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Q(P )
Φ = lim (1)
∆t→0 ∆t
Notiamo che il flusso termico è esprimibile come funzione di una variabile reale, ovvero il tempo. È
possibile quindi applicarne le regole del calcolo differenziale. Con il tendere di ∆t → 0 possiamo
definire un calore infinitesimo sviluppato in questo processo infinitesimo, ovvero sviluppatosi in un
tempo molto breve:
Q̃
L’espressione (1) può quindi essere riscritta nella seguente forma differenziale:
Q̃
Φ= . (2)
dt
Facciamo delle ultime considerazioni sul calore. Anzitutto, l’unità di misura del calore è il Joule,
da indicarsi con [J]; l’unità di misura della potenza è invece il Watt, da indicarsi con il [W ], ove
1[W ] = 1[ Js ]
Infine, la convenzione di segno per i calori è la seguente:
• Q(P ) > 0 Se il sistema fornisce calore al sistema, ovvero se il sistema riceve calore;
• Q(P ) < 0 Se il sistema riceve calore dal sistema, ovvero se il sistema cede calore.
Passiamo ora a definire il lavoro. Con lavoro ci riferiamo al trasferimento di energia associato
all’intervento di forze. Le forze che possono intervenire sono di tre tipo: forze di campo, forze di
superficie e forze interne (ovvero legate allo stato tensionale interno al sistema termodinamico). Lo
scambio di lavoro tramite l’azione di forze tra sistema termodinamico ed ambiente esterno prevede
due effetti sul sistema termodinamico:
Abbiamo detto che anche il lavoro è una grandezza di processo, ovvero una azione. Come per il
calore, anche per il lavoro è possibile definire una grandezza che esprime il lavoro scambiato per unità
di tempo: potenza.
L(P )
W = lim (3)
∆t→0 ∆t
1
L̃.
Anche per la potenza è possibile ricavare una forma differenziale:
L̃
W = . (4)
dt
L’unità di misura del lavoro è il Joule, da indicarsi con [J]; l’unità di misura della potenza è invece in
Watt, da indicarsi con [W ]. Per passare da [J] a [W ] vale la conversione prima descritta per il calore.
Infine, per il lavoro adotteremo la seguente convenzione per l’uso dei segni:
• L(P ) < 0 Se il lavoro è compiuto dall’ambiente sul sistema, ovvero se il sistema subisce lavoro;
• L(P ) > 0 Se il lavoro è compiuto dal sistema sull’ambiente, ovvero se il sistema compie lavoro.
Ovvero, la somma dei lavori (o delle potenze) associate alle due forze è nulla.
Tale relazione non è valida solo per forze superficiali, ma anche per forze di campo, o forze a distanza,
quale ad esempio il campo gravitazionale terrestre. Vale anche qui:
D D
FE/S + FS/E =0
LD D
E/S (P ) + LS/E (P ) = 0
D D
WE/S (t) + WS/E (t) = 0
LD
S/E (P ) = −∆Ep (8)
D dEp
WS/E (t) = − (9)
dt
Notiamo appunto che si tratta di un lavoro compiuto dal sistema verso l’esterno (S/E).Discutiamo
infine le forze interne, e vediamone i lavori associati.
Supponiamo di avere un sistema termodinamico S . Se fatto di particelle, tale sistema risente
di tensioni interne che, tuttavia, si equilibrano tra di loro, rendendo il sistema stabile (si pensi ad
2
un materiale generico, le cui tensioni interne si annullano a vicenda per garantire al materiale stesso
equilibrio, altrimenti avremmo deformazioni ingiustificate). Vale quindi dire:
X
τi dAi = 0
#»
Fi = 0
τ = τN + τT (10)
Li (P ) = LN T
i (P ) + Li (P ) (11)
Il contributo tangenziale è dovuto all’attrito. Supponiamo, solo per ora, che esso sia trascurabile, in
modo da avere una espressione per il solo contributo normale.
Si consideri una superficie dA infinitesima sul contorno S . Il lavoro esercitato dalle forze interne, che
ricordiamo essere solo uguale al contributo normale, sarà proporzionale allo spostamento del punto
di applicazione della tensione. Tale tensione τ può essere vista come la pressione interna esercitata
dal materiale sul bordo:
#»
Z
N
Li (P ) = Li (P ) = pi #»
n · ∆s dS
S
Ovvero, il lavoro totale delle forze interne sarà uguale al lavoro delle tensioni normali agenti sulla
superficie che delimita il sistema, integrata su tutta la superficie S . Ricordando la definizione di
potenza, possiamo scrivere:
Z
N
Wi (t) = Wi (t) = pi #»
n · #»
v dS (12)
S
Ricordandoci della ipotesi fatta all’inizio, ovvero di corpi omogenei, allora possiamo dire che la
pressione è omogenea all’interno del corpo, estraendola quindi dall’integrale.
Z
N
Wi (t) = Wi (t) = pi #»
n · #»
v dS
S
Lasciamo questo un attimo da parte e definiamo una nuova grandezza, ovvero la velocità di variazione
del volume, esprimibile come: Z
dV #»
= n · #»
v dS (13)
dt S
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Possiamo quindi notare la similitudine tra l’integrale della (12) e la (13), arrivando a definire la potenza
interna lineare (nelle ipotesi di corpo omogeneo e lineare, ovvero effetti tangenziali trascurabili):
dV
WiN (t) = pi (14)
dt
ove V è funzione del tempo. Se la funzione V = V (t) non presenta singolarità si può passare
dall’integrale nel dominio del tempo all’integrale nel dominio della trasformazione. Ciò che si ottiene
è la seguente espressione: Z
LN
i (P ) = pi dV (15)
Γ
Ricordiamo che tutta questa trattazione è valida nelle ipotesi di corpo (o anche fluido) omogeneo
(ipotesi di pressione costante) e lineare (ipotesi di effetti tangenziali trascurabili). Priviamoci di que-
st’ultimo vincolo, ovvero consideriamo solamente un corpo omogeneo. Il lavoro interno tangenziale
è il lavoro delle forze di attrito,che dissipano lavoro utile. Per questo il loro contributo è > 0, e quindi
si arriva ad ottenere:
LTi (P ) = Latt (P ) > 0
Concludiamo quindi la formulazione del lavoro delle forze interne con le due seguenti espressioni:
Z
N T
Li (P ) = Li (P ) + Li (P ) = pi dV − Latt (P ) (16)
Γ
dV
Wi (t) = WiN (t) + WiT (t) = pi − Watt (t) (17)
dt
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Per il principio di azione e reazione, possiamo riscrivere la potenza associata alle forze di superficie:
S S
WE/S (t) = −WS/E (t)
S dEc dEp
WE/S (t) + + − Wi (t) = 0.
dt dt
Dalla (17) ci è nota l’espressione della potenza delle forze interne. Ciò che otteniamo diventa quindi:
S dEc dEp
WE/S (t) + + − WiN (t) + WiT (t) = 0
dt dt
S
Possiamo in ultima analisi definire WS/E (t). Considerando, ad esempio, un sistema cilindro-pistone,
la potenza erogata dal sistema verso l’ambiente prende il nome di potenza tecnica, poiché è una
potenza utilizzabile, che si può sfruttare. Bisogna tuttavia considerare anche un contributo dovuto ad
una eventuale deformazione del sistema stesso (fenomeno che in realtà non accade, non si realizzano
sistemi meccanici che si deformino nel tempo).
S
WS/E (t) = Wt (t) + WO (t) (19)
LSS/E (P ) = Lt (P ) + LO (P ). (20)
In conclusione, riportiamo di seguito l’equazione cinetica per i sistemi chiusi, prima in forma
potenza e poi in forma lavoro:
dEp dV dEc
Wt (t) + WO (t) + Wa tt(t) + −p+ =0 (21)
dt dt Z dt
Lt (P ) + LO (P ) + La tt(P ) + ∆Ep + ∆Ec − pdV = 0. (22)
Γ