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CONSERVATORIO DI PARMA
CATTEDRA SPERIMENTALE DI PRE-CANTO
(M° M. Uberti)
ADELINA BOTTERO
I.S.E.F. di Torino
(esercizi)
MOBILIZZAZIONE
Collo
- Prima di iniziare massaggiare bene tutti i muscoli del collo per riscaldarli.
- Eseguire i movimenti lentamente, ad occhi chiusi (specie le circonduzioni e le
rotazioni) per evitare capogiri, seduti per evitare la perdita di equilibrio.
Spalle
1. Seduti sui talloni, su di una sedia o in piedi, in modo che le braccia possano stare a
penzoloni, rilassate. Schiena ben diritta e capo eretto. Eseguire i movimenti davanti ad
uno specchio per controllare che siano esatti.
Spalle: - in alto
- in basso (lasciarle cadere abbandonate)
- avanti
- indietro
- ruotarle nei due sensi
- le due spalle contemporaneamente
- una per volta (controllare che l'altra non faccia il movimento inverso, ma sia ferma)
5. Lo stesso oscillando il braccio avanti e indietro (controllare che il pollice sia verso l'alto).
Da capo in successione: a - b - c – d
7. In piedi, gambe divaricate, braccia rilassate lungo i fianchi: circondurre un braccio per
avanti - alto - dietro - basso. Aumentare man mano, il più possibile, la velocità di
esecuzione, controllando che il braccio si muova sempre sullo stesso piano.
8. Circondurre un braccio di seguito all'altro con movimento continuo, come per il nuoto
stile dorso. Aumentare man mano la velocità.
9. In piedi, gambe divaricate con piedi paralleli e distanti tra loro circa 40 cm.; braccia in
fuori, spalle abbassate. Flettendo leggermente capo e busto avanti lasciar cadere ed
oscillare un paio di volte le braccia davanti al corpo. Tornare alla posizione di partenza e
ripetere il movimento ancora una volta. Alla terza e quarta volta far fare alle braccia due
rapidi giri completi (in dentro-alto-fuori-basso). Ripetere da capo l'esercizio completo.
Anche
1. In piedi di fianco alla spalliera, al muro o ad altro sostegno: ci si appoggia con la
mano interna. Oscillare avanti e indietro la gamba esterna.
2. In piedi di fronte al sostegno, a cui ci si appoggia con entrambe le mani: oscillare una
gamba in dentro e in fuori.
Anche queste oscillazioni, come quelle delle braccia sono movimenti abbastanza veloci,
eseguiti con l'arto il più possibile decontratto.
Ritorno. Spostare ogni volta le mani più indietro, verso ed oltre le spalle.
5. In piedi, dorso a contatto con la spalliera, piedi uniti. Impugnare palme avanti il piolo
all'altezza delle spalle; la distanza tra le mani varia secondo il grado di scioltezza
individuale.
Unire in arco dorsale, gambe tese, senza spostare i piedi.
7. In piedi, gambe divaricate, mani alla nuca, dita intrecciate, gomiti ben indietro:
flettere il busto a destra e a sinistra, lentamente.
Controllare che il movimento avvenga sempre sul piano frontale, che non si associno
movimenti rotatori, che i gomiti restino ben indietro (il controllo può avvenire
eseguendo l'esercizio con dorso a contatto con una parete o di fronte allo specchio).
8. Dorso a contatto con una parete (solo piedi eventualmente leggermente più avanti per
mantenere l'equilibrio)
Pugno destro sulle ultime coste,
braccio sinistro lungo il fianco: flettere il braccio sinistro per fuori-alto sopra il capo e
spingendo con il pugno sulle coste. Ritorno e da capo. Spostare ogni tanto il pugno più
in alto (a metà busto, sotto l'ascella) variando così la zona di "puntello". Idem dal lato
opposto.
L'esercizio si può eseguire:
- velocemente per mobilizzare il busto, il cingolo scapolare, le articolazioni costo-
vertebrali,
- lentamente a tempo con la respirazione: inspirare col braccio in alto, espirare con il
braccio in basso anziché col pugno-puntello, con la mano aperta appoggiata sulle coste
del lato opposto, per sentirne l'apertura a ventaglio.
10. Seduti a cavalcioni su una panca, braccia flesse, mani a pugno davanti alle spalle.
Ruotando il busto a sinistra sferrare il pugno destro in direzione sinistra: l'impeto del
colpo porta in avanti la spalla destra ed il gomito sinistro, mentre l'altra spalla è spinta
indietro. Ruotare di seguito il busto ed eseguire il movimento dalla parte opposta. Serve
a mobilizzare il tronco ed il cingolo scapolare.
11.
12. In piedi, gambe divaricate, braccia in fuori. Flettendo avanti e ruotando il busto,
toccare con la mano sinistra il piede destro: ritorno; idem dall'altra parte. (Il braccio
opposto è in alto).
13. Seduti a gambe tese e divaricate, busto flesso sul la gamba sinistra cercando di
toccare con la fronte il ginocchio, mano sinistra aggrappata più vicino possibile alla
caviglia sinistra, mano destra appoggiata sopra.
Slanciare il braccio destro teso dietro-alto, ruotando il busto ed il capo a destra: arrivare
con braccia e spalle su una stessa linea. Ritorno.
Ripetere 5 volte per parte con ritmo veloce: mobilizza tronco e cingolo scapolare.
14. In piedi, gambe divaricate, braccia in fuori: ruotare il busto a destra con slancio del
braccio destro in fuori-dietro e sinistro flesso al petto.
Ruotano solo busto e spalle: bacino e capo restano fermi, lo sguardo avanti, le gambe
tese. Controllare che le braccia si muovano sempre sullo stesso piano delle spalle, non
più in basso.
Ovviamente l'esercizio si ripete di seguito da una parte e dall'altra, con ritmo molto
veloce: mobilizza soprattutto la parte alta della colonna vertebrale e le
spalle.
prova
Addominali
1.
a) Supini su una superficie dura, gambe piegate coi piedi più vicini possibile al bacino
mani appoggiate sulle cosce;
b) Alzando la testa, poi le spalle, poi il busto,
far scivolare le mani lungo le cosce ed oltre le
ginocchia (senza aggrapparvisi e senza
spostare i piedi o le gambe). Lento ritorno in
posizione a), 3 secondi di riposo e da capo.
Ripetere 5 o 6 volte.
Rafforza gli obliqui dell'addome ed i muscoli costali.
2.
3.
5. Supini, braccia in fuori, palme ben appoggiate a terra, gambe flesse al petto: fare la
"bicicletta" scendendo lentamente con le ginocchia verso destra, poi lentamente
risalendo e ridiscendendo verso sinistra, per poi risalire. Non staccare le spalle da terra.
Dorsali
1.
a) Supini, gomiti in fuori, avambraccia sollevate a candeliere.
b) Puntellandosi sui gomiti, sull'occipite e sul bacino sollevare la parte superiore del
dorso.
Ripetere 10 volte.
2. Posizione quadrupede, dita delle mani rivolte in dentro. Piegare le braccia finché i
gomiti siano ben in fuori ed il viso sfiori il suolo. Non spostareil bacino indietro. Ritorno
e da capo.
3.
6. Proni su una panca, braccia pendenti in fuori verso terra: sollevare le braccia in fuori
portandole più in su possibile. Controllare che siano sul12 linea delle spalle.
7. Proni su una superficie dura, gambe unite, braccia lungo i fianchi. Alzare le spalle e la
testa mantenendo il collo esteso (guardare il punto dov'era il naso), cercando di limitare
il più possibile il movimento alla colonna dorsale e ruotando le braccia tese con le palme
in fuori. Restare in questa posizione per tre secondi; ritorno con tre secondi di riposo e
da capo, 5 o 6 volte.
9.
Per aumentare ancor più il lavoro dei muscoli dorsali: iniziare come nell'esercizio no 7:
mentre si mantiene la
posizione:
a) portare le mani alle spalle,
b) stendere le braccia in alto,
c) riportarle alle spalle ed
infine tornare proni con le braccia lungo il corpo. Tre secondi di riposo e da capo, per 5-
6 volte.
Toracici
1. Vedi no 6 di mobilizzazione del busto.
Rafforza inoltre la muscolatura dorsale e toracica.
Inspirando: tirare i due capi in modo da offrire una certa resistenza all'espansione
costale, resistenza che i muscoli costali si sforzeranno di vincere. Allentare i capi verso
la fine dell'atto inspiratorio in modo che questo possa comunque essere completo.
4. In piedi, gambe leggermente divaricate, braccia in alto: allungarsi verso l'alto il più
possibile estendendo bene le braccia e la schiena. Lasciarsi quindi andare con il busto
flesso avanti, spalle decontratte, braccia a penzoloni. Da capo.
2. Stesso esercizio eseguito seduti, gambe tese, schiena ben diritta: è più impegnativo per
la colonna vertebrale.
- Utili gli esercizi per i muscoli retrattori delle scapole. (Vedi: potenziamento dorsali"
no 6, 7, 8, 9).
RILASSAMENTO
Generale
2. Fare il pugno con la mano destra, sollevare il braccio 5 cm. da terra, irrigidirlo
mediante contrazione di qualche secondo e poi decontrarre i muscoli lasciandolo cadere.
Ripetere 3-4 volte. Quindi con l'altro braccio e poi con le due braccia insieme.
3. Stessi tipi di esercizi per le gambe: allungare al massimo e lasciar andare; sollevare da
terra e lasciar cadere.
Cingolo scapolare
1. In piedi, gambe leggermente divaricate, braccia lungo i fianchi. Sollevare lentamente
le braccia in fuori, allungare bene le dita e le mani ed al lontanarle il più possibile dalle
spalle: contrazione di qualche secondo e poi, flettendo leggermente capo e busto avanti,
lasciar cadere ed oscillare le braccia decontratte davanti al corpo, spalle rilassate.
2. Stessa posizione di partenza. Fare il pugno con la mano destra, sollevare il braccio
avanti, irrigidirlo spingendo il pugno in avanti: contrazione di qualche secondo e poi
lasciarlo cadere con mano, braccio e spalla decontratti (riportare la spalla indietro ed in
basso, rilassata).
Da capo.
Ripetere poi anche con l'altro braccio e con entrambe insieme.
3. Stessa posizione di partenza. Sollevare un braccio avanti senza irrigidirlo, tenerlo per
qualche secondo sollevato e poi lasciarlo cadere ed oscillare lungo il fianco. Da capo.
Idem con l'altro braccio e con entrambe contemporaneamente.
Idem alzando in alto il braccio.
4. In piedi, gambe divaricate, spalle in basso rilassate, braccia rilassate lungo il corpo.
Ruotare le braccia, che seguono passivamente il movimento.
Respirazione addominale
E' stata insegnata per prima proprio perché quasi tutti ne ignoravano il meccanismo ed
attuavano, invece, il movimento paradosso di rientrare la pancia per inspirare.
Il soggetto appoggia una mano sullo sterno per indicare che il petto deve stare fermo ed
una mano sull'epigastrio; è questa la zona che dovrà muoversi nella respirazione.
Per facilitare la presa di coscienza di questo movimento ed il suo apprendimento si crea
questa immagine: pensare di gonfiare un palloncino che si trova nella pancia:
- inspirando spingere l'aria così in basso da gonfiare il palloncino: la pancia si solleva;
- espirando l'aria esce dal palloncino che si sgonfia : la pancia si abbassa.
Con questa semplice immagine si può insegnare facilmente il sincronismo dell'azione
del diaframma e dei muscoli addominali.
Si deve inoltre udire la fuoriuscita dell'aria. A questo scopo si può far soffiare attraverso
la bocca oppure far emettere una nota o una vocale: perché ci sia voce è indispensabile
che l'aria esca: quando i polmoni sono svuotati la nota si perde.
Questo accorgimento è importante perché, soprattutto le prime volte, qualcuno può
lavorare con gli addominali facendo sollevare ed abbassare la pancia, ma senza che l'aria
circoli: lavora in apnea.
La zona epigastrica deve invece sollevarsi perché effettivamente l'aria entra ed
abbassarsi perché la aria esce.
Si può avere un controllo visivo di questo comportamento osservando la mano o un altro
oggetto (ad esempio un cuscinetto di sabbia), posti sulla parete addominale: saliranno e
scenderanno seguendone i movimenti.
In posizione supina il cuscinetto di sabbia, o altro peso adatto, servono per potenziare il
muscolo diaframma, poiché gli offrono una resistenza in più da vincere per compiere le
normali escursioni.
Per i partecipanti al corso sono stati confezionati dei cuscinetti rettangolari riempiti di
sabbia dal peso approssimativo di 1 kg e dalle dimensioni di 22 x 18 cm.
Respirazione basale
Il movimento toracico basale si esegue soprattutto in senso laterale, grazie alle
caratteristiche delle articolazioni costo-vertebrali ed all'andamento costale.
Si pongono le mani aperte sulle coste inferiori, lateralmente. Si inspira cercando di
allargare il più possibile il torace senza mettere in azione muscoli del cingolo scapolare.
Il movimento apicale deve essere evitato il più possibile per ottenere una buona
localizzazione.
Per irrobustire i muscoli inspiratori, con le mani si può offrire una leggera resistenza al
movimento costale durante la fase inspiratoria, resistenza diminuita alla fine per
permettere un'inspirazione completa.
La stessa pressione può essere esercitata durante la fase espiratoria per cercare di
ottenere uno svuotamento completo.
Per visualizzare ed accentuare meglio questi movimenti ci si è serviti di cinghie di iuta
come quelle usate dai tappezzieri, larghe circa 5 cm e lunghe 1-1,5 m.
La fascia viene messa attorno al torace a livello della 7a - 8a vertebra dorsale (sotto gli
angoli inferiori delle scapole) in modo che le estremità si incrocino davanti, sotto il
processo xifoideo dello sterno. Con la mano sinistra si tiene il capo proveniente dal
fianco destro e viceversa.
Tirando od allentando i capi della fascia si otterrà così una compressione o una
decompressione nella zona basale del torace. Spesso è anche questione di vedere il
movimento per rendersene conto: a questo scopo gli esercizi di respirazione possono
essere eseguiti di fronte ad uno specchio.
Respirazione apicale
La respirazione localizzata nella parte apicale dei polmoni è un movimento molto simile
a quello, obbligato, delle signore dell'Ottocento quando, a causa de gli stretti busti
imposti dalla moda, non era possibile usare la parte inferiore del torace.
Si pongono le mani sulle coste superiori con i polpastrelli subito al disotto delle
clavicole. Si inspira cercando di sollevare la parte del torace dove si sentono le mani, col
minimo impiego dei muscoli appendico-toracici.
Il movimento deve essere compiuto tramite il sollevamento delle coste e non mediante
un'estensione della colonna dorsale, quindi deve svolgersi in senso antero-posteriore.
L'eventuale movimento sbagliato, a cui si può unire un sollevamento delle spalle, quindi
la contrazione di muscoli accessori dell'inspirazione, si sente ponendo i polpastrelli
subito al di sopra della clavicola: la mano sarà spostata alternatamente verso l'alto e
verso il basso, mentre di norma non si dovrebbe sentire movimento.
- Il suo controllo può avvenire anche mediante l'emissione di una vocale: il suono deve
essere leggero e continuo, senza variazioni di intensità, senza tremolii o interruzioni.
- Gli esercizi fonatori veri e propri si inseriranno soltanto dopo che si è imparato a
respirare correttamente.
- Compiere di seguito non più di 4-5 atti respiratori profondi altrimenti si ha capogiro da
iperventilazione.
- Prima di alzarsi dopo aver svolto il rilassamento in posizione supina, compiere delle
respirazioni addominali profonde e tranquille e riprendere poi poco per volta la
posizione eretta: questo per evitare capogiro dovuto ad un rallentamento della
circolazione sanguigna durante il rilassamento.
- Svolgendo gli esercizi respiratori ognuno segue un proprio ritmo secondo le proprie
esigenze, senza doversi sforzare in modo innaturale a seguire un ritmo dato uguale per
tutti.
- Gli esercizi di mobilizzazione sono eseguiti con ritmo veloce. Gli stessi esercizi, a cui
si sia abbinata la respirazione, vanno eseguiti con ritmo rilassante.
- Per il motivo suddetto bisogna cominciare ad eseguire una corretta respirazione (si
pensi soprattutto a quella addominale) sfruttando tutti i momenti della giornata in cui la
mente non sia occupata da altri stimoli immediati. Ad esempio: quando si è in tram, si
sta facendo la fila ad uno sportello o si è in una sala d'attesa, si guarda la televisione, si è
in classe mentre gli allievi stanno eseguendo un compito, ecc.
Si deve creare poco per volta l'abitudine a pensare alla respirazione, finché la sua
corretta esecuzione non esiga più un controllo volontario. A quel punto si avrà
automatizzato il movimento.
Si tratta, insomma, di abbandonare uno schema corporeo sbagliato, radicato da tempo, e
di acquisirne uno nuovo più funzionale e corretto.
1. Supini con gambe piegate: in questo modo le inserzioni del muscolo retto
dell'addome (pube e coste inferiori), si avvicinano riducendo l'allungamento del muscolo
stesso e permettendogli una più comoda decontrazione in fase inspiratoria.
2. Supini con gambe tese
3. Coricati su un fianco
4. Seduti su una sedia: con il capo appoggiato ad un muro in modo che i muscoli del
collo, non dovendo sostenere il peso del capo, si possano più facilmente decontrarre.
5. In piedi con i gomiti appoggiati su di un davanzale ed il busto leggermente flesso
avanti: in questo modo si toglie alla muscolatura addominale il compito di mantenere
l'equilibrio per dedicarsi esclusivamente alla respirazione.
6. In piedi con la schiena appoggiata ad una parete.
7. Stazione eretta senza sostegni: controllare che il movimento dell'addome non sia
provocato da un avanzamento della lordosi lombare.
8. Segnare il passo sul posto
11. Salire e scendere le scale prima di passo e poi di corsa, cercando sempre il ritmo
respiratorio più opportuno.
ESERCIZI DI FONAZIONE
Come è già stato detto in precedenza, l'altezza tonale della voce è il risultato di una
macroregolazione attuata dalla muscolatura addominale e dagli organi articolatori, e di
una microregolazione dovuta ai muscoli intrinseci della laringe.
Nella presente sperimentazione la nostra attenzione è stata incentrata sul "grosso" lavoro
svolto dai muscoli respiratori, non potendoci addentrare in una analisi più "fine" dei
meccanismi articolatori e di quelli riguardanti i muscoletti laringei.
Si è comunque voluto creare un'idea, anche grossolana, di come la voce dipenda dai
diversi fattori citati.
Per la pronuncia delle diverse lettere lavorano muscoli diversi, quindi si ha una diversa
localizzazione della fatica.
Ad esempio: per la "P" lavorano i muscoli obliqui dell'addome, per la "F" i retti
dell'addome, per la "S" gli addominali e i lombari: la strizzatura che si percepisce a
livello dei fianchi pronunciando la "S" è data dai muscoli trasversi, così come avviene
per la defecazione.
La "R" è la lettera più bassa come localizzazione, quella per cui occorre un
coordinamento ideale ed energico della respirazione. Infatti, con la sola respirazione
costale, un'emissione prolungata della "R" non si riesce a sostenere. La pronuncia della
"R", ed in particolare di "RA" e "RO" può quindi essere usata come guida ad una giusta
respirazione anche nell'emissione delle vocali.
Nel pronunciare la "B" la mandibola si sposta in avanti, seguita in questo movimento
dalla lingua, in modo che anche l'osso ioide viene spostato verso l'alto tramite i muscoli
genioioideo, miloioideo ed ioglosso. L'osso ioide, unito alla cartilagine tiroide tramite il
muscolo tiroioideo, trascina con sé la laringe, fatto questo, che abbiamo visto essere
vantaggioso ai fini della fonazione.
Per quanto riguarda la posizione della lingua, prendiamo in considerazione tre vocali
fondamentali: "I", "A", "U".
Nella pronuncia della "I" la lingua assume una posizione ad arco con la convessità
rivolta in alto (per la contrazione del muscolo genioioideo), quindi si ha un innalzamento
della laringe. La "A" può essere pronunciata in due modi opposti:
- la "A" piemontese è una "A" ingolata, in cui la lingua è spinta indietro, con
conseguente abbassamento della laringe;
- la "A" napoletana è una "A" avanzata, pronunciata, cioè, con la lingua in avanti a
contatto con la arcata dentaria inferiore. Questa posizione determina l'innalzamento della
laringe.
Il timbro di una stessa vocale può variare a seconda della sua articolazione, cambia
perciò anche la melodia della frase: è ciò che si definisce "cadenza dialettale", dovuta
ovviamente a fattori culturali.
Anche la "U" si può pronunciare in due modi opposti:
- con la lingua retratta si avrà una "U" ingolata;
- con la punta della lingua a contatto con gli incisivi inferiori si otterrà una "U" sonora.
La posizione migliore per parlare innalzando la laringe è quella della lingua col bordo a
contatto dell'arcata dentaria inferiore, compreso l'ultimo paio di molari. Questa è la
posizione che tendenzialmente si deve ricercare: ciò risulterà più facile con le vocali, un
po' meno con le consonanti.
Si può iniziare provando a pronunciare dei monosillabi. Dicendo, per esempio, "BRA",
"BRU, "BRI": la "B" costituisce una guida alla posizione della mandibola, la "R" una
guida respiratoria, la vocale una guida alla posizione della lingua.
RISULTATI DELLA
SPERIMENTAZIONE
I tests sostenuti all'inizio e ripetuti al termine del corso sono stati i seguenti:
PERIMETRI TORACICI
Il grafico di fig. 30
e 32 ,
rappresentano l'estensione reale della voce di ciascuno, tenendo conto della scala
cromatica che essa abbraccia.
Le lettere in basso indicano la persona a cui ogni linea corrisponde. Si nota una presenza
della voce concentrata nella parte centrale della scala, mentre le note estreme non
vengono quasi mai raggiunte.
Le linee continue rappresentano l'estensione della voce piena, quelle tratteggiate
l'estensione del falsetto.
Il falsetto si ha quando un individuo non riesce ad effettuare con voce piena il passaggio
al cosiddetto "registro di testa", che comprende note acute le cui sensazioni
propriocettive sono avvertite come intense vibrazioni localizzate nel capo.
Il passaggio avviene mediante un ulteriore stiramento delle corde vocali dovuto
all'inclinazione avanti della cartilagine tiroide.
Il falsetto, invece, è prodotto tramite una contrazione stabile dei muscoli arivocali che
formano le corde; essi fissano la parte posteriore della corda vocale e lasciano vibrare
quella anteriore.
La linea tratteggiata del soggetto "L" nella seconda prova corrisponde alla sua estensione
vocale piena in posizione supina.
In tale posizione, come già detto in precedenza, si sfrutta la forza di gravità che,
comprimendo i visceri, permette di ottenere una maggiore risalita del muscolo
diaframma, ovvero dei polmoni e della laringe, durante l'espirazione.
Risulta così possibile il movimento di inclinazione avanti della cartilagine tiroide, con
l'emissione di voce più acuta.
L'aumento dell'estensione vocale di "L" ne è la conferma.
Il test finale, rispetto al primo, mostra, anche ad occhio, uno spostamento generale della
voce verso l'acuto, quindi una sua maggiore funzionalità.
Questo aspetto risulta evidente dai grafici di figg. 35 ,
36,
che
QUESTIONARI
Al termine del corso è stato distribuito agli insegnanti un questionario, tramite il quale
avere un quadro delle condizioni individuali che possono influire sulla respirazione e
sulla voce (attività sportiva, fumo, operazioni o malattie a carico dell'apparato
respiratorio, malformazioni della gabbia toracica), sapere se e quali cambiamenti i
partecipanti hanno avvertito in seguito al trattamento ginnastico, dar loro modo di
esprimere osservazioni, critiche e suggerimenti, difficoltà incontrate, ecc.
Dall'analisi dei questionari si traggono parecchie osservazioni interessanti. Ne elenco un
paio.
Delle persone che accusavano in precedenza disturbi respiratori (manifestantisi
generalmente con tachipnea accentuata dopo sforzo anche lieve o dispnea), l'87% è ora
in grado di riacquisire una respirazione normale tramite il controllo volontario.
In seguito al corso tutti hanno affermato di essere in grado di attuare il tipo di
respirazione corretto, sebbene tale cambiamento non sia ancora stato automatizzato. Solo
in due casi il cambiamento è ormai stabile ed è interessante notare come, parallelamente,
in un caso i precedenti disturbi di voce siano scomparsi, nell'altro essi si manifestino
ancora, ma siano attualmente controllabili.
Questa è un'ulteriore conferma della stretta relazione esistente fra respirazione corretta
ed uso funzionale della voce.
I disturbi fonatori, ai quali è soggetto il gruppo di insegnanti esaminato, si manifestano
come abbassamento, anche notevole, del tono di voce, o addirittura come afonia totale.
Spesso sono presenti raucedini e mal di gola. In due casi si accusano come dolore ai
muscoli del collo, senso di soffocamento, difficoltà nell'articolare bene la parola.
Le situazioni che li manifestano sono raffreddori, bronchiti, fumo, ma, in primo luogo,
un uso scorretto della voce professionale: il parlare a lungo e soprattutto il gridare con i
bambini a scuola.
Qualcuno aveva anche affermato di dover subire regolarmente ogni 4-5 anni operazioni
per l'asportazione di noduli alle corde vocali, e ciò avviene soltanto da quando ha
iniziato l'insegnamento.
In seguito al trattamento di ginnastica respiratoria, del gruppo di insegnanti affetto da
disturbi vocali, il 25% afferma che questi non si manifestano più, il 61% che, pur
manifestandosi ancora, riesce comunque a controllarli, e solo il 14% accusa ancora gli
stessi disturbi senza poterli controllare. I disturbi respiratori si manifestano in uguale
misura anche dopo il corso, ma l'87% delle persone è ora in grado di riacquisire una
respirazione normale tramite il controllo volontario. Il restante 13% è rappresentato da
soggetti che a carico dell'apparato respiratorio hanno subito operazioni o contraggono
facilmente malattie.
CONCLUSIONI
L'ipotesi di lavoro iniziale è stata ampiamente confermata dai risultati dei tests e dalle
affermazioni stesse dei partecipanti al corso.
Si sono verificati effettivi miglioramenti riguardanti la respirazione (volumi polmonari,
perimetri toracici, tipo di respirazione attuato e capacità di controllarlo) e questi hanno
determinato variazioni vocali (estensione vocale, capacità di controllo della voce,
maggior comprensibilità) senz'altro positive.
Più in particolare, per quanto riguarda la respirazione, notiamo una "presa di coscienza"
dei meccanismi che ne regolano il corretto svolgimento. Di conseguenza si ha un respiro
più facile, più efficiente, più controllato nel parlare, nel leggere o dopo sforzo; si fa più
attenzione a come si respira in situazioni di vita quotidiana, e questo era lo scopo che ci
si era prefissi. Si nota anche una maggiore resistenza alla fatica.
Dal punto di vista fonetico, i miglioramenti si manifestano con la capacità di controllo
dell'emissione della voce, con un aumento del tono e dell'estensione, e se disturbi ancora
ci sono non si arriva più all'afonia. Infatti in alcuni casi si è già notata la scomparsa dei
suddetti disturbi, in altri sono ridotti.
MASALI M. - DAVIDE D., La misura dell'uomo, Levrotto & Bella, Torino 1978, pagg.
4-6, 16-18, 27-29)
A cura di:
PIZZAMIGLI0 L., I disturbi del linguaggio, Etas-Kompass, Milano, 1968 (pagg. 9-21,
27, 33-34, 62-63).