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Psicologia Generale A
Si può considerare la coscienza come il grado di
consapevolezza degli stimoli esterni e interni. Sotto
questa prospettiva è quindi fortemente legata
all’attenzione
Essa è innanzitutto un processo (stream) variabile
per intensità e qualità, e non un fenomeno “tutto o
nulla”
Quindi, siamo sempre coscienti, ma a vari livelli,
siamo più coscienti in alcuni momenti e meno in
altri, ed esistono dei livelli di fisiologici e psicologici
di alterazione degli stati di coscienza (sonno, veglia,
veglia rilassata, meditazione, ipnosi, ecc.)
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Poiché l’attenzione è la porta di ingresso della
coscienza, quest’ultima ha una natura selettiva
Ciò vuol dire che se in questo momento siete
concentrati a leggere queste slide, non riuscirete
contemporaneamente a percepire i rumori intorno, o
ad ascoltare quello che dico o a fare attenzione alla
posizione del vostro corpo ecc.
L’essere umano tende ad elaborare una quantità
troppo alta di informazioni … non può quindi essere
consapevole di tutto
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Consapevolezza percettiva e cognitiva:
È relativa al qui ed ora: siamo consapevoli di ciò che
accade intorno a noi a diversi livelli (dalla veglia
attiva al coma)
A livello sensoriale la coscienza emerge dopo 500ms
(ad es., se mi pungo con un ago, solo dopo circa
500ms ho la percezione cosciente del dolore)
Controllo:
Possiamo controllare consapevolmente le nostre
attività: iniziarle, monitorarle e terminarle,
modificarle in funzione delle variazioni ambientali
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Autocoscienza e Metacognizione:
Non solo sappiamo molte cose, ma sappiamo di
sapere e sappiamo di sapere di sapere …
diversi livelli di consapevolezza
livello 1: semplice;
livello 2: coscienza della coscienza;
livello 3: coscienza di metacoscienza ecc.
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La coscienza si radica e si fonda su processi inconsci
La metafora dell’iceberg ce ne da un’idea …
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Ma cosa fa si che un processo sia messo in atto in
maniera automatica oppure controllata?
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A esempio, per imparare a guidare l’auto abbiamo dovuto
fare molta attenzione a tutti i procedimenti che, la prima
volta, ci apparivano complessi
… sollevare il piede dal pedale dell'acceleratore; premere
il pedale della frizione; spostare la leva del cambio dalla
posizione in basso a sinistra alla posizione in alto a
destra; sollevare lentamente il piede dal pedale della
frizione; premere lentamente il pedale dell'acceleratore
ecc. ecc.
Durante le prime fasi di apprendimento tutte queste
attività sono rese possibili grazie al controllo attentivo e
sono poche le risorse residue che possono essere
impiegate in altri compiti (es., parlare con il
passeggero accanto, ascoltare la radio ecc.)
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Una volta diventati guidatori esperti, tutte queste
operazioni diventano automatiche e vengono compiute
senza dover controllare ogni movimento.
Possiamo così guidare e fare altro (parlare con il
passeggero, ascoltare la radio, pensare ad altro ecc.)
Cosa succede se sbadatamente ci perdiamo? In questo
caso le risorse verrebbero nuovamente dedicate alla
guida (per ritrovare la strada) e non riusciremmo ad
avere ad esempio una conversazione con il passeggero
Questo avviene perché … nessun processo è
completamente automatico. Ogni compito richiede
sempre una certa quota di risorse attentive
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Per questo motivo, in caso di necessità o di fronte ad un
imprevisto, qualsiasi attività automatica può essere
ripresa sotto il controllo volontario, intenzionale e
consapevole dell’attenzione e della coscienza
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Ma possiamo affermare che, essendo, ad es., esperti
lettori, siamo in grado di leggere un libro e
sostenere contemporaneamente una
conversazione?
Naturalmente NO!
E come mai siamo in grado di guidare e sostenere
una conversazione contemporaneamente?
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A. Se due compiti utilizzano lo stesso canale allora
possono interferire l’uno con l’altro (STRUTTURALE)
Non possiamo vedere un film e conversare; masticare
una gomma e contemporaneamente parlare ecc.
B. Quando le operazioni mentali sono impegnative, esse
assorbono la maggiore quota di risorse, riducendo la
quota residua (RISORSE) (metafora del Serbatoio;
Kahneman, 1973).
Se stiamo imparando a guidare l’auto, impegneremo
quasi tutte le risorse per questa attività; non
riusciremmo a conversare contemporaneamente
Il compito che ci impegna maggiormente si definisce
primario, l’altro secondario. Ecco perché con l’esercizio
molti compiti, che diventano secondari, vengono svolti
automaticamente …
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Definizione di attenzione
In ogni momento della nostra vita siamo bersagliati da
una grande quantità di stimolazioni che attraverso i
sistemi sensoriali raggiungono il nostro cervello.
La nostra abilità consiste nel saper dirigere le risorse
psichiche a nostra disposizione in quel omento verso
quegli aspetti che ci interessano
L’attenzione, quindi, è ciò che ci consente di
concentrare e focalizzare le nostre risorse mentali su
alcune informazioni piuttosto che su altre, definendo ciò
di cui siamo consapevoli in un dato momento
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L’attenzione è automatica o controllata?
L’attenzione spaziale riguarda l’orientamento verso gli
elementi verso cui prestare attenzione e si divide in
volontaria e automatico
L’orientamento volontario è consapevole e completamente
sotto il nostro controllo, possiamo muovere il corpo, la
testa, lo sguardo in base al focus attentivo
L’orientamento automatico è fuori dal nostro controllo, e
una volta “attivato” non possiamo interromperlo
Si parla di fuoco attentivo quando dirigiamo la nostra
attenzione sull’oggetto. Esso è inversamente proporzionale
all’efficacia dell’elaborazione dell’informazione (metafora
“fascio di luce”)
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L’attenzione o sistema attentivo (sistema perché fatto
di più componenti) opera quindi come un filtro
Cioè seleziona soltanto quegli stimoli ambientali che ci
interessano in modo da impedire che un sovraccarico di
informazione crei interferenza nel nostro sistema
cognitivo
Questo filtro agisce con meccanismi top-down o
bottom-up
…
Meccanismi top-down. L’attenzione è guidata dagli
SCHEMI MENTALI del soggetto, in particolare dalle sue
ASPETTATIVE (es., Un gioco di prestigio, filmato
precedente)
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Altro esempio di meccanismi top-down è quello relativo al
fenomeno della cecità al cambiamento (change
blindness).
Tale fenomeno è stato recentemente studiato per almeno
due motivi:
in primo luogo dimostra in maniera molto convincente il ruolo svolto
dall'attenzione focalizzata sulla rilevazione e l'analisi delle varie parti
che compongono una scena,
in secondo luogo è stato oggetto di interesse a causa della
sorprendente chiarezza con cui si manifesta.
La cecità al cambiamento consiste nell'impossibilita di
cogliere in maniera consapevole alcune macroscopiche
variazioni di una scena nel caso in cui la variazione abbia
luogo contemporaneamente ad altri elementi visivi di
disturbo dinamici o ad altri elementi statici che “richiamano”
la nostra attenzione
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Presentando due immagini in rapida successione separate
da un breve intervallo, durante il quale non viene
presentato nulla …
se la prima immagine rimane sullo schermo per un tempo di
500 ms, seguita da un vuoto-buio (blank) di 200 ms e poi
una seconda immagine (con un particolare diverso dalla
prima) per altri 500 ms, gli osservatori sono incapaci di
rilevare la differenza tra la prima e la seconda immagine, se
non dopo 1 o 2 minuti
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Meccanismi bottom-up. L’attenzione è guidata dalle
CARATTERISTICHE DEGLI STIMOLI. Il sistema attentivo
sarebbe quindi configurato in modo da FOCALIZZARSI
AUTOMATICAMENTE su particolari caratteristiche delle
stimolazioni provenienti dall’ambiente (probabilmente
perché essi hanno un valore adattivo per la nostra specie).
Vi rientrano le distinzioni fra SISTEMA PRE-ATTENTIVO e
ATTENTIVO
I meccanismi bottom-up hanno delle implicazioni importanti
nella vita di ogni giorno e l’hanno avuto per la
sopravvivenza della specie
…
Prima di continuare, bisogna precisare che entrambi i
meccanismi agiscono “contemporaneamente” per cui è
difficile portare un esempio in cui non siano individuabili
entrambi
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* ** * * / / / / //
* * * * * / // / \ /// // /
* * * * / / // / // //
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E F F E E E E F F E
E F E E F F E E F F EE F F E
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Molti esperimenti hanno dimostrato che le caratteristiche
elementari di uno stimolo come il colore, l’orientamento,
vengono rilevate immediatamente. In questi casi
possiamo definire l’elaborazione dello stimolo come pre-
attentivo.
Questo avviene in maniera parallela (cioè la scena viene
esaminata “in un solo colpo”)
Dato che questo tipo di rilevazione non richiede l'impiego
elevato di risorse attentive, ne consegue che
l’elaborazione avviene in maniera molto rapida e non
risente del numero di distrattori presenti, cioè del
numero di stimoli simili presenti nel campo percettivo.
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Se però ci venisse richiesto di individuare uno stimolo
con più di una caratteristica (es., forma + colore), allora
il colore e la forma dovrebbero essere combinati tra loro
attraverso un processo di integrazione (conjunction)
delle due caratteristiche, e questo richiederebbe
l'intervento della attenzione focalizzata che funziona
analizzando ogni singolo stimolo presente nel campo
percettivo fino a combinare le due caratteristiche che lo
definiscono.
Naturalmente il tempo necessario a questo tipo di
elaborazione attentivo-seriale risentirebbe del numero
di distrattori presenti, e quindi il tempo aumenterebbe
con l'aumentare del numero di stimoli di colore e forma
diversi presenti nel campo percettivo
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Questa funzione di abbinamento delle caratteristiche
svolta dall'attenzione focalizzata, oltre a richiedere più
tempo rispetto all’elaborazione pre-attentiva, è più
facilmente soggetta ad errori.
Questo accade frequentemente quando le condizioni in
cui si opera non sono ottimali a causa di
variabili ambientali (cattiva visibilità, rumore, durata di
esposizione degli stimoli molto breve ecc.),
variabili legate al nostro sistema di elaborazione (stanchezza,
scarsa motivazione, altri compiti da svolgere
contemporaneamente ecc.).
Gli errori che hanno luogo nella fase di abbinamento
delle diverse caratteristiche dello stimolo sono stati
definiti congiunzioni illusorie (illusory conjunctions).
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Si può quindi concludere che per giungere a percepire
un oggetto nella sua interezza, il nostro sistema
percettivo deve passare attraverso due distinte fasi:
1. nella prima si ha l'identificazione delle qualità primarie di
tutti gli oggetti presenti nel campo percettivo;
2. nella seconda ha luogo la loro integrazione.
A differenza della prima, questa seconda fase implica
un'attività mentale di tipo seriale, dal momento che
vengono analizzati prima gli elementi che si trovano in
una data posizione spaziale, poi quelli di un'altra
posizione e così via fino ad analizzare tutti gli stimoli in
maniera sequenziale e non simultanea … l’operazione è
chiaramente dispendiosa dal punto di vista cognitivo
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Non tutte le informazioni presenti nell'ambiente (o nella
nostra mente) possono essere elaborate
contemporaneamente.
Deve quindi essere messa in atto una selezione che
privilegi alcune informazioni o alcune caratteristiche
dell'informazione a scapito di altre.
Il meccanismo che rende possibile questo filtraggio è
l’attenzione selettiva che permette appunto di
selezionare le caratteristiche rilevanti dello stimolo (quelli
che ci permettono di raggiungere un certo scopo, es.,
risolvere un compito) e ignorare le caratteristiche
irrilevanti
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NERO VERDE ROSSO GIALLO
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Nell’effetto Simon (1969), il soggetto deve premere un tasto sulla
destra quando vede il quadrato e uno sulla sinistra quando vede il
rettangolo. Se la posizione dello stimolo coincide con quella della
risposta i TdR sono più brevi; quindi una caratteristica irrilevante
come la forma influisce su un’altra, come la posizione spaziale
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PERCEZIONE SUBLIMINALE
Per percezione subliminale si intende la possibilità di
recepire informazioni attraverso stimoli sensoriali che
risultano al di sotto della soglia percettiva cosciente.
Si parla di percezione subliminale quando uno stimolo non
avvertibile in maniera cosciente perché troppo debole,
troppo confuso, o troppo rapido, viene comunque
percepito
In una serie di studi venivano presentati alcuni stimoli –
visivi o uditivi - che i soggetti dichiaravano di non riuscire a
percepirli. Ciononostante in una fase successiva
dell’esperimento, ai soggetti venivano fatte alcune
domande di prova, e si capiva che i soggetti avevano
effettivamente percepito questi stimoli.
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Classici sono gli esperimenti sul priming semantico.
In questi esperimenti i soggetti dovevano identificare una
parola stimolo che veniva presentata brevemente (e poi
mascherata da un altro pattern).
Anche quando i soggetti non riuscivano ad identificare
correttamente la parola-stimolo, riportavano comunque
parole semanticamente correlate ad essa, a testimonianza
del fatto che una qualche informazione, se pur non in
maniera conscia, era comunque stata rilevata
Interessante è anche un esperimento di Murphy e Zajonc
(1993), in cui i soggetti devono valutare alcuni ideogrammi
cinesi. La presentazione degli ideogrammi viene fatta
precedere da stimoli subliminali di volti (allegro o
arrabbiato) e da stimoli neutri
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Condizione 1
gradimento ideogramma = 3,4
Condizione 2
gradimento ideogramma = 3,1
Condizione 3
gradimento ideogramma = 2,7
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La percezione subliminale non va confusa con la
influenza subliminale
L’idea della influenza subliminale per manipolare il
pensiero e il comportamento delle persone si diffuse
velocemente dagli anni 50’ in poi (es., esperimento di
Vicary)
Gli psicologi si dimostrarono subito alquanto scettici
riguardo al potere della persuasione subliminale. Le
ricerche confermavano soltanto l’esistenza della percezione
subliminale (utilizzando stimoli semplici, che non
consistevano in direttive, comandi o suggestioni).
Furono tentate diverse replicazioni dell’esperimento di
Vicary, ma nessuna riportò risultati incoraggianti.
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Sono molti gli esperimenti simili condotti per confutare
l’ipotesi di una influenza subliminale
In definitiva, esiste una percezione e non una persuasione
subliminale.
La stessa percezione subliminale avviene solo in certe
condizioni di laboratorio e dipende da: soglia percettiva
individuale, ambiente controllato e privo di ulteriori forme
di stimolazione, buona illuminazione ecc.
Condizioni che difficilmente abbiamo nella vita quotidiana,
dove ci sono interferenze e sovrapposizione con altri
stimoli
Sono sicuramente più efficaci gli effetti sopra-liminali, che
fanno uso delle tecniche persuasive come l’influenza
sociale, la fonte del messaggio ecc.
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SONNO E SOGNI
Il sonno si caratterizza per la ridotta reattività agli
stimoli ambientali e per il ridotto stato di coscienza
Sorge spontaneamente e si autolimita nel tempo. È
reversibile e si caratterizza per l’alternanza sonno-
veglia
Le conoscenze attuali sul sonno le dobbiamo alle
registrazioni con strumenti come EEG, EOG, ECG
(elettroencefalogramma, elettrooculogramma,
elettrocardiogramma)
Grazie a questi studi sono stati individuati circa 6
differenti livelli dell’attività cerebrale
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Onde Beta:
rapide e
desincronizzate
Onde alfa:
Lente e regolari
Onde Theta:
Bassa frequenza
ampiezza alta. Con
fusi del sonno e
complessi K
Onde Delta:
bassa frequenza
ampiezza alta
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Il sonno della fase 4 viene definito sonno profondo.
In effetti è più difficile svegliare una persona in
questa fase. E si possono verificare fenomeni di
sonnambulismo, enuresi notturna, tremori ecc.
Gli stadi vengono compiuti in sequenza da un
dormiente in 90 minuti circa. Successivamente si
“riparte” dallo stadio 1 con un altro ciclo
In una notte vengono effettuati in media 4-6 cicli, e
quando si “ritorna” allo stadio 1 si ha il così detto
sonno REM (rapid eye movements) contrapposto al
NREM (non-REM)
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Il sonno NREM si definisce ortodosso. L’attività
cerebrale è lenta, come il battito del cuore e la
respirazione. Se in fase REM un soggetto viene
svegliato, nel 25% dei casi riporta sogni sotto forma
di pensieri
Il sonno REM si definisce paradosso, e corrisponde
al momento in cui un soggetto sogna e i suoi sogni,
nell’80% dei casi, sono sotto forma di immagini e
scene con caratteristiche di illogicità, vividi, bizzarri
ed emotivamente coinvolgenti
Il REM è paradosso perché le onde celebrali
prodotte sono simili a quelle dello stato di veglia, e
l’attività cerebrale è molto simile alla veglia. Il corpo,
invece, è immobile (senza tono).
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Il sonno può essere polifasico, cioè si dorme più volte al
giorno come per i neonati e i bambini molto piccoli,
monofasico, cioè si dorme una volta al giorno come per
la maggior parte degli adulti, e bifasico cioè si dorme 2
volte al giorno come per alcune persone con abitudini
tipiche di paesi “meridionali”
Vi sono brevi dormitori (6,5 ore) e lunghi dormitori (8,5
ore)
Vi sono GUFI che si svegliano e si addormentano tardi, e
ALLODOLE che si svegliano e si addormentano presto. I
primi sono attivi mentalmente nella seconda parte della
giornata, viceversa per i secondi.
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TEORIE SUL SONNO
L’addormentarsi potrebbe essere regolato da condizioni
interne (stanchezza, temperatura corporea) ma anche
esterne (ambientali) come luce-buio
Esistono, quindi, 2 teorie sulla funzione del sonno: una
definita ristorativa e una definita circadiana.
La prima sostiene che dormiamo per “recuperare le
forze” mentali e fisiche (attività): una sorta di riparatore.
È quindi legato alle attività eseguite durante la veglia
La seconda sostiene che seguiamo il ritmo luce-buio e
altri indicatori (es., abbassamento della temperatura
corporea). Per cui il sonno si presenterebbe
spontaneamente a seguito di questi indicatori
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La teoria ristorativa non convince, però, diversi studiosi
che hanno provato a confrontare l’attività quotidiana di
alcuni mammiferi con le ore di sonno medie
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Gli esperimenti sulla privazione del sonno vanno invece a
vantaggio dell’ipotesi circadiana.
Anche dopo 200 ore di privazione di sonno, i soggetti
sottoposti all’esperimento presentano prestazioni mentali
e cognitive normali e processi fisiologici preservati.
Quello che si è notato in questi esperimenti è che i
soggetti, durante la privazione, presentano microsonni
(sonni brevi di qualche secondo, simili a una perdita di
coscienza, in cui il soggetto non reagisce a stimolazioni
esterne). Al termine dell’esperimento il soggetto ha un
recupero graduale soprattutto dello stadio 4
Questo cosa ci dimostra?
È possibile che noi dormiamo più del necessario:
eccediamo come per altri bisogni (primari e secondari),
come ad esempio il cibo
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La teoria circadiana, di particolare interesse per la
cronobiologia che distingue in circadiani, infradiani e
ultradiani sostiene che il sonno è regolato da agenti
esterni (Zeitgebers) ma anche da un orologio interno
Gli agenti esterni possono essere la luce del sole, il buio,
la temperatura
Si è visto nelle condizioni di free-running che l’orologio
circadiano è in grado di regolare i ritmi (sonno-veglia,
temperatura corporea); ma questi si allungano a 25 ore
Oltre le due settimane di free-running si verifica una
desincronizzazione interna: temperatura costante vs
oscillazioni sonno-veglia
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IPNOSI
L'ipnosi è stata oggetto di notevole scetticismo sin da
quando ha ricevuto l'attenzione del mondo scientifico nel
diciannovesimo secolo, in parte perché fu screditata da
ciarlatani che l'utilizzarono in spettacoli pubblici,
ricorrendo a numerosi trucchi (ad esempio, infiltrando dei
complici tra gli spettatori).
Sebbene molti ricercatori abbiano raggiunto un minimo di
consenso sulle caratteristiche degli stati ipnotici (Kirsch e
Lynn, 1995), numerosi studiosi sono tuttora convinti che
l'ipnosi rispecchi solo il desiderio dei soggetti di produrre
comportamenti che ritengono graditi all'ipnotizzatore o al
ricercatore.
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… a sfavore
Le ricerche svolte per molti decenni hanno dimostrato che
la pressione sociale può indurre le persone a esibire certi
comportamenti peculiari anche in uno stato normale di
coscienza (influenza sociale)
Diversi ricercatori hanno prodotto prove secondo cui i
soggetti ipnotizzati svolgerebbero semplicemente il ruolo
che ritengono ci si aspetti da loro (Murrey e altri, 1992;
Spanos e altri, 1992; Spanos e altri, 1996).
Altri sostengono che alcuni aspetti della suggestione
ipnotica non peculiari dell'ipnosi (ad esempio, quelli
presenti nella visualizzazione di immagini), forniscano una
spiegazione degli effetti ipnotici. In situazioni sperimentali
i soggetti a cui è stato detto di utilizzare immagini vivide
possono fare le stesse cose dei soggetti ipnotizzati
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… a favore
Anche la presenza di schemi EEG particolari nei soggetti
ipnotizzati conferma che l'ipnosi è uno stato di coscienza
alterato.
Altre prove convincenti provengono dagli studi nei quali i
soggetti ipnotizzati sono riusciti a sopportare dolorose
procedure mediche, tra cui interventi chirurgici, senza
anestesia.
Sebbene taluni scettici abbiano sostenuto che questi
pazienti «fingano», è difficile immaginare che qualcuno si
sottoponga a un'operazione senza anestesia solo per
compiacere il ricercatore (Bowers, 1976).
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Come funziona l’ipnosi?
L’ipnosi è un procedimento attraverso il quale un
operatore (es., ipnotista) fa sì che un soggetto (es., il
paziente) esperisca significativi cambiamenti nella propria
percezione, nei pensieri o nei comportamenti.
L’ipnotizzatore utilizza delle induzioni, che conducono a
modificazioni dello stato di coscienza del soggetto
Fasi in una trance ipnotica
Induzione
Intervento
“Risveglio”
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Induzione
Un tempo si faceva riferimento a comandi autoritari o a
all’uso di strumenti (es., il pendolo)
Oggi le tecniche per indurre un induzione sfruttano
soprattutto l’immaginazione
Es., tenendo lo sguardo fisso in un punto mentre si
ascolta l’ipnotizzatore contare da 1 a 10, o immaginare di
scendere o salire degli scalini, o creare una “confusione”
mentale
L’uso appropriato di un linguaggio ipnotico può indurre in
una persona uno stato di trance. Oppure inserisce frasi o
parole ricorrenti, immagini o metafore, spostando
progressivamente l’attenzione su alcune parti del corpo o
che inducono il rilassamento
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Intervento
Una volta in trance si possono indurre
specifiche risposte (fenomeni) nel cliente:
1) allucinazioni (visive, uditive, cenestesiche);
2) reazioni ideomotorie (es., immaginare di avere un
palloncino sulla mano … la risposta è il sollevarsi del
braccio);
3) regressione d’età (con comportamenti tipici
dell’età di regressione);
4) gestione del dolore (analgesia o anestesia);
5) recupero di ricordi rimossi o amnesie
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Il cliente può essere risvegliato progressivamente ad
es., contando da 10 a 1, ripercorrendo a ritroso il
percorso dell’induzione ecc.
Solo il 5-10% dei soggetti non è ipnotizzabile. Mentre il
15% è altamente ipnotizzabile.
Questa condizione dipende dalla capacità di
a) dissociazione (come vivere una situazione non in prima
persona);
b) alta immaginazione (con particolari molto ricchi e capacità di
concentrarsi sulle proprie sensazioni e immagini da sentirli come
reali);
d) predisposizione all’ipnosi (soprattutto nei confronti
dell’ipnotista e della relazione con esso)
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I fautori dell'ipnosi sostengono la tesi, che altri
ritengono discutibile, secondo cui l'ipnosi
consentirebbe di ricordare cose dimenticate.
Verso la fine degli anni Settanta negli Stati Uniti
furono rapiti, sotto la minaccia di un'arma da
fuoco, i bambini di uno scuolabus insieme con
l'autista.
In seguito, sotto ipnosi, l'autista rivisse
l'esperienza dall'inizio alla fine e fu in grado di
ricordare il numero di targa della macchina dei
rapitori con chiarezza sufficiente a consentirne
l'arresto.
È possibile un tale effetto di ipermnesia?
63
La polizia ha utilizzato l'ipnosi per risolvere diversi
altri casi (Geiselman e altri, 1985).
Diversi studiosi hanno dimostrato l'esistenza di
ricordi impliciti ed espliciti di avvenimenti che si
verificano durante l'anestesia
Ad esempio in ricerche in cui i soggetti
riconoscevano liste di parole che erano state loro
mostrate durante un intervento chirurgico,
quando erano completamente privi di coscienza
(Bonebakker, 1996; Cork, 1996).
Ciò vuol dire che sotto ipnosi possono esse fatti
riaffiorare ricordi (come quello sotto anestesia)
perché si “ricrea” uno stato di coscienza molto
simile (memoria contestuale)
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Nonostante le evidenze incoraggianti relativi
all’ipnosi, c’è ancora diffidenza nel suo utilizzo
soprattutto in campo giuridico o medico
Ad esempio, nel caso di testimonianze, uno dei
principali problemi è quello della suggestionabilità
sotto ipnosi, per cui è probabile che i soggetti
raccontino più di quanto sanno effettivamente
(Wagstaff, 1984).
Un particolare tono di voce o una domanda
tendenziosa può indurre un testimone ipnotizzato
a credere di ricordare cose non vere (occorre
aggiungere che ciò vale, in misura minore, anche
per soggetti non ipnotizzati)
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Inoltre, soggetti poco motivati o interessati non
presentano alterazioni tipiche dell’ipnosi
…
A questo punto, forse la conclusione più sicura è
che l'ipnosi è uno stato di coscienza alterato,
almeno in soggetti altamente ipnotizzabili, ma
alcuni o molti dei fenomèni prodotti in questo
stato possono essere prodotti in altre situazioni,
ad esempio tramite l'uso di tecniche di
visualizzazione o rilassamento, o per effetto
della pressione sociale.