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Lo Rito
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IRIDOLOGIA E AYURVEDA
Federica Zanoni
Daniele Lo Rito
edizioni
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© Copyright 2010
Edizioni Enea - SI.RI.E. srl
I edizione settembre 2010
ISBN 978-88-95572-43-7
Edizioni Enea
Sede Legale - Viale Col di Lana 6/a, 20136 Milano
Sede Operativa/Magazzino - Piazza Nuova 7, 53024 Montalcino (SI)
www.edizionienea.it
edizioni.enea@gmail.com
Progetto grafico
Lorenzo Locatelli
Disegno in copertina
Federica Aragone
Stampato in digitale da
Global Print srl
20064 Gorgonzola (MI)
Joseph Joubert
A Sara e Silvio
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INDICE
9 Prefazione
11 Introduzione
81 5. Casi clinici
103 7. Questionari
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Prefazione
Ho letto questo libro con grande soddisfazione, come ogni volta in cui discipline nuove
e antiche si intrecciano creando una sintesi ricca di conferme di ciò che è noto e al tempo
stesso di nuovi stimoli per una comprensione ancora più profonda dell’essere umano.
L’iride di per sé ha un suo incontestabile fascino per la ricchezza di forme, colori, trame
uniche e irripetibili, d’altra parte la medicina ayurvedica, antichissima e completa, desta
certamente un ulteriore interesse. L’aver saputo coniugare tali discipline con armonia,
chiarezza, precisione e al tempo stesso un’incredibile passione è il pregio degli autori.
Vata, Pitta o Kapha? Chi è ognuno di noi? Chi sono i nostri figli o i nostri pazienti?
Si tratta dei tre Dosha, le tre energie risultanti dalla combinazione dei cinque elementi:
aria, etere, fuoco, acqua, terra. Queste energie ci plasmano nella materia e nella psiche,
Vata ha una corporatura esile, i muscoli sono poco sviluppati, il carattere è vivace e volu-
bile. Pitta ha una corporatura e una muscolatura media, è passionale e competitivo. Infine
Kapha di corporatura robusta e muscolatura ben sviluppata è un tipo tollerante, stabile e
affidabile.
Si può dunque individuare il tipo dall’aspetto, dal comportamento, dai modi di fare,
dalle preferenze individuali e ora anche dall’iride.
Il vantaggio consiste nel vedere “con i propri occhi”, in uno spazio apparentemente
piccolo, ma che all’appassionato talora appare infinito, tutti i punti di forza e debolezza
per proporre misure preventive e di rafforzamento attraverso consigli di stile di vita, ali-
mentazione e rimedi di riequilibrio.
Infine i tre casi proposti sono di ulteriore chiarimento, fornendo una nota pratica alla
teoria precedentemente esposta.
Le mappe sperimentali, create appositamente a partire da mappe preesistenti, per po-
ter identificare il Dosha di appartenenza, costituiscono un arricchimento per la disciplina
iridologica stessa che è in costante sviluppo grazie alla passione e al lavoro di diversi
ricercatori.
Dunque un’appassionante lettura alla ricerca del Dosha attraverso l’iride, per conoscerci
meglio e lasciarci meravigliare delle infinite sfumature della nostra natura.
Catia Trevisani, medico-chirurgo, si laurea nel 1988 presso l’Università degli studi di Milano;
contemporaneamente approfondisce e pratica la Medicina Olistica.
Ha fondato e dirige dal 1995 la Scuola di Naturopatia SIMO (Scuola Italiana di Medicina Olistica)
in cui insegna il Metodo SIMO per l’integrazione delle singole discipline.
Insegna Nutrizione, Floriterapia, Reflessologia, Cromopuntura e Naturopatia applicata. Pratica come
medico naturopata e promuove la Medicina Olistica attraverso corsi e libri. Ha scritto: Introduzione
alla Naturopatia, Audiocorso di Introduzione alla Naturopatia, Reflessologia Naturopatica, Fonda-
menti di Nutrizione, Fiori di Bach e Naturopatia, Curarsi con il cibo, Curarsi con l’acqua.
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Introduzione
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Iridologia e Ayurveda
Si è trattato perciò di intrecciare tra loro due discipline in modo che l’una possa usufru-
ire dell’altra in maniera concreta. L’iride potrebbe essere cioè uno strumento attraverso cui
individuare i pilastri fondamentali dell’approccio ayurvedico, ossia le costituzioni (Vata,
Pitta e Kapha) e reciprocamente trovandosi davanti a un soggetto con un determinato
Dosha dominante, si potrebbe presumere immediatamente quali aree riflesse nell’iride
potrebbero presentare segni di debolezza o comunque di squilibrio. Creare una buona si-
nergia tra due discipline che prendono in considerazione non solo le nostre caratteristiche
fisiche, fisiologiche e la nostra predisposizione ad ammalarci, ma anche le nostre emozioni
e il nostro modo di viverle ed esprimerle (o non esprimerle) è sicuramente un obiettivo
ambizioso, però con questo studio si è cercato di porre un primo “mattoncino”.
Sono due scienze dell’individuo, due arti olistiche. Il termine olismo deriva dalla parola
greca olos che significa “totale, intero”. Nel 1926 fu pubblicato in Sudafrica un libro dal
titolo Olismo ed evoluzione. Fu un testo osteggiato ufficialmente in quanto in opposizione
al metodo riduzionista e per il suo approccio più filosofico che empirico il quale non si pre-
stava alle prove di laboratorio. Secondo i concetti esposti, anche la più piccola parte con-
tiene tutti gli elementi dell’intero di cui ha fatto parte. La singola cellula del corpo umano
contiene, nel DNA, l’informazione globale del corpo e della mente grazie alle quali riesce a
comunicare e relazionarsi continuamente con l’intero sistema cellulare. Ma se Smuts1, au-
tore del testo, coniò per primo il termine olismo, già nella Bibbia si trova scritto: “Chi affer-
ra una parte dell’essenza ha afferrato l’essenza intera”. Si veda anche il detto presente nella
tavola Smeraldina di Ermete Trismegisto “come in alto così in basso”, oppure la definizione
di olismo data dall’Enciclopedia Britannica: “La teoria che postula l’esistenza di totalità
come tendenza del mondo. Guarda gli oggetti naturali, animati e inanimati, come totalità e
non come meri assemblaggi di elementi o parti. Questi corpi o cose non sono interamente
risolvibili in parti ma, seppur a gradi diversi, sono totalità con particolari caratteristiche e
comportamenti che il raggruppamento meccanico dei loro costituenti non potrà restituire”.
Così ogni cosa può influenzare le altre ed esserne influenzata, questo è il pensiero del
mistico George Gurdjeff. La visione olistica della realtà quindi considera l’esistenza com-
posta di piani compenetrati di energie più o meno sottili, non separabili in fisici o spirituali.
Così la medicina olistica è la medicina che sa considerare il paziente come un’unità di
corpo, mente, sentimenti, funzioni biologiche, sintomi e risorse per guarire. Ha l’obiettivo
di studiare e comprendere la multidimensionalità dell’essere umano, ponendo in primo
piano la persona nella sua globalità e non la malattia, perché un organismo è sempre qual-
cosa in più della semplice somma delle sue parti. Si tratta di un atteggiamento da adottare
e non una tecnica terapeutica, riequilibrando gli aspetti che hanno portato alla malattia dal
punto di vista strutturale psichico e ambientale. L’Iridologia adotta un approccio di tipo
olistico e nell’iride vi è l’uomo in tutti i suoi aspetti: fisici, psichici, energetici.
È un’arte imperniata su tradizioni di medicina e di guarigioni umanistiche nella quale
viene valutata e rispettata la persona nella sua interezza e l’Ayurveda insegna a rendersi
consapevoli della propria integrità come corpo, mente e anima.
La medicina olistica non è possibile senza uno stile di vita olistico, ma noi viviamo in
Occidente una vita che scorre in maniera frammentata nel tempo e nello spazio, nel corpo
e nella mente. Per adattare l’Ayurveda alla nostra vita non possiamo iniziare applicando
soltanto i suoi principi sui nostri già disintegrati. Dobbiamo vedere e sentire noi stessi
come un “intero”, come unità e integrità e in seguito ci si può rendere conto della propria
individualità nel cosmo2.
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Introduzione
Il termine “olistico” viene impiegato per designare tutti i diversi sistemi alternativi di
cura della salute rispetto a quelli della medicina moderna o che provengono da antiche
culture tradizionali dell’India, della Cina, della Grecia ecc.
Usare metodi di cura delle antiche tradizioni indiane, cinesi, greche, sciamaniche non
rappresenta di fatto un approccio olistico alla medicina. Se si prende un farmaco ayur-
vedico o si segue qualche altra cura a base di erbe o la terapia dell’agopuntura, ciò non
significa che si utilizzino metodi olistici di cura della salute. Con “olistico” non si intende
solo considerare il corpo una singola unità, ma tener conto anche del contesto sociale,
culturale, spirituale e del legame cosmico dell’individuo. Perciò, adottare un approccio
olistico per preservare e ristabilire la salute, significa vivere in modo olistico armonizzan-
do se stessi con l’ordine cosmico.
La visione olistica è la filosofia del rispecchiamento del microcosmo nel macrocosmo
in cui ogni piccola parte del cosmo ricapitola l’universo intero; e il corpo umano è il mi-
crocosmo per eccellenza. Il corpo umano ricapitola il mondo ed è “costruito” come una
sua minuscola rappresentazione: è una totalità. Ogni piccola componente del corpo è parte
integrante di questa totalità3.
Esiste un termine mutuato dalla lingua islamica, che esprime la concezione dell’essere
umano nella sua totalità e l’intero edificio dell’Islam è basato sulla sua comprensione, in
quanto è un concetto che sostiene l’unità di tutta la creazione, tawhib. L’universo creato dal
nulla viene percepito alla luce di questo principio, per cui l’unità come metodo concepisce
il cosmo come un tutto integrato e dotato di un fine che è il macrocosmo o al-insanal-kabir
(il grande uomo) e viene visto come un corpo completo in tutte le sue sfere e gradazioni.
L’analogia tra microcosmo e macrocosmo è fondamentale anche per la cultura islamica e
ha un significato profondo con implicazioni pratiche che toccano sia la fase della diagnosi
che quella del trattamento. Anche nella pratica medica islamica l’analogia dell’essere uma-
no con il cosmo è sempre tenuta presente per raggiungere la salute, che è una condizione
dinamica di aitidal (equilibrio). Aitidal a sua volta è lo stato armonioso delle forze e degli
elementi che compongono l’essere umano e di quelli esterni ad esso, in conformità con il
principio costruttivo della natura: “Ogni individuo in quanto unità integrata e dotata di uno
scopo agisce sempre con un’intelligenza innata, in modo da mantenere completa e dinami-
ca la condizione di equilibrio nei diversi livelli dell’universo di cui fa parte”4.
La lettura dell’iride si colloca perfettamente e armonicamente in questa ottica olistica
tanto antica, in quanto valuta tendenze ereditarie, predisposizioni, terreno, energia/reatti-
vità in base a schemi scientifici di analisi organica unitamente a un’importante apertura
verso la considerazione degli aspetti psichici ed emozionali in un tutto integrato. Specie
i recenti filoni interpretativi cercano di operare senza preclusioni o pregiudizi, secondo
quanto Ippocrate ha espresso in maniera breve, ma assolutamente illuminante: “È più
importante conoscere che tipo di persona ha una malattia, piuttosto che conoscere il tipo
di malattia che una persona ha”.
Nel personale tentativo di avvicinarci al concetto di “olismo e sinergia” abbiamo cerca-
to perciò il riscontro a livello iridologico dello stesso Dosha rilevato in un soggetto tramite
una serie di domande e di risposte circa la sua costituzione fisica, fisiologica, emotiva e
una valutazione anamnestica. Di conseguenza la possibilità di giungere a possedere oltre a
immediati strumenti di catalogazione, anche le opportune strategie di trattamento.
Tale collegamento vede l’iride e la sua indagine in primo piano per cercare e trovare
in essa i fondamenti, le tracce della presenza di una medicina antica colma di saggezza
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Iridologia e Ayurveda
e di equilibrio. Ancora una volta l’iride ha forse rappresentato il tramite per riportare gli
uomini al loro innato patrimonio di conoscenza.
Le possibilità ci sono, o meglio, sempre secondo questo studio sono emersi in questo
senso dei buoni risultati e l’opportunità di rilevare la costituzione ayurvedica dall’iride,
o comunque il Dosha che tenderà a sbilanciarsi per primo e contemporaneamente indivi-
duare l’organo in situazione di deficit, debolezza, iperfunzionalità, può offrire interessanti
opportunità per la prevenzione e per un approccio di trattamento integrati. Il primo passo
è stato prendere in considerazione le mappe topografiche iridee.
Non solo è stato possibile identificare gli organi riflessi nell’iride in base al criterio
della sede dei tre Dosha (Vata, Pitta, Kapha), ma anche dare ai Dosha ayurvedici una
collocazione iridologica nell’ambito dello sviluppo embrionale (corona) e della debolezza
spaziale (orlo pupillare interno)5.
La ricerca è stata condotta usufruendo di determinati materiali e metodi che permettes-
sero di valutare una serie di casi e di raccogliere i dati necessari per verificare l’ipotesi e
in questo senso è stato fondamentale il grande lavoro svolto precedentemente in ambito
iridologico. Sono state utilizzate le mappe iridologiche esistenti e sulla loro base si è pro-
ceduto all’elaborazione di mappe iridologiche sperimentali per la localizzazione dei Do-
sha. Due di tali mappe, la mappa iridologica rappresentante l’embriogenesi in Iridologia e
quella relativa allo spaziorischio sono relativamente recenti.
Il criterio che è stato seguito nel corso della fase sperimentale del lavoro è stato quel-
lo di rilevare all’interno dell’iride, letta secondo le mappe iridologiche sperimentali, che
hanno la caratteristica di identificare gli organi riflessi in base al criterio della sede dei tre
Dosha, la prevalenza dello stesso Dosha che risulta dominante a seguito della sua determi-
nazione attraverso la compilazione di questionari somministrati.
In breve, si è trattato di individuare all’interno di organi e apparati riflessi nell’iride e con-
trassegnati nelle mappe iridologiche, i tre Dosha. Tali organi e apparati sono stati identificati
per Vata, Pitta e Kapha, in base al criterio della sede del Dosha stesso e i segni iridologici
(patografie e patocromie) rilevati, sono stati considerati oltre che indici di un possibile squi-
librio di quell’organo, anche (di conseguenza) del Dosha che vi ha sede. Reciprocamente
identificare lo squilibrio del Dosha può far pensare a un possibile coinvolgimento dell’orga-
no. Si è proceduto su tre livelli di analisi attribuendo al rispettivo Dosha i segni iridologici
rilevati e la risposta ai fini dello studio è stata considerata positiva quando, a seguito della
somma dei segni individuati, il risultato totale ha dato come prevalente lo stesso Dosha
emerso dalla valutazione dei questionari somministrati6. Tutti i segni di debolezza, deficit,
iperfunzionalità rilevati in un organo, settore o apparato, sono stati cioè automaticamente
attribuiti allo squilibrio del Dosha rilevato in quel settore e da qui le considerazioni sulle
condizioni personali delle nostre energie.
Capita spesso mentre si lavora a una tesi o comunque a qualche progetto di ricerca che
conoscenti e amici formulino una delle domande più difficili da sostenere e quasi impos-
sibili da soddisfare, perché si è ancora immersi nei dubbi e nelle incertezze. Il quesito
è: A cosa può essere utile questo lavoro? Che vantaggio può dare? E non c’è domanda
peggiore. Non tanto perché non si nutre fiducia o amore verso quello che si sta facendo,
infatti non sarebbe possibile continuare nelle proprie ricerche senza una vera passione
che “brucia” alla base, ma in quanto ci si rende conto che le persone sentono in maniera
molto forte la necessità di risposte che abbiano un fine, anche piccolo, su loro stesse e sul
loro benessere. Pensiamo e speriamo che questo lavoro possa contribuire a questo scopo.
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Introduzione
Dallo studio intrapreso riguardo alla possibilità di costruire un piccolo ponte di colle-
gamento tra l’Iridologia e l’Ayurveda sono emersi dei risultati che pensiamo possano con-
tribuire alla richiesta di una, seppure minima, utilità in termini di strumenti a disposizione
verso il raggiungimento di una migliore qualità di vita.
Queste due discipline possono offrire delle vere opportunità di trasformazione non solo
dal punto di vista di un generale stato di equilibrio-benessere fisico, ma anche nel modo
di percepire se stessi e tutto ciò che ci circonda utilizzando i nostri sensi per identificare
il proprio corpo, le proprie emozioni e il mondo in termini di quelle qualità che hanno in-
site in loro stesse le caratteristiche della modificazione e del cambiamento. Freddo-caldo,
solido-liquido, ruvido-liscio, duro-morbido, pesante-leggero… non sono solo coppie di
termini in opposizione, ma secondo l’Ayurveda rappresentano la vita stessa, che va avver-
tita nelle sue incessanti mutazioni in un continuum senza sosta. Nel momento in cui riu-
sciamo a sviluppare la giusta sensibilità per avvertire anche le minime variazioni, abbiamo
in mano una delle chiavi dell’equilibrio di noi stessi, che va, se necessario, ribilanciato e
assecondato seguendo i ritmi della natura.
Anche l’Iridologia offre un mezzo di lettura assolutamente dinamico. Essa, specie grazie
ai nuovi approcci, si sta indirizzando verso un’interpretazione di segni e irregolarità iridee,
pupillari, sclerali che vanno al di là del loro valore diagnostico dal punto di vista organico.
Capacità di diagnosi che, è sempre bene ricordarlo, non si propone di sostituire quella
clinica della quale semmai può costituire un ottimo supporto. Sono nate e cresciute la
ricerca e gli approfondimenti dei messaggi dell’iride sui quei piani sottili che possono
essere in grado di chiarire alcuni meccanismi e cause profonde del disturbo e dello squi-
librio7. Il corpo non è più solo fisico, ma energetico, emotivo, psico-mentale, spirituale e
la sua disarmonia può essere rivelata anche dai segni iridei, se correttamente interpretati.
Con questa proposta di lettura si è inteso sollecitare la curiosità di chi si occupa di Irido-
logia, di Ayurveda, di Naturopatia e non solo. Lo scopo è sempre comunque approdare ad
un ventaglio di proposte tese al riequilibrio, all’armonia e al benessere nel pieno rispetto
della individualità umana e nella accoglienza, scevra da pregiudizi ma sempre attenta e
consapevole, di quanto esperienze antiche e più recenti ci offrono.
Note
1
Jan Christian Smuts è passato alla storia anche per avere contribuito alla realizzazione della Lega
delle Nazioni e delle Nazioni Unite. Tra i passi del suo celebre Olismo ed evoluzione: “Poiché siamo
un unico con la Natura, le sue fibre genetiche scorrono attraverso il nostro essere, i nostri organi
fisici ci connettono con i milioni di anni della sua storia, le nostre menti sono piene di antichissimi
sentieri dell’esistenza preumana”. Dalla rivista “Essenzialmente energia” periodico di informazio-
ne della Associazione delle Arti per la Salute e delle Terapie Naturali, n. 2, aprile 2006. Cfr. anche
Melai A., Trevisani C., Introduzione alla Naturopatia, Edizioni Enea, Milano, 2008, pp. 9-11.
2
Cfr. Verma V., Ayurveda,scienza della vita. L’arte del curare indiana, metodi e ricette ad uso degli
occidentali, Edizioni Mediterranee, Roma, 1994, p. 18.
3
Salomoni A., Iridologia, EIFIS Editore, Forlì, 2004, p. 13.
4
Salim-Khan M., Medicina islamica. I principi e la pratica di uno dei più antichi sistemi di cura,
Red, Como, 2005, p 32.
5
Per una descrizione dettagliata dei metodi e dei materiali utilizzati nella conduzione della ricerca
si rimanda al capitolo 6 (p. 93).
6
Vedi il capitolo 6 a p. 93.
7
Cfr. Lo Rito D., Birello L., Iridologia del profondo, Edizioni Enea, Milano, 2007.
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Iridologia e Ayurveda
Ringraziamenti
Grazie al relatore di questo studio il dottor Daniele Lo Rito, maestro da cui ho respirato
l’amore per l’Iridologia da ogni nozione trasmessa e da ogni gesto.
Grazie con tutto il cuore a tutti i docenti dell’Accademia di Scienze Naturoigienistiche
G. Galilei di Trento e in particolare a Marino Lusa per i suoi insegnamenti e la sua gentile col-
laborazione a questa ricerca. Sono stati anni non solo di studio, ma anche di rapporti umani.
Grazie ad Anita e Marco e agli studenti dell’Accademia Galilei che hanno partecipato
con interesse e pazienza.
Grazie a tutti quelli che mi vogliono bene.
Federica Zanoni
Un grazie a tutti quelli che amano fare ciò che percepiscono nell’anima, senza rimorsi
o dubbi, senso di simpatia o antipatia.
Ringrazio di cuore Federica Zanoni che mi ha permesso di studiare la medicina ayur-
vedica, di poter applicare l’Iridologia multidimensionale a uno studio che reputo molto
importante.
Daniele Lo Rito
16
4
Il Dosha Kapha e la sua collocazione nell’iride
Il parola Kapha o Slesma è costituita dalla radice “slish” che significa “stretta”, “coe-
sione”. Regola gli altri due Dosha.
Kapha è l’energia della costruzione, della solidità, della protezione, della lubrificazio-
ne e del mantenimento. È morbido, solido, opaco, dolce, rigido, freddo, pesante e le sue
caratteristiche sono relative ai due elementi da cui deriva: acqua e terra. Le sue funzioni
sono legate all’untuosità, al legame, alla fermezza, alla pesantezza, al vigore sessuale,
alla forza, alla perseveranza, al ritegno e all’assenza di avidità, alla stabilità e alla riserva.
L’umore flemma (Kapha) è in terapia ayurvedica la sostanza ultima presente nel tessuto
liquido attraverso il quale gli organi ricevono il nutrimento appropriato. Flemma produce
la crescita e ripara i tessuti traumatizzati. Gli umori flemma e bile (Pitta) in associazio-
ne possono causare edemi, nevralgie, malaria, tosse, dolori toracici, vomito, asma, sin-
ghiozzo. Gli umori flemma e vento possono dare gastrite, edemi, coliche, paralisi, asma,
reumatismi e bronchiti. Le persone dominate da Kapha tendono ad essere di corporatura
robusta e piuttosto corpulenta1. Sono comunque persone di aspetto gradevole, calme e
benevole. Le proporzioni corporee sono equilibrate e ben salde, non scricchiolano come
può succedere alle persone di costituzione Vata, né le giunture sono visibili. Le dita delle
mani e dei piedi sono di solito piuttosto corte e tozze, il collo è robusto. Le persone di tipo
Kapha sono dotate di grande forza, resistenza ed energia, ma spesso a causa della loro
costituzione devono compiere dell’esercizio fisico per mantenere il loro peso entro un
livello ragionevole. Queste sono le persone che, come loro stessi confessano, “possono
ingrassare solo guardando una pietanza”. Trovano difficile perdere il peso che hanno ac-
cumulato nel corso degli anni soprattutto sulle natiche e le gambe, ciò anche a causa della
loro digestione lenta del loro metabolismo pigro.
63
Iridologia e Ayurveda
I loro capelli sono generalmente castani tendenti al castano scuro, spessi e leggermente
mossi piuttosto che veramente ricci. I peli del corpo sono solitamente presenti in quantità
moderata. Le unghie sono particolarmente forti, grandi, spesse e regolari. Il loro spessore
può farne sembrare pallida l’attaccatura. Hanno occhi grandi, umidi, castani o blu scuri,
a forma di oliva e in genere sono quelli che vengono definiti “bellissimi occhi”. Il loro
movimento non è rapido e lo sguardo non è particolarmente intenso, ma questi occhi sem-
brano emanare dolcezza e sono incorniciati da lunghe e folte ciglia e sopracciglia. La pelle
è spessa, oleosa, liscia, simile a cera e con poche rughe. È elastica grazie alle sostanze
emollienti che hanno origine dal corpo. La natura stabile di questa tipologia rende anche
la loro pelle di aspetto uniforme in termini di consistenza.
Nei Kapha la tendenza a sudare è media, le mani possono essere leggermente umide, seb-
bene più fredde rispetto a quelle dei Pitta. Il loro viso è grande, rotondo, pieno, il collo è forte
e simile al fusto di un albero. Hanno labbra piene, morbide e umide, sebbene non così ben
definite come quelle degli individui Pitta. I loro denti sono grandi e forti, bianchi e di dimen-
sioni uniformi. La lingua raramente è ricoperta da patina, ma quando lo è appare biancastra.
La tendenza emotiva dei tipi Kapha è quella di tenersi lontani da situazioni stressanti,
perché non amano i cambiamenti. Ciò li può portare, se tale caratteristica è portata all’ec-
cesso, a nascondersi piuttosto che affrontare le circostanze. Talvolta la situazione si risol-
ve, ma in caso contrario la risposta emotiva tende a “murarsi” nell’animo. La conseguenza
di questo accumulo interiore può causare, se protratto nel tempo, dei seri squilibri. Hanno
necessità emotive forti e frequentemente le soddisfano consumando il cibo come sostituto.
L’esigenza di appagare le emozioni influisce quindi sul senso dell’appetito rendendolo
paradossalmente abbondante. Tendono ad essere tolleranti, benevoli, calmi, ma questo
stato può evolvere in letargia. L’eccesso di Kapha porta ad invidia, avarizia, possessività e
attaccamento nei confronti delle persone e delle cose. A livello materiale, la stabilità tipica
di Kapha può essere utilizzata positivamente per risparmiare denaro.
Nonostante questo, i Kapha sono molto abili nell’organizzare un progetto o nel pro-
grammarne i dettagli giorno dopo giorno. Queste sono attività molto adatte alle persone
Kapha, le quali hanno i piedi per terra, sono tenaci al punto (per esempio) di pulire qualche
oggetto fino a farlo brillare. Anche essi sono creativi, ma in maniera molto diversa dai
tipi Vata. Sono brillanti organizzatori per quanto la loro natura determinata possa renderli
inflessibili. Meditano a lungo su ciò che vogliono fare e possono sembrare reticenti a co-
municare anche se ritengono quello che vogliono dire importante e lo esprimono usando
un tono di voce mellifluo e convincente allo stesso tempo. Trovano difficile ricordare qual-
cosa e hanno bisogno di fare le esperienze più di una volta prima di poterle fissare nella
mente. Tuttavia la loro memoria a lungo termine è molto buona.
64
4. Il Dosha Kapha e la sua collocazione nell’iride
Le emozioni di Kapha
Kapha in equilibrio Kapha in squilibrio
Premuroso Ossessivo
Soddisfatto Senza interessi
Paziente Negligente
Misurato Avido
Tenero Scortese
Due persone Kapha che comunicano tra loro usano molte pause nel corso della con-
versazione, ma questo non causa alcun disagio a nessuna delle parti. Nel complesso sono
persone calme, pacifiche e affidabili, che trovano nell’ambiente di casa e tra i loro fami-
gliari la giusta tranquillità. Alcune di queste caratteristiche possono però portare, se spinte
all’eccesso, alla pigrizia, alla gelosia, all’egoismo. La loro è una personalità nel complesso
solida come una roccia, sono talmente stabili da sembrare inattivi nel corpo e nella mente.
Solitamente, in qualsiasi campo della vita, impiegano molto tempo per iniziare un’attività,
però la portano a termine con determinazione incuranti delle difficoltà. Amano l’abitudi-
ne al contrario dei tipi Vata e dei tipi Pitta, al punto che spesso si adagiano nella routine.
Finanziariamente sono prudenti fino a rasentare l’avarizia. Hanno sempre delle risorse
messe da parte e conservano per molto tempo gli oggetti non più utilizzabili, nel caso un
giorno dovessero servire.
Il loro appetito è regolare e di solito moderato, sebbene, come già accennato, frequente-
mente mangino solo per riempire il proprio tempo. Sono in grado di digiunare senza gran-
di problemi in quanto spesso hanno molta energia immagazzinata sotto forma di grasso.
Kapha non ha mai veramente sete a meno che non sudi molto e tendenzialmente consuma
solo piccole dosi della bibita che si trova davanti.
Le persone Kapha evacuano facilmente e regolarmente, con feci tendenzialmente mor-
bide, di colore chiaro e oleose. Sessualmente gli individui Kapha si dimostrano ancora una
volta stabili ed equilibrati. Essi non sono quasi mai così intensi come i tipi Pitta, tuttavia
una volta stimolati, la loro energia sessuale declina molto lentamente.
Le donne Kapha hanno un ciclo mestruale regolare con pochi crampi, ma tendono ad
essere caratterizzate da episodi di ritenzione idrica, che spesso si manifesta con un forte
senso di tensione al seno. Il polso Kapha è potente, pieno, lento e regolare, viene paragona-
to al nuoto di un cigno. Si addormentano rapidamente mentre leggono o ascoltano musica.
Hanno un sonno profondo e raramente si svegliano durante la notte e il sonno giunge fa-
cilmente a qualsiasi ora del giorno e della notte. I loro sogni sono emotivi e romantici più
che passionali, spesso ricchi di situazioni calme e rilassanti come distese d’acqua e nuvole.
A livello alimentare, sono attratti da cibi salati, dolci e oleosi, ma farebbero bene a
prediligere i cibi astringenti, amari (sattvici) e pungenti (che aiutano la digestione). Ka-
pha governa le articolazioni, le parti solide del corpo e del suo mantenimento, la potenza
sessuale, la pazienza. L’alterazione del Kapha può provocare venti specie di disturbi, fra
i quali l’anoressia nervosa, la pigrizia, l’espettorazione del muco, l’indurimento dei vasi
sanguigni, l’obesità e la dispepsia.
In virtù delle qualità sopra menzionate il tipo dotato di una costituzione Kapha possiede
il massimo della forza, di sapienza, di energia, di pace interiore, di longevità.
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Iridologia e Ayurveda
Kapha è una combinazione degli elementi acqua e terra, con acqua come elemento
principale. È il Dosha responsabile dell’equilibrio della struttura fisica e rappresenta il
principio della coesione del corpo e racchiude in sé, oltre alle altre funzioni generali, il
sistema immunologico dell’individuo. Fluido bianco, liscio, freddo, colloso e dolce che
si può localizzare in qualsiasi punto della struttura fisica, l’acqua ha natura conservativa e
stabilizzante. È responsabile dell’umidificazione e della lubrificazione del sistema, forni-
sce il suo aiuto nel processo digestivo, nella pulizia e nella purificazione del corpo. Poiché
il primo passo per avvicinarsi all’Ayurveda, come più volte sottolineato, è familiarizzare
con il suo modo di approcciarsi a tutto ciò che ci circonda definendolo in termini di quali-
tà, pensiamo possa esser interessante l’indicazione di quanta ricchezza di aggettivi venga
attribuita a Kapha dall’Ayurveda.
Le qualità Kapha
Pesante Denso Lento Morbido
Paffuto Ottuso Denso Comodo
Grossolano Saldo Ottuso Cremoso
Apatico Pesante Inerte Ovattato
Massiccio Opaco Languido Floscio
Abulico Solido Sonnolento Cedevole
Spesso Accidioso Ricettivo
Kapha è freddo come intenso, brullo, gelato, fresco, glaciale, vitreo, ghiacciato. Pesan-
te come: paffuto, denso, grossolano, apatico, fiacco, massiccio, obeso, abulico. Oleoso
come: burroso, grasso, unto, sebaceo, scivoloso, liscio, untuoso. Viscoso, come: viscido,
mucoso, untuoso, gocciolante, scivoloso, liscio, morbido. Lento come: denso, ottuso, iner-
te, smorto, languido, sonnolento, accidioso, tardo, torpido. Denso come: ottuso, saldo, pe-
sante, smussato, opaco, lento, solido, spesso. Morbido come: comodo, cremoso, ovattato,
floscio, cedevole, ricettivo, sprofondante. Statico, calmo, immobile, quieto.
Kapha rappresenta il sistema di approvvigionamento del corpo e fornisce i fluidi lu-
brificanti e il muco. Ha una funzione di protezione, ad esempio, la mucosa che ricopre lo
stomaco. Ha la caratteristica dell’untuosità e la funzione della lubrificazione: dal fluido
sinoviale nelle articolazioni, alle membrane mucose, al plasma e alla linfa, al citoplasma,
alla sostanza bianca presente nel cervello, al grasso sottocutaneo, a tutte le secrezioni
compresi muco e saliva.
66
4. Il Dosha Kapha e la sua collocazione nell’iride
La zona Kapha nel corpo è l’area che va dalla testa al diaframma coinvolgendo gli
organi dei sensi, la lingua, la faringe, la laringe, l’esofago, la trachea, i polmoni, i bronchi
e lo stomaco. Questi sono organi che producono umidità sotto forma di secrezioni umide
essenziali per la fisicità. Le funzioni di questi organi si associano alle qualità di Kapha, da
Jala, acqua: mescolare, umidificare, lubrificare. Rispetto al resto del corpo questa è una
zona che non è solo il prodotto di Jala, acqua, e quindi secrezione, ma anche di Prithvi,
terra, che quindi conferisce una maggior struttura2.
Sede principale di Kapha nel tratto gastrointestinale è lo stomaco. I suoi siti secondari
sono principalmente la parte superiore del petto, i reni, la testa e le articolazioni. Come le
altre due forze, anche l’acqua può essere di cinque tipi diversi:
1) Umidificante (kledaka), la sua sede è nello stomaco con la funzione di aiutare il proces-
so della digestione, umidificando e disintegrando il cibo.
2) Sostenitrice (avalambaka), usa i succhi derivati dall’assimilazione del cibo per proteg-
gere le giunture e fornire al cuore le energie sufficienti per continuare le sue funzioni.
3) Esploratrice (bodhaka), la sua sede è nella gola e alla radice della lingua. Dona alla
lingua la capacità di discernere i sapori.
4) Piacevole (tarpaka), localizzata nella testa, aiuta nelle funzioni degli occhi, delle orec-
chie, del naso.
5) Flemma (slesmaka), localizzata nelle giunture, consente i movimenti prevenendo le
slogature e mantenendo integre le giunture stesse.
67
Iridologia e Ayurveda
68
4. Il Dosha Kapha e la sua collocazione nell’iride
lare per difendersi dal freddo: per questo è bene praticare un panchakarma (pratiche di pu-
rificazione) o almeno dei trattamenti depuranti durante la successiva stagione primaverile.
In sintesi i disturbi più comuni dovuti all’aumento di Kapha sono i seguenti: sensazione
di freddo, pesantezza delle membra, sonnolenza durante il giorno, sonno eccessivo, rilas-
samento delle giunture, colorito pallido, inattività, pigrizia, indigestione, mentre i disturbi
più comuni dovuti alla sua diminuzione sono: bruciori interni, sete, debolezza, insonnia,
sensazione di vuoto nello stomaco, colorito pallido, secchezza degli organi e delle muco-
se, rilasciamento delle giunture, palpitazioni, vertigini.
I metodi più semplici per procedere alla riduzione3 dell’energia acqua (Kapha) mirano a
prediligere tutti i cibi che accrescono l’energia fisiologica vento (V) e seguire una alimen-
tazione a base di cibi dal sapore piccante, amaro e astringente.
Alimentazione
Sì No
Cibi cotti, caldi, leggeri, minime quantità Grassi, olio, burro, zucchero, latticini,
di grassi, verdura, poca frutta dolce fritti, cibi dolci, aspri, salati
Cereali Frutta e verdura Altro
Grano saraceno, mais, Albicocche, mele, ciliegie, Latte scremato, semi di
miglio, orzo mirtilli, verdure pungenti e girasole, zenzero, spezie in
amare: asparagi, broccoli, generale
aglio
Evitare i cibi dolci, salati, aspri. In generale per riequilibrare Kapha sbilanciato è ne-
cessario concentrare l’energia di costruzione e difesa di Kapha su Ojas (l’essenza dei sette
tessuti, ossia la massima energia vitale distillata) per rinforzare il Sé in modo che, sempre
secondo le antiche scritture l’energia vitale lasci (per esempio) il tumore. Il Dosha Kapha
sbilanciato necessiterà di una dieta a base di cereali, lenticchie, fagioli, miele, ogni tipo
di frutta ad eccezione delle banane. I trattamenti diretti al riequilibrio di Kapha saranno:
1) Consumo di alimenti secchi e cibi privi di grassi, quotidianamente andrà preso un cuc-
chiaino di miele a stomaco vuoto.
2) Molta attività fisica, nuoto, bagni di mare e relativa esposizione al sole.
3) Massaggi energici con oli e unguenti caldi.
4) Somministrazione di purganti, di emetici, frizioni.
5) Consigliate le tradizionali pratiche ayurvediche della sudorazione (Swedana) e della
disintossicazione (Sodhana) entrambe dirette a “sciogliere” gli accumuli di linfa, acqua
e grasso tipici di Kapha4.
Le persone Kapha dovrebbero essere molto incoraggiate a fare esercizio fisico e a dor-
mire il meno possibile. Anche rimanere svegli è benefico alla cura dei disturbi causati
dallo squilibrio di questo Dosha.
69
Iridologia e Ayurveda
Trattamenti riequilibranti
Massaggi Idroterapia Altro
Massaggi con olio di Docce fredde e Pratiche di purificazione
senape (due volta alla alternate per favorire la ayurvediche
settimana), massaggio circolazione, bagni di (panchakarma)
serale rilassante (tempie e vapore, vapori alla testa
piante dei piedi) (ristagni catarrali)
Massaggi a secco, Acqua per via orale, non Terapia svedana (basata
fregagioni secche e fredde in quantità eccessiva sulla sudorazione) tramite
assunzione di erbe calde e
secche
I testi che trattano di medicina ayurvedica sono tutti concordi nell’affermare che, poi-
ché la sede principale dell’acqua è nello stomaco, il miele e gli emetici sono il mezzo
migliore per pacificare tale elemento nella sua sede primaria e di conseguenza, in tutte le
altre sedi. L’eccesso di Kapha è legato all’essere sovrappeso, ad altri aumenti della massa
corporea o all’eccesso di fluidi, che possono essere rappresentati (per esempio) da tumori
e gonfiori. Ovviamente dato che i Dosha interagiscono tra loro non è così semplice que-
sto tipo di identificazione. Per esempio un accumulo di Kapha in eccesso può bloccare il
libero movimento dell’energia Vata e, sebbene il sintomo evidente sia rappresentato da
problemi di movimento, è Kapha ad esserne la radice.
Capita con le persone che soffrono di disturbi Kapha, che si verifichi una sorta di circo-
lo vizioso. Dal momento in cui si sentono male, avvertendo un senso di sonnolenza, dor-
mono molto a lungo e ciò determina sia una maggiore depressione che un aggravamento
dei disturbi. Per uscire da questa condizione è necessario fare un certo sforzo personale,
magari coadiuvati da una persona competente. Come per le altre energie, nel momento
in cui sono aggravate, sarebbe necessario prendere le giuste misure per contrattaccare lo
squilibrio dell’energia in modo appropriato a seconda del tempo e del luogo. Un’alimenta-
zione attenta e mirata a diminuire Kapha aggravato, da sola non può essere sufficiente se
non è accompagnata da un aumento dell’attività fisica, sonno contenuto ed esercizio fisico
equilibrato, ma comunque piuttosto intenso.
70
4. Il Dosha Kapha e la sua collocazione nell’iride
Ambiente: stare al caldo ed evitare l’umidità. Da evitare le località a livello del mare
e i climi freddi e umidi. I tipi Kapha, che soffrono spesso di congestioni, dovranno cercare
il calore secco, l’aria fredda invernale è nociva all’equilibrio di questo Dosha.
Dieta pacificante per Kapha. I tipi Kapha devono fare particolare attenzione al consu-
mo di zucchero, a causa della loro tendenza ad accumulare il grasso in eccesso, e di sale,
causa di ritenzione di fluidi, altro punto debole di Kapha. La parola chiave nella nutrizione
di Kapha è: leggerezza. Gli alimenti andranno perciò cucinati senza fritture, la cottura a
secco (al forno o alla griglia) sarà preferibile. Alimenti prevalentemente amari e astringen-
ti modereranno il suo robusto appetito e saranno piatti caldi e leggeri, in modo da favorire
la digestione fredda di Kapha. Frutta fresca (non troppo dolce) e verdura dovranno essere
consumate in abbondanza. Si raccomandano spezie come cumino e curcuma. Le spezie
nel caso di Kapha svolgono una efficace azione depurativa sulle mucose e un tè caldo allo
zenzero è molto positivo per il benessere di questo Dosha, in quanto stimolante. Andranno
evitati i latticini.
Pratiche idriche e fango terapiche. Sono molto indicate le docce fredde e alternate
per stimolare la circolazione e dare tono al Dosha della stabilità e del “ristagno” fisico e
mentale. I bagni di vapore sono benefici per favorire la disintossicazione e la funzionalità
emuntoriale generale. I tipi Kapha soffrono spesso di catarri e blocchi linfatici e potranno
praticare vapori alla testa con aggiunta di erbe (per esempio: timo e camomilla).
Massaggio. Sono benefiche le fregagioni secche e fredde come stimolanti della circo-
lazione e del ricambio. Il massaggio secco del corpo, praticato secondo la tradizione ayur-
vedica con un guanto di seta grezza (seta Bourret) non andrà prolungato oltre i 5-10 minuti
per non stancarsi eccessivamente. Il massaggio totale con poco olio di senape intiepidito,
andrà eseguito dalle due alle tre volte alla settimana. Essendo comunque Kapha un Dosha
“oleoso”, l’uso dell’olio può essere evitato.
Tempo libero. Kapha dovrà vivere in modo vario e fare lunghi e vigorosi allenamenti
giornalieri. Yoga (stimolazione del sistema linfatico), tennis, calcio, corsa, aerobica, cano-
taggio sono le attività più adatte.
Occupazioni quotidiane. Molto (troppo) amanti delle abitudini, fino al punto di ada-
giarsi nella routine, organizzano tutta la loro vita in maniera ordinatissima. Conservano
ogni cosa nel caso in cui un giorno dovesse rivelarsi utile. La stabilità e la compassione di
Kapha sono apprezzate nelle professioni al servizio degli altri, l’elemento terra di Kapha si
esprime al meglio nell’orticultura. Impieghi nell’ambito dell’assistenza, amministrazione,
consulenza, saranno i più indicati. In generale andranno evitati gli ambienti con poca luce
naturale o freddi.
I colori per Kapha. Andrà evitato il colore bianco. Tutti i colori calmano Kapha tranne
i verdi e i blu scuri. La scelta dovrà essere orientata verso colori e disegni vivaci, forti e
squillanti che eccitano e stimolano.
71
Iridologia e Ayurveda
Al termine della trattazione dei tre Dosha (Vata, Pitta, Kapha) va ricordato un punto
molto importante. Le descrizioni fatte, poiché includono decine di caratteristiche molto
puntuali e specifiche, potrebbero essere interpretate in maniera troppo rigida. Non deve es-
sere dimenticato al contrario, che la grande varietà di persone è determinata dai vari gradi
di mutamenti e combinazioni delle energie vitali. Per questo motivo le descrizioni fornite
non devono essere intese in maniera troppo schematica o stereotipata, ma applicando uno
dei concetti base di tutte le discipline olistiche, ossia l’equilibrio.
Kapha e l’iride
72
4. Il Dosha Kapha e la sua collocazione nell’iride
mone (13), mammella (14), laringe (16), trachea (20), esofago (21), bronchi (22), gola (23),
piloro (25), stomaco (26), rene (29).
73
Iridologia e Ayurveda
74
4. Il Dosha Kapha e la sua collocazione nell’iride
KAPHA E L’IRIDE
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Iridologia e Ayurveda
KAPHA E L’IRIDE
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4. Il Dosha Kapha e la sua collocazione nell’iride
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con nomi 77
Iridologia e Ayurveda
KAPHA E L’IRIDE
78
4. Il Dosha Kapha e la sua collocazione nell’iride
KAPHA E L’IRIDE
79
Iridologia e Ayurveda
Note
1
È stato notato che, nel rugby, le file posteriori della mischia sono normalmente composte da que-
sto tipo di individui. Essi infatti appartengono di solito alla costituzione Kapha.
2
Cfr. Ghiandelli G., Ayurveda. Sattva e Dharma, la via della realizzazione, Eifis Editore, Forlì,
2005, p. 136.
3
Di regola quando ci si riferisce ad una terapia per modificare il rapporto di squilibrio delle tre
energie primarie VPK, si intende l’alleviamento di una o più energie primarie e non l’aggrava-
mento. È tuttavia opportuno ricordare che le energie primarie V e K sono opposte tra di loro e
quindi se si allevia V, si aggrava K e viceversa, mentre, quando si allevia P si aggravano V e K e
viceversa.
4
Romano B., Langella R., Ayurveda: longevità e salute. Introduzione ai principi della medicina
tradizionale indiana, Gremese, Roma, 1998, p. 70.
80
5
Casi clinici
Le immagini delle iridi inserite in questo capitolo si riferiscono a tre fra le persone che
hanno partecipato a questa ricerca. È stato fatto compilare loro il questionario predisposto
per l’individuazione del Dosha maggioritario (vedi il capitolo 7 a pagina 103). Le loro iridi
sono state analizzate sulla base delle mappe sperimentali elaborate.
Nel contesto della ricerca è stata elaborata inoltre, per ogni partecipante alla sperimen-
tazione, una breve scheda con semplici consigli a carattere ayurvedico e naturopatico in
base al loro Dosha dominante. Si sottolinea che non si tratta di indicazioni a carattere
terapeutico, ma miranti ad un riequilibrio psico-fisico generale in relazione ai disturbi
indicati come più frequenti dalle persone stesse, nel contesto del questionario a carattere
anamnestico che ciascuna di loro ha compilato.
81
Iridologia e Ayurveda
Caso clinico 1
VATA
Iride destra
Caso clinico 1
VATA
Iride destra
OPI e corona
82
7
Questionari
Nelle pagine seguenti vi sono i questionari utilizzati per compiere questa ricerca. Sono
utili per la determinazione della Prakruti ayurvedica; questo termine sanscrito indica la
tipologia corporea o costituzionale di una persona, l’espressione strutturale e funzionale
del codice genetico dell’individuo (per approfondire cfr. Ninivaggi F.J., Ayurveda. Una
medicina con una tradizione antica di seimila anni, Ubaldini, Roma, 2002, p. 235).
QUESTIONARIO A
Questionario per la determinazione della costituzione fisica ayurvedica.
103
Ho letto questo libro con grande soddisfazione, come ogni volta in cui Federica Zanoni, si è diplomata in
discipline nuove e antiche si intrecciano creando una sintesi ricca di
Iridologia e Naturopatia presso l’Acca-
conferme di ciò che è noto e al tempo stesso di nuovi stimoli per una
comprensione ancora più profonda dell’essere umano. demia di Scienze Igienistiche Naturali
L’iride di per sé ha un suo incontestabile fascino per la ricchezza di
Galileo Galilei di Trento.
forme, colori, trame uniche e irripetibili, d’altra parte la medicina
ayurvedica, antichissima e completa, desta certamente un ulteriore Parallelamente all’approfondimento
interesse. L’aver saputo coniugare tali discipline con armonia, chia-
di queste discipline e della Reflesso-
rezza, precisione e al tempo stesso un’incredibile passione è il pregio
degli autori. logia Plantare, ha coltivato un perso-
Vata, Pitta o Kapha? Chi è ognuno di noi? Chi sono i nostri figli o i
nale interesse per l’Ayurveda che l’ha
nostri pazienti?
Catia Trevisani portata a elaborare la tesi di ricerca
Creare una buona sinergia tra due discipline che prendono in consi- dologia di base (Xenia), Iridologia Natu-
derazione non solo le nostre caratteristiche fisiche, fisiologiche e la ropatica (Edizioni Enea), Iridologia del
nostra predisposizione ad ammalarci, ma anche le nostre emozioni e il profondo (Edizioni Enea), L’Iridologia
nostro modo di viverle ed esprimerle (o non esprimerle) è sicuramente proiettata nella dimensione spazio-
un aiuto per una comprensione più profonda di noi stessi e in generale
temporale (Edizioni Enea).
dell’essere umano.
ISBN 978-88-95572-43-7
EDIZIONI
18,00 €
www.edizionienea.it
9 788895 572437 www.scuolasimo.it