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LE ALI DELLA LIBERTA’ (THE SHAWSHANK REDEMPTION)

Ricorda, Red, la speranza è una cosa buona, forse la migliore delle cose, e le
cose buone non muoiono mai. Queste sono le parole della lettera, scritta da
Andy, che Red trova nel nascondiglio segreto, e sono la risposta diretta ad una
frase che l'amico gli aveva detto molto tempo prima in prigione: "La speranza
è una cosa pericolosa, la speranza può far impazzire un uomo. Non c'è
speranza qui dentro."
E’ proprio la speranza a salvare Red (come ha fatto con Andy) che, invece che
suicidarsi o tornare in galera, sceglie di andare avanti, di non lasciarsi
sopraffare dalla sua "istituzionalizzazione".
"O fai di tutto per vivere, o fai di tutto per morire. Io ho scelto di vivere": con
questa frase Red sceglie di intraprendere un nuovo viaggio, da cui non sa
assolutamente che cosa aspettarsi, ma è comunque pieno di speranza.

Il film doveva chiudersi con Red che intraprendeva il suo viaggio verso il
Messico, come nel racconto di King; non avremmo dovuto quindi sapere se
sarebbe mai riuscito a rincontrare il suo amico Andy sulla costa di Zihuatanejo.
In occasione del ventesimo anniversario del film, per il quale era stata
organizzata una proiezione speciale alla quale hanno partecipato Darabont,
Robbins e Freeman, i tre hanno dichiarato che fu una richiesta esplicita dei
produttori di non lasciare “Le ali della libertà” con un finale così ambiguo.
"Dopo più di due ore di inferno, che i due si rincontrino glielo devi" avevano
detto a Darabont, e fu per questo che che al film fu aggiunta la scena della
spiaggia, che conferma che Andy e Red alla fine effettivamente si ritrovano
insieme, liberi, su una spiaggia incontaminata.

Il finale del film dà forma al concetto su cui l'intera storia si basa, ossia che è la
speranza a rendere liberi: i due amici sono riusciti a guadagnarsi la loro libertà,
ad essere felici, perché non hanno abbandonato la speranza, fino alla fine.
La redenzione del titolo originale (The Shawshank redemption) non è quella
che ottengono i detenuti scontando la loro pena, ma la forza di tornare a
vivere, di continuare ad andare avanti. La paura è la vera prigione - come ci fa
capire Red quando dice che vorrebbe tornare dove non deve "avere paura
tutto il tempo"- e la speranza è l'unico modo per ottenere la libertà. Non c'era
parola migliore per chiudere il film che "spero."
Nonostante sia ambientato tra gli anni Quaranta e gli anni Sessanta, il film
sembra appartenere a una dimensione atemporale e, di conseguenza, sempre
attuale. Senza tempo si dimostrano essere le tematiche del film legate al
sistema carcerario, come la storia di Brooks (e in parte di Red) nell'uscita dalla
prigione e nel rientro nella società. Ciò che fa la differenza è il tema universale
dell'amicizia tra questi due uomini, del loro rapporto sincero e altruista, e di
come riescono a farsi forza a vicenda. Andy non s’arrende non perché è
migliore, ma perché c’è Red. Red non s’arrende perché si fida di Andy.
Le ali volano, se hai qualcuno da cui andare.

Tutte queste caratteristiche intrecciate alla perfezione grazie alla penna e alla
regia di Frank Darabont, rendono “Le ali della libertà” un film unico. Si parla di
un tornado di sfortuna che può colpire chiunque (e quindi anche noi spettatori)
e della volontà di ritrovare l'alba dopo la notte.
È un film che continua a emozionare nel tempo perché, usando la metafora
della prigione e della geologia ("Tempo e pressione"), ci ricorda che o si fa di
tutto per morire o si fa di tutto per vivere.

Brooks: Miei cari amici, è incredibile come vadano veloci le cose qua fuori.
Ricordo che una volta quando ero ragazzo vidi una macchina, ma adesso, sono
dappertutto. Sembra che all'improvviso il mondo abbia una gran fretta. Il
comitato per la libertà condizionata mi ha trovato una camera in un posto che
si chiama "il birraio". E un lavoro: sono inserviente in un supermercato. È un
lavoro duro. Io faccio del mio meglio ma le mani mi dolgono in continuazione.
Al direttore non sono molto simpatico. Qualche volta, dopo il lavoro, vado nel
parco e dò da mangiare agli uccelli. A volte penso che anche Jake potrebbe
venire lì, così, per farmi un saluto, ma non l'ho mai visto. Spero che dovunque si
trovi stia bene e che si sia fatto nuovi amici. Ho qualche problema a prendere
sonno la notte. Faccio spesso dei brutti sogni in cui cado nel vuoto, mi sveglio
spaventato e a volte mi ci vuole un po' per ricordarmi dove sono. Magari dovrei
comprarmi una pistola e rapinare il supermercato così mi rimanderebbero a
casa; potrei sparare al direttore giacché ci sono, tanto per andare sul sicuro.
Ma credo di essere troppo vecchio ormai per fesserie del genere. Non mi piace
qui; mi sono stancato di avere paura in continuazione, così ho deciso di
andarmene. Non credo che se la prenderà nessuno... A che serve un avanzo di
galera come me? [da una lettera agli amici]
Red: Ancora oggi non so cosa dicessero quelle due donne che cantavano, e a
dire la verità non lo voglio sapere. Ci sono cose che non devono essere spiegate.
Mi piace pensare che l'argomento fosse una cosa così bella da non poter essere
espressa con delle semplici parole. Quelle voci si libravano nell'aria ad
un'altezza che nessuno di noi aveva mai osato sognare. Era come se un uccello
meraviglioso fosse volato via dalla grande gabbia in cui eravamo, facendola
dissolvere nell'aria, e per un brevissimo istante tutti gli uomini di Shawshank si
sentirono liberi.

Andy : C'è qualcosa dentro di te che nessuno ti può toccare né togliere, se tu


non vuoi. Si chiama speranza!
Andy : Ricorda, Red, la speranza è una cosa buona, forse la migliore delle cose,
e le cose buone non muoiono mai.
Responsabile della riabilitazione: Ellis Boyd Redding, lei è stato condannato
all'ergastolo nel 1927. Dopo 40 anni si sente riabilitato?
Red: Riabilitato?...Dunque, mi lasci pensare. A dire il vero, non so cosa significa
questa parola.
Responsabile della riabilitazione: Beh, vuol dire essere pronti a rientrare nella
società e contribuire...
Red: Lo so cosa signifca per lei, figliolo. Ma per me è solo una parola vuota.
Una parola inventata dai politici, in modo che un giovane come lei possa
indossare un vestito, una cravatta, e avere un lavoro. Che cosa volete sapere?
Se mi dispiace per quello che ho fatto?
Responsabile della riabilitazione: Sì, certo.
Red: Non passa un solo giorno senza che io provi rimorso. Non perché sono
chiuso qui dentro o perché voi pensate che dovrei. Mi guardo indietro e rivedo
com'ero allora. Un giovane, stupido ragazzo che ha commesso un crimine
terribile. Vorrei parlare con lui. Vorrei cercare di farlo ragionare, spiegargli
come stanno le cose. Ma non posso. Quel ragazzo se n'è andato da tanto, e
questo vecchio è tutto quello che rimane. E nessuno può farci niente.
Riabilitato? Non significa un c. Quindi scriva pure quello che vuole nelle sue
scartoffie, figliolo, e non mi faccia perdere altro tempo. Perché, a dire la verità,
non me ne frega niente.
Red : "O fai di tutto per vivere, o fai di tutto per morire". Io ho scelto di vivere. E
per la seconda volta in vita mia ho commesso un crimine: ho violato la libertà
condizionata. Non credo che metteranno dei posti di blocco per questo, non per
un vecchio come me. Sono così eccitato che non riesco a stare seduto, ne a
concentrarmi su qualcosa. Credo sia l'emozione che solo un uomo libero può
provare. Un uomo libero all'inizio di un lungo viaggio la cui conclusione è
incerta. Spero di farcela ad attraversare il confine. Spero di incontrare il mio
amico e stringergli la mano. Spero che il Pacifico sia azzurro come nei miei
sogni. Spero.

(Van Gogh, La ronda dei carcerati)


Viviamo in una società dove chi sbaglia è dannato: dentro o fuori le sbarre
rimarrà sempre prigioniero dei suoi errori, un malvagio da emarginare.
Nell’esperienza cristiana un uomo, qualunque delitto abbia commesso, ha
sempre una possibilità di cambiare e di redimersi.
Non a caso, fin dall’inizio del cristianesimo c’è stata un’attenzione profonda
al mondo delle carceri: visitare i carcerati è, infatti, una delle opere di
misericordia corporale.
Scriveva sant’Agostino: « Il giudice persegua i peccati, non i peccatori… è
esempio di umanità chi persegue il peccato avendo come fine di
liberare/salvare l’uomo». E rivolgeva questo invito: «Diligite homines,
interficite errores», «amate gli uomini, condannate gli errori».
Il film LE ALI DELLA LIBERTA’ ci suggerisce che in un luogo dove tutto
sembra finalizzato alla privazione della libertà e alla disumanizzazione può
rinascere potente la domanda di una verità di sé: la vicenda di Brooks, la
domanda “lei si sente riabilitato?”, la posizione umana di Andy e parecchi
dialoghi nel corso del film segnano l’inizio di un percorso di riconquista
dell’umano.
Proprio il riconoscimento dell’errore e la richiesta di perdono agli uomini e a
Dio è il principio di un cammino di redenzione.
Persone colpevoli dei peggiori crimini vivono la reclusione come possibilità
di ripresa della dignità umana, imparano che la libertà non dipende dalle
circostanze, sperimentano la cella come una “clausura”, cioè come il modo
con cui vivere il rapporto con Dio.
Analogamente ci sono uomini – magistrati di sorveglianza, guardie,
educatori – che vivono con grande umanità e rispetto per le persone il loro
lavoro nelle carceri. Ad essi si aggiungono molti che svolgono nelle carceri
un’attività di volontariato condividendo il bisogno umano dei reclusi, o
danno vita ad attività produttive che offrono lavoro ai detenuti.
Il problema delle carceri non verrà mai risolto se non lo si riprenderà con
coraggio e decisione là, alle sue origini. E per origini intendiamo il significato e il
valore che alla detenzione vengono attribuiti. Si tratta, in una parola, di
cessare di ritenere le carceri un “diritto” dello Stato, e dunque dei cittadini che
quello Stato compongono. Esse sono solo una dolorosa “necessità”. Ma,
badiamo bene, quando si scrive “necessità”, non si intende riferirla solamente
alle ragioni di difesa dello Stato e dei cittadini, bensì, e pariteticamente, alle
ragioni di vita, di comprensione del proprio errore, ma anche di mutamento e
di certezza della propria possibilità di venir nuovamente accolto.
Giovanni Testori, poeta e drammaturgo

Fratello! Io non sono avvilito e non mi sono perso d’animo. La vita è


dappertutto, la vita è in noi stessi e non fuori di noi. Accanto a me ci saranno
sempre degli esseri umani ed essere uomo tra gli uomini e restarlo sempre, in
nessuna sventura avvilirsi o perdersi d’animo, - ecco in che cosa consiste la vita,
ecco il suo compito… Sono pur stato oggi presso la morte per tre quarti d’ora,
ho vissuto con questo pensiero, sono arrivato all’ultimo istante e adesso di
nuovo vivo! …. Riguardandomi indietro penso a quanto tempo è stato speso
inutilmente, quanto ne è andato perduto in aberrazioni, errori, futilità,
incapacità di vivere; per quanto l’apprezzassi, quante volte ho peccato contro il
mio cuore e il mio spirito – il cuore mi sanguina. La vita è un dono, la vita è
felicità, ogni minuto poteva essere un secolo di felicità. Si jeunesse savait!
Adesso, cambiando vita rinasco in nuova forma. Fratello! Ti giuro che non
perdo la speranza e conservo il mio spirito e il mio cuore puri.
Rinascerò migliore. Ecco tutta la mia speranza, tutto il mio conforto.
Fëdor Dostoevskij al fratello Michail

Dopo il mio arresto, vengo portato durante la notte da Saigon fino a Nhatrang,
un viaggio di 450 km, in mezzo a due poliziotti. Ha inizio l’esperienza di una vita
da carcerato: non ho più orario. In quei giorni, in quei mesi tanti sentimenti
confusi mi arrovellano la mente: tristezza, paura, tensione. Il mio cuore è
lacerato per la lontananza dal mio popolo. Nel buio della notte, in mezzo a
questo oceano di angoscia, piano piano mi risveglio: « Devo affrontare la realtà.
Sono in prigione. Se aspetto il momento opportuno per fare qualcosa di
veramente grande, quante volte mi si presenteranno simili occasioni? C’è una
sola cosa che arriverà certamente: la morte. Occorre afferrare le occasioni che
si presentano ogni giorno, per compiere azioni ordinarie in modo
straordinario». Nelle lunghe notti in prigione, mi rendo conto che vivere il
momento presente è la via più semplice e più sicura alla santità. Io non
aspetterò – mi sono detto. Voglio vivere il momento presente, colmandolo di
amore. Il cammino della speranza è fatto di piccoli passi di speranza. La vita di
speranza è fatta di brevi passi di speranza. Ogni minuto voglio dirti: Gesù, ti
amo, la mia vita è sempre una “nuova ed eterna alleanza con te”.
Cardinale François-Xavier Nguyen Van Thuan

Dal carcere di massima sicurezza di Padova


Io penso che il buono emerge quando ti viene offerto qualcosa di inaspettato.
Quando accade hai un sobbalzo e pensi che c’è ancora qualcuno che vuol
credere in te. Ricominci a sperare.
Alberto

L’esperienza della speranza è ciò che più mi ha segnato in questi ultimi anni.
Essa si è rivelata come assoluta necessità per la mia vita e poi per quella delle
persone che incontravo. Ci struggiamo nell’attesa che ciò che è nato fiorisca,
che la promessa che sentiamo urgere dentro di noi venga mantenuta. Se in noi
non fiorisce, prima o poi, la certezza che la giustizia si compie, che l’amore, la
verità, il bene si compiono, la nostra esistenza rimane irrealizzata e poco a
poco si tinge di brutti colori. Prevale inesorabilmente l’amarezza per le
inevitabili delusioni, per le divisioni, le sconfitte, le gelosie, le rivalità. Questa è
l’unica vera vecchiaia: non quella degli anni, ma quella dello spirito, come il
famoso romanzo di Oscar Wilde (The Picture of Dorian Gray) ha per sempre
ricordato.
Monsignor Massimo Camisasca, Vescovo di Reggio Emilia

La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la


realtà delle cose; il coraggio per cambiarle.
S. Agostino

Ma la speranza, dice Dio, ecco quello che mi stupisce.


Me stesso.
Questo è stupefacente.
Che quei poveri figli vedano come vanno le cose e che credano
che andrà meglio domattina.
Che vedano come vanno le cose oggi e che credano che andrà
meglio domattina.
Questo è stupefacente ed è proprio la più grande meraviglia
della nostra grazia.
E io stesso ne sono stupito…..
E’ lei, quella piccina, che trascina tutto.
Perché la Fede non vede che quello che è.
E lei vede quello che sarà.
La Carità non ama che quello che è.
E lei, lei ama quello che sarà.
Dio ci ha fatto speranza. Ha cominciato. Ha sperato che l’ultimo dei peccatori,
Che il più infimo dei peccatori lavorasse almeno un po’ alla sua salvezza,
Sia pure poco, poveramente,
Che se ne sarebbe occupato un po’.
Lui ha sperato in noi, sarà detto che noi non spereremo in lui?…
Charles Peguy, da Il Portico del Mistero della Seconda Virtù

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