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SCRIVERE UN SAGGIO BREVE SUL DISAGIO GIOVANILE.

Il disagio giovanile è un tema


ricorrente nei dibattiti televisivi e nella stampa e si riaccende puntualmente quando qualche fatto
sconvolgente di cronaca lo mette in luce in modo violento. Quali comportamenti dei giovani
denotano tale disagio? Quali sono le radici? Quali prospettive per il futuro? Stendi in almeno tre
colonne di foglio protocollo un breve saggio che illustri il problema e presenti la tua opinione.
Ipotizza come destinatario gli insegnanti del tuo consiglio di classe.
TITOLO: LA PROBLEMATICA VITA DEGLI ADOLESCENTI
Pigrizia, divertirsi, inseguire la moda, voglia di ribellarsi, di esprimersi e di rendersi unici di fonte
agli altri, viaggiare fare nuove avventure e vivere il momento senza pensare al futuro sono da
sempre le caratteristiche che rappresentano i giovani al giorno d’oggi.
Per alcuni può sembrare un comportamento immaturo mentre per altri è un pensiero condiviso dato
che la vita è una sola e la si deve vivere al meglio, ma si può davvero vivere l’adolescenza senza
affrontare il futuro?
La maggior parte dei giovani non è in grado di progettare il futuro, di scegliere quali strade
prendere, quali decisioni affrontare perché essenzialmente non vogliono diventare maturi, non ne
hanno la volontà e non desiderano agire, vivendo in una sorta di assoluto presente.
Tutto ciò viene visto come un “disagio giovanile”. Questo perché la vita da adulti spaventa gli
adolescenti inducendoli a rimanere nell’ambito familiare protetti da genitori, che per troppo amore,
li proteggono e li accudiscono anche in “grande” età, rimediando ad ogni singolo problema. In
questo modo inconsapevolmente i ragazzi non si ritroveranno mai ad affrontare il mondo con i suoi
problemi e resteranno aggrappati sempre alle spalle dei genitori, rinviando o aggirando il
matrimonio, proiettando sempre più lontano il mondo del lavoro.
Tutto ciò non gli permetterà di affrontare la vita, di conoscerla e capirla, non sapranno come
distinguere la via più giusta e matura e perciò fingeranno davanti alle persone, mostrandosi
superiori e importanti utilizzando toni duri e scortesi evitando così di dimostrare la loro
incompetenza con la vita.
Questa “pigrizia” nasce dal fatto che gli adolescenti vogliono indentificarsi a star diventate famose
per caso, ricche con sogni da “fanciullo” facilmente realizzabili con minimi sforzi ed è per questo
che si creano una vita parallela, uno specchio in cui riflettersi creandosi un’altra immagine di loro
stessi per non essere giudicati dagli altri, per essere come la società li vuole, circondandosi in questo
modo di falsi affetti, falsi amici e falsi complimenti, ma in realtà “gli adolescenti soffrono di
solitudine e sfuggono continuamente al confronto con se stessi” come citato da E. Dusi, in Quelli
del sette in condotta (“la Repubblica”, 2/2/01).
Possiamo quindi affermare che i ragazzi conducono una vita di divertimenti ed eccessi
accompagnata dalla presenza di alcool e droghe più o meno pesanti che suscitano cattivi
comportamenti, attacchi di rabbia e situazioni pericolose come successo nella “Stragi del sabato
sera: tre giovani morti al ritorno da una discoteca” nell’immagine numero 1 delle fonti fotografiche.
Nelle gioventù di oggi è difficile trovare la voglia di vivere di crescere e di esplorare il mondo in
modo sano, di comunicare e di esprimersi ed identificarsi dalla massa e da come la società ci
desidererebbe. È difficile trovare un adolescente che si accetta così com’è senza desiderare la vita di
qualcun altro o di identificarsi a date persone. Questo perché i ragazzi di oggi tendono a seguire la
massa che sia per un paio di scarpe o un taglio di capelli, il modo di parlare o anche solo un paio di
mutande come spiega l’articolo di M. Lodoli in cui analizzando la conversazione con una
quattordicenne in cui emerge il concetto che in realtà siamo tutte nullità e solo pochi riescono ad
“brillare”: “Noi possiamo solo comprarci delle mutande uguali a quelle di tutti gli altri, non
abbiamo nessuna speranza di distinguerci. Noi siamo la massa informe…” parole citate nell’articolo
“I jeans a vita bassa delle adolescenti” (“la Repubblica”, 18/10/2004).
Noi giovani saremmo perfettamente in grado di affrontare la vita in tutte le sue parti e nel modo più
giusto diventando così persone mature e responsabili se solo i grandi, intesi come genitori insenanti
o anche sconosciuti con più esperienza di noi, si prendessero più cura dell’educazione dei giovani
nel modo più giusto e accettabile lasciandoci sbagliare e rimediare, provare capire e sistemare da
soli ad i nostri errori. La fiducia nella nostra personalità deve essere fondamentale perché la vita di
nessuno è perfetta e desiderarne un’altra non ne cambierebbe la difficoltà perché sta a noi viverla in
tutti i modi e in ogni sfumatura che ci si presenterà.

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