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La respirazione diaframmatica.

Tra
convinzioni e falsi miti (prima
parte)
By: Federica Avolio|Published on: Set 10, 2019|
Categories: logopedia vocale| 0 commenti
INSEGNAMI A RESPIRARE BENE
 
Molto spesso mi capita di osservare nei miei clienti con
problemi di voce la presenza di una convinzione comune
ovvero “parlo male perché respiro male”.
La richiesta che ne consegue è dunque: “insegnami a
respirare bene e parlerò bene”.
Oppure ancora: “Insegnami a respirare con il diaframma,
così finalmente parlerò bene e la mia voce migliorerà”.
In realtà tantissime persone respirano “male”.
seguimi nella lettura di questo articolo, cercherò di farmi
comprendere meglio…
Intanto ti invito a riflettere sul fatto che moltissime persone
non utilizzano bene il diaframma eppure non hanno
problemi di voce.
Devono dunque esserci altri fattori predisponenti che
intervengono a provocare, oltre all’ alterazione della
modalità di respirazione anche un’alterazione della voce.
Insomma la relazione PROBLEMA DI RESPIRAZIONE =
PROBLEMA DI VOCE non è una relazione così semplice e
diretta come sembra.
Dunque sgomberiamo la mente anche dall’ equazione
opposta, ovvero RISOLVO IL PROBLEMA DI RESPIRAZIONE =
RISOLVO IL PROBLEMA DI VOCE.
Sono problematiche collegate sì, ma non in maniera così
semplice.
Tuttavia respirare bene è assolutamente importante per la
nostra qualità di vita. Questo sì, è vero per chiunque, non
solo per chi ha problemi di voce.
 
Respirazione diaframmatica… è sempre quella giusta?
 La respirazione “diaframmatica” sembra quasi indicare una
modalità “giusta” di respirare, da utilizzare in qualunque
circostanza e a prescindere dal contesto in cui ci troviamo.
Non esiste una sola, unica e giusta modalità di respirare.
Esistono diverse modalità da utilizzare in circostanze diverse
e a seconda delle esigenze di ciascuno.
F.Le Huche, punto di riferimento per la foniatria e la
logopedia vocale in Europa, individua quattro MODALITA’ DI
RESPIRAZIONE VITALE PRINCIPALI a seconda dei gruppi
muscolari che vengono coinvolti in modo prevalente. Mi
limito ad elencarli per poi approfondirli successivamente
(quindi resta collegato se l’argomento ti interessa che poi lo
approfondirò in un prossimo articolo!)
-respirazione toracica superiore                                     

-respirazione toracica inferiore


-respirazione addominale
-respirazione vertebrale
Dobbiamo poi aggiungere la possibilità che queste modalità
vengano mixate in una respirazione mista.
Vorrei davvero rassicurare quelle persone che pensano che
per stare bene devono “respirare sempre con l’addome, o
ancora, di pancia”. Non funzioniamo così!
Talvolta respirare “di petto” utilizzando la muscolatura
toracica può essere necessario per favorire un recupero
fisico in un momento di agitazione, o mentre spieghiamo
qualcosa in modo concitato.
Non possiamo respirare sempre “con la pancia” e aggiungo
che farlo potrebbe addirittura peggiorare la situazione delle
tue corde vocali.
Sentiamo cosa dice F.Le Huche a tal proposito:
“Bisogna ammettere che non c’è una buona maniera di
respirare, ed una sola, ma ve ne sono molteplici, a seconda
di ciò che si fa con la respirazione in un determinato
momento….
…si deve abbandonare l’idea (frequente) che la respirazione
addominale sia comunque la sola pertinente e che la
respirazione toracica superiore sia semplicemente da
proscrivere.”
(F. Le Huche . La Voce. Anatomia, fisiologia, patologia,
terapia. Tomo1, pag 67)
 
 Respirazione naturale e respirazione fonatoria
“Dottoressa io non riesco proprio a respirare con il
diaframma. Magari ci riesco durante gli esercizi ma poi mi
dimentico, se non presto attenzione non ci riesco!”
Certo, è normale. La respirazione normalmente si realizza
senza la nostra consapevolezza, poiché si tratta di un
sistema automatico ed involontario. Può anche essere
guidato consapevolmente, ovviamente per un tempo
limitato.
Poi riprende a funzionare in automatico, seguendo la
modalità che ha appreso in maniera più facile ed economica.
Dunque, se hai automatizzato una respirazione naturale di
tipo toracico, poi consapevolmente attivi una respirazione di
tipo addominale, non puoi aspettarti risultati immediati o in
tempi brevi.
Automatizzare una nuova modalità richiede molto tempo,
certamente parliamo di mesi durante i quali riuscirai ad
esercitarti tutti i giorni almeno per mezz’ ora.
Questo poi non ti porterà alcun risultato se nel tuo corpo ci
sono resistenze di tipo emotivo o problematiche posturali
che ti riportano verso il tuo schema motorio abitudinario e
collaudato.
Questo è il motivo per cui cerco di limitare al massimo,
durante le mie sedute per il recupero della voce, il lavoro
strettamente collegato alla respirazione.
È necessario, piuttosto, focalizzare l’attenzione sul lavoro
sinergico tra respiro, postura e voce, durante il quale si
agisce stimolando simultaneamente questi aspetti. Nessuno
deve prevale sull’ altro.
Il rischio è quello di ottenere un risultato poco economico
che porti poco rendimento con tanto sforzo. (e noi
cerchiamo di ottenere il contrario…giusto?)
Altra cosa è utilizzare per un tempo limitato e per uno scopo
ben definito, ad esempio utilizzare una respirazione
addominale per facilitare l’utilizzo di appoggio e sostegno del
diaframma nel momento in cui, ad esempio, sostengo uno
sforzo vocale limitato.
Questo allora diventa un obiettivo ben formato e definito,
quindi raggiungibile, non trovi?
A questo punto vorrei condividere delle riflessioni e delle
domande che mi sono posta nel corso del tempo e che mi
hanno aiutata a fare chiarezza sull’ argomento.
    (sì proprio così, mi faccio delle domande e cerco di trovare
delle risposte
che poi mi aiutano a soddisfare meglio le richieste dei miei
clienti!)
 
 
 
Queste risposte mi hanno aiutata ad ampliare i miei
orizzonti conoscitivi riguardo il buon funzionamento di
questo muscolo vitale, nel senso letterale del termine.
A proposito.
Prima di tutto è necessaria una premessa…
Il muscolo Diaframma, NON è un muscolo come gli altri, per
un motivo molto semplice: al suo corretto funzionamento è
legata la nostra vita stessa.
 
Le diverse funzioni del diaframma
Essendo il muscolo principale della respirazione, ci permette
di vivere.
Dalla qualità del suo movimento dipende la qualità di
diverse funzioni vitali, prima di tutte la corretta
ossigenazione di tutto il nostro organismo, poi la postura, la
digestione, la peristalsi intestinale, il buon funzionamento
del sistema linfatico, ed infine la voce.
Basta osservare la sua posizione nel corpo per verificare il
ruolo determinante che ha per tutti gli organi vitali:
separando l’addome dal torace, si posiziona come una
lamina orizzontale che dona stabilità al corpo stesso.
È la base dei polmoni e contemporaneamente il tetto dello
stomaco.
Vediamo insieme velocemente le sue molteplici funzioni.
 
Funzione di “pompa viscerale”
 

Effettua un movimento continuo di pompa sui visceri, dallo


stomaco al fegato
alla milza, fino a stimolare, in normali condizioni di
funzionamento,
una buona peristalsi intestinale.
 
 
Funzione posturale 
E’ innervato dal nervo frenico, proveniente dalla terza/quarta
vertebra cervicale. Questo rende il suo funzionamento
collegato alla buona funzionalità del tratto cervicale.
Nella sua porzione posteriore, è inserito mediante i
cosiddetti “pilastri diaframmatici” nella regione lombare della
nostra colonna.
Quindi alterazioni anatomiche o funzionali di questa sezione
della colonna incideranno sulla funzione diaframmatica e
viceversa.
È in stretto rapporto funzionale con il muscolo ileo psoas,
che collega vertebre lombari, bacino e femore, muove il
bacino in avanti, flessore del tronco e della gamba.
Funzione psicologica- emotiva
Non esistono studi scientifici in grado di dimostrare la stretta
relazione tra l’attività del diaframma e le emozioni.
Ma è esperienza comune quella di “bloccare il respiro” sotto
l’effetto di una forte emozione positiva o negativa.
Pensa ad esempio all’effetto fisico che ti provoca
un’emozione forte come lo stupore, la meraviglia (pensa alla
frase “…da far mancare il fiato” magari mentre
contempliamo un panorama particolarmente bello) o ancora
più frequentemente durante un’emozione negativa come la
paura o la rabbia (espressioni del tipo, “mi si è bloccato il
fiato in gola “o ancora “è stato come un pugno nello
stomaco).
Sono tutte espressioni molto diffuse che testimoniano
un’intima relazione tra diaframma ed emozioni.
Alexander Lowen, psicoanalista padre dell’analisi
Bioenergetica descrive la personalità di ciascun individuo
come un’unità funzionale tra mente e corpo.
Il respiro ed il movimento sono gli aspetti del corpo in cui
possiamo intravedere gli aspetti, anche patologici, della
personalità. Ecco cosa ci spiega nel suo celebre testo “La
Voce del corpo”:
“La maggior parte delle persone respira poco. La loro
respirazione è superficiale e tendono a trattenerla ogni volta
che sono sotto stress, anche in situazioni di leggero stress…
le persone tendono a limitare il respiro, con il risultato di
aumentare il loro stato di tensione.
Come mai per così tante persone è difficile respirare in
modo pieno e libero? La risposta è che la respirazione fa
emergere le emozioni e le persone hanno paura di sentire.
Hanno paura di sentire la loro tristezza, la loro rabbia, la loro
paura”.
Ecco quindi come un blocco emotivo, che Lowen spiega
trovarsi alla base di diverse problematiche psicologiche più
profonde, risulta direttamente collegato nel corpo ad un
blocco del diaframma, una limitazione del suo normale
fluido movimento di contrazione e allungamento, una
retrazione delle sue fibre muscolari.
Il blocco emozionale si struttura nel diaframma come una
limitazione del respiro libero ed energizzante, di cui
naturalmente dispongono i bambini e gli animali.
Tale blocco nasce da una serie di tensioni muscolari che si
strutturano nel nostro diaframma e nei diversi gruppi
muscolari coinvolti nella respirazione (addominali,
intercostali, scaleni, sternocleidomastoidei e spinali).
Adesso è semplice comprendere perché NON è possibile
cambiare modalità di respirazione (naturale o fonatoria) se
non si liberano i muscoli coinvolti da uno stato di tensione e
rigidità muscolare.

Indipendentemente dal motivo per cui tu stai cercando di


migliorare la tua respirazione, il primo passo, comune a tutti
coloro che cercano questo risultato (chi ha problematiche
vocali, cantanti artisti, insegnanti, chi cerca il proprio
benessere fisico ed emozionale) è quello di diminuire lo
stato di tensione.
È per questo che ho pensato al laboratorio “Diaframma
libero! Laboratorio pratico di Pilates vocale” per dare la
possibilità a tutti di sperimentare i tanti benefici che
possono derivare dal praticare degli esercizi semplici in cui si
agisce in modo sinergico su postura, respirazione, voce ed
emozioni. Se vuoi leggere il programma segui il link
  Diaframma libero!
Ho strutturato questo metodo di Allineamento Vocale
(Metodo Avolio) per venire incontro in modo più efficace alle
esigenze dei miei clienti e di tutti i professionisti della voce
che intendono liberarsi realmente e profondamente dalle
tensioni muscolari, creando i presupposti di base per
migliorare poi i movimenti di diaframma e respiro.

 
Concludo riportando questa riflessione del dott. Raggi,
fisioterapista, osteopata ideatore del metodo Raggi:
“Parlando del diaframma come mantice responsabile della
quantità di aria per far “vibrare” le corde vocali, vorrei
ricordare una delle cose più elementari, ma che può indurre
facilmente in banali errori.
Si pensa che l’allenamento principale e più idoneo (…) sia
quello di riempire molto il torace e di far scendere
(abbassare) il diaframma quanto più possibile; ma questo è
vero solo in parte, ed una scorretta interpretazione può
addirittura produrre risultati opposti.” (estratto da “La voce
del cantante” a cura di F. Fussi, volume quinto. Il diaframma
tra postura e canto, contributo di D. Raggi)

La respirazione diaframmatica. Tra


voce e reflusso (seconda parte)
By: 
Nel precedente articolo ho citato queste parole di A.Lowen,
padre fondatore della bioenergetica, ricordi?
“La maggior parte delle persone respira poco. La loro
respirazione è superficiale e tendono a trattenerla ogni volta
che sono sotto stress, anche in situazioni di leggero stress…
le persone tendono a limitare il respiro, con il risultato di
aumentare il loro stato di tensione.”
Lowen intravedeva nella limitazione dell’estensione del
respiro un segnale di stress psicofisico
A sua volta F. Le Huche, foniatra e studioso della voce, ci
spiega come l’aumento dello stato di tensione possa a sua
volta generare un’alterazione della normale funzione
vibratoria delle corde vocali.
Ricapitolando, possiamo osservare come da uno stress
prolungato possiamo aspettarci una limitazione del respiro e
della normale attività del muscolo diaframma.
Questa limitazione comporta un aumento dello stato di
tensione muscolare che nel tempo può verosimilmente
generare difficoltà alla normale attività delle corde vocali
nella produzione della voce, soprattutto nei professionisti
della voce (insegnanti, cantanti, attori etc…).
Oggi voglio farti osservare come un blocco o restrizione del
libero movimento del diaframma possa generare anche
difficoltà allo stomaco, stimolando il tanto diffuso reflusso
gastro- esofageo a causa della stretta relazione anatomica
tra il giunto gastro – esofageo e il diaframma.

Ma procediamo con ordine.


Prima di tutto allarghiamo il nostro sguardo e cerchiamo di
immaginare il normale funzionamento del diaframma, che
già, di per sé non è davvero semplice da comprendere!
 
Com’è fatto il diaframma? Uno sguardo veloce…
Il diaframma è composto da una parte di tessuto
cartilagineo (il centro frenico) e da diverse inserzioni
muscolari periferiche che lo collegano alla parte scheletrica
della gabbia toracica.
Le Huche ci indica le seguenti inserzioni muscolari:
• una porzione vertebrale (che collega il centro frenico
alle vertebre lombari)
• una porzione costale posteriore e una anteriore
• una parte sternale.
Insomma, la sua struttura è ben più complessa di un
semplice muscolo!
Ora punta la tua attenzione sul centro frenico. Osserva bene.

Al suo interno troviamo tre orifizi principali (in realtà ce ne


sono anche altri di dimensioni più piccole) di fondamentale e
vitale importanza: orifizio aortico, orifizio della vena cava e
soprattutto orifizio esofageo, ovvero lo spazio attraverso il
quale l’esofago attraversa letteralmente il diaframma.
Sì esatto. Il diaframma è letteralmente attraversato
dall’esofago! Lo sapevi?
Dunque le limitazioni del respiro e le tensioni muscolari che
si strutturano nei fasci muscolari del diaframma possono
interagire negativamente con esofago e stomaco.
Facciamo un esempio.
Se una persona è sotto stress per un tempo prolungato, il
movimento diaframmatico potrebbe limitarsi, bloccarsi ad
esempio, in fase inspiratoria.
 

Tale blocco comporterebbe in tal caso una pressione


eccessiva e/o prolungata sulla parete dello stomaco.
Tale pressione, nel tempo potrebbe stimolare la risalita di
succhi gastrici in esofago.
A questo punto devo ammettere di aver a lungo trascurato
questa stretta e intima relazione tra diaframma, esofago e
stomaco. Faccio un pubblico “mea culpa”.
E questo mi ha comportato delle difficoltà personali, prima
ancora che professionali.
Fin quando non ho deciso di approfondire questo aspetto a
causa del mio reflusso gastro esofageo, (se ci conosciamo
certamente te ne avrò già parlato!)  che mi provoca sintomi
diretti e classici (come la fastidiosa sensazione di risalita di
acido in gola) come anche sintomi indiretti e atipici, come ad
esempio tosse, necessità di schiarire la voce e talvolta
disfonia.
Esiste una particolare categoria di disfonia che viene
denominata appunto “Disfonia da reflusso gastro esofageo”.
Di fronte a questa difficoltà ho sempre pensato che l’unico
modo di intervenire fosse di tipo farmacologico, lasciando ai
medici competenti l’esclusivo intervento curativo e
terapeutico.
A lungo mi sono chiesta se potessi fare qualcosa per
migliorare tale condizione anche a livello riabilitativo,
portando un contributo per il miglioramento funzionale di
tale aspetto, attraverso una ginnastica diaframmatica.
Questo è parte integrante del lavoro che sto svolgendo con
gli esercizi di Pilates Vocale…il metodo di lavoro che ho
strutturato per allineare respirazione, voce ,postura ed
emozioni.
 
Torniamo all’anatomia del diaframma.
Ho chiesto al dott. Raffaele Minella (pediatra,
gastroenterologo clinico ed ecografista) di spiegarci meglio
questo rapporto tra stomaco e diaframma. Sentiamo cosa ci
dice.
“Il diaframma presenta dei fori attraverso i quali passano i
grossi vasi e l’esofago.
In torace abbiamo una pressione che si alterna tra positiva e 
negativa, mentre in addome la pressione è positiva. Quindi il
contenuto dello stomaco ritornerebbe in esofago (reflusso)
se non esistessero dei meccanismi valvolari intrinseci ed
estrinseci allo stomaco.
Il meccanismo valvolare intrinseco è lo “sfintere gastro –
esofageo inferiore”.
Il secondo meccanismo valvolare, quello estrinseco, viene
attivato dai pilastri diaframmatici (anche definiti crura
diaframmatici), fasci fibrosi che circondano come una
cravatta l’esofago, contribuendo al mantenimento della
pressione sfinteriale”.
E ancora…
“In caso di insufficienza pressoria sfinteriale, il contenuto
gastrico risale in esofago, dove l’acido irrita le sue pareti
interne.
A seconda della pressione con cui risale, il reflusso acido può
fermarsi in esofago o risalire in faringe causando
problematiche come irritazione adenotonsillare, tracheite o
laringite, tosse, asma o disfonia.”
 
Dunque, come abbiamo visto, è fondamentale che i pilastri
diaframmatici esercitino al meglio la loro funzione
“sfinterica” perché possano contribuire al buon
funzionamento di esofago e stomaco. Un loro rilasciamento
potrebbe contribuire addirittura all’instaurarsi di una
condizione patologica molto diffusa, l’ernia iatale da
scivolamento, ovvero la risalita di una porzione di stomaco al
di sopra del diaframma.
 

 
Cosa possiamo fare noi logopedisti, insegnanti di canto, che
lavoriamo sulla respirazione diaframmatica e sulla voce, per
tenere in considerazione tali aspetti nel nostro lavoro?
Intanto ti spiego quello che sto cercando di fare e che sono
riuscita ad ottenere grazie al mio lavoro di ricerca e
sperimentazione da cui è nato il Metodo Avolio,
Allineamento Voce, respiro, postura ed emozioni con gli
esercizi di Pilates Vocale.
 
Descrizione di un caso clinico da RGE e disfonia da
reflusso: il mio!
L’indagine ecografica condotta dal dott. Minella riportava un
eccessivo allargamento del mio sfintere esofageo inferiore.
La misurazione indicava circa 3 mm oltre i valori normali.
La clinica prevede la somministrazione di farmaci cosiddetti
“inibitori di pompa protonica”, i quali inibiscono, appunto, la
produzione di acido gastrico.
Ho provato, con il supporto e la supervisione del dottore, a
non assumere i farmaci previsti per poter osservare gli
effetti che la pratica degli esercizi elaborati nel mio metodo
potevano avere su questa situazione clinica descritta.
Insomma, ci è voluto anche un pizzico di coraggio!
Dopo tre mesi di osservazione sono stata davvero
soddisfatta dei risultati ottenuti.
Molto soddisfatta! Sono felice di poter condividere quanto
osservato.
La pratica costante e giornaliera degli esercizi, associata ad
un regime alimentare indicato per il mio caso di reflusso, ha
fatto registrare un restringimento del mio sfintere gastro
esofageo dei tre mm in eccesso.
Il dottore che ha effettuato la supervisione ha osservato che
tale risultato è quello che avrebbe normalmente cercato di
raggiungere associando le indicazioni alimentari anti-
reflusso con la somministrazione dei farmaci.
Adesso ti chiedo di fare molta ATTENZIONE!
Chiaramente questa è un’osservazione clinica limitata al mio
caso.
Assolutamente NON posso affermare che la pratica degli
esercizi di respirazione diaframmatica possono risolvere il
reflusso, non mi fraintendere!
Anche perché tale dato clinico corrisponde ad un
miglioramento significativo dei sintomi, ma non ad una loro
totale scomparsa. Almeno per il momento.
Il reflusso è una condizione clinica multifattoriale molto
complessa, le tipologie e le cause di reflusso possono essere
di diversa natura e molto differenti tra di loro.
Certamente gli studi e le osservazioni continueranno.
Quello che con certezza mi sento di poter affermare e che
posso dedurre da queste limitate (e sottolineo per amore di
esattezza e di scienza, molto limitate!) osservazioni cliniche è
questo:
è possibile pianificare un lavoro di allenamento e
allungamento del muscolo diaframma grazie alla sinergia tra
respirazione e postura che non comporti un rischio per i
pazienti che soffrono di reflusso, piuttosto un beneficio che
possa coadiuvare la cura farmacologica e alimentare clinica
normalmente prevista in questi casi.
Insieme al dottore Minella infatti, abbiamo fatto delle
interessanti osservazioni ecografiche da cui è possibile
osservare come varia la posizione del diaframma nel tratto
del giunto gastro-esofageo durante gli esercizi svolti.
Grazie a queste osservazioni abbiamo potuto costatare quali
fossero le combinazioni di esercizi più adatte a stimolare in
modo adeguato questo delicato tratto del diaframma perché
potessero esserci benefici chiaramente descrivibili.
Non è possibile riportare tutti i particolari di questa
osservazione in questo articolo.
Posso però condividere in linea generale delle semplici
indicazioni che ne ho dedotto per la nostra pratica sugli
esercizi di respirazione.
 
Torniamo per un momento alle inserzioni muscolari del
diaframma.
Queste saranno responsabili dei diversi movimenti che il
torace e l’addome assumono durante le fasi di inspirazione
ed espirazione.
Le Huche suddivide ed elenca tali movimenti nel seguente
modo:    

Movimenti di elevazione- abbassamento del torace


Movimenti di dilatazione -restringimento della base toracica
Movimenti di avanzamento – retrazione della parete
addominale
Movimenti di estensione – flessione della colonna vertebrale
Un diaframma elastico è capace di produrre movimenti ampi
e fluidi ben visibili, ma prima di arrivare a questo è
necessario allungare gradualmente e dolcemente tutti i
muscoli agonisti e antagonisti perché possano lavorare in
modo sinergico tra di loro producendo il massimo beneficio.
Allora ecco qualche consiglio utile per tutti noi….
Cosa fare e cosa non fare quando lavoriamo con la
respirazione diaframmatica. Pronti?
Primo consiglio.
Cosa NON fare:
Non forzare la fase inspiratoria chiedendo al cliente di
gonfiare la pancia in modo visibile e forzato. Ne abbiamo già
parlato nel precedente articolo.
Ma abbiamo un motivo in più.
Nel caso in cui il paziente soffrisse di reflusso, infatti, tale
movimento inspiratorio sarebbe davvero fastidioso. La
dislocazione dei visceri nella porzione anteriore dell’addome
è provocata, come abbiamo visto, da un movimento del
diaframma sullo stomaco. In questo modo dunque, è
possibile favorire la risalita degli acidi verso l’esofago. Inoltre,
in caso di ernia iatale da scivolamento, l’inspirazione forzata
con allargamento dell’addome certamente non può fare
altro che rinforzarla!
Cosa fare?
Semplicemente, chiedi al cliente di fare piccole inspirazioni, o
comunque di inspirare dolcemente senza prendere troppa
aria.
Piuttosto concentrati sulla zona che viene reclutata durante
l’inspirazione.
È utile esplorare la possibilità di posizionare l’aria in diverse
zone di addome a torace. La zona costale laterale, la zona
posteriore lombare, sono più difficili da percepire, ma è
molto utile stimolarne la propriocezione. Anche la zona
toracica superiore e sternale, al momento giusto, devono
poter essere utilizzate liberamente.

Secondo consiglio.
Cura molto la fase espiratoria, che quando si parla o si canta
diventa fase fonatoria.
Stimola uno svuotamento d’aria residua che sia quanto più
completo possibile. Io la definisco “respirazione completa”,
nel senso che si stimola uno svuotamento completo.
Vedrai che non è così semplice come sembra. Se esiste uno
stress prolungato che blocca il diaframma stimolando una
retrazione delle fibre elastiche, allora sarà questa fase a
creare maggiori difficoltà. In questa fase, inoltre, si crea la
situazione fisiologica positiva per liberare lo stomaco da
un’eccessiva pressione.
Terzo e ultimo consiglio
Cerca sempre di abbinare un lavoro di respirazione con un
lavoro posturale. Che sia un buon allineamento, che siano
diverse posizioni, sia statiche che dinamiche…la parola
d’ordine è esplorare tante e diverse combinazioni tra
movimento, posture e respiro!
 

Ovviamente dovrà essere proposto tutto nella massima


gradualità, senza forzare e nel rispetto dei limiti che lo stesso
cliente esplorerà divenendone sempre più consapevole.

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