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IL MONDO CULTURALE

ROMANO
LA ROMANIZZAZIONE
INTEGRAZIONE POLITICA E CULTURALE

• I romani dimostrano una capacità di integrazione


politica e culturale delle popolazione a esse soggette,
sconosciuta agli altri grandi imperi.
Il
termine che si usa per descrivere questo fenomeno è
romanizzazione: cioè l’estensione alle diverse aree
dell’impero le leggi, gli stili di vita, della cultura
romana. La romanizzazione fu l’esito di un processo
storico che ebbe i suoi perni fondamentali
nell’urbanizzazione e nell’estensione del diritto di
cittadinanza; infatti molti nuclei costruttivi tipici di
Roma, come archi di trionfo, acquedotti, fori, terme,
anfiteatri e ville, vennero ripresi in molte altre parti
dell’impero. Un esempio • Arco di trionfo
lo troviamo nell’arco di trionfo di Leptis Magna (203-209 d.C.),
(attuale Libia), costruito ad opera dell’imperatore Leptis Magna,
Settimo Severo. Cirenaica
(attuale Libia)
ARCO DI TRIONFO DI
• STORIA:
FONTE SULLA ROMANIZZAZIONE
MAGNA
L’arco fu eretto nel 203 d.C. a Leptis Magna (città fenicia dell’attuale Libia), in occasione di una visita dell'imperatore
romano Lucio Settimio Severo Augusto (193-211 d.C), fondatore della dinastia severiana, alla sua città natale, per rendere
onore a lui e alla sua famiglia.

• DESCRIZIONE:
Il nucleo della struttura fu costruito in pietra calcarea e poi rivestito in marmo. L’arco ha una struttura quadrifronte:
è costituito da quattro imponenti pilastri che sorreggono una copertura a cupola. Ciascuna delle quattro facciate esterne dei
pilastri era affiancata da due colonne corinzie, tra le quali erano scolpite decorazioni in rilievo rappresentanti le saldissime
virtù e le grandi imprese dell'epoca dei Severi. Nel punto di intersezione tra la cupola e i pilastri si possono notare delle aquile
con le ali piegate, simbolo della Roma imperiale. Sopra le colonne si trovano due bei pannelli che riproducono nei dettagli
processioni trionfali, riti sacrificali e lo stesso Settimio Severo che tiene per mano il figlio Caracalla. Sulla facciata interna
delle colonne sono riportate scene di campagne militari, cerimonie religiose e immagine della famiglia dell'imperatore.

Leptis
Magna
• Settimio Severo, Giulia Domna, sua moglie e i loro due figli sono rappresentati in una serie di scene
tipiche di trionfi, sacrifici, con teste-ritratto ottimamente conservate. Particolarmente notevole è un
rilievo di questo arco nel quale l'imperatore è rappresentato come divinità centrale di una triade
olimpica: Minerva è alla sua destra e Giunone, con lineamenti e acconciatura dei capelli simili a
quelli di Giulia Domna, alla sua sinistra.
• A differenza degli altri archi delle province d'Africa è riccamente ornato di fregi figurati, mentre il
partito architettonico rientra nei modelli che si ritrovano in altre città africane.
• L'opera che oggi tutti possono vedere è in realtà una semi-fedele ricostruzione dell'antico
monumento, al pieno recupero del quale gli archeologi stanno tuttora lavorando.

Septimius
Severo
ARCHI DI TRIONFO
• L’arco di trionfo è una costruzione con la forma di una monumentale porta ad arco, solitamente
costruita per celebrare una vittoria in guerra, in auge presso le culture antiche.
• Si tratta di una struttura semplice ma potente, formata da due piloni laterali che sostengono una
trabeazione laterale e delimitano un passaggio coperto con una volta. L’arco aveva una forte
funzione simbolica: celebrava non solo la grandezza dell’ impero, ma anche la potenza di Roma
• ARCHI DI TRIONFO ETA’ SEVERIANA:
La monumentalità e la ricchezza decorativa caratterizzano gli archi
trionfali di Settimo Severo -- arco trionfale a Roma, il più antico rimasto a Roma,
costruito tra il 202-203 d.C., situato nel Foro, dedicato a una vittoria partica. L'arco,
alto 23 metri, largo 25 e profondo 11,85, è costruito in opera quadrata di marmo, con i
tre fornici inquadrati sul lato frontale da colonne sporgenti di ordine composito, su alti
plinti, scolpiti con Vittorie.

Arco di
Settimio Foro
Severo a Romano
Roma
LE DUE LINGUE DELL’IMPERO:
UN IMPERO BILINGUE
• Nell’impero non ebbe luogo un’unificazione
della lingua corrispondente all’unificazione
politica avvenuta fra Occidente e Oriente.
• IL GRECO: la lingua dominante in Oriente;
utilizzata dai romani come lingua di
diplomazia per avere rapporti con l’Oriente;
patrimonio dell’ intellettuale.
• IL LATINO: grande diffusione nelle
provincie occidentali; in Oriente rimane
soltanto una lingua usta dall’esercito e per
l’amministrazione della giustizia. Utilizzato
in genere nelle classi colte, ma anche per
scrivere gli editti le leggi e doveva
conoscerlo chiunque aveva rapportino l’
imperatore.
• Nel secondo secolo avviene il massimo
sviluppo della cultura greca sia a Roma sia in
tutto l’impero, mentre nel tardo impero
avviene un processo di regressione della
cultura greca.
Pagina del Vangelo scritta in greco Inizio del Vangelo secondo
antico si presume dal primo secolo in Marco scritto in latino poco
poi. (papiro 46) doppio 70d.C.
IL PERCORSO EDUCATIVO
• L’influenza greca fu determinante in ogni settore della vita culturale. Anche il sistema formativo
imperiale fu modellato su quello ellenistico, che prevedeva un curriculum ristudi basato su sette
discipline, o arti liberali: grammatica, geometria, aritmetica, astronomia, musica, retorica, filosofia.
Queste materie costituivano l’enciclopedia, cioè la cultura complessiva, dell’epoca. La retorica e la
filosofia costituivano il culmine del percorso educativo dei giovani dei ceti dirigenti, ai quali
l’oratoria apriva la strada verso il percorso come avvocato e anche verso le magistrature e la vita
politica.

-Grammatica -Astronomia
-Geometria -Musica
-Aritmetica -Retorica
-Filosofia

Un magister romano con tre allievi. Bassorilievo


rinvenuto a Neumagen-Dhron, presso Treviri.
NATURALIS HISTORIA
FONTE SULL’ISTRUZIONE ROMANA
La Naturalis Historia (dal latino, "Osservazione della
natura") è un trattato naturalistico in forma enciclopedica
scritto da Plinio il Vecchio.
Nella forma giunta sino a noi, la Historia è costituita da 37
libri, il primo dei quali comprende una prefazione e un
indice, nonché una lista di fonti che inizialmente
precedeva ciascuno dei libri.
Sembra che Plinio abbia pubblicato i primi dieci libri nel
77 e si sarebbe preoccupato di rivedere e ampliare il resto
durante i restanti due anni della sua vita. La sua opera fu
probabilmente pubblicata con scarsa o nessuna revisione
da parte del nipote, Plinio il Giovane. Il Giovane definisce
lo scritto "un'opera erudita e piena di materiale, e tanto
variegata, come la stessa natura".
La mancanza di una revisione finale può spiegare
parzialmente le molte ripetizioni, alcune contraddizioni,
gli errori nei passi trascritti dagli autori greci e
l'inserimento di note a margine in pagine non corrette del
testo.
Naturalis historia XXXIII, 1-7 e 95-100

L’estrazione dei metalli preziosi


Con il libro XXXIII si apre l’ultima sezione della Naturalis historia, dedicata al regno minerale. Il libro è dedicato, in
particolare, ai minerali preziosi, oro ed argento. Il tema fornisce a Plinio il pre- testo per lunghe tirate moralistiche
sulla brama di gioielli e di oggetti preziosi. Nel primo passo che proponiamo Plinio condanna l’attività estrattiva
dell’oro, che porta l’uomo a cercare il metallo pre- zioso nelle viscere della terra. Il secondo passo riguarda
l’estrazione dell’argento.

Ora dobbiamo parlare delle miniere d’argento, la seconda follia. Si trova solo nei pozzi e non dà segni della sua
presenza, perché non ci sono, come nel caso dell’oro, pagliuzze scintillanti. Il materiale è ora rosso ora cenere. Non si
può fondere altro che insieme al piombo nero o alla vena di piombo, detta galena 7, che si trova spesso accanto alle
vene d’argento. Nel trattamento col fuoco una parte precipita in piombo, mentre l’argento galleggia in superficie come
l’olio sull’acqua. Si trova in quasi tutte le province, ma il migliore è in Spagna, in terreno sterile e anche sulle
montagne: dove si è scoperta una vena, non lontano se ne trova un’altra. Questo avviene per tutti i metalli, e perciò
appunto i Greci li hanno chiamati così8. È prodigioso che ancora oggi in Spagna sono attivi i pozzi aperti da Annibale 9.
Prendono il nome dagli scopritori: quello che oggi si chiama Bebelone 10 forniva ad Annibale trecento libbre al giorno.
La montagna è ormai scavata per 1500 passi e per questa distanza gli Aqui- tani 11, lavorando in piedi notte e giorno,
con turni stabiliti dalle lucerne, fanno defluire l’acqua creando un canale. Una vena d’argento scoperta in superficie si
chiama “crudaria”. Gli antichi smettevano di scavare quando trovavano l’allume, e non cercavano più oltre. Poco fa
però una vena di rame trovata sotto l’allume ha reso illimitate le speranze. L’odore delle miniere d’argento è dannoso
per tutti gli animali, ma soprattutto per i cani. L’oro e l’argento sono tanto più belli quanto più sono morbidi. I più si
meravigliano che le linee tracciate con l’argento siano nere.

7. galena: è il solfuro piomboso.


8. perciò... così: metalla come met’álla, “uno dopo l’altro”.
9. ancora oggi... da Annibale: negli anni precedenti la II guerra punica Annibale comandava le truppe cartaginesi in Spagna.
10. Bebelone: nella Spagna Tarragonese, presso Castulone.
11. gli Aquitani: popolazione gallica.
LA RELIGIONE ROMANA

Nell'Impero Romano coesistevano molte religioni, importate dall' Oriente(fenomeno chiamato


sincretismo), perciò l'imperatore mirava a recuperare le antiche tradizioni dell'Impero.
Per questo venne introdotto un nuovo elemento che presto si radicò tra il popolo romano: l'adorazione
dell'Imperatore. (Apoteosi: missione dell'Imperatore fra gli dei).
Religioni presenti:
CULTI ORIENTALI: Dionisio, Cibele, Mitra.
GIUDAISMO: basato sull'interpretazione letterale della Bibbia e sull'osservanza scrupolosa delle leggi.
CRISTIANESIMO: si contrappone al Giudaismo, perché' in quo coesistevano molte religioni,
importate dall' Oriente.
IL CRISTIANESIMO E L’IMPERO ROMANO
Fra il mondo romano ed il cristianesimo è esistito un forte conflitto.
Il Cristianesimo predicava la fine del mondo, con la sua esteriorità, il suo sfarzo e la sua magnificenza
ed annunciava l’arrivo di un regno in cui i primi sarebbero stati gli ultimi ed i poveri, gli oppressi, gli
umili avrebbero ottenuto un degno riconoscimento, mentre i superbi, i ricchi, i potenti sarebbero stati
schiacciati. Per questo motivo di fronte all’Impero Romano, i Cristiani erano considerati dei
sovversivi , molto pericolosi che bisognava combattere e sterminare. Non solo erano accusati di
empietà e di ateismo perché adoravano un Dio diverso ed invisibile al posto degli idoli pagani, ma
anche di mancanza di rispetto e di sottomissione all’Imperatore che essi si rifiutavano di venerare
come fosse un Dio.
Era quindi logico che gli imperatori si dedicassero con particolare cura alla persecuzione dei Cristiani
e non solo quelli più, «pazzi» come Nerone, ma anche i più saggi come Traiano, Marco Aurelio e
Diocleziano perché nei Cristiani vedevano un pericolo per l’Impero e per la stessa società romana.
Tuttavia, è proprio durante le persecuzioni che il Cristianesimo si rafforzò e si estese sempre di più.
Nel II e III secolo, un notevole apporto fu dato dalla nascita di una letteratura e di una filosofia
cristiana.
In ambito letterario si ebbero gli apologisti che si dedicarono esclusivamente alla difesa del
Cristianesimo contro i detrattori ed i persecutori, dimostrando l’illogicità e l’iniquità dell’esecuzioni.
Numerosi furono gli apologisti provenienti dall’Africa: Lattanzio, Cipriano, Tertulliano, S. Agostino.
LE PERSECUZIONI
Si sviluppò un atteggiamento di diffidenza e ostilità tra cristiani e le autorità imperiali.
Prima con Nerone e poi con Domiziano si misero in atto atti di repressione senza però
culminare nelle persecuzioni.
Solo nel lll sec dc vi furono manifestazioni di odio anticristiano a livello popolare: una vera
e propria caccia al cristiano nel 177 d.c. sotto Marco Aurelio. A dare adito ad
atteggiamenti ostili e diffidenti nei confronti dei cristiani furono soprattutto numerosi
stereotipi che circolavano tra il popolo; ne sono esempio voci che affermavano che i
cristiani erano mangiatori di bambini, lussuriosi, golosi e incestuosi. Questa ostilità riuscì
ad alimentare la comunità cristiana rafforzando la solidarietà interna, come afferma
Tertulliano uno dei primi e più importanti scrittori cristiani.
TERTULLIANO, APOLOGETICO 1,4
Hanc igitur primam causam apud vos collocamus iniquitatis odii erga nomen Christianorum. Quam
FONTE SULLA RELIGIONE ROMANA
iniquitatem idem titulus et onerat ett revincit, qui videtur excusare ignorantia scilicet. Quid enim
iniquius, quam ut oderint homines quod ignorant, etiam si res meretur odium? Tunc et enim meretur,
cum cognoscitur, an mereatur.

TRADUZIONE:
Questa prima accusa noi contro di voi formuliamo: l'ingiusto odio verso il nome cristiano.
La quale ingiustizia dimostra e aggrava lo stesso titolo che sembra scusarla, vale a dire,
l'ignoranza. Che infatti di più ingiusto, che dagli uomini venga odiato quello che essi
ignorano, pur se la cosa l'odio meriti? Ché allora lo merita, quando viene conosciuto se lo
merita. Trad. di Onorato Tescari.

Nell'esordio Tertulliano mostra che i cristiani sono perseguitati e condannati solo in quanto
tali e non perché colpevoli di un crimine: ne è prova che essi vengono messi in libertà
quando negano di appartenere alla comunità cristiana. Confuta poi le accuse di crimini
segreti, quali incesti e infanticidi, e di delitti manifesti, quali il sacrilegio, la lesa maestà e
l'immoralità, ritorcendoli contro gli stessi accusatori. Lo scrittore esalta poi la vita pura e
innocente delle comunità cristiane, l'amore del prossimo e la fedeltà verso l'imperatore.
Nella conclusione sostiene la superiorità della nuova dottrina di un solo dio creatore e
ordinatore del mondo nei confronti del politeismo e dimostra l'inutilità delle persecuzioni
perché il "sangue dei martiri genera cristiani"
STOICISMO
Lo Stoicismo è una corrente spirituale e filosofica che tende
al raggiungimento della felicità seguendo la propria natura
regolata dalla ragione che domina gli impulsi. Nata intorno
al 300 a.C., da Zenone di Cizio, ha un forte orientamento
etico nella storia del pensiero antico. La dottrina e la
tradizione, collegate a Zenone di Cizio e ai suoi successori, si
radunano nella Stoà Poikìle (Scuola di Atene dove ha studiato
lo stesso Zenone di Cizio).
DIFFUSIONE DELLO STOICISMO A
ROMA
Lo Stoicismo si diffonde a Roma sotto il dominio di Marco Aurelio,
succeduto al padre adottivo Antonino Pio, dal 161 d.C fino alla sua
morte nel 180. Si interessò tantissimo a questa filosofia, ma sopratutto
a quella di Epitteto, che mirava, attraverso la filosofia, al
raggiungimento della saggezza e dell'equilibrio interiore.

Epitteto
MAGGIORI ESPONENTI DURANTE IL
PERIODO ROMANO
I maggiori esponenti dello stoicismo romano sono stati:
• Seneca
Nasce a Cordŏba in Spagna, attorno al 4 a.C. Il padre, Seneca il Vecchio (o Retore),
apparteneva a una ricca famiglia provinciale di rango equestre. Si trasferisce a Roma in
giovanissima età ed è lì che svolge la sua formazione retorica e filosofica presso la
scuola di Papirio Fabiano, retore e filosofo che lo avvia alla filosofia stoica.
 
• Epitteto
Di Epitteto non si sa molto della sua vita perché sono state rinvenute troppe poche
informazioni, visse tra la metà del I e l'inizio del II secolo d.C., essendo contemporaneo
di Plutarco e di Tacito. Era nato a Ierapoli, in Frigia. Oggi Ierapoli è in Turchia e si chiama
Pamukkale.

• Marco Aurelio
Imperatore di Roma dal 161 al 180 d.C. imperatore-filosofo, seguace dello stoicismo,
mette fine al principato adottivo associando al potere il figlio Commodo.

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