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Formati fotografici (scegliere in base alle proprie necessità)


Le fotocamere reflex digitali con sensori a pieno formato o Full Frame stanno indubbiamente
catalizzando l’attenzione non solo dei fotografi
professionisti ma anche di molti fotoamatori
evoluti che sempre più di frequente si
domandano se sia il caso di abbandonare
definitivamente il diffusissimo formato digitale
APS-C, spesso in occasione dell’upgrade della
fotocamera.

A quanto si legge in molti forum non tutti


hanno le idee chiare sulle differenze fra i due
sistemi e aldilà del semplicistico “più grande è,
meglio è” ognuna delle due soluzioni offre
vantaggi e svantaggi, anche non
immediatamente percettibili, che sarebbe bene
conoscere prima di prendere una decisione in
tal senso.

Full Frame VS APS-c


Prima dell’avvento dell’epoca digitale il formato di pellicola universalmente utilizzato sulle
macchine fotografiche era il noto 24×36 mm, una dimensione di fotogramma tale da
rappresentare un giusto compromesso fra portabilità del sistema e capacità di registrazione dei
dettagli. Dove si fosse resa necessaria una qualità superiore si doveva passare al formato 6×6 cm
(60×60 mm) o superiori che tuttavia richiedevano fotocamere molto meno maneggevoli e
piuttosto costose. In realtà fu sperimentato anche un fotogramma di dimensioni inferiori al
24x36mm, il formato APS voluto da Kodak, destinato a fotocamere compatte di fascia molto
economica ma che ebbe scarso successo di mercato.

Elaborare per le nuove fotocamere reflex digitali un sensore di formato uguale a quello della
tradizionale pellicola 35mm sarebbe stata in seguito la scelta più ovvia (compatibilità delle ottiche
ecc.) ma per evidenti motivi economici, dati gli alti costi di produzione di un sensore digitale, ciò

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non fu possibile all’epoca, costringendo i fabbricanti a ripiegare su sensori più piccoli fra i quali la
misura 15.8×23.6mm si è imposta come nuovo standard di fatto assumendo per analogia lo stesso
acronimo APS già utilizzato in passato per l’omonima pellicola che aveva dimensioni più o meno
simili (17×25mm ca.).

Si è dovuto attendere il 2005 per vedere la prima reflex digitale con formato di sensore 24x36mm
“Full Frame”, la Canon EOS 5D (la progenitrice Kodak DSC-14n non rappresentò un progetto
realmente valido). L’offerta oggi è sempre più ampia con modelli che per caratteristiche e prezzo
iniziano ad essere destinati anche ad un target più amatoriale per quanto evoluto. La scelta fra i
due mondi non è però così scontata; proviamo ad analizzare pro e contro delle due soluzioni.

Full Frame – Maggiore efficienza dei pixels nel catturare la radiazione luminosa

Immaginiamo milioni di microscopici puntini su di un chip delle dimensioni di un francobollo ed


avremo l’idea di quando debbano essere piccoli e vicini tra loro…Incrementare la superficie
disponibile su di un sensore di due volte e mezza (tale è il rapporto full frame/aps-c) significa poter
avere pixel più grandi o alternativamente poterne sistemare di più; nel primo caso i pixel potranno
essere maggiormente efficienti nel “catturare” la luce, più fotoni in meno tempo, ottenendo di
conseguenza un segnale in uscita più chiaro e pulito che in termini fotografici può significare meno
rumore alle alte sensibilità ISO (e quindi algoritmi di riduzione dello stesso meno aggressivi) e
gamma tonale più estesa, cioè più dettagli presenti nelle aree più estreme delle alte e basse luci.

In un sensore digitale APS-C la minore efficienza dei singoli pixel (più piccoli e più compressi fra
loro) viene compensata dall’elaborazione del file immagine nella fotocamera, dove processori
dedicati (Digic per Canon, Expeed per Nikon ecc.) provvedono a migliorare gamma tonale e
rumore ISO attraverso l’applicazione di algoritmi opportuni. Ogni fabbricante ha la sua ricetta in
tal senso, visto che un buon risultato finale dipende da un sapiente equilibrio fra diversi fattori,
spesso contrastanti tra di loro. Ad ogni modo da questo punto di vista il sensore full frame risulta
chiaramente avvantaggiato, potendo contare su un file nativo di qualità superiore e meno
bisognoso di elaborazione.

Come già accennato prima la maggior superficie di sensore disponibile può altresì essere utilizzata
per aumentare la risoluzione finale “stipando” più pixel, che in questo caso tornano ad essere più
piccoli…Canon e Sony in particolare hanno deciso di seguire senza compromessi la strada della
massima risoluzione con i 20-25 megapixel delle loro digitali full frame, laddove Nikon ne ha messi
“solo” 12 nella sua D700 che, non a caso, è una reflex full frame che può vantare una straordinaria
resa alle altissime sensibilità ISO grazie alla bassa densità di pixel e quindi alla loro maggiore
dimensione. Non che Nikon si sia tirata fuori dalla corsa ai pixel, la sua ammiraglia D3x ne ha 24.5
milioni, ma ad un costo sicuramente fuori dalla portata di molti.

Una risoluzione super-elevata può servire solo a chi frequentemente necessita di stampe di alta
qualità e, sopratutto, di dimensioni molto elevate; a tutti gli altri farà probabilmente più comodo
avere una densità di pixel inferiore ma più equilibrate caratteristiche generali. Facciamo quindi
attenzione non solo alla quantità di megapixel presenti, spesso solo una strategia di marketing,
quanto piuttosto alla loro densità sul sensore e conseguentemente alla loro dimensione.

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Il Crop Factor (fattore di ritaglio)


Tutti gli obiettivi attualmente utilizzati esprimono la loro Lunghezza Focale in relazione al formato
24×36 mm, quindi un’ottica di lunghezza focale di 50mm ad esempio, rimane tale e quale quando
utilizzata su di una vecchia reflex analogica oppure su una reflex digitale con sensore Full Frame
(pieno formato 24x36mm), mantenendo di conseguenza i suoi tradizionali valori di angolo di
campo, resa prospettica,
profondità di campo ecc. Se
la stessa ottica da 50mm
viene però montata su una
fotocamera digitale
equipaggiata con un sensore
di dimensioni inferiori al
24×36 mm, lo stesso sensore
potrà inquadrare solo una
sezione più piccola dell’intera
immagine prodotta
dall’ottica, con un effetto
apparente di incremento
della lunghezza focale (vedi
figura a lato). In definitiva in
questo esempio l’ottica da
50mm montata su un sensore
di formato aps-c avrà una
lunghezza focale effettiva di
ca. 75 mm in quanto la
porzione di immagine
ritagliata coprirà un angolo di
campo paragonabile a questa
lunghezza focale, con un fattore di moltiplicazione, detto fattore di taglio o crop, di 1,5X sulla
focale di partenza. Se il sensore in uso fosse di dimensioni ancora più piccole dell’aps-c il fattore di
moltiplicazione sarebbe ancora maggiore e quindi più alto l’incremento apparente della lunghezza
focale. Nel sistema Four Thirds (Quattro Terzi) che utilizza un sensore più piccolo dell’aps-c il
fattore di moltiplicazione è di 2.0X, in questo caso la nostra ottica da 50mm assumerà una
lunghezza focale effettiva di 100mm cambiando la sua natura e caratteristiche di utilizzo da
”normale” a “medio teleobiettivo”.
Vantaggi e svantaggi del Full Frame e del sensore APS-c
l perchè è evidente: su una fotocamera digitale aps-c grazie al fattore di moltiplicazione risulta
semplice ottenere obiettivi di lunga focale. Un teleobiettivo di 200mm diventerà infatti un 300mm
effettivo con il vantaggio di poter contare sulla luminosità e leggerezza del 200mm. In una full
frame la lunghezza focale del 200mm rimarrebbe invece invariata. Di contro in una reflex digitale
aps-c diventa difficile ottenere un buon grandangolare; un obiettivo di focale 28mm,grandangolo
nel formato 24x36mm, diviene un 42mm in una aps-c, cioè quasi un “normale”, perdendo quindi
le sue caratteristiche peculiari. Per ottenere una focale similare avremo bisogno di un obiettivo di
lunghezza focale di 18mm (18mm*1.5=27mm) che però risulta generalmente molto più costoso

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vista la maggiore criticità di progettazione delle ottiche grandangolari. Spostando l’attenzione sulle
ottiche zoom, un tradizionale 28-85mm di buona memoria, zoom cosidetto “tuttofare” visto che
contiene grandangolo, normale e piccolo teleobiettivo, rimarrà tale su una digitale full frame
mentre diverrà un 42-128mm su una aps-c e un 56-170 su una Quattro-Terzi; in entrambi i casi la
focale grandangolare verrà persa. Per completezza diciamo che i sensori aps-c di Nikon e Canon
sono di misura lievemente differente fra loro, 16x23mm ca. per Nikon con fattore crop 1,5X e
15×22 ca. per Canon, fattore crop 1,6X. Per confronto il sensore formato Quattro Terzi misura ca.
13x17mm con fattore crop risultante di 2X.

In concluzione:

Il formato APS-C si avvantaggia nell’utilizzo di focali lunghe (teleobiettivi)

Il formato Full Frame si avvantaggia nell’utilizzo di focali corte (grandangolari)

Fonti:
Foto e testi: www.fotopratica.it

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