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Il/la sottoscritto/a …………………………………., nato/a a …………………………
(…………………..) il ….-……-…………. residente in …………………………… (………………….) in via
……………………………, ………., sanzionato/a, ………………., da personale del Corpo di
Polizia ……………………………. del Comune di …………………………., sulla base del DPCM
del 17 maggio 2020 e successivi, veniva sanzionato/a poiché non indossava la
mascherina. (Vedi processo verbale che si allega in copia). Ritenendo illegittimo il
provvedimento di cui sopra, presenta ricorso avverso la contestazione di illecito
amministrativo e la conseguente sanzione pecuniaria.
Infatti, nell’ordinamento italiano esistono ancora delle norme, di carattere penale, che
vietano di comparire mascherati o comunque travisati in un luogo pubblico.
L’art. 85 del Testo Unico di legge sulla pubblica sicurezza (R.D. n. 773 del 18 giugno
1931), che così recita: “È vietato comparire mascherato in luogo pubblico… È vietato
l’uso della maschera nei teatri e negli altri luoghi aperti al pubblico, tranne nelle
epoche e con l’osservanza delle condizioni che possono essere stabilite dall’autorità
locale di pubblica sicurezza con apposito manifesto...”
L’altra, un po’più dettagliata, è l’art. 5 della Legge n. 152 del 22 maggio 1975: “È
vietato l'uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso
il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza
giustificato motivo. È in ogni caso vietato l'uso predetto in occasione di manifestazioni
che si svolgano in luogo pubblico o aperto al pubblico, tranne quelle di carattere
sportivo che tale uso comportino…”
Dalla lettura di queste disposizioni sorgono due interrogativi principali: cosa vuol dire
“mascherati” e quali sono questi “giustificati motivi”?
Il nodo gordiano della questione risiede nel fatto che la norma parla espressamente
solo di “caschi protettivi”, facendo in seguito riferimento, in via residuale e assai
genericamente, a “qualunque altro mezzo” atto a rendere difficoltoso il
riconoscimento.
Il suddetto articolo 5 della Legge 22 maggio 1975, n. 152, è stato modificato in senso
più restrittivo e consono alla «ratio» di tutela dell'ordine pubblico: infatti, il secondo
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comma, modificato prima dall'articolo 113, quarto comma, della legge 24 novembre
1981, n. 689, e poi dall'articolo 10, comma 4-bis, del decreto-legge 27 luglio 2005, n.
144, è stato convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, recante
«Misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale». Inoltre, l'articolo era
stato già sostituito dalla legge 8 agosto 1977, n. 533, recante «Disposizioni in materia
di ordine pubblico».
In buona sostanza, le misure antiterrorismo hanno reso più severa la novellata legge
n. 152 del 1975, che proibisce di circolare in luoghi pubblici con il viso coperto e
interviene più incisivamente, puntualizzando il concetto dell'utilizzo, residuale, «di
qualsiasi altro mezzo idoneo» a travisare o a mascherare la persona umana, in modo
da impedire o da rendere difficoltoso il suo riconoscimento, ricomprendendovi solo e
specificamente i particolari indumenti indossati dalle donne di religione islamica
(burqa e niqab).
Appurato, così, che indossare le mascherine per prevenire o limitare la diffusione del
virus non costituisce un “giustificato motivo” ai sensi di legge, va da sé che tale
comportamento sia penalmente rilevante.
In tutto questo guazzabuglio nel quale un normale cittadino può perdersi facilmente,
ciò che è abbastanza facile da comprendere è che l’obbligo di usare la mascherina è
stato sancito con ordinanze regionali per quanto riguarda la circolazione all’aperto, e
con DPCM, che sono sempre atti amministrativi, per quanto riguarda l’utilizzo nei
luoghi chiusi.
Queste norme non sono leggi, sono tutti atti amministrativi, e come tali sono
subordinati alle leggi, tanto più alla legge penale. Per una gerarchia delle fonti del
diritto, le ordinanze, in quanto atti amministrativi, non possono andare contra legem.
Anche se fosse vero che c’è un’emergenza, che giustifica una deroga alla legge penale
che vieta di andare in giro a volto coperto, comunque si dovrebbe prevedere
quest’obbligo della mascherina con una legge di pari rango e deroga alla legge penale.
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C’è, inoltre, la libertà individuale, sancita dall’articolo 13 della Costituzione. È una
costrizione non poter uscire se non hai la mascherina, non poter entrare in un posto
senza mascherina. Così, anche la libertà di movimento e circolazione sancita
nell’articolo 16 è violata. Quindi c’è ancora una compressione di diritti costituzionali a
partire da norme che in realtà sono del tutto subordinate, cioè norme di rango
amministrativo.
A questo punto, dovremmo chiederci per quale motivo tutti i pubblici ufficiali in
servizio, che constatano la presenza di persone dotate di mascherine in luogo
pubblico, non abbiano segnalato all’Autorità Giudiziaria tali notizie di reato, rendendosi
a loro volta passibili di una serie di reati previsti dal Codice Penale che spaziano
dall’art. 361 (Comma 1: «Il pubblico ufficiale, il quale omette o ritarda di denunciare
all'Autorità giudiziaria, o a un'altra Autorità che a quella abbia obbligo di riferirne, un
reato di cui ha avuto notizia nell'esercizio o a causa delle sue funzioni, è punito con la
multa…». Comma 2: «La pena è della reclusione fino a un anno, se il colpevole è un
ufficiale o un agente di polizia giudiziaria [c.p.p. 57], che ha avuto comunque notizia
di un reato del quale doveva fare rapporto [c.p.p. 330-332, 347]»), agli artt. 110
(Concorso in reato) e 378 (Favoreggiamento): «Pur punendo condotte di aiuto post
delictum, la recente giurisprudenza (con riferimento ai reati permanenti) ha stabilito
che il momento in cui il favoreggiamento rileva penalmente è quello in cui il reato
presupposto ha raggiunto una soglia minima di rilevanza penale (e quindi dal
tentativo), con la conseguenza che il favoreggiamento può essere riconosciuto anche
unitamente al concorso nel reato presupposto».
Tornando ai discorsi già fatti sulla scuola, va posto in evidenza che lo stesso “DM
scuola 2020/2021 del 2606-2020” esclude quasi completamente il pericolo di contagio
tra gli alunni, poi, se vietassero l’accesso ai bambini senza mascherina
commetterebbero un abuso al diritto costituzionale all’istruzione che non può essere
compresso per DPCM e nemmeno per decreto legge. Abbiamo già un precedente che è
la legge Lorenzin del 2017, dove il DL inizialmente prevedeva l’esclusione da scuola
anche dei bambini oltre i 6 anni e poi è stato modificato perché sarebbe stato in
violazione al diritto costituzionale all’istruzione. Non si può imporre la mascherina
nemmeno a scuola! Questo è l’argomento su cui fare leva, dopo di che è altrettanto
chiaro che dovrebbero essere i genitori a unirsi e ad andare contro le istituzioni e le
scuole per rivendicare questo diritto, consci anche del fatto che così facendo si danno
ai Presidi e ai Dirigenti scolastici i mezzi per scrollarsi di dosso tutte le responsabilità
che il predetto DM scuola 2020/2021 ha addossato esclusivamente a loro e di cui
quasi certamente non si rendono conto.
Chiunque poi (non solo le FdO, quindi), voglia imporre l’uso della mascherina a chi
non volesse indossarla, andrebbe incontro a una serie di denunce tra le quali:
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• Violazione dell’art. 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: «Ogni
individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona».
Per le FdO e i PU, si aggiunge l’art. 323 del c.p. (Abuso d’Ufficio), così riformulato dal
decreto semplificazioni n. 76 del 16 luglio 2020: “sanzionate sul piano penale le
specifiche regole di condotta previste da norme di rango primario (legge o atto avente
forza di legge)”. Consci anche delle disposizioni dell’art. 28 della Costituzione: 1. «I
funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente
responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in
violazione di diritti». 2. «In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli
enti pubblici».
Ora, conoscendo tutto quanto qui riportato in sintesi, che oralmente è utilizzabile per
informare e diffidare chiunque avanzi pretese e voglia imporre l’uso delle mascherine,
in caso di verbalizzazione da parte delle FdO o simili, senza dare in escandescenze che
potrebbero portare a un TSO (che tuttavia deve essere esclusivamente richiesto da un
medico, in seguito a visita approfondita, con referto presentato al Sindaco che deve
firmare l’autorizzazione a procedere), si consiglia di portarsi appresso un prestampato
del “Documento di sintesi” e di fare inserire la: “Dichiarazione da fare mettere a
verbale” che è già impostata.
Il verbale sarà poi firmato dal multato e dal Pubblico Ufficiale. Non si sa in quanti
firmeranno un foglio per cui rischiano una denuncia ed una causa civile per il
risarcimento dei danni, che è automatica quando si violano i diritti costituzionali e le
leggi penali e civili!
Sperando d’essere stati chiari ed esaustivi, è palese che quanto qui espresso deve
essere verificato da ognuno, o fatto verificare da competenti in materia, assumendosi
così la responsabilità delle proprie azioni e scelte.
INOLTRE
Ora, senza ignorare il fatto che una tale delibera nella gerarchia delle norme non è al
vertice cui si trovano le leggi internazionali ratificate dal Parlamento e gli articoli della
Costituzione, si rileva che la delibera in parola è incardinata nel DECRETO
LEGISLATIVO 2 gennaio 2018 (Qui il DLGS in a cui si fa riferimento:
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https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2018/1/22/18G00011/sg), in particolare si
riferisce all’art. 24, che si riporta di seguito:
Art. 24: “Deliberazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale (Articoli 5 legge
225/1992; Articoli 107 e 108 decreto legislativo 112/1998; Articolo 5-bis, comma
5, decreto-legge 343/2001, conv. Legge 401/2001; Articolo 14 decreto-legge
90/2008, conv. legge 123/2008; Articolo 1, comma 422, legge 147/2013)
1. Al verificarsi degli eventi che, a seguito di una valutazione speditiva svolta dal
Dipartimento della protezione civile sulla base dei dati e delle informazioni
disponibili e in raccordo con le Regioni e Province autonome interessate,
presentano i requisiti di cui all'articolo 7, comma 1, lettera c), ovvero nella loro
imminenza, il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei
ministri, formulata anche su richiesta del Presidente della Regione o
Provincia autonoma interessata e comunque acquisitane l'intesa, delibera
lo stato d'emergenza di rilievo nazionale, fissandone la durata e determinandone
l'estensione territoriale con riferimento alla natura e alla qualita' degli eventi e
autorizza l'emanazione delle ordinanze di protezione civile di cui all'articolo”.
Vista la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 26 ottobre 2012, concernente
gli indirizzi per lo svolgimento delle attività propedeutiche alle deliberazioni del
Consiglio dei ministri e per la predisposizione delle ordinanze di cui all'articolo 5 della
legge 24 febbraio 1992, n. 225 e successive modificazioni e integrazioni, che, ai sensi
dell'articolo 15, comma 5, del citato decreto legislativo n. 1 del 2018, resta in vigore
fino alla pubblicazione della nuova direttiva in materia;
Ritenuto che tale contesto di rischio, soprattutto con riferimento alla necessità di
realizzare una compiuta azione di previsione e prevenzione, impone l'assunzione
immediata di iniziative di carattere straordinario ed urgente, per fronteggiare
adeguatamente possibili situazioni di pregiudizio per la collettività presente sul
territorio nazionale;
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Vista la nota del 31 gennaio 2020, con cui il Ministro della salute ha rappresentato la
necessità di procedere alla dichiarazione dello stato di emergenza nazionale di cui
all'articolo 24 del decreto legislativo n. 1 del 2018;
Considerato, altresì, che il Fondo per le emergenze nazionali di cui all'articolo 44,
comma 1, del citato decreto legislativo n. 1 del 2018, iscritto nel bilancio autonomo
della Presidenza del Consiglio dei ministri, presenta le disponibilità necessarie per far
fronte agli interventi delle tipologie di cui alle lettere a) e b) dell'articolo 25, comma 2,
del decreto legislativo n. 1 del 2018, nella misura determinata all'esito della
valutazione speditiva svolta dal Dipartimento della protezione civile sulla base dei dati
e delle informazioni disponibili ed in raccordo con il Ministero della salute;
Tenuto conto che detta situazione di emergenza, per intensità ed estensione, non è
fronteggiabile con mezzi e poteri ordinari;
Delibera:
2) Per l'attuazione degli interventi di cui dell'articolo 25, comma 2, lettere a) e b) del
decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, da effettuare nella vigenza dello stato di
emergenza, si provvede con ordinanze, emanate dal Capo del Dipartimento della
protezione civile in deroga a ogni disposizione vigente e nel rispetto dei principi
generali dell'ordinamento giuridico, nei limiti delle risorse di cui al comma 3.
3) Per l'attuazione dei primi interventi, nelle more della valutazione dell'effettivo
impatto dell'evento in rassegna, si provvede nel limite di euro 5.000.000,00 a valere
sul Fondo per le emergenze nazionali di cui all'articolo 44, comma 1, del decreto
legislativo 2 gennaio 2018, n. 1.
La presente delibera sarà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Conte”
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Orbene, la deliberazione di cui sopra, in tal guisa non ottemperando al DECRETO
LEGISLATIVO del 2 gennaio 2018, art. 24, difetta del riferimento alla
richiesta del Presidente della regione o comunque del richiamo alla necessità
di acquisirne l’intesa. Se la richiesta non è stata formulata e se è mancata l’intesa
con il Presidente della regione, è evidente che la delibera ne risulta inficiata in toto;
se, invece, la richiesta è stata formulata, ma ciò non è stato esplicitato nella delibera,
essa risulta infirmata nella sua regolarità formale, ma nel diritto la forma è sostanza.
Analizzando poi il comma 2 della Delibera, si nota quella che pare un’incongruenza,
ove è scritto:” Si provvede con ordinanze, emanate dal Capo del Dipartimento della
protezione civile in deroga a ogni disposizione vigente e nel rispetto dei principi
generali dell'ordinamento giuridico”. Da un lato, infatti, si invoca la “deroga ad ogni
disposizione vigente”, dall’altro si ribadisce “il rispetto dei principi generali
dell’ordinamento giuridico”. Non sono forse i due aspetti in contraddizione fra loro?
I principi generali sono in primis quelli che ispirano gli articoli della Costituzione e che
sono da considerarsi prevalenti rispetto a qualsiasi altra fonte. Non a caso, molti
giuristi hanno rilevato nella delibera de quo e nei provvedimenti che ne sono poi via
via scaturiti (decreti, ordinanze, note) dei profili di incostituzionalità. Tra l’altro un
DPCM è un atto amministrativo, una fonte secondaria di diritto, che deve armonizzarsi
con il contesto legislativo primario esistente.
Ora, l’illecito amministrativo è stato contestato, in forza dei DD.PP. CC. MM. 8, 9, 11 e
12 marzo del 2020, nella fattispecie in base all’art. 1 comma 1 lett. B del DPCM del 22
marzo 2020.
Atteso che i Decreti del Presidente del Consiglio amministrativo sono meri atti
amministrativi, equiparabili a circolari, si evidenzia che, sulla scorta di tali
decreti, non si possono contestare illeciti ed irrogare sanzioni.
Per quanto riguarda il D. L. 25 marzo 2020, esso, assodato che non risulta ancora
convertito in legge, si richiama all’art. 16 della Costituzione, articolo che consente
limitazioni della libertà di circolazione per emergenze sanitarie. Tuttavia l’emergenza
sanitaria è solo dichiarata e non dimostrata, anzi è proclamata di là da una sua
effettiva presenza, non essendo sufficiente il riferimento all’Organizzazione mondiale
della sanità che ha dichiarato (non provato) la pandemia da COVID-19; non basta
che si sia “preso atto dell'evolversi della situazione epidemiologica, del carattere
particolarmente diffusivo dell'epidemia e dell'incremento dei casi e dei decessi
notificati all'Organizzazione mondiale della sanità”. Per decidere limitazioni della
libertà di circolazione sarebbe stato necessario riferirsi a dati ed analisi
incontrovertibili provenienti da istituzioni accreditate, da organismi scientifici
indipendenti e singoli specialisti, il che non è avvenuto, anche perché tali dati ed
analisi avrebbero palesato che la reale situazione epidemiologica non avrebbe
giustificato alcuna misura inerente a limitazioni delle libertà personali garantite dalla
Costituzione. La letteratura medico-scientifica in merito attestava ed attesta, infatti,
7
l’esatto contrario di quanto asserito nella premessa al D.L. in parola. (Cfr infra “ragioni
di merito”).
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Dottor Stefano Scoglio (candidato al premio Nobel per la medicina nel 2018): “Non
esiste nessun test contro il coronavirus. La PCR è un metodo di amplificazione del DNA
in vitro, scoperto dal biochimico Kary Mullis nel 1992 e per cui è stato insignito del
Nobel. Lo stesso Mullis ha sostenuto a più riprese che la PCR polymerase chain
reaction NON può essere stato pensato né adoperato come test diagnostico.
Oltretutto il virus non è ancora stato isolato (e dubito che lo faranno mai, come del
resto è già tristemente successo con la correlazione hiv-aids), quindi contro cosa
punterebbe il test?”.
Tamponi senza senso, dottor Scoglio «Virus non isolato, cosa trovano?»
https://www.oltre.tv/tamponi-dottor-scoglio-virus-non-isolato/
Candidato Nobel per la Medicina: “Il Covid-19? Una Pandemia inventata. Ecco perché”
https://www.secondopianonews.it/news/salute/2020/09/19/candidato-nobel-per-la-
medicina-il-covid-19-una-pandemia-inventata-ecco-perche.html
L'infettivologo, il 28 giugno scorso scrive: "Dovete sapere che dei ricercatori (Bao et
al.) si sono fatti consegnare dai CDC cinesi lo stesso identico virus asseritamente
'isolato' a WhuHan sui malati. L'hanno coltivato ed utilizzato per i loro esperimenti sui
topi. L'hanno fotografato e poi pubblicato su Nature, non sul giornalino parrocchiale.
Ho messo la loro foto vicino al SARS-CoV-2 'isolato' e fotografato dai colleghi (Zhou et
al) e pubblicato due mesi prima sulla stessa rivista, Nature. VI PARE CHE VERAMENTE
SI POSSA SOSTENERE CHE SIA LO STESSO VIRUS, CON LA STESSA SEQUENZA
NUCLEOTIDICA? Se qualcuno riuscirà a convincermi che un pallone da calcio è uguale
ad una pallina di ping pong, allora ammetterò di avere sbagliato".
“Lo scopo del presente scritto è quello di rivedere la solidità della teoria virale, se sia
in grado di spiegare la COVID-19 e la sua diffusione pandemica. Vengono perciò
analizzati i vari aspetti separatamente. La diagnosi è effettuata in base ad una
definizione alquanto vaga ed alla positività di un test (RT-PCR) su tampone biologico
od artificiale. In questo modo un’ampia quota di casi simili di malattia non sono stati e
non sono identificati. D’altro canto, un vasto numero di diagnosi sono state e sono
poste a soggetti del tutto asintomatici. Le statistiche sono state presentate in modo
scorretto e fuorviante. Le previsioni effettuate con tanta enfasi sono andate fuori
misura. La interpretazione dei risultati dei tamponi si è complicata vieppiù dopo
l’introduzione più recente dei test anticorpali.
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L’affidabilità dei test anticorpali è stata stabilita per confronto con quella della RT-PCR.
Tuttavia della RT-PCR non si conosce la sensibilità né la specificità, non essendo stato
possibile validarle. La mancata validazione è dovuta alla assenza di un criterio
disponibile di riferimento affidabile, il cosiddetto gold standard. Quest’ultimo deve per
forza essere il virus stesso, il suo effettivo isolamento. Nell’esaminare la letteratura
scientifica, si nota che il virus SARS-CoV-2 non è stato correttamente isolato, come
dimostrano tra l’altro le fotografie al microscopio elettronico in cui si vedono
formazioni diverse tra loro, spesso incompatibili con le caratteristiche del Coronavirus.
La conclusione è che la teoria virale del COVID-19 è falsificata sotto molteplici aspetti:
rappresenta il fallimento scientifico di un indubbio successo mediatico, ottenuto con la
creazione di una allarme sociale dalle proporzioni mai viste prima”.
“Noi certamente non vogliamo fare nostra l’affermazione scioccante di David Icke:
“there is no COVID-19, it doesn’t exist”, ma riteniamo che la teoria virale
dell’epidemia sia largamente deficitaria e perciò necessiti di una revisione totale. È
forse stato in grado il criterio diagnostico della COVID-19 di identificare quasi tutti i
casi di polmonite interstiziale epidemica durante questa pandemia? No, per almeno il
30%-50% dei casi. Può tale diagnosi essere effettuata anche a persone del tutto
asintomatiche ed in pieno benessere? Sì, in un numero oltre 10 volte maggiore dei
casi di malattia lieve o grave. Ha potuto tale diagnosi essere posta come causa di
morte anche in presenza di altre patologie talmente gravi da essere in realtà esse
stesse causa di morte? Sì, è stato fatto così molto frequentemente, in presenza di RT-
PCR positiva su tampone. Può il test identificare con sicurezza i soggetti malati e/o
contagiosi? Certamente no; numerosissimi sono i casi di alternanza di positività e
negatività “inspiegate” e casi di positività avulsi dalla realtà. Ha potuto la teoria
effettuare previsioni che siano state rispettate? No, la maggior parte delle previsioni
sono fallite di gran lunga. Ci son stati meno casi e meno morti in quei Paesi dove non
hanno attuato il lockdown (i.e. Giappone e Svezia) che nel nostro dove è stato
imposto. Le previsioni del comitato tecnico italiano sono andate di gran lunga fuori
misura. Questi fallimenti obbligano a ricorrere a spiegazioni di fantasia allo scopo di
non dover ammettere le debolezze teoriche (per esempio: improvvisamente in Italia –
nel giro di poche settimane – tutti i virus italiani avrebbero deciso
contemporaneamente di cambiare abitudini: sarebbero “diventati benigni” e “non più
tanto contagiosi”, salvo futuri ripensamenti). Possono i test anticorpali rispecchiare
fedelmente una infezione attuale, recente, passata? No. I test non sono mai stati
validati, perciò i risultati sono così erratici. Tanto erratici e discordanti tra loro che è
impossibile stabilire la prevalenza della supposta malattia nella popolazione. Ed infine:
è stato isolato il virus SARS-CoV-2? No, la dimostrazione sta negli stessi lavori che
pretendono di averlo fatto. Le fotografie sono state scattate a “oggetti” notevolmente
differenti tra loro e non al virus isolato”.
L'elaborato:
https://drive.google.com/file/d/1JWLOmzI9hukDO2SgYT7mObx9BQJkE96J/view?fbclid
=IwAR0lBcQZPMXKQymt6K3x15ohUxXz3cZVbsGWHj72cdge2zsZ9-JBWQJvZzk
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Coronavirus: Iss, in Italia i decessi accertati finora per causa del
Covid-19 sono solo due
Roma, 18 mar 18:29 - (Agenzia Nova) - Tra le persone che sono decedute dopo
aver contratto il Covid-19 "il 48,5 per cento ha tre o più patologie" gravi e "il
25,1 per cento una patologia grave”. Lo ha detto Silvio Brusaferro, presidente
dell'Istituto superiore di sanità, nel corso del bollettino della Protezione civile sulla
diffusione del coronavirus in Italia. "Solo lo 0,8 per cento ha zero patologie", ha
aggiunto, chiarendo che per patologie gravi si intendono ictus, ipertensione
arteriosa, cancro, insufficienza renale ovvero "le patologie che
accompagnano gli ultimi anni della nostra vita". Anche "tra i più giovani sotto
i 50 anni" è possibile rilevare che si tratta di “persone già affette da patologie
cardovascolari, disturbi renali, diabete, obesità, ancora una volta persone più
giovani ma più fragili", ha concluso.
agenzianova.com/nazionale/0/2857424/2020-03-18/coronavirus-iss-48-5-per-cento-
deceduti-con-tre-o-piu-patologie-gravi-pregresse-solo-0-8-per-cento-con-zero-
patologie
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Coronavirus: Iss, 48,5 per cento deceduti con tre o più patologie gravi
pregresse, solo 0,8 per cento con zero patologie
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Roma, 18 mar 18:29 - (Agenzia Nova) - Tra le persone che sono decedute dopo
aver contratto il Covid-19 "il 48,5 per cento ha tre o più patologie" gravi e "il 25,1
per cento una patologia" grave. Lo ha detto Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto
superiore di sanità, nel corso del bollettino della Protezione civile sulla diffusione del
coronavirus in Italia. "Solo lo 0,8 per cento ha zero patologie", ha aggiunto,
chiarendo che per patologie gravi si intendono ictus, ipertensione arteriosa, cancro,
insufficienza renale ovvero "le patologie che accompagnano gli ultimi anni della
nostra vita". Anche "tra i più giovani sotto i 50 anni" è possibile rilevare che si
tratta di "persone già affette da patologie cardovascolari, disturbi renali,
diabete, obesità, ancora una volta persone più giovani ma più fragili", ha
concluso.
agenzianova.com/nazionale/0/2857424/2020-03-18/coronavirus-iss-48-5-per-cento-
deceduti-con-tre-o-piu-patologie-gravi-pregresse-solo-0-8-per-cento-con-zero-
patologie
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"Non è possibile fare tamponi a tutti" Coronavirus, Report Iss: "Su 355 cartelle
cliniche solo 3 morti di covid-19 senza altre patologie" Sono 2.629 gli operatori
contagiati sui 28.293 positivi totali. In media passano 8 giorni tra ricovero e decesso.
La terapia antibiotica è stata quella più utilizzata (83% dei casi), meno utilizzata
quella antivirale (52%) Tweet Coronavirus. Stretta sui controlli. Il commissario Arcuri:
"Serve un'economia di guerra" 18 marzo 2020 - Un'analisi complessa quella dei
numeri dell'epidemia da Coronavirus. Sono 355 le cartelle cliniche, sulle 2.003
pervenute all'Istituto superiore di sanità (Iss), finora analizzate. E secondo i primi
riscontri sono 3 su 355 i pazienti che "presentavano zero patologie". Tutti gli
altri pazienti vittime dell'epidemia, secondo l'Iss, avevano altre patologie gravi. Quasi
il 50 per cento dei deceduti aveva ben 3 patologie pregresse, e la media, tra i 352
morti per cause secondarie, è di 2,7 patologie a persona. In media 8 giorni tra sintomi
e decessi. Nelle persone decedute positive al Covid-19 la terapia antibiotica è stata
quella più utilizzata (83% dei casi), meno utilizzata quella antivirale (52%), più
raramente la terapia steroidea (27%), afferma il Report pubblicato sul sito Epicentro,
aggiornato al 17 marzo. Il documento mostra anche i tempi mediani, in giorni, che
trascorrono dall'insorgenza dei sintomi al decesso (8 giorni), dall'insorgenza dei
sintomi al ricovero in ospedale (4 giorni) e dal ricovero in ospedale al decesso.
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Coronavirus-Iss-26876e8b-5923-4fb8-9f85-
6244bfedb1b5.html
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Conferenza del 30 marzo 2020 - Cit: "L’informazione sul sesso è nota per
93.755/94.312 casi. Il numero di casi segnalati è leggermente maggiore per i soggetti
di sesso femminile nelle fasce di età 20-29, 30-39, 40-49 ed è più del doppio dei
soggetti di sesso maschile nella fascia oltre i 90 anni, probabilmente per la struttura
demografica della popolazione. In tutte le altre fasce d’età decennali è maggiore il
numero di soggetti di sesso maschile. La letalità, riportata in Tabella 1 evidenzia un
incremento con l’aumentare dell’età. Si osserva inoltre una letalità più elevata nei
soggetti di sesso maschile in tutte le fasce di età. Tra i soggetti deceduti,
complessivamente è stata segnalata almeno una co-morbidità (patologie
cardiovascolari, patologie respiratorie, diabete, deficit immunitari, patologie
metaboliche, patologie oncologiche, obesità, patologie renali o altre patologie
croniche)”. Non c'era quindi nessuno deceduto direttamente cagionato dal
coronavirus.
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In ultimo, vediamo i dati forniti in tempo reale dalle anagrafi di tutta Italia. Possiamo
osservare che la media dei deceduti (per giorno) degli anni passati è pressocché
sovrapponibile al numero di deceduti di questi giorni (circa 1670 morti al dì). Ciò
implica un’evidente discrepanza nelle cifre se, come dichiarato dalle autorità
governative, i morti per coronavirus sono una media di 700 al giorno.
Significa che i dati forniti dalle anagrafi italiane mostrano una differenza (negativa) di
circa 700 unità giornaliere. In definitiva il numero di decessi dichiarati in questi
giorni dall’ISTAT è in linea con la media dei decessi registrati negli anni precedenti e
non evidenzia il picco segnalato dall’Istituto superiore di sanità.
Fonte: italiaora.org
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CORONAVIRUS 2019: non esiste un test per la diagnosi! Numero molto alto di
falsi positivi dalla Real-Time PCR
5 marzo 2020: dalla “democratica” Cina, arrivano gli unici risultati al mondo, sul
tasso di falsi positivi risultanti dall’indagine attiva sui cosiddetti “contagiati” dal virus.
In Italia si parla di portatori sani e/o di contagiati come di pericolosi untori da
circoscrivere in “zone rosse” di quarantena. Di questi, tuttavia, l’80,33% sono falsi
positivi.
La PCR che ricerca l’RNA del virus non è affidabile: solo il 19,67% dei cosiddetti
“contagiati”, meglio definibili come, "individui infetti asintomatici" alberga veramente
l’RNA virale ed in quantità, peraltro, più che minima. Una diagnosi di certezza su
questo 20% circa, a questo punto, può arrivare solo dall’isolamento del virus finora
riportato solo da pochissimi dei nostri ricercatori.
Abstract:
Metodi:
I valori numerici e gli intervalli ragionevoli dei vari indicatori che influiscono sulla
percentuale di falsi positivi sui risultati positivi (ndr, alla PCR) sono stati stimati sulla
base delle informazioni a nostra disposizione al momento. La percentuale di falsi
positivi di soggetti positivi nello screening attivo è stata dedotta, e sono state
effettuate analisi di sensibilità univariate e multivariate per comprendere la solidità dei
risultati.
Risultati:
a) Il 20% di veri positivi su cento positivi alla PCR ridimensiona in modo drastico
l’entità dell’epidemia portata avanti da OMS-CDC;
b) Ancora più importante: non esiste la propagandata rapida e temibile diffusione del
virus che, peraltro, non dà problemi quod vitam in circa il 95% delle persone
sintomatiche.
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DI SEGUITO L’ESTRATTO DELLO STUDIO JOHANSSON-DOYON PUBBLICATO NEL
2017:
Abstract
While a good number of studies have demonstrated that modern, man-made ambient
electromagnetic fields can have both stimulatory and inhibitory effect on immune
system function, the precise mechanisms have yet to be completely elucidated. It is
hypothesized here that, depending on the parameters, one of the means by which
long-term electromagnetic field exposure has the potential to eventually lead to
immunosuppression is via downstream inhibition of the enzyme calcineurin — a
protein phosphatase, which activates the T-cells of the immune system and can be
blocked by pharmaceutical agents.
Frequent anecdotal reports, as well as a number of scientific studies, have shown that
electromagnetic field exposures may indeed produce the same effect: a weakened
immune system leading to an increase in the same or similar opportunistic infections:
i.e., fungal, viral, atypical bacterial, and parasitic infections.
Graphical abstract
TRADUZIONE:
Mentre un buon numero di studi ha dimostrato che i moderni campi elettromagnetici
ambientali creati dall'uomo possono avere sia effetti stimolatori che inibitori sulla
funzione del sistema immunitario, i meccanismi precisi devono ancora essere
completamente chiariti. Si ipotizza qui che, a seconda dei parametri, uno dei mezzi
con cui l'esposizione a lungo termine del campo elettromagnetico abbia il potenziale
per condurre alla fine all'immunosoppressione è attraverso l'inibizione a valle
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dell'enzima calcineurina - una fosfatasi proteica, che attiva le cellule T del sistema
immunitario e può essere bloccato da agenti farmaceutici.
Frequenti rapporti aneddotici, nonché una serie di studi scientifici, hanno dimostrato
che le esposizioni al campo elettromagnetico possono effettivamente produrre lo
stesso effetto: un sistema immunitario indebolito che porta ad un aumento delle
stesse o opportune infezioni opportunistiche: cioè fungine, virali, batteriche atipiche e
infezioni parassitarie.
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Randomized Controlled Trial Clin Infect Dis, 54 (12), 1778-83 Jun 2012
Benjamin J Cowling 1, Vicky J Fang, Hiroshi Nishiura, Kwok-Hung Chan, Sophia Ng,
Dennis K M Ip, Susan S Chiu, Gabriel M Leung, J S Malik Peiris
Affiliations expand
PMID: 22423139 PMCID: PMC3404712 DOI: 10.1093/cid/cis307
Abstract
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We randomized 115 children to trivalent inactivated influenza vaccine (TIV) or
placebo. Over the following 9 months, TIV recipients had an increased risk of
virologically-confirmed non-influenza infections (relative risk: 4.40; 95% confidence
interval: 1.31-14.8). Being protected against influenza, TIV recipients may lack
temporary non-specific immunity that protected against other respiratory viruses.
Qui lo studio: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/22423139/
Traduzione:
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Abstract
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Conclusions: Receipt of influenza vaccination was not associated with virus
interference among our population. Examining virus interference by specific
respiratory viruses showed mixed results. Vaccine derived virus interference was
significantly associated with coronavirus. and human metapneumovirus;
however, significant protection with vaccination was associated not only with most
influenza viruses, but also parainfluenza, RSV, and non-influenza virus coinfections.
Keywords: Department of Defense; Influenza vaccine; Respiratory illness; Virus
interference.
Traduzione:
Abstract:
Risultati:
Abbiamo confrontato lo stato di vaccinazione di 2880 persone con virus respiratori non
influenzali con 3240 persone con risultati pan-negativi. Confrontando i pazienti
vaccinati con quelli non vaccinati, il rapporto di probabilità aggiustato per i virus non
influenzali era 0,97 (intervallo di confidenza al 95% (CI): 0,86, 1,09; p = 0,60).
Inoltre, lo stato di vaccinazione di 3349 casi di influenza è stato confrontato con tre
diversi gruppi di controllo: tutti i controlli (N = 6120), i controlli positivi non influenzali
(N = 2880) e i controlli pan-negativi (N = 3240). Gli OR rettificati per i confronti tra i
tre gruppi di controllo non sono variati molto (intervallo: 0,46-0,51).
Conclusioni:
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alla maggior parte dei virus influenzali, ma anche alle co-infezioni da parainfluenza,
RSV e virus non influenzali.
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Fonte:
http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2019/05/15/allarme-
rosso-infezioni-ospedaliere-49-mila-morti-lanno_41a0e9c5-8f5d-4373-acda-
4f46014f9dd0.html
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Tenuto conto della decisione assunta dalla CTS dell'AIFA nelle riunioni dell'11, 12, 13
marzo 2020 - stralcio verbale n. 20;
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Determina:
Art. 1
Il medicinale interferone beta 1 a e' incluso ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-
legge 21 ottobre 1996, n. 536, convertito dalla legge 23 dicembre 1996, n. 648,
nell'elenco istituito col provvedimento della Commissione unica del farmaco, per
l'indicazione di cui all'art. 2.
Piano terapeutico
Nel corso del trattamento con il medicinale devono essere monitorati i tempi di
estubazione e la mortalita'.
Determina:
Art. 1
L'impiego di tali farmaci e' riferito al trattamento e non alla profilassi per il COVID-19.
Idrossiclorochina solfato cpr: 200 mg per 2 volte die (se associata ad antivirale).
Idrossiclorochina solfato cpr: 400 mg 2 volte die il 1° giorno; dal 2° giorno 200 mg
per 2 volte die (se somministrata in monoterapia)
Darunavir cpr: 800 mg per 1 volta die + Ritonavir cpr: 100 mg 1 volta die.
Darunavir sospensione orale (100 mg/ml) 8 ml per 1 volta die + ritonavir soluzione
orale (80 mg/ml) 1,2 ml per 1 volta die.
Schema terapeutico
Lopinavir/Ritonavir o
Darunavir/Cobicistat o
Darunavir + Ritonavir o
Idrossiclorochina (o Clorochina)
”Per una settimana ai malati di coronavirus è stato dato un farmaco (l'interferone beta
1) dal servizio sanitario nazionale (SSN) italiano che si è rivelato "incompatibile"
con il loro stato di salute e che potrebbe anche avere causato danni non lievi al
gruppo di pazienti a cui è stato somministrato. Lo scrive Franco Bechis sul
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Tempo di oggi. L'autorizzazione e la revoca sono atti pubblici, entrambi pubblicati sulla
Gazzetta ufficiale come determine dell'Agenzia del farmaco. La prima è del 17 marzo e
stabilisce che l'interferone beta 1 «è erogabile a totale carico del Servizio
sanitario nazionale come terapia di supporto dei pazienti affetti da infezione
da Sars-CoV2 (COVID -19), nel rispetto delle condizioni per esso indicate
nell' allegato 1 che fa parte integrante della presente determina». Gli effetti
eccoli spiegati: "svenimento,. Convulsioni, disturbi depressivi, anche gravi con
ideazione suicida ria, aritmie, angina, ipertensione arteriosa, insufficienza cardiaca e
addirittura difficoltà respiratorie".
Otto giorni dopo - il 25 marzo 2020 - sulla Gazzetta Ufficiale viene pubblicata una
nuova determina Aifa che revoca la decisione precedente, che sarebbe dovuta durare
tre mesi, spiegando solo che la commissione tecnico scientifica dell'Agenzia del
farmaco, in una sua riunione tenutasi il 24 marzo «ha ritenuto opportuno revocare
tale inserimento per problemi di incompatibilità della formulazione
disponibile rispetto all' uso proposto». ‘L'unica è sperare", scrive Bechis, "che
questo incredibile infortunio dell'agenzia non abbia indotto in analogo errore qualche
ospedale o medico che si è fidato del'Aifa seguendo le istruzioni fornite’”.
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Infine, ci si interroga sull’attendiblità dei tamponi, utlizzati
sul territorio italiano, alla luce di quanto rivelato in un
articolo del Telegraph:
“Lo sforzo del governo britannico per accelerare i test sul coronavirus di
massa, ha subìto un colpo, dopo che i test per accertare la positività al
coronavirus, i componenti chiave ordinati dall’estero sono stati scoperti per
essere contaminati dal coronavirus”: così rivelava un’articolo del Telegraph del
30 marzo 2020.
Qual è la ditta estera che fornisce i test già contaminati e proprio da coronavirus?
Telegraph: “Uno dei fornitori – la società lussemburghese Eurofins – ha inviato una
e-mail lunedì mattina ai laboratori governativi nel Regno Unito, avvertendo che una
consegna di componenti chiave chiamati “sonde e primer” era stata contaminata
con coronavirus e sarebbe stata ritardata. La ditta ha ammesso che c’era stato un
“problema” e ha insistito sul fatto che altri fornitori privati avevano subito lo stesso
inconveniente.
Una breve ricerca – ed ecco che si apprende che, nel gennaio 2018, Eurofins North
America ha acquistato il laboratorio di analisi nutrizionali Craft Technologies, un
laboratorio che fornirà ad Eurofins “dai campioni biologici ai tessuti” e “test clinici”.
Craft Technologies è stata finanziata nel 2015 dalla Melinda e Bill Gates
Foundation con 844.395 dollari per elaborare “metodi di prova e di raccolta blood
spot finger sticks” – insomma test a bastoncino – come quelli usati a tappeto
attualmente in Italia.
Fonte: https://www.nutraingredients-usa.com/Article/2018/01/17/Eurofins-North-
America-purchases-contract-analytical-lab-Craft-Technologies
Bill e Melinda Gates hanno voce in capitolo in Eurofins – Possiamo ancora credere
che la contaminazione dei test di Eurofins Lussemburgo sia stata accidentale?
https://www.contractpharma.com/contents/view_breaking-news/2020-03-
30/eurofins-launches-coronavirus-testing-solutions/
Alla conferenza della non-profit TED2010 del 9 febbraio 2012, dal titolo
Innovating to zero! Bill Gates si pronuncia con queste parole:
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COMMISSIONE RODOTA’: “Illegittimo l’obbligo di indossare le
mascherine”.
https://www.laleggepertutti.it/425982_illegittimo-lobbligo-di-indossare-le-
mascherine?fbclid=IwAR2rMyUKpBM3cf6xYy4U28a_2daV3Cgp6dMaX13ePuEvlNFuUES
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Uno studio ritiene incostituzionali le misure restrittive adottate dal Presidente del
Consiglio Giuseppe Conte: i Dpcm sono in contrasto con la Costituzione.
Si ricorderà sicuramente che, in una sentenza dello scorso 29 luglio, il Giudice di pace
di Frosinone aveva decretato l’illegittimità di una multa per la violazione delle regole
del lockdown. Questo perché, a suo dire, i Dpcm del presidente Conte violerebbero la
cosiddetta “gerarchia delle fonti del diritto”: si tratterebbe cioè di norme di carattere
amministrativo che andrebbero a derogare quelle di rango costituzionale (leggi a
riguardo “Dpcm incostituzionali“).
I più esperti nel campo avevano subito argomentato: «Si tratta solo del parere di un
giudice di pace, che non vale neanche come precedente». Come dire: una rondine non
fa primavera. Almeno per i negazionisti.
Ora, però, arriva un parere ancora più autorevole a sancire che le sanzioni
amministrative inflitte per chi non indossa la mascherine non devono essere pagate
perché illegittime. E se la polizia vuol comunque procedere a irrogare la multa deve
identificarsi a richiesta del cittadino, fornendo i propri dati, cosa che è peraltro un suo
preciso dovere in quanto pubblico ufficiale.
Ed infatti l’articolo 3 del decreto legge n. 6/20 (il primo decreto legge con misure anti-
Covid), dal quale i Dpcm sono poi discesi a raffica, ha giustificato l’adozione di misure
che intaccano le libertà fondamentali. Cosa che solo il Parlamento poteva fare o
quantomeno il Governo con successiva ratifica del Parlamento.
I Dpcm non possono pertanto porsi in contrasto con alcuna norma di legge e
tantomeno con alcuna norma costituzionale anche in caso di emergenza sanitaria.
Insomma, tanto le multe per chi non è restato a casa quanto quelle per chi non
indossa le mascherine sarebbero illegittime.
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di questi provvedimenti: il rischio è di doverne rispondere nel caso in cui tali
provvedimenti vengano giudicati esorbitanti rispetto alla loro natura e finalità.
Conclusioni
Tutto ciò evidenziato, per quanto sia necessario fare tutto il possibile per
salvaguardare la salute della collettività, chi scrive ritiene che il decreto del Presidente
del Consiglio, Dott. Giuseppe Conte (e le conseguenti restrizioni della libertà di
movimento dei cittadini) sia del tutto sproporzionato, rispetto alla reale gravità
dell’infezione virale, giacché sono i numeri e non valutazioni personali a dimostrarlo.
Il Governo e gli altri organismi preposti alla tutela delle salute hanno misconosciuto ed
ignorato le vere cause alla base di episodi para-influenzali con conseguenti patologie
connesse (verbigrazia, polmoniti). Sono eziologie che vanno ricercate altrove (cfr
supra). Rebus sic stantibus, non si giustificano in alcun modo le misure decise, in
quanto, oltre che incostituzionali, sono basate sulla dichiarazione di
INGIUSTIFICATA pandemia che tale non risulta essere per i motivi illustrati e
provati tramite irrefragabile documentazione medico-scientifica (cfr supra).
P.Q. M.
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