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Arciconfraternita della
Misericordia di Firenze
ACLS- STRUMENTI
E DISPOSITIVI PER IL
SOCCORSO AVANZATO
A cura di
Matteo Giachi e Marco Conti
Gruppo Formazione Sanitaria
AVVERTENZA!!!
LE INFORMAZIONI CONTENUTE IN QUESTO OPUSCOLO SONO
PURAMENTE DIVULGATIVE.
SI RICORDA CHE TUTTO QUELLO CHE RIGUARDA LA DIAGNOSI, LA
TERAPIA E LA PROGNOSI È SOLO DI STRETTA PERTINENZA MEDICA.
IL SOCCORRITORE VOLONTARIO NELLA SUA AZIONE NON DOVRÀ
MAI SOSTITUIRSI AL MEDICO IN ALCUNA SITUAZIONE.
Titolo:
ACLS – STRUMENTI E DISPOSITIVI PER IL SOCCORSO AVANZATO
Autori:
Matteo Giachi e Marco Conti
Impaginazione:
Marco Conti
Pubblicazione per esclusivo uso interno all’associazione, non riproducibile, non commercializzabile, non
distribuibile. Ogni diritto è di chi di competenza.
Introduzione ............................................................................................... 5
Capitolo 1
Il supporto vitale avanzato (ALS) con attrezzature specifiche ..................... 7
Aspiratore orotracheale ........................................................................................................................ 8
Ossigenoterapia................................................................................................................................... 11
Capitolo 2
Sindromi coronariche acute e dispositivi per l’elettrocardiografia .............13
Il cuore ................................................................................................................................................. 13
Elettrocardiogramma .......................................................................................................................... 17
Capitolo 3
Accesso venoso periferico e centrale .........................................................23
Cenni di Anatomia del ritorno venoso ................................................................................................ 23
Capitolo 4
I parametri vitali ........................................................................................29
Respiro................................................................................................................................................. 29
A cura di Matteo Giachi e Marco Conti, Gruppo Formazione Sanitaria Misericordia di Firenze 3
Sommario
Capitolo 5
I farmaci nell’emergenza sanitaria .............................................................35
Preparazione di farmaci in fiala ........................................................................................................... 35
Capitolo 6
Igiene e prevenzione nel soccorso .............................................................41
Dispositivi di protezione individuale ................................................................................................... 41
Capitolo7
Problematiche del soccorso in certe situazioni socio-sanitarie...................45
Emergenze psichiatriche ..................................................................................................................... 45
Tossicodipendenza .............................................................................................................................. 46
Alcolismo ............................................................................................................................................. 48
Capitolo 8
Parto spontaneo improvviso ......................................................................51
Come comportarsi ............................................................................................................................... 51
Capitolo 9
Intossicazioni acute....................................................................................55
Criteri generali di valutazione degli intossicati ................................................................................... 56
4
Introduzione
Nel corso degli ultimi anni il “mondo” del volontariato, nell’ambito del soccorso sanitario, è cambiato
notevolmente. Si è passati da una capillare distribuzione di ambulanze con medico a bordo, dell’inizio degli
anni ’90, fino all’attuale situazione che ha visto la nascita delle automediche, lasciando sulle ambulanze i
soli volontari.
Ciò nonostante, anche se non sempre capita di poter eseguire interventi in combinazione con medico
o infermiere del 118, le conoscenze del soccorritore volontario, relative ad apparecchiature e dispositivi
(Monitor, farmaci, ecc), non devono per questo presentare lacune. Anche se raramente, potrà presentarsi
comunque la necessità di assistere un medico e dover esser pronti ad eseguire le sue istruzioni,
preparandogli il materiale richiesto senza troppe esitazioni.
Nell’ACLS rientrano anche tutto un insieme di conoscenze che il soccorritore volontario deve
conoscere, per affrontare autonomamente particolari situazioni come: stati di gravidanza, intossicazioni,
ecc, in cui il soccorso non sia congiunto con personale medico-infermieristico.
A cura di Matteo Giachi e Marco Conti, Gruppo Formazione Sanitaria Misericordia di Firenze 5
Il supporto vitale
avanzato (ALS) con
attrezzature
specifiche
Gli interventi terapeutici che contribuiscono ad una prognosi favorevole dopo l’arresto cardiaco
possono essere riuniti in una catena, la così detta catena della sopravvivenza (Figura 1).
Essa comprende:
BLS. Il BLS è la base del soccorso, è la prima procedura che si attua una volta arrivati sul luogo di
intervento. La sequenza e le modalità previste sono descritte nel capitolo dedicato.
Defibrillazione precoce. Nell’ACR l’obiettivo è quello di somministrare uno shock (se indicato) entro 5
minuti dalla chiamata al 118. Per le modalità si fa riferimento al capitolo dedicato.
ALS. In molti casi, anche se la defibrillazione ha ripristinato il ritmo di perfusione, ciò non è sufficiente
a sostenere il circolo ed è necessario un ulteriore trattamento avanzato per aumentare la probabilità
di sopravvivenza a lungo termine. Questo avviene attraverso la somministrazione di farmaci specifici.
Con lo sviluppo dei defibrillatori semiautomatici (che verranno trattati in un capitolo a parte), ad opera
di non sanitari nei luoghi pubblici, si è data molta importanza al terzo anello della catena.
Durante l’intervento, le attrezzature di cui ci si può avvalere sono molte, la maggior parte di queste
possono essere usate solo dai medici e dagli infermieri del 118, alcune altre anche dai volontari, è
essenziale conoscerle bene per usarle in modo corretto.
Aspiratore orotracheale
L’aspiratore è uno strumento di soccorso che ha come scopo l’aspirazione dei liquidi e dei semiliquidi
all’interno della bocca e delle prime vie aeree del paziente (Figura 2A). L’utilizzo, per il solo cavo orale, è
autorizzato per tutti i soccorritori, l’aspirazione oltre il cavo orale è di esclusiva pertinenza medica. Il
dispositivo è alimentato a batterie ricaricabili ed è posto in ambulanza su di una staffa di supporto
alimentata, o connesso ad un cavo. Il suo funzionamento prevede tre passaggi:
A B
Figura 2. Aspiratore elettromeccanico (A) e set di sondini (B).
8 Aspiratore orotracheale
Il supporto vitale avanzato (ALS) con attrezzature specifiche
Intubazione orotracheale
E’ tuttora considerato il metodo più adeguato per ottenere e mantenere il controllo delle vie aeree,
ma deve essere impiegato solamente se è presente personale medico o infermieristico. L’intubazione
tracheale è considerata superiore, rispetto ad altre tecniche, poiché le vie aeree sono isolate, in modo
affidabile, dai materiali estranei alla faringe. Inoltre è possibile l’aspirazione di materiali presenti nel tratto
respiratorio distale. La ventilazione attraverso il tubo oro tracheale può essere ottenuta senza perdite
d’aria.
Materiale necessario per l’intubazione:
Laringoscopio. In acciaio o titanio (Figura 3A), generalmente a lama ricurva tipo Macintosh. Sono
disponibili quattro misure (S, M, L, XL), la lama L è quella più utilizzata. La fonte di luce, presente sulla
lama, e la batteria devono essere controllate periodicamente e subito prima dell’uso. Eventuali
ricambi devono essere disponibili subito.
Tubo tracheale. Di materiale plastico (Figura 3B), sono disponibili misure da 2.5 (pediatrica) a 9.5 (per
gli adulti), necessarie per tutte le tipologie di pazienti, sono dotati di connettore standard di uguale
dimensione in tutti i tubi (si adattano perfettamente al pallone autoespansibile). La misura è decisa dal
medico!
A B
Figura 3. Laringoscopio con lame (A) e tubi orotracheali (B).
Siringa per cuffiare. È necessaria una siringa da 10ml o 20ml (preferibile) per gonfiare il palloncino,
detto cuffia, del tubo orotracheale.
Intubazione orotracheale 9
Il supporto vitale avanzato (ALS) con attrezzature specifiche
Altri strumenti. Esistono poi altri strumenti che possono essere usati in questa operazione, come il gel
lubrificante, le pinze di magill (consentono di indirizzare meglio il tubo, Figura 4A) o il mandrino (da
inserire nel tubo per dargli una conformazione più adatta, Figura 4B).
A B
Figura 4. Pinze di magill (A) e mandrini (B).
1. laringoscopio;
2. tubo orotracheale, eventualmente mandrinato;
3. siringa per cuffiare (da 20 ml);
4. fonendoscopio (opzionale, se il medico non ha il suo con se);
5. una cannula orofaringea, se richiesta;
6. cerotto telato;
7. raccordo corrugato (catheter mount, Figura 5).
10 Intubazione orotracheale
Il supporto vitale avanzato (ALS) con attrezzature specifiche
Ossigenoterapia
L’ossigenoterapia è’ indicata per contrastare l’ipossiemia (ad esempio edema polmonare), migliorare
l’ossigenazione tissutale (ad esempio paziente traumatizzato), nei malati in ossigenoterapia domiciliare e in
tutti i casi di arresto cardio-respiratorio.
Per somministrare ossigeno va utilizzata una mascherina monouso, ne esistono 4 tipi:
A B C D
Figura 6. Maschera semplice (A), maschera tipo Venturi (B), maschera con reservoir (C), maschera per aerosol (D).
Ossigenoterapia 11
Sindromi
coronariche acute e
dispositivi per
l’elettrocardiografia
La Sindrome coronarica acuta (SCA) è una definizione che riunisce le diverse manifestazioni cliniche
delle patologie riguardanti le arterie coronarie. Il sintomo che unisce tali manifestazioni è il dolore toracico,
presente nella maggior parte delle persone che si recano al pronto soccorso degli ospedali, nel sospetto di
una patologia cardiovascolare.
Il cuore
Dal punto di vista topografico si trova nella cavità toracica, al di sopra del diaframma e fra i due
polmoni, in contatto anteriormente con sterno e cartilagini costali, posteriormente con la colonna
vertebrale. Lo spazio in cui è situato è detto mediastino.
A cura di Matteo Giachi e Marco Conti, Gruppo Formazione Sanitaria Misericordia di Firenze 13
Sindromi coronariche acute e dispositivi per l’elettrocardiografia
Lateralmente sono presenti gli ili polmonari, i due nervi frenici e i vasi pericardio-frenici.
Posteriormente, il cuore è in rapporto con l’esofago, l’aorta discendente e le vene azigos ed emiazigos. Il
cuore è costituito pressoché esclusivamente da tessuto muscolare striato, avvolto da una struttura fibrosa
detta pericardio. È l’organo centrale dell’apparto circolatorio, funge da pompa capace di produrre una
pressione sufficiente a permettere la circolazione del sangue in tutti i tessuti.
La circolazione sanguigna consente di portare a ciascuna cellula del nostro organismo l’ossigeno e le
sostanze nutritive necessarie: aminoacidi, zuccheri, grassi. Il cuore è un muscolo cavo che si contrae
spontaneamente e ritmicamente. Grazie a queste contrazioni, attraverso un sistema di valvole, assicura la
progressione del sangue in due circuiti, detti circolo polmonare (o piccola circolazione) e circolo sistemico
(o grande circolazione). La piccola circolazione trasporta sangue venoso, ricco di anidride carbonica, dal
cuore ai polmoni, dove il sangue viene purificato e riportato al cuore ossigenato. Dal cuore a sua volta parte
la grande circolazione che porta il sangue arterioso all’organismo per cedere l’ossigeno e riempirsi di
anidride carbonica, dopodiché ritorna al cuore come sangue venoso per entrare nel piccolo circolo e
purificarsi. Se si taglia il cuore longitudinalmente lo si vedrà diviso in due parti da un setto verticale: una
parte destra o cuore venoso, perché contiene il sangue venoso, l’altra sinistra o cuore arterioso che
contiene il sangue ossigenato.
Le arterie coronarie che passano sulla superficie del cuore si chiamano arterie coronarie epicardiali.
Queste arterie, in condizioni fisiologiche, possiedono un meccanismo di autoregolazione che mantiene un
livello di flusso di sangue appropriato per il fabbisogno del miocardio. Questi vasi hanno un diametro
14 Il cuore
Sindromi coronariche acute e dispositivi per l’elettrocardiografia
relativamente piccolo quindi, se sono affette da aterosclerosi, rischiano di venire occluse. Le conseguenze
possono essere l’angina pectoris o l’infarto miocardico.
Sono due i vasi arteriosi principali: arteria coronaria destra ed arteria coronaria sinistra. Hanno origine
nel primo tratto dell'aorta, appena dopo la valvola aortica.
L’arteria coronaria di sinistra vascolarizza:
atrio sinistro;
ventricolo sinistro;
parte del ventricolo destro;
parte anteriore del setto interventricolare.
atrio destro;
ventricolo destro (maggior parte e margine acuto);
parte più posteriore del ventricolo sinistro;
parte posteriore del setto interventricolare.
la deposizione di grassi e altre sostanze all’interno della parete coronarica può determinare il
progressivo restringimento del diametro interno e portare alla cosiddetta “placca aterosclerotica”,
sulla quale si può depositare materiale del sangue, e portare alla trombosi. Questo può provocare
la chiusura completa delle arterie e l’infarto;
più di rado, può essere uno spasmo improvviso di un tratto di una coronaria, forse dovuto a
microalterazioni della parete.
limitare l’estensione della zona di necrosi del cuore, per mantenere la funzione del ventricolo e
prevenire l’insufficienza cardiaca;
prevenire i maggiori eventi avversi cardiaci, come la morte;
trattare le complicanze acute che costituiscono immediato pericolo di morte, come la fibrillazione
ventricolare o altre aritmie.
I soccorritori possono intervenire sia sul punto n°1 che sul punto n°2.
Riconoscimento
Il sintomo tipico è il dolore toracico, o in altre regioni della parte superiore del corpo. Può infatti
estendersi all’arto superiore sinistro, al collo, alla regione interscapolare e all’epigastrio. Si può associare
dispnea (difficoltà soggettiva a respirare), sudorazione, nausea, senso di testa vuota. I sintomi dell’infarto
sono di regola più intensi di quelli dell’angina e durano più di 15 minuti! Sintomi atipici o presentazioni più
inusuali sono più comuni negli anziani, nelle donne e nei pazienti diabetici.
Elettrocardiogramma
L'elettrocardiogramma (ECG) è il più comune e semplice esame strumentale cardiologico. Consiste
nella rilevazione e nella contemporanea trascrizione grafica degli eventi elettrici emessi dal cuore. Le onde,
registrate su carta, o visualizzate sul monitor, corrispondono a vari momenti dell'attività cardiaca
(contrazione e rilasciamento).
A B
Figura 10. Tracciato cardiaco (A), monitor (B).
Si fa stendere il paziente a torace scoperto, si fanno togliere bracciali, orologi, calzini e calze (le caviglie
devono essere libere). Il lettino deve essere sufficientemente largo per evitare che il paziente abbia
delle contrazioni muscolari involontarie per trattenere, ad esempio, le braccia che altrimenti
cadrebbero a “penzoloni” fuori dal letto. Le contrazioni muscolari potrebbero generare degli artefatti
nel tracciato.
Si applicano gli elettrodi. Per primi quegli degli arti, che negli elettrocardiografi di un tempo erano
trattenuti in sede da delle fettuccine elastiche, ora sono state sostituite da pratiche pinze colorate a
molla o da degli elettrodi adesivi.
Elettrocardiogramma 17
Sindromi coronariche acute e dispositivi per l’elettrocardiografia
Si applicano gli elettrodi al torace, che registreranno le derivazioni precordiali: V1, V2, V3, V4, V5 e V6.
Gli elettrodi al torace si applicano nel seguente modo (Figura 12):
V1 e V2 su entrambi i lati dello sterno al 4° spazio intercostale (V1 a destra e V2 a sinistra, entrambi
a circa 2-3 cm dallo sterno);
V4 al 5° spazio intercostale, sulla linea emiclaveare sinistra;
V3 a metà tra V2 e V4;
V5 e V6 allo stesso livello orizzontale di V4, ma rispettivamente sulla linea ascellare sinistra
anteriore e media.
18 Elettrocardiogramma
Sindromi coronariche acute e dispositivi per l’elettrocardiografia
Lifepak 12 Monitor-Defibrillatore
Il Monitor Defibrillatore LIFEPAK 12 è un dispositivo medicale che nasce per l’emergenza e resiste ad
urti, vibrazioni, cadute, polvere, pioggia e a tutte quelle naturali situazioni che si vengono a trovare in
condizioni di emergenza (ciò però non significa che si sia autorizzati a maneggialo con imprudenza o
negligenza!).
È estremamente versatile, perché implementa tantissime funzionalità. Può essere usato per
monitorare il cuore, per defibrillare, per eseguire l’elettrocardiogramma, per misurare la saturazione e la
pressione collegando gli opportuni cavi.
Di lato allo strumento sono presenti due sacche che contengono gli accessori elencati in Figura 14.
Lifepak 12 Monitor-Defibrillatore 19
Sindromi coronariche acute e dispositivi per l’elettrocardiografia
Le piastre per defibrillare, indicate nella Figura 15, sono idonee per un soggetto adulto. Nel caso di
paziente pediatrico sarà necessario montare degli appositi riduttori (Figura 16A) che si inseriranno sulle
piastre stesse. Si ricorda che l’uso delle piastre va accompagnato sempre con l’impiego della pasta gel
elettro-conduttiva (Figura 16B).
A B
Figura 16. Riduttore da applicare alla piastra adulto (A) e acqua gel elettro-conduttiva (B).
Collegando le opportune piastre adesive (che si trovano nella tasca laterale e sono monouso) può
essere eseguito il pacing; le piastre per il pacing costano circa 300€ e si usano solo una volta, è bene non
aprire MAI la confezione se non richiesto dal medico.
Lifepak 12 può essere utilizzato sia in modalità automatica che manuale. Ogni dato e parametro
rilevato viene registrato nella memoria interna.
In Figura 17 sono presentate le connessioni coi cavi della sonda del saturimetro, del manicotto della
pressione, del cavo Monitor/ECG e relativi pulsanti di controllo.
20 Lifepak 12 Monitor-Defibrillatore
Sindromi coronariche acute e dispositivi per l’elettrocardiografia
Lifepak 12 Monitor-Defibrillatore 21
Sindromi coronariche acute e dispositivi per l’elettrocardiografia
In Figura 18 sono illustrati altri pulsanti e funzionalità, come il livello di carica delle batterie, il tasto di
accensione ed il connettore delle piastre.
Per quanto riguarda l’esecuzione di un ECG, i pulsanti che saranno usati sono due (Figura 19A), il
primo premette di selezionare l’avvio dell’analisi a 12 derivazioni, il secondo permette di stampare su carta
ciò che viene mostrato sul display (Figura 19B).
A B
Figura 19. Pulsanti ECG e stampa (A), esempio di stampa di un tracciato(B).
Lifepak 12 ha la particolarità di poter defibrillare sia in modalità automatica che manuale, a seconda
delle impostazioni introdotte su tastiera. Inoltre, il tastierino nasconde molti altri comandi (vedi Figura 20).
22 Lifepak 12 Monitor-Defibrillatore
Accesso venoso
periferico e
centrale
Il personale medico ed infermieristico del 118, qualora lo ritengano necessario, è in grado di poter
somministrare terapie farmacologiche d’urgenza o semplice reintegro di liquidi nell’organismo del paziente
attraverso il reperimento di un accesso venoso, che come vedremo potrà essere periferico o centrale.
A cura di Matteo Giachi e Marco Conti, Gruppo Formazione Sanitaria Misericordia di Firenze 23
Accesso venoso periferico e centrale
Di seguito è proposta una illustrazione del sistema arterioso e venoso umano (Figura 22).
A B
Figura 22. Sistema arterioso (A) e sistema venoso (B).
A B
Figura 23. Agocannula arancione (A) agocannula verde (B).
Le agocannule sono suddivise in varie misure, espresse in Gauge (G), per il diametro del lume ed in
centimetri per la lunghezza. Le possibili misure sono di solito abbinate ad uno specifico colore (Tabella 1). Al
diminuire del numero aumenta il diametro.
G14 Arancione
G16 Grigio
G18 Verde
G20 Rosa
G22 Azzurro
G24 Giallo
Tabella 1. Calibri agocannule e colori.
Generalmente le agocannule G22 e G24, proprio per le loro dimensioni ridotte, sono usate nei pazienti
pediatrici.
Il medico, o l’infermiere, quando inserisce la cannula in vena segue alcune regole per agevolarne
l’introduzione e minimizzare la possibilità di infezione:
A B
Figura 24. Posizione consona per venipuntura (A), applicazione di disinfettante e laccio venoso (B).
Se la zona da pungere è stata toccata, disinfettare una seconda volta. Se le vene non sono palpabili, si
favorire la congestione con uno di questi modi:
A B
Figura 25. In blu i possibili accessi venosi centrali (A), ago per accesso venoso centrale (B).
stato di coscienza;
respiro;
polso arterioso;
pressione arteriosa;
temperatura corporea;
saturazione (SpO2);
glicemia.
I parametri vanno rilevati sempre, sia durante la valutazione iniziale del paziente che durante le fasi
successive. Essi forniscono alla C. O. 118 un quadro generale che permette lo smistamento verso l’ospedale
più idoneo. Sono inoltre importanti anche per il soccorritore, in quanto il loro modificarsi può essere
indicativo di un aggravamento delle condizioni del paziente.
Respiro
I respiro si valuta esaminando:
A cura di Matteo Giachi e Marco Conti, Gruppo Formazione Sanitaria Misericordia di Firenze 29
I parametri vitali
Il gasping è la presenza di tentativi di atti respiratori non efficaci. Va considerato di fatto come arresto
respiratorio.
Polso arterioso
Con la palpazione del polso si rileva frequenza e ritmo cardiaco, ma da quale polso? In genere l’arteria
radiale, se non è palpabile si ricorre all’arteria carotide (non nelle manovre BLS, ma solo nelle valutazioni
del paziente cosciente). La frequenza cardiaca di una persona adulta può essere:
Per quanto riguarda il ritmo dobbiamo solo valutare se gli intervalli sono regolari, perché ogni altra
valutazione è di stretta competenza medica.
Pressione arteriosa
Cos’è la pressione arteriosa? La pressione arteriosa è la pressione del sangue esercitata verso le pareti
delle arterie. Dipende dal flusso di sangue (cioè quanto sangue è pompato dal cuore) e dalla resistenza
opposta al flusso di sangue.
Lo sfigmomanometro misura la pressione arteriosa. Lo sfigmomanometro è in grado di rilevare la
pressione sanguigna minima (diastolica) e quella massima (sistolica) con un meccanismo che varia a
seconda del modello di apparecchio utilizzato.
Sfigmomanometro
Lo sfigmomanometro, in combinazione con un fonendoscopio consente l’auscultazione dell'arteria
brachiale (vedi Figura 26).
Un manicotto collegato ad un mantice viene legato intorno al braccio del paziente . Tra il manicotto e
il braccio è stato posto il fonendoscopio (Figura 27). Pompando aria all'interno del manicotto si crea
sull'arteria brachiale una pressione superiore alla massima arteriosa (120mmHg circa).
30 Polso arterioso
I parametri vitali
A B
Figura 26. Sfigmomanometro (A) e fonendoscopio (B).
Grazie ad un'apposita valvola si abbassa gradualmente la pressione sull'arteria fino a quando viene
auscultato uno schiocco caratteristico dal fonendoscopio. Questo schiocco coincide con la pressione
massima (pressione arteriosa sistolica) ed è determinato dalla ripresa del flusso del sangue attraverso
l’arteria. Lo schiocco assume poi il ritmo del battito cardiaco. Quando il rumore cessa totalmente, si rileva la
pressione minima (pressione arteriosa diastolica).
Si legge sul manometro a quanti millimetri di mercurio coincidono questi due "rumori", cioè la
comparsa del battito ed il suo ultimo rilevamento, si è così determinata la pressione arteriosa del paziente.
Pressione arteriosa 31
I parametri vitali
Ictus celebrale
L’ipertensione arteriosa è una tra le malattie più diffuse nei paesi industrializzati. Colpisce infatti circa
il 20% della popolazione adulta. In Italia più di 10 milioni di persone soffrono di ipertensione e circa la metà
di queste ignora di avere la pressione alta. Tra coloro che sanno di essere ipertesi, solo il 25 % riesce a
tenere la malattia sotto controllo e a riportare la propria pressione nella norma.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stabilito i seguenti valori per un soggetto adulto di
età compresa tra i 20 e i 60 anni:
per rientrare nella norma, la pressione arteriosa deve essere inferiore a 140/90;
valori pressori inferiori a 120/80 sono da considerarsi ottimali, purché la pressione arteriosa
massima sia superiore a 100, altrimenti si ha ipotensione.
Se la pressione arteriosa è superiore a 139/89 mmHg, si ha l'ipertensione. I danni indotti dal perdurare
dell'ipertensione causano conseguenze piuttosto gravi per l'organismo, come ad esempio danni a cuore ,
reni e cervello.
La crisi ipertensiva è un innalzamento brusco ed eccessivo della pressione arteriosa, i cui sintomi
possono essere:
Mal di testa improvviso, pulsante e interessante il capo globalmente, sensazione di testa pesante,
ronzii alle orecchie, vertigini.
Turbe visive.
Sudorazione fredda.
Nausea e/o vomito.
Convulsioni, segni neurologici focali, confusione mentale, sopore fino al coma.
Aritmie, crisi di angina.
qualora un paziente presenti uno o più di questi sintomi, è necessario distendere il paziente, misurare
la pressione, connettere il saturimetro, somministrare ossigeno attraverso la mascherina, avvertire il 118 e
attendere istruzioni, si continuerà comunque a monitorare costantemente i parametri vitali.
Secondo la definizione dell’OMS, l’ictus celebrale, detto semplicemente anche solo ictus, è
l'improvvisa comparsa di segni e/o sintomi riferibili a deficit focale e/o globale (coma) delle funzioni
32 Pressione arteriosa
I parametri vitali
cerebrali, con durata superiore alle 24 ore o ad esito infausto, non attribuibile ad altra causa apparente se
non a vasculopatia cerebrale. L'ictus è una emergenza medica (“attacco cerebrale”) e deve essere
prontamente diagnosticato e trattato in ospedale per l’elevato rischio di disabilità e di morte che esso
comporta. La definizione di ictus comprende, sulla base dei dati morfologici, l'ictus ischemico, più
frequente, l'ictus emorragico, nel 15% dei casi, e alcuni casi di emorragia subaracnoidea (ESA).
Segni e sintomi che accompagnano un ictus:
non riuscire a parlare nel modo corretto, cioè non trovare le parole (afasia) o pronunciarle in modo
sbagliato (disartria);
perdere la forza in metà corpo, cioè metà faccia, braccio e gamba, dal lato destro o da quello
sinistro (emiplegia o emiparesi);
sentire dei formicolii o perdere la sensibilità in metà corpo (emiipoestesia);
non vedere bene in una metà del campo visivo (emianopsia);
assenza di equilibrio e vertigini (sempre associate ad altri disturbi);
le emorragie più gravi, soprattutto l’emorragia subaracnoidea, si annunciano con un improvviso
mal di testa (cefalea), molto più forte di quello sperimentato in passato.
Diabete mellito
Il Diabete Mellito o DM comprende un gruppo di disturbi metabolici caratterizzati da una persistente
instabilità del livello glicemico del sangue, passando da condizioni di iperglicemia, più frequente, a
condizioni di ipoglicemia.
Per confermare un sospetto clinico di DM, è necessario che sia soddisfatto uno dei seguenti criteri
varati dall'OMS:
Diabete mellito 33
I parametri vitali
Glucostick
Questo strumento viene utilizzato per misurare la glicemia. E' composto da una penna “pungidito”,
caricata con aghi monouso (più frequentemente si può utilizzare solo l’ago), e un lettore elettronico per
leggere la quantità di zuccheri nel sangue per mezzo di un'apposita striscia reattiva (Figura 28).
Tramite la penna pungidito si fa fuoriuscire una goccia di sangue del paziente che viene poi messa a
contatto con la striscia reattiva, già inserita nello strumento elettronico, il quale calcolerà automaticamente
il valore degli zuccheri presenti nel sangue, mostrando il risultato sul display.
34 Diabete mellito
I farmaci
nell’emergenza
sanitaria
Durante alcuni servizi, potrà capitare di dover lavorare in team con medico ed infermiere del 118, che
somministreranno, per certe patologie, una terapia farmacologica. Il medico, pertanto, potrà richiedere la
preparazione di un farmaco, in fiala, in polvere o in flebo.
Questo è un elenco dei farmaci di più comune impiego:
Nell’elenco figurano anche flebo di soluzione fisiologica: ringer lattato; glucosio al 5% e 10% e voluven.
Il compito del soccorritore è quello di preparare, se richiesto, il farmaco.
A cura di Matteo Giachi e Marco Conti, Gruppo Formazione Sanitaria Misericordia di Firenze 35
I farmaci nell’emergenza sanitaria
contenuto con una siringa adeguata alla quantità del liquidi presente. Ad esempio, per una fiala da 2ml va
utilizzata una siringa da 5ml, NON una da 20ml!!!! (Figura 29).
A B
Figura 29. Farmaco in fiale (A), fiale e siringa idonea per la preparazione (B).
Dopo aver aspirato tutto il contenuto, si passa la siringa al medico e contemporaneamente gli si
mostra la fiala vuota. Questo è fondamentale perchè permette al medico di essere certo della corretta
somministrazione e riduce gli eventuali errori dei soccorritori.
Figura 30. Esempio di farmaco da miscelare, a sinistra la fiala contenente la polvere, a destra quella contenente il liquido.
aspirare con una siringa tutto il liquido contenuto nella fiala ed iniettarlo in quello contenente la
polvere;
togliere la siringa e agitare bene il flacone in modo da combinare omogeneamente insieme i due
elementi;
con una siringa (anche la stessa, purchè la capienza sia congrua) riaspirare il farmaco tenendo il
contenitore capovolto e passarlo al medico.
Esiste infine un altro tipo di farmaco da miscelare, si tratta di un farmaco in una boccetta “doppia”,
con una curiosa forma a clessidra, atta a contenere la parte liquida e quella in polvere (Figura 31).
esercitando una pressione sul tappo esterno (1), il tappo interno (2) cadrà dentro il contenitore del
liquido medicinale;
il solvente liquido cadrà a sua volta nel contenitore della polvere, dando luogo alla miscela
medicinale;
agitare per favorire la miscelazione e poi aspirare forando con l’ago della siringa il tappo (1) e
capovolgendo il flacone;
passare al medico la siringa ed il flacone del preparato.
Preparazione di flebo
Nella preparazione di flebo per terapie endovenose, bisogna innanzitutto individuare la flebo richiesta
(normalmente di capienza che va da 100 ml a 500 ml), dopodiché si utilizza un dispositivo chiamato
deflussore per creare il circuito di infusione. I deflussori sono uguali per tutti i flaconi, di qualsiasi dosaggio
e quantità.
A B
Figura 32. Esempi contenitori per flebo (A) e deflussore (B).
togliere la copertura dal tappo della flebo (può essere a strappo o a lamina di alluminio);
aprire il contenitore del deflussore sterile;
inserire l'ago di plastica del serbatoio del deflussore nel tappo di gomma della flebo;
premendo sul serbatoio di plastica del deflussore, far riempire il circuito di liquido (assicurarsi che il
serbatoio del deflussore sia riempito per metà del liquido da infondere);
porgere la flebo con il circuito montato al medico per la somministrazione.
38 Preparazione di flebo
I farmaci nell’emergenza sanitaria
I contenitori delle flebo per infusioni si dividono in: deformabili e rigidi. Quelli deformabili (Figura 33)
sono delle sacche plastiche che devono essere preparate volgendo la sacca verso il basso, per evitare che si
fori nell’introduzione del deflussore. I contenitori rigidi possono essere in plastica o vetro (questi ultimi
sono quasi spariti per motivi si sicurezza)e quando si usano è necessario aprire il tappo del deflussore per
garantire che possa entrare aria al posto del liquido uscito proprio per via dell’indeformabilità del
deflussore (Figura 34).
Figura 34. Preparazione flebo in contenitore rigido, non deformabile, ed apertura tappo del deflussore.
Nel caso si debba trasferire un malato con l’elicottero, i contenitori delle flebo devono essere solo di
materiale deformabile a causa delle variazioni di pressione che si hanno durante il trasporto.
Preparazione di flebo 39
Igiene e
prevenzione nel
soccorso
Il servizio di emergenza sul territorio presuppone un rischio teorico di contrarre infezioni, soprattutto
per due fattori determinanti: la rapidità nell’agire e gli spazi ristretti in cui i soccorritori sono talvolta
chiamati ad operare. Usando un minimo di precauzioni, è possibile però ridurre considerevolmente tale
pericolo.
guanti monouso;
mascherine protettive e schermi facciali;
tute monouso.
A cura di Matteo Giachi e Marco Conti, Gruppo Formazione Sanitaria Misericordia di Firenze 41
Igiene e prevenzione nel soccorso
Guanti monouso
Sicuramente la prima frontiera di protezione è quella posta grazie all’uso dei guanti monouso. Essi
sono divisi in tre misure (S, M, L) e devono essere indossati prima del contatto a rischio. È pertanto buona
regola mettersi i guanti sempre all’inizio di ogni servizio.
I guanti monouso, in lattice o vinile (Figura 35A e B), devono essere utilizzati sempre per evitare di
entrare in contatto con sangue o altri liquidi organici. Ciò può accadere quando si medica o si cerca di
controllare un’emorragia, si esegue un’aspirazione del cavo orale, si effettua una ventilazione artificiale,
una rianimazione cardiopolmonare o in moltissimi altri casi.
A B
Figura 35. Guanto in lattice (A) e guanto in vinile (B).
I guanti dovranno essere indossati prima di entrare in contatto con il paziente, senza aspettare, poiché
per distrazione ci si potrebbe dimenticare di metterli ed essere infettati. Anche se si utilizzano i guanti
protettivi, sarà necessario lavarsi le mani subito dopo ciascun intervento. Lavarsi le mani frequentemente,
attentantamente e metodicamente aiuterà a ridurre l’esposizione personale, quella dei colleghi e quella del
successivo paziente.
ATTENZIONE!!!
Non toccare con i guanti contaminati l’attrezzatura sanitaria, le maniglie
dell’ambulanza, la radio, le manopole dell’ossigeno, ecc. In questi casi il
rischio di infezione aumenterebbe!
A B
Figura 36. Maschera di protezione (A) e visiera di protezione (B).
In Figura 36 sono riportati due esempi di maschera e visiera, ciò non toglie che sui mezzi di soccorso si
possano trovare modelli leggermente diversi da questi.
Tute monouso
Le tute monouso (Figura 37) forniscono una protezione completa al soccorritore, il loro impiego è da
abbinarsi ai guanti monouso, alla visiera per gli occhi ed alla maschera di protezione. La tuta si indossa
sopra la divisa e una volta messa non va più tolta per tutta la durata del servizio. È quindi importante
evitare di lasciare sotto la tuta un abbigliamento troppo pesante che non potrà essere rimosso in caso di
eccessiva sensazione di calore.
Le tute monouso sono complete di cappuccio con elastico, chiusura lampo anteriore, elastici ai polsi e
alle caviglie. Sulle ambulanze sono presenti anche dei copriscarpe da usare in abbinamento alla tuta.
Dispositivi di protezione individuale 43
Igiene e prevenzione nel soccorso
Esiste tutto un insieme di servizi “particolari”, sia per patologia da dover trattare, sia per il tipo di
paziente con cui si avrà a che fare. È stato usato il termine “particolari”, perché lo stato di coscienza del
paziente potrebbe essere stato modificato dall’assunzione di una qualche sostanza, o da una sua
alterazione psichica, portandolo da una possibile situazione di assenza di coscienza fino ad una ben più
estrema, con manifestazione di violenza. È quindi importante essere preparati ad affrontare persone di
questo tipo, senza correre rischi, e capire quali possono essere i sintomi presentati dall’assunzione di certe
sostanze per poterli riconoscere prontamente.
Emergenze psichiatriche
I possibili problemi di carattere psichiatrico sono molti. Un paziente con problemi psichiatrici può
ritirarsi in se stesso e non volere comunicare, mentre un altro può essere agitato, logorroico o manifestare
comportamenti bizzarri, minacciosi, o comportarsi come se volesse ledere se stesso o gli altri.
Le tipologie più frequenti che richiedono un intervento in acuto, sono:
A cura di Matteo Giachi e Marco Conti, Gruppo Formazione Sanitaria Misericordia di Firenze 45
Problematiche del soccorso in certe situazioni socio-sanitarie
In questi casi i soccorritori devono essere in grado di attivare le competenze specifiche, capire
velocemente le richieste di aiuto, attuare le manovre di soccorso nel modo più semplice ed efficace,
tenendo presente che la rapidità e qualità dell’intervento può prevenire ulteriori disagi (ad esempio
evitando il ricorso alla forza pubblica). Ci sono delle regole generali da seguire nei casi psichici:
Tossicodipendenza
La tossicodipendenza è la condizione di chi avverta la necessità irrefrenabile e frequente di assumere
una sostanza (in genere una droga) malgrado il danno fisico, psicologico, affettivo, emotivo o sociale che
l’assunzione possa comportagli come conseguenza. La tossicodipendenza è una sindrome generata dall’uso
di sostanze stupefacenti e psicotrope, molte delle quali letali, che colpisce tutte le categorie sociali anche se
interessa maggiormente le fasce giovanili. Le sostanze chimiche psicoattive in genere, di cui più
frequentemente si registra l’abuso e che può comportare la necessità dell’intervento degli operatori del
soccorso, possono essere classificate come:
Eccitanti. Esercitano un’azione stimolante sull’attività dell’apparato nervoso centrale, inducendo uno
stato di eccitazione in coloro che ne fanno uso. L’abuso di queste sostanze, in molti casi, rappresenta il
tentativo di alleviare la fatica o di creare una sensazione di benessere. Esempi di sostanze eccitanti
sono la caffeina, le anfetamine e la cocaina.
46 Tossicodipendenza
Problematiche del soccorso in certe situazioni socio-sanitarie
Ansiolitici. Sono una categoria di farmaci usati per attenuare e curare stati di ansia e di agonia, per
rilassare o per dormire. Ad alti dosaggi provocano sedazione. Esercitano una riduzione dell’attività del
sistema nervoso centrale. Un esempio è costituito dalle benzodiazepine (Valium).
Narcotici. Sono molecole capaci di produrre uno stato soporoso e di indurre sonno. Spesso essi
vengono utilizzati per alleviare il dolore e per calmare la tosse. Esse inducono un intenso stato di
rilassamento o una sensazione di benessere . Tra i narcotici la più conosciuta è l’eroina.
Allucinogeni. Sono droghe che producono effetti sulla mente. Esse agiscono sull’apparato nervoso
centrale, dando luogo ad un intenso stato di eccitazione o a una distorsione delle percezioni sensoriali.
Un comune esempio è l’LSD.
Composti chimici volatili. Possono indurre un iniziale eccitamento, seguito da un effetto depressivo.
Possono essere ad esempio liquidi per la pulizia, colle, stucchi, soluzioni utilizzate per cancellare gli
inchiostri.
Come soccorritori non si è obbligati a conoscere i nomi di tutte queste sostanze che danno luogo ad
abuso, né i loro effetti specifici. È di gran lunga più importante essere in grado di individuare la possibilità di
abuso di droghe, qualora si verifichino fenomeni di overdose e porre in relazione determinati segni con
determinati tipi di droghe.
I segni e i sintomi dell’abuso di sostanze psicoattive comprendono:
Eccitanti. Eccitazione, aumento della frequenza del polso (tachicardia) e del respiro, rapidità di parola,
secchezza della bocca, midriasi (aumento del diametro della pupilla), sudorazione. Il paziente sarà
irrequieto, iperattivo e di solito non cooperante.
Ansiolitici. I pazienti appariranno “rallentati” e assonnati, con tipica assenza di coordinamento dei
movimenti del corpo e della parola. La frequenza del polso e del respiro sarà bassa, spesso fino a
comportare una situazione di vera emergenza.
Allucinogeni. Aumento della frequenza del polso, pupille dilatate e rossore al volto. Il paziente spesso
“vede” o “sente” cose inesistenti. Spesso pronuncia frasi prive di senso per chi ascolta. Può diventare
molto aggressivo o chiudersi in se stesso.
Narcotici. Riduzione della frequenza del polso e del respiro. Spesso coesiste una riduzione della
temperatura corporea. Vi è costrizione pupillare (miosi) spesso fino a raggiungere le dimensioni di una
punta di spillo. Vi è rilasciamento muscolare accompagnato da sudorazione profusa. Nei casi di
assunzione eccessiva è frequente l’arresto respiratorio.
Composti chimici volatili. Stato confusionale o temporanea perdita di contatto con la realtà. Il
paziente può riferire una sensazione di formicolio all’interno della testa, si possono manifestare
aritmie cardiache, talora letali.
Tossicodipendenza 47
Problematiche del soccorso in certe situazioni socio-sanitarie
In tutti questi casi la cosa da fare è seguire il protocollo BLS e attendere l’arrivo dell’ambulanza
medicalizzata che provvederà a implementare il soccorso con farmaci.
Alcolismo
L’alcolismo è una sindrome patologica determinata dall’assunzione acuta o cronica di grandi quantità
di alcool. L’intossicazione acuta da alcol si instaura generalmente dopo un’assunzione superiore a
50mg/100ml, la medesima può sopraggiungere a concentrazioni inferiori nel caso di soggetti suscettibili,
più spesso per patologie enzimatiche. La sindrome da dipendenza si ha quando sono presenti tre o più dei
seguenti criteri:
L’alcolismo è una minaccia per la vita e spesso porta alla morte, specialmente come causa di malattie
del fegato ed emorragie interne. Altri rischi di morte derivanti dall’assunzione di alcol sono gli incidenti
alcol-correlati, tipo incidenti sul lavoro, incidenti stradali oppure anche il suicidio. Durante l’intervento le
sintomatologie più importanti che si possono riscontrare sono: tremore, nausea, vomito, cefalea,
sudorazione, ansia, disturbi dell’umore, talvolta crisi epilettiche, e può evolvere in certi casi fino al delirium
tremens. Questi sintomi possono insorgere dopo un periodo più o meno breve di astensione totale o
parziale dall’alcol e si risolvono in genere in poco tempo.
L’intossicazione può essere di due tipi: acuta o cronica. L’intossicazione acuta è dovuta all’effetto,
dapprima disinibente e poi depressivo, dell’alcol sul sistema nervoso centrale, l’intossicazione cronica
invece è dovuta all’abuso prolungato di alcol, comprende alterazioni della personalità e alterazioni
psicotiche legate al danno cerebrale organico prodotto dall’alcol. In ogni caso il soccorritore deve attenersi
al protocollo BLS, tenendo sotto controllo i parametri vitali che posso modificarsi velocemente.
48 Alcolismo
Problematiche del soccorso in certe situazioni socio-sanitarie
All’art. 34 della legge 833/78, che ha recepito la legge 180/78, si stabilisce che il medico (e solo lui!),
dopo aver eseguito ogni tentativo di convincimento del paziente, può richiedere il ricovero contro la
volontà del malato se durante la valutazione del soggetto si incorre nelle seguenti tre condizioni:
Il provvedimento di TSO è adottato in base ad una proposta motivata di un medico, che ha visitato il
paziente (art. 33 della legge 180/78), e viene redatta in triplice copia (una copia è per il reparto psichiatrico,
una copia è per il Sindaco ed una copia per il Giudice Tutelare). Si propone il TSO in modo consono
all’attuale legislazione e motivato, con chiara descrizione sintomatologica delle condizioni del paziente. La
proposta di TSO deve essere convalidata dal medico dell’Azienda Sanitaria Locale (ASL), in genere un
medico del Servizio Psichiatrico o della Direzione Sanitaria dell’ospedale dove si trova il Servizio Psichiatrico
di Diagnosi e Cura competente.
Il provvedimento di TSO è disposto dal Sindaco con l’incarico all’autorità sanitaria locale (art. 35), dura
sette giorni e può essere prorogato o revocato per richiesta del dirigente del servizio psichiatrico. Durante il
servizio, la figura del sindaco è rappresentata dai pubblici ufficiali della forza pubblica (vigili urbani,
carabinieri, ecc).
La nascita è un processo naturale, che ha incominciato a verificarsi molto tempo prima dell’istituzione
del soccorso in ambulanza. Un soccorritore potrebbe trovarsi ad assistere partorienti in situazioni
extraospedaliere. Una delle responsabilità maggiori di tale situazioni sarà quella di calmare la partoriente
ed i suoi familiari, con modi garbati e professionali, che caratterizzano il vostro intervento.
Come comportarsi
Il parto non è un evento che si verifica comunemente in un intervento di soccorso, anzi è molto raro,
potrebbe essere facile “andare nel pallone” e apparire incerti sulle procedure da applicare (Figura 39).
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Parto spontaneo improvviso
restare calmi;
annotare la frequenza e la durata di ogni contrazione;
trasportare la partoriente al reparto maternità dopo indicazione del 118, con cui si deve mantenere
costante contatto telefonico.
Generalmente è sempre bene chiedere alla paziente in che ospedale è seguita, per il suo stato di
gravidanza, e comunicare questa informazione alla C.O. 118, il quale valuterà la possibilità di poterla inviare
direttamente là.
Se l’arrivo del medico tarda e la situazione non è più rimandabile, si dovrà provvedere ad aiutare
direttamente la nascita. Durante l’espulsione si dovrà:
52 Come comportarsi
Parto spontaneo improvviso
Come comportarsi 53
Intossicazioni
acute
Si definisce una sostanza tossica se, introdotta nell’organismo in dose adeguata, può provocare, per
azione chimica o fisico-chimica, gravi alterazioni funzionali temporanee o permanenti. Sono diversi i fattori
che influenzano l’attività di un agente tossico:
Vie respiratorie (gas, vapori, polveri, aerosol). L’introduzione avviene con la respirazione, attraverso
le vie aeree, con conseguenti lesioni che possono verificarsi lungo il percorso dell’aria inspirata o a
seguito dell’assorbimento degli alveoli polmonari, con passaggio nel circolo sanguigno.
Via digestiva (polveri deglutite con saliva, ingestioni accidentali o dolose). Attraverso tale via, le
sostanze nocive possono portare un danno diretto alle mucose dell’apparato digerente, oppure,
attraverso le mucose, possono passare in circolo.
Via cutanea (sostanze tossiche gassose, liquide o solide). L’azione nociva può avvenire nell’area di
contatto con pelle o mucose, con lesioni dirette localizzate in tale sede. Alcune sostanze, anche in
questo caso, possono non ledere la zona di contatto, ma attraverso la cute penetrano in circolo
producendo danni generali a tutto l’organismo.
Altre vie. Vie meno frequenti sono quella intramuscolare, quella endovenosa, quella congiuntivale.
A cura di Matteo Giachi e Marco Conti, Gruppo Formazione Sanitaria Misericordia di Firenze 55
Intossicazioni acute
Tempi di esposizione. Il tempo di esposizione condiziona uno stato acuto o cronico di intossicazione e
la dose introdotta.
Dose introdotta. La quantità di tossico assunta dall’organismo è in grado di determinare, in maniera
più o meno grave, il livello di l’intossicazione, che porterà ad avere danni reversibili, irreversibili o
addirittura mortali.
Tipi di tossico. Il tipo di sostanza tossica è a sua volta condizionato da:
Meccanismo d’azione. Ogni sostanza può fornire uno o più modi di aggressione dell’organismo.
Distribuzione. A seconda della sostanza in questione, questa potrà distribuirsi in maniera diversa
nei vari tessuti o in organi particolari.
Metabolismo. Cioè come la sostanza verrà a reagire con l’organismo.
Eliminazione. Quale è il meccanismo di espulsione della sostanza da parte dell’organismo. Le vie più
frequenti sono quella renale e quella respiratoria.
Stato chimico-fisico. Come si presenta cioè la sostanza nociva: gas, vapore, polvere, liquido,
pomata, acido, ecc.
Caratteristiche individuali. Ogni persona, a seguito di vari fattori, avrà una risposta diversa o
leggermente diversa nei confronti di uno stesso agente tossico assorbito, a parità di dose assunta e
modalità di contaminazione. Alcuni di questi fattori possono essere: l’ipersensibilità alla sostanza,
l’età, il sesso o la presenza di malattie.
Le circostanze dell’accaduto. Luogo, attività svolta dalla vittima, presenza di testimoni, ritrovamento
di oggetti attorno alla vittima, particolari situazioni sociali e familiari e malattie precedenti.
Le modalità di contatto. La maggior parte degli avvelenamenti gravi è imputabile all’ingestione di
sostanze pericolose, si rammenta però che alcuni tossici hanno più vie di introduzione nell’organismo,
come: per inalazione, cutanea, oculare, ecc.
Il tipo di sostanza in causa. È fondamentale conoscere il nome esatto della sostanza assunta. In
considerazione della scarsa affidabilità del paziente e delle persone lì presenti, bisogna reperire la
confezione originale del prodotto e portarla al pronto soccorso con la vittima.
La quantità assunta. Il livello di tossicità di una sostanza dipende, molto spesso, dalla quantità di dose
assunta. È importante determinarne la quantità, ad esempio, di pillole assunte o di liquido, espresso in
ml, che è stato ingerito.
disturbi visivi;
cefalea;
vertigini;
sonnolenza;
nausea;
perdita di coscienza.
Non si identifica mai un affanno respiratori. L’intossicazione decorre più rapidamente nel corso di un
lavoro muscolare che non durante il riposo, a causa dell’aumento del fabbisogno di ossigeno.
vertigini;
respirazione accelerata;
grave affanno respiratorio, se l’intossicazione è acuta;
perdita di coscienza;
crampi.
Se non trattata, nei casi gravi, questa intossicazione conduce rapidamente alla morte per edema
polmonare acuto.
avvelenamento da funghi;
tossinfezioni alimentari.
Avvelenamento da funghi
Nel sospetto di tale evento, è bene fare una rapida raccolta di dati che chiarisca immediatamente i
seguenti aspetti:
Se possibile recuperare i funghi avanzati, crudi o al limite cucinati. Questo, in aggiunta ai sintomi,
permetterà di risalite alla specie fungina colpevole dell’avvelenamento e quindi a definire la terapia. Di
fronte ad un avvelenamento da funghi è doveroso ospedalizzare il paziente.
Tossinfezione alimentare
Le tossinfezioni alimentari sono un gruppo di malattie causate dall’introduzione di cibi contaminati da
microorganismi o dalle tossine da loro prodotte. Ogni specie batterica trova terreno fertile di crescita in
alcuni alimenti utili alla moltiplicazione, raggiungendo così una carica elevata, sufficiente a provocare
l’evento tossinfettivo.
Queste infezioni sono caratterizzate da periodi di incubazione, cioè il tempo di latenza, o di silenzio
dalla sintomatologia, tra l’ingestione del cibo ed il manifestarsi dei sintomi.
I sintomi possono molto variare a seconda del tipo di microorganismo ingerito e dalla carica batterica
associata. Alcuni esempio possono essere: vomito e diarrea.
lesioni locali dirette, per azioni irritanti caustiche e corrosive dovute ad acidi, alcolici, solventi per
vernici, colle, insetticidi usati in agricoltura;
assorbimento percutaneo ed effetto sistemico, cioè su tutto l’organismo.
I casi più pericolosi di intossicazione per contatto cutaneo sono dovuti agli insetticidi usati in
agricoltura. Questo gruppo di sostanze sintetiche di largo uso è eliminato dall’organismo molto lentamente
e causa pertanto gravi intossicazioni. Possono esercitare la loro azione tossica su sistema nervoso centrale e
fegato, o portare ad alterazioni respiratorie e circolatorie anche mortali.
Nel caso di contatto oculare bisogna lavare l’occhio con acqua corrente a bassa pressione per alcuni
minuti. La vittima dovrà essere invitata a muovere l’occhio in tutte le direzione durante questa manovra.
Intossicazione transcutanea
L’intossicazione transcutanea è quella dovuta alle punture ed ai morsi degli animali velenosi. Vedremo
due casi:
morsicature da serpente;
punture d’insetti.
Morsicature da serpenti
Con la morsicatura da serpenti penetrano nel corpo umano delle sostanze velenose che possono
causare delle reazioni locali simili alla punture d’insetti. Inoltre possono subentrare disturbi alla
coagulazioni del sangue e danni ai globuli rossi. In primo piano abbiamo le azioni sul sistema nervoso, come
debolezza muscolare, paralisi ed insensibilità, in seguito i segni di una intossicazione generalizzata.
La morsicatura di un serpente si presenta sulla cute come due punture della grandezza di un ago, si
accompagnerà a dolore, debolezza e possibile perdita della sensibilità della regione interessata dal morso.
Dopo qualche ora si avrà cefalea, sudorazione profusa e vomito. Nei casi peggiori si aggiungerà difficoltà
respiratoria e turbe cardiache.
È bene tranquillizzare il paziente, immobilizzare la parte del corpo che è stata morsicata e raffreddarla
con ghiaccio. Per nessun motivo succhiare, premere o incidere la ferita! L’ospedalizzazione è sempre
necessaria.
Punture d’insetti
Punture d’insetti (api, vespe, calabroni) sono nella maggior parte dei casi innocue. Eccezionalmente
però, se localizzate in bocca, nella gola o al collo, esse possono diventare pericolose ostruendo, a causa
della tumefazione locale, le vie respiratorie. In presenza di uno stato di ipersensibilità (allergia) alle punture
di insetti, possono apparire, nell’arco di secondi fino a circa un’ora dopo la puntura, delle reazioni allergiche
generalizzate. Esse possono comportare orticaria, tumefazioni di diverse parti del corpo, in particolare del
viso, difficoltà respiratoria e stato di shock con eventuale perdita di coscienza.
Nella sede della puntura si avvertirà dolore sotto forma di prurito e bruciore. Nell’arco dei minuti o
delle ore successive alla puntura, potranno apparire delle tumefazioni o degli arrossamenti di 5-10 cm di
diametro. Segni di una reazione allergica generalizzata possono essere:
60 Intossicazione transcutanea
Intossicazioni acute
In questi casi si deve evitare di spremere, grattare o sfregare localmente la regione della puntura,
applicare eventualmente del ghiaccio sulla regione.
Intossicazione transcutanea 61