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Equazioni idrodinamiche
Il valore medio della velocità, che rappresenta la velocità di flusso del sistema,
è dato da:
Z
1
hvi = u = dv vf (3.4)
n
21
22 CAPITOLO 3. EQUAZIONI IDRODINAMICHE
e quindi
Pij = nm hvi vj i − nmui uj . (3.8)
Quindi l’equazione del momento al prim’ordine può essere riscritta nella forma:
∂ ρ
(ρuj ) + ∇ · (ρuuj ) = − (∇ · P)j + Fj (3.9)
∂t m
dove P =Pij êi êj è la diade che rappresenta il tensore di pressione. Espandendo
il primo membro e utilizzando l’equazione di continuità si ottiene la forma al-
ternativa: µ ¶
∂uj ρ
ρ + u · ∇uj = − (∇ · P)j + Fj (3.10)
∂t m
e, utilizzando la scrittura vettoriale per riunire le tre componenti:
µ ¶
∂u ρ
ρ + u · ∇u = − (∇ · P) + F (3.11)
∂t m
Infine se il gas è monoatomico e le collisioni binarie sono elastiche, si può
scrivere l’equazione di conservazione per il momento del second’ordine con χ =
(1/2)m |v − u|2 che, con operazioni algebriche analoghe a quelle ora viste, di-
venta:
∂
(ρ ) + ∇ · (ρ u) = −∇ · q − P : K (3.12)
∂t
dove
1D 2
E
= |v − u| (3.13)
2
è l’energia interna per unità di massa,
1 D E
q = ρ (v − u) |v − u|2 (3.14)
2
3.2. EQUAZIONI IDRODINAMICHE 23
dove le varie grandezze sono già state precedentemente definite. Possiamo ora
calcolare i momenti delle varie grandezze con questa forma della funzione di
distribuzione. Iniziamo dal tensore di pressione:
µ ¶3/2 Z µ ¶
m mU2
Pij = mn dU Ui Uj exp − (3.18)
2πkB T 2kB T
24 CAPITOLO 3. EQUAZIONI IDRODINAMICHE
dove si usa l’espressione U per la deviazione delle velocità rispetto alla velocità
media u
U=v−u.
L’integrando è dispari per i 6= j, e quindi si annulla se esteso da −∞ a +∞,
mentre è pari per i = j ed è uguale per tuttte le componenti; dalla (3.18) si
ricava facilmente che
Pij = pδ ij = nkB T δ ij . (3.19)
Dalla (3.14) si ottiene inoltre che il flusso di energia comporta un integrando
dispari, per cui:
q=0. (3.20)
Infine l’energia (3.13) diventa:
3 kB T
= (3.21)
2 m
e il termine prodotto di diadi:
µ ¶
1 ∂ui ∂uj
P : K = pδ ij + = p∇ · u . (3.22)
2 ∂xj ∂xi
assumendo che la funzione f tenda alla maxwelliana f (0) nel tempo caratteristico
τ . Questa espressione prende il nome di equazione di Bhatnagar, Gross & Krook
(equazione BGK, 1954) e viene spesso usata per studiare i fenomeni di trasporto
in prima approssimazione. Una formulazioni più completa, estesa a sviluppi ad
ordine superiore, è stata sviluppata precedentemente da Chapman e Enskog
(1917).
Rimanendo nei limiti dell’equazione BGK, possiamo fare alcune consider-
azioni fenomenologiche molto utili. Partiamo dal considerare un sistema con
forti gradienti; in tal caso è il termine v · ∇x a produrre la massima deviazione
dalla maxwelliana, per cui si può porre:
e analogamente per ∂f (0) /∂x. Calcolando queste espressioni nella (3.32) con
f (0) dato dalla maxwelliana, si deriva:
∙ µ ¶ µ ¶¸
1 m 5 m 1
g = −τ ∇x T · U U2 − + Ui Uj êi êj − δ ij U2 êi êj
K: .
T 2kB T 2 kB T 3
(3.34)
Questa espressione per la deviazione dalla distribuzione maxwelliana con-
ferma le ipotesi iniziali, cioè che essa dipende essenzialmente dai gradienti delle
quantità fisiche macroscopiche, temperatura e velocità (attraverso K). Inoltre
è proporzionale al tempo di collisione: se le collisioni sono rare, τ grande, g
risulta maggiore; se sono frequenti, τ piccolo, la deviazione dalla maxwelliana è
minore.
Con questa espressione per g è possibile quindi ricavare le grandezze fisiche
macroscopiche che erano state calcolate all’ordine zero nel precedente paragrafo.
Per il flusso di energia si ottiene con opportuna algebra:
Z
ρ
q= dU UU2 g = −K∇T (3.35)
2n
2
5 kB T
K=τn (3.36)
2 m
che mostra appunto come il termine corrisponda effettivamente a trasporto di
energia termica, con il fattore moltiplicativo K avente la funzione di coefficiente
di conducibilità termica.
Per il tensore di pressione si calcola:
dove Z
Πij = m dU Ui Uj g (3.38)
che risulta essere un tensore a traccia nulla (Πii = 0 con somma sugli indici), e
ha non nulli i termini non diagonali. Infine si ricava:
µ ¶
1
Πij = −2η Kij − δ ij ∇ · u (3.39)
3
con
η = τ nkB T . (3.40)
Questo termine di pressione non-diagonale permette una trasferimento di mo-
mento fra strati fluidi, come vedremo più avanti, e il coefficiente η può essere
quindi inteso come un coefficiente di viscosità.
Va notato al proposito che i coefficienti di conducibilità termica e viscosità
ricavati dall’equazione cinetica di Boltzmann sono in ottimo accordo con i dati
sperimentali sui fluidi reali ottenuti in laboratorio.
si ottiene:
µ ¶ ∙ ¸
∂ 1 2
ρ + u · ∇ = ∇ · (K∇T ) − p∇ · u−2η K : K− (∇ · u) . (3.42)
∂t 3
Alcuni termini sono nella maggior parte dei casi trascurabili: precisamente i ter-
mini viscosi che contengono variazioni spaziali di ∇ · u nella (3.41) e il terzo ter-
mine del secondo membro della (3.42) corrispondente alla produzione di calore
per dissipazione viscosa. Pertanto il sistema delle equazioni idrodinamiche con
termini di trasporto, scrivendo f in luogo di F/m a indicare la forza per unità
di massa, risulta:
∂ρ
+ ∇ · (ρu) = 0 (3.43)
∂t
28 CAPITOLO 3. EQUAZIONI IDRODINAMICHE
∂u 1 η
+ u · ∇u = − ∇p + ∇2 u + f (3.44)
∂t ρ ρ
µ ¶
∂
ρ + u · ∇ = ∇ · (K∇T ) − p∇ · u (3.45)
∂t
e va sotto il nome di sistema di equazioni idrodinamiche per fluidi viscosi.
L’equazione del moto (3.44) è indicata comunemente come equazione di Navier-
Stokes. Se i coefficienti K e η e la forza f sono dati, le variabili scalari indipen-
denti del problema sono 5, cioè 3 componenti di u e 2 tra ρ, p, T, , come
comportato dalle definizioni (3.3), (3.19), (3.21). Anche le equazioni scalari
idrodinamiche sono 5, per cui il sistema è chiuso e risolubile consistentemente.
Le principali ipotesi che hanno permesso di ottenere un sistema risolubile
sono: l’indipendenza di ∇ · u e η dalle variabili spaziali e la trascurabilità della
produzione di calore da parte delle dissipazioni viscose. Si tratta di ipotesi
normalmente ben verificate sperimentalmente nei casi di interesse astrofisico
che per lo più coinvolgono fluidi a bassa densità in cui il cammino libero medio
tra collisioni è breve rispetto alle scale tipiche del sistema, ma le collisioni sono
essenzialmente di tipo binario.
Per il caso di fluidi ad alta densità la situazione non è di fatto sostanzial-
mente differente purché gli urti che mantengono il sistema coerente conservino
l’energia e il momento; infatti nel prossimo capitolo vedremo come sia possi-
bile derivare delle equazioni macroscopiche per sistemi continui e come queste
equazioni coincidano in effetti con quelle ora ricavate a partire dall’equazione di
Boltzmann per sistemi non continui resi coerenti da collisioni binarie.
∇ · g = −4πGρmat (3.46)
3.5. EQUAZIONE DI BOLTZMANN E SISTEMI STELLARI 29