Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
) e
servizi (depurazione, analisi,...) mediante l’impiego di organismi viventi, loro enzimi e loro costituenti. In
alcune applicazioni vengono utilizzati, anziché i microrganismi, gli enzimi da essi estratti, in modo da
catalizzare la reazione biologica desiderata senza la necessità di mantenere le condizioni ottimali per le
funzioni vitali dei microrganismi viventi stessi.
Materie prime
Le materie prime utilizzate nei processi biotecnologici sono in genere o prodotti di origine vegetale
(cereali, frutta, latte e derivati, ecc.) o scarti di lavorazione e sottoprodotti dell’industria
agroalimentare (melasso, acque di macerazione del mais (corn steep liquor), acque di vegetazione,
ecc.).
dato che andiamo a sfruttare l’anabolismo e catabolismo, il SUBSTRATO deve contenere principalmente
carbonio insieme ad azoto(CLS o NH4OH) , fosforo (PO4--), vitamine x cellule eucariote e
micronutrienti. La fonte di carbonio primaria sono i carboidrati, semplici e complessi.
Il materiale di partenza deve essere preparato per essere utilizzato come substrato dai microrganismi. E’
importante infatti lavorare con materiale fluido o semifluido per agevolare una serie di funzioni del
reattore come la distribuzione omogenea dei reagenti e dei prodotti, la diffusione dell’ossigeno o di
altri gas, il trasferimento di calore. Anche l’acqua utilizzata deve essere trattata, in particolare deve
essere priva di microrganismi e sostanze quali metalli pesanti, altamente tossici per le cellule
impiegate nel processo.
I pretrattamenti sulle materie prime comprendono: macinazione, cottura, filtrazione, centrifugazione ed
altri ancora. Inoltre poiché il materiale di partenza potrebbe essere contaminato da organismi
competitori, può essere necessaria una sterilizzazione o sanificazione (abbasso concentrazione
microbica, ex. lievito di birra che è veloce a duplicare)
Sterilizzazione
Puo essere termica o per filtrazione, quando il substrato è particolarmente puro per cui si usa un filtro
0,22 micron.
Tutti i microrganismi possiedono un range di temperatura ottimale per cui, a temperature più basse, il
loro metabolismo viene bloccato, mentre, ad alte temperature, vengono uccisi. Su questo si basa la
sterilizzazione termica, che consiste nell’esporre il mezzo da sterilizzare a temperature elevate per
un tempo sufficiente a ridurre la carica batterica entro valori accettabili. Pertanto al di sopra di una
temperatura massima, caratteristica di ciascun microrganismo, si osserva l’arresto dell’attività
metabolica, poi della moltiplicazione, seguono danni irreversibili e quindi la morte. Nell’ordine la
resistenza aumenta da psicrofili, mesofili, termofili.
I fattori che influenzano la resistenza al calore, oltre al tipo di microrganismo, sono: • Temperatura
ottimale di moltiplicazione • Tempo e temperatura del trattamento • Presenza di forme vegetative e/o
di spore • Fase di crescita nella quale si trovano i microrganismi (fase di moltiplicazione logaritmica)
• Numero iniziale di microrganismi (si osserva infatti che una maggiore resistenza al calore e ad altri
agenti dannosi con una popolazione microbica numerosa per la formazione di agglomerati) •
Caratteristiche del substrato: contenuto in grassi, proteine, carboidrati, Sali, pH, valore aW, presenza
di additivi e antimicrobici influenzano la termoresistenza dei microrganismi (ad esempio il grasso
crea un ambiente protettivo tipo quello del calore secco, la presenza di polifosfati aumenta la
termoresistenza di Enterococcus faecalis) • Il tipo di trattamento termico: a parità di temperatura,
l’efficacia della riduzione della popolazione microbica è maggiore con calore umido rispetto al calore
secco (ad esempio con calore umido in 4-10’ a 120 °C si ha la distruzione delle spore di C.
botulinum, mentre con calore secco occorrono 120’)
−𝑘𝑡*𝑡
𝑁 = 𝑁0 * 𝑒 VELOCITà DI RIDUZIONE DELLA CARICA (+ KT, - popola<ione§)
FERMENTATORI
I reattori utilizzati nei processi biotecnologici sono chiamati bioreattori o fermentatori.
Sono costruiti in acciaio al carbonio con un rivestimento interno resistente alla corrosione e, in
particolare, nelle produzioni farmaceutiche sono fabbricati in acciaio inossidabile. Per evitare effetti
tossici sui microrganismi, non è possibile utilizzare materiali come rame e le sue leghe per la
costruzione dei fermentatori. Nei processi di tipo discontinuo (in modo, tra l’altro, da consentire il
mantenimento delle condizioni di sterilità per tutta la durata del processo), il fermentatore più
utilizzato è il reattore BATCH. ;
FUNZIONI E DISPOSITIVI:
I fermentatori deve presentare una serie di funzioni tali da consentire:
1. miscelazione del sistema (con agitatore e buffols; per processi aerobici anche agitati dall’aria
immessa) e controllo della schiuma
2. controllo T: mantenimento del calore prodotto con un jacket; + microrg. + T
3. sia nei processi aer. che anaer. misuro O2 con ossimetro (relazione fra O2 e corr. elettrica);
nei processi aerobici l’O2 è in funzione dell’agitazione e aria che entra (aria max. 2 Vol/ vol
brodo/ min)
4. reagenti additivi (antischiuma) e nutrienti aggiunti durante il processo;
5. controllo del pH: i microrganismi sono molto sensibili alle variazioni di pH (che si verificano
durante la reazione);
6. per portare il pH ai valori desiderati, si aggiunge nel fermentatore dei correttori, basico:
Ca(OH)2 o H3PO4/H2SO4 (20%), entrambe accuratamente sterilizzate;
7. monitoraggio concentrazioni di reagenti, prodotti e crescita microrganismi.
8. pressione di lavorazione leggermente superiore a quella atmosferica per mantenere
condizioni di sterilità, e evitare la contaminazione da parte dell’aria esterna.
CHEMOSTATO E TURBIDOSTATO
I bioreattori utilizzati in continuo possono essere di due tipi diversi a seconda della tipologia di
controllo che viene eseguita. Per esempio nel chemostato la velocità di crescita del biocatalizzatore
è controllata attraverso la velocità di immissione del terreno di coltura. Mentre la densità della
popolazione cellulare viene regolata dalla concentrazione di un nutriente che agisce come fattore
limitante. Un esempio di fattore limitante può essere la fonte di carbonio che viene monitorata
attraverso la misura della densità ottica. Il sistema mantiene costante il volume e l’aerazione
(quando necessaria).
Il secondo tipo di bioreattore usato in continuo è il turbidostato. In questo caso tutti i nutrienti
vengono forniti in eccesso e il controllo viene esercitato sull’effluente. Infatti viene misurata la sua
torbidità che è indice della massa microbica, attraverso una fotocellula.
BIOETANOLO
L’etanolo può essere prodotto x via chimica e x via fermentativa: a questo punto si è arrivata non
tanto x convenienza economica ma x ridurre l’impatto ambientale.
La concentrazione massima di etanolo non può superare il 10% perche avrebbe un effettore inibitore
sui lieivit.
Il bioetanolo è un alcol che si ottiene dalla fermentazione di biomasse dedicate o anche di scarto. In particolare, si
utilizzzano cereali amidacei come il mais e colture zuccherine come la canna da zucchero.
IL processo è diverse in basse alla materia prima utilizzata.
Nel caso delle colture zuccherine, si procede selezionando le parti della pianta contenenti zucchero. A queste viene
aggiunto del lievito di birra, per stimolare la fermentazione degli zuccheri che porta alla produzione di alcol e di
anidride carbonica. L'ultima fase di lavorazione prevede la distillazione della parte liquida per la produzione dell'etanolo
vero e proprio.
Nella lavorazione della canna da zucchero, il processo lascia come residuo la parte fibrosa della pianta, la
cosiddetta "bagassa". Si tratta di un prodotto di scarto che viene ottimamente valorizzato attraverso la
combustione e la produzione di elettricità e calore.
Nel caso dei cereali, invece, si procede innazitutto separando e selezionando i semi, per poi macinarli. Viene quindi
aggiunta dell'acqua e il composto viene sottoposto ad una breve cottura ad alte temperature (la "gelatinizzazione"), per
essere poi raffreddato. Dopo questa fase di pre-trattamento, vengono aggiunti particolari enzimi (le amilasi) che
trasformano gli amidi in zuccheri semplici, adatti alla fermentazione alcolica. A questo punto, si procede alla
centrifugazione, poi distillazione (n° piatti elevato) e al vero e proprio etanolo.
Dal processo di lavorazione dei cereali, dopo la centrifugazione, si ricavano buoni quantitativi di sottoprodotti utilizzabili
come mangimi animali.
IL processo biochimco della produzione dell’alcol etilico inizia con la glicolisi, con cui dal glucosio
otteniamo 2 moli di piruvato, 2 ATP e 2 NADH2+.
Il NADH prodotto deve essere rioassidato x essere nuovamente disponibile come NAD+, questa è
legata al destiono del piruvato che in condizioni anaerobiche viene inizialmente trasformato in
acetaldeide + CO2 e poi in alcool etilico.
ACIDO LATTICO
Materie prime più utilizzate:
La tamponatura con CaCO3 mantiene il pH = 5,5-6. Il processo dura 2-6 giorni con dei valori di
conversione del 85-95%. In certi processi la solubilità del lattato di calcio è il fattore limitante.
downstream:
Alla fine del processo si recupera l’acido lattico trattando con H2SO4.
oppure:
esterificazione con metanolo
distillazione frazione volatile
idrolisi dell'estere
ANTIBIOTICI
con il termine antibiotici si indicano quelle sostanze prodotte da microrganismo che hanno la
capacità di inibire o distruggere microganismi, anche a piccole dosi.
Gli antibiotici possono essere prodotti esclusivamente x fermentazone o x via semisintetica, ovvero
modificando x sintesi chimica sostanze prodotte e isolate x via biotecnologica.
Nel 1928 Alexander Fleming scoprì il primo anitbiotico, la penicillina, prodotto dalla muffa Penicillium
facente parte degli Aspergillus.
Le penicilline sono una famiglia di composti avente un anello di 4 atomi, Beta lattamico ossia un
ammide chiusa sul carbonio Beta e sull’alfa è presente un altro ammide legato al gruppo R, e un
anello eterociclico in cui è presente lo zolfo.
Alcuni microrganismi hanno sviluppato enzimi in grado di idrolizzare il legame amminico, per cui
sono antibiotici resistenti e quando avviene si va a funzionalizzare R, arrivando alla 4° generazione
di antibiotici.
Gli antibiotici beta lattamici si legano agli enzimi transpeptidasi , che servono alla formazione delle
catene polipeptidiche, impedendo la stratificazione dei peptidoglicani e x cui la parete cellulare non
può accrescersi in spessore e la cellula praticamente muore.
Dato che la penicilllina G è un metabolita secondario, prodotto in maniera difensiva, la sua crescita è
significativa in fase stazionaria.
Nella fase di crescita le muffe realizzano un catabolismo completo che si compone della:
1. GLICOLISI, ottenendo il piruvato+ 2 ATP + 2 NADH
2. DECARBOSSILAZIONE del piruvato in ACETILCOA + 2 CO2 + 2 NADH
3. CICLO DI KREBS,complesso di reazione avviene all’interno dei mitocondri, ottenendo 4
CO2, 6 NADH+, 2 FADH2, 2 ATP e 2 coA.
4. FOSFORILAZIONE OSSIDATIVA e riossidazione dei coenzimi ridotti, realizzata all’interno
dei mitocondri tramite la catena di trasporto degli elettroni.
5. OTTENENDO 36/38 moli di ATP.
Raggiunta la fase stazionaria, dopo 3 gg circa, il catabolismo inizia a rallentare e inizia la fase di
produzione di penicillina che sfrutta due intermedi della glicolisi, il 3 fosfoglicerato e il piruvato, e un
intermedio del ciclo di Krebs, l’ alpha chetoglutarato.
DEPURAZIONE ACQUE
Un IMPIANTO di DEPURAZIONE è costituito da una serie di trattamenti, volti alla rimozione degli
inquinanti presenti nelle acque di scarico; a seconda dell’origine, scarichi domestici, scarichi
industriali di vario genere, scarichi di provenienza agricola, cambiano le tipologie di trattamento. In
questa sezione si analizza i trattamenti di acque reflue URBANE.