Cos'è il suono? Il suono giunge all'orecchio umano come variazione della pressione atmosferica
che, tradotta dal timpano e dagli organi dell’orecchio medio ed interno, produce una sensazione sonora
tale da generare quello che noi chiamiamo un suono.
Per l’esattezza il suono è un fenomeno fisico che definiamo come onda di pressione acustica che
necessita di un mezzo per la sua propagazione.
A livello psicoacustico è la sensazione, come essa si manifesta a livello celebrale, di una perturbazione di
natura meccanica, a carattere oscillatorio, che interessa il mezzo interposto tra sorgente e ascoltatore.
Una sorgente sonora può essere un qualsiasi corpo sottoposto ad occasionale deformazione: il corpo
diviene allora sede di un’onda meccanica che provoca un’oscillazione delle catene di atomi che lo
costituiscono. Le molecole d’aria che si trovano in contatto con la superficie del corpo raccolgono tale
perturbazione e trasmettono lo stato vibratorio a quelle via via più lontane.
Lo spostamento delle molecole comporta variazioni di pressione locale, che si propagano come onde fino
alla distanza consentita dalle proprietà di assorbimento del mezzo.
Un suono quindi è innescato da una pressione (forza applicata su una superficie) indotta su un corpo o su
un mezzo (sorgente sonora) che, grazie al terzo principio della dinamica di Newton (a forza applicata un
corpo reagisce con una forza uguale e contraria ovvero F = - F ) restituisce all’ambiente questo surplus di
energia sotto forma di variazioni di pressione.
Queste sono molto piccole rispetto alla pressione atmosferica e difatti non sono misurabili con un comune
barometro né rappresentabili con l’unità di pressione normalmente utilizzata: l’atmosfera (atm). Le
variazioni sono dette appunto onde di pressione acustica.
Una visualizzazione classica che aiuta a comprendere cosa può essere un'onda di pressione acustica è
quella delle onde che si producono in una superficie d'acqua quando vi viene gettato un sasso.
Ovviamente questa è una situazione che può essere visualizzata in modo bidimensionale in quanto le
onde nell'acqua si possono pensare come cerchi ma nel caso delle onde sonore siamo in una situazione
tridimensionale per cui dobbiamo pensarle come sferiche.
Queste onde per potersi propagare hanno necessità di un mezzo (ovvero di materia) a differenza delle
onde elettromagnetiche che possono viaggiare nel vuoto. Il mezzo, qui sulla terra, può essere di natura
gassosa, liquida o solida.
La differenza fra i tre stati della materia è caratterizzata dalla densità che è un parametro che influenza
notevolmente la velocità di trasmissione del suono. Le onde meccaniche si irradiano in tre dimensioni ed
hanno velocità diverse nei vari mezzi (con un’ulteriore dipendenza dalla frequenza).
La velocità di propagazione è collegata alla densità (distanza media tra le particelle che devono
trasmettersi lo stato oscillatorio), a sua volta dipendente dalla temperatura. Nell’aria vale la seguente
relazione approssimata (con umidità al 50%):
Ma qual è l’unità di misura che dobbiamo utilizzare per poter misurare l’intensità delle onde di pressione
acustica? Esiste un’unità molto piccola, il Pascal (Pa), così definito: 1 atm = 101325 Pa.
L’onda di pressione acustica che è in grado di indurre la sensazione sonora di più piccola intensità, ha una
variazione di pressione di 20μ Pa (μ=micro)(ovvero 20 milionesimi di Pa, e circa 5 miliardi di volte più
debole della pressione atmosferica), mentre quella che induce una sensazione sonora di massima
intensità (senza produrre un danno al nostro sistema uditivo), ha una variazione di pressione di 20 Pa.
Pertanto il nostro sistema uditivo è sensibile ad un milione di variazioni di pressione.
Prima di approfondire questo aspetto esaminiamo la rappresentazione delle onde sonore, per la quale
occorre una certa dose di semplificazione, per poter ridurre casi complessi (interferenze, increspature) a
casi più semplici (il caso ideale è quello di un'onda costante che si espande nello spazio libero).
Cominceremo da uno strumento fondamentale per lo studio del suono, la sinusoide semplice, ossia la
forma d'onda più semplice possibile. La rappresentazione sarà bidimensionale, ma non dimentichiamo che
in realtà stiamo pensando ad un fenomeno che si sviluppa tridimensionalmente nello spazio.
In modo generale, possiamo dire che il suono è un fenomeno ondulatorio che si manifesta in ogni corpo
elastico. Qundi nel caso più semplice (oscillazioni costanti nell'ampiezza e nel tempo) la sinusoide è la
migliore rappresentazione di un fenomeno sonoro. Immaginiamo un esempio molto classico di sinusoide:
quello di una penna, solidale ad una massa che oscilla in senso verticale, perché appesa ad una molla, di
un foglio di carta che scorre in senso orizzontale a velocità costante (vedasi la figura sottostante). La
punta della penna è a contatto con ill foglio di carta.
L'immagine che viene disegnata sulla carta dalla penna è una sinusoide. Si intuisce bene quanto la
sinusoide sia indicata a descrivere moti oscillatori: infatti il moto della penna è proprio un moto
oscillatorio (verticale). Vediamo quali sono i valori che si possono estrapolare dal grafico di un'onda
sinusoidale. Osserviamo la seguente figura:
L'asse orizzontale (delle ascisse) è l'asse del tempo (t), quello sul quale sono segnati gli istanti successivi
da sinistra verso destra. l'asse verticale (delle ordinate) è l’asse delle ampiezze (A), dove andremo a
leggere l'ampiezza delle oscillazioni.
Il primo valore che notiamo è quello di picco, che rappresenta la massima ampiezza positiva raggiunta sul
grafico. Vi è ovviamente anche un valore di picco negativo, che rappresenta la massima ampiezza
negativa raggiunta. Il valore da picco a picco è la differenza tra il valore di picco positivo e quello
negativo, ossia la massima oscillazione d'ampiezza.
Il valore medio è la media dei valori assunti dal grafico in un semiperiodo positivo (nella nostra figura, il
primo semiperiodo positivo è quello dall'intersezione degli assi alla successiva intersezione della sinusoide
con l'asse dei tempi; poi segue un semiperiodo negativo; insieme, semiperiodo positivo e semiperiodo
negativo costituiscono un periodo che si ripete costante nel tempo: questo è il motivo per cui la sinusoide
è detta un'onda periodica.
Il nostro sistema uditivo è in grando di produrre delle sensazioni sonore solamente per un intervallo di
frequenze: da 20 a 20.000 Hz. Al disotto dei 20 Hz si parla di infrasuoni, mentre al di sopra dei 20 kHz (k
sta per kilo e vale 1000) abbiamo gli ultrasuoni, l’intervallo 20 – 20 kHz determina la banda udibile.
La frequenza usata come standard internazionale di riferimento (La fondamentale del corista, indicata con
A4) è fissata in 440 Hz. In base a questa convenzione, per calcolare la frequenza delle altre note si
utilizza la seguente formula:
N
f = 2 12 ⋅ f rif
dove:
frif = 440 Hz
N = n° di semitoni di distanza dalla nota di riferimento
Il Timbro è quella caratteristica del suono per la quale, a parità di frequenza, è possibile distinguere ad
es il suono di uno strumento da quello di un altro (vedi un flauto e una chitarra).
Un suono periodico può essere o semplice (puro), ovvero costituito da un’onda sinusoidale, oppure
complesso, ovvero costituito da due o più componenti sinusoidali che contribuiscono ad una forma
d’onda complessa. I suoni puri in natura sono molto rari e sono definiti come onda sonora la cui pressione
acustica istantanea è funzione sinusoidale del tempo. Vediamo un suono complesso:
Per poter valutare il contenuto sonoro di un timbro si utilizza un grafico chiamato spettro acustico
(indicato con B nell’immagine seguente), che ha sull’asse delle ordinate i valori dell’ampiezza (dB9)
mentre sull’asse delle ascisse sono riportate le frequenza.
La componente sinusoidale di frequenza più bassa presente nello spettro acustico è della fondamentale
mentre le altre componenti vengono indicate come parziali.
Queste ultime sono poi distinte in parziali armoniche se sono un multiplo intero della fondamentale f
(ad es. 2f, 3f, 4f, 5f …) oppure in parziali non armoniche negli altri casi (ad es. 2.1f, 3.7f … ). Ad
esempio:
frequenza fondamentale: 100 Hz
armonici: primo 200 Hz (2f); secondo 300 Hz (3f); terzo 400 Hz (4f); quarto 500 Hz (5f); ecc. ecc.
frequenza fondamentale: 150 Hz
armonici: primo 300 Hz (2f); secondo 450 Hz (3f); terzo 600 Hz (4f); quarto 750 Hz (5f); ecc. ecc.
Un suono periodico complesso pertanto può essere costituito da una serie numerosa di parziali armoniche
e non armoniche, come possiamo vedere nell’immagine seguente: