell deja de ser protagonista de una proeza para convertirse en el sujeto de una trage-
dia. Adquiere, en este tratamiento, la grandeza de un redentor por cuyo sacrificio es posible
la salvación de los otros. Es destruido para que vivan los demás. En su corazón no habrá ya
nunca alegría, pero su pueblo será feliz.”
Es evidente el intento del dramaturgo: no solo denunciar la situación política del mo-
mento, sino también criticar el inmovilismo de todos en los años de la dictadura franquis-
ta. Es por eso que, en una nota para el director de escena y el escenógrafo, el autor advierte
de que este Guillermo Tell “puede representarse con trajes y uniformes actuales sobre es-
cenarios abstractos”.
Actividades
463
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Nome: Costanza
464
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3 El teatro
COMPRENDER
1. ¿Por qué el capataz quiere que el ciego vaya a cantar a otro lugar?
2. ¿Cómo justifica su trato para con el ciego?
3. ¿A qué se dedica el capataz?
4. ¿Qué denuncia el ciego en sus canciones?
5. ¿Por qué el capataz, en un momento dado, cambia de actitud hacia el ciego? Y la
actitud del ciego hacia el capataz ¿cambia también?
ANALIZAR
7. Observa el lenguaje utilizado en este fragmento. A continuación marca con una
cruz los elementos que te parezcan más apropiados para definirlo.
abstracto formal
artificial realista
cotidiano simbólico
8. Subraya en rojo los adjetivos que usa el ciego para definir la personalidad del
capataz.
PRODUCIR
9. Como has aprendido en la introducción, esta obra simboliza la situación política
de la España franquista. ¿Qué es lo que en este fragmento puede confirmar esta
afirmación? (150-200 palabras)
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A.S. […] En cuanto la respuesta a Buero Va- no correspondía a mis ideas el hecho de que
llejo consistía aproximadamente en decir yo mismo había practicado el posibilismo.
que no se podía hablar de un teatro posible Bueno, era una tesis perfectamente defen-
en la medida en que la censura no tenía dible porque yo reconozco perfectamente
una estructura determinada, pues tenía haber escrito cuando hice La mordaza una
una estructura muy arbitraria, y que el pre- obra que intentó ser posible después de tres
conizar la realización de un teatro posible, obras prohibidas. De modo que eso histó-
desde el punto de vista del posibilismo, ricamente era cierto. […] Yo contesté a ese
podía encerrar el riesgo de la autocensura, artículo con un artículo mío, breve tam-
de que nosotros le ahorráramos el traba- bién, reponiendo y explicando mis puntos
jo a la censura, censurándonos a nosotros de vista. Pero lo que quedó de esa polémica
mismos. Yo era contrario a eso, por tan- fue esos términos: el posibilismo, el imposi-
to, y defendía estar siempre llegando a las bilismo. De eso trató la polémica. […]
fronteras de los imposible, haciendo más F.C. Luego, creo, has llegado a decir que tal
bien un teatro que fuera imposible, pero vez estabais los dos un poco equivocados.
posibilitando ese teatro, actualmente qui- A.S. Lo he dicho y lo mantengo. ¿Equivoca-
zás imposible, por la acción de todos. En dos?… Pero ¿qué se podía hacer? No había
el sentido en que ejerciendo o tratando de otra posibilidad. ¿Cuál hubiera sido la ter-
ejercer la libertad, por lo menos revelaría- cera posibilidad? No lo sé. En fin, equivo-
mos la estructura del mecanismo opresor. cados en la medida en que ambos postulá-
Cosa que no se produciría si nosotros mis- bamos la destrucción del sistema fascista,
mos desde unas posiciones posibilistas evi- la liquidación del régimen franquista, y,
tábamos el trabajo de la censura, interiori- por tanto, la expresión de nuestra libertad.
zando nosotros esa censura. Bueno. Más o Entonces, yo pienso que la equivocación de
menos ése era mi pensamiento. Lo expuse Buero Vallejo consistía en que al ejercer su
en el artículo, muy breve, de Primer Acto. trabajo desde el punto de vista posibilis-
Buero Vallejo contestó con un largo artícu- ta se adaptó al sistema. Y adaptándose al
lo; yo creo que él se habrá avergonzado des- sistema, no contribuyó demasiado a rom-
pués de haber hecho un artículo así. Porque perlo. Una historia que termina en la Real
era un artículo que pretendía ser muy cruel Academia de la Lengua y así, no me pare-
contra mí, indicando todos los aspectos po- ce que sea un gran triunfo desde el punto
sibilistas que había en mi teatro y de cómo de vista inconformista. Y, por otro lado, la
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Nome: Costanza
3 El teatro
posición mía, más radical, tampoco es un para gran cosa desde el punto de vista de
gran triunfo porque ese radicalismo de la subversión social a la que algunos que-
mis posiciones me llevó a la inoperancia, ríamos abocar.
a que mis obras no se estrenaran. Con lo
cual tampoco contribuí grandemente a (Francisco Caudet, Crónica de una marginación:
la libertad. O sea que, por un lado o por conversaciones con Alfonso Sastre, Ediciones
otro, llegábamos a que el teatro no servía de la Torre, Madrid, 1984.)
Actividades
1. ¿Según Sastre, cuáles son los límites del teatro posibilista de Buero?
3. Al final de la entrevista Sastre admite que tanto Buero como él estaban equivocados. ¿En qué
sentido?
4. ¿Por qué para Sastre el ingreso de Buero en la Real Academia de la Lengua no puede ser consi-
derado un éxito?
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■ Fernando Arrabal
He puesto barreras de humo
para guardar mi libertad,
por lo que es difícil saber
cuál es el verdadero Arrabal.
El “Grupo Pánico”
A Fernando Arrabal se le considera uno de los mejores cultivadores del teatro del absurdo
español, además de ser autor de obras narrativas, poéticas y cinematográficas. En 1962
fue fundador del conocido “Grupo Pánico” junto con el escritor, filósofo y director de cine
chileno Alejandro Jodorowsky y el pintor y actor francés Roland Topor. Este grupo, que
reúne en sí las experiencias estéticas de las más importantes vanguardias de la primera mi-
tad del siglo XX, es un teatro de acción, definido por el mismo Arrabal como «una manera
de expresión presidida por la confusión, la memoria, la inteligencia, el humor y el terror».
El resultado de ello es la incorporación en el teatro de elementos surrealistas de escri-
tura onírica, y un nuevo modo de entender el espacio escénico y la gestualidad en el teatro.
Influyeron de modo importante en el desarrollo del grupo el Surrealismo, las vanguardias
artísticas, el teatro de la crueldad del francés Antonin Artaud, pero también la “patafísica”
(dedicada al estudio de las soluciones imaginarias y las leyes que regulan las excepciones),
las matemáticas y el ajedrez del francés Marcel Duchamp, que veía la creación artística
como resultado de un puro ejercicio de la voluntad, sin necesidad estricta de formación,
preparación o talento.
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3 El teatro
Arrabal es, por lo tanto, autor de un teatro genial, brutal, sorprendente y provocador. Entre
sus obras teatrales más representativas citamos Pic-nic (1952), El triciclo (1953), El cemen-
terio de automóviles (1957), La bicicleta del condenado (1959), El gran ceremonial (1963) y
El laberinto (1967).
Pic-nic
El protagonista de la obra es el soldado Zapo que está en la trinchera: siendo domingo sus
padres, los señores Tepán, deciden pasar con él el día organizando un pic-nic en el campo de
batalla. El grupo decide hacer prisionero a Zepo, enemigo de Zapo, pero al final le invita a
pasar el domingo con ellos: todo transcurre en perfecta harmonía y el señor Tepán propone
que los dos soldados comuniquen a sus bandos que ya no quieren hacer la guerra porque
no entienden sus razones. Acto seguido los cuatro se ponen a bailar un pasodoble sin darse
cuenta de que la batalla se ha. El ruido de las ametralladoras y de los bombazos resuena en
la escena: una ráfaga de ametralladora mata a Zepo, Zapo y a los padres de éste, que no se
habían percatado de lo que estaba sucediendo. La interrupción de la música y la llegada de
los camilleros pone en evidencia el final de sus vidas y, por tanto, de sus ilusiones.
Al escribir su obra Pic-nic Arrabal todavía no ha entrado en contacto con los grandes
autores del teatro del absurdo, es decir Samuel Beckett e Eugène Ionesco. A pesar de esto
es inevitable un paralelismo con dichos autores ya que la obra presenta personajes y situa-
ciones muy típicos de este tipo de expresión teatral. En particular, su creación está repleta
de frescura y de humor del absurdo, al estilo de autores españoles como Mihura. Todavía
no se ha producido en la literatura de Arrabal la ruptura total con el lenguaje teatral habi-
tual a la que asistiremos en las obras siguientes. En Pic-nic las acciones siguen una lógica
y la historia se comprende fácilmente, sobre todo porque tiene un mensaje muy claro: lo
absurdo de la guerra, en la que las personas tienen la misión de destruirse a pesar de que
desconocen la razón del conflicto. Los personajes de la obra no comprenden lo que ocurre
ni siquiera conocen a sus opresores: viven al margen de la realidad.
El mensaje de Arrabal cala fácilmente en el público gracias a la riqueza de su estilo, a
su humor ingenuo y absurdo y a la sencilla arquitectura de su obra. Si a esto se añade la
actualidad del tema tratado, un alegato contra toda forma de guerra, no es de extrañar que
Pic-nic haya sido una de las obras teatrales más representadas a lo largo del siglo XX.
Actividad
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CD 4 31 Pic-nic
Acto I
Aquí presentamos dos fragmentos del primer acto de Pic-nic. Zapo recibe la visita de sus
padres mientras está solo en la trinchera: al ser domingo el matrimonio Tepán ha orga-
nizado un pic-nic para hacer compañía a su hijo. La escena se presenta como indica la
didascalia del proprio autor.
La batalla hace furor. Se oyen tiros, bombazos, ráfagas de ametralladora. ZAPO, solo en
escena, está acurrucado entre los sacos. Tiene mucho miedo. Cesa el combate. Silencio.
ZAPO saca de una cesta de tela una madeja de lana y unas agujas. Se pone a hacer
un jersey que ya tiene bastante avanzado. Suena el timbre del teléfono de campaña que
5 ZAPO tiene a su lado.
Zapo Diga… Diga… A sus órdenes mi capitán… En efecto, soy el centinela de la cota
47… Sin novedad, mi capitán… Perdone, mi capitán, ¿cuándo comienza otra vez la
batalla?… Y las bombas, ¿cuándo las tiro? ¿Pero, por fin, hacia dónde las tiro, hacia
atrás o hacia adelante?… No se ponga usted así conmigo. No lo digo para molestar-
10 le… Capitán, me encuentro muy solo. ¿No podría enviarme un compañero?… Aun-
Pic-nic (Fernando
Arrabal), de Tobias que sea la cabra… (El capitán le riñe) A sus órdenes… A sus órdenes, mi capitán.
Ribitzki, 2009. (Zapo cuelga el teléfono. Refunfuña.)
470
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Nome: Costanza
3 El teatro
(Silencio. Entra en escena el matrimonio Tepán con cestas, como si vinieran a pasar un
día en el campo. Se dirigen a su hijo, Zapo, que, de espaldas y escondido entre los sacos,
15 no ve lo que pasa.)
En este fragmento Zepo, soldado del otro bando, llega hasta la trinchera donde está
Zapo y éste, dubitativo, lo detiene. Nadie sabe exactamente por qué está allí, luchando…
Sra. Tepán Esto es lo agradable de salir los domingos al campo. Siempre se encuentra
gente simpática. (Pausa) Y usted, ¿por qué es enemigo?
25 Zepo No sé de estas cosas. Yo tengo muy poca cultura.
Sra. Tepán ¿Eso es de nacimiento, o se hizo usted enemigo más tarde?
Zepo No sé. Ya le digo que no sé.
Sr. Tepán Entonces, ¿cómo ha venido a la guerra?
Zepo Yo estaba un día en mi casa arreglando una plancha eléctrica de mi madre
30 cuando vino un señor y me dijo: «¿Es usted Zepo? Sí. Pues que me han dicho que
tienes que ir a la guerra.» Y yo entonces le pregunté: «Pero, ¿a qué guerra?» Y él
me dijo: «Qué bruto eres, ¿es que no lees los periódicos?» Yo le dije que sí, pero
no lo de las guerras…
Zapo Igualito, igualito me pasó a mí.
35 Sr. Tepán Sí, igualmente te vinieron a ti a buscar.
Sra. Tepán No, no era igual, aquel día tú no estabas arreglando una plancha eléctrica,
sino una avería del coche.
Sr. Tepán Digo en lo otro. (A Zepo) Continúe. ¿Y qué pasó luego?
Zepo Le dije que además tenía novia y que si no iba conmigo al cine los domingos lo
40 iba a pasar muy aburrido. Me respondió que eso de la novia no tenía importancia.
Zapo Igualito, igualito que a mí.
Zepo Luego bajó mi padre y dijo que yo no podía ir a la guerra porque no tenía caballo.
Zapo Igualito dijo mi padre.
Zepo Pero el señor dijo que no hacía falta caballo y yo le pregunté si podía llevar a mi
45 novia, y me dijo que no. Entonces le pregunté si podía llevar a mi tía para que me
hiciera natillas los jueves, que me gustan mucho.
Sra. Tepán (Dándose cuenta de que ha olvidado algo) ¡Ay, las natillas!
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COMPRENDER
1. Lee atentamente el texto de la línea 6 a la línea 20 y contesta brevemente a las siguientes preguntas.
a. ¿Qué está haciendo Zapo cuando recibe la llamada de su capitán? ¿En tu opinión por qué lo hace?
b. ¿Qué ponen de manifiesto las preguntas que Zapo dirige a su capitán?
c. ¿De qué modo Zapo acoge a sus padres? ¿Le parece raro que estén allí?
d. El señor Tepán quiere demostrar su coraje. ¿De qué modo?
2. Lee detenidamente el texto de la línea 21 a la línea 46. A continuación indica si las siguientes afir-
maciones son verdaderas (V) o falsas (F) y corrige estas últimas.
V F
a. Zepo cuenta cómo fue a la guerra para desahogarse.
b. Zepo se fue voluntariamente a la guerra.
c. Zepo desconoce por qué está en la guerra pues no lee los artículos de periódico relati-
vos a ese tema.
d. Zepo y Zapo fueron reclutados de la misma manera.
e. Zepo quiere llevar consigo a la guerra a su novia o a su tía.
ANALIZAR
3. A pesar de que la conversación y las situaciones se desarrollan según una lógica, en estos dos
fragmentos hay evidentes muestras del humor del absurdo propio de este teatro de vanguardia.
Busca y subraya a lo largo de los dos textos las frases que te parecen más divertidas y absurdas
con respecto al contexto de la guerra.
4. ¿Cómo calificarías la relación de Zapo con sus padres? Señala aquellos elementos lingüísticos que
sustentan tu tesis.
5. Una de las principales características estilísticas de Pic-nic es el empleo de diálogos paralelos:
Zapo y Zepo son sometidos en distintas ocasiones a idénticas preguntas. Y en la mayoría de los
casos las respuestas que dan ambos soldados son también las mismas. En tu opinión, ¿qué intenta
mostrar Fernando Arrabal con este recurso?
PRODUCIR
6. ¿Qué tienen en común ambos soldados? ¿Qué personaje de estos dos fragmentos te parece más
absurdo? ¿Por qué? ¿Te parece que esta manera de denunciar la guerra conlleva un mensaje claro
para el público? Justifica tus respuestas (200-250 palabras).
472
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3 El teatro
■ Antonio Gala
Mi teatro no es político.
Yo soy humanista.
Doña Jimena, viuda de Rodrigo Díaz de Vivar, quiere empezar una nueva vida con el
hombre que desde siempre la ama en secreto, Minaya, el fiel amigo del Cid. Pero el rey
Alfonso se opone a su boda por intereses políticos. El conflicto entre la libertad indivi-
dual y la responsabilidad social es simbolizado en los dos anillos, el de esposa fiel y el de
viuda resignada.
473
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Cámara de Jimena, en el alcázar valenciano. Es de día y hay gran silencio. Jimena está
atenta. Oye unos pasos. Es Constanza, que llega. Va a su encuentro.
Jimena ¿Qué?
Constanza (Dejándose caer en una silla) ¿Qué de qué? Muerta vengo… Sube, baja,
5 vuelve a subir, pregunta en las cocinas, que es donde saben todo antes de que el Esta-
do Mayor decida nada… ¡Muerta! (Jimena se muerde nerviosa las uñas) Este alcázar
es un matapersonas… Todo un puro pasillo. Cuánto desperdicio. Qué mal pensado
está… Cómo se ve que entre los moros no había especuladores de solares.
Jimena (Incontenible) Pero ¿qué?
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3 El teatro
10 Constanza ¡Ay! ¡Qué! Yo qué sé… ¡Nada! De lo tuyo aún nadie se ha enterado… 1. quítame-allá-
Todo el mundo cree que tus «diferencias» con el rey son tan sólo económicas: un esas-pajas: se dice
cuando una cosa es
«quítame-allá-esas-pajas»1 más o menos. de poca dificultad o
Jimena ¿Y el rey? poco importante.
Constanza (Muy segura) Deliberando. 2. se lo carga: lo
15 Jimena ¿Por qué lo sabes? mata.
Constanza (Dando exagerados paseos en actitud de persona que piensa) Porque se ha
pasado la mañana así por las terrazas.
Jimena ¿Solo?
Constanza Por descontado. Los reyes siempre deliberan solos.
20 Jimena (Casi sin atreverse) ¿Y Minaya?
Constanza Lo debe haber mandado a hostigar al enemigo… Para tenerlo lejos, me
figuro, mientras él delibera… O para ver si un moro se lo carga2. Con lo cual se ter-
minaron de una vez las deliberaciones.
Jimena Siempre hay algo peor que lo peor… Me encontraba en las últimas, reclamo
25 la ayuda del rey para que me libere de los moros, llega el rey, me libera… y va y me
mete presa.
Constanza ¡Presa! Qué exagerada eres, hija… Tú no estás presa. Estás recluida, nada
más… Que no puedes salir de tus habitaciones, eso es todo; pero de eso a estar pre-
sa… Además que te lo has buscado tú, ea, porque vaya petardo que pegaste con eso
30 de tu boda. Cómo se ve que estamos en Valencia. ¡Mira que atreverte a decir que
estás enamorada! ¡Qué valor tienes, madre! […]
Jimena ¿Qué es lo que pido yo? Algo que no se prohíbe a nadie… Soy viuda, ¿no? Le he
sido fiel a mi marido mientras vivió: he cumplido… Pero yo no me he muerto. Estoy
aquí ¿ves? Si me hago un arañazo, sale sangre… Yo no tengo la culpa de estar viva.
Análisis del texto
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3 El teatro
COMPRENDER
1. En el diálogo se hace referencia a dos tiempos distintos de la vida de los personajes. Indica cuáles
y su función en este texto.
ANALIZAR
5. En el texto se encuentran ejemplos de:
• anáforas • comparaciones • metonimias
Encuentra un ejemplo por cada una de estas figuras retóricas.
6. En la parte final del fragmento encontramos también una metáfora anacrónica: “El café se ha en-
friado” (línea 37). Especifica por qué esta expresión es anacrónica y de qué puede ser metáfora.
477
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Nome: Costanza
4 La narrativa: de la posguerra
a la actualidad
La novela hasta 1970
La novela experimental. Se suele decir que la novela experimental empieza en 1962 con
la aparición de Tiempo de silencio, de Luis Martín Santos, que introduce los recursos expe-
rimentales propios de la narrativa occidental, muy especialmente del Ulises de James Joyce.
El boom de la novela hispanoamericana contribuye también a esta renovación lingüística y
estilística: disminuye la importancia de la trama narrativa; desde el punto de vista de la es-
tructura externa, el capítulo a menudo cede el paso a las secuencias (fragmentos de extensión
variable); la estructura interna se caracteriza por la presencia de multiplicidad de personajes,
la alteración en el orden narratológico con el flash-back, los monólogos interiores y las digre-
siones, los puntos de vista múltiples, una variedad de registros lingüísticos, el uso abundante
de figuras retóricas (la alteración o ausencia de puntuación, etc.). Entre las obras más signifi-
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cativas de esta tendencia recordamos Cinco horas con Mario, de Miguel Delibes (1966), Señas
de identidad, de Juan Goytisolo (1966) y Últimas tardes con Teresa, de Juan Marsé (1967).
La novela contemporánea
El deseo de renovar las estructuras formales, característico de los años 60, cede paulatina-
mente el paso a una recuperación de la estructura narrativa, al placer de contar por parte del
autor. Siguen produciendo los grandes maestros de la posguerra (Cela, Delibes y Torrente
Ballester), así como los escritores de la generación social-realista como Martín Gaite, Sánchez
Ferlosio, Juan Goytisolo, Juan Marsé; y dan sus primeros pasos en la narrativa autores como
Luis Mateo Díez, Javier Marías, Eduardo Mendoza, Juan José Millás, Soledad Puértolas y
Manuel Vázquez Montalbán, entre otros, todos ellos nacidos entre 1939 y 1951 y que no vi-
vieron, por tanto, los horrores de la guerra.
La temática de estos últimos años no puede ser más variada:
• la Guerra Civil y el franquismo, con títulos como La guerra de nuestros antepasados de
Miguel Delibes;
• la novela histórica (La ciudad de los prodigios de Eduardo Mendoza, la serie de novelas del
Capitán Alatriste de Arturo Pérez-Reverte, La Catedral del mar de Ildefonso Falcones);
• la novela policíaca o negra (la serie Carvalho de Manuel Vázquez Montalbán, El invier-
no en Lisboa y Beltenebros de Antonio Muñoz Molina, etc.);
• la metanovela o relato con el intento de recrear el mismo proceso de la escritura (Anta-
gonía de Luis Goytisolo);
• la novela lírica o intimista (Dafne y ensueños de Gonzalo Torrente Ballester, Mazurca
para dos muertos de Cela, Mortal y rosa de Francisco Umbral)
• la novela de misterio, de la que el máximo exponente es Carlos Ruiz Zafón (la tetralogía
El Cementerio de los libros olvidados), que está obteniendo un gran éxito también en Italia.
Actividad
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Vida y obras. Camilo José Cela nace en Iria Flavia (La Coruña)
en 1916. A causa de la profesión del padre, funcionario de adua-
nas, vive durante su adolescencia en muchos lugares diferentes:
Barcelona, Almería, Tuy, etc. En 1925 se establece definitivamente
en Madrid, y allí empieza sus estudios universitarios de Medicina.
Pero al asistir a las clases de Literatura de la Facultad de Letras,
impartidas por Pedro Salinas, decide dejar la carrera médica para
dedicarse a su nueva vocación, la literatura.
Durante la Guerra Civil se incorpora al ejército de Franco, sien-
do herido en el frente. Al acabar la guerra se matricula en Dere-
cho y, entre tanto, escribe su primera novela, La familia de Pascual
Retrato de Duarte (1942), que obtuvo un éxito inmediato y le permitió entrar como crítico en impor-
Camilo José Cela,
tantes revistas literarias del momento: El español, La Estafeta Literaria, Fantasía, etc.
enero de 2000.
A La familia de Pascual Duarte siguen otros libros: Pabellón de reposo (1943), Nuevas an-
danzas y desventuras del Lazarillo de Tormes (1944), Viaje a la Alcarria (1948). En 1951, por
motivos de censura, publica en Argentina La colmena, con la que inaugura la etapa de rea-
lismo social. Sigue escribiendo incansablemente hasta su muerte en Madrid en 2002: Judíos,
moros y cristianos (1956), Oficio de tinieblas 5 (1973), Mazurca para dos muertos (1983),
Cristo versus Arizona (1987), La cruz de San Andrés (1994), Madera de boj (1999), etc.
Durante su vida ha recibido muchos honores: senador por designación real (1977), el
premio Príncipe de Asturias de las Letras (1987), y, principalmente, el premio Nobel de la
Literatura en 1989 con la siguiente motivación: “por su prosa rica e intensa que, con refre-
nada compasión, configura una visión provocadora del desamparo del ser humano”.
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y dejado embarazada a su primera mujer, Lola. Tras ser excarcelado por buena conducta,
vuelve a casa e intenta rehacer su vida con Engracia, con la que se casará en segundas nup-
cias. Sin embargo, pronto su madre vuelve a interferir con malas artes en su vida y el odio
crece con más fuerza dentro de él: tras varios días buscando el valor para llevar a cabo su
plan, Pascual la mata. Sale al campo y corre sin descanso: “El campo estaba fresco y una
sensación como de alivio me corrió las venas. Podía respirar”.
La colmena
2. El final, sin embargo, es totalmente distinto. ¿Recuerdas cómo termina El Lazarillo de Tormes?
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1. cueros: pellejos Yo, señor, no soy malo, aunque no me faltarían motivos para serlo. Los mismos cueros1
que cubren la carne tenemos todos los mortales al nacer y sin embargo, cuando vamos creciendo, el destino
de los animales.
se complace en variarnos como si fuésemos de cera y en destinarnos por sendas diferen-
2. chumberas: fico
tes al mismo fin: la muerte. Hay hombres a quienes se les ordena marchar por el camino
d’india.
5 de las flores, y hombres a quienes se les manda tirar por el camino de los cardos y de las
3. alimañas: bestie.
chumberas2. Aquellos gozan de un mirar sereno y al aroma de su felicidad sonríen con
4. guarros: cerdos
(coloq.)
la cara del inocente; estos otros sufren del sol violento de la llanura y arrugan el ceño
como las alimañas3 por defenderse. Hay mucha diferencia entre adornarse las carnes
con arrebol y colonia, y hacerlo con tatuajes que después nadie ha de borrar ya.
10 Nací hace ya muchos años – lo menos cincuenta y cinco – en un pueblo perdido por
la provincia de Badajoz; el pueblo estaba a unas dos leguas de Almendralejo, agachado
sobre una carretera lisa y larga como un día sin pan, lisa y larga como los días – de una
lisura y una largura como usted para su bien, no puede ni figurarse – de un condenado
a muerte.
15 Era un pueblo caliente y soleado, bastante rico en olivos y guarros4 (con perdón),
con las casas pintadas tan blancas, que aún me duele la vista al recordarlas, con una
plaza toda de losas, con una hermosa fuente de tres caños en medio de la plaza.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. En el texto podemos distinguir dos partes. Otorga un título a cada una de ellas.
• I parte: ........................................................................................................................ .
• II parte: ....................................................................................................................... .
2. Pascual clasifica a los hombres en dos categorías. ¿Cuáles?
3. ¿Qué rasgos caracterizan a cada categoría?
4. ¿Qué recuerdos guarda Pascual de su pueblo? ¿Los juzgas positivos o negativos?
5. Resume con tus propias palabras el contenido del fragmento.
ANALIZAR
6. ¿Con qué compara Pascual la carretera que une su pueblo a Almendralejo?
7. ¿Qué valor expresivo asume esta comparación?
8. ¿Qué significan en el texto las siguientes expresiones?
• “camino de las flores”: ............................................................................................... .
• “camino de los cardos y las chumberas”: ................................................................. .
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Capítulo XII
Pascual medita sobre la idea de matar a su madre, responsable, según él, de su vida.
Se mata sin pensar, bien probado lo tengo; a veces sin querer. Se odia, se odia inten-
samente, ferozmente, y se abre la navaja, y con ella, descalzo, hasta la cama donde
duerme el enemigo. Es de noche, pero por la ventana entra el claror de tu luna; se ve
bien. Sobre la cama está echado el muerto, el que va a ser el muerto. Uno lo mira, lo oye
5 respirar; no se mueve, está quieto coma si nada fuera a pasar. Como la alcoba es vieja,
los muebles nos asustan con su crujir que puede despertarlo, que a lo mejor había de
precipitar las puñaladas. El enemigo levanta un poco el embozo y se da la vuelta: sigue
dormido. Su cuerpo abulta mucho; la ropa engaña. Uno se acerca cautelosamente; lo
toca con la mano con cuidado. Está dormido, bien dormido; ni se había de enterar…
10 Pero no se puede matar así; es de asesinos, Y uno piensa volver sobre sus pasos,
desandar lo ya andado… No: no es posible. Todo está muy pensado; en un instante, un
corto instante y después…
Pero tampoco es posible volverse atrás. El día llegará y en el día no podríamos
aguantar su mirada, esa mirada que en nosotros se clavará aún sin creerlo.
15 Habrá que huir; que huir lejos del pueblo, donde nadie nos conozca, donde poda-
mos empezar a odiar con odios nuevos. El odio tarda años en incubar; uno ya no es un
niño y cuando el odio crezca y nos ahogue los pulsos, nuestra vida se irá. El corazón no
albergará más hiel y ya estos brazos, sin fuerza, caerán…
Análisis del texto
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CD 5 04 La colmena
Capítulo I, secuencia 41
Doña Rosa es la dueña del café madrileño donde encontramos una serie de personajes
que nos hablan de su miseria humana y, de paso, de la miseria de la España de posguerra.
1. cuartos: dinero Enlutada, nadie sabe por qué, desde que casi era una niña, hace ya muchos años, y su-
(coloq.)
cia y llena de brillantes que valen un dineral, doña Rosa engorda y engorda todos los
2. golfos: años un poco, casi tan de prisa como amontona los cuartos1. La mujer es riquísima, la
deshonestos.
casa donde está el café es suya, y en las calles de Apodaca, de Churruca, de Campoa-
3. real: moneda
equivalente a 25
5 mor, de Fuencarral, docenas de vecinos tiemblan como muchachos de la escuela todos
céntimos de peseta. los primeros de mes.– En cuanto una se confía – suele decir –, ya están abusando. Son
4. desahucios: unos golfos2, unos verdaderos golfos. ¡Si no hubiera jueces honrados, no sé lo que sería
desalojo o expulsión de una! Doña Rosa tiene sus ideas propias sobre la honradez.– Las cuentas claras, hiji-
de un inquilino. to, las cuentas claras, que son una cosa muy seria.
10 Jamás perdonó un real3 a nadie y jamás permitió que le pagaran a plazos.– ¿Para
qué están los desahucios4 – decía –, para que no se cumpla la ley? Lo que a mí se me
ocurre es que si hay una ley es para que la respete todo el mundo; yo la primera. Lo
otro es la revolución.
Doña Rosa es accionista de un banco donde trae de cabeza a todo el consejo y, se-
15 gún dicen por el barrio, guarda baúles enteros de oro tan bien escondidos que no se lo
encontraron ni durante la guerra civil.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿Cómo es descrita física y moralmente doña Rosa?
2. Justifica el porqué de la siguiente expresión “docenas de vecinos tiemblan como
muchachos de la escuela todos los primeros de mes” (líneas 5-6).
ANALIZAR
3. En este texto podemos notar dos voces diferentes ¿Cuáles? Márcalas en el texto
con dos colores distintos.
PRODUCIR
8. Doña Rosa además que rica y segura de sí parece también muy poderosa. ¿Cono-
ces algún otro ejemplo de mujer que se parezca a ella? Puedes referirte a la historia
o a la literatura (150 palabras).
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Para profundizar
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El Jarama
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El Jarama CD 5 05
Entre amigos
El fragmento que sigue es buena muestra de como el narrador desaparece dejando el
paso a los diálogos entre los distintos personajes limitándose a descripciones y peque-
ños juicios, tal como pasa en una novela realista.
Escurrían por el cuello de Sebas regueros de sudor ensuciados de polvo, a esconderse 1. destellos: brillos.
en el vello de su pecho. Tenía los hombros bien redondeados, los antebrazos fuertes.
Sus manos duras como herramientas se dejaban caer pedacitos de tortilla encima de Portada de El
los muslos. Santos, blanco y lampiño junto a él, alargaba su brazo a la tartera de Lucita: Jarama, de Rafael
Sánchez Ferlosio,
5 – ¿Me permites? 1955.
– Coge, por Dios.
– ¡Cómo te llamas al arrimo!
– Sí, la vais a dejar a la chica sin una em-
panada. – Para eso están. Traigo de sobra; tú
10 cógela, Santos.
El sol arriba se embebía en las copas de
los árboles, trasluciendo el follaje multiverde.
Guiñaba de ultrametálicos destellos1 en las
rendijas de las hojas y hería diagonalmente el
15 ámbito del soto, en saetas de polvo encendi-
do, que tocaban el suelo y entrelucían en la
sombra, como escamas de luz. Moteaba de re-
dondos lunares, monedas de oro, las espaldas
de Alicia y de Mely, la camisa de Miguel, y an-
20 daba rebrillando por el centro del corro en los
vidrios, los cubiertos de alpaca, el aluminio
de las tarteras, la cacerola roja, la jarra de san-
gría, todo allí encima de blancas, cuadrazules
servilletas, extendidas sobre el polvo.
25 – ¡El Santos, cómo le da! ¡Vaya un saque
que tiene el sujeto! Qué forma de meter.
– Hay que hacer por la vida, chico. Pues tú
tampoco te portas malamente.
– Ni la mitad que tú. Tú es que no paras, te
30 empleas a fondo.
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COMPRENDER
1. ¿Dónde tiene lugar la acción?
2. ¿Qué temas aborda Sánchez Ferlosio en este fragmento?
ANALIZAR
3. Señala ejemplos de uso de lenguaje coloquial presentes en este fragmento.
4. Busca en el texto elementos lingüísticos que justifiquen el encuadre de El Jarama
en el realismo social.
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El Jarama CD 5 06
Bañistas en el Río
Jarama, Madrid, 1950.
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– Ya. O sea que en seguida distinguió usted también a la víctima en el agua, ¿no
es eso?
40 – No tanto como a los otros, se la veía un poco menos. Pero era una cosa incon-
fundible.
– Bien, Rafael, ¿y qué distancia calcula usted que habría, en aquel instante, entre
ella y sus amigos?
– Sí; pues serían de veinte a veinticinco metros, digo yo.
45 – Bueno, pongamos veinte. Ahora cuénteme, veamos lo ocurrido; siga usted.
– Pues, nada señor Juez, conque ya vimos a la chica… Vamos, la chica; es decir, no-
sotros no veíamos lo que era, no lo supimos hasta después, en aquellos momentos, pues
no distinguíamos más que eso, sólo el bulto de una persona que se agitaba en el agua…
Ahora el guardia estaba quieto, junto al cuerpo tapado de Lucita, oyendo a Rafael.
50 Escribía el Secretario: «…distinguiendo el bulto de una persona que se agitaba en el
agua…». El Juez no se había sentado; escuchaba de pie, con el brazo apoyado en una de
las cubas. El guardia bostezó y levantó la mirada hacia la bóveda. Había telarañas junto
a la bombilla, y brillaban los hilos en la luz.
Luego el Juez preguntaba:
55 – Y dígame, ¿en lo que haya podido apreciar, cree usted que reúne datos suficientes
para afirmar, sin temor a equivocarse, que se trata de un accidente fortuito, exento de
responsabilidades para todos?; habida cuenta, claro, de que también la imprudencia es
una clase de responsabilidad penal.
– Sí, señor Juez; en lo que yo he presenciado, tengo sobradas razones para asegurar
60 que se trata de un accidente.
– Está bien. Pues muchas gracias. Nada más.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. Explica, en pocas palabras, el contenido del fragmento atendiendo a:
a. qué personajes encontramos en esta escena;
b. dónde se desarrollan los acontecimientos;
c. a qué tipo de evento oral asistimos;
d. de qué se habla.
2. ¿Quién era Lucita?
ANALIZAR
3. ¿Cuál es la posición del narrador en este texto? Observa atentamente el tipo de
texto oral que se reproduce en el fragmento y los procedimientos descriptivos em-
pleados.
PRODUCIR
4. Imagina ser un periodista que acude al lugar del accidente. Escribe un breve artí-
culo sobre el asunto basándote en las informaciones proporcionadas en este frag-
mento (150-200 palabras).
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Tiempo de silencio
En el Madrid de los años 40 Pedro, un joven médico, y su ayudante Amador investigan Para profundizar:
véase pág. 495
sobre el cáncer usando unos ratones infectados procedentes de América. Un amigo de
Amador, el Muecas, que trabaja trayendo los ejemplares, decide sustraer una pareja para
criarlos en su chabola con la ayuda de su mujer y sus dos hijas. Muecas consigue mantener-
los vivos gracias al calor: para ayudarles a sobrevivir las hijas de Muecas durante la noche
los colocan entre sus pechos. Siguiendo las indicaciones de Amador, Pedro recurre a las
cobayas de Muecas al terminar las propias. Al lado de las investigaciones médicas seguimos
la vida de Pedro que nos permite conocer los más variados ambientes de Madrid, en parti-
cular las realidades más bajas como la mala vida, la droga y la prostitución.
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CD 5 07 Tiempo de silencio
Secuencia 11
El fragmento pertenece al principio de la obra. El protagonista, Pedro, ha ido a un misera-
ble barrio de chabolas de la periferia madrileña en busca de unos ratones especiales que
necesita para sus experimentos.
1. pienso: porción En la parte interior de la chabola del Muecas estaba el campo de cultivo de la raza can-
de alimento seco cerígena. Cada ratón estaba metido en una jaula de pájaro de alambre oxidado. Estas
que se da al ganado.
jaulas habían sido obtenidas en los montones de chatarra y rudamente reparadas por el
propio Muecas con ayuda de su hija, la pequeña, que tenía dedos hábiles. Las jaulas
5 estaban colgadas por las paredes de la estancia. En sus comederos blancos de loza, la
compañera colocaba el pienso1 traído en su falda. La pequeña habitación estaba hecha
de tableros algo abarquillados por la humedad, pero en lo esencial lisos. Las hendidu-
ras entre los tableros habían sido tapadas con trapos viejos consiguiendo así un com-
partimiento estanco. Las jaulas estaban colgadas artísticamente al tresbolillo, procu-
10 rando una distribución armoniosa de los huecos, de las luces y de las sombras como en
una pinacoteca cuyo dueño – excesivamente rico – ha comprado más cuadros de los
que realmente caben. En el suelo de esta reducida habitación había un gran colchón
cuadrado. Por un lado entraban los cuerpos del Muecas y su consorte, por el otro lado
los más esbeltos de sus dos hijas núbiles. En el pequeño colchón del aposento anterior
15 en que se había sentado don Pedro, solía dormir un primo que ahora estaba en la mili.
Pero seguían durmiendo los cuatro juntos en el colchón grande por varios motivos:
porque los cuatro cuerpos juntos elevaban la temperatura de la cámara estanca (así
pasaban menos frío, así estaban también mejor los ratones según la teoría del Muecas).
Porque ya se habían acostumbrado. Porque al Muecas le agradaba tropezar de noche
20 con la pierna de una de sus hijas. Porque así las tenía más vigiladas y sabía dónde esta-
ban durante toda la noche que es la hora más peligrosa para las muchachas. Porque se
necesitaban menos sábanas y mantas para poder vivir, habiendo sido por el momento
pignoradas las que utilizaba el mozo en edad militar. Porque el olor de los cuerpos –
cuando uno se acostumbra – no llega a ser molesto resultando más bien confortable.
25 Porque el Muecas se sentía, sin saber lo que significaba esta palabra, patriarca bíblico
al que todas aquellas mujeres pertenecían. Porque la consorte del Muecas le tenía algo
de miedo y no podría soportar sus cóleras sin la problemática ayuda de la presencia
muda de sus hijas.
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COMPRENDER
1. Podemos dividir el texto en dos partes. Indica el tema de cada una de ellas.
• I parte: ............................................................................................................. .
• II parte: ............................................................................................................ .
2. ¿A qué crees que se dedica el Muecas?
3. ¿Cómo es presentado este personaje?
ANALIZAR
4. Como sabemos, Luis Martín Santos supera las técnicas realistas, objetivistas, introduciendo una
serie de desajustes, de inadecuaciones entre el lenguaje y el ambiente en que se desarrollan los
acontecimientos. En la línea 1 puedes encontrar un ejemplo de esta técnica. Coméntalo.
5. ¿Qué términos se emplean para describir las jaulas de los ratones? ¿Qué te sugieren?
6. ¿Y en el caso de la habitación?
7. En el texto es constante el uso de expresiones irónicas. Señálalas e indica qué efecto crees que
producen en el lector.
Tiempo de silencio CD 5 08
Secuencia 17
En este fragmento el autor nos ofrece, con detallado realismo social, la descripción de
un prostíbulo.
La atmósfera del salón a aquella alta hora de la noche era irrespirable. Las emanaciones
de los cuerpos acumulados desde media tarde en tan reducido espacio, el humo del
tabaco al que no había modo de dar salida ya que toda apertura de ventana al exterior
está rigurosamente castigada, el polvo levantado cuando el barro de los pies de los
5 visitantes consigue paulatinamente desecarse, los perfumes baratos, las toses repar-
tidas en mil partículas esféricas y microscópicas, la brillantina chorreante de muchas
cabezas masculinas constituían un fluido denso sólo a cuyo través era dado admirar
los cuerpos esculturiformes apenas velados por las vestimentas más inverosímiles y
breves de las blancas de cuya trata era cuestión, apoyados en una de las largas paredes.
10 Contrastando con el estruendo de la tumultuosa escalera y con la riqueza de elementos
táctiles, aromáticos y visuales, un discreto silencio avergonzado daba un aire aún más
litúrgico a la escena. El deseo mudo se expresaba en miradas casi de refilón, casi ocul-
tas, casi disimuladas.
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A veces dos o tres clientes, más impresionables que lo habitual, hablaban entre sí en un
15 pequeño corro, para defenderse de la mirada desnuda de las mujeres que intentaban
discernir con la rapidez posible a su futura víctima-verdugo.
Una imagen de la
película Tiempo de
silencio, de Vicente
Aranda, 1986.
Análisis del texto
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Ficha técnico-artística
Nacionalidad: España, 1986
Duración: 111 minutos
Dirección: Vicente Aranda
Reparto: Imanol Arias, Victoria Abril
Charo López, Francisco Rabal
Premios: premio Goya como mejor
director artístico
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Temas afrontados en los diálogos Personajes femeninos
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■ Miguel Delibes
Un hombre, un paisaje, una pasión.
Retrato de Obras. Desde La sombra del ciprés es alargada de 1948, Miguel Delibes ha aportado a la
Miguel Delibes, literatura española un sinfín de obras muy notables entre las que cabe destacar, entre otras
octubre de 1994.
muchas, El camino (1950), Mi idolatrado hijo Sisí (1953), Diario de un cazador (1955), La
hoja roja (1959), Las ratas (1962), Los santos inocentes (1981) o El hereje (1998), su última
novela. Sin duda, dentro de este amplio corpus novelístico, destaca Cinco horas con Mario
(1966), obra que fue llevada al teatro por Lola Herrera. Igualmente, muchas series de tele-
visión y películas se basan en sus novelas.
Cuatro son los grandes temas que Delibes aborda en su narrativa, como él mismo se-
ñala en el Prólogo a sus Obras completas: muerte, infancia, naturaleza, prójimo. De ellos
dos constituyen su preocupación: la muerte y el prójimo; y dos su vocación: la infancia y
la naturaleza. De hecho, dirá “La infancia es la única edad que verdaderamente merece la
pena de ser vivida”. A veces, muerte e infancia se entrecruzan: niños huérfanos de padre o
niños que mueren. La naturaleza y Castilla representan la otra constante de sus obras; en
particular el contraste entre naturaleza y progreso (véase su obra Un mundo que agoniza,
de 1979), su oposición al progreso deshumanizado que enfrenta al hombre y la naturaleza
con la técnica, mucho antes de que se hablara de ecología.
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Esta novela, publicada en 1966, está constituida por el largo monólogo de Carmen ante el
cadáver de su marido, Mario, durante las cinco horas en las que se queda a solas con él. Un
monólogo lleno de reproches, pues Carmen y Mario encarnan dos mentalidades totalmen-
te contrapuestas: Mario, según lo que se desprende de las palabras de Carmen, pertenece al
sector de los intelectuales, cree en los ideales de justicia, solidaridad e igualdad, es anticon-
formista, mientras que Carmen es tradicionalista, conservadora, de mentalidad estrecha y
reaccionaria. El enfrentamiento entre las dos personalidades es un trasunto de la sociedad
que representan: Carmen, la España franquista, tradicional, anclada en el pasado; Mario, la
España progresista, abierta al futuro.
Actividad
Cinco horas
con Marío (Miguel
Delibes), de José
Sámano. Teatro
Reina Victoria de
Madrid, 2010.
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1. marimacho: Desde luego, la Universidad no les prueba a estos chicos, desengáñate, les meten mu-
mujer con gestos y chas ideas raras allí, por mucho que digáis, que mamá, que en paz descanse, ponía el
aspecto masculinos.
dedo en la llaga, “la instrucción, en el Colegio; la educación, en casa”, que a mamá, no
2. con todo
vuestro golpe de
es porque yo lo diga, no se le iba una. Pero tú les das demasiadas alas a los niños, Mario,
intelectuales: con 5 y con los niños hay que ser inflexibles, que aunque de momento les duela, a la larga lo
vuestros aires de agradecen. Mira, Mario, veintidós años y todo el día de Dios leyendo o pensando, y leer
intelectuales. y pensar es malo, cariño, convéncete, y sus amigos, ídem del lienzo, que me dan miedo,
3. ojos de carnero la verdad. No nos engañemos, Mario, pero la mayor parte de los chicos son hoy medio
degollado: ojos
tristes enamorados.
rojos, que yo no sé lo que les pasa, tienen la cabeza loca, llena de ideas estrambóticas
10 sobre la libertad y el diálogo y esas cosas de que hablan ellos. […]
4. hubieras hecho
fu: se imita el bufido Lo mismo que lo de Menchu con los estudios, a la niña no la tiran los libros y yo la
del gato. alabo el gusto, porque en definitiva, ¿para qué va a estudiar una mujer, Mario, si puede
5. con mucha saberse? ¿Qué saca en limpio con ello, dime? Hacerse un marimacho1, ni más ni me-
guasa: en tono de nos, que una chica universitaria es una chica sin femineidad, no le des más vueltas, que
broma.
15 para mí una chica que estudia es una chica sin sexy, no es lo suyo, vaya, convéncete.
¿Estudié yo, además? Pues mira, tú no me hiciste ascos, que a la hora de la verdad, con
todo vuestro golpe de intelectuales2, lo que buscáis es una mujer de su casa, eso, y no
me digas que no, que menudos ojos de carnero degollado3 me ponías, hijo, que dabas
lástima, y, en el fondo, si me conoces en la Universidad hubieras hecho fu4, como el
20 gato, a ver, que a los hombres se os ve venir de lejos y si hay algo que lastime vuestro
amor propio es tropezar con una chica que os dé ciento y raya en eso de los libros. […]
¿Sabes lo que decía mamá a este respecto? Decía, verás, decía, “a una muchacha bien,
le sobra con saber pisar, saber mirar y saber sonreír y estas cosas no las enseña el mejor
catedrático”. ¿Qué te parece? A Julia y a mí nos hacía andar todas las mañanas diez mi-
25 nutos por el pasillo con un librote en la cabeza y decía con mucha guasa5, “¿veis como
los libros también pueden servir para algo?”
Cinco horas
con Marío (Miguel
Delibes), de José
Sámano. Teatro
Reina Victoria de
Madrid, 2010.
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Cognome: Ribi
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COMPRENDER
1. Subraya en el texto las frases que resumen los siguientes conceptos.
• El estudio es fuente de inconformismo.
• La educación tiene que basarse en la disciplina.
• Los jóvenes de hoy son casi todos de izquierda.
• Los estudios son solo para los chicos.
• Los hombres no toleran a las mujeres que les superan intelectualmente.
2. ¿A quién se está dirigiendo Carmen con la expresión “por mucho que digáis” (línea 2)? Observa el
empleo de la segunda persona plural.
3. ¿Comparte las mismas ideas que su madre?
4. ¿Cuál es el futuro de Menchu, según Carmen?
5. Otorga un título al texto que acabas de leer.
ANALIZAR
6. Carmen habla a menudo por medio de frases hechas y modismos. Relaciona cada frase con su
significado.
a. poner el dedo en la llaga 1. superar a alguien en un determinado aspecto o ámbito
b. dar alas 2. obtener una idea clara de una conversación
c. ídem del lienzo 3. estimular, animar
d. dar ciento y raya 4. lo mismo que ya se ha dicho
e. sacar en limpio 5. dar con el punto clave o más conflictivo de un asunto
7. Otros rasgos del registro coloquial de Carmen son el empleo de preguntas retóricas, vocativos e
imperativos. Busca ejemplos en el texto y completa la siguiente tabla.
Interrogaciones ...................................................................................................................................
retóricas ...................................................................................................................................
...................................................................................................................................
...................................................................................................................................
Vocativos ...................................................................................................................................
...................................................................................................................................
...................................................................................................................................
Imperativos ...................................................................................................................................
...................................................................................................................................
8. Partiendo de los rasgos de la lengua de Carmen, ¿qué imagen se puede hacer el lector de ella?
9. “A la niña no la tiran los libros y yo la alabo el gusto” (líneas 11-12); “si me conoces en la Univer-
sidad hubieras hecho fu, como el gato” (líneas 19-20). En estas dos frases encontramos dos inco-
rrecciones típicas del habla coloquial. ¿Sabrías decir cuáles son y aportar la forma correcta?
10. En el fragmento hay un anglicismo. Búscalo.
11. También en este fragmento está presente el antónimo de dicho anglicismo. ¿Cuál es?
PRODUCIR
12. Describe el papel de la mujer en la sociedad de ayer y de hoy. En tu opinión, ¿ha cambiado algo?
(150-200 palabras)
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1. a lo bobo: a lo Y sobre todo, querido, que ya no tienes edad de andar en bicicleta, que no eres un niño,
tonto. que aunque te obstines en agarrarte a la infancia los años no pasan en balde, a ver, es
2. no valías dos ley de vida, contra eso no hay quien luche, acuérdate de mamá, que en paz descanse,
reales: valías
muy poco. El real
“todo tiene remedio menos la muerte”, que todavía en una mujer… Si quieres que te
correspondía a 25 5 diga la verdad, no me entra en la cabeza ese tonto afán tuyo por conservarte en forma,
céntimos de peseta. correrte cincuenta kilómetros en bicicleta a lo bobo1, sin ir a ninguna parte ni nada,
3. larguirucho: que hay gustos que merecen palos, no me digas, que es esfuerzo bien orientado, que es
persona despropor- lo que yo digo, ¿cómo ibas a engordar? Otra cosa sería si fueses un atleta, pero física-
cionadamente larga,
alta. mente tenías bien poco que perder, cariño, no valías dos reales2, larguirucho3, que yo
10 recuerdo en la playa, tan blanquillo, que es algo que por vueltas que le dé nunca llegaré
a comprenderlo, porque, si no tenías nada, ¿qué es lo que querías conservar si me lo
puedes decir? Escribir bien no sé si escribirás, que en eso no me meto, pero lo que es de
deportista ni pun, las cosas claras, ni la facha, la antítesis, fíjate, a cada cual lo suyo. Y
si Ramón Filgueira te recibió en su despacho como un padre, que tú mismo lo recono-
15 ces, ¿a qué ton echar los pies por alto y poner al guardia de vuelta y media, si tú nunca
has sido embustero?
Análisis del texto
500
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■ Eduardo Mendoza
Es propio de la naturaleza humana
flaquear cuando los sueños empiezan a
materializarse.
501
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502
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COMPRENSIÓN
1. ¿De qué modo el narrador intenta esconder su identidad a los terrestres?
2. ¿Qué es lo que descubre el narrador extraterrestre del mundo humano?
3. ¿Qué dificultades encuentra al adoptar la forma humana?
4. ¿Por qué la señora por la calle le da una moneda?
5. ¿Qué críticas sugiere el autor al final?
6. ¿Qué será el Catálogo al que se refiere en la línea 4?
7. ¿A qué se refiere el narrador con la expresión “fauna autóctona”?
8. ¿A qué se refieren los términos abreviados de las líneas 5 y 6?
9. ¿Qué significa el término “naturalizarme” que el narrador usa en dos casos?
10. Algunos pasajes del texto son particularmente humorísticos: encuéntralos indicando las lí-
neas y explicando en qué consiste en cada caso su comicidad.
EXPRESIÓN
Redacta un texto, de entre 250-300 palabras como máximo, sobre una de las siguientes
propuestas:
1. Imagina que eres un barcelonés que ha estado observando este raro “conde-duque de Oli-
vares” aquellas horas sin ser visto: escribe una carta a un amigo/a expresando tu asombro y
describiendo lo que ha pasado.
2. A través del punto de vista de un extraterrestre, Mendoza pone en ridículo algunos rasgos de
la vida humana y critica también algunos aspectos de la vida de su ciudad. Escribe un texto
con matices humorísticos para hacer una crítica del mismo tipo hacia el género humano y su
manera de vivir, y también hacia los aspectos criticables del lugar donde vives.
503
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El invierno en Lisboa
La novela de Antonio Muñoz Molina El invierno en Lisboa fue publicada en 1987. Un año
más tarde recibió el Premio Nacional de Literatura y el Premio de la Crítica, convirtiéndo-
se, junto con Sefarad, en una de las más emblemáticas del autor. En la novela, inspirada en
el cine negro americano, Muñoz Molina combina intriga, amor, crimen y pasión para rela-
tar la historia de la relación amorosa de Santiago Biralbo, un pianista de jazz, y de Lucrecia,
casada con un traficante de obras de arte. Todo ello aderezado con bellas descripciones de
la ciudad portuguesa y con la evocadora presencia de la música jazz.
Actividad
504
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Nome: Costanza
El invierno en Lisboa CD 5 11
Este fragmento del capítulo XVI nos presenta a los dos protagonistas así como la atmós-
fera de intriga y crimen que caracteriza la obra.
Se quedaron un instante cada uno a un lado del umbral1, sin abrazarse, sin decir nada, 1. umbral: entrada.
como si los dos se encontraran frente a alguien que no era quien esperaban ver. Más 2. entibiada:
hermosa o más alta, casi desconocida, con el pelo muy corto, con una blusa de seda, indiferente, poco
afectuosa.
Lucrecia abrió del todo la puerta para mirarlo a plena luz y le dijo que entrara. Tal vez
5 se hablaron al principio con una distancia no entibiada2 por la memoria común, sino 3. ávida: ansiosa.
por aquella cobarde y ávida3 cortesía que tantas veces los volvió extraños cuando una
sola palabra o caricia les habrían bastado para reconocerse.
– ¿Qué te ha pasado? – dijo Lucrecia –. ¿Qué te han hecho en la cara? – Tienes que
irte de aquí –. Al tocarse la frente Biralbo rozó la mano de ella, que le apartaba el pelo
10 para mirarle la herida. – Esa gente te busca. Te encontrarán si no huyes.
– Tienes partido un labio –. Lucrecia le tocaba la cara y él no sentía las yemas de
sus dedos. Olía su pelo, veía tan cerca el color exacto de sus ojos, todo le llegaba como
desde la lejanía del desvanecimiento: si se movía, si daba un paso iba a caerse. – Estás
temblando. Ven, apóyate en mí.
15 – Dame una copa de algo. Y un cigarrillo. Me muero de ganas de fumar. Dejé el
tabaco en el abrigo. Como la pistola. A quién se le ocurre.
Vasily Kandinsky,
Improvisación n. 27,
1949. Metropolitan
Museum of Art,
Nueva York.
505
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Nome: Costanza
COMPRENDER
1. En tu opinión, ¿quién puede ser Malcolm?
2. Entre Biralbo y Lucrecia existe una gran historia de amor y pasión. Argumenta esta
idea basándote en las palabras del texto.
ANALIZAR
4. ¿Cómo es el lenguaje que utiliza el autor en esta novela?
5. En tu opinión, ¿a qué genero pertenece El invierno en Lisboa?
6. ¿Qué palabras o frases del texto avalan tu tesis?
PRODUCIR
7. “Toussaints Morton te encontrará si no te marchas. En cuanto lea mañana el
periódico sabrá dónde buscarte” (líneas 37-38): escribe el artículo que Morton
podría encontrar en el periódico enterándose así del asunto y de dónde se en-
cuentra Biralbo (150 palabras).
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Actividad
1. Contesta a las siguientes preguntas.
a. ¿Cuál fue la primera novela de Ana María Matute y de qué trata?
b. ¿Qué tipo de visión de la guerra ofrecen sus novelas?
c. ¿En qué año muere la autora?
d. ¿Qué tipo de obra es Olvidado Rey Gudœ?
Este fragmento de la obra describe la figura mágica de Ondina, nieta de la Gran Dama
del lago.
1. trasgos: duendes, Ondina del Fondo del Lago habitaba desde hacía cuatrocientos treinta años en el más
espíritus fantásticos. bello lugar del Lago de las Desapariciones. Ondina era de una belleza extraordinaria:
suavísimos cabellos color alga que le llegaban hasta la cintura, ojos largos y cambiantes
como la luz, que iban del más suave oro al verde oscuro, y piel blanco-azulada. Sus
5 brazos ondeaban lentamente entre las profundas raíces de las plantas, y sus piernas se
movían como las aletas de una carpa. Una sonrisa fija y brillante, que iba del nacarado
de la concha al rosa líquido del amanecer, flotaba entre sus labios. Cualquier humano
hubiera sentido una gran fascinación al contemplarla en todos sus pormenores – a
excepción hecha de las orejas, que, como todas las de su especie eran largas y puntia-
10 gudas en extremo, aunque de un tierno color, entre sonrosado y oro –.
A pesar de ser nieta de la Gran Dama del Lago, no poseía ni un ápice de su sabidu-
ría, ni siquiera un granito de mínima inteligencia – como ocurre con frecuencia entre
las ondinas –. Por el contrario, era de una tal dulzura y suavidad, y emanaba tal candor,
que su profunda estupidez podía muy bien confundirse con el encanto y hechizó más
15 conmovedores. Como toda ondina, era caprichosa en extremo, y su gran capricho era
su Colección del Fondo, donde había cultivado con primor su jardín de los verdes
intrincados. La colección de Ondina consistía en una ya nutrida exposición de mu-
chachos jóvenes y bellos, comprendidos entre los catorce y los veinticinco años. Le
gustaban tanto, que a menudo arrastrábalos al fondo y allí les conservaba sonrosados
20 e incólumes, gracias al zumo de la planta maraubina que crece cada tres mil años entre
las raíces del agua. Pero se cansaba pronto de ellos, pues por más que los adornaba con
flores lacustres, y coronara sus cabezas con toda clase de resplandecientes piedrecitas, y
acariciara sus cabellos, y besara sus fríos labios, ellos nada le decían ni hacían; de suerte
que necesitaba siempre más y más muchachos para distraerse con variedad.
25 A veces, aproximándose cautelosamente a las orillas del lago, había visto cómo jó-
venes parejas de campesinos se acariciaban y besaban mutuamente y esto la llenaba de
envidia. Así se lo había confesado en más de una ocasión a los trasgos1, que, compade-
cidos, a veces, empujaban muchachos al fondo. Entre estos se contaba el trasgo del Sur,
al que había confiado su caprichosa obsesión. “Eso es una tontería – le decían los tras-
30 gos –. Decídete a tomar por esposo a cualquier delfín de los que pululan por las costas
del sur y déjate de esos caprichos. Teniendo en cuenta tu juventud, puede perdonársete,
pero anda con cuidado no se entere tu abuela: ella no tolera contaminaciones humanas,
y sólo con ahogados puedes juguetear sin peligro.” “Así lo haré – decía ella entonces,
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compungida2 –. Prometo no olvidarlo.” Pero como era estúpida hasta los más remotos 2. compungida:
apenada.
35 orígenes de su sustancia, no sólo lo olvidaba, sino que persistía en el peregrino deseo
de recibir caricias y besos de hombre vivo. “Pero ¿para qué? – le preguntaba el Trasgo
del Sur, que desde sus libaciones y dada su instalación en el Castillo, cuya zona Norte
lamía las aguas del creciente Lago, mantenía grandes charlas con ella –. No veo la ra-
zón, pero así es.”
Análisis del texto
COMPRENDER
1. Señala en cuántas partes se puede dividir el texto y el tema tratado en cada una de
ellas.
............................................................................................................
............................................................................................................
............................................................................................................
Virtudes
............................................................................................................
...........................................................................................................
............................................................................................................
............................................................................................................
............................................................................................................
............................................................................................................
Defectos
............................................................................................................
...........................................................................................................
............................................................................................................
5. ¿Cuál es el sueño de la Ondina? ¿Qué consejo le dan los trasgos a este respecto?
ANALIZAR
6. Considera el lenguaje utilizado en este fragmento. Subraya la opción que conside-
res más apropiada, para caracterizarlo.
a. El lenguaje es sencillo/elaborado.
b. Los periodos son largos/cortos.
c. Los verbos están en presente/pasado.
d. El elemento dominante es el diálogo/la descripción.
PRODUCIR
7. La autora nos descubre en esta novela un mundo repleto de fantasías y aventuras
en el más puro estilo del cuento de hadas. ¿Cuáles son los elementos que tiene en
común con los cuentos de hadas? ¿Recuerdas algún cuento de hadas que te gus-
taba escuchar o leer de niño? (200 palabras)
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Caperucita en Manhattan
Caperucita en Manhattan es la versión moderna de un cuento tradicional, del cual las ver-
siónes más notas son las de Charles Perrault y de los hermanos Grimm. Sara Allen es una
niña muy aficionada a la lectura y de gran imaginación que vive en Nueva York junto a sus
padres. Cada sábado Sara y su madre van a Manhattan a visitar a su abuela para llevarle
una tarta de fresas muy especial, pues su receta es un secreto transmitido de generación en
generación. Un día en que sus padres dejan a Sara al cuidado de unos vecinos, la niña se
escapa a Manhattan para visitar a su abuela. En este viaje conocerá a personajes como Miss
Lunatic, una vagabunda con la que entabla amistad, o Mister Woolf, un rico pastelero que
trata de apoderarse de la receta de la tarta de fresas. Es, por tanto, una versión contempo-
ránea del cuento de Caperucita Roja, que aborda temas tan profundos como la educación,
la soledad o la libertad.
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Caperucita en Manhattan CD 5 13
Capítulo 11
En este fragmento Sara, la nueva Caperucita, se pasea por Central Park.
Sara se encontró sola en un claro de árboles de Central Park; llevaba mucho rato an-
dando abstraída, sin dejar de pensar, había perdido la noción del tiempo y estaba can-
sada. Vio un banco y se sentó en él, dejando al lado la cesta con la tarta. Aunque no
pasaba nadie y estaba bastante oscuro, no tenía miedo. Pero sí mucha emoción. […]
5 Estaba tan absorta en sus recuerdos y ensoñaciones que, cuando oyó unos pasos
entre la maleza a sus espaldas, se figuró que sería el ruido del viento sobre las hojas o el
correteo de alguna ardilla, de las muchas que había visto desde que entró en el bosque.
Por eso, cuando descubrió los zapatos negros de un hombre que estaba de pie, plan-
tado delante de ella, se llevó un poco de susto. No en vano el vampiro del Bronx andaba
10 suelto todavía, la propia miss Lunatic se lo había confirmado. Y tal vez aburrido de no
encontrarse con víctimas en Morningside Park, bien pudiera ser que hubiera traslada-
do a este otro barrio su campo de operaciones.
Pero al alzar los ojos para mirarlo, sus temores se disiparon en parte. Era un señor
bien vestido, con sombrero gris y guantes de cabritilla, sin la menor pinta de asesino. Cla-
15 ro que en el cine a veces ésos son los peores. Y además no decía nada, ni se movía apenas.
Solamente las aletas de su nariz afilada se dilataban como olfateando algo, lo cual le daba
cierto toque de animal al acecho. Pero en cambio la mirada parecía de fiar; era evidente-
mente la de un hombre solitario y triste. De pronto sonrió. Y Sara le devolvió la sonrisa.
– ¿Qué haces aquí tan sola, hermosa niña? – le preguntó cortésmente –. ¿Esperabas
20 a alguien?
– No, a nadie. Simplemente estaba pensando.
– ¡Qué casualidad! – dijo él. – Ayer más o menos a estas mismas horas me encontré
aquí a una persona que me contestó lo mismo que tú. ¿No te parece raro?
– A mí no. Es que la gente suele pensar mucho. Y cuando está sola, más.
25 – ¿Vives por este barrio? – preguntó el hombre mientras se quitaba los guantes.
– No, no tengo esa suerte. Mi abuela dice que es el mejor barrio de Manhattan. Ella
vive al norte, por Morningside. Voy a verla ahora y a llevarle una tarta de fresa que ha
hecho mi madre.
De pronto, la imagen de su abuela, esperándola tal vez con algo de cena preparada,
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30 mientras leía una novela policíaca, le pareció tan grata y acogedora que se puso de pie.
Tenía que contarle muchas cosas, hablarían hasta caerse de sueño, sin mirar el reloj.
¡Iba a ser tan divertido! De la transformación de miss Lunatic en madame Bartholdi
no le podía hablar, porque era un secreto. Pero con todo lo demás, ya había material de
sobra para un cuento bien largo.
35 Se disponía a coger la cestita, cuando notó que aquel señor se adelantaba a hacerlo,
alargando una mano con grueso anillo de oro en el dedo índice. Le miró; había acerca-
Central Park, do la cesta a su rostro afilado, rodeado de un pelo rojizo que le asomaba por debajo del
Nueva York. sombrero, estaba oliendo la tarta y sus ojos brillaban con triunfal codicia.
– ¿Tarta de fresa? ¡Ya decía yo que olía a tarta de fresa ¿La
40 llevas aquí dentro, verdad, querida niña?
Era una voz la suya tan suplicante y ansiosa que a Sara le
dio pena, y pensó que tal vez pudiera tener hambre, a pesar de
su aspecto distinguido. ¡En Manhattan pasan cosas tan raras!
– Sí, ahí dentro la llevo. ¿La quiere usted probar? La ha
45 hecho mi madre y le sale muy buena.
– ¡Oh, sí, probarla! ¡Nada me gustaría tanto como pro-
barla! ¿Pero qué dirá tu abuela? […]
Le diré que me he encontrado con… Bueno, con el lobo –
añadió riendo, – y que tenía mucha hambre. […]
50 – No mentirías – dijo el hombre, – porque me llamo Edgar
Woolf. Y en cuanto al hambre… ¡Oh, Dios, es mucho más
que hambre! […]
Entonces ocurrió algo inesperado. Mister Woolf, sin dejar
de masticar ni de relamerse, volvió a caer de rodillas, pero
55 esta vez delante de Sara. Hundió la cabeza en su regazo y ex-
clamaba implorante, fuera de sí…
– ¡La receta! ¡La auténtica! ¡La genuina! Necesito esa re-
ceta. ¡Oh, por favor! Pídeme lo que quieras, lo que quieras, a
cambio. ¡Me tienes que ayudar! ¿Verdad que vas a ayudarme?
Análisis del texto
COMPRENDER
1. Explica brevemente el título de la obra.
2. ¿Qué relación mantiene Caperucita con su abuela?
3. A partir del resumen del libro y la lectura del texto, ¿cuál crees que era la pretensión de Mister
Woolf?
ANALIZAR
4. Es evidente la relación entre los cuentos tradicionales y el de Martín Gaite. Selecciona en el frag-
mento que acabas de leer los sustantivos comunes a ambas versiones.
PRODUCIR
5. Inventa un final para el cuento siguiendo el estilo de su autora y extrapolando a la época actual
la versión original de Caperucita Roja. Luego elige tú un cuento famoso y explica cómo lo usarías
para escribir una novela actualizada (200-250 palabras).
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■ Arturo Pérez-Reverte
La única salvación posible estriba
en dos palabras: educación y cultura.
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CD 5 14 El Capitán Alatriste
Capítulo I
Este fragmento abre el primer capítulo de la novela El Capitán Alatriste: conocemos tanto
el héroe como el panorama histórico en el que vive sus aventuras.
1. tercios viejos: No era el hombre más honesto ni el más piadoso, pero era un hombre valiente. Se lla-
unidad militar del maba Diego Alatriste y Tenorio, y había luchado como soldado de los tercios viejos1 en
ejército durante
el dominio de los
las guerras de Flandes. Cuando lo conocí malvivía en Madrid, alquilándose por cuatro
Austrias. maravedís en trabajos de poco lustre, a menudo en calidad de espadachín por cuenta
2. con holgura: 5 de otros que no tenían la destreza o los arrestos para solventar sus propias querellas.
ampliamente. […] En todo esto Diego Alatriste se desempeñaba con holgura2. Tenía mucha destreza
a la hora de tirar de espada, y manejaba mejor, con el disimulo de la zurda, esa daga
estrecha y larga llamada por algunos vizcaína, con que los reñidores profesionales se
ayudaban a menudo. Una de cal y otra de vizcaína, solía decirse. El adversario estaba
10 ocupado largando y parando estocadas con fina esgrima, y de pronto le venía por aba-
jo, a las tripas, una cuchillada corta como un relámpago que no daba tiempo ni a pedir
confesión. Sí. Ya he dicho a vuestras mercedes que eran años duros. El capitán Alatris-
te, por lo tanto, vivía de su espada. Hasta donde yo alcanzo, lo de capitán era más un
apodo que un grado efectivo. El mote venía de antiguo: cuando, desempeñándose de
15 soldado en las guerras del rey, tuvo que cruzar una noche con otros veintinueve com-
pañeros y un capitán de verdad cierto río helado, imagínense, viva España y todo eso,
con la espada entre los dientes y en camisa para confundirse con la nieve, a fin de sor-
prender a un destacamento holandés. Que era el enemigo de entonces porque preten-
dían proclamarse independientes, y si te he visto no me acuerdo. El caso es que al final
20 lo fueron, pero entre tanto los fastidiamos bien. […] Lo cierto es que los treinta y uno
se quedaron allí abandonados a su suerte, entre reniegos, por vidas de y votos a tal,
rodeados de holandeses dispuestos a vengar el degüello de sus camaradas. Más perdi-
Una imagen de la
película Alatriste, de
Agustín Díaz Yanes,
2006.
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dos que la Armada Invencible del buen rey don Felipe el Segundo. Fue un día largo y 3. mendrugo:
muy duro. Y para que se hagan idea vuestras mercedes, solo dos españoles consiguie- pedazo de pan
duro.
25 ron regresar a la otra orilla cuando llegó la noche. Diego Alatriste era uno de ellos, y
4. hatillo: fagotto.
como durante toda la jornada había mandado la tropa – al capitán de verdad lo dejaron
listo de papeles en la primera escaramuza, con dos palmos de acero saliéndole por la
espalda – se le quedó el mote, aunque no llegara a disfrutar ese empleo. Capitán por un
día, de una tropa sentenciada a muerte que se fue al carajo vendiendo cara su piel, uno
30 tras otro, con el río a la espalda y blasfemando en buen castellano. Cosas de la guerra
de Flandes. Cosas de España. En fin. Mi padre fue el otro soldado español que regresó
aquella noche. Se llamaba Lope Balboa, era guipuzcoano y también era un hombre
valiente. Dicen que Diego Alatriste y él fueron muy buenos amigos, casi como herma-
nos; y debe de ser cierto porque después, cuando a mi padre lo mataron de un tiro de
35 arcabuz […] le juró ocuparse de mí cuando fuera mozo. Ésa es la razón de que, a pun-
to de cumplir los trece años, mi madre metiera una camisa, unos calzones, un rosario
y un mendrugo3 de pan en un hatillo4, y me mandara a vivir con el capitán, aprove-
chando el viaje de un primo suyo que venía a Madrid. Así fue como entré a servir, entre
criado y paje, al amigo de mi padre.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿Quiénes son el narrador y el protagonista del fragmento?
2. ¿Qué actividad desempeñaba el protagonista en Madrid?
3. ¿Por qué se le llamaba “el Capitán”?
4. ¿A qué situación histórica se hace referencia en el texto? ¿De qué modo el narrador
la describe en el fragmento?
ANALIZAR
6. Encuentra todos los adjetivos que el narrador usa para describir a Alatriste: ¿te
parece que tiene de él una buena opinión?
7. ¿De qué modo el narrador entra en contacto directo con los lectores?
8. Explica las expresiones “una de cal y otra de vizcaína” (línea 9), “más perdidos que
la Armada Invencible del buen rey don Felipe el Segundo” (líneas 22-23), “aunque no
llegara a disfrutar ese empleo” (línea 28).
PRODUCIR
10. El narrador cuenta de cómo su madre le entregó al capitán Alatriste para que cui-
dara de él puesto que había quedado huérfano de padre. Esta misma situación se
produce en una obra maestra de la literatura española del siglo XVI, El Lazarillo de
Tormes (→ Módulo 3). Intenta recordar lo que le pasa a Lázaro y crea un paralelismo
entre esa novela picaresca y esta obra de Pérez-Reverte. Puesto que el fragmento
no te da información sobre lo que le pasará al hijo de Lope Balboa, haz referencia al
resumen de la historia que se te ofrece y a tu imaginación (200-250 palabras).
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Ficha técnico-artística
Nacionalidad: España, Francia, EE.UU., 1999
Duración: 132 minutos
Dirección: Roman Polanski
La película empieza en Nueva York donde Boris Balkan, coleccionista de textos satánicos,
encarga al bibliófilo Dean Corso la búsqueda de un antiguo texto esotérico: Las nueve
puertas del reino de las sombras. Balkan ya compró una copia, pero quiere encontrar los dos
últimos ejemplares del texto puesto que uno de ellos es, sin duda, el texto original escrito
por el propio Satán. Corso entonces vivirá una serie de aventuras peligrosas en Europa,
viajando de Toledo a Sintra, pasando por París y será testigo de actos violentos, muertes,
tentaciones hasta desvelar el misterio de la novena puerta.
Actividades
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
■ Manuel Rivas
Si conseguimos que una sola generación
crezca libre, tan sólo una sola generación,
ya nadie les podrá arrancar nunca la libertad,
nadie les podrá robar ese tesoro.
Esta es acaso la obra más famosa de Rivas. Procedente de su libro de relatos ¿Qué me quie- Para profundizar:
véase pág. 521
res amor?, en este cuento el autor narra, en forma autobiográfica, la historia de Moncho, un
niño de seis años apodado Pardal, y de la aldea gallega en la que vive en las postrimerías
de la II República, poco antes del estallido de la Guerra Civil. Moncho está atemorizado
porque en breve tendrá que ir a la escuela y todos, adultos y niños, le hacen presagiar que
esa experiencia será muy dura. Sin embargo, el encuentro con el maestro, don Gregorio,
cambiará su vida, su modo de ver la escuela y de concebir el mundo. El maestro, hombre de
férreos principios republicanos, transmitirá todo su saber y todo su afecto al chico. Pero los
acontecimientos históricos darán un vuelco a esta amistad, siendo el maestro condenado
a morir por sus ideas progresistas. En La lengua de las mariposas Manuel Rivas retrata de
manera magistral el miedo, el odio, la sinrazón que caracterizaron ese periodo de la histo-
ria de España colapsando el corazón de los españoles durante décadas.
Actividad
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Nome: Costanza
1. yema: parte de “¿Qué hay, Pardal? Espero que por fin este año podamos ver la lengua de las mariposas.”
la punta del dedo El maestro aguardaba desde hacía tiempo que les enviasen un microscopio a los de
opuesta a la uña.
la Instrucción Pública. Tanto nos hablaba de cómo se agrandaban las cosas menudas
2. almíbar: azúcar
disuelto en agua
e invisibles por aquel aparato que los niños llegábamos a verlas de verdad, como si sus
y cocido al fuego 5 palabras entusiastas tuviesen el efecto de poderosas lentes.
hasta obtener un “La lengua de la mariposa es una trompa enroscada como un muelle de reloj. Si hay
jarabe.
una flor que la atrae, la desenrolla y la mete en el cáliz para chupar. Cuando lleváis el
3. mimbre: vimini. dedo humedecido a un tarro de azúcar, ¿a que sienten ya el dulce en la boca como si la
4. de quintos: yema1 fuese la punta de la lengua? Pues así es la lengua de la mariposa.”
servicio militar
10 Y entonces todos teníamos envidia de las mariposas. Qué maravilla. Ir por el mun-
5. pardal: gorrión do volando, con esos trajes de fiesta, y parar en flores como tabernas con barriles llenos
en gallego.
de almíbar2.
6. amígdalas:
tonsille.
Yo quería mucho a aquel maestro. Al principio, mis padres no podían creerlo. Quie-
ro decir que no podían entender cómo yo quería a mi maestro. Cuando era un peque-
15 ñajo, la escuela era una amenaza terrible. Una palabra que se blandía en el aire como
una vara de mimbre3.
“¡Ya verás cuando vayas a la escuela!”
Dos de mis tíos, como muchos otros jóvenes, habían emigrado a América para no
ir de quintos4 a la guerra de Marruecos. Pues bien, yo también soñaba con ir a América
20 para no ir a la escuela. De hecho, había historias de niños que huían al monte para evi-
tar aquel suplicio. Aparecían a los dos o tres días, ateridos y sin habla, como desertores
del Barranco del Lobo.
Yo iba para seis años y todos me llamaban Pardal. Otros niños de mi edad ya traba-
jaban. Pero mi padre era sastre y no tenía tierras ni ganado. Prefería verme lejos que no
25 enredando en el pequeño taller de costura. Así pasaba gran parte del día correteando
por la Alameda, y fue Cordeiro, el recogedor de basura y hojas secas, el que me puso el
apodo: “Pareces un pardal5”.
Creo que nunca he corrido tanto como aquel verano anterior a mi ingreso en la escue-
la. Corría como un loco y a veces sobrepasaba el límite de la Alameda y seguía lejos, con
30 la mirada puesta en la cima del monte Sinaí, con la ilusión de que algún día me saldrían
alas y podría llegar a Buenos Aires. Pero jamás sobrepasé aquella montaña mágica.
“¡Ya verás cuando vayas a la escuela!”.
Mi padre contaba como un tormento, como si le arrancaran las amígdalas6 con la
mano, la forma en que el maestro les arrancaba la jeada del habla, para que no dijesen
35 ajua ni jato ni jracias. “Todas las mañanas teníamos que decir la frase “Los pájaros de
Guadalajara tienen la garganta llena de trigo”. ¡Muchos palos llevamos por culpa de
Juadalagara!” Si de verdad me quería meter miedo, lo consiguió. La noche de la víspera
no dormí. Encogido en la cama, escuchaba el reloj de pared en la sala con la angustia
de un condenado. El día llegó con una claridad de delantal de carnicero. No mentiría si
40 les hubiese dicho a mis padres que estaba enfermo. El miedo, como un ratón, me roía
las entrañas.
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
COMPRENDER
1. ¿Cuál es el tema del fragmento?
2. ¿Quién es Pardal y cuál es el origen de este apodo?
3. ¿Por qué los niños sentían envidia de las mariposas?
4. ¿Qué siente el Pardal por su maestro?
5. ¿Por qué en esa época la escuela se veía como un castigo? ¿Qué representa la “vara de mimbre”
de la línea 16?
ANALIZAR
9. Hay una frase que, de alguna manera, articula el relato. ¿Cuál?
10. Para explicar lo que es la lengua de las mariposas el maestro usa dos símiles. Búscalos y explícalos.
11. El miedo a la escuela recorre todo el relato. Busca y agrupa todas las palabras o expresiones refe-
ridas a la visión negativa que de la escuela tenía el Pardal antes de conocer a don Gregorio, como
la recogida en la actividad 5 de la sección.
12. Indica qué figuras emplea Rivas para poner de manifiesto el pavor que el Pardal siente la noche
antes de incorporarse a la escuela e intenta explicar su significado.
PRODUCIR
13. ¿Qué recuerdas de tu primer día de cole? Intenta describir las emociones que acompañaron aque-
lla experiencia; habla también de tus compañeros y de tu primer/a maestro/a (200-250 palabras).
Don Gregorio
Para mis padres, estas atenciones del maestro eran un honor. Aquellos días de excur-
sión, mi madre preparaba la merienda para los dos: “No hace falta, señora, yo ya voy
comido”, insistía don Gregorio. Pero a la vuelta decía: “Gracias, señora, exquisita la
merienda”.
5 “Estoy segura de que pasa necesidades”, decía mi madre por la noche.
“Los maestros no ganan lo que tendrían que ganar”, sentenciaba, con sentida solem-
nidad, mi padre. “Ellos son las luces de la República”.
“¡La República, la República! ¡Ya veremos adónde va a parar la República!”
Mi padre era republicano. Mi madre, no. Quiero decir que mi madre era de misa
10 diaria y los republicanos aparecían como enemigos de la Iglesia. Procuraban no discu-
tir cuando yo estaba delante, pero a veces los sorprendía.
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“¿Qué tienes tú contra Azaña? Eso es cosa del cura, que os anda calentando la cabeza.”
“Yo voy a misa a rezar”, decía mi madre.
“Tú sí, pero el cura no”.
15 Un día que don Gregorio vino a recogerme para ir a buscar mariposas, mi padre le
dijo que, si no tenía inconveniente, le gustaría tomarle las medidas para un traje.
“¿Un traje?”
“Don Gregorio, no lo tome a mal. Quisiera tener una atención con usted. Y yo lo
que sé hacer son trajes.” El maestro miró alrededor con desconcierto.
20 “Es mi oficio”, dijo mi padre con una sonrisa.
“Respeto mucho los oficios”, dijo por fin el maestro.
Don Gregorio llevó puesto aquel traje durante un año, y lo llevaba también aquel día
de julio de 1936, cuando se cruzó conmigo en la Alameda, camino del ayuntamiento.
“¿Qué hay, Pardal? A ver si este año por fin podemos verle la lengua a las mariposas.”
25 Algo extraño estaba sucediendo. Todo el mundo parecía tener prisa, pero no se
movía. Los que miraban hacia delante, se daban la vuelta. Los que miraban para la
derecha, giraban hacia la izquierda. Cordeiro, el recogedor de basura y hojas secas,
estaba sentado en un banco, cerca del palco de la música. Yo nunca había visto a Cor-
deiro sentado en un banco. Miró hacia arriba, con la mano de visera. Cuando Cordeiro
30 miraba así y callaban los pájaros, era que se avecinaba una tormenta. […] Las madres
empezaron a llamar a sus hijos. En casa, parecía que la abuela se hubiese muerto otra
vez. Mi padre amontonaba colillas en el cenicero y mi madre lloraba y hacia cosas sin
sentido, como abrir el grifo de agua y lavar los platos limpios y guardar los sucios.
Análisis del texto
6. ¿Qué atmósfera había en el pueblo aquel día 12. ¿Qué función pragmática cumple la frase
de julio de 1936? del maestro “Respeto mucho los oficios” (lí-
nea 21)? Señala la opción correcta.
7. ¿De qué modo se vive este momento en la
a. Acepta el regalo del padre del Pardal.
casa del Pardal?
b. Da su opinión sobre los oficios.
8. ¿Qué piensas que está pasando en el pueblo? c. Rechaza las atenciones del sastre.
Quizá la lectura de este fragmento te ayude a
atar cabos:
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Ficha técnico-artística
Nacionalidad: España, 1999
Duración: 95 minutos
Dirección: José Luis Cuerda
Julio 1936: en un pequeño pueblo de Galicia, en los albores de la Guerra Civil, Moncho,
un niño de seis años, va por primera vez al cole. El miedo a esta experiencia desvanece al
conocer su maestro, don Gregorio, hombre republicano y progresista cuya manera de en-
señar conquistará al niño. Desgraciadamente la llegada de las tropas del Bando Nacional
turbará la vida de Moncho y de todo el pueblo.
Actividades
1. Después de haber visto el fragmento propuesto completa este resumen con las palabras que te
parezcan más adecuadas.
La escena ................................ en la cocina de una casa donde se reúne parte de la ................................ :
el niño Moncho que está haciendo sus ................................ , su madre que prepara la ................................ y
su hermano que toca de vez en cuando su ............................... . Moncho cuenta a su madre y a su hermano
lo que .............................. en el cole. Primero les cuenta que su maestro don Gregorio ............................... .
Luego les cuenta que el maestro ha devuelto dos ................................. a un señor muy importante de la
ciudad que se los quería ................................. para que le enseñara ................................. a su hijo. Luego
explica de dónde vienen las ................................. puesto que ni su madre ni su hermano lo sabían. Por últi-
mo pregunta a su madre qué es un ................................ .
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■ Javier Marías
Vivir en el engaño es fácil.
Esta novela, excelente ejemplo de las capacidades técnicas y narrativas de Javier Marías,
toma su título de una frase de la tragedia histórica de Shakespeare Ricardo III. El protago-
nista y narrador es Víctor Francés, un escritor frustrado, quien un día acude a cenar a casa
de Marta Téllez, una mujer a la que prácticamente acaba de conocer. Durante ese encuen-
tro adúltero Marta, casada y madre de un niño pequeño, se siente mal muriendo al poco
tiempo. Víctor escapa dejando al niño solo y sin dejar el más mínimo rastro de su paso por
la casa. Sin embargo, su sentimiento de culpa le impulsa a entrar en contacto con distintos
miembros de la familia de Marta, entre ellos su marido, que el día del fatídico suceso estaba
de viaje en Londres.
Actividad
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
Di un repaso a los canales y volví a MacMurray1 en blanco y negro, a su cara poco 1. MacMurray: actor
inteligente. Y fue entonces cuando ya no pude evitar pararme a pensar, aunque nadie estadounidense.
piense nunca demasiado ni en el orden en que los pensamientos luego se cuentan o 2. nombre de pila:
nombre de bautizo.
quedan escritos: ‘Qué hago yo aquí’, pensé. ‘Estoy en una casa que no conozco, en el
5 dormitorio de un individuo al que nunca he visto y del cual sé sólo el nombre de
pila2, que su mujer ha mencionado natural e intolerablemente varias veces a lo largo
de la velada. También es el dormitorio de ella y por eso estoy aquí, velando su enfer-
medad tras haberle quitado alguna ropa y haberla tocado, a ella sí la conozco, aunque
poco y desde hace sólo dos semanas, esta es la tercera vez que la veo en mi vida. Ese
10 marido llamó hace un par de horas, cuando yo ya estaba en su casa cenando, llamó
para decir que había llegado bien a Londres, que había cenado en la Bombay Brasse-
rie estupendamente y que se disponía a meterse en la cama de su habitación de hotel,
a la mañana siguiente le esperaba trabajo, está en viaje breve de trabajo.’ Y su mujer,
Marta, no le dijo que yo estaba allí, aquí, cenando. Eso me hizo tener la casi seguri-
Vilhelm Hammershøi,
Interior, 1904. Colección
privada.
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Nome: Costanza
3. tantear: intentar 15 dad de que aquella era una cena galante, aunque por entonces el niño aún estaba
de averiguar despierto. El marido había preguntado por ese niño sin duda, ella había contestado
con cuidado las
cualidades o que estaba a punto de acostarlo; el marido probablemente había dicho: ‘Pásamelo
intenciones de que le dé las buenas noches’, porque Marta había dicho: ‘Es mejor que no, anda muy
alguien. desvelado y si habla contigo se pondrá aún más nervioso y no va a haber quien lo
4. aspavientos: 20 duerma’. Todo aquello era absurdo desde mi punto de vista, porque el niño, de casi
demostraciones dos años según su madre, hablaba de manera rudimentaria y apenas inteligible y
excesivas o
afectadas Marta tenía que tantearlo3 y traducirlo, las madres como primeras tanteadoras y
de espanto, traductoras del mundo, que interpretan y luego formulan lo que ni siquiera es len-
admiración o gua, también los gestos y los aspavientos4 y los diferentes significados del llanto,
sentimiento.
25 cuando el llanto es inarticulado y no equivale a palabras, o las excluye, o las traba.
5. regazo: parte
del cuerpo desde
Tal vez el padre también le entendía y por eso pedía que se pusiera al teléfono aquel
la cintura hasta la niño que, para mayor dificultad, hablaba todo el rato con un chupete en la boca. Yo
rodilla. le había dicho una vez, mientras Marta se ausentaba unos minutos en la cocina y él
y yo nos habíamos quedado solos en el salón que también era comedor, yo sentado
30 a la mesa con la servilleta sobre mi regazo5, él en el sofá con un conejo enano en la
mano, los dos mirando la televisión encendida, él de frente, yo de reojo: ‘Con el
chupete no te entiendo’. Y el niño se lo había quitado obedientemente y, sostenién-
dolo un momento en la mano con gesto casi elocuente (en la otra el conejo enano),
había repetido lo que quiera que hubiera dicho, también sin éxito con la boca libre.
35 El hecho de que Marta Téllez no permitiera que el niño se pusiera al teléfono me
hizo tener aún más certeza, ya que ese niño, con su semihabla obstaculizada, podría
pese a todo haberle indicado al padre que allí había un hombre cenando.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. Al inicio del fragmento el narrador-protagonista reflexiona sobre su situación. Re-
sume lo que le pasa por la cabeza.
2. ¿Con qué intención ha invitado Marta a Víctor a cenar en su casa? Indica qué pala-
bras del narrador aportan esta información.
5. ¿Por qué el narrador define a las madres como las primeras traductoras del mundo?
ANALIZAR
6. El fragmento presenta dos tipos de técnicas narrativas. ¿Cuáles? Explica los crite-
rios que adopta el narrador para seleccionar una u otra técnica.
7. ¿Por qué el autor tacha de “elocuente” el gesto que el niño hace para quitarse el
chupete?
PRODUCIR
8. Imagina el diálogo que la mujer y su marido entretienen por teléfono.
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Nome: Costanza
Marina
Esta novela de amor y misterio fue publicada en 1999, pero no tuvo muy buena acogida por
parte del público. Solo tras la publicación en 2002 de La sombra del viento logra despertar
el interés de los lectores. La acción se desarrolla en la Barcelona de finales de los años 70.
Óscar, protagonista y narrador del relato, cuenta un episodio de su vida acaecido cuando
tenía 15 años y vivía en un internado de la Ciudad Condal. Para escapar del tedio y de la
soledad, por las tardes salía a explorar los aledaños del colegio. Un día, durante una de esas
salidas, conoce a la fascinante Marina, con quien entabla una especial relación de amistad y
emprenderá una apasionante aventura. Juntos reconstruirán la historia de un extraño hom-
bre, Kolvenik, que en su afán de ayudar a los demás y de vencer a la muerte dará vida a seres
monstruosos. Un suceso macabro que recuerda la historia del Frankenstein de Mary Shelley.
Esta obra, publicada en 2002, se sitúa en Barcelona y abraza un periodo histórico que va
desde la época anterior a la Guerra Civil hasta los primeros decenios de la posguerra. El
narrador y protagonista es Daniel, hijo del dueño de una pequeña librería, que en un mis-
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
terioso lugar de la ciudad conocido por pocos y llamado “Cementerio de los libros olvida-
dos”, se apodera del libro escrito por un tal Julián Carrax. Al leer el texto, titulado precisa-
mente La sombra del viento, Daniel queda fascinado por la figura del autor, con el que se
siente identificado, y empieza a investigar sobre su vida. Durante sus pesquisas conocerá a
muchas personas, encuentros que le permitirán reconstruir poco a poco el mosaico de la
vida de Carrax. Hasta que un día sus destinos se cruzan. La magnífica capacidad de Zafón
para crear intriga y suspense han sido la clave del éxito de este autor de estilo sencillo y
claro, a la vez que poético.
Actividad
CD 6 01 Marina
Capítulo III
En este fragmento se narra el primer encuentro entre los dos protagonistas.
1. heno: hierba Una bicicleta emergía lentamente de la bruma. Una muchacha, ataviada con un vestido
segada, seca. blanco, enfilaba aquella cuesta pedaleando hacia mí. El trasluz del alba permitía adivi-
2. Sorolla: Joaquín nar la silueta de su cuerpo a través del algodón. Una larga cabellera de color heno1
Sorolla y Bastida,
ondeaba velando su rostro. Permanecí allí inmóvil, contemplándola acercarse a mí,
pintor español
(1863-1923). 5 como un imbécil a medio ataque de parálisis. La bicicleta se detuvo a un par de metros.
Mis ojos, o mi imaginación, intuyeron el contorno de unas piernas esbeltas al tomar
tierra. Mi mirada ascendió por aquel vestido escapado de un cuadro de Sorolla2 hasta
detenerse en los ojos, de un gris tan profundo que uno podría caerse dentro. Estaban
clavados en mí con una mirada sarcástica. Sonreí y ofrecí mi mejor cara de idiota.
10 – Tú debes de ser el del reloj – dijo la muchacha en un tono acorde a la fuerza de
su mirada.
Calculé que debía de tener mi edad, quizás un año más. Adivinar la edad de una
mujer era, para mí, un arte o una ciencia, nunca un pasatiempo. Su piel era tan pálida
como el vestido.
15 – ¿Vives aquí? – balbuceé, señalando la verja.
Apenas pestañeó. Aquellos dos ojos me taladraban con una furia tal que habría de
tardar un par de horas en darme cuenta de que, por lo que a mí respectaba, aquella era
la criatura mas deslumbrante que había visto en mi vida o esperaba ver. Punto y aparte.
– ¿Y quién eres tú para preguntar?
20 – Supongo que soy el del reloj – improvisé. – Me llamo Óscar. Óscar Drai. He ve-
nido a devolverlo.
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Sin darle tiempo a replicar, lo saqué del bolsillo y se lo ofrecí. La muchacha sostuvo mi 3. aro: anillo.
mirada durante unos segundos antes de cogerlo. Al hacerlo, advertí que su mano era 4. trasto: cosa
tan blanca corno la de un muñeco de nieve y lucía un aro3 dorado en el anular. inútil, estropeada.
25 – Ya estaba roto cuando lo cogí – expliqué. 5. se aupó: subió.
– Lleva roto quince años – murmuró sin mirarme.
Cuando finalmente alzó la mirada, fue para examinarme de arriba abajo, como quien
evalúa un mueble viejo o un trasto4. Algo en sus ojos me dijo que no daba mucho crédito
a mi categoría de ladrón; probablemente me estaba catalogando en la sección de cretino o
30 bobo vulgar. La cara de iluminado que yo lucía no ayudaba mucho. La muchacha enarcó
una ceja al tiempo que sonrió enigmáticamente y me tendió el reloj de vuelta.
– Tú te lo llevaste, tú se lo devolverás a su dueño.
– Pero…
– El reloj no es mío – me aclaró la muchacha. – Es de Germán.
35 La mención de aquel nombre conjuró la visión de la enorme silueta de cabellera
blanca que me había sorprendido en la galería del caserón días atrás.
– ¿Germán?
– Mi padre.
– ¿Y tú eres? – pregunté.
40 – Su hija.
– Quería decir ¿cómo te llamas?
– Sé perfectamente lo que querías decir – replicó la muchacha.
Sin más se aupó5 de nuevo en su bicicleta y cruzó la verja de entrada. Antes de
perderse en el jardín, se giró brevemente. Aquellos ojos se estaban riendo de mí a car-
45 cajadas. Suspiré y la seguí. Un viejo conocido me dio la bienvenida. El gato me miraba
con su desdén habitual. Deseé ser un Dobermann.
Joaquín Sorolla
y Bastida, María en
la Playa de Biarritz,
1906. Casa Museo
Sorolla, Madrid.
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ANALIZAR
8. Busca en el texto expresiones irónicas. ¿Por qué piensas que las emplea el narra-
dor?
PRODUCIR
10. Describe cómo fue el primer encuentro con una persona importante en tu vida y
cuenta alguna anécdota protagonizada por ambos (200-250 palabras).
1. desperezarse: Las calles aún languidecían entre neblinas y serenos cuando salimos al portal. Las faro-
extender y estirar las de las Ramblas dibujaban una avenida de vapor, parpadeando al tiempo que la
los miembros para
sacudir la pereza.
ciudad se desperezaba1 y se desprendía de su disfraz de acuarela. Al llegar a la calle
Arco del Teatro nos aventuramos camino del Raval bajo la arcada que prometía una
2. sesgada: oblicua.
5 bóveda de bruma azul. Seguí a mi padre a través de aquel camino angosto, más cicatriz
que calle, hasta que el reluz de la Rambla se perdió a nuestras espaldas. La claridad del
amanecer se filtraba desde balcones y cornisas en soplos de luz sesgada2 que no llega-
ban a rozar el suelo. Finalmente, mi padre se detuvo frente a un portón de madera la-
brada ennegrecido por el tiempo y la humedad. Frente a nosotros se alzaba lo que me
10 pareció el cadáver abandonado de un palacio, o un museo de ecos y sombras.
– Daniel, lo que vas a ver hoy no se lo puedes contar a nadie. Ni a tu amigo Tomás.
A nadie.
Un hombrecillo con rasgos de ave rapaz y cabellera plateada nos abrió la puerta. Su
mirada aguileña se posó en mí, impenetrable.
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15 – Buenos días, Isaac. Este es mi hijo Daniel – anunció mi padre–. Pronto cumplirá 3. haces: fasci.
once años, y algún día él se hará cargo de la tienda. Ya tiene edad de conocer este lugar. 4. colmena:
El tal Isaac nos invitó a pasar con un leve asentimiento. Una penumbra azulada habitación natural
de las abejas.
lo cubría todo, insinuando apenas trazos de una escalinata de mármol y una galena
de frescos poblados con figuras de ángeles y criaturas fabulosas. Seguimos al guar- 5. salpicar: saltar un
liquido esparcido
20 dián a través de aquel corredor palaciego y llegamos a una gran sala circular donde en gotas menudas
una auténtica basílica de tinieblas yacía bajo una cúpula acuchillada por haces3 de luz por choque o
que pendían desde lo alto. Un laberinto de corredores y estanterías repletas de libros movimiento brusco.
ascendía desde la base hasta la cúspide, dibujando una colmena4 tramada de túneles, 6. gremio:
corporación
escalinatas, plataformas y puentes que dejaban adivinar una gigantesca biblioteca de
formada por
25 geometría imposible. Miré a mi padre, boquiabierto. Él me sonrió, guiñándome el ojo. los oficiales y
– Daniel, bienvenido al Cementerio de los Libros Olvidados. aprendices de una
Salpicando5 los pasillos y plataformas de la biblioteca se perfilaban una docena de misma profesión u
oficio.
figuras. Algunas de ellas se volvieron a saludar desde lejos, y reconocí los rostros de
diversos colegas de mi padre en el gremio6 de libreros de viejo. A mis ojos de diez años,
30 aquellos individuos aparecían como una cofradía secreta de alquimistas conspirando a
espaldas del mundo. Mi padre se arrodilló junto a mí y, sosteniéndome la mirada, me
habló con esa voz leve de las promesas y las confidencias.
– Este lugar es un misterio, Daniel, un santuario. Cada libro, cada tomo que ves,
tiene alma. El alma de quien lo escribió, y el alma de quienes lo leyeron y vivieron y
35 soñaron con él. Cada vez que un libro cambia de manos, cada vez que alguien desliza la
mirada por sus páginas, su espíritu crece y se hace fuerte. Hace ya muchos años, cuan-
do mi padre me trajo por primera vez aquí, este lugar ya era viejo. Quizá tan viejo como
la misma ciudad. Nadie sabe a ciencia cierta desde cuándo existe, o quiénes lo crearon.
Te diré lo que mi padre me dijo a mí. Cuando una biblioteca desaparece, cuando una
40 librería cierra sus puertas, cuando un libro se pierde en el olvido, los que conocemos Barthélemy
este lugar, los guardianes, nos aseguramos de que llegue aquí. En este lugar, los libros d’Eyck, Anunciación
de Aix, (detalle),
que ya nadie recuerda, los libros que se han perdido en el tiempo, viven para siempre,
1443-1445. Iglesia
esperando llegar algún día a las manos de un nuevo lector, de un nuevo espíritu. En la de Saint-Sauveur,
tienda nosotros los vendemos y los compramos, pero en realidad los libros no tienen Aix-en-Provence.
45 dueño. Cada libro que ves aquí ha sido
el mejor amigo de alguien. Ahora sólo
nos tienen a nosotros, Daniel. ¿Crees
que vas a poder guardar este secreto?
Mi mirada se perdió en la inmen-
50 sidad de aquel lugar, en su luz encan-
tada. Asentí y mi padre sonrió.
– ¿Y sabes lo mejor? – preguntó.
Negué en silencio.
– La costumbre es que la primera
55 vez que alguien visita este lugar tiene
que escoger un libro, el que prefiera, y
adoptarlo, asegurándose de que nun-
ca desaparezca, de que siempre per-
manezca vivo. Es una promesa muy
60 importante. De por vida – explicó mi
padre –. Hoy es tu turno.
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COMPRENDER
1. Señala en cuántas partes se articula el fragmento y el tema tratado en cada una de ellas.
2. ¿Quién es Isaac? Describe a este misterioso personaje.
3. ¿Cómo se presentan el exterior y el interior del mágico lugar que Daniel está a punto de visitar?
4. ¿Por qué este lugar se llama Cementerio de los libros olvidados y quién puede conocerlo?
5. El padre de Daniel le habla de los libros como si se tratara de seres vivos. ¿Qué le explica?
6. ¿Por qué el padre de Daniel le ha llevado a esta misteriosa biblioteca? ¿Qué importante papel va a
jugar el niño en breve?
7. Daniel podrá contar a quienquiera lo que su padre le está enseñando. ¿Es verdadera o falsa esta
afirmación? Explica tu respuesta.
8. ¿A quién ve Daniel en el Cementerio de los libros olvidados y qué impresión tiene de estas perso-
nas?
ANALIZAR
9. ¿Qué significa la expresión “más cicatriz que calle” (líneas 5-6)?
10. Daniel y su padre recorren las calles de Barcelona al amanecer. Busca las expresiones que ayudan
a crear la atmósfera de ensueño que caracteriza este recuerdo.
11. Los ambientes que Zafón propone en su obra recuerdan en alguna medida a los escenarios román-
ticos. En tu opinión, ¿es adecuada esta consideración? Justifica tu respuesta.
PRODUCIR
12. Resume el texto (100-150 palabras).
13. Elige un libro que te haya impresionado y del que te sientas “dueño”. A continuación resume su
contenido y explica por qué lo has leído y lo consideras especial. Concluye tu producción con
unas reflexiones acerca de la importancia de la lectura como forma de enriquecimiento personal
(200-250 palabras).
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■ Ildefonso Falcones
la vida de Arnau (Siervos de la tierra, Siervos de la nobleza, Siervos de la pasión, Siervos del
destino) con un total de sesenta capítulos. La vida del protagonista procede paralelamente
a la construcción de la catedral barcelonesa de Santa María de la Mar, acabándose la no-
vela con la inauguración del templo ante los ojos de un protagonista ya anciano junto a su
mujer y a su hijo. A través de la existencia de Arnau conocemos numerosos aspectos de la
realidad de la época como los abusos de la sociedad feudal, la peste, la persecución de los
judíos, la guerra y el desarrollo de la actividad mercantil.
Actividad
531
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Cognome: Ribi
Nome: Costanza
1. látigos: azote de – Dicen que es el fin del mundo – se lamentó un día Arnau al entrar en su casa.
cuero con el que se – Barcelona entera ha enloquecido. Los flagelantes, se hacen llamar –. María estaba
castiga (frusta).
de espaldas a él. Arnau se sentó a la espera de que su mujer lo descalzase y continuó
2. esparteñas:
cuerdas para los
hablando: – Van por las calles a cientos, con el torso descubierto, gritan que se acerca
calzados. 5 el día del juicio final, confiesan sus pecados a los cuatro vientos y se flagelan la espalda
3. bubas: tumor con látigos1. Algunos la tienen en carne viva y continúan…–
doloroso que se Arnau acarició la cabeza de María, arrodillada frente a él. Ardía. – ¿Qué…?
presenta como una Buscó la barbilla de su mujer con la mano. No podía ser. Ella no.
hinchazón.
María levantó unos ojos vidriosos hacia él. Sudaba y tenía el rostro congestionado.
10 Arnau intentó levantarle más la cabeza para verle el cuello, pero ella hizo un gesto de
dolor.
– ¡Tú no! – exclamó Arnau.
María, arrodillada, con las manos en las esparteñas2 de su esposo, miró fijamente a
Arnau mientras las lágrimas empezaban a caer por sus mejillas.
15 – Dios, tú no. ¡Dios! – Arnau se arrodilló junto a ella.
– Vete, Arnau – balbuceó María –. No te quedes junto a mí.
Arnau intentó abrazarla, pero al cogerla por los hombros, María volvió a hacer una
mueca de dolor.
James le – Ven – le dijo alzándola lo más suavemente que pudo. María, sollozando, vol-
Palmer, Omne
Bonum, (detalle), 20 vió a insistir en que se fuera. – ¿Cómo voy a dejarte? Eres todo lo que tengo… ¡lo
1360-1375. único que tengo! ¿Qué haría yo sin ti? Algunos se curan, María. Tú te curarás. Tú te
curarás –. Intentando consolarla la lle-
vó hasta la alcoba y la tumbó sobre la
cama. Allí pudo ver su cuello, un cue-
25 llo que recordó precioso y que ahora
empezaba a ennegrecer. – ¡Un médico!
– gritó abriendo la ventana y asomán-
dose al balcón. Nadie pareció oírle. Sin
embargo, aquella misma noche, cuando
30 las bubas3 empezaban a adueñarse del
cuello de María, alguien marcó su puer-
ta con una cruz de cal.
Arnau sólo pudo poner paños de
agua fría sobre la frente de María. Tum-
35 bada en la cama, la mujer tiritaba. In-
capaz de moverse sin sufrir terribles
dolores, sus sordos quejidos erizaban
el vello de Arnau. María tenía la vista
perdida en el techo. Arnau vio cómo
40 crecían las bubas del cuello y la piel se
volvía negra.
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Nome: Costanza
– Te quiero, María. ¿Cuántas veces habría querido decírtelo? –. Le cogió la mano y se 4. amortajó: cubrió,
arrodilló junto a la cama. Así pasó la noche, agarrado a la mano de su mujer, tiritando envolvió.
y sudando con ella, clamando al cielo con cada espasmo que sufría María. 5. cansino
repiquetear: pesado
45 La amortajó4 con la mejor de las sábanas que tenían y esperó a que pasara el carro y cansado sonido.
de los muertos. No la dejaría en la calle. Él mismo la entregaría a los funcionarios. Así
lo hizo. Cuando oyó el cansino repiquetear5 de los cascos del caballo, cogió el cadáver
de María y lo bajó hasta la calle.
– Adiós – le dijo besándola en la frente.
50 Los dos funcionarios, enguantados y con los rostros tapados con paños gruesos,
miraron sorprendidos cómo Arnau destapaba la cara de María y la besaba. Nadie que-
ría acercarse a los apestados, ni siquiera sus seres queridos, que los abandonaban en la
calle o, como mucho, los llamaban a ellos para que los recogiesen en los lechos en que
habían encontrado la muerte. Arnau entregó su esposa a los funcionarios, que, impre-
55 sionados, intentaron dejarla con cuidado sobre la decena de cadáveres que portaban.
Con lágrimas en los ojos, Arnau miró cómo se alejaba el carro hasta que se perdió en
las calles de Barcelona.
Él sería el siguiente: entró en su casa y se sentó a esperar la muerte, deseoso de
reunirse con María. Tres días enteros estuvo Arnau aguardando la llegada de la peste,
60 palpándose constantemente el cuello en busca de una hinchazón que no llegaba. Las
bubas no aparecieron y Arnau acabó convenciéndose de que, de momento, el Señor no
lo llamaba a su lado, junto a su esposa.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿Por qué en Barcelona muchos parecen enloquecidos y repiten que está llegando
el juicio final? ¿Cómo se comportan?
ANALIZAR
7. ¿Qué significa la frase “confiesan sus pecados a los cuatro vientos” de la línea 5.
8. Explica la expresión “ojos vidriosos” de la línea 9.
9. Encuentra en el texto las palabras que se relacionan con el tema de la muerte.
PRODUCIR
10. Basándote en tus conocimientos describe cuáles son los rasgos típicos de una
novela histórica ofreciendo uno o más ejemplos pertenecientes a las distintas lite-
raturas estudiadas. Expresa tu opinión acerca de este género de novela e intenta
encontrar una justificación al éxito que La catedral del mar, así como otras obras
del mismo tipo, han encontrado en estos últimos años (200-250 palabras).
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Nome: Costanza
■ Clara Sánchez
La imaginación es un planeta perdido
en la galaxia de otro universo.
Para el examen: “A veces los monstruos que más miedo dan son los que se esconden tras un rostro agrada-
véase pág. 535
ble” comentó Clara Sánchez al explicar el origen de su novela Lo que esconde tu nombre. La
obra narra la historia de dos personajes, el anciano Julián y la joven Sandra, cuyas vidas se
entrecruzan por casualidad en una pequeña ciudad de la Costa Blanca. El primero intenta
desenmascarar a una vieja pareja de nazis noruegos que se esconde en una rica casa de la
costa. Lo hará gracias a la ayuda de la joven Sandra que es huésped de los dos ancianos sin
conocer inicialmente su verdadera identidad. La narración es en primera persona pero los
narradores son dos, coincidiendo con los dos protagonistas que se alternan relatando lo
ocurrido y dando lugar a un cambio de perspectiva muy interesante.
Actividad
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COMPRENSIÓN
1. ¿Dónde se encuentra el narrador mientras se deslizan sus pensamientos y de qué modo se
puede descubrir?
2. ¿Quién es Salva y qué experiencia les acomuna?
3. Explica por qué en el fragmento se nombran estos tres lugares: Buenos Aires, Alicante y
Mauthausen.
4. ¿Por qué Salva conoce tan profundamente a su amigo Julián?
5. ¿Por qué Salva y Julián fueron internados en el campo de exterminio?
6. ¿Qué era el Centro Memoria y Acción?
7. ¿Dónde crees que está yendo Julián y por qué?
8. ¿A qué piensas que se refiere Julián en la primera frase del fragmento diciendo “jamás se me
habría pasado por la cabeza semejante locura en mi estado”?
9. Explica la frase “el propio Centro se estaba jubilando” (líneas 4-5).
10. Julián hace referencia al infierno para dar la idea de lo que había sido la permanencia en el
campo de exterminio. ¿Qué frase aparece en la parte siguiente del texto igualmente relacio-
nada con este lugar infernal?
EXPRESIÓN
Redacta un texto, de entre 250-300 palabras como máximo, sobre una de las siguientes
propuestas:
1. Mauthausen (Austria) se conoce como el “campo de los españoles” ya que muchos repu-
blicanos, que escaparon de España durante la dictadura y pertenecientes a la resistencia
francesa, fueron apresados e internados en este lugar. Resume brevemente la relación entre
España y Alemania durante la Guerra Civil y la Segunda Guerra Mundial. Luego comenta la
actividad de cazadores de Julián y Salva. ¿Qué opinión tienes? ¿Te parece una forma co-
rrecta de justicia o más bien una forma de pura venganza? ¿Qué sabes de los campos de
exterminio? ¿Cómo consideras a los supervivientes? ¿Son héroes o víctimas?
2. Escribe la carta que Julián ha recibido de su amigo Salva: basándote en lo que se dice en el
fragmento enriquécela también con otros detalles verosímiles. No deben faltar los recuerdos
horrorosos de su pasado juntos ni la razón por la que Salva contacta a Julián después de
tantos años.
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Mapa conceptual
De la inmediata posguerra
a los albores del siglo XXI
• Dictadura franquista (1939-1975) dividida en tres etapas:
- periodo de cierre y de represión (de 1939 a los años 50)
- apertura a las relaciones internacionales (años ’50)
Marco - actitud más democrática y desarrollo económico (años 60 hasta 1975)
histórico • Transición (1975-1978): restauración monárquica con el rey Juan Carlos I y traba-
jos de creación de la nueva Constitución
• Gobierno democrático con una Monarquía parlamentaria (de 1978 hasta hoy)
Marco literario
• Gabriel Celaya • Miguel Mihura • Camilo José Cela (La familia de Pascual
(Cantos Iberos, 1955) (Tres sombreros Duarte, 1942; La colmena, 1951)
• Blas de Otero de copa, 1932) • Rafael Sánchez Ferlosio (El Jarama, 1955)
(Ancia, 1958) • Antonio Buero Vallejo • Luis Martín Santos (Tiempo de silencio, 1962)
• Ángel González (Historia de una • Miguel Delibes (Cinco horas con Mario, 1966)
(Tratado de urbanismo, escalera, 1949; • Eduardo Mendoza (Sin noticias de Gurb,1991)
1967) El tragaluz, 1967) • Antonio Muñoz Molina (El invierno en Lisboa,
• Jaime Gil de Biedma • Alfonso Sastre 1987)
(Compañeros de viaje, (Guillermo Tell tiene • Ana María Matute (Olvidado Rey Gudú, 1996)
1959) los ojos tristes, 1955) • Carmen Martín Gaite (Caperucita en
• José Ángel Valente • Fernando Arrabal Manhattan, 1990)
(La memoria y los (Pic-nic, 1952) • Arturo Pérez-Reverte (El Capitán Alatriste,
signos, 1966) • Antonio Gala 1996-2011)
(Anillos para una • Manuel Rivas (¿Qué me quieres amor?,1996)
dama, 1973) • Javier Marías (Mañana en la batalla piensa en
mí, 1994)
• Carlos Ruiz Zafón (Marina, 1999; La sombra
del viento, 2002)
• Ildefonso Falcones (La catedral del mar, 2006)
¿Quién/Quiénes? • Clara Sánchez (Lo que esconde tu nombre, 2010)
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2. Producción
a. La poesía del siglo XX: describe los rasgos significativos (80-100 palabras).
b. Analiza la evolución teatral de Antonio Buero Vallejo y sus características mencionando algunas
de sus obras más significativas (100-150 palabras).
c. Con referencia a las obras leídas, habla de las características de la narrativa de alguna autora de
posguerra (80-100 palabras).
d. Describe los caracteres principales del teatro del absurdo haciendo referencia a la obra de Fer-
nando Arrabal que en España ha experimentado este género (100-150 palabras).
e. El gusto por lo histórico caracteriza las novelas de algunos autores contemporáneos. Indica cuá-
les y describe rápidamente su obra (80-100 palabras).
f. Elige una obra de la que se hizo una trasposición en el cine y describe los temas principales y el
contenido del fragmento que viste en aula (100-150 palabras).
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11 Literatura
hispanoamericana
contemporánea
El boom lo hicieron los lectores,
ustedes los lectores son los verdaderos artífices del boom.
Para empezar
1. El boom al que se refiere
la frase del argentino
Julio Cortázar es el boom
literario de los años 50 y
60 que interesa la literatura
hispanoamericana. ¿En qué
crees que consistió? ¿Por
qué piensas que Cortázar
atribuye a los lectores este
acontecimiento?
2. Mira las fotos de al lado:
¿sabes quiénes son estas
mujeres y qué están
haciendo? ¿De quiénes son
las fotos en sus manos? Te
ayudará saber que están en
la Plaza de Mayo de Buenos
Aires.
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1 Contexto cultural
1.1 Marco histórico y social
Chile. Al comienzo del siglo XX se estableció en Chile una República parlamentaria que
empezó a vacilar en los años 20 a causa de una crisis económica relacionada con los recur-
sos mineros, base de la economía chilena desde años atrás. En particular cerraron las nu-
merosas minas de salitre situadas en el norte del país al imponerse el salitre sintético: esto
determinó un profundo descontento que, junto a la crisis mundial y al crecimiento de
movimientos autoritarios en Europa, llevó a unos cambios de régimen rápidos durante las
décadas sucesivas. Esta alternancia de las fuerzas políticas en el poder terminó solo en
1969, cuando los partidos de izquierda se aliaron en la Unidad Popular ganando las elec-
ciones de 1970. Se eligió como presidente a Salvador Allende que impulsó una serie de
reformas progresistas, como la nacionalización de minas y fábricas, que perjudicaban di-
rectamente a los conservadores. Esta forma de apoyo y solidaridad con el pueblo determi-
1924 1944-1949
Veinte poemas de Ficciones de Jorge
amor y una canción Luis Borges
desesperada de 1945
Pablo Neruda Premio Nobel a
Gabriela Mistral
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1 Contexto cultural
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lución Libertadora. En los años setenta la Reorganización Nacional puesta en práctica por
los militares causó la desaparición y tortura de los opositores, proceso al que se le dio el
nombre de “guerra sucia”. En 1973 se asistió a un breve paréntesis democrático en la que,
después de nuevas elecciones, Perón accedió otra vez a la Presidencia hasta su muerte en
1974. Le sucedió su tercera mujer Isabel Martínez Perón, hasta el golpe de Estado de 1976.
La democracia pudo recuperarse definitivamente solo en 1983: el nuevo presidente Al-
fonsín investigó los crímenes de la dictadura y consolidó las instituciones democráticas.
En la actualidad la crisis económica de 2001 amenazó la estabilidad y determinó una al-
ternancia de gobiernos cuya intención era la de solucionarla. Entre 2007 y 2015 tuvo lugar
la presidencia de Cristina Kirchner que ganó las elecciones como líder del Frente para la
Victoria (Fpv) y que destaca por ser la segunda mujer a acceder a este cargo después de
Isabelita Perón. Desde noviembre de 2015 es presidente Mauricio Macri representante del
partido conservador Propuesta Republicana (Pro).
México. El siglo XX se abrió en México con la célebre Revolución Mexicana de 1910 (has-
ta 1920): se trató del levantamiento de distintas fuerzas políticas de izquierda contra el ré-
gimen casi dictatorial establecido durante 34 años por parte del presidente Porfirio Díaz.
El jefe del levantamiento fue el político Francisco Madero. Las razones de la revolución se
Pancho Villa encuentran en las difíciles condiciones de vida de trabajadores y obreros durante el porfi-
(revolucionario
riato que llevó al país un desarrollo económico a costa de las clases menos favorecidas. En
mexicano) y su
Estado Mayor, 1917 se promulgó la Constitución que sigue en vigor en la actualidad. A partir de 1929 el
1910-1917. Partido Revolucionario Institucional impuso su dominio en la escena política mantenien-
do su poder hasta 2000. Durante este largo período
México vivió un proceso de reestructuración interna
y de mejorías en la economía.
Durante la Guerra Civil española y la Segunda
Guerra Mundial, México se transformó en un país
receptor de muchos exiliados e inmigrantes. Entre
los acontecimientos de los últimos años hay que re-
cordar la crisis económica de 1982 y el terremoto de
1985. Actualmente gobierna la República Federal
de México el presidente Enrique Peña Nieto (des-
de 2012), representante del Partido Revolucionario
Institucional (Pri).
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1 Contexto cultural
Perœ. La primera figura política que destaca en el siglo XX es la del presidente Augusto Le-
guía, que en 1919 recuperó su poder con un golpe militar imponiendo de esta manera una
forma dictatorial de gobierno. Además ilegalizó la Alianza Popular Revolucionaria Ameri-
cana (Apra), grupo marxista fundado en 1924 y que exigía reformas y mejoras de las con-
diciones de vida de los indígenas. Leguía no consiguió impedir que el Apra se convirtiera
en el partido político más poderoso en Perú. En los años 40 el Apra y los partidos liberales
intentaron restaurar la democracia: fue entonces cuando la derecha, a través de otro golpe
de Estado militar, recobró por un período de tiempo su poder declarando al Apra como
ilegal. A partir de este momento la historia política de Perú presentó una alternancia de
gobiernos liberales, que intentaron restablecer los derechos civiles y la democracia, y de
golpes de Estado que llevaron los militares al poder. En particular recordamos la dictadura
(1968-1975) del general Juan Velasco Alvarado, que creó una tensa situación diplomática
con EE.UU. en los años 70.
En 1980 una nueva Constitución y nuevas elecciones determinaron la vuelta a una for-
ma de gobierno democrática que duró muy poco: en 1990 el presidente Alberto Fujimori,
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con la alianza de las fuerzas militares, impuso su dictadura, reduciendo derechos civiles y
humanos, controlando los medios de comunicación y permaneciendo en el poder hasta
2002, fecha en la que renunció a su cargo político. Actualmente sigue en la cárcel expiando
su condena por sus muchos crímenes contra la humanidad. A partir de 2016 es presidente
de Perú Pablo Kuczynsk, representante del Partido Peruanos Por el Kambio (Ppk).
Cuba. En 1898 España perdió su soberanía sobre Cuba en la guerra contra Estados Uni-
dos. A pesar de ello la isla continuó sin libertad ni independencia ya que Estados Unidos la
ocupó militarmente y controló durante años su política interna. En la nueva Constitución
de 1901 se introdujo la Enmienda Platt con la que Cuba se transformaba prácticamente
en un protectorado estadounidense: en este contexto EE.UU. pudo abrir su base militar en
Guantánamo.
La inestabilidad política de los primeros decenios de la nueva República de Cuba pro-
vocó distintos golpes de Estado militares: en 1934 el general Fulgencio Batista empezó a
controlar la política cubana hasta que, en 1952, instauró una verdadera dictadura caracte-
rizada por el conservadurismo y por una estrecha relación con Estados Unidos. A lo largo
de los años la oposición al régimen dictatorial fue creciendo debido a la corrupción y a la
profunda crisis en la que se estaba sumiendo el país.
Esta situación y la necesidad de acabar con la dictadura desencadenó la Revolución
Cubana: en 1959 los revolucionarios, cuyo líder era Fidel Castro y entre los que destacaba
también el argentino Ernesto “Che” Guevara, después de una serie de victorias contra el
ejército de Batista, obligaron al dictador a huir. Fidel Castro tomó entonces el cargo de jefe
de las Fuerzas Armadas y de jefe del Gobierno hasta 1976 cuando, con la nueva Constitu-
ción, Cuba se convirtió en una República Socialista y Fidel Castro en su presidente. Las
Fidel Castro. relaciones con EE.UU. se deterioraron sobremanera al estrechar Castro relaciones con la
URSS: en 1961 Estados Unidos decretó el embargo
obligando a Cuba a depender económicamente de
modo exclusivo de la URSS. Con la conclusión de la
Guerra Fría y la desaparición de la URSS, Cuba se
encontró muy aislada a nivel internacional y siguió
sufriendo una profunda crisis económica interna.
Los intentos de oposición al régimen de Castro pro-
vocaron una serie de medidas represivas cada vez
más extremas.
En 2006 Fidel Castro abandonó la presidencia
por cuestiones de salud. Le sucedió su hermano
Raúl Castro que sigue en su cargo actualmente y
que durante estos años ha adoptado diferentes me-
didas de apertura política y económica. La economía
se está recuperando y las relaciones internacionales
están mejorando. En particular, a partir de 2014 la
Cuba de Raúl Castro y los Estados Unidos de Barak
Obama firmaron unos acuerdos económicos que
suponían un gradual abandono del embargo y unos
acuerdos políticos y diplomáticos así como la aper-
tura de embajadas en sendas capitales.
En 2016 la muerte de Fidel Castro marca el fin de
una larga época de la historia cubana.
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Actividades
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España Chile
En España la dictadura llega de la mano En Chile la dictadura se establece muy
de un golpe de Estado contra el gobier- rápidamente, después del golpe de Es-
no legítimo de la II República (1931- tado del 11 de septiembre de 1973. El
1936) que al fracasar degenera en la ejército no entrega el poder a la derecha
Origen de
Guerra Civil de 1936 a 1939. El general política y económica que había ideado el
la dictadura
Francisco Franco asume todo el poder golpe, sino que confiere el mando de la
aglutinando los intereses de todas las dictadura al general Pinochet.
fuerzas conservadoras y derechistas y
evidentemente los del propio ejército.
Duración de la De 1939 a 1975: 36 años De 1973 a 1990: 17 años
dictadura
El franquismo pasa por diferentes fases. Durante su dictadura Pinochet ejerce
Al principio el régimen se caracteriza por fuertes represiones contra los opositores
la opresión y la represión de los oposito- con un enorme número de desapareci-
res. Durante muchos años España cierra dos. Al principio el general lleva a cabo
sus puertas y vive un fuerte aislamiento una política económica que permite a
Evolución del régimen
con el fin de reorganizar su vida social y Chile recuperar relaciones internaciona-
dictatorial
económica. Los últimos años del Fran- les. A pesar de esto se alternan perio-
quismo presentan una posición más dos de bienestar y épocas de crisis. Con
abierta con respecto a los comienzos y todo, el régimen sigue manchándose con
un buen desarrollo económico conocido atroces asesinatos y torturas.
como el “milagro español”.
El Franquismo termina en 1975 con la El referéndum de 1988 quita el poder a Pi-
muerte de Franco y la restauración mo- nochet que sin embargo permanece en el
nárquica de los Borbones en la persona cargo hasta marzo de 1990. A pesar de la
Fin de la dictadura
de Juan Carlos I. pérdida del poder político el general man-
tiene el título de jefe del ejército. Jubilado,
obtiene el título de senador vitalicio.
Proponemos por último un fragmento de un artículo por Antoni Janer Torrens, periodista catalán, re-
lacionado con el tema de la dictadura en Chile y España.
Chile y España son dos países unidos por la Psc-Psoe y uno de los padres de la Consti-
tragedia de las dictaduras y separados por tución de 1978, contaba que, meses antes del
sus respectivos procesos de transición hacia referéndum de 1988 que perdió Pinochet,
la democracia. En un artículo publicado en fue invitado a Chile para dictar conferencias
el diario español El País el 27 de septiembre y para reunirse con representantes de todos
de 1999, Jordi Solé Tura, diputado para el los partidos de la oposición. El tema central
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1 Contexto cultural
de sus discusiones fue si había lecciones que de Estados Unidos para alimentar una guerra
aprender de la transición española. Solé Tura fría que no admitía concesiones ni aperturas
explicaba a su auditorio que por muchas que y metía todo lo que no le gustara en la caja del
fueran las similitudes entre uno y otro pro- “comunismo internacional”.
ceso, había también diferencias básicas. “La
primera era que nosotros habíamos iniciado (Antoni Janer Torrens, CHILE, ESPAÑA:
y completado la transición con Franco muer- dos maneras diferentes de afrontar una
to y ellos la deberían iniciar y pilotar con su dictadura, en www.memoriacatalunya.org)
Franco vivo. La segunda, que en España ha-
bían transcurrido cuarenta años desde la gue-
rra civil y en Chile el golpe militar que acabó
con la democracia era muy reciente”.
El político catalán continuaba argumen-
tando las diferencias de la siguiente manera:
“En España habían entrado en escena nue-
vas generaciones, las memorias de nuestra
espantosa guerra continuaban vivas pero
muy alejadas de la vida cotidiana, las Fuerzas
Armadas eran todavía un reducto del fran-
quismo pero ya no estaban en condiciones
de imponer un régimen militar y, además,
estábamos en una nueva Europa, que se la-
mía sus terribles heridas pero se encamina-
ba hacia un nuevo proyecto de paz, unión y
prosperidad. En Chile, en cambio, las memo-
rias eran inmediatas, las heridas no se habían
curado, las Fuerzas Armadas seguían siendo
el factor fundamental de la vida política y en
el continente americano persistía la presión Augusto Ramón Pinochet Ugarte.
Actividad
1. Completa la ficha con los datos sobre la transición democrática en los dos países haciendo
referencia también a lo que ya conoces de la dictadura en España.
Transición a la democracia
....................................................................................................................................................
.....................................................................................................................................................
España .....................................................................................................................................................
.....................................................................................................................................................
.....................................................................................................................................................
....................................................................................................................................................
.....................................................................................................................................................
Chile .....................................................................................................................................................
.....................................................................................................................................................
.....................................................................................................................................................
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El artículo que sigue fue escrito por el autor peruano Mario Vargas Llosa en 1999 y trata del juicio a Pi-
nochet afuera de Chile que se estaba discutiendo en aquel año. Vargas Llosa se opone con su propio
punto de vista a la posición de los que estaban en favor de un proceso en tierra chilena para el dictador.
El caso Pinochet
Con la sentencia del juez británico Ronald Bartle se la globalización, es decir por la sistemática erosión
ha dado un paso más hacia la extradición a España de las fronteras y del concepto decimonónico del
del general Pinochet para ser juzgado por crímenes Estado-nación. La economía se encargó de ser la
cometidos contra los derechos humanos durante los punta de lanza de la gran ofensiva moderna contra
17 años de la dictadura que presidió. Se trata de un esa visión estrecha, excluyente y particularista de
acontecimiento histórico que trasciende largamen- la soberanía, incompatible con la interdependencia
te la circunstancia chilena y que debe ser saludado que el desarrollo de la ciencia, la técnica, la infor-
con alegría por todos los millones de seres humanos mación, el comercio y la cultura ha establecido a
que, en el ancho mundo, son o han sido perseguidos, finales del siglo veinte entre todas las sociedades
maltratados o silenciados por sus ideas, y por quie- del mundo. ¿Por qué la justicia quedaría excluida
nes no se resignan a que la cultura y las costumbres de este proceso generalizado de internacionaliza-
democráticas sean el privilegio de apenas un puña- ción de la vida contemporánea? De hecho, no lo
do de países en tanto que la barbarie del despotismo está. Nadie objeta que los delincuentes comunes, o
y la autocracia sigan imperando en las tres cuartas los traficantes y contrabandistas, sean perseguidos
partes restantes del planeta. y sancionados judicialmente fuera de sus “patrias”;
Quienes, sin ser partidarios de los regímenes por el contrario, lo normal es que los gobiernos so-
dictatoriales, cuestionan el derecho de España y el liciten la acción mancomunada de los otros países
Reino Unido de juzgar al ex dictador chileno, ale- contra sus delincuentes (por ejemplo, en lo que ata-
gan una serie de razones que, creo, no resisten un ñe al terrorismo). ¿Por qué los crímenes y abusos
análisis en profundidad. La más socorrida de es- contra los derechos humanos constituirían un caso
tas razones es pragmática: el acoso internacional aparte? ¿Son acaso menos graves desde el punto de
a Pinochet pone en peligro la transición chilena vista ético o jurídico estos delitos? […]
hacia la democracia y puede desestabilizar al go- Hay quienes argumentan que en vez de disuadir
bierno actual, crispar y exacerbar la vida política e, a futuros dictadores, el acoso judicial a Pinochet va
incluso, provocar un nuevo golpe de Estado. Este a incitar a los que ya usurpan el poder a atornillarse
catastrofismo no está avalado por los hechos. Por en él, a no cometer la imprudencia que cometió el
el contrario: la realidad es que el enfrentamiento ex dictador chileno abandonando un gobierno que
entre partidarios y adversarios del juicio a Pino- lo hacía invulnerable a las sanciones. Quienes eso
chet fuera de Chile, aunque de gran virulencia, es piensan, tienen una idea arcangélica de los dictado-
protagonizado por sectores radicales minoritarios, res, pues creen que estos se retiran del poder por-
y que una mayoría de la sociedad chilena lo sigue a que un día se vuelven buenos o demócratas y que
la distancia y con creciente indiferencia. […] hay que incitarlos a que experimenten esta conver-
Otra de las razones alegadas en contra del sión moral y política garantizándoles de antemano
procesamiento de Pinochet por el juez Baltasar la futura impunidad. La verdad es que nunca en la
Garzón es de tipo nacionalista: la violación de la historia un dictador ha dejado de serlo por volun-
soberanía nacional que significaría juzgar al ex tad propia, por una súbita transformación espiri-
dictador fuera de su propio país. Este es un argu- tual, ideológica o ética. Todos quisieran eternizarse
mento de un anacronismo contumaz, que ignora en el poder (también muchos gobernantes demó-
la realidad histórica contemporánea signada por cratas, desde luego), y si no lo consiguen es, senci-
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1 Contexto cultural
llamente porque no pueden, porque una situación ellos mismos cuando estaban en el poder para pa-
determinada los empuja en un momento dado, de sar al retiro con la conciencia tranquila y los bol-
manera irresistible, a partir. […] sillos llenos. […]
El caso Pinochet es alentador desde el punto Depende de los genuinos demócratas, de los
de vista moral, jurídico y político porque abre verdaderos amantes de la libertad y la legalidad
las puertas para que, en el futuro, otros dictado- en el mundo entero, que lo ocurrido con Pinochet
res – no importa de qué signo ideológico – sean no sea una excepción sino una regla, no una mera
acosados y sancionados por sus crímenes, y tam- victoria de la “izquierda”, sino un primer acto
bién porque, en este caso particular, unas víctimas efectivo de justicia para reducir drásticamente los
concretas de torturas, asesinatos, cárcel y despojos asesinatos y torturas políticas en el mundo, come-
están recibiendo una legítima aunque tardía repa- tidos no importa por quién ni con qué pretexto
ración. Esta es una buena nueva para todas las víc- religioso o político. De alguna manera, poniendo
timas de persecuciones y atropellos en los cinco a Pinochet en el banquillo de los acusados, los jue-
continentes, un indicio de que, por fin, comienza ces españoles y británicos han llamado a compare-
una nueva era en la historia de la humanidad en cer junto a él a todas las efigies de una luctuosa e
la que los grandes criminales políticos podrán ser inmemorial dinastía.
llevados a los tribunales a enfrentarse con sus de-
litos, sin que puedan escudarse detrás de la “sobe- Mario Vargas Llosa, El caso Pinochet
ranía nacional” o las amnistías que se concedieron en El Nacional, 18/10/1999
Actividades
1. Haz una lista con las principales ideas que Vargas Llosa expone en este artículo. En particular
¿qué argumentos usan los que se oponen al juicio de Pinochet afuera de Chile y cuáles son en
cambio los contraargumentos que propone Vargas Llosa?
2. Escribe al lado de cada definición la palabra correspondiente eligiéndola entre las siguientes:
silenciados • crispar • acoso • socorrida • alegadas • esgrimir • atropellos • atornillarse
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1 Contexto cultural
45 No solo Fernández ha querido retirar a Colón. Entre 2004 y 2009, el entonces presi-
dente de Venezuela, Hugo Chávez, quitó todas las esculturas que del italiano había en
Caracas. En su programa de televisión dijo una vez: “Cristóbal Colón fue el jefe de una
invasión que produjo, no una matanza, sino un genocidio. Noventa millones de abo-
rígenes vivían en esta tierra, 200 años después quedaban tres millones. ¿Qué fue eso?
50 Un genocidio. (Su estatua) estaba ahí, señalando el rumbo. ¿Cómo nos va a señalar el
rumbo Cristóbal Colón? Ahí hay que poner un indio”.
COMPRENSIÓN
1. ¿Qué es la Casa Rosada y qué hubo cerca de ella durante 92 años?
2. ¿Qué decisión tomó la ex presidenta argentina hace dos años y qué explicación dio al res-
pecto?
3. ¿Qué datos sobre la estatua como obra de arte se mencionan en el texto?
4. ¿Después de cuánto tiempo se ha inaugurado la estatua con respecto a la decisión de re-
emplazar la estatua de Colón?
5. ¿Qué le ha pasado a la estatua de Colón que se erguía cerca de la Casa Rosada y cuál fue
la reacción de la opinión pública?
6. ¿Qué otro cambio ha implicado esta sustitución?
7. ¿Por qué también el ex presidente de Venezuela Chávez quiso quitar las esculturas de Colón
que había en Caracas?
8. ¿Qué datos biográficos de la heroína aparecen en el texto?
9. ¿Qué empresas de la heroína Azurduy se recuerdan en el artículo?
10. ¿Por qué fue necesario “reivindicar” la figura de esta mujer y de qué modo se hizo?
EXPRESIÓN
Redacta un texto, de entre 250-300 palabras como máximo, sobre una de las siguientes
propuestas:
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1. CD 6 04
Escucha el audio acerca de estos tres grandes pintores hispanoamericanos del
siglo XX y di si las siguientes afirmaciones son verdaderas o falsas. Luego corrige las falsas y
justifica las verdaderas.
V F
a. Botero, Rivera y Frida Kahlo son todos artistas mexicanos.
b. Los tres viven en la misma época.
c. Los tres se dedican exclusivamente a la pintura.
d. Frida Kahlo muere poco antes que Rivera.
e. Rivera pintó sobre todo murales.
f. El estilo de Rivera se basa en contrastes.
g. El tema principal de la obra de Frida Kahlo es la historia de su país.
h. Botero vive mucho tiempo en Bogotá y luego se establece en París.
i. Sus esculturas siguen los cánones de su pintura.
j. Las exposiciones de Botero tienen mucho éxito.
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La narrativa hispanoamericana conoce su época cumbre en los años sesenta, cuando gran-
des autores como Gabriel García Márquez, Mario Vargas Llosa y Julio Cortázar produ-
cen sus obras maestras, ejemplos del llamado Realismo mágico. El éxito de estos novelistas
fue posible gracias al profundo trabajo de renovación de la literatura de ultramar realizado
en los años cuarenta por autores como Jorge Luis Borges. Si bien al principio estas nove-
las tenían un fuerte componente político y social, lentamente este interés por lo social se
funde con la necesidad de investigar lo humano y lo existencial y con el interés hacia lo
inexplicable y el mito.
Las últimas décadas del siglo XX siguen ofreciendo obras de grandes narradores, como
Isabel Allende y Laura Esquivel, que aportan una visión aun más personal del Realismo
mágico sin olvidar los grandes problemas históricos de su época y de su patria.
Rodolfo Morales,
Sin titulo, 2000.
Colección privada.
El Realismo mágico. Este término designa un género artístico y literario que encontró su
máximo esplendor a mediados del siglo XX. La definición fue usada por primera vez por
el crítico alemán Franz Roh al describir un tipo de pintura que representaba una realidad
alterada. Fue en la Revista de Occidente (→ Módulo 9) de 1925 cuando este término llegó
a formar parte del mundo literario español y solo en los años cuarenta empezó a usarse
en el universo hispanoamericano para describir la innovación de algunas obras narrativas
publicadas en esos años.
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2 Autores hispanoamericanos
2 Autores hispanoamericanos
■ Pablo Neruda
Conocer el amor de los que amamos
es el fuego que alimenta la vida.
Obras y temas. Como ya hemos subrayado, la poesía de Neruda está muy ligada a su
vida personal y a su experiencia política. Los comienzos de su actividad se caracterizan
por la transición de un estilo modernista hacia las primeras formas de vanguardismo. Sus
primeras colecciones (Veinte poemas de amor y una canción desesperada de 1924 y Ten-
tativa del hombre infinito de 1925) son expresión de esta primera etapa estilística. Tras el
contacto con la difícil situación política de España, su poesía asume tonos más sombríos y
herméticos como en la colección Residencia en la tierra (1935). Canto General (1950) será
en cambio el resultado de su período de exilio: publicada clandestinamente en Chile y di-
fundida en muchos países, la obra es una exaltación de su patria desde diferentes puntos de
vista (historia, tradición, geografía) y en ella se admira una mezcla de estilos distintos. Por
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último merece la pena recordar la única obra en prosa de Neruda, su autobiografía titulada
Confieso que he vivido (1974), publicada póstumamente y de importancia capital para
comprender la relación directa entre sus creaciones y su experiencia personal.
Con respecto a los temas fundamentales que Neruda aborda en sus poemas sobresalen tres.
• El amor hacia la mujer: en particular hacia Matilde Urrutia, su amante durante años
hasta que Neruda pudo divorciarse de su primera mujer, Maryka, y amarla públicamen-
te. A ella Neruda dedica los Cien sonetos de amor (1959), colección en la que se funde la
tradición formal con un lirismo intensamente personal. La colección se compone de una
dedicatoria a Matilde y de cuatro secciones: Mañana, Mediodía, Tarde y Noche. Esta sim-
bólica división se refiere a las distintas fases amorosas vividas por Neruda y su amada:
los comienzos de su amor, la pasión más madura, los momentos de dificultad al hacerse
pública y la preocupación por la muerte que en ningún caso no conseguirá separarlos.
• El amor hacia su patria, Chile: en muchas ocasiones Neruda habla de su tierra como
si fuera una mujer, exaltando su hermosura, sus cualidades, y expresando los muchos
sentimientos que le despierta el recuerdo de sus paisajes. Los años de exilio sin duda
alimentaron esta visión de Chile, que el poeta define como “su delgada patria”.
• La pasión política: la lucha contra las injusticias, la solidaridad, la defensa de los dere-
chos son sólo algunos de los temas políticos que Neruda introduce en su poesía.
Pablo Neruda
con su mujer, 1964.
Actividad
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Soneto I CD 6 05
Se propone aquí el Soneto I que abre la colección Cien sonetos de amor y la primera
sección, Mañana.
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Análisis del texto
COMPRENDER
1. El texto puede dividirse en tres secciones con respecto al contenido. Identifica di-
chas partes, indicando las líneas que las comprenden, y apunta el tema que se trata
en cada una de ellas.
2. Busca en la primera parte la frase con la que Neruda explica la relación entre su
vida y su poesía.
ANALIZAR
7. Observa la primera sección. Explica la larga metáfora que Neruda emplea para des-
cribir su vida y su poesía.
PRODUCIR
10. Basándote en tus conocimientos acerca del autor y en lo que se menciona en la
primera sección de este texto, ¿qué tipo de vida llevó el autor?
Thomas
Hoepker, Isla
Negra, Chile, 1995.
Casa del poeta
Pablo Neruda.
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Ficha técnico-artística
Nacionalidad: Italia, Francia, Bélgica, 1994
Duración: 108 minutos
Dirección: Michael Radford
Reparto: Massimo Troisi, Philippe Noiret,
Maria Grazia Cucinotta
Premios: premio Óscar a la mejor banda sonora;
nominación al mejor actor (Massimo Troisi), mejor
director, mejor película y mejor guión adaptado
La película cuenta la historia de Mario Ruoppolo, hijo de un pescador en una pequeña isla
italiana. No queriendo ser a su vez pescador, el joven encuentra trabajo como cartero pero
tiene un solo cliente: el poeta Pablo Neruda que vive en una zona alejada del pueblo central
de la isla y que permanecerá allí una temporada junto a su amada Matilde como exiliado
político. Gracias a la amistad que Mario tendrá con Pablo, aprenderá el uso de las palabras,
empezará a crear poesías él también y conocerá los ideales comunistas. Conquistará con la
ayuda del poeta a la hermosa Beatrice, casándose después con ella. Al salir de la isla, Neru-
da no se pondrá en contacto con Mario durante mucho tiempo, pero el cartero conservará
siempre gran admiración y un maravilloso recuerdo de su amistad. Mario seguirá dedicán-
dose a la poesía y a la política muriendo al final en una manifestación y dejando solos a su
mujer y al hijo de ambos: Pablito.
Actividades
2. En el fragmento propuesto destaca una frase de Mario, el cartero: “La poesía no es de quien la
escribe, es de quien la necesita”. ¿Compartes esta afirmación? Escribe un breve texto (150-200
palabras) para comentarla indicando también tu relación con la poesía como forma literaria. Por
ejemplo, ¿has escrito alguna vez una poesía o una canción?
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CD 6 07 Funes el memorioso
Este cuento forma parte de la colección de cuentos Ficciones (1944-1949). Se trata de
una larga metáfora del insomnio, según dice su propio autor, ya que su protagonista, un
tal Ireneo Funes, sufre de hipermnesia, es decir un excesivo desarrollo de la memoria,
debido a un accidente. El narrador es un hombre ya mayor que recuerda su época de es-
tudiante y las vacaciones en Fray Bentos, Uruguay. Allí conoció a Ireneo años antes de su
accidente. El fragmento que sigue describe un encuentro nocturno entre los dos jóvenes
durante el cual Funes el memorioso cuenta al narrador su rara historia.
1. catre: cama Sin el menor cambio de voz, Ireneo me dijo que pasara. Estaba en el catre1, fumando.
ligera para una sola Me parece que no le vi la cara hasta el alba; creo rememorar el ascua2 momentánea del
persona.
cigarrillo. La pieza olía vagamente a humedad. Me senté; repetí la historia del telegra-
2. ascua: pedazo de
ma y de la enfermedad de mi padre. Arribo, ahora, al más difícil punto de mi relato.
cualquier materia
sólida y combustible 5 Este (bueno es que ya lo sepa el lector) no tiene otro argumento que ese diálogo de hace
que por la acción ya medio siglo. No trataré de reproducir sus palabras, irrecuperables ahora. Prefiero
del fuego se pone resumir con veracidad las muchas cosas que me dijo Ireneo. El estilo indirecto es remo-
incandescente y sin
llama. to y débil; yo sé que sacrifico la eficacia de mi relato; que mis lectores se imaginen los
3. azulejo:
entrecortados períodos que me abrumaron esa noche. […]
relámpago. 10 Me dijo que antes de esa tarde lluviosa en que lo volteó el azulejo3, él había sido
4. tullido: que lo que son todos los cristianos: un ciego, un sordo, un abombado, un desmemoriado.
ha perdido el (Traté de recordarle su percepción exacta del tiempo, su memoria de nombres propios;
movimiento del no me hizo caso.) Diecinueve años había vivido como quien sueña: miraba sin ver, oía
cuerpo o de alguno
de sus miembros.
sin oír, se olvidaba de todo, de casi todo. Al caer, perdió el conocimiento; cuando lo
15 recobró, el presente era casi intolerable de tan rico y tan nítido, y también las memo-
5. acción del
Quebracho: el rias más antiguas y más triviales. Poco después averiguó que estaba tullido4. El hecho
“Movimiento apenas le interesó. Razonó (sintió) que la inmovilidad era un precio mínimo. Ahora su
Patriótico percepción y su memoria eran infalibles.
Revolucionario
Quebracho” es Nosotros, de un vistazo, percibimos tres copas en una mesa; Funes, todos los vásta-
un movimiento 20 gos y racimos y frutos que comprende una parra. Sabía las formas de las nubes australes
revolucionario del amanecer del treinta de abril de mil ochocientos ochenta y dos y podía compararlas
argentino que
lucha por una
en el recuerdo con las vetas de un libro en pasta española que sólo había mirado una
“Revolución vez y con las líneas de la espuma que un remo levantó en el Río Negro la víspera de la
Nacional acción del Quebracho5. Esos recuerdos no eran simples; cada imagen visual estaba li-
Antiimperialista”
25 gada a sensaciones musculares, térmicas, etc. Podía reconstruir todos los sueños, todos
con tácticas de
acción que incluyen los entresueños. Dos o tres veces había reconstruido un día entero; no había dudado
la violencia. nunca, pero cada reconstrucción había requerido un día entero. Me dijo: Más recuerdos
6. aborrascadas: tengo yo solo que los que habrán tenido todos los hombres desde que el mundo es mun-
movidas por la do. Y también: Mis sueños son como la vigilia de ustedes. Y también, hacia el alba: Mi
tempestad y el
viento.
30 memoria, señor, es como vaciadero de basuras. Una circunferencia en un pizarrón, un
triángulo rectángulo, un rombo, son formas que podemos intuir plenamente; lo mismo
le pasaba a Ireneo con las aborrascadas6 crines de un potro, con una punta de ganado
en una cuchilla, con el fuego cambiante y con la innumerable ceniza, con las muchas
caras de un muerto en un largo velorio. No sé cuántas estrellas veía en el cielo. […]
35 Había aprendido sin esfuerzo el inglés, el francés, el portugués, el latín. Sospecho,
sin embargo, que no era muy capaz de pensar. Pensar es olvidar diferencias, es generali-
zar, abstraer. En el abarrotado mundo de Funes no había sino detalles, casi inmediatos.
La recelosa claridad de la madrugada entró por el patio de tierra.
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Entonces vi la cara de la voz que toda la noche había hablado. Ireneo tenía diecinueve 7. ademanes:
40 años; había nacido en 1868; me pareció monumental como el bronce, más antiguo que movimientos.
Egipto, anterior a las profecías y a las pirámides. Pensé que cada una de mis palabras
(que cada uno de mis gestos) perduraría en su implacable memoria; me entorpeció el
temor de multiplicar ademanes7 inútiles.
Ireneo Funes murió en 1889, de una congestión pulmonar.
COMPRENDER
1. Indica el tiempo y el lugar en los que se desarrolla la escena de este fragmento.
2. ¿Qué descubrimos acerca del pasado de Ireneo y de la vida del narrador?
3. ¿Qué poderes adquiere Ireneo después de su accidente?
4. ¿Es Ireneo consciente de sus poderes? ¿De qué manera lo demuestra?
ANALIZAR
5. ¿Qué problema técnico plantea el narrador al empezar su relato?
6. ¿Cómo se proponen gráficamente en el texto las frases pronunciadas por Ireneo?
7. Da al menos un sinónimo por cada una de las siguientes palabras empleadas en el texto:
arribo (línea 4)
veracidad (línea 7)
desmemoriado (línea 11)
innumerable (línea 33)
velorio (línea 34)
recelosa (línea 38)
PRODUCIR
8. ¿Por qué piensas que este fragmento puede clasificarse como ejemplo de Realismo mágico?
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CD 6 08 Ajedrez
Proponemos una composición poética formada de dos sonetos dedicada al juego del
ajedrez que ofrece importantes reflexiones sobre la vida humana sacado de la colección
El hacedor (1960).
Soneto I Soneto II
1. postrero: último En su grave rincón, los jugadores Tenue rey, sesgo2 alfil, encarnizada3
de una sucesión. Rigen las lentas piezas. El tablero Reina, torre directa y peón ladino
2. sesgo: torcido. Los demora hasta el alba en su severo Sobre lo negro y blanco del camino
3. encarnizada: Ámbito en que se odian dos colores. Buscan y libran su batalla armada.
ensangrentada.
4. adamantino: 5 Adentro irradian mágicos rigores 5 No saben que la mano señalada
duro como
el diamante,
Las formas: torre homérica, ligero Del jugador gobierna su destino,
inquebrantable. Caballo, armada reina, rey postrero1, No saben que un rigor adamantino4
5. La sentencia Oblicuo alfil y peones agresores. Sujeta su albedrío y su jornada.
es de Omar:
referencia a Omar- Cuando los jugadores se hayan ido, También el jugador es prisionero
al-Khayyam, poeta
y filósofo persa, en 10 Cuando el tiempo los haya consumido, 10 (La sentencia es de Omar)5 de otro tablero
cuya obra Rubáiyat Ciertamente no habrá cesado el rito. De negras noches y de blancos días.
destaca el tema de la
fugacidad de la vida
y de la necesidad
En el Oriente se incendió esta guerra Dios mueve al jugador, y éste, la pieza.
de disfrutar de ella, Cuyo anfiteatro es hoy toda la tierra. ¿Qué dios detrás de Dios la trama empieza
parecido al tópico Como el otro, este juego es infinito. De polvo y tiempo y sueño y agonías?
carpe diem.
Análisis del texto
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Portada de
Cien años de de 4 a 16; los últimos tres capítulos narran la deca-
soledad, de Gabriel dencia de la familia. Además de la continua fusión
García Márquez,
Real Academia
entre lo real y lo sobrenatural, con personajes que
Española. vuelven de la muerte, pociones mágicas y visiones,
encontramos también muchas referencia simbóli-
cas a la historia real de Colombia, por ejemplo en
ocasión de la Guerra Civil y de la consiguiente dic-
tadura que se instala en Macondo. Esta ciudad tiene
un valor simbólico ya que puede representar cual-
quier ciudad de Hispanoamérica.
La soledad, presente en la obra desde el mismo
título, es, sin duda, uno de los temas principales de
la novela: todos los personajes están predestinados a
sufrir la soledad, una soledad interior producida por
una honda incapacidad de amar o por los prejuicios.
El mensaje de García Márquez es claro: el hombre
vive y muere solo. Otros temas presentes en la obra,
aunque de alcance menor, son la búsqueda del amor,
la traición, la libertad y el rencor.
Esta obra fue publicada en 1981 y puede considerarse como el fruto de la fusión entre las
dos actividades principales del autor: el periodismo y la narrativa. Ya en el título se pue-
de ver el carácter periodístico de la novela: la palabra crónica se refiere a un hecho real
normalmente relatado en los diarios. En efecto, García Márquez cuenta la historia de un
asesinato que ocurrió de verdad en un pequeño pueblo de Colombia donde él mismo vivió
de joven: la verdad histórica se mezcla así con la ficción.
Estamos en 1951: en el pueblo acaba de celebrarse la boda entre la bella Ángela Vicario
y Bayardo San Román, un forastero rico y guapo. Pero durante su primera noche el esposo
descubre que su joven mujer ya no es virgen y la devuelve a su casa desesperado. La madre
de Ángela la castiga brutalmente por el deshonor sufrido y al final la joven acusará injus-
tamente a Santiago Nasar, joven del pueblo. La confesión de Ángela marca el destino de
Santiago: sus hermanos gemelos, Pablo y Pedro, se ven en la obligación de matar al hombre
que abusó de su hermana en defensa del honor familiar, a pesar de que harán todo lo po-
sible e inimaginable para que alguien les impida cumplir con su deber. De hecho anuncian
a los cuatro vientos que van a dar muerte a Santiago, quien curiosamente se enterará de
su final solo pocos minutos antes de que acontezca. “Nunca hubo muerte tan anunciada”:
esta es una de las frases de la obra que mejor explica el tema principal de la misma. Al
final los gemelos no podrán zafarse de su destino y cumplirán su brutal venganza ante los
ojos de todo el pueblo, a pesar de que algunos amigos de la víctima intentaran advertirle
infructuosamente del peligro que corría. Después de muchos años Bayardo y Angela vol-
verán a encontrarse y podrán por fin vivir juntos gracias al olvido y al perdón. Los hechos,
narrados en primera persona por un narrador interno, que coincide con el mismo autor,
no se relatan de manera cronológica ya que son el resultado de los recuerdos de García
Márquez y de una serie de entrevistas que hizo veintisiete años después a los testigos de
aquella muerte anunciada.
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El pilar sobre el que reposa la obra es el contraste entre lo que todos saben que va a pasar y
el desconocimiento de Nasar de su propio destino. Y el motor de la acción es la venganza
del honor, un valor fundamental en un pequeño pueblo colombiano de los años cincuenta,
un valor tan importante que Pedro y Pablo Vicario serán justificados del mismo durante su
proceso. Pero encontramos también otros valores como el amor, la pasión, la amistad, las
relaciones familiares y la religiosidad popular.
En lo que se refiere al estilo, destaca sin duda la capacidad del autor de presentar una
visión de los acontecimientos de aquella trágica mañana desde lo alto: nos ofrece diferentes
puntos de vista a través de varios testimonios, organiza los distintos episodios de tal mane-
ra que el lector entienda lo que está pasando simultáneamente en distintos lugares, man-
tiene viva su curiosidad hasta el final de la obra cuando se describe con precisión la escena
de la muerte de Santiago. Todo esto lo consigue a través de un lenguaje preciso, detallado,
a veces crudo, pero que bien se adapta a su proyecto de crónica.
Actividad
Capítulo IV
El fragmento siguiente del capítulo IV se refiere a Remedios, la bella, representante de
la familia Buendía y ejemplo claro del Realismo mágico que domina en esta novela de
García Márquez. Remedios, la bella, así llamada por su hermosura perturbadora, vive de
manera inusual, sin darse cuenta del mundo que la rodea, no sabe pensar por sí misma
ni tiene conciencia de su cuerpo: no se viste y anda desnuda por su casa produciendo la
locura de los hombres. La única solución que su bisabuela Úrsula considera factible es
encerrarla en un convento, donde Remedios vivirá desde los veinte años hasta el día de
su milagrosa e increíble muerte.
Aunque algunos hombres ligeros de palabra se complacían en decir que bien valía sa- 1. a cuestas: sobre
crificar la vida por una noche de amor con tan conturbadora mujer, la verdad fue que los hombros.
ninguno hizo esfuerzos por conseguirlo. […]
A pesar de que el coronel Aureliano Buendía seguía creyendo y repitiendo que Re-
5 medios, la bella, era en realidad el ser más lúcido que había conocido jamás, y que lo
demostraba a cada momento con su asombrosa habilidad para burlarse de todos, la
abandonaron a la buena de Dios. Remedios, la bella, se quedó vagando por el desier-
to de la soledad, sin cruces a cuestas1, madurándose en sus sueños sin pesadillas, en
sus baños interminables, en sus comidas sin horarios, en sus hondos y prolongados
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2. bramante: hilo 10 silencios sin recuerdos, hasta una tarde de marzo en que Fernanda quiso doblar en el
gordo o cordel muy jardín sus sábanas de bramante2, y pidió ayuda a las mujeres de la casa. Apenas había
delgado hecho de
cáñamo. empezado, cuando Amaranta advirtió que Remedios, la bella, estaba transparentada3
3. trasparentado:
por una palidez intensa.
dicho de un cuerpo, – ¿Te sientes mal? – le preguntó.
permitir que se vea 15 Remedios, la bella, que tenía agarrada la sábana por el otro extremo, hizo una son-
o perciba algo a risa de lástima.
través de él.
– Al contrario-dijo –, nunca me he sentido mejor.
4. pollerines: faldas
ligeras.
Acabó de decirlo, cuando Fernanda sintió que un delicado viento de luz le arrancó
las sábanas de las manos y las desplegó en toda su amplitud. Amaranta sintió un temblor
5. aleteo:
movimiento de alas. 20 misterioso en los encajes de sus pollerines4 y trató de agarrarse de la sábana para no
caer, en el instante en que Remedios, la bella, empezaba a elevarse. Úrsula, ya casi ciega,
fue la única que tuvo serenidad para identificar la naturaleza de aquel viento irreparable,
y dejó las sábanas a merced de la luz, viendo a Remedios, la bella, que le decía adiós con
la mano, entre el deslumbrante aleteo5 de las sábanas que subían con ella, que abando-
25 naban con ella el aire de los escarabajos y las dalias, y pasaban con ella a través del aire
donde terminaban las cuatro de la tarde, y se perdieron con ella para siempre en los altos
aires donde no podían alcanzarla ni los más altos pájaros de la memoria.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. Remedios, la bella, tiene un novio que la ama. 3. ¿Dónde y en qué momento del día se desarro-
Di si es verdadera o falsa esta afirmación ex- lla la escena principal del fragmento?
plicando por qué.
4. ¿De qué modo reaccionan las mujeres pre-
2. ¿Quiénes pueden ser Fernanda y Amaranta? sentes ante la misteriosa subida al cielo de
Remedios?
5. Completa el siguiente esquema indicando los elementos que caracterizan al personaje de Reme-
dios: rasgos físicos, de personalidad y hábitos cotidianos.
Aspecto físico Carácter Hábitos cotidianos
.................................................... .................................................... ....................................................
.................................................... .................................................... ....................................................
.................................................... .................................................... ....................................................
.................................................... .................................................... ....................................................
.................................................... .................................................... ....................................................
ANALIZAR
6. Explica las expresiones del texto “la abando- 8. Explica el significado de la figura retórica
naron a la buena de Dios” (líneas 6-7) y “viento “viento de luz” (línea 18).
irreparable” (línea 22).
9. ¿Con qué se comparan las sábanas?
7. Busca en el texto un paralelismo y explica su
10. ¿Qué significa la expresión final del texto “los
función.
más altos pájaros de la memoria”?
PRODUCIR
11. ¿Cómo se propone la idea de la muerte en este fragmento de Realismo mágico? ¿De qué modo
Remedios acoge la muerte?
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Capítulo I
Este fragmento corresponde al comienzo del libro y nos introduce directamente en el
tema de la obra: el destino de Santiago ya está claro y el lector entra directamente en la
atmósfera de presagio y misterio que envuelve este acontecimiento del pasado.
El día en que lo iban a matar, Santiago Nasar se levantó a las 5.30 de la mañana para 1. higuerones:
esperar el buque en que llegaba el obispo. Había soñado que atravesaba un bosque de árboles de la
familia de las
higuerones1 donde caía una llovizna tierna, y por un instante fue feliz en el sueño, pero Moráceas, con
al despertar se sintió por completo salpicado de cagada de pájaros. «Siempre soñaba tronco corpulento,
5 con árboles», me dijo Plácida Linero, su madre, evocando 27 años después los porme- copa espesa, hojas
grandes y alternas,
nores de aquel lunes ingrato. fruto de mucho
«La semana anterior había soñado que iba solo en un avión de papel de estaño que jugo, y madera
volaba sin tropezar por entre los almendros», me dijo. Tenía una reputación muy bien fuerte, correosa,
de color blanco
ganada de intérprete certera de los sueños ajenos, siempre que se los contaran en ayu- amarillento, muy
10 nas2, pero no había advertido ningún augurio aciago3 en esos dos sueños de su hijo, ni usada en la América
en los otros sueños con árboles que él le había contado en las mañanas que precedieron tropical.
a su muerte. 2. en ayunas: sin
Tampoco Santiago Nasar reconoció el presagio. Había dormido poco y mal, sin qui- haberse desayunado.
tarse la ropa, y despertó con dolor de cabeza y con un sedimento de estribo4 de cobre 3. aciago: fausto,
infeliz, desgraciado,
15 en el paladar, y los interpretó como estragos naturales de la parranda de bodas que se
de mal agüero.
había prolongado hasta después de la media noche. Más aún: las muchas personas que
4. estribo: pieza de
encontró desde que salió de su casa a las 6.05 hasta que fue destazado5 como un cerdo metal, madera o
una hora después, lo recordaban un poco soñoliento pero de buen humor, y a todos les cuero, que pende de
comentó de un modo casual que era un día muy hermoso. Nadie estaba seguro de si se la ación y en la que
el jinete apoya el pie.
20 refería al estado del tiempo. Muchos coincidían en el recuerdo de que era una mañana
radiante con una brisa de mar que llegaba a través de los platanales6, como era de pen- 5. destazado: hecho
pedazos.
sar que lo fuera en un buen febrero de aquella época. Pero la mayoría estaba de acuerdo
6. platanales:
en que era un tiempo fúnebre, con un cielo turbio y bajo y un denso olor de aguas dor- conjunto de
midas, y que en el instante de la desgracia estaba cayendo una llovizna menuda como plátanos que crecen
25 la que había visto Santiago Nasar en el bosque del sueño. Yo estaba reponiéndome en un lugar.
de la parranda de la boda en 7. regazo: amparo,
el regazo7 apostólico de Ma- gozo o consuelo.
Una imagen de la
película Crónica de una
muerte anunciada, de
Francesco Rosi, 1987.
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Una imagen de
la película Crónica
de una muerte
anunciada, de
Francesco Rosi,
1987.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿Quiénes son los personajes que aparecen en este fragmento?
2. ¿Por qué Santiago Nasar había dormido poco y mal?
3. ¿Cómo era el tiempo en aquella mañana trágica?
4. ¿Qué elemento sobrenatural encontramos en este fragmento? Descríbelo.
5. ¿Qué está pasando en el pueblo a aquella hora?
6. ¿Cuánto tiempo pasa entre el momento en que se despierta Santiago Nasar y su muerte? Busca en
el texto las correspondientes indicaciones temporales.
7. En esta primera página Santiago Nasar ya sabe que lo van a matar. Di si es verdadera o falsa esta
afirmación y justifica tu respuesta.
ANALIZAR
9. ¿Qué expresiones demuestran que esta es una narración en primera persona? Subráyalas en el
texto.
10. ¿En qué parte del texto encontramos muestra de que esta es una crónica y que los acontecimien-
tos se relatan después de mucho tiempo?
PRODUCIR
11. Cuenta un sueño que recuerdas de manera bastante clara e intenta ofrecer una interpretación del
mismo (200 palabras).
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■ Julio Cortázar
En suma, desde pequeño, mi relación con
las palabras, con la escritura, no se diferencia
de mi relación con el mundo en general.
Yo parezco haber nacido para no aceptar
las cosas tal como me son dadas.
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1. Empareja las oraciones de cada columna para crear un resumen de lo que has aprendido sobre
Julio Cortázar. Luego ordena cronológicamente las oraciones.
a. Ganó una beca 1. por eso nació en Bruselas en 1914.
b. Su padre era embajador argentino en Bélgica 2. y se estableció en París.
c. Entre sus obras más famosas 3. están el Bestiario y Final del juego.
d. Su estilo se parece al 4. del Realismo mágico.
e. Participó en la difusión 5. colecciones de cuentos.
f. Escribió sobre todo 6. de Borges, otro autor argentino.
CD 6 11 Casa tomada
Sigue un fragmento de Casa tomada, el primer relato que compone la colección Bestiario
(1951), una de las obras más famosas de Cortázar, la primera en la que el autor se sintió
realmente “seguro de lo que quería decir”. En ella encontramos elementos típicos de su
estilo: lo absurdo, lo fantástico y el humor. En la Edad Media el término bestiario se utili-
zaba para indicar colecciones de fábulas cuyos protagonistas eran los animales: Cortázar
trastorna esta tradición proponiendo un mundo animal simbólico que se une con lo hu-
mano en la mayoría de los casos de modo inesperado y sin explicación racional creando
un Realismo mágico sorprendente y muy personal.
[…] Lo recordaré siempre con claridad porque fue simple y sin circunstancias inútiles.
Irene estaba tejiendo en su dormitorio, eran las ocho de la noche y de repente se me
ocurrió poner al fuego la pavita del mate. Fui por el pasillo hasta enfrentar la entornada
puerta de roble, y daba la vuelta al codo que llevaba a la cocina cuando escuché algo en
5 el comedor o en la biblioteca. El sonido venía impreciso y sordo, como un volcarse de
silla sobre la alfombra o un ahogado susurro de conversación. También lo oí, al mismo
tiempo o un segundo después, en el fondo del pasillo que traía desde aquellas piezas
hasta la puerta. Me tiré contra la pared antes de que fuera demasiado tarde, la cerré de
golpe apoyando el cuerpo; felizmente la llave estaba puesta de nuestro lado y además
10 corrí el gran cerrojo para más seguridad.
Fui a la cocina, calenté la pavita, y cuando estuve de vuelta con la bandeja del mate
le dije a Irene:
– Tuve que cerrar la puerta del pasillo. Han tomado parte del fondo.
Dejó caer el tejido y me miró con sus graves ojos cansados.
15 – ¿Estás seguro?
Asentí.
– Entonces – dijo recogiendo las agujas – tendremos que vivir en este lado.
Yo cebaba el mate con mucho cuidado, pero ella tardó un rato en reanudar su labor.
Me acuerdo que me tejía un chaleco gris; a mí me gustaba ese chaleco.
20 Los primeros días nos pareció penoso porque ambos habíamos dejado en la parte
tomada muchas cosas que queríamos. Mis libros de literatura francesa, por ejemplo,
estaban todos en la biblioteca. Irene pensó en una botella de Hesperidina de muchos
años. Con frecuencia (pero esto solamente sucedió los primeros días) cerrábamos al-
gún cajón de las cómodas y nos mirábamos con tristeza.
25 – No está aquí.
Y era una cosa más de todo lo que habíamos perdido al otro lado de la casa.
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2 Autores hispanoamericanos
Pero también tuvimos ventajas. La limpieza se simplificó tanto que aun levantándose
tardísimo, a las nueve y media por ejemplo, no daban las once y ya estábamos de brazos
cruzados. Irene se acostumbró a ir conmigo a la cocina y ayudarme a preparar el al-
30 muerzo. Lo pensamos bien, y se decidió esto: mientras yo preparaba el almuerzo, Irene
cocinaría platos para comer fríos de noche. Nos alegramos porque siempre resultaba
molesto tener que abandonar los dormitorios al atardecer y ponerse a cocinar. Ahora
nos bastaba con la mesa en el dormitorio de Irene y las fuentes de comida fiambre.
Irene estaba contenta porque le quedaba más tiempo para tejer. Yo andaba un poco
35 perdido a causa de los libros, pero por no afligir a mi hermana me puse a revisar la co-
lección de estampillas de papá, y eso me sirvió para matar el tiempo. Nos divertíamos
mucho, cada uno en sus cosas, casi siempre reunidos en el dormitorio de Irene que era
más cómodo. A veces Irene decía:
– Fijate este punto que se me ha ocurrido. ¿No da un dibujo de trébol?
Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿Quién es el narrador del texto y quiénes son los protagonistas?
2. ¿Cuáles son sus principales aficiones y a qué otras ocupaciones se dedican normalmente en la
casa?
3. Intenta resumir lo que pasa en el texto desde la línea 1 hasta la línea 10.
4. ¿Te parece que lo que ocurre en la casa tiene un efecto especial en los personajes? Describe su
reacción e intenta explicarla.
ANALIZAR
7. El fragmento se sitúa en el interior de una casa: encuentra todas las palabras relacionadas con
este campo lexical.
PRODUCIR
9. Imagina compartir una casa con un amigo/a: describe esta casa y vuestras ocupaciones y tareas.
Explica si te gustaría o no vivir esta experiencia y por qué y cuenta si piensas hacerlo en un futuro
o si acaso ya lo has hecho durante las vacaciones (200-250 palabras).
10. Este fragmento puede considerarse un ejemplo de Realismo mágico: a la luz de lo que conoces
acerca de esta tendencia intenta explicar de qué modo este texto es una muestra de ella resumiendo
rápidamente sus rasgos. Ofrece después otros ejemplos literarios que hayas encontrado a lo largo
de tu estudio (200-250 palabras).
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“[…] Fue el ser humano más impresionante que he por la consternación mundial que ha causado su
tenido la suerte de conocer. muerte. Nadie le temía más que él, ni en la vida real
Desde el primer momento, a fines del otoño ni en los libros, a los honores póstumos y a los fastos
triste de 1956, en un café de París con nombre in- funerarios. Más aún: siempre pensé que la muerte
glés, adonde él solía ir de vez en cuando a escribir misma le parecía indecente. En alguna parte de La
en una mesa del rincón, como Jean-Paul Sartre lo vuelta al día en ochenta mundos un grupo de ami-
hacía a trescientos metros de allí, en un cuaderno gos no puede soportar la risa ante la evidencia de
de escolar y con una pluma fuente de tinta legíti- que un amigo común ha incurrido en la ridiculez de
ma que manchaba los dedos. Yo había leído Bes- morirse. Por eso, porque lo conocí y lo quise tanto,
tiario, su primer libro de cuentos, en un hotel de me resisto a participar en los lamentos y elegías por
lance de Barranquilla donde dormía por un peso Julio Cortázar. Prefiero seguir pensando en él como
con cincuenta centavos, entre peloteros mal paga- sin duda él lo quería, con el júbilo inmenso de que
dos y putas felices, y desde la primera página me di haya existido, con la alegría entrañable de haberlo
cuenta de que aquél era un escritor como el que yo conocido, y la gratitud de que nos haya dejado para
hubiera querido ser cuando fuera grande. Alguien el mundo una obra tal vez inconclusa pero tan bella
me dijo en París que él escribía en el café Old Navy, e indestructible como su recuerdo.”
del Boulevard Saint-Germain, y allí lo esperé varias
semanas, hasta que lo vi entrar como una aparición. Gabriel García Márquez, El argentino que se hizo
Era el hombre más alto que se podía imaginar, con querer de todos (El País, 22/02/1984)
una cara de niño perverso dentro de un intermina-
ble abrigo negro que más bien parecía la sotana de Gabriel García Márquez, Mario Vargas Llosa, Carlos Barral, Julio
un viudo, y tenía los ojos muy separados, como los Cortázar, Jose María Castellet. Barcelona, 1972.
de un novillo, y tan oblicuos y diáfanos
que habrían podido ser los del diablo
si no hubieran estado sometidos al do-
minio del corazón. […]
Los ídolos infunden respeto, admi-
ración, cariño y, por supuesto, gran-
des envidias. Cortázar inspiraba todos
esos sentimientos como muy pocos
escritores, pero inspiraba además otro
menos frecuente: la devoción. Fue, tal
vez sin proponérselo, el argentino que
se hizo querer de todo el mundo. Sin
embargo, me atrevo a pensar que si los
muertos se mueren, Cortázar debe es-
tarse muriendo otra vez de vergüenza
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■ Octavio Paz
Quiso cantar, cantar para olvidar
su vida verdadera de mentiras
y recordar su mentirosa vida de verdades.
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CD 6 12 Silencio
En esta composición Octavio Paz demuestra cómo la ausencia de palabras y de sonidos
es una manera de expresar hondos contenidos y emociones.
Georges Ribemont-Dessaignes,
Silencio, 1915. Museum of
Modern Art, Nueva York.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. Esta poesía se basa en la presencia simultánea de conceptos antitéticos: ¿cuáles?
2. El poeta usa la palabra brota para indicar el nacimiento de una nueva nota o de un
nuevo silencio. ¿En qué contextos de usa normalmente esta palabra?
ANALIZAR
4. Explica el símil de los primeros versos.
5. ¿Con qué se compara el silencio en esta poesía?
6. Encuentra en la poesía un oxímoron y una paradoja.
7. ¿A qué se parecen, según tú, los recuerdos y las esperanzas que caen mientras el
silencio sube?
PRODUCIR
8. Reflexiona sobre el tema de esta composición lírica: ¿cuál es tu relación con el
silencio? ¿Lo consideras algo monótono y triste o más bien una dimensión intensa
y cargada de significado? Justifica tu opinión haciendo referencia a tu experiencia
personal (150-200 palabras).
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■ Nicolás Guillén
El amor está en el aire,
trata de respirarlo.
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CD 6 13 Guitarra
Esta composición, que Nicolás Guillén dedica a su abuelo Francisco, pertenece a la co-
lección El son entero de 1947. El son es un estilo de danza y canto originario de Cuba
que combina elementos e instrumentos musicales afro-cubanos con la estructura y los
rasgos típicos de la música española. Esta música alcanzó difusión internacional a partir
de los años 30 del siglo XX. En estos versos reconocemos el principal objetivo del poeta:
el de recuperar las tradiciones y el lenguaje de los pobres barrios negros de La Habana.
A Francisco Guillén
Compay
Segundo, uno de
los músicos del
Buena Vista Social
Club. Havana,
Cuba.
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Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿Quiénes son los dos protagonistas de esta lírica?
2. ¿Qué atmósfera reina a lo largo de la composición? ¿De alegría o de melancolía?
Subraya las palabras y expresiones que la transmiten.
ANALIZAR
4. Observa la rima de esta poesía: ¿te parece tradicional? Justifica tu respuesta.
5. ¿Qué figura retórica domina a partir de la primera estrofa?
6. Indica dónde sigue apareciendo la misma figura de la primera estrofa.
PRODUCIR
7. Sin duda ya conoces la célebre composición lírica La guitarra de García Lorca
(→ pág. 382). Vuelve a leerla y luego compárala con esta poesía de Guillén subrayan-
do los aspectos comunes y las diferencias con respecto a la forma y al contenido
(150-200 palabras).
Howard Ignatius,
Son Cubano, 2014.
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Obras y estilo. Por lo que se refiere a su carrera de escritor Vargas Llosa es, al lado de
William Faulkner Márquez y Cortázar, el mayor representante del boom literario hispanoamericano de los
(1897-1962) fue
un narrador y años sesenta.
poeta estadouni- Alcanza la fama en 1962 con su novela La ciudad y los perros, seguida de La casa verde
dense cuyos te-
mas de elección de 1962 y Conversación en la catedral de 1969. En las décadas siguientes (hasta hoy) se ha
son el drama
psicológico y dedicado también a la crítica literaria y al periodismo, aunque la narrativa sigue siendo su
las emociones. principal medio de expresión. Sus novelas pertenecen a géneros distintos (comedia, poli-
Fue exponente
del Modernismo cíaca, histórica) pero tienen un elemento en común: su análisis de la sociedad peruana
anglosajón como y su experiencia personal. Muchas de estas obras han sido llevadas a la gran pantalla con
demuestra su
uso de las técni- guión del propio Vargas Llosa.
cas narrativas de
vanguardia (mo- Entre sus últimas obras publicadas recordamos El paraíso en la otra esquina (2003), El
nólogo interior sueño del celta (2010), El héroe discreto (2013) y Cinco esquinas (2016).
y multiplicación
de los puntos de Con respecto a su estilo, Vargas Llosa es un experimentador que ha sabido emplear mu-
vista). Ganador
del Premio Nobel chas formas de expresión narrativa, de tonos (desde el humor hasta la tragedia) y de estruc-
de Literatura en turas. Sus modelos fueron Cien años de soledad de García Márquez así como las obras de
1949, su obra
más destacada clásicos de la literatura europea como Gustave Flaubert, por su uso de la realidad como
es la novela fuente inagotable de inspiración, y William Faulkner, del que admira la técnica del multi-
El ruido y la furia,
de 1929. perspectivismo.
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La obra está ambientada en el colegio militar Leoncio Prado y narra las historias de un Para el examen:
véase pág. 582
grupo de chicos que viven en el colegio una existencia alienante, humillante y vejatoria. La
historia empieza in medias res, es decir en pleno desarrollo de la acción principal de la no-
vela: el robo de una copia del examen de química. A partir de este episodio central empie-
zan una serie de narraciones paralelas relacionadas con momentos anteriores de la vida de
los personajes. Gracias a estos flash-backs el lector puede conocer mejor a los protagonistas
y los lugares donde vivieron. La trama está basada en la experiencia personal del autor que
estudió en este colegio: es evidente la crítica que el autor hace a este tipo de educación
donde se potencian la agresividad y la valentía en lugar de alimentar valores e ideales más
positivos y humanos. A través de sus recuerdos y de su capacidad creativa, Vargas Llosa
conquistó el interés de la crítica que le reconoció un hábil uso de las técnicas literarias. No
hay que olvidar la presencia de
diferentes puntos de vista a los
que dan voz distintos narrado-
res siendo uno de los cadetes,
Alberto Fernández, alias el
Poeta, el principal. En algunas
partes asistimos también al uso
de técnicas muy modernas
como el monólogo interior o el
discurso indirecto libre.
Antonio Rubino,
Colegiales, siglo XX.
Museo del Giocattolo
e del Bambino, Milán.
Actividad
1. Completa el siguiente resumen con los datos biográficos de Vargas Llosa que
faltan.
Mario Vargas Llosa nació en ……….........................…. en 1936, pero vivió durante muchos
años en Europa (por ejemplo en …...………......…...........… y en ……..................………. ).
Es sobre todo un …....….......…...……… pero escribió también crítica literaria y artículos
de periódico. En sus novelas él habla fundamentalmente de la ……........…...............……
peruana. Su fama empezó en 1962 con la publicación de ……………..........….....…........… .
Por lo que se refiere al estilo y la técnica narrativa es sobre todo …………....……....…......… .
Fue representante del …..............…………...........…...………………… de los años 60.
Sus modelos literarios fueron …….............….……...…… , …………..................……… y
……..............…….. . Se dedicó a la vida …….....……...........… de su país presentándose a
las elecciones de 1990. En 2010 se le otorgó el ………..........……...……….. .
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2 Autores hispanoamericanos
45 cogía en la otra mano. La sintió mojada. Extrajo el vidrio con precaución y lo depositó
en el suelo. Palpó la madera hasta encontrar el cerrojo. La ventana se abrió, de par en
par. Ya adentro, movió la linterna en todas direcciones; sobre una de las mesas de la
habitación, junto al mimeógrafo, había tres pilas de papel. Leyó: “Examen bimestral
de Química. Quinto año. Duración de la prueba: cuarenta minutos”. Las hojas habían
50 sido impresas esa tarde y la tinta brillaba aún. Copió rápidamente las preguntas en una
libreta, sin comprender lo que decían. Apagó la linterna y volvió hacia la ventana.
Trepó y saltó: el vidrio se hizo trizas bajo los botines, con mil ruidos simultáneos.
COMPRENSIÓN
1. ¿Con qué estado de ánimo Cava empieza su expedición?
2. ¿Por quién siente envidia y por qué?
3. ¿Qué diferencia hay entre su manera habitual de actuar y la de esa noche?
4. ¿Qué elementos naturales destacan en este fragmento a pesar de que estamos en un
colegio?
5. ¿Qué recuerdos le despierta la visión de la vicuña?
6. ¿Cuál es el objetivo de su misión nocturna?
7. ¿Qué símiles caracterizan la descripción del encuentro entre Cava y la vicuña?
8. ¿Por qué piensas que el autor ha empleado frases breves y rápidas al contar esta aventura?
9. Busca en el texto todos los términos que aluden a lugares que forman parte del colegio militar.
10. Define la personalidad de Cava a partir de lo que has descubierto acerca de él leyendo este
fragmento.
EXPRESIÓN
Redacta un texto, de entre 200-250 palabras como máximo, sobre una de las siguientes
propuestas.
1. El fragmento que has leído se interrumpe en el momento en el que Cava hace mucho ruido
al saltar por la ventana y romper los cristales. Inventa una posible continuación del cuento.
2. Basándote en el contenido del fragmento imagina ser un alumno que escribe para la revista
del cole: cuenta lo que ha pasado suponiendo que Cava ha sido descubierto y lo ha confe-
sado todo.
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■ Isabel Allende
Escribir una novela es como bordar
una tapicería con hilos de muchos colores:
es un trabajo artesanal de cuidado y disciplina.
Para profundizar Esta novela nace de una carta que Isabel decidió escribir a su querido abuelo que estaba
véase pág. 587
muriendo y, a pesar de tratarse de una historia inventada, son evidentes las raíces autobio-
gráficas de la obra. Se trata de una saga familiar, es decir de la historia de la familia Trueba a
lo largo de diferentes generaciones. Esteban Trueba, el personaje masculino principal, con-
fiere unidad a la novela: la narración empieza cuando él solo es un joven y termina en los
momentos sucesivos a su muerte. Este personaje encarna al rico propietario de tierras y
conservador que en todo momento lucha contra la difusión de las ideas comunistas en su
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Mi país inventado
Mi país inventado es una obra dedicada a Chile en la que, a través de sus conocimientos Para el examen:
véase pág. 588
acerca del pueblo chileno y de sus experiencias personales, la autora ofrece una descripción
de su patria bajo distintos aspectos (geográfico, económico, cultural…). A partir del primer
capítulo en el que propone una descripción geográfica muy particular de la que ella llama
“su delgada patria”, Isabel Allende crea un universo basado en recuerdos y consideraciones
personales utilizando un estilo que en toda la obra se hace íntimo y cargado de emociones.
Actividad
1. Empareja los elementos de cada columna y luego ordena las frases para crear un resumen cro-
nológico acerca de la vida y de las obras de Isabel Allende.
a. En sus artículos de periódico 1. Chile, sus experiencias personales y las tradiciones.
b. Su padre era el primo 2. Isabel se exilia en Venezuela.
c. Su primera novela de éxito es 3. vive en la casa de su abuelo materno.
d. Después del divorcio de sus padres 4. del presidente Salvador Allende.
e. Isabel Allende nace en Perú 5. expresa sus ideas feministas.
f. Su hija que morirá de enfermedad 6. es una descripción muy personal de Chile.
g. Mi país inventado 7. La isla bajo el mar.
h. Durante la dictadura de Pinochet 8. La casa de los espíritus.
i. Los temas de sus novelas son 9. pero es chilena.
j. En 2009 publica 10. lleva el nombre de la revista para la que Isabel escribe.
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1. aparecidos: Clara pasó la infancia y entró en la juventud dentro de las paredes de su casa, en un
espectros de los mundo de historias asombrosas, de silencios tranquilos, donde el tiempo no se marca-
difuntos.
ba con relojes ni calendarios y donde los objetos tenían vida propia, los aparecidos1 se
2. cimientos: parte
sentaban en la mesa y hablaban con los humanos, el pasado y el futuro eran parte de la
del edificio que está
debajo de tierra y 5 misma cosa y la realidad del presente era un caleidoscopio de espejos desordenados
sobre la que estriba donde todo podía ocurrir. Es una delicia, para mí, leer los cuadernos de esa época,
toda la fábrica. donde se describe un mundo mágico que se acabó. Clara habitaba un universo inven-
3. desparramó: tado para ella, protegida de las inclemencias de la vida, donde se confundían la verdad
esparció, difundió.
prosaica de las cosas materiales con la verdad tumultuosa de los sueños, donde no
4. alboroto: vocerío 10 siempre funcionaban las leyes de la física o la lógica. Clara vivió ese periodo ocupada
o estrépito causado
por una o varias en sus fantasías, acompañada por los espíritus del aire, del agua y de la tierra, tan feliz,
personas. que no sintió la necesidad de hablar en nueve años. Todos habían perdido la esperanza
de volver a oírle la voz, cuando el día de su cumpleaños, después que sopló las dieci-
nueve velas de su pastel de chocolate, estrenó una voz que había estado guardada du-
15 rante todo aquel tiempo y que tenía resonancia de instrumento desafinado.
– Pronto me voy a casar – dijo.
– ¿Con quién? – preguntó Severo.
– Con el novio de Rosa – respondió ella.
Y entonces se dieron cuenta de que había hablado por primera vez en todos esos
20 años y el prodigio removió la casa en sus cimientos2 y provocó el llanto de toda la fa-
milia. Se llamaron unos a otros, se desparramó3 la noticia por la ciudad, consultaron
al doctor Cuevas, que no podía creerlo, y en el alboroto4 de que Clara había hablado,
a todos se les olvidó lo que dijo y no se acordaron hasta dos meses más tarde, cuando
apareció Esteban Trueba, a quien no habían visto desde el entierro de Rosa, a pedir la
25 mano de Clara.
Análisis del texto
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Ficha técnico-artística
Nacionalidad: EE.UU.-Portugal-Dinamarca, 1993
Duración: 140 minutos
Dirección: Bille August
Reparto: Jeremy Irons, Meryl Streep, Glenn Close,
Winona Ryder, Antonio Banderas
Premios: premiada en el Festival de cine de Baviera;
premiada en el Festival Internacional del Nuevo Cine
Latinoamericano de La Habana; premio de la Academia
alemana de fotografía German Phono Academy
Basada en la novela La casa de los espíritus de Isabel Allende, la película cuenta la historia
de Esteban Trueba, rico latifundista conservador chileno y de las mujeres de su familia: su
mujer Clara, su hija Blanca y su hermana Férula. Acompaña la historia el panorama histó-
rico-político de la época: la difusión de las ideas comunistas entre los campesinos, el golpe
de Estado militar y los horrores de la dictadura.
Actividades
2. Imagina cómo puede concluirse esta escena. Elige una de las siguientes opciones.
a. El joven escapa por miedo de ser arrestado.
b. Esteban Trueba le cástiga al joven azotándolo.
c. El joven intenta convencer a su patrón de que sus ideas revolucionarias son justas.
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Nome: Costanza
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2 Autores hispanoamericanos
yor mina de cobre a tajo abierto del mundo, un inmenso anfiteatro donde millares de
hombres del color de la tierra, como hormigas, arrancan el mineral de las piedras. El
25 tren ascendió a más de cuatro mil metros de altura y la temperatura descendió hasta el
punto de que el agua se helaba en los vasos. Pasamos por el salar de Uyuni, un blanco
mar donde reina un silencio puro y no vuelan pájaros, y otros salares donde vimos
elegantes flamencos. Parecían brochazos de pintura entre los cristales formados, como
piedras preciosas, en la sal.
COMPRENSIÓN
1. ¿Hace cuántos años la autora fue al norte de Chile y por qué piensas tú que los recuerdos
de ese primer viaje son los más vivos?
2. ¿En qué ocasión la autora emprendió el viaje a través del desierto?
3. ¿De qué modo se transformó a lo largo del tiempo la ciudad de Antofagasta?
4. ¿La última parte del fragmento se relaciona con otro recuerdo de viaje. Describe los dos
lugares del norte que la autora visitó en aquella ocasión.
5. A través de este fragmento descubrimos algunos recursos económicos importantes de Chi-
le: ¿cuáles?
6. ¿Por qué la autora define el desierto de Atacama como un lugar “inclemente”?
7. Describe las sensaciones físicas relacionadas con el clima que acompaña el viaje de la niña
a través del desierto.
8. Encuentra por lo menos cinco figuras retóricas (metáforas, símiles…) que puedan justificar la
definición de este estilo como de una prosa poética.
9. Muchos son los elementos naturales que aparecen en esta descripción que Isabel Allen-
de nos ofrece del norte de Chile. Encuéntralos a lo largo del texto distinguiendo los que
pertenecen al paisaje de los que ayudan a la autora en la creación de imágenes retóricas
descriptivas.
10. El viaje por el desierto de Atacama se desarrolla en una dimensión de ensueño y magia. Bus-
ca las palabras y las imágenes que participan en la creación de dicha atmósfera.
EXPRESIÓN
Redacta un texto, de entre 250-300 palabras como máximo, sobre una de las siguientes
propuestas:
1. Cuenta un viaje de tu infancia, subrayando en particular el trayecto que emprendiste para
llegar a la meta, lo que pasó, y tus sensaciones durante el recorrido.
2. Basándote en tu experiencia personal y en tus conocimientos de alguna zona de tu país,
inventa una hipotética ruta de viaje indicando el punto de salida y el de llegada del viaje.
Describe las etapas intermedias que pueden coincidir con lugares naturales, ciudades o
pueblos.
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■ Laura Esquivel
Uno es lo que come, con quién lo come y cómo lo come.
Para profundizar: En una de sus muchas entrevistas la autora declara su fuerte amor hacia la cocina y la co-
véase pág. 593
mida que se manifiesta también en su obra maestra Como agua para chocolate, en la que la
gastronomía es el motor de la vida y el gusto el catalizador de las emociones.
En su novela Laura Esquivel presenta la historia de un amor imposible entre Tita, que está
destinada a no conocer el amor por una arcaica tradición familiar que la obliga, como hija
menor, a consagrarse al cuidado de su madre, y el joven Pedro. Éste, para permanecer al lado
de su amada, se casa con su hermana mayor, Rosaura. Al final de la obra, tras la muerte de su
madre y de su hermana, Tita puede por fin vivir su amor con Pedro aunque por poco tiempo.
El sentimiento que une a los dos enamorados se caracteriza desde las primeras páginas por
un aspecto de infinitud y eternidad que trasciende lo terrenal. Las dimensiones de espacio y
de tiempo en la historia casi pierden importancia y se transforman solo en algo simbólico que
acompaña al lector a lo largo de la novela: los distintos capítulos toman el nombre de los meses
del año, empezando en enero y acabando en diciembre, mes en el que sobreviene la muerte
terrena de los dos amantes. Además de la pasión física y de la mágica presencia de la comida,
destaca también el papel femenino de Tita que encarna a una auténtica revolucionaria: una
mujer que quiere con todas sus fuerzas cambiar las reglas y liberarse de las cadenas que las
costumbres y la familia le imponen. La Revolución Mexicana de principios del siglo XX es el
marco histórico en el que se desarrollan las vivencias de Tita y Pedro. Los cambios personales
de la protagonista corren paralelos a los cambios sociales y políticos de su patria.
Actividad
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Nome: Costanza
2 Autores hispanoamericanos
Capítulo I
Sigue aquí un fragmento del capítulo primero que narra el nacimiento de la protagonista
Tita al mismo tiempo que se introducen otros importantes personajes de la novela.
Dicen que Tita era tan sensible que desde que estaba en el vientre de mi bisabuela llo- 1. cilantro:
raba y lloraba cuando ésta picaba cebolla; su llanto era tan fuerte que Nacha, la cocine- hierba aromática
(coriandolo).
ra de la casa, que era medio sorda, lo escuchaba sin esforzarse. Un día los sollozos
fueron tan fuertes que provocaron que el parto se adelantara. Y sin que mi bisabuela
5 pudiera decir ni pío, Tita arribó a este mundo prematuramente, sobre la mesa de la
cocina, entre los olores de una sopa de fideos que estaba cocinando, los del tomillo, el
laurel, el cilantro1, el de la leche hervida, el de los ajos y, por supuesto, el de la cebolla.
Como se imaginarán, la consabida nalgada no fue necesaria pues Tita nació llorando
de antemano, tal vez porque ella sabía que su oráculo determinaba que en esta vida le
10 estaba negado el matrimonio. Contaba Nacha que Tita fue literalmente empujada a
este mundo por un torrente impresionante de lágrimas que se desbordaron sobre la
mesa y el piso de la cocina.
En la tarde, ya cuando el susto había pasado y el agua, gracias al efecto de los rayos
del sol, se había evaporado, Nacha barrió el residuo de las lágrimas que había quedado
15 sobre la loseta roja que cubría el piso. Con esta sal rellenó un costal de cinco kilos que
utilizaron para cocinar bastante tiempo. Este inusitado nacimiento determinó el hecho
de que Tita sintiera un inmenso amor por la cocina y que la mayor parte de su vida la
Una imagen de la
pasara en ella, prácticamente desde que nació, pues cuando contaba con dos días de película Como agua
edad, su padre, o sea mi bisabuelo, murió de un infarto. A Mamá Elena, de la impre- para chocolate, de
20 sión, se le fue la leche. Como en esos tiempos no había leche en polvo ni nada que se Alfonso Arau, 1991.
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2. nodriza: mujer le pareciera, y no pudieron conseguir nodriza2 por ningún lado, se vieron en un verda-
que cría una dero lío para calmar el hambre de la niña. Nacha, que se las sabía de todas respecto a la
criatura.
cocina – y muchas otras cosas que ahora no vienen al caso – se ofreció a hacerse cargo
3. rancho: granja,
hacienda.
de la alimentación de Tita. Ella se consideraba la más capacitada para «formarle el es-
25 tómago a la inocente criaturita», a pesar de que nunca se casó ni tuvo hijos. Ni siquiera
4. atole: bebida
caliente de harina sabía leer ni escribir, pero eso sí sobre cocina tenía tan profundos conocimientos como
de maíz disuelta en la que más. Mamá Elena aceptó con agrado la sugerencia, pues bastante tenía ya con
agua o leche típica la tristeza y la enorme responsabilidad de manejar correctamente el rancho3, para así
de Hispanoamérica.
poderle dar a sus hijos la alimentación y educación que se merecían, como para encima
30 tener que preocuparse por nutrir debidamente a la recién nacida. Por tanto, desde ese
día, Tita se mudó a la cocina y entre atoles4 y tés creció de lo más sana y rozagante. Es
de explicarse entonces el que se le haya desarrollado un sexto sentido en todo lo que a
comida se refiere.
Análisis del texto
COMPRENDER
1. ¿Qué relación hay entre la narradora y la protagonista?
2. Describe al personaje de Mamá Elena.
3. ¿Qué papel tiene Nacha en la vida de Tita?
4. ¿Qué relación tiene Tita con la comida y por qué?
5. Resume brevemente el texto.
ANALIZAR
6. Explica la expresión “la consabida nalgada no fue necesaria” (línea 8).
7. Lista las palabras y las expresiones relacionadas con la comida que aparecen en el texto.
8. ¿Dónde se encuentra el Realismo mágico en este fragmento?
9. ¿Por qué crees que a Tita le está negado el matrimonio? Haz suposiciones y luego comprueba tu
respuesta leyendo el fragmento siguiente.
Mamá Elena le lanzó una mirada que encerraba todos los años de represión que había flotado sobre la
familia y dijo:
– Pues más vale que le informes que si es para pedir tu mano, no lo haga. Perdería su tiempo y me haría
perder el mío. Sabes muy bien que por ser la más chica de las mujeres a ti te corresponde cuidarme hasta
el día de mi muerte.
PRODUCIR
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2 Autores hispanoamericanos
Ficha técnico-artística
Nacionalidad: México, 1992
Duración: 105 minutos
Dirección: Alfonso Arau
Reparto: Ada Carrasco, Mario Ivan Martínez,
Claudette Maille
Premios: premio Tokyo International a
la mejor actriz protagonista; premio Kansas City film
a la mejor película extranjera
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■ Jorge Bucay
La felicidad es la certeza
de no sentirse perdido.
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2 Autores hispanoamericanos
Esta quizás sea la obra más literaria de entre todos los libros de superación personal que
Bucay ha escrito. Aquí tienes uno de los cuentos que componen esta colección, todos
relacionados con la cultura étnica y a menudo introducidos por unas cuantas palabras
explicativas del autor mismo.
Hace dos años, cuando terminaba una charla para un grupo de parejas, conté, como suelo
hacer, un cuento a manera de regalo de despedida. Para mi sorpresa, esta vez alguien del
grupo pidió la palabra y se ofreció a regalarme una historia. Ese cuento que quiero tanto
lo escribo ahora en memoria de mi amigo Jay Rabon.
De pronto, sintió que olvidaba el pueblo y sucumbió ante la tentación de descansar por
un momento en aquel lugar. El buscador traspasó el portal y empezó a caminar lenta-
20 mente entre las piedras blancas que estaban distribuidas como al azar, entre los árboles.
Dejó que sus ojos se posaran como mariposas en cada detalle de aquel paraíso
multicolor.
Sus ojos eran los de un buscador, y quizá por eso descubrió aquella inscripción
sobre una de las piedras:
Se sobrecogió un poco al darse cuenta de que aquella piedra no era simplemente una
piedra: era una lápida. Sintió pena al pensar que un niño de tan corta edad estaba en-
terrado en aquel lugar.
Mirando a su alrededor, el hombre se dio cuenta de que la piedra de al lado también
30 tenía una inscripción. Se acercó a leerla. Decía:
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Mapa conceptual
La poesía, que adquie- El periodismo, que La narrativa, que utilizará principalmente dos formas:
re una forma muy personal se elige para criticar • el cuento, más directo y a veces con fines didácticos
en cada autor: se alternan directamente situacio- y filosóficos.
diferentes estilos y se da nes políticas, comen- • la novela, más larga y más cargada de referencias
voz a las finalidades per- tar hechos de crónica históricas y culturales.
sonales sin abandonar ca- o manifestar posicio- Ambas formas en su mayoría son expresión del Realis-
racteres generales como el nes personales. mo mágico, tendencia que se caracteriza por la fusión
simbolismo y las grandes de elementos reales y sobrenaturales en un mismo con-
metáforas de la vida. texto narrativo.
• Pablo Neruda, poeta chi- • Gabriel García Már- Jorge Luis Borges, Gabriel García Már-
leno comprometido que ex- quez, autor colombia- Gabriel García Már- quez, Mario Vargas
presa su amor por su patria, no atento a la condi- quez, Julio Cortázar Llosa, Isabel Allende y
por la política y por su mujer ción política de su país y Jorge Bucay eligen Laura Esquivel usan la
• Jorge Luis Borges, poeta hasta sufrir el exilio el cuento para dar un novela para hablar de la
argentino más filosófico y • Isabel Allende, autora mensaje más directo condición socio-política
metafísico chilena que se dedica al público, creando re- y de los sentimientos
• Octavio Paz, autor mexica- al periodismo feminista latos relacionados con fundiendo a menudo la
no que en su poesía aborda durante su largo exilio el Realismo mágico, realidad con elementos
temas de denuncia social y en Venezuela antiguas leyendas o mágicos y tradicionales
reflexiones existenciales reflexiones filosóficas de sus países
• Nicolás Guillén, considera-
do el poeta nacional cubano
¿Quién/Quiénes?
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2. Producción
a. Describe la estrecha relación que Pablo Neruda tenía con su país natal, Chile.
b. ¿Qué tipo de cuentos componen la producción de Jorge Luis Borges y de Julio Cortázar? Explica
sus rasgos fundamentales y aporta algún título.
c. ¿De qué trata la obra maestra de Isabel Allende La casa de los espíritus?
d. Según Borges, “la literatura no es más que un sueño dirigido y deliberado, pero fundamentalmen-
te un sueño”. A raíz de tus conocimientos de la literatura sudamericana, comenta las caracterís-
ticas del Realismo mágico con referencia a alguna obra estudiada.
e. Describe el papel de la comida en la obra Como agua para chocolate de Laura Esquivel.
f. Elige a un autor hispanoamericano que escriba en poesía y describe los rasgos principales de su
estilo y sus temas ofreciendo algún ejemplo de su producción.
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La segunda prueba
La segunda prueba
En los institutos lingüísticos, la “segunda prueba” del “Esame di Stato” debe hacerse en una
lengua extranjera. Dispondrás de seis horas para la realización de dicha prueba, tiempo más
que suficiente si manejas el idioma con cierta fluidez. En todo caso, está permitido el uso de
diccionarios bilingües y monolingües.
Lee a vuelo de pájaro el título, las primeras líneas y las propuestas de expresión de cada texto.
Elige el que te parezca mejor, pero, ¡cuidado! No pierdas tiempo, no dediques más de diez mi-
nutos en elegir el texto.
• Si las líneas del texto no aparecen numeradas, hazlo tú antes de proceder a la realización
de la tarea. Esta técnica tan sencilla te puede ser de mucha utilidad a lo largo del ejercicio.
• A continuación lee atentamente las instrucciones y realiza una lectura completa del frag-
mento para obtener una visión global de lo que en él se dice.
• Luego lee las preguntas para ver en qué aspectos debes centrar tu atención en las lecturas
sucesivas.
• Lee de nuevo el texto y busca aquellos párrafos en los que se encuentra la información
solicitada en las preguntas, anotando al margen el número de la pregunta correspondiente.
Si no comprendes bien alguna palabra o expresión, busca en el diccionario su significado.
• Señala en cada fragmento las palabras o expresiones clave, es decir, aquellas que transmi-
ten la información relevante en cada caso.
• Ahora ya puedes responder a las preguntas formuladas por la comisión de examen ate-
niéndote en todo momento a la información que aporta el texto. Recuerda: no debes dar tu
opinión, a menos que no se te pida explícitamente. Tampoco afirmes cosas que no aparecen
en el texto ni realices deducciones.
• Recuerda que debes justificar siempre tus respuestas, bien parafraseando las palabras del
autor, bien indicando en qué línea del texto se encuentra la información correspondiente.
• No hagas un “copia y pega” de frases del texto. Si piensas que alguna es importante para tu
análisis, utiliza las comillas para referir las palabras del autor.
• A veces, además de las preguntas de comprensión, puede haber un ejercicio de léxico en el
que se te pedirá que busques sinónimos de determinadas palabras y/o expresiones emplea-
das en el texto. Tus soluciones deben encajar desde el punto de vista formal y semántico en
el entorno lingüístico en el que se encuentra la palabra o expresión cuyo sinónimo debes
buscar. Por ejemplo, en el tema de actualidad de 2016 podemos leer:
En el artículo se lee que la BNE es “la institución que posee los fondos más completos
en lo que a Cervantes se refiere”. ¿Puedes explicar qué es un “fondo”?
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La segunda prueba
Si buscas la palabra fondo en el DRAE puedes encontrar varias definiciones: “parte inferior
de una cosa hueca”; “superficie sólida sobre la cual está el agua”; “extensión interior de un
edificio”; “caudal o conjunto de bienes que posee una persona”, etc. En este caso un fondo es
“un conjunto de impresos y manuscritos que tiene una biblioteca”.
La producción escrita
El texto escrito debe ser “en forma de narración o descripción o argumentación relativo al tema
tratado en el texto elegido” (art.6 del D.M. 39, 29/01/2015).
En primer lugar, hay que aclarar qué se entiende por texto narrativo, descriptivo o argu-
mentativo.
Texto narrativo
Consiste en contar una serie de acontecimientos, reales o ficticios, que les ocurren a uno o más
personajes en un tiempo y en un espacio determinados. Característicos de este tipo de textos
son la abundancia de verbos de acción (salir, entrar, pasear, ir…) y la presencia de conectores
temporales (cuando, después, a continuación…). Frecuente es el uso del pretérito indefinido
(tiempo habitual de la narración), junto con pretéritos compuestos e imperfectos. También se
puede encontrar el presente histórico para actualizar la narración.
Texto descriptivo
Consiste en relatar y describir características de objetos, personas, animales, paisajes, sensacio-
nes o sentimientos. Normalmente los verbos están en presente intemporal, presente histórico
o en pretérito imperfecto de indicativo; las oraciones suelen ser coordinadas; es frecuente el
léxico sensorial (formas, colores, olores, sonidos…); predominan los sustantivos y adjetivos;
son frecuentes las metáforas y personificaciones.
Texto argumentativo
Consiste en defender o refutar una opinión aportando motivaciones que puedan justificar el pro-
pio razonamiento. Su finalidad es convencer al receptor. Los rasgos lingüísticos que caracterizan
este tipo de texto son: el uso de la primera persona del singular, abundancia de conectores con-
secutivos (por lo tanto, de ahí que, por consiguiente…), causales (ya que, puesto que, porque…),
argumentativos (sin embargo, por el contrario…). Hacen parte de los textos argumentativos los
artículos de opinión. Recuerda que en este tipo de texto es importante poner el título, un título
que sea cautivador y claro al mismo tiempo, y el tipo de revista o periódico al que está dirigido.
A continuación te damos algunas pautas sobre cómo afrontar y desarrollar esta tarea.
¥ En primer lugar, hay que leer atentamente las instrucciones para entender claramente en
qué consiste la actividad. Pongamos un ejemplo práctico. En el Módulo 7 puedes encontrar
el texto de tipo histórico-social: La doble muerte de Amadeo de Saboya. La segunda propues-
ta de tema es:
Eres un rey extranjero y sabes que la gente del país que vas a gobernar no te acepta
totalmente. Escribe un discurso para persuadir tus súbditos de que serás un buen mo-
narca interesado en el bien de su pueblo.
La consigna es redactar un texto de entre 250-300 palabras. Se cuenta todo: artículos,
preposiciones, conjunciones, etc. Hay que escribir, evidentemente, un texto argumenta-
tivo. Recuerda las características: uso de la primera persona, importancia de conectores,
argumentación clara y persuasiva.
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La segunda prueba
• Primero haz una lluvia de ideas, escribiendo todas las ideas que te salgan.
• Una vez concluida esta fase creativa, has de decidir cómo vas a organizar esas ideas, aten-
diendo al tipo textual que tienes que producir – narrativo, descriptivo, argumentativo –, a la
finalidad (informar, convencer, etc.) y al público al que te diriges.
Cuando tengas claro lo que vas a decir y en qué orden vas a presentar la materia discursi-
va, debes proceder al desarrollo de las ideas que quieres transmitir. Divide el texto en tres
partes: introducción, desarrollo y conclusión. Siguiendo el ejemplo de antes, te se propone
este esquema:
Soy
extranjero Ejemplos de
No me otros reyes en la misma situación
aman. ¿Por qué? → Amadeo de Saboya
Tengo
Conclusión la esperanza que me
Dadme acepten
tiempo antes de
juzgarme
• En esta fase el diccionario se convierte en una herramienta indispensable: busca todas aque-
llas palabras o expresiones cuya ortografía o significado desconoces o te crea alguna duda.
• Una vez escrito el texto, revísalo con atención cerciorándote de que aportas toda la informa-
ción necesaria para que tu interlocutor pueda seguir tu discurso, el hilo lógico de tus ideas.
En otras palabras, comprueba que no existen saltos lógicos en el desarrollo de la composición.
Pon un título a tu trabajo. Puede ser también muy sencillo, por ejemplo Carta a mis súbditos.
• Por último, antes de dar por concluido tu trabajo y entregar el examen, debes revisar con-
cienzudamente la cuestión lingüística, la forma del texto. Relee lo que has escrito a la bús-
queda de posibles faltas y errores de diverso tipo (ortográficos, morfológicos, sintácticos,
léxico-semánticos). Controla:
– las concordancias nominales de género y número (“el sal”, “las gentes”…)
– las concordancias verbales de persona y número (“Yo fue”…)
– la distinción entre ser y estar
– el uso de los tiempos del pasado, sobre todo eventuales confusiones entre el pretérito
perfecto y el pretérito indefinido (“ayer he ido”…)
– los errores de acentos (“informacion, informaciónes”…)
– los errores de interferencia del italiano (“un otro”, “la solitud”…)
• Por lo que concierne la cohesión, revisa:
– el orden de la información
– el empleo de marcadores textuales adecuados
– los signos de puntuación
– las posibles repeticiones de palabras
Si has seguido todas estas fases, ha llegado el momento de que pases a limpio el texto y de que
entregues el examen.
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Nome: Costanza
1904
José Echegaray
(1832-1916, España)
1922
Jacinto Benavente
(1866-1954, España)
1945
Gabriela Mistral
(1889-1957, Chile)
1956
Juan Ramón Jiménez
(1881-1958, España)
1967
Miguel Ángel Asturias
(1899-1974, Guatemala)
1971
Pablo Neruda
(1904-1973, Chile)
1977
Vicente Aleixandre
(1898-1984, España)
1982
Gabriel García Márquez
(1927-2014, Colombia)
1989
Camilo José Cela
(1916-2002, España)
1990
Octavio Paz
(1914-1998, México)
2010
Mario Vargas Llosa
(1936, Perú)
602
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Cognome: Ribi
li
G c xt l. 2 re
Nome: Costanza
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Co io elli 60
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zil ti s l
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lo
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Dm
LIBRO DIGITALE MULTIMEDIALE EBOOk MULTIMEDIALE
• 15 aNalISI vISualI
• 10 opere d’arte aNImate
• 10 lINee del tempo INterattIve
• 10 mappe rIepIlogatIve modIfIcaBIlI
• gloSSarIo INterattIvo dI metrIca e retorIca
Per capire in che cosa questi corsi differiscono tra di loro e da altre opere degli stessi autori,
vedi www.zanichelli.it/scuola/nuove-edizioni
i prezzi si riferiscono all’anno 2017. Per anni successivi consultare il catalogo dell’editore.
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re D
Nome: Costanza
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ch - T
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Questo volume, sprovvisto di talloncino a fronte (o opportuna-
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documento di trasporto.
www.zanichelli.it