PATOGENESI MOLECOLARE
Gain of Function: colpiscono i proto-oncogèni/oncogèni
o Geni proliferativi
Loss of Function: oncosoppressori
Studi hanno dimostrato che entro i cent’anni è praticamente sicuro avere un adenocarcinoma prostatico.
AGENTI CHIMICI
1. Asbesto
a. Mesotelioma pleurico
b. Latenza clinica di 30 anni
2. Aflatossine
a. Carcinoma epatocellulare
b. Tossine di Aspergillus Flavus
c. Contaminato derrate alimentari in silos
3. Benzene
a. Linfomi Hodgkin
4. Cromo esavalente
a. Carcinomi polmonari
5. Ossido di etilene
a. Leucemie
b. Sterilizzazione strumenti chirurgici e agente maturante frutta
6. Cloruro di vinile monomero
a. Angiosarcoma epatico
7. Fumo di sigaretta
a. Carcinomi squamosi e carcinomi a piccole cellule/microcitomi polmonari
UV
1. 400 ai 100 nm
2. Causano danni a dimeri di pirimidine
3. Carcinoma basocellulare/basalioma, carcinoma squamo-cellulare, melanoma
a. Il basalioma è maligno ma non tende a dare metastasi
b. Squamosi più aggressivi del basalioma
c. Melanoma più aggressivo di tutti
d. Importante la pigmentazione
i. Rischio inversamente proporzionale alla pigmentazione
4. Mutazioni con perdita di funzione nel gene MC1R (recettore della melanocortina 1)
a. Controlla la risposta fisiologica dei melanociti al MSH
b. Questi soggetti hanno un’alta frequenza di polimorfismo MC1R, mutazioni che diminuiscono la
risposta del recettore al MSH
c. Quindi è prodotta meno melanina ed è meno attivato il pathway di risposta al danneggiamento del
DNA a causa dell’irraggiamento UV
5. UV-A
a. + Lunghezza d’onda (+ penetrazione)
b. – Energia
c. 80% raggiungono il suolo
d. I più pericolosi perché penetrano nell’epidermide e raggiungono gli strati basali e melanociti
6. UV-B e -C
a. – Lunghezza d’onda
b. + Energia
c. C filtrate, B 10% raggiungono il suolo
Radiazioni ionizzanti
Definizione: radiazioni elettromagnetiche (anche particolate) - che hanno un'energia maggiore delle radiazioni UV - e
che pertanto possono causare ionizzazione della materia, cosa che invece non succede con gli ultravioletti.
Radiazioni ionizzanti sono i raggi α, β, γ e i raggi X.
Alcuni esempi rilevanti in oncologia:
1. Fall-out radioattivi
2. L’isotopo più rilevante dal punto di vista medico è il 137Cs che si accumula soprattutto, ma
non esclusivamente, a livello della tiroide e dell'osso.
3. Altro esempio di rilevanza pratica è il 222Rn: isotopo radioattivo gassoso dato dal
decadimento dell'uranio che si trova naturalmente nell'ambiente, tende a
depositarsi nelle zone declivi dell'ambiente, come cantine e taverne, oppure si
trova anche in alcune zone montuose e può risultare un problema per gli
operai che eseguono scavi per creare tunnel. Il radon viene inalato e causa
soprattutto tumori polmonari. Le misurazioni del radon sono effettuate dall'Arpav, quindi si
può richiedere a questo ente una misurazione del radon nella propria area. L'altro problema
legato al radon è che oltre ad essere presente nell'aria è anche disciolto nell'acqua di falda
quindi un altro meccanismo di assunzione del radon nelle zone a rischio è farsi una doccia
calda perché con il calore dell'acqua il radon diviene gassoso e viene inalato.1
Screening mammografico
È una pratica utile?
Meno efficace perché è una semplice radiografia dove si appiattisce il più possibile la struttura. È stato eliminato
in America perché non incide sulla mortalità del cancro alla mammella.
Viene identificata massa → Analisi bioptica con ago (doloroso)
Cancro all’ovaio
1. Identificazione: nel 70% dei casi lesioni già metastatiche
2. No marcatori efficaci.
3. Molto invasivo per il peritoneo.
4. CA125: marcatore sierologico né sensibile né specifico.
5. Alta mortalità → No strumenti diagnosi precoce.
Iperplasia prostatica benigna
1. Penetranza dopo i 100 anni → 100%
2. Minzione difficile
3. Maggior frequenza di riempimento
Cancro alla prostata
1. Insorgenza lobi periferici
2. Possibili disturbi della minzione
3. Analisi
a. Esplorazione rettale
b. Sonda ecografica rettale
PSA → Marcatore sierologico per cellule prostatiche.
Alti livelli di PSA possono segnare un cancro, ma non sempre, infatti può essere prodotto in:
- Iperplasia prostatica
- Insulti meccanici
CLASSIFICAZIONE ONCOGENI
1° classe: Fattori di crescita
2° classe: Recettori dei fattori di crescita
3° classe: Molecole adattatrici
4° classe: Fattori di trascrizione
5° classe: proteine anti-apoptotiche
Tempo di sintesi TS
Tempo di durata della fase S.
1) CHOP, viene utilizzato nei linfomi non Hodgkin. CHOP contiene ciclofosfamide (un derivato del gas
mostarda), idrossidaunorubicina (intercalante del DNA), vincristina (un veleno del fuso), e infine il
prednisone (è un corticosteroide di sintesi, analogo del cortisone, induce apoptosi in cellule di derivazione
linfocitaria). Il protocollo CHOP permette, ad oggi, una guarigione dell’80-90% nei pazienti affetti da linfoma
di non Hodgkin, rivelandosi estremamente efficace nella cura della patologia, pur presentando comunque
diversi effetti collaterali.
2) ABVD, particolarmente efficace contro neoplasie ematologiche come il linfoma di Hodgkin, contiene
doxorubicina, bleomicina, vinblastina, dacarbazina, che funzionano sia sul fuso mitotico che direttamente a
livello del DNA.
3) FOLFOX, attualmente molto utilizzato nella terapia del cancro colon-rettale ma anche come terapia adiuvante
(ovvero quella terapia che viene eseguita per adiuvare l’intervento chirurgico), è una triplice terapia: contiene
fluorouracile, che è un analogo delle pirimidine, il leucovorin, che è un antifolico e l’oxiplatino, che è un
platino derivato, ovvero un alchilante in grado di formare di legami covalenti con il DNA.
ONCOGENI
Per le cellule tumorali ci sono due diversi meccanismi per l’aumento dell’indice mitotico:
- Accorciare le fasi del ciclo
Regolazione: ciclina
- Chinasi espresse più uniformemente
Nei quadri oncologici, solitamente, si trovano molto più spesso alterazioni a carico delle cicline che non delle chinasi.
Alcune cicline sono poi anche regolate in base alla loro localizzazione intracellulare: in alcune forme di tumore ci sono
alterazioni della localizzazione di alcuni enzimi come p27.
Domanda: Qual è il punto cruciale in cui si esplica la regolazione del ciclo cellulare e quale il principale
meccanismo di regolazione?
Rb
Superamento restriction point G1-S: Rb (repressore trascrizionale).
Rb reprime DP-1 ed E2F.
La repressione si esplica tramite rimodellamento cromatinico, mediato da reclutamento di HDAC, deacetilasi istoniche
che rimuovono acetili dalle code degli istoni.
Rimuovere acetili dagli istoni favorisce l’addensamento della cromatina in corrispondenza dei promotori.
Domanda: Cosa significa avere il checkpoint cellulare attivo? Come si supera?
Si supera in seguito ad attivazione dei complessi ciclina D e CDK 4-6; le chinasi si attivano e fosforilano geni bersagli,
tra cui Rb che, iperfosforilato, porta al suo distacco da DP-1 ed E2F.
Domanda: Cosa accade una volta che fosforiliamo Rb?
Avviene la disinibizione di due attivatori trascrizionali, DP-1 ed E2F, che portano ad una cascata trascrizionale
attivatrice per l’attivazione della fasi successive:
- Timidina Chinasi e Diidrofolato Reduttasi servono per la sintesi dei nucleotidi
- DNA polimerasi alfa permette il priming per replicazione del DNA
- Istone H2A è necessario per l’assemblaggio dei cromosomi
- Cicline E ed A servono per le fasi successive del ciclo
INK
- Enzimi che riconoscono chinasi cdk della fase G1
- Azione CICLO SPECIFICA SU TRANSIZIONE G1-S
Fattori
1. p15
a. Risposta a TGF-β che trasmette un segnale di tipo antiproliferativo agli epiteli normali facendo
aumentare l’espressione di p15
2. p16
a. Ruolo fondamentale nell’induzione della senescenza cellulare ed è frequentemente alterata da
mutazioni o per silenziamento epigenetico in diversi tipi di tumore
3. P18
a. Coinvolta in processi di differenziazione cellulare fisiologica
KIP
1. P21
a. Target di p53
2. P27
a. Target di TGF-β come p15
b. Controlla più fasi del ciclo
3. P57
DEREGOLAZIONE TUMORALE
Frequente aumento dell’attività dei regolatori positivi del ciclo, soprattutto cicline e cdc25.
HTLV1
- LEUCEMIA A CELLULE T DELL’ADULTO
- Non acutamente trasformante
- Nemmeno cronicamente
- Produce diverse proteine virali tra cui TAX
- Attivatore di attivatori cellulari trascrizionali
- Attiva NF-kB
Mutazioni puntiformi
Potenziali oncogeni devono essere attivati dalle mutazioni con mutazioni gain of function.
Non si tratta di un meccanismo scontato, perché la maggior parte delle mutazioni puntiformi normalmente portano ad
una riduzione della funzione del gene mutato: sono quindi mutazioni loss of function.
Un esempio tipico di questo tipo di attivazione da mutazione puntiforme è quello della proteina Ras. La mutazione
puntiforme è caratteristica degli oncosopressori nonostante Ras sia un oncogene
Ras è una piccola G
protein monomerica
Il meccanismo dei recettori tirosi
che trasduce segnali
chinasici consiste in un’iniziale
diversi, tra cui quelli
dimerizzazione, a cui segue un’a
più importanti
fosforilazione del recettore su sp
vengono attivati dai
residui tirosinici.
recettori tirosin
chinasici.
L’auto-fosforilazione
funge da punto di
L’esempio più importante di queste
attacco per proteine
proteine adattatrici sono Shc, Grb2 e Sos,
adattatrici che
che sono poi in grado di attivare Ras.
contengono domini
SH2.
Ras presenta la
proprietà Ras, come tutte le Questo circuito è controllato dall
proteine G, passa
intrinseca di dallo stato attivo a
GAPs (GTPase Activating Protei
GEFs (GTP Exchange Factors).
idrolizzare il quello inattivo a
Le GAPs servono a spegnere in
seconda che sia legato
GTP, passando rispettivamente a GTP aumentando l’attività GTPasica i
così allo stato o GDP. di Ras di migliaia di volte.
inattivo.
Il recettore tirosin-
Il recettore tirosin- Il recettore tirosin-
chinasico
chinasico viene chinasico
autofosforila su
attivato. dimerizza.
residui tirosinici.
Sos converte il
GDP di Ras in
GTP.
Nel nostro genoma esistono tre
N-ras è espresso soprattutto in cellule
diversi geni Ras: H-ras, K-ras e N-
neuronali.
ras.
Amplificazione genica
- Gene presente in più copie.
- Ori attivate più volte con amplificazione.
- Le copie sono extracromosomiche
- I frammenti genomici extracromosomici si chiamo DOUBLE MINUTES.
a. Possono integrarsi in maniera stocastica in una porzione qualsiasi del genoma cellulare.
- Le sequenze integrate si chiamano Homogenous staining regions
a. Con le colorazioni, appaiono colorate omogeneamente
- Sia i DB che le HSR possono essere evidenziate con analisi citogenetica come il bandeggio cromosomico
- L’analisi usata più di frequente è la FISH
a. Interfasica: qualunque prelievo
b. Metafasi: più complessa e costosa
Due esempi di amplificazione molto importanti sono quella di erbB2, soprattutto in neoplasie mammarie, ma anche
ovariche e del tratto gastrointestinale, e quella di N-myc nei neuroblastomi pediatrici.
Amplificazione di n-myc
Tumori:
- Microcitomi polmonari
- Neuroblastomi
- Astrocitomi
- Retiblastomi
*Rari
L’amplificazione di N-myc non è unica dei neuroblastomi
- microcitomi polmonari (SCLC= small cell lung cancer)
- astrocitomi
- retinoblastomi.
N-myc è un fattore trascrizionale con diversi domini
domini transattivatori: per la funzione di attivatore trascrizionale.
regione C-terminale: eliche basiche, necessarie per il legame con il DNA, in particolare a livello della
sequenza consenso CACGTG, piccolo modulo contenuto in molti promotori.
È stato stimato che myc controlli ca. il 10% dei geni. In realtà l’effetto di up-regolazione trascrizionale non è
elevatissimo: myc risulta essere un fine modulatore dell'espressione genica.
Ha azione diversa in base al partner con cui si lega.
Myc-max.
1. Eterodimero: recluta HAT che permettono di aprire la cromatina.
Amplificazione di Her2
Neoplasia epiteliali, soprattutto TUMORI DELLA MAMMELLA.
Recettore tirosin-chinasico della FAMIGLIA EGF.
Her1-4 conosciuti.
Her2 non è stato identificato il ligando. Per gli altri → EGF e TGF-α
Eterodimeri con altri membri della famiglia.
Vie attivate da HER2
- Ras, Raf, MAPK → mitogenico
L'anticorpo monoclonale funziona in diversi modi, partendo dal legame con Her2 e dalla sua inibizione:
1. Impedisce dimerizzazione
2. Blocca il clivaggio di Her2
a. Clivaggio → Attivazione
3. Endocitosi recettore e degradazione endosomiale
4. ADCC
La presenza di Her2 è un fattore predittivo per la risposta ad Herceptin.
Si fa una immunoistochimica per decidere se somministrare il farmaco:
- IHC0 nessuna positività
- IHC+ poche cellule
- IHC2+
- IHC3+ cellule molto positive e segnale in membrana
Solo i 3+ sono adatti al farmaco.
Immunoistochimica → so solo che è overespresso in membrana
Quindi → FISH (metodica confermatoria)
In alcuni centri si fa anche FISH, dato che l’immunoistochimica non permette di stabilire direttamente se il gene è
amplificato, ma solo se Her2 è overespresso in membrana.
Indicazioni terapeutiche al momento riservate alle pazienti metastatiche.
Her2 viene amplificato in ampliconi.
Se viene amplificato con GRB7 e MLN64, che attivano vie di trasduzione parallele, gli altri geni non vengono inibiti
dall’anticorpo.
Grandezza amplicone → + alta probabilità di amplificazione di altri geni
A livello diagnostico ancora nessuna distinzione.
TUMORI E TRASLOCAZIONI CROMOSOMICHE
IL LINFOMA DI BURKITT
TRASLOCAZIONE 11-14
Cyc-D1 è proliferativa.
TIPOLOGIE DI LINFOMI
Linfoma di Hodgkin
Diffusione per contiguità.
Insorgenza generalmente a livello mediastinico e diffusione limitrofa.
I non-hodgkin hanno diffusione saltatoria.
Linofmi non-hodgkin masse linfociti neoplastici tutti uguali con antigeni di superficie caratterstici.
Hodgkin:
1. Cellule diverse binucleate
2. Numerose cellule infiammatorie
3. Macrofagi
4. Linfociti
5. Fibroblasti
Analisi dei dati (le tabelle riportate non sono quelle della lezione)
Terapie per linfomi (non-hodgkin?)
La Terapia
In genere si utilizza la chemioterapia secondo il protocollo CHOP:
1) C: ciclofosfamide;
2) H: Hidrossi-doxorubicina (adriamicina);
3) O: oncovin (vincristina);
4) P: prednisone (corticosteroide);
Il meccanismo d’azione del Rituximab vede la compresenza di varie modalità che agiscono sul linfocita B CD20
positivo:
- Azione del complemento
- Reclutamento delle cellule del sistema immunitario (ADCC)
- Meccanismi diretti legati al binding del
CD20 da parte dell’anticorpo
La t(9,22) è patognomonica.
Il breakpoint presenta 2 geni: abl e bcr.
DIAGNOSI
È piuttosto semplice e si articola in vari steps
1. Striscio di sangue periferico
o Granulocitosi fenotipo anomalo
o Basofilia più frequente
o Eosinofilia
o Eccesso di cellule con fenotipo intermedio
2. Analisi citogenetica
o Ricerca cromosoma philadelphia
3. Diagnosi molecolare
4. RNA ibrido Abl-Bcr
o Meglio l’RNA che il DNA perché siccome i breakpoitn sono sparpagliati lungo bcr, risulta più rapido
studiare il trascritto maturo
Breakpoint è localizzato in una regione del gene ma è molto diversificato e quindi ci possono essere diversi prodotti di
traslocazione.
Principali prodotti di traslocazione
- p210, più frequente nella CML
- p185
- p230
1. Fosforilazione Bcr
a. Grb2, Sos, Gab →
i. CASCATA RAS, RAF, MAPK
ii. CASCATA PI3K
2. Fosforilazione Abl
a. STAT →
i. Fattori di trascrizione per BCLX
b. Inibizione di Bcl2 e Bclx
Terapia
- Imatinib
- Dasatinib
- Nilotinib
Cellule addicted: se viene tolta la traslocazione muoiono.
Non-Addicted: non muoiono se viene tolta la traslocazione.
Traslocazione 15-17.
1. Geni PML e RAR α.
2. PML: repressore trascrizionale.
a. blocca la proliferazione cellulare
3. RAR α: recettore α dell’acido retinoico.
a. Pro-differenziativo
4. I retinoidi, come l’acido retinoico e simili, hanno in genere un effetto di tipo differenziativo.
5. La traslocazione genera due prodotti
a. Una piccola con funzione sconosciuta RAR α-PML
b. Una grande che funziona PML-RAR α
i. Inibitore transdominante delle proteine PML e RAR α normali
ii. Forma dimeri inattivi con le proteine funzionanti
Effetti
- Aumento proliferazione
- Blocco differenziativo
TERAPIA FARMACOLOGICA
ATRA (all trans retinoic acid)
- Colpisce la componente RAR α traslocata
o Sopravvivenza a 5 anni 80%
- Combinato con chemioterapici convenzionali
- Triossido di arsenico
Terapia farmacologica mirata
Viene utilizzata per altri tipi di neoplasie → vario successo
Necessari
- Druggable target
o Molecola da poter inibire
Es. recettori e chinasi
o Funziona con inibitori della farnesilazione di Ras
- Oncogene Addiction
o Driver mutation: rilevanti a mantenere il fenotipo neoplastico
Regolatori positivi e negativi del ciclo nelle cellule tumorali
- Ciclina E utilizzata come marcatore prognostico in alcuni tumori
o Es. Neoplasie mammarie
- CDK4 mutazione puntiforme attivatoria
o Legame di p16 inibito
- CDC25 aumentata espressione
- Ciclina D1
- P21/p27 raramente mutati
- p15/p16 mutazioni inattivatorie
o Es. silenziamento epigenetico
- Nei tumori si trova spesso pattern di inattivazione reciproco Rb e p16, dato che sono epistatiche l’una rispetto
all’altra
o p16 inibisce le chinasi che inibiscono Rb
o Mutazione germinale di p16 predispone all’insrogenza di melanomi ereditari
P53
Gatekeeper
1. p21
o Antimitotico
2. Bax
o Proapoptotico
Carekeeper
1. La sua mutazione è dominante negativo, andando a inattivare quello sano.
2. Tetramero
3. Poco espresso in cellule normali
4. Livelli fisiogilici di espressione bassi
a. Regolato a feedback negativo
b. +p53 → MDM2 → porta a degradazione di p53
P53 controlla
1. proteine che controllano l’entrata in ciclo (la P21 : Cdk inibitore)
2. proteine che controllano l’apoptosi (BAX)
3. proteine intervengono nell’attivazione delle vie di riparazione del DNA (GADD45).
Mutazione p53 nel cancro della cervice uterina per via delle proteine oncogeniche, dato che E6 sopprime p53 ed E7
sopprime Rb.
Il caso della cervice uterina è emblematico per l’infrequenza della mutazione di p53, qui la ragione è ben chiara ed è
legata al fatto che il virus che causa questa neoplasia è codificano per delle proteine oncogeniche (E6, E7), esse si
comportano da oncogeni perché inibiscono oncosoppressori cellulari, E6 p53 ed E7 RB.
Forme mutanti → RESISTENTI ALLA DEGRADAZIONE DI MDM2
- Legano di meno MDM2
- Emivita molto più lunga
- Tetrameri funzionalmente inattivi
- Accumulo paradosso di p53
Senescenza cellulare
1. la quiescenza è un arresto replicativo reversibile.
2. la cellula senescente invece è quiescente e rimane tale anche se soggetta a fattori di crescita mitogenici.
a. non è reversibile.
Marcatori per senescenza:
- Senescence-associated β-galactosidase, SA-β-Gal
- Accumulo di inibitori del ciclo
- Morfologia della cromatina
o SAHF, senescence-associated heterochromatin foci
o Aggregati eterocromatinici
Basi molecolari della senescenza
Qual è la base molecolare del limite del potenziale replicativo alla base della senescenza cellulare?
Lunghezza delle estremità telomeriche dei cromosomi
1. Sequenza ripetitiva, esanucleotide ripetuto centinaia-migliaia di volte
2. Perdita continua delle estremità telomeriche tra 2 e 4 kb
Perché avviene questo accorciamento?
Il nostro apparato non è in grado di replicare le porzioni terminali del cromosoma –
Difetto intrinseco
Perdiamo 50 basi a ogni replicazione.
Possiamo contrastare l’erosione con un apparato enzimatico
1) hTERT
a. HUMAN TELOMERASE REVERSE TRANSCRIPTASE
b. subunità catalitica che sintetizza le estremità telomeriche ripetitive
esanucleotidiche (TTAGGG
c. stampo una molecola di RNA che è (2)
d. hTERT è una trascrittasi inversa, perché è una DNA polimerasi RNA
dipendente.
2) hTR
a. HUMAN TELOMERASE RNA COMPONENT
b. contiene l’esanucleotide complementare a TTAGGG, quindi la polimerasi lo utilizza come stampo
e sintetizza tante volte questo esanucleotide ricostruendo la parte erosa del telomero.
USCITA DAL COMPARTIMENTO STAMINALE → attività telomerasica spenta → numero di replicazioni limitate
Nella patologia tumorale abbiamo riattivazione di telomerasi, quindi hTERT è riespressa.
IL TUMORE AGGIRA IL LIMITE DEFINITO DAL POTENZIALE REPLICATIVO RIESPRIMENTO
TELOMERASI
I tumori DEVONO riattivare la telomerasi per progredire e non andare in senescenza.
Inserendo hTERT costitutivamente attivo in delle cellule, si
IMMORTALIZZANO → potenziale replicativo illimitato
Immortalizzato non significa tumore, è solo UNO dei tratti. Passaggio necessario,
non sufficiente.
Espressione di hTERT
1. c-Myc e GF fanno esprimere hTERT
2. p53 e Menin reprimono hTERT
Fattore prognostico MOLTO NEGATIVO.
- Ripetizioni TTAGGG
- Filamento 3’ protrude
o Sporgenze asimmetriche
- Sei proteine associate ai repeats telomerici → COMPLESSO SHELTERIN
- Telomero aspetto non lineare
- Pseudocircolarizzazione del tolomero
o La porzione 3’ ritorna indietro e va ad appaiarsi con una sequenza a monte
Il fatto che tale filamento (indicato in rosso in figura) vada ad appaiarsi con una porzione di DNA a doppio
filamento che gli sta a valle (si definisce “invasione di strands”) genera due strutture:
1. T LOOP → ANSA TELOMERO
2. D LOOP → FILAMENTO SINGOLO SPIAZZATO
Nascondono la fine del cromosoma perché non sia visto come un free-end, un’estremità libera di DNA.
Erosione → viene a mancare struttura pseudocircolare → nessun omologo con cui appaiarsi a monte → estremità libera
p16 → +pRb
p14 → +p53
Prevalentemente inattivazione epigenetica.
1. Cellule normali accorciano telomeri, ma non superano un certo punto perché arrivano a differenziazione
terminale, quindi sono abbastanza lunghi
2. Trasformazione neoplastica
a. Continua discesa nell’erosione dei telomeri
b. Il signalling attiva p53 che arresta la proliferazioner
3. Pressione selettiva
a. Vantaggio a cellule che mutano p53
i. Mutazione p53 → scendere sulla retta di erosione telomerica
4. Riparo ATM o ATR delle estremità
a. Fusioni cromosomiche, ponti anafisici rotture che porteranno al trasferimento di porzioni geniche da
un cromosoma all’altro
b. Alterazioni macroscopiche che inducono morte
c. Una quota sopravvive e riattiva la telomerasi
Ruoli di Ras
1) Accelera fase S → + proliferazione
2) ARF → stabilizza p53
a. Arresto proliferativo e senescenza
b. ATM/ATR per stabilizzare p53
3) PI3K/Akt → Bcl2 e Bcl-XL
Senescenza ma non apoptosi
Ruoli di Myc
1) Entrata in ciclo
2) ARF e DNA-damage come Ras,
a. ATM/ATR
3) Proliferazione e apoptosi
TNF-α e Fas-L non hanno avuto buoni risultati perché vengono recepiti anche da cellule normali → danno massivo
TRAIL → Lega TRAIL-R1/R2 espressi principalmente sulle cellule
tumorali
Bcl2 → BH3 mimetics
SMAC/DIABLO → SMAC mimetics
Distinzione Bad/Good
1. Ipermutazione geni Ig
a. Marcatore di differenziazione, dato che è l’ultimo step
della produzione dell’anticorpo
2. ZAP-70
a. Chinasi associata a TCR
b. Marcatore cellule T espresso anomalo nelle B
3. Survivina
a. IAP
b. Livelli elevati = prognosi cattiva
4. Alterazioni citogenetiche
a. Cromosomiche
b. Nella delezione del cromosoma 13 la regione colpita contiene mir15 e mir16
i. Tra i loro target c’è Bcl-2, rimuovendoli sale Bcl-2, associato a good CLL
Farmaci
Abbot, ABT.
ABT-737 → Bad mimetico. Azione inibitoria sovrapponibile
a Bad, inibisce Bcl-2-Bcl-XL
Uccide in vitro cellule CLL anche a dosaggi bassi.
Trombocitopenia molto grave, perché la sopravvivenza delle
piastrine è legata a Bcl-XL.
Bortezomib o Velcade inibitore proteasoma per trattare
cachessia.
Mieloma multiplo
Terapia con Bortezomib (Velcade)
Plasmacellule di derivazione monoclonale accumulate e producono lo stesso anticorpo.
IG trovata nelle urine → Proteina di Bence-Jones
Meccanismo Velcade
1. Attivazione di NF-kB
2. Il clone leucemico produce grandi quantità di anticorpi, molti unfolded che porterebbero alla UPR → cascata
apoptotica
a. Le cellule del mieloma multiplo si liberano delle proteine anomale, se inibiamo il proteasoma
induciamo UPR
3. Alcune proteine pro-apoptotiche vengono tessuti a bassi livelli, tramite anche degradazione di p53
Anche TRAIL, BAX, Fas sono tenuti a bassi livelli nelle cellule tumorali
Tipi instabilità
- Microsatellitare, MIN
o Tante piccole mutazioni puntiformi, delezioni, duplicazioni
- Cromosomica, CIN
o Accumulo di mutazioni di ampie dimensioni
o Può essere generata da accensione incontrollata delle origini di replicazione
MIN o instabilità di tipo microsatellitare
1. Tante piccole mutazioni per difetti del MMR
2. Errori incorporativi
3. Primo livello di controllo
a. Attività enzimatica delle polimerasi con attività esonucleasica 3’-5’
b. 10-5
4. MMR, secondo livello
a. 10-9
Meccanismo d’azione MMR Procarioti
Corregge gli appaiamenti alterati.
SISTEMA STRAND SPECIFIC: riconosce il filamento neosintetizzato da correggere.
Metilazione del DNA meccanismo sfruttato perché quello neoparentale è metilato quello neo no.
Quindi distingue così i due.
MUT → proteine della via riparativa
1. Le mut riconoscono la regione mismatch
2. Hanno attività endonucleasica
3. Fanno una doppia incisione nel filamento non metilato
4. Viene tagliato un pezzo di DNA più ampio dove c’è il mismatch, circa 50 nucl.
5. La DNA polimerasi risintetizza
6. La DNA ligasi riforma
CIN
1. Alterazioni cromosomiche generate dalla erosione telomerica
2. Attivazione riconoscimento strand breaks durante alterazioni della replicazione, errori del licensing
3. Alterazioni della fase mitotica, soprattutto dello spindle assembly checkpoint, SAC, assemblaggio del fuso
PRIMO HIT
Mutazioni puntiforme inattivante
SECONDO HIT
Trasformazione più ampia, spesso delezione, che può avvenire per
1. Ricombinazione mitotica
a. Durante la mitosi possono avvenire eventi di ricombinazione tra i due cromatidi, generando 2
cromosomi ibridi con uno wild-type e l’altro mutato Rb e si può avere
i. Due cellule figlie eterozigoti
ii. Non disgiunzione mitotica, per cui le copie mutate possono finire in una delle due cellule
figlie, perdendo il cromosoma con l’allele wild-type e lasciando quelli con gli alleli mutati
2. Conversione genica
a. Errore di replicazione che porta a strand transfer dal cromosoma omologo
3. Delezione di tutto o parte del cromosoma
a. Caso più comune
L’alta penetranza è legata al fatto che è oncosoppressore di tipo gatekeeper, controlla l’entrata nel ciclo.
Cromosoma 13, estesa eterogeneità delle mutazioni di questo gene.
NB Le mutazioni di Rb si trovano in molti altri tipi di neoplasie, anche se somatiche. Es. Microcitomi polmonari,
tumori mammari, glioblastoma multiforme e i carcinomi vescicali
E7, codificata da HPV, può inibire Rb.
E6 inibisce p53.
Altri meccanismi di inibizione:
1. Overespressione Ciclina D1 (linfomi mantellari) → iperfosforilazione di Rb, con conseguente inattivazione
a. Cancro alla mammella sempre overespressione di Ciclina D
2. Meccanismo contrario nella perdita di p16, inibitore specifico per CDK4/6, cicline del primo checkpoint
a. La perdita di p16 o di INK4a, locus di p14 e p16I, porta allo stesso risultato
b. Aumenta l’attività delle cicline per la transizione G1-S, iperfosforilazione di Rb con su ainattivazione
3. Rare mutazioni di CDK4
4. TGF-β/SMAD controlla l’espresssione di p27
a. Non è un’inibizione specifica delle ciclina, ma generale
b. Agendo sulle cicline influisce alla fine Rb
5. P53 stesso discorso per il suo controllo di p21
Altre neoplasie associate all’ereditarietà
LI-
FRAUMENI
- Eredità di p53 mutato
- Molto rara
- Pattern complesso di neoplasie possibili
- Stesso modello delle HIT di Knudson (retinoblastoma)
o Principalmente cerebrali, mammarie, sarcomi ossei e dei tessuti molli
o Meno frequentemente corteccia surrenalica, leucemie o linfomi
- Penetranza legata all’età
o Circa 50% nei primi 50 anni
o 90% entro i 90
Sindrome di Von Hippel Lindau, VHL
Angiomi localizzati, EMANGIOBLASTOMI in genere CEREBELLARI O RETINICI.
Carcinoma a cellule chiare del rene.
La penetranza di questi tumori è espressa in questo grafico, che presenta tre curve:
Senza APC si troverà β-catenina fortemente espressa anche verso l’apice del villo
Possiamo trovare questa mutazione in neoplasie del colon, epatoblastomi, carcinomi dell’endometrio, carcinomi della
prostata.
APC sia nelle sporadiche che ereditarie costituisce mutazioni inizianti.
APC controlla il legame dei centromeri al fuso mitotico. Forma un dimero con EB1 che facilita l’attacco del centromero
al fuso mitotico.
Difetto di β-catenina:
- Più difficoltoso attacco del cromosoma al fuso e + alterazioni cromosomiche
-cancro all'ovaio;
-cancro all'endometrio;
-cancro allo stomaco;
-cancro al rene;
-cancro all'uretere;
-cancro al tratto biliare;
-cancro all' intestino tenue;
-cancro al pancreas;
-glioma cerebrale.
Y → intensità di fluorescenza
X → Lunghezza del prodotto
Perché picchi intorno al principale e non unico picco?
La polimerasi fa errori. Amplificando in vitro una sequenza, si ottiene una banda più alta e fluorescente delle altre, che
rappresenta la vera lunghezza del microstaaellite.
Le altre si chiamano Stutter Bands.
Si sequenziano esoni e regioni adiacenti nella cellula sana, con sequenze splicing.
Positivo → Lynch
Negativo → Magari negli introni, si controlla altro
Possibili meccanismi
1. Silenziamento epigenetico di MLH1 → Sporadico
2. Mutazione BRAF → Sporadico
Se è positivo, vanno informati i pazienti di primo grado.
IL DECORSO CLINICO NEI LYNCH È DETTATO SOLO DALLO STADIO DEL TUMORE, CHE HA STESSA
PROGNOSI PER LYNCH E NON LYNCH.
Lynch → +rischio di sviluppare altri tumori
Controlli
- Donne → ovario/endometrio
- Si consiglia rimozione di ovaie ed utero alle donne
XP (Xeroderma Pigmentoso)
- Basalioma
o Prognosi piuttosto favorevole
o Si diffonde solo localmente, con metastasi locali
o Lesioni evidenti simili a ferite che non guariscono mai
o Diretta correlazione tra esposizione al sole e sviluppo di basalioma, sia XP che non XP
- Carcinoma squamocellulare
o 20%
o Forte anticipazione d’età negli XP
o No anticipazione sporadici
NB Il Bas è il tumore più frequente nella popolazione.
Gli XP sono sensibili ala luce solare e non devono essere esposti a questa.
1. Sintomi neurologici
2. Ritardo mentale
3. Alterazioni retiniche
BRCA1 E BRCA2
Riparazione DNA ad alta fedeltà, HR.
Cromosoma 17 → BRCA1
Cromosoma 13 → BRCA2
Vengono fosforilati da ATM nella ricombinazione omologa.
Domini BRCA1
- Ring finger domain
a. Capacità di ubiquitinare, legame a BARD1
- DNA binding domain
a. Esercita funzione di riparazione
- Domini leganti p53 e Rb
a. Mediano effetti arresto del ciclo
- Domini leganti ATM e RAD51
a. Protagonisti del processo di riparazione tramite HR
BRCA2 meno caratterizzato, ma anche lui sequenze NLS per spedirla nel nucleo e domini di legame a RAD51 per
riparare il DNA.
Mutazioni BRCA
Coprono l’80% delle mutazioni familiari.
Solo nel 3% delle sporadiche.
Neoplasie con mutazioni BRCA1
Mutazione → +50-80% di sviluppare neoplasia mammaria
Insorgenza in età precoce, multifocali e a volte bilaterali.
Anche +neoplasie ovariche (15-45%)
Prevenzione:
- Chemioterapia adiuvante → dopo chirurgia
- Chemioterapia neoadiuvante → prima chirurgia
Terapia endocrina
Es. Cancro mammella → antiestrogeni
Si fa o no in base al numero di recettori estrogeni ER o progesterone PR.
Approcci terapia antiestrogenica
1. Ablazione ovarica
a. Castrazione (anche in pazienti prostata metastatica)
b. Chirugicamente con rimozione/Radioterapia
localizzata/agonisti LHRH
c. LHRH usato anche su prostata
2. Farmaci antiestrogenici
a. Tamoxifen
i. Competizione con gli estrogeni per il recettore
3. Inibitore aromatasi
a. Donne dopo menopausa gli estrogeni vengono prodotti nel tessuto adiposo per aromatizzazione
periferica
Resistenza alla terapia antiestrogenica
1. Acquisizione mutazioni e delezioni che rendono l’attivazione del recettore indipendente dal ligando
2. Metilazione di promotori di geni antagonisti
3. Attivazione vie di trasduzione alternative
Sindromi tumorali poliendocrine: MEN (multiple endocrine neoplasia)
MEN1/2
VEGFR2 [Grafico]
Recettore tirosin-chinasico
Dimerizza
Attiva
1. Proliferazione
2. Migrazione
3. Survival
4. Permeabilità vascolare
La neoangiogenesi tumorale genera vasi strani, aberranti, con
permeabilità aumentata.
Terapia anti-angiogenica:
1. Bevacizumab (Avastin)
a. BLOCCA VEGF – Il ligando
b. Usato anche per degenerazione maculare della retina
2. Sunitinib (Sutent)
a. BLOCCA RECETTORE
3. Gefitinib (Iressa)
a. BLOCCA RECETTORE*
b. Dovrebbe inibire sia crescita sia ulteriore rilascio di fattori pro angiogenici
- Perforazioni gastrointestinale
- HIF1 α attiva MET → gene invasione metastatica
METABOLISMO TUMORALE
EFFETTO WARBURG
Cellule tumorali → Metabolismo glicolitico o anaerobico anche in presenza di concentrazioni di ossigeno normali
Glucosio → Lattato → 4 moli di ATP (resa globale perché parte del piruvato fa fosforilazione oss.)
Eccezioni: DLBCL
Conseguenze di questo metabolismo
1. Tumore aumenta consumo di glucosio per mantenere ATP costante
2. Acidificazione per produzione di più valenze acide sotto forma di lattato
a. Metastasi = +Acidificazione + Invasione
3. PET → Glucosio radiomarcato con fluoro18 per trovare il tumore, combinato
con la TAC
Cause
IPOTESI: la massa si adatta a un profilo glicolitico per via dell’importanza dell’ipossia
nel suo sviluppo.
HIF1-ALFA
La regolazione avviene sulla degradazione di HIF1-α.
N-TAD
Normossia → Idrossilazione di residui di prolina in idrossi-prolina
Idrossilato costituisce punti di attacco per pVHL e permette la degradazione di HIF-1α
C-TAD
Idrossilazione residui di asparagina in normossia.
Ipossia → Punto di attacco CBP/p300, coattivatore trascrizionale.
Normossia → Non può legare il coattivatore e degrada HIF-1α
Angiogenesi
Invasione metastatica
1. C-Met
2. Protein-chinasi
3. Metallo proteasi
a. Distruggono proteine della MEC e invadono i tessuti circostanti
Terapie angiogeniche → Ipossia tumorale → più espressione di HIF-1 α → possibile insorgenza di metastasi
Va possibilmente ASSOCCIATO CON INIBITORI DI MET
Spiegazione organotropismo
1. Teoria circolatoria
a. Caratteristiche emodinamiche diversi organi
2. Teoria del Seed and Soil
a. Affinità tra cellule e alcuni organi
Tumori mammari → CXCR4, recettore chemochina
Ligando CXCL12 → polmonare.
Melanoma CCR10
Cute CCL27
Oncogeno:
- EMT
- -TGF-β → MET
TRANSIZIONE EMT
Perdita progressiva catenina p120
Acquisizione MMP-2, metallo proteasi della matrice → Taglia le proteine delle matrice extracellulare
Inattivato Rb → p27 (TGF-β) non può agire dato che quello era il suo effettore
Amputazione del braccio citostatico di TGF-β con Rb inattivato!
Glioblastoma multiforme/Osteosarcoma → PDGF in risposta a TGF-β, stimolazione autocrina
PDGF → Azione mitogena
TGF-β → insorgenza metastasi osteolitiche
Snail, Slug, Twist → Repressori durante l’embriogenesi → Riattivati nell’EMT come effettori nucleari finali della
trascrizione
Gene MET
Pathway di Met
Recettore tirosinchinasi ingaggiato da HGF
Ingaggio → Dimerizzazione → transfosforilazione tirosina del Multifunctional Docking Site (attacco adattatori)
Docking di:
Segnale mitogenico → Grab2/Sos/Ras
Segnale pro-survival → PI3K
Motilità → GRAB1/PI3K
Branching morphogenesis (formazione strutture di partenza)→ PLC- γ o Stat
Regolazione Met
Fosforilazione tirosine, Y1234, Y1235 → Attivazione
Fosforilazione serina S985 → Inibizione
Evento critico attivazione → Dimerizzazione, che viene facilitata dal ligando che crosslinka i recettori O stocastica se
tanti recettori in membrana
+ recettori + attivazione
-caderine +integrine
1. Caderine → tra epiteliali
a. Anche via di trasduzione che controlla fenomeni di motilità dell’actina
i. Tramite catenine e vinculine
b. Carcinomi metastatici → perdita di funzione o espressione caderine
c. Melanomi → switch del tipo di caderina, da E a N, che facilita adesione cellule stromali
d. Legame cellule adiacenti → antiproliferativo, inibizione da contatto
2. Integrine → stroma o matrice extracellulare
a. Catena α e β
i. β1 → Matrice extracellulare, laminina e collagene
ii. β2 → Cellule leucocitarie
iii. β3,5,6,8 → Recettori RGD (es. fibronectina)
b. Melanomi switch verso α4β1, interazione con derma e tessuti circostanti
c. Signalling
i. FAK, chinasi di adesione focale → paxillina e talina per riarrangiamenti citoscheletrici che
danno motilità alla cellula
ii. Ras/Raf/MAPK
iii. PI3K/Src
3. Proteasi della matrice → Digestione proteolitica matrice
a. Serin proteasi
i. Attivatori del plasminogeno, PA
ii. tPA tissutale
1. Fibrinolosi
iii. uPA urochinasico
1. Oncologico in corrispondenza degli
invadopodi e secreto dalle cellule
stromali
2. Correlato a invasività dei tumori
iv. Inibitore Serpina
b. Metalloproteasi di matrice, MMP
i. Atomo di Zn
ii. Collagene IV
iii. Inibitori TIMP
iv. Rilascio di fattori di frescita
v. Smascheramento di siti di legame legati alla neoangiogenesi per es. angiostatina
vi. Distacco fra cellule epiteliali per clivaggio di E-Caderina
vii. Degradazione di CD44 → distacco di cellula tumorale dalla matrice
viii. Tramite MT1-MMP, membrane tater, degrada la membrana basale
c. Inibitori
i. Serpine (PAI)
ii. TIMP, inibitori tissutali delle metalloproteasi
iii. Gli invadopodi che legano queste metalloproteasi li concentrano su alcuni punti della
membrana plasmatica. Portano lattato o valenze acide di modo che in questi punti il pH sia
acido.
Selectine
1. Interazione eterotipica
2. Alcuni tumori esprimono specifiche selectine
CD44
1. Citoadesina espressa dai linfociti T
a. Marcatore di staminalità in tumori epiteliali
2. Interazione con componenti della matrice
a. Collagene, fibronectina, laminina acido ialuronico
3. Cellule di alcuni tumori al massimo grado di invasività overesprimono
spesso CD44 o varianti di splicing
a. Le varianti possono essere usate come marcatori
4. Diverse isoforme → Diverso potere metastatico
Rilevazione
- Aspirato midollare (es. creesta iliaca)
- Biopsia linfonodale per cellule positive a EpCAM
o Istologico: dotti anomali
Rilevazione di micrometastasi nel midollo osseo metodica invasiva ma miglior fattore prognostico.
1/3 dei cancri della mammella micrometastasi da qualche parte anche se poche danno luogo a vere metastasi.
POSTULATI DI KOCH
IARC, Classe 1°
1. Helicobacter Pylori
a. Carcinomi gastrici e linfomi gastrici dal MALT
2. HPV
a. Carcinoma cervice uterina
3. HBV/HCV
a. Carcinoma epatocellulare
4. EBV
a. Linfomi non Hodgkin
b. Linfomi Hodgkin
c. Carcinoma naso-faringeo
d. Carcinoma gastrico
5. HTLV-1, virus della leucemia umana alle cellule T di tipo 1
a. Leucemia umana alle cellule T di tipo 1
6. HHV-8, KSHV
a. Sarcoma di Kaposi
7. Virus del carcinoma alle cellule di Merkel
8. Virus del polioma
9. Tumori associati a infezioni parassitarie
Caratteristiche
1. Infezione persistente
2. Strategie per evasione → latenza
HELICOBACTER PYLORI
30-50% nella popolazione globale
Sudamerica 90%
Europa 30%
Italia 50%
Responsabile
1. 80% delle ulcere gastriche
Variabilità di CagA
Tipi A e B → Tutti i batteri
Variabili a livello consesus
Quelli asiatici sono più agressivi per la loro CagA molto più potente nel legare
SHP2 e attivare Ras
Hanno anche
1. Fosfolipasi
a. Distruggono membrana cellule epiteliali
2. Fattore attivante le piastrine
a. +adesione piastrinica
b. Microtrombi
c. Necrosi
3. LPS
a. Infiammazione
Diagnosi
1. Prelievo bioptico
a. Colorazioni
b. Ureasi
2. Urea Breath Test
a. Urea marcata con C14
b. Scissa dall’ureasi e troviamo CO2 radiomarcata
3. Ricerca Ig
Terapia
1. Tetraciclina, Amoxicillina, Metronidazolo
HTLV-1
Unico retrovirus in cui sia stata dimostrata l’oncogenicità
Quadri patologici
1. Leucemia a cellule T dell’adult
a. Neoplasia estremamente maligna
b. Sia organi linfoidi sia sangue periferico
c. Localizzazioni nodulari più o meno diffuse a livello di cute
i. Micosi fungoide
ii. Sindrome di Sèzary, variante di neoplasia leucemica linfomatosa
iii. CD3+, CD4+, CD8- , CD25+, FOXP3+, simili alle T reg
d. Flower Cells → Nucleo multilobato che ricorda petali di fiore
Modalità di trasmissione e quadro clinico
Patologia si manifesta + con particolare modalità
Ci sono
1. Trasmissione sessuale
2. Sangue
3. Perinatale
a. Eliminare l’allattamento al seno, consigliando quello artificiale alle sieropositive
b. Prevalenza
TAX
No v-onc propriamente detto, ma c’è TAX
TAX attiva a distanza molti geni
- NF-
kB
- CRE
B
TAX → Enhancing, stimolazione della trascrizione virale
Senza TAX il virus si trascrive a livelli molto bassi, quando TAX proteina viene prodotta questa ritorna insieme ad altri
cofattori sul promotore virale delle regioni LTR e attiva circa un migliaio di volte il rating di trascrizione virale. Quindi
c’è un effetto sulla trascrizione virale e questo è mediato dall’interazione tra questi attivatori CREB cellulari e i fattori
della via cellulare. L’Nf-kb è un'altra via attivata da TAX che non è importante per l’attivazione della trascrizione
virale, ma lo è per l’attivazione di vie oncogeniche nella cellula bersaglio.
Ci sono quindi degli effetti trascrizionali relativi all’attività di TAX che inducono l’espressione, a livello trascrizionale
di una serie di geni bersaglio, però ci sono degli altri effetti non trascrizionali che sono dovuti alla capacità di TAX di
interagire con altre proteine che non controllano direttamente l’espressione genica, ma controllano per esempio dei
checkpoint critici del ciclo cellulare, e di questi gli esempi più importanti sono quello di p-16 inibitore del ciclo
cellulare. TAX interagisce con p-16 inibendola, quindi ha un effetto di facilitazione del passaggio nel checkpoint G1/S;
essa interagisce mediante un effetto inibitorio con MAD1 (qui si intende MAD implicata nel checkpoint anafasico).
MAD 1 e MAD 2 sono due delle proteine che si assemblano a livello del centromero per costruire lo spindle assembly
checkpoint (SAC), esso attraverso una serie di reazioni di controllo con cleavage proteolitico media un controllo sulla
degradazione della coesina, che è quella proteina che tiene insieme i cromatidi fratelli.
TAX inibisce MAD 1 e rilassa questo controllo anafasico, permettendo la partenza dell’anafase anche quando non tutti i
cromosomi sono ben condensati, allineati. Quindi questa proteina oltre a riprogrammare l’espressione della cellula
bersaglio rende il ciclo più veloce: è così più facile per le cellule entrare in ciclo, e ha un effetto destabilizzante a livello
cromosomico perché i difetti del controllo anafasico si ripercuotono in aneuploidia. Non sono piccole mutazioni, ma
delle grosse aberrazioni cromosomiche che infatti sono presenti nelle cellule ATLL, che hanno un nucleo multilobato e
in genere un patrimonio genetico fortemente aneuploide. Dunque TAX induce aumento di proliferazione, ridotta morte
cellulare e aneuploidia, che facilita l’acquisizione di mutazioni ulteriori da parte delle cellule infettate.
HBZ
Dal punto di vista della trasformazione neoplastica ci sono molte proteine virali, due però sono quelle più importanti,
una è TAX l’altra è una proteina studiata più di recente che si chiama HBZ che è codificata sul filamento negativo del
virus, tutte le altre sono codificate dal filamento positivo ed espresse attraverso meccanismi soprattutto di splicing
alternativo; HTLV-1 genera una quindicina di messaggeri diversi con splincing alternativo. HBZ è espresso dal
filamento negativo, quindi in direzione antisenso, per questo motivo ha due funzioni:
1. come RNA non codificante, quindi già l’RNA trascritto da questo gene ha un effetto mitogenico e questo si
esercita soprattutto attraverso la stimolazione della via di E2F1;
2. effetti di HBZ proteina che ha la capacità di attivare alcune vie mitogeniche sempre legandosi a questi fattori
trascrizionali AP1 della famiglia di Jun, e ha un effetto anche sull’espressione virale di inibizione della
capacità di TAX di attivare il promotore virale e il filamento positivo.
Questo è il genoma del virus, le due LTR, il promotore del filamento positivo che codifica tutte le proteine virali tranne
HBZ, e poi TAX che insieme ai fattori trascrizionali CREB dà questo effetto di potenziamento molto importante della
trascrizione virale. Quello che succede è che HBZ può formare anche dei complessi con CREB sottraendolo
dall’interazione con TAX, si tratta di un’interazione di tipo inibitorio. Quindi HBZ ha la capacità di silenziare
l’espressione di tutti i geni virali codificati dal filamento positivo. Per lo meno in una metà dei casi di ATLL, cioè di
cellule leucemiche in pazienti che sviluppano questa patologia, l’unico gene virale che è espresso è HBZ. Il significato
di tutto questo è ancora in corso di studio, ma un’ipotesi che è abbastanza accettata e consolidata è che questo sarebbe
un meccanismo che il virus ha per evadere la risposta immunitaria del paziente. Il sistema immunitario riconosce molte
proteine virali e reagisce in modo estremamente rigoroso a queste proteine che sono quasi tutte immunogeniche: quelle
strutturali e TAX sono estremamente immunogeniche, HBZ invece è molto poco immunogenico. Quindi questa
potrebbe essere una strategia che il virus ha per far propagare le cellule infettate, perché ha degli effetti mitogenici,
minimizzando la riconoscibilità immunologica di queste cellule infettate. È una specie di “meccanismo di latenza” in
cui il virus esprime invece di tante un’unica proteina, naturalmente non può fare particelle virali perché le proteine
strutturali sono tutte codificate sul filamento positivo. Effettivamente se si costruisce un topo transgenico in cui si
controlli l’espressione di TAX o HBZ con un promotore T cellulare, nel topo si sviluppa una leucemia linfoma a cellule
T che somiglia molto all’ATLL, quindi ciascuno dei due
protoncogeni da solo dà leucemia linfoma. Non c’ è dubbio
sul fatto che siano proteine con un grande potenziale
oncogenico.
Questa diapositiva indica una caratteristica molto importante
della strategia replicativa di questo virus che è la cosiddetta
propagazione mitotica. Quando si pensa ad un’infezione
virale e alla propagazione di un genoma virale in genere ci si
riferisce alla modalità infettiva, in cui un virus infetta una
cellula bersaglio, replica il proprio genoma tante volte e fa
particelle virali che escono da questa cellula infettata magari
anche uccidendola, andando poi ad infettare nuove cellule
bersaglio. L’HTLV usa una strategia molto atipica, ma che è
molto frequentemente riscontrata in questi virus oncogeni, ed è
la propagazione mitotica, nel senso che il virus infetta una
cellula bersaglio, si scapsida, il genoma virale viene retro
trascritto e si integra nel genoma della cellula. Fin qui tutto
normale, poi però la strategia replicativa del virus, invece che essere basata sulla generazione di nuove particelle virali
che andranno a infettare altre cellule, è basata sul fatto che questo retrovirus integrato stimola la proliferazione e la
sopravvivenza delle cellule infettate, e quindi usa la cellula infettata per propagare il proprio genoma.
E in effetti, questo modello è sostanziato dall’evidenza incontrovertibile che HTLV-1 fa pochissime particelle virali, sia
se lo si coltiva in vitro, sia se lo si va a vedere su un paziente. Questa modalità di propagazione mitotica, che quindi
utilizza l’apparato replicativo della cellula ospite, più che le polimerasi virali, ha la caratteristica di avere una bassissima
variabilità genetica, identica a quella del DNA umano, e questo perché il virus è replicato dalle polimerasi umane.
Invece un virus che è replicato attraverso il macchinario replicativo virale, soprattutto se è un retrovirus, avrà una
variabilità genetica molto elevata (es. HIV), si parla per questo di “quasi specie” nello stesso individuo. La diversità e
instabilità genetica è dovuta al fatto che le DNA polimerasi umane presentano 1 errore ogni 10^9 nucleotidi, mentre
nella trascrittasi inversa c’è un errore ogni 10^5 nucleotidi, con una differenza di 10^4 possibilità di errore tra una
trascrittasi inversa e una Dna polimerasi umana.
Per molti anni, molti gruppi di ricerca hanno dimostrato in modo molto solido che HBZ e HTLV-1 sono molto
oncogenici ed hanno chiarito i meccanismi con cui esprimono questo potenziale oncogenico. Tuttavia resta il fatto che
la leucemia insorge solo nel 3% degli individui infettati, e lo fa dopo decenni. Questo vuol dire che se è vero che se si
prende una proteina e la si mette in un topo transgenico provoca sempre la leucemia, nell’uomo ciò non succede, quindi
devono esserci dei meccanismi che in un modo o nell’altro controllano il potenziale oncogenico di queste proteine.
Infatti un’ipotesi portata avanti per anni è stata che l’Hallmark, cioè la caratteristica distintiva dell’infezione da HTVL-
1, non è l’oncogenicità, ma è la persistenza del virus nel paziente, per tutta la sua vita senza causare patologie. (Sul fatto
che causi l’ATLL non vi è dubbio, in quanto non esiste ATLL senza infezione virale)
Quindi su questa ipotesi si è “aperta la caccia” alle proteine anti-oncogeniche che possano effettivamente
controbilanciare il processo di patogenicità del virus.
Un esempio di queste proteine è la p13, chiamata così perché ha una dimensione di 13 KDa, ed è codificata dal genoma
virale.
La cosa intrigante di questa proteina è che si localizza a livello mitocondriale, in particolare a livello della membrana
interna del mitocondrio, dove, in maniera
ancora ignota apre un canale per K.
Naturalmente se si apre un canale per K
nei mitocondri energizzati, che sono
negativi (hanno una matrice negativa
rispetto all’esterno) si avrà un flusso di
K+ dentro il mitocondrio. Questo flusso
di K+ depolarizza, attivando
automaticamente la catena respiratoria
che, bruciando più substrati trasporta più
elettroni e esclude più protoni dalla
matrice.
Riassumendo, alla fine il mitocondrio ha
questo “buco” nella membrana interna,
all’inizio il flusso di K+ è compensato
dalla catena respiratoria, perché si
dispone di substrati che mantengono così
il potenziale di membrana stabile (entra 1
K+ ed esce un protone). Tutto questo
avviene a spese di una maggiore attività respiratoria della catena respiratoria, la quale produce, di conseguenza, più
specie reattive dell’ossigeno. Il trasporto di elettroni lungo la catena respiratoria è associato ad uno scivolamento di
elettroni che, con un rating del 10-15% finiscono sull’ossigeno molecolare generando un superossido. Tra le specie
reattive dell’ossigeno (ROS) la più abbondante è l’H2O2, perché è più stabile rispetto agli altri ROS ed attraversa le
membrane cellulari passando da un comportamento all’altro e anche nell’ambiente extracellulare. In genere, le ROS
sono considerate specie tossiche, ma a bassi livelli funzionano come dei secondi messaggeri cellulari, cioè prendono
parte al signalling intracellulare. Questo si esplica soprattutto nel controllo della formazione di ponti disolfuro e
proteine, le ROS intervengono andando a modificare lo stato di multimerizzazione di una proteina o la sua
conformazione.
I meccanismi di questo tipo più importanti sono l’attivazione della via dell’NF-kB (via di survival soprattutto nei
linfociti) e l’inattivazione di PTEN per ossidazione. PTEN è una fosfatasi che converte PiP3 in PiP2, così viene
bloccata la via dell’AKT.
L’ossidazione dunque a volte ha effetto attivatorio per certi pathways, altre volte inattivatorio.
Trasmissione sessuale.
Verruche o carcinoma all’utero.
Piccoli virus a DNA
Non-envelope
Epitelio Tropici, diverso epitelio in base al tipo
1, 2, 4, 7 verruche
16-18-31-33 Carcinoma cervice uterina
Infezione strati basali → switch di proteine prodotte quando le cellule salgono →
La displasia è divisibile in 3 gradi, CIN
Grado 1 Grado2 Grado 3 Carcinoma
Grado 2 può diventare 1
1 può sparire
grado 3, invece si ha una tendenza maggiore a produrre carcinoma
No strumenti per distinguere chi
- Da 3
a carcinoma
- Da 3
a2
DNA doppio filamento circolare
Forma episomica nella maggior parte delle lesioni
I pattern di integrazione sono tutti uguali nello stesso paziente, ma diversi in pazienti diversi, stesso concetto vale anche
per i punti di rottura.
Nella maggior parte dei casi colpiscono tutti un gene virale, che è la proteina E2
I geni di HPV sono tutti indicati con una lettera
E (Early), fasi precoci
L (Late), tardive
L, capsidiche strutturali che sta ad indicare se quei geni sono espressi nelle fasi precoci (strato basale epitelio) o tardive
(strati differenziati superficiali). Le proteine E sono tutte regolatorie, mentre le L sono proteine capsidiche strutturali. La
rottura del gene E2 dà un vantaggio selettivo alla cellula, perché E2 è regolatoria e funziona reprimendo l’espressione di
altri due proteine regolatorie del virus, che sono E6 e E7. Queste sono proteine virali oncogeniche che inibiscono gli
oncosopressori cellulari.
È stato evidenziato che l’inibizione di RB da parte di E7 di per sé sarebbe insufficiente a spingere il processo di
trasformazione tumorale, perché le cellule con RB inattivato funzionalmente dall’E7 hanno un fenotipo di elevata
proliferazione; le cellule entrano in fase S facilmente, non vi è più quel meccanismo di controllo della transizione alla
fase S, e non rendono più necessaria l’attivazione dei meccanismi di controllo sulle cicline. Questa proliferazione
elevata ha un effetto di stress replicativo, così viene innescata la via di riconoscimento del danno al Dna (DDR), che
attiva ATM che fosforila p53. Stabilizzando p53, questa andrà a bloccare il ciclo di queste cellule ed eventualmente le
porterà in apoptosi.
Quindi il blocco della risposta oncosoppressiva richiede l’inattivazione sia di RB da parte di E7 che di p53 da parte di
E6. Addirittura i diversi tipi di HPV sono oncogenici o non se i loro E6 e E7 lo sono o meno.
In conclusione, cosa genera il diverso outcome clinico? Perché lo stesso virus non dà niente in alcuni pazienti, mentre
provoca in alcuni il linfoma di Hodgkin e in altri il Burkitt?
Ci sono sicuramente molti fattori, alcuni sicuramente anche nell’ospite, ma uno dei fattori determinanti è il tipo di
espressione che il virus ha nelle cellule tumorali, cioè il pattern di latenza virale.
Le cellule di Burkitt linfoma hanno un pattern di latenza zero, cioè esprimono soltanto due geni virali che sono EBER1
ed EBER2, che sono due RNA non codificanti virali che hanno la funzione di inibire la via PKR, questa attiva la via
degli interferoni di tipo alfa e beta che mediano una risposta antivirale.
Possono esserci dei Burkitt linfoma, con pattern di latenza 1, in cui c’è anche un’altra proteina che si chiama antigene
nucleare di Epstein-Barr o EBNA 1 che ha la funzione di favorire la replicazione dell’episoma virale. Infatti nella
stragrande maggioranza dei casi l’EBV non si integra nel genoma della cellula bersaglio, ma viene replicato grazie a
questo EBNA1 che serve a garantire la replicazione del genoma virale.
In altre patologie come il carcinoma naso-faringeo e il linfoma di Hodgkin si nota un pattern di latenza 2 in cui
vengono espresse anche delle proteine di membrana come LP1 che attiva in modo anomalo la via del CD40,
normalmente attivata dal CD40 ligando presente sui linfociti T-Helper. Quindi da un segnale sia di sopravvivenza che
mitogenico a queste cellule, come anche LP2 che va ad attivare anch’essa una via di sopravvivenza. Le proteine
mitogeniche sono soprattutto le proteine di membrana come LP1 e LP2.
Il pattern di latenza 3 si trova in altre malattie come la mononucleosi infettiva o in PTLD che sono quelle malattie dove
il virus va un po’ più a ruota libera nell’espressione degli antigeni virali. Questo o perchè nella mononucleosi il sistema
immunitario non è ancora attivo contro il virus, o come nelle PTLD perché il sistema immunitario è soppresso dalla
terapia antirigetto o dall’HIV e quindi il pattern di espressione è molto più ampio.
Questo pattern di espressione non si trova solo in diversi tipi di patologie, ma anche in diversi tipi di linfociti B in cui il
virus può essere presente. Quindi nei linfociti B memoria o in divisione si trova il pattern di latenza 0-1, nei linfoblasti
attivati il pattern di latenza 2, mentre nei linfociti B naive, che sono i primi ad essere infettati, si trova un pattern di
espressione un po’ più ampio.
TUMORI AL PANCREAS
Tumori mammella:
- 20% familiari
- 80% sporadici
Familiari:
- 80% BRCA
Sporadici:
- 3% BRCA
HER2:
- 33%
Federica Sabatelli 02-12-2016
Eleonora Targhetta Esercitazione di Oncologia, Lezione 43
Laura Vona Prof. S. Indraccolo
NEOPLASIE POLMONARI
Oggi faremo una presentazione sugli aspetti di ricerca e di pratica clinica che riguardano la genetica del cancro e in
particolare delle neoplasie polmonari. Ci saranno alcune diapositive introduttive per spiegarvi le principali
conoscenze circa le mutazioni più frequenti nei tumori, quali sono i geni drivers per questo tipo di neoplasie e poi tutta
una serie più ampia di diapositive per mostrarvi un aspetto più pratico, ovvero qual è la traduzione di queste
informazioni nella pratica diagnostica e molecolare, quali sono i riflessi di queste conoscenze sulla terapia dei pazienti
affetti da carcinoma del polmone.
Molte delle informazioni che vi dirò oggi sono state ricavate da una serie di reviews che vi lascio.
Parlando di neoplasie del polmone, inizio con una diapositiva che non c'entra propriamente con le neoplasie polmonari
ma proviene da uno studio di B. Vogelstein pubblicato in Science qualche anno (nel 2013) che mostra come c’è stato un
avanzamento impressionante della nostra capacità di sequenziare il genoma umano negli ultimi 10 anni, per cui ora il
costo e la rapidità del sequenziamento sono vertiginosamente ridotti rispetto a 10 anni fa e in questo modo sono stati
possibili studi di genotipizzazione del genoma di moltissimi tumori umani.
Questa diapositiva vuole rappresentare essenzialmente il numero di mutazioni somatiche, di tipo non sinonimo, che
determinano un cambiamento della sequenza della proteina codificata dal gene, che si sono trovati come sorta di
metanalisi in tutti gli studi fatti fino a quel momento nelle neoplasie umane. Sono rappresentati: i tumori pediatrici, i
tumori liquidi (leucemia, fondamentalmente), tutta una serie di tumori solidi e poi un altro gruppo di tumori solidi ad
elevato carico mutazionale. Quello che si vede sostanzialmente è l’andamento di questa distribuzione:
i tumori pediatrici sono tumori geneticamente semplici da questo punto di vista, nel senso che hanno un
numero di mutazione per esone inferiore a 25, molto spesso
5, 6 o 7, potrebbero esserci altri meccanismi di oncogenesi
in questi tumori però il sequenziamento ci ha indicato che
sono tumori con poche mutazioni;
la situazione non cambia molto nelle leucemie dell’adulto,
che sono tipi di tumori con una relativa semplicità delle
alterazioni genetiche, questo ha avuto anche dei riflessi,
infatti molte delle terapie a bersaglio molecolare si sono
rivelate più efficaci in termini di sopravvivenza proprio in
tumori di questo tipo.
nel caso dei tumori solidi dell’adulto, quindi nei
carcinomi, abbiamo essenzialmente una quantità di
mutazioni decisamente maggiore rispetto alle altre due
categorie, che varia da 25 a circa un centinaio per genoma.
Tumori come i tumori del polmone del tipo “non small cell lung
cancer” nei non fumatori hanno un numero di mutazioni ancora
relativamente basso; la stessa neoplasia quando invece la si ritrova
nei fumatori ha decisamente un numero di mutazioni che è molto più
alto. Dunque, la stessa istologia ma con meccanismi di origine
diversi, porta ad un accumulo di mutazioni molto elevato.
In questa categoria di cancri con elevato tasso mutazionale troviamo
non solo i tumori del polmone, specialmente nei fumatori, ma anche
il melanoma, il microcitoma (in inglese spesso chiamato “small
cell lung cancer”), e i carcinomi colon-rettali caratterizzati da
instabilità dei microsatelliti (in questo ultimo gruppo abbiamo un
numero di mutazioni che si avvicina intorno alle 1000).
N.B. Non è che si possa dire che la malignità clinica dei tumori sia
direttamente proporzionale al numero di mutazioni che essi mantengono, però esso è una rappresentazione di quanto
eterogenea possa essere la complessità genetica dei tumori con i quali spesso ci troviamo a che fare e anche del tipo di
impatto che certi carcinogeni, specialmente nel caso dei tumori del polmone, hanno sul genoma delle cellule tumorali.
Un altro concetto di introduzione è il fatto che naturalmente all’interno di questi geni mutati, siano essi pochi o tanti,
troviamo molto spesso - non solo, ma sicuramente sono importanti nella patogenesi dei tumori - due classi di geni che
sono: gli oncogeni e gli oncosoppressori. Le mutazioni in queste classi di geni associati al tumore sono distribuite in
modo diverso:
1) tipicamente negli oncogeni quali PIK3CA, IDH1 (in caso dei gliomi) si tratta di mutazioni ricorrenti, cioè c’è
un’altissima concentrazione delle mutazioni attorno ad un cosiddetto hotspot mutazionale. Questa è
un’informazione abbastanza importante anche ai fini della diagnostica molecolare, perché in situazioni di
questo tipo quando di fronte a un caso ci chiediamo se c’è o no la mutazione del gene, ad esempio di IDH1,
non occorre che sequenziamo tutto il gene, ma possiamo restringere la nostra attenzione attorno all’hotspot
mutazionale;
2) al contrario, nel caso di RB1 e VHL (rispettivamente geni del retinoblastoma e della sindrome di Von Hippel
Lindau), tipicamente le mutazioni che vanno a inattivare l’oncosoppressore sono distribuite lungo tutta la
coding sequence del gene. Questo significa che, invece, in questo caso, dobbiamo sequenziare praticamente
l’intero gene.
1) carcinomi a piccole cellule o small cell lung cancer o microcitoma (sono tutti sinonimi) che sono tumori di
origine neuroendocrina, ad alto grado di malignità, sono entità che istologicamente sono formate da cellule
piccolissime e rappresentano approssimativamente 10% dei casi di carcinomi polmonari. Sono un tipo di
tumore altamente aggressivo, tipicamente metastatico già alla diagnosi che è inizialmente sensibile alla
chemioterapia a base di platino con risposte complete nel 70% dei casi ma purtroppo la durata della risposta è
transitoria e quando la neoplasia ritorna, spesso dopo 6-9 mesi, 1 anno, a quel punto spesso è resistente al
platino quindi poi diventa di difficile trattamento.
2) l’altro gruppo, quello più frequente, si chiama “non small cell lung cancer” (NSCLC) e comprende entità
istologiche diverse. Le due principali sottoentità sono: l’adenocarcinoma polmonare e il carcinoma a cellule
squamose. Questo è importante saperlo. Dei due, tutti e due associati al fumo, il carcinoma a cellule squamose
è molto più raro trovarlo nei non fumatori, mentre l’adenocarcinoma polmonare si trova sia nei fumatori che
nei non fumatori. Negli ultimi anni direi che in 100 casi di NSCLC almeno 80 sono adenocarcinomi
polmonari, quindi il tipo di neoplasia polmonare più frequente nella popolazione italiana è l’adenocarcinoma
polmonare, che è quello su cui concentreremo il resto del discorso.
Lo studio, mediante il sequenziamento del genoma o dell’esoma, dei tumori di questo tipo ha rivelato una distribuzione
delle mutazioni dei geni.
Questi sono nomi di una serie di geni, alcuni già da voi ben conosciuti come p53 o kRas e altri meno come STK11 o
EGFR (epidermal growth factor receptor). In ordinata vi è il numero di casi che presentavano la mutazione di questi
geni all’interno del gruppo di studio. Vedete che c’è questa specie di picco iniziale, che sarebbero i geni altamente
mutati in un certo tipo di tumore, e poi c’è una lunga coda, che indica i geni che si trovano mutati ma con una frequenza
molto più bassa, spesso attorno al 5%. Allora la gran parte degli sforzi si concentrano sui geni più frequentemente
mutati, che nel caso del tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC), sono:
- p53
- KRAS
- STK11
- EGFR
L’ EGFR si trova mutato in circa il 15% dei casi di tumore al polmone, nella nostra esperienza.
Attenzione! in figura è riporta 30-40, ma non è una percentuale, è il numero di casi mutati trovati in questo particolare
studio. Quindi la percentuale reale di mutazioni di EGFR nell’adenocarcinoma del polmone è del 15%. KRas è il
doppio, attorno al 30% e p53, che non viene ricercata comunemente, è simile a kRAs come percentuale di riscontro.
Quindi si tratta di mutazioni che si trovano abbastanza frequentemente.
Struttura e attivazione di EGFR
EGFR fa parte di una classe di recettori transmembrana con una struttura molto comune anche ad altri membri di
questa famiglia, sono tipicamente composti da una componente extracellulare, che è “ligand binding” (lega il
ligando), una componente transmembrana piccola e una coda intracitoplasmtica che contiene il dominio con attività
tirosinchinasica e un dominio regolatorio. Si tratta di un gene non dei più semplici, nel senso che ci sono 28 esoni,
però appartiene alla classe degli oncogeni, quindi le mutazioni sono concentrate in alcuni esoni.
Quando il recettore EGFR viene ingaggiato dal suo ligando, essenzialmente avviene una eterodimerizzazione di EGFR,
alterazione strutturale della componente esterna, e l’attivazione dell’attività tirosinchinasica della porzione
citoplasmatica che si traduce in un’autofosforilazione delle code citoplasmatiche. Questo è l’evento che scatena il
signaling a valle di questo recettore, che a sua volta si traduce in attivazione di alcune vie di signaling intracellulari
ulteriori, come la via delle MAP chinasi, che determina aumento della fosforilazione di ERC, che a sua volta è un
importane fattore che coordina la trascrizione di molti geni coinvolti nella proliferazione. A valle di EGFR c’è anche
l’attivazione della via del signaling di Akt, che molto spesso nelle cellule tumorali si associa alla regolazione della
proliferazione ma anche dell’apoptosi. EGFR è un recettore espresso nella sua forma non mutata anche nelle cellule
epiteliali normali, ad esempio a livello dei cheratinociti; se voi incubate cellule normali con il ligando di questo
recettore e poi andate a misurare - ad esempio con dei Western blot con le forme fosforilate di Akt o di ERC- cosa
succede all’interno della cellula, dopo pochi minuti vedete una massiva attivazione di queste vie del segnale.
Le mutazioni di EGFR nell'adenocarcinoma del polmone portano all'attivazione costitutiva dell'attività tirosin-chinasica
associata al dominio intracellulare del recettore con aumentato e persistente signaling.
L'industria farmaceutica nel corso degli anni ha sviluppato Small molecules chiamate TKI (Tyrosin-Kinase
Inhibitors), ossia pillole che si prendono per via orale, le quali vanno ad
occupare, all'interno della struttura tridimensionale della coda citoplasmatica del
recettore, il posto dell' ATP (importante per il triggering del signaling del
recettore). Quindi avviene un displacement dell'ATP e i TKI bloccano in questo
modo il signaling del recettore.
Naturalmente bloccano anche il signaling del recettore normale, quindi non sono
del tutto privi di effetti collaterali. Consideriamo, però, che i tumori che hanno
mutazioni in EGFR diventano oncogene-addicted, cioè per loro la via di EGFR
diventa fondamentale, quindi l'interruzione del signaling di EGFR, nelle cellule
tumorali portatrici di mutazioni attivanti di EGFR, ha spesso dei risultati molto
più catastrofici rispetto a quello che ha nelle cellule normali e viene sfruttata
questa differenza.
L'oncogene-addiction capita anche con altri tipi di oncogeni. Quando un
oncogene è mutato quella via tende a essere dominante all'interno delle cellule, quindi se voi trovate un farmaco che
riesce a intercettare la via potete creare un disturbo notevole alle cellule tumorali almeno per un po'.
Oltre a questi inibitori di EGFR della classe dei TKI, che per il tumore del polmone sono i più usati, esiste anche la
possibilità di bloccarlo con anticorpi. Questi però riconoscono il dominio extracellulare di EGFR e quindi possono solo
bloccare l'interazione del recettore col suo ligando. Nel caso del tumore del polmone gli anticorpi non sono molto utili
perché il recettore (EGFR) è attivato per conto suo a causa di mutazioni che capitano al suo interno, quindi a lui è
abbastanza indifferente se noi blocchiamo le interazioni all'esterno della cellula tra il recettore e il legando. Questi
anticorpi, tuttavia, sono importanti in un altro tipo di tumore molto comune che è il carcinoma colon-rettale, in cui
EGFR non ha mutazioni ma è spesso overespresso, quindi attivo, e allora gli anticorpi possono essere terapeuticamente
vantaggiosi.
Le mutazioni di EGFR e le terapie a bersaglio molecolare: una rappresentazione temporale
La storia dell' EGFR, delle sue mutazioni e dei farmaci connessi inizia nel 1978, anno della scoperta del gene, e si
estende fino ai giorni nostri. Tutta questa ricerca più che trentennale è fondamentalmente legata proprio allo sviluppo di
questi farmaci che sono ancora oggi molto usati e che ancora oggi sono in miglioramento. Questi inibitori dell'attività
tirosin-chinasica di EGFR prendono il nome di Gefitinib; Erlotilib; Afatinib e altri... Questi farmaci, che rientrano nel
capitolo della targeted therapy. ci hanno aiutato a migliorare la sopravvivenza dei pazienti con adenocarcinoma del
polmone.
Nel tempo sono state scoperte diverse tecniche per studiare queste mutazioni. La scelta della tecnica dipende anche da
come si presenta il campione.
- Caso 1) paziente operatorio dove il chirurgo ha asportato un lobo polmonare e il patologo lo ha sezionato e poi,
in previsione di un ritorno della malattia, ha chiesto al laboratorio di cercare mutazione EGFR. Nel caso
operatorio si ha abbondanza di materiale da studiare.
Oggi abbiamo anche tecniche più sensibili usate per casi più complicati per
esempio:
- Caso 3) abbiamo alcune cellule tumorali (con nucleo più grosso e più scuro) mescolate a tutta una serie di altre
cellule non tumorali che però danno fastidio perché hanno DNA normale e quindi diluiscono l'eventuale DNA
mutato.
Questo tipo di casi si affronta con metodiche più avanzate tra cui il sequenom e la spettrometria di massa.
Il sequenom prevede:
- una fase di amplificazione dove si eseguono delle PCR attorno alla regione dove si sa dalla letteratura che ci
potrebbero essere le mutazioni;
- dopo di che si fa un annealing del prodotto di PCR con un primer che ha un’estensione a livello della base
normale oppure con un nucleotide terminale complementare a un'eventuale base mutata e questi due primers
per la fase dell'annealing hanno due ancore diverse;
- poi con la spettrometria di massa si riesce a separare questi primers che si sono appaiati al DNA sulla base del
loro peso molecolare.
Il risultato può dare un unico picco quando non si ha l'allele mutato oppure due picchi con un peso diverso se c'è
mutazione, in questo modo si può scendere con la sensibilità della detection della mutazione fino al 5% di allele mutato
all'interno del campione, mentre con il sequenziamento di Sanger il limite è intorno al 20/30% di allele mutato.
C'è una terza tecnica ancora più sensibile: la PCR quantitativa basata sull'amplificazione selettiva degli alleli mutati.
Possiamo chiederci se, nel caso di paziente metastatico, la parte ricavata dalla biopsia che abbiamo sia davvero
rappresentativa della situazione di tutto il paziente, così che se esso viene, per esempio, trattato con TKI sappiamo se
risponderà solo nella lesione che noi abbiamo studiato perché magari il resto del tumore non ha la mutazione.
Possiamo chiederci se ci sia o meno eterogeneità genetica all'interno del
tumore, naturalmente che ci sia eterogeneità tra pazienti diversi è chiaro
(inter-patient tumor heterogeneity). Però ci può essere anche eterogeneità
intra-tumorale. In un tumore localizzato al polmone facendo una biopsia in
una certa regione si possono trovare mutazioni diverse da quelle che si
potrebbero trovare facendo una biopsia in un'altra regione (questo per alcuni
geni, tra cui non EGFR).
Poi si può avere anche eterogeneità inter-metastatica, cioè rispetto a un
tumore del polmone, che poi si è disseminato nel cervello (come capita nel
50% dei casi) o nel fegato, le metastasi potrebbero essere geneticamente un
po' diverse.
Per EGFR la maggior parte degli studi sostengono che la mutazione sia comune, quindi presente nel tronco genetico
della neoplasia, ossia una mutazione che si presenta fin dalle origini della neoplasia; ci sono anche altre mutazioni che
vengono acquisite strada facendo e quindi si possono
trovare in un ramo (in una sede o in porzione del tumore)
ma non nell'altro.
Ciò è anche sostenuto dal fatto che la maggior parte dei
pazienti con mutazione di EGFR, se ha lesioni multiple,
Caso clinico
Imaging prechirurgia
Nella tac si vedevano, oltre alla lesione operata, anche lesioni a vetro smerigliato sospette per la densità radiologica
differente da quella del parenchima polmonare normale, ma senza caratteristiche radiologiche tali da rendere subito
necessaria un'operazione.
La lesione operata è poi stata studiata dal patologo che ha riportato l'esistenza di un adenocarcinoma del polmone in
stadio T1b senza linfonodi coinvolti, quindi in una stadio1A con pattern di crescita lepidico e positività per uno dei
tipici marcatori dell'adenocarcinoma del polmone che è TTF1, all'immunoistochimica.
Durante il follow-up uno dei due noduli nel polmone di
sinistra (quelli a vetro smerigliato) si è addensato e quindi è stato suggerito l'intervento anche lì.
Nel Marzo 2012 il chirurgo ha recuperato due noduli dal polmone di sinistra, uno di 1,5 cm e l'altro di 2,5 cm, e il
patologo li ha studiati e ha trovato cancro in entrambi con aspetti diversi perché il nodo numero 1 ha caratteristiche
acinali, mentre il numero 2 ha caratteristiche papillari. Quindi abbiamo una paziente che in un anno e mezzo è finita due
volte sotto il tavolo operatorio, sono stati asportati tre noduli polmonari con degli aspetti istologici leggermente diversi,
in tutti e tre i casi adenocarcinomi però il primo era a pattern di crescita lepidico, gli altri due erano uno acinale e uno
papillare.
Dopo un altro po' di tempo la
signora ha sviluppato, nel
dicembre 2014,
metastasi epatica
che è stata
biopsiata e si è
potuto confermare
che anche lì c'era
una metastasi di
adenocarcinoma.
È stato fatto lo
studio genetico di
tutti e 4 i
campioni
studiando le mutazioni di EGFR. Questi risultavano molto
diversi infatti il primo presentava una delezione dell'esone 19
di EGFR, nei due noduli del secondo intervento uno era una
mutazione di EGFR ma nell'esone 21, l'altro non aveva alcuna
mutazione di EGFR, la metastasi epatica aveva una mutazione
dell'esone 21 come il nodulo numero 1 del lobo polmonare
sinistro. Quindi qui abbiamo un esempio di eterogeneità
tumorale all'interno dello stesso paziente per EGFR che
sembra contraddire quello che si diceva sul fatto che le
mutazioni di EGFR appartengono al tronco del tumore. Il
motivo è che molto probabilmente questo tipo di tumore era un
tumore multifocale.
I tumori multifocali sono rari e sono di fatto dei tumori indipendenti, stavamo studiando un caso singolare in cui una
signora non fumatrice ha avuto nell’arco di un paio di anni 3 tumori polmonari indipendenti, quindi dovrà avere
qualcos’altro che la predispone.
Approfondendo il caso con delle tecniche di sequenziamento avanzato come il next generation sequencing, che ci dà
l’opportunità di sequenziare una trentina di geni altri geni di EGRF coinvolti nella patogenesi molecolare
dell’adenocarcinoma del polmone (con gli stessi costi di studiare un gene solo) abbiamo trovato una serie di mutazioni
aggiuntive.
Per i 30 geni sequenziati, si individua il profilo genetico dei diversi noduli tumorali:
Nodulo del polmone di destra: EGFR (la mutazione nota); EPHA3A; MET
Noduli 1 del polmone di sinistra: EGFR (esone 21 confermando i risultati del test monogene precedente); PIK3CA;
p53
Nodulo 2 del polmone di sinistra: PTEN
Metastasi epatica: fotografia del nodulo 1 del polmone di sinistra, quindi possiamo dire che questa metastasi è figlia di
quel tumore.
Quindi si può tracciare, con un sequenziamento massivo, l’origine dei tumori e delle loro metastasi. Si evidenzia così
una complessità, perché, usando gli inibitori di EGFR, la paziente potrebbe avere cellule residue del tumore che non
presenta mutazioni in quel gene, che potrebbero sfuggire al controllo terapeutico.
Il next generation sequencing permette di fare un identikit del tumore con costi che si avvicinano a quelli impiegati per
studiare un gene solo. Quindi nei prossimi 5 anni diventerà routine fare il profilo genetico completo del tumore per
studiare tutte le mutazioni e quindi fare in modo che per ognuna di queste ci sia un trattamento.
Nella curva di sopravvivenza si vede come la target terapy aumenti l’aspettativa di vita del pz di circa 1 anno e mezzo.
Questo perché i TKIs funzionano bene e sono ben tollerati (non essendo chemio ma pastiglie che si prendono a casa e
quindi non avranno tutti gli effetti collaterali della chemio, ma solo un po’ di disturbi gastrointestinali come diarrea o a
volte rush cutanei perché si interferisce con EGFR a livello di cheratinociti), infatti sono dei farmaci che possono essere
dati ad un pz con malattia molto avanzata e lo rimettono in piedi nell’arco di 3 settimane dandogli anche una buona
qualità di vita, ma dopo circa 13 mesi si svilupperà una resistenza.
Resistenza ai TKI
La resistenza, quando compare, è dovuta a vari meccanismi:
- Il meccanismo prevalente (60% casi), in cui vi sarà una
seconda mutazione in EGFR chiamata T790M o
mutazione di resistenza. Si trova nell’esone 20 di EGFR e
rende inefficaci gli inibitori di EGFR di prima generazione
- Amplificazione del gene MET da solo o in combinazione
della T790M
- Dalla sbobina dell’anno scorso: Altri meccanismi di
resistenza sono basati sull’overespressione di VEGF, per
cui si sta pensando di combinare inibitori del VEGF,
fattore neoangiogenico, con inibitori di EGFR
Cercare la mutazione T790M è importante perché recentemente è stato creato un inibitore di terza generazione (in
studio a Verona e non ancora in commercio), l’AZD 9291 e Rociletinib, il quale riesce a bloccare anche i tumori mutati
in T790M. L’indicazione per poter dare questo farmaco, che dà un ulteriore guadagno di vita di un anno, è che il pz
abbia già la mutazione in T790M. Quindi non si può dare questo farmaco a tutti, anche sapendo che il 60% dei tumori
trattati con gli inibitori di prima e seconda generazione, svilupperà successivamente una resistenza dovuta a T790M (il
farmaco è molto costoso).
Quindi il laboratorio dovrà indagare se il paziente in progressione ha o meno questa mutazione. È difficile ottenere una
seconda biopsia per l’analisi genetica da un pz in progressione (che l’ha già fatta in prima diagnosi e le cui condizioni
sono peggiorate), quindi, una seconda biopsia sarà fatta solo se il paziente è giovane.
EMULATING STUDY
Lo IOV ha iniziato qualche anno fa uno studio pilota che voleva evidenziare la capacità del laboratorio in cui lavora il
prof. Indraccolo di trovare mutazioni di EGRF nel plasma. È uno studio in cui si fa, prima del trattamento, sia l’analisi
delle mutazioni nel tumore e, previo consenso informato, anche la ricerca della mutazione nel sangue. Si usano tecniche
come la real time PCR che ha una Sensibilità fino al 2% di trovare l’allele mutato nel campione.
Nelle real-time PCR per la ricerca di una mutazione specifica, si usa un parametro chiamato ciclo soglia: i risultati sono
considerati positivi se superano questa soglia (linea rossa nel grafico sottostante). Nel campione ci sarà sempre un
controllo che dovrà necessariamente risultare positivo (curva di amplificabilità). Nel caso in cui la mutazione non è
evidenziata, avremo solo la positività per il controllo; nel caso in cui verranno identificate delle mutazioni, ad esempio
nell’esone 19 e 20, si osserveranno 3 curve di positività, ovvero la curva di amplificabilità e le due curve per le due
mutazioni di EGFR.
Fin ora si sono studiati 102 campioni, alcuni provenivano dalla diagnosi, altri dalla progressione.
Immagine non reperita
Per cercare di migliorare il riscontro delle mutazioni nel sangue si utilizza una tecnica ancora più sensibile, la digital
droplet PCR, che fa la PCR in goccioline in emulsione. Ogni puntino sul grafico corrisponde ad una gocciolina. Si conta
il numero di puntini sul grafico. Per l’allele di controllo vengono fuori grafici in cui le ogni mutazione è all’interno di
un determinato quadrante. Ci saranno quadranti in cui le mutazioni riscontrate nel sangue sono abbondanti, in altre sono
presenti in numero minore, e questo (in verde nell’immagine) corrisponde ad EGFR non mutato.
Ci sono poi casi dubbi con 5 goccioline positive su un numero totale molto abbondante, e quindi una sensibilità, una
frequenza di allele mutato dello 0,3%. In altre situazioni avremo addirittura solo 2 goccioline. In questi casi avremo il
dubbio se la positività molecolare avrà o meno un riscontro clinico. Usando questa tecnica possiamo scendere molto al
di sotto dell’1% di sensibilità e avremo un guadagno del 26-28% rispetto alla tecnica real-time.
Potremo usare entrambe le tecniche nella biopsia liquida. Molto spesso vengono utilizzate in serie perché la Digital
droplet è una tecnica più sperimentale rispetto alla real-time.
Domande:
la paziente del caso clinico è ancora viva? No, è stata trattata con TKI ma dopo un po’ è andata in progressione. È
stata ricercata la mutazione T790M ma è risultata negativa, è deceduta perché quando si va in progressione su una
malattia metastatica del polmone, si muore dopo alcuni mesi.
Perché nonostante i farmaci sviluppati contro la mutazione T790M, alla fine il tumore ricompare? Perché si
sviluppano degli adattamenti continui tra farmaco e il tumore. si avrà un’ulteriore mutazione, la C797S che
consentono di bypassare il blocco del signalling dovuto agli inibitori di terza generazione. C’è una continua modifica
del recettore che è sottoposto a tante mutazioni che vengono selezionate. Ci mette un po’ ad adattarsi, ma alla fine ce
la fa. È una rincorsa continua alla nuova mutazione e alla ricerca del farmaco. Un altro vantaggio che ha il nuovo
farmaco è che è molto attivo nelle metastasi cerebrali (che si presentano nel 50% dei tumori al polmone), a differenza
degli altri. Al momento il centro in cui lavora il prof. Indraccolo è l’unico che fa il referto di mutazione, e lo IOC di
Verona è l’unico che ha il farmaco che per ora testa su pazienti gratuitamente, con la speranza, però, che entro l’anno
prossimo verrà approvato.
I costi di questi farmaci sono sempre supportabili dall’azienda ospedaliera? Un anno di vita significa 40000 euro di
costi per paziente. Per ora si è in grado di portare a 2/3 anni la sopravvivenza del pz, il che significa 120.000 euro. E
quindi non è scontato che l’ospedale riesca a sostenere la spesa farmaceutica che non viene aumentato per
l’introduzione di nuovi farmaci. La chemioterapia costa circa 1/10. Quindi alcune asl potrebbero trattare i pazienti in
maniera meno ottimale per ragioni economiche, o può avvenire che vengano mandati in altre aziende ospedaliere.