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Zeus chiede ad Atena di proteggere Telemaco e lo riferisce a Ermes. Odisseo deve ripartire dall’isola e
Calipso sta protestando contro il volere degli dei, ma sa che non può sottrarsi al volere di Zeus e quindi a
malincuore accetta la sua partenza. Ermes, accolto il messaggio del capo degli dei, indossa i suoi sandali
d’oro, prende la verga velata su cui ci sono due serpentelli e si dirige verso l’isola di Ogigia. Ulisse, intanto è
pronto a partire, ma passa l’ultima notte in compagnia di Calipso e la mattina comincia a costruire la
zattera, che finisce dopo quattro giorni, per mettersi in mare verso Scheria, guidato dalle stelle. Odisseo,
sapeva che gli dei lo avrebbero tormentato durante il viaggio, e aveva ragione, perché al diciottesimo
giorno, già vicino alla terra ferma, Poseidone, vedendo la zattera, comincia a scatenare delle tempeste.
Ulisse viene buttato in mare varie volte. In suo soccorso interviene una divinità buona del mare, e gli
propone di spogliarsi e buttarsi in mare per nuotare verso Scheria con un velo che li avrebbe sostenuto in
mare. Odisseo, pensando che sia un altro inganno, non lo ascolta ma, appena viene di nuovo buttato in
mare da un’altra onda, decide di fare come gli ha proposto: prende il velo e comincia a nuotare verso la
terra dei Feaci, dove arriva dopo quattro giorni. Arrivato sulla terra ferma, si reca verso il bosco in cerca di
riparo per la notte e Atena lo fa addormentare per farlo riposare dal lungo viaggio.

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