Sei sulla pagina 1di 9

Con il patrocinio

La necropoli di Spilamberto, scavata nel 2003, racconta la storia


di un gruppo di Longobardi, che quindici secoli fa vissero e mo-
rirono sulla riva del Panaro, all’alba del Medioevo. Di questo clan
gentilizio - posto a controllo dell’incerta frontiera con i domini bi-
zantini e durato non più di una generazione - non conosciamo le
case ma solo il piccolo cimitero, una trentina di tombe risalenti ai
primi tempi dell’invasione.
Con il contributo Le pratiche funerarie e i reperti delle sepolture, alcuni di altissima
qualità e di grande valore simbolico, ci permettono di farci un’idea
della loro cultura, in parte anche della loro vita e delle relazioni che
intrattenevano con le popolazioni romane. I guerrieri sono stati
seppelliti con le armi individuali che connotavano nella tradizio-
Main Sponsor ne germanica l’uomo libero e combattente. Più ricchi e complessi
i corredi femminili, che suggeriscono un’assidua frequentazione
del mondo bizantino e la comunanza culturale con altre nazio-
ni barbariche. In essi, accanto ad oggetti della vita quotidiana e
Sponsor a gioielli tipici del costume longobardo, troviamo pezzi preziosi
ed “esotici”. Fra questi spiccano una fibula in argento dorato con
cammeo antico, un magnifico corno in vetro per bere e un raro
sgabello pieghevole in ferro ageminato.
Il rango familiare e sociale di queste donne è esaltato dalla depo-
sizione, accanto alle sepolture, di tre ponies di razza nordica, forse
discendenti dei robusti cavallini che accompagnarono sei secoli
prima i Winnili - Longobardi nella loro prima migrazione dalla
Scandinavia.
La necropoli è ad oggi la testimonianza più consistente della pre-
senza dei primi Longobardi nel Modenese; un ritrovamento che
Media partner
fa di Spilamberto un luogo nodale per la storia dell’Emilia-Roma-
gna nell’Alto Medioevo.
€ 15,00 (iva inclusa)
A cura di
Andrea Breda
Presentazione

Testi
Guida alla mostra
Restauri
Laboratorio Soprintendenza per i Beni Il tesoro di Spilamberto.
Andrea Breda Archeologici dell’Emilia-Romagna
Soprintendenza per i Beni Archeologici
della Lombardia
Giuliano Mengoni, Roberto Monaco,
Gianfranco Paruccini,
Signori Longobardi alla frontiera
Paola Corni Antonella Pomicetti, Mauro Ricci,
Comune di Spilamberto Virna Scarnecchia, Micol Siboni,
Anna Musile Tanzi, Monica Zanardi La mostra “Il Tesoro di Spilamberto. Signori Longobardi alla frontiera” è,
Paolo de Vingo
Università di Torino nell’ottocentesimo anniversario della fondazione del Castello di Spilamberto,
Disegni e riproduzioni
Patrizia Farello Aldo De Lorenzo Bellotti un momento essenziale per illustrare la storia della Comunità. Tra i tanti
11 dicembre 2010 Soprintendenza per i Beni Archeologici
25 aprile 2011 dell’Emilia-Romagna
Riccardo Merlo insediamenti che dalla notte dei tempi si sono susseguiti nel nostro territorio, dal
Spilamberto (MO) Elena Fiorin Stampe digitali
Neolitico all’età del Bronzo, all’età romana, al Medioevo, quello longobardo è
Spazio Eventi L. Famigli Nicoletta Giordani Comprint Sas l’ultimo portato alla luce e ci ha lasciato vestigia davvero preziose.
Viale Rimembranze, 19 Soprintendenza per i Beni La necropoli di Ponte del Rio è apparsa subito di straordinaria importanza non
Storico Artistici ed Etnoatropologici Servizio apertura mostra
Sotto l’Alto Patronato del Presidente di Modena e Reggio Emilia e servizi didattici solo per la ricchezza di reperti - un vero e proprio tesoro - ma poichè rappresenta
della Repubblica Italiana Donato Labate AR/S Archeosistemi Soc. Coop. la più consistente testimonianza dei Longobardi nel Modenese. La sua presenza,
Soprintendenza per i Beni Archeologici in un’area occupata senza soluzione di continuità fin dal Neolitico, lascia peraltro
Con il Patrocinio Trasporto materiali 
dell’Emilia-Romagna
del Senato della Repubblica Gnudi Trasporti Arte Bologna supporre che il sito in riva al Panaro sia stato per lunghissimo tempo la sede
e della Camera dei Deputati Elisabetta Roffia
Consorzio Trasporti Scavi Bazzano
Ministero per i Beni e le Attività Culturali dell’antico abitato fino alla costituzione della terra murata di Spinalamberti
Promotori Guida per le scuole Traduzioni in inglese nell’anno 1210.
Comune di Spilamberto Alessandra Anderlini Paolo de Vingo
Francesco Lamandini Istituto Comprensivo “S. Fabriani” Terrence Agneessens
Spilamberto racchiude testimonianze di alto valore e il suo stesso disegno
Sindaco di Spilamberto di contrade armoniose, le tante chiese, le opere d’arte che vi sono custodite,
Daniela Barozzi Paolo de Vingo Un ringraziamento particolare a l’atmosfera tranquilla e laboriosa, l’ambito naturale in cui si colloca, alle prime
Assessore alla Cultura Università di Torino Gruppo Naturalisti di Spilamberto
Soprintendenza per i Beni Archeologici per l’impegno profuso in tanti anni propaggini di un Appennino ancora dolce che ricorda le terre toscane, ne fanno un
dell’Emilia-Romagna Ufficio Stampa di scavi archeologici e di cura del Museo luogo piacevole in cui vivere e degna meta di una visita per chi venga da fuori.
Luigi Malnati Ombretta Guerri
Comune di Spilamberto Si ringraziano inoltre Valorizzare il passato e le sue testimonianze non è solo un’operazione di tutela
Soprintendente
Carla Conti Associazioni di Spilamberto del patrimonio, rappresenta anche un investimento sul futuro perché la Cultura
per l’aiuto nella gestione dell’apertura
Coordinamento scientifico ed editing  Soprintendenza per i Beni Archeologici
della mostra
è il più formidabile volano di crescita e, per suo mezzo, una Comunità impara a
Andrea Breda dell’Emilia-Romagna
Soprintendenza per i Beni Archeologici Servizio Rapporti con il Cittadino, Servizi conoscersi meglio e ad identificarsi con la propria storia.
della Lombardia Progetto grafico Culturali Turistici Sportivi e Biblioteca, E’ poi strategica la collocazione geografica del nostro e dei comuni circostanti,
Enzo Pancaldi Servizio Lavori Pubblici e Segreteria
Coordinamento organizzativo Generale del Comune di Spilamberto
rispetto a luoghi dichiarati dall’UNESCO “Patrimonio dell’Umanità” come il
Antonella Tonielli Progetto allestimento per il supporto logistico Duomo di Modena (20 minuti), e città come Bologna, Verona, Vicenza, Milano,
Comune di Spilamberto Fausto Ferri Corpo Unico di Polizia Municipale Mantova, Firenze, Ferrara, Ravenna (da 40 a 120 minuti di strada).
dell’Unione Terre di Castelli presidio
Segreteria organizzativa  Stampa materiali di Spilamberto Visitare la mostra può essere, infine, l’occasione per conoscere un altro “tesoro”:
Paola Corni Artestampa Srl per l’assistenza nei trasporti una cucina unica nel mondo che offre un prodotto d’eccellenza assoluta quale
Cristina Quartieri IAT Unione Terre di Castelli
Comune di Spilamberto Realizzazione apparato espositivo l’Aceto Balsamico Tradizionale, ma anche gli amaretti, il nocino, e le carni degli
per la promozione turistica
Alessandra Anderlini Fabio Lambertini
Giovanna Vezzalini, Rossella Arletti
animali “di bassa corte” e della rara vacca Bianca Modenese.
Era Srl Emilia Romagna Allestimenti
ed il Centro Interdipartimentale Grandi
Staff tecnico Ditta Gazzotti
Strumenti (CIGS) dell’Università Ci auguriamo che “Il Tesoro di Spilamberto” sia dunque l’invito ad allargare lo
Paolo de Vingo GBM Vetreria Srl
Università di Torino Neon King Srl
degli Studi di Modena e Reggio Emilia sguardo su un luogo ed un territorio - fino ad ora meglio conosciuti per l’eccellenza
per la disponibilità alle analisi
Donato Labate DDS Elettronica Srl
di laboratorio dei servizi e delle imprese - ma che per storia, cultura, paesaggi ed enogastronomia
Corma Elettrica Snc
Patrizia Farello
Lorri Mediaservice Srl Comune di Montichiari (BS) meritano di figurare tra i più belli ed accoglienti d’Italia.
Soprintendenza per i Beni Archeologici Palazzo della Storia e dell’Archeologia
dell’Emilia-Romagna New Pubbli Center Snc
Montecchi Marmi e Graniti Srl del Territorio
Gruppo Naturalisti di Spilamberto per il prestito di riproduzioni di reperti Francesco Lamandini
Elena Fiorin Referenze fotografiche  e di ricostruzioni di tecnologie longobarde Sindaco
Roberto Macrì Tutti i cittadini e le ditte locali
Soprintendenza per i Beni Archeologici che a vario titolo hanno collaborato Daniela Barozzi
dell’Emilia-Romagna per la riuscita della mostra Assessore alla Cultura
Paolo Terzi  
Massimo Trenti
 
 
3
I vetri di Spilamberto

Elisabetta Roffia

I vetri di Spilamberto
Come in generale si riscontra nelle necropoli longobarde della penisola italiana, anche
a Spilamberto la presenza di oggetti in vetro è limitata percentualmente in rapporto agli
altri oggetti di corredo. Del pari è molto ridotta la gamma delle forme rappresentate, con
un fenomeno che, riscontrabile già per l’età tardo romana, risulta ancor più evidente nella
produzione vetraria altomedievale. Rispetto ai secoli precedenti la varietà tipologica dei
contenitori in vetro deposti nelle tombe longobarde è infatti ora limitata quasi esclusiva-
mente al vasellame da mensa, bottiglie e bicchieri, questi ultimi costituiti
soprattutto dal bicchiere a calice.
Nei corredi tombali di Spilamberto sono documentati morfologicamente il
corno potorio (tomba 62), la bottiglia a corpo globulare (tomba 62) e il bic-
chiere a calice (tombe 36 e 54).

Del tutto singolare è la presenza nella tomba 36, associato al bicchiere a


calice, del balsamario tubolare del gruppo/tipo De Tommaso 70, una forma
assai diffusa fra l’età tiberiana e gli inizi del II secolo d.C. sia in Italia setten-
trionale sia nelle regioni centro-meridionali della penisola. Un esemplare
pertanto molto più antico rispetto alla datazione della tomba (570-600),
un oggetto ormai defunzionalizzato, usato originariamente come conteni-
tore per profumi o unguenti e per questo presente con grande frequenza
nei contesti funebri dei primi secoli dell’impero, fra i resti del rogo o fra gli
oggetti del corredo che accompagnavano il defunto. Non è possibile cono-
scere le motivazioni della presenza all’interno di questa tomba, che appar-
teneva a una donna di età subadulta, di un oggetto così particolare e insolito
rispetto agli elementi che componevano solitamente il corredo funebre al-
tomedievale. E’ da sottolineare che vi sono altri casi di vetri di età romana deposti all’in-
terno di tombe longobarde o riutilizzati nello stesso periodo a fini liturgici. Sepolture di
età romana, messe in luce casualmente, potevano contenere elementi di corredo ritenuti
di particolare pregio, come vetri o gemme o pendenti in ambra o cristallo di rocca. Per il
loro riutilizzo si può pensare a un interesse suscitato dal valore estetico dei pezzi o dalla
singolarità del materiale con cui erano prodotti o anche da una valenza magica attribuita
all’oggetto per le circostanze del rinvenimento. Si ricorda a puro titolo esemplicativo il
piattino in vetro a mosaico della fine del I secolo a.C. - inizi I secolo d.C. della necropoli
longobarda di Testona o la stessa coppa cd. di zaffiro (ma in realtà in vetro blu) del tesoro
di Teodolinda, una forma in uso nella prima metà del I secolo d.C.
Per la presenza del balsamario romano nella tomba 36 si può ipotizzare il valore dato a un
pezzo così fuori dall’ordinario rispetto alle forme vitree di questo periodo oppure, trattan-
dosi di una deposizione infantile, di una sorta di gioco, grazie anche alle piccole dimen-
sioni dell’oggetto. Certo è da escludere una funzione ancora collegata al suo uso origina-
rio come contenitore di unguenti e profumi, pratica funebre ormai persasi nel corso del
tempo.

Il corno potorio, rinvenuto nella tomba 62, è una forma di chiara derivazione del centro
Europa, dove ha la sua maggiore diffusione, mentre è scarsamente documentata in Italia.
Qui il corno potorio è stato rinvenuto in alcune tombe longobarde tutte caratterizzate da
corredo di particolare ricchezza.
Spilamberto, t. 62, i vetri in corso di scavo Balsamario romano (tomba 36)

68 69
I vetri di Spilamberto I vetri di Spilamberto

Si possono richiamare, come antecedenti di forma simile, i rythà in vetro, talora zoomorfi,
diffusi nel I secolo d.C., anche se apparentemente non esiste un diretto legame fra le due
forme, non essendovi continuità cronologica e in parte simile areale di diffusione. Esiste
poi una differenza sostanziale fra i pezzi del primo secolo dell’impero e la maggior parte
di quelli altomedievali costituita dalla presenza nei primi di un foro all’estremità inferiore,
necessario per la fuoriuscita del liquido. Le due forme erano quindi utilizzate con due
diverse modalità: l’una per bere a garganella (à la régalade), chiudendo temporaneamen-
te con il pollice il foro, mentre il contenitore era riempito del liquido e sollevato verso
l’alto, l’altra invece come bicchiere vero e proprio, portando il contenitore con il liquido
alla bocca. Quest’ultimo pezzo non poteva evidentemente venire appoggiato su un pia-
no, nel momento in cui conteneva ancora
la bevanda. La presenza di anelli in vetro
in alcuni esemplari centroeuropei può far
pensare a una loro sospensione, ma non
si può escludere un elemento di appog-
gio mobile in materiale deperibile. Certo
è una forma che nel centro e nord Europa
ha avuto un particolare successo e la ritro-
viamo, dopo un apparente iato, prodotta
ancora in Olanda e Germania nel XVII se-
colo, con incisioni a punta di diamante e
con anelli di sospensione.
Vera Evison ha analizzato la forma con
una suddivisione, ancora oggi valida,
degli esemplari noti, in quattro gruppi
distinti morfologicamente, cronologica-
mente e nell’area di diffusione. Mentre il tipo I, il più antico (seconda metà III - fine IV
secolo d.C.), ha diffusione nel medio Reno e lungo le coste baltiche, con produzione a
Colonia, il tipo III compare alla metà del VI e perdura sino agli inizi del VII secolo d.C., con
presenze che suggeriscono centri produttivi nella regione del basso Reno. Il tipo II, che è
caratterizzato da una terminazione a disco, costituisce un gruppo a sé stante, realizzato
sempre nell’Europa centrale, mentre il IV tipo compare solo in Italia, con due varianti, con
motivi piumati marmorizzati o con motivi applicati ad archetti e filamenti sottili di colore
bianco opaco. Quest’ultima variante, la più diffusa, è in vetro azzurro scuro o verde. Come
è stato ipotizzato da Evison, i corni potori del tipo IV sono realizzati in Italia, dove sono
documentati solo fra la fine del VI e gli inizi del VII secolo d.C. E’ pertanto probabile che
artigiani locali producano questa forma, che imita i pezzi d’oltralpe, sulla base di una spe-
cifica richiesta delle nuove popolazioni giunte in quel periodo. La qualità dei pezzi italici
risulta superiore rispetto ai contemporanei esemplari centro - europei, da cui li distingue
soprattutto l’utilizzo di un vetro colorato, di ottima qualità. Data la diffusione degli esem-
plari non è possibile ipotizzare la collocazione delle manifatture, anche se le analogie fra
gli esemplari della seconda variante, apparentemente molto simili fra loro, fanno ipotiz-
zare la possibilità di un unico centro di produzione o di più centri in un’area limitata e in
Corno potorio (tomba 62) Pagina a fianco diretto rapporto fra loro.
Scena di banchetto con bicchieri L’esemplare di Spilamberto è in vetro verde chiaro. Dopo la soffiatura, probabilmente in
conici e corno potorio in un codice (IX stampo conico, è stato incurvato a caldo, come risulta evidente dalla piega presente, come
o X secolo) della Bibliothèque Royale
di Bruxelles (da D. KLEIN, W. LLOYD, negli altri corni potori dello stesso tipo, sul gomito interno. Un sottile filamento in vetro
Storia del vetro, Novara 1984) bianco opaco è stato applicato sotto l’orlo e sul corpo, sino all’estremità inferiore, mentre

70 71
I vetri di Spilamberto I vetri di Spilamberto

costolature in forte rilievo, in vetro verde chiaro, sono state applicate e lavorate con pinze, in Italia, ma senza precisa indicazione di provenienza, in una tomba in cui erano presenti,
di cui si conservano tracce evidenti nel pezzo, per creare l’intreccio a rete presente nella fra l’altro, due anforette in vetro, croce d’oro, fibula a S e orecchini d’oro.
parte superiore. Il corno potorio è associato nella tomba 62 a una bottiglia in vetro verde chiaro, a corpo
In età longobarda appare nelle tombe come un vero e proprio status symbol, indicatore di globulare con fondo rientrante a conoide, collo cilindrico e orlo imbutiforme, una forma
una posizione sociale elevata, documentata anche dagli altri elementi del corredo. Com-
pare come offerta funebre talora in coppia con esemplare simile (Nocera Umbra, tb. 17,
148), a volte insieme a coppe a sacchetto (Nocera Umbra, tb. 12, 20). Nella tomba 62 di Spi-
lamberto è associato a una bottiglia a corpo globulare. A
Nocera Umbra i corni potori erano presenti nel corredo
di quattro tombe, senza alcuna differenziazione di sesso
o età, comparendo in una tomba maschile (tb. 20) e in
tre tombe femminili (tb. 12, 17, 148), una delle quali di
fanciulla; a Castel Trosino ne è stato rinvenuto uno nella
tomba maschile 119.

Nella necropoli di Nocera Umbra i corni potori erano sta-


ti deposti sempre presso la spalla destra o sinistra, vicino
a resti di cibo, come ossa di agnello o di volatile (probabilmente polli) e a gusci d’uovo. Ap-
pare quindi evidente il significato funerario come oggetto legato in origine al banchetto.
Sempre nella necropoli sopra menzionata - quella che ha fornito il maggior numero di
esemplari di questa forma – tre delle quattro tombe che contenevano corni potori hanno
corredo definito “ricco”, mentre una, la tomba 17, femminile, appare di ricchezza superio-
re alla media, con resti di broccato della veste e offerte funebri di carattere eccezionale, fra
cui, come la tomba di Spilamberto, uno sgabello pieghevole. La tomba appartiene al pe-
riodo 2 (tardo VI - 600). I due corni potori qui rinvenuti sono molto simili, nella decorazio-
ne e nel colore del vetro, a quello di Spilamberto. Ma anche la tomba di adolescente 148,
come la precedente con due corni potori, è di particolare ricchezza, superando in quali-
tà le contemporanee tombe femminili (periodo 1, della generazione dell’immigrazione).
Data la giovane età dell’inumata, è significativa la presenza di un così ricco corredo. La
tomba maschile 20 di Nocera (periodo 3, primi decenni del VII secolo), con corno poto-
rio con decorazione piumata che ha come pendant una coppa a sacco, con decorazione
simile, appare meno ricca delle precedenti, con armamento ridotto, ma pur sempre con
elementi di corredo di un certo pregio. Di particolare ricchezza è anche la tomba maschile
119 di Castel Trosino, come la tomba femminile di recente rinvenuta a Lodivecchio. An-
cora un corredo fuori dall’ordinario quello che accompagnava il corno potorio in vetro
azzurro intenso (identico nel colore, nella decorazione e nelle dimensioni a quello della
menzionata tomba maschile di Castel Trosino), conservato al British Museum, rinvenuto

Corno potorio dalla tomba 119 della necropoli longobarda di Castel Trosino, Corno potorio di età longobarda, Piccola bottiglia in vetro (tomba 62)
AP (Roma, Museo dell’Alto Medio Evo) dall’Italia (Londra, British Museum)

72 73
I vetri di Spilamberto I vetri di Spilamberto

semplice e essenziale, con caratteristiche comuni nella produzione di forme chiuse fra Bibliografia
l’età tardo romana e quella altomedievale e con confronti più puntuali fra esemplari di G. DE TOMMASO, Ampullae vitreae. Contenitori in vetro di unguenti e sostanze aromatiche dell’Italia romana (I
quest’ultimo periodo (Brescia, Pavia, Ravenna, Castel Trosino, ecc.). sec.a.C.-III sec.d.C.), (Archaeologica 94), Roma 1990, pp. 83-84.
Il bicchiere a calice, che compare nelle tombe 36 e 54 di Spilamberto, è largamente diffuso V. I. EVISON, Germanic Glass Drinking Horns, in Journal of Glass Studies XVII, 1975, pp. 74-87.
D.B. HARDEN, K.S. PAINTER, R.H. PINDER-WILSON, H. TAIT 1968, Masterpieces of Glass, London, pp. 96-97.
negli insediamenti altomedievali come nei corredi funebri in alcune varianti morfologi- L. PAROLI, M. RICCI, La necropoli altomedievale di Castel Trosino. Ricerche di archeologia altomedievale e
che, per le quali risulta ancora difficile definire una seriazione cronologica. Gli stessi due medievale, Firenze 2007.
esemplari della necropoli di Ponte del Rio, in vetro giallo chiaro e verde chiaro, presentano E. ROFFIA, Il Tesoro del Duomo di Monza: precisazioni sulla cronologia dei vetri, in Splendida civitas nostra.
Studi archeologici in onore di Antonio Frova, Roma 1995, pp. 443-452.
notevoli diversità, nelle dimensioni, nel colore e nella qualità del materiale, nella forma
L. SARTORI, Diffusione di rhytà vitrei di epoca romana in Italia Settentrionale e sulle sponde del mare Adriatico,
della vasca e del piede. in Intorno all’Adriatico, Atti del Convegno (Trieste-Piran 30-31 maggio 2009), Quaderni friulani di Archeologia,
Lo straordinario successo di questo bicchiere, che costituisce una sorta di fossile guida XIX, 2009, pp. 203-212.
negli scavi tardo romani-altomedievali, deriva anche dalla tecnica con cui vennero rea- M. STERNINI, Il vetro in Italia tra V e IX secoli, in Le Verre de l’Antiquité tardive 1995, Le Verre de l’Antiquité
tardive et du Haut Moyen Age. Typologie, chronologie, diffusion (a cura di D. FOY), 8e rencontre de l’AFAV (Guiry-
lizzati molti degli esemplari, in cui coppa - stelo - piede erano ricavati da un’unica bolla en-Vexin 18-19 novembre 1993), Musée archéologique du Val d’Oise 1995, pp. 243-289.
di vetro, come qui nel caso del bicchiere della tomba 36, permettendo così una più veloce D. STIAFFINI, Il vetro nel Medioevo. Tecniche, strutture, manufatti, Roma 1999.
produzione. La comparsa di questa forma, definita polivalente, in quanto probabilmente Umbria longobarda. La necropoli di Nocera Umbra nel centenario della scoperta. Catalogo della Mostra (Roma,
utilizzata anche come lampada, e internazionale per la sua larghissima diffusione in Occi- Museo dell’Alto Medioevo, 19 aprile-26 ottobre 1997), Roma 1996.
dente come in Oriente, si pone verso la fine del V secolo, con un lungo periodo di uso nei
secoli successivi e con numerose testimonianze in tombe longobarde (Cividale del Friuli,
Castel Trosino, Sovizzo, Fiesole, ecc.).

Bicchiere a calice (tomba 36) Bicchiere a calice (tomba 54)

74 75
Indice
Presentazione 3

Introduzione alla mostra 5

The treasure of Spilamberto 6

Andrea Breda
Pochi uomini alla frontiera 9

Paola Corni
Archeologia a Spilamberto.
Storia di scavi, di passione e di un museo 15

Donato Labate
L’insediamento antico nell’area della necropoli longobarda
di Spilamberto 21

Paolo de Vingo
Spilamberto.
Archeologia di una necropoli longobarda 29

Elisabetta Roffia
I vetri di Spilamberto 69

Nicoletta Giordani
Il pendente - fibula dalla tomba femminile 62 77

Elena Fiorin
Alcune valutazioni preliminari sui defunti longobardi
di Spilamberto 87

Patrizia Farello
I cavalli longobardi di Spilamberto 91

99
Editore
Comune di Spilamberto
Stampa
tipografia Artestampa, Modena
Finito di stampare
novembre 2010

Potrebbero piacerti anche