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Il positivismo è un movimento filosofico e culturale che nasce in Francia nella prima metà dell’Ottocento,
secondo questa corrente di pensiero bisogna allontanarsi dalla metafisica e affidarsi alla scienza.
I positivisti usano il termine positivo con due significati fondamentali:
- Si intende tutto ciò che è reale effettivo e sperimentale
- Si intende anche quello che appare pratico, utile ed efficace
Secondo i filosofi di questa corrente la scienza è l’unica conoscenza affidabile e il metodo scientifico è
l’unico valido. Dato che la filosofia non ha dei campi da sottrarre alle scienze, si limita a riunire i principi
comuni alle varie scienze, creando un sapere unificate e generale.
Dal momento in cui il metodo scientifico è l’unico valido, esso va esteso a tutti i campi di indagine, infatti la
sociologia diventa una scienza fondamentale per i positivisti.
Il progresso della scienza, rappresenta il progresso umano, volto a riorganizzare la società e superare la crisi
del mondo moderno.
Il positivismo affronta due fasi:
- 1° fase: nella prima metà dell’ottocento, il positivismo cerca di superare la crisi socio politica e culturale
del periodo post illuministico e post rivoluzionario.
- 2° fase: nella seconda metà dell’Ottocento esso si presenta come stimolo per il progresso.
In questo periodo, Comte propone un modello politico organico e anti liberale per superare la crisi, mentre
in Inghilterra, il positivismo identifica il progresso con il trionfo liberale. Nella prima metà di secolo si sente
molto l’influenza romantico-idealistica, ma successivamente diviene la filosofia egemone della cultura
europea. Il positivismo in questo periodo si afferma anche grazie all’incremento del sistema industriale e
degli scambi, che determinano la fiducia nella scienza, nella tecnica e nell’uomo. Il positivismo esalta la
figura dello scienziato, considerando Charles Darwin l’incarnazione massima. Il positivismo glorifica altre
figure come l’industriale, l’ingegnere, il medico e il maestro. il positivismo si rivela come il romanticismo
della scienza , ovvero l’esaltazione del sapere positivo assunto tramite la scienza. società industriale e
tecnico scientifica, infatti questa corrente si sviluppa in quelle Nazioni che all’epoca erano già avanti nel
progresso industriale e scientifico. Dal punto di vista socio politico il positivismo può essere considerato
come l’ideologia tipica della borghesia liberale dell’occidente.
Nella prima parte del secolo troviamo il positivismo sociale, rappresentato da Comte e da John Stuart Mill,
mentre nella seconda metà, troviamo Spencer, con il positivismo evoluzionistico.
Oggi si preferisce fare una suddivisione per contesti nazionali. Pur mantenendo la distinzione tra le due
tipologie, è possibile seguire lo sviluppo delle idee nazione per nazione, riuscendo a distinguere la diversa
atmosfera del periodo, che inizialmente è caratterizzata dal riferimento alla scienza come strumento per
superare la crisi moderna e come mezzo per la riorganizzazione complessiva dell’umanità, in seguito grazie
a Darwin.
COMTE
Auguste Comte, nome completo Isidore Marie Auguste François Xavier Comte (Montpellier, 19 gennaio
1798 – Parigi, 5 settembre 1857), è stato un filosofo francese, considerato il fondatore del Positivismo.
Il libro che secondo la maggior parte degli storici segna l’inizio del periodo positivista è il “Corso di Filosofia
Positiva”. Nel 1844 scrisse il “Discorso sullo spirito positivo”, in cui sintetizza efficacemente il suo pensiero.
Nella prima fase Comte si pone come obiettivo la trasformazione della scienza in filosofia, nella seconda
fase egli si pone come obiettivo di trasformare la filosofia in religione. Comte si presenta come il profeta di
questa nuova religione che avrebbe dovuto portare a termine la rivoluzione occidentale cioè lo sviluppo
positivista della civiltà occidentale.
LA LEGGE DEI TRE STADI E LA CLASSIFICAZIONE DELLE SCIENZE.
Comte elabora la legge dei 3 stadi. Ciascuna branca della conoscenza umana passa successivamente
attraverso tre stadi teorici differenti: lo stadio teologico o fittizio, lo stadio metafisico o astratto, lo stadio
positivo o scientifico.
STADIO TEOLOGICO, In questa fase l’uomo indaga le cause prime della realtà e attribuisce i
fenomeni naturali a forze soprannaturali (infanzia).
STADIO METAFISICO, in questa fase gli agenti soprannaturali sono sostituiti da forze astratte, enti
del mondo capaci di generare da sé tutti i fenomeni osservati (giovinezza).
STADIO POSITIVO, in questa fase l’uomo riconosce l’impossibilità di una conoscenza assoluta; c’è
una rinuncia verso lo scoprire chi genera i fenomeni naturali, sostituita da una ricerca di come
avvengano questi fenomeni (maturità)
FILOSOFIA POSITIVA
Comte proponeva di costruire il sistema di filosofia positiva, a cui doveva aderire la specie umana,
stabilendo il preciso compito di ciascuna scienza e l’ordine complessivo di tutte le scienze.
Tale classificazione andava fatta in base alla semplicità e alla generalità della scienza in ordine decrescente
di generalità, e quindi crescente di complessità; in questo modo si finiva per avere l’ordine con cui queste
scienze erano entrate a far parte dello stadio positivo.
L’enciclopedia delle scienze è costituita da 5 scienze fondamentali: astronomia, fisica, chimica, biologia e
sociologia.
-Comte esclude la matematica dalla sua classificazione perché ritiene che essa costituisca la base di tutte le
altre scienze.
- La logica è invece esclusa perché si identifica con il metodo concreto impiegato da ogni specifica branca
del sapere.
-La psicologia deve la propria esclusione dell’enciclopedia comtiana al fatto che non è una scienza.
Secondo Comte tutte le scienze sono subordinate alla sociologia come al loro fine ultimo. La sociologia
deve concepire i fenomeni sociali come soggetti a leggi naturali che ne rendono possibile la previsione.
La sociologia è divisa in statica sociale e dinamica sociale corrispondenti ai due concetti basilari su cui essa si
fonda, quelli dell’ordine e del progresso.
La statica sociale mette in luce la relazione necessaria che lega le varie parti del sistema sociale.
L’idea fondamentale della dinamica sociale è invece quella del progresso, cioè dello sviluppo continuo e
graduale dell’umanità. Il progresso realizza un perfezionamento incessante del genere umano.
L’intera opera di Comte è esplicitamente diretta a favorire l’avvento di una nuova società a cui il filosofo dà
il nome di sociocrazia: si tratta di un regime che, fondato sulla sociologia, si presenta come analogo e
corrispondente alla teocrazia fondata sulla teologia.
Comte concepisce la scienza come diretta a stabilire il dominio dell’uomo sulla natura.
Lo scopo dell’indagine scientifica è dunque la formulazione delle leggi.
Il sistema di politica positiva è diretto esplicitamente a trasformare la filosofia positiva in una religione
positiva. L’opera tende infatti a esplicitare i fondamenti teorici dell’unità dogmatica, culturale e pratica del
genere umano. Il concetto fondamentale della tesi di Comte è quello dell’umanità: è la tradizione
ininterrotta e continua del genere umano.
Comte delinea anche il culto positivistico dell’umanità. Stabilisce un calendario positivista in cui mesi e i
giorni sono dedicati alle maggiori figure della religione, dell’arte, della politica, della scienza.
La morale del positivismo si fonda sull’altruismo. “Vivere per gli altri” è la sua massima fondamentale.
IL POSITIVISMO EVOLUZIONISTICO
Le radici della dottrina
L’indirizzo “evoluzionistico” del positivismo consiste nell’assumere il concetto di evoluzione come teoria
generale della realtà, e nel vedere i processi evolutivi come manifestazione di una realtà infinita e ignota.
Il concetto di evoluzionismo nasce dalla teoria del trasformismo biologico di Lamarck e Darwin, di cui il
positivismo evoluzionistico è la generalizzazione.
Questa dottrina parte dal presupposto romantico per cui il finito è la manifestazione dell’infinito, perché
solo da questo presupposto i singoli processi evolutivi, analizzati pezzo pezzo dalle diverse scienze, possono
considerarsi unite in un unico processo. Quindi il positivismo evoluzionistico costituisce l’estensione al
mondo della natura del concetto di storia elaborato dall’idealismo romantico.
DARWIN E LA TEORIA DELL’EVOLUZIONE
L’evoluzionismo biologico è la teoria per cui le specie animali e vegetali si trasformano l’una nell’altra.
In ambito scientifico tale dottrina non poté affermarsi finché non venne eliminata la teoria delle catastrofi
di Cuvier (la Terra era stata il teatro di successivi cataclismi che ne avevano cambiato l’aspetto e distrutto
tutte le specie viventi che la popolavano).
Charles Darwin fu uno scienziato interamente dedito alle proprie ricerche. Dopo un viaggio di 5 anni, si
dedicò al riordino dell’abbondante materiale raccolto e alla stesura dell’opera che avrebbe cambiato il
modo di vedere il mondo: L’origine delle specie.
Il merito di Darwin consiste nell’aver offerto una teoria scientifica del trasformismo biologico compiuta e
sistematica, fondata su un numero enorme di osservazioni e di esperimenti, e nell’averla presentata nel
momento in cui l’idea romantica del progresso, nata dall’indagine storica, pareva incrollabile.
La teoria di Darwin esposta ne “L’origine delle specie” si fonda su due pilastri fondamentali:
1. l’esistenza di piccole variazioni organiche che si verificano negli esseri viventi lungo il corso del tempo e
sotto l’influenza delle condizioni ambientali;
2. la lotta per la vita necessariamente ingaggiata dagli esseri viventi, i quali lottano tra loro a causa della
tendenza di ogni specie a moltiplicarsi secondo una progressione geometrica.
Dalla considerazione di questi due punti risulta che gli individui che presentano mutamenti organici
vantaggiosi hanno maggiori probabilità di sopravvivere nella lotta per la vita.
In tutto ciò consiste la legge della selezione naturale: l’accumularsi di piccoli mutamenti biologici utili alla
sopravvivenza e alla conservazione di tali mutamenti per mezzo dell’ereditarietà producono quelle
variazioni degli organismi animali che costituiscono il passaggio da una specie all’altra.
Da questa teoria segue che, tra le varie specie dovevano esistere numerose varietà intermedie che
collegavano tutte le specie di uno stesso gruppo. La conclusione di Darwin è che esisteva un inevitabile
progresso biologico di tutti gli esseri viventi.
L’altra opera fondamentale di Darwin è “La discendenza dell’uomo”, che tende in primo luogo a stabilire
che non esiste alcuna differenza fondamentale fra l’uomo e i mammiferi più elevati per quanto riguarda le
facoltà mentali. La sola differenza tra l’intelligenza e il linguaggio dell’uomo e quelli degli animali è una
differenza di grado, che si spiega con la legge della selezione naturale e con la scelta sessuale, alla quale
Darwin attribuisce, per l’evoluzione dell’uomo, un importanza maggiore rispetto che per l’evoluzione degli
animali. Il fatto che l’uomo discenda da individui a lui inferiori, per Darwin non sminuisce in alcun
modo la dignità umana. Egli è convinto che l’uomo nel futuro sarà una creatura ancora più perfetta di quel
che è attualmente, e questa convinzione ha come presupposto l’idea del progresso che domina il clima
romantico dell’epoca.
In altre parole, attraverso l’opera di Darwin la scienza inserisce l’intero mondo degli organismi viventi nella
storia progressiva dell’universo.
I concetti darwiniani di “selezione” e di “lotta per l’esistenza” sono stati estesi dall’ambito della natura a
quello della società: ne pervenne una giustificazione ideologica delle discriminazioni razziste e classiste già
esistenti.
SPENCER
L’ispirazione fondamentale
Herbert Spencer (1820-1903) nacque a Derby, in Inghilterra, e divenne ingegnere delle ferrovie a Londra.
Pubblicò inizialmente solo alcuni articoli politici ed economici fino a quando, ricevuta una piccola eredità,
poté finalmente assecondare la propria vocazione filosofica, abbandonando la carriera dell’ingegnere e
dedicandosi all’attività di scrittore. Nel 1855 pubblicò “i Principi di psicologia” e nel 1857 “Il progresso, sua
legge e sua causa”, un articolo sul progresso, opera molto importante per capire l’orientamento del suo
pensiero. Nell’articolo sul progresso del 1857 si può cogliere l’ispirazione fondamentale del suo
evoluzionismo, cioè l’obiettivo di giustificare, nella sua legge e nella sua causa ultima, il fatto universale e
cosmico del progresso. Nello stesso articolo egli prospetta il carattere divino, quindi religioso, della realtà, la
quale è velata dal progresso cosmico.
Nel 1862 uscirono il primo volume del Sistema di filosofia sintetica e i Primi principi, che è il suo scritto
filosofico principale.
La dottrina dell’Inconoscibile e i rapporti tra scienza e religione
Nella prima parte dei Primi principi, intitolata “L’Inconoscibile”, Spencer mette in evidenza l’inaccessibilità
della realtà ultima e assoluta, e proprio di tale inaccessibilità si serve per dimostrare la possibilità di un
incontro e di una conciliazione tra religione e scienza.
-Religione e scienza, secondo Spencer, hanno entrambe le loro radici nella dimensione del mistero e
pertanto non possono essere inconciliabili. La verità ultima inclusa in ogni religione è un mistero che esige
sempre di essere interpretato, ma nell’offrire tale interpretazione tutte le religioni falliscono, in quanto si
esprimono in credenze che non sono logicamente difendibili.
Di conseguenza l’essenza della religione consiste nel riconoscere che la forza che si manifesta nell’universo
è completamente imperscrutabile.
Dall’altro canto, Spencer ritiene che anche la scienza, studiando le manifestazioni della realtà, urti contro il
mistero che ne avvolge la natura ultima. Le idee scientifiche ultime sono tutte rappresentative di realtà che
non possono essere comprese. Questo accade perché la nostra conoscenza è chiusa entro i limiti del
relativo.
-Spencer ammette la tesi dei filosofi inglesi William Hamilton e Henry Mansel, secondo cui
l’Assoluto, l’Incondizionato, l’Infinito è inconcepibile per l’uomo, data la relatività della sua conoscenza.
Egli, però, non si ferma a un concetto negativo dell’Assoluto, come i due pensatori, ma lo definisce come
una forza misteriosa che si manifesta in tutti i fenomeni naturali e la cui azione è sentita dall’uomo in
maniera positiva.
Tuttavia, poiché non è possibile definire questa forza, il compito della religione sarà quello di richiamare
l’uomo al mistero che essa rappresenta quale causa ultima della realtà, mentre il compito della scienza sarà
quello di estendere incessantemente la conoscenza dei fenomeni.
Religione e scienza sono quindi correlate: il riconoscimento di questa forza imperscrutabile è il limite
comune che le concilia.
L’uomo ha sempre tentato e sempre tenterà di foggiare simboli capaci di rappresentare la forza, ma i suoi
sforzi dovranno servirgli a dare il dovuto senso della differenza incommensurabile che c’è tra il condizionato
e l’Incondizionato e ad avviarlo al riconoscimento dell’Inconoscibile come tale.
Il fatto che la scienza si limiti al fenomeno non significa per Spencer che essa sia confinata nell’apparenza.
Il fenomeno non è apparenza, è piuttosto la manifestazione dell’Inconoscibile.
Spazio, tempo, movimento, materia, forza sono effetti dell’Inconoscibile, in quanto tali non sono identici
ma, in quanto effetti condizionati della causa incondizionata, sono “reali”.
Spencer chiama realismo trasfigurato questa corrispondenza ipotetica tra l’Inconoscibile (il “noumeno”) e il
suo fenomeno.
La teoria dell’evoluzione
La filosofia è per Spencer la forma di conoscenza che meglio risponde alle esigenze mentali della sintesi e
dell’unificazione. Essa comprende e consolida le più vaste generalizzazioni della scienza:
-indistruttibilità della materia
-continuità del movimento
-persistenza della forza
A questi principi vanno aggiunte tutte le loro conseguenze, tra le quali riveste un ruolo di particolare
importanza “ la legge del ritmo”, ovvero del ciclico alternarsi, nello sviluppo di tutti i fenomeni.
-La legge dell’evoluzione secondo Spencer è un passaggio della materia da uno stato di dispersione a uno
stato di integrazione e la forza che ha operato la concentrazione si dissipa. Dunque la filosofia è una teoria
dell’evoluzione.
I tratti dell’evoluzione:
in primo luogo è un passaggio da una forma meno coerente a una forma più coerente. Ogni cosa
passa infatti nel corso del suo sviluppo da uno stato di disgregazione a uno stato di maggiore
armonia.
in secondo luogo, il processo dell’evoluzione è un passaggio dall’omogeneo all’eterogeneo infatti
Spencer ritiene che questo processo caratterizzi lo sviluppo di ogni ambito di realtà ( es. l’ambito
del linguaggio con semplici esclamazioni e suoni articolati che via via si articolano),
l’evoluzione implica un passaggio dall’indefinito al definito.
Questo processo evolutivo è un processo necessario, in quanto l’omogeneità che ne costituisce il punto di
partenza, è uno stato instabile, il quale deve trapassare nell’eterogeneità per raggiungere l’equilibrio.
Si tratta anche di un processo basato sull’ottimismo siccome è necessario, continuo è anche migliorativo.
Per esempio per quanto riguarda l’uomo, l’evoluzione deve determinare una sempre maggiore armonia tra
la sua natura spirituale e le sue condizioni di vita.
La biologia, la psicologia e la teoria della conoscenza
La biologia è lo studio dell’evoluzione dei fenomeni organici, essa consiste nella funzione dell’adattamento,
grazie alla quale gli organi per rispondere alle sollecitazioni esterne, si formano e si differenziano tra loro.
Spencer attribuisce un primo piano al principio di Lamarck secondo cui è la funzione a creare l’organo e non
viceversa, ma al tempo stesso riconosce il principio darwiniano della selezione naturale che non può agire
se non attraverso l’adattamento all’ambiente.
Egli insiste soprattutto sull’accumulazione e sulla conservazione dei mutamenti organici individuali grazie
all’ereditarietà e concepisce il progresso della vita organica come un adattamento sempre crescente.
La coscienza è per Spencer la fase decisiva di questo adattamento, è convinto che la coscienza presupponga
un’unità, una forza originaria, quindi una sostanza spirituale che ne sia la sede.
La psicologia è possibile come una scienza autonoma. vi sono:
una psicologia oggettiva, che studia i fenomeni psichici nel loro substrato materiale
una psicologia soggettiva che si fonda sull’introspezione e che costituisce una scienza a parte, unica
nel suo genere, soltanto quest’ultima può contribuire a determinare lo sviluppo evolutivo dei
processi del pensiero.
La sociologia e la politica
Pur utilizzando alcuni risultati della sociologia di Comte, Spencer ne modifica radicalmente la concezione.
Per Comte la sociologia individua le leggi che regolano i fenomeni sociali;
per Spencer, invece, la sociologia deve limitarsi a descrivere lo sviluppo della società umana fino al
momento attuale. Essa può determinare le condizioni alle quali lo sviluppo ulteriore dovrà sottostare, ma
non le mete di esso perché quella funzione spetta alla morale.
La sociologia considera la stessa società umana come un organismo i cui elementi sono le famiglie e gli
individui singoli.
-La sociologia di Spencer è orientata verso la difesa delle libertà individuali, sostiene infatti che lo sviluppo
della società dev’essere affidato alla forza spontanea che lo presiede, mentre l’intervento dello Stato nei
fatti sociali non fa che disturbare questo sviluppo. Il processo naturale di sviluppo sociale ha determinato il
passaggio da una fase di cooperazione umana costrittiva e imposta a una fase di cooperazione più libera e
spontanea; si tratta del passaggio dal precedente regime militare, dove venivano imposti compiti e funzioni
agli individui, al regime industriale che spinge questi ultimi a difendere le proprie esigenze. Spencer non
ritiene che il regime industriale sia definitivo, prospetta infatti la possibilità di un terzo tipo di regime sociale
in cui vengano conciliati altruismo ed egoismo.
LO SPIRITUALISMO
La reazione anti-positivistica
Per il positivismo la realtà è interamente costituita da fatti naturali regolati da leggi meccaniche, e l’unico
strumento per conoscere e modificare tale realtà è la scienza.
In questa prospettiva la filosofia viene ridotta a una riflessione critica sulla scienza, della quale si limita a
indagare i metodi e a raccogliere i risultati generali: in tal modo il positivismo mette in crisi il concetto
stesso di filosofia.
Le correnti filosofiche anti-positivistiche definiscono il compito della filosofia: definire, cioè, quale sia la
realtà di cui essa deve occuparsi e quali siano le vie di accesso a una tale realtà.
I movimenti anti-positivistici sono accomunati dai seguenti tratti:
a) Essi negano che la scienza sia l’unica forma di conoscenza autentica;
b) Ammettono, al di là dei fatti materiali, l’esistenza di una realtà di natura spirituale;
c) Individuano nella conoscenza e nell’ introspezione le vie per conoscere tale realtà;
d) Riconoscono nell’’unità dell’individuo la dimensione in cui si raccolgono tutte le manifestazioni spirituali,
sia di ordine conoscitivo, sia di ordine pratico.
L’attenzione per la coscienza
La prima tra le varie forme di reazione al positivismo è costituita dallo spiritualismo. Lo spiritualismo sceglie
di utilizzare, per il lavoro filosofico, uno strumento che il positivismo aveva completamente trascurato:
l’auscultazione interiore, ovvero la coscienza.
Con l’autocoscienza l’uomo assume come oggetto d’indagine la sua stessa interiorità.
A partire dalla seconda metà dell’Ottocento per arrivare fino ai giorni nostri, una corrente di pensatori
presenta lo studio della coscienza come l’alternativa fondamentale allo studio della “natura”. In polemica
con la scienza positivistica, questa corrente individua il compito proprio e specifico della filosofia nella
descrizione e nella spiegazione dei dati della coscienza.
BERGSON
Henri Bergson nacque a Parigi nel 1859. Il suo primo scritto è il “Saggio sui dati immediati della coscienza”,
che già nel titolo mostra quello che sarà il metodo della filosofia bergsoniana: liberare dalle strutture
intellettuali fittizie la vita originale della coscienza per attingerla nella sua purezza.
La seconda opera di Bergson, “Materia e memoria”, è dedicata allo studio dei rapporti tra spirito e corpo.
Ma l’opera principale è “L’evoluzione creatrice”, dedicata a illustrare l’autentica natura della vita: concepita
come una “corrente” di coscienza che si insinua nella materia osservandola a sé, ma rimanendone anche
limitata e condizionata.
Bergson muore a Parigi il 4 gennaio 1941.
Tempo e durata
Delle teorie più originali di Bergson è la distinzione tra il tempo della scienza e il tempo della vita.
❏ Il tempo della scienza è costituito di istanti che si differenziano l’uno dall’altro solo quantitativamente,
mentre il tempo vissuto è fatto di istanti che si diversificano tra loro anche qualitativamente.
❏ Il tempo della fisica e dell’osservazione scientifica è reversibile, mentre il tempo della psiche è composto
da momenti irripetibili.
❏ Infine, il tempo della fisica è fatto da momenti distinti l’uno dall’altro, mentre il tempo dell’esistenza è
costituito da momenti che si compenetrano e si sommano tra loro.
In sintesi, il tempo della scienza e qualcosa di astratto superiore e spazializzato.
Invece il tempo della vita è qualcosa di concreto interiore e si identifica con la durata.
Bergson introduce un’impostazione del tutto nuova nella considerazione specifica del tempo:
contrapponendosi alla visione positivistica, egli considera la temporalità dal punto di vista psicologico.
Senza la coscienza non c’è nessun tempo. Quanto all’origine, il tempo della scienza non ha una natura
opposta a quello della coscienza, perché entrambi si fondano sull’attività della coscienza sulla memoria.
La libertà e il rapporto tra spirito e corpo
La libertà come cifra della vita dello spirito
La distinzione tra il tempo della scienza e quello della vita (o della coscienza) mette in luce come per
Bergson la dimensione spirituale sia essenzialmente caratterizzata dalla libertà. Coloro che ritengono che
ogni azione spirituale, come ogni altro fatto della natura, sia necessariamente determinata da una serie di
cause, si basano su una concezione del tempo che non si può applicare alla vita spirituale. Essi visualizzano,
cioè, il tempo secondo uno schema spaziale, come fa la scienza. Tuttavia questa esteriorizzazione, o
spazializzazione, del tempo vissuto è in contrasto con la testimonianza della coscienza, la quale non è altro
che un unico e continuativo processo di mutamento. Non si può perciò dire che la vita dell’anima sia
“determinata” dalla simpatia o dall’odio ecc.
Dire che l’anima è determinata da questi sentimenti significa dire che l’anima è libera.
Il problema del rapporto tra spirito e corpo
La questione della libertà dello spirito apre un tema piuttosto complesso, con il quale anche Bergson è
tenuto a confrontarsi: quello del rapporto tra lo spirito e il corpo.
Memoria, ricordo e percezione
Bergsons articola il proprio discorso distinguendo tra memoria, ricordo e percezione:
● Memoria: Per Bergson la memoria è la coscienza stessa, intesa come conservazione integrale del passato.
● Ricordo: Viene concepito come una sorta di ricordo immagine, cioè la materializzazione operata dal
cervello
● Percezione: Agisce come un filtro che seleziona i dati
Lo slancio vitale
Nella sua dottrina della memoria, del ricordo e della percezione, Bergson, pur riconoscendo un ben preciso
rapporto tra la coscienza (o l’anima, o lo spirito) e il corpo, continua a presupporre una concezione
dualistica della realtà, in cui lo spirito si distingue dalla materia. A sciogliere questo importante nodo
teorico è diretta l’opera maggiore del filosofo, L’evoluzione creatrice, nella quale egli intende superare la
prospettiva dualistica mostrando come non solo la coscienza dell’uomo, ma L’intero universo sia
interpretabile secondo il concetto di “durata”
La vita del uomo e la vita della natura
In primo luogo, Bergsons sottolinea che la vita è sempre creazione e imprevedibilità, e a nello stesso tempo
conservazione integrale e automatica del passato.
Ciascuno di noi, considerando retrospettivamente la propria storia, può constatare che la propria
personalità infantile riuniva in sé potenzialità diverse che sono via via divenute tra loro incompatibili,
sollecitando una scelta. L’uomo non può che vivere una sola vita perciò deve scegliere.
La natura, invece, non è costretta a simili sacrifici: di fronte a una possibile biforcazione essa crea serie
divergenti di specie, le quali si evolvono separatamente. In altri termini, la natura non segue una linea di
evoluzione unica e semplice.
Nonostante le sue molte ramificazioni non riconosciamo la natura come unica.
L’unità della natura: lo slancio vitale
Secondo Bergson la vita è creazione unica e imprevedibile. l’unità della natura è piuttosto un’unità che
precede una biforcazione: è l’unità di uno slancio vitale, cioè di una forza alla quale la natura deve la sua
stessa vita.
La dottrina dell’elan vital, se esclude l’idea di un disegno prestabilito, esclude anche l’idea che l’evoluzione
sia avvenuta per cause puramente meccaniche. Il meccanicismo non può spiegare la formazione di organi,
che seppur deputati a svolgere funzioni semplici, risultano complicatissimi.
-Per illustrare questo aspetto Bergson si serve dell’immagine di una mano fondata in una grande quantità di
limatura di ferro: quest’ultima si comprime e resiste via via che la mano avanza, finché all’arrestarsi di essa,
i grani di ferro si dispongono dando origine ad una forma determinata. Se la mano e il braccio fossero
invisibili, per spiegare la posizione di ciascun grado di ferro, i meccanicisti si avvarrebbero dell’azione
esercitata su di esso dei grani vicini; altri ipotizzerebbero l’esistenza di un piano d’insieme responsabile
dell’assetto raggiunto, cioè i finalisti.
Se l’azione indivisibile dello slancio vitale è rappresentata dal movimento della mano, il suddividersi dello
slancio della vita in individui e specie, è rappresentato dalla posizione assunta dai grani di limatura di ferro.
Tale posizione è dovuta la resistenza esercitata dal ferro nei confronti del movimento della mano, ossia
dalla resistenza della materia bruta nei confronti della forza della vita.
La prima biforcazione dello slancio vitale è quella che ha dato origine alla divisione tra piante e
animali.
I vegetali sono caratterizzati dalla capacità di fabbricare le sostanze organiche, mentre gli animali sono
obbligati ad andare in cerca di cibo.
Un’altra divisione fondamentale è quella tra gli artropodi, la quale evoluzione ha dato origine agli
insetti, e i vertebrati, la quale evoluzione ha dato origine all’uomo.
L’altra direzione, quella degli echinodermi e dei molluschi, sono dei vicoli ciechi.
Istinto, intelligenza e intuizione
La biforcazione dello slancio vitale in artropodi e vertebrati ha dato origine a due processi evolutivi, l’istinto
e l’intelligenza, che sono due tendenze diverse, ma tra loro connesse.
L’istinto si può definire come la facoltà di utilizzare strumenti organizzati, mentre l’intelligenza come la
facoltà di fabbricare strumenti artificiali. Originariamente, l’uomo non era sapiens, ma Faber: aveva la
capacità di sopperire alla deficienza degli strumenti naturali, con la creazione di strumenti artificiali.
Proprio da questa caratteristica derivano i caratteri fondamentali dell’intelligenza umana e della scienza che
di essa si avvale. La scienza serve a costruire strumenti inorganici utili all’uomo. Analogamente, il
funzionamento dell’intelligenza è determinato dalla natura dell’oggetto, cioè ciò che è solido, discontinuo e
immobile, e la sua caratteristica essenziale è l’incapacità naturale di comprendere il movimento, il
divenire e la vita.
-Bergson paragona l’intelligenza dell’uomo al meccanismo cinematografico, che cerca di riprodurre il
movimento mediante una successione di istantanee, che non rappresentano il movimento.
Tuttavia, l’intelligenza non si separa mai completamente dall’istinto. È quindi possibile un ritorno
consapevole dell’intelligenza all’istinto, che è costituito dall’intuizione: un istinto divenuto disinteressato e
consapevole di se stesso. Un’intuizione particolare e quella estetica, che dà luogo all’arte. Una ricerca
orientata nello stesso senso dell’arte sarà propriamente filosofica e costituirà lo strumento adatto per la
comprensione della vita: la metafisica.
LO STORICISMO TEDESCO
È un movimento filosofico sorto in Germania negli ultimi due decenni dell’ottocento e sviluppatosi fino alla
vigilia della seconda guerra mondiale
Lo specifico campo di indagine dello storicismo è costituito dagli strumenti della conoscenza storica e dai
suoi possibili oggetti. Le tesi principali sono:
1) gli oggetti della conoscenza storica hanno un carattere specifico
2) gli strumenti della conoscenza storica sono diversi da quelli da cui si avvale la conoscenza naturale.
LO STORICISMO CERCA DI CHIARIRE LA NATURA SPECIFICA DELL’OGGETTO DELLA CONOSCENZA STORICA E
GLI STRUMENTI DA ESSA UTILIZZATI:
La natura dell’oggetto della conoscenza storica viene riconosciuta nell’individualità.
Lo strumento fondamentale della conoscenza storica viene individuato nella comprensione
Talvolta, lo storicismo si preoccupa anche di determinare la natura e i compiti di una filosofia che si accentri
intorno al problema della conoscenza storica. Considera spesso il «problema dei valori», cioè il problema
del rapporto tra il divenire della storia e i fini o gli ideali che gli uomini cercano di realizzare in essa e che
costituiscono le costanti di giudizio o di orientamento nella variabilità degli eventi storici.
Una teoria dei valori è spesso parte integrante delle filosofie storicistiche.
WILHELM DILTHEY
Fondatore dello storicismo tedesco, nasce a Biebrich il 19 novembre 1833 e muore a Siusi nel 1911.
Professore a Berlino e contemporaneo di grandi storici della scuola tedesca, Dilthey fu egli stesso uno
storico e lavorò per tutta la vita a una storia universale dello spirito europeo.
Nella sua vita scrive molte opere tra cui l’introduzione alle scienze dello spirito in cui elabora il problema
del metodo e dei fondamenti della ricerca storica.
LA SCIENZA DELLO SPIRITO E LA TEORIA DEL COMPRENDERE STORICO
Fin da quest’opera Dilthey insiste sulla diversità dell’oggetto (uno dei concetti principali) indagato da
queste scienze rispetto a quello indagato dalle scienze naturali.
1) l’oggetto della scienza dello spirito è l’uomo nei suoi rapporti sociali, cioè nella sua storia
2) il mondo storico è costituito da individui, che Dilthey definisce «viventi unità psicofisiche». La storiografia
ha quindi un carattere individualizzante e tende a prescindere dal substrato che costituisce in ogni tempo
l’elemento comune della natura. La psicologia e l’antropologia mirano invece a scoprire le uniformità del
mondo umano
3) l’oggetto della scienza dello spirito non è esterno, ma all’interno dell’uomo. Dilthey chiama Erlebnis
questa «esperienza vivente o vissuta».
La differenza tra gli oggetti dei due gruppi di scienza non è fondata su una loro diversità metafisica, o di
sostanza. E neppure è riducibile a una pura diversità di metodo. Essa trova la propria radice in una diversità
di atteggiamenti.
Perciò l’idea delle scienze della natura è la concettualità, mentre quello delle scienze dello spirito è la
comprensione.
Il comprendere è quindi l’operazione conoscitiva fondamentale nel campo delle scienze dello spirito, e di
quest'operazione l’esperienza vissuta è il materiale: in questo senso il comprendere è il rivivere
l’esperienza altrui, il sentire insieme con gli altri.
Nel comprendere si realizza quell’unità di soggetto e oggetto che è il contrassegno delle scienze dello spirito
«Il comprendere è il ritrovamento dell’io nel tu»
LE STRUTTURE DEL MONDO STORICO
Secondo Dilthey, il comprendere si realizza attraverso le categorie della ragione storica.
Esse costituiscono i modi di apprendere del mondo storico e le strutture fondamentali di esso. Le categorie
principali sono:
La vita è l’esistenza dell’individuo singolo nei suoi rapporti con gli altri individui. Essa è perciò la
condizione stessa dell’uomo nel mondo, determinata sia temporalmente sia spazialmente, e
comprendere tutti i prodotti dell’attività umana associata e il modo in cui gli individui li fanno propri
o li giudicano. Se l’esperienza vissuta è la vita nella sua immediatezza, il comprendere la vita è la
sua oggettivazione: tale oggettivazione della vita è designata da Dilthey col termine hegeliano
«spirito oggettivo», cioè l’insieme delle manifestazioni in cui la vita si è oggettivata nel corso del suo
sviluppo
La connessione dinamica produce valori e realizza scopi. Essa possiede un carattere «teologico-
immanente», il quale concepisce come connessioni dinamiche le istituzioni, gli individui, le civiltà e
la stessa totalità del mondo storico (costituita da un infinito numero di connessioni strutturali).
L’autocentralita è il tratto caratteristico della struttura: ogni struttura ha il proprio centro a se stessa
e cioè costituisce il significato della struttura stessa. Il carattere di autocentralità, secondo il filosofo, è
posseduto in grado eminente dall’epoca storica. Difatti ogni epoca implica sia il riferimento all'epoca
precedente sia lo sforzo creativo che prepara l’epoca successiva.
Dilthey affronta la teoria del relativismo storico (la teoria secondo cui i valori non esistono in assoluto, ma
solo «in relazione a» determinati contesti) e sostiene che ogni forma della vita storica è finita e pertanto
non rimanda all’Assoluto. I valori stessi nascono e muoiono nella storia e sono sempre relativi e transeunti.
Ciò che dà continuità alla storia è la continuità dell’attività umana produttrice del mondo della storia. La
coscienza di ciò è «l’ultimo passo verso la liberazione dell’uomo»
LA FILOSOFIA E LE SUE FORME
La storicità e la relatività dei fenomeni storici investono anche la filosofia la quale, in quanto prodotto
dell’uomo, è storicamente condizionata. Essa presenta i due «tratti di natura formale»
-ogni filosofia si fonda sulla totalità della coscienza e su questa base cerca di affrontare il mistero del
mondo e della vita
-ogni filosofia presenta l’esigenza di una validità universale.
La filosofia è un’intuizione del mondo e, pertanto, presenta la stessa forma della religione (da cui si
distingue per validità universale) e dall’arte (da cui però si distingue per tendenza riformatrice).
In ogni momento della nostra esistenza, la nostra vita di singoli individui è in relazione con il mondo che ci
circonda, inteso come totalità intuita.
Quando l’intuizione del mondo viene compresa a livello concettuale, e dunque a validità universale, prende
il nome di metafisica.
Le forme della metafisica sono tre, ognuna delle quali utilizza un «dato ultimo» della coscienza,
una categoria:
1) il naturalismo materialistico o positivistico (categoria di causa): l’intuizione del mondo si basa sul
concetto di causa e sull’idea della natura come insieme di fatti collegati tra loro in un ordine necessario.
2) idealismo oggettivo (categoria di valore): nasce dall’intuizione del mondo fondata sul sentimento,
sulla nozione di valori e sull’idea di un significato complessivo del mondo (realtà come un espressione di un
principio interiore che assume i tratti di una connessione spirituale che agisce consapevolmente o
inconsapevolmente; tutto ciò conduce all’idea di panteismo).
3) idealismo della libertà (categoria di scopo): interpreta il mondo in termini di volontà e scopo,
afferma l'indipendenza, cioè la trascendenza, dello spirito rispetto alla natura; questa prospettiva
della «proiezione» dello spirito sull'universo si originano i concetti della personalità divina, della
creazione e della sovranità della personalità sul corso del mondo.
-Ognuna di queste categorie fondamentali rappresenta una modalità di relazione tra l’uomo e il mondo, ma
una modalità di relazione che risulti dall’insieme di tali tre categorie è impossibile e, proprio questa
consapevolezza, costituisce la realtà unica del mondo stesso.
Il carattere più universale della filosofia consiste nella natura della comprensione oggettiva e del pensiero
concettuale, su chi esso si fonda.
Il procedimento del pensiero esprime il bisogno della natura umana di stabilire saldamente la posizione
dell’uomo di fronte al mondo, lo sforzo di strappare i legami che avvincono la vita alle sue condizioni
limitative. Questo sforzo costituisce la funzione universale della filosofia e l’ultima unità di tutte le sue
manifestazioni storiche.
WEBER
Karl Emil Weber nasce in Turingia nel 1864. Si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza e contemporaneamente
studia anche storia, economia, filosofia e teologia. Dopo essersi laureato intraprende studi sociologici.
Ricopre la carriera di di docente di Economia politica a Friburgo ma, dal 1897, a seguito di un esaurimento
nervoso è costretto a interrompere gli impegni scientifici e accademici. Per distrarsi compie con la moglie
numerosi viaggi per l’Europa. Nel 1904 si reca negli Stati Uniti e fonda con Werner Sombart la rivista
”Archivio di scienza sociale e politica sociale”.
Tra il 1903 e il 1906 scrive i principali saggi di metodologia delle scienze storico-sociali. Nel 1908 è tra i
fondatori della Società tedesca di sociologia. Nel frattempo, la sua casa di Heidelberg diviene un importante
punto di incontro per gli intellettuali dell’epoca. Nel 1914 difende le ragioni della guerra tedesca per poi
spostarsi su posizioni pacifiste Partecipa alla stesura della Costituzione di Weimar ed è uno degli ispiratori
del noto articolo 48. Contemporaneamente si schiera a favore del diritto delle minoranze di controllare la
politica governativa e assume atteggiamenti critici sia nei confronti dell’antisemitismo e del
pangermanesimo, sia nei confronti del leninismo. Nel 1918 è docente a Vienna e l’anno dopo a Monaco.
Muore nel 1920.
GLI SCRITTI:
1. studi di storia: Sulla storia delle società mercantili nel Medioevo (1889); La storia agraria romana
nel suo significato per il diritto pubblico e privato (1891); Le condizioni dei contadini nella Germania
orientale dell’Elba (1892); I rapporti agrari nell’antichità (1909)
2. studi di sociologia della religione: L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904-5); Le sette
protestanti e lo spirito del capitalismo (1906); Scritti di sociologia della religione (postumo, 1920-1)
3. studi di sociologia generale: Economia e società (postumo, 1922)
4. scritti di metodologia delle scienze storico-sociali: Roscher e Knies e i problemi logici della scuola
storica dell’economia politica (1903), L’oggettività conoscitiva della scienza sociale e della politica
sociale (1904), Studi critici intorno alla logica delle scienze della cultura (1906); Su alcune categorie
della sociologia comprendente (1913); Il significato della avalutatività delle scienze sociologiche ed
economiche (1917)
5. scritti sui compiti della scienza e della politica: La scienza come professione (1919); La politica come
professione (1919)