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Palazzoli Libro Atex 2012
Palazzoli Libro Atex 2012
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5.2 Le verifiche ...................................................................................................................................................... 86
5.2.1 Definizioni ................................................................................................................................................... 86
5.3 Documentazione di verifica ............................................................................................................................. 87
5.4 Procedura per verifiche di nuovi impianti ....................................................................................................... 88
5.5 Qualifica del personale .................................................................................................................................... 91
5.5.1 Personale tecnico con funzioni esecutive ................................................................................................... 91
5.5.2 Personale esperto ....................................................................................................................................... 92
5.6 Prescrizioni generali ........................................................................................................................................ 92
5.6.1 Prescrizioni per la manutenzione................................................................................................................ 92
5.6.2 Condizioni ambientali ................................................................................................................................. 92
5.7 Schede di verifica ............................................................................................................................................ 93
5.8 Verifiche indipendenti dal modo di protezione dell’apparecchiatura ............................................................ 93
5.9 Regole addizionali ........................................................................................................................................... 94
5.9.1 Modo di protezione “d” .............................................................................................................................. 94
5.9.2 Modo di protezione “e” .............................................................................................................................. 94
5.9.3 Modi di protezione “i” ................................................................................................................................ 95
5.9.4 Modo di protezione “n” .............................................................................................................................. 96
5.9.5 Modi di protezione “m”, “o”, “q” ............................................................................................................... 96
Si ringrazia il Dott.Ing. Maurizio D’Addato, Dirigente Superiore del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, per la
gentile concessione gratuita ed a titolo non esclusivo, degli unici dati statistici ufficiali che analizzano l’entità dei
morti e feriti da esplosioni.
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1 PRINCIPI DI SICUREZZA CONTRO L’ESPLOSIONE
1.1 IL PERICOLO DI ESPLOSIONE NEI LUOGHI DI LAVORO
Molti processi industriali necessitano dell’uso di sostanze infiammabili o combustibili, che vengono stoccate,
manipolate, trasportate ed infine utilizzate all’interno del processo produttivo.
A parte le sostanze esplosive, o chimicamente instabili, per le quali il pericolo è noto, vi è un elevato numero di
sostanze che possiedono la caratteristica, in certe condizioni, di generare una esplosione.
Le sostanze che possono originare miscele esplosive, sono utilizzate in numerose operazioni che fanno parte delle
normali attività lavorative. Ad esempio nelle operazioni di verniciatura, nella macinatura delle polveri, nelle operazioni
di stoccaggio, nelle operazioni di ricarica delle batterie (stazionarie e non), nelle operazioni di manutenzione, nelle
operazioni di trasporto delle sostanze, ecc.
Risulta intuitivo riconoscere il rischio di esplosione in ambienti di lavoro quali le industrie chimiche e/o
petrolchimiche. Tuttavia si deve considerare che in molte attività di media/piccola dimensione, oppure di tipo
artigianale, (come ad esempio falegnamerie, mulini, reparti di verniciature, distillerie, ecc.) la presenza di miscele
infiammabili è altrettanto probabile per la natura stessa delle operazioni.
Molte delle lavorazioni che coinvolgono
sostanze pericolose, sono parte
integrante delle normali operazioni
all’interno di ambienti di lavoro che
potremmo definire “ordinari”. In questi
ambienti di lavoro non risulta automatico
pensare al rischio di esplosione.
Un esempio eclatante è un incidente
registrato nel periodo di fine anno 2011.
A Shanghai, presso la Pegatron,
sussidiaria di un’azienda di Taipei che
lavora per Apple, è avvenuta
un’esplosione che ha causato 61 feriti, di
cui, però, solo 23 ricoverati in ospedale.
La causa dell’esplosione, avvenuta il 17
dicembre scorso, è stata imputata alla
Figura 1 - Esempi di formazione di atmosfera potenzialmente esplosiva nei polvere di alluminio usata per lucidare i
luoghi di lavoro. case dell’iPad, essendo l’azienda
specializzata proprio nella costruzione dei
cover posteriori degli iPad targati Apple.
Decisamente più grave è risultato essere l’incidente avvenuto nel maggio del 2011 presso un impianto di Foxconn
Technology, il più grande produttore per Apple, ove una esplosione di polveri di alluminio (combustibili) ha causato, il
20 maggio dello scorso anno, nello stabilimento di Chengdu, in Cina, la morte di tre operai il ferimento di altri 15.
Questi episodi sono determinanti per considerare che il pericolo è maggiore nei luoghi di lavoro dove, normalmente,
non ci si aspetterebbe la presenza di atmosfera esplosiva, proprio in conseguenza al fatto che si sottovaluta la
possibilità di una formazione di miscele esplosive.
1.2 L’ESPLOSIONE
Una esplosione è di fatto una reazione di ossidazione, ovvero una reazione chimica di una sostanza con l’ossigeno e
quindi il processo chimico è lo stesso di una reazione di combustione.
La reazione di ossidazione che si può definire come combustione provoca formazione di calore, solitamente
accompagnata da fiamma visibile. La combustione è una ossidoriduzione esotermica, ovvero un composto si ossida
mentre un altro si riduce con rilascio di energia e formazione di nuovi composti, principalmente anidride carbonica ed
acqua. Ad esempio, nel caso degli idrocarburi, il carbonio si ossida e l'ossigeno si riduce.
I principali prodotti della combustione sono:
• Elevato sviluppo di calore (reazione fortemente esotermica);
• Elevato sviluppo di gas ad alta temperatura.
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Affinché avvenga la reazione è necessaria la presenza contemporanea (nello stesso luogo e nello steso momento) di
tre componenti ben definiti:
• il combustibile: sostanze nella forma di gas, vapori, nebbie oppure polvere;
• il comburente: è l’agente ossidante, di solito l’ossigeno presente nell’aria;
• l’innesco: qualsiasi evento (scintilla, fiamma, temperatura, ecc.) sorgente di energia.
Il combustibile ed il comburente (ossidante) sono i reagenti della reazione di ossidoriduzione; l’innesco è la sorgente
che fornisce l’energia necessaria a far iniziare la reazione (energia di attivazione).
La necessaria presenza contemporanea di combustibile, comburente ed innesco è rappresentata dal Triangolo del
Fuoco (o della combustione), illustrato in figura 2.
Una volta innescata, la reazione sviluppa calore che viene ceduto agli strati di miscela combustibile adiacente, che a
loro volta si riscaldano e reagiscono con maggiore velocità. Si viene così a formare un fronte di reazione,
comunemente chiamato fronte di fiamma, che si muove dalla miscela combusta verso la miscela incombusta,
propagando l’accensione alla restante miscela combustibile. La velocità con cui il fronte di fiamma si muove è la
velocità di propagazione della combustione.
Il fenomeno “esplosione” si verifica quando l’energia rilasciata dalla combustione e la velocità di propagazione sono
troppo elevate per essere assorbite dall’ambiente circostante e, di conseguenza, si sviluppa un aumento di
temperatura in un tempo breve ed in uno spazio sufficientemente limitato, che genera un’onda di pressione che si
propaga nello spazio circostante.
I fenomeni di ossidazione, combustione e di esplosione sono reazioni chimiche esotermiche basate sullo stesso
processo chimico, la differenza consiste nella velocità di reazione. Nell’esplosione questa velocità è talmente elevata
da determinare un improvviso e violento rilascio di energia,
normalmente con produzione di gas ad altissima temperatura e
pressione. L'espansione istantanea di questi gas crea un'onda
d'urto nel mezzo in cui avviene, che in assenza di ostacoli si
espande in una sfera centrata nel punto dell'esplosione. Se
incontra ostacoli esercita su di essi una forza tanto maggiore
quanto maggiore è la superficie investita e quanto più è vicina al
centro dell'esplosione. Per questo motivo quando un’esplosione
avviene in un volume confinato, produce effetti e danni
devastanti.
Quando un gas, un vapore, una nebbia oppure della polvere
combustibile (il combustibile) si miscela con l’ossigeno presente
nell’aria (il comburente), si forma un’atmosfera che può essere
esplosiva.
Non tutte le miscele combustibile-comburente, se Figura 2 – Il triangolo del fuoco
innescate, danno come reazione una esplosione. Le
condizioni che determinano se un’atmosfera è esplosiva
sono le caratteristiche fisico/chimiche del combustibile (proprietà esplosive). Inoltre con il termine “atmosfera
esplosiva” si deve intendere una miscela caratterizzata da:
• sostanze infiammabili allo stato di gas, vapori, nebbie, oppure polveri o fibre con determinate proprietà ed in
determinate concentrazioni in volume rispetto all’aria;
• aria in condizioni atmosferiche;
• a seguito di un innesco, la combustione si propaga alla miscela non bruciata.
Le condizioni atmosferiche di riferimento sono quelle per le quali la concentrazione di ossigeno nell’atmosfera è
approssimativamente del 21% e che includono variazioni di pressione e temperatura al di sopra ed al di sotto dei livelli
di riferimento di 101,3 kPa e 20°C, denominati condizioni atmosferiche normali, purché tali variazioni abbiano un
effetto trascurabile sulle proprietà esplosive delle sostanze.
Un’atmosfera suscettibile di trasformarsi in atmosfera esplosiva a causa delle condizioni locali e/o operative viene
chiamata “atmosfera potenzialmente esplosiva”.
Anche l’innesco necessario a iniziare la reazione di esplosione deve avere determinate proprietà, infatti l’energia di
accensione, misurata in Joule, deve superare un determinato valore di soglia (minimo) che è diverso per ogni sostanza
combustibile, al di sotto del quale non si origina alcuna reazione.
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1.3 ATMOSFERA ESPLOSIVA GAS
Si illustrano di seguito alcune delle proprietà fisico/chimiche, che sono caratteristiche di ogni sostanza infiammabile
che può originare una atmosfera esplosiva in forma di gas o vapore miscelato con aria. Dette proprietà sono
fondamentali sia per la valutazione del pericolo, sia per la scelta delle apparecchiature elettriche (classificazione dei
gas).
In presenza di una emissione di sostanza in aria, la concentrazione della sostanza aumenta fino a raggiungere il valore
limite inferiore di infiammabilità. Per concentrazioni inferiori, anche se innescata la miscela aria-combustibile non
esplode. Se l’emissione continua, la concentrazione in aria di sostanza aumenta fino al limite superiore di
infiammabilità. Per concentrazioni superiori a tale limite superiore, la miscela aria- combustibile anche in presenza di
un innesco non esplode.
Per determinare l’esplodibilità di una sostanza si definiscono i due limiti come:
• LEL (lower explosion level): concentrazione in aria di gas o vapore infiammabile, al di sotto della quale
l’atmosfera non è esplosiva (limite inferiore di esplodibilità);
• UEL (upper explosion level): concentrazione in aria di gas o vapore infiammabile, al di sopra della quale
l’atmosfera non è esplosiva (limite superiore di esplodibilità);
LEL e UEL sono espressi in percentuale in volume di sostanza in aria (% vol).
Atmosfere formate da aria e combustibile in concentrazioni all’interno del range LEL-UEL (campo di esplodibilità) sono
atmosfere esplosive.
In tabella 1 sono riportati i limiti di esplodibilità di alcuni gas e vapori. È interessante osservare che alcuni di questi
combustibili hanno intervalli di esplodibilità abbastanza ristretti; altri invece presentano un campo di esplodibilità
esteso e si possono considerare “più pericolosi”, in quanto piccole emissioni formano atmosfera esplosiva. Inoltre il
limite superiore in alcuni casi è talmente elevato che alcune sostanze presentano un UEL pari al 100% (ad esempio
l’acetilene), per indicare che non presentano il limite superiore di esplodibilità: i loro vapori possono esplodere
praticamente senza bisogno di aria (comburente).
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Sostanza LEL% UEL% Sostanza LEL% UEL%
idrocarburi alcoli
Metano 5 15 A. Metilico 6,7 36
Etano 3 12,4 A. Etilico 3,3 19
Propano 2,1 9,5 A. propilico 2,2 14
Butano 1,8 8,4 A. butilico 1,7 12
Pentano 1,4 7,8 inorganici
Esano 1,2 7,4 Ammoniaca 15 28
Eptano 1,0 6,7 Idrazina 4,7 100
Etilene 2,7 37 Idrogeno 4,0 75
Propilene 2,4 11 esteri
Acetilene 2,5 100 Acetato metile 3,2 16
Benzene 1,3 7,9 Acetato etile 2,2 11
Toluene 1,2 7,1 chetoni
Xilene 1,1 6,4 Acetone 2,6 31
Stirene 1,1 6,1 Metil chetone 1,9 10
Tabella 1 - esempi di limiti di esplodibilità di alcuni gas e vapori (condizioni atmosferiche).
La temperatura di infiammabilità è una proprietà importante ai fini della sicurezza contro le esplosioni, in quanto è il
parametro di riferimento per valutare se in un determinato ambiente di lavoro, con una propria temperatura
ambientale, in cui si immagazzina, maneggia, trasporta o produce la sostanza liquida infiammabile, la sostanza possa
originare atmosfera esplosiva. Infatti alla temperatura di infiammabilità la concentrazione dei vapori infiammabili in
aria corrisponde approssimativamente al LEL. Temperatura di infiammabilità, limite inferiore di infiammabilità
(esplosività) e tensione di vapore della sostanza, sono tra loro correlati.
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Figura 4 – Curve di innesco di Idrogeno e Propano
In figura 4 è rappresentato un grafico con l’esempio delle caratteristiche di innesco di propano e idrogeno, in cui sono
visibili il campo di esplodibilità (LEL-UEL) e la minima energia di innesco (M.I.E. – Minimum Ignition Energy) in
relazione alla concentrazione in volume in aria della sostanza. Dal grafico si può vedere come la minima energia di
innesco sia molto inferiore per l’idrogeno: ovvero serve meno energia per innescare l’atmosfera esplosiva di idrogeno
rispetto all’atmosfera esplosiva di propano.
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possono ottenere polveri fini, in certe condizioni di granulometria, concentrazione in aria e sollevamento in nube, la
polvere di alluminio genera esplosione.
In generale una polvere è un insieme di particelle solide presenti nell’atmosfera, che si depositano per propria massa,
ma che possono rimanere sospese nell’aria per un certo periodo di tempo. Una polvere diviene combustibile quando è
in grado di reagire con l’ossigeno nell’atmosfera (le particelle si ossidano), di ardere in strati (diventando
incandescente) e di formare miscele esplosive con l’aria in condizioni atmosferiche. In generale questo accade per
polveri con granulometria < 0,5 mm. Il pericolo di esplosione aumenta al diminuire delle dimensioni delle particelle di
polvere.
Il pericolo correlato alla polvere combustibile, può essere dovuto a:
• formazione di una nube di polvere.
La polvere in sospensione nell’aria forma una nube di combustibile (polvere) e comburente (aria) in cui la
buona miscelazione e le piccole dimensioni delle particelle (granulometria inferiore a 0,5 mm) favoriscono
l’ossidazione, che si sviluppa a velocità talmente elevate da assumere carattere esplosivo. La nube di polvere
genera pericolo di esplosione.
In genere la formazione di una nube di polvere avviene in conseguenza ad una operazione del ciclo
produttivo (svuotamento di sacchi, caricamento del sistema di contenimento, macchina utensile in
lavorazione). Tuttavia, una nube di polvere si può formare per il sollevamento di uno strato di polvere.
• formazione di uno strato di polvere: quando la polvere si deposita al suolo per effetto del proprio peso, si
accumula e, se non viene rimossa, forma uno strato di spessore (da qualche mm a decine di mm) che dipende
dalla frequenza con cui avvengono le operazioni di pulizia (rimozione dello strato).
Lo strato di polvere combustibile genera i seguenti pericoli:
− si può sollevare in nube per azione del vento, di un mezzo di passaggio oppure, caso peggiore, per
effetto di una esplosione primaria. In quest’ultimo caso l’onda di pressione di una esplosione,
originata da una nube, solleva lo strato che forma una nuova nube che, essendo immersa in una
combustione ad alta temperatura , si innesca immediatamente generando una esplosione di
potenza superiore alla prima (effetto domino dell’esplosione da polveri). Quando lo strato si può
sollevare in nube, diviene sorgente di emissione per la nube.
− uno strato di polvere che si deposita sulla superficie di componenti elettrici e non viene rimosso
frequentemente, peggiora il loro raffreddamento, con conseguente aumento della temperatura
superficiale della custodia e pericolo di innesco della polvere in strato per lenta combustione
(pericolo di incendio).
In generale, affinché si verifichi una esplosione da polvere, si deve avere la contemporanea presenza dei seguenti
fattori:
- la polvere è combustibile;
- la polvere è dispersa in aria (nube);
- la granulometria è tale da propagare la fiamma;
- la concentrazione di polvere in aria è nel campo di esplodibilità;
- la sorgente d’innesco possiede energia sufficiente.
Il triangolo del fuoco della fig. 2, ne risulta modificato: per le polveri si parla di “pentagono” di esplosione (si veda la
fig. 5).
Di seguito si riportano alcune delle proprietà fisico/chimiche delle polveri combustibili che sono fondamentali sia per
la valutazione del pericolo, sia per la scelta delle apparecchiature elettriche (classificazione delle polveri).
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1.4.1 Combustibilità
La combustibilità di una polvere è l’attitudine a bruciare in strato. Viene determinata mediante prove di laboratorio in
cui si innesca uno strato di polvere di dimensioni note, mediante un filamento a temperatura di 1000°C. Viene
osservata la capacità, o meno, di innescare e propagare la combustione nello strato e ne viene data una valutazione
qualitativa, in base alla quale sono definite delle classi di combustibilità.
La prova inoltre viene utilizzata per la determinazione della Temperatura di accensione in strato.
Classe di combustibilità valutazione
BZ 1 Non prende fuoco (non combustibile)
BZ 2 Prende fuoco brevemente e poi estingue rapidamente
BZ 3 Diventa incandescente (arde) localmente senza propagazione
BZ 4 Diventa incandescente (arde) con propagazione
BZ 5 Produce fuoco vivo che si propaga
BZ 6 Produce una combustione molto rapida
Tabella 3 – classi di combustibilità per le polveri
1.4.2 Esplodibilità
L’esplodibilità di una polvere è la sua capacità di esplodere in nube. Viene verificata mediante prove di laboratorio.
Una miscela aria-polvere in nube viene innescata all’interno di un contenitore chiuso e vengono misurate due
grandezze che rappresentano la violenza dell’esplosione di una nube in uno spazio confinato: la sovrappressione
massima di esplosione (pemax) e la velocità massima di aumento di pressione (dp/dt)max.
In genere sono esplodibili le polveri che, in questa prova, fanno registrare pressioni di esplosione superiori al valore di
666 Pa (0,0066 bar), oltre il quale si verificano danni permanenti a persone, animali e alle cose.
È possibile associare ad ogni polvere un “grado” di esplodibilità: in funzione della velocità massima di aumento della
pressione (dp/dt)max, si determina una costante definita indice di esplosione Kst.
A seconda del valore di Kst della polvere, viene attribuita alla polvere stessa una Classe di esplosione St.
Kst
CLASSE DI ESPLOSIONE DELLA POLVERE IN ARIA valutazione
[bar m s-1]
Esplosione debole senza percezione visiva di
St 0 0
propagazione della fiamma
St 1 >0 fino 200 Esplosione moderata
St 2 >200 fino 300 Esplosione forte
St 3 >300 Esplosione severa (grave)
Tabella 4 – Classi di esplosione della miscela aria-polvere in nube
Ai fini di una analisi del rischio di esplosione, appare evidente che se in un luogo di lavoro o in un processo/impianto
sono presenti polveri di classe St 1, 2 e 3, si deve valutare la probabilità di formazione di atmosfere aria-polvere in
nube. Polveri di classe St 0 possono essere considerate non esplosive dopo ulteriori indagini di laboratorio.
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se effettuare una valutazione approfondita del pericolo di formazione di atmosfera esplosiva, oppure escludere tale
rischio.
Si ricorda infine che, poiché i limiti di esplodibilità variano al variare di temperatura, pressione e concentrazione di
ossigeno nell’atmosfera, essi vengono riferiti alle condizioni atmosferiche normali.
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Figura 6 – Esempi di separazioni di carica che possono dare luogo a scarica elettrostatica (Dall'opuscolo dell'AIIS "Dust Explosions",
The International Section for the Prevention of Occupational Risks in the Chemical Industry, the International Social Security Association (ISSA))
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Scheda 1 – Classificazione dei GAS e delle POLVERI (IEC/EN 60079)
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2 PROTEZIONE CONTRO L’INNESCO ELETTRICO
2.1 Valutazione della probabilità di presenza dell’atmosfera esplosiva
Ogni punto dell’impianto da cui può essere emessa la sostanza infiammabile e miscelarsi con aria in condizioni
ambientali standard, è definito come sorgente di emissione e si indica con “SE”. Una particolare SE di atmosfera
esplosiva per la presenza di polvere sono i depositi di polvere in strato (o semplicemente strato), se questi possono
essere disturbati e sollevarsi in nube.
Nella valutazione della probabilità di formazione dell’atmosfera esplosiva, si devono prendere in considerazione le
emissioni in atmosfera delle sostanze sia nel funzionamento normale dell’impianto che in condizioni di guasto
ragionevolmente prevedibili.
Il primo passo per eseguire una corretta valutazione della probabilità di atmosfera esplosiva, è quello di identificare il
pericolo di emissione di sostanze infiammabili in aria alle condizioni ambientali normali.
I metodi utilizzati per la valutazione della presenza di atmosfera esplosiva, sono basati sulla interazione dei fattori che
influiscono sull’infiammabilità delle miscele aria-combustibile. In pratica, attraverso modelli matematici, si mettono in
relazione le proprietà esplosive delle sostanze con le caratteristiche:
- degli ambienti in cui sono emesse in termini di temperatura, pressione, ventilazione (efficacia e
disponibilità), velocità dell’aria, ecc.;
- delle condizioni operative che coinvolgono la sostanza infiammabile in termini di temperatura della sostanza
all’emissione, pressione di emissione, modalità di emissione, tempo di emissione, ecc.;
Uno dei metodi basati sui tali modelli matematici è storicamente normalizzato dal sistema IEC ed è adottato anche nei
paesi europei, tra cui l’Italia. Il metodo è definito come IEC zone system ed è basato sulla determinazione della
probabilità di formazione e di persistenza negli ambienti (durata). Il risultato del metodo IEC zone system è la
suddivisione del luogo in zone pericolose con pericolosità crescente in funzione probabilità di presenza e persistenza
di atmosfera esplosiva.
In tutti gli ambienti di lavoro in cui si utilizzano sostanze infiammabili, è necessaria una valutazione della probabilità di
presenza di atmosfera esplosiva. L’approccio del sistema IEC a tale valutazione richiede la suddivisione in aree, dei
luoghi in cui sono presenti sostanze infiammabili: classificazione delle aree pericolose.
La classificazione delle aree pericolose secondo lo schema IEC, è un metodo per analizzare e classificare l’ambiente
dove si possono formare atmosfere esplosive identificando tutte le sostanze infiammabili presenti nell’impianto, le
loro caratteristiche chimico-fisiche, analizzando tutte le possibili condizioni operative (modalità di lavorazione,
coinvolgimento, manipolazione e deposito) ed analizzando le condizioni derivanti da guasti e anomalie
ragionevolmente prevedibili. Pertanto in un impianto industriale è necessario valutare tutte le situazioni, sia quelle
tecniche che quelle dovute alle operazioni eseguite dall’uomo, in cui gas, vapore, nebbia o polvere combustibile
possano venire emesse in ambiente. Un tale approccio implica l’analisi approfondita dei processi, delle normali
operazioni, delle operazioni di manutenzione e dei guasti che possono essere prevedibili.
Le norme che stabiliscono le regole per gli impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione, dal 2007
corrispondono ad un’unica numerazione: la serie IEC 60079; sia per le atmosfere esplosive che si formano per la
presenza di gas, vapori o nebbie sia per le atmosfere esplosive che si formano per la presenza di polveri combustibili.
In particolare la parte 10 di questa serie di norme è dedicata al procedimento per eseguire la classificazione.
Tali norme sono state armonizzate dal CENELEC come norme europee, pertanto per eseguire una classificazione si fa
riferimento a:
- la norma EN 60079-10-1 per classificare le aree in presenza di gas, vapori o nebbie infiammabili;
- la norma EN 60079-10-2 per classificare le aree in presenza di polveri combustibili
(sostituisce la precedente EN 61241-10).
Le due norme sono state pubblicate in Italia dal CEI con la classificazione, rispettivamente:
- CEI EN 60079-10-1 (CEI 31-87);
- CEI EN 60079-10-2 (CEI 31-88).
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VALUTAZIONE DI PROBABILITA’ DI PRESENZA ATMOSFERA ESPLOSIVE: CLASSIFICAZIONE
SORGENTI DI EMISSIONE E CLASSIFICAZIONE DELLE AREE PERICOLOSE (IEC/EN 60079-10 PARTI 1 E 2)
Scheda 2 – Correlazione tra sorgenti di emissione e zone pericolose secondo IEC “Zone System” (IEC/EN 60079-0 parti 1 e 2)
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Norma IEC/EN Anno IEC/EN oggetto Class. CEI Norma IEC/EN sostituita
60079-10-1 2008/09 Classificazione Gas 31-87 60079-10 (CEI 31-30)
60079-10-2 2008/09 Classificazione Polveri 31-88 61241-10 (CEI 31-66)
Tabella 5 – Norme di riferimento per la classificazione delle aree
Il Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI), ha pubblicato alcune guide per l’applicazione norme di classificazione di cui
sopra, che costituiscono un valido strumento di classificazione.
Norma IEC/EN di
Guida CEI anno Oggetto Note
riferimento
Sostituisce:
60079-10-1
31-35 2012 Classificazione Gas 31-35 del 2007
(CEI 31-87)
31-35 variante V1 del 2009
Non più in vigore.
31-35/A Classificazione Gas 60079-10
2007 In preparazione i nuovi esempi in
31-35/A variante V1 esempi di applicazione (CEI 31-30)
accordo a CEI 31-35 del 2012
Ancora in vigore, fino alla
pubblicazione della nuova guida in
accordo alla norma 60079-10-2,
61241-10 prevista per agosto/settembre
31-56 2007 Classificazione Polvere
(CEI 31-66) 2012 (al momento della stesure di
questo testo, il documento si trova
in inchiesta pubblica [Progetto C.
1104:2012-07 – Scad. 28-08-2012]).
Tabella 6 - Guide CEI all'applicazione delle norme di classificazione
17
Scheda 3 – Classificazione delle aree con pericolo di esplosione secondo lo schema IEC ZONE SYSTEM
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Scheda 4 – Livello di protezione delle apparecchiature elettriche in funzione delle condizioni operative previste (EPL – Equipment
Protection Level)
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Zona Pericolosa
Apparecchiatura BARRIERE
Numero di barriere EQUIVALENTI
Numero di barriere Livello di protezione
contro la formazione EPL
richieste contro dell’apparecchiatura Numero di barriere
di atmosfera
l’innesco contro l’esplosione
esplosiva
Zona 0 (o 20)
3 BARRIERE Molto Elevato Ga (o Da) 3 BARRIERE
0 BARRIERE
Zona 1 (o 21)
2 BARRIERE Elevato Gb (o Db) 3 BARRIERE
1 BARRIERA
Zona 2 (o 22)
1 BARRIERA Normale Gc (o Dc) 3 BARRIERE
2 BARRIERE
Tabella 7 – Relazione tra Zone Pericolose (probabilità presenza atmosfera esplosiva) e Livello di protezione delle apparecchiature
per ottenere un “grado di sicurezza equivalente” pari a 3 (3 barriere).
Il livello di sicurezza di una costruzione elettrica “Ex”, è raggiunto costruendola in modo tale da realizzare un “modo di
protezione” contro il contatto tra un arco, scintilla o temperatura superficiale elevata e l’atmosfera esplosiva.
A seconda di come viene impedito l’innesco dell’atmosfera esplosiva e a seconda che l’impedimento sia garantito in
condizioni di funzionamento normale, in condizioni di guasto prevedibili e in condizioni di guasto raro, si hanno
modi di protezione diversi.
I modi di protezione sono metodi per la costruzione delle apparecchiature, che comprendono la scelta dei materiali, la
progettazione delle custodie, il dimensionamento dei componenti interni, la definizione delle grandezze elettriche
nominali, ecc., con l’obiettivo di minimizzare il rischio di innesco in relazione a:
- tipo di atmosfera esplosiva;
- tipo di apparecchiatura (se ha parti in movimento, se è un’apparecchiatura elettronica, di comando, ecc.);
- proprietà termiche;
- selezione dei materiali (soprattutto quando non metallici) da cui dipende la protezione;
- qual è la parte dell’apparecchiatura da cui dipende la protezione (custodia, componenti interni, ecc.) e il metodo
usato per la protezione (limitazione di energia, impedire il contatto tra innesco e atmosfera, ecc.);
- il livello di sicurezza che si vuole raggiungere;
- ecc.
Per realizzare quanto sopra, le apparecchiature elettriche vengono costruite realizzando dei modi di protezione, che
sono standardizzati dalle norme. I modi di protezione si possono suddividere in tre macro gruppi a seconda dei criteri
di base secondo i quali viene realizzato l’impedimento dell’innesco:
• modi di protezione a Contenimento;
• modi di protezione a Prevenzione;
• modi di protezione a Segregazione.
I tre principali modi di protezione sono stati sviluppati con diverse metodologie e soluzioni tecniche, alcune delle
quali, soprattutto per il contenimento e la prevenzione, basati sulle proprietà delle sostanze infiammabili e quindi con
riferimento alla classificazione di gas, vapori e polveri illustrata.
20
In funzione di dette metodologie, i modi di protezione sono indicati con delle lettere minuscole (ad esempio per gas,
“d”, “e”, “m”, “i”, “p”, “n”, ecc.). Il prefisso Ex davanti alla lettera del modo di protezione (Ex “d”, Ex “e”, ecc.) indica la
conformità alle relative norme IEC/EN 60079.
Le lettere minuscole “a”, “b”, “c”, successive alla lettera minuscola del modo di protezione, indicano il livello di
protezione (EPL). Ad esempio Ex “ia” indica il modo di protezione a sicurezza intrinseca con EPL “a”.
Storicamente le tre modalità fondamentali per realizzare i modi di protezione sono nati per le atmosfere esplosive per
la presenza di gas.
A seconda della protezione offerta in relazione al tipo di atmosfera pericolosa (GAS o POLVERE) e del livello di
protezione, un certo modo di protezione è installabile in una determinata zona pericolosa.
La scheda 5 che segue, illustra la correlazione tra le zone pericolose, i rispettivi livelli di protezione che devono avere
le apparecchiature e i modi di protezione che assicurano quel livello di protezione.
La figura 7 illustra le norme di riferimento della serie IEC/EN 60079.
21
Scheda 5 – Modi di protezione, rispettivo EPL e zone pericolose in cui possono essere installati
22
IEC/EN 60079-0 Regole Generali (gas+polvere)
Verifiche e Manutenzione
IEC/EN 60079-17
(gas + polvere)
Riparazione delle
IEC/EN 60079-19
apparecchiature (gas + polvere)
23
2.4.1 Norma IEC/EN 60079-0: Regole Generali
La norma EN 60079-0 fissa le regole e le prescrizioni generali a cui tutti gli apparecchi elettici, destinati all’installazione
in atmosfere esplosive, devono essere conformi. È in questa norma che le apparecchiature sono suddivise in gruppi in
relazione al tipo di atmosfera esplosiva, ovvero in apparecchiature del Gruppo I, Gruppo II e Gruppo III, in accordo alla
classificazione di gas e polveri.
Per quanto riguarda le apparecchiature destinate ad atmosfere gas, le apparecchiature vengono classificate in
relazione alla temperatura massima superficiale che l’apparecchiatura può sviluppare nel funzionamento previsto dal
costruttore (normale, in condizioni di primo guasto e/o in condizioni di secondo guasto), mediante le classi di
temperatura con cui sono classificati gli stessi gas.
La norma richiede la valutazione dell’apparecchiatura ai fini delle cause di innesco che questa potrebbe introdurre nel
suo funzionamento in atmosfera esplosiva: temperature superficiali, arco elettrico, scariche elelttrostatiche, ecc.
A tal fine sono prescritte delle “prove di tipo”, a cui un prototipo deve essere sottoposto per verificare la conformità
alla norma stessa. Per apparecchiature con modo di protezione che garantiscono la protezione dall’innesco anche in
condizioni di guasto, le prove di tipo sono eseguite da un laboratorio terzo che ne attesti la conformità rilasciando un
attestato di esame del tipo. La norma considera l’esame del tipo conforme come l’idoneità della protezione limitata al
tipo (campione) provato, per questo motivo la norma prescrive delle prove di routine che il costruttore deve eseguire
per verificare la conformità della produzione al prototipo certificato.
Riguardo alle temperature che l’apparecchiatura sviluppa nel suo funzionamento previsto, è richiesta la
determinazione di tre temperature diverse sulle quali si basa la valutazione dell’apparecchiatura:
- Condizioni ambientali: range di temperatura ambientale minima e massima dichiarate idonee dal costruttore
per garantire il funzionamento dell’apparecchiatura senza modifiche alle caratteristiche che garantiscono il
livello di protezione dichiarato.
- Temperatura di servizio: temperatura massima raggiunta dalle parti superficiali dell’apparecchiatura quando
è alimentata alla corrente nominale. Tale temperatura serve per definire le temperature di prova per le prove
ambientali a cui sottoporre l’apparecchiatura.
- Temperatura massima superficiale: temperatura massima raggiunta dalle parti superficiali
dell’apparecchiatura quando è alimentata con parametri elettrici maggiorati diversi da quelli nominali
(definite dalla norma stessa o da condizioni di guasto). La temperatura massima superficiale è il parametro
necessario a definire la classe di temperatura a cui un’apparecchiatura appartiene e che dovrà essere indicata
sul suo contrassegno.
Una parte degli articoli della norma è dedicata alle prescrizioni da applicare a tutti i tipi di apparecchiature, che
garantiscono la prevenzione contro l’innesco e contro eventi o caratteristiche tecniche che influiscono sulla protezione
offerta dal modo di protezione, quali ad esempio:
- la resistenza meccanica della costruzione;
- le temperature pericolose dei componenti interni all’apparecchiatura;
- le correnti parassite;
- la tenuta delle guarnizioni da cui dipende il modo di protezione;
- i guasti di funzionamento;
- l’accumulo di carica elettrostatica;
- il mantenimento delle caratteristiche delle parti non metalliche (plastica ed elastomeri) nel tempo in
relazione alla resistenza al calore, alle caratteristiche meccaniche, al grado di protezione IP e al modo di
protezione.
Le custodie non metalliche o con parti non metalliche (ad esempio le guarnizioni) è necessario siano
sottoposte ad un invecchiamento prima di eseguire le prove di resistenza meccanica, grado di protezione IP e
le prove relative al modo di protezione. La norma specifica un ordine preciso per l’esecuzione delle prove,
che tiene conto del fatto che l’esito di alcune prove dipenda dalla prova precedente. Ad esempio se una
custodia di plastica è sottoposta a invecchiamento e poi alle prove di resistenza all’urto, la prova di verifica
del grado IP è necessario eseguirla dopo queste, per capire se il materiale ha resistito e il grado di protezione
IP è garantito nel tempo;
- i materiali con cui sono realizzate le custodie metalliche;
- le entrate di cavo nelle custodie;
- le connessioni a terra e il collegamento equipotenziale delle masse;
- ecc.
24
Altri articoli sono dedicati alle prescrizioni specifiche in funzione della tipologia di apparecchiatura come ad esempio:
cassette di connessione, macchine elettriche rotanti, apparecchiature di interruzione (interruttori e sezionatori),
apparecchi di illuminazione, ecc.
La norma EN 60079-0 si applica contestualmente alla norma dello specifico modo di protezione. È la stessa norma
dello specifico modo di protezione a richiamarne le prescrizioni. Se una prescrizione di una norma di uno specifico
modo di protezione fissa prescrizioni differenti da quelle della norma generale, le prescrizioni del modo di protezione
sono quelle che hanno validità per la conformità dell’apparecchiatura a quel modo di protezione specifico.
GRUPPO II
Classe di Temperatura Temperatura
temperatura di innesco superficiale
apparecchiatura del gas massima
ammessa
GRUPPI APPARECCHIATURE T1 > 450 °C 440 °C Equipment Apparecchiatura
Intese per l’uso in miniere T2 > 300 °C 290 °C Protection Non innesca in
I con possibile presenza di Zona
T3 > 200 °C 195 °C Level condizioni di
grisou. funzionamento
T4 > 135 °C 130 °C (Epl)
Intese per l’uso in superficie
con possibile presenza di Gas. T5 > 100 °C 95 °C Normale
II
Il Gruppo si suddivide in: T6 > 85 °C 80 °C Ga 1° guasto 0
Guasto raro
Propano, Metano, Benzene,
IIA Normale
ecc. Gb 1
IIB Etilene GRUPPO I 1° guasto
IIC Idrogeno, Acetilene Per le apparecchiature elettriche del Gruppo I, la Gc Normale 2
temperatura massima superficiale deve essere specificata e
non deve superare:
• 150 °C su ciascuna superficie, dove la polvere di carbone
può formare uno strato,
• 450 °C , dove non ci si aspetta che la polvere di carbone
formi uno strato, a condizione che la temperatura
massima superficiale effettiva sia contrassegnata sulla
costruzione.
POLVERE
RAGGRUPPAMENTO IN BASE LIVELLO DI PROTEZIONE
TEMPERATURA MASSIMA SUPERFICIALE
ALL’ATMOSFERA IN CUI SONO DESTINATE DELL’APPARECCHIATURA
Di seguito sono illustrate alcune schede riassuntive dei requisiti a cui le costruzioni “Ex” devono essere conformi, e che
hanno implicazioni nella installazione, gestione, manutenzione e scelta delle apparecchiature. In particolare, sono
riportati estratti della norma in relazione ai materiali plastici (non metallici) delle custodie, in merito a: rischio di
accumulo di carica (possibile fonte di innesco); resistenza meccanica, termica e alla luce delle custodie non metalliche.
25
Scheda 6 – Norma IEC/EN 60079-0 (Requisiti Generali): requisiti per l’impedimento all’accumulo di carica sulla superficie di
custodie in materiale non metallico.
26
Scheda 7 - Norma IEC/EN 60079-0 (Requisiti Generali): requisiti per la resistenza alla luce delle custodie in materiale non
metallico
27
Scheda 8 - Norma IEC/EN 60079-0 (Requisiti Generali): prove sulle custodie metalliche e non metalliche, al fine di verificarne il
mantenimento delle caratteristiche di resistenza: termica, meccanica, alla penetrazione di acqua e solidi. Tali caratteristiche
influiscono sulla manutenzione ed installazione delle apparecchiature.
28
Scheda 9 – Norma IEC/EN 60079-0 (Requisiti Generali): Contrassegno da applicare in modo visibile sull’apparecchiatura e che ne
attesta la conformità alla norma.
29
2.4.2 Modi di protezione: caratteristiche principali
30
31
32
33
GAS MODO DI PROTEZIONE “n” Ex n
È l’unico modo di protezione sviluppato per non innescare l’atmosfera esplosiva solo nel funzionamento normale.
Le apparecchiature elettriche Ex “n” garantiscono un livello di protezione Gc e sono adatte quindi soltanto per Zona 2;
nA nC nR
Apparecchiature elettriche e Apparecchiature elettriche e Apparecchiature elettriche protette
componenti non scintillanti componenti scintillanti da
custodie a respirazione limitata
Ex n
I requisiti del modo di protezione nC “incapsulato”, con la nuova edizione della norma
IEC/EN 60079-15 del 2010, sono stati trasferiti nella norma IEC/EN 60079-18 del modo
di protezione “m”, come incapsulamento con EPL “c” (modo di protezione “mc”)
35
36
37
2.5 Direttive Atex
I principi di sicurezza contro l’esplosione illustrati nei paragrafi precedenti, sono tradotti in norma giuridica da due
direttive comunitarie note come Direttive Atex: Direttiva 1999/92/EC e Direttiva 94/9/EC.
Il conseguimento di un livello accettabile di sicurezza, è il risultato dell’analisi del rischio ed in particolare della
minimizzazione dei due fattori che influiscono sulla probabilità che avvenga una esplosione, ovvero: la probabilità di
formazione di atmosfera esplosiva (e la sua persistenza nel luogo) e la probabilità della presenza di un innesco.
L’obiettivo delle direttive Atex è proprio la riduzione di tali probabilità a valori accettabili in quanto piccoli. E per
conseguire tale obiettivo, le due direttive indicano come primo provvedimento, l’attuazione di tutte le azioni
necessarie per la prevenzione. In pratica per prima cosa prevenire (la formazione di atmosfere esplosive, il
manifestarsi di un innesco) e successivamente, se il processo industriale non lo permette, proteggere contro il
manifestarsi dell’esplosione.
Un simile approccio non è altro che la traduzione in prescrizioni di legge (attraverso i requisiti essenziali di sicurezza) di
quanto illustrato nei capitoli precedenti, in merito all’applicazione delle norme tecniche: valutazione della probabilità
di formazione dell’atmosfera esplosiva, mediante una classificazione dei luoghi, che determina una suddivisione in
Zone (aree) pericolose a seconda dell’origine dell’atmosfera esplosiva per la presenza di gas o polveri (Direttiva
1999/92/EC); valutazione della probabilità di innesco dell’atmosfera esplosiva (in termini di innesco elettrico) e,
quando la necessità impiantistica non ne permette l’eliminazione, protezione contro l’innesco dell’atmosfera esplosiva
mediante l’uso di apparecchiature elettriche e/o componenti, costruiti con un modo di protezione che garantisca un
livello di sicurezza corrispondente al tipo di zona pericolosa (Direttiva 94/9/EC).
Le direttive vanno oltre il rischio di un innesco elettrico e prescrivono la valutazione di tutti i tipi di innesco. Di
conseguenza, le prescrizioni di sicurezza delle apparecchiature da installare nelle zone pericolose, sono rivolte anche a
costruzioni non elettriche.
Le direttive Atex sono direttive di nuovo approccio e forniscono, quindi, dei requisiti essenziali di sicurezza (ESR) senza
fornire prescrizioni tecniche. Il destinatario della direttiva (cioè colui che è tenuto ad osservare gli ESR) può scegliere
se rispettare gli ESR adottando provvedimenti tecnici di propria ideazione, oppure utilizzando le norme armonizzate
applicabili alla direttiva, che garantiscono la presunzione di conformità agli ESR (come le norme della serie IEC/EN
60079). Le norme armonizzate, che garantiscono la presunzione di conformità ai requisiti essenziali di sicurezza, sono
pubblicate dalla Commissione Europea sulla gazzetta ufficiale dell’unione europea.
Appare evidente che quanto sopra coincide con l’approccio di classificazione che abbiamo visto nel IEC ZONE SYSTEM,
a cominciare dal fatto che la definizione delle zone e i criteri per eseguire la classificazione, sono fondati sugli stessi
concetti di probabilità di presenza e persistenza dell’atmosfera esplosiva (si veda la scheda n. 3). Per tali ragioni la
Commissione Europea conferisce alle norme IEC/EN 60079-10-1 e 60079-10-2 la presunzione di conformità alla
direttiva (norme armonizzate): la definizione delle zone della direttiva coincide con quella delle norme di riferimento
dell’IEC ZONE SYSTEM.
38
Nella direttiva sono stabilite le prescrizioni minime per il miglioramento della protezione della sicurezza e della salute
dei lavoratori, che possono essere esposti al rischio di atmosfere esplosive. Queste prescrizioni vengono esplicitate
attraverso determinati obblighi che devono essere assolti dal datore di lavoro. In particolare, il datore di lavoro deve
effettuare una valutazione dei rischi di esplosione, tenendo conto dei seguenti elementi:
• probabilità e durata della presenza di atmosfere esplosive
• probabilità della presenza, dell'attivazione e dell'efficacia di fonti di ignizione, comprese scariche
elettrostatiche
• caratteristiche dell'impianto, sostanze utilizzate, processo e loro possibili interazioni
• entità degli effetti prevedibili
• valutazione anche dei luoghi non pericolosi, ma che sono in collegamento tramite aperture con luoghi
pericolosi
Il datore di lavoro, inoltre, ai fini della prevenzione ai sensi della direttiva 89/391/CEE (ex DLgs 626/94 ora DLgs 81/08)
ha il dovere di mettere in atto alcuni principi fondamentali per prevenire la formazione di atmosfere esplosive, per
evitare l'ignizione di atmosfere esplosive e attenuare i danni di un'esplosione in modo da garantire la salute e la
sicurezza dei lavoratori. A questo fine il datore di lavoro deve prendere provvedimenti necessari affinché dove
possono svilupparsi atmosfere esplosive in quantità tale da mettere in pericolo la sicurezza e la salute dei lavoratori,
gli ambienti siano strutturati in modo da permettere di svolgere il lavoro in condizioni sicure e ci sia un adeguato
controllo per limitare il rischio durante il lavoro.
Il datore di lavoro deve inoltre procedere a ripartire in zone (0, 1, 2 per i gas o 20, 21, e 22 per le polveri) le aree in cui
si possono formare atmosfere esplosive e deve assicurare che in queste aree siano garantite le prescrizioni minime di
sicurezza. Se necessario, queste aree vengono segnalate da un apposito segnale (figura 8) che contraddistingue
un'area in cui può formarsi un'atmosfera esplosiva.
Figura 8 - Cartello che identifica un'area in cui può formarsi un'atmosfera esplosiva
Si riportano in sintesi, quali devono essere le prescrizioni minime da adottare, secondo l'allegato II della direttiva, per
migliorare la protezione della sicurezza e salute dei lavoratori nei luoghi a rischio di atmosfere esplosive:
1. Il datore di lavoro deve garantire un'adeguata formazione professionale in materia di protezione dalle
esplosioni dei lavoratori impiegati in luoghi pericolosi.
2. Il lavoro nelle aree a rischio si effettua secondo istruzioni scritte da parte del datore di lavoro secondo un
sistema di autorizzazioni ai lavori potenzialmente pericolosi, rilasciati da una persona responsabile prima
dell'inizio dei lavori.
3. Fughe, intenzionali o no, di gas o polveri devono essere sviate verso un luogo sicuro.
4. Per prevenire rischi di ignizione da scariche elettrostatiche, i lavoratori vengono equipaggiati con adeguati
indumenti di lavoro.
5. Si adottano tutte le misure necessarie per ridurre al minimo i rischi rappresentati per i lavoratori dalle
conseguenze fisiche di un'esplosione.
6. Prima che si verifichino le condizioni per un'esplosione i lavoratori sono avvertiti con segnalatori ottici e/o
acustici.
39
7. Se un'interruzione dell'alimentazione può dar luogo ad una estensione del pericolo, gli apparecchi e sistemi di
protezione devono poter essere mantenuti in condizioni sicure di funzionamento indipendentemente dal
resto dell'impianto in caso di interruzione dell'alimentazione.
8. Gli apparecchi e sistemi di protezione a funzionamento automatico che si discostano dalle condizioni di
funzionamento previste, devono poter essere disinseriti manualmente, purché ciò non comprometta la
sicurezza.
9. In caso di arresto di emergenza, l'energia accumulata deve essere dissipata nel modo più rapido e sicuro
possibile o isolata in modo da non costituire più una fonte di pericolo.
Una delle innovazioni introdotte dalla direttiva è stata quella di prevedere l'obbligo, da parte del datore di lavoro, di
elaborare e tenere aggiornato un documento chiamato "documento sulla protezione contro le esplosioni". Questo
documento specifica:
• che sono stati individuati e valutati i rischi di esplosione
• che saranno prese misure atte a raggiungere gli obiettivi della direttiva
• i luoghi nei quali è stata effettuata la ripartizione in zone
• i luoghi nei quali si applicano le prescrizioni minime di sicurezza
• che i luoghi e le attrezzature di lavoro sono ideati, usati e mantenuti in efficienza pensando alla sicurezza
• che, a norma della direttiva 89/655/CEE, sono stati adottati gli accorgimenti necessari per l'uso sicuro di
attrezzature di lavoro.
Questo documento deve essere compilato prima dell'entrata in funzione dell'impianto, e aggiornato ogni qual volta ci
sia un cambiamento dei luoghi di lavoro, nelle attrezzature o nell'organizzazione del lavoro.
Quali sono le scadenze di adeguamento alla direttiva ? Per i luoghi di lavoro in cui possono formarsi atmosfere
esplosive, che vengono utilizzati per la prima volta (o che vengono trasformati da luoghi ordinari a luoghi esplosivi)
dopo il 30 giugno 2003, le prescrizioni minime stabilite devono essere soddisfatte da subito. Per i luoghi pericolosi,
invece, già utilizzati prima del 30 giugno 2003, ci sono tre anni di tempo per adeguarsi alla direttiva, ed è quindi
scaduto al 30 giugno 2006.
Come già detto, la direttiva 99/92/ EC fornisce i criteri per la scelta degli apparecchi in relazione alle zone di
installazione. Vediamoli in questa tabella.
Corrispondenza apparecchi - zone di installazione
Zona potenzialmente pericolosa Categoria di appartenenza dell'apparecchiatura secondo direttiva 94/9/ EC (ATEX)
Zona 0 - Zona 20 Apparecchi di categoria 1
Zona 1 - Zona 21 Apparecchi di categoria 1 o di categoria 2
Zona 2 - Zona 22 Apparecchi di categoria 1 o di categoria 2 o di categoria 3
Tabella 9 - Tipi di apparecchi che vanno installati nelle zone potenzialmente esplosive
40
- suddivide le apparecchiature in gruppi e categorie, che garantiscono un livello di sicurezza (contro l’innesco) a
seconda del loro funzionamento (normale, in guasto e guasto raro);
- stabilisce per ogni prodotto delle procedure di conformità che il costruttore deve rispettare per verificare se il
prodotto rientra una delle categorie previste. Le procedure comprendono l’intervento di un Organismo
Notificato per la verifica del prototipo e la sorveglianza della produzione.
- Gli apparecchi conformi devono essere marcati CE con il simbolo .
Gli apparecchi destinati al funzionamento in atmosfera esplosiva, devono essere progettati e costruiti in modo tale da
non generare sorgenti di innesco. Questo significa che l’apparecchio deve presentare un livello di protezione contro
l’innesco, ovvero deve interporre un numero di barriere tale da ottenere un grado di sicurezza equivalente a 3. La
direttiva applica alla lettera il principio illustrato al paragrafo 2.2 e suddivide in gruppi e categorie le apparecchiature,
a seconda del livello di sicurezza necessario a impedire l’innesco, considerando il funzionamento normale e in
condizioni di guasto.
In base alla loro destinazione di utilizzo, la direttiva 94/9/EC suddivide gli apparecchi in gruppi e precisamente:
- GRUPPO II: apparecchi destinati all’uso in atmosfera esplosiva nelle industrie di superficie;
41
Ogni gruppo è suddiviso in categorie:
GRUPPO I
Categoria Livello di protezione Condizioni di funzionamento
- Molto elevato
Alimentati in presenza di
M1 - 2 mezzi di protezione
atmosfera esplosiva
- Previsti due guasti
- Elevato
Non alimentati in presenza di
M2 - Garantito in funzionamento
atmosfera esplosiva
normale e gravoso
GRUPPO II
Presenza e durata ZONA
Categoria Livello di protezione Atmosfera
gas polveri
pericolosa
- Molto elevato
Presente sempre,
- 2 mezzi di
1 spesso o per lunghi 0 20
protezione
periodi
- Previsti due guasti
- Molto elevato
- 2 mezzi di
2 probabile 1 21
protezione
- Previsto un guasto
- Normale
- Garantito in
3 Poco probabile 2 22
funzionamento
normale
Tabella 10 - Gruppi e Categorie degli apparecchi
Alla categoria è aggiunta la lettera G, se l’atmosfera esplosiva è dovuta alla presenza di gas, oppure la lettera D, se
l’atmosfera esplosiva è dovuta alla presenza di polvere (GD = apparecchiatura idonea sia per gas che polvere).
La tabella 10 mostra che vi è una corrispondenza diretta tra i livelli di protezione e i gruppi e le categorie della direttiva
Atex 94/9/EC. La tabella relativa ai livelli di protezione delle apparecchiature Ex della Scheda n. 4, può essere
completata con i gruppi e le categorie Atex:
A seconda della categoria, sono prescritte dalla direttiva procedure diverse per la valutazione della conformità alla
direttiva 94/9. Non è obiettivo di questa trattazione l’analisi delle procedure di conformità, si evidenziano solo gli
aspetti necessari a capire quando e se un prodotto, del Gruppo II, conforme alla direttiva, debba essere certificato da
un Organismo Notificato oppure no. Nella tabella seguente si riportano in sintesi le procedure di valutazione:
42
Procedure di valutazione della conformità dei prodotti alla direttiva 94/9/CE (ATEX)
Documentazione
Per attestare la conformità alla direttiva, al fine della valutazione della conformità secondo una delle procedure
illustrate, il costruttore redige la dichiarazione CE di conformità che deve contenere almeno le seguenti informazioni:
• nome o marchio e indirizzo del fabbricante;
• descrizione dell’apparecchio;
• disposizioni cui soddisfa l’apparecchio;
• nome, n. di identificazione ed indirizzo dell’ON;
• n. attestato “CE del tipo”;
• identificazione del firmatario che impegna il fabbricante o il mandatario nella EC;
• eventuale riferimento a:
norme armonizzate
norme specifiche tecniche utilizzate
altre direttive comunitarie applicate
Ogni singolo apparecchio, immesso sul mercato, deve essere accompagnato o contenere nell’imballo, i seguenti
documenti:
• dichiarazione CE di conformità ( o attestato di conformità dei componenti, se applicabile)
• istruzioni per l’uso e la manutenzione
• nel caso di un assieme, tutte le informazioni per una corretta installazione, utilizzo e manutenzione
La direttiva non prescrive l’obbligo di fornire all’utilizzatore finale copia del certificato CE di tipo, né dei rapporti di
prova.
Le istruzioni per l’uso sono fondamentali in quanto la loro corretta applicazione è condizione necessaria per il rispetto
dei ESR. Nella fase di valutazione del rischio il fabbricante deve considerare tutte le modalità d’impiego del prodotto
che impediscano il generarsi di situazioni pericolose e/o sorgenti potenziali d’innesco. Pertanto nelle istruzioni per
l’uso devono essere indicate le operazioni per effettuare in modo sicuro:
• corretto impiego (zona, condizioni ambientali, richiamo ai contrassegni, ecc.);
• corretto utilizzo (eventuali condizioni d’uso non consentito, particolare o limitato);
• corretta installazione e/o regolazione;
• messa in servizio;
• corretta manutenzione;
• installazione e/o sostituzione componenti eventuali;
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Marcatura
La marcatura CE è obbligatoria e deve essere apposta su ogni apparecchio/assieme o sistema di protezione (esclusi i
componenti) prima che sia immesso sul mercato o messo in servizio. Il costruttore appone la marcatura CE sul
prodotto conforme alla direttiva, nel rispetto delle seguenti indicazioni:
Per la Categoria 3, in quanto non è previsto l’intervento di un organismo notificato e quindi non vi è l’obbligo di un
esame CE del tipo, né tantomeno della sorveglianza sulla produzione, la marcatura sarà apposta come segue:
Ad esempio: CE II 3G
Il significato della marcatura è quello di comunicare a chi acquista, installa, utilizza, effettua manutenzione, verifica,
ecc., che l’apparecchio è costruito nel rispetto dei requisiti essenziali di sicurezza, per un determinato livello stabilito
dalla categoria.
In conclusione, per poter installare un’apparecchiatura (elettrica e non elettrica) in un luogo con pericolo di
esplosione, è necessario e sufficiente che sia marcata secondo quanto visto sopra. Questo implica che si possono
installare prodotti elettrici e non elettrici non conformi alle norme armonizzate (ad esempio le costruzioni Ex) ed
essere conformi alla legge e ai principi di sicurezza contro l’esplosione. In tal caso l’apparecchiatura sarà marcata
come indicato negli esempi visti pocanzi.
Se invece si installano apparecchiature, ad esempio elettriche, conformi alla direttiva perché conformi alle norme
armonizzate, quindi apparecchiature elettriche Ex, che hanno la presunzione di conformità agli ESR, la marcatura
ATEX dovrà essere apposta nel rispetto delle seguenti indicazioni:
Esempio 3: CE II 3G Ex nR II T6
Una marcatura completa di una apparecchiatura elettrica Ex, conforme alla direttiva 94/9/EC, deve riportare quanto
segue:
44
Marcatura in accordo alla Direttiva Atex 94/9/CE (ATEX 95)
0051 II 2GD
GAS
NUMERO DELL’ORGANISMO NOTIFICATO
responsabile della’assicurazione della
qualità di produzione CATEGORIA 2
(vedi tabella sotto)
POLVERE (DUST)
GRUPPO II: luoghi con presenza di atmosfera esplosiva, diversi dalle miniere;
GRUPPO I: miniere grisutose
Gas
CLASSIFICAZIONE DELLE APPARECCHIATURE SECONDO IEC/EN 60079-0
RAGGRUPPAMENTO IN BASE RAGGRUPPAMENTO IN BASE ALLA TEMPERATURA
LIVELLO DI PROTEZIONE DELL’APPARECCHIATURA
ALL’ATMOSFERA IN CUI SONO DESTINATE MASSIMA SUPERFICIALE
GRUPPI APPARECCHIATURE Equipment
Classe di Temperatura Temperatura Apparecchiatura
Intese per l’uso in miniere di innesco superficiale Protection Non innesca in
temperatura Zona
I con possibile presenza di del gas massima Level condizioni di
apparecchiatura
grisou. ammessa funzionamento
(Epl)
Intese per l’uso in superficie T1 > 450 °C 440 °C
con possibile presenza di Gas. Normale
II T2 > 300 °C 290 °C
Il Gruppo si suddivide in: Ga 1° guasto 0
T3 > 200 °C 195 °C Guasto raro
Propano, Metano, Benzene,
IIA T4 > 135 °C 130 °C Normale
ecc. Gb 1
T5 > 100 °C 95 °C 1° guasto
IIB Etilene
T6 > 85 °C 80 °C Gc Normale 2
IIC Idrogeno, Acetilene
Ex de IIC T5 Gb
MODI DI PROTEZIONE CON CUI SONO REALIZZATE LE APPARECCHIATURE SECONDO IEC/EN 60079
ARMONIZZAZIONE
STANDARD
EPL SIMBOLO MODO DI PROTEZIONE CLASSIFICAZIONE
IEC/EN ZONA
ATEX 94/9
-- 60079-0 -- Requisiti Generali -- --
60079-11 Ia Sicurezza Intrinseca
60079-18 ma Incapsulamento
60079-25 -- Sistemi elettrici a sicurezza intrinseca (#1)
Ga 0 II 1G
60079-26 -- Apparecchiature con livello di protezione (EPL) Ga
Protezione delle apparecchiature e dei sistemi di trasmissione che
60079-28 op is
utilizzano radiazione ottica
60079-1 d Apparecchiature protette mediante custodie a prova d'esplosione
60079-2 p, px, pz Apparecchiature con modo di protezione a sovrapressione (#2)
60079-5 q Riempimento polverulento
60079-6 o Immersione in olio
60079-7 e Sicurezza aumentata
Gb 60079-11 ib Sicurezza Intrinseca 1 II 2G
60079-18 mb Incapsulamento
60079-25 -- Sistemi elettrici a sicurezza intrinseca
op is
Protezione delle apparecchiature e dei sistemi di trasmissione che
60079-28 op pr
utilizzano radiazione ottica
op sh
60079-2 pz Apparecchiature con modo di protezione a sovrapressione
60079-11 ic Sicurezza Intrinseca
Gc nA Apparecchiature non scintillanti 2 II 3G
60079-15 nC Apparecchiature scintillanti nel normale funzionamento
nR Custodie a respirazione limitata
Scheda 11 – marcatura della costruzione Ex: contrassegno IEC/EN 60079
46
CONTRASSEGNO IN ACCORDO ALLE NORME IEC/EN 60079
Dust
47
3 IMPIANTI ELETTRICI NEI LUOGHI CON PERICOLO DI ESPLOSIONE
PRESCRIZIONI GENERALI
3.1 Introduzione
Le misure preventive per ridurre il rischio di esplosione si basano sul minimizzare la probabilità della presenza di
atmosfera esplosiva, adottando le soluzioni tecniche idonee in funzione dei processi dell’impianto industriale.
In primo luogo si opera per verificare la possibilità di sostituire le sostanze infiammabili con sostanze non infiammabili.
Se il processo produttivo non lo consente, si rivolge l’attenzione a:
- ridurre la quantità di infiammabili;
- evitare o minimizzare le emissioni;
- controllare le emissioni;
- prevenire la formazione di un’atmosfera esplosiva;
- convogliare e contenere le emissioni;
tutte azioni di controllo che è possibile implementare al momento della classificazione delle aree pericolose.
Se dopo tali provvedimenti, il risultato della classificazione delle aree pericolose presenta zone definite e con una
propria estensione, allora si devono adottare le soluzioni tecniche che impediscano l’innesco dell’atmosfera esplosiva.
Nell’ambito generale di una analisi della probabilità di innesco, l’innesco dovuto ai componenti dell’impianto elettrico
si evita mediante l’utilizzo di idonee apparecchiature (le apparecchiature Ex) a seconda del tipo di zona pericolosa.
Si è visto che il corretto abbinamento del grado di sicurezza di una determinata zona pericolosa, con il livello di
protezione offerto da apparecchiature realizzate con uno o più modi di protezione, garantisce il grado di sicurezza
equivalente pari a 3 (rischio accettabile).
Le varie apparecchiature Ex correttamente scelte in base al livello di protezione, quando vengono messe in servizio
diventano parte integrante di un impianto elettrico, più o meno esteso. Nell’insieme “impianto elettrico” , oltre alla
corretta scelta delle apparecchiature, anche altri fattori contribuiscono in modo determinante alla sicurezza, ad
esempio:
- l’installazione delle apparecchiature stesse;
- come è distribuita l’alimentazione delle apparecchiature (sistema elettrico);
- gli impianti di distribuzione dell’energia alle apparecchiature, costituiti da conduttori/cavi ed eventualmente
le relative protezioni meccaniche (ad esempio tubi), nel complesso definiti condutture;
- le protezioni delle condutture;
- le condizioni ambientali (temperatura ambiente, umidità, grado di inquinamento, presenza di liquidi, urti,
vibrazioni, ecc.);
- ecc.
Il progettista degli impianti elettrici deve tenere conto di questi aspetti da cui dipende il livello di protezione contro
l’innesco, a partire dalla scelta dell’apparecchiatura fino alla definizione dei requisiti dell’impianto elettrico.
L’installatore degli impianti elettrici deve osservare le prescrizioni del progetto, rispettandone le scelte, a cominciare
dalla scelta delle apparecchiature che è basata sullo studio del tipo di protezione.
Ad esempio se una cassetta di derivazione Ex “e” è certificata per un numero massimo di ingressi di sezione massima e
minima definiti, non sarà possibile realizzare un ulteriore ingresso forando la cassetta aggiungendo un pressacavo ed
una connessione interna in più, anche se tale operazione è eseguita a “regola d’arte”. Infatti, , nel modo di protezione
Ex “e”, la classe di temperatura è definita da misure di temperatura sui componenti interni, motivo per il quale è
definito il numero massimo e la sezione dei conduttori collegabili. In caso si superino i limiti previsti in numero di
morsetti/circuiti, non si possono garantire le caratteristiche termiche dichiarate. In conclusione, per non rischiare di
invalidare il modo di protezione di un’apparecchiatura, al fine di eseguire una corretta installazione, è necessario
seguire alla lettera le istruzioni di sicurezza che accompagnano il prodotto.
Per eseguire una corretta progettazione ed installazione dell’impianto elettrico nei luoghi con pericolo di esplosione,
secondo i principi di sicurezza fino a qui esposti, il riferimento è parte 14 della IEC/EN 60079, recepita dal CEI nel 2010
come: CEI EN 60079-14:2010 Atmosfere esplosive – parte 14: Progettazione, scelta e installazione degli impianti
elettrici.
48
Questa edizione della IEC/EN 60079-14, comprende le prescrizioni sia per gli impianti elettrici in presenza di gas, sia
per gli impianti elettrici in presenza di polveri e introduce il concetto di livello di protezione delle apparecchiature
(EPL).
Figura 9 – La scelta delle apparecchiature, la loro corretta installazione e le condizioni ambientali influiscono sul livello di
protezione di un’apparecchiatura
La norma si applica a tutte le costruzioni e agli impianti elettrici nei luoghi pericolosi, permanenti o temporanei,
indipendentemente dalla tensione utilizzata e dal fatto che apparecchiature o impianti siano di tipo in istallazione
fissa, provvisori o mobili/portatili e personali.
Non si applica invece a:
- impianti elettrici nelle miniere grisutose;
- industrie e/o luoghi di trattamento e produzione esplosivi;
- locali ad uso medico;
- luoghi con presenza di miscele ibride di polveri combustibili e gas/vapori.
La norma IEC/EN 60079-14 stabilisce i requisiti degli impianti elettrici e dei suoi componenti, senza una distinzione tra
diverse tipologie impiantistiche, ma fornisce le prescrizioni per una corretta esecuzione degli impianti elettrici in
funzione del grado di sicurezza equivalente raggiunto dal sistema zona pericolosa-impianto elettrico. Vengono
pertanto fornite prescrizioni generali per tutti gli impianti elettrici e prescrizioni particolari per ogni diverso modo di
protezione, consentendo la progettazione e l’installazione di impianti realizzati con più modi di protezione, che
permette di ottenere un’ampia scelta di soluzioni impiantistiche a parità di livello di sicurezza.
3.2 Approccio iniziale: la raccolta dei dati e delle informazioni necessari al progetto
È doveroso ricordare, prima di proseguire nella trattazione, che nell’ambito della progettazione di un impianto
elettrico nei luoghi con pericolo di esplosione, si devono comunque rispettare le prescrizioni delle norme
impiantistiche ad esso applicabili: la norma IEC/EN 60079-14 è da applicarsi congiuntamente con le norme
impiantistiche generali (CEI 64-8; CEI 11-1; CEI 11-17, ecc.).
Il primo passo per la progettazione di un impianto elettrico nei luoghi con pericolo di esplosione per la presenza di gas,
è la raccolta di tutte le informazioni necessarie.
Si deve procedere con la stessa metodologia della progettazione di un impianto elettrico ordinario, per poi analizzare i
dati necessari ad individuare il tipo di pericolo derivato dalla presenza di atmosfera esplosiva (tipo di zone pericolose e
loro estensione), necessari a definire la scelta degli idonei componenti dell’impianto (gruppo e categoria delle
costruzioni elettriche secondo la direttiva ATEX 94/9/EC e modi di protezione idonei) e a stabilire le regole
impiantistiche da osservare.
49
Un approccio utile allo scopo può essere il seguente:
1) Analisi delle condizioni esterne ambientali: massima e minima temperatura ambientale, umidità,
inquinamento ambientale, rischio di penetrazione di corpi solidi, rischio di presenza di acqua (in getto,
stillicidio di gocce, spruzzi, ecc.), sollecitazioni meccaniche (urti, vibrazioni, ecc.), sollecitazioni chimiche, ecc.
2) Raccolta delle informazioni sulla destinazione d’uso del luogo e delle condizioni operative negli ambienti, al
fine di verificare se, oltre al pericolo di esplosione, vi siano le condizioni per l’applicazione di altre norme
impiantistiche per ambienti speciali. Ad esempio, se gli ambienti in esame presentano un carico specifico di
incendio superiore a 30 (classe del compartimento ≥ 30), si devono applicare le prescrizioni della norma CEI
64-8/7, Sezione 751, congiuntamente alle prescrizioni della norma generale CEI 64-8 e alle prescrizioni della
norma EN 60079-14 per i luoghi con pericolo di esplosione.
4) Raccolta delle informazioni necessarie alla scelta delle apparecchiature (si veda par. 3.4.1).
5) Scelta delle costruzioni elettriche e dei componenti in relazione alle zone pericolose: scelta del livello di
protezione (EPL) e, relativamente alla Direttiva ATEX 94/9/EC, il corrispondente gruppo e della categoria delle
apparecchiature elettriche; scelta del modo di protezione (si veda par. 3.4)
6) Per ogni apparecchiatura scelta, sia al fine di prevedere delle prescrizioni nel progetto, sia per eseguire una
corretta installazione, sono necessarie le seguenti informazioni, applicabili al caso specifico:
• istruzioni per l’installazione ed il collegamento (obbligatoriamente fornite insieme al prodotto, secondo la
direttiva ATEX 94/9/EC);
• documenti che riportino le “speciali condizioni di sicurezza” per le apparecchiature operanti in con
condizioni speciali, come ad esempio le apparecchiature che riportano il suffisso “X” nel numero del
certificato CE del tipo;
• documento descrittivo per i sistemi a sicurezza intrinseca. Nel caso il sistema non sia acquisito dal
mercato, ma sia progettato nell’ambito più generale del progetto dell’impianto elettrico nel luogo
pericoloso, il documento descrittivo per i sistemi a sicurezza intrinseca sarà parte della documentazione di
progetto;
• documentazione relativa, ad esempio, ai calcoli per le portate di lavaggio, per gli strumenti, ecc., secondo
quanto indicato nelle informazioni di contrassegno delle apparecchiature a sovrapressione interna;
• dichiarazione CE di conformità alla Direttiva 94/9/EC.
Una volta effettuata la scelta delle apparecchiature elettriche per ogni zona pericolosa, è necessario operare la scelta,
o la verifica, delle loro caratteristiche elettriche (potenza, corrente, frequenza, tensione, ecc.) e di altre caratteristiche
proprie delle apparecchiature, in relazione all’uso ed all’installazione prevista per non compromettere la sicurezza.
Ad esempio, ci si deve accertare che la tensione e la frequenza di funzionamento dell’apparecchiatura siano adeguate
al sistema di alimentazione utilizzato per l’impianto. Inoltre si deve verificare che, la classe di temperatura scelta per
l’apparecchiatura sia stata determinata dal costruttore, per la stessa tensione e frequenza del sistema elettrico in cui è
destinata ad essere installata. Infatti, la classe di temperatura è determinata mediante prove di funzionamento
normale (entro i parametri nominali della costruzione), in guasto e con doppio guasto (generalmente operando
variazioni su tensioni e correnti che possono far aumentare la temperatura), quindi l’installazione dell’apparecchiatura
in un sistema elettrico con tensione e frequenza non compatibili con quelle dichiarate sul contrassegno della
costruzione, potrebbe inficiare la classificazione in relazione alla temperatura dell’apparecchio.
Al fine di perseguire il principio della prevenzione, nella progettazione dell’impianto elettrico si deve tenere conto
della possibilità di installare le apparecchiature in luoghi non pericolosi o, quando non è attuabile, nella zona meno
pericolosa possibile.
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Raccolta delle informazioni sulla
Analisi delle condizioni esterne destinazione d’uso del luogo e Raccolta delle informazioni
ambientali: delle condizioni operative negli necessarie alla scelta delle
INFLUENZE ESTERNE ambienti apparecchiature (par. 3.4.1)
Figura 10 – Dati e informazioni necessari alla stesura del progetto degli impianti elettrici
Il personale coinvolto nella progettazione, scelta e installazione degli impianti elettrici, deve essere formato e istruito
sui modi di protezione e le pratiche di installazione, le regole e le disposizioni legislative relativi, e i principi della
classificazione dei luoghi. In particolare, la competenza della persona deve essere attinente al tipo di lavoro da
intraprendere.
Questo significa che un qualsiasi operatore deve essere a tutti gli effetti un “esperto” e la propria competenza deve
essere a servizio della mansione da eseguire. Il grado di formazione e specializzazione richiesto, è tale per cui un
impianto con uno specifico modo di protezione, può essere progettato e installato solo da persone formate su quello
specifico modo di protezione, dalle caratteristiche delle costruzioni, alla classificazione delle aree, per finire alle leggi,
norme che regolano quello specifico modo di protezione: per installare un impianto Ex “e” serve un installatore che sia
formato sul modo di protezione Ex “e”.
Gli scopi di una prescrizione così importante sono quelli di fare in modo che, gli addetti ai lavori, siano il più possibile
in grado di conoscere le prescrizioni dello specifico modo di protezione che hanno scelto e si apprestano ad installare.
Soprattutto in merito a quelle caratteristiche che possono inficiare la protezione, sia rispetto alle condizioni ambientali
di installazione (temperatura, rischio meccanico, ecc.), sia rispetto al mantenimento del modo di protezione
all’interfaccia tra apparecchiatura e impianto (ingressi in custodia, equipotezializzazione, rischio di accumulo di carica,
ecc.).
La scheda seguente, illustra quanto prescritto dall’allegato F della norma IEC/EN 60079-14 in merito alle qualifiche del
personale.
51
Scheda 13 – Qualifiche del personale richieste da Allegato F della norma IEC/EN 60079-14
52
3.4 Scelta delle apparecchiature
Le apparecchiature elettriche devono essere scelte secondo i criteri della direttiva Atex 94/9/EC, in relazione alla zona
pericolosa in cui sono destinate: si deve determinare il gruppo (I oppure II) e la categoria dell’apparecchiatura, in
relazione alla zona pericolosa in cui è destinato.
La scelta si deve effettuare in accordo alla Tabella 10 del paragrafo 2.5.2.
Quando le apparecchiature elettriche sono conformi alla serie di norme IEC/EN 60079 (apparecchiature “Ex”), godono
di presunzione di conformità alla direttiva 94/9/EC. Pertanto operare la scelta dell’apparecchiatura in conformità a tali
norme, implica scegliere l’apparecchiatura secondo i criteri della direttiva.
I criteri di scelta di seguito esposti, sono riferiti alle apparecchiature elettriche in accorso a IEC/EN 60079.
Scegliere un’apparecchiatura secondo i criteri delle norme IEC/EN 60079, significa operare la scelta:
- in relazione al livello di protezione dell’apparecchiatura (EPL) rispetto alle zone in cui è destinata;
- in relazione al modo di protezione, in funzione della tipologia di apparecchiatura ovvero della sua funzionalità
nel sistema impianto (se l’apparecchiatura deve essere di potenza, se è di segnale, se ha parti in movimento,
ecc.), e in funzione dell’EPL;
- in relazione alla classificazione dell’apparecchiatura Ex: gruppo del gas, gruppo delle polveri, classe di
temperatura (Gas), massima temperatura superficiale (Polvere);
- in relazione a rischi di innesco diversi dalle temperature elevate e dalla scintilla elettrica: energia radiante,
ultrasuoni, scintille dovuti ad attrito o impatto meccanico, scariche elettrostatiche, ecc..
DIRETTIVA 94/9/EC
Condizioni di COSTRUZIONI Ex
Categoria
funzionamento (IEC/EN 60079)
GRUPPO I
Alimentati in presenza
M1
di atmosfera esplosiva
Non alimentati in
M2 presenza di atmosfera
esplosiva
MODO DI
EPL PROTEZIONE
Categoria
ZONA (Ex nA, Ex nR, Ex
GRUPPO II
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3.4.1 Informazioni e Dati necessari
Per operare correttamente la scelta delle apparecchiature elettriche, sono necessarie precise informazioni in merito a:
• documentazione relativa alla classificazione delle aree (zone 0, 20, 1, 21, 2, 22) redatta secondo la
norma IEC/EN 60079-10 (parte 1 per gas e parte 2 per polvere), da cui ricavare tipo ed estensione delle
zone, tipo di sostanza che interessa le zone classificate, altre informazioni utili alla progettazione
dell’impianto elettrico;
• livello di protezione dell’apparecchiatura;
• classificazione del gas che interessa ogni zona pericolosa individuata, in termini di massima temperatura
di accensione (classe di temperatura);
• classificazione del gas che interessa ogni zona pericolosa individuata, in termini di gruppo di appartenenza
(IIA, IIB, IIC);
• temperatura di innesco in strato della polvere che origina la zona pericolosa;
• temperatura di innesco in nube della polvere che origina la zona pericolosa;
• classificazione della polvere che interessa ogni zona pericolosa individuata, in termini di gruppo di
appartenenza (IIIA, IIIB, IIIC);
• massima e minima temperatura ambiente;
• influenze esterne.
Figura 12 – Esempio di classificazione delle aree in una cabina di verniciatura, con indicazione delle Sorgenti di Emissione.
Figura 13 – Esempio di classificazione delle aree in una cabina di verniciatura: tabella relativa alle informazioni sulle zone
originate dalle SE, con evidenziata la classificazione del gas/vapore (gruppo e classe di temperatura) per le SE di figura 12.
54
3.4.2 Scelta in relazione alla Zona pericolosa
La scelta in relazione alla zona pericolosa si opera in relazione al livello di protezione richiesto per la zona in esame
(EPL), al quale corrisponderà la rispettiva classificazione Atex 94/9/EC dell’apparecchiatura.
In funzione della tipologia di apparecchiatura ovvero della sua funzionalità nel sistema impianto, e in funzione
dell’EPL, si sceglie il modo di protezione.
La tabella seguente, estratto della tabella 11, riassume quale livello di protezione e marcatura Atex corrispondente
scegliere, in relazione alla zona:
La scelta del modo di protezione deve essere fatta in accordo a quanto riportato nelle tabelle delle schede 11 e 12,
nelle quali è indicato il livello di protezione (EPL) assegnato ad ogni modo di protezione ed alle quali si rimanda.
Si ricorda che per alcuni modi di protezione, i requisiti dell’apparecchiatura da cui dipende il modo di protezione
stesso, non dipendono dal raggruppamento della sostanza che genera l’atmosfera esplosiva.
Se ne riportano alcuni a titolo esemplificativo e non esaustivo:
- Ex nA ed Ex e: l’atmosfera gas può entrare nella custodia e venire a contatto con i componenti interni. La protezione
è attuata dai componenti stessi in quanto non scintillanti e con temperature superficiali non pericolose. Il
raggruppamento del gas (in relazione alla minima energia di innesco e agli interstizi delle costruzioni) non influisce
sulla progettazione e prove di tipo;
- Ex nR: l’atmosfera gas non entra nella custodia per un tempo limitato, in accordo con la definizione di zona 2. Questa
protezione con custodia non è influenzata dal raggruppamento del gas (in relazione alla minima energia di innesco e
agli interstizi delle costruzioni) non influisce sulla progettazione e prove di tipo.
55
3.4.4 Scelta in relazione alla temperatura ambiente
La massima temperatura superficiale che raggiunge una apparecchiatura nel funzionamento normale, in presenza di
un primo guasto o in presenza di un guasto raro (a seconda del livello di protezione richiesto), deve essere dichiarata
dal costruttore dell’apparecchiatura stessa.
Per mezzo del contrassegno sull’apparecchio, la temperatura massima superficiale viene comunicata mediante la lasse
di temperatura, se l’atmosfera pericolosa è gas/vapore, oppure mediante un valore espresso in gradi centigradi (°C) se
l’atmosfera pericolosa è polvere combustibile.
La massima temperatura superficiale dichiarata in marcatura è determinata da prove di laboratorio (prove di tipo) in
funzione della temperatura ambientale dichiarata idonea per l’apparecchiatura.
Altre caratteristiche delle costruzioni sono determinate a partire da un certo intervallo di temperatura ambientale,
come ad esempio la resistenza termica, la resistenza meccanica all’impatto, ecc. per le custodie.
In generale, sia le prove di tipo della parte generale della norma (IEC/EN 60079-0), sia le prove di tipo dello specifico
modo di protezione sono condotte nell’intervallo di temperatura ambientale dichiarato dal costruttore
dell’apparecchiatura. Inoltre se la temperatura ambientale è compresa nell’intervallo – 20 °C ≤ Ta ≤ + 40 °C, non è
richiesto di riportarlo in marcatura: viene considerato una condizione normale di temperatura ambientale. In caso
contrario in marcatura sono riportate la massima e la minima temperatura ambientale.
In conclusione, ogni apparecchiatura è idonea a funzionare in un intervallo di Temperatura Ambientale definito dal
costruttore. Il progettista/installatore deve scegliere un’apparecchiatura che abbia livello di protezione, modo di
protezione, raggruppamento di gas/vapori o polveri e le proprie caratteristiche di protezione, in accordo alla
temperatura ambientale massima e minima dell’ambiente in cui è destinata ad essere installata.
Nell’eseguire l’analisi, si deve tenere in considerazione anche la possibile influenza sulla temperatura da parte di altri
fattori (es. temperatura di processo o l’esposizione alla radiazione solare), se del caso anche mediante misure.
T1 > 450 T1 ÷ T6
T2 > 300 T2 ÷ T6
T3 > 200 T3 ÷ T6
T4 > 135 T4 ÷ T6
T5 > 100 T5 ÷ T6
T6 > 85 T6
Tabella 15 – Relazione tra temperatura di accensione di gas o vapori e classe di temperatura dell’apparecchiatura
57
3.4.6 Scelta in relazione alla temperatura di accensione delle polveri
Abbiamo visto che per le polveri vengono definite due temperature di innesco differenti, a seconda che la polvere sia
miscelata con aria in nube oppure sia depositata in strato.
Uno strato di polvere che si deposita su un’apparecchiatura, se non rimosso tempestivamente, tende ad accumularsi
fino a raggiungere uno spessore da qualche millimetro fino a qualche centinaia di millimetri.
Lo strato di polvere presenta i due tipi di pericolo illustrati al par. 1.4, ovvero può sollevarsi in nube se disturbato (ed
assumere la funzione di Sorgente di Emissione) oppure può presentare rischio di incendio.
In quest’ultimo caso, avviene che quando lo spessore dello strato aumenta si hanno due conseguenze:
1) Riduzione della temperatura minima di accensione;
2) Aumenta l’isolamento termico, con la conseguenza possibile di un aumento delle temperature
dell’apparecchiatura anche nel funzionamento normale, fino a registrare temperature massime superficiali
superiori a quelle misurate senza lo strato di polvere depositato sulla superficie.
Figura 15 – Possibile effetto dell’isolamento termico dovuto ad uno spessore di strato di polvere
Il 30 di settembre del 2012 la norma EN 61241-1 (modo di protezione “tD” per polvere) cessa la presunzione di
conformità per la direttiva Atex 94/9/EC, sostituita dalla norma EN 60079-31 del modo di protezione “t”, trattato in
questa pubblicazione. Il modo di protezione “t” e la relativa norma, sono stati armonizzati e pubblicati per la prima
volta nel 2010.
Una delle differenze tra i modi di protezione “tD” e “t”, consiste nel fatto che il primo aveva due metodi differenti per
raggiungere il livello di protezione dichiarato per l’apparecchiatura. Il primo metodo, identificato come “metodo A”
era sostanzialmente orientato sul conferire alla custodia un grado di protezione IP che impedisse la penetrazione della
polvere. Il secondo metodo, identificato come “metodo B”, si basava sul dimensionamento dei giunti della custodia
affinché le loro caratteristiche costruttive fossero sufficienti ad impedire la penetrazione della polvere. La verifica
(prova di tipo) non era condotta in accordo al grado di protezione IP, ma mediante un “duty cycle” (riscaldamento –
raffreddamento) da eseguirsi con l’apparecchiatura immersa in una nube di polvere: il raffreddamento crea la
depressione necessaria a facilitare l’ingresso della polvere nella custodia.
Nel nuovo modo di protezione “t”, i metodi A e B sono riuniti in uno solo riferito alla verifica del grado di protezione
IP, contro la penetrazione di polvere nella custodia.
L’edizione più recente della norma impianti IEC/EN 60079-14, contiene ancora riferimenti al modo di protezione “tD”
e relativi metodi A e B. Il modo di protezione “t” sarà introdotto nella futura edizione della norma.
Per questa ragione le regole per definire la massima temperatura superficiale ammissibile per una costruzione
elettrica, richiedono un confronto delle temperature di accensione dello strato con:
58
- 5 mm di spessore per il modo di protezione “tD” metodo A e per tutti gli altri modi di protezione per polvere;
- 12, 5 mm di spessore per il modo di protezione “tD” metodo B.
Il metodo B della norma EN 61241-1 prevedeva la definizione della massima temperatura superficiale della
costruzione, con uno strato di 12,5 mm di polvere sulla custodia.
Per scegliere la costruzione elettrica si deve determinare la massima temperatura ammissibile per la costruzione,
determinata come segue per confronto tra le massime temperature superficiali ammissibili per nube e strato,
scegliendo quella minore:
1) Strati di spessore fino a 5 mm e oltre 5 mm fino a 50 mm (per apparecchiature con i modi di protezione
“tD” metodo A e tutti gli altri modi di protezione per polvere)
Figura 16 – correlazione tra la massima temperatura superficiale ammessa e lo spessore degli stati di polvere
59
La norma consiglia comunque la definizione della temperatura minima di accensione dello strato in funzione dello
spessore attraverso indagini di laboratorio e definisce il grafico come “linea semi-quantitativa”.
2) Strati di polvere di spessore fino a 12,5 mm (solo per apparecchiature con modo di protezione “tD” metodo
B)
La norma IEC/EN 60079-0 prevede che un costruttore possa contrassegnare l’apparecchiatura con la massima
temperatura superficiale TL, determinata con la custodia ricoperta da uno strato di polvere di spessore L (mm)
ammesso per l’apparecchiatura.
Se l’apparecchiatura è contrassegnata con TL per uno spessore dello strato, la temperatura di accensione della polvere
determinata (da indagini di laboratorio) con uno strato di spessore L, deve essere applicata alla formula di cui al punto
1), primo trattino, in sostituzione della temperatura T5 mm. Ovvero, la temperatura superficiale della costruzione
elettrica deve essere inferiore della temperatura di innesco di uno strato L di polvere, di almeno 75°C.
La temperatura massima ammissibile per una costruzione con modo di protezione “t” può essere determinata
applicando il punto 1 e 2 a seconda che il costruttore dichiari o meno la massima temperatura superficiale per uno
strato di polvere di spessore L.
Una volta determinata la temperatura massima ammissibile, come minore delle temperature determinate per nube e
strato, si sceglie l’apparecchiatura confrontandola con la temperatura sul contrassegno della costruzione:
In particolare si deve prestare attenzione alle limitazioni per l’uso dell’apparecchiatura, riportate nelle istruzioni di
sicurezza, in relazione alle influenze esterne. Ad esempio se una costruzione riporta la “X” in marcatura per essere
certificata con rischio meccanico basso (es. resistenza meccanica a energie di impatto di 4 J al posto di 7 J), è
necessario valutare attentamente il rischio meccanico, per evitare impatti che potrebbero generare delle rotture nella
custodia dell’apparecchiatura e inficiare il modo di protezione.
60
3.6 Protezioni elettriche
I dispositivi di protezione contro cortocircuito e guasto a terra non devono essere del tipo a riarmo automatico, è
richiesto il ripristino manuale.
Se la protezione con dispositivi che interrompono l’alimentazione del circuito, e la conseguente messa fuori servizio
dell’apparecchiatura, può creare condizioni di pericolo, è possibile utilizzare in alternativa un dispositivo di
segnalazione e di allarme in un posto presidiato da personale addestrato sul da farsi.
COMPONENTE
PROTEZIONE ELETTRICA
IMPIANTO
condutture contro le sovracorrenti (sovraccarico e cortocircuito) e contro gli effetti dannosi dei guasti a
terra.
Sovraccarico:
1) si applicano le prescrizioni dei luoghi a maggior rischio in caso di incendio: il dispositivo
di protezione contro i sovraccarichi deve essere posto all’inizio del circuito
2) si proteggono contro i sovraccarichi anche i circuiti non soggetti a sovraccarico (ad
esempio il circuito luce), così come suggerito dalla norma CEI 64-8, art. 473.1.2, parte
commento
costruzioni contro gli effetti dannosi dei cortocircuiti e dei guasti a terra
elettriche
Si devono prendere precauzioni per impedire il funzionamento di costruzioni elettriche trifase
(ad esempio motori trifase) in mancanza di una o più fasi, per evitare pericolosi surriscaldamenti
(ad esempio, mediante relè termici sensibili alla mancanza di fase).
macchine Contro sovraccarico
elettriche rotanti Eccezioni: macchine adatte per uso speciale.
(es. quando sono previste per resistere in modo continuo alla corrente di avviamento a tensione
e frequenza nominali, senza generare surriscaldamenti inammissibili)
Il dispositivo di protezione dai sovraccarichi:
a. su tutte e tre le fasi, temporizzato, a tempo inverso, regolato a una corrente ≤ In della
macchina e che intervenga entro 2 h per una corrente 1,20 volte la corrente di regolazione
(relè termico) e non entro 2 h a 1,05 la corrente di regolazione; oppure
b. un dispositivo di controllo termico con termo-sonde integrate nella macchina.
trasformatori contro il sovraccarico
Eccezioni:
Trasformatori costruiti per resistere in modo continuo a cortocircuiti sul secondario con il
primario alimentato a corrente e tensione nominale,
Oppure adatti al funzionamento in sovraccarico senza raggiungere temperature inammissibili
Dispositivi di contro le sovracorrenti (sovraccarico e cortocircuito).
riscaldamento a Contro gli effetti di riscaldamenti dannosi dei guasti a terra e perdite verso terra, si devono
resistenza prevedere:
a. (sistema TT o TN) differenziale con Id ≤ 100 mA, dando la preferenza ove possibile a
differenziali con Id ≤ 30 mA
b. (sistema IT) dispositivo di controllo dell’isolamento per sezionare l’alimentazione ogni volta
che la resistenza di isolamento non è superiore a 50 Ω per Volt di tensione nominale.
61
3.7 Comando e prelievo di energia
COMPONENTE
REGOLE DI INSTALLAZIONE
IMPIANTO
Apparecchiature di Le apparecchiature per il comando funzionale (interruttori, ecc.) in zona pericolosa devono
comando essere adatte all’uso nella zona specifica e quindi protette con uno dei modi di protezione in
relazione al tipo di zona
Zona Atex 94/9/EC EPL
Zona 2 II 3G Ex nR II T6 Gc Gc
Prese a spina Solo in luoghi che richiedono EPL Gb, Gc, Db, Dc
adatte all’uso nella zona specifica (EPL e modo di protezione) [#1]
dotate di interblocco meccanico e/o elettrico per evitare la formazione di arco elettrico
durante l’inserzione e l’estrazione della spina; oppure
presa e la spina sono bloccate in posizione inserita (imbullonate); oppure
alimentate solo in situazioni di “assenza di atmosfera esplosiva”
62
3.8 Interruzione di emergenza
Se i circuiti elettrici all’interno di una zona pericolosa rimangono alimentati in caso di emergenza, costituendo un
potenziale pericolo, devono essere adottate le misure seguenti:
Fuori della zona devono essere previsti uno o più dispositivi per l’interruzione dell’alimentazione elettrica
nella zona pericolosa;
Se un’apparecchiatura elettrica deve continuare a funzionare per prevenire pericoli aggiuntivi, deve essere
alimentata con circuito separato e non compresa nel circuito di arresto di emergenza;
In tal caso, si devono prevedere soluzioni alternative per la segnalazione dell’emergenza, ad esempio
mediante un comando fuori dalla zona, con segnalazione ed allarme in luogo presidiato (fuori dalla zona
pericolosa) da personale istruito sul da farsi;
Per il comando di emergenza valgono le prescrizioni generali della norma CEI 64-8;
Il sezionatore generale, o l’interruttore generale (dispositivo di interruzione di protezione) sono comandi di
emergenza adeguati;
L’interruzione di emergenza dovrebbe sezionare tutti i conduttori dei circuiti di alimentazione, compreso il
neutro;
La quantità e la disposizione del comando di emergenza DEVONO essere stabiliti da un’attenta analisi del sito
e delle procedure abituali di lavoro, affinché possa essere riconosciuto ed individuato con facilità in relazione
all’utilizzo dell’impianto elettrico durante le normali operazioni di lavoro.
3.9 Sezionamento
63
3.10 Protezione contro le scintille
Una delle cause di innesco è la formazione di scintille pericolose in grado di innescare l’eventuale atmosfera esplosiva.
La scheda seguente illustra le prescrizioni della norma IEC/EN 60079-14, al fine di evitare la formazione di scintille
elettriche originate nell’impianto. Il pericolo da scintille è sostanzialmente suddiviso in due situazioni: il contatto
diretto ed il contatto indiretto (attraverso una massa o una massa estranea).
IMPIANTO O
REGOLE DI INSTALLAZIONE
COMPONENTE
Pericolo da parti attive
Parti Attive Si deve impedire ogni contatto con parti nude attive che non siano a sicurezza intrinseca.
Protezione mediante schermatura con custodie con idoneo grado IP
Pericolo da masse e masse estranee
prescrizioni che si applicano ai sistemi elettrici fino a 1000 V c.a. in valore efficace e 1500 V c.c.,
diversi dai circuiti a sicurezza intrinseca
Le correnti di guasto a terra devono essere limitate (intensità e/o durata) nelle strutture o nelle custodie e si deve
prevenire il manifestarsi di tensioni elevate nei conduttori per il collegamento equipotenziale.
Sistema di messa è ammesso soltanto il sistema TN-S (conduttore di neutro e conduttore di protezione separato)
a terra tipo Non è ammesso il sistema TN-C (conduttore unico che svolge la funzione di neutro e di
TN protezione).
Sistema di messa il sistema TT (sistema con un punto collegato direttamente a terra e le masse collegate ad un
a terra tipo impianto di terra locale elettricamente indipendente da quello del collegamento a terra del
TT sistema) deve essere protetto da un interruttore con dispositivo differenziale.
Sistema di messa Quando si utilizza un sistema IT (sistema senza parti attive collegate a terra tramite
a terra tipo un’impedenza mentre le masse sono collegate a terra), deve essere utilizzato un dispositivo di
IT controllo dell’isolamento per la segnalazione del primo guasto verso terra.
Si richiama la Norma CEI 64-8 che prevede questo tipo di dispositivo, inoltre potrebbe essere
necessario un collegamento equipotenziale supplementare da realizzare secondo le prescrizioni
della suddetta norma (CEI 64-8 parte 4).
Sistema SELV e Nei circuiti a bassissima tensione di sicurezza SELV (che devono essere conformi alle Norme CEI
PELV 64-8, parte 4, sezione 411), le parti attive non devono essere né collegate a terra, né collegate ad
altre parti attive, né a conduttori di protezione facenti parte di altri circuiti. Qualsiasi parte
conduttrice esposta può non essere collegata a terra oppure essere collegata a terra se il
collegamento serve per esigenze particolari (per esempio per la compatibilità elettromagnetica).
I circuiti a bassissima tensione di protezione PELV (che devono essere conformi alle Norme CEI
64-8, parte 4, sezione 411), sono collegati a terra. Tutte le parti conduttrici esposte devono far
capo ad un sistema comune di equipotenzialità, al quale devono essere collegate tutte le masse.
Separazione La separazione elettrica, riguardante un solo apparecchio, deve essere conforme alle prescrizioni
Elettrica delle Norme CEI 64-8, parte 4.
Al di sopra dei Apparecchiature che possono produrre particelle calde o superfici calde ubicate a meno di 3,5 m
luoghi pericolosi al di sopra di luoghi pericolosi devono essere COMPLETAMENTE CHIUSE O DOTATE DI SCHERMI
(O PROTEZIONI ADEGUATE), per prevenire che le sorgenti di accensione possano cadere nel
luogo pericoloso. Esempi di apparecchiature a cui si applica questa prescrizione possono
comprendere:
fusibili che possono generare archi, scintille o particelle calde;
interruttori che possono generare archi, scintille o particelle calde;
motori o generatori che hanno contatti striscianti o spazzole;
riscaldatori, elementi scaldanti;
alimentatori, condensatori, accenditori per apparecchi di illuminazione a scarica;
tutte le lampade (tranne le lampade a scarica a vapori di sodio, non ammesse sopra i
luoghi pericolosi.
Scheda 17 – Protezione contro le scintille pericolose
64
3.11 Equalizzazione del potenziale
Nei luoghi pericolosi, per evitare la formazione di scintille è richiesta l’equalizzazione del potenziale. Tutte le masse e
masse estranee dei sistemi TN, TT, IT devono essere connesse al sistema di equipotenzialità con le prescrizioni della
Norma CEI 64-8, con sistemi antiallentamento e minimizzando il rischio di corrosione.
Si ricorda che il conduttore di neutro non deve essere connesso al sistema di equipotenzialità.
Le custodie metalliche delle costruzioni a sicurezza intrinseca non è necessario collegarle al sistema equipotenziale,
salvo che ciò non venga richiesto dalla documentazione del costruttore o per evitare l’accumulo di scariche
elettrostatiche.
Gli impianti dotati di protezione catodica, a meno che il sistema non sia previsto specificatamente per questo scopo,
non devono essere collegati al sistema equipotenziale.
Il sistema equipotenziale può comprendere i conduttori di protezione, i tubi metallici, guaine metalliche dei cavi,
armature in acciaio, parti metalliche di strutture. Le parti metalliche che non sono masse o masse estranee (telai
metallici dei serramenti) non richiedono di essere collegate al sistema equipotenziale, a meno che non esistano rischi
di trasferimento di potenziale.
La norma IEC/EN 60079-14 richiama esplicitamente l’articolo 7 della norma IEC/EN 60079-0, dove vengono forniti i
criteri e i requisiti per evitare il rischio di scarica elettrostatica sulla superficie esterna delle custodie non metalliche e
sulle parti non metalliche di custodie. La norma riporta senza modifiche i metodi prescritti dalla parte generale, sia per
gas, sia per polvere, che sono stati illustrati nella scheda n. 6 al paragrafo 2.4.1, alla quale si rimanda.
65
3.15 Parti metalliche protette catodicamente
Le parti metalliche protette catodicamente, situate in zone pericolose, sono considerate masse estranee. Nonostante
il loro basso potenziale negativo, dette masse estranee devono essere considerate pericolose (in particolare con
protezione a corrente impressa). Le parti metalliche situate in zona 0 non devono essere protette catodicamente,
salvo che la protezione non sia progettata specificatamente per tale applicazione.
Gli elementi isolanti utilizzati per la protezione catodica, come elementi isolanti di tubi e binari, devono essere
installati all’esterno dei luoghi pericolosi.
In caso di impossibilità, non essendoci norme armonizzate per la protezione catodica, è necessario seguire le norme
nazionali. Una buona traccia per eseguire questa protezione, viene data dalla vecchia Norma CEI 64-2, anche se non è
più in vigore.
3.16 Condutture
Per conduttura si intende l’insieme del cavo e della sua protezione meccanica (tubo, canale, ecc.). Se la protezione
meccanica non è prevista, la conduttura è costituita dal solo cavo in aria.
Un impianto elettrico nei luoghi con pericolo di esplosione è realizzato installando apparecchiature Ex, secondo le
prescrizioni della norma IEC/EN 60079-14 e in osservanza delle istruzioni di sicurezza per l’uso delle apparecchiature,
fornite dal costruttore, che consentono di adottare tutte le precauzioni necessarie a non inficiare il modo di
protezione delle apparecchiature stesse.
Le apparecchiature sono alimentate da circuiti, le cui caratteristiche dipendono dalle necessità impiantistiche e dalle
condizioni ambientali, compresi fattori quali l’estensione delle linee di alimentazione, la necessità di derivazione delle
linee e il percorso delle condutture in relazione al luogo di installazione.
Per tali motivi, se le prescrizioni tecniche per il mantenimento delle caratteristiche di sicurezza delle apparecchiature
sono fornite dal costruttore (istruzioni di sicurezza), per le condutture è l’impiantista che deve effettuare l’analisi delle
situazioni in cui la conduttura che alimenta una determinata apparecchiatura può costituire un rischio di innesco.
Inoltre si deve considerare l’interfaccia tra la conduttura e l’apparecchiatura, affinché la connessione di quest’ultima
all’impianto non costituisca un punto critico per l’innesco dell’atmosfera esplosiva.
In conclusione, spetta al progettista degli impianti elettrici eseguire una analisi del rischio di innesco che la conduttura
può introdurre nella zona classificata.
Una conduttura può introdurre un rischio di innesco se le condizioni di dimensionamento ed installazione sono tali da:
- creare il pericolo di formazione di arco elettrico o scintille;
- sviluppare temperature pericolose.
Una linea di alimentazione formata da conduttori isolati può originare archi o scintille, in grado di innescare
l’atmosfera esplosiva, in conseguenza al modo di effettuare le giunzioni e le connessioni; oppure quando si verifica un
danneggiamento dell’isolante tale da avere parti nude intensione a diverso potenziale che possono venire in contatto,
ad esempio un cortocircuito tra due conduttori che hanno l’isolamento deteriorato, oppure una dispersione verso
terra originata da un conduttore con l’isolamento danneggiato. Il deterioramento dell’isolamento può verificarsi in
conseguenza a:
• danneggiamento per sollecitazione meccanica;
• danneggiamento dovuto ad agenti chimici corrosivi;
• temperature superiori alla massima temperatura ammissibile dall’isolante, dovute all’effetto termico di
correnti superiori alla portata del cavo in conseguenza di cortocircuiti, sovraccarico o guasto verso terra,
oppure di altra origine (ad esempio il riscaldamento dovuto a fenomeni di induzione);
• temperature ambientali inferiori alla minima temperatura oltre la quale l’isolante plastico può irrigidirsi fino
alla rottura (ad esempio -5°C per isolante in PVC).
L’effetto termico sopra citato, è responsabile della temperatura superficiale che raggiunge l’isolante e quindi da
considerare per lo sviluppo di temperature superficiali pericolose.
Alla luce di questa analisi di rischio, nei paragrafi che seguono, si forniscono una serie di prescrizioni per la
progettazione ed installazione di condutture che nel loro complesso non inneschino l’atmosfera esplosiva. Quanto
illustrato tra breve, è frutto di prescrizioni normative tratte dalla norma IEC/EN 60079-14, dalla letteratura tecnica e
da considerazioni frutto dell’esperienza.
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Figura 17 – sorgenti potenziali di innesco per le condutture
In relazione alla tipologia di ingresso nelle apparecchiature Ex, le condutture di un impianto elettrico nei luoghi con
pericolo di esplosione possono essere realizzate come:
1. Impianto in tubo (entrata in tubo): cavo più protezione meccanica;
2. Impianto in cavo con entrata diretta nella custodia;
3. Impianto in cavo con entrata indiretta nella custodia.
La norma IEC/EN 60079-14 prescrive che, quando i cavi utilizzati sono dotati di isolamento in PVC, si debbano
prendere precauzioni per prevenire il danneggiamento dell’isolante se il luogo in cui devono essere installati può
raggiungere temperature inferiori a -5 °C.
Il danneggiamento dell’isolante alle basse temperature può costituire un pericolo di cui tenere debitamente conto,
anche nella norma CEI 64-2, non più in vigore, si teneva conto di questo rischio richiedendo che l’impiego di “cavi
volanti” e/o movimentati durante l’uso, fosse limitato a temperature ambientali non inferiori a:
- + 5 °C per cavi ad isolamento e/o guaina in PVC;
- - 25 °C per cavi con isolamento e/o guaina elastomerica.
Pur non avendo la norma CEI 64-2 validità normativa, si può utilizzare l’informazione sopra per assolvere alla
prescrizione della norma con la seguente precauzione: in ambienti in cui la temperatura ambientale può raggiungere
temperature inferiori a -5 °C, si prevedono cavi con isolamento e/o guaina elastomerica fino a valori di temperatura
ambientale non inferiori a -25°C.
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La necessità di protezione meccanica dei cavi deve essere sempre frutto della probabilità di danni meccanici derivati
dalle attività nell’ambiente di installazione. Quando questo non può essere determinato con certezza, si può adottare
come regola pratica di adottare una tra le protezioni meccaniche in 1), 2) o 3), per le condutture la cui installazione è
prevista al di sotto di 2,5 m sopra il piano di lavoro. Sotto tale quota le condutture non dovrebbero essere dotate di
protezione meccanica solo se le operazioni di lavoro dimostrano che un danneggiamento della conduttura può essere
solo intenzionale.
Per gli ingressi in cavo nelle apparecchiature fisse e nell’installazione dei cavi, si deve prestare attenzione a non
effettuare curve che possano danneggiare l’isolante del cavo, rispettando i raggi di curvatura minimi prescritti dal
costruttore dei cavi. In alternativa, il raggio di curvatura deve essere di almeno 8 volte il diametro del cavo, inoltre il
raggio di curvatura del cavo dovrebbe iniziare almeno 25 mm dalla fine del pressacavo.
Il danneggiamento della conduttura per deterioramento dell’isolante in conseguenza a fenomeni termici, viene
affrontata nel prossimo paragrafo, insieme al rischio di innesco dovuto alla temperatura superficiale della conduttura
stessa.
Nel funzionamento normale, cioè quando nel cavo circola la corrente massima ammissibile dal cavo senza che
l’isolante subisca degrado (portata del cavo), è riconosciuto che la massima temperatura raggiunta dai conduttori del
cavo è 70 °C se l’isolante è PVC e 90 °C se l’isolante è gomma EPR (etilenpropilenica).
Come condizione di guasto si considera il cortocircuito.
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Le condutture devono essere protette contro il cortocircuito, sia nelle installazioni ordinarie, sia nelle installazioni nei
luoghi con pericolo di esplosione.
Un cavo protetto contro il cortocircuito, secondo la norma CEI 64-8, non supera la temperatura massima di
cortocircuito, e la temperatura raggiunta dai conduttori del cavo, nelle condizioni più sfavorevoli, è 160 °C se l’isolante
è PVC e 250 °C se l’isolante è gomma EPR.
Per determinare la temperatura massima raggiunta dalla superficie esterna dell’isolante, si dovrebbe studiare come il
calore sviluppato dal cortocircuito è dissipato dal conduttore attraverso l’isolamento fino alla superficie.
La norma IEC/EN 60079-14 considera che quando i cavi, diversi dai cavi ad alta temperatura, sono scelti ed installati in
conformità alle raccomandazioni del costruttore, la temperatura superficiale dei cavi è “poco probabile che superi la
classe T6”.
Alla luce di quanto detto in merito ai valori di temperatura in caso di cortocircuito nei cavi e alle considerazioni della
norma IEC/EN 60079-14, la quale ammette che, a causa delle perdite di calore tra rame del cavo e isolante (guaina)
dovute alla resistenza termica dell’isolante, un cavo difficilmente supera la classe T6, si può adottare un approccio
pratico:
Condizioni di 1° guasto:
la temperatura superficiale del cavo in condizioni di guasto di cortocircuito non supera 135 °C
(Polveri) o la classe T4 (Gas);
Funzionamento normale:
la temperatura superficiale del cavo non supera 85 °C (Polveri) o la classe T6 (Gas), quando è
installato secondo quanto indicato dal costruttore del cavo stesso
La verifica dell’idoneità della installazione della conduttura si effettua come visto ai par. 3.4.5 e 3.4.6, a seconda che
l’atmosfera esplosiva sia dovuta a Gas o Polvere.
Si devono evitare installazioni che possano invalidare l’analisi sopra esposta, introducendo situazioni che possono far
considerare le temperature superficiali del cavo superiori alla classe T6 (Gas) o alla temperatura di 85 °C (Polvere), nel
funzionamento normale. Ad esempio:
Gas e Polvere- in corrente alternata, se i conduttori di circuiti trifase sono disposti senza particolari accorgimenti, si
hanno fenomeni di mutua induttanza tra le fasi (spire percorse da corrente) che portano a circolazione di correnti
superiori alla corrente nominale del circuito (sovraccarico). Per ridurre la mutua induttanza bisogna disporre i cavi in
modo opportuno, cioè in modo simmetrico. Questo si può ottenere facendo in modo che i conduttori di un circuito
facciano parte della stessa conduttura (cavi multipolari, oppure tutti i conduttori dello stesso circuito installati in un
unico tubo);
Polvere - il percorso dei cavi deve essere eseguito in modo tale che i cavi accumulino la quantità minima di polvere in
strato, pur rimanendo accessibili per la pulizia. Se la formazione di strati di polvere sui cavi è tale da impedire la libera
circolazione dell’aria, si deve prendere in considerazione la diminuzione della portata nominale del cavo.
All’interno delle zone pericolose, per quanto possibile, i cavi devono essere installati in un’unica pezzatura senza
effettuare giunzioni. Se si rende necessario effettuare delle giunzioni, queste devono essere:
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- idonee alle sollecitazioni meccaniche, elettriche ed ambientali; e
- realizzate in custodie con modo di protezione adatto alla zona; oppure
- realizzate ripristinando l’isolamento e la protezione, mediante riempimento con resina epossidica, o con
materiale sigillante analogo, o rivestite con guaina termo restringente, secondo le indicazioni del costruttore.
L’obiettivo deve essere quello di realizzare una giunzione che mantenga le caratteristiche di isolamento e protezione
nel tempo, per evitare eventuali cortocircuiti o riduzioni delle distanze di isolamento.
Le estremità dei conduttori flessibili cordati con fili sottili, devono essere predisposte per la connessione mediante un
capocorda, un manicotto, ecc., per evitare la separazione dei fili. Quando si connette il cavo si deve sempre prestare
attenzione a non ridurre le distanze di isolamento in aria, richieste dal modo di protezione della costruzione.
I conduttori non utilizzati, ad esempio nel caso di cavi multipolari, devono essere collegati a terra (all’interno delle
apparecchiature), oppure isolate mediante idonei morsetti. L’utilizzo del solo nastro isolante non è ritenuto
sufficiente.
Il collegamento dei cavi alle apparecchiature elettriche, e l’ingresso dei tubi protettivi, devono essere realizzati
rispettando le prescrizioni relative al modo di protezione dell’apparecchiatura.
Una volta collegati cavi e/o tubi protettivi all’apparecchiatura, se restano ingressi o aperture inutilizzate, questi
devono essere chiusi con elementi di chiusura adatti al rispettivo modo di protezione. Gli elementi di chiusura devono
essere rimovibili solo mediante l’uso di un attrezzo (tranne per le costruzioni a sicurezza intrinseca).
Le condutture costituite da cavi protetti da tubi, canali, o installati entro condotti o cunicoli, che passano da un luogo
pericoloso ad uno non pericoloso, possono trasferire l’atmosfera esplosiva in zona non pericolosa (sicura). Al fine di
evitarlo, si devono sigillare i canali e i condotti; per i cunicoli si può utilizzare un adeguato sistema di ventilazione
oppure riempirli di sabbia. Nel caso di tubi metallici di protezione dei cavi, l’installazione del raccordo di bloccaggio
garantisce la non propagazione del gas attraverso il tubo (fig. 19). Se tra un ambiente e l’altro c’è differenza di
pressione, deve essere adeguatamente sigillato l’interno dei tubi di protezione dei cavi (fig. 20).
La propagazione attraverso la conduttura è impedita dai provvedimenti sopra illustrati, analogamente si deve
impedire la propagazione del gas da zona pericolosa a zona non pericolosa, attraverso le aperture realizzate nella
parete per il passaggio della conduttura. A tale scopo è necessario sigillare le aperture realizzate per il passaggio e
ripristinare la separazione tra i due luoghi (fig. 19 e 20). La sigillatura non deve necessariamente garantire il ripristino
delle caratteristiche di resistenza al fuoco della struttura forata, a meno che non sia richiesto da altre norme (ad
esempio se il luogo è anche a maggior rischio in caso di incendio).
Figura 19 – esempio di passaggio di una conduttura da luogo pericoloso a luogo non pericoloso
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Figura 20 – esempio di passaggio di una conduttura da luogo pericoloso a luogo non pericoloso con differenza di pressione
Contro la propagazione dell’incendio, sono previsti cavi non propaganti la fiamma conformi alla norma IEC 60332,
parti 1 e 2 (CEI 20-35). Non sono richiesti cavi non propaganti l’incendio conformi alla parte 3 della norma IEC 60332
(CEI 20-22).
Si ricorda che i cavi non propaganti la fiamma se installati in fascio, non sono autoestinguenti (la norma CEI 64-8
sezione 751 ne chiede l’installazione individuale o distanziando più cavi tra loro almeno 25 cm). Per le installazioni in
fascio è bene prevedere cavi non propaganti l’incendio conformi alla parte 3 della norma IEC 60332 (CEI 20-22),
verificando che il quantitativo installato in fascio sia inferiore o uguale al fascio di prova.
Tubi metallici
Per i tubi metallici protettivi dei cavi, ci si deve riferire alle norme nazionali o ad altre norme. Le norme IEC relative ai
tubi sono attualmente allo studio.
In mancanza di riferimenti normativi specifici tra le norme del pericolo di esplosione, si ritiene utile riferirsi alla
letteratura tecnica.
Innanzitutto è bene assicurarsi di evitare il rischio che l’infilaggio dei cavi nei tubi possa causare il rischio di lesioni
all’isolante del cavo. A tale scopo i tubi metallici devono essere lisci internamente.
I tubi metallici devono essere scelti come segue:
a) Tubi di tipo pesante in acciaio, filettati, trafilati da lingotto o saldati in continuo. Si ritengono idonei i tubi
conformi alle norme UNI 7683 e UNI EN 10255 (che dal 2005 ha sostituito la norma UNI 8863); oppure
b) Tubi metallici di tipo flessibile o di materiale di costruzione composita (per esempio tubo metallico con
rivestimento plastico o elastomerico) ad alta e molto alta resistenza meccanica, conformi alla norma ISO
10807. Si ritengono utilizzabili i tubi flessibili della tabella CEI-UNEL 95128, indicati con la sigla “FNN”.
Quando un tubo metallico entra o esce da un luogo pericoloso, per evitare la propagazione dell’atmosfera esplosiva
attraverso le tubazioni, si deve prevedere l’installazione sul tubo di un raccordo di bloccaggio.
Il raccordo di bloccaggio è prescritto anche adiacente alla custodia, al fine di preservarne il grado di protezione (ad
esempio IP54).
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Se gli accessori dell’impianto in tubo metallico sono installati a monte (nel senso della corrente in ingresso
nell’apparecchiatura) del raccordo di bloccaggio nelle vicinanze della custodia, sono considerati accessori Ex e non
necessitano di certificazione, ma devono essere conformi alle relative tabelle CEI-UNEL e/o alle norme UNI.
Se gli accessori dell’impianto in tubo metallico sono installati a valle (nel senso della corrente in ingresso
nell’apparecchiatura) del raccordo di bloccaggio nelle vicinanze della custodia, ovvero si trovano tra il raccordo di
bloccaggio e la custodia, allora sono considerati componenti Ex e sono certificati da un organismo notificato che
emette un certificato CE di conformità del componente con il simbolo “U” in calce al numero del certificato. Si ricorda
che un componente Ex, secondo la Direttiva 94/9/EC, non è dotato di funzione propria, ma è necessario al
funzionamento in sicurezza della costruzione nel suo complesso. Pertanto è la costruzione, completa di accessori, che
dovrà essere marcata CE in conformità alla Direttiva 94/9/EC.
Le custodie a prova di esplosione Ex “d” e le apparecchiature costruite per l’ingresso in tubo, sono filettati dal
costruttore, così come i raccordi a tre pezzi, i raccordi di bloccaggio, cassette e tutti gli accessori. L’installatore deve
preoccuparsi di eseguire la filettatura del tubo, con le caratteristiche idonee all’accoppiamento.
Il tubo metallico deve essere filettato per le connessioni con gli accessori e per l’ingresso nella costruzione. Deve
essere garantito un accoppiamento con un minimo di cinque filetti in presa, tra tubo e la custodia dell’apparecchiatura
o tra tubo e raccordo. L’accoppiamento deve essere realizzato serrando a fondo il tubo nel filetto.
Quando il tubo è installato in ambienti in cui vi sia pericolo di corrosione, è necessario che resista a tale sollecitazione
per costruzione (ad esempio tubi zincati a caldo), oppure deve essere protetto contro la corrosione. Si devono evitare
combinazioni di metalli che possono causare la corrosione galvanica.
Quando si ritenga che vi siano le condizioni per un rischio di accumulo di carica elettrostatica, lungo la superficie della
tubazione, la protezione contro la corrosione mediante l’applicazione di uno strato protettivo (ad esempio
verniciatura) con materiale non conduttivo, deve essere effettuata in accordo con quanto previsto dalla norma IEC/EN
60079-0 per le apparecchiature, per atmosfere Gas e/o Polvere (si veda scheda n. 6).
È opportuna una verifica di continuità sul tubo dopo l’applicazione dello strato anticorrosivo.
Percorsi lunghi di tubi protettivi devono essere dotati di idonei dispositivi di drenaggio per assicurare un soddisfacente
drenaggio della condensa. In tal caso, ci si deve assicurare che l’isolamento dei cavi all’interno del tubo sia resistente
all’acqua.
All’interno dei tubi si posano cavi unipolari o multipolari con guaina e sono ammessi anche i cavi unipolari senza
guaina. La scelta del diametro del tubo deve tenere conto del numero di conduttori previsti per ogni circuito, in
relazione anche alle considerazioni in merito a:
- installazione di cavi non propaganti la fiamma e/o non propaganti l’incendio in fascio;
- installazione di cavi di uno stesso circuito in modo tale da mantenere la simmetria ed evitare surriscaldamenti
dovuti a correnti induttive;
Una volta determinato il numero dei cavi per ogni circuito, si sceglie il tubo in modo tale che l’area occupata dai cavi
non sia superiore al:
a) 40% dell’area interna del tubo, per tre o più cavi;
b) 31% dell’area interna del tubo, per due cavi;
c) 53% dell’area interna del tubo, per un solo cavo.
il primo valore è prescritto dalla norma IEC/EN 60079-14 per l’installazione di tre o più cavi in tubo, ma nulla è detto
dalla norma per la scelta del tubo idoneo all’installazione di due cavi o un cavo solo. I valori riportati in b) e c) sono
tratti dalla letteratura tecnica e costituiscono una indicazione utile per garantire la sicurezza.
Il tubo può essere utilizzato come conduttore di protezione, quando la giunzione filettata è idonea a trasportare la
corrente di guasto, l’accoppiamento è serrato a fondo ed è garantita la continuità.
I tubi metallici flessibili, sono in genere utilizzati per il collegamento all’impianto di apparecchiature mobili oppure
soggette a vibrazioni (ad esempio i motori).
Il tubo flessibile deve essere installato, seguendo il flusso della corrente di alimentazione, prima del raccordo di
bloccaggio, montato nelle immediate vicinanze della costruzione Ex. In questo modo assume il ruolo di accessorio Ex e
non necessita di certificazione ma solo di rispondenza alle norme.
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Se venisse installato tra l’apparecchiatura e il raccordo di bloccaggio, il tubo flessibile modificherebbe il volume della
costruzione Ex. Ad esempio nel caso di costruzioni Ex “d”, il volume della custodia con in più il volume corrispondente
al tubo flessibile, non si potrebbe più considerare prossimo a quello considerato nelle prove di sovrapressione statica
e di esplosione. In questo caso, il tubo flessibile, fino al raccordo di bloccaggio dovrebbe essere provato insieme alla
custodia e certificato come componente Ex. Risulta quindi decisamente più pratico installare il tubo flessibile sempre
dopo il raccordo di bloccaggio, che la norma richiede più vicino possibile alla custodia Ex “d”.
Le cassette di infilaggio sono in genere previste allo scopo di facilitare la posa dei cavi dentro ai tubi, ma possono
essere anche utilizzate per effettuare giunzioni. In questo caso si rende necessario il ripristino totale dell’isolamento (.
Le cassette di infilaggio così utilizzate sono da considerarsi accessori dell’impianto. In corrispondenza delle cassette di
infilaggio utilizzate per eseguire derivazioni con il ripristino dell’isolamento della giunzione, non è necessaria
l’installazione di raccordi di bloccaggio.
Le cassette di derivazione sono invece costruzioni Ex, realizzate con uno dei modi di protezione della naorma IEC/EN
60079.
Tra i modi di protezione più diffusi per le cassette di derivazione, vi sono i modi di protezione “d”, “e” per gli impianti
in Zona 1 e “nA” per impianti in Zona 2.
Le cassette di derivazione utilizzate negli impianti in tubo sono generalmente con modo di protezione “d”.
Nota 1: La protezione del cavo con tubo metallico, viene utilizzata anche in impianti in cui le apparecchiature hanno un
diverso modo di protezione e consentono l’ingresso dei cavi nell’apparecchiatura con pressacavi. È il caso di cassette di
derivazione con modo di protezione “e” oppure “nA”. In tali casi la norma non vieta l’interruzione della protezione
meccanica per permettere l’ingresso del cavo nella costruzione. Si deve tuttavia prestare attenzione al rischio di
propagazione dell’atmosfera esplosiva attraverso la conduttura e ci si deve assicurare che la probabilità di danni
meccanici nel tratto di cavo, dall’interruzione della protezione all’apparecchiatura, sia trascurabile. La non
propagazione dell’atmosfera esplosiva attraverso il tubo è assicurata dall’installazione di raccordi di bloccaggio.
In qualità di costruzioni Ex , le cassette di derivazione, hanno caratteristiche ben definite (numero di morsetti, sezione
dei conduttori minima e massima collegabili, classe di temperatura, ecc.) che implicano una rigorosa osservazione
delle istruzioni del costruttore. Ad esempio se in una scatola di derivazione è previsto dal costruttore un numero
definito di morsetti e che la connessione debba essere realizzata con un cavo per ogni morsetto, non sarà possibile
connettere più cavi nello stesso morsetto, né tantomeno sarà possibile inserire un morsetto volante. Il rischio è di
introdurre variazioni di temperatura che possano vanificare la classe di temperatura della cassetta.
Nel connettere i conduttori ai morsetti è buona norma, ad esempio se i morsetti sono a vite, serrare il cavo con la
coppia di serraggio indicata dal costruttore, sia per evitare fenomeni di riscaldamento localizzati dovuti al cattivo
contatto (resistenza localizzata), sia per assicurare che il cavo non possa sfilarsi (le morsettiere certificate sono
sottoposte a prove di trazione sul cavo connesso al morsetto). Ad ogni modo il collegamento è da effettuarsi in modo
da evitare trazioni sui morsetti.
L’installazione di cassette Ex “d” necessita l’installazione di raccordi di bloccaggio, nelle vicinanze della cassetta di
derivazione, per ogni ingresso in tubo della custodia.
Si può osservare che, da quanto detto al punto a), appare evidente che più il raccordo di bloccaggio è vicino alla
custodia Ex “d”, più il volume dell’installazione si avvicina al volume della custodia del campione provato
73
dall’organismo notificato (per l’esame CE del tipo), per il quale è garantita la tenuta alla pressione e la laminazione
della fiamma.
Dopo l’installazione, i raccordi di bloccaggio devono essere riempiti con una miscela di bloccaggio con caratteristiche
indicate nella IEC/EN 60079-1 e nella tabella CEI-UNEL 95140. Le caratteristiche della miscela devono essere tali da
essere in grado di riempire completamente gli spazi e devono mantenersi nel tempo.
La miscela di bloccaggio è composta da una base (resina con carica) e dall’induritore, che devono essere miscelati
secondo quanto indicato dal produttore della miscela. A tal fine si prepara la miscela mescolando la base e
aggiungendovi l’induritore.Si deve preparare il composto in modo tale da essere utilizzato entro circa 20 minuti dalla
miscelazione di base ed induritore, in quanto dopo tale tempo il processo di polimerizzazione è già iniziato e la miscela
presenta una viscosità elevata. Il composto deve essere versato nel giunto prima che raggiunga la viscosità massima
ammessa.
Il giunto deve essere preparato prima dell’aggiunta della miscela bloccante, predisponendo un premistoppa realizzato
con cascame di fibre naturali o sintetiche, introdotto per chiudere gli spazi tra cavo e parete del tubo e, nel caso di più
cavi, tra cavo e cavo, in modo tale che la miscela si interponga tra di essi ed evitare che questa possa scorrere lungo il
tubo prima del definitivo indurimento. Nei raccordi di bloccaggio installati in tubazioni orizzontali, il premistoppa deve
essere predisposto in corrispondenza di entrambi gli estremi del raccordo corrispondenti all’ingresso e uscita dei cavi.
Dopo questa operazione si può versare la miscela nel giunto, con l’accorgimento di evitare la formazione di cavità o
porosità. Il riempimento di raccordi con volume superiore a 300 ml, si deve effettuare a più riprese con intervallo di
tempo sufficiente a disperdere il calore prodotto dalla reazione di attivazione e indurimento. Tale precauzione può
essere utile anche per il riempimento di raccordi di dimensione minore, al fine di evitare formazione di spazi vuoti e
verificare l’eventuale abbassamento del livello dopo l’indurimento, per effettuare i rabbocchi necessari.
Generalmente si usa ingrassare il filetto del tappo del raccordo per evitare che residui del composto bloccante
possano attaccarsi ai filetti e impedire l’avvitamento del tappo.
Figura 21 – Raccordo di bloccaggio per installazione su tubi verticali, del tipo GV (da Tabella CEI-UNEL 95120)
In genere la miscela impiega alcuni giorni a concludere il processo di indurimento, a seconda della temperatura
ambiente. Il tempo di polimerizzazione è indicato dal costruttore e non deve superare 5 giorni alla temperatura di +5
°C. Il costruttore fornisce inoltre le istruzioni per la preparazione e il corretto utilizzo della miscela; le indicazioni
fornite pocanzi sono di carattere generale e da confrontarsi con le istruzioni del produttore della miscela.
I raccordi di bloccaggio sono scelti a seconda che debbano essere installati in tubazioni orizzontali o verticali, in base ai
tipi indicati nelle tabelle CEI-UNEL 95120 e 95121.
74
I raccordi di bloccaggio per tubazioni verticali sono indicati con la sigla “GV”, che possono essere utilizzati solo per tale
applicazione (figura 21).
Nelle tubazioni orizzontali si utilizzano solo i raccordi di bloccaggio indicati con la sigla “GZ”, che tuttavia possono
essere utilizzati anche nelle tubazioni verticali (figura 22). Nelle installazioni orizzontali, il raccordo “GZ”, è bene sia
installato con il tappo verso l’alto e coperchio in posizione verticale, inoltre si deve inclinare leggermente l’asse
trasversale in modo che il tappo si trovi più in alto rispetto alla posizione orizzontale, in questo modo si favorisce il
riempimento senza la formazione di sacche di aria.
Figura 22 a) Figura 22 b)
Figura 22 - Raccordo di bloccaggio per installazione su tubi verticali e orizzontali, del tipo GZ (da Tabella CEI-UNEL 95121)
75
Nell’installare custodie Ex “d” con giunti piani, è necessario verificare che eventuali ostacoli rigidi, non facenti parte
della custodia, come strutture d’acciaio, pareti, tettoie, staffe, tubazioni, macchinari e altre costruzioni elettriche, sia
inferiore a (si veda figura 16, paragrafo 5,3 del Capitolo 3):
- 10 mm per custodie Ex d IIA;
- 30 mm per custodie Ex d IIB;
- 40 mm per custodie Ex d IIC;
eccezioni possono essere fatte se la costruzione elettrica è stata provata per una distanza di separazione inferiore.
Nota 1: quanto sopra riportato per il gruppo di costruzioni elettriche IIC e le prescrizioni che sono illustrate al presente
paragrafo per detto gruppo di costruzioni elettriche, si devono applicare anche alle costruzioni contrassegnate con il
modo di protezione Ex d IIB+H2.
I giunti a prova di esplosione devono essere protetti contro la corrosione e gli interstizi contro la penetrazione di
acqua.
Per la protezione contro la corrosione dei giunti, è ammesso:
- applicare del grasso (ad esempio i grassi a base di silicone) non indurente o agenti anticorrosivi. Tali sostanze
non devono essere indurenti per garantire la separazione dei giunti;
- l’impiego di nastri tessili non indurenti contenenti grasso, da impiegarsi all’esterno del giunto e limitato ad un
solo strato sulle parti del giunto flangiato. Il nastro si deve sostituire quando danneggiato. L’impiego dei
nastri tessili è:
• consentito per costruzioni IIA;
• consentito per costruzioni IIB, realizzando la nastratura in modo che l’interstizio tra le superfici del
giunto non superi 0,1 mm, indipendentemente dalla larghezza della flangia;
• non consentito per apparecchiature IIC;
- verniciare la custodia dopo il montaggio completo, ma non il giunto a prova di esplosione prima del
montaggio. Nel caso di verniciatura della custodia dopo il montaggio, è bene ricordare che vi sono limitazioni
allo spessore di vernice non conduttrice, in funzione del gruppo della costruzione IIA, IIB e IIC, per evitare
l’accumulo di carica elettrostatica sulla superficie dell’apparecchiatura. I limiti agli spessori sono gli stessi
riportati nella scheda n. 6.
Le entrate dirette sono realizzate mediante condutture che entrano direttamente nella custodia Ex”d” (fig. 23).
Se l’impianto è realizzato con condutture formate da cavi unipolari/multipolari con guaina o unipolari senza guaina,
protetti da tubi metallici (impianto in tubo), l’entrata nella custodia è realizzata mediante un raccordo di bloccaggio.
In genere, tra il raccordo di bloccaggio e la custodia, si interpone un raccordo a tre pezzi. Questo accorgimento
permette di scollegare l’apparecchiatura senza disfare il raccordo di bloccaggio. In questo tipo di ingresso il raccordo
di bloccaggio deve essere posto il più vicino possibile alla custodia. (fig. 23.a).
Nel caso di impianto in cavo, un ingresso diretto è realizzato montando nella parete della custodia un pressacavo, che
deve garantire lo stesso livello di protezione della custodia e quindi avere lo stesso modo di protezione, al fine di
assicurare la conservazione delle caratteristiche della costruzione. L’ingresso diretto con cavo viene realizzato con
pressacavi Ex”d” (fig. 23.b).
76
Figura 23 – schematizzazione del sistema di entrata diretto nelle apparecchiature Ex “d”
Nelle entrate indirette, le condutture non entrano direttamente nell’apparecchiatura Ex”d”. La custodia con modo di
protezione “d” è collegata ad un’altra apparecchiatura, in genere con modo di protezione Ex”d” oppure Ex”e”. La
conduttura entra nella seconda apparecchiatura, in genere una cassetta di giunzione con all’interno componenti non
scintillanti. Il collegamento tra i morsetti della casetta di giunzione e l’apparecchiatura Ex”d” è realizzato dal
costruttore che predispone dei passanti sigillati (ad esempio costruiti da una bussola contenente dei cavi sigillati
singolarmente mediante resina), fissati alle pareti delle due costruzioni (ad esempio mediante filettatura). Il
collegamento della conduttura viene eseguita dall’installatore che connette il cavo ai morsetti della cassetta di
giunzione. (fig. 24).
77
Se l’impianto è in tubo, la cassetta di giunzione da utilizzare deve essere con modo di protezione “d” e l’ingresso è
realizzato mediante raccordo di bloccaggio con interposto giunto a tre pezzi, tra il raccordo di bloccaggio e la cassetta
di giunzione. (fig. 24.a).
Quando l’impianto è in cavo, la cassetta di giunzione può essere a prova di esplosione “d” oppure a sicurezza
aumentata “e”. Nel primo caso l’ingresso del cavo è realizzato mediante pressacavo Ex”d”, nel secondo caso con un
pressacavo Ex”e”. (fig. 24.b).
Nelle apparecchiature Ex”d”, le entrate in cavo consentite dalla IEC/EN 60079-14, indipendentemente dal fatto che
siano dirette o indirette, sono le seguenti:
a) dispositivo di entrata del cavo conforme alla IEC/EN 60079-1 e certificato come parte della costruzione
quando è provato con campione di cavo specifico.
Sono entrate in cavo (pressacavo a prova di esplosione) particolari provate e certificate con collegato un cavo
del quale sono dichiarati costruttore, caratteristiche costruttive, dimensioni, sezione, ecc;
b) pressacavi a prova di esplosione con tenuta a compressione incorporata per cavi con isolamento e guaina
estrusi di tipo termoplastico, termoindurente o elastomerico, sostanzialmente compatto, di forma circolare,
con eventuale riempitivo non igroscopico.
Sono pressacavi Ex”d” costruttivamente realizzati come i pressacavi di cui al punto a), ma non certificati per
uno specifico cavo. La tenuta è garantita dalla compressione di un anello elastico (cavo non armato) o più
anelli elastici (cavo armato).
Poiché la tenuta dipende dall’anello elastico (elastomerico), che nel tempo può allentarsi per sollecitazioni di
vibrazione o invecchiamento, la norma ne limita l’uso secondo il Flow Chart di fig. 25;
d) dispositivo di bloccaggio a prova di esplosione (es. muffola o camera di sigillatura), come specificato nella
documentazione della costruzione, o avente componenti approvati e che impiega dispositivi di entrata del
cavo, appropriati per il cavo usato. I dispositivi di tenuta, quali muffole o raccordi, devono contenere un
sigillante o altri idonei sistemi di tenuta, che garantiscano la tenuta intorno ai singoli conduttori. I dispositivi
di tenuta devono essere posizionati in corrispondenza dei cavi nella costruzione;
e) dispositivi di ingresso del cavo a prova di esplosione che incorporano tenute riempite con sigillante o altre
soluzioni equivalenti per la tenuta;
La tenuta del pressacavo Ex”d” è garantita dalla compressione di un anello elastomerico che avvolge il diametro
esterno del cavo e non permette la propagazione della fiamma all’esterno della costruzione Ex”d”. Per questo motivo,
è fondamentale che la scelta del pressacavo sia effettuata in funzione del diametro esterno del cavo.
I pressacavi Ex”d” sono certificati e marcati in conformità alla direttiva 94/9/EC ed alla Norma EN 60079-1.
Nella documentazione del pressacavo, è riportato il tipo di cavo da utilizzare (armato o non armato) e il diametro
minimo e massimo per cui è garantita la tenuta.
Non si devono infilare più cavi nello stesso pressacavo Ex”d”, né “adattare” il cavo con nastro isolante o altri mezzi, se
di sezione inferiore a quella prevista.
I pressacavi per cavi non armati del tipo a) o b), sono dotati di un solo anello di tenuta.
I pressacavi per cavi armati del tipo a) o b), sono dotati di due anelli di tenuta: uno verso la parte da connettere alla
costruzione, che fa tenuta sul diametro interno del cavo e garantisce la non propagazione della fiamma, l’altro
posizionato sul lato linea, per la tenuta sulla guaina esterna del cavo.
All’interno del pressacavo, l’armatura è bloccata da anelli conici che garantiscono la continuità elettrica della messa a
terra.
78
Figura 25 – Scelta dei dispositivi di entrata dei cavi in custodia Ex”d” per cavi di cui alla lettera b)
Le custodie a sicurezza aumentata dotate solamente di certificato come componente Ex (contrassegnate con una “U”),
non devono essere installate. Esse devono sempre avere un certificato come apparecchiatura per l’intero assieme.
79
4.2.1 Grado di protezione delle custodie
La norma IEC/EN 60079-14 fissa le seguenti prescrizioni per le installazioni delle apparecchiature Ex”e”:
- custodie contenenti parti nude attive devono avere grado di protezione ≥ IP54
- custodie contenenti solo parti isolate devono avere grado di protezione ≥ IP44
- macchine elettriche rotanti (escluse morsettiere e parti nude conduttrici), installate in ambienti puliti e
regolarmente controllate da personale qualificato, devono avere custodie con grado di protezione ≥ IP20. I
limiti di installazione devono essere riportati sulla macchina.
La conservazione del grado di protezione IP dell’apparecchiatura è molto importante, in quanto uno dei principi
fondamentali del modo di protezione “e” è basato sul mantenimento delle distanze di isolamento in aria e superficiale
dei componenti in tensione della costruzione. Un eventuale ingresso nell’apparecchiatura di corpi solidi e/o acqua,
possono accorciare il percorso conduttore tra due parti in tensione dell’apparecchiatura, fino al verificarsi la rottura
del dielettrico con la conseguente formazione di arco elettrico.
Nell’installare l’apparecchiatura Ex”e” si deve sempre prestare la massima attenzione a quelle operazioni che possono
inficiare il grado di protezione, a cominciare dagli ingressi in cavo dell’apparecchiatura.
Gli ingressi nella custodia non utilizzati devono essere sigillati mediante elementi di chiusura , che siano conformi alla
IEC/EN 60079-0 e mantengano il grado di protezione IP54 o quello richiesto o quello dichiarato dal costruttore, nel
caso siano superiori.
INGRESSO IN CAVO
L’ingresso in cavo deve essere tale da rispettare il modo di protezione e non inficiare il grado di protezione IP.
Si deve realizzare mediante opportuni accessori certificati “e” (ad esempio pressacavi Ex”e”), idonei al tipo di cavo
(armato, non armato, ad isolamento minerale). Tali accessori devono essere dotati di un idoneo componente di
tenuta, per garantire il grado di protezione dell’apparecchiatura (minimo IP54).
Ad esempio è idoneo un pressacavo Ex”e” per cavo armato (o non armato, a seconda del cavo usato), con anello di
tenuta elastomerico, che garantisca il grado di protezione almeno IP54 e che abbia resistenza meccanica all’impatto
idonea a quella della costruzione secondo la EN 60079-0, ovvero resistenza ad un impatto di energia pari a 7J oppure
4J. In quest’ultimo caso il costruttore fornisce indicazioni di sicurezza specifiche e sul numero di certificato vi è il post-
fisso “X”.
Per garantire il grado di protezione IP, si deve anche verificare la necessità di una tenuta tra il dispositivo di ingresso
del cavo (pressacavo) e la custodia. In caso di necessità, è possibile ottenere la tenuta con una rondella di tenuta o di
un sigillante per filettatura. Nei pressacavi Ex”e”, in genere, ciò è garantito da un “O-Ring” tra pressacavo e custodia.
80
- se non è consentito dalle istruzioni del costruttore, due conduttori con sezione diversa, non devono
essere collegati nello stesso morsetto, salvo quando essi non siano stati precedentemente accoppiati
con un unico connettore a compressione
- si deve assicurare lo smaltimento del calore prodotto all’interno della custodia al fine di evitare che
la temperatura superi la classe di temperatura della costruzione o la massima temperatura
superficiale.
Questo si può ottenere seguendo le indicazioni delle istruzioni della costruzione relativamente al
numero massimo consentito di terminali, dimensione del conduttore (sezione), massima corrente.
In alternativa, si deve effettuare il calcolo della potenza dissipata (verifica termica), in base ai
parametri specificati dal costruttore, verificando che sia minore del valore massimo nominale di
potenza dissipabile dichiarato per la costruzione (tab. 16).
- per evitare il rischio di cortocircuiti tra conduttori attigui nella morsettiera, l’isolamento di ciascun
conduttore deve essere mantenuto fino al metallo del terminale: la spelatura del cavo deve essere
eseguita rimuovendo solo l’isolante necessario alla connessione; il conduttore nudo non deve
fuoriuscire dalla sede della connessione del morsetto.
81
4.3 Installazione di apparecchiature con modo di protezione “n”
Il modo di protezione “n” è un modo di protezione che, nonostante assicuri un livello di protezione normale (verificato
senza guasti nelle apparecchiature), non è di facile realizzazione. Sia nella costruzione delle apparecchiature, sia nella
realizzazione degli impianti.
Il fatto che nella realizzazione di apparecchiature “n” materiali e progetti, diano la sensazione di trovarsi di fronte ad
una costruzione ordinaria non deve trarre in inganno. Il modo di protezione “n” è complesso da realizzare in quanto
riunisce buona parte dei modi di protezione con i livelli di protezione più elevati: le tecniche per impedire l’innesco
sono le medesime, ma i criteri per l’approvazione richiedono che la protezione sia garantita nelle condizioni di
funzionamento standard.
Le implicazioni rispetto alle regole per la progettazione e l’installazione degli impianti, non sono diverse da quelle di
qualsiasi altro modo di protezione. È necessario operare con lo scopo di preservare il modo di protezione, soprattutto
adottando particolari accorgimenti all’interfaccia tra l’apparecchiatura e l’impianto. Anche per il modo di protezione
“n” è fondamentale prestare la massima attenzione agli ingressi nelle custodie.
Poiché il modo “n” è idoneo solo per le atmosfere Gas ed è suddiviso in sotto-tipi.
A seconda dei principi su cui si basa la protezione del sotto-tipo, si dovranno adottare particolari precauzioni.
I sotto-tipi del modo “n” sono:
NOTA: le prescrizioni per il sotto-tipo “nL” sono state rimosse dalla norma IEC/EN 60079-15 del modo di protezione
“n” e trasferite nella norma IEC/EN 60079-11 della sicurezza intrinseca come “modo di protezione a sicurezza
intrinseca con livello di protezione ic”. I requisiti aggiuntivi per l’installazione degli impianti si trovano di
conseguenza nel paragrafo della IEC/EN 60079-14 relativo alle apparecchiature a sicurezza intrinseca.
4.3.1 Materiali
Nella costruzione delle apparecchiature “n” è molto diffuso l’utilizzo del materiale plastico, sia per i componenti di
sostegno per le parti attive, sia per le custodie.
I materiali non metallici utilizzati, plastici ed elastomerici, contribuiscono alla protezione in ogni caso, sia che siano
utilizzati per la costruzione dei componenti interni a cui è affidata la protezione della costruzione (es. componenti non
scintillanti), sia che siano utilizzati per la costruzione della custodia responsabile del livello di protezione (es. custodia
“nR”).
I materiali non metallici e le parti non metalliche da cui dipende la protezione, devono essere conformi ai requisiti
della IEC/EN 60079-0, in termini di:
- resistenza termica;
- resistenza all’impatto e/o caduta (resistenza meccanica);
- resistenza alla luce;
- caratteristiche per evitare l’accumulo di carica elettrostatica;
- ecc.
per questo è necessario scegliere l’apparecchiatura in funzione delle influenze esterne e installarla in accordo a
quanto riportato nelle istruzioni del costruttore.
82
Parametro da rispettare
Requisito 60079-0 Conseguenze sulla costruzione
nell’installazione
Classe di temperatura e temperatura ambientale definita in relazione alle
Resistenza termica T ambientale
caratteristiche di resistenza termica del materiale
un’analisi di rischio meccanico dovrebbe essere fatta tenendo in considerazione Rischio meccanico
i limiti delle energie di impatto a cui la custodia di un’apparecchiatura “n” è elevato (7 Joule)
Resistenza impatto
sottoposta in prova. L’analisi deve avere lo scopo di valutare la necessità di una Rischio meccanico basso
protezione meccanica addizionale per installazione. (4 Joule)
Se il materiale della custodia non è provato per resistere al sole o l’esito della Protezione contro
Resistenza alla luce prova ha avuto esiti negativi, le istruzioni della costruzione riportano la esposizione alla luce
prescrizione di prevedere una protezione addizionale. solare
Tabella 17 – esempi di influenza delle caratteristiche del materiale non metallico sull’installazione di costruzioni “n”
Le proprietà di respirazione limitata sono garantite dalla limitazione termica nel funzionamento normale
dell’apparecchiatura. La differenza di temperatura tra la custodia e l’ambiente è mantenuta a valori limitati.
Al fine di non inficiare le proprietà termiche della costruzione a respirazione limitata è necessario rispettare i valori
nominali delle grandezze elettriche di alimentazione, specificati dal costruttore.
83
4.4 Installazione di apparecchiature protette mediante custodie Ex “t”
La protezione è attuata mediante l’impedimento dell’ingresso della polvere.
GRUPPO III
LIVELLO DI PROTEZIONE
IIIA IIIB IIIC
ta IP6X IP6X IP6X
tb IP5X IP6X IP6X
tc IP5X IP5X IP6X
4.5 Documentazione
assicurare che ogni installazione sia conforme alle prescrizioni della norma EN 60079-14
quindi che le apparecchiature e gli impianti elettrici siano idonei a:
- ZONA CLASSIFICATA
- MODO DI PROTEZIONE SCELTO PER IL TIPO DI ZONA
- MANTENIMENTO DEL MODO DI PROTEZIONE SCELTO
(l’installazione non deve inficiare il modo di protezione della costruzione)
Documentazione di verifica per ogni installazione (che deve essere tenuta sul posto)
Documentazione che raccolga le informazioni necessarie alla :
- VERIFICA INIZIALE
- VERIFICA PERIODICA
secondo IEC/EN 60079-17, ad esempio costituendo una specie di “Fascicolo Tecnico di
verifica” che contenga :
* elenco e ubicazione delle apparecchiature Correlazione con le
* elenco caratteristiche delle parti di ricambio informazioni sulle
* elenco delle informazioni tecniche condizioni ambientali
dell’installazione
84
5 Verifica e manutenzione degli impianti elettrici
5.1 Introduzione
L’impianto elettrico in una zona pericolosa, assume caratteristiche diverse in funzione di tutte le variabili necessarie a
farlo divenire sicuro, contro la probabilità di innesco dell’atmosfera esplosiva, tali variabili sono:
- tipo di atmosfera esplosiva (gas, polvere);
- probabilità di presenza di atmosfera esplosiva (tipo di zona);
- livello di sicurezza richiesto all’impianto;
- scelta dei modi diversi di protezione a seconda del livello di sicurezza richiesto e della funzione dell’impianto
(energia, misura e controllo, comando, ecc.);
- caratteristiche costruttive e specifiche di installazione delle apparecchiature, diverse per ogni modo di
protezione;
- caratteristiche dell’impianto elettrico di alimentazione delle apparecchiature Ex, a seconda del tipo di zona;
- caratteristiche dell’impianto elettrico a seconda del modo di protezione di ogni apparecchiatura Ex.
In un impianto elettrico, la cui sicurezza dipende da così tanti fattori, è sufficiente una variazione anche minima di una
delle caratteristiche, che il sistema non garantisce più la sicurezza contro l’esplosione.
Soprattutto si evidenzia il delicato confine tra “apparecchiatura Ex” e “impianto elettrico di alimentazione”, poiché
coinvolge differenti figure ognuna con la propria responsabilità: il costruttore dell’apparecchiatura elettrica, il
progettista degli impianti elettrici, l’installatore ed il manutentore.
Il livello di sicurezza di un apparecchio è garantito dal costruttore che, a rigore di legge (Direttiva Atex 94/9/EC),
comunica attraverso le istruzioni per l’uso e la manutenzione, tutti i comportamenti necessari per:
- una corretta installazione, indicando quali siano le operazioni critiche per la sicurezza e come devono essere
eseguite per garantire la protezione;
- informazioni di sicurezza aggiuntive, ad esempio se la protezione dipende da comportamenti nella gestione
dell’apparecchiatura (per esempio, se una custodia in materiale plastico è provata per energie di impatto pari
a 4J, sul numero di certificato è riportata una “X” e le istruzioni devono specificare di prevedere ulteriori
barriere o mezzi per la protezione contro i danni meccanici);
A valle dell’apparecchio installato, cessa la responsabilità del costruttore e comincia quella dell’impiantista. Ed è
sempre un passaggio delicato. In primo luogo l’impiantista ha l’obbligo di operare una corretta scelta
dell’apparecchiatura, in funzione della zona pericolosa, che non può demandare al costruttore (il costruttore
“dichiara” solamente dove la sua apparecchiatura non causa l’innesco dell’atmosfera esplosiva, attraverso Gruppo e
Categoria dell’apparecchio).
Durante l’installazione, è fondamentale avere sempre presente la finalità e le caratteristiche del modo di protezione
delle apparecchiature che si stanno installando, ad esempio, se si installano apparecchiature Ex “e” si dovranno
eseguire alla lettera le indicazioni del costruttore sui limiti di connessione dell’apparecchiatura, si dovranno curare nel
dettaglio il rispetto delle distanze di isolamento, ecc.
Infine, ma fondamentale come le fasi precedenti, si deve assicurare la conservazione nel tempo delle caratteristiche
che garantiscono la sicurezza: un impianto in luogo con pericolo di esplosione, non è sicuramente un impianto da
lasciare a sé stesso fino a che un guasto non richieda la sostituzione di uno dei suoi componenti.
Anche se abbiamo visto come le apparecchiature idonee per Zona 0, 1 e 20, 21, siano costruite, provate e certificate
per garantire la sicurezza anche nel funzionamento in guasto, tuttavia è necessario garantire che le caratteristiche del
modo di protezione si conservino nel tempo. Ad esempio, una costruzione Ex “tb” è idonea all’installazione in Zona 21,
poiché garantisce una protezione contro l’ingresso di polvere per mezzo del grado di protezione almeno uguale a IP6X.
Il grado di protezione è in genere garantito dalla guarnizione. Le prove di tipo effettuate per la certificazione,
garantiscono che la guarnizione sia stata sottoposta a invecchiamenti per verificarne la tenuta nel tempo; tuttavia le
condizioni operative reali, le aperture e chiusure della custodia (magari per controllo o manutenzione dei componenti
interni dell’apparecchiatura), possono nel tempo far perdere le qualità elastiche della guarnizione ed influire
negativamente sul grado di protezione IP6X, da cui dipende il modo di protezione. La verifica periodica della custodia,
assume in questo caso importanza vitale per la sicurezza dell’apparecchiatura.
È essenziale che per tutta la durata della vita attiva degli impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione, sia
mantenuta l’integrità delle specifiche caratteristiche delle costruzioni elettriche Ex e delle caratteristiche degli
impianti che sono fondamentali per il funzionamento sicuro delle apparecchiature e per la sicurezza; esse richiedono
pertanto una verifica iniziale ed anche:
85
a) regolari verifiche periodiche; oppure
b) continua supervisione da parte di personale esperto.
In questo capitolo verranno illustrate alcune procedure, regole e prescrizioni tratte dalla norma IEC/EN 60079-17, che
regola la verifica e la manutenzione degli impianti elettrici in atmosfere esplosive per la presenza di Gas/vapori o
Polvere combustibile.
5.2 Le verifiche
5.2.1 Definizioni
Per meglio comprendere i tipi di verifica e i livelli diversi delle verifiche sugli impianti elettrici nei luoghi con pericolo di
esplosione, è necessario essere a conoscenza di alcune definizioni utilizzate nella norma, a cominciare dal concetto di
“verifica”:
“azione che implica l’attento esame di un componente dell’impianto, eseguita senza smontarlo, oppure, se
necessario, con l’aggiunta di un parziale smontaggio, completata talora da misure, al fine di raggiungere una valida
conclusione sullo stato del componente stesso”.
In sostanza una verifica è un controllo, attraverso l’esame a vista (senza smontare il componente dell’impianto)
oppure un’analisi più approfondita mediante l’esame approfondito delle caratteristiche, anche con l’ausilio di misure,
dei requisiti di installazione del componente ed alcuni requisiti del componente stesso, che garantiscono la
protezione.
La norma IEC/EN 60079-17 riporta nella definizione del proprio “campo di applicazione”:
“La presente parte della IEC 60079 è destinata agli utilizzatori e copre gli aspetti direttamente connessi con la verifica e
la manutenzione degli impianti elettrici situati entro luoghi pericolosi, dove il pericolo può essere costituito da gas
infiammabili, vapori, nebbie, polveri, fibre o residui volatili di filatura. Essa non comprende:
- le altre prescrizioni fondamentali per l’installazione e la verifica degli impianti elettrici;
- le verifiche delle apparecchiature elettriche;
- la riparazione e il ripristino di apparecchiature protette dall’esplosione (vedere IEC 60079-19)…
… In caso di polveri, fibre o residui volatili di filatura, il livello di pulizia può influenzare le prescrizioni per la verifica e la
manutenzione.
La presente Norma è destinata all’applicazione dove possa esistere un rischio dovuto alla presenza di miscele esplosive
di gas o polveri in aria, o di strati di polvere combustibile in condizioni atmosferiche normali.”
Sono escluse dall’applicazione della norma le miniere, le aree con presenza di miscele ibride (polvere e gas), polveri di
esplosivi, sostanze piroforiche.
Sono previsti diversi tipi di verifiche, a seconda della vita dell’impianto: quando l’impianto è nuovo (appena installato)
e quando si debba mantenere efficiente l’impianto una volta entrato in servizio (impianto esistente).
I tipi di verifiche previste dalla norma sono le seguenti:
- verifica iniziale: verifica di tutte le apparecchiature elettriche, dei sistemi e degli impianti elettrici prima che
essi vengano messi in servizio;
- verifica periodica: verifica di tutte le apparecchiature elettriche, dei sistemi e degli impianti elettrici
effettuata in modo sistematico, con frequenza definita;
- verifica a campione: verifica eseguita su una parte proporzionale delle apparecchiature elettriche, dei sistemi
e degli impianti elettrici;
- supervisione continua: presenza, ispezione, assistenza, cura e manutenzioni frequenti dell’impianto elettrico
da parte del personale esperto, presente durante le normali attività, che conosca lo specifico impianto e il
suo ambiente, con lo scopo di preservare le caratteristiche di protezione dall’esplosione dell’impianto in
condizioni soddisfacenti.
Ogni tipo di verifica può essere effettuata con un grado differente. A seconda della verifica da effettuare su un
impianto, può essere necessario eseguirla con uno o più gradi tra i seguenti:
- esame a vista: verifica che permette di identificare i difetti che sono visibili ad occhio nudo, senza l’uso di
mezzi d’accesso o di utensili, quali bulloni mancanti;
86
- verifica ravvicinata: verifica che implica gli stessi aspetti dell’esame a vista e, inoltre, identifica i difetti, quali i
bulloni allentati, che possono essere rilevati solo usando mezzi di accesso, per esempio scale, ove necessario,
ed attrezzi. La verifica ravvicinata non richiede generalmente che la custodia venga aperta, e nemmeno che
l’apparecchio venga messo fuori tensione;
- verifica approfondita (dettagliata): verifica che implica gli aspetti della verifica ravvicinata ed inoltre,
identifica i difetti, quali le connessioni interne allentate, che si possono rilevare con l’apertura della custodia
e/o usando, ove necessario, utensili ed apparecchi di misura. In genere è necessario sezionare
l’apparecchiatura dalla rete di alimentazione.
La documentazione è utile solo se tutte le sue parti e le informazioni che contiene, sono aggiornate costantemente, a
cominciare dalla documentazione di classificazione, che dovrebbe essere periodicamente ripresa per verificare se le
condizioni ambientali e le condizioni da cui dipende la definizione delle zone sono immutate.
87
Si possono poi preparare schede riassuntive per ogni apparecchiatura o porzione di impianto, da poter
utilizzare durante la verifica, nelle quali compaiano le informazioni contenute nella documentazione di
archivio e il riferimento di catalogazione, per un rapido recupero in caso di anomalie riscontrate. I campi di
dette schede riassuntive, potrebbero essere, ad esempio:
Dopo aver effettuato qualsiasi regolazione, manutenzione, riparazione, ripristino, modifica o sostituzione si deve
procedere alla verifica dell’apparecchiatura o dei componenti interessati in accordo con le posizioni pertinenti della
colonna relativa alla verifica dettagliata nelle schede di verifica (tab. da 18 a 21)
In caso di polveri, fibre o residui volatili di filatura, la pulizia può influenzare le prescrizioni per la verifica e la
manutenzione.
La lista e il metodo di identificazione utilizzato per la gestione delle apparecchiature Ex, devono dare la possibilità di
tenere traccia della sostituzione di un’apparecchiatura, che può avere contrassegni di certificazione e dettagli diversi
rispetto all’originale.
Se in un determinato momento, la classificazione del luogo pericoloso o i requisiti dei livelli di protezione delle
apparecchiature vengono modificati, o se qualsiasi apparecchiatura elettrica viene spostata da un luogo ad un altro, si
deve effettuare una verifica per assicurarsi che il modo di protezione e la classe di temperatura, all’occorrenza, siano
adatti alle nuove condizioni. In tal caso, per esempio, può tornare utile la scheda riassuntiva della documentazione
d’archivio che contiene le informazioni sull’apparecchiatura.
In alternativa alle verifiche periodiche, si attua la sorveglianza continua da parte di personale esperto: l’installazione
viene ispezionata su base regolare nel normale corso del funzionamento.
L’obiettivo della supervisione continua consiste nel permettere una precoce individuazione dell’insorgere dei guasti e
di una loro successiva riparazione. Essa conta sul personale esperto dell’impianto, presente nel corso delle normali
attività (ad esempio l’installazione, le modifiche, le ispezioni, la manutenzione, l’esame dei guasti, i lavori di pulizia, di
controllo, di commutazione, di collegamento e di disconnessione, di regolazione e taratura, le prove funzionali, le
misure, etc.) che fa uso della propria esperienza per individuare i guasti e le modifiche nelle fasi preliminari.
La frequenza della presenza e delle verifiche che sono alla base della supervisione continua, devono essere
determinate tenendo presente l’ambiente dello specifico impianto rispetto al deterioramento previsto
dell’apparecchiatura, il suo utilizzo e l’esperienza maturata. Una parte di un impianto dotato di una significativa
quantità di sistemi protetti dall’esplosione, deve essere visitato con una frequenza almeno settimanale, per essere
parte del principio di sorveglianza continua.
La supervisione continua utilizza, a seconda dei casi, le verifiche a vista o ravvicinate delle tabelle da 18 a 21.
I risultati di tutte le verifiche iniziali, periodiche e a campione, devono essere registrati e conservati. Inoltre, la
documentazione dell’installazione deve fornire informazioni sufficienti relativamente a:
a) la cronologia delle attività di manutenzione, con le indicazioni che giustifichino tali attività, e
b) la verifica dell’efficacia dell’approccio della supervisione continua.
Bisogna tenere una registrazione dei difetti riscontrati e delle azioni correttive intraprese.
La continua supervisione da parte di personale esperto non elimina le prescrizioni per le verifiche iniziali e a campione.
Per le apparecchiature elettriche portatili, mobili o trasportabili, che sono particolarmente soggette a danneggiamenti
o a uso non corretto, può essere necessario ridurre l’intervallo di tempo tra verifiche periodiche. Le apparecchiature
elettriche movibili devono essere sottoposte a una verifica ravvicinata almeno ogni 12 mesi. Le custodie che sono
aperte frequentemente (come l’alloggiamento delle batterie) devono essere sottoposte ad una verifica approfondita
89
almeno ogni 6 mesi. Inoltre, le apparecchiature devono essere verificate a vista dall’utente, prima dell’utilizzo, per
assicurarsi che non siano visibilmente danneggiate.
La supervisione continua non è praticabile per apparecchiature non fisse o per le quali non è possibile la presenza
continua durante le normali attività.
Figura 26 – Procedura tipica per le verifiche periodiche (tratto dall’allegato A della norma IEC/EN 60079-17)
90
5.5 Qualifica del personale
La verifica e la manutenzione degli impianti devono essere eseguite da personale con esperienza, il cui addestramento
abbia incluso istruzioni sui vari modi di protezione, sulle modalità di installazione, sulle prescrizioni della presente
Norma, sulle leggi nazionali e norme aziendali pertinenti l’impianto e sui principi generali della classificazione dei
luoghi pericolosi. La preparazione, formazione e addestramento continui del personale devono essere effettuati
mediante regolari corsi di aggiornamento. La prova dell’esperienza e della formazione dichiarate deve essere
disponibile.
Quando il personale esperto ispezionata un’installazione, su base regolare nel normale corso del funzionamento, oltre
a soddisfare le prescrizioni di cui sopra, deve:
a) essere a conoscenza del processo e delle implicazioni ambientali relative al deterioramento dell’apparecchiatura
specifica all’interno dell’impianto, e
b) effettuare esami a vista e/o verifiche ravvicinate come parte delle proprie normali attività programmate, così
come verifiche dettagliate in caso di eventuali sostituzioni o regolazioni.
Per ciascun impianto, si devono individuare delle figure di responsabilità, in merito alla organizzazione delle verifiche
ed ai compiti di formazione del personale addetto alle verifiche stesse. Di seguito si riportano due delle figure
individuate dalla norma, con indicate le proprie responsabilità. In merito alla preparazione e formazione di tali figure
di responsabilità, si rimanda direttamente all’allegato B (normativo) della norma.
Le prescrizioni riferite alla conoscenza del personale tecnico con funzioni esecutive devono includere la conoscenza
delle prescrizioni delle norme IEC/EN 60079-10-1, IEC/EN 60079-10-2, IEC/EN 60079-14 e IEC/EN 60079-19 in relazione
alla classificazione delle aree e la scelta e/o la selezione degli EPL, il montaggio, l’installazione, la riparazione e la
sostituzione e il ripristino dell’apparecchiatura.
91
5.5.2 Personale esperto
Il personale esperto deve avere familiarità con il principio di supervisione continua, insieme alla necessità di eventuali
rapporti o funzioni di analisi, che possono far parte del metodo di supervisione continua applicabile all’impianto
specifico.
Il personale esperto deve avere un addestramento sufficiente per permettergli la familiarità con l’installazione cui
presta assistenza. Questo addestramento deve includere qualsiasi condizione dell’impianto, dell’apparecchiatura, di
funzionamento o ambientale che possa essere necessaria all’individuazione delle esigenze di protezione
dell’apparecchiatura dalle esplosioni. Quando viene effettuata una qualsiasi variazione o cambiamento del processo o
dell’installazione, questa informazione deve essere fornita al personale esperto in modo che entri a far parte del
processo di supervisione continua.
Quando necessario, l’addestramento che riguarda la supervisione continua deve essere fornito insieme nei seminari di
aggiornamento o di integrazione.
Le parti di ricambio devono essere in accordo con la documentazione di sicurezza. Non devono essere eseguite
modifiche alle costruzioni elettriche senza appropriata autorizzazione, quando la documentazione di sicurezza indica
che dette modifiche possono inficiare la sicurezza delle apparecchiature.
La riparazione e il ripristino delle apparecchiature devono essere eseguite in conformità alla IEC/EN 60079-19.
Si deve aver cura di evitare di interferire coi mezzi impiegati dal costruttore per ridurre gli effetti dell’elettricità statica.
Nella sostituzione delle lampade negli apparecchi di illuminazione, si devono usare quelle del tipo e con le
caratteristiche nominali corrette, altrimenti possono manifestarsi temperature eccessive.
L’incisione, la verniciatura o l’interposizione di schermi sulle parti trasparenti, oppure la posizione scorretta degli
apparecchi di illuminazione, possono condurre a temperature eccessive.
Bisognerebbe prendere in considerazione la sostituzione periodica delle lampade negli apparecchi di illuminazione a
sicurezza intrinseca prima che raggiungano il fine-vita, poiché possono compromettere la classificazione della
temperatura dell’apparecchio illuminante.
I cavi flessibili devono essere verificati ad intervalli regolari e devono essere sostituiti se trovati danneggiati o difettosi.
Si deve verificare la bontà delle connessioni a terra ed equipotenziali, attraverso il controllo della efficacia dei
dispositivi di messa a terra e dell’integrità dei conduttori di protezione.
92
Le custodie metalliche devono, quando ciò sia necessario, essere trattate con un appropriato rivestimento di
protezione contro la corrosione; la frequenza e la natura di detto trattamento è determinata dalle condizioni
ambientali. Si deve prestare attenzione al tipo ed allo spessore del rivestimento anticorrosivo nei confronti
dell’accumulo di cariche elettrostatiche, se il rivestimento è in materiale isolante (ad esempio vernice).
Tutte le parti di un impianto devono essere tenute pulite, senza accumulo di polvere tale da poter causare un
eccessivo aumento della temperatura.
Se l’apparecchiatura è sottoposta a vibrazioni, deve essere prestata speciale attenzione per garantire che i bulloni e le
entrate di cavo rimangano serrate.
Si deve aver cura di evitare la formazione di cariche elettrostatiche durante la pulizia di apparecchiature elettriche
realizzate con materiali non conduttori. In genere per tali apparecchiature, il rischio di accumulo di carica, è valutato
dal costruttore nell’ambito della certificazione dell’apparecchiatura. Se vi sono problemi legati all’accumulo di carica,
l’apparecchiatura sul certificato riporta il suffisso “X”. E si devono esaminare i documenti della certificazione e le
istruzioni per accertarsi delle condizioni particolari per la pulizia.
Questo approccio è da applicarsi anche quando la “X” è relativa a limitazioni di altro genere.
93
rivestimento. Per delle verifiche dettagliate può essere necessario che il dispositivo di ingresso dei cavi venga
smontato solo nel caso che l’integrità degli ingressi non possa essere accertata in una verifica ravvicinata.
• Tipo di cavo appropriato
Conformità alla IEC/EN 60079-14
• Sigillature
La sigillatura di passanti, condotti, tubi protettivi e/o canalette è soddisfacente in accordo alla IEC/EN 60079-
14.
• Impedenza dell’anello di guasto o resistenza di terra
L’integrità della messa a terra deve essere controllata nella verifica iniziale misurando la resistenza. La misura
può essere effettuata utilizzando uno strumento di misura della resistenza a sicurezza intrinseca (con la
procedura specificata dal costruttore). Le successive verifiche a campione possono essere effettuate
anch’esse con uno strumento di misura della resistenza a sicurezza intrinseca.
Uno strumento di misura della resistenza a sicurezza non-intrinseca può essere utilizzato se è stata seguita
una procedura di lavoro sicura e se i responsabili dell’area possono garantire, in caso di pericolo dato dalla
presenza di polveri, che i luoghi in cui potrebbero prodursi scintille potenzialmente incendiarie, non
contengono atmosfere potenzialmente esplosive per la presenza di polvere e strati di polvere pericolosi.
• Resistenza di isolamento
La resistenza di isolamento per un’apparecchiatura e il cablaggio associato sino a 500 V (esclusi i circuiti SELV)
deve essere misurata a 500 V in c.c. La resistenza di isolamento deve essere almeno di 1,0 MΩ, a meno che
non sia specificatamente definito nella documentazione dell’utilizzatore.
• Protezione dai sovraccarichi
Vedere la IEC/EN 60079-14, relativamente alle macchine elettriche rotanti.
È necessario verificare che:
– il dispositivo di protezione sia tarato e operi correttamente (durante le verifiche iniziali e quelle dettagliate);
– le caratteristiche del dispositivo di protezione delle macchine elettriche rotanti siano tali che intervenga
entro 2 h a 1,20 volte la corrente di taratura (nominale) IN, e che non intervenga entro 2 h a 1,05 volte la
corrente di taratura (nominale) IN (durante la verifica iniziale).
94
5.9.3 Modi di protezione “i”
Documentazione
La documentazione di cui alla scheda di verifica, deve comprendere almeno in dettaglio:
- documenti sulla sicurezza dei circuiti, ove necessari;
- nome del costruttore, tipo di apparecchio e numero del certificato, livello di protezione e, in caso di gas,
gruppo dell’apparecchiatura e classe di temperature e, in caso di polveri, la massima temperatura
superficiale;
- dove necessario, tipo di cavo compresi i suoi parametri elettrici: capacità ed induttanza, lunghezza e
percorso;
- prescrizioni particolari contenute nel certificato(i) dell’apparecchiatura elettrica e metodi dettagliati coi quali
dette prescrizioni sono soddisfatte nel particolare impianto;
- posizione fisica di ciascun componente nell’impianto.
Targhe
Le targhe devono essere controllate per verificare che siano leggibili e conformi alle prescrizioni indicate nella relativa
documentazione, al fine di assicurare che la costruzione elettrica installata sia quella specificata.
Costruzioni elettriche associate (interfaccia di sicurezza) tra circuiti a sicurezza intrinseca e circuiti non a sicurezza
intrinseca
Le costruzioni elettriche associate devono essere ispezionate per essere sicuri che siano del tipo corretto e con
caratteristiche nominali conformi alla documentazione descrittiva del sistema.
Quando le costruzioni elettriche associate sono costituite da barriere di sicurezza a diodi, si deve verificare la sicurezza
delle connessioni di terra relative all’integrità del dispositivo.
Cavi
Gli impianti devono essere ispezionati per verificare che i cavi impiegati siano conformi alla documentazione. Si deve
prestare particolare attenzione alle seguenti situazioni impiantistiche:
- quando si utilizzano conduttori di riserva in cavi multipolari contenenti più di un circuito a sicurezza intrinseca
- quando cavi contenenti sistemi a sicurezza intrinseca sono posati insieme ad altri cavi negli stessi tubi
protettivi, canalette o passerelle.
Esempio di apparecchio per la verifica della respirazione limitata delle prese interbloccate Palazzoli, con modo di
protezione Ex nR.
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Ex “d” Ex “e” Ex “n”
VERIFICHE DA EFFETTUARE: Grado di verifica
D R V D R V D R V
A APPARECCHIATURE ELETTRICHE
1 L’apparecchiatura elettrica è adatta alle prescrizioni della zona /EPL del posto X X X X X X X X X
2 Il gruppo dell’apparecchiatura elettrica è corretto X X X X X X
3 La classe di temperatura dell’apparecchiatura elettrica è corretta X X X X X X
4 L’identificazione del circuito dell’apparecchiatura elettrica è corretta X X X
5 L’identificazione del circuito dell’apparecchiatura elettrica è disponibile X X X X X X X X X
6 La custodia, le parti in vetro e le guarnizioni e/o i materiali di tenuta tra le parti in vetro e le
X X X X X X X X X
parti metalliche sono in condizioni soddisfacenti
7 Non esistono modifiche non autorizzate X X X
8 Non esistono modifiche non autorizzate visibili X X X X X X
Viterie, dispositivi di ingresso cavi (diretti e indiretti) ed elementi di chiusura sono di tipo
corretto e sono completi ed a tenuta
9
– esame fisico X X X X X X
– esame visivo X X X
10 Le superfici dei giunti piani sono pulite e non danneggiate e le eventuali connessioni sono in
X
condizioni soddisfacenti
11 Gli interstizi dei giunti piani sono conformi ai valori massimi ammessi X X
12 Le caratteristiche nominali, il tipo e la posizione delle lampade sono corretti X X X
13 Le connessioni elettriche sono ben serrate X X
14 Le condizioni delle guarnizioni delle custodie sono soddisfacenti X X
15 I dispositivi di interruzione in cella chiusa ed a chiusura ermetica non sono danneggiati X
16 Le custodie a respirazione limitata sono soddisfacenti X
17 Le ventole dei motori sono ad una distanza sufficiente dalla custodia e/o dagli elementi di
X X X
protezione
18 I dispositivi di respirazione e di drenaggio sono soddisfacenti X X X X X X
B IMPIANTI
1 Il tipo di cavo è appropriato X X X
2 I cavi non presentano danni evidenti X X X X X X X X X
3 La sigillatura di passanti, condotti, passerelle canalette e/o tubi protettivi è soddisfacente X X X X X X X X X
4 I raccordi di bloccaggio e le cassette di giunzione dei cavi sono correttamente riempiti X
5 E’ mantenuta l’integrità dei sistemi con tubo protettivo e la relativa interfaccia con sistemi
X X X
misti
I conduttori di terra, compresi tutti i collegamenti equipotenziali supplementari, sono
soddisfacenti (per es. le connessioni sono serrate ed i conduttori hanno una sezione
6 sufficiente)
– esame fisico X X X
– esame a vista X X X X X X
7 L’impedenza dell’anello di guasto (sistema TN) o la resistenza di terra (sistema IT) è
X X X
soddisfacente
8 La resistenza di isolamento è soddisfacente X X X
9 I dispositivi elettrici automatici di protezione funzionano entro i limiti permessi X X X
10 I dispositivi elettrici automatici di protezione sono correttamente tarati (il ripristino
X X X
automatico non è possibile)
11 Sono rispettate le particolari condizioni d’uso (ove applicabili) X X X
12 Le estremità dei cavi non utilizzati sono correttamente protette X X X
13 Gli ostacoli adiacenti ai giunti flangiati delle custodie a prova di esplosione sono in accordo con
X X X
la IEC 60079-14
14 Installazioni a tensione/frequenza variabili conformi alla documentazione X X X X X X
C CONDIZIONI AMBIENTALI
1 Le apparecchiature elettriche sono adeguatamente protette contro la corrosione, le condizioni
X X X X X X X X X
atmosferiche, le vibrazioni ed altri fattori avversi
2 Non esiste accumulo inammissibile di polvere o sporcizia X X X X X X X X X
3 Gli isolanti elettrici sono puliti ed asciutti X X
NOTA 1 Generale: le verifiche da effettuare per le apparecchiature nelle quali vengano utilizzati allo stesso tempo i modi di protezione “e” e “d”
saranno una combinazione di entrambe le colonne.
NOTA 2 Punti B7 e B8: si deve tener conto della presenza d’una atmosfera esplosiva in prossimità della costruzione elettrica durante l’impiego
Tabella 18 - Schede di verifica per gli impianti Ex “d”, “Ex “e” ed Ex “n”
(D = Approfondita, R = Ravvicinata, V = A Vista)
97
Grado di verifica
VERIFICHE DA EFFETTUARE:
Dettagliata Ravvicinata Visiva
A APPARECCHIATURE ELETTRICHE
1 La documentazione del circuito e/o dell’apparecchiatura elettrica è adatta alle
X X X
prescrizioni della zona /EPL del posto
2 L’apparecchiatura elettrica installata è quella precisata nella documentazione – X X
Solo per le apparecchiature fisse
3 La categoria ed il gruppo del circuito e/o dell’apparecchiatura elettrica sono X X
corretti
4 La classe di temperatura dell’apparecchiatura è corretta X X
5 L’installazione è chiaramente munita di targhette X X
6 La custodia, le parti in vetro e le guarnizioni e/o i materiali di tenuta tra le parti in
X
vetro e le parti metalliche sono in condizioni soddisfacenti
7 Non esistono modifiche non autorizzate X
8 Non esistono modifiche non autorizzate visibili X X
Le barriere di sicurezza, i relè ed altri dispositivi di limitazione dell’energia sono di
9 tipo approvato, sono installati secondo i requisiti della certificazione e sono
convenientemente messi a terra se necessario X X X
10 Le connessioni elettriche sono ben serrate X
11 I circuiti stampati sono puliti e non danneggiati X
B IMPIANTI
1 I cavi sono installati conformemente alla documentazione X
2 La schermatura dei cavi è collegata a terra conformemente alla documentazione X
3 I cavi non presentano danni evidenti X X X
4 La sigillatura di passanti, condotti, tubi e/o tubi protettivi è soddisfacente X X X
5 Le connessioni punto a punto sono tutte corrette X
La continuità dei circuiti messi a terra sono soddisfacenti per i circuiti non
6 galvanicamente isolati (per es. le connessioni sono serrate ed i conduttori hanno X
una sezione sufficiente).
7 Le connessioni di terra non inficiano l’integrità del modo di protezione X X X
8 La messa a terra e la resistenza di isolamento di un circuito a sicurezza intrinseca è
X
soddisfacente
9 La separazione dei circuiti a sicurezza intrinseca da quelli non a sicurezza intrinseca
è assicurata laddove tutti i circuiti sono in una stessa custodia di distribuzione o in X
uno stesso scomparto
10 La protezione dal corto circuito dei circuiti di alimentazione, dove applicabile, è in
X
accordo con la documentazione
11 Sono rispettate le particolari condizioni d’uso (ove applicabili) X
12 Le estremità dei cavi non utilizzati sono correttamente protette X
C CONDIZIONI AMBIENTALI
1 Le apparecchiature elettriche sono adeguatamente protette contro la corrosione,
X X X
le condizioni atmosferiche, le vibrazioni ed altri fattori avversi
2 Non esiste accumulo inammissibile di polvere o sporcizia X X X
Tabella 19 - Scheda di verifica per gli impianti Ex “i”
98
Grado di verifica
VERIFICHE DA EFFETTUARE:
Dettagliata Ravvicinata A Vista
A APPARECCHIATURE ELETTRICHE
1 L’apparecchiatura elettrica è adatta alle prescrizioni della zona /EPL del posto X X X
2 Il gruppo dell’apparecchiatura elettrica è corretto X X
3 La classe di temperatura o la temperatura superficiale dell’apparecchiatura
X X
elettrica è corretta
4 L’identificazione del circuito dell’apparecchiatura è corretta X
5 L’identificazione del circuito dell’apparecchiatura è disponibile X X X
6 La custodia, le parti in vetro e le guarnizioni e/o i materiali di tenuta tra le parti in
X X X
vetro e le parti metalliche sono in condizioni soddisfacenti
7 Non esistono modifiche non autorizzate X
8 Non esistono modifiche non autorizzate visibili X X
9 Le caratteristiche nominali, il tipo e la posizione delle lampade sono corretti X
B IMPIANTI
1 Il tipo di cavo è appropriato X
2 I cavi non presentano danni evidenti X X X
I conduttori di terra, compresi tutti i collegamenti equipotenziali supplementari,
sono soddisfacenti (per es. le connessioni sono serrate ed i conduttori hanno una
3 sezione sufficiente)
– esame fisico X
– esame a vista X X
4 L’impedenza dell’anello di guasto (sistema TN) o la resistenza di terra (sistema IT) è
X
soddisfacente
5 I dispositivi elettrici automatici di protezione operano entro i limiti permessi X
6 I dispositivi elettrici automatici di protezione sono correttamente tarati X
7 La temperatura del gas di protezione immesso è inferiore alla massima specificata X
8 I condotti, le tubazioni e le custodie sono in buono stato X X X
9 Il gas di protezione è privo di impurità X X X
10 La pressione e/o la portata del gas di protezione sono adeguate X X X
11 I manometri e/o gli indicatori di portata, gli allarmi e gli interblocchi funzionano
X
correttamente
12 Le condizioni d’installazione di barriere antiscintilla ed antiparticelle nelle
canalizzazioni di uscita del gas che attraversano luoghi pericolosi sono X
soddisfacenti
13 Sono rispettate le particolari condizioni d’uso (ove applicabili) X
C CONDIZIONI AMBIENTALI
1 Le apparecchiature elettriche sono adeguatamente protette contro la corrosione,
X X X
le condizioni atmosferiche, le vibrazioni ed altri fattori avversi
2 Non esiste accumulo inammissibile di polvere o sporcizia X X X
Tabella 20 - Scheda di verifica per gli impianti Ex “p”
99
Grado di verifica
VERIFICHE DA EFFETTUARE:
Dettagliata Ravvicinata A Vista
A APPARECCHIATURE ELETTRICHE
1 L’apparecchiatura elettrica è adatta alle prescrizioni della zona /EPL del posto X X X
2 Il grado IP dell’apparecchiatura elettrica è appropriata per la conducibilità della
X X X
polvere
3 La massima temperatura superficiale dell’apparecchiatura elettrica è corretta X X
4 L’identificazione del circuito dell’apparecchiatura elettrica è disponibile X X X
5 L’identificazione del circuito dell’apparecchiatura elettrica è corretta X
6 La custodia, le parti in vetro e le guarnizioni e/o i materiali di tenuta tra le parti in
X X X
vetro e le parti metalliche sono in condizioni soddisfacenti
7 Non esistono modifiche non autorizzate X
8 Non esistono modifiche non autorizzate visibili X X
Viterie, dispositivi di ingresso cavi ed elementi di chiusura sono di tipo corretto e
sono completi ed a tenuta
9
– esame fisico X X
– esame a vista X
10 Le caratteristiche nominali, il tipo e la posizione delle lampade sono corretti X
11 Le connessioni elettriche sono ben serrate X
12 Le condizioni delle guarnizioni della custodia sono soddisfacenti X
Le ventole dei motori sono ad una distanza sufficiente dalla custodia e/o dagli
13
elementi di protezione X
B IMPIANTI
1 L’impianto è tale da minimizzare il rischio dell’accumulo di polvere X X X
2 Il tipo di cavo è appropriato X
3 Non esistono danni evidenti ai cavi X X X
4 La sigillatura di passanti, condotti, tubi e/o tubi protettivi è soddisfacente X X X
I conduttori di terra, compresi tutti i collegamenti equipotenziali supplementari,
sono soddisfacenti:
5
– esame fisico X
– esame a vista X X
L’impedenza dell’anello di guasto (sistema TN) o la resistenza di terra (sistema IT) è
6 X
soddisfacente
7 La resistenza di isolamento è soddisfacente X
8 I dispositivi elettrici automatici di protezione operano entro i limiti permessi X
10 Sono rispettate le particolari condizioni d’uso (ove applicabili) X
11 Le estremità dei cavi non utilizzati sono correttamente protette X X
C CONDIZIONI AMBIENTALI
1 Le apparecchiature elettriche sono adeguatamente protette contro la corrosione,
X X X
le condizioni atmosferiche, le vibrazioni ed altri fattori avversi
2 Non esiste accumulo inammissibile di polvere o sporcizia X X X
Tabella 21 - Scheda di verifica per gli impianti Ex “tD”
100
Bibliografia
Piccinini N., Cardillo P. Gas, Vapori e Polveri a rischio di esplosione e incendio. Politecnico di Torino.
Vittori R., Protezione elettrica antideflagrante. Editoriale Delfino.
TNE, Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione. Edizioni TNE.
Martina M., Scaburri A. IEC 60079-0 5th edition one year later. Explosive dust atmospheres: IEC EN 61241 parts 0 and 1
turn to series IEC 60079 parts 0 and 31. Paper PCIC 2009.
Martina M., Bonocore V. Impianti Elettrici ed Apparecchiature Elettriche destinati all’installazione in luoghi con rischio
di esplosione.
101
6 STUDIO SUGLI INCENDI E LE ESPLOSIONI IN ITALIA DAL 2007 AL 2011
A dimostrare la tragica rilevanza dei temi affrontati nella presente trattazione tecnica riportiamo le statistiche ufficiali
che analizzano lo storico dal 2007 al 2011 dei morti e feriti per esplosione in Italia.
Queste statistiche sono frutto dell’approfondita ricerca del Dott.Ing. Maurizio D’Addato, Dirigente Superiore del Corpo
Nazionale dei Vigili del Fuoco, ed hanno carattere di ufficialità presso tutti i Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco
Italiani e, nondimeno, saranno messi a disposizione del CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) per i suoi fini
istituzionali.
Va aggiunto che questa ricerca è il primo e l’unico documento ufficiale e compiuto in grado di fornire una dimensione
certa del problema delle esplosioni e delle loro conseguenze, proprio perché redatta dal rappresentante del Corpo
Nazionale dei Vigili del Fuoco.
I Vigili del Fuoco infatti sono l’Ente preposto a prevenire (tramite attività di controllo delle infrastrutture ed impianti a
rischio) e gestire (interventi di soccorso) gli eventi calamitosi qui trattati.
I dati sotto riportati sono presentati dall’Ing M.D’Addato in forma grafica e fanno capire con immediatezza l’entità e la
dimensione del problema nella sua totalità per poi approfondirlo con dei focus per settori e tipologie.
Questi dati, per la loro compiutezza ed unicità, sono in corso di divulgazione anche nelle competenti sedi Nazionali er
Europee.
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