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DEL
cavalier marino.
Con Argomenti
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INVENETIA, M DC XXIII-
Appreffo Giacomo Sarzina
I
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Alla Maeftà
CHRISTI ANISSIMA
MARIA DE' MEDICI.
DI
REINA DI FRANCIA,
Et di Nauarra
r
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di talefcudoficura difefa dellaltrui malignità, & dalla propria nèce/fità.
Quelli rifpetti moffero Virgilio ad intitolare il fuo Poema a Cefare, Lucano
a Nerone, Claudiano ad Honorio , & a tempi noflri l’Arioflo, e’1 Taflò alla
SerenilTìmaCafadaEfle. Quelli ifleflì dail’altro lato moffero Mecenate a
fouuenireallapouertàd’Horatio, Dominano a promouere Statio,&SiIio
Italico a gradi honoreuoli, Antonino a contracambiare con altrettanto oro
le faciched’Oppiano; & vltimamente(per tralafciare gli altri (Iran ieri) Fran
cefco il primo Rè di Francia a remunerare con effetti di profufa liberalità le
&
3
fcritture deli’ Alamanni, del Tolomei, del Delminio , dell Aretino, d’altri
molti letterati Italiani : Carlo il nono a (limare, honorare, &riconofcere où
&
tremodola virtù eccellenza di Piero Ronzardo; Arrigo il terzo ad accre-
feere con larghe entrate le fortune di Filippo di Portes, Abate di Tirone;&
Arrigo il quarto dopo molti altri Legni d’affettione partiale, ad eflàltare alla
facra dignità della porpora i meriti del Cardinal di Perona. Non modero
già (permiocredere)que(lirifpettilaMae(làChrifliani/Tìma di LODO-
VICO il XlII.quandocon tante dimoflrationi di generosità prefe a tratte-
ner me nella fua Corte, sì perche all edificio della fua glorianonfà meflicri
di sì fatti puntellasi anche perch’io non fon tale, che badi a foflenerecon la
debolezza del mio Itile ilgraue pefo del fuo nome. Nè muouono hora fi-
mi 1 mente mea confacrarea S.Maeflà il mio Adone, come fò, sì perche! ’uni-
mo mio è tanto lontano dalfinterdfe, quanto il fuodallambitione,sì anche
perche fono flato preuenuto co’ benefici, & hòriceuuti guiderdoni mag-
giori del difiderio,& della fperanza, nonché del merito. Maquantunquei
fini principalideliafua protettione,& della mia dedicationenon fieno que-
lli, conni crociò tanto per la parte, che concernei debiti della obIigation_a
mia , quanto per quella , che s’appartiene ai meriti della grandezza fua , con
ragione parmi che fi debba il prefente libro al no Uro Rè , &che da meal no-
flro Rè fiabuon tempo fà giullamente douuto. Deuefi a lui, come degno
&
d qualiìuoglia honore ; deuefi da me, come honorato ( benché indegna-
i
mente) del titolo della regia feruitù. Per quelche tocca a S.Maeflà dico,
eh e proportionatoqueflo tributo, eflendofi già col fopracennato dièmpio
d’Hercoledimoflrato , ch’a’ Prencipi grandi non difeonuengono Podice
Ermi vaglio della fomiglianzad’Hercole, meritando egli appunto adeffo
Hercoled’effTere perle fue attioni paragonato; Poiché fel’vno ne’ princi-
pi] delia fua in fantiahebbe forzadiftrangolaredue fieri Dragoni, ilchefù
prefo per infallibile inditio dclFalcre proue future; l’altro ne’ primordi j &
&
della fua età , dd fuo gouerno conculcò nè più nè meno due fcrociffinie &
vetenofifIimeSerpi,dicoleguerreintefline di Francia, & le traniere d’Ita-
s
lia, fuperatel’vnacon la mano del valore, l’altra con quella deli autorità ; dal
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che quelchelVno operò giàadulto &robufto, l’altro ha operato ancor te-
nero & fanciullo, eflirpando dal fuo regno vn molto così jpeftifero, co-
mera LHidra della difcordia ciuile,lecui telle pareua che d’horainhora__»
moltiplicallero in infinito.Et febcne al prefen te guerreggia ruttauia co’ tuoi
fudditi, ilchepar che repugni alla publica pace, &contrafaccia alla con-
cordia dello flato, vedelì nond imeno chiaramente, che dopo l’honor di Dio
(ch’èil fuo primo riguardo) tuttoè intefo a quel medefimo fcopo, cioè
il
re,& tremare, vince prima che combatta, ottiene più trionfi, che non dà af-
faki,&fignoregeiapiùanimi, chenon acquifta terre. Il fuo petto è nido
della fortezza , il fuo cuore refugio della clemenza , la fua fronte paragone
della Madia, il fuo fembiante fpecchiodeUaffabilitàjilfuobracciocolonna
della giuilitia, la fua mano fontana della liberalità. La fua fpada infocata^
di zelorarlafradadelScratìno, chedifcaccia dalla fua cafa i contumaci di
Dio; Ondeil mondo, chegJiapplaude,&chehàdellefuemagnanirneope-
re incredibile a filettar ione, con voce vniuerfale lochiama Intelligenza della
Francia, Virtù del trono, & dello feettro, Angelo tutelare della vera fede,
poiché angelico veramente è il fuo afpetto, angelico il fuo intelletto ^an-
gelica la fua innocenza G>sì la fomma pietà di quel D]o,ilqualelo regge,
.
ilquale egli difende, guard la fua vita,& allòrani dalla fua facra perfona la vio
1
&
lenza del ferrosa fraudedel veleno, la perfidia del tradimento;come in lui
fi adempiranno appieno tutte le conditioni di perfezione
, che mancarono
negli antichi Cefari. Et trattàdofi in quella guerra fànta dell’intereife pur di
Dio,
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Dio, non mancheranno aquella infinita Capienza modi da terminarla a glo-
&
ria laa, con riputatone d’ vn Rè sì giudo . Quanto poi alla parte, che toc-
ca a me, debita ancora, non che ragioneuole, dimo io queda dedicatura, ac-
cioche fèneir vnoabondacortefia, nell’altro non manchi gratitudine . Ma
con qual cambio, ò con qual’effetto condegno corrifpouderò io a tanti ec-
ceffid’humanità, i quali foprafanno tanto di granlunga ogni miopotere?
Certo non so con altro pagargli, che con parole, &con lodi, in quellaguifa
ideila che dpagano le diurne grane. Ben vorrei, chela mia virtù fu Ile pari
alla fua bontà, per potere altrettanto celebrar lui, quanto egli gioua a me,
Perciocheficomeifuoigedicgregi,quafidelledelCiel della gloria, influi-
rono al mio ingegno fuggetti degni d’eterna loda , così fauori , ch’io ne ri-
i
ceuo,quafiriuoliddfontedellamagnifìcenza,mnaffianorariditàdellamia
fortuna con tantalarghezza, che fannoarroflirela mia viltà, onde rimango
confufodinonhauerfinquì fatta opera alcun a perlaquale appaia il merito
di sì fatta mercede. Poteuano perauentura da queda oblatione didormi
due circo danze, cioè la battezza cbila offerta dal canto mio, preminenza
delperfonaggiodal canto fuo. Ma era legge de’ Perfiani ( come Heliano
racconta) che calamo tributale il Rè lorodi qualche donaduo conforme
allepropricfacoltà,qualunquefifufle. Et Ligurgo voleua,che fi offenderò
agl’iddi/ cofe,ancorcheminime,pernon celiar giamaid’honorargli . Que-
lle ragioni feufimo in parte il mancamento del donatore ; Ma per appagare
Iigrandezza di colui, a cui fi dona, dirò folo, ohequelfideflò Hercoledi cui
parliamo, per dar’alle fuc lunghe fatichequalche follazzeuole interuallo , de-
poda caluolca la chua , foleua pure fcherzando fauoleggiare con gli amori *
Achille, mentreche nella fua prima età viueua tràlefelue del monte Pelia_,
lòtto la diìciplina di Chirone, foleua (fccondochefcriueHomero) dilettarli
delfuono della cetera, nèfdegnaua di toccar taiuoltal’humil plettro, & di
tadeggiar le tenere corde con quella mano ideila , che doueua poi con forn-
irla prodezza vibrar la lancia , trattarla fpada, domare dedrieri indomiti, &
vincere guerrieri inuincibili . Per la qual cofa io non dubito punto, che tra
falere heroiche virtù, ch’adornano glianni giouanili di S.Maeftàmtanta
lublimità di dato ,in tanta viuacità di (pirico, & in tanta ieuerità d’educa-
tione, non debba anche hauer luogo fhonedo & piaceuole tradullo della
Poefia. Et fe il medefimo Heroe pargoletto ( come narra Filodrato ) quan-
do ritornaua dall’effercitio della caccia danco perla vccifione delle fiere,
non prendeuaafchifc accettare dal fuomaedrolepoma, e i faui in pre-
mio della fatica con quello ideilo animo grande, con cu poi haueua da ricc-
i
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«erodono prefentatodavn fuodeuoto, iiquale appunto altro non è , che
frutto di rozo intelletto, &mielecompoftodi fiori poetici^quafi lieto ficu &
ro prefagiode ricchi tributi , &
de trionfali honori , che iti più maturo tem-
po faranno al fuo valore offerti ? Parrai veramente la figu ra biforme di quel
mifteriofo Semicauallo ben con Cacaiole al mio fuggetto,come molto efpref
fiuadellc due necdfarie& principali conditioni del Principe, dinotando per
la parte humana il reggimento della pace, &
per la ferina l’amminiftrationc
della guerra . Laqual fignificanza fi attende, che debba perfettamente veri-
ficarfiinS. Maeftà, come degno figlio di sì gran padre, &
heredenon meno
delle paterne virtù, che de rinfila cuigenerofa indoieprecbrre feti, via * &
ce l’altrui Iterante. Etgià gli effetti ne fanno fede, poiché non cosi toftò
5
&
mana,&diuina ; chein particolare debba ella hauer parte in quelle, che fi
contengono in quello volume, è cofagiufta sì per rifpetto fuo, come per ri'
fpetto mio . Per rifpetto fuo , poich’eliendo V. Maeftà la terra , che hà pro-
dotta sì bella pianta,& la pianta,che hà partorì to sì nobil frutto, fi debbono
tutti gli honori attribuire non meno a lei, come a cagione, che a lui, come ad
effetto . Per rifpetto mio , percioche elfendo io fua fattura, & dependendo
tuttoilmioprefenteftatodalei,perlacui vfficiofa bontà mi ritrouo collo'
catoneirattualferuigiodiqueftaGorte,ficome dalla fua protettione rico-
nofeo gliaccrefcimenti della mia fortuna , così mi fento tenutoa ricono
feere
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fccre le riceuute cortefiecon tutti quegli oflequij di grata deuotione , che_>
poffono nafceredalla mia baffczza . Oltre che per edere il componimento,
ch’io le reco^quafì vn regiftro delle fue opere magnanime, delle quali vna par
te (ancorché minima) mi fono ingegnato d’efprimere in eflò; Se perhauere
10 ridotto il fuggetto,chc tratta ( come per fallegorie fi dimoftra ) ad vn fe-
gnodi moralità la maggiore, che peraucntura fi ritroui fra tutte fan tiche fa-
uole, contro l’opinione di coloro, che il contrario fi perfuadeuano, giudico,
che ben fi confaccia alla modefta grauità d’ vna Prencipefia tanto difcreta
Hor piaccia a V.Maeftà con quella benignità iftcflà , con cui fi compiacque
di farmi degno della fua buona gratia , accettare, &
faraccettare la prefcnte
fatica ; onde fi vegga, che febene il mio ingegno è mendico Se in fecondo, Se
11 Poema, che porta, è tardo frutto della fuafterilità, vorrei pur almeno in
qualche parte pagar con gli ferini quelche non mièpoflìbile fodisfarconle
forze . Se ciò fara ( per chiudere il mio fcriuere con rincominciato paralello
d’Hercole ) riceuendoella per sè fteffa, Se rapprefentando à S.Maeftà compo
fitioni di Poèta , come non indegne di Rè guerriero, nèdifconueneuolia
Reina grande, confeguirà la medefimaloda, checonfeguì giàFuluio , quan-
do delle fpoglfeconquiilate in Ambracia trafportò nel tempio dello fteflo
Hercole da lui edificato i fimulacri delle Mufe. Et fenzapiù augurandoa
V. Maeftà il colmo d ogni felicitale inchino con reuerenzala fronte,
folleuo con deuotione il cuore . Di Parigi adì 3 o.Giugno 1623,
Di V.Maeftà
IL CAVALIER MARINO.
L A
FORT VN
CANTO PRIMO, r
ALLEGORIA.
Ella sferza di rofe, & di fpine ,
con cui Vencrebat-
tc il figlio, fi figura la qualità itegli amorofi piaceri,
non giamai dificompagnati da’dolori In Amore, .
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3
i 2
O chiamo re ,per cui Tu dar puoi fola altrui godere in terra.
Sfrena il Cielo , & inn Amordii mondo. E tu de’ Ctgni tuoi m'impetra il canto .
A Z MA
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C A .NTO PRIMO. 2
y. *
14
Ira mi vieti dì romperti que Ucci , Sferzato , e pien di difpettofa doglia
E quell'arco che fa piaghe fi grandi , E uggì piangendo ala vicina sfera ,
ISe so chtmi ritten chorhor non Bracci
, La doue cinto di purpurea fpoglia
guanti reti maluage ordifei e fpandt (Gran Monarca de' tempi ) il Sole impera
Che perfi mpre dal Giel non ti dtfeacci , L'n sù Centrar de la dorata foglia
Che'n efilito perpetuo io non ti mandi Stella nuntia del giorno , econdottiera ,
Con cui fiofifiar per l’arenofio hto Già s’era accinto il Principe del' bore
Calcata fuol la Vipera Africana, Con la verga gemmata al nouo corfi ;
0 L’Orfo cauernier , quando ferito
'
E i fi oc ofi deftncr sb ufi'andò ardore
Sì [caglia fuor dela [affiofa tana , L‘ altere tube fifeotean sul dorfi >
£ va fremendo per gli horror più cupi E [degnofi d’indugio ,
paui mento
il
Dele valli Lucane , e dele rupi . Feria» co' calci , e co’ miriti il vento •
L’Adone , del Caualier Marino* A 3 Std
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$ lafortvna;
*4 29
5 ^ qui ni l* Ann 9 foura L’ali accorto Là nela region ricca e felice
Che fìmpre ilfin col fuo principio annoda, D' Arabia bella Adone il giouìnetto
E’n formai'angue innanellato e torto Quafi competttor dela Fenice
Morde l'cfirerno ala volubil coda ; Senza pan tn beltà vive fletto .
Cli occhi di foco il Sol riuolfe , el pianto regnofurt tuo , a cui la propria madre
Vide cC Amor , che gli languiuaa canto . Fu for ella invn punto , auoloil padrea . .
26 31
Era Apollo dì Venere nemico Fattezze mais ì J,ignorili e belle
E te ne a l’odio ancor nel petto viuo Non vide l occhio mio lucido e chiaro • v
Hor con lì rale arrotato , e face ac cefi Quefta fa del tuo mal degna vendetta ,•
28 33
fhtanto forati miglior , fi come affitto piìt oltre io ti diro . Mira là , don e
' Di lagrime infantili il volto hor bagni. A caratteri Egittij in note ofenre
Volgere il duolo in ira , el dardo invitto Intagliati vedrai per man di Gioite
Aguzzar nel'ingiuria onde ti lagni ì ,
1 vaticinrj del' età future .
Fa che con petto lacero e trafitto H attui quante il Defino al mondo piout
Per te pianga colei , per cut tu piagni ; Da’ canaltdel Citi forti e venture.
Che (fè vorrai) non fenza gloria e nome Che de' Pianeti al numero cofrutte
Seguirà» ne leffetto i afiolta come • Sono in fette metalli incife tutte .
Quivi
by Go oqle.-
CANTO PRIMO. *7
.34 39
^ .
Prole tal n afi era del bell' in nefio , Con la face impugnata , e l'ariaufo
Che non t i peni irai d'hauerut parte • Gran traccia di fplendor dietro fi la(fa,
In lei pur come gemme in bel contefio ,
y
Jb'vn folco ardente e d'auree fante ac ceffi
,
Saran tutte del Ciel le grane [parte \ Riga intorno le nubt ,ouunque paf[a y
£ quejla ( o per tai nozze apien beato ) E tra/re per lunga linea in ogni loco
Al Tiranno del mar promette tifato • St rifu di luce , tmprefion di foco •
5* 4°
Se ciòfarai) non pur n andrà in oblio Sul mar fi cala , e fi comira il punge ,
La memoria tra noi de’ gran contrafti Se flebo auenea impetuofo a piombo .
Ma tal premio n 'haurat d'vn dono mio y Circonda i lidi quafirnergo > e lungi
Che'n mercè di tan t'opra io vo che bajìi • Fa del' alt fìrtdentt vdire il rombo .
Lira nel mio Pam afa aurea ferb'io , Piè grifagno Falcon quadro raggiunge
Cha d'or le corde , e di rubino i tafii . Col fiero artiglio il fernplice Colombo
Fu d\ Pi armonia tua fuor a , & iodi lei Fafi lieto cosi 3 coma diuenta
Con quejla celebrai gli altri himenei • filmando il leggiadro Adon glifiprefinta,
36 41
[luefia fatua, (osi qualhot tifiat Fra Adon ne l'età, eh la facella
JDi cuorcy e d'armi allegerito e [carco , Sente d' Amor ptùvtgorofa eviua ,
M ufi co coni Arac , trattar potrai Et hauea difpojlezza ala nouella
a par di me non men che l’arco;
il plettro Acerbità de gli anni inicmpeftiua .
Che l'armonia non fol riflora affai piè sù le rofie dela guancia bella
Qualunque fia più faticof&incarco. Alcun germoglio ancor d'oro fioriti A;
Ma molto può co' numeri [onori O fi pur vi [pantana ombra di pelo
Ad eccitare 3 & incitar gli amori • Era qual fiore in prato > o Bella in Ciclo -
42
Fur quefte effcacifiime parole in bionde anelia di fin or lucente
Folli , ch'ai folle cor [offaro orgoglio , 7 utto fi torce , e fi r in creJlTil crine •
Cnd, irritato abbandono del Sole
' De l'ampia fronte m maefiàridente
Senza far morto il lampeggiante foglio » Sotto gli forge il candido confine
£ minando dal Et berea mole * £n dolce mimo, vn dolce foco ardente
Jnuerle piagge del materno foglio > Sparfi tràviuolatte,evtue brine
Corfe col tratto de le pene ardenti Gli tinge il vtfotn quel rofior 5
che [note
Più che vento leggier > le vie de venti » Prender larofa infra l'Aurora > el Sole »
33 43
Come prodigio fa acuta licita Ma chìritrar dcl'vne L'altro ciglio
Armata il volto di fctnttlle e lampi Può le due sì elle lucide fi rene ì
Fènde del' aria , borribilsì , ma bella Chi de le dolci labra il bel vermiglio ,
Paffaggtera lucente / larghi campi Che di vini thefor fon ricche e piene ?
Mtra il nocchter da quefiariuae quella 0 qual candor d*a nono > 0 qual di gigli*
Con qual purpureo piè la nebbia lì ampi 9 La gola pareggiar , ch'erge t fojlitne
£ con qual penna d or ferina , e dtfegni fluafi colonna adamantina accolto ,
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$ la fortvna;
44
flualhor feroce e faretrato Arderò Nel' ampio grembo ha dela Copia il corno
,
Di quadretta pungenti armato e carco E ne la defira vna v olu b il patta
Affronta r+fegue , in un leggiadro efiero y Lugger atto fiuente 3 e fa ritorno
O fere attende fuggitine al varco y Perle liquide vie herzzando a galla.
fi
E in atto dolce Cacciator guerriero Alalo hà il pie de , e più Uggì era intorno
Saettando la morte , incurua l'arco , C he foglia al vento ,fi raggira e batta ;
Somiglia intatto Amor ,fe non che filo E mentre moue al batto il pie veloce
Mancano a farlo tale il velo, e'I volo • In si fatto cantar fidoglie la voce
.
45 5°
f .
,
4 «; 51
Hor mentre per l Arabiche forefie » Cesie ani aua y indi ar refiandò il canto ,
Dou rinacque , e meno l'età primiera. Con lieto fguardo al bel Garzone arrife ,
Dorme feguia per quelle macchie e quefie Etalo foglio auutnata intanto
D' alcuna vaga, c timidetta Fera, Spalmo quii legno c'n sii l timon s'afiife .
,
Errore il truffe, o pur defi in celefie A don, figu imi ( dtffc ) e vedrai quanto
Da la terradefirta ala cefi iera , Cortefe stella al nafeer tuo promifc
Colà douc fà lido ala marina Prendi la treccia d'or , che'n man ti porgo,
Del lembo vltimo fuo la Fa Ufiin a Nè temer di venirne , ou io ti ficorgo .
*
47 52
Giunto ala facra e gloriofa ritta , Benché vulgate opinione antica
Che con bofihi dt palme ittufira 1 dii me , Mi siimi vn'Idol faifi, v n’ombra vana >
Dietro vna Cerua lieti e e fuggitiua E cicca , e stolta , e di virtù nemica
Stancando ilpiè fico ?n hau e a cofiume
,
M'appetti, inftabil fempre, e sepre infima j
T roub di guardia , e di gouerno priua , E Tnanna impotente altri mi dica ,
54, .
59
, ,
V Me dunque adora en su l cccelfa cima
> Per far'vna leggiadra fuavendetta
Dela mia rota afcenderai di corto . Amor fù filo autor di sì gran moto.
Ver me nel trono , onde ti traffie in prima Amor fù > eh' a pugnar con tanta fretta
V empio ingano maternoforfarai fiortoi 7 rafie turbini e nembi , Africo e Moto .
Zefiri defi ri al volo aure vezzofe , Quel ch'ai quinto del del Numeguerric-
L'ali feotean , ma toflo lor fur tronche Spezzi) ,pafso l'adamantino arnefe I (
ro
]l mar c anglofili il Cui ruppe lafede Quel che punfi in 7 he [faglia il biodo Dio
O malcauto colui , c h‘ai venti crede •
Superbo [prezza lor del ualor mio ?
58
O fi cito quanto in dafi re
0 troppo audace , Quefla la [a ce è pur cui fila adora
,
Fabro pr timer del temerario legno ( Nonché la terra e'I C/el ) Suge e Codio,
Ch'ofafii la tranquilla antica pace Che strugger fe . che fi languir talhor a.
Romper del crudo e proc eliofo regno j Jl Signor dele fiamme incenerito .
Più eh'a[prò [codio, e più che mar vorace Qtte II a 3 da cui non fi difefe ancora
Rigido hauefli il cor , fiero l'ingegno Di 7 hett il freddo & humido marito s
furiando [prezzando l’impeto marmo Che tra gelidi h umori infiammai fonti >
Cip a sfidar la morte w fragli pino « ‘
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70 LA FORTVNA, 69
*4 ,
Et bor cofici, dà cui con btafnc eterno P'e dì Pallade ancor lo do , e l'hafiafu
Miti' onte graui io mi (offe rfi e tacqui , il rafiello di Cerere ,e'l bidente
Perche dee Le mie forze bauer a Jchcrno L'acuto pie do di Diana cafta ,
f
Se ben dal ventre fitto concetto io nacqui ? La gr offa mazza d' Her cole goffe nte ,
Dunque andrà da qutylacci il cor materno La falce onde Saturno il tutto guafla.
,
Libero yd cui (non eh' altri) anch'io foggine- ond Apollo vcctfe il fier Serpente
L'arco,
Arfe p Mar le (e veruna qutftoe feco(qm? Di Nettuno il trafiero e di Plutone ,
Lieue piaga fu quella , t dcbil foco » Con due punte d'acetato huuu t ilforcone,
65 7°
Altro ardor più penace y altra ferita Le trombe v ’hà, con cui volado fuona (loda*
Poche più forte al cor fenta pur anco • La Fama, egli altrui fatti hor biafma,her
Sì -vedrà , ch'ella ifitffa ha partorita P'hà i ceppi, tra' cutferri F.olotmpngtona
La Piperà crudel , che l'apre il fianco . I venti inftni , e le tempefie inchioda ,
JDeggio ftmpre honorar chi più m'irrita ? P'hà le cali ne onde talhor Bellona
,
Porfi per tema il mio valor vicn manco ì II Furor lega , e la difi or dia annoda •
No no , ftgua che può Così dicco,
. £ vha le chiatti, ond’a darpace, b guerra
L'implacabil fghucl dtCttbcrea. Ciano ilgran tempiofuoferra , e diferra •
66 7 1
pietre che quinci e quindi bor baffocar atto Vreffo al focon di mille ordigni onufìo
Vola e riuota il predai or fedone > T rau agita il nero fabro entro la grotta
Come prima lontan dal verde frnalto Più d'vn callo hà la man forte t robufio ,
pedo in pie ci ol legnato il vago Adone* Ale fatiche efftr citata e dotta .
Subitamente al difognato affatto Buginofa la fronte , il volto adufo
L' armi apparecchia e L'animo difpone
, (frifpa la pelle > &
abbronzala e cotta »
£ tutto in tefio a tabular la madre Sparfo il grembial di mille a» anzi e mille
Vaffette in Cenno ala magio » del padre * Di limature , e ceneri , e famile
67 72
: .
La gran ferriera del diuino Artifla Raccolto in braccio con paterno zelo ,
far te di già polite opre diuerfe , Amor, perche baciando ilpunge , c tinge.
Parte imperfette ancor confufa e mifta *
, La faccia arretra dal' hit (uto pelo
Cola fan l'armi lampeggianti éterfe Leon quel foz\o fin , che fen gli cinge. ’l
( Del celefi e Guerrter fuperba vifia ) . Per non macchiarfi di carbone tl velo ,
Qui la folger fiammeggia alata > ero (fa Al'afpra guancia ctvna in altra ruga
Del gran fulrtoinalor d'Olimpo* e d Offa . De Immondo fudor lefilile afe tuga.
Padee,
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CANTO PRIMO. 1
74 .... 79
Padre, data tu* man (pofciA gli dice) Mentre caldo il metallo, i tre fratelli
Veglio hor'hor four afina vna faetta , Ch'vnfil'occhio hano in frote, e so Gtgàti ,
7* 8o
il quadrel , ch'io ti cheggio , effer conuiene T ofto che’l ferro e raffreddato, in prima
Di perfetto artificio> e ben condotto Sbozza il fuo lauorto rozo & in forme %
Ch'efferne fin nele piu interne vene Poi fiotto più fottìi minuta lima
Deuevn petto diuin forato e rotto. Conmduftria maggior gli dà le forme .
S’vs'o mai sforzo ad impiegarfi bene V arrota in torno, e lo fot biffe in cima.
lituo braccio, il tuo fenno efperto,edotto. Applicando al penfier lìu dio con forme .
Fa (prego) in cofa , ou hai tanto intereffe Colfuoco alfin l'indora, e col mordente,
Del gran faper le merauìglie cfprejft • E fa l'acciaio , e l'or terfi, e lucente .
76 Si
Staro q ut teco a mìniftrarti intento Poiché V egregio artefice alo Tirale
Sotto la rocca del camin , chefuma . Per tutto il lifio, el lufiro ha dato apieno ,
Accioche'lfoco non rimanga fpento N'arma ilfanciullo un' hafiuditolafrale.
Mantice ti faro del? aurea piuma . Ma che trafige ognipiù durofino
E s egli atterrà pur , che manchi il vento CT impenna il calce di due piccionaie -,
Al folle che l'accende , e che all'alluma ,
,
E’I tinge dt dolcifiimo veleno
Prometto accumular tra quefii ardori E tutto pien di una fuperbia Tlolta
In vn foffio ifofpir di mille cori . Pon la cauerna , e i lauoranti in /tolta .
77 S2 .
Non pon Vulcano in quell' affar dimora Và de la Dea , che generaro i flutti,
Ma fceglie la miglior fra cento zolle il baldanzefi e temerario figlio
E pria c he n su l'incudine finora Spiando intorno e i ferramenti tutti
,
Diuenuta poi tenera, e vermiglia Mor'il corto tallon del pie paterno
Con Umorfa tenace ei la ripiglia* Prende con rifi , e con difprezzi a fcherno •
78
Amor pre fónte affiliente al' opra Veggendo alternamente arficcie neri
Come l'habbia a temprar come l'aguzzi , Pefiarferro con ferro i tre gran mofiri
} Gli mofira , accioche poi quando l'adopra 7 toppo fon (dice) deboli, e leggieri
Non fi rompa , o fipieghi v fi rintuzzi ; , A librar le percofiei pò fi vofiri
E di fu a propria man vi fparge fopra M ornai con colpi affai più forti e feri
Del'humor d'vrì ampolla alquanti fpruz- ffuefia mano a ferir v'infegni e mofiri.
Piena di Tìille di dogliofi pianti (zi. Impari ognun dala mìa man che fpe\z4 ,
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ii L À F O R T V N A;
84 8P
Volto a colui , ch’ha fabr tento il telo , All'àrriuo d’ Amor da cupi fonti
Soggiunge poficia In quejla tua fornace Sgorga, e crefpo di fpuma il mars’imbtaca.
.
Le fiamme fon più gelide che gelo fluid e quindi gli cflremi in duogrd moti
Altro ardor piu cocente ha la mia face , Sofie nde , e in rnczo fi diuidc e manca ;
Tolto indi in mano il fulmine del Cielo, Efcouerti del fondo afiuttiiponti.
L fc tolto ilfreno al’infetenza audace Del gran Palagio i cardini fi alane a.
In coiai gui fa, mentre il vibra e mone, Paffa et nel regno, oue la madre nacque ,
Prende le forze a beffeggiar di Gioue Patria de' pefi i , e region del' acque .
85~ 90
Deh quanto , 0 T onator , che dale sì elle Paffa, e fen và tra l'vna e l'altra roccia
Fai fdegnofo fc oppiar le nubi borre nde > fluafiper stretta, e difi ofiefa valle
Più dela tua, eh' a fpauentar R abelle L'onda noi bagna e'l mar noe he gli noeeia.
3
Dal del con pero strepito difende Ritira indietro il pie , volge le /palle .
Atta fola a domar genti rubelle Filano acuto Ovelo a goccia a doccia
O o
Senza romor la mia faetta offende, Ambe le rupi del profondo calle
T u de’ moniti io de’ con habbiam le palme E tra quefio e quell' argine pendente
L’vn a fulmina i corpi , e l’altra l' alme , Apena etporger può t aria lucente
S6 91
Depon l'arme tonante , e ricercando Nc già mentre varcaua i calli ondofi
,
Lo strale in queffa vfeir dal’ arco lajfa, T rà gl' infiniti (fiere iti guizzanti
t
87 91
(Dì sì fatte follie foriidea feo Strana di quella cafaè la firuttura.
Lo Dio di fi orto che'l rnira.ua in tanto
i
Strano il lauoro, e strano e lem am cnto
1 u ridi ( diffe il faretrato cieco ) Hà di ruuidipomici le mura,
Pi efai, che l’altrui rifi io cangio in pianto E di tenere pugne il pau intento
F.ptù che la fumea di quefto fpoco. Di lubrico zaffiro e la fi: ult ur
Farti et angopia lagri mar mi vanto Dela ficaia maggior l’vfao e di argento y
,
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CANTO PRIMO. 13
94 99 ,
-
E dimanti diafani e lucenti E mercè de fu oi Duci, il ciglio adorna
Velanle membra puree chnfl aliène * Difplendor gloriofi (fi immortale'.
Simili al vifo, (fi agili , e leggiadre Onde ql eh’ è nel Citi , di lume agguagliai
Mofiran chefigliefon d' vn Heffo padre . E con fronte di Lumai Sole abbaglia •
96 101
Pape Protheo Pafior man dr a di Foche Poi di grido minor ne vede molti
Orche, Ptfirt, Balene, (fi altri moflri, Che con rami diuifi in varie parti
Dele cui voci mormoranti e roche ter l'Italia feltce errano faciti
Fremon pertutto ìcauernofi chiofiri ; Del gran padre Appennìn cÒcctti,c parti .
E le guarda, e le conta e non fon poche ,
, E quai di canna , e quai di mirto auolti
Efiagliofi han le terga e curui i roftri •, Le tempie , e quai di rofa ornati e fparti
Glauchi hàglt occhi lo Dio,cilefiro il volto Sommwifiran co i acque in lunga fi (nera „
Che quindi poi con piante oblique e torte Giriti intorno il del fimpre fereno
Tornan per inurbili meati Nè sfiori afpra sìagion le belle fpondel
Fuor del granfin , che gli con c epe e ferra > Nè mai la luce del tuo vivo argento
Con chiare vene ad in afflar la terra • Turbi con fizzai piè fetido armento
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*4 ‘LA FORT VN A,
104 109
fan que(li encomi] affé t tuofi Amore Di qaeflaimmenfatua liquida sfera
Del patriofiume mio le lodi fpande Turbar la bella e placida quiete
Chel ricono/ce al limpido fole udore , Piacciati tanto fol , eh'innanzi fera
CkefirÀ mili'altri e feguatato e grande , Venga Adone a cader nela mia rete •
E de cedri fioriti al grato odore , Efa tutto à [no prò, perche non pera
Di cut s'inteffe al crtn verdi ghirlande . Si ricca merce in malfecuro abete
Intanto nela gelida cauerna , Il cui nautgio con incerta legge
Doue(tede Nettuno , ipafii interna » Piu l timor , che'ltimon goucrna e regge
105 no
Seggio dì terfio orientai chrifiallo Sai che quando Ciprigna in noui amori
Preme de' flutti il Regnator canuto , Occupata non e com'ha per vfo ,
,
Cento altri Dei minor , Numi vulgari Manca il feme ala vita , (fi infecondo
Cedono a lui la monarchia de' mari . A nfchio và difpopolarfi il mondo .
ic6 1,1
Non penfar , che per tra ( Amor gli diffe Oltre queftecagion , per cui deurei
)
Gran Padre de le cofe a te ne vegna ;
, Impetrar quale// effetto ale mie voci.
Che non può Dio di pace amar le rtjfiey Dee l’v niproprio almeno a'preghi miei
E nelpetto dì Amore odio non regna far più le voghe tue pronte e veloci .
Ma perche nouamente il del prefijfie Da quefit febeifimi Himenei
Imprefia al'arco mio nobile e degna , Corteggiata da mille e mille Proci
Per render l'opra ageuole e fp edita Beroe vfeirà , che più d'ogni altra bella »
107 1 1
. Siami nel regno tuo breue tempefia . Per tacque fiacre, e per mcfiejfo il giuro .
Così
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CANTO. PRIMO:
114 119
*1
E qual'onda fia mai , ctia tuo talento Fuor del confin prefiritto in alto poggia
Jguìnon fi renda b torbida , b tranquilla » Tumido il tnar di gran fuperbia , e crefic •
S' ardon nel molle e mobtle elemento Rumofa nel marficende la pioggia
Per Cimothoe Tricon , Glauco per Scilla? Il mar col Cielo, il del col marfi mefi e ,
Come fia tardo ad vkbidirti tl vento In nouo fiile , in difufiat a foggia
Sei Rè de' venti ancorper te sfamila ? liaugello il nuoto impara , il volo il pefie «
E ricettari iardor ne'freddi cori Oppongonfi elementi ad elementi
Borea dOrithia > e Zefiro di Glori ? Nu bt a nubi, acque ad acque, e veti a veti •
il 6 121
Tu virtù fomma de' fiùperni giri , . Potè , tani alto quafi tlfluttoforfè
Dìfpenfier dele gioie , e de'piaceri» La fuafife ammorzarla Cagna efiina *
Jmperador de' nobili defin , E di nona tempefta a rifihto corfi
lllufirator de torbidi penfieri. Non ben fecura in Ciely la naue Argina »
Dolce requie de pianti, e de' fifpiri , E voifuor d' ogni legge, 0 gelid'Orfi
Dolce vnion de' cori , e de’ voleri , Malgrado ancor deta gelofa Dina
Da cui Natura trahegh ordini fuoi » Nel mar vietato i luminofi vedi
Dio dele meraviglie , e che non puoi ? Lauafte pur dele fidiate pedi •
117 122
Sìcomt tanti qui fiumi, che vedi , ,
Deh che farai dal patrio fuol lontano
Del mio reame trtbutarij fino , Mifero Adotterà nauigar maC atto ?
Così Signor , che i anime pofiudi , Vaghezza pueril tanto pian piano
Tributario fin io del tuo gran trono • Il malguidato paltfchelmo ha tratto »
Ond'a quant'hoggi bramt, e quanto chiedi Chelaterranatia fifpiri in vano
Daquefio fcettroa te denoto in dono 9 Dal gran tifihio confiufi e fourafatto ,
O gioia 0 vita vniuerfal del mondo »
, T ardi ti penti, e sbigottito , e fmorto
Altro che L’ejfigutr piu non nfpondo • k Nomai cominci a defperar del porto •
1 18
Così dice Nettuno > e così detto Già pia conuien , che' l timido Nocchiero
»Crolla l'hafl a trifale a, e’I mar feofende % Al' arbitrio del cafo s abbandoni .
D' dipi fpumofi oltre il ceruleoletto Fremono per lo Ciel torbido entro
Cumulo vafio inuerle sielle afende* Fra baleni ondeggianti i rauchi tuoni•
V rtanfi i venti in min ac c tofo afpetto » . E
tuona anetiegli il Rè del'acque alt eroi
Dele concaue nubi anime horrende » f
Ctiafuon d'Auflri fi filanti , e Aquiloni d
E par che rotto , 0 dtflemprato in gelo Col fulmine dentato ( emulo a Gioue )
Voglia nel mar precipitare il Ctele * Tormentando Interranti marcommoue «
Corre
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i 6 la fortvna,
124 129
Corre Un
ante ella» e rattaelìeue Quiuififpiegainvn fereno eterno
Daria in ogni ttagion tepida , e pura
La corrente del mar fecola porta «
Cui nel più fofio > e più crucciofio Verno
Pie ? a l'orlo t aiuoli a , e L'on da
bette
128
Solitario Garzon po/arfi fianco
Scende quitti il Garzon faluo al'/tutto.
Vede al’ombra dvn lauro in rozd pietra •
Ma pur dubbiofi > e di fuo slato incerto »
Ch’ ancor gli par del'orgogli o/ò flutto Uà l'arco a'piedi, egli attrauerfa il fianco
D’vn bel cuoio Linceo Brania faretra .
Veder i Abiffo hornbilmente aperto •
Volgefi intorno , e fiorgeef/er per tutto Vefte pur di Ceruiero a negro e bianco
Circondato dal mar bofeoe deferto *
Macchiata fpoglia, e tiene in ma la cetra .
Ma quella fili tu di ne ^ che vede Dolce con quefia al mugolar de’ Tori
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CANTO PRIMO. *7
* 34 - J 39
Dì dorato coturno ha il pie ve[lite 3 Col bel fanciullo >cue grand ombra* si cn de
Eburneo corno a verde fafida appende . Pergolato di mirti , il l afi or fede . 1
*
Ride il labro viuace e colorito , • » Quitti Adon fine fortune a narrar prende
Sereno lampo il pi acid' occhio accende • Dela contrada* e di lui Uèfifa chiede
Dà fiorita la guancia il crin fiorito »
, L’vn gli rìfipondc * e l'altro in tanto pende
E fiorita e l'età che bello tl rende
> • Dal parlar che d'amore il cor
, gli fiede .
T tetto infomma difiori efiparfib e pieno , Strani (gli dice) oltr ogni creder quafi
Fior la man, fior la chioma > e fioriti fieno - Peregrino gentil , fono i tuoi cafii.
140
Formidabil Dafi in dal defiro lato Ma cangiar patria hornai deh no ti fipìaccia
In vn groppo giacer pre/fio glificorfi Con sì bel loco e raffcrcna tl ciglio ,
>
&
Che con ralbtofio horrido latrato .
-
Che fiepur (come mofin) ami la caccia >
Quando il vide apparir , contro gli corfe • Qui Fere h attrai fenz'ira, e fenz artiglio •
Ma pofio il pletro m su 1‘ he r bofio prato Ne creder vo, chendarno il Cìel ti faccia
Il cortefe V ili an fu bito forfè , Campar da tanto , e sì mortaiperiglio 5
E l'indomito Can, perche rtfilefifie , O' fenz alta cagion per via si lunga
Fugo colgrido , e col bafton cor refife • Perduto Ugno a qttefie riue giunga .
, . . .
Hi .
Vblidtfice il finpcrbfl , a pie gli piega Cosi compia i tuoi voti amico Ciclo
L'ktrfùta tefia , e l’irta coda abbafia» F fecondi i
defir defira Fortuna
Quegli ala gola intorno allhor gli lega Come firà quanti col fio pie di gelo
Con tenace cor don ferie a laffa . Pacfi infcrtor forre la Luna ,
Po fa a il re al Donzello in ulta e prega , Non potè a più conforme a sì bel velo
Ch' oltrevada ficcato >& egli paffa . Forra trouarft, 0 regione alcuna .
F affa colà doue raccoglie h umile
, Certo con lei , che con Amor qui regna
Famiglia p afiorai rufitco orni e . Sol di regnar tanta bellezza è degna .
J
37 142
Staffale alcun su le fiorite ritte Vifola, douefili, Cipro s'appella ,
D'vna forbente dirifi allin a e frefia . C he del mar di Panfilia in rne\o è pofia
Altri per Felci folte al' ombre efiiue La gran reggia d' Amor (vedila) t quella
1 vaghi augelli infidiofio wuefea . Ch'io là t addito inner la defira cefia .
Altri ne verdifaggi intaglia e ferine Ni (ficnon quanto il vuol la Dea più bella)
1) Amar tuttofiletto tl foco > e l’efia •
'
Colà gì ani ai profano pie s accojl .
Altri rintraccia di fu a Ninfa l’orrne » Scender di C tei qu i fpeffo ella ha per z fi ,
Altrifialta, altrifede fir altri dorme «
, In altro tempo il ricco albergo e chiùfi .
133
Quei con verfi ù' Arnor iaure addolcifie l 'hà poi templi, & altari , hautti Amor ficco
all fufifurrar de' lubrici chrtfalli • Simulacri holocaufli c Sacerdoti
, ,
Quefii alT auro, al \ioton,che gli vbbidi- v Doue in fógno ciborio/ , de popol Greco
l
Jnfegnaal fuon de la fìrtnga 1 balli • (file, Pendono affi{it in lunga fi tic i voti e
Qualfife e II e d'htbifco, ecjual'ordifce Offrono al N trine faretrato , e cieco
Serti di fiori 0 purpurint > b gialli . Vittime elette i fuppiut denoti
Chi torce al’agne le feconde poppe > ,
Egli fpargono cgnor trà roghi , e lumi
Chi dilat te empie i giunchi, e chi le coppe . . Dt ghirlande* e d'ine enfi odori , e fiumi »
‘L’Adone , del Cimilo Marino 1 o r<t
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i 8 LA FORTVNA >
*44 H9
elettìon per ventura
,
Lungc da fafìi amba lofi e vani
Già di Liguria ad habitat ventilo • M'è feetro il mio hafiori porpora il vello
,
Che 7 fremito vulgar rauco confonde • Fuorché lo fpe echio fuo limpido e viuo .
Vn'hcrba,vn porno, e di Fortuna vn volto Li tu da Inuidta , eh altrui flrugga e roda ,
guanto più di quiete in se n afonde Loco non v' hà , poich'ogni cornò fchiuo
Di quel eh' au aro Principe dtfpcnfa S e non fol quanto in quefti rami e'n quelli
Sudato pane in malcondtta menfa • Gareggiano tràlor gli emuli augelli.
147 152
Sfuefia felice e Semplicetta gente. FIanno colà tra mille infidie in Corte
Che qui meco fi[patta , e fi trafittila , 7 rodimento , e Calunnia albergo e fede
Gode quel ben , che tenero e nafiente Dal cut morfo crudel trafitta a morte
H ebbe a godersi poco il mondo in culla • E l'innocenza
*
, e lacera la fede
Lecita libertà , vita innocente , Sui non regna perfidia , e
fi per forte
Appol cui baffo Piato il regfio e nulla Ficuoi’ape talhor ti punge e fede,
Che [prezzare ithefor , ne curar Toro E tedefin za veleno , le ferite<r
SUi'fio e fecola d'or, quefio e thèforo • Con vfure di mcl fin rifarcite •
148 1 53
' Non cibo , b paflo prettofo e lauto Non figge qui ciudoTiranno il [angue.
il mio pouero dtfeo orna e compone. Ma dtfereto Bifolco il latte coglie
Fior Dama errante, hor Caurmolo incauto Non mano auara al pouerello effangue
L*empie, hor frutto maturo 1 fu a fi agio ne. La pellefi ama b le fifianze toglie •
,
Detto tal hora aftton d' aliena , b flauto Solo at'agnef che non pero ne langue»
difcepolt bofichi burnii canzone. FI attui chi tonde le lanofi fpoglie.
Senta no , ma compagna amo la greggia ; Punge fìwtulo acuto il fianco a*buoi»
filuefla m andrà m alenila e la mia r egg ia. Non defire immodefio il petto a noi .
No»
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• CANTO PRIMO. 19
154 1
59 t
Non fi tratta frà noi del fiero Marte Ma cosi fon d' Amor dolci gli dirali.
Sofie n la vita , il vomere e'I bidente , . . Non vagltono vn piacer» che fi riceue .
He mai di guerra in cjuejia 0 in quella par- Anzi pur vaga de' fu oi propri mali
Furore infuno , 0 Crepito fi fieni e , (te Conofciutovclen l’anima beue\
Saluo di quella , che talhor fra loro E'n quegli occhi, ou alberga il fuo dolore.
Fan con cozzi amorofi il Capro» e l T oro . Volontaria prigion procaccia il core .
155 1 60
.
Con lancia » 0 brando mai non fi contrafi a Curi dunque chi vuol delti ie , & agi
In quefle beatifime contrade . 10 fol piacer di villa apprezzo & amo .
Sol di Bacco talhor fi vibra Ih afa» Co' tuguri cangiar voglio i palagi »
Onde vino > e non (angue in terra cade • Altro thefor , che pouertà non bramo •
Sol quel prefidto ai noftri campi bafÌA Sa fio de vezzi perfidi e maluagi
Di tener elie » e verdeggianti fpade , * C'hanfitto L’efcadolce amaro ih amo ,
Che natela sii le vicine fponde Quifol quellaottener gioia mi gtoua
S tanfi tremando a guerreggiar con tonde • Che ciafcun va cercando , e neffun troua .
156 161
Borea con fio f fi bombili ben potè Non ti merauigliar , che la feluaggia
Crollar la fielua» e batter la foreftd* Vita tanto da me pregiata fia
Pacifici penfier non turba , 0 ficote Ch'ancor di Giano insìt la patria /piaggiA
Di cure vigilanti afipra tempofi a • Ne CAntai già con rufticA armonia;
E fe Gioue talhor fiacca epcrcote Onde vanto immortai d'arguta e faggiA
Del'alte querce la fuperba tefta , Conce(fe Apollo ala fampognA mi a.
Jn noi non auien mai che fi. occhi » 0 mandi De' cui verfi lodati in HcIìcoha
Fulmini di furor l'ira de Grandi* 11 Ligufi uo mar tutto rifon A,
157 162
Così tra verdi e folit ari bofihi Del maeftro d' Amor gli amori afcoltA
Cofiolati ne meno igiorni»e gli anni . ( fichi» Stupido Adone , f(r d bei detti intento
Quel Sol »che (caccia i trifii horrori e fo- Colui » poi ch'affareno la linguafcioltA,
Serena anco i penfier , figombragli affanni . Fe da' rozi Valletti in vn momento
Non temo 0 di Orfio» 0 d' Angue artigli» 0 to - R ecar copia di cibi » a cui la molta
Non di rapace Lupo tnfìdiefo danni (fichi ; Fame accrebbefapore, e condimento •
Che non nutre il terren fere » 0ferpenti , Mei di diletto , e nettare eT Amore,
Offe ne nutre pur »fono innocenti . Soaue algufio , e velenofi al cere •
158 16 3
Se cofa e che talhor turbi (fi- annoi Nè mai di Loto abominanti frutto
I mieirtpofi pi acidi e tranquilli Difecreta poffanzA hebbe cotanto >
Altri non e eh' Amor . Laffio dapoi » Nèfu giamai con tal virtù coflrutto
Che mi giunfie a veder la bella Filli » Di bcuanda Circea magico incanto
Per lei per gli occhi (noi
languìfico» e fòt Che non perdeffe e non cedeffe in tutto
,
Couien che quant'io vi a a» arda e sfamili » Al paflo del Pafior la forza e'I vanto , .
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lo LA FORTVNA, CANTO PRIMO:
164
AV/ Gì arditi del Piacerle poma colfé . Ben da fine ero cor ( prometto ) h attrai •
C litio amorofo > e quindi tl vino efpreffe In albergo viltan lieto figiorno ;
Ond'cbro in fieno il Giouinetto accolfe Il durai con parca menfa , e rovo letto
fiammefattili 3 indi s 'accefe in effe Accoglienze corte//, e puro affetto
Ron pero le conobbe 5 e non fi dolfc 3 16S
Chefine' huopo non fù ^gt acque r futpreffi Tofio chefuffurrar tra'l mirto > e'Ifaggio
flit al ferpeafiefii in agnbucctata falda , Io fin tirò l'aurettamattutina
Che non prende vigor ,fc non fi falda . 7 eco riforgero ,per far paffaggio
165 Ala cafa d' Amor , eh’e qui vicina
Sente vn nono drfir , ch'ai cor glifende 7 u poi quindi prendendo altro viaggio 0
£ frpendo gli và per entro il petto lo trai forfè fidar l'alta ruina ,
Ama, nò sa d'amar , ni ben intende Conofiuto chesij l'vnico e vero
fiuel fuo dolce dì A?uor non noto affetto SucceJJor dela reggia e dell'impero . ,
final' effer deggia poi l'amato oggetto > Benché non temati folgorar del Sole
•
Amor , ch'alzò) la vela , e muffe i remi Bifpofto al grato dir grate parole ,
fiuando pria tr agitoli 0 al bel paefe filai ui di dimorar prende partito ;
fero qui ripofdr meco potrai E l'vne l'altro Sol fiancofi giacque ,
Danto che l nono aifaccia ritorno . Adon tra'fiori, Apollo in grembo aiacque.
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I L
PALAGIO
D’AMORE.
CANTO SECONDO. »
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m
ALLEGORIA.
E ricchezze della Cala d’Amore, Se le fculrure della Por-
dia , contenenti lattioni di Cerere ,
ta di &
di Bacco, ci
danno aconofcereledcliticdclla Scnfualità, «Se quanto
IVno,& l'altra concorrano al nutrimento della laici-
uia. Leti nque torri comprcfc nel detto Palazzo fon poflepcrefi-
/empio de’cinquc fentimenri humani,che fon min iilri d.d le dol-
cezze amoro/è > Se la torre principale, che più eleuata dell’altro
quattro, dinota in particolare il fenfo del tatto , in cui confitte
rcttremo,<Sc l’ecceflo di /Inaili dii et radon i. La foauità del pomo
guttato da Adone ci in fógna che , per lo piùfògiiono fèmpre i frut-
ti d' Amore diète nel principio dolci Se piaceuoli. J1 Giudicio di
Paride è (Imbolo della vita dcll’huomo, a cui firapprelènrano in-
nanzi tre Dee, cioè l’atciua, la conremplatiua. Se la voluttaria^»
la prima (òtto nomedi Giunone, la fècondadi Minerua,&^
la terza di Venere. Quello giudicio fi commette al-
rhuomo,a cui è dato libero l’arbitrio della clet-
tionc, perche determini qual di effe più gli
piaccia di fóguitare. Et egli per or-
dinario più volentieri fi piega
alla libidine. Se al piacere,
che al guadagno ,
ò alla vir-
tù.
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t
ARGOMENTO.
^V.LP^!^gi°>ou’Amor chiude ogni gioia,
Nc van Clitio Se Adone in compagnia.
,
i a
|/vnto a quel pa/fo il Stette lung bora irrifilato in forfè
gìo« in etto Alcide > Tra' duo /intieri tl Gioitane inefperto ;
Alfine il pie ben configliato ci torfe
Chefà capo aI carni»
di nojlra vita
Lungo dal calle morbido aperto ; &
E dietro a lei > ch‘ a vero honor lo forfè.
Trotto dubbio e fofpc- Setifi da deftra il faticofi cr erto ,
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i:+ IL PALAGIO D'AMORE,'
4 ’
Ter l'arringo mortai ,»oua Atalanta, Difegrta Adon 3 fe pur tra vìa s'abbatte
L’anima peregrina, e (empiuti t Jn Damafin Dai no io in altrafera alcuna
,
Correvcloce,e con (pedata punta Errando ancor per quell’ombrofe fratte
Del gran viaggio al termine s'affretta. Torcer del'arco la cornuta Luna»
Ma fp-.ffod coffe fuo Hornar fi vanta Qu efi’armi ha» ea (come non so J ritratte
]l /énfi a da lai or , eh’a se L’alletta Jn (alno dal furor de la fortuna ;
Con l’oggetto piace uole e giocondo Me s o qual tolto haurìa fra le tempefie
Di q afflo pomo d'or 3 che nome ha mondo Più lofio abbandonar, la vita 3 o queffe
5 10
C ni !o (campo (no , fttgg t e difprez z Così , mentre vagante e peregrino
Le dolci offerte, t diiet t off in gannì Scorre l' antico fuo paterno regno ,
Mule ognor le propon con finti \czzi Ma filmando fatale il fuo camino
Ter depilarla da' lodali affanni Poiché campo gran riffe hio in piccicl legno ,
Ciò e amorofe , amabili diporti Spera, quando alcun dì quitti foggio mi ,
Che poi fruttano altrui mine , e morti» Che lo feettro perduto in man gli torni »
6 1
Da si fatte dolcezze ella inuaghita figgendo come per sì straniavia
Di farfi efea al fonie , e ffgno al' arco Data terra odorifera Sacca
Mela cruda magio» paffa tradita Mirabilmente ahfila natia
•Di mille pene a foffener l’ine ari o \ Pietà a amico Citi fi orto l'hauea
Cabbu fenzvffio, e carter fin za vfeita E che del loco end'h ebbe ongin pria
,
Mar (enza ritta , e (chi a ffnza varco » Jl leggìi timo stato in lui cadea
,
Labirinto inganninole d'errore * Mei(attor di Fortuna ancor confida
7 afe il Palagio , ou'hà ricetto Amore» Che de fu oi caji A beiprogrefft arrida »
7 li
G i a' l'augel mattutm battendo intorno Apunto il Sol sù la cornice allbora
±!ah, a bandi r la luce ecco s'apprcfla , De la fineftra d'or le» atta tl aglio ,
E’ l capo, e' (peritamente adorno
l
pii Forfè per r (guardar , s’ha» effe ancora
fi aurato [prone e di purpurea erefia,
, Multa effegusto Amar del fuo configito ,
Dela villa bar tuoi tromba del giorno ,
, Quando di let , cbe-L terzo giro horror a
Con garriti iterati il mondo deffa Dolente pur del fuggitiuo figlie ,
E (illecito affai più che non (ole , 7 lè più da lui, che dal V affor guidato , •
Già lu etnia le si elle e chiama il Sole, Ginnfi preffo ai'hoftello aucn turato »
8 1$
Quando di là, doti e poso pur dianzi Ancorché chi uffafi coni ognor(noie
,
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C ANTO secondo: i/
1
4 19 :
Sorge il Palagio > ou'hà la Dea foggiarno , Dale vene del Gange ilfabro feelfe
Tuttp d'vn muro adamantino e forte , Il più pregiato , e lucido metallo
Jgra chioftri, igra palchi inuidia e forno E dale rupi del' Ambia fuelfe
danno ale Logge del' Empire a Corte Il diamante purifimo > el chriftallo 9
Uà quattro frotte quattro pachi intorno, Onde compofe le colonne eccelfe
Sln4ttrQ torri enfiodi , e quattro porte i fon ben dritta mifura &
interu allo >
E piantata ha nel mezovrì altra torre , Che su diafpro rilucente e faldo
;
Che vie n. di cinque il numero a comporre. Eer man le bafi ,ei capi han di fin e ralde.
15 20
die quattro angoli fuoi quafi acompafifi T rà colonna e colonna al pefi altero
Tofe le torri fon tutte egualmente . Sommefi i bufit fmifurati e groft
ffiell a di mezo e del medefmo fiffo , Seruon d'appoggio al grane magifier»
dia del'altre maggiore , e piu eminente In forma di Giganti alti co lofi
L'yna al' altra nfponde , e s'apre il pajfo Son fabricati d'vn berillo intero
Ter. più d'vn ponte eccelfo eri (plcndente^ E d'ardente pircpo han gli occhi rofii.
E con arte affai bella , e ben difhnta Ciaf un regge vn fefton difinto e mifio
Ciaf uno dele quattro efe ala quinta . . Di zaffir, di topai io» e darne tifo
16 2
Sì alto e sì fittile e eiafi un arco Splende intagliata dtfabril lati oro
;
Che fitto ciaf un ponte sì difende La maggior porta del mirai il tetto.
Che ben fi par , che quel fublime incarco Sottra gangheri d’or fpigoli d'oro
Ter miraeoi diuino in aria pende Volge eferragli hà d'or limpido efihietto,
,
Ch'ogni arco ai luminò* ai color che vefie Soggiace alpie quafi /'prezzato fiffo, ,
Son fatte in quadro, e fon d'egual mifura» lllufiri forme indufire mano in cifei
Tranne la principal fra l' altre tutte E di Icr col rilieuo e col commejfo ,
Ch'c fibneata in sferica figura . Gli atti e i volti difi infi in varie guìfi.
,
Son sbfanti del pari , e fon condutte Vero il finto dirà , vero efi efipreffio
Le linee a filccn vaga architettura , Lluorn-, che v' Labbia le luci intente e fife •
E filino la maggior, che'n gn mio il tiene , L'opta , ch'opra e del Arte, e qua fi (fra ,
Ter ogni torre tn vn giardin fi viene Com'opra di fu a man , Natura ammira •
.
18 2$
f
Non di porfidi omero , 0 firpentini Ln vna parte del fuperbo e bello
'Quello tirano edificio i dotti mafilri > Vfiie, eh' al viuoognt figura efprime.
Ma fcr di fafii orientali e fini Vulcan col fttodiuin farfello
Scolpì
Comignoli, e cornici , archi , e pilaftri • ldalmainuentnce dele biade prime .
Tr et iofi chrtfiliti , e rubini E nmar Etna fi vede e Moneti elio
,
Ve defi
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if IL PALAGIO D’AMORE,
24 *9 . . .
27 „ 32
Beco Cerere in Fiegra afflitia rie de Quinci e quindi dintorno ondeggia e bolle
Beco gemino pin fucctdee fucile y f
La turba dele Vergini Baccanti
B per cercarla sfattone due tede , B corre , e falla infuriato e folle
28 33
Baialtro lato mirafi [colpito Quanto Adon piu daprefio al loco fafii.
jl giovinetto Dio , che'l Gange adora » Piu la mente gl'ingombra alto fiupore .
Come immaturo ancor , non partorito Quefio è tl Qel de la terra , e quinci uafii
Ciotte dal fin materno il tragge fora Ale beatitudini cC Amore
Come gli c madre ilpadre , indi nutrito Così colà uolgendo i guardi , e i pafii
Baie Ninfe di Nifa , i bofehi honora . In fronte gli miro firitto di fore •
Stranio parto e mirabile , che fue 7* utto d'in fe
ci gemme era lofi ritto,
l ’na volta concetto , c nacque due • 7affiato a caratteri d'Egitto •
Ecco
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CANTO .SEC O N T5“Q. 17
34 .
39
Eccoti Pallio > ouc Ctprina alberga E tutto colmo d'vn piacer noucllo
( Biffe allbor Clttto) e clou Amor dimora, Al P a fi or dimando Chefrutto e quefio ?
,
lo quando auleti , che l Solpiù alto s erga il frutto di quel nobile arbofitllo
Menar qui la mia greggia vfi talhora > Mon c ( rifpofe ) di terreno innefto ;
Me finche poi nel Deean s immerga. E s'e dolce ala bocca, agli occhi bello
La richiama al ott il canna finora Ben di gran lunga} più perfetto il refio*
Ma poiché Sirio latra, io v'o benhoggi Perla virtù, eh'afe onde ilfio fipore ,
Miglior ombra cercar tra que’ duo poggi. S‘accr efee gratin, e fi raddoppia amore
35
Tra que duo poggi , che non lunge vedi , V dito hai ragionar del pomo Ideo
Teco verro per fi li tarie vie Che n premio di beltà Cenere ottenne ,
Pei da tc prefi i debiti congedi Per cui con tanto fangite il ferro Achco
T'attenderò su l tramontar del diti Le il ratto del' Adultera folle nne
Èrecherommi a gran merce , fi rie di finefio poiché di lei refio trofeo ,
A ricontar nels capanne mie La Dea qui difina mano a piantar venne
forfè in tanto il tuo Ugno efpofio alonda E piantato che fù , voifi dotarlo
Pia che guidi a buon porto aura feconda . Dcla proprietà , di cui ti parlo
36 41
Adon difpofio di figuirfina forte , Deh ( gli foggi unfc Adon ) fe non ti pefa ,
CorteJ'emente al contadin rifpofe. Marra Corigin prima, e'n qual maniera
In quefio mentre innanzi ale gran porte Macque fra le tre Dee l’alta contefa ,
?» „ 43
La di 7 hefaglia auenturefi il monte »
,
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1 3 IL PALAGIO D'AMORE,
44 49
Scn za ìntiti'u non c gioia {incera Ma foura quanti il videro , e'I br amaro
Me niUiod.tr a alcun felice siato Le Dee ri hebber diletto
tre cupide
Siaci gran piacer da!a Dtfiordia fiera , E siir/utlate da defire auare
Maire d'ire e di Liti, ecco è turbalo j
, Che di quel fiffo c naturai difetto y
Ch' efinfa fuor dela diurna fi hi era La {liceità man Heferdi paro
E dal cannilo Splendido c beato ylla rapina del leggiadro oggetto ,
Gli alti diletti , c l'allegrezza immenfe E on gara tra lor non ben concorde
i
Alarti fine ricorre , e col configlio Sfittandolo Dio, che del Signor d' Anfrifio
Di quella rabbia , chela punge e rode , Cu ardo gli arme mite che coduce il giorno.
Corre al Otardin d He[peri a, e dà di piglio Meglio in efio drizzando il guardo fifi ,
Ale piante , che'l Drago hebber cufiode Vide le lettere ,c bau ea ferine intorno $
fluidi vn porno rapifi e a ureo, e vermiglio. E lampeggiando in vn gentilfior? tfio ,
De' cui rat fenzoffefa il guardo gode » Di purpuree {cinti Ile il volto adorno.
Di minto, e d'oro v n fu igi do baie no Fedele note peregrine c none
Vibra , e gemme perfimi accoglie ilfieno, Si ulte sù la corteccia accorger Gioite, ,
45 51
Mela forza lucente e colorita , Letta Cinfirittion di quella forza
liciti folgore lieto i lami abbaglia Le troppo autdc Dee cefiaro alquanto
La Dina di dtfdcgnoinuiperita E cangiar volto t'n sù la menfia aforfa
>
Cui nulla Furia tu fellonia /agguaglia r Il depò[ito d'or lafi taro intanto
Di propria man (come il furor l’irrita Cede il merlò al defio , ma non s’ammorba
Varole poi [edittofi intaglia* L'ambii ton , ch'ajpira al primo vanto .
Dice il motto da lei [colpito in quella. San, cbauerlo non prie, fi nonful’vna
Diafi quefio bel dono al a più bella . Il voglio n tutte , e noi pofiiede alcuna
47 52
r . .
Torna
.
Con la fini[tra man sul defio getta Stura ciò fi contende , efi tenzona ,
Del' efi a d'or la perfida frittura » Ho mai tutta foffoura e la famiglia *
Sluefio magico don tra tante fefie Euttaripienac già d’alto conirafio
Getto nel mezo al'affémb le a celefi e # La granfolle unità del nobil paflo *
48
Lafciaro i cibi , e da fumanti vaft Giu non fuper bai sì difu a grandezza y
Le defire filleuar tutti colorar, Che più del' altre due degna s appella ,
I.: di slupore attoniti rimafi, Me se cotanto Palladi di [prezza.
Prefiro a contemplar quel sì bell'oro *• Che non pretenda la vittoria anch'ella *
Donde fi vegna non fan dir ma quafi , Vener ch i madre , e Dea dela bellezza ,
,
Vn prefinte del Fato et fembra loro E sà ch'c defiinalo ala più bella t
,
Tutù
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,
'
C ANTO SECONDO.. i)
54 59
‘Tutù gli Lei nel cafo hanno in ter effe i Jo renuntio aT arbitrio ; effer fra voi
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30 IL PALAGIO D’AMORE,
64 69
fluella, eh ’
At bene adora , ha di bei stami Voglion cofior la tua delitia cara
Di fi biette argento e [empite e la ve/ta. Lafja rapirti , et tuo thefor di braccio •
,
Softien l'hafi a la defra, c'L braccio manco E mentre puoi, detto ilfu 0 grembo accolta.
Difeudo adamanti^ ricopre il fianco, Bacia Paride tuo Eviti ma volta .
65 .. 7°
L'altra ,c hà ne beHi occhi ilfoco e' Itelo, > A piè d’vn antro nelpiù denfo e chiù
fi
D' artificio fabrilpompa non volfe Siede il Pafior delafolinga valle
,
(l'vfiS .
66 7r
Prende Mercurio ilpomo, agili eprefii Egli gonfiando la cerata canna ,
Si reca m man, eh' attorti ha duo Dragoni. Il fido Cane e non lontan gli dorme • ,
Per ben feguirlo l’emule ccleftt T ac ctono intente a piè del a capanna
Lafcian Colombe e Nettale e Pauont
, , Ad afcoltarlo le lanofi torme
Etclor carro vn min eletto aurato Cinti le corna di fiorite bacche
Liencmente da Zefiro portato Obliano il pafiolar giouenchi , e vacche »
.
67 72
Dipingi vn belfere» Caria ridente ’
flu and’ecco declinar la nube ei vede ,
Divermiglte fiammelle , e d'aurei lampi Che ‘l fior d'ognt bellezza in grembo ftrra%
Dqu al Sol, che calando in Occidente E rotando colà , do u egli fie de ,
Di ro/ati fplendori intorno auampi Digito in giro auicinarfi a terra .
Segnando il tratto del fentier lucente Eccoalavolta fu a drizzano il piede
Indora e inofi r a i fuoi cerulei campi ,
,
Accinte a noua e dilettofa guerra
Mentre condotta dala faggia guida Le tre belle nemiche a' cui fplendori,
La fuperbia del del di/cende in Ida. Rifchiara il bofio ifuoi fi Inaggi horrori •
68 73 ,
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CANTO SE CO N D O. 5 *
74 19 '
Fortunato Paftor , Giovane illuftre Può ben d' fiumane co/è ingegno human
(Il rneffaggio dm in di([egli all bora) Tal hor deliberar fenza periglio
il cui gran lume afeofo in vel palufire Trattar cau/e diurne ardt/ce invano
Lo fieffo Ciel 3 non che la terra ho nota ; Senz aiuto dium faggio configlio •
Degno ti fa la tua prudenza indurre Come dunque pofi io rozzo e villano
Di venture a mortai non date ancora • cionche le labra aprir , volgere tl ciglio l
A te con quefìe Dee Giove mi manda , Douel'tfteffa ancor fomma feienza
E che tu Jìa lor Giudice comanda . Non feppetn Ciel pronunciar fe utenza?
75 80
Vedi quefio bel pomo ? ala contefa Com efier può , che l’efquifita e piena
Quefio tche fu paggetto , hor premiofa» Perfettion dcla beltà conofca
Colei l'haurà , che'n così bella tmprefa Hnom , eh'oltre la caligine terrena y
Di belle zza maggior dotata fa. T rà quefte verdi tenebre s'imbo/ca
Donalo pur fenza temere offefa Dou altro mai di fualnce [cren
A chi l merita più , eh’a chi l defia • Non rie dato mtrar , ch’vn ombra fofea ?
Ben fopir fitprat tu difeordie tante Certo in habil mi fento > e mt confeffo
Come bel , com efp erto , e com'amante . Di tali efi remi a mifurar l'cccc/Jo .
76 81
Tanto die egli , e P aureo pomo fporto S'hauefii a giudicar fra Toro cT oro
Confegna al’altro,ilqualfràgtoia,e tema O' decretar frà l'vna e l’altra Agnelli »
lnvdir quel parlar facondo e [corto, Difccrner fapret ben forfè di loro
E’nrifguardar quella beltà fuprema, Qualfi fuffe il migliore 3 e la più bella «
il prender tacere sbigottito e [morto Ma così belle fon tutte cofioro ,
Fuor di fe[le[fo impali idifce e trema • Che dtfiinguer non so quefia da quella .
Tur fra tanto sì upor , che lo confonde , T ulte egualmente ammiro > e tutte fono •
Moderando ifuot moti , alfin rifonde Degne di laude eguale , e degù al dono •
17 82
La conofcenza , c'ho dcl’efjer mio Dogli orni, che tre pomi hauer vorrei
O dele sì eie Ambafciador felice Qual'c queft'vn , eh' a litigar L'hà muffe »
Quefia gran nouttà >che qui veggio (h' all hor giufioil giu diete io crederei
Al mio baffo penfier creder difdice , Quando commuti la lor vittoria foffe «
Gloria , di cui godere ad alcun Dio Aggiungo poi , che degli eterni Dei
Maggior forfè lafiit gloria non lice ; P attentar deggto pur l'ire >e le poffe r
Che dal Citi venga a povere Paflore Poiché di quefia fchtcra auenturofa
Tunto bene infperato , e tanto honore » Duefon. figli e di Gioue , e l'altra e fpofit .
?» 83
Ma c babbia proferir lingua mortale Madache tali fon gli or dini fuoi.
Decreto in quel, eh' ogn intelletto eccede Forza immortale il mio difetto feufi*
filiamo alo siato mio sì difeguale Purché de le due vinte alcuna poi
Piu mi rivolgo , ci tanto meno il crede • Nonfia eh'irata il troppo ardire accufi .
,
Hulla degnar mi può di grado tale Intanto 0 belle Dee, [epura voi
,
Se non l'alto fauor , che mel concede . Piace , che'l pefo impofto to non rieufi*
Pur fi ragion di merito mi manca Quel chiaro Sola he tanta gloria adduce »
Gratta celefie ogni viltà rinfranca « Ritenga il morfo ala sfrenata luce -
Qui
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3 * IL PALAGIO D’AMORE,')
S4 8*
ut QUtniò s'apparta cr ci refiandò , Pompe all bora ilfileni io
, &
apre il varco'
Cbiamatuttiaconfi7jioi foci penficrì, voce il Paflor con quefto dire
si la
E gli [pitti al gran cajo ajfottigltando Pouh al fiuo't cenni col commejfio inearco
Comincia ad aguzzar gli occhi [tutti Legge di £ icl mi sforza ad vbbidtre ,
Già s apparecchia ala bell'opra , quando Non fia ritrofioad honorarui , o parco
Con atti graui ,c portamenti alteri Gloriofa Re in a , il mio defire ,
8> 90
human fi [ottoni et te
Tot eh' al giu di ciò Jo vi giudico già tanto perfetta ,
Dala giuflit tatua [atta [cura Che più nulla mirar (pero di raro ,
Tu difccrni colei >[c me difi crni L'orgogliofa moglier del gran T ovante
Cui cede ogni altro Nutrici primi hon ori, £ ì fati dodi vdtr non fi fcompiacque
Jmperadnce de gli Herot Jupcrni , E fenza trionfiar già trionfante
Conforte al gran Motor , He de' Motori . siilefai fin di qaelcertamc , e tacque «
Vediti piu degno in frat figgati eterni Et ei co aliher colei tratta/ aitante
Cheli Ciclo ammiri o che la terra adori s
> Che fenza madre del gran Ciotte nacque ,
Innanzi ai raggi dela cui beltade D'honcflà Virgin al [parfa le gote
Lo Stupcr di si upor Li tepido cade . Chiede il pomo al Paflor con quefle note •
88 93
VifltjTo Sol aidoUlrarm: atprefe 7utti 1 mortali e gl'immortali in q itefio
,
ifeflinfe pria , poi racimolo cfinto E dal gì ufi e dal ver già mai non torfie •
,
Negar dunque non putidi far palefi Degno è d'vfficio tale , £r io ben reflo
£>ucl lume altrui.chcl macnior lume hà fagad’vn rant’ho n eriche l Ciclghporfe,
Senza accu far di eccita la luce (vinto > Poiché non so da cui più certo bor io
Di colui che per tutto il di c onditi e .
,
Mi poi efiì-ot tener quanto defio . -
• "Tu »
. 94 , , ,
99
7u, che lume cotanto hai nela mente 10 ben conofio , che qu eie hoggi appare
Et afpregi valore , e corte/ìa , In que fi’ombrofi e folitario chioftro
Riuolgerai nel animo prudente E furo fpe echio , elucido effemplare
7ulto ciò ch’io mi vaglia, e ciò ch’iofia , Dela diuinità , ch’à me s'e mofiro
Ond’hoggi crederò , chefacilmente Mafi vittime ,
e voti, ine enfi, (fi- are
Vincitrice farai la beltà mia Confiacra il mondo al fimulacro voftro ,
Quell’offe quio, e quel dritto a me porgido. Qualfiacrifeto horv'offenfio e porgo
Che merito , che bramo , e che pretendo . lo , che viuo , e non finto il ver nefiorgo V
.95 100
.
A te però con difu dati rat E qual più certo ho mai di tali accenti
He rapprefento la copporea forma i Pegno i fuoi dubbi affé curar polca?
Da cui ( fefaggio fci ) prender potrai Da parole sì dolci , e sì eloquenti.
De la ver a beltà lavera norma Con cui quafi il trofeo le promettea ,
E conofeer quaggiù fuor d'ogni nebbia Prefa rimafi , e fii de tufa anch’e/fa
Quel che fegutr , qu deh’adorar fdebbia, La Sapienza, e l’Eloquenza tfieffa,
97 IC2
„ ,
Eorfi, mentre tu miri , (fi io ragiono Ma la madre dt Amor ,
nel cui bel uifo
Ver troppo meritar mi siimi indegna, Ogni deltita lor le Gratie han pofta
E la vergogna di sì picciol dono Quel ciglio ch’aere in terra il Paradìfi
,
Tifa parer , che poco a me conti cgna . Verfi il Garzon uolgendo, a lui s'accifi a j
Ma io mi /corderò di quelche fono E la ferenità del dolce rifio
Solche la palma di tua mano ottegna . D' una gioconda afallirà compofia
Pur ch’ella hoggi da te mifa conce/fa , La f a nella de con incantatrice
Ver amor tuo fonofiero mesle/Ja , Lufingheuole fcioghe, e così dice ,
98
Data virtù di quel parlar ferito Paride , io mifon taf che nel' ac quifio
Paride parer cangia , e penficr muta Del defiato c combattuto pomo
E dal prefente oggetto influpidito Senza temer d’alcun fucceffoti ifio
La memoria del’ altro hà già perduta • Rifiutar non faprci giudice Memo
Ditta ( rtfponde ) il merito infinito 7 e quanto meno , in cui fiouente ho uìfto
Di cotanta beltà non più veduta Accortezza , e botà più che'n altrhuomo
Dona al mio cieco ingegno occhi a baftan.Za Quanto più uolcntier fenza fpauento
Dapoter ammirar voflra fembianza Al foro tuo di foggine cr conferito ?
L’Adone, dd Canuta Marino C In
104 109
In terra , o in elei trai fin tenaci affetti Vinto il Paftor da parolette tali
Qual cofa piùfinfibiled' Amore ? E da tanta beltà legato e prefi
Qual poffanza, o virtù, c'habbia ne petti A qitc' notti miracoli immortali
Più deleforzefu e forza, e valore ? Senza fpirito, b polfo , e tutto intefò .
Il or chepefi? chefai? che dunque afpctti A mor gli hà punto il cor di dolci Strali
jDoue doue e il tuo ardir ? don e il tuo core ? E di dolcifamile il petto accefi ,
Binimi come h attrai core, e come ardire Onde con fofpirar profondo erotto
Ba poterti difendere , ofuggire ? Geme , langue , slupifie , e nonfà motto .
i°5 I o I
Se'/pomo ,per cui noi fliam qu) pugnando Paride , a che fifpiri / b perche taci ?
Comef nfo non ha , potcjfi batte rio Bouc hifogna mcn y più ti confondi .
106 I I
La vifla (il veggio ben ) del mio bel volto Penfa, nè sà di quella fihiera eterna
7’ha dolcemente l’anima rapita Qual beltà con più forza il cor gli motta
Hor riprendi glifp irti, e n te raccolto Che mentre gli occhi trafportado alterna
il cor rinfranca , e la virtù fmarrita. Hor a quefia, hot'a quella, eguai la trotta •
Qjtelche mirabili , mirato hai molto , Là douc pria s affifa, e'Sguardo interna ,
Comprender non fipuò Luce infinita . (no» lui fiferma, e quel/ ha innanzi approua»
Gli occhi tuoi , che veduto hoggi tropp’han- Volgefi a l’vna , e Iella apien la stima
Ad ogni altro fplendor ciechi faranno . Pofila al' altra paffuti do > obli a la prima
107 1 12
Tacciati prima pero di quanto han fiotto Bella} Giunone , elpio candore intatto
Teftimoni del vtr » fede ala bocca Di perla orientai luce famiglia
Ac ciò che poifent enfiando il torto 11 à leggiadro ogni moto accorto ogni atto
,
7 ’obliga ad effegtiir que lei/ egli fole ; Là doue manca l'vn, l'altra s'accrcfie.
S ’a qu andhoggi da me fi fpera è brama llor vinto il giglio è dala rofit , hor vinto
Non corrifyonderan le tue parole L'ofiro appar dai’attorio, hor fugge , hor e-
La giufi1 eia diro eh'ingiùfiafta,
, Alaneue colà lafiamma cede , (fi e •
E che la verità dica bugia . flu} lagran a col latte in vn fi ve de .
B’vn
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CANTO S E C
119
O N D O. 5 j
1
4 1
. .
D'vn nabli quadro di diamante altera De le Ninfe del Ciel gli occhi, e le guance
La frote, e chiara alpar del Cicl lapeggia Confiderate, e le propofie vditc ,
putiti Amorfi trasuda , e quindi impera Mcntr ancor vacillante in dubbia lance
fifiuafi in fublimee fpatiofa reggia. Del concorfo diuin pende la lite 3
Ch albori l'Alba i raggi ogni altra sfera
, Più non vuole il Paftorfattole , 0 ciance y
Da lei fol prende , e n leifolfi vagheggia. Più non cura mirar membravefiite
Il cui chrtfiallo limpido riluce Ma più dentro a fpiar di lorbeltade
D'vna ferenaetcmperataluct • La curiofità gli perfuade ,
11 5 120
Le luci vaghi a mer auiglia e belle Polche deipari in queft’agon fi gìofira.
Senz alcun paragone vniche e fole Più oltre {dice) eJfaminar b fogna ,
Scorno tnfieme,efplendorfanno ale fielle, Nè dtffinir la controucrfia vofira
In lor [pecchia , anzi s'abbaglia il Sole.
fi Si può ,fi'l vel non s'apre ala vergogna ;
Dal'interne radici i cori fu eli e Perche tal nel di fuor bella fi mofira ,
gualhor volger tranquillo il ciglio fuole. Che fienza fduellar dice menzogna .
Ncltrem ilo [cren , che ’n lor fcintilla Pompa di fpoglie altruifouente inganna
U umido di laficiui a il guardo brilla. E d’vn bel corpo i mancamenti appanna •
1 6 121
Per dritta riga da begli occhi fende Ciaficuna dunque fi dificinga , e fpogli
Il filo d’vn canal fatto a mifura , De ricchi drappi ogni ornarne to, ogni arte
Da cui fior che s'apprefsi , muoia e prende Perche la vanità di tali inuogli
Più che non porge , aura odorata e pura • Nele bellezze fitte non h abbia parte
Sotto , oue £ vfcio fi diJferra e fende Giuri cn s' oppone , e con fuperbi orgogli
De l'erario d' A more > e di Natura , Ciò far ricufa , e traggofi in dtfparte .
Apre vn corallo in due parti diuifi Mincruaad atto tal non ben fi piega,
Angufio varco ale parole , al njò • T ien gli occhi hafi, e per modefila il nega
117 .
122 .
Ne di sì frefiche refe in Cicl freno Ma la prole del mar , che ne' cor tefi
Ambitiofa Aurora il crin s’afperf Gefii bà gratta, (fi ardir, qtt ai batter potè
Nè di sì fini [malti il grembo pieno Efi'er vogl’io la prima a fcior gli arnefi
Iride procedofa al Scie offerfe (Prorompe) (fi a [coprir le parti ignote
Nè di si v tue perle ornato il feno Onde chiaro fi veglia , efi palefi
Lu gì ado[a eoe chiglia al’ Alba aperfi y Che nonfio lo ho begli occhi, e bel! e gote f
Che la bocca pareggi ou'hà ridente
, Ma ch'è con forme ancora e corri[ponde ,
L erefon gratta ale bellezze illufiri Perche non la [ci il tuo guerriero elmetto ?
Arti neglette , efprezzature indùfri. E lo fpauenti con feroce afpetto ?
C % Lorfe
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il palagio dimore;
Forfè cheti te fi noti , e fi riprenda. (no i Lafida il canto ogni uhgel dela fiorefia
Degli occhi glauchi il torno lume hai ficor- Per pa/cer gl1 occhi aisì lieto oggetto .
lmpon Paride allho r che fi contenda
, L' acque loquaci in quella rupe e’n quefix
Sculacciata , e finza cinto intorno . Per maro il mormorio per gran diletto .
Feft'oi afpetto lor , benda
tolta ogni L'aere confufi di dolcezza, arre a
fi
Scnz alcuna ornatura affai più adorno . 1 fu(furti del’acque al lor co(petto
Si difeftefse, e non d' alti armi altere 7 rema al dolce fipett acolo ogni beiti a
pici grand' arringo entrar le tre Gu errore» E con attcntion tace la felua*
125 IS °
. Quando le vefti alfin que* tre modelli 7acca fcr non che gli arbori felici
,
Vider tra tornire lor lumi noucllt E voi di tanta gloria fipett attici
Le caucrne più chiù(ce più npofie ; Sentifte altro vclen , Vipere crude »
Hi preficnte vi fu creata cofii Onde tornando ai v offri dolci amori
Che non fintiffe in se forza amorofa Vi fai tt afte con le lingue i cori •
126 1
3 1
Di bei fimi d’Amcr grauida impregna , Sguardo non ha portanti raggi in(ìc me ,
E partorifcc a que' bcglt occhi auante • Nè cor buffante a fio(tener tre Soli
Ftngìouenì Natura , e Pnmauera 7 npltcato balcn gli occhi gli ferra ,
Ger meglio d' ognintorno , oue non era • Vii Sole m
Ciclo, e tre ne vede in terra .
‘
1 28
'Il
Contro i lor naturali afpri cofi ami 0 Dei ( dice a ) che rncrautglìe veggio ?
Generar dolci poma 1 pini hìrfitti • Chi dei ottimo a trar m’infiegna d meglio
Nacquer viole da’ pungenti dumi So j> digì del Cicli fogno, 0 vaneggio? (gito?
Fiorir tiarafi insù 1 gin e bri acuti Qual ai lor lafio i 0 qualfra Ì altre fee-
Scaturir mele , e corfier latte i fiumi Dth poiché’nua, perfar ciò chefar deggict,
E'irnar nhebie più ricchi i fiuoi tributi . 1 (enfi affino ,c l’intelletto fuegho.
Sparfer zaffiro triui » argentei fonti In tanto dubbio alcun de' raggi voftri
Far di offro i prati difm craido ; monti . C bellezze dittine, il ver ?ni ni offri*
'
perche
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CANTO S.E
i39
C O N D O. 37
1
54
Perche non fon colui» che d'occhi pieno No no cofa in me mai forza non hcble
,
haucfi in fronte » hauefit intorno almeno Tribunal mcr tenario il mio farebbe ,
Quante luci la fama hà ne le penne S'hoggia venderla qui fofst condotto *
Eofist la Notte, o fofst il del fere no Giudice giufo parteggiar non debbe »
Poiché dal del tanta bellezza venne , Ne per prezzo» 0 per premio ejfr corrotto .
Ter poter rimirar ccfe sì belle Per don di vero dono il nome entrambi
Con tante vifie , quante fon le fi elle , S'auien , che con l'vn don l'altro fi cambi .
*35 340
flu al di fanta honcjià pudico lume rifonde » enei medefino loco
Così
In quella nobil Vergine sfauilla ? Accenna a Citherea , che vigna in campo•
filiamo di venerando hà l altro Nume ? Ella compar uc» c difiati e foco
pittai d’angu/lo decoro aria tranquilla ? Nel t he atro f rondo fo aperfi vn lampo •
Ma qual vago fan eia l batte le piume Da quell’oggetto » ine un t Va cui vai poco
Intorno a quella ? e che dolcezza lì illa ? aiqual pìit freddo cor dififa » e [campo.
Par che ritenga in se dolce at trattino Non sà con pena di diletto mijta
Non so che di ridente » e di fefiuto • L'ingordo fpettatcr fueller la vipa •
136 *4*
. v
Ciò pero non mi bafa ancor fofpefò» La qualità di quelle membra intatte
Vn ambiguo penfcr rn aggira e mone fu ai deferiti e rfaprian Pittori radufiri ?
Mctrhor’a quefla, horfon a quella in tcfi % Pendono ofenro e L’alabafìro, e'L latte ,
Bramo il fommo trottar , nc so ben dotte . Vincono i gigli* eccedono i ligufiri .
S'io non v'o difiochezza effer riprefo , riu m r di C igno » e t: cui non disfatte
Conuiemme veder piu chiare prone Son fofchi effe rupi at paragoni tilt: fri
Lia d'huopo inucfligar meglio ciafaina y Vedcfi lampeggiar nel bel fruttante
E mirarle in difpartc ad i na ad vna • Candi r a aitano » e luce di diamante .
J
37 142
Bà, così detto » allontanar le due , Eccomi (diffe) homaifà che comìnci
E folettarìticn fcco Giunone , ai fpc colar con diligenza il tutto
Laqualpremette lui » che fe le fu e E dimmifi irouar gli occhi de' Linci
Bellezze ale bell’emulo antepone , S apri ano in beltà tanta vn nco di brutto .
Principe alcun gì amai non fa , n'e ut f Ma moire ogni mia parte e quindi e quinci
Più di feettri poffente , e di corone ; Rimiri » pur per diuenirne infìrutto »
E ch'ogni gente algiogo fuo adatta Vo che gli occhi e gli orecchi in me r molti.
,
143 ,
Spedito di co fi et , Palladc appella » So, che fi tal, che figari or: a non brami ,
Che'n afpetto ne vicn brauo e virile % Ne difeettri nouelh huopo ti face »
E patteggiando gli promette anch'clU Ch'ad appagar del tuodefrle fami
Gloria , cui non fa mai gloria fimile j Il gran regno pater noi ben capace.
E chefe let dichiarerà più bella » Da guerreggiar non hai » poiché i reami
Bar allo inuitto in ogni affalto hofile , E di Frigia , e diLidia hor fianno in pace ,
Chiaro negarmi e foura ogni Guerriero
, Nc dei tu d'otij amico , e di r ipofi
Inclito di trofei , di palme altero . Altri confiat amar degli ,
arnorofi .
Jd Adone } dd Cuiùiier Marino* C 3 Le
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33 IL PALAGIO D'AMORE,'
149
Le battaglie et Amor non fon mortali , Laficio Gioue di Leda il ventre grette
Ne s'effercita in lor ferro homictda Di quefto nouo Sol, di cui fau elio
Dolci fon l'armt fu e ,fon dolci i mali Sluando in fen le volò veloce e lieue
Senza fangut le piaghe e finza strida «, Trasfigurato in nobil Cigno e bello»
Ma non per tanto ad A imenei reali Candida e pura e sì ,com'efer dette
Denno afpirar le Villanelle d* Ida \ Fanciulla nata d'vnfii bianco augello .
Ne dee pouera Ninfa ardere il core Molle e gentil, come nutrita a couo
A chi potè obligar la Dea dì Amore . Dentro la forza tenera d'vn' otto»
«45 150
Ad huom, che et alt a stirpe 0 rigin tragge y Dà tanta di beltà fama coftei ,
Spofa non fìconttien di baffa forte . T anto poi dal'effetto il grido è vinto
Nulla teco hanno a far no\ze felnagge , C he T hefeo il gr a c ampio» s'armò per lei 9
Nulla con fafi a te roza confòrte . F lafcionne di fangue il campo tinto •
Cedano a n tti tllufiri inculte piagge Ch tede ano 1 fclic ifimi Hime nei
Ceda l' burnii tugurio al' ampia Corte D’ Argo t Principi aproua , e di Corinto
Curar non dee di contadini amori Ma Menelaofrà gli altri il più gradito
Pafior fra Regi, e Rege in fra' tafori . Parue d‘ He lena fol degno manto •
146 '51
Til frà quanti Pafior guardano ouili Pur fi ti cal di con qutft aria e vuoi ,
Sei per forma il più degno e per e taf e , } C on vn pomo mcrcar tanto diletto
La Pnntauera tu a lieta c fiorita ? Lafaa cura del refio ala tua feorta •
Perche più tofio a ben menar non pafii In tutto ciò , ch'vn tanto af'arricheggia P
Jn qualche città nobile la vita Amor fido minifiro , io duce accorta
Cangiando in letti aurati her bette , e fiori , Cd fu 01 compagni, e con le fierue mie
E n donzelle ,
e feudier pecore, e T ori ? La ver remo a difpor per mille vie»
14S J
5S
Ciouinetta sì bella in Grecia viue , Sui tacque e fiamma de* begli occhi vfeio
,
Che di bellezza ogni altra Donna eccedei Atta a mollir del Caucafo Ì afprezza ,
Ne fot frà le Cor in t Ine c frà l' Argine
, Ond egli ogni altro bel pofio in obito
fifuefio pubhco hors or le fi concede. A quell' incomparabile bellezza
Ma poco inferior tienfi ale Diue Sforzato dal poter di quel gran Dio
£ quafi in nulla a me me de[ma cede . Ch'ogni cor vince , ogni riparo (pezza y
Sluefi a agli il u di mici forte inclinata y
Baciato il pomo e n lei le luci a ffife ,
,
Ama amica di Amor d' efere amata . Re ut reme gtiel porfé , e così dijjfe
0 bella
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CANTO SECONO. 39
154 159
0 bella olira le belle , 0 foura quante Venite Gratie mie , venite Amori ,
Ha belle il Ciel , bcllifiima Ciprigna ; Vtgorof mie forze , inuittefquadre.
Poco gentil d’ogni felice amante , Incoronate de' più verdi allori
Madre a ogni piacer > fella benigna ; La vofira h ornai Vittoriofa madre .
Ragion' e ben , chefua ragion preuaglia • Dela pace trionfa , e dela guerra • {terra
155 160
Selene a sì gran luce burnii farfalla , Mentre intento il Paftore afe otta e mira
Jl più di voi mi taccio , e 7 men n’accenno La bella, a cuti bel pregio e tocco inforte.
Audace il dico , e so che ’n me non falla Le due fprezzate Dee ver lui con ira
Dal fentier dritto trauiato il fenno . Volgon le luci difpettofee torte .
TerdonimiGiunon fi u fimi Palla
,
Orgoglio ogni lor atto , e fdegnofpira,
Gareggiar vofeo , 0 difputar non denno • filuafi ruma minacciante , e morte •
Giudico, che voi fòla al mondo fiate Giunon però difiimular non potè
L'idea » nonché la Dea dela beltate . La rabbia sì , che non la sfoghi in note »
156 161
Rafia ben , ch'ala gloria a voi conce]], Mìfcro , e come del fuo proprio velo
Pùlor dato poggiar pur col penfiero ; Il ciecoArder ( dice a) gli occhi tinuolfe ,
He fù lor poco bonor , che fufife mefifa Siche dela ragion perduto il zelo
La certezza in bilancio, in dubbio il vero . Il bel lume del ver feorger ti tolfe ?
Hor di mia bocca la Giuflitia ifteffa T e dunque feelft il gran Rcttor del Cielo
rubilea il fuo parer chiaro e (incero . T e deputar per Giudice ne volfe ,
L'obh^o fuo perla mia mano offerto filuafi vn'huomo il miglior del' V nitterfio
j2ue]ìo pomo prefenta al voflro merlo Perche poi fifcopriffe U più perue rfot
*57 162
Atteggiata di gioia , t bra di fafio Vie più che gloriofa, a te fu nefia
V e nere il prende , indi volgendo i lumi , Sarà ( sij certo ) fleti ton sì fatta .
Cedetemil'honor del gran contrafio E fappi pur , che queft' bonor e , e qucfiA
( Di]fe ridenteai duo fornati Numi ) Gloria,che mbabbi al tuo giu di ciò tratta,
Confefifa pur Giù non , ch'io ti fourafio Il vituperio fia dela tua gefia ,
E eh'a torto pugnar meco prefumi E l'in famia immortai dela tua fchiatta •
Nefp tacci a a te Bellona a vincer vfa.
, Quella tfiejfa beltà maluagia e ria
Di chiamarti da me vinta e confufa • Che fù il tuo premio , il tuo fu pp li ciò fa,
158 i6$
Penso l'vnadivoidi fuperarmì Quella impudica e dishonefia putta ,
Per efifer forfè in Ciel fomma Reina . Che dee con dolce incendio ardetti il core
E credea l’altra con fue lucid'armi Ancor farà dela tua patria tutta
Di fpauentar la mia beltà diti in a • E di tutto iltuo regno vltitno ardore •
Pia poco vi giouò , per quanto par mi, Caduto ìlio per te , T rota difrutta
Cppo rfial ver ch'ai parago n s’affina .
,
( Così fenfee , e così falda Amore )
E fi poffenti Dee vie più m aggrada Sarà dcl’armi , dele fiamme gioco
e
S enzaJcettro hauer vinte, efènza fpada . Campo di finga e , e Mongibel di foco »
C 4 7 empo
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40 I L P A L A G l Ò "
D’ AMORE,
1 69
164.
Sarà quefiotuo pomo empio e nefando
Tempo verrà, che de tefi andò il fitto ,
Seminario di guerre, e dt ruine .
fere'babbi 1 rat del Sol goduti
e vi/li ,
t hà portato > Che farai? che dirai , mifero , quando
jlfen beflcmmicraiiche
Cotante ti vedrai ttragi vicine?
£ t’ fiora f e' lpunto » eh ala lucevfcifii .
Nonor rifiuti , e
168 173
Sì ben d'ognì bellezza in quel bel volto
Ma per cotefla tua data in malpunto
Epilogato il cumulo s'vnifce »
Sentenza detefi abile e proterua >
a macar punto. E sì perfettamente infierite accolto
Non viengìà la mia stima ^
Quanto hà dibellaterra fin lei fiorifet %
Ch'io per tuttofaro fempre Minerua •
Chel'iftcfia Beltà vinta di molto
Se perdo ilpomo , in vn me defimo punto
il paraggio ne teme, e n'arrofsifce »
il morto , e la ragion mi fi conferita ,
A te'l danno col biafmo, e fia ben
pronta E d'hauer lauorato vn fi bel velo ^
174 177 .
Hor non può filaimaginat al''ombra Che non potran la face , e l'arco etoro ?
Del* figura , che t'accenno borio Qual cor ncn fiadalelor forze oppreffio\
Con quella idea , che nel penfier t'adobra, fempiterno alloro
Se'l facro olino 3 e'I
Felicitar ver fempre il tuo defilo? Inducono a prezzar Paride tfieffo ?
f
Sì sì , fofiien l'alta fperanza , e figombra E l' burnii mirto ei preferifee loro ,
Dal petto ogni timor Paride mio , Anzi più toftoil funeralcipreffo ,
Sapendo > che d' Amor la genitrice Poiché lfuo nome, ondefi canta , eficrìue J
Di tutto il fuo poter t'e debitrice • Per tante morti immortalato viue?
175
'
*78
n
A quefi'vlttmo motto ancelle , e paggi , Tema lorecchie il bell' Adone intenti
Graf ie , & Amori intorno a lei s'vniro , Le lodi ad afi oltardi Citherea ,
E'I carro cinto di purpurei raggi E fi già figurando entro la mente
Spalmando per lo sferico zaffiro , La bella ancor non conofciuta Dea
La portar da que'luoghi ermi e feluaggi Ma giunti al loco , oue del dì cocenti
Soural'ali de' Cigni al terzo giro , (litio fottrarfi al gran calor deuea.
E dtpar con gli augei bianchi , e canori Dal benigno Paftor tolta licenza.
Sen gir cantando » e faettando fiori . Con penfier di tornar , fece partenza «
17 6 179
Qual meraviglia » eh' alcuno auezzo
poi Tolto apena commiato , vn cafo e[Irano
I piati a giudicar de' cittadini Merce d' Amor,c he lofiorgea)gli attenne.
(
Beai minifi ro , per Infinga , ò prezzo Prefe vn ceruo afeguir che per quel piano
Dala via del dener talhor declini rarue infuggendo hauer ne' pie le penne 5
Se'n virtù fiol d'vn' amoro fio vezzo E poich'affai feguito ei l' hebbe inu ano
Co[lui trapaffa i debiti confini ? Stanco il puffo , e fintarrito alfin ritenni
E d'vn futuro e tragico piacere Lùdoue molto da villaggi , e cafie
II promejfo guadagno il fa cadere ? E da gregge , e pafior lunge rimafie i
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(
>1
I
'
Vi
*•
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L’INNAMORAMENTO-
CANTO TERZO.
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44
A L L E G ORIA.
N Amore, che fenice il cuore alla madre, fi accenna che
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ARGOMENTO.
>
}
'
*
M fintrcche fianco Adon dorme insùi
La bella Citherea n'arde d'Amorc.(praco,
Egli fi defta , e picn di pari ardore
1 ValEenc leco inuer Thoftel bearo.
i 2
Er d o ì beri Amor >
f i Corre vaga farfalla al chiaro lume 9
ehm'arde il ferite 3 Solca incauto Nocchier le placid'onde ;
Quella nel fero incendio arde te piume ,
Machie che noifenta
finefio ajforbon talhor 1‘acque profonde •
o che non riarda?
Sptjfo arfentco in oro » e per cefi urne
E pur la cieca e forfèri- Rigido tra bei fiori angue safonde $
nata cento E fpeffo in dolce pomo & odorato •
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4* L’INNAMORAMENTO,
Sirena , Mena > che con falfia voce , Già varcata bà del di la ms\a terza
y: con canto mortale altrui tradifice . Sul carro ardente il luminofo Auriga,
Foco cou erto eh ajficcura , e coce ,
,
E i volanti corficr , eh ei punge e sferza ,
Afpe r/jé' 3 f7 lofio in fin nutrifee , Frano al tnezo del Ctel l'aurea quadriga.
Spietato lufinghitr , eh' alletta , e noce. 7 eptdetto fudor,che fierpe e fcherza ,
Vietofi rniiichal tcb'vnge ,e ferifi e , Al bell' Adon la bella fronte irriga
Cor tefi career ter , eh a rei di morte
’ L'nviue perle e liquide dife tolto
fluitelo chi ufigli ha in ceppi, apre leporte» C brifi allmo rufeci si illa dal volto ,
10
Dura legge, fi legge ejfier può doue Sotto l orfura deicfiiua lampa
OpprejJa la ragion , regna la voglia Che dal piu alto punto il fuol percote
E l’alma folle in firane gutfie e none Tutto an belante il Garzonetto auampa,
Ter vefiirfi d'altrui , di se fi fipoglia » E'I grane incendio fijlener mal potè .
Crudo Signor , ci) a forza i finji moue Purpureo foco gli color a e [lampa
A procacciarfi fol tormento e doglia • Di più dolce roffor le belle gote »
Fere come la Morte , e non perdona Che L Sol, che ficcai fiori in ogni riua.
Senza difiinguer mai stato , o perfona » In que prati d' Amor vie più gli auiu a •
6 1
O del mondo T iranno , e di Natura , Mentre che pur , dou egli arrefi i il paffo,
Se del materno duol gioifei e godi f
r arte cerca più refi a e meno aprica ,
,
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v. n ìn 1 VJ I -JC. IN. Z, W.. 47
*4 *9
Il gorgheggi Af de gàrruletti augelli, Ella il richiama , egli rifugge , e poi
A cui da caui alberghi Eco rifponde ; Torna, intorno lefcherza alto su i vanni.
il mormorar de placidi rufcelli Anime incaute e femplicette o voi
Che van dolce nel margo a romper l'onde ; Non fiachicredaa quifiaui inganni*
Il ventilar de' tremuli arbofce Ui Tuggite (oinie ) gli allettamentifuoi.
JDoue fan laure fibilar lefronde , Infiche i vezzi , e fon glifcher%i affanni ,
L’allcttar sì, cben su le fponde berlofe Sempre là dou’ei ride , è Tì ratio acerbo
In vn tranquillo oblio gli occhi compofe • O Dio quanto e crudel , quanto e fuperbo •
i5 20
Non lungo e vn colle, che l*ombrofafronte fittefi a dolce Magia , che per vfanza
Di mirti intreccia , cL crin di rofe infiora, Vanirne noftre a vaneggiar fifpinge
E del Nilo fecondo il chiùfio fonte 7 al'in se difpiacerritien fembianza
Vagheggia 3 efiofio ala n afe ente Aurora « Che quafi in hamo d'or le prende eftringe. .
Ter poter poi con efifa tn chiufo loco Onde feorgendo in lui tanta bellezza
Sfidar Mercurio , e Ganimede a gioco . Bagion la madre hà ben ,fe l’accarezza .
18
Mouefi ratto e n fpatiofa rota
, Bionda tefi a , occhi azurrì e bruno ciglio ,
Ho iti fuol rade, hor ver la pura e vota Piume d' oro , di bianco , e ai vermiglio
Più alta region s'erge da terra . fluinci e quindi siigli homeri dilata i
Al fin colà do a e Ciprigna ftafii
, Et hà come Panon , le penne Ielle
China rapido l'ali , e drizza i o api • 7 ut te fregiate cfocchi di donz Ile
Molli
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48 T7"TM N A M l) K, /i XVI >Cé n x W|
24 29
Molli a timbrofu, e di rugiada hà [parte Le colorite piume, e le bell' ali
£ fi miglia al color porpora 3 e foco . f>u al cot agio bano in se l' afpr e quadretta
2 5 3°
Corre in lordo aiinuito > e colmo vn lembo Seco pero , mentre che n braccio il tiene
Di fioretti le di fronde in prima coglie » D'alquanto diutfar purfi compiace .
Voi poggia in aria, e siti materno grembo Figlio , dimmi (die e a ) poiché conviene,
Jn colorita grandine lo toglie ,' f Ctiejfcr trà noi non deggia altro che pace>
Et ei nel molle (fi odorato nembo Perche prendi piacer dei altrui pene ?
Chiùfi, etra fiori tnuolto, e tra le foglie Comefii sì proteruo , e tanto audace
Viouer fi Uffa leggiermente > e foura Ch’ognor con Ì armi tue turbi e molefi
La belhfiima Dea pofa e riconta. La quiete del Cielo , e de’ Celejli ?
26 31
#
Tal di Donnarealdelìtia e cura Madre (rifponde Amor) s’erro talhora.
ricciolo Can che le Uà fimpre innanzi
, Ogni error mio per ignorantia accade .
E de le dolci labra hà per ventura Tu vedi ben , chefon fanciullo ancora.
Di ncetterc i baci } e ber gli auanzi Condona i falli al' immatura ctade .
•
Se con cenno , 0 con cibo l'affi cura 7u fan ciul ? ( rcplit b Venere all hot a )
I.a bella man , che lo [caccio pur dianzi » Chi sì stolto j,cnfier ti perfuade?
Scote la coda , e[alt eli andò rie de Coetaneo del T empo, e nato auante
Ilumilemente a niambir le tl piede . Ale sitile , (fi al Cui , t'appelli infante ?
27 32
Pargoleggiwdo il bianco collo abbraccia forfè perche non h ti canute chiome
,
Co^na di gioia tutta , e di trafittilo Perche denno bi afintar l' inique genti
S 1 siringe tngrebo il lufmghterfanciullo Sol di gioia mimftre, armi innocenti ?
K 28 33
,
Stret to in grembofi tien la Dea ridente In chepecco qualbora altrui moflrio
Jl delie pefo entro le braccia afifi . 1a cofi belici b che gran mal commetto ?
Sul [inocchio il [olle u a , e Itene mente Aon acc ufi alcun l'arco ,0 ilfoco mio
2 lag: la. Urti II a , e [e l' ac cofl a al vifò . Ma se me defino fol 3 ch’erra a diletto .
li or de gli 0 cln ribacia tiraggio ardente. Sei tuo gran Padre , c qualunqu’altro Die
Iter deli bocca il defìato ri[0 3 Ss lagna ale mie forze effer [oggetto,
A'r sj j che gonfia dì mortai veleno DÌ, chel dolce non curi , il bel non brami
i na j erg causiti fi nutre in fieno • E chi d’ Amor non vuol languir , non ami •
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CANTO TERZO» 4?
,34 39
jgt ella . Pior tu , cnognor tante e sì noue Odi ( die eli a) odi fagace feufa ,
Spieghi fuperbo in del palme e trofei » Sì certo sì . Dunque pauenti e tremi
Tu , che con alte e difiufate prone Nel fin di Palla a nfguardar Medufa ,
Tuoi tutti a fenno tuo domar gli Dei , E pur di Gioueil folgore non temi ?
Tu , che non pur del fommo ifiefjo Cioue Ma dimmi, hor perche l cor d’ale una Mufa
Vittoriofi e trionfante fit Non mai del foco tuo nceue i fimi ?
Ida da tuoi tirali ancor pungenti e duri Sluefie fguardo non han rigido e crudo ,
Me > che ti generai , non afiecuri • Nè del Gorgone il mofiruofi feudo •
.35 .
'
4°
'pìrnmiyond attiene hefil,pur come fpenta Vero dirotti ( egli riptglia ) io quefie
Babbi la face » e la far e tra vota Non temo no , ma reuerente ho ri oro .
Contro Min oru a e la tua man fi lenta ,
Accompagnata da fimbianze honefie
Che non Tardagiamai , nè la percota ? Virgin al pudicitiaio fiorgo in loro
Che filfra tanti vn cor piaghe nonfenta Poi fimpre intente al bel cantar celefie ,
Che gli fia la tua fiamma intatto ignota » Cy in ti u dio altro occupato è ilfacro choro ;
Soffrir non poffo ; o le fateli e, e t dardi T alche non mai, fi non ne’ molli verfi.
JDcpon per tutti , o lei ferifei , &
ardi • j Da conucrfar tra lor varco maperfi .
36 ,
41
Et egli Oime ,
. cofi et di si tremendo Et ella alIh or Poiché ritiene a freno
.
Che quallhor per ferirla io l'arco tendo Verrei fauer , perche Diana almeno.
Temo l’afpetto fuo virile e fiero . Dale quadreIIa tueviueficura è
Tot del grand'elmo adhor adhor fico tendo Nè di cefici ( rifponde ) il caflo
fino
Il minacciofi &
horrido cimiero Vaglio a ferir , r tuo Ita ad altra cura •
Di sì fatto terror fuole ingombrarmi E ugge per monti , nc pofir concede ,
Ch'ala tiupida man fà cader Tarmi . Sì ch'olio mai la fignoreggi 4 / piede • ,
37 ,
,
42
Et ella a luì . Tur Marte era piu molto Ben' ho quel chiaro Dio che di Laloiu
>
formidabile dì cjucjt a ;
JF eroe e e Seco nacque in vn parto , Arderò anelitfi
Da' tuoi lacci pero non riandò fiìolto , . Dico quel , che di foco il crtn corona , (fu.
Malgrado ancor dela ternbil erefia • Piagato , e d'altra fiamma accefi fpefio •
Et egli a lei . Marte il rigor del volto Così mentre con lei fchcrztc ragiona ,
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44 4?
Gira la vipa a quel eh' Amor l’addita , Ma ch'io fcggiaccia afe peruerfa forte ,
Che porgerlo ben può , sì prcjfio a giace C he le bellezze mie fi goda vn fabro T
Et Oirne ( grida ) oime , ch'io fon tradita . Vn'afpro , vn rezo , vn ruuido conforto »
ciglio ingrato e crudel , figlio fallace • Inculto , hirfitto , afumigato , e fiabr 9 ?
Ahi qttal fieni o nel cor dolce ferita ì £ che legge immortai peggior che morte
ylhi qual ardor, che mi confumai e piace ì Micojlnnga a baciar T hifpido labro ?
ffnal beltà nona agli occhi mieifi moflr* ? Labro, affai più nel' hor ride fornaci
A Dio Marte, a Dio (fiel,nofin più voflra • . Atto a fiffar carbon , eh’4 porger baci ?
45 5° .
Ter a quell’arco tuo d’inganni pienti. Vn, ch’altro vnqua non sa, che col martella
Ter a , iniquo pancini, quel crudo dardo 7 em pesi andò Tancudini infernali »
. .
Pie mifitti en talfoco , e tal veleno Che dan cadendo in quefìo lato c’n quello
Concetto hauer,per cut languifio &
ardo• Vano fpauento ai/empiici mortali
T i generò di Cerbero Megera E del maefìro lor fembianti efpre/i.
0 di /’ ofi uro Chao la Notte nera Come torto ilfeto pie , fon torti aneti cjss*
51
Sifu eli e in queflo dir con duolo , e /degno Deh quante volte audacemente Accofìa
Lofìral, eh'e nel bel fianco ancor confitto Importuno ala mia l'adusi a faccia
£ tra le penne , e l ferro in mezo al legno £ quellaman, c hà pur allhor depofi
Trotta il nome d' Adon fignato e fcritto La tanaglia, e la lima, in fen mi caccia
Volto ala piaga pot l'occhio , e l'ingegno » Et io y malgrado mio , fon fottopofta
Vede profondamente ilfin trafitto , Ai nodi pur del' abhornte braccia ,
£ finte perle vene a poco a poco Età/offrir , che mentre ei mi Infinga ,
Scrpendo gir lice nt lofi foco .
Lafuligine > el fumo ognor mi tinga • ,
47 ,
_
Feti egli e ver , che quella fiamma e tale , . Tallade ( 0 faggta lei ) quantunque meco
Che non fin za piacer langu e e fofptra i Non s' agguagli in beltà , ne fe rifiuto
£ vaga pur del non curato male, Ne Ctoueil volfc in del , ma nel più cieco
Mille in se di penfìer machine aggira • Fondo il dannò d'vn baratro perduto ;
li or fi riuolge alvclenofio Tirale, Onde piombando in quell' arfìccio fpeco
l’ fica del fino ardor lunge rimira ;
li or e Voffi s infranfie, e zoppicò caduto .
E'n quefii accenti ale confufi voglie E pur zoppo ne venne entro tl mio letto
Con vn Ahi dolorofi il groppo fi toglie. . L’altrui pace a turbar col fuo difetto* .
48
Ahi ben d'ogni mortaifemina vile Già non me già di mente ancorv/cita
Uomai lo fiato inuìdiar mi deggio : La rimembranza dell' indegne offefi •
Toiche di furto , e con infidia hojhle Altamente nel cor mi fià /colpita
Da chi meno il deuriafehernir mi veggio L’infidi a , che fi perfida mi ti tefit
Mi fcrifie ilfino fìral, m arde ilfocile. fifa andò ala rete di diamante ordita
Ne de le mie fiuenturee queflo il p egg}0\ fifu efilo fi zzo Vili an nuda mi prefi
Ch’aifin le fiamme fin tutte /pente y
fitte Follemente/coprendo ai Numi eterni
Se la madre d' Amore amor non [ente.. . Del e mie membra i penetrali interni *
CANTO TERZO.
>4 5
yn rabbiofo eh[petto ancor fcnt'io Voi Grafie voi, che dolcemente bautte
Del grane oltraggio, onde deltifafui , Nel nettare del delle labra infufi,
rote he die con fu a infamia , e bufino mio E ne' lati acri più npofii feto
Vergognofa materia al nfo altrui . Nude lefue bellezze a mirar’ufi ;
Hot nonfi dolga no chi m i fchermo Voifio dar la mia lingua , e uoi potete
Se l'onta che /nife, ricade in lui . Narrar di lei db che non fan le Mufi .
S'ei volfe cancellar corno con forno Intelletto terreno al Citi non fale ,
lo fapro vendicar fi orno con corno • Nè fà uolo diuin penna mortale .
60
ld Aurora innanzi dì fi cala in terra Tafor dì T roia , 0 tc felice allbora
fui tace, e poi qual Caccia trice alguado, Non ofa al celi’ A don Venere intanto
Qplà correndo al'alt a preda anhela. il ucroafpctto fuofoprir sì tolto ,
Veda di lieue e candido zendado Ma vuol per tome gioco innazi alquanto ,
Le membra afai più candide le vela , Chefia fiotto altra imaginc nafcoflo .
Del vna e l'altra tenera colonna (re) D’argento in fronte immacolato e bianco
L'alabad^o fpirante ignudo appare . V edefi fiintillar Luna lucente
Non nide il mondo mai ([e la mia Donna Lafiafi l’arco, e la faretra al fianco ,
Non l' agguaglia pero ) forme sì care • Prende d acuto asciarfpiedo pungente
Da lodar da ritrar corpo sì bello
, E alo h ai Cani, agli il rati, al corno, ai bufia
T brada canto non hà , Grecia pennello • La più laf ina Dea par la più cafia .
D 2 Non
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V IKK A M ORAMENTO,
-
<4 69
Non fui per fino diletto e Ha vfar volo » Paffembra Amor, qualber depofìa e JcìoltA
Ma per infamar l'i mula qucfl'arte La face e gli aurei Virali, e Varco fido ,
,
L'heìbe dal Sole impallidite e gialle E’n cupa macchia rannicchiato e e hi ufo
J crdeggian tutte ogni for 1 apre cf alza.
, l'ar che voce non oda , occhio ncn batta ,
Sotto il pie pi Ilegì in del befo menilo Mentre il varco, e la preda cu ellafa , >
66 71
jEt ecco audace e temeraria Spina , Cesi la Dea d’ Amo*, poichéfiletti
Ma quanto temeraria, anco felice Clange a mirar V angelica fi mbtanfa
Che la tenera pianta alabaflrina Ch'aie gioie amoroje il bofii 0 alletta
Punge in pafandò, e'Ifangue fucr n elise, E de! fuo del le meraviglie avanzi y
E vien di quella porpora diurna Vefi a immobile e fredda, c'nsù V ber letti
Ad ingemmar la cima impiagatrice . Di si upor fourajatta e di fp erari za >
,
S color a t fior dela beltà del Lido . Stup ida a mmira , crete cren 1 e adora . -
67 72
Pallide ita s' arrefi a e de!orefi pn atto sì gentil prende ripefio ,
ffuc begli efi ri ajìagnar eoi bianco lino , Che tutto leggiadria fpirac dolcezza ;•
. E'n tanto folgorar vede la Kofu E'I Senno ifefjo in sì begli cechi afiofo
Cià di e clor di none , hor di rubino * Abbandonar non sà tanta belle \5 4 .
Ma per doppia ferita ancor non pefit . Anzi par che di Icr fatto gelofo
Me del a tracciafu a lafa a il camino + «
Di farfi tuia diletto habbia vaghezza y
Vinta la duglia è dal ce(ire, e cede E tori nido sì bel non le difptaccia.
Ala piaga del cor quella del piede <* Cangiar di I afithea damate braccia*
68 73
7] or giuntafotto ilfoli t a rio monte , Placido figlio dela Notte bruni
icone rai 0 human pie stampo mai Verme , II Sonno arde a dAn.tr per Pafithea y
T renacela su l margine del fonte E perche quefia de le Gratie er'vna ,
Aclb,i hc'n braccio ai for s’adagia e dorme; L'ottenne m
ficfit aifin da Cit berci,
Et hor che già de la ferena fronte Jlcr meni re che di Icr feri già ci afe uni
Ch appanna il fonno le cele fit forme, L‘ herbe fi egli e n do per lauar la Lea
E tien Velato il gemino filendore , Scherzando intorno ignudo Spirto alato
Veracemente egli r affé mira Amore, Partir non fifife a dal zi e in prato
« *
v . .
V
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U A IN 1 U L r. xv z. kj.
74 79
Vanno , oue Fiord ìfiuoi tapeti fende A piè glifiede, e studia attentamente
JLeGratie a cor qual più belfior germoglia* fiome la bella imago infienfi PIampi
£ual data[pina fua rapifce e prende In luififpecchia > &
al' incendio ardente
£ mentre hor dela guancia fior de la bocca £ mentre Parta tepida e molefia
Rimira pur la porpora vermiglia , Moue t cfaceta il calor nolofio egreue , j
•
Sofpirando vnOirne futile dal petto , fon l'aure vane a vaneggiar in tefa
n Che non è di dolor, ma di diletto Sfoga infofpir l'interna fiamma accefa *
77 51
fual’indufire Piti or , che'h tento e fifi Aure o Aure ( dieea ) uaghe e uezzofe >
Poicon la man difcepola del Arte ' Voi dal' ePliuo ingiuriofi ardore
Di leggiadri color la vefi e in carte Deh defendeie il noPlro amato Amore .
.
78
TaVella quafi con penne lfurtino Così di Verno mai, così digelo
Varia inu alando de l'oggetto amato , Ira nemica non h offenda , b tocchi ; '
£eue con occhio cupido e lafi tuo £ quando i monti han più canuto il pelo •
1
'
} 4 1- i -IN t)4 A IVI Kj W t\ J.V1 té £\ 1 U|
"• 84 89
4/ fiorito e verdeggiaste prato , Sonno mat u ,/egli è pur ver » che fei
del PLìtgo [ho , r molta dice . p ina e verace indagine di Morte
T erre no alpar del Cicl fu ero e beato ,
Anzi di qualità filmile a lei
. Auenturofrfiori 5 felice , Suo germano /appelli, e fuo confòrt e »
C7/// fofiener tanta bellezza è dato , Come come potesti a danni mici
C«i poffieder tanta ricchezza lice » Entrar del Ctel nele beate porte ?
Che del' Idolo mio languido e fianco Con che licenza oltre fi vfato ardita
Siete guanciali al volto ^ piume al fianco rudi nchltocchi habitat diia mia vita fi
§5 90
«Si.* quel raggio et Amor che vi percote, , E fifii pur del' ombre e degli hor roti
, ,
Di JSW*’ //? tvr* 4 t/0/ » yW/ ben nati Ofc uro figlio , c gelido compagno
.
Nache veggio? che veggio ? hor chenopotè Cerne i cocenti raggi c i chiari ardori ,
La virtù de begli occhi ancor ferrati fi Soffri di quel bel vifio , ond'io mi lagno fi
Dal bel color de le diurne gote , Ruggì il rifehio mortai , Semplici cori
Dal puro odor di que' cele sii fiati fan tra i vezzi d' Amorfcarfo guadagno*
Vinta la Sofà , e vergognefo il Giglio , Vanne vanne lontan , vattene in loco >
L’vna pallida vien L'altro vermiglio *
, Doue tanto non fia [Splendere , e foco *
S6 91
Volgefi agli occhi» e dice, Vn degli ardente Ma fi fender vuoi pur le brune piume
Vostri lampi occhi ,
cari mi confoli » Soura ilnoue
, Ilo autor de' miei tormenti
Occhi vaghi e leggiadri , lucenti » Deh porgi al'ombre tue tanto di lume >
, OfY/6; dV’ miei penfierie porti» e poli Che l'imaginemia gli rapprefenti
Occhi dolci e [treni , occhi ridenti , Laqual peonie dolce io mi confante
<9rf hi de /»/<ri defin e fpecchì , e Soli , Gli moli ri in atti fiupplici e dolenti
'
Din e/l re del' Aurora vfei del die » , Onde nel pigro cor , mentre giac egli
Pojfinti a rifehiarar le notti mie • Sonnacihiofo dormendo , Amor fi /itegli -
87 92
Occhi, ou Amor fiotticn lo fcettro,e'l regno * Apena ha quelle note vitime efp re fife ,
Ou egli arrotai più pungenti artigli Che l'amico Morfeo , che fie vicino ,
Voi fol potete il mio battuto ingegno Tabrìca d'aria, e di vapori intefie
Campar dale tempere, e da' perigli Simulacro leggiadro e peregrino .
Non rnen che sì anco e trau agltato legno Di taiformejìvefle e ficopre in efic
,
T rà due chiùfi palpebre vn Cielo aperto * Nel thèatro del fon no Adone ammira *
88 91
Ida perche non v aprite ? e i dolci rat Corona tal , ch'altrui la vifia offende»
Non volgete a cofiei , c burnii v‘ inchina ? Cerchia la frontelucida e fierena ,
Aprili neghi t tofio e sì vedrai , E dt gemme {Iellata auampae fplcnde »
A
q vai ventar a il fato hor ti dettinac E di // clic gemmata arde e balena •
Rendi ai fin ri il vigor , richiama homai E dal titolo fino ben fi co mprende
L'anima da' bei membri peregrina , Che non e chi la tien cofa terrena *.
Meri-
r •
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n 1M . A W 1 £ K4U* ss
94 99
Mentre Adito flttpore Adon
vien manco Come refia il ViHan sale frefeh onde
, '
Già porgli già la bella Lama vdire , Quando più latra in Ciel Strio rabbiofo
Che fiendendo vna man d’auono bianco , forre per bere , t vede in su le fponde
Adon, dammi il tuo cor, gli prende a dire, LaViperacrudel prender rip 9fi .
95 - 100
jBtrahendovn fifpir piano e fommeffo Cosi.Het a in vn punto , e timidetta
7 empra ilnouo marcir, che la tormenta, 7rema cofiei , quanto pur dianzi ardia •
£ languìfc e, e gioifce a vn tempo iftefio L'affiige la beltà , che la diletta
spera,teme,arde,agghiaccid,ofa,epaueta . il troppo fiimular la fa re Aia
La mano , e‘ l fen s empie dì fiori , e fpeffo Brama quelcbe l'offende ,&è coftetta
f
Su ’l vifio vn nembo al bel acini n aueta 7 ai tavoli a a temer quelche defila .
.
Jndi( che lui deftar non vuol) s'inchina Pentefi ,che fan Poltre erri il defire ,
Dolcemente a baciar l'herba vicina + £ fi pente ancor poi del fuo pentire .
96 101
Vefcìa il bel rifio entro le labra accolto 7 rè volte ai Heut e dolcifiati apprefd
*
Che' n carcere di perle s'imprigiona La bocca , e'I bacio , e tre s arre Aa, e cede l
Contempla attentamente , e del bel volto £ fprone infieme , efren fatta afe Affa,
Vagheggiando la bocca , a lei ragiona . Vuole, e difuuole,ho rfi ritragge/hor rude .
Vrna di-gemme , ou'e il mio cor fipollo Amor, che pur folie citar non cefia ,
A te me defina il mìo fallir perdona '
La sforzai al fine alt foaue prede ,
S'io troppo ardifio ; horche tu taci e dormi. S ì eh' ardifc e libarle rugtadofi
L'alma , che mi rapifti , io v'o ritornii Di celefie licor purpuree rofe .
97 102
Che fb (fico dice a ) che non accofio Al fuon del bacio , ond'ella amirofia bebbe ,
Volto a volto pian piano, e petto a petto ? L’ addormentato Giovane dcAoffi
Volati tempo fugace , e fé co follo £ poich'alquanto in se rivenne, & hebbe
Seguito dal dolor ,fugge il diletto • Dalgrauefanno i lumi ebri rifiofi
Ahi quel diletto , a cut non vien rifio 70 7dto a quel vago oggetto in lui s’accrebbe
Con bel cambio d' Amor , non e perfetto', Stupor eh’immoto e tacito refiofii $
,
Nè con vero piacer bacio fi prende Indi da lei , eh' al'improuifo il colfi
Cui l'amata beltà bacio non rende » Verfuggir sbigottì t to il piè riuolfe .
9* #
103
filual dùque tregua a t fedo a miei martìri, Ma la Diva importuna il tenne afre no ;
S'ose afinn sì bella hoggt tralafio ? Perche ( diffe) mifuggi f otte nevai ?
Ma s'auien , chefifu egli , e che s'adiri Mi uolgerefh il bel guardo freno ,
Dou e rivòlgerò confufa , ilpaffo ? Se fapefii di me ciò che non fai .
Non l'haurà , s'egli è bel Così dubbiofa A tanti rai, eh'un sì belSolgliofferfi ,
.
Ver baciarlo s abboffa , e poi non ofa • Chiufi le luci , indi le labra aperfe,
D 4 Et
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6 1 I M NI. A MU i\. /i M £'’INi i V
104 109
Et 0 qual tu ti fia , offa me ti moftrì '
Ma pereh'ogni mia Ninfa erra Untanti
Tutta amor»tuttagratia,o Donalo Biuay E chi tratti non hi) l'afraferita
Bitta certo immorta! da'fonimi chioftn
» Porgimi tu con la cortefi mano
Scefaabear quefia feluaggiariua » ( A tc ricorro in te rtcouro ) aita
»
Se van ( dtffe ) t ani alto 1 preghi nofiri Sui del trafitto piè del cor non [ano»
Se reuerente affetto il Ctei non [china L'vna piaga nafeonde » e l'altra addita
Spiegala tua con dì non, qual fei Efitoglte tesìimon de' fu oi martiri
»
O' [ràgli Intorniai nata , À fra gli Dei ? . Vnfifpiro dmifi in duofofiiri .
105; 1 io
.//A* madre d Amor }
ch’altro non volt •
Non era Adon di roza cote alpina ,
C'hauer le luci a quelle luci affiffe Nè di Libica Serpe al mondo nato
rame , ch'aprendo l'vn e l'altro Sole Ma quando fafe ancor d'adamantina
Be' duo begli occhi , il Par adìfi aprijfe . Selce , e di crudo tofeo vn petto armatgf
£ 'catde d‘ Amor dolci parole Ogni cor duro ogni anima ferina
»
Ch’a lei tremando e fofpirando dijfe » Eora da sì bel Sol vinto e [temprato . »
J\la pur dei' e (ferfuo celando il vero , Eeuercnza pietate y amore » eterna
»
filen turice fati e IIa intanto forma • Ean nel dubbisfi corfiera conte/a ;
Ma da cui qttejìe felue ha legge e norma? Mentre /appr efta a sì fiaue imprefa ,
E pur niimiti e fogni a tutte Ebore s in quii gèfio pici 0fi at trattino y &
Poco min che non difsi» E m ardi il core » C on cui ride languendo occhio lafiiuo
107 112
1 men venia » ficome foglio fpeffo Santo Nume (disea ) cui Cìnto e Belo »
Quando l’efimo Can fer u e e sfaui’.la y Porge voti » offre in c e ufi y altari infiora ,
Jn quefio bofeo a meriggiar là preffo Vofi ragrade in Abijfo»in T erra, e' n Ciclo’
In riua al' onda lucida e tranquilla Virtù» chi non conofi e , e non adora ?
Ch’vna bolla viuente aperta in effe Ss ufiat e il cor y fi con perfetto zelo
Di cauernofa pomice dtfiilla» Celebrar non vi sa » quanto v'honora
E forma vn fonticel » eh' ale vicine E l' ardir de la man prendete in pace »
Odorifere herbe tt e imperla il crine» Che'n fi degn'opra è d'vbbidirui audace /
ic 8 113
fi vado il mio piè» che per / efrema arfura Beh qual ventura m acquaiproprio nìerttP
( Siccome ve di ) è d’ ogni fpoglta ignudo r D'infelice morrai tant'alto ginnfi ?
Con repentina e rigida puntura Xeni ho da benedir quello deferto ,
Ago trafìffe ingiuriofi e crudo » Chele fide da voi fcrue difgiunfe
E bene hnoponón fia medica cura E quel » per cui m'c tanto bene offerto » ..
Per farmi incontrai duol riparo e feudo » Spinofi ìlei , che l bianco piè vi punfe r ’
Catfi quell' herbe» il cui vigore affiena E vofignar per tante glorie mie
1 corfi al[angue» e piùfil dar la vena /, C 9n pietra Lesbia vn sì felice die »
Sà*f~
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« C,A N i U i fc R 4 U. 77
Il 9
Scintillati tante fiamme , e tanti ragzt E tu candido piede ìnfiangu'mato >
Nelfi mbi ante, eh' io [cargo, altcro^e belhy Che di minto sì fino afperfo fei ,
Che dar portano inuidia , e far oltraggi E ricca pompa fiat così firn aitato
. •-
Ma Dea de cori e de gl Amor v appello ; Del mio cor, che trafitto c da Cùfici ?
'
,
Fan con occhio loquace , e muta tocca D' Il omicida crudele Medica pia , (gue?
Eco amorofia i tormentati cori , M a feiughì il piamo, ou io l'afciugo ilfan-
Doue in vece di voce il vago fiottar do Sì che trà noie e gioie , e guerre e paci
Quinci e quindi rifipbde, Ardi,clì io ardo . Quante mi dàfi ritc, io le dia baci ?
1
7 122
Dice a ivn frafino cor Deh quali io mira
. Laffa {l’altra duca) che dolcepena f
Strani prodigi, e merauiglte none? Que/la, che la mia piaga annoda e cingel
Il Citi d' Amor dal chrtfiallinogiro Non e fafe 1 a, an’ft è cepfo y anzi è catena.
Dìfitng/tigne rugiade vn nembo pione . Che mitre il pie mi legarle or mi ftringe.
Quando trà gli alab afi ri vn qua s'vdiro Qucfto purpureo humor,chen larga vena
Nafccr cinabri in cotal guìfa , b doue ? Di viuace roffior mi verga e tinge » (f*
Da fonte eburneo vficir nui vermigli, Ahi eh' e l’anima mia, che' n sttgue efiprefi.
Dale ncui coralli» ofiri dai gigli ? Vuole a costui facrtficar fie fi e(fa*
118 123
Sangue puro e dittili , eh' a poco a poco Herbe felici , ch'ale mie ferme
Faifouratllatte ficatunr lerofs , Dolor recate, e refrigeno inficme
V or rei da te fatte r, fei [angue, fioco
0 Benché d'alto valor, quella vir lutei
Che tante accogli in te famile afiofie ? C bevine in vot, non è virtù di fieme •
0 non mai più vedute in alcun loco Vien data bella man la mia falute.
Gemme mie peregrine e pr et loft -,
Da quella man , che vi difi fila e preme >
Disi nobil miniera v fili e fore Emula de' begli occhi, e del bel vifi y
Che benfi vende re tanto prezzo vn con - Che fian art (forni U corpo , hà il core uccifo .
0 bella
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— ysr- l i in in a ivi u Jt\ A iVI £, JLN 1 KJ f
124 29
0 bella mano\ end'} , che curar vuoi dor non più mi n afe ondo, lo mi fon quellàt ]
La pi atra del mio piè con tanto effetto ? Per cui d'amore il terzo Ciel s'accende •
forfè fol per poter farmene poi /fucila fon' io > la cui lucente della
Mille più larghe , e più profonde alpetto l Innanzi al Sole » emula al Solrifplertde l
forse defilin , che fuor eh' a' colpi tuoi T accio ,c he dal mio bel qualunque bella
Non dee corpo celefi e efer fogge ito Bella è detta quaggiù > bellezza prende ;
La palma che di me Morte non Irebbe »
, T accio , che figlia fon del fommo Padre.
1 28
33 J
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U A IN i U 1 IL L\ L, \J S9
,
134 H9
La àeflra ella gii silfi > e l vago lino Vcificte tal, ch'alt ri non può mirami
Scorcio , che nafiondea la nette pura. Che mirando d' amor non fi n accenda ;
Onciimplicalo in vn cerchietto fino , Ma nonpuò alcuno accenderfi ad amar ni.
Che (tinnii ;ta di gemme aureafinltura Ch'amando non v'oltraggi, e nò v offenda.
iacea maniglia algomito dittino Offefa ve fruir ut ,, (fi(da. a doranti
Rìgido di Barbarica ornatura } V'oltraggta huorn vii, che coiai' allo intere
( Fufi' arie , 0 cafo ) dilicato e bianco Perche con quel, ch'ogni mifura pajfa ,
m
te ce ilfufi veder del braccio manco . Propor tion non ha t
ala sì buffa.
140
Tenea ( com’to dice a )
le membra belle Non dee tanto ananzarfi ha mano ardire »
Appanate d'vn vel candido e netto , Che prefimad' amar bellezza eterna
£ qu ai d’ Adria veggiam Do ne, e Dovette, Macuruar le ginocchia e tenerir e ,
Jnfin fittole poppe ignudo il petto, Con denota burniità cht'l Citi goti ern al
allhor trai fieno , e le mammelle
te vi fi a L ben ver che qualhora entra in defire
'
,
Voler groppo annodar non ben r ili retto , D'inferior natura alma fuperna »
£ più leggiadra e più ficreta parte
,
/Igeila bontà , quella virtù fublirne .
V ergognofitto le ridenti fielie Son condotto a mirar co» gli occhi isiefii*
tot verfio lei con vn fiofpir le volfi , £ ch’olire il rimirami , altro me dato »
Alfin lo fpirtoìnquefle voci fitolfi . Vò contentando voi , far me beato .
O Dea cortefi , 0 s' altro e pur fra noi fin auto dami mi lice e quanto e mio ,
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'
“X '
T“lNT IN' /T1VI TJ K S\ IVI IL IN X V/J
144 149
Jl mio volore al voler voftro e prefio Sol quelle luci tue rapaci e ladre,
Tanto , che quafi in me nulla nauanza . Ch‘inuolando dà petti i cori vanno ]
Lofato mio , sa tutti e manifesto Tarto furtiuo di furtiua madre
Cerne a voi di celarlo haurei baldanza ? Tace nfan nato , e con furtiuo inganno ]
Mirra ( dirollo ) il cui nefando incefo Horfe membra sì belle , e sì leggiadre
La vergogna rinoua ala membranza > Fur concctte di furto , e furar fanno ,
Fu lamia gene trice , e da colui , Non ti merauigitar , fi
veglio anch'io »
Chegcnerolla, generato to fui • Che chi mi fura il cor ,fa furto mio •
J 5°
FLthor fclu aggio Cacciator ramingo Non pur gli occhi e le mani a tuo taltato ]
, :
Poiché perdo vna Fera , e trono vn Sole • E ch'altro cor che te 3 non ho nel petto . .
1 46 >51
Ni be' voflrocchi, per cui viuo , e moro Con tai lufnghe il lu/inghiero Amante
L' anima homai depofìtar mi piace ; La lufinghiera Dea lufinga e prega •
.jfiMa perche l corfacripcato in loro Fila ar diteti a poi la man tremante
*X>ià fento già, chc’n viuo arder fi sface Glifi e ndc al collo , e dolcemente il lega
<»*
E perch'a quella bocca, ou'c'l t heforo fluì mente Amorfuperbo e trionfante
,
147 152
Et ella allhor Qhe tu tifa , mia Vita
. Dolce de' baci ilfremito rimbomba ,
Ejperto Arder, Saettatore accorto , Efurandone parte in nido vento
Altra proua non vb , che la ferita Degli affaiil d‘ Amorfonoratromba ,
Chc’n mezo alpetto immedi cabli porto • Ter lafilua ne mormora il concento >
Mad’hauer tal beltà mai partorita A
cui la Tor t a ella , e la Colomba
. Mirra ( credilo a me) f vanta a torto . Ftfiondonpur con cento baci e cento •
Perche frà iombre il Sol nonfiproduce Amor de' furti lor dal vicinfpeco
Ne pub la notte generar la luce • Occultofpettator iforrifi fico
148
Ella il padre inganno di notte ofeura Fu cosifretto il nodo onde s’auinfe ,
EliA amara e fpiacen te e per natura , . Vaga nube d’argento ambo rietnfe
E tu fei tutto dì dolcezza pieno . flutui gh fi orfi e chiùfi Amor fugace , .
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CANTO T E R Z
«59
TT. 67
«54
La belLt Dea , cht'nfaugnino la re*fa , Non f periifa ambi t lofio il Sole
Benché trafitta ilfin di colpo acerbo , Di trionfar fra le minori stelle
Conti o il fighuol non mofir'o flcgnofa f Ch' ancor tttfirà 1 ligustri , c le vide
Per ncn farlo f ile crudo , e Vt/'t fuperbo ; Scoprile pompe tue fuperbe e belle •
Ma premendo nel cor la piaga afeofa Tu pi con tue be llezze vniche e fole
Si morfe il dito e dtfie, Io telaferbo .
, Splendor di quefie piagge, egli dt quelle .
Ter quella volta con l'altrui cordoglio Egli nel cerchiofuo 5 tu nel tuo stelo
T anta mia gioia intorbidar non voglio . T u Sole in terra, cr egli Rofa in Cielo •
1
5 )
160
Beile luci girando al vichi colle E ben faran tra voi conforme voglie
Dotterà il cefpo , che'l bel pie trafiffe, Di tefiati Sole , e tu del Sole amante •
Ecrmofii alquanto a rimirar lo» e volle Li de l'infegne tue de le tue [foglie
,
Il ftto fior [aiutar pria che par tifé > L' Aurora vestirà nelfio Leuante •
E vedutolo ancor pillante e molle T u [piegherai ne ermi } e n eie foglie
Qui ut porporeggiar ,
così gli dtffe . La fu a li urea dorata e fiammeggiante
Salititi il del da tutti oltraggi e danni E per riir ar lo & imitarlo apieno
Ealai cagion de mici felici affanni . Porteraifempre vn picciol Sole in fieno •
156 161
/. .
Rofarifoa' Amor , del del fatturiti L perdo a me dvn tal feruigio ancora
Hofa del fangtt e mio fatta vermiglia , Qualche grata merce render s’ affetta.
r regio del mondo } e fregio dt Natura Tu farai foltrà quanti fiori ha Plora
De la T erra, e del Sol verginefiglia La fauorita mia la mia diletta
, .
T it tien d'ogni beltà le palme prime , Q sant'or nera dt l tuo color viuace
S cura il vulgo dS fior Donna fiublirne • E le gote, e le laura . E quifi tace %
157 \6i
fPpafi in bel trono hvperadrìce altera Il Palagio et Amor ricco e pompofio
Siedi colà sù la natiti afionda Da q 7 d Lofio lontan non era guari ,
I urba d'aure vezzofa e In fin filiera Ma di civ che tene a nel grembo afio fi
Ti corteggia dintorno , e ti feconda ; Degni gi amai non fece cechi vulgati
E di guardie pungenti armata fc lucra Non molto andar che di fin or fquaìH'fà
,
,
T t difende per tutto e ti circonda • , Vider lampi Vibrar fulgidi e chiari
E tu fia Hofa del tuo regio vanto 11 tetto onde fiacca mirabilmente
,
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1 69
16-f
Rei* torre primiera a de/tra mano Tien l'altra fonte in vna conca tonda
Entrando il bell' si don le piante mofe Seno a fieno congiunto e bocca a bocca
,
167 *7 2
Pie t tutto è in vna
in atte effigiato
, finefio (>con vn fifino Amor rifondi- )
Di ferir col tridente vnfoglio alpino , Che cotante in se chiude opre fin blimi ,
E nefà fica turir per ogni lato h i mio diletto albergo , ér h'o ben donde
Piume et acqua lucente e chrifialiino • Pregiarlo sì , che'furai Ciel lo il imi .
Sta fouravn nicchio da De!fin tirato , fifa) già le dolci mie piaghe profonde ,
Vomita ano: or chrifiallo ogni Delfino finì (lafio)mco min dar gl'inccndij primi,
fitta! tro T ri toni intorno in mille ritti figli per colà, che prefio ancor mi tiene ,
Verfan per le lor trombe argenti vitti . Fù ilprincipio fatai dele mie pene •
1 68
Pi etaltraentfvna pila ìncìfìefolti Non creder tu, che libera fin vada
Cita colonnetta picciola fa tetto > Dale forze amoro[e alma di u in a,
S tan tergo a tergo l'vn l altro riuolti Ch' a bramar ijl piacer, che tato aggrada.
Pirarno, e Tisbe con La fpada al petto ; Torte defir naturalmente inclina .
Efprtt\zan fuor molti ru pelli c molti Ch’aq vefi a legge fòttogiaccia e cada
Per lapiaga mortai di vino /chiotto > Anco il Re de ce le iti , il Ciel destina .
Onde viene a cader per doppia canna Et io, pur'io , da la cui mano ifi efa
Dentro il vafo maggior purpurea manna • Pioue gioia e de lor ,p affai per ejfcz»
Non
CANTO TERZO.
174
gì
, „
*75
Non retini di languir > perch'io poffiegga Cesi l' Arder , che di Ciprigna nacque *
La face eterna , infiuperabtl Dio Venia di Mirra al bel figliuol parlando ;
E tratti l'arco onnipotente , e regga E perch'affai dì v dirlo ei fi co mpiacque >
mto .
Gli elementi , e le tielle a voler Ale fu e note attention mofirando
E fe m dfiolteraii vo che tu vegga Il dir riprefe, e poich' alquanto tacque
,
Che fui dal proprio tirai ferito anch'io, Non pero già di pajfieggiar lafidando ,
E che del proprio foco accefo il core Nel gratiofo Adon gli occhi conuerfie ,
Et arfie, e pianfe innamorato Amore* E 'n piu lungo parlar le lab r4 aperfie .
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I
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L A
novelletta
CANTO Qy ARTO,
ALLEGORIA.
A Fauoladi Pfichc rapprcfenta lo fiato dell’huomor
La Città , doue nafte, dinota il Mondo Il Rè, Se la
.
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ARGOMENTO. .
Gli
I v n t o aPalbergo deVe zzo fi inganni
2
Di dura battaglio* Talbor ne tocca la paterna verga l
a(prò conflitto Malfuogiuflo rigor non e crudele ; •
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4 9
Sfile e ,
feno afe ende
eh" auree frinitile in Per alpefiri finti er Stampando l'orme
lllor cbiufo fplendor mojlrar non potè, Katton peregrine , e genti eftrane
Se dal’in ter ne fuevenc profonde Per veder sera al grido il ver conforme
Hon le tragge il foctl , che la per cote Vi concorrean da region lontane .
Corda fonora a dotta man rifponde E giunte a contemplar sì belle forme
Con arguta armonia di dolci note , Dico quel fior de le bellezze hu mane ,
E'I vantaggio , c he trahe di tal' offefa r Si confcffauan poi tutti cofio r o
guanto battuta e più , vie più palefa » Oh rigati per fi mprc agli occhi loro *
5 10
Rotta la conca da mordace dente 7 Dal defir mrfii e dala fama tratti
,
6 i r
La fatica, e' l trattaglio e paragone. Sfiltl dìuin raggio dì celefi e lume , (/<?
nacquer tre figlie d‘ ogni gratta ornate • ( T al' era il nome fuo ) celebre il grido 7
natura l'arricchì di quanti pregi Che quefia opinion fi perfu afe
Pojfa in vn corpo accumular Bel tate, Di gente in gente in ogni efiremo rido .
Ma verso de furi doni > e de*furi fregi Pafo vota rim afi.
d' habitat or
C hiera intuito maggior del'altrui lodi * Sacrifica ciaf: uno a quefia Dea
Crede
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C A NT Ó QJV A R f O; «9
r
„ „
*4
Crede cìafcun , che Rìupìdo s' a fifa f
19
Deh che mi vai, giàfiglia algran Tonante
\
Di quc begli occhi ai luminofi rai • \
Poffe der d ogni honor le glorie prime
Nono germe di sì e II e in nona guifa £ poter dela via bianca e Sellante
Veder , non pili quaggiù veduto mai ; A mio fenno varcar l'eccelfe cime ?
£ dala terra , e non dal mars'auìfa guaiprò >ctiogni altro Dio m'afforgaaua-
£ffer più degna , e piu gentile affai Come a Dea trà le Dee la più fu bit me ? (te
Pullulata altra Venere no nella , £ che quantunque il Sol vede e camiti a ,
Cafta pero , mode[la , e verginella , Mi conofca, e confcfsi alta Re in a ?
,
15 20
La vera Dea et Amor , che dal Ciel mira Luffa, ifon pur colei, ch'ottenni in Ida
Cotanto infolentir Donna mortale , T itolo di beltà foura le belle
,
£ vedepur> che'ndegnamentc afpira £ l litigato d'or pomo homicida
ai din in culto vna bellezza frale ; T rionfando portai meco ale Ri elie ;
Impartente a fofiener piu l'ira Che fttprincipio a cosi lunghe lì ridai
Dafi in preda at furori in guifa tale Etefe idei' Argeli che fiammelle
;
Che crollandola fronte » e'I ditoinfteme , On le forfir tannarmi > e tanti [degni.
J^uefit accenti fra se mormora e freme . Per cut già d' Afi a incenerirò i re-ni .
16 21
JHor' ecco là chi da * con fufi /ibifi £t horfi.t ver , che' n temeraria imprefa,
,
L'Vniuerfo cofi ruffe, c l del t ompofe ; La palma vna viifontina mi toha .<*
Per cuidifhntoin bella fèrie aprifi Attenderò , che fin' in R telo afeefa
L'antico Sem inerir de le cofe ; I. orbe mio , la mia si eh a a') 'tiri
e volga ?
Colei, eh' accende tlumierrantt, et fifsi,
Ah di diurna macjtatc oj/efa
£ ne fi sfamila) fiamme amorofe j Giufio fia ben, c ho mai penta e do
Di quanto è nato , e quanto pria non era fi fa ;
C he l'ingiuria in colui, che tempo affetta^
La madre prima , e La nutrice vera • Crefce col differir dela vendetta
17 22
Con la mia Deità dunque concorre guaiqual fifia , l’vfurpatrice ardita
Vn corpo edificato etelementi ? Delgrado altier di sì fui Urne altezza.
£offrirò ch'ogni vanto a me di torre
, Non molto gioirà, non impunita
Creatura caduca ardifca e tenti ì ' N andrà lunga flagion difu afciocche\zàl
Chefoura tare fu e vittime a porre Vò c he s'accorga alfin tardi pentita
£prezzando i T empii miei,vadan le gtti ? Che dannofa
Che'l fiero nome mio con riti infuni
le
fù tanta bellezza .
Stolta del'alte Diue emula audace
Jnfaggetto mortale hor fi profani lo tifarò, gai tronca i detti 0 e tace #
18
£/ si foffiriam , che con oltraggio indegno 23
Il carro afe e n de , e d'impiegar difegna
L oflrg c ompagna p ur cofieifi dica ; Delfiglio in quell'affar lefirze , e l'armi
•Che comune habbta meco il Nume e'I re-
, Ma conuien eh' [noi Cigni afrcti ritegna.
La mia vicaria in terra, anzi nemica. (gno i
Che dubbiofa non sà , douc trottarmi •
Ancor di più dtfsimulia?n lofdegno ,
Per le belle contrade, ouella regna.
Che firn dette io lafciua ella pudica
;
, ; Dì lido in lido inuan prende a cercarmi ,
Ond io ceda in tal pugna 3 efar non hafli ,
Poiché quitti , e per tutto in terra en Cielo
Che non mi vinca an corion che cont
raffi, Come, e quando mipiace, altrui mi celo .
J- Adone
del C aualier Marino «
,
£ Rtcn-
3
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'0‘ LA NOVELLETTA,
24 29
prendo qualforma voglio a mio talento Non lungo dal maggiorfiume Tofane
js co» l' acque, e con laure io mi cotifondo* Vide l'Arbia con L'Ombro, indi il Metauro,
Talhor grande così mi rapprefento E con Vlfap ifuo minor germano
Che vijibil mi faccio a tutto il mondo * F refio il Ronco, e'I Monton correr 1*1faterò,
Tatuo Itapoi sì picciolo diuento , E'I T remifin , là deue il verde piano
Ch'entro il giro d vn' occhio anco ma[co do. Ver miglio diuerrà del [angue Mauro
lnfm fon tal che iene he mhabbta in fino. E dalfreddo Appennin difeeder Trebbia
,
25 ,
3° .
Ac pisi del’ Afa entro i famofi imperi E de fuoi fette trionfanti colli
Il eie vejligia mie la traccia [pi a ì Ilgran capo del Latto s'incorona .
Ma fimutando i ninfei corferi Ma fèppe quiui furiofi e folli
yerfo le piagge Italiche s’inuia-. Flit tofio figgtornar Marte, e Bellona
Che sà ben quanto in que fioriti poggi E con Perfidia, e Crudeltà tra loro
Viepiù eh' alt r otte , io volentieri alloggi * Baccarfete di fiangue , efame d’oro •
2 6 3 l
E l*\dda,e l'Oglto, e'I Bacchigliene al paro. Efe ben tempo fu, ch’iofui di quelle
Superbo il Minciofilpicciol Rheno h umile. Già prigtoniercon mille firatij rei ,
Il Tanaro, il T efin, la Parma , e’I Taro Alme pero non hàfotto lefie Ile
E la Dora , che d'or riuefie Aprile Cheficn più degni oggetti a* colpi miei s
E Stura, e Sofia, difre[che ombre opaco Nè so trouaraitroue terra loco , m
Dafoce aurata fcaturir Ben ac 0 . Dotte piu nobil'efche h abbia il mio foco «
28 33
H
Quindi al gran trono de gli erculei Regi Allhor mtflrìnge entro le braccia, e mille
Sul Po volani) t bianchi attici riuolfe Groppi mi porge d' infocati baci
Dotte ricca fede a diliufiri fregi Poi per l'oro immortai, per le fauìlle
La Città che dal F erro il nometolfe •
,
De le quadre Ila mie, de le miefaci
Ma lefu detto che Fortuna i pregi
,
guanto può mi [congiura eviti e fiitie ,
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U A N T O
34
QJ A R T O.
39
71
i6 41
Scorgemi intanto alloco , otte m'addita In reticella d'or la chioma inneità ,
La merattiglia dele cofi belle Più ch'ambra molle ^e più ch'elettro iioda,
Che circondata intorno e cufio dita 0 fi retta in nodifo in vaghe trecce ac col ta,
‘
Cieli , che doppio Sol volge e dtficrra , Difii frà me ; da me quafi dtuifo .
Dico que' lumi perfidi, ch'altrui Sono in Ciel?fino in terra ? il Ciel traslato
Vccidon prima e poi bandifion guerra ;
, E forfè in terra ? b Cielo c quel bel vifo ?
Siche mirando vn cor quel bello , a cui Sì sì, fon pur lafiù , fon pur beato
Faragon di beltà non hà la terra T ut tanta ( comefiglio ) in Paradife •'
Quando penfa al riparo il malaccorto , Veggio la gloria de gli eterni Dei.
. £ vuol chieder merce fi troua morto • La bella madre mìa non e coflei ?
,
E 4 M
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ITT
7-
!) TFT rrrrr t a.
. 44 .
49
i:o cheno» e , vaneggio , il ver conferò > La dotte giunto poi > porge humìlmente
Venere eia cùfici vinta è di molto ( fo.
Ine enfi, e preghi al chiaro Dio crinito
.
Ahi che l pregio ala madre a vn pùto ifief Da cui fuppltcc chiede e reuerentc
Ut al figlio egualmente il core ha tolto • Al' infeconda fu a nozze ,c marito
Chi ptt fenza morir mirar l'ecce/fo
'o
£t ecco intorno rimbombar fi fente
Di sì hegli occhi ( cime ) di s} bel volto , Spauentofòfragor d'altro muggito >
p'adane ancora poi , vada e sarrifehi L col muggito alfin voce n afiofa
,
.
.
4* 51
Veggio!a , mentre parlo in atti mefi ,
Tenfi tu qual rìmafe , e qual din enne
Starffola in difparte a trar fofpiri ; ilfuta'ogni altro addolorato Vecchio .
Che quantunque le fue più che celefi Pcnfa qual'belle il cor quando gli venne
,
Ter che l'ira del Liei pauenta e teme Del'infu(fo crii del già minacciato
(he fpejfo al maggior JRc l'orgoglio abbajfa },
Giunto t l’idol imo caro al paffo àuto l
Tenfifo , e trifio infra fo [petto » e fpeme Raccoglie già con querulovlulato
La cara patria , e'I dolce albergo laffa > La bell a Vfiche vn c adaletta 0ficuro y
p. và percfplorar
quefio fecreto Laqual non sà frà tanti hor rendi oggetti
Dal' Oracolo antico di Siile lo , Sci talamo , b fi' l tumulo l'afpctti .
Di
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CANTO Qy ARTO. 73
54 *
59
Di velo a u otti tenebroso c tetro Lìa poiché pur la Mae fià fiuperna
E à'arnefi lugubri in vefi a nera. Così di noi dfipcrre hor fi compiace
Van padre, e madre tl nuttialfiere tro Cancellar non fi può fina legge e terna'.
Accompagnando , e le fior elle in fchìera . Ma conu ieri , figlia mia , dar(ine pace •
Segue la bara ilparentado, e dietro De' configli di lui , che ne gouerna
\'ien la Città, vieti la Provincia intera E /’ bum ano fauer poco capace.
‘
E per tale fidagara odefi intanto Poiché i giu dieij finoi fanti e di nini
Dclpopol tutto vn pub hco compianto • Son ordinati a (con offe tati fini •
55 60
M apiù d’ogni altro Re mefiebin piangedo Ben eh’ a figofar lo firuggiior del mondo
il
5 6 C'i
Sonoi crotali tuoi roche tAbdle? Magnanima pero non meri che bella
Ti fon gl'hinni, c le preci applaufi e esiliti? L'altrui duol neonfola e riconforta ,
E là doti e defiin crudo ti mena E i de lei humori , onde il bel vifio affi e rgel
Reggia il Udo ti fa, letto L'arena ? Col vcl purpureo fi rafietuga e terge •
57 61
O troppo a te contrario a me nemico,
,
Che vai pianger? ( dice a) che più verfiate
1 rnplacauli rigor d' avari Cieli Lagrime wtcmpefl iue , e fienza frutto ?
T e del tuo bel me del mio ben mendico
, A che battete i petti , cr oltraggiate
Perche donno lafidar fati crudeli ? (co Di littore , e di funga e il vifio brutto ?
Sfilai tu agra colpa, ò qual mio fallo anti~ Ah non più no i dilacerar lafidate
. fiagion che tu *'a ffligga , io mi quereli
, La cantile del cr in con tanto lutto
I e condanna a morire , cr a me ferba offendendo con doglia inefficace
in sì matura età doglia sì acerba ? E la vefira vecchiezza , e la mia pace •
'*
58
^ gu ir
Ad effe .
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64 69
L’ Inni dì A re a , che L altrui ben pur come Refio la Giou inetta abbandonata
Suo proprio m. ile ab bore , allhor mi vide • Sii la deferta e fòli tana nua
I so pur ben , che Vvfarpato nome Sì tremante y sì (morta >c sì gelata,
Dola celefie Venere mvccìde . ( me C h' apena baite a nel cor l’anima viua .
Che bado? andianne pur\quejl' auree chio- Veder quitti languir la fu enturata
Con viiferro troncate ,ancelle fide . Quafi di fin fio , e mouimento priua ,
Sfa ini hà(qu di'ognun crede) a confu marfi E di quefi' occhiti tributariopianto ,
II maritaggio borribilc e fu nefio Che n larga vena a te fin corre accogli . ,
Scelto già per thè atro c fendo q riefio. H abbia quefi' onde tregua, e quefh fioglr.
Dopo lagrime molte al vento (parte Ne fin portino in tutto tnuidi i venti
La mefi filma turba alfin fi parte • Come fcr le fperanze , anco i lamenti •
68 11
Zartiju alfin ,
poiché thèfar sì caro Nacqui agli feettri, e usiti reali fcanni
Depofitto nel defiinato loco Più di me fortunata altra non vifje
Lofi 1 andò nel partir col pianto amaro Bel la fui detta e lfui , fi fin za inganni
,
Dan» aro gli occhi a lunga notte 0filtra) Abbandonando in su l’età fiorita
E fi chilifero vini in fepoi tur a La bella luce , e la fi rena vita .
Di
C A NT O Q. V A R T O.' 7S
74 79
Di ciò non mi doglio» nè mi Umcnto Per rifguardar chi fia , chef confuma
Dela bugiarda adulatrice fpeme j In note pur sì dolorofe e mefte
Uè del colpofatai prendo fpauento , Rompendo infpefi circoli la [puma
Che mi porti sì tojlo albore efireme * Molte Ninfe , e T ri toni alzar le tefl<e 1
Chifol viue al dolore , &
al tormento , Ma vinti da quel Sol, che laeque alluma
£ fuolvitaabhorrir morte non teme ;
, £ tocchi il freddofen d'ardor celefie
A chi mal viue il viuer troppo è greue , Ter fuggir frettolosi i bei chriftatti
Chi viue in odio al Ciel viuer non deue * Seminaro di perle, e di coralli *
75 So
L affa, di quel ch'io[offro
» afpro martire (do* Mentre là doue il vertice /(flotte
Vie maggior e, e più g raue è il mal eh' atte-
Ch'io deggìaentroil miofen o(oimè) nutrì-
—
Del' erta rupe, è pofta in tale flato ,
7V7
Nono ì:11 ;
Jènte fipirar di lungo il cotte
Vn mo/lro abomineuole, & borrendo ; (re Di miliaure Sabee mìflo odorato
fluefio innanzi al morirmi fà morire indi d'vnaere dilleato e molle
Da me commejfo alcun peccato immondo Altroue non hauea l'occhio, e'I penfiere i
£ da te deue vfiir l'horrida Fera Volfifar quel benigno amico vento
Che me diuori, e che difìrugga il mondo : De le mie gioie effe cut or Corriero.
Fia ventura miglior , ch'abjòrta io pera Gonfia la mobil gonna e piano e lento
,
I
Per gran pietà fù d‘ognintorno vdito > T rahq utilità dcle turbate menti .
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'
89
Itegli epicicli lorduo Soli afcofi Rei limitar dela gemmata foglia
I begli occhi parean dola, mta Pfiche , Mette le piante 5 e và mirando intorno 2
Botte chiufi trahean dolci r ipofi Mira il bel muro e dt pompofa fpoglia.
,
Piantato in ritta al mar, nafeofio al Sole > La fuper bia delfnol chiara le fcopre.
Spiegarli molle e giouinetto crine Stuptfie il guardo , efi trattiene
il paffo
91
Così pofiaua, e vidi a vn tempo ifieffo Ella rapita da sì ricchi oggetti
Liei aura, atira vezzofa > aura gentile Entra , e d’alto si upor piùfi confonde ,
Scherzarle intorno , e ventilarle fipefiò Poich'ala maefià di tai ricetti
II crefpo dela chioma oro fiottile . Ben la gran fupellettilc nfponde •
Per baciarla talhor fifacea prefio Ecco, doue al cantar degli angeliet ti
A quella bocca, oh e perpetuo aprile* Eermofii ; lui /piego le trecce bionde \
87
1 non so già fe Zefiro
,
cortefe l'empie il cor di mera uiglt a
fifite le he più
Bit y che fpetcacol dolce allhor m'ojferfie , h che negletto e qui quanto fi gode •
'
Scotterfe ilpiede , e del' ignuda carne Vaga con gli occhi , el vago pie raggira ,
J^uanto a cafia beltà lice mofirarne • T ut/o in'fortunapofiiede , e neffiun mira .
88 93
Poich'affai trduagitato > e poco queto Voce incorporea in tanto , ode, che dice .
In più pefzi hà carpito vn fon no corto , Di che siupifei? b qual timor t ingombra ?
Defi afi, e da quel loco ameno c lieto Sappi cauta efier sì , come felice
Vioucr fi finte al cor notto conforto • Domai dalpetto ognifiofpctto fgombra
Sorge dal'odorifero rofieto Don bramar di veder quelche non lice ,
V. qua ne vie, dotte' l mio albergo hà ficorto • Spirito aftrattOy (fi impalpabileombra •
fin efio tfieffo Palagio , cu bora Jet, Clt altri beni , e piacer tutti fon tuoi
Come raccoglie te, raccolfe lei . Ciò che qui vedi, oche veder non puoi •
Da
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C A N T O QJ/ ARTO. 77
94 99
Da non veduta man fìntcfiin (fu e[la Bla sul bel carro appena in Orienti
D'acque Hill atei» tepida lauanda p enne del' ombre a trionfar l Aurora '
Condur pian piano, indi fpogliar la vefia, £ i fuoideflrier con l'alito lucente
£ t bei membri mollir perorili banda fugate non hauean le stelle ancora ,
Dopo i bagni , egli odor , menfa s appretta guando al bell' ldol mio tacitamente
Contri adi firnfirn a v tu andai Vfi ij di braccio e firfi innanzi l bora >
,
£fèmpre ad operar pronte e veloci Innanzi che del Sol l'aurato lume
Son fu e fcru e , e minifire ìgnude voci • Spandeffe i raggifuoi , lafciai le piume •
95 100
Dato al lungo digì un breue rifioro Tornan da capo ala me defina guifa
Con cibi , che del del foran ben degni , , L’aficofie ancelle , & aprono i balconi
£ ntra pur' ala vifla occulto eh oro £ dela fu a virginità! e vccifa
Scefo quaggiù da' miei beati regni Blotteggian [eco , & ecco canti, ei i [noni 1
Concordando lo ttil dolce e canoro Si leu a , e latta , & ode a menfa afiifii
98 I0 3
Ciocia al buio fra net fuffe poi fatto lo ( comefoglio ) in sù la notte ombrofa
(Più bel da far, che da contar) mi taccio • Seco in tal guifa il ragionar ripiglio *
Lei confila! a alfin , mefidi sfatto Pficbe caro mio cor dolce mia fpofa ,
,
Bufia dir, eh' amboduo ne (Innfe vn laccio • Fortuna ti minaccia alto periglio
De la vifta il difetto adi empie il tatto Là dotte huopo ti fia d'arte ingegnofa 7
fittele he cerea coll'occhio, accoglie in brac* Dì cautela fittile, e di confitto .
S’appaga di toccar quelche non vede feto, Ignoranti dclver , le tue forelle
guanto al' vn finfi nega 7 al' altro erode . Di te piangendo ancor cercati noneIlei
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L
104
A NOVE 109
Su qtte* fafii colà rtt uìdi & erti > Le neon tra ; e bacia > c n dolci atti amerofi
Onde campata fii» fon già tornate» Fà lor liete accoglienze , offiquij cari •
10 faro (fi tu vuoi ) per compiacerti * Lentroduce ala Rcggta,ou entro afiofi
Che fieno a te da Zefiro portate » Scruon fi n\a feoprtrfii famigliar1 ,
Ma ben deferto (a quando duo auerti) 7 rà ricchi arnefi , e tra thefir pompofi
Fu?gì le lor parole auelcnate ». 7 rouan cibi , e lauacri eletti e rari *
Nel refio io ti concedo interamente * St ch’elle a tanto cumulo di bene
Che le lafiidate punir contente • Già nutrtfion l’inuidu entro le vene »
105 110
VÒ > che de' petti lor l'auare fami Le dìmandan chi fia di cofie tante
Satolli a piena man d‘ argento » e d'oro » Signor, diche fattezzeil fuo Dilette»
Non ti lafi tar pero {fi puntoni ami )
Fila fin a quel punto ancor coftante
Perfùadcr date lufiugheloro ». Non obliando tl maritai precetto >
Non L'afioliar,fi d'afe oli or le brami > S infinge , e due » il mio gradito amante
'
P enfia aficltar dele Sirene tl ckoto , h' più ch'altro leggiadro vn Gnu inetto >
Dal cui dolce cantar tenace e forte Ma 1‘ battete a fiufar » ch'agli occhi voliri
Mafi Iterata di vita efie lamette » Occupatoalecacce , hor nonfi mofiri »
ic6 ;
:
111
£ fi pur troppo crtdula vorrai Ciò detto y le ribacia , e le rimanda
Preflar fede ala coppia iniqua e ria * Colme di gemme e di monili il fino .
,
In ciò ti prego almen non l’vdir mai > Ai cari genie or fi raccomanda >
Jn cercar di fituer , qual’io mifia. Poi le confogna al venticel foretto ,
Con vn tardo pentir(fe ciò non fai) fhc prefio ad effegu ir quanto comanda,
£i fouerrà di iauer/enza mia Lapido più che frale > ò che baleno ,
A me farai cagion di grane affanno > Con vettura innocente in braccio accolte
jEt a te porterai Cvltimo danno » Le riporta alo foglio > onde l ha tolte m
112
laccio , dr e IIa afiottando i mìei ricordi > £Ile di quetvelcn tutte bollenti ,
Promette dieffiruar quanto defio » Che forbito pur dianzi hauca eiafiumi »
Di me siefia ( die ea ) fia che mi fiordi Borbottauan tornando» e'n tali accenti
Pria che gli ordini tuoi ponga in oblio •. Con l altra tlfino furor sfoga u a l'vna -
Al tuoi fian fimpre i mia defir concordi > Hor guata cieca , ingiùfi a» e dale genti
Sfuse ( qualunque fii) lo fipirto mio » Forfinata a ragion detta Fortuna
11abbine di mia fe pegno fi curo » Laide' meriti h umani hà cura e zelo ?
Per me , per te » per Gioue sieffe il giuro* Etutelvedt^etu tei [offri 0 Cielo 1
108 11$
Cìà dando volta al bel timoti dorato > Figlie divn ventre ifì ejfo almondo nate
£ de* monti indorando homai le cime y Perche deano fot tir forti dtuer
fi*
Il caro di Lucifero rsfato Noi le prime e maggior malfortunate
Dale nubi vermiglie il giorno efprimt ; 7rà le fiiagure , e ic m:
fi rie immerfe %
Quando a quel dir fuanitole da lato , Et hor cefi et » che nsù Vefrema e tate
Volo per l aure > e fò portar fubhme Già 11anco in Luce tl fin materno aperfè „
L'indcgnacoppu innanzi ala mia vitti Se fùdelnofirobcn tnfla pur dianzi
Dal bel Signor dela Ragion fiorita « Ltita dal nofiro mal fa per l'innanzi .
Vn
|r—
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CANTO QJV ARTO.
119
79;
114
,
l‘n marito dtttìn chi nè godere Non tifiunicn con qual fuperbìa , c quant
Nè ccnofierfel sa gode afue voglie
,
. Eafio, quantunque a non curarla auezze,
V e defitta per quelle Banze altare Poiché naccolfe, ambitiofo vanto
Quante gemme, qu adoro, e quali fpoglìeì Si diè di tante fue glorie, egrandezze ?
S' egli è pur ver, che con eguaipiacere E pur a noi ( benché nabondi tanto )
Giouane cosìfrefco in braccio accoglie, Poca parte dono di fue ricchezze ;
Io non poffi per me difiimularlo E qual velen quelle due Furie attofa
Nè più oltre farà, che mel fipporti. Racconto ala mia Pfiche , e la riprego
Mi rode il pettovn sì mordace tarlo , A voler ( b eneh'apie n non mi conofia)
Che non trouo penfier che mi conforti .
, Contentarfi delpiù fi’l men le nego •
,
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124 129
Le moflro, che fouerchto c voler poi Comanda pofiia agli organi fonanti]
Inuefitgar lamiavietata faccia , Chiama al concerto le canore voci ,
Totehe pero non erefiera tra noi (eia. E i miniftri in uifibili volanti
Quel grand' amar* che l'vn 'e l'altro allac- Al primo cennofuo vengon veloci »
idefiorto, che non gttafit i piacer fuoi Ma quella melodia difitoni, e canti
Ter vn lieti e defio> ma goda, e taccia : Che placherebbe gli Afpidi feroci
guanto può giufiofdegno io le rammento Del e Serpi infernali (ancorché dolce )
£ la fede promejfa , e
l giuramento . La perfidia crudel punto non moloc «
3°
'
*
Le fio fati er, che nel bel fen fecondo Anzi con lo sì upor tanto piu fiera
Vn fortunato infante ha già concetto , Crefce ( inu idi a 3 chele morde e lima ;
&
Che fia diamo immortale al mondo , Onde la pregan pur , che chiara e vera.
Se s*afferra dal mio con tefio affetto . Del Vago fio la qualitate efprima .
£ila giura, e [congiura , e h fomma vole Dice , che ricco d'or per varie strade
Pur riueder quella forclla c quefta 5 Con varie merci a traficar' intende*
£fà con lagnmette , e con parole E che la neue dela fredda etade
Vn bacio intercejfor de la richieda , Già già le tempie ad imbiancarglifende.
Et io col proprio crin , mentre fi dole , Poi , perche ratto ale natie contrade
Rafciugando le vo la guancia mefi a . Le riconduca , a Zefiro le rende
LajJo , che non potrà , fic in me può tanto Che ( come fitole ) ale paternefpiaggt
M amor 0fa eloquenza del bel pianto l Di noni doni onufte , indi le tragge •
1
27 J
32
Malia alfin so negarle, e toflo quando Deh che ti par de le menzogne infané
S'apre il del mattutino ai primi albori (L'vn a al'altra dicea) di quefta [ciocca ?
Ltforgo, e lieue in su lofoglio mando Cacci a t or dianzi , dale prime lane
Il padre fecondifimo de' fiori . fiuti fuo non hauea pur la guancia tocca .
Già l'empie, che ftan pur quitti afpcttddo JHor mere andò fen và per nue e(Iran e *
Li e lo Spirto gentil fenton gli odori ; E la bruma f'enti sul crin gli fiocca .
Et ei purquafia forza in siile Jfalle 0 che finge , b che mente , b ch'ella sìeJVa
Le ritragitta ala fiorita valle . Monsà dt ciò la veritate effrefia .
1 28 T
33
7 rouan la bella, e fitto liete fronti ,
T empo e (comunquefi a ) dafar cadere ,
Coprono il fiel , che l cor fellone afonde . 7ulte le gioiefue dtfperfe e rotte
Ella con atti pur cor tefi e pronti Con sìfatto penfier vanno a giacere »
Ala mentita aff'ettion rifponde • E'n vigilia crudel pafian la notte •
Caldi vapori d'odorati fonti . Col fauor di F attento indi leggiere
In conche d'oro ai Ufi membri infonde A Tfiche in sii l rnattin fon ricondotte *
Li n ricchi figgi in fra delitie tmmonfe Che gode pur d'accarezzar le due
Degne le fàdcle beate menfc » ( Sorelle non diro) Vipere fue.
Gitani-
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CANTO
*
Q_V ARTO, 4t
134 1 39
Giunte , efpvimendo a forza, in larghe vene fatando del cupo fuo natiuo bofcd
Lagrime fuor degli h umide tu rat. Data farne ad vfetr perforza e fpinto >
Che fempre ( e dir non sa doue le tiene D'vn verde bruno » e d'vn ceruleo fofeo
fhtel fifio a voglia fu a n'ha pur affati Mojtra l'alt fregiate » el dorfo tinto
Dolce (prefero a dirle) amata /pene » Squallido d’oro e lurido di tofeo ,
T ufecura qui fedi > e lieta il ai Di macchie il collo a più ragion dipinto >
,•
JF. malcauta al periglio » e tra (curata Scopre di quanti al òol vari colon
L'ignoranza del mal ti fa beata L'arco fuorugtadofo Inde infiori »
.
140
Ma noi » noi che follecite ala cura Ahi che figura abominanda e fo%z 4 ,
Dela falu te tua fiam fempre intente , Se talhor per lo pian stendete drifee,
Conuienth' a parte dì ogni tua fiagura £ poiché vomitata hà dala ìtrozza
J-labbiam del commun danno il cor dolete• Carne di gente vecifa, ei la lambìfee j
Sappi » che quel , che' n su la notte ofura (f fe delfangue , c he maifempre ingozzai
Giacer te co fifole » e vn fier Serpente ì Auien y che'l tergo el petto al Solfi hfee ,
»
i V n Serpente crudele effer per certo Il iergo,e'l petto, armato a pia(ire,e maglie
fftuel che tecoJigiat e » babbi a rn f ouerto Di doppie conche » e di minute faglie .
136 !
4l
Vìdei piu dì vii Paftor non fin za rifehie , Liuìdofcco » che le ft lue appuzza »
jQuandoa ftra talhor torna dal pafto Spirala gola »& aliti nociuti
Guadar il fumé e variato a mtfchio
, Vibra tre lingue ,enele fauci aguzza
;
*1 rarfi dietro gran fpatto il corpo vafto Vn tripartito pettine di denti.
Intorno a sì dal formidabd fifino Sanguigne (chiame àula boccafpruzza >
Lafctandoil del contaminato e guafto , Et ammorba co' fiati gli eterni mi j
i
Con Lunghe fptre per l'immonde arene Lì aure corrompe mentre l'aria lecca ,
,
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»
CANTO 11
Q_V arto.
154 '
159
Laluce il modo allhor fia che ti (copra; Dele pria care , e pofet a odiate piume
\ Ben'óportuna e configlierà , e guida . Vienfì accodando inuer la fonda manca ,
A'ori temer no , che d'ambe noi nel'opra Nela defra ha il celti l,#" l’altra il lume
H attrai (s'huopo ti fia ) /'<*//* D'horror e agghiaccia y e dt paura imbuca.
Senzialcuna pietà , giuntagli fopra , Ma per farle effeguir quanto prefumt
|
fA* del fier Dragone il capo incida , Sdegno il fuo debiliànimo rinfranca
Perche con Defila siferoce e il rana £ la forzai del fato al' atto fiero
Qualunque bumamtà fora in fiumana ? f
Arma d'audacia il e minti penfiero »
160
E così detto
, Cvna e l altra prende £à la [corta per tutto e’ n sii la porta
,
Se non fol quanto agita irtei horrende Sporge innanzi Umano »e la fà fcorta
Seco le Fune in compagnia ricetta * Alpiè* che lento alt haiamo s' inaia .
Quinci e quindi in vn pitto il cor le preme Di tirar non s’arrifi hi a il fiato file(fio »
!
Ardimento et Amor terror di Morte ,
, E fi fpuntavn fofpir , tofio il reprime .
In vn corpo me defimo infieme infume Caldo de(io nnnigorifce il feffo ,
Abhonfce il Serpente , ama il Con forte t Freddo timor le calde voghe opprime .
1 5 $ r6 J
pfiche mia con lu (toghe mi riceue , Gran villania te para e batter commififa*
L’apparecC' io iru del ài mutando * E di tanta follia forte le’ tur ebbe .
fi
J\j a pei eh’a lato a lei mi vengo ir/ breue Spegner la lui e ter fi da , e con effa
S tanco da’ primi affai ti addorm<mando *
y L arrotato oltel dar vorr> bbe .
t 1
2l' abbraccia i fianchile con vczzfio affialto Ma quelle egregie Con (ighere tue
Ver vietarmi il partir pugna e contende • La pena pagherà» del lor fallire •
M afferra il pie fugace io meco in alto
,
Gi ufo farei rifirbo ad ambedue ,
La traggo a volo , (fi ella meco afende . T e fil con la mia fuga io vo punire ,
Così pendente per l' aere efirade Limanti a Dio ; da te cercato ime ano
,
Mi fogne e tiene, alfin mi Ufia s cade E col corpo > c col cor già mi adontano,
ìój 172
.Dame [piccai a , amaramente al piolo 7 auto le difisi i
* &
ella , a cui più dolfi
Vlulandoc piangendo ella fi sicpe- Che la caduta fua > la mia fialita ,
lo mi volfi a qu e pianti > efiddJùo duolo Poiché grati tratto d'aria alfin le tolfe
In mezo al'ira la pietà mi pr efi • L'amata imago, in apparir fparita »
Onde l’ali arrefiai , fermando il volo* Ver lunghora di là Jòrger non volfi »
ai sì trifio fpctt acolo fofpefi Dotte attonita giacque e tramortita •
E mi po/i a mirarla intento c fifi Voi la fronte leu andò affitta e bajfa ,
D'vn ciprefifi vicin tra t rami afifi, T rà fifpiro e fifpir ruppe vn' Ahi laffa •
1 68 *73
Ingrata (a dirie indiproruppi) ingrata , La;ja(dicea ) tu m abbandoni , e vai
Sì lofio in Le thè vn tanto ardere è[pento? Dame lontano e fuggitino Amore
Così dala memoria [memorata Euggìfit Amor , Che più mi refia ho mot y
Jdauifo mio ti cadde in vn momento ? S e non fui di mefie (fa odio horror e ? &
guefii'c l’amori quefi' e la fi’ giurata? Ben dala vifia mia fuggir potrai ,
Dunque tu paglia alfoco io foco al vento? Ma non già dalpenfier, non già da! core.
,
\T a dùque onda alo foglio to [cogito al' on- Sei Ciel dagli occhi miei pur ti dilegua *
,
do. Il ab il tronco tu volti viifronda? (da? fu fiie col core > e colf enfior tifigaa .
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CANTO QJV ARTO.
. .
*74 .'79
Sì pìtpotò ti [degni ? e tocco apena Sette forate e Stridule cicute
La picchia [cintilia P addolori ? Con molle cera di fua mancompofie
Quell' alma hor che farà d'in cedio p iena ? Bella varietà di voci argute
Che farà quefio corfra tanti ardori ? Formano in difegual ferie dìfpofic'.
vena
(osi doleafi , e copiofa Onde il fìlentio de le Jelue mute
Verfando intanto dango[ciòfi h umori» Impara ad alternar dolci rifpofte.
Sommcrfi dale Lagrime cadenti Et ale note querule e canore
Jn bocca le morirgli vltimi accenti • Fà la Ninfa degli antri a[prò tenore •
175 180
.
177 182
Vede , vfiita del rifebio , al’ ombra afiifo • Il mal che ben fi porta , e lieue male
,
D' Arcadia il rozo Dio 3 ch ini foggiorna . Evince ogni dolor faggio configlio,
Tutto d'ebuli , mori hà tinto il vifo ,
e EneloStato mifero mortale
JB di pelle T igrina ilfianco adorna . É maggior gloria , ou'c maggior periglio »
Fà d' hedra frefia vn ramofcelrccifò Mifin noti i tuoi cafi, e so ben quale
Ombrofo impaccio al'honorate corna ; • Sia dela bella Dea Palato figlio .
£ tien con l' hedra incatenandoil faggio > Non ti doler, che fi ben'hor ti fugge
Impedito di fronde il crin felu aggio • So che non men di te per te fi Strugge .*
178 18}
Mentre le Capre fùevaghee la[citi e Dire degli amator fidi e veraci
Pendon dal' erta con gli amici Agnelli Non fin .,fenon d' Amor mantici , e venti >
£ del fiume vicin , lungo le riue Che de freddi defir deftan le faci.
T ondono verdi e teneri capelli >
i Eie fiamme del cor fan più cocenti j
Egli ale canne, che fur'ofia vtue . 0 nde le riffe alfin tornano in paci
Di lei, che gli arfe il cor con gli occhi belli E'n gioie a terminar vanno i tormenti*
Jnfpira dato fpirto innamorato Qiouapoi la memoria , &
è foaue
Voce col [nono , &
anima col fiato . A rimembrar quclch' afiffiir fù grane .
L’Adone, del Caualicr Marino F 3 Hor
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26 LA NOVE LLE.TTA,'
184 189
Ilor del cor tempeftofo acqueta t moti , Ma quel prerfido lume c maledetto ì
E ceffi il pianto , eh ’i begli occhi ofeura Accufator dele bellezze amate
Ne voler con gufar le proprie doti Non so s'muido pur del mio diletto ,
Ear torto al Ciclo ,& oltraggiar Natura . QÌ vago dt baciar tanta beltate ,
Humil più tofìo con preghiere e voti Alfonnacchiofo Arder, eh' ignudo in letto
ffuel si poffente Dio pUcar procura Le palpebre tene a forte [errate.
Loqual ( credimi pur) fiach' a tuoi preghi Con acuta fauilla il tergo coffe
Ogni [degno depojlo alfin fi pieghi. , Sì ch'al'afpra puntura ci fi rifioffie, . .
185 190
Ringratio Pfiche il Satiro pietofo E vergendomi armata in sì fier atto *
186 191
La già fchernita t a vendicarfi accinta. Dìffc , e fuor del [uo albergo al'altrariud
Seco cl amor le dimofiranze alterna Soffiar mife dal Portator volante .
E d'allegrezza acutamente infìnta Va dunque,occitpa il loco^onetio so pr'tua ,
V efiendo il volto e apparenza cficrna
, l' Godi quel ch'io perdei, ce lefie amante .
Dal tuo configlio fhm alata e [pinta. A me , che più non [pero tnfin ch'io vtua
Erefi il ferro (le dice ) e la lucerna Romper la li elia mia dura e cofi ante
Ecr vccider colui , che di marito Chieder conuicn tributo a tutte l'hore
Vfu rpato s‘ bau c a nome mentito . Di pianto agli occhi , e di fofpiri al eore*
187 192
T dettamente a me za notte io [orfi Apena ella hà di dir fornito quefio ,
Et hauendo a ferirfiretto il coltello Che quell muida Arpia le piante affretta,
, (fi,
Laffa ch'vn Moftro(e vcro)vn Mofiro [cor
t E giunta in suifatai monte funefio.
Ma Mofiro di beltà pur troppo bello • Domandar fuoleil Veto, il Vento afpetta,
[luci lume fpettator,ch‘innanzi io fporfi, Vienne Zefiro vien veloce e prefto
A quanto-narro m tefiimonio appello Angcl di Prim au era amica Auretta ,
,
Che qttandovn tal’oggetto a mirar hebbe Vienne (dicea) tu condottier ,tu /corta
Raddopiando[pie udore , ardore accrebbe* Preda ben degna , al mìo Signor mi porta «
188
Ahi non fenza fofpir me ne rimembra, * \ Sente allhora fpirar di su la cima
Che contemplando quel leggiadro velo Del alta cofia vn ventolisi fiottile ,
D ico il corpo dium , che certo [ombra Onde fuor d'ogni dubbio attende e lìima,
Mcrauiglia del mondo , opra del Cielo Ch' a lei ne vegna il Precurforà' Aprile
Al' armi , al' alt , ale purpuree membra, Scagliafi a piombo , e grauemente al'ima
Ondivfcia foco da stemprare il gelo Parte del poggio tl corpo immondo e vile
M'accorfi alfin > che quelch'iui giacca, Ruinofo trabocca , e irà que'fafi*
Erail vero figliuol di Cithtrea Mifera, in cento pezzi a franger vafii . .
Con
CANTO Q_V ARTO. *7
>94 , , ..
199
on Parte ifteffstancar poco dipoi O qual nel cordi Venere s'aduna
Inganni) L'altra donane mefibina y Et amma di fdegno allhor feruida c viua •
Che pur fedeprefiandò d detti fnoi Dimanda al mejfo in vifta 0feltra e bruna
Salfe an belante in sù la ruppe alpina * Cht fia l’ Amica mia , chifia la Diu a •
JS fimalmeni e imaginar ben puoi ,
Sefia del popol dele Ninfe alcuna
S e dal monte balzando ala marina , O' dele Dee neinumero saferma .
JLafitb , condegno premio ale fue colpe * Se tolta io l babbi 5 e qualfcelta di loro *
laceratele vtfeere, e le polpe , Mufe > b de le Grafie al choro
O' de le .
195 200
T rà le pietre medefine (ahi (implicetta ) Rifponde non fauerdi quefta cofa
L afe to le membra difsipate efctolte • L alato ambafa ador quantoy ne come
Così far con egualgiujla vendetta Settori chefirugge Amor fiamma am orofa,
Le due Peflt maligne al mondo tolte* E eh' egli ama vna tal, che Pfiche ha nome
E così chi difraude fi diletta Sembra la Dea non Dea , Furia rabbiofa
Ne* propri laccifuoi cade ale volte • A quell annuncio , e con difeinte chiome
Volfe farle ambedue fato confort e E(cedei mar correndo , e’n sù le foglie
Come complici al mal , copagnein morte . Giunt a dela mia Ltanza 3 ilgrido{elogile *
1 95 201
Ila Pfiche hor quinci hor quindi errante e Così dunque vbbidifci a' detti miei ,
licereandò di me, le vie (correa > (vaga fluant io t‘impongo ad cjjeguire accinto ?
Di me , che per dolor di doppia piaga Ito in tal guifa avendtearrni fci ?
Su le piume materne egrogiacca , Et hai di Pfiche il tant orgoglio efinto?
E benché difuc ingiurie alquanto paga , O degne palme , 0 nobili trofei ,
Pur tra duri mar tir l'hore (rahea , Ecco ilforte cdpion chc'l mondo ha vinto »
Spendendo i giorni in gemiti dirotti, L
Araero egregio il Feritore inflitto >
,
E 4 Pcnfi
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83 LA
204
NOVE LLETTA,
209
Fenfi tu , chel mio ventre infieritilo Ella di quefi'altier, che sì prefume J
Concepir più non poffavn altro Amore? Domi le forze , efuoi penficr peruerfi
Vedrai > s*io Japro ben prender partito , lo fin che quel crin d'or , che per cofiume
E figlio generar di te migliore . Più d'vna volta innane 11 andò terfi ,
Anzi perfarti piu refar (che mito Per me tronco non veggta ; e quelle piume.
Voglio vn feruo degnar di queflo honore . Che n queflo fen di ne tiare gb afpcr
fi.
Vn de ' valletti miei voglio adottarmi Di mia man non gli fuella,vnqua nonfa.
Dargli tutti i tuoi fregi , e tutte l'armi . - Che fo disfaccia al' alt a ingiuria mia %
205 2 io
Luivefiiro de* colorati vanni , Con queflo dir da' fuoi furor rapita
Egli haura Ì arco d'or , che tu pofsiedi. Và perfar al mio core oltraggio e danno,
Gii tirali ond’efcon fol mine e danni ,
, E Cerere e Giu non troua al'v(cita ,
,
E la fiaccola ardente, egli altri arredi ; Che le van contro > e compagnia le fanno ;
I qu ali a tefelio mafiro d'inganni ,
, E veggendola afflitta e fcolorita
A quefl'vfo multi agio io già non diedi $ Di man da n la cagion di tanto affanno .
Pie gli hai già tu d bere dita paterna Ella di quel dolor la fomma fptega
Eia beni fon de la mia dote eterna • Efu e ragioni ad aiutar le prega .
206 2 1
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CANTO QJV ARTO. # 9
214 2 I
9
or tu , che de' piacer fii di fp enfierei , In quella guifa^che dopò la meffe
77/, che pur madre fet, che Jet prudente , Ventilate c battute alcun l'hà vifie
Vorrai ognor dunque e /onera
ritrofia Giacer su l'aia , accumulate c fpejfe
spiar gli affari fuois) futilmente ì S tartan foffoura le mature artfic ;
Zht fia, che non t'appelli ingiùfi a epera , E falci e r afiri e vomeri con effe »
, ,
A tutte l* bore vai fiamme ne' cori , E pale > e zappe , e cribt. e
quanti arnefi
Vuoi àula cafa tua fcacciat gli amori ì , Vfatl Cultor ne' piu cocenti mefi %
215 220
parlando a mio faaor le due
7 sì D ruota allh or con h umiltà profonda
Scufan la colpa , e prendo?» l'ira a gioco , Sceglie , compon , dtfpon le fparje /piche l
f emendo lor non fia> come già fue Quando fi mofiraale» la Dea feconda
Ferito il petto di pungente foco • Che fat( dicendo )o pouerella Pfichel
fdegnando che l'ingiurie fue
ìli a , T u qui fpargi ottofa e vagabonda
0 In vane cure inutili fatiche >
afino in rifo ejien curatepoco ,
y
£[n afifintarne a e faci tata Cerna , Per gli Dragoni, che* l tuo carro imbriglia
*ugge per bofcht a più poter lontano •
Per le glebe fruttifere e ftraci.
Del'orgogliofa Dea l'ira proferita Onde telila an orfi merauiglta ,
.s \
orna punita fot dala mia mano ,
,
Per la rapina de* defi r ter fugaci ,
Titol fe non di fpofa alme n di (erua » , .Per gitofuri H ime net dela tua figlia* .
: l'amaro addolcir , ch'io chiudo in feno , E per quant altre cefi humtlc ancora ..
'c non con vezzi con offcqutj almeno • Ne'fu 01 fiacri fileni q Eleufi honora»d
,
2 1 223
r mpio che d*ane ogni e difeto avanza ,
, Souien prodiga Dea ( pregoti ) a queftè '
»
: vaga di fauer
fe v babbi a stanza
, Sotto le fptche dela folta tefi a
P occulta Deità per cui fo'pira Sol tanto afeofa per pietà mi tieni ,
,
r
ofio lo fianco pie , dal a fpcranza Che di colei che le mie paci mfefta
,
Unnigonio , a quella parte gira P afisi alquanto tl furor , l'ira s' affienì*.
Vn sii la cima dopo l'erta li rada E con breue quiete alrnen rifiorì
rouafafct di gran , mucchi di biada % Le membra stanche da sì lunghi errori ,
r *
Mohcr
53 • LA
224
NOVELLETTA,
229
Metter potè a con qvefit preghi vn foglio > Con cor tremante , e con tremante piede
Ma da Ctrerperb trouofit cflufia , Fugge la tapine II a , e non sà doue •
Che non ofando inacerbir l’orgoglio In ciò c he' n torno afolta > in ciò che vede
Dcialteracognata , alfn fifiufa , Vede di nouo horror fembianze noue .
Onde doppiando al cor tema, e cordoglio Lieti e arbofeel , cui debil'aura fede
Quindi dalfuo fperarparte delufa ; Lieve augellin , che geme , b che fi mcue t
Kc ben forge ilcamin , sì fpeffo e tanto Lieve foglia, che cade b che fi fot e ,
Le piove agli occhi* e L’abbarbaglia ilpiato* Di terror doppio il dubbio cor percote -
225 230
Vede vn' altra non lungeeccelfa mole y £ per deferti in hofilifuggendo
Che par che final Ciel s' efolla erga *& Cosi co’ fu penfier tra se dtfiorre .
oi (de y
Scritte rnofran sù l'vfc io auree parole Hor qualfuffragto in sì grad’h uopo atten-
Del Nume il nome , che la dentro alberga„ Se’l Cielo 1fi efio i miei lamenti ab borre?
Perfupplicar la Dea , eh’inificole Se la forza diurna, ancor volendo
S'af iuga i fiumi , onde la guancia verga y Aiutar non mi pub , chi mifoccorre ?
£ poiché dentro Ravicina e paffa Chi mi difenderà , s anco gli Dei
Cli occhi folle u a , e Le ginocchia abbajfa .. Non mi voglio nfihtrmir contro coftei T
226
£t abbracciando reverente c china In qualgrotta sìfofca b sì profonda
,
L 'aitar dì facro fangue ancor fumante C hi u dermi deggtoì b doue andar sì lunge.y
O (dice) de Le Dee degna Rema Ch' agli occhi inevitabili ma
fionda
Germana e moglie delfottran Tonante *
, Di C ubere a , chen ogni parte giunge ?
O che Samo t’accolga a cui bambina
'
, Pia dunque il meglio, eli al defiin rifiorìa,
y
Defti i primi vagiti ancor lattante £ l corfio affretti , ouei mi sferza e punge
O' di C artago la beata fède Che tardo? vnfràco ardir t toc hi ogrìtndu-
Chefpeffo affa in siti Leon ti vede * £ l’altrui crudeltàfia mio refugio - (gio*
227 232
O* che d’inaco pur tra 1 verdi chiofiri Colà riandrò, dou'ella alberga e regna
Cet chi di Giove l'amo ro(è frodi y In prigion volontaria a farmi ancella .
O' che'nt efa a guardar dal dei ti mofiri Forfè quell’ir a alfin del Cielo indegna
Le mura Argute, ond hai tributi, elodia Ptetofa deporrà fiìcome bella .
T Uj che Lucina fei detta da' nofiri , Forfè ancor fia, climi trouar m'auegna
Ch'alma con alma in maritaggio annodi y Chi ni attento nel corfiamme, e quadrellit'y
Deh propiti a a y miei voti hor me ritogli £ che con lieta , b con infaufia forte
Al vicin rifehio , e'n tua magione accogli • 0 m impetri perdono > b mi dia morte
22S
Ciunon, menti ella prega, e L’ara abbraccia* Menti ella in guì fa tal s aggira & erra y
L'appare in vifia humana e manfuetaz Drizzando 1 pafii > ove di gir propone y
Ma per non confin tir cofi che fpiau u £ Per ottener pace a tanta guerra
Ala motrice del gentil Pianeta , Ch argomenti irà via li u dia e compone :
Le nega albergo, e con tal dir lafi ac eia y Stanca Ciprigna di cercarla in terra ,,
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CANTO
234
QJV *
ARTO,
2 39
1
5>i
vìuì Mère urto con preghiere aftringe , Così parlando le cacciò le mani
he la bandifca , e fappia otte ficela . De capei d’oro entro le bionde maffe ,
li ruma la cagion , *70 /<* fpinge, E con motti oltraggiofi e con villani
,
]u alfi voglia mortale ( a fuon di tromba Ch’ale Dee di beltà la gloria hai tolta ?
ablicato per lui dice lo feriti ) C’hai domo il domai or degli altri Dei t
riche degna di carcere » e di tomba Ecco pur la tua Soc era vna verità
ubella , e rea di capitai delitto , Degnata alfin Hi vifitar ti fei .
Venere bella accufi efeopra •
ia eh’ a O' vien forfè a veder L'egro marito .
icompenfa ben degna haurà del’opra, Ch’ancor per tua cagion langue ferito ?
2 36 241
nga là tra le piagge a lei dilette , hor io ti raccorrò ( viui fecura )
oue il T empio de mirti erge Quirino > Come buona raccor nuora conuiene »
he data Dea benigna haurà di[et te Su fufo ancelle mte, 7 nfi ezza , e Curdi
aci foauivn gutderdon dtuino ; Date acofieile rn tritate pene »
più dolce fra gli altri vn ne promette > E tofto a far maggior la fua fuentura
7 cui lingueggi il tenero rubino , Ecco duri flagelli , afpre catene
7 cui labro con labro il dente Siringa > Battendola con rigide percoffe
di net tare» emel fi bagni e tinga* La fiera coppia advbbidtr fimofie .
2 37 242 .
243
' ne venifii ( ad alta voce efclama ) E’ par mi vaglia ancor col pefo immondo
hiaua sfacciata , oue il cafligo c certo . Del fuo tumidoventre indur piet.it e ,
non t'e forfè ancor giunta la fama E mi prometta già , tronco fecondo *
i quato in te cercando b abbiavifojferto ? Gloriofe propagmi e beate .
un$i a tempo a pagarlo e già tt chiama
, Felici ima me , eh' avola il mondo
f
uftifiimo fu pp lieto al propriomerto Li' appellerà ne la piùverdeetate ,
rà le fauci de l’Orco alfi» pur defli , E’I figlio cC vna Viiferua impudica
re he l’orgoglio tuo punito refli . Eia che nipote a Venere fi dica .
Ala
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? *; 1A NOVELLETTA,
144 249
1
245 250
* .
No no ,far non pofi’io che romprc il freno Concorre toflo in numerofe fchiere
,
Salia mai non faro fine h abbia prefà. Confommo sludio e con mirabil' arte ,
24 6 251 •
Tace » eie dà di piglio » e dagl' infermi La notte intanto trai d' Apollo fipenfè,
Membri tutte lefiquarcia e v efii, e pompe* E già con i ombre Harpoetate forge a,
La mifiera fiel [offre ,e non fa fichermi , E 1 balli fuoi per l'alte logge imm enfi
Me pur in pie ciò l gemito prorompe . Trà le Ninfe del del Cinthia trahea ;
Vadan pur fra’ T ir anni i corpi in ermi Su andò torno dale celcfli menfe
Darmi pero del tor forza non rompe Di balfamo » e di vin colma la Dea ,
La cofianca vini» eh'e ne’ tormenti E tutta cinta d'odorate refe»
Lo feudo adamantin degl'innocenti • T cr minate trono l'impofie cofe *
247 2 52
Voi di vari granelli accolti ìnfieme Non tu a, ne di tua manffenon m inganno
Confufbvn monte, ala fanciulla impera Tu già queffopra 0 federata ( diffie )
Che prenda a feparar fieme da feme, Oprafù di colui che per tuo danno
»
E fia l'opra fpedita innanzi fiera • Di te vclfe il deflin » che s'inu aghifife .
Vaffene ala gran cena » e fuor di fipeme Ma godi pur, ch'al'vn'e l'altra Hanno
Sola la lafida, e penfitin quafi maniera Le deuute da me pene prejìffie .
Tfìche potrà nel tempo a lei conce(fio E partendo da lei, poic’hà ciò detto .
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CANTO
254
QV ARTO.
259
93
idi quel lofio , le cui ripe rode Con qttefti accenti il Calamo fonoro
'recepitofi e rapido r ufi elio . Pfiche gentil di fu a falute informa.
'e cor eli e colà fienza cu[io de Che beninftrutta , entefa al bel thèforo,
>
a[con lucenti di dorato vello • Attende ch'ogni pecora fi dorma j
'0vo veder ,fe pur con nona frode £ poichà da que tronchi ilfottìioro
r
ingegnerai di ritornar da quello • Rapito alfin de la lanofa torma
fattene dunque , e dele fipoglie loro Con effioin grembo a Cithcrea [en rie de',
'locami incontanente vn fiocco d'oro • [he veggendola viu a \ apena il crede •
* 55 .. 2tfo
filata di cedere al defino Con torno ciglio , e groffo cor la mira ,
'àvfiche per fommetgerfi in quell'onde ; Ne ccfia iodio , anzi s'auanza e poggia ,
la verde
1
Canna , che del rio vicino £ vie piu orefice effacerbata L'ira l
7iuc su le pala Sicomc in calce Juol foco per pioggia %
fin e fre fiche fiponde,
Animata da fipirito dittino si noua occafon la mente gira ,
)dc con dolce e mufico concento So ben i Autor ( die e a ) di quefi a prona
' ujfiurrar quefto fuon tremulo e lento . Ma vo vederne efperienza nona .
256 261
la tanti franagli, c sì diiterfi .Daquell'alpcflra e rimi da montagna
{[erettala per sì lunghe vie ,
:
'
Ch'ai raggio Orientai volge le /palle
beh non volere i bei c hr 1fi all1 terfi Piume, che d'acque brune i fafii bagna
Macchiar col fangite tao del' acque mie ; Scorrer vedrai nela vicina valle .
•Ifpetta pur , che la piu chiara lampa £ dala fiat ungine più cupa
i mezo'l Cielo insti l meriggio a
fi cada, Del fonte che rampollo e di Cocito ,
lei centro all hor dei ampiaficlua ombrofa 7 entando il fondo del'interna vena
.a greggia formidabile
fi pofia. Ttarmi di/acro hutnor quefl'vrna piena •
2 63
’u diquel gran platano n a[cefia Dopo quefio parlar la fronfe crolla
ottoi frondofi e [patiofi rami Intorbidando di begli occhi il raggio
ine he l'ira dormendo babbitt depofia , Nè ben di perfeguirla ancorfiat olla
errai tutto effeguir, quantunque brami Far la minacci di più grane oltraggio .
• ficcura carpir quindi a tua pofia Prefa da lei la chrifiMlina ampolla
'tei auree lane t prettofi fi ami Pfiche , al gran monte accelera il viaggio.
'he rimangon negli arbori che tocca Sperando pur, eh' a tante fu e mine
triplicati ependenti a ciocca a cioèea . Vn mortai precipiti imponga fine .
* Ma
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94 LA NOVE L L ETT Àr
264 ^
269 ^ jj
Lia come arri uà die radici prime (na? Spiego l' Auge l rcal dal del le penne'.
Del poggio alteri che volge al Sol lafchic- Forfè ingrato al mio Nume effer non uotfiy
V e de l'erta sì afpra , e sì fublime Che del antico efjequio gli jottenne ,
Che volami gli augei pojfono apena * fluandotl Frigio c oppier tra l’vnghie ac-
Jnaccefii recefi aguzze cime ,
, due fi t rapidamente a lei ne venne (’colfe.
Do ite non tuona mai , ne mai balena , E'n sì fatto parlar la lingua fciclfc*
Voteti al verno maggior le nubi , e’I gelo Spera dunque , 0 malcauta > tl tuo defio
Gli fan dal mezo ingiù corona 3 e velo * Stilla attigner giamai di quefiorto t
265 270
Lubrico e il faffo ,
e date fauci aperte F A tale e il r io che vedi
, e fin quefi*acque
Serpe * e tra pietre rotto hfpide (fi erte Ala dammi pur cotefto vetro E tacque »< .•
Con rauchi bombi t margini percote • E prefitl vafo entro le grinfie acute ,
Caduto (lagna , e fi dtfonde in laghi , Volando fi tira l’aptce del monte ,
Dotte fi(eh uno intorno horridi Draghi* L’ empiè del'onda del T artarco fonte l
2 66 27 r .
fiumi raro human pie fegnovefìigia , E frà tante feiagure in lei nforge
Nè la vifita mai raggio fuper no ; Speme che la rinfranca , e ia conforta ;
Anzi le neui insù'l bollir del anno '
C' ha fitto ignudo petto armato core
A difipetto del Sol femprc vi Hanno •• Forte ,fi no» di ferro , alme n d'amore .
267 272
Sfuel fiume(ancorche crudo ) hebbe pie tate Chi può dir ciò che diffe ,
e ciò che feo
Diveder (pentì sì freni rai, La Dtua allhor dt Pafo, e et Amaihunta?
r
E pare a dir con l onde innamorate , Non freme sì dal Cacciai or Rifeo
Fuggi , miraoue fet , guarda che fai* Barbara Tigre facttatae punta ,
Deh non lafeiar perir tanta beliate » O' dagli Auftri sferzato tl vafo Egeo ,
Torna tornati indietro , oue ne vai ? Come mormora , e sbuffa ala fu a giunta*
É follia più che fin no , e più che forte + Non sa come sfogar l'af io crudele v
Senza rifi offa alcuna efvorfi a morte * Eie fi gonfia dt gran rabbia il fiele »
2 68 2 7$
n .
. f . .
#
.
Vfiche preffo la foce , onde derìu/t Ben ti moftri (die e a ) com effer detti ,
Il torrentetnfernal , dt ffiomutty Di malttte maefìra e di malie r ,
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* 74
.CANTO QVAUTO « .
?!
- - - 279
inda quefto vafiel , eh' io fapprefiento Lo (ano già dela ferita, e molto
Diflendi a Ditti efiibìto ritorna. Da sì lunga prigian Rancato homai.
Là dota e a comandar pena e tormento Per vn picciolbalcon libero e feto Ito
La Retro a del' Hercbofioggiorna Puor dela chiùfa camera volai :
De che mi mandi del fuo fino vnguento , £ vago pur di riueder quel volto
Che la pelle ammollifice , el vifio adorna • £ ramato, amato , efiofipirato
affai
1*2 a conuiendfipacciar toflo la via P ar ui battendo le veloci piante
Vere h'al pajh di Gioue a tempo io fia , Stella c adente , 0 folgore volante
2 75 280
fichefienzafar motto, a terrafifi Là dotte fienza mente, e fienza moto
*T ien qut' bei lumi , onci' to fiofipiro e gemo, Giac e mi calo , &
d begli occhi volo ;
C he ben s' accorge, an dado inuergli Abifii, Pie tergo ilfonno e ncl'auorio , voto
jy effier mandata al' infortunio efremo. Di nouo il chiudo cben'hàfidegno, e duolo.
,
Penfit cjualmifefi'io, qual mifen tifisi, Con l'aurea punta delò tirai la ficuoto
,
Quando fiolo in narrarlo ancor ne tremo , Pria la riprendo , e poi la riconfiolo
Vederla affretta allbor col proprio piede Talche con lietafipeme al cor concetta
A girne in parte, ond' huo giamai no riede, Porta il donoinfcrnale a chi 1affetta.
ijó 28 r
Poco oltre va , che troua eccelfia Rocca Gìunfie le palme humile in atto , efuori
£ là p afisi :
riuolgc defiperata i Lai note efipr effe. Andaifiotterra,e venni
,
Perche penfia tra se , s'indi trabocca Decorni fuor de fiempi terni horrori
* ,
Poter girne in tal gufa ai regni bafis't h'I li cor di Profierpina n'ottenni,
La T orre (o merauigha) apre la bocca , 1 mpommi pur difficoltà maggiori,
£ difidoglie la lingua ai muti fafisi . Rulla ricufiero di quanto accenni
j
Che non potrà chi potè' l cor piagarmi , Ch'vna denota affettion tuttofa
S e può dar fienfio aglinfienfiati marmi f £ fià potere ogn'impofsibil cofa .
2 77 282
Lafido di raccontar con qual configlio Ria non fa mai quel dì, lafia, ch'io
fiperi
S cefe d' Ab fio ale profonde conche > Picciolarequie ala penofa vita
Con quai tributi fenz' alcun periglio Quando vedrò di que begli occhi alteri ,
P afiso di Fiuto al'intimefpelonche Ch'innamorano il del, l’ira addolcita ?
£ de' moftri d' Auerno al fiero artiglio S efermo e pur, ch’io fra tantodijfieri
Leforze tutte rintuzzate e tronche D' ogni calamitàfa calamita
Ver via, eh'indietro mai non riconduce. Pà di tua ma,che'lfiato, ond hoggiiofipiro.
Ritorno falua a riueder la lucea , Sia dola morte il precurfior fiofpiro
278
£ taccio come poi levenne audace Deh donde au iene 0 Dea pietofia e (anta
,
Dì quel belletto d Hecate defio > Che tu meco in tal gufa incrudelifica ?
Inài il penfier le rinfili fallace Se pur ever^che’n queflache m ammanta
,
Cbe'l Sonno fuor del boffioletto vficio ; Spoglia mortai, qualche beltà fiori
fica 3
Onde datra caligine tenace Già non e in me temerità cotanta
Le velo gli occhi vn repentino oblio , Che d emularti fio di (prezzarti ardifica,
Ida graue Lethargo oppreffaevinta Dei tu , che reggi l'arnorofia sieda ,
C adde immobile a terra , e qua efinta . Odiarmi , perche' l Ciel mi fece bellori -
fi
Pcrfi
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9<J L A NOVELLETTA, CANTO QVARTÓ.
2S4 289
fi rfìda io già non fu 1. Se forfè errai Prego , lufingo il fuo gran fiume eterno,
C 0 Ipc ’ioL fon ditnuoluntarto errore E gli f del mio cor la fiamma nota
'o
Se pur fallo può dtr/i amar' Amore j Mi prefe il rnrnto , e mi bacio la gota .
Colui > date cui forze {e tu tei fai ) Seben (dtffc) il tuo ardir con tanto fcherno
ijifend j rfe non vale ardito core . S Oliente incontra me gli sfrati arrota.
Dunque i‘ adirerai pere habbta amato Sì eh’ a t or forme indegne anco m'ha mofio, • * \
fffi^el che pur del tuo g,rebo al modoì nato? A tuoi preghi pero mancar non poffo •
285 290
L’amo ( noi nego) e fia che’n mefifctogha Gli Dei conuoca , e quefl'affar configlta,
Primati nodo virai che l' amoro fo
, . E le mie no\ze celebrar comanda .
L febenfm pur dianzi al vento foglia Ejforta acontentarfine la figlia,’
Ondi al cofpetto fùo tornar non ofò Pofina ilfino fido nuntio in terramanda .
Più Riamai perder fede » 0 cangiar voglia Rapita già tra l'tmmortal famiglia.
Non mivedràyftaminemt ofofpofo Gufiail cibo diurno e la leu anda ,
T amo che’l Sole a queflt occhi dolenti £ meco dopo tante a fpre fatiche
Porti l’vltimodì de mia tormenti . Nel thè atro del Ctelfpofata è Pfiche.
2 86 291
' 4»
Pio» cheggiotl letto fuo ne mi fi debbe, L' Hore fpoghando de lor fregi i prati,
So ben , che di tal gratta indegna fono . ’T ulto di rofe imporporare il Ciclo •
II diamante del cor pietà le fpetra. Ne dal' amato fin più mi di(ginnfi
Ondi a forza con hit n ,che fi commoua. Ne dui nodo gentil più mi difiiolfi
Eli a noi moflra,c col fuo flegno ha ("degno E del mio fimo entro il bel fin concetto
Che ce de vinto al’auerfarla il regno . Nacque vn fighuol chefi chiamo Diletto .
,
288
In qttefio mezoio pur temendo invero Amor così ragiona , e l'altro intanto
il minacciato mal , con tanta fretta il fuo parlar meravigliando afcolta
Rtuolo tnuerfo il del, che men leggiero Eper pietà ,d'affettuofo pianto
JDt mal piegbcuol’arco efee faetta filu alche perla gentil Fi illa taluolta.
fluirti al Alo»Arca delcelejle impero Ma con le faci ,c le fauille acanto
L( ' 0 >*o ogni ragion, eh' a me s a fpett a . Sente a u ampar nel cor la fiamma accolta
Narro di lei gl'ingiù (li oltraggi , e come La fiamma , che'L Pa(lor con fu e viuande
Grana ognor Pfiche diindifere te fame Gl’infufic al cor, già
fidilata e fpande
.
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L A
r RAG E D I A.
CANTO QJ'INTO. -
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98
ALLEGORIA.
E r Mercurio, che mettendo Adone in parole, gli per-
fuade con diuerfi eflempi a bcn'amar Venere, fi dimo-
flra la forza d’vna lingua efficace, Se come reflòrratio-
nide'peruerfi Ruffiani fògliono facilmente corrom-
pere vn penfiergiouanile. Ne’ fauolofiauuenimenti
di que' Giouani da elio Mercurio raccontati , fi dà per Io più ad in-
tendere la leggerezza. Se inconftanza puerile. In Narcifoè de-
gnatala vanità de gli huomini morbidi Se debtiofi, i quali non ad
altro intefi ,chea compiacerli di se medefimi , Se dilprezzatori di
Eco, eh e figura della immortalità de* nomi , alla fine fi trasforma-
no in fiori, cioèa dircchefèncmuoiono mileramentelenzaalcun
pregio , poiché niuna co fi più di elfi fiori è caduca Se corrottibile.
In Ganimede fatto coppier di Gioue, vien comprcfo il legno di
Aq uario , ilqual con Iarghiffime Se copiofifiime piogge dà da bere
a tutto il mondo .PerCipariflo mutato in cipreflo, fiamo aucrtiti
a non porre con ifm od era mento la noflra affettione alle cole mor-
tali, accioche poi mancandoci, non habbiamoa menarla vita lem-
i 2
Hvman A lìngua} qua* ìfiromentofimòro , horgrati, hor grani,
fifreti , che regge tìor di latte » hor di mel /porge torrenti *
Son delfino dire inun fieri e foaui
,
Dela ragion precipitofa T noni le voci, e
fulmini gli accenti .
il morfo .
Accoppia in se del' Api egli aghi , e /fatti
Timo» , effe dato a re Atti aferire, a raddolcir poffenti.
golar con Ugge. Diuinfigge l, che m entr'efprimc i detti ,
Imprime altrui negli animi t concetti.
'la nane del alma il dubbio corfio • 3
Ma comefpada , che difende , ofere,
'tutte eh* apre ipenfier,man che corregge S' attica , che bene , o male oprata
fia ,
S econdo il diuersvfi , in più maniere
•la mente gli errori , e del difiorfo . Qualità cangia, e diaten buona, o ria .
Efi dal dritto fiofuor del de aere
nna> e pennello , che con note viue, . In maluagio fermo n torta trauia ,
Traftge ,vccide ,edel mordace dente
on vitti color dipinge, e ftrmu (Benché tenera e molle ) e più pungente .
G 2 Seben
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9 .
7
Jfv a l mcraùiglia 3 fè de’ fommi Heroi Chi dambrofìa gl' impingua il crin fiottile.
liInterprete immortai, l’aftiito Araldo Chi di rofa l'implica , e chi diperfa ,
Polente adefpugnar co' detti fiuoi Chi di pompofio c Barbaro monile
Ogni voler più pertinace c [alio. Lab clia gola e candida attrauerfit.
Siti fiore > o beli' A don degli anni tuoi
, Altri al'orecchie di lauor filmile
J l tuo tenero cor rende sì caldo ì Gemma gli appende folgorante e terfa j
Virtù di quel minifiro, Ugnai per proui T alche tutto fi vede intorno intorno
Ncla cafa d Amor femprefi trotta . Di molli arnefi e feminili adorno •
8
fi!
Somiglia Adone attonito Villano Incantato da ve^zi , e tutto in tefo
Vfo in fclu aggio e posterei ricetto , Acofe Adon sì difufiat e e none
Se t albera a mirar vien di lontano Pari edalto Hupor, che l'hà [orprefio
rompa re al di cittadino tetto . Vinto , bocca non apre 3 occhio non mone
Somiglia il domator dcl'Occano Parte fio ura penfier , [eco fofbefo
Quando d'alto stupore ingombro il petto * Volgefuo flato e con cui[taf, e doue j
,
Qucfii alGarzon s' accofia » e sì lo fio te , Arma crudo non men 5 che bello* e forte i
{V alzar gli fà le luci alme e ferene • D' afprezza il volto » e di fierezza il core 9
Fauolegiando poi dolce il configliai Di se s'appaga » e lafiia in dubbio altrui ,
E con modi piaceuoli il ripiglia • Se gratta } b ferità preuagha in lui •
15 20
damtgel» che fitt'bumano velo Amor ( dtcean le Verginelle amanti )
Di confirtio dtuin fii fatto degno » Oda quefio fiord' Afpfe Amor fi he mito \
Dela tua forte in nidiata in Cielo Doue l'arco * e la face , onde ti vanti
Ecco ch'io teco a rallegrar mi vegno • Perche non ne rimane arfo , e ferito ?
r
'.osì l tuo foco mai non finta gelo , Deh fà Signor *che con fio[pine pianti
Zo me a curar non hai del patrio regno > Amtinuan non amato e non gradito •
,
Quando di se lo fietro , c delfuo flato Come più tan l'orgoglio ho mai {opporti?
la Reina de Regi in man t'hà dato . Vcndicaipropriforni , egli altrui torti ,
16 21
a perche muto veggio ti 5 e p enfiofio > A quel caldo pregar Torecchie por
fi (col
Viapenfier t fi'a rijpetto » 0 fia cordoglio , L’ Arcier^contro il cuifir al
fi
hermo vai po
Zonfilar mefio » afficurar dubbiofio , E'L Cacciator fuperbo vn giorno fiorfi
Zonfigliar feonfigliato hoggi n voglio • T utto filetto m fohtario loco .
Del bel per cui ne vai forfè fafiofo. Stanco egli di fieguir Cinghiali * Orfé* &
Ah non tifaccia infùperbire orgoglio , Cerca riparo dal celefie foco .
n eroch'è
fior caduco , e » fi noi fai 7 ace ogni augello al gran calor eh' efiala •
v ugge c fuggito poiy non torna mai . Saluo la toca c{Iridala Cicala •
,
17 22
ti vo raccontar »fi non t'aggraua ,
,
7 ra verdi colli in gufa di thèatro
Zìo eh'aditi enne al mifero farcifi . Siede ruftica valle c bcfiì.ereccia
arcifo era vn fune ini » ch'imi amoraua Falce non ofa qui non cfa aratro
,
3
are4 fatta idolatra » e non amante * Ch'aifon do chrifiatlin l'occhio conduce
18
r
a vn tempo cofiei Ninfa faconda * Sala fponda Le t hai di quefio fonte
E notefi ur' ogni altra hebbe eloquenti , Che i circoftanti fiordi perle afpergel
Ma da Giunon cru cetofi iraconda & E fà limpido fpe echio al cauo monte
le furiafiati fi gli vitimi accenti. Che lo copre dal Sol , quando più s'erge »
13
ur fi ben la fitta pena afpra e profonda Appoggia il petto» e l'affannata fronte ,
Difiinguer non fapean tronchi lamenti > Le Titani at tuffa » e Tarfie labra im m erge .
Nippli a pace chiedendo ai gran martiri E q uiui Amor»mentr egli a ber s‘ inchina*
J or con fguardi am orofi > hor con fifpiri •
r
Vuol eh'impari a fhcrnir iirtù diuina. ,
Ter lei, che prua imagtnenon crede . Batter il cor d'amore , e di fifpetto .
,
.Abbraccia l'ombra nel fugace argento , fiutila , che i danni de l'offefa gente
E fi/ptra e dcjia ciò che pijstedc* Vendica fol col manfùeto appetto*.
fluclche cercando va .porta infefiejfo Che fel folgore fuo per cote altrui ,
Mifir , ne può trottar q itele' bd da prejfo Vn fol guardo di Ut rrafige lui •
25 3°
Corre per refrigerio al’ onda frefea , Dì puella Dea , che può col fegno ignudo
Ma maggior qtttn di al cor fitte gli forge. Vincer l' munto Dio et armi gu errino ,
r ' r ' '
lui fu cglia la fiamma , accende l 'efc , Loqual non può si forte batter lo feudo
Dotte a temprar tarfara il pie lo forge . Chenonne refi il fcritor ferito >
Arde , e perche lardor vie più s'accrefca ,
Me di sì falde tempre il ferro crudo ,
La fu a itefa beltà forza gli porge ; Che lepri il mal da que begli occhi vfitto .
E nel' incendio d'vna fredda stampa fluclla che può bear l'alme beate
, .
Mentre tl vifofi bagna , il petto aitampa . Beltà del Cielo , e del d'ogni beliate •
26 31
j .
E gelofi del lene , on degli e pi tuo Non l' al tronche')) sù'l bel carro fiorito
Suo rtual sù la nua appella il ritto • Lu data bionda Aurora in Qel rapito •
27 2
. .
• f 3
Mancando alfin lo fpirto al'infelice ,
Mille di mille Dee, di mille Dei ,
Troppo a fife[fi di piacer gli [piacque . Chi quaggiù di lafiù fp legar tl volo.
Depofe al pie del'onda ingannatrice Amori annouerar qui ti potrei t
La vita, e morto in carnejn fior rinacque Ma lafio gli altri e tenefceglto vn fiolo •
,
Don dacché già l'vcctfe,hor gli e nutrice Ofio di dir , che più felice fet
Per eh’ogni fuo vigor prende dal'acque . Di quclche piacque algru Setter delpolo .
Talfù il defi in del vaneggiante e vago Non sofe ti fia nota y 0 forfè ofeura
Vagheggiator dela fuavanaimago • Del I rotano donzel l'alta ventura •
28 33
E così fece il del del grane oltraggio Dal furano balcon rivolto batte a
De la [prezzata Ninfa alta vendetta . Il Motor de le felle a terra / l c tgito
Ma tu ( credo berito') fe farai faggio Quando miro giù nela valle Idea
Ab borrir non vorrai Del Fedi Frigi a il giovinetto figlio.
q uelc he dilettai
E fgombro il fen doari rigor filuaggio» MirollofC riarfe . Amor , che l'accendea ,
Godrai l'età fiorita e giovinetta, L'armo di curvo roftro , e cttruo artiglio.
1 ioli) d'vna Dea , dal cut bel vifo Gli preflò L'alt, e gli defio vaghezza
Impara ad effir bello ti Paradìfi • Di rapir la veduta alta bellezza •
La
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34 39
a. 7?s a efia tTvn sì finitime amante Qual prò tifia per balze , e per caucrne
BrarsMofod'inuoUr corposi bello » S egu ir de rnofiri h orribill la traccia ?
'
Dola ?/ìimjlra fitta prefi fcmiante» Vienne meco ale dclitie eterne ,
Che n on degno cangiarfi in altro augello • Maggior preda fia quefia e miglior caccia>
f
La eia homai più di ricordar , ri /tolto
f
L'ombra ,ch'adhuggiail fior de’ più begli Ale felue , agli armenti , Ida , nc T rota*
Jua tendendo a roze prede intento (inni, Sci celefle , e felice j haurai raccolto
jìi Cerui erranti infidiofi inganni . T rà gli eterni conuiti eterna gioia
£C ecco il preda tor , che n vn momento E neiafpra Bagion , quandi Auflro fiìolto
falcate l’vnghie ,e dilatati i vanni , L'aria la terra , e’I mar turba annoia, &
In alto il truffe , e per lo del foflenne Vifitata dal Sol , lucida e bella
IS amato inearco in sù le tefe penne . Scintillerà la tuafeconia Bella
•
S<$ 41
Mira da Unge fitepido e delufo Cosigli parla } n tanto alfommo regno
e’
SI 42
lanci ul (dice a) che piagnif a che pauentì Htbe , e Vulcan , che poco dianzi quiui
Cangiar col Ciclo (ahfemplicettofii bof hi Dela gran tagza ti minifiero hauteno ,
Con i'auree sfere , e con le Belle ardenti Già rifiutati 3 e del'vfficio p ritti
Le tane alpefri e gli antri ombrofi e fo-
, Cedono al nouo auenturier terreno .
li confili Dei benigni & innocenti (fi hi ? Ei l'ama sì eh' innanzi a Diue e Diui
, ,
Le Fere armtte fot d'ire , e di tofichi ? flu andò il facro theatro è tutto pieno
Fatto , merce diluì, che l tutto mone Ancor pr efinte la ritrofa moglie
Lirovo Cacciai or Coppier di Gioue ? Da Ganimede fuo mai non fi fitoglie*
lo quel, quell'io , che colfulmineo fi rale T aiuoli a a studio , c fenza fot e battere
Tonarfi ara i Giganti hoper coflume » Ter ribaciarlo fio fi da ber dimanda. (toppa
SÌ fon pungenti tfolgori che flocchi » Poi fii vrta il trac ciò do in qualche cofà in-
S net tatofin già da tuoi fogli occhi «
;
Spande il licore , o fà cader la coppa
Sluan-
fi 4
104 l A T R A Ci Jb u 1 a,
44 49
fuandò torna a portar l'amato paggio Ve zzofio Ceruofi nutrisca in Cea
il calice d' burnir stillante e grette » Di cut più bel non fit Daino ne Damma ,
4) 50
Ma che? Tu foura qttefo, e filtra quanti fi canuto qual Cigno , cl pelo ha bianco
Più pregiati nefuro vnau a tra noi Più che latte rapprefio , b nette alpina ;
Darti ben'a ragion titoli e vanti Sci di purpuree macchie tipetto , e'Ifianco
D'auenturofo e fortunato puoi » Sparfio a guifia di rofie insù la brina •
Poiché' l più bel de fette lumi erranti fon le Ninfe con iterfit, e talhoranco
Dai potuto inuagbir degli occhi tuoi, In vdir chiamar Cinthia , egli s'inchina .
£ por te sic(fio infignor1 a di q nella , Pur come a rinerir nome sì degno
Ch'infiuifice ogni grana , amica stella . 11 umanofipirto il mona fiumano ingegno •
>
4* 5 1
Don effer al tuo ben cieco , nefiordo . Che per fregiargli le ramofic corna
Sappi gioir dt sì felice sfato. Van de le pompe fitte /fogliando Aprile .
,47 5 *
*
$ La fanciullefica età tenera e molle Le Ninfefontaniere, e le montane
fi quafi incauta e fiempltcc fanciulla , Dela sìagton , ch'ai Ceruo il corno cafica >
Lo cut defir precipitofio e folle Onde poutrodrorbo ci ne rimane
Corre a ciò che Palletta >e la traflulla. Per più corfi di Sol pria che rinafea
tìor piage.hor ride, e metr ondeggia e boi- Gli compone ano in mille forme c si rane
Suole imm enfio dolor tragger di nulla, (lc3 S ù la vedati a fronte ombrofa rafiea f
L procacciar non fienza grata affanni £ con bell'art e il rifiacean cornuto ,
Da leggieri accidenti eterni danni . fu ciche già per natura bau e a perduto •
4$ 53
groppo t aiuole a a vani oggetti intenta Trà quanti il favorirò c l'hebber caro
,
fittele he riletta più) (prezza & oblia , Fii Cip ari(fio ,vn pcllcgrin donzello
£ così pargoleggia , e fi lamenta Per cul i'augniti a il gran Signor di ClarO ,
S'auien che perdapoi ciò che defia . Che non vide già mai vifio più bello .
'
Vncfficmpio ?i h attrai } fie ti rammentai L'età con la bellezza a di paro y
iti
Degno cìia mente ognor certo ti fi , Ch'era degli anni ancor sulfior no u e Ilo
Per cui Calma anzi te mio vfiì dittifa £ del fino bel watt in T Alba amorofa
D’vuafpcglia leggiadra > odi in che gitifit . Legnatico glifipargea di frefica rofia .
fu'fio
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CANTO QJV I N T O. IOJ
54 59
fftiefio fantini , da’ cui begli occhi accefi V' accorre il pio Signor , volgendo dritto
Fui che da propri raggi ardenti apollo
, Verfo il flebil muggito ilguardo pio .
Sempre a fégu trio , a c ufio dirlo tuiefio £ quando vede ( ahi Cacciatore afflitto
In pregio l’hebbe,efoura ogn altro amcllo. in cambio del' aagel ,qu ciche (erto ,
Gli hsuea di propria man fatto & appefi £ gemer [ente il pouertl trafitto.
Difqrtillette d'argento vn Certo al collo Che par gli voglia dir , Che t'ho fa t fio?
Fere he qaalhor da lunge il fuon rìvdtUA S tupifie,e trema, e da gran doglia cpprejfo
Lo potejfe trouar ,fe fifmarrìu a . Verna pajfarfi il cor col dardo tfiejjo
55 60
Erra ilgiorno con lui , la fera rie de Scende colà lo Dio chiomato e biondo
La’ ve d' herbe e di fior letto l’accoglie •
,
Dal fuo carro lucente immortale , &
Spctfi in braccio gli corre in grembo fede»
,
Egli dtmofira con parlarfacondo
£ prede di pia mano hor acque, horfoghe . Come quel che 1‘àffiige , e picciol male .
Orgogliofi ci ne va che lo pofiiede ,
, Ma neffuna ragion che porti al mondo >
,
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io£ LA TRAGEDIA,
*4 69
S'vn'amante diuin piùch'vna Ter Sorfedi Mtfia , da buon vento fcorta
(Come ragion chiedca ) curato haueffe , 7 rà i verdi lidi la famofa nane
forfè non hauria quejh in tal maniera Doue ferma su l'ancora ritorta
Dato campo al dejiin , che poi Toppreffe • Depofè de' fuoi Duci il pefo graue l
TIor tu non far , ch'cccaf.on leggiera Procaccia qui la giouentute accorta
T inuoli a lei , che fio Signor tclefie*
; Ter Tamene campagne ombra foaue.
Ter che lontan da chi riha zelo e cura Chi le msnfe apparecchia in su le fponde ,
Scompagnata beltà non vàfecura . Chifà le t lofio fedii d herbe > e dì ftonde .
65 70
So che fouente perle felue errando > tiìladal caldo y e dala fteadufio
Dotte sir ani animali hanno ricetto , Cerca ou empir di gehd'onda vn vafo
, ,
Di girne ardito intrepido cacciando Onde dlvrna dorai all tergo onufto
O con [piede , a con firat prendi diletto • Colà s'imbofca , otte lo porta il cafo .
Deh non voler , tanto piacer Infoiando » Crefcer Tornire fà già del folto arbttfìo
7rà i perigli de lofi hi entrar folcito
‘
Il Sol y c'hcmai declina ìntter l'Oc cafo ;
£' 4 / r tuo troncar non vuoi le fila > Et ei per tutto fpia ,fc d acqua Jente
Sostengati talhor del cafo di H ila * Alcuna fiat ungine cadente .
66 7 1
Spejfo stringe a del bellicofo amante » Scacciano il Sol , qualhor più caldo ir rag -
67 . 72
fiottando alfierGerion x quando ad Anteo ftisafì cor de la fina , vn fonte ombrofi
7alfe il forte Campion la vita , e Ialina % Mormorando nel mezo , il prato atti ita ,
JZ>uando deTtiidra > e del Leon Nenie 0 , ft offre al pcregrin frefeo ripofo
Del Cinghiale , e del sauro hebbe l a palma% Chiufo dal verde , ala Ragione eftìua
fu fempre a parte diognifio trofeo * Dal fsn profondo del fio fondo herbofo
Ne Infoiar voifc mai la cara filma , Spirafpirto vi tal d'aura lafciua ,
Seguendo pur con pronte voghe amiche E porge al'herbey agli arbo[celli , aifiori
Dcl'inuitta Signor Taltefatiche • Ter cento vent i nutritimi humori .
68 72
S'armaro in tanto per portar ds Toro Sotto quefìa fontana a chiome fcìolte
La ricca predai Nautganti audaci , Sut bel fitto meriggio haueano vfanza
Del primo fp rezzai or d’ Auftro , e di Coro Le Napee del bel loco in cerchio accolte
Optando a Coleo pafso y fidi fognaci . Vaghe carole effier citare in danza .
V* andar di Leda i figli > andò con loro ConT Rila in lor le luci hebbe riuolte ,
7 hefiorandousti il Cator de'bofichi T bradi D'ìnfamarle trà Tacque hebbe pojfanzd ,
E /ràgli altri guerrier delo Huol Greco Onde nel vitto e lucido ckriflallo
digranfiglio di dimena , &
itila foco. Lotto nel mezo abbandonato il bado 2
Come
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74 79
ome fiella nel mar diuelta cade yago e del bello » t di leggìer s' accende
Dal azurro [cren del Cielo efiimo» Di duo begli occhi vn giovinetto corei
o' per oblique firade
ej t*al fInfoiando Agitato vacilla » hor lafila., hor prende
rende il notturno vel raggio fefituo » {fi* afi Camaleonte ogni colore *
Così la rara e {ingoiar beltà de il pianeta volubile» che fplendc
Rapita ingiù dentro quel gorgo viuo » 7 rà lefreddiombre del notturno hor » me
Precipitando tra le chiare linfe 7 anteforme non cangia incontro al S ole ,
Trouefit in braccio ale gelate Ninfe • ^luant'egli in sèftampar fempre nefiele
75 80
Vele vezzofi Dee l’humida fihìerd So che'l ben fidiffonde » efi diletta
Confilandolo aprou a fin fen l' a feonde ; Comunicarfi altrui per fua naturai ’
Stabile ai veti, al' onde tn te raccogliere* Ala giurata f i non far incanno ,
La fermezza de tronchi» e digit Jcogli* tSe non vuoi» che'l fau or ti torni in danno»
No
”g LA TRA U L u 1 a;
84 s? ...
Nò no ( diceÀi Garzo» ) beltà non veggio y Mentre alerante crin tenero frenò
Chemi poffaadefcar ne lacci fuot. Di por bianchi in naneIIa, e di uer migli l
Dal dì c'haueftein queflo core il foggio Si /pecchia > e con l' humor chiaro e ferenti
Ter alt rocchi languir non feppi pot (gio. . Par che tacitamente fi configli
flualùcjuctouuncjue io fiami,efier no deg- Ma co'fior del bel uifò , e del bel fieno
nino gl amai che vo/lro , altro che voi • Perdon le rofe affai perdono i gigli j
,
Dal folto enn cfvn taciturno bofo • Mentrccb'ella ben' acqua, et bette foco •
86 91
T rà difeofeefee folitarie piàgge Euor dclbofchetto alfine ilpafio ei fpinfir,
Velge gran rupe al Sol le [palle alpine, . E dal centro del cort raffi vn fofpiro ,
Ombra» la fronte pia piante feluagge y Vn fofpir che lo fjrirto in aurafirinfi ,
,
’
fluafi del'afpra tefa hijpido crine • Efù muto Orator del fuo mar tiro
Ver l'occhio d'vn canal difilla e tragge L'vna all hor fi rifi offe , e l’altro linfe
Lagrime ^inargentate e chrifiaitine . La pura nette del color di T irò
Apre vn antro le fauci a pie del fonte Volta parlar, ma quafighiaccio al Sole*
flttaf gran gola , c fa la bocca al monte . Venia meno la voce ale parole • *
87 92
Situi à feder Sangarida ritroua , Ala leggiadra Vergine dapreffo
Vn Amadriade affai vé^zofa e bella » Si fc pur fofpirandò > e pur gemendo
L'auifo dela Dea poco gli gtoua. Con sì caldo defio nel volto cfprcffo,
La contempla fartino , c non fattelial fhc ne’ fofpir t fuoichiedea tacendo >
Scender fi fentc al cor dolcezza noua, Ma così reuercnte , e sì dimeffo
E gli lampeggia il cor confivn a fiella Che ne' gemiti fuoì tace a chiedendo ,
Jìor auap a, hor agghiaccia , e trema come E fpargea miII e d'aureiJIraii armati
De' titàni arbofeet t reman le chiome . Euor de' begli occhi fp tritelli alati •
88 93
1
Al' ombra delfico bel tronco natio , . Eofto eh' a quella luce il volto volfe
Che tempefladi forte pione in grembo U
Arfe di pari ardor Gioninetta •
Ste/ò siti uerde margine del rio Dcpofei fiori ,&ei quel fior fi colfi*
La uaga Ninfa ha de la gonna il lembo » Ch'ai feguaci d' Amor tanto diletta
Et ogni altro penfier pòfio in oblio , fluando in letto odorìfero gli accolfè
Coglie dal prato quel fiorito nembo , La frefea molle e rugiadofa herbetta
Dai prato a cui più che la man non prede,
, Ne fnfiurrar > ne bisbigliar le fronde
Con larghifiima ufurati guardo rende « E dolce mormorio nefu tra fionde
m
CANTO Q_V I N T O. 'lÒ?
.. 94 99
Mà la gelofa T>ea , che l fallo afiolta Adon cor mio, mio core , homaì frena
Di quel fuo di ficai, che Thà tradita , La mete ombrofa, e lafcia ogni altra cura >
Lofio ale varie infuriata e ti otta O tre volte mio cor deh (prego) affretta
,
ricorre 5
e contr al donane l'irrita. Quel defio di cacciar eh' a me tifura
,
Ciddi fquallide ferpiil crineinuolta tonfar (fe marni ) eh'ac quifiat a a pena f
Vibra le faci fu e df Alterno vfctta, Perdano gli occhi mici tanta ventura.
E confoco , e con tofco ecco eh' Aletto Hon voler dato a me, da me difgiunto
Cli coce il core> egli flagella il petto. E riccafarmi e pouera in vn punto
,
95 ioo
Terne diinfuna &
arrabbiata voglia non fittopor de' bofehi ai duri oltraggi
Di Tartareefiamelle Alide ac cefo , (glia. Le dilicate membra e giorno e notte .
Spuma, freme, il pie fi:alza, il mantofpo - Lafcia a più rozi cori , e più feluaggi
Sì lo flrugge il velen,chel corgli ha prefo. Dele fere il commercio , e dtle grotte i
La feconda radice , ond’huom germoglia Che ti giou a menar tra Telò e 1 faggi ,
Fertrarfi poficia aprecipìtio , afende •Soffrir dunque pofs'io , che dale braccia
Lapida cuna etafpro monte alpino ; Lapita ( oimè ) mi fia tanta bellezza ,
Ha mentre ingiù trabocca, e in aria pende Per darla a tal, che con T artiglio tir ac et a.
Co' piedi in alto , e con la fronte al chino E col dente fcrtfie, c la difprczza ?
La De a, che l'ama ancor,pietofa il prende* O crude Fere , 0 maledetta caccia ,
L'affige in terra, e lo trasforma in pino. O ricetti di horror e , c di fierezza ?
Et hor da quel di pria cangiato tanto Indegne di mirar luci fi pure.
In tenace licor difilla il pianto • Contumaci del Sol , forefle ofeure .
98 103
Con quefte fole ,t fauolctte hauea .Pofìate fiemprc le rabbiefi ti rida ,
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I io l L A T R \ G E D I A,
lc 4 109
* Scura tutto il timor m' agghiaccia, e cote *Rcnflap redigo Amor, perche talhora
Bela triforme Dea, eh'} Donna anch'ella-, Suole il cibo abhorrir fatto appetito •
E feben tanto incrudelì feroce P affa l'vfio in dtfprezzo, e fp e[fio ancora
Rela mifera fuagià ninfa , bor fielia , Frequentato diletto e men gradito •
( Lafeto
il fuo loco al ver ) coire pur voce , Re sì affettato e defiato fora
Che non fufempre al mio figltuolrubella, S Aprii d'ognifiagio n fu(fie fiorito
'
Fiamma di quello cor, Sol di quest occhi. S e nz occhi in front e, efenza core alfiaco
Vita dela mta vita, alma del'alma S enz'alma vn corpo , efenza corpo vn’om-
Sappi, eh' vn raggiofol de tuoi fembianti Mafe quefto e defiin porta il de u ere, (fra.
può reniper marmi, e calcinar diamanti* Che quclcbe vole il Ciel, voglt volere
106 11
Lifonde Adone 0 caramente cara
. Soggiunfe alIhor Ciprigna. Affai di quello
Certo a me quanto cara ingratafet. ,
fifaggio Dio del Nilo hoggi t'hà detto.
Se creder puoi, che pojfa ( ancorché rara) Ma per darti a veder più manifesto
Altra beltà dì me portar trofei . Che non fuor dt ragione c il mio fio[petto,
Jl Sol defi occhi tuoifol mi nfchìara , Vo che tu min il guiderdon fu nefio
Occhi più cari a me, che gl occhi miei Che dà Diana a l lafcun fuo /oggetto •
.
Làfi gira il miofato, e la mia forte , Molto mone l’ejfcmpio e per la vifìa ,
Efi fon la mia vita, e la mta morte Maggior che per l'udir , fede s acquifta l
107 li 2
Bene he tutto di luci il Ciel fia pieno fluì tace, e poi di quella torta fiala
Solo il Sole c pero , che'l mondo alluma Che di mezo al con il gli archi difende
Non ha più face Amor per quesio fieno Gli eburnei gradi , ondefi monta , e cala »
Sarò qualfono alfoco , &
ala bruma. Freme , e col bell' Adone in alto afeende .
Ma fie coflume, c naturale incinto , Ter quattro porte a quattro uentì efpofte
Che di fere affrontar mi da baldanza S’entra, e tuttefon d'or fchictto eforbito.
Baia beltà che mhà legato e vinto
,
Uà quattro mura , le cui ricche crofte,
Lalhor di defuiarmi haurà poffanza, - Bel fondo interior celano il fito •
Ron tene caglia no, eh'a ciò fon fpinto Rele facciate tra fifefie oppofie
Sol dal'antica e diletto/,t vfanza ; Liordin degli elementi è compartito.
Re (degnar tene dei , che chi ben' ama Ethàciafcunnela fu a propria sfera
fipiacer delfu amor feconda e brama • Ogni pefie, ogni augello , (fi ogni fera. -
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CANTO
I!
Q V INTO.
11 9
1 1
,
4
In ogni [patio v'hà quel Dio ritratto* Nel cento delafila vn vafio Atlante
Che di quell elemento hà fimmo impero* Tutto d'vn pezzo di dtafpro fino
E ciaf uno elemento è [culto e fatto Sofiun la volta , e ferma ambe le piante
D'vn a materia [militante al vero , Souravn gran piede stalo adamantino ,
Vermiglio il foco e d'vn rubino intatto , E (otto l'alta cupula ptfante
Ceruleo l'aere e d'vn zaffir [incero , Stufi con tergo curuo , e volto chino •
Di fmeraldo ridente e verdeggiante T ulto quel (tei , chefi ripiega in arco *
Liei’ampio tetto vn (tei ferenno e finto , Erano icari amanti entrati à pena
Opra maggior non lattoro Ciclopo . L’vn l'altro a braccio,? quella[ala altera
Appo tante e taì gemme , ond'ì dtftinto [fu and'ecco aprirfi vna dorata Scena,
Poueroe /’ Indo » e [corno ha l' Et hiopo, C Vernala al giorno illumino la fera
Lutto di [malto in mezo e di giacinto »
> Fora di luce , e d'or men ricca e piena
Doue in forma dt Sol raggia vn piropo , Se s apri(fi ( ere d’io ) La quarta sfera,
Di chi(oliti intorno , e di balafii S elise , statue , palagi agli occhi offe r(e
Splendo n di itele in vece alti compafii « . La cortina refi quando s'aperfe
117 122
Veder fi può dìogni lumier ardente Spettacolo gentil Mercurio in quefia
Tra le quattro compagne in me\o c pofta, E l' Ordine , e'I Decoro e l' Armonia ,
Hauui degli alti Dei la via reale * L' Eloquenza è i artefice fuprima,
Di fpeffe stelle e piectole compofia, Sourafiante con fia .
lei la Po e
Lo cut condor, ehe'l Ciel per me za) fende, Seco tl Numero , Metro » eia MifurA
il
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112 ; LA TRAGEDIA,
124 1 29
D.-vnfi alla coppia bella figgi d'oro ,
1 Si che quantunque volte vn nouo gioco
Donde quanto fi fa tatto fi /cerne ; Agli occhi altrui rapprefientar fi vele,
Et ecco il pruno vficir di tutti loro Pà mutar faccia in vnifiante al loco
.il portator dtl'ambaficiate eterne , L‘ orbieoiare e fp attofa mole
Cb' a /piegar l'argomento inttil canoro Ch'entro concava vite a poco a poco
Mofl ra venir date rnagion fupcrnt Senza strepito alcun mouer fifittole ,
E'I /aggetto propoftoe perfida fio E con tanto artificio horcala , hor forge ,
£' d' Attbeone il rmfirabil cafo+ Che l'occhio afipettator non fé n accorge .
125 130
Et Attheone al Prologo fuccedt. Leggo n l'opra maggior vari fofegn't
Che vìen con archile dar di, e caui, e corni». E correnti e pendenti & affé e tratti,
, , ,
126
Et ecco advn fijuillar d‘ attori 0 torto Et hor che per cacciar dai verde prato
Sbucar repente da cefipuglt e vepri Il T he bario Garzone il pie ni ira,
Di manfucte Fere Adone ha fiorto Tofio che sul gran vertice potato
Più d'vno siuol tra mirti e tra ginepri ,
Il ferrato bajton mofifio pt gira ,
E dal Palco fialtar con gran diporto Cangia /itola [cena e l'apparato ,
Damme >e Camozze, e C attriti oh, e Lepri, In altro appetto trasformarfi mira
E parte della Dea fuggirfi +1 lembo Et al cader de la primiera tela
E parte a lui ricoverar/in grembo Diferenti apparenze altrui rivela
1
27 132
Ha poco Piante ,fi dilegua a volo Spelonche opache vhà ,forefie amene ,
La caccia , e nona effigie il Palco prende. Piaggefrefiche,ombrefiofiche, e chiari fiotu
Perche librato in vn volubil polo Vivi argenti colà fiparge Hippocrene y
Sefi effoin su quelcardme fafpcnde > fluì Parnafio bicorne erge due fronti . *
PerfiOrizzonte , 1 he dal fiommo al fiondo E con la ma » , col piede > c con la bocca
La rota vniticrfal per mezo prga ; Alaure a vn pitto, e le cordereifiuolpercotei
Cosi l'ordtgno , che fi gira in tondo » Finito il ballo , in vn momento /cocca.
V ari thcalri in vn theatro /piega ; II magifi ero deli'occulte rote
Se non che dotte quel n abbraccia duo > Evolse ndofi il perno , a cui s' appoggia •
fifie/lo più ne conticn nelcerchio fitto r Jùuejle il Palco- di novella foggia •
Dopo
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#
*39
Dopo ilprimo lnt erme cito vn altra volt a. Hor tra i confin di quefto, t dell'altr'Atto
Videfi il bofco , e quitti Cinthia apparfe Non men belfi frapon nouo interuallo
Che venne fianca ala verd'ombra e folea Ondeggiar vedi vn mar , non so fi fatto
D elavalleGargafia a rinfrefcarfe ; Di zaffiro o dargento , o di chriftallo
,
Ean di mezo al horror n afeer diletto . More vccifo in vn punto, arfo , e fommerfi*
*37 142
.
Mentre Adone a bel gioco e tutto intento 7 alt e la guerra, e la procella, e'lgelo, (re.
Amor pietofi a rinfrefiarlo viene. Ch'agguagliato e quelch'e , da quelche pa~
Egli reca vna d'oro, vna d’argento Mainbrene poirafferenarfiil Cielo
Coppe d'ambrofia, e nettare ripiene . Ve di, e in vn punto implacidirft il mare
Ei quanto bafta al debito alimento Et Iri il fuo dipinto humidovelo
N’affaggi a fil per rifiorar le vene, S tender per l' aure rugiadofe e chiare .
Ch'altrefi a, onde maggior gufo riceue Spanfion le Galee ,fuantfie il flutto.
Eafe e con gli occhi , e periorecchie bcue • Struggefi l'arco , efi dilegua il tutto .
1
38 143
Nei Atto terzo in sul gireuol fufi Cfb fatto ,il bel thèatro ave horfi chiude,
La machina verfitile fi vola e roifi vede fgorgar vaga fontana
E ritorna Attheon /par fio e diffufi
Dotte tra molte fue figuaci ignude
Jl volto di fu dor tutto, e di polue Staffi Atthcone a vagheggiar Diana
Onde di dar al Veltro (fi al Segufi , Et ella con le man lezz^elre
O e crude
.j
Alquanto di quiete alfin rifiline. Gli toghe dopo il cor la forma fiumana.
Coglie le reti e neiombrofa e fofia
,
Con pelo hitfitto e con ramofe corna
,
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rmrrrt a ; CANTO O VINTO.
144 I48
Nel fin di qucfio in vn azurro puro In quella guifa , che dal primo Sole
Sil'improHtfo il del fi di[colora , 7 occo talhor Papauero vermiglio
Efregiando d'argento il campo 0fi uro , Piegar latefla fonnacchiofa fùole,
Con le il elie la Luna ecco vien fora. E tramortire infra la rofa > e’L giglio ;
Tot dando volta il neghinofo Arturo Abbuffa tn brucio a lei che non fi dote
,
Con tal pompa dar nefi, e di viu aride , Nè del antico Cadmo t pianti vdtre ;
;
Tanto the/or, tanto (plendor diferra. Chela pieiofia Dea >cbe‘n fen ìaccolfe
Chefembra apunto il Ciel calato in terra • Infino al nono dì defar noi volfe •
146 .
1
5°
%
Concerto allhor di mufict concenti Già rìchiamaua i corridori alati
Da baffo in cv min rio , d'alto, e datato Algiogo y al morfo tlportutor del lume ,
E concordi svdir vari ifiromenti, E già defia dal fu on de' freni aurati
final da magnai da gaba,e qual da fiato, E fiere n a e ridente oltre il cefiurne ,
,
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IL GIARDINO
DEL PIACERE,
CANTO SESTO.
#
H a
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IU>
ALLEGORIA.
Otto la figura del Giardino ci vieti rapprefentato il
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ARGOMENTO.
A L Giardinde! Piacer col Giouinetto
Sen và la Dea dePamorofi luce
Per le porte de’ /enfi indi il conduce
Di gioia in gioia alVltimo diletto.
*
— -
< Às.
I i
Rm i Chi da quefi*empio , e dala Carne infida
il petto dì gel chi
vede Amore Condar fiUfi ta in fra perigli errante >
E qual cieco .che l can prenda per guidai
Saettar foco , e ferir Segue del finfole fallaci piante
Palme a morte S'auien poi ch'egli caggta o che l’vccida
,
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4 9
Ma vuolfi ancor con sìa dio , e con fatica Del corpo human la nobile Bruttura
Se binar quei dolce intato , efea de /enfi in se me defma hà finirne tri a cotanta^
Perche de la domefitea nemica Ch e regola infallibile e m fui a
Sol con la fuga la vittoria ottienfi Di quàto il Ciel co l'ampio tetto am mata *
£ chi fuggir non sa quefia impudica Laifra gli aliti animali il f'e Natura 3
A rifebio va di precipttij immenfi , Che folofle de , e fol drittofi pianta,
* Loue caduta poi l'anima fciocca £ come l’alma eccede ogni altra forma
D'vnain altra follia fempre trabocca. c osi ci ogni altro corpo tè corpo è norma ,
5 10
fu efia e la Donna ,
ch’importuna e tenta Le meravìglie , che comprende eferra
Adam per far che gufi efea interdetta ; Non fon pojfenti ad agguagliar parole .
fuefla è colei, che Sifura addormenta , Nè v'ha machina in pace, ordigno in gucr-
£ per tradirlo fol feco il ricetta » Che non tragga il model da quefla mole .
che pria Infìnga e prega
La difleal, I rouano in sì perfetta architettura
Il malcauto Sanfono , e poi lo lega . II co mp affo , c lo[quadro ogni figura .
6
flp c fi a e la Ber[abea , per cui /inchina Mìracol grande , in cui con piena intera
jlbuon Rè d' lfraele ad opra indegna, Ciotte de donifuoi verso l'eccejfo ;
La Vener , che lontan dala ragione Tien fubhme la fronte , alte le ciglia
Al Giardin del Piacer conduce Adone • Sol per mirar quel Ciel, che l’ajjomtglia,
12
7 fi
ì n f i o a il lembo di quel gran Palagio
«i
£' difinto in tre partì il maggior Mondo
Spatio fo Giar din , mirabii Horto . L'vna è de’ firn mi Dei , chc'n alto ttafii .
Li feria mai, ne mai v entro Difigio , Dele sfere rotanti hanno il fecondo
V’han Delitie, &
Amori otto , e diporto. Loco le belle e ben difpofle c Ufi .
Colà fenza temer fato malu agio Ritien l’ vitimofito , c più profondo
ha [corto,.
y enere beila il bel fanciullo La region degli elementi bafii .
Cangiando il Ciel con quel felice loco, £ quefi altro minor , chà fpirtì , e[enfi ,
Chefembra il Cielo , o cede al Ciel di poco . Ben di propor tion feco conuienfi,
8
Non penfar tu eh:fenza alto dtfegno
, Soflìen la vece del fouran Motore
Di [e volto Mercurio al bell' A done ) Nel capo eccclfo la virtù y che'mende -
(
Lodata h abbia Ciprigna entro ilfao regno Staff aguifa di Sol nel mezoil core
fuefta sì vaga e florida magione ; Lo qualper tutto ilfuo calor difende .
Ch’intelletto dtuin , celefle ingegno Il ventre nela fede inferiore
Nulla a cafigiamaiforma, o difpont .
fu al corpo fublunar , varia vicende «
Mìfleriofo il fuo edificio tutto Così in governo, e nutrimento , evita
L'orbe niellato di bei lumi ardenti E da vn cufi ode insù la foglia afii/o
il de la vifia vn naturalntratto . La porta dfogm portico e guardata .
Son poltra lor conformi e nfpondenti S'entra per ogni por la in Paradifo
L'vditq al’ aere , (fi ala terra tl tatto . . Là don e vn Giardinetto fi dilata ,
Eie parche meno m Jtmpathta rtfponda E alche dt {patio eguabtrà se vicini
L'odorato ala fiamma , il gufio al'onda • Contiene vnfol Citar dm cinque Giardini .
15 20
ToteaJben la diurna Onnipotenza Cinque Giardin la dilettofa Reggia
Con quell' ifi e(fio fino benigno zelo . Nele fine etnque torri in citifi abbraccia ,
Concai pofe net buoni tanta eccellenza. SÌ che da'fu 01 balcon iungc vagheggia,
Donargli ancora tncorruttibil velo s Differente vn Giardin per ogni faccia .
E dt quel puro fiordi quinta effen^a > Cofine vn muro ogni Giardino ombreggia.
Onde non mtfio e fabneato il Ctelo Chefi e n de linea infu or di mille braccia .
Come fimile al (f tei la forma vefi e , filanefio in quadro fi chiuder in mezo Uffa
Di materia comporlo anco celefi e • Por te, onde l'vn Giardin nei altro pafia •
1 2 r
Non deuea d'altra tempra effier formato, E ( come difi) a dritto fìl fi feorge
fhe del' dementar , benché caduca J orre da torre egualmente di{giunta ;
Per far di quanto intender quanto {ente E con giufta mifura arte leggiadra
Primati {enfio capace , e polla mente » 1 non so come , ogni Giardino inquadra .
17 22
Di tutto il bel lauor , che con t ani art e Dela porta del portico primiero »
Orna dei hu omo il magifiero tmmenfio , Clic di c brifi allo , e di zaffir contefia,
Sono i nerui ifitomenti , onde comparte V tuac ce nobilGiouane c L'Vfiderò
Lo /pitto ai membri il mouimetofl{enfio, Dtdiuerfecolor fparfola vefi a .
Altri molli , altri duri , in ogni parte Vn ’ Au ottono in pugno , (fi vn Cerniere
Ciaficuno èfiempre al proprio vfficio intefo, St tiene a pie da quella parte e quefia ,
Ne pub fienai efit alcuno atto tffieguire Vn fpecchto ha innazi>e nelo feudo ina fa
La facoltà del moto , b del fin tire La generofa , che nel Sol s'affifa *
18
Hot tratti auante , e ne vedrai gli effetti, Ai duo felici amanti immantenente
E dirai , eh'a ragion V ener fi m offe E e cefi incontro ilGtardmier cor tefi,
A far cht'l loco Jacro a'fu 01 diletti E con fiemb tante affàbile e ridente
Dei effe mpio del tutto efiempto foffie % Ado » raccolfe , e per la mano il prefi .
fluì t ac et te Ciliegio , e con tal detti Ben venga ( difie) il vino Scie ardente
Dalo Uuporetl Gtouane rifi offe Ch'ala nofira Rema il core accefie .
Che dei H orto gioiefo era in quel punte Dritto fia ben , che degli alberghi nofiri
Già nel primo fogliare entrato e giunte* Nulla fieeli a lui , tutto ft mofirt .
r
fi 4 Dimmi
J 20 IL O 1 A i\ U 1 IN vj u l. i- rin^uu:,
24 29
Dimmi (al Nuntio di Gioii e A don conuerfi) Dale fonti del cerebro natte ,
Dimmi (difie) ti prego o caraScorta , Ond' hanno ineriti origine e radice ,
Con l'animai di vaghe macchie afperfo Vn fol principio per chuerfe vie
Che vuol dir ìj(la guardia, e queft a porta ? Di duo stretti fentier due linee elice •
Quel famelico arigel, quel vetro terfo , Quindi del tutto efploratori e fpie
E quel vano vefitr che cofia importa ? T raggono gli occhi ogni virtù motrice ;
Suo Uranio arnefe , e fu a femotaza ignota £ quindi auien (come per proua c noto )
X fapreivolentier cù che dinota, Che mone ambo in vn punto vn fìefo moto,
3°
Rìfponde l'altro . Le piu degne e prime Lubrico , e di materia humtda e molle
parti di tutta la fierifibil majfa ffuefio membro diittn formo Natura
L'occhioficome Principe fublime Perche ciafcuna imprefiton , che folle ,
In gloria eccede fin nobiltà trapafa, Pofa in se ritener/incera e pura .
..Che pojìo di la rocca insù le cime Perche volubilfia , donargli volle
Ogni membro vulgar fitto fi lafa, Orbi colare e sfericafigura ;
£ doue il tutto re™ e'I tutto vede
, Oltre che' n forma tal pub meglio afia't
T rà laplebe de fenfi altero fede . Franger nel centro, e rintuzzare 1 rat
25
Siede eminente e d'ogmfinfo è duce
, Gli fpirtivnifce ala pupilla, c /pira
£ certo ilgran Fattor tale il compofe > Data gemina sfera il raggio viuo >
Ch' e tra quelli il miglior , sì per la luce Che n piramide aguzza, outinque il gira.
Clic tra le qualità più pretiofe , Si stende fuor dei circolo vifino
Sì per la tanta e tal , ch'ognor produce La fpccic in tanto in se di qtielchc mira
Varietà di colorate cofie , Ritrahf^comcfuol'ombra bfpecchio, b ritto.
Sì per lo modo ancor /fedito e prefio Così nel'occhio , mentre il guardo vago
Del'opcration , eh'intende a quefio .
£fcc data potentta , entra L'imago
27 32
Perche fenza interu allo , o mutar loco 0 quanto studio , 0 quanta indufìria mìfe
Giunge in infante ogni lontano oggetto > fini L'eterno Macfìro, 0 quante accoglie
T alche negli atti fuoi fificofia poco Vene, arterie, membrane fin quante grafie
Data perfettion dell'intelletto ; Sottili aragne , e dille at e fpoglie .
Onde fé quel vie più che vento > o foco Per quanti obliqui mttfccli dtuifi
Rapido e vago, occhio del'alma ì detto , P affano e quinci e quindi e fila , e foglie .
Quefio, eh'e di Natura opra sì bella > fiatante corde diuerfe , e quanti c quali
Intelletto del corpo anco s appella, » Verfino l'occhio & angoli, e canali
28 33.
P eri' occhio p afa fol ,
per l'occhio ficende Dì tuniche, e d humon in vari modi
Qualunque l'alma imagine ricca e IL attui contefio vn lucido volume.
£ di quant'ella vede , e quanto in tende Et vua> e corno, e con più reti c nodi
fjiafi Coblìgo tutto al'occhio deue . Vetro inficine 1 0giunge, acqua albume*&
L'occhio , com'apefuol che coglie e prende
,
Che fon tutti pero feriti e enfiodi
1 più fòaui fior leggiadra e licite , Del chnfìallo, onde fi procede il lume
Scegliendo il bel che dela beltà fierge Ciaf un quefio dtfende, c quefio aiuta ,
Al interno Ccnfirl' arreca e porge. Organo prmcipal dela veduta .
L’im-
•
é «
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CANTO StSTO. 12. I
„ .. 34 39
Ammortai prouìdenza, accioch'efpoflo Ciò detto iper incognito /enfierò
Sia meno ai danni del'ojfcfe ejiernt , Là doue altrui vejiigio ilfitol nonfirba >
Gli ha dato in un ricouero tipo[io Mafierba ilprato entro lfito grembo intero
Sotto l'arco del ciglio ime cutterne . Intatto ilfior , tnuiolata l' herba>
Perfiepi e propugnacoli vhà pofio folà dentro lo feorge , ou al Verziero
Palpebre infaticabili &
eterne , Ed corona il gran muro alta e fuper bai
Sol perche 7 batter lor continuo e ratto E di pietre si lucide la tefife
Dagli humani accidenti tl ferbi intatto • Che tutto il bel gìardmfi[pecchi a in effe
'
35 40
Età guifa di Sole > accioch' apriffe Per lungo tratto a guifa di corona
Emulo al’ altro ,al picciol mondo ilgiorno, Da ciafcunfianco il bel Giardinfifpan de l
Sia al corona di raggia anco v a ffijfe Doue m ogni flagion Plora , e Fomenti
Sottilijiime fete intorno intorno Guidano danze , e trecciano ghirlande .
Rei curuo globo l' Iride defi riffe Jl muro principali che V imprigiona
,
C'hà di fin alti cele[li vn fregio adorno , E etto ricopre a me rartiglia grande
E temprati di limpidi zaffiri Softenuto da un'ordine leggiadro
Vidiptnfi nclmczoi fonimi giri . D alte colonne , e compartito in quadro 2
36 41
Sfuefi idei' alma fon balconi , e porte , Da .
Son lingue del penficr pronte & accorte , E p affa» do in piaceri vn aurea ctate >
E del muto defir mefii loquaci ; E anno giochi irà lor di tante forti ,
Geroglifici ,€ libri , ou altri potè Quante fiòl forfè celebrarne apena
De fiere ti del cor legger le note • Relè vigilie fue la bella Siena .
y
. .
. 37 42
ì ita fp cechi fereni^ onde trafpare Porman parte di lor fedendo fitto
guanto il cupo del petto in se rifiùnge , Gran tribuna difronde , vn cerchio lieto l
E dotte in gttife manifefie e chiare E l’vn al' altro fuffurrando vn motto
Ogni fitto affetto l'anima dipinge. Dentro Iforecchie taciturno e cheto
J rìdenti piacer > le doglie amare De’fuoi chiùfi penfier non interrotto
Pi fiopreJjor diira , ber di pietà gli tinge ; Scopre a c hi più gli piace ogni ficreto l
E ( ciò che più J vifbilmente in efii Con quefiaimuntion chiefte , e cene
effe
Son delfoco d' Amor gl’inccndij (fprefii • Si patteggia» d' Amor varie promejfc .
Quinci potrai > già d'ogni dubbio fiarco? Ciafiun altro la man , ch'egli a trauerfi
Il misi ero ( credito J comprender bene Dopo L tergo nuolge , a batter viene ;
Del minitiro gcnttf cheguarda il vallo • Rè folle u a et già mai la tefi a china.
Degli attgei, del* Fera> e del uhrifallo* Sechi buitufo l'ha non m donina •
Odefi
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I ^*z IL GIARD'TnTJ DÈL M.ACURE.
44 ,49
Odefi di lo» tanfi oppio di rifio > Re vi manca pero fra que' diletti
piando per legge di colui che regna Chi nel marno pala(Ire, oue fi giace
Di bella Xtnfa perdurile il vifio Col cane affaglia , io con lo Tirai fuetti
Ch e' foco auarnpa ,colcarbon fi figna Anitra opima , 0 Fohga loquace ;
n
Altri più dolci , c con più faggio a nifi A’é* chi con naffic , e vangaiuole alletti
Tr ar dal trionfo fino fpoghe s‘ingegna LaT rutta pigra , e'I Carpion fugace
Che con vn bacio in bocca , o su la gota Re chi tragga dal' acque a cento a cento
ynoi che l perduto pegno ellarifcota • Orate doro , e Cefali d'argento .
45 5°
. Chi con le carte effigiate in mano Mentrefolto quel Cic fiche Soli , b piogge
Proua quanto Fortuna in terra ptffa. Ron te me, arda quantunquefo geli l’ano
Chi le corna agitate in picciol piano T rà tali t tante fife in tante finge
jFà ribalzar de le volubil'offa. Le brigate piaccuoli fi stanno*.
Chi con maglio leggier manda lontano Adone , e Cttherea per l' ampie logge
V eburnea palla ad otturar la [offa . Laftncatc di gemme , intorno vanno
Chi poiché dal cannelle forti ha tratte. Mirando pur di que' dipinti chtoflri
Sul tatto Iter le tauole rtbatte . L' Artificio fmar rito a giorni nofri,
4Ó 5 1
Van le Vergini belle a fihìera [parte Da tutti quattro i lati in ogni parte
Scalze il pie,[cinte ilfi no, e[ciotte il crine . il muro a varie imagi me dipinto .
Fio za incoi tur a in lor, beltà fenz àrie Ci'o clic fatiolcggiar T antiche carte
Fà del' anime altrui maggior rapine Degli amori ce Ufi1 , in effo t finto .
47 52
Quella danza tra ’
fior , quefla incorona Ron fon già corrottibili colori
Di rofie il crine al fauorito amico . Che le belle figure han colorite .
Queftt canta d' Amor , quegli ragiona Rifare tali incognite ai Pittori
Con la fua Donna in vn bofihetto aprico . Da macina mortai non far mai trite »
Alcun venhà che firitto in H elicono,
,
Son quinte effenze Chimiche > e licori
Legge amorofi alcun Romanzo antico Di gemme a lento foco intenerite
E i verfì cfpone in gu fa taf che quafì Minerali filiali , le cui tempre
Sottogliejfcmpialtruinarrai fuoicafi . Mai non perdon viuezza,e duranfemprt•
4§
Altri nel Cauriuol rapido e fnello Se sì perfetta grana , azur sì fino
Al veloce Leurier la luffa allenta • Haueffe alcuno artefice moderno.
Altri da' ge ti fido Ito e dal cappello Ben v'hà tal , che porta col legno , el lino
Contro la Garza il Girifaico auenta « Far' al fi col migliore ingiuria e fchcrno*
Altri più Itene , e più minuto augello '
Del fecondo miracolo d’Arptno
Con più fittile infìdia ingannar tenta, Quanto fora più chiaro il nome eterno ?
T elidendo, accìoche prefò
e’ vi rimagna, Dico di lui > che con la man far fuole
Tania tenace ò diltcata aragna • Que U he l'altro [acca con le parole -
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54 59
JlLtgufiicò Apelle Paggi vanto
> il Vedi Gìoue (die e a ) lave s'aduna
Sommo > e fplendor de La città di Giano , Schiera di Verginelle ir con l'armento •
guanto di gloria accrefcerebbe , o quanto Vedi che fcherza , e la fuperba Luna
Alefatiche dela nobil mano . frolla del capo , e sfida a giofir a il vento l
ìl mio Caflel , che del fonquifto fanto T ulto candido il pel , la fronte hà bruna y
Fregia le carte al gran Camor T ofeano » Douein mezo btacheggia vn Sol d’argeto •
Loft e ria forfè de' fu oi Piudì iliufi ri Già muggir stbra, e fimbra alfuo muggito
Vie più falde memorie a mille tufiri • FI uggir la valle intorno in t orno e’I Ino •
^
55 ,
60
F tu Michel, di Carau aggio honore , Ala Ninfa gentil , che varie apprefia
Per cui del ver più bella e la menzogna , Tree ce difiori ale fu e trecce d’oro
Mentre che faci t or più che Pittore S'attìcinapian piano, e de la ve a
fi
Con angelica man glifiat vergogna. Humil le bacia il vago lem bo il Toro i
E voi Spada , e V alefio , il cui valore Ella il vezzeggia, e'nteffc al’afprA tefta.
Fà de'fu oi figli infùperbir Bologna . Dicatenate rofie alto lauor0
E voi , per cui Milan pareggia Vrbino Et egli inginocchion le terga abbuffa
>
Morazzone , e Serrano , e Procaccino • - E dalla bella man parlar fi Uffa .
56 61
E tu, che col pennel vinci l'intagli Stura gli monta la Donzella ardita ]
E i duoi vicini sì famofi e noti Quel prede allhorp entro l' acque il corfòy
Di Verona e Cador non pur agguagli
,
£fi fin porta lei , che sbigottita
Palma ma lor di man la palma fcuoti .
, Volgefta tergo , e'nuan chiede foccorfo .
E tu Baglion, che con la luce abbagli Cogliefi tutta , e tutta in se romita
Del*ombre tue, c'han[enfi, e fpirti,c moti V vna man fiede al corno, e l'altra al dorfo.
fon affai più lodate opre e pitture Su l mar piouono i fior nel grembo accolti
9
Haurcfie, ond' arricchir l’etàfuture % Scherzano i biondi crini al'aura tolti
fi
1
.
’
> 57 62
E voi Bronzino , e Pafignan per cut , Solca laGiouinetta il falfo regno
il prodigio Thebano Arno rivede » Sparfa il volto di nette, il cor di gelo',
Poiché gemino lu me , e quafi dui fluafi fianco nocchiero in fragli legno »
Notti Soli A honorv ammira e crede • llT auro e naue egli fà vela il ve lo .
,
Caraccio a Febo caro , e tu con lui Van guizzando i Delfinio lieto figno
Beni, ondcl maggior Reno ai'altro cede Fanno di fefia al gran Reti or del Ciclo •
Alcun non temerla , che fujfer poi Ridendo Amor fuperbamente il mira
Cancellati dagli anni i lauor /noi » £lua/i per fiherno,e per lecornail tira,
58 63
A contemplar la loggia ,ela parete Le fion folate e ve do u e compagne
Il Pori ter del Giardino Adone inulta * In atto di pietà Hanno in sul lido
Di mute Poefic , d'hifiorie liete Additando la Vergine che piarne ,
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CANTO SESTO. 11;
74 ,
79
Sì dicel'vn , l'altro glifguardi , e l orme fluì tace , (fi ecco per l'hcrbofa chìofira
Ale murafuperbe intento gira Da lor non lunge ,
emula t or del prato ,
£ mentre quefte, & altre ilhflriforme Là di fe Llefjo ambir lofa mofira
£>t cui fon tutte effigiate ,
ammira , Dece iuta augei di piu color fregiato ;
Stbra^ne sà s'ei vcgghia, o pur s*et dorme y E di l bel lembo , che s indora 3 e in offra
Statua animata , intaglile che fptra , Di feri incorri t libili gemmato ,
Anzi più lofio vn yinfenfta e fìnta Dilettofo fpettacoloa chi l mira,
75 80
Non v'e dipinta di Ciprigna , e Marte Ter ventura in quel punto apunto auennt»
D hifiori a ofiena troppo & impudica Ch'ale leggiadre fue fpoghe diuerfe
Perche' l zoppo manto il fece ad arte Labcllacoppia finuolfe , e tenne
Di etti fur quelle volte opra e fatica > Ter vaghezza le luci in luiconuerfe •
£ celar voifé le vergogne in parte Ond'eglt allhor de le fuc ricche penne
Del fiero amante , e dela bella amie a , Il fuperbo gemmalo in giro aperfi.
Ver non rinouellar L'onta de' due , Et allargo quafi corona altera ,
,
De lina del mio cor , dolce diletto , N eie piume gli affìffe ancor Giunone >
Deh de begli occhi tuoi la luce chiara Et e voce vulgar , che lfuo primiero
Tanto homai non occupi vn finto oggetto» Nome fufs' Argo, ilqualfù poi Pauone •
Che de'fuoi raggi vfurpat Vice aitar a //or de la cofa io v'o narrarti il vero
Parte a me neghi del bramato afpetto . Diuerfo affai da quefta opinione .
Lafaanch'io poffa almeno ilfono 3 ond‘ardo. Ch h umani ingegni quando più non fanno
Sorbir con gli occhi, e depredar col guardo . Lauole tali ad tnuentar fi danno •
78
Non dee la vifia tua fermarfi in cofe , Era quefli vngarzon fuperbo e vano
Che fien di te men peregrine e belle • T ulto d'ambttion colmo la mente ,
Vedi che fai dolenti e tenebrofi
, Carneriero d Apollo, e lortigiano,
A difagio per te languir le /Ielle Che l amo molto , e'I fauorì finente .
Non tener più le luci al Sole afeofe Amor , eh' anch'egli c pie d'orgoglio wfano,
Le luci emttle al Sol, del Sol gemelle • Lerigli il cor con aureo sitai pungente ,
Sepitture vuoi pur , vero e non finto
, Facendo da' begli occhi vfeir la piaga
Mira te Uejfo in quefio fen dipinto . D' un a donzella mia vc\zofae uaga .
Colom-
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US IL GIARDINO DEL PIACERE,
84 89
Colomba detta fu qucfi a donzella Crade imprefafa ben quelch'ìo ti chieggio ,
La qual veder ancor potrai qui forfè. Non difficile a te , s'ardir nhaurai
Che fit pur in attgcl mutata anch'ella , Potè he prejfo colui tieni il tuo ftggio ,
Ma per altra camion quefto l'occorfe Che le raccende con gli aurati rat •
Paiton fi nomino , Pauon s'appella fu alhor a fcintillar lafiù le veggio
Cofiui , eh’ amando in folle audaciaforfè , Di tanta luce io mi compiaccio afiai ;
Se ben' altro di lui dice la Fama , £ bramo alcuna in mano hauer di loro
Pauon chtamojù 3 &
hor Pauonfi chiama , Sol per fiper , fi fin di foco , b d'oro
85
Oltre chi di bei drappi , e vefi intenti O' volefic fuggir con quefta fitifa
Si dilettati a affai per fu a natura fitteli' afialloimport un , ch'egli le diede ,
Per farti grato a lei ne [tot tormenti f
0 orJì p er non eficrne dclufà
S'abb'lha , s'arrtcchtacon maggior cura. 1fi er lenza far de la fu a fede
6' perche pur la emina c femprvfa
Pompe , fogge , li uree , fregi ornamenti f
Variando ognidì fuor di mifu ra , Ingorda a defar ciò ch'ella vede
Face a veder fi infiori tuofa vefia Et in difcreta altrui prega c comanda ,,
La feruta ,la feguia fuor dì fpcranza Su mìo cor ( dieta fico ) andianne audaci
Con ffpir caldi ,c con preghiere fpeffe ; L'oroarubar dii bel thèfior celefi e ,
£ perche come pien d,' alta arroganza >
, Ch'vn raggio fot di due terrene faci
Pcnfaua di poter quanto uolefie , Val più che lo fplendor di tutte quefte .
jRagionandole vn dì prefe baldanza Di {tender non t ernia m le man rapaci
Dì farle troppo prodighe prom effe, Nele gemme , ch’ai Cielfregìan la vefie ,
Tulto l'offrì ciò chebramaffe al mondo Pur chen cablo delfurto habbiam poi quel
Dalfummo giro al baratro profondo Dele [telie , del Sol piu chiarefielle* (le
88 93
,
Polche tanto (difi' elia )ofie prefumi , Orbe del lume , e dela fior t a priue
Voglio accettarla tua corte fc offerta, Fuggian le iIelle in varie fihiere accolte,
£ del foco , ond'auarnpi , e ti confami, E (ìcome talhor per [ombre efitu e
Ciouami di veder proua piu certa . fittati do Carta e ferena ,
amen più volte ,
He carni alquanti de* celejh lumi Sbigottite , tremanti, e fuggii tue
Se vuoi pur, eh' ad amarti io mi conu erta. Per fretta nel fuggir ne cadeau molte, .
De le [ielle del Cielo haute conutenti. Et vn groppo nel lembo alfin ne prefe
Gioite,
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94 99
Cioue , ^ vide il
.
Cura cC intepidir l'aura , che ferue • Il Ctfo Egittio » e'I Mafie e di fhio .
96•
101
Et io » che foglio ognor qualunque in mago Vifla cofluì da lungi hauea la bella
Scacciar dagli horti mei difforme >e tnjia Coppia 3 ch'agli horti fu 01 l'orme volgea»
D’hauerlo ammejfo qui godo e m'appago , Onde fubito a se Zefiro appella ,
Che gratta il LocOy e nobiltà rìacquifia ; Che'n curua valle , efionda fedea •
Perche natura in terra augel più vago O genitor dela ftagion nomila
Non credo , ch'offerir po(Ja ala vifia. ( Dice) vago Foner di Citherea »
Ne so cofa trouar frà quanti oggetti Che convolo la [duo , elieue fiato
1 nu aghifcano altrui» che più diletti, P afféggi andò il mio Cielo , infioriliprato»
97 102
Vedilo là» eh' a'più bei fior fà [corno , Non vedi tu la grattofa prole
E ben d'altra pittura i duofin honora Del gran Motor che sù le Sielle regna ,
,
Con quanta maefià rotando intorno Come colviuo fuo terreno Sole
Di mirabil ghirlanda il palco infiora ? Le nofire cafe d’honorar fi degna?
Perche credi am , che sì fimofi ri adorno > Sù sù yftudto a r accorta vfar fivole »
Se non per allettar chi l'innamora ? T u tanta Dea d accarezzar t'ingegna .
E per aprire ala beltà che mille
, Con la viri che da' tuoi (emt ha u ranno %
y
Fiamme gli auenta al cor , cento pupille ? Figli la T erra , e pargoleggi l'anno
98 103
Hor che far dee > dolciffimo ben mìo Quanto effalan di grato Hibldy e Pancata »
Gentil petto , alto core , e nobil voglia ? Quanto F Hidafpe di lontanre (pira»
Qual dafi dolce vniuerfal defio Quanto n accoglie giunto ala uecchiaid
Anima fiacche fi ritragga b /doglia ?, jV Arabo augel nel odorata pira ,
1Ma che mirar ? ma che curar degg'io T utto qui [pargl , accioche degno appaia
Del bel Pauon la ben dipinta foglia , Di lei ciò ch'ella fente , e ciò che mira .
S'aprono agli occhi miei le tue bellezze Fà ch'animate di fiorita meffe
Altrifregiaitre pompe , altre ricchezze . Goda» del tuo fattorie felci tfieffe.
Tutto
AChRi:.
104 109
Tatto prr piani, e queflì poggi
qttefli Tornano al copular di due stagioni
Prodigo il tuo thèfior diffondi e fittogli 1 ficchi dumi con slupor vermigli .
E qual rupe piuHtrìlt fàchoggi Sbucciano fuor de’graui di bottoni
A tuoi fecondi /piriti germogli
* ; De le madri fptnofe t Iteti figli .
Onde j none Ideila volentier v'alloggi, Ricca la terra di celefli doni
Ma eTordirai ghirlande anco s'inuogli , Par ch'ai' ottauo Ciel firaffcmigli.
E i nofiri fior da que celefli diti
' Par che per vincer l’Arte, babbi a Natura
Toffano meritar d'effer carpiti • T Applicato ogni ilu dio ala pittura .
105 no
Scote a quel dir le piume a più colori Qual difplendorfanguìgno, e qual dofeuro
Tutto di frefeo nettare Pillante T ingonfi 1 fiori m quellepiagge e'n que file.
Dcla ve zzofa e leggiadrctta (lori Qual di fin’oro e qual di latte puro
,
Sorto dal foggio fuo , L'alato amante Qual di dolce ferrugine fi vefie •
dori Ninfa de prati, e Dea de fon. Adone intanto nel fecondo muro
De lidi Canopet grata h abitante. Con l'altro di beltà Mofiro celefi e
Spargendo fiordala purpureafola per angufilo /por tei pajfa introdotto,
Sempre ilfgue cojìei , douunqne ei vola Ch'c di cedro odorato incorrotto • &
io 6 ni
la gonna , che la copre , e tutta ordita Mercurio incomincio. Tràqudte abbraccia
D'vn drappo chefi cangia ad bora ad bora, Maggior deli tic il cerchio de la Luna
Del'augeL di Ciprigna il collo imita C oja non hà , dì cui piu fi compiaccia
Quando ai raggi del Sol fi trafcolora Venere , o'I figlio fuo , che di qucft'vna •
Di firmi manto comparir vefi il a Nc trou io >c he più vaglialo che più faccia
'
Frinì auera /piegar le fine dittife • Deggian cangiar con immondttie tali
Doni
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*
“CANTO
114
SESTO.
119
Domi più pret lofi, 1 più graditi. Quindi s'apre la porta ,elo fipiraglio
Che po/fanfarfi a quegli eccelfi Numi Del fienfò interno ai vilime radici
*Di naturai fimplicttà conditi Là doue a guifia di forato vaglio
Son frutti, e fiori, arornati, e profumi . Vna parte fourafi a ale narici .
Ma foura quanti mai più reiteriti L’altra è fpugnofia , e con fiottile intaglio
Botano i raggi in Ciel ce lefi lumi E" depinataa neceffiari vffici
A don , la bella Dea , con cui tu vai Che qual pomice , òfongo hauendo f fiorì •
Di quefie offerte fi diletta affai, Rompe l’aere alterato entro i fiuoi pori •
II5 120
v
E per queflacagton qui, doue torna ri la /pugna del cranio burnìda , e tale >
ilia per vfio ad albergar talbora , Che d' ogni arida cofa afforbe i fiati ,
Di tutto il bel che l'Vniuerfio adorna
, E r abendo a se la qualità reale
Scelfe quanto diletta, e quanto odora, Degli oggetti foaut fiodorati,
//or s'e ver , cria colei che qui foggiorna rafia il caldo vapore , e in alto fiale
Et a tutti gli Dei, che l mondo adora Ai ventricoli fiuoi per duo meati
Soglion tanto piacer gli odorifparfi, Che non fi fierran mai , talché con effio
Quanto denno dagli huomini pregiarfi? L'aere infieme,e lo fipir to ha sepre ingreffio,
1 6 1 21
Een tirato vn profd nel meza apunto Ma trà rìfi e piacer frapir non deggio
Scolpi del voltohuman la man diurna Di fieuera dottrina ahi fiermont
fihequindi con le ciglia ambe è congiunto rero ch’ala tua Dea sù i fianchi io veggio
E col labro fouran quinci confina. Di pungente defio ferutdi fiproni ;
11 7 122
E perche , fevicn pur finiflro cafio De' fiorili viali in lunghi tratti
Vna a turar de le finefire fitte Mirandovan le pr offe itine cmbrofie ,
Valtra aperta rimanga & habbia il nafio, Nc’ cui margini a fil tirati e fatti
Ondci fati ef]'alar ne fioraio due .
, Miniere di rubini .ipron le rofe .
m
E pofla mtzo al'vn e l'altro vafio
'
Stan dtfpofìi ne' quadri i fiori intatti
E crminatncc vna colonna fue Con leggi idre pitture (fi wgegnofe,
Eentra ma non firal si che per quefla
, , E di forme dinerfie e color vari
,
Et oltre ancor , ch'ai refpirare è buono Ale ben larghe alee t effio n le cefie,
Vaglia a purgar del capo ogni eficremento. E dagli herbaidiuidono le vie
Tur iodorato e principal fico dono Compaffiate a mifura , e ben compofle
E cor,fife nel moto il fientimento Leciti fiabriche egregie , e rn acfi rie
Di due mammelle , che da' lati fono, La Dea del loco addita al fue belt'hofie,
E mouon certi muficolt ai entrata Mouendo ficco per quel fioloi pafil
.De quali vn finfi tinge ,vn fi dilata. Latto a rn ufi tco di lucenti fiafit
L7\done ,dc! CaualierMariix) I Amor
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IL GIARDINO DEL PIAL'hKt.
124 1
29
Amor con merauiglic tifitatem fumante il facro Incenfe erutta quìui
Semplice qui conferita il feto diletto , D alito peregnn grati vapori .
Ciò
125
chan di molle i mo> lidi Salci»
_ 130
Non potè far che del materno itelo
,
Ct' Indi fecondi , b gli strabifilici , Non compiangi (fc il figlio il cafo acerbo •
Ciò che produrnefanno 1 colli H iblei » Siatifemprc (gii dtffej amico il l telo
Le piagge He balie , b l' Attiche pendici 7 roto, che'n mezo ut cor piantato io ferbo •
fu ante mai ne nutnfle horti Lane bei. Le tue chiome non sfrondi (torrido gelo ,
Prati d' Hitnetto, e voi campi Conci Le tue braccia nonfpe^ci Anfiro fuperboi
Con siili a fauoreuole e benigna E quando ogni altra pianta 1 fregi perde ,
Lutto in quegli horti accumulo Ciprigna• In te verdeggi ilfior 5 fiortfea il verde .
126 131
Vi fu da il Catto Et inope, e ben difeoflo Si parla, & ella la cangiata fpoglia
Lafcia di fu a virtù traccia per l'aura hai fummo crine ala radite efi rem A
Nè vi manca per tutto odor compnfio Per la m moria dati'Antica doglia
Dtp afe a Hifpana, b dimifiura Maura, Tutta crollando allbor palpita e trema • ,
Haitut il
I2 ?
Paccar e roffo in piaggia aprica
,
...
Ne' fior ne' fiori ìfiefii
PAmor
1
ha loco
Nato a fpedir le membra in li ette -jfalto • Amano il bel lugufiro e l' Amaranto , ,
Che più groppi di verghe c (ielle in alto E con la bella C tuia il vago Acanto •
Spunta mordaceli Cinnamomo alt r Olle Ride la Latta , e pallida e fiangue &
E la Ponile a Noce a pie gli pioue . T inta d’Ar/tor la proietta languc •
1 28 'il
,
T rà più degni nermofii il Panaceo
i Ancor non eri , 0 bell' Adone , ejìinto
Le fu e foghe flit bri implica e rnefee ; Ancor non eri in nono fior cangiato •
E'I Terebinto col Dittamo ideo, C hi dina, che di fangue ( oitn'e ) dipinto
Da cm medico Inim or difilla & efee j Dei di te tteffo in breuc ornare il prato ?
L col Libico Giunco il Nabatbeo Prefago già, benché confufo e vinto
E d Indiati biondo Caiamo vi cr efee . D'vn tanto honor, che gli defi inalifato ,
Chi pub la annouerar di tante
ferie Ciafuti compagno tuo t honor a e cede
Ignote al noflro C/cl, Barbare piante ? T ingemmati tutti il patti mento al piede,
Hauui
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C A NT O S E S T 0 . 131
*34 l Z9
T u lippo 3 in cui par voglia
Il au ut il vago Benedicati tl Cielo , e chi lo ferì(fi
-
Trapunto ad ago ,0 pur con fpola tntefio E che tra mofln al Rcdentor ru belli
Drappo non e, che fipareggi a ciueflo Vullulafier co fiori i fùoi flagelli I
140
Ma più diogni altro am bit iofo il Giglio In India no ma rre' gt ardin celefii ,
N~o fui negli borii mici contiti eh'anch'ella Di quai fregi mirabili pompofo
T ceda homai la mia fuperba Rofa
1 Al Sol più caldo 3 al più gelato Verno
Mafregiato di ti elle anco il tuo itelo Dentro le tue mifitriofe foglie
Merita ben , chefi trafpianti in Culo . Spieghi l'altrui finte , e le fue doghe ?
*37 142
Non so fi v'era ancor la Granadiglia Qualhor baznato da' notturni neh
Ch' a noi pofcia mando l' Indica piaggia, Co» muta lingua e taciturna voce ,
E ceda ogni altra pur shrpe fila uggia De tuoi feri trofei l hi fioria atroce
'
Il or miracol maggior la terra feopre , Ma con Jnur cade e cor. fin em rat ,
Quafi bei fogli , apre le foghe vn Fiore T 1 nutrìfi a la terra , il Cu 1 arrida '
Fiore ,
anzi libro , oue Gesù trafitto Eanonio ognor co?, 'la compagna C.iori
Con strati. note tlfino martirio hafirittQ . Dda bc om ara tua «Jv 1
lì) 1 0 do t
' a dori .
.
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i3i IL GIARDINO DEL PIACERE,
'44 '49
T e fil A nrora in Oriente ammiri
l ' Colà Vhedra ramofa wtefla ad arte
7 ite pompe tnttidij ,
c tua beltà vagheggi . Capace tazza al naturai finge a,
In te fì(pecchi , a te s'inchini e gin Douc il licor de le rugiade furie
S tupido il Sol da' fnoi siedami figgi Vfficio ancor di nettare face a
Ma ni que/1i, ne quella al vanto afpiri Con ver di ve le ali rotte, e verdifine
Che di luce o color teco gare 7gì
, Fabricaua il timon nane , b talea
Che fil la vtfia tua pub donar loro Sala cut poppa i vaghi attici cantanti
2ltt.il non hebber giamaì, porpora, oro & L' efere ilio adempì an de* naviganti,
I
4> *5°
Lagrime tt e , efofpir calde vi/taci
.
Dal fiel , che ti difinge amaro e orane V Idolatria rten Pincerifiero in mano.
Traggano a nofiri affanni il mel fioatto, La Superbia n'e(fiala vn fumo vano
146 151
Tutto al venir d' A don par che ridenti La Morbidezza languida e lafàtua
lliuefi a il bel Gìardi n notti colori . La Politezza dilicata c monda
H umili in atto intorno , e reuerenti La Nobiltà , che d'ognt lezzo) e fi bitta y
Pi/gan la cima i rami e rgonia i fiori
, La Vanità che d’ ogni odore abonda ,
,
Con l'intcrne del cor vifiere aperte Vcnncr quefiì Fani afimi, <jr a man piene
Ogni germe vilia n fatto amie. Sul bel vifi d' Adon fpru zzando sliile
Glifà denoto afe tinofé offerte D 'odorifere linfe , entro le vene
Di quanto ha di pregiato , c digentile GPinfufirfottilifime fautllc
Dou unqu e il volto gira , 0 il pie con iterte Poi con tenaci e tenere catene y
Prcft0 fi troua a corteggiarlo Aprile Ch'ordite bancari di mille fiori e mille
Aranci, e cedri, e mirti , e gelfornirti Trafier legati il Gioitane, e la Din a
Spiran nobili odori , e peregrini . Là dotte al'Otio in grembo Amor dormiti a,
14S
, , } 53
Sfit) di nobil Patron Juperba imago O fufio defili odor l'alta dolcezza
di crefpo fi., Laquale il truffe a quel beato loco >
fi in ampio tefio ordina
ck‘»ì] giròdel ìemt? “li”» ‘ (fi pur che vinto alfin data sìancbc\za
Schermo cereafe daPcfiiuo foco ,
Or din di fiori in vece d'occhi aprìua
ffuìuiillenttfcodi terribil Drago fiu titi colui che PVniuerfo fprezza
,
Le bionde chiome , e le purpuree piume • . M ’vfiì del fino ,e tu mifiai nel core .
155 * 1 60
.
Quando la madre il cattiuel ritrotta Mafiappi , anima mia , che quale il vedi
Ch'aifonno i lumi inchina, e i vani piega .
Quel c hor ti fà pietà , pouero infante l
Lofio pian pian pria che fifittegli , 0 mona , , Volge il mondo fiffoura, e fitto i piedi
Ter Cali il prende , e con la benda il lega , . Hà con tutti i C elefii il gran T onante •
Amor fi defia, e di camp Ar fà proua, , Ben ten accorgerai , fi tu gli credi ,
’
Dal vofiro fidegno il fuo perdono in dono . Scaccia,e s'vfurpa quel, che non gli c dato*
158 : 16 3
Come veduto il pafio , in vn
momento Sotto la fuavittortofa infogna
Mordace Can, la rabbia acquetar fu ole Piango» mill' alme afflitte i propri torti
O' come innanzi al più fireno vento Manfueto , e feroce , ama e dtfidegna ,
167 *
7* ‘
,
Ciò che del mentitor T arte richiede , Chi non vide gìama Serpe tra rofi
't
'
Cuoci/ ài furti del’alme oprar bifogna, Mele irà fpine , b fitto mel veleno ;
Baio Dio deTaftutte , c dele prede Chi vuol vederti Citi di nebbie ombrofie
He lo ttudto imparo dcla menzogna • . Cinto quandie più chiaro, e piùfereno 5 •
Hon conofeer giufiitìa , e romper fede , Venga a mirar coftat, che tiene afeofe
Schernir piotate , e non llimar vergogna Le grafie in bocca , e porta ilferro infino*
T atto apprefie da lui
;
ne fi altro e dejlro Lupo vorace in habito di agnello
II difi epoifu poi men del maefiro . Fera volante, exorridore augello*
168
Configlier dificai, guida fallace »
*
7$ /
Lince prìao di lume, Argo bendato >
Chiunque il finite di tradir fi vanta* Vecchio lattante , e pargoletto antico »
jìfiuto Vcccllator , Mago figace , Ignorante erudito, ignudo armato ,
1 finfi alletta, c gTintelletti incanta . Mutolo parlator , ricco mendico .
lndifireto furor , tarLo mordace , Diletteuole errar , dolor bramato »
Rode la mente, e la ragion nefchianta * Ferita cruda di pia 0fi antico
Pafiicn violenta , impeto cieco Pace guerriera , e tempeftofa calma ;
T oflofifatia , el pentimento hà fcco . Laferite il core* e non TintendeTalma* .
Volon»
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. C A N T O- S E^TO, ’
1
3 J
174 179
Volontàri a follia > pace noi male, Fior doti'altri donneiti in varie guife
Stancortpofo,vttÌità noce n te ‘
'De'prìmiert elementi apprendenti l'arte,
Deaerato fperar , morir vitale, il mala agio {colar giunto s'afife
Temerario timor, rifa dolente, \ '•
.A ’ eia più degna & honorata parti'.
Vn vetro duro , vrìadamante frale , v Putridi poi fino 4 recitar fi rnife
Vn ’arfura gelata , e vngelo ardente » ^ /.** lettion sìt le vergate carte ,
Dj difioràie concordi Abtffo eterno ' £ pur Con indice , 0 puntale
Paradtfi infornai , celefie Inferno . La tabella feorrea con l'aureo tirale
i75 :
180
Era a gran pena dal mio ventre al Sole m) ;
Ma pero che non ben del fuo dettato k
Quefio fi me di vttij vfinto fora , - S eppe le note efpor , con forni onte &
Ned fianco afifiener la grane mole • Ne fù battuto , ond'ei con l'arco aurato /
Dela faretra batte a ben fermo aneora t Al Senno precettor ruppe la fronte .
1*75 •
Che sì fatte dottrine abhorre efdegna • In vece ahafia , advna freccia appende
E' com'e tiil de coetanei fini , Gittan lo tiamt ancor gli altri Amorini
Perche l digiuno a rifiatar fivegna , Perde il tempo ciafcttvo , e nulla prende «
Pien di poma portana vn picciol cefio * Se loti mio figlio a il rana preda imefi
'
Che di fronde di palma era contefio . Tragge carco il lacciuol ài ricco pefi . ‘
*
77 i8*' .
, . . .
Perche non fi fm arifile, b fmarrit'anco Guizzati a apunto in quella iftefia ria a
Buffe ai tetti materni almen ndutto » Doue i dolci de' cor Tiranni , e Ladri
Sofiefo gli kiuieuios'ul tergo manco In tende ano apefiar, Ninfa lafette a
Dibreuein formavn titolo cofi rutto • Cui pari altra non he bie occhi leggiadri*
Eraui affrffo vn ptrgameno bianco , Mentre perle cofiei togliendo gru*
Di minio, e d'or drhneatotutto , Dal cauo firn de le cerulee madri,
E fritto vera di mia propria mano , Vide folgoreggiar per entro l'onda
Qucfii e di Vene.r figlio , t di Vulcano . * Del pargoletto Dio U treccia bionda .
178 183
Poco tardo , che di trou .1 ir gli attenne '
Ala luce de l'or , ch'ai letta , e'nganna ,
La Vigilanza , eh' attendeatrà via • '•
S'accofia incauta, evi s'tnnolue e gira.
Con l' Importunità l'.ìu dacia venne i Totioche fente Amor tremar la canna.
Poi la Con fur indine figura, K
(on taira de glial/ri ase latira.
Coftoro in guifa tal , c h'ebro dtuenne , Prefa e la Ninfa, e di dolor s'affanna ,
L’abbe iterar del vin de la Follia . *
Giunge al' arena, e fi dibatte e fpira .
Ebro il tennero abada, in finche tutti ' A pena al' aura e fuor delacque vfeita ,•
Diìjùo panierfi divorar» t frutti * •
'
Chea acquifiando tl Sol , perde la vita .
1 4 TrÀ
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bEL PIACERE \
18 4 18 9
T rà qucfiì indugi ecco la notte ofiura , E perche 7 dolce de luor fioatti
Ch'imbruna il Cielo , e dtfcolora il giorno . Orfi, 0 Mofia non è , che cotant 'ami
Allhor ramingo , epien d'alta paura Cerca dt' faggi opachi 1 tronchi catti ,
Vafit lagnando , c non sa far ritorno. Spia de frafis ini annofi i verdi rami .
Ma pur riconofciuto ala frittura E nel pedal d'vn elee ecco duo faui
h' ricondotto al mio diuinfoggiorno Vede couerti di pungenti ejfami . •
Jo per punirlo allhor la verga prendo , Vulgo d' Api ingegmere accolto m
quella
Et tifi fcufa , e[applica piangendo • Stafujfurrando a fabricar la cella •
185 190
Pietà (diceami ) a/frena l'ira alquanto , Chiama t compagni , e lot la coua addita
Pietà {madre) mercè, perdono, aiuto , Che la ruuidafior\a in se ricetta
Cb'anco ttaman, nofienza affanno e piato Corre dentro a ficcar la defira ardita
Dal feuero maeftro io fui battuto • Mala ritira poi con maggior fretta .
ffor s' egli miracolo cotanto Eolie chi cani attizza , 0 vefpe irrita
Chefa perpoco vn fanciullin perduto ? Che nonfifàtgnan mai fienza vendetta .
Anco tn piùferma età (nè m franigli a ) Pecchia d'acuta[pina armata il morfie ,
Perde per fempre Cerere la figlia • Ond'etforte gridando a me ricor/e .
186 191
Se quefia volta il rio fiagel deponi , E dcla guancia impallidito l'ofiro
Vò che nono da me fecreto impari • Di timor , dt dolor palpita e langue •
Infegnerotti , pur che mi perdoni Madre madre (mi dice) Vn picciol mostro »
A pefear cori , iquai ti fon sì cari • ( E mi [copre la man tinta di /angue)
Sappi , che non fi fan fai pc [cagioni Vn, che quafì non hà dente , nè rostro ,
Senza l'efca del'or ne' no/l ri mari e punge aguifia d'angue ,
Efimbra d'oro ,
Pon l'oro in cima pur degli hami tuoi , Minuto ammalato , alata Serpe
Efe ne [campa alcun, battimi poi • Hammi il dito trafitto in quella sterpe •
187 192
'
Per trarre vn corfugAce alfiuo defio • S'armi fouente , ancorché vada ignudo ,
Ma pero che de' con è cibo & efica Mentre che i lumi rugiadofi e vaghi
L'or, che del vulgo già s'è fatto Dio, Gliafciugo,e la fèrttaafpragh chiudo ,
Chi vuol , che'lfuo lauor ben gli riefia , Che d' animai sì picciolo t‘impiaghi.
Vficjucft' arte, che tifeopro hor'io. (de. ( Rifpondo) ilpungiglion rigido e crudo ,
flualhorhuom eh' am a, a bella predatale- Da pianger figlio, 0 da stupir non hai .
Se P efica non è d'or , l'hamo non prende * E tu fanciullo ancor chepiaghefai t
188 1 93
Vangli alati fratelli tri più [quadroni Vtrfi U coppa, ou'è [chiomato e caluo .
Per
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.
w
Per poteria fermar y l’occhio , e'I penfero
1 99
j Egli appofiolla , e tante infidie tefe L'altro tutto colmo di fiamme ardenti y
Che mentrella volaua , alfin la prefe . Doue i dannati fuoi Hanno in tormenti
195 200
Ma poich'allaccio fuo la gìunfe e colfe » Dele piu chiare e più famofi lodi
,
E la chioma fugace hebbe difi retta , Del mio Folletto hai qualche parte intefd Wf
Di lentifco vna gabbia intcjfer volpe Ma del gran fafeio di cotante frodi
Ter tenera eia poi chiùfa e figgetea • Suppliche quel ch'io narro jl men r,o peft.
I9 ? 202
, ,
Fuggì tremando affi derato e molle Ma dì no u arco , e di quadreda noue
*1 ulto Ridante in fin pruine , e brume Poich' arciera Beltà 1‘ hebbe fornito »
Al cieco albergo , oue lo Sdegno folle Sen gio ventura a ricercare altroue
1ìen di torbida fiamma accefo lume ; Infopportabilmente infuper bit 0 .
E pero ch'apprcffar troppo fi volle , E mentre intefi a far l'vfate prone
Rifcaldando le membra, arfele piume % S cor ha l'ondai l’arena, il monte e'I lite * ,
Quindi tacito e mefio a cafia venne Trà i fcpolchri di Menfi infaufia forte
Con la fafciafquarciata, e fin za penne . Guidollo a cafo ad incontrar la Morte •
198 ... :» 20 3
Dinfi lenza , etardir contar non voglio > Quel tefihìo fcarno , e nudo di capelli
Quando fitto le piante Honor fi pofe , Quella rete di cofte , e di giunture ,
Al cui faggio ammonir crebbe in orgoglio Dele concaue occhiaie i voti anelli
Con ingiurie villane & oltraggiofi Del nafb monco le cauerne ofeure ,
E perche la Ragion , che' n alto foglio Dele fauci [dentate i duo rafie Ili
Siede Reina a giudicarle cofe Del ventre aperto l'horride fefiure ,
Citollo al tribunal del fuo gouerno De fecchi fiinchi le fpolpate pupa
Rtcufendo vbbtdir , la prefe a
fi ber no » Amor mirar non feppe bocca chiùfa*
Jdon
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rr uà in iu vi*
204
Non fi fippe tener che non ridijfe
, L'vno vccidendo , e l'altra innamorando
Folto a fchermrla , il garrule tto audace. &
Ancor fierban quefi’vfo egli > &
ella •
Onde pugna crudel tra lor fuccejfe , Morte induce ad amar fialme canute t
Vibrando ella la falce , egli la face • Amor tragge a morir la giouentute » .
v.
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, , •
,
LE • •
DE L I T I E
CANTO SETTIMO.
i 40
ALLEGORIA.
I* Argento della terza porta ha proporr ione con la ma-
teria dell’orecchio ,
ficomerauorio, e'1 rubino della
quarra confanno co quella della bocca Le due Don-
fi .
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... '
'
*
» ,
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:
—
ARGOMENTO.
A Aicolca
C centi
Adon
di dolciflìma
tra Tuoni ,
armonia
e balli , e felle .
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Mas' al* forza magica di qttefie Dela bella armonia ( di Mirra al figlio
Incantatrici e perfide Sirene Diffidi figlio di Maia) è qucfiiil Ducei
Ad Aggiunger ancor per terza pefie Anelici eie la tua Dea feruoe famiglio
Il calor de la Crapula fi viene ». Al piacer del'vdire altrui conduce •
Che non può ? che nonfàf quante funefle Ne fatto e finza prouido configlio „
V lu laro per lei tragiche fcene? Ch' alberghi con Amor chi Amor produce.
7 oglie di feggio le ragion ben fpcfio Poiché non e degli amorofi metri (tri,
L’anima muoia al cor , l'huoma. a fificfifio . Cofain Amor , che maggior gratta impe-
5 lo
Lupa vorace , ingordo Mofiro infame , Chi d' eburnea t efiu dine eloquente
Lo cui cupo defir fernpre sfumila Batter leggiadra man fila minute ,
Che fil per fatotlar l’ auide brame Spofando al dolce fùon foaue mente
Brami collo di Gru , ventre di Scilla, Mafie a melodia di voci argute
Si eh' efica hornai bafiante a tanta fame Sente talhor ,nè penetrar fi fente
La terra , o l'acqua non produce , o stilla, Di que numeri a!, cor l’alta virtù te ,
E dala gola tua divoratrice Spirto hà ben diffonante anima [orda > ,
Dolce velen , che dfhumor dolce e puro Fe quel fenfo Natura accioche fia ,
Han Ufi tate tra noi memorie eterne L'vno hà riguardo al prò, l'altro aldiletto•
7 I2l
M a vie più d' alcun Altro, Adone e quello. Perche fempre la voce in alto monta ,
Che ne fa chiara proua , efipr:(fa fede . pero l'orecchia in alto anco fu me(fa
Eccolo la , che verfio il terzo hofiello E df ambo t lati emula quafi
, , affronta
Con la madre df Amor riuolge il piede • Degli occhi il (ito invna linea ifieffia .
E'I Portinaio adhofiptte sì bello Ne men certo e deC occhio accorta e pronta.
Aperto il pafio , e libero concede ; Ne minor che nel' occhio, hà studio in effia .
E pervia angufi a e fiefuofia e torta In cut tanti fon pofii , e ben difiimi
D'vn 'in altro piacer fafii fu* ficorta . . Aquedotti , e re cefi , e labirinti.
8 13
Stana co fluì con pettine {onoro •. Piccìole sì pareggiarfi a quelle
, fc
Sollecitando armonico sir omento • (T oro Donno d altro animai vile e vulvare .
Vn Cinghiale in di{par te vn Ceruo vn , , &
Ma più formarfi , eccellenti e belle
7e ne ano aquel fonar l'orecchio intentai . Già non. pot cano ne piu perfette e rare
Ma depofia la lira , al venir loro S empie aperta han (entratalefon gemelle
'
D'argento è 1‘ vfcio, e certe conche hà vote » Proprio moto non hanno 5 e fatte fono
Che s'odon tintinnir , quando fi {cote • , D'vn afciuuafifian\*> acconci* alfuturo.
‘
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C A NTO ~
S ETTIMO, i43
14 19
il fiotto t^tto e del' Vdito , { moffi
tì uopo nonhà » ch'induflre man qui teff
Per lo mczo del’ aere al (enfi viene • Di ben acciar gabbia b voliera
filato
, ,
Lai’ efi er no fragor rotto e percoffo Accioche degli augei la turba in efifa
V aere del fuonla qualità ritiene*, Senza poter fuggir sita prigioniera •
Da cui Caere vie in fpinto e commoffo , Spattofa vccellaiae l'aria ifiejfa
Come in acqua tal h or mobile amene Chefa lorfempre Autunno, e Primavera,
Torta ondeggiando d'vna in altra sfera Et ala libertà d'ogni a ugelli no
Al' vfeto interior l'aura leggera . Carcere volontario è il bel giarda 0 .
23
Scorre là dou'e poi tefa a queft'vfi Ne retene cancel rinchiude , b rba
,
fi
Di finora membrana andatela ;
il pompofi Fagian 1‘ burnii Pernice
,
Quiui fi frange e purga e quiui chiùfi > Il verde Par lut orfeioglieper l'herba
Agitando fi Pi effo, entro fi cela Lingua del fermon nojìro imitatrice .
E trà quelle torture erra con fufi V' hà di zaffiri, e porpore fuperba
Fin cljal finfi commun quindi trapela* Lafcmpiterna, e {ingoiar Fenice .
De la cui regton p affando al centro > V'hà quel , che'n se fifpefo cccelfe strade
Il cara iter del fuon vi stampa dentro* - 7 enta , e d'aurefi nutre > e di rugiade .
16 21
Concorrono a ciò far dioffo minuto L' Aquila imperiale ii Sol vagheggia.
Et in cu de e triangolo e martello ,
, >
•
Col rofiro il petto il Pclican fi fere
E tutti fon nel timpano battuto Và il Picchio a fi offe, e l' ghiro volteggia.
A
Articolati , & tmpheati a quello j La Gru le fue falangi or dina in fchiere.
Età quefCopra lor firue d aiuto Lo S meriglto e’I T erzuol feguon C Acceg-
,
Non so s' io deggra dir corda , 0 capello , L'Oc he in fila di se fanno bandiere (già ,
,
Sottil così > che fi di(lingue apena £ la Gaza trà lor menando fefta
Se fia filo > b fia neruo , arteria , b vena . Erge la coda> e l'Vpupa la crefta .
22
fi?
Vedi quanto impiego l' Amorfuperno La Colomba hor nel nido a cono geme ,
In vn fragli campofio ingegno artt , & FI or baci a il caro mafie hio , hor tuttafola
Sol per poter del fuo diletto eterno Bade l'aria con Cali , hor per l'eftreme
Alme» quaggiù communìcarglt parte • •Cime d vn arbofcelvola e riuola •
Uà fitto bumaneforme alma d' Inferno Hor col Pauone innamorato infieme
C hi fi rezza ingrato il bf eh'cigli coparte • Ingemma al Sol la variabil gola ,
E qui fine al fuo dirfacondo e faggio Del cui ricco monti Ciri fiorita
Pofi degli alti Numi il gran meffaggio • La corona del V ago in parte imita .
18
Aprir {entifisi Adone il cor nel petto , £ le fouicn , mentre difpiega l'ale ,
E gli fiirti brillar d'alta allegria Dela leggiadra fu a prima fembianza ;
ffuando di tanti augei , c batte an ricetto E trà que' fior, da cui nacque il fuo male
In quell' albergo, vdt lafinfonia Ancor di diportarfi hà per vfin\a .
ffual vagabondo e libero a diletto Et hor di chicangiolla in forma tale
Per le fiept , e sugli arborifalla . Binouapik la mifera membranza
f&ual , perche troppo alzar non fi potè a* Figgendo in compagnia del caro Adone
Intorno al'acque , efura i fior p aficea • J La bella Dea del fuo dolor canone.
Laqual
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144 LE L) Jb L i 1 1 £>
24 29
Laqualriuolta allhor agli arùofcelli , Con l' Afiiuolo il Lughcrin fi lagna
Odi {gli dice) odi con quanti e quali Col fagace Frtnguel lo Storno ingordo *
Motti amorofi) 0 fior di tutti i belli L’ Allodetta la Pajfera accompagna ,
Spiegano i più fublimi il canto , cl'ali. Jl Fanello fugaceil pigro Tor do .
ylmor , ch'alato e pur come gli augelli , Straniero augeldi felua , 0 di montagna
là che fenta ogni augct gli aurati PI r ali . Non s'introduce in sì felice accordo ,
Jl tutto vince alfin quefio 7 iranno Se ( giudice la Dea) non porta in prima
E q ni tacendo , adafcoltar fi fianno Di mille vinti augct la fpoglia opima *
25 3° .
Ter far dìftinto al vago Tritoli che vola Cantatrà quefii il Mufico pennuto ,
Con lingua fiumana articolar ferrnone , Vangeli che piuma tnnargentatavefie «M
Matfiro qui non fi richiede 0 fola , , Quelche con canto mortalmente arguto
fin al trono polla vanità d" Annone* Suol celebrar ieficquie fine funefie i
Ogni femplice accento era parola , fittele he con manto candido e canuto
Che parlando di Venere , e d' Adone , Nafcofe già C Adultero celefie
jn fpedita fauella alto dice a , Quando da bella Donna e femplieett a
Ecco con l'idol fino la nofira Erta. Fu la fiamma diTrota in fen concetta,
26 3 *
5
L a Pifpola il h igogolo ha sfidato , Come hor trite a la voce, hor la ripiglia^ (na,
Con L li orto Un /è il Beccafico vnito, Kor laferma, hor la torcefi or feemafior pie
Contrapunte^gjan poi dal* altro lato FJor la mormora graue hor l' affo ttiglta, }
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C A NT o S ETTIMO; >45
34 39
0 che vezzofi, o che pietofi rime Mìrabitarle in ognifina bell'opra
JLdfciuetto cantor compone , c detta (Ciò negar non sì può) mofira Natura l
Pria flebilmente ilfio lamento offrirne Ma qual Pittor, che’ngegno e si udiofiopra
Poi rompe in vn fofp ir la canzonetta . Vie piu c he h grande , in pie dola figura,
In tante mute hor languido, horfublime Nele cofi t alhor minime adopra
Varia Rii, paufe affronta fughe affretta Bìligenza maggiore e maggior cura
,
37 42
Chi crederà che forze accoglier poffa
, Dinfelice augellin , che foura un foggio
Ammetta sì picaola cotante ? Erafi defi o a richiamare il giorno
E celar tra le vene, e dentro l'offa E dolcifiimamente in fio linguaggio
7 anta dolce^zavrìàtomo fonante Supphcaual’ Aurora a far ritorno
<j dura moffd
ch'altrofia , che la lieu Interromper del bofio ermo e filuaggto
Vna voce pennuta, vn fuon volante ? 1 fecretiftlentij udì dintorno
E vefiito di penne vn vino fiato E ferir l'aure dangofeiofi accenti
Vna piurna canora , vn canto alato ? Bel trafitto d' Amor gli alti lamenti .
1 . 38
Mercurio all hor, che conorecchie flffs Rapito allhora , e proti oc ato infume
* Vide Adone afcoltar canto sì bello Bai fuon,cheparch'a se l'inuit ti e chiami
Beh che ti pare ( a lui riuolto diffe ) Baie cime de L’arbore fipreme
Bela diuimtà di quell’augello!’ S cende pian piano in sù i più b afisi rami ;
Birefli mai, che tanta lena vniffe E ripigliando le cadenze efireme ,
In sì poca fio(lari za vn Jf tritello? Sfitafi a fecitarlo, & emularlo brami
Vn /pirite/ che d'armonia compofto 7 ante s'apprefifa
e uola , e non s'arrejla,
,
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CINTO SETTIMO. 1 43
,54 .
.
59
Poiché molte e mole' bore ardita e franca Et offeruand'o de martelli ifuoni
Pugno del pari la canora coppia , Librati insù 1 ancudini percoffe
‘
Ecco il pou ero augef ch'aifin fi sianca , Le cui battute a tempo a tempo e i tuoni ,
.55 60
Z *fi elle poco dianzi innamorate Dela prim oprati [empiici lauoro
Di quel foaue e diletteuol canto Fù roza alquanto, e maltemprata cetra ,
Fuggir piangendo , e da le logge aurate E da compor quell’organo fon oro
£ affaccio l’Alba, e venne il Sole intanto . La materia gli die l' aurea faretra
Il M tifico gentil per gran piotate » Per fabricarne le chiavette d'oro
L'eftinto corpicei latto col pianto , E lippe lo ftral, che rompe
anco la pietrai
Et accus'o con lagrime e querele L'arco proprio adopro d’archetto in vece ,
Hon men fifieffo, che L defiin crudele E de la corda fina le corde fece .
6t
Et ammirando il generofi ingegno Apollo il dotto Dio , meglio difpofe
E in negli aliti cfi remi munto e forte L’ordine poi de' tafii , e de' concenti ;
Relcauo ventre del [onoro legno Et io che vago fon di nouecofe
,
il volfe fipeltr dopo la morte Rossifi udì moftrai quindi ale genti ,
Re dar potea fcpolcro vnqua più degno F.'n più forme leggiadre diletto
fi
A sì noeti cadauere la Sorte D’inventar m'ingegnai vari sir omenti ,
Poi con le penne del'augello fieffe Onde certa e perfetta alfin ne nacque
,
57 61
lì a chifu che iinflruffe l il mafiro vero Piace a eiafi un , ma più ch'agli altri piaci
( Xon so fe'l fai )fù di qneff arte Amore . Agl’iniquitn e travagliati amanti
jEgli infign'ola Muffe a primiero , f
Re trova altro re agio > altra pace &
Ei fù de dolci numeri l'au tore Vn tormentato cor che fuoni , e canti.
E dd foaue ordigno ,
e luffnghiero Egli e ben ver , che'lfuono e sì effe tee
/ ’ clfe le nominar dal core •
corde Che provoca talhor fifpirì ,e pianti
O che li rana armonia dolce , amara & E i duo contrari efi remi inguifa ha miffì,
Ri la fu a fiolavn ccr ferito impara • Che rallegra gli allegri , att riffa 1 trfii .
58 6Ì .
. .
Eà ,chc iificffo Amor, eh' è qutpre [ente , Perche mentre eh' Adone innamorato
7 i narri, onch l'apprefi, e'n qual maniera. Per l’ameno qtardin mi na a diporto •
Contan ch'vn dì nela fucina ardente
, Venir non lunge per herbofo prato
C he d'Etna allumala [pelone a nera D' h uomini, e don e vn bel drappello buffar
,
Do ne alternano t fabn i colpi in terzo E due Rinfe di vfia affai gioliti a (io.
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144 LE DE L I T I E,
64 69
Mofira ignudo il bel (erto vna di quefie > Ter quefie lor reciproche vicende
E tremanti di latte ha le mammelle\, Sempre vnite ambedue nandrano alparo,
Verdeggiante ghirlanda , azzurra vejle , E con quel lume , onde virtù nfplende 3
JE7 4//, onde talhorvola ale fi elle Rifplendcrannel ficolo più chiaro.
.
Dela defira foflten feettro d’alloro. La Grecia , in cui per molti e molti lufiri
Stringe con l'altra man volume d'oro • Le t errano in honor Spirili illuftn
, .
65
; ;
7° . .
Dietro le iranno ancor ninfe , e valletti Sola l' I tali a alfin fa che pofiieda
Mifitre, epefi ,& organi diucrfi finalehe reliquia degli antichi danni y
Mufici libri , e con ballorie , e canti Ma la bella pero luce primiera
Di vermiglio Lieo vafi fp amanti f
St marcirà dela faenza vera
66 7\
Soggiunfe allhor Mercurio Ecco di due . Rench'alloggino hor qui le mie dilette
Suore d' vn parto inclita copp ia e degna , Don fon già quefie le lor stanze vfiate •
Degna non dico dell'orecchie tue Là nel mio Ctel con altre Giou inette
Ma del gran Ri , che su le lì e Ile regna • Habitan come Dee ,fempre beate •
,
fuella.ch'inr.azì alquato a noi s'appreffa, Vennero al vago A don sirene per mano
E più noi il rajfcmbra agli occhi mici , T ut te f(fiati fembiante , e ficco il volto
Se ben ritrouatricee per fife (fa fu cfi e due belle e con parlar' fiumano >
' E l’arte del crear trahe dagli Dei Poiché 'n fchiera trà lor /' he filerò accolto
j
Con la cara gemella e si conneffa D'andare oue s'aprì nel verde piano
,
Ch'i rithmi apprende a mifurar da lei , Di lieta gente vn largo cerchio , c folto
E da lei , che le cede > e le vien dietro , Ch' multandolo ficco al bel foggiorno
; Prende le fug he , e le pofate al metro . Gli fc corona , anzi thè atro intorno
ì 68 7*
'Colei peri > che accompagnar la fuole Don so fe vere , ovatte, hauean fembìanze
Dà del' aiuto fuo b fogno anch'ella » Tutti di damigelle >e di garzoni .
Pie sà fpiegar > fi fi rallegra , 0 do le. Alternauao cofior mute >e mutanze
Se non le pafiiondela fiore Ila. Raddcppiauan correnti, e ripoloni,
Da lei gli accenti impara , e le parole , Lafiiu amente ale feftitte danze
Da lei difiinta a fcioglier la fducila. Dolci i canti accordandoci canti ifuonì .
Senza lei foravn Jtton finza concetto 9 C e tre c falteri , e crotali , e t aballi
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CANTO SETTIMO. UJ
74 . , , . 19
Tordtibofii, sconcata oricalchi > Lumiera bella che con luce lieta
E rauche piue , e pifferi tremanti Dele tenebre humane il fofeo allumi ,
JAoflrano altrui , come il terre» fi calchi Da cui nafee gentil fiamma fi creta,
Regolando con legge i pafii erranti . Pidma,cnde i cori accendile non confami »
Ter £ ampie logge , esiti fioriti palchi D'ogni mortai ben e attor Pianeta , f
Miranfi chon di felici amanti Gloria im mortai de più benigni Numi
Tagliar canari , effercitar gagliarde » Ch'altro non vuoi, eh'a prò di chi l' ottiene .
Menar panane , & agitar Nizzarde . Godere libello , e p offe dere il bene .
15 80
Precede lor la prima coppia, e quefta Gommefar a d' Amor, Virtù ch'ìnnefiì
Con piante maeftreuoli , e Leggiere Con fa Idi groppi di concordi ampiefii
Cuidatrice del ballo , e de la fefia E le cefi terrene , e le ce lefii
Carolando fen va fra quelle fchtere > E fupponial tuo fren gli Ab'tfii iftefiì •
Sì gaia in vifta , e forerà pie sì prefia , Per cut con fertil copula contefii
Che forfè al finn deh rotanti sfere Vicendeuol defio firinge duo fefii
Soglio n lafiù me» rapide , c men belle Sì chc,mentre l'vn dona,e l'altro prende ,
Per le pid\ze del del danzar le sielle • Il cambio del piacer fi toglie , e rende •
76 81
Dicean tutti cantando . 0 Dea beata, Con quefl' hinno deuoto , e quefto canto
O bella vntuerfal madre e nutrice , Venne la turba a venerar la Dea
Con l'ifieffa Natura a vn parto nata Ballando fempre e fatto paufa alquanto
,
Per cui genera al mondo , e generata Con Mercurio ,& Amore Adone intanto,
Ogni il irp e mortai viue felice ; E con Venere altroue il pie mouea
T elice t eco a quefleriue arnui fu and’ecco a se con non minor diletto
Quella beltà, per cui felice viui • Notte Uo il t raffi , e difufato oggetto .
77 82
Al tuo cenno le Parche vbbidienti Vn fiore vn fiore
, apre la buccia , e figlia y
Ttran le fila in vari slami ordite Et è fuo parto vn biondo eri» difetoIto
Dal tuo configlio , in tua virtù crefienti E dopo l crin con due fircne ciglia
Natura impara a fi minar le vite • Ecco vna fronte , con la fronte vn volto
Per legge tua di sfere , e d'elementi Al principio però non ben fimiglia
S tanfi le tempre in bel legame vnite • il me zo , e'I fin , ma differente e molto
Se non fpiraffeil tuo fiptrto fecondo, Vedefi ala beltà > che quindi fpunta
J nodi fitoi rallenterebbe il mondo . Torma di Uranio augello effer congiunta «
78
Tu Cìel j tu terra , e tu confirui e folci Tofto che*n luce a poco a poco vfio
fiori, herbefilate, e nele piante ilfrutto .. futi fantaflico moftro al'improuìfi
Tu crei , tu reggi , e tu rifiori e molci Non forfè in pie , ma del fuo fior natio
Nuomini , e fere , e l'Vniuerfo tutto. Beffo tra l' erbe , e tra la foglie affo <
Che fienzai doni tuoi giocondi e dolci Occhio ha ridente > atto benigno e pio .
Solitario per se fora , e difirutto 5 Dà feminile , e giou ernie il vifi .
Ma mentre ilato varia> e Pìtie alterna Ve]Ionie fpalle , e'I fen penne fidiate
La tua mercede , ilfuo caduco eterna . Tregia» le gambe, e i pie fi agite dorate •
L’Adonejdel Caualier Marino. K 3 Ser-
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S4
rrrnrm *9
Serpentina la ceda al ventre ha chiùfa , ter maro ilcorfo i fiumi , il voloi venti,
Lu nata, e qual d' Arpia fvnghia pungete. E gli augclletti al fuo cantarle penne .
Cela vn'hamo tra fiori, onde de lufa Fuggì l arbor di Dafni i bei concenti ,
Tira dincauta e femplicetta gente . Che dii canto d* Apollo a lei fouenne
,
Copron perfide infidie , afipre ferite Pria che quel foco ,che negli occhi hauete.
Abbracciamenti adulatori , e baci . Freddo ghiaccio diuenga , e cener vile
Vipera > e Scorpion , con arti infide Pria che cuggia» le pcrie al dolce rtfo »
Faci andò morde, &
abbracciando vccide. E come crejpo il cri» , fia crcfpo il vifo .
86 91
La chioma intanto , che'n bei nodi involtai Vn lampo e la beltà l'etatevn'ombra ,
3
Laqual pub, tanto è lu nga,e tanto è folta , Lapido il tempo fi dilegua e fgombra ,
Le laidezze del corpo adombrar bene ; Cdgia ilp cigli cechi ofcurafl sagù e aficiu
Sic he fitto le crefipe aurate e bionde Amor no men di lui veloci hà i vanni figa.
T ut ti 1 difetti infi r ori afionde . Fugge co fior del volto ilfior degli anni .
87
Del*altrui vifi 1 infidiofa e vaga De' l ieti di la Prìmauera e breue ,
Ella b che non s'auide , b che s*in finfi » Ne fi racqnifa mai gioia perduta
Indi la voce incantatrice e maga Vien dopo l verde con pie tardo e greve
In note più ch'angeliche difinfi , La penitenza fquallida e canuta
A'or e fin cui per far dolce incendio, e piàgu Dcue fpuntauatl fior , fioca la neve ,
Amor le faci , e le quadre II a intinfè . E colori e penfier trasforma e muta
,
Vfiir dolce tremanti v dia»fi fuori Sì chvom freddo in Amor quelle pruine
1 mifurati numeri canori . C'hebbe dianzi nel core 3 hà poi nel crine .
88 93
Tal forfè intenerir col dolce canto Saggio colui , ch'entro vn bel fieno accolto
Suol la bell a Adriana i duri affetti » Gode il frutto del ben che gli ì con ceffo
, .
E con La voce , e con la vifia intanto Et 0 stolto quel cor , nè men che stolto
Gir per due Hrade a fae tiare i petti Crudo , nè men ch'altrui , crudo aféfi effe ,
E’n tal guifit Fiorinda vdifìio Manto Cui quel piacer per propria colpa è tolto.
Là ne' thè atri de' tuoi regìj tetti Che vicn sì raro , efi defia fi fpeffio .
D’ Arianna fpiegar gli afori martiri > Anima , in cui d' Amor cura non regna,
E trar da miil e cor mill e fifpiri • O' che non vive , b eh’è di vita indegna
.
Ci*no
e.
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'94 99
Cigni che canti. Hofsignttol che plori , In ogni tempo , e non arato o culto ,
Vano p tacer , che gli animi trafi u IIa , Che per dar agli Amori albergo (fi agio
Nato di vanità ,fuamfie in nulla* Par voglia dfarbofiel farfi palagio
96 101
In quefio mentre a pi ù ficrete figlie Vifan vaghe fpalhcre ombrofi e folti
Già s'apre A don con la fu a bella il varco . 7 rà purpurei rofai verdi mirteti .
Già di candido attorto vfeio l'accoglie , Quafiper mano tiretti , e'n danza accolti
C'ha di fchietto rubin cornice , (fi arco . Cinebri, e faggi , e platani , (jr abeti
7 ten difrutti diuerfi , e fronde , e foglieSicondcnfan cosi, ch'ordtfion molti
il miniftro che' lguarda , vn cefo carco. Labirinti , e rico un ermi e fecreti ;
Fan de fapori ondi egli ha ilgrebo onufio
, Nè Febo il crin, fi non talhor v afe onde
Ina Sanila, (fi vnOrfi arbitro il gufo . Quando l'aura pe r fi herzo apre lefron de.
97 , 102
Quefii guidando Adon di loggia in loggia 7 rion fantc la Palma in fra lo fpeffo
•
Nè con fine veci il Sol varia cofiume • Parte dal Sole ti nutrimento piglia \
105 io I
.
Rutre il Sufin tra quefii anco i fiuoi p4rti, Qui fon di Bacco le feconde vigne
Mitri obliqui ne forma» altri ritondi, Doue in pioggia il iliari te il vinfifiuage .
dettai di ti ilie di porpora con[parti » ( di Di candì d'vue onufla , e di fanghiglie
flit ai di’eie negri» e qua: più ch'ambra bio- Quitti ogni vite fi diffonde e ftrug^e s .
i
Mn zi virtù et Amor vie più che cT Arte, Arbori eftrane qui (fie preflarfede
Lamen pura fofdnza indi rimojfia (te, » Lice a tanto portento ) e(fie r fi ferine •
Verche perfetta ilfrutto babbi a ogni par- Spunta con torto e noderofo piede
JFà che le polpe fue nafian finz offa ; Il tronco tnferior foura le ritte .
£ tanto in lor di fuo vigor comparte Ma dalaforca insù quelche fi vede ,
Che eia fc un d'efisi oltre mifura ingroffa* Riforma e qualità di donne vi uè
li Pero , il Prttn prodigiofò » e'I Pefio Son viticci le chiome , e i diti efiremi
Viete in ogni slagion maturo e frefeo » Pigliano tralci , e gettano racemi»
108
Mo (Iran do il cor f.n ne le foglie efprcffo Dafni, 0 Siringa talfors'cffier debbe
Preme il tronco fedii l'iledra brancata in nua di Ladonc, b di Ve neo (he
Stringe il marito, e gli t’appoggia apprcjfo Quado L'vna a T beffagha,e l'altra accreb-
La Vite onde la , vita c fofenuta » Roua verdura ai hofc hi di Liceo
Vibra nelgelo Amor» nelventoifiefio Forfè in forma sì fatta a mirar' h ebbe
La face ardente, e la faetta acuta . Sue figlie il Po nel cafb acerbo e reo
L' acque acce[e à' Amor baciari le fponde , Quddo a fpegner le fidmf entro ilfuofonte
£ difcorion d' Amor l' aure , eie fronde » Smifirando ilferii itr , venne fetonte .
Sotto
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J49
*14 119
& alpeftrc
,
/ffior\e r unì de
La celerà col crotalo , e con forzano
S tutefi palpitar fpirtofelli aggio Sui margini del p a[colo odorifero
Sopitoti ridendo altrui porger le defri , Il cembalo , e la fifiula
fi fc organo
E s' odo n fduellar Greco linguaggio . Col zufolo col timpano , e col pifero ;
,
117 122
E Menadi , e Bafandivi ficerni M a guardi?)figlifpiriti, che fumano ,
Ebre purftmpre, efimpre a bere acconce 3 Non facciano del cani baro alcun si ratio >
Ch' intente hor di Latini , hordi Falerni E Canfore non rompano, chefiumano ,
A votar tazze, & afciugar bigonce , Già grauide di liquido topatio i
Et agitate da'furori interni Che gli hu omini ir'in efiafi cofiumano,
Botando 1 membri in fozze guife eficonci E s altera ogni fiomaco 3 eh*e fatto ì
CeWoran l'Orgie Icrcon quefte 0 tali L’I ccrcbro , che feruido Infuria
Fefc entrine canzoni , e Baccanali . Più d'H ercole con impeto /infuria
18 1 12
li or debellerà s' adornino e di pampino , Menti elle iuan così con canti, e balli
1 Giouani , e le Vergini più tenere * Alternando Euoegioliue chete ,
E gemina nei anima fifiampino Intente tuttauia negiinter stalli
L'imagine di Libero , edi Veneri . Sgonfiando gli otri , ad innaffiarla file ;
T utli ardano , s'accendano , & auampino Pafiando Adon di quell' amene valli
fiualScmcle , ch'ai folgore fu ceneri ; Mele più chiùfi vifiere fccrete
E cantino a Cupidin e > a Brornio & T rouo morbida men fa, (fi apprcflati
Con numeripocturi vriencomio . Erano intorno al defeo 1 feggi aurati .
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124 129
fluì , bellifiimo Adori , depor conuicnfi Datefauci al palato in alto afiende
(Ricomincio Cillenio ) ogni altra cura • (guanto bafta , e conti icn polputa, e groffa.
>
Col rifioro del cibo buopo e che penfi Larga hà la bafe , e quanto più fi /tende ,
Di rifarcir , di rinforzar Natura . S'aguzza in cima, cr c [pugnofa, e rofia .
£ poiché ciafcungià degli altri fenfi Itala radice > onde derma e pende
In quelle liete piagge hebbe pajìura, Torte , perch'aggirar meglio fi poffa .
Vuofi il Gufo appagar, pero che tocca Volubilmente fi ripiega e vibra
Del diletto la parte anco ala bocca* Muffilofa , ncruofa , efinza fibra,
125 130
La bocca è ver , che dell' bum an fcrmone v Dico Tacitorfiturano
cosi, che'l
(Solo vffìcto del' hu omo) è n untia prima Cotale ad altro fin non la cofiruffe
Concetto alcun non sa [piegar ragione , Se non perche del nutrimento humano r
Che per lei nonfi[copra, e non s'efprima. Che dal gufo prouicn , sì r omento fuffe y
Interprete diuin,per cui s'efpone (ma Senzailqual'vfo , inut ilfora e vano
[guanto nel petto altrui vuol che s'irnpri- guanto di dolce al mondo egli produffe •
( E la voce è di ab melava ancella) £ quefia del tuo cor fiamma immortale
L'intelletto , e L penfier di chi fauelU • Senza Cerere, e Bacco e fredda efrale •
1 26 '
3 1,
Ma [ertie ancora ad operarche erefa
, Così parla il Signor del'eloquenza ,
L'interno humor, neper ardor sefiinguai Indi per mano tl vago A don conduce
A cui quando talhor cibo rinfrefia Là doue pompa di re al Credenza
Tàeredenzicra, e giudice la lingua ; Ve(le iJe lu aggi horror di ricca luce •
Ne per Ugola mai pafia alcun e
fi a Con bell’arte difpofio e diligenza
Ch‘ lui prima il fapor non fi dtjlinguam L'oro , e l'elettro in ordine riluce •
Tatto il[aggio eh' eli' ha d’ogni viuanda , Di materia miglior poi vi fi[quadra
In depofito al ventre alfin la manda • D' altre v afella ancor ferie leggiadra .
127 152
£ perche l buoni, ch'ale fatiche c lento , Ma duo fra gli altri di maggior mifura
Nel'operation mai non fi siane hi D'vn intero fmeraldo A don ne vide
£ non pafendo il naturai talento Gemma d' Amor che cede , e non s indura
,
Satur-
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* 139 1
Saturno v'è , ch'ai proprio padre tronoA Chi del'obliquo corno a gonfie gote
Ilo[cene membra te dalle in preda a Dori • fa buccinar la rauca voce al Cielo . .
Dori l'accoglie in chrifiali ina conca Chi per filtrarla al Sol , chela per cote.
fatta nutrice de' nafeenti ardori Le lì en de intorno al crin ferie0 velo .
Zefiro v'è , che fuor di fu a fpelonca Chi volteggiando con lafdue rote
Batte l'ali dipinte a più colori ,* l*e regge innanzi adamantino gelo ,
fdel parto gentil minifi ro fido E perche filo in fua beltà s'appaghi.
Sofpinge ilflutto leggiermente al lido • Ne fà lucido fpe echio agli oc chi vaghi •
„ ,*35 140
Vedrcfti per lo liquido elemento Ne di fcherzar'anch' e Ile infra coflo ro
Nuotar la fpuma grauida e feconda Del gran Padre Nereo lafcian le figlie.
Pofciain oro cangiarfi il molle argento Ch'accolte in lieto e foliazzeuol choro
£ farfi chioma wnanellata e bionda Cantano a fuon di pettini , e eoa biglie ;
La bionda chioma incatenando il vento E porgendo le van fiocino ,& oro.
Serpeggia , efirincrefpa, emula al' onda. Candide perle , e porpore vermiglie
Ecco /puntala fronte a poco a poco Sì fatto ituol per l'h umida campagna
Già Ì acque a d io begli occhi ardon difoco. La riceue , la guida, e 1‘accompagna.
136 141
O merauiglia , e trasformar fi feorge Nel altro vafi 3 del fio figlio Amore
In bianche membra alfin la biancafpuma . il n afomento effigiato fplende .
Nono fot dal' Egeo fi letta e forge Già la vedi languir , mentre che l'hore
Che'l mar tranquilla ,c l'aria intorno allu Vicine homai del dolce parto attende
Sci di beltà, eh' altrui conforto porge 3 (ma, Nela bella ftagion , quand'entra in fiore
E dolcemente l'anime confu ma . La terra , e nouell'habtto riprende •
Così Venere bella al mondo nafee Par che l Alba oltre l'vfi apra giocondo
Vn bel nicchio haper cuna, alghepfafce . Il primo dì del più bel me al mondo,
fi
137 142
. -
Mentre col pie rofato e rugiadofio Soura molli origlieri e verdi figgi
,
Jl vertice del mar calca fibltme , La bella Dea per partorir fi pofa.
E con l'eburnea man del flutto ondofo Par che rida la riua , e che tojfeggi
Dal' auree trecce ilfalfo humor stfprtm:; Preffoil mufeo fiorito Indica ro/a.
Gli habitat or del pelago fvumofo Par che l'onda di Cipro apena onderai.
Lafcian le cafe lor paiufi ri &
ime Danzano i pefei insula fpon da ho bofi.
E fan feguendo il lor ceruleo Duce Con pacifiche arene , &
acque chiare
Eefitut ojfequij al' amorofa luce . Par fin za flutto , e fin za moto il mare
138 *
43 ..
Palemond'vn Delfino il curuo tergo Ver non faifi import uni i Zcfretti
Preme vezzofo e pargoletto Auriga A
quelle dolcemente amare doglie,
E baleftrandovn fuggitiuo mergo, S tanfi à dormir , quafi in purpurei letti.
'
fende tfolcisi del mar per torta rtga • De* vicini rofi ti infra le foglie .
fàuantif ritont han fiotto l' onde all ergo. Colgon l'aure lafciue odori eletti
Altri accoppiati in manfu et a biga Per irrigar le rugiadofe fpoglie
T iran pian pian la conca, ou'ella nacque Spoglie bagnate di alefie /angue,
Altri per altro ajfar trauaglian t' acque . Doue tanta beltà fi/pira e langue
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144 (te> 14 9
TriA che gli occhi apra al Solje labrd al lat- Tal de' vaft e il lauoro Amor s'appiglia .
145 150
Tu or del candido grembo apena efpofto , » E tre volte ripiena , advnaadvna
Le guizza 1 braccio, indi la firingee tocca* Tutte forbiti e, e propino ridendo •
Pigolando vagifee, e corre tofo Ne bebbe vna a Mercurio , a Venervna •
Su l’vrna manca a conficcar la bocca Vna a coltu , che la difirugge ardendo .
Stillan le Grafie tl Latte , & e compofto Così a eiafcun ne dedico itafeun a
Di mel qual più foaue Hibla mai fiocca .
,
La prima ala Salute offrì beuendo
Parte alternando ancor balia, c ma meli e , L'altro vafo di viri colmo efpumofo
Dale T igri è lattato , e dal' Agno Ile • Diede al Piacere , c l' vie imo al Ripofo •
146 •
147 ^52
jBacia V Agnel con innocente morfo Natura dele cofe e difpenfiera
Ac cefo il Lupo d'amorofa fiamma L’Arte condifce quel, ch'ella difpenfa .
J,a Lepre il fané abbraccia, e PhifpidOrfi Verfa Am althè a 3 che n è la Viuandiera ,
I.a Gioitene a fi tini fot lo la mamma . Del ricco corno fuo la Copta immenfa •
L’afpra Pantera in sù’l vergato dorfo Hauui le Grafìe amorofette in fchiera ,
Gode portar lafemplicetta Damma . E loro vfficio e r affettar la menfa ;
Par che fol del Cinghiai mirar non ofi Altri le tazze, accioche Bacco ferua
GìocOifefia, 0 piacer, quafiprefaga Corona d'odorifere ghirlande
Prefjga , che per lui tronca vna vita. Chi sìcndc in sù i tape ti i bianchi drappi.
Ogni de lina fiale fa rapita • Chi vi pò gli aureipiattine gli aurei nappi.
Così
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CANTO S E T T I M O. i
S y
154
„
*59
Così per fi ibia ala nouella cfiat e Circondali capo al'vltima fot elia.
Squadra di diligenti api ji vede 3 Che quafi caluo è poco men che tutto >
Che le lagrime dolci e dilicate Vn diadema din torta vua nouella.
Di Narcifio ,
e d Aiace a figger riede • Di cedri , e pomice pampini coftrutto •
Altra a comporre ilfauo , altrafichiera & Stilla humori il crin raro , e riga intanto
Studia dal mele a feparar la cera Di pìouofia grondaia il verde manto*
160
E tutta in moto la famiglia , ber
vanno Infieme con la Diua innamorata
fluei che curano il p afio fi or in ritorno f Adone ala gran menfa il pie conuerfi-.
Alcuni Amori a ventilar vi Hanno Amor paggio , efcuditr fonda odorata
Con ali aperte , e sferzan l'aure intorno Su le man biachc in fonte d or gli afperfe ,
Le quattro figlie del fr ut tifer Anno Amor fcalco e coppi er fefea beata
,
Per far intutto il bel con u ito adorno In caua gemma tl buon licorgh offerfe •
,
Pecan et ogni Hagion tributi eletti , Amor del pafto or din a ter ben fi altro
E fon diuerfe d haliti , c d'afpctti Pofc a feder vn Sole a fronte al' altro*
i-fi 1 61
Copr e il rugofò fen neuc canuta , E con lucida eccliffe,e fenza oltraggio
Calza il gelido pie grandine acuta • S'incontraua3 e rompea raggio con raggio,
157 162
Altra fpirando ognor fecondo fiato Como Dio del piacer , piaceuolNume
Ride con gioitemi faccia ferena . Ch' a folazzt ,& afefiee fempre in tefi.
Vn fiorito legame dr odorato Per mitigar di que' begli occhi il lume
La fparfa chioma e rugtadofa affretta E del Sole importuno il foco ac cefi
Lafua vefia e cangiante , e variato Con due fmaltate e gioiellate piume
lri di color tanti ha il velo apena . Di bel Pauon , che tra le mani hà prefio >
Và di verde cappello il capo ombrofa » L 'acre agitando in Iteue moto e lento
Nel cui vago frontali' apre vna rofa • Trà.i più feruidi ardorfabrica il vento •
> 58 . 163
L'altra c he' n torno al minifierio affie » Mercurio e quei che mefice^ e che rifondo
Par che di fete , e di calore auampi Ne i auree conche i prettofi vini
Hifpida tl biondo crin d aride arifie , Amor rinfrefea con le limpid'onde
Tratta il dentato pettine de' campi . L'hidrie lucenti , e i vafi chr fialiini
Secche anhelan le fauci , arficcie e tritte L'vn e l’altro gli terge , e poigliafconde
Teruon le guance, e vibran gli occhi làpi, Nel più denfo rigor de geli alpini ,
H umida di fudor , di polue immonda Le vicende fcabiado horquefto , hor quello
Odi femprcU fpoglia , & ama l'onda. Nel fruire hor di coppa , hor di coltello . .
Traboccato
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LE D E L I T I E,
1^4
T raboccan qui di liquid'oro, e gratti Ma la viu deità mio figlio il moftra
Dì stillato arnetifio , vrne fp limanti * E lo fpirto gentil , ch'io fiorgo tn luì
,
Tengo» gemme capaci t ventri cani £ quelch'e proprio dela fiirpe noflra
Di rugiada vi tal colmi e brillanti . La libertà del (indicare altrui
Sangue giocondo , e lagrime foaui , Onde meco delpar contende e giofirai
Che non pe(le verfar l'vtte pregnanti Che pur fempre del vero amico fui ,
Onde di Cipro le feconde viti £ mentir mai non volli, e mai non feppi
Soglio n dolce aggrauar gli olmi mariti • Chiuder la lingua trà catene y e ceppi .
l6<> 1 70
La bella dea di nettare vermiglio La lìngua fu a vie più che fpada taglia
,
Rugiadofi chriflallo in manjìfirinfe % La penna fua vie più che fiamma coce . •
JLibollo , e con dolce atto , e lieto ciglio C on acuta fati ella il ferro {'maglia
Acl bel rubino i bei rubini mtinje . £ con ardente itti fulmina e noce ;
Poi di vergogna , il fimpheetto giglio Al contro i morfi fuoi morfo e che vagita
Violando di rofa , il volto tinfc Aè giona fc berme incontro ala fua voce,
£ l'inulto tpoftogli il vafi innanzi 1 » do miao animale , e Uranio tnofiro
,
Parte a gufar de generofi aitanti. ( b altro no hà,che'l fiaton e che l'inchioflro.
1 66 1
71
Il bel Garzon eh'ingordamente affo
, Aon b.ì pie > non h) fi in chi, ond’eifi regga *
,
Prejfo quell'efi a , onde la vita ci prende > Hà L' orecchie rectfe , el nafi
monco .
I atto dal vago e delicato vifi Jononsb come ferina, evada , e fegva, '
L'altra fpe(fi obliando * intento pende > (h"efiorpiato, e Smembrato e zoppo, c cicco* ,
£ con guardo a nutrir cupido e fifi Ma benché così rotto eglifi vegga
Men la bocca, che gli occbi y auido intende > Che del corpo gli refa apena il tronco ,
V’immerge il labro, e vifommerge il corc> Aon pertanto l'audacia in lui fi fiema
y
£ refia còro di vtn ma più d'amore
, . Poiché falde la lingua il mondo trema.
167 i7 2
Mentre fon del gran paflo insidipiù bello T al qual*e fenza piante, e fenza gambe,
^
Ecco Mcrno arrotar quiui fi ve de , Ae fecali futuri ne preSenti
Rlomo Critico A urne arco, eflagello ,
, Dele man prtue,e dele braccia entrambe
Che ghhuomint, egli Dettrafìge, c (lede , L’vnieeerfi pero fa che {partenti
Ci'o ch'egli cerchi , e qual pcujicr none ho fi>uai piaghe eifaccia Jlfafra ben Licabe,
T rattoVhabbta dal Cielycner gli chiede s Che colto da' (hot strali afprie f u nienti,
£ perche volcnticr fcherza con effe. f
Di defpt rato l accio auinto il collo ,
Sei fa feder , per ascoltarlo } apprejfo . Dara di propria man l' vitimo crollo .
168
Voi rifpofe lo Dio ) tra quefie piante Gran cefi hà dì cofui Febo indettino
Dela Satira mia tracciando l'orme > E preuifie , e predette agli altri Numi,
Dela Satira mia , che poco auante Pronoflico , che nome hanrà Paffisino „
Dadi me generalo vn partoinforme ; Corre ttor dele genti, e de' cefiunti.
Parto nele fattezze > e nel firnbtante Che per ter/ or de' Principi il defiino
S ì rnofruofi borri bile , e deforme ,
, Gli darà d'eloquenza c mari, efiumi
;
Che fe non fufetl fuo fonile ingegno > E eh' imitarlo poi molti vorranno ,
Lo si imeni di mia progenie indegno* Ma non fenza periglio , efenza danno l
Acmi co
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174
C A rrmra
Gemico è de la Fama, e dela Corte Su le fponde delT ebro , ou'egli meno
Lastra i nomi e d'adular non v/a
, ; Crede a, chtl vitio,e'l mal regnar de
ueffe
Inferir tutti e fintile ala Morte Per dar legge alfito dir, ch'è
fin zafreno \
S’io lui riprendo , egli me Fi efio accufit. T rà bontate , e virtù te , albergo
eleffi .
Con dir , che l mio dir mal non è diforte Ma non vomitar veleno
cefis'o di
Che la malitia altrui refi confufa . Nè pero più eh'alt rotte,
ei tacque in effe
;
Che più? no ch'altri, il grà Monarca eterno Se ben malconcio e fin za vn mebro
,
intero
Nata, punta, ripicca e prende afiherno •
, Prono , che l'odio alfin nafi e dal vero .
US 180
1 fanciulli rapiti, e le donzelle J e tu vedefii (0 Dea) l'afpreferite ,
JSlon fol di rinfacciarli ardifce erofa» Chà per tutte le membra intorno arte»
fio
Ma pon nel'opre fue diurne e (pelle Direfi , che con H ercole hebhc lue,
Anco la bocca , e biafma ognifu a cofa, & eh'a guerra in lleccato entro co Marte .
T roua degli elementi , e dele /ielle Ch ofien ver e l'de cufe, 0Jìen mentite ,
Imperfetta la mole , c difet tofit Ogni Grande abhorrir fucila noflr arte
Ogni parola impugna, emenda ogni atto E perdendone alfin la fifferenza.
Efi beffa talhor di quanto ha fatto . Non voglion comportar tanta licenza
1 76 1 8
Uà meda al mar, chà 1 venti, ale tempefie> Alcun ben ve ne fu , che fine ri ,
fi
Ala terra, che trema , e che vacilla E di fuo motteggiar poco gli calfe
Al' aria , che di nuuoli fi vefi e, Pero ch'egli è faceto , en varie g uife
Et al foco, chefuma, e che sfatti Ila • S à notte Ile compor veraci , e (alfe ;
Appone ala gran machina cclefle 2? enche l'argutie fue gì amai
diuife
Che maligne influenze infonde e filila, Nonfìen date punture amare e fai
fi.
Ch' altra lucefi motte , altra sia fijfa Lecca talhor pìaceuolmcnte c berza,
, fc
Che la Luna è macchiata, el Sol s'ccclijfa. Nondtwen fempre morde,efempre sferza.
*77 182
E non pur di colui, che 7 tutto regge Ma cofioro , ch'io dico , iq itali in pace
Ma prende a mormorar de la Natura Lo lafiian pur gracchiar qttantegli vote
»
Dice, ch'altrui vii femina dar legge Sapendo per natura efier loquace
Non dee , nè dee del mondo hauer la cura .
E chepronte hà l' ingiurie , e le parole ,
La dctejla la danna , e la corregge
, Che per nfpetto per timor non tace
, 0
E’Uauoro del' buoni taffa e cenfura E eh irr italo più più garrir fu ole ,
,
Ver q utfio fuo parlar Libero e Jc Inetto Re erto io non so già, s'è lor con ceffo
Gione dal del l’ha dificacetato a torto • Gli encomij vdtr d'adula! or, eh' applaude
,
Glifè coppi al tuo fpofo , e per difipctto Perche non deggian poi nel modo
ifteffo
Se nonfuffe immortai l' bau r ebbe morto , 1 biafino tollerar come la laude ,
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!$4 189
Ogni altro Dio dala fu a penna e tocco 1
10 per me (bella Dea)
perdi altri
offefo
Ch' appo la fonte dalgran Re di Deio Qual cofa , che più grata hor ne venijfe
De Cigni tuoi già con/acrataal canto Ejfer poi e a del opera , che mofiri ?
Là del' acque immortali in su la riua Ma per meglio ajcoltur ciò che tu leggi
Ti piaccia accofen tir ^ch'alberghi, e viua • Tivogham dirimpetto ai nofiri figgi*
186 191
Solo in quell'ifiletta amena c lieta Allhor trà varia turba afollatrice
d
Che ogni infidia c libera efccura , Afsifo incontro ai duo beati amanti ,
Potrà vita menar franca , e quieta, D’oro fregiato l’orlo e la cornice ,
,
Ma non fia chi 1‘attizzi , ò chi l prouochi • In quefia gufa incominciando, efpnmc *
187 192
S'cgli auien , che talhor d’ira s'infiammi Più voite ai dolci lor furti amorofi
Jnucitiue , c libelli vfa per armi, Ritornati erangià Venere3 e Marte,
lambì talhor[tetta, & epigrammi Credendo a tutti gli occhi efefafcofi,
T alhor fatire vibra , & altri carmi . T ata hauean nel celarfiindu/lna,drarte.
Stupir fouente mfìerne , e riderfammi Ma' l Sofchci raggi acuti e In min ofi
,
fistiando vien qualche verfi a recitarmi Manda per tutto, e pufa in ogni parte »
Contr'vn , che celebrar volfe il Colombo , Ne la camera entro , eh e’n se chiudea
E d'india in vece d'or ripor tu piombo . Lo Dio più forte , e la più bella Dea •
188
,
D* e(fer ammeffo in quel felice choro , Seno a feno congiunti , e labro a labro >
Vna faticafu a bella pi manda .
Toftoa Vulcano a riferire il tutto
Da cui feorger potrai pshà sili canoro > N'andò nel'antro afumigato e [cabro •
E s' egli degno è pur de là ghirlanda , Batter fentifii al cafo indegno e brutto
Ch'altrui circonda il crtn di verde alloro . Vie più graue , e più duro il torto fabro
Jn quefto libro , che qui meco ho io Dì quelch' egli adopraua in Mongi bello
Punge (fuorché tefola) ogni altro Dio ^ Sù l‘inc udiri del core altro martello .
Non
C A N T O SETTIMO. i
n
iP4 >99
Nonfu già tanto il Sol col dìuìn raggio Vfitto poi dela fpeloncanerd
Mojfo per za lo a palefar quell'onte Zoppicando fin corre a porla in oprai
guanto per vendicar con tale oltraggio Ne la Fianca l'acconcia tn tal maniera >
La factta, ch’vccifeil fuo Fetonte, Ch'impofiìbilfarà , che fi difiopra .
%
Che quando al troppo ardito , e poco faggio Ne foflegni di fitto ala lettiera
Carzon, eh' ti tanto amo, ferì la fronte Nele traui del palco anco difepra.
Non men ch'aifiglio il corpo , al genitore Per le cortine in giro ei la fijpcnde ,
‘Irafijfe di pitta l'anima, tl core • B trà le piume la dtfpiega e itende
195 200
Toiche diflintamente il modo > e l loco Quand'egli hà ben le bencontefle feti
Del'alta ingiuria fuada Febo in tefi, Difpoft e intorno in sì fugaci modi.
Nelpetto ardente deio Dio del foco Che dtfiemer' alcun dele fiere te j
Foco di fdegno affai maggior s'accefe • Fila non può gl'tnfidiofi nodi,
Temprar nel'ira fuafi feppe poco Lafita talbergo , e de la tefa rete
Colui, che tempra ogni più faldo arnefe % Dtfsimulando le nafcofle frodi.
De'fulmini tl maeftro alimproutfi Spia C andar degli amanti , el tepo afpcttA
Fulminato refto da quell'auifo . Dela piaceuol fu a li rana vendetta •
1 96 201
Vaffin làdoue de Ciclopi ignudi Vso per affidargli aftuna , e fin no
Ala fucinati rozoiiuol t Tanaglia • Senza punto mofi rar l'ira , che fdrfim
Fa per coffe fonar le turue ine udì. Fe correr voce, eh' ci partia per Lenno ,
Dà di ptgho ala lima , ala tanaglia E'I grido ad arte per lo Ciel ne fparfi .
B ponfi a fabnear con lunghi studi Vdttala nouclla , al primo cenno
Ftegheuolrete di minuta maglia • Nel loco vfato vennero a trouarfe , L :
B quantunque con man fi tratti e tocchi Fà fuo gioco l'ordigno e'n que diletti
,
Jnuijibilia trama equa/t agli occhi, Rimangono i duo rei legati e tiretti •
198 203
Con arte tale magiflero è fatto »
il L'ordito intrico in grufatai fe IIrinfi ,
Ch' ancoreh' entrino i duo trà qué ritegni. ' E sì forte dintorno allhor gl'inuolfe
Purché nofaccia sforzo in quitto al tatto Che per feoter colui non fine fiinfe
Non fi difeoprIran gli occulti ingegni, Per dibatter cofici non fine fi'tolfi .
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rj 8 * L'.E D E LII.lt,:
*° 4 .
•
209
Dela perfida ri te il capo affetta La colpa non è mìa dunque ,fie guafti
Indi del cbinfi albergo.apre Le porte Delpiede ì ntrui » e le giunture ho rotte
Tira le coltre , il padiglioni dtffierra Se rozo , efienza pompe , efienza fafli ,
E conuoca del Ciel tutta la Corte Tinta ho la faccia di color di notte ,
E col Re de guerrieri entrata in guerra Tufei , che colaggi ù mi confinaffi ,
Scoprendo lor la di[leat confine Habitat or dele Sicane grotte :
jluinta di durifilma catena , Ma s*ancor quiut io ti miniftro e fieruo »
Fà dele proprie infamie ofiena /cena • Non meritai dì trasformarmi in Ceruo •
205 2 to
Beh venite a vederfi piit vede(le
»
Deue per queflo la mia bella moglie ,
(Altamente gndaud) opre mai tali . ma poco bonefia e pocofida
Bella» » »
Ama la figlia tua quejlo fioldato Ma non so fi'n tal gioco auerrà mai »
Sano , gagliardo > e di giocondo a[petto » C h’ella più mi tra difi;a» e che m'offenda .
E perche và pompofi > e ben ornato » Così ( perfida e rea ) così farai
Di giacerfi con lui prende diletto . De’ tuoi dolci trafittili amara emenda ,
Schiua il mio crin male ulto e rabbuffato » Finche la dote t ond’io dolio comprai
Del mio pie difieguale odia il difetto > Le mie proprie vergogne » a mefi renda •
L'arficcio volto ab borre » e con difprezz.0 Poi per commun quiete il Re fiuperno
Idi fichernifice talhor » s io i accarezzo • V'o che faccia tra noi dìuortio eterno •
208 215
Se zoppo mi fiorìio, tal qual mi fono Hor mirate ( vi prego ) alme dittine »
Ciò ue e Citino n mi generale voi ;
, » Gli altrui congiunti ai vituperi miei »
E generato forfè agile e buono , S'iofuiben cauto » e sio fui buono alfine
Perche dal Ciel precipitarmi poti Vecedatore e peficator di Dei
, .
Se pur voleui > 0 gran Rettor del tuono Dite s anch'io sofar prede e rapine »
».
,
Non deueui così primafiondarmi Veggi afi chi di noi mafiro più fic altro
0' non deueuipoi genero farmi • Sia di reti > e di lacci, 0 l'vno » b l'altro .
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CANTO SETTIMO. 219
214
Sc,chc lieti e e la pena, e c he' l mìo torto Vergognofetta d'vn Ludibrio tanto
Vie piu palefe in tal cajìigo appare . < La bea d' Amor , cidi membri alabafiritti
Ma le corna , ch'afe ofe in grembo porto , Aon bau e a da coprir velo ne manto }
Poi da cofi jì fi\ze , e sì lafciue Dico la rete 5 che con tanto ingegno
7orfero in là , mite di /corno , il vtfo . Tic già d' Etna tefatta ala fornace
Giu non , Dina maggior del'altre bine. Solo per poter poi con quel ritegno
Aon fin za vn gentilifitmo forrifo > Prender per l' ari a Clortde fugace ,
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I Co LE D E L I T I E,'
124 129
Scatenato il campion conia Diletta > Era quìui T balia fra Ì altre ancelle
L'vna piangea de vergognofi inganni ,
' Pur come Ci t bere a , nata di Gioue
Minaccio l'altro con crudcL vendetta Che le Grane , e le Mufi hauea forelle
Di rifiorar d'vn t ani affronto i danni . Vnadeletre Diue , e dele noue .
S orfero alfin confufi » e per la fretta Piu fi aue di lei tra quefte , b quelle
lnfieme fi fcambtar l'armi co panni : O la hngu a , 0 la mano altra non moue l
Sluefii il Vago vefi) , quelle l’amica T balia ninfa de mirti e degli allori , ,
*
225 230
Volea ibifiori a del fuc ceffo intero Coflei d'attorto fin curuo Hromento ' «
E quando la miro d ira >c di feorno yoghc al cieco Fu ror l'orgo filo e l’ira ,
Più che foco fi ffiato > ac cefi in volto « Gli fà l'armi cader gelar la face •
Di quel fila aggio e ruftico fàggio r no Jl forte, il ftir, che' quinto cerchio aggira,
'
l
Defilando l'amico entro tl più folto , die forze d' Amor uinto foggiace .
II fot tr affé al furor del' alta Diua, V ni co autor d’ogni leggiadro affetto ,
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CANTO SETTIMO;
2 34 2 39
iCi
Ardonlà nel beato alto foggiorno Segue ilfuo mafehio per le vìe profonde
Ancor d'eterno amori eterne Menti • La fmifurata e ruttida Balena.
Son catene d' Amor quefie 3 cbc'ntorno Va dietro ala fu a femina per i onde
Strrngon forte il C tei ,fafe e lucenti •
sì Ondeggiando il Delfin con curua fihìena •r
1
E fà ch'ella poi gramda ger moglie (gite. Coppia, in cut fi mantien fi mp lice e pura
Fiate efior, frutti e fronde 3 herbe t te e fio- L'innocenza d' Amore , e di Natural> .
•
242
fila al sì leggiero , b sì veloce l'ale E emcil Cigno d'Amor la face ardente
Spiega per l'ampio del vago augclletto. Viepiù che'lfoco del' eterna sfera
Cui del’ alato Arder l'alato il rate E più d'A mor l'artiglio afpro e pungente »
E no giunga ,e non punga infìeme ilpetto? Che del' Aquila rapida e gucrrera .
fiual pe[ce guizza infreddo il agnolo qu.t- L’ Aquila ancor del fulmine poffiente
Coua de fiumi il chrtfallino letto ( le Mimfira e d'ogni attgel Reina altera.
,
Cui non rifialdi Amor, ch'entro per l'cnde Noi teme meno anzi d altrui predace ,
Viui delfuo bel foco i fimi afeonde ? Pattapreda d'A mor, d Amor fi sface .
‘
238 - « -
243 ' • *
idei mar, nel mare ifiejfio 3 ouc da T he ti Il fier Leon con la Leonza inuitta
Pi ebbe la bella madre h umida cuna Amor fol vince alfuo gioco allaccia , ,
Più che del Feficator , d' Amor le reti Più dal'aurato tirai geme trafitta
Pia forza e regna Amor piu che Fortuna •
, L'Orfa crudcl, che dato fpiedo in caccia •
E perche da Pittori , e da Poeti E à vezzi al T igre fino la T igre afflitta ,
Ignudo e finto , efienza fpoglia alcuna Loqual co' pie lettati alto iabbraccia .
S e non perche fot t'acqua a nuoto ficende , Pofa il Defirier non trotta e par che piene ,
E del fino foco i freddi Numi accende? Sol del foco del core h abbia le vene .
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. LE DELITTI E, Ci INTO SETTIMO.
244 -
Spira ancefa d' Amor tofco amorofi Con fibìli amorofi Amor fi vanta
La Vipera peggior diogni altra btfiia • Par fifp irare il Prafitno , e la Palma
Ma per all ettar l' Afpe orgogliofo Bacianfi i Mirti, e confiambicuol groppo
Moro fi vefi e e'ncontralSol fi lifcia
, . Alno ad Alno fipofa , e Pioppo a Pioppo •
Cor regli in grembo , e lo faldato Sgofo 248
Seco infìeme fi siringe , e fico sirifitta • Ma qual sì dura 3 0 gelida fi troua
Son bacii morfi , e sì gl' irrita Amore Cofa quaggiù, cheferro agguagliò) pietra?
Che di piacer l'vn morde , e l'altro more • 4 La pietrai lferro ancor bacianfi a prona y
245 Pie dal ro fi Jcguace ella s’arretra .
X) alfiso Monton non l tingeva pie d’vn lauro. Da viua pietra ou altri tl tratti e mona
,
Menerei pugna per lei , siafi /* Agnella , Vtue d' Amor fatulle il ferro fpetra \
£ per dargli al trattaglio alcun refiauro h’I ferro iflcjfo intenerito e molle
Seriede vinci: or ,gh applaude anch’ella. In fucina damor s'incende e bolle •
Arde il robufio e gtouinet/o Tauro 249
Per la Giouenca fua vezz,o fa e bella > S’ Amor dunquefi(legno e di Natura
JUie tronchi per lei l'armi ritorte S' A mor'ì pace d’ogni noflra guerra 5
Aguz&a, e sfida il ficr rinate a morte • S' ale forze d' Amorforza non dura
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TRASTVLLI
CANTO OTTAVO.
L 4
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I 64
.
ALLEGORIA.
L Piacere, che nel giardino del Tatto flà in compagnia
della Lafciuia, allude alla federata opinione di colo-
ro, che poiero il fbmmo bene ne’ diletti leniuali Ado- .
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letto. ,
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É' il
ARGOMENTO.
P Erviene Adone
C prendendo tra lor dolce rraftuilo
afe dclitic cftrcnxc,
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L*inn amorara Diua, e bel fanciullo. i
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Ah norrvenga a biafmar q itati dell aferine
fvgg4 d* piacer vano efica foaue B'implacabil Cenfor rìgida accufa
.
... . , La cui calunnia con maligne emende
Bianco cnns crcfpa front e cìglio grane . Le
}
'
cofe irreprenfibth riprende .
'
.
* '
Di
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i c£ I TRASTVLLI,
4 9
Li Poema moral graui concetti Chi ufo ncìampio e ben capace fetta
Non [peri vdir Hìpccnfia ritrofa , l' quel giardm, dela maefira torre.
Che notando nel ben filo ì difetti Degli altri affai pile fpatiofo >e pieno
‘
Cautamente trattar faprà per gioco Che colgran cinto dell'eccelfe mura
Scruni incendio > o fent a il ferro , e lfoco . Protcgela gratifs ima verdura .
10
Srtggon tiflefio far nt prati lìiblei Adon và innanzi par che nono affetto
, e
Ape benigna , e Vipera crudele L' amorofa dolcezza il cor gli fi tino a .
E fecondo gl'infinti o buoni 3 b rei , Non fìt mai d' atto molle ofieno oggetto,
L'vna tn tofeo il couertc,e l altra in mele, C he quitti agii occhi fuoi non fi dipinga »
lior s atterrà , eh' alcun da' verfi mici Sembianti di lafciuia , e di diletto ,
Concepifca veleno e tragga file ,,
Simulacri di vezzo 5 e di lufinga ,
Altri forfè farà wcn fero empio & T raflullt, amori, b fermili guardo fo giri ,
Che raccolga da lorfrutto d'efiempio - Glifonfempre prefitti ouunque miri • ,
6 1
Sia modefo l' Autori che fien le carte Sembra ilfelice e dilettofo loco
Men pudiche talhor , curar non deue * Picn d' angelica feflavn Paradìfo
lì vfo de ve zzi, e' L vaneggiar del’arte Spira qutut il Sofpiro aure di foco
& non e colpa , o pur la colpa e Iteue . Vaneggia il Guardo, e luffureggia il Rifi.
Chi dalc rime mie cC Amor confp arte Corre a baciarfi con lo Scherzo il Gioco
Vergogna miete , o fcandalo nceue St afsul Diletto in grembo al Ve zzo aftfi.
Condanni b feufi il gioii entie errore
,
Scaccia lungeil Piacer con vna sferza
Che s'ofcena è la penna , c cafo il core * Le grau i Cure, c col T raflullo fhcr\a
7 “ 12
,
C fermenti >& ancelle hauean leu ali
i a.' Chino la front e con lo fgu ardo a terra
,
Verfio l’vltima torre adduce Adone . Del dolce albergo , e'Iperegrin vi guida
V te n tefio a diffirrar l'aurataporta La Promeffa l 'inulta, e 'n guardia il toglie.
L’ tloflicr del' ante nifi ma magione* La Gioia l'accompagna, e par che rida •
Ignudo hà il muco braccio , e Pvnghia torta: La Vanità ciafe un che v'entra accoglie,
V'affige dentro , e Siringe lo vn Falcone • E la Credenza ogni ritrofi affida *
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CANTO O ttavo:. iCj
!
4 19
tiattui l'Otto cheptngue , e fi ripofia A Dio > ti lafido ; h ornai finquì (di Gioite
Lento &
agiato , e in ogni pajjo fiede DiJfeCtt giunto ilmefiagger fiagace
Pigro , e con fronte stupida e grauofa Per ignote contrade , era te none
Segue Ilo il Sonno » e mal fofiienfi in piede • Hauerti (corto , o fieli' Adon , mi picce •
Ordir di giglio > incatenar di rofa Eccoci alfine in su'l confin > là doue
Fregi al fiso crin la Giouentù fi vede • Ogni guerra d' Amor termina in pace .
S c Costrette ha per mano in compagnia Di quel Senfio gentil quefia e la fede
Beltà } Gratta , Vaghezza , e Leggiadria • A cui fil di certezza ogni altro cede .
20
Con l'ingordo Defio ne vien la Speme Ogni altro (enfio può ben di leggiero
Perfida , adulatrice , e lufinghiera . Delufio effier taihor da'falfi oggetti ;
Mafiche rati la faccia > errano infieme no , loqualftmpre del vero
filu efio fiol
L'accorto lngano,e laMe(ogna in fichterà• Fido minifiro , e padre de ' diletti
Sparfa le chiome insù la fronte estreme Gli altri non poffiedendo il corpo intero
Fuggendo va l'Occafion leggera Ma qualche parte fiol, non fon perfetti*
Balla per mezo la Le tuta stolta fittefio con atto vniucrfial difende
Salta per tutto la Licentia fctolta . Le fiue forze pertutto, e tutto il prende •
1 21
L’efcaelfocile in man, sfaccìataPutta
,
Vorrei parlarne , e tt verrei filuendo
X tela Lu(furia &
al' In (amia applaude .
, Più d’vn dubbio fot t il dele mie fcole ;
Baldau zofa l' Infamia , ignudar ulta Ma tempo e da tacergli io ben comprendo.
Non apprezzale non tura honore ,o laude • Che la maefira tua non vuol parole •
Le de la chioma horrida e brutta
ficrpi lo qui rimango ad Hcrfi mia teffendo
Copre divaghi fior 1‘ afi ut a Frau de ; Ghirlandata di mirti , e di viole
fi vele n de la lingua afpro & atroce Xu vanne , e godi. Ioso chc'n tanta gioia
Di dolce rifi , e manfueta voce • (Qualunque compagnia ti fora a noia •
17 22
X remar 1 Audacia ai primi furti , e starfi Con vn cenno coiai di ghigno afiuto
Vedi il fmorto Palior caro agli amanti Si riuolfie a Ciprigna in quefio dire ;
Vollan con lieue penne in aria fparfi Poi fmarrifiida lor sì che veduto ,
Gli Spergiuri d‘ Amor vaiti , e vaganti Non fù per più d'vn dì fino al'vfcìre *
Con l' Ire molli e facili a placarfi Ma pria che deffe l'vlrimo fallito
Van le dubbie vigilie , e i rozi Pianti Ai duo focofi amanti insili partire
E le gioconde e placide Paure , Del'vn'e l' altro in pegno di mercede
E le Gioie interrotte e non fiecure Giunfe le defi re, e gl'impalmo perfide.
18 *3
Bidè la terra qui , c antan gli augelli Befiar filetti in quell' horror fron lofio
Danzano i fuonano le fronde y
fieri, e rote he Mercurio dipartifii ,
e tacque .
Sofpiran l' aure e piangono i rufcelli »
, Bigaua vn fonie il vicin margo l erbofio ,
Ai piantici canti , a i finont Eco rifiponde . In cuiforte Natura fi compiacque (brofio .
Aman le Fere ancor tra gli arbofcelli • V acque innaffiano il lofio , el bofio cw-
Amano i pefici entro le geli donde Specchia fifieffoentro le limpid' acque ,
Le pietre ifieffe , e l'ombre di quel loco X ale hivn giardino in duogiardin difirn io
Spirano [pini d' amorofi fioco Vt fi vede a , l’vnvero ,e l'altro finta.
porta
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l6& I TRASTVLLI,
*4 29
Torta da qttefto fonte humile , e lento . Diè dì men bella, 0 men ferenA faccia
Ter torto folco tn picciol corna vn rio . Mofirafi in grembo a lui la Lufingbiera l
Tarna vero chn/tallo , e vero argento Dì viti , e d’hcdre i capei d oro allaccia
Se non fene fenttffe il mormorio. Di canuti Armelin guardavna fi fiera'.
D'oro bà l'arene , e quindi e femore in feto Vn Capro a lato , e con la defìra abbraccia
Diflua mano a raccorlo il cieco Dio Il collo dvna Libica Pantera
Onde fabric a poi gli aurati tirali Legge con l'altra ad vn troncon vicino
Strano immortai de miferi mortali, Ammiraglio lucente e ebrfall ino.
*5 3°
In duo ritti gemmclli fi dirama guitti al venir a' Adone , e Ci t bere A
L'amorofo rufcel , l’vnoè di mele Componendo del crin le ciocche erranti >
Tiendi quanta dolcezza il gufo brama , 1 dolcifimi folgori terge*
L'altro corrompe il meldi tofio e fele . Dele luci bumidctte e fintili an ti •
,
Quelfel, quel tofco,ond' armo già la Fama Speffo a vn nido di Paffere volge a,
L’afpre faette del’ Arcier crudele fhe su l’arhor garrì an,gli oc echi incoflatig
Crudtl' Arder, eh' anco il materno fono Eia fuccìnta , anggdffiinta gonna
Infetto d’amarifimo veleno Se or a atta più >c he non conti Unfa Donna
26 51
Dal velenofo e torbido compagno ferirò il bell' Adon di mer artiglia
Sen và ditti
fi il (ugnile e l melato Quelle formevezzofe , e lafeiuette]
Onde per canal d'or più d’vn ngagno £ con l'alma fifpefainsù le ciglia
Verga di belle linee il verde prato , A contemplarle rmmobtle riflette.
£ sboccai1 tutte in vn fecreto Bagno » Ella d'vn bel r offor tutta vermiglia
Che nel centro del hofico è fabruato . Impedita da fi bergli e luflngbctte
,
Di q ac fio Bagno morbido fiaue C el fio Drudo per man dal' ber b a forfè ,
La Lafauia el Piacer tengon la chiane
, Et al Donzel, che l'incontraua , oc corfi ..
27 32
. . .
„ .
Siede al'vfcio il Piacer di quell albergo purgata a lifie d’or candida tela
Con la Lafc iui a a t raffilarfi intefi Di fottìi fetale di filato argento
Garzon di varia piuma alato il tergo , Vela le belle membra c quafi vela ,
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CANTO OTTAVO s
* » 169
34 39
Del'efivo calor, che mentre bolle Quando volo ne Firn mortai (aggiorno ,
Le »fiAnima il volto dvn incendio grette, Nacque nel mondo vn temerario errore
Schermo fi fàd'vnofiromento molle Del manto , eh'et lafci'o » fi fece adorno
Di piuma vie più candida che neue ; Vn averfario fuo , detto Dolore .
£ per gonfiar di fua fuperbia folle Queft i fen và con le fiue vefti intorno ,
Con doppio vento il vano fafio e liette , Sic he l fiomigha al' h abito di fore ;
y'ha di chri (tallo orientai commefii Onde ciaf: un mortai prefo alinganno
Duofpecchi in mezz>, efi vagheggia in efi* In vece del Piacer fegue l'Affanno » . >
35 4°
defecofi et fitte reti al vago Adone lo fon poi fua compagna, io fin colei
Ogni atto cr'hamo , ogni parola frale * Che volgo in gioia ogni travaglio e duolo »
Rompe a talhor nel mezzi il fitto fermont Da noi fòlihauer puoi (fi faggio fei )
Langui damente , e con dolcezza tale Quelpiacer de piacer ch'ai mondo è filo • ,
Chi ritrouar ne le rie chezze tl crede > Ma da piu Ninfe è circondato e chiùfi,
Chi ncle degnila chi negli amici
,
. Che non voglio n (offrirceliinnanzi paffi*
Lia raro il pie da queft'alberga eimoue Qual dal bel fianco la faretra fcioglie
Ni (fuorché nel mio irebo)habita altrove* Qualg i trahe la cintura e qual lefpoglit>
3* 43
Del fiozzo vafi 'ùuogni mal s'accoglie ,
, Al' importuno sino fi che l'incatena
Apena vfic i che fu chiamato in Cielo
, >. Non fin za fi orno il Giovinetto cede ;
Ma gli con uenne pria depor le fpoghe, E fatuo vn lento vcl , chc'l copre apena*
7*aU h' ignudo va*, db nz alcun velo * Nudo fi troua dalatefaal piede • ‘
fi
Scende dal Citi finente in queft e foghe i Gira la vifia all hor lieta e ferena
Dou'io gelofa agli occhi indegni il celo . Ala fta Diua ,e nuda anco la vede
•
Il ccb altrui con ogni induflnad; arte ,
Ch'ogni fina parte più fe creta e chiùfa
Solo a qualche mio caro io ne fio parte*. Confeffa agli occhi , & ala fi Iva acc ufi •-
Pila
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1 70 I TRASTVLLI,
44 49
Ella trai verde del’o-m èrofa chiofira Vano al gran Bagno Hor daiantiche carte
.
.
Sue gu ardinghe bell e zza hor cela , hor mo- Jn vn quadro perfetto e con bell'arte
JFà di feficfia inun rafia a > e parte, &
Dif ofio , ogni fronte c cento braccia .
Jmpalhdifce .indi i pittori tnofira , Di ben coni modi alberghi in ogni par te
Sembra cafo ogni gefto &
e t ut t’art e •
, Cinto , e tre ne contien per ogni faccia .
Ciungon vaghezza ai vaghi mebri ignudi Camere , e logge tn triplicatafila
Configliati difi rezzi , incolti iludì r Vi Hanno , &
ogni stanza ha lafu a pila .
45 50
Co tri ala apro u a ogni arbofcel filetaggio Jn mezo al'edifìcio alto fi fiorge
con braccio di frondofa ombra contefi e , Piantato di diafprovn gran pilafiro t
Ter oche' l Sol con curiofo raggio Per le cui vene interne il fonte farge.
Spirarvolea quella beltà ce Ufie , Foratesi da diltgentc mafiro.
Vi defi di dolcezza ancora il faggio , Che per dodici canne intorno porge
Jl faggio onde pende an l'arco, eia vefie,
> Nacque in vafi dàac at e > e cC al abaftro .
Non poffendo capir quafi in fifiiffo , E' d'argento ogni canna affai ben terfa.
Far più germogli , e dtuenir piu fpefio. Come d’argento fon l'acque che verfa ,
46 v
5*
ìl groppo allhor , che n su la fronte accolto Vanfi C acque a verfar ma pigre e Unte
, .
Così fiche n deli diffufi chiome Eafiembra ogni magion fpeloncafo tomba,
fece al"altre bellezze vn manto ombrofi per la luce del Sol luce di Luna
Scopriua in tato infra quell'ombre aurate Pallido v entra per angufi evie ,
Sol nel Sol de* begli occhi ogni beliate, Tanto ohe non ve notte , e non ve die.
48 53
Oltre che di quel Sol chiaro e fireno jl portico y a cui l'onda in grembo pica e ,
JZuella nube gentil non fplendea manco Serie di curut fornici fifiien e
Ella pur cerca hor il leggiadro fino Fregiano il muro interior , là doue
V elarfi , hor il bel tergo yhor'tl bel fianco L' burnì do gorgo a [caricar fi viene 9
Ma le fila del'or tenerfi a freno Marmi dipinti in tirane fogge e ncue
Su tauorio non fan lubrico e bianco ; Di belle macchie > e di Incentivine *
E quel che di coprir la man fi sforza , Lufingan cf ognintorno i bei ripofi
Audace ventini di[copre a forza. CouiU opachi , e molli figgi ombrofi.
M*
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CANTO OTTAVO.
54 59
Ma nuli'opra mortai l'Arte infinita Tra noderofi e nerboruti ampiefo
Pela cauateftudine pareggia Del robufio amator la Giovinetta
Che di pietre mirabili arricchita Geme» e con occhi languidi e dimefi
Splende, e gemma plebea non vi làpeggi a • Difpettofafi moftra e fdegnofetta .
V' ha (j Iche’l ciel,v ha a lehe l'herba imita Il vifo invola ai baci ingordi e fpeft »
V'hàql ch'emulo al foco Arde e roffeggix . E nega il dolce » e piu negando alletta ;
S me chi non v' ha , ma di fottìi lavoro Ma mentrefifittragge ì e
gltei contende »
SmAlti fai coloriti in lame etoro. Nele fc altre rcpttlfe 1 baci rende .
55 60
Tra bei confin de le gemmate ria e Ei trofia a studio» e con fciocchezze accorti
SÌ fercna tra/par l’onda raccolta» Svilupparfi da lui talhor s'infinge »
Che i non f/toi fregi vfurpa.cn se deferine E’n tanto tra le ruvide ritorte
Tutti gli honor delafuperba volta . Più s’incatena, e più l'annoda e cinge,
Hon tantoforfè in sì bell'acque e viste Jnguifatal ,che nongiamai piùforte
Sdegneria Cinthia effer veduta e colta • Spranga Ugno co legno inchioda e fitinge.
forfè in acque sì belle il fuo bel vifo Flora non so 3 non so fe Frine » b Thaide
Medio amena di vagheggiar Narcifir, Trovar mai feppe ofcemtà sì laide .
.5 61
Ojsincì (penfo ) adirne n , che la loquace Serpe nel petto gioucnile e vago
Già ninfa che per lui muta fi tacque»
,
L’alto piacer dtl’irnpudicavifia »
D'babitar fatta voce horfi compiace Ch ale forze d' Amor Tirun no ,
e Ma^O
Dovei di vaneggiar già fi compiacque » Effer non può ch'vn dcbil cor refifi a
,
j
fluisti de’ detti efirernt ombra feguace Anzi dal'efca dela dolce ima so
D'arco in arco lontan frogge per l acque ; L'invitato ciejio vigore acquiti a ;
Be' bei la u acri al più vicm re cefo ; Uà tiretto il core 3 afebuuarlu intenta ,
Ne molto aneto » che quindi vfeir s’accorfe fon detti arguti» e con ajiuti modi
D'accenti» e baci vn fremito fornmeffo • Purità via motteggiando il punge c tela ,
Adone a quella parte il paffo torfie Godi pur (di ce a ficco) il frutto <?o di
Tanto che per veder fife dapreffo . De tuoi dolci fofpir » coppia contenta,
Vide ^e gli caddergli occhi infondo al fjtc> Sofpirben fparfi » e ben verfati pianti ,
Tanta vergognagli gravo la fronte . Felici amori» e più felici amanti .
58
Su la fpondn ctvn letto bà quivi feorto Sia Fortuna per voi. Non so fe tanto
Libtdtnofo Satiro e Iafetico» Fiacortefe per me chi m'imprigiona •
Ch'abelltfiima Ninfa in braccio attorto Così fan elia al fuo bel Sole a canto »
Jl fiord ogni piacer coglie furtivo E fornde la Dea, mentre ragiona »
Del bel tenero fianco al fuo conforto Facendo pur del defiro braccio in tanto
ralpa con vna man l’avorio vivo . Al fuo fianco finifiro eburnea zona .
Con l'altra» ch'adaltropra inteta accefia» E già colei che gl'introdufe quivi.
,
Tenta parte più dolce » e più ripofia . Sparge a dalfuo focil mille incentivi .
Come
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, 7i I T-R ASTVLLi;
<4 69
Come fummi per fiamma *ccn(ce foco. Ritardato piacer (portalo in pace
Come face per face aggiunge lume Ne le diia non erefi e non poco •
o'come geminato a foco a poco Bafiiti difauer , che mi di sface
Prende forza maggior fiume per fiume i Di reciproco amor fcambteuol foce
CcsìL fanciullo altnhonefio gioco 7 eco insù l' bora de la prima face
Paddoppia incendio , e par chef con fumé , M’haurai (ti giuro ) in più ficreto loco •
Ptutlo in preda ala lafciuia ingorda Fa pur buon cor, tien la mia fede in pegno
Bela mo defilafua non fi ricorda . 7 efio aucrrà,chen porto entri il tuo legno*
70
Giàdi fifieffo già fatto maggiore Come afiero talhor Veltro d' Irlanda
Drizzar fi finte al cor 1 acuto tirale ^ Buon Cacciator che'nfurtato il veda >
,
Se di me non vi cal > già fifprigion a , Mentici volea del fuo maggior diletto
Già pendente al fuo fin corre la vita.
•
Conia chiane amorofa aprir la porta.
&
/ crac la fiamma , tmminente e prona Di quel prtmo appetito al Giouinetto
L’anima già prorompe insù l’vfcita .
.
L'impeto affrci/a, e’I bacia , e' l riconforta»
Quella beltà , per cui conuten ch'io mora » i Poi con la bella man quindi il rimoue
’£ l'inulta a girarle piante altroue .
Sufata con gli fpirti i membri ancora .
67 72
lofio eh' a dolce guerra
Amorproteruo Può da qu e' chiùfi alberghi al ampia Corte
Mi venne hoggi a sfidar con tanti vezzi Libero vfi'tr per più ctvnvfcio tl piede $
Lefi anch'io l'arco ,& hor già temo il neruo E feriti a de le sfanne insù le porte
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CANTÒ OTTAVO: l 7)
,
74 79
ZaF empia di quell' onde oue fu po/l , Hor qual Fortuna, insù la fronte atnmaffa
La bella Dea con L' l dot fuo gradito > L'ampio volume dela treccia bionda .
Del fonte infidiofo era compofia 5 Hor qual Cometa, andar parte nelaffa
Che congiunfe a Saint ac e fJ et m afrodito , Dopo le terga ad indorar la fponda .
V'era Utallo > e 1 Satino , in cui figura Pére a battuta da beltà sì cara
Ofcene forme il fiore e la radtee . , Disfar/ di piacer l'onda amorofa , •
dittai fu nudo a veder quel corpo /acro « Come (uol gema vetro/o lampa in velo » m
v
76 Si
Non cosi belle con le chiome fparfe 0 qual gli moue al cor lafitto affatto
f^uddo ala prima ingiuria il mar foggia c- L’atto gentil , mentre fi lana e terge .
Ai Duci d' Argo vennero a mofirarfe ( que Hor neiac que s'at tuffa, hor forge m alto »
Le vezzofie Mere idi m
me zo al' acque . Hor le vermiglie labra entro 'immerge* l
pare il bel volto il Sol nafi ente e pare , Hor il fen fine fp ruzza hor lafronte ,
Il fenol' Alba, e quella con cali mare • E fa d’alto piacer piangere tl fonte •
77 82 *
Pofio in ricca fontana o bel ritratto Sotto effigie gelata ha fpirti acce/.
,
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* 74 - I TR ASTVLLI,
84 89 '
Beltà ( ere d'io ) non vide in vai di Xanto Così dìfcòrre , intanto ì freddi humori .
Paride tal nel a mede[ma Dina ; Prendo» vigor dal amorofe faci •
Ne d’amorofo foco arfe cotanto Amor gli stringe , e stringe 1 corpi , e i cori
Quando miro la malmirata Argina \
Con lacci indiffolubtlte tenaci.
Qual'10 la veggio alle natrice , e quanto Del nodo , che tempro qu e fieri ardori
Scio l'alma {temprarmi in fiamma via a j E e catene le braccia e groppi i baci
,
;
Dimmi Padre Nettati , fe ti rimembra Giunto era il Sol del gran viaggio al fine
flit and' eli a vfiìdeletue faife fpunse. Lanciando al fuofparirfmarrtti t fori •
Dì fe vedefi ncle belle membra facean fiori a at fili nttj , ale brine &
Danto fplendore accolto , e tantolume L’ ombre volanti , e 1 fonnacchiofì horrorì .
Dimmi tu fil, quell a beltà non fembra Chiù dea la Notte in br uno velo il crine
Moggi maggior del fàlito cofumé f Mendica de fitoi folti 1 fplendori,
Maggor, che quando in del foft di lei « Che la si ella et Amor d'amore ac cefa
Inni do tefhmonio a zìi altri Dei ? In C lei non venne, ad altro vfficto in tefa,
86 9r
lofi men fortunato Endim'umt Cameretta ripofta oue confperfc
:
,
Cedimi cedi, 0 mifero Attheone 7 ulte tncrofiate , e qual diamante terfe '
Ch'io per piu degno oggetto ardo e fofpiro ; V' hà di fino chriflallo e mura c traut ,
Ch'io ne traggo la vita y e tu n hai n^pte Son fpecchi agli occhi, e mantici ai defiri •
‘
87 92
0 bellezza immortali pere he nelonde 7 baiamo fparfo di vapor Sabeo
Di la.vi tu ,fe fon di te meri pure ? Cortine ha qui di porpora di Tiro
L’ acque ale macchie tue diuengon monde, Qticlche per Arianna e per Iato ,
E fanf belle con le tue brutture . D' Indiche fpoglte le Baccanti or diro
'
Deh poich' a sì Joaui , e sì feconde fiducie h' a T ben le Ninfe a Peleo , &
Deftinato fon io gioie , e venture Eabrtcar di corallo, e di zaffiro
Ch’io ti lavi > e t'afa Ughi ancor con fonti Pouero fora al paragon del Letto >
Con vini pianti, e con fifpiri ardenti . Ch’c dale Grafie ai Iteti amanti cretto •
88 95
,
E s'e ver che ne' fonti anco , e ne’fiumi
, Splende il Lette re al di gemme adorno
Am orafo talhor foco sfamili , E colonne hà di cedro e fponde d'oro .
,
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CANTO OTTAVO.
94 „ . „ 99
Siti atiro Urani fojtegnihà ne cantoni Efemprc in fuo defir coftante e falda
Sàie cui etnie il padtglton s appoggia* ti fede, b giace, 0 he rza il dì con
fi efio .
Son fatti a gufa d'arbori a tronconi Concorde aC acque del ombrofa falda
D'ore , e fmeraldo m
dfufata foggia • Freme de baciti mormorar fimmeffo .
Sfuri quafi in verdi e concauc prigioni , Ne raggio d'altro Sol la fie de , bfalda ,
D' A don più volte il bel poffeffo in tutto j Porta talhor del fortunato amante »
E qui per vfo al tramontar di quello TaL /Sogni Fauno , ogni Dea piuano &
Spuntaua agli occhi fuoi l'altro più bello . Gli crede, Apollo l'vn , l'altra Diana .
96 101
Dache la quel a efettra hurnida madre Così qualhor Ciotte» c
a giouinctta
Delplcntio e del forino icollt adombra ,
> S en va per campi fiotitari & ermi
Finche le bende tenebrofe & adre T enera sì , che calpefiar l'herbetta
Il raggio mattutin Lacera e fgembra. Ancor non sà con pii fecune fermi, *
97 102
E da l’Orto ancor poi fin al'Occafo Fatta gelo fa c sì di quel bel volto.
Sci coua m gretole con le braccia ilfafeia . Che teme Amor d’arnor non fin accendit i
Notte e dì fimpr't ficoe fe pere afi
; m
T cme non Borea turbine dtp: tolto
Dineceffarto affar t aiuoli a il lapia. Date nubi arapir lo tn terra penda .
Chepa brcuhora fenzalei rtmafo T e me non Gioue tn ricca pio^ofia accolto
Sentefi fofpirar con tanta ambafida, A sì rara bellezza infidie tenda.
C' batter fcmbranel cor la pumrna tutta „ Vor ria poter celar luci sibille
Che T roia ac c epe , e Mongibello erutta . Ala vifi a del Sole > e de le Stelle .
98
Pittando il rapido Sol per dritta verga Sefi rifchtara il mondo , b fi s'imbruna.
Poggiando a mezo'l Ctel fende le piagge Spieghi , b pieght la Nolte il fofio velo ,
La' ve de' monti le frondofe terga Del' Aurora ha fiofpetto , e dela Luna
7" e fon verde prigion d'ombre
fcluagge , Ch' a lei noifuri, e non ficlporti in Cielo •
Per foggiomar dotte il fuo bene alberga Odia, come riual l Aura importuna >
,
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I TRAS T V L L I,
104 . 109
Sotto lecurue e fpatiofe /palle £ ìen le luci ale luci amate e fide
D'vn incognito al Sol poggio frondofi Congiunte ilfino alfino 3 il vifi al vifi
Cinto da cupa e folitaria valle Diuora, e bee qualbora et bacia , b ride ,
,
S'appiatta in cauo /affo antro mufiofi » Con la bocca, e con l'occhio il bacioni rijb .
Maro de' fuoi recefii il ch 'tufo calle Deh chi dagli oc chi mici pur ti dtuide
Altri tento, che'l Sonno , e che’l Ripoft • 0 non da' miei penficr già mai diuifi
L'ombre fue fiere , ifuoi rtpofli horror £lual' altra effer può mai cura, che vaglia
E Mere reu enfio no, e rafi ori A far , che del mio duol nulla ti caglia ?
105 1 io
SI* efio ( /’ Arte imitando ) bau e a Naturi II or niatteggio ben' io , che d'cgual foco
Di ro\i fregi a mer artigli a adorno . ( Chi creduto l*bau ria i) meco non ardi »
L' bau e a con vaga e rtifica pittura £ che formi talhor ,/tcome poco
Sparfo difronde , e fior dentro, e dintorno » Atterzo a ben amar vezzi bugiardi >
,
Gli feudiappio, e di felce vn ombra oficura Poiché pofpofio ala faticali giocco ,
Schermo ai ingiurie del cocente giorno. Date tur cacce a me torni sì tardi ;
Difendea iHedra incontrai Sol l'entrata £ curi ( come fio le ogni fanciullo)
Di cento bracci a, e cento branche armata Pia che tute'altro vn puertl trafittilo » ,
106 1 1
filiti fieffo ricourar dai campi aprici Così dicendo col bel vel pianpi ano ,
.La bellifirn a coppia bau e a cojlume > Gli terge 1 molli e femidi fudori
E’n he l’otto paffar l'hore felici , V tue rugiade onde il bel vtfi h umano ,
S ecnra dai ardor del maggior lume • Riga i fuoi frefe hi e mattutini fiori»
£ran de fonili lori aure nutrici Poi degli aurei capei di propria mano
Cortinaggi le fronde , e iherbe piume > Coglie le fila, e ricompari gli errori',
Secretarle le valli le montagne *
, £ di lagrime il bagna , e mefie intanto
£ l'crme fiolitudirà compagne . Irà perle di fudor perle di pianto.
107 1 12
Incontro al biondo Arder , che folgoranti Et egli a lei Deh quefii pianti afeiugi ,
.
Dritto daiarco d’or fc oc canai raggi > Deh ceffa ho mai q tufi e dogliofi note
Scudo face ano ai duo felici amanti Pria fi minar di neue arar di ruga ,
Con torte braccia 1 B ria reifc Iti aggi* £ tt vedrai qucjle chiome , e q tufi e gote ,
Jdofù dal’ aure vane e vaneggianti Che mai per altro amor fia pofio in fuga
Con alternififfurtia.be ti, e faggi Vamor , che dal mio cor fuggir non potè
T arcano dire (e lingua era ogni fronda ) Se tu fiamma mia cara im mortai fei>
Più ne nutrìfie Amor , che l Sole , e L'onda Immortali farangl’incendtj miei
108 113
...
li or quiui vn d) fra gli altri ecco che fianco Per quella face ond'tn fiammato io fui ,
T ornar dt caccia ,& anhelante il vede » Giuro, e per quello tirai, cheli cor 0fede» m
L’or biondo e crcfpo,il terfi auorio e bianco Giuro per gli occhi , e per le chiome , in cui
T re volte e quattro a rasciugar gli ne de» Lo tirale indora Amor , laface accende ,
Gli fa catena dele braccia al fianco , Ch' A don fia femprc tuo , ne mai d altrui ,
Sei reca in grebo , e' grebo ai ber ba fie de
n J
£ aCe quel Sol ch'agli occhifuoi nfplende
,
E'n vagheggiando lui , che l’ina aghifice r S’ altro che'l verri giuro ,0 bella mia ,
Tur coni A quiU al S ol, gii occhi nutrific . Di fuper ho Cinghiai preda mi fia.
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114
CANTO ottavo/ 177
„ 119
Et ella a lui. Se tu ben mio fapefi Ilor fi rifponde il tuo volere al mìo
guanto fia dolce ejfcf amato amando E fon conformi i miei definì ai tuoi
E quant'e duro , esperienza hauefi , Se quanto aggrada a te , tanto bram'ìo
>
Lunge dal'amorfuo girfc ne errando E quanto piace a me , tanto tu vuoi
}
Di fcambieuole amor fegni piu efprefi S’è diuifo in due petti vn
fol defio
Mi dar efi talbor meco pofando Et e comrnune vn anima tra noi
;
E faremmo egualmente amanti amati Se ti Prendi il mio core , e'I tuo mi
dai
1 u contento 3
io felice , ambo beati . Terc he de' corpi vn corpo anco
non fai ?
120
D ver che nuda il bel pcnficro affrena
, 0 deianima mìa dolce fauiUa
Che sepre adocchio il caro oggetto appjfa • O del mio cor dolcifimo mar tiro,
In alme sirette di leal catena O deleluci mie luce e pupilla
,
,
Sì> che per lontananza Jimor non cejfa • 0 mio vezzo 0 mio bacio, 0 mio
,
fofptro >
Diuìdalt ( fé può ) Libica arena , Volgimi quegli , ondiogni gratta stilla
,
Oceano profondo , Alpe inaccejfa* Tonti di puro e tremulo zaffiro .
Tur lafciar ilfio bene c peggio ajfai , Tergimi quella, oue m'c dato in
forte
Che defarlo, e non godei lo mai , In coppa di rubino a ber la morte
1 6
121
* Codiand, amiand. Amor d'^tmor mercede. Slue begli occhi mi volgi
Occhi vitali . .
Degno cambio d'^tmor é fio *Amore . Occhi degli occhi mei [pecchi lucenti
Tanfi in virtù d'vn amorofa fede Occhi faretre, &
archi *e degli Tirali
Due alme vn'alma, e fon duo cori vn core. Intinti nel piacerfucine ardenti
Cangia il cor, cdgta L'alma albergo efede Occhi del eie là' Amor Ti eli fatali,
e
In altrui viue , in se medefina more . E del Sol di beltà viut Orienti j
Habita Amor l'abbandonata filma , Stelle ferene , la cui luce bella
E vece vi fiftien di core , e d'alma . Tuo far perpetua eccliffe ala mìa della .
11 7 i 22
O dolcezza ineffabile infinita Slue Ila boc ca mi porgi . 0 cara bocca
Soaue piaga , e dilettola arfùra Della reggia del Tifo vfoio gemmato
,
Dotte cjuafi fenice incenerita Siepe di rofe , in cui faetta e
fiocca
Ha a* Il a inficm e il core , e fcpoltura j T ipe retta amorofa Arabo fiato
,
Onde da duo begli occhi alma ferita Arca di perle , end’ogni ben trabocca
*
Muornon morendo, e'I/ùo morir non cura, Cameretta purpurea, antro odorato
E trafitta d' Amor fio[pira e langue Oue rifugge , oue s'afconde Amore
S enza duci,fenzaferro , efenza fangue • Toic hà rubata vn alma vccifo vn core •
,
1 18
123
Così dolce a morir l'anima impara Tace, ma qual fa TI il, che dì ciafe una
Efca fatta al'ardor *figno alo Tirale , Taroletta il tenore a pien dtfltngna?
E finte infiamma dolcemente amara Orto indegna é di lor, fenon quell'vna
Ter ferita mortai morte immortale . Che le forma sì dolci ogni altra lingua .
,
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i?8 I TRASTVLLI,
lì *-. 129
Bacia > e dcpo'l baciar mira , e rimira Siede nel [omino del' amate labbia ,
Le baciate bellezze >bor qucfii, hor quella* Doue il fior degli fiptrti e tutto accolto
Bibaci a e poi fiofp tra , e tifo[pira
, Come corpo animato in se pur'habbia.
Le gufiate dolcezze hot' egli , hot ella, Il bacio , che dal' anima vien tolto,
yfuon due vite in vna vita , e [pira Jduìui non so d' Amor qual dolce rabbia
Cotifufa in duefauellevnafauella L'vccide e doue muor refia fipolto :
,
Son del mio cor , che'l tuo baciando morde. Palp/tan gli occhi , e dele guance 1 fiori
Muti accenti ifofpin cibaci ifit fi) •
, Amorofi pallet [dora c tinge ;
Che fbaue rifioro al foco , ond'ardo , E chi mi mira fiofptr andò , e fugge
Compor le bocche, alleggerir le falme ì Suggo ,fofpiro anch'io miro morendo
, j
Le bocche, che di nettare bramofe E per morir, quando ti bacio e miro > ,
128 *33
Jduel bel vermiglio , che le labra inofira , La dunque anima mia (l'altro le dice )
Alcun dubbio non ha, che [angue fìa . Ch' io con vita immortai cangi la morte*
llor [enei [angue Uà l'anima nofìr a Voli l'anima al Ciel fi che felice
S /cornei faggi pur voglton che sita Sia degli eterni Dei fatta confort e *
Duqucquaihor baciado entriamo igiofira Fa ch’io viua e ch'io mora e (fi ciò lìce)
, ,
Bacia C anima tua l'anima mia Fa ch'io riuiua poi con miglior forte *
E mentre tu ribaci io ribacio ,
, & Dolcemente languendo, al' iftefs bora
L'alma mia con la tua copula il bacio • Fa cheti bocca io ti viua , infen ti mora
V»
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CANTO OTTAVO. 119
'
34 .
E ciò che brama l'vn , l'altro defia \ La mia bocca occupar fuorche'n qfi'atto •
,
Poiché di propria mano Amor’hà fatto , E con la bocca 1fi e(fa il t or fi dolo
E fermato tra noi quefio contratto • fidando 1 baci dan luogo ale parole •
*
J
37 142
Confcntipur ch'io ti ribaci> e dammi
ì Et io ( die ella ) che fruir mi vanto
Ch'io te, come tu me, Uringa abbracci • & Gloria infinita in que'fuperni figgi
Pungi , fenfici , vccidt , e fuenir fammi Non prono colafisa diletto tanto
Vinche L'anima fudi,e'lcore agghiacci • Ch'ala gioia ( rtfentefi pareggi »
7 e l'ardor mio, me la tua fiamma infiami,
*
Prendi pur ciò che chiedi , e chiedi quanto
E me teco , e te meco vn laccio allacci . Di me ti piace , a tuo piacer mi reggi .
Perpetuo moto habbian le lingue, e doppi • Ecco a p icc iole feoffe a te mio bene
Sten de le braccia , e de le labra i groppi, Sofptrando , e tremando , il cor fin viene •
138 *43 ,
mio core) homai m attenta
.
Con centofu 01 fratei lafciui e folli E'n cote di rubino aguzzar tenta
Vola fcherzando y evi tieni' arco afiofi, La puntarci) a morir dolce allettai m
Pii vuol ch’io le mie famnui falcili. E fa tanto eh’anelito morirmi finta
De/e dolcezze fine quafi gelofio > Del tuo dolce morir dolce vendetta.
Che tofio ch'io per mitigar l'ardore Serpe fembri al ferir , che ben afiofe
Ni colgo vn bacio , li mi trafige il core . Stan fouente le Serpi infra le rofi-3 .
M 4 hfi »
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i8o I TRASTVLLI, CANTO OTTAVO.
*44 ,
147
Efe ,
perch'ella e velenofa e [chiù a Eà vn groppo allhor del’vn'e l'altro core
Forfè imitar la Vipera ti [piace , fluel fom?no del piacer . fin del defo • .
almen.fcome fuollafiiua
Fiottila Formano i petti inefafi d‘ Amore
Coda guizzar di Rondine fugace Dì profondi fofpiri vn mormorio . **
0 pur qual fronda di nouella Olittd Stili anfi falene in tcpidetto h umore
Rincrefparlat'infogniAmor fugace Opprime i [enfi vn dilettofo oblio .
Vibrala sì , che la tua bocca arciera Xornan fredde le lingue , e [morti i volti ,
Emula de' begli occhi , tl cor mi fera . E vacillano i lumi al del trauolti
145 148
Nonfono ( egli ripiglia ) hor non fon queflì 7 ramortifeon di gioia ebre e languenti
Gli occhi, onde dolci al corfrali mi [cocchi? Vanirne slanche , al Ciel d’Amor rapite •
Gli occhi .onde dolce il cor dtazi m'ardefi? Gl'iterati fofpiri. trotti accenti
Begli oc chi. E' n qfto dir le baciagli occhi • Le dolcifime guerre , e le ferite
Begli occhi ( ella [oggiunge) occhi celefli , Narrar non so. Frefche aure .onde correti.
Cagion , che di dolcezza il cor trabocchi , Voi che'l mirafe , e ben l’vdtfe il dite •
,
Core , ond io viuo fenza cor . thèforo , Voi fe ere tari de' felici amori
Ond’io pouera fon . vita . ondio moro • Verdi mirti» alti pini» ombrofi allori*
146 14 9
All bora il Vago . An^i tu fol . tu fei Ma già fugge la luce e l'ombra riede,
,
Sluel core , onde l mio cor vita rie tue • E s' accofa a Marocco il Sole intanto •
Cor mio. Più voleadtr . quando colei Imbrunir d'oriente il Cielfi vede »
La parola in vn bacio , e l cor gli beue . Cangia in fofeo la terra il verde manto •
Ella per lui fi il r ugge . egli per lei , Già cede al Grillo la Cicala » e cede
Coma raggio di Sol falda di neue . Il Rofiignuolo ala due tt a il canto.
Suonano 1 baci , e mai dal cauo fpoco Che garrifee le sielle e dice oltraggio
,
forfè a più dolce fuon non rifpos Eco • Del bel pianeta al fuggii iuo raggio
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I
L A
FON TA N A
D’APOLLO
CANTO NONO.
> «
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ALLEGORIA.
Ella pcrfona di Fileno (nome deriuato dall amore) il
i
2
C chi in cui nu tre~j
, Voi fletei fiacri fonti > otte per bere
Amorfama gente Corro fouente , e gli arfifpirti immergo .
Sotto i begli archi de le agita altere
Ond'io cjuefi'almain Più ch'ai' ombra de' lauri , / fogli vergo ;
vitti rogo ac cefi , C'ha iter ben denno entro le vefire sfere
Poiché v'habita il Sol , le Mafie albergo »
Volgete ( frego ) ala^
£ finto con fiauor pari ala pena
mi a cetra h amile
Donde nafice l'arder piouer la vena %
,
3
Mentre al canto l'accordo , ì rat cor tefi .
f
Altri colà , dotte Parnafo al Cielo
Erge in due corna le frondofi cime ,
Voi mi defi e l'ingegno > e voi lo Itile »
Per coronarfi del più verde Itelo
Da voi le carte a ben vergare apprefi j
Sudi a poggiar percalle erto e fublime
lo fol del vofiro altero orgoglio anhelo
Sul monte alpefi ro a foli citar le rime ,
£ fe vhà stilla di purgato inchiofiro >
£ vo y chc'l gutderdon de ' miei fudori
Prende fol qualità dal nero vofiro • Sia corona dt mirti » c non d'ali ori •
Amor
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i 8 4 LA FONTANA D’APOLLO,
r .
4 - .
- • 9
Amor filo c il mio Eebo,& Amor filo Stranio carro era qui di gemme Adorno
Con l'arco ifieffo > onde gli strali ci [cocca , In [embìanza di barca al lido auinto •
forche la gloria fi pareggi al duolo Aurora ,o queldelgiorno
Jgt/el de la bioda
2) eia mia lira ancor le corde tocca . £ materia , e di lauorn evinto
di
Dal'ali Bel penfier che /piega tlvolo
, Gran ccpafii bà di perle , e i chiodi intorno
l a donde poi qual' Icaro trabocca , Tutti fon di diamante , e di giacinto •
An^i pur dala fua fuelfila penna , il vafi tutto e d'vna conca intera ,
Con cui fermo talhor quanta m'accenna. Ch’apre il capace ventre in meza sfera «
5 10
Se fofii vn degli augei faggi * e canori , Altra di quefia mai forfè Nereo
C'hoggi innanzi ala Dea Vengono in lite, Non vtde opra maggior di me rateigli* •
£'/? que'vitali , e vir tuofi h timori 0' nel ricco Oceano , ò nel' Egeo
6 (ha* 1
£ c c o già dala porta aure a del mondo Così talhor vi d'io pianta feconda
Dcle fiamme minor il fimmo Duce Quinci e quindi ("piegar varia la chioma,
Coronato di raggi il capo biondo S' auicn,ch‘ arte cultrice in lei confonda
Lfice sùt monti apublicar la luce . L'vuc natie con l' adottine poma ;
Gii i fefla Natura , e dal fecondo
f Che mefiolando il pampino y e la fronda
Grembo herbettc la terra ,e fior produce Curua le ver di braccia adoppia firn a
L' Alba il corteggia , e' n qfic parti e'n qlle Onde congiunte in un vagheggia Autunno
Gli fan per tutto il del piazzale felle Le ricchezze di Bacco , e di Vertunno.
8
Totch'amboduo di quel piacer diuino Vna i non faprei dir y fe Ninfa , o Ditta,
,
Ilan cibato il defio» ma non /atollo , Dal tronco , ou'e legato , il carro /lega ,
S argon col Sole , e prendono il camino £ dritto , otte la coppia , inuer la nua
Ver fi il fonte mirabile d' Apollo Le redine riuolge > c l cor piega .
fi
Giu vgon là cione chiaro e cbriftallinO Poi con fauella affabile e fifiiua
Staggi vn laghetto, inficine abraccilccllo
-i La ricca poppa ad aggrauar lor prega i
Cinto d’vn prato , che di fior nodelli Hidrilia ha nome , c già la bella filma
Serba in ogni flagìon menfa agli augelli . Introdotta nel legno, il legno /palma .
Per
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CANTO NONO. I Ss
14 19
Per la tranquilla eplacida pefebiera Sporge la curua riua in fuor due braccia ,
Pie vanno inficine a tardo folco e lento , E forma vn femicircolo capace , (eia
Don e guizzano i pefei a fchiera afibiera , Douc quado il Cietarde, e quado agvhiac -
Quafiin del chriftallin B elle d argento. Sempre ha lo Bagno inalt erabil pace
Adon l'amenità de la cofilerà Placido quiui , e con frena faccia
£ la bella Noe ehter a inulta tace £ vi fan l'acque apro u a e gli arbofelli
,
Mentrefiede al timon , cosigli dice . Ai pefei padtglion, fpe echio agli augelli *
15 20
,
La machina , Signor, doti entro horfei Fiori , e conche vn fol margine confonde ,
Fu del Fabro di Lenno alto fudore . Hcrba , e limo congiunge vn fòt confine
Con quefta in gratta venne, e di cofi ci, Spiegano l' alghe , e fpiegano le fronde
Clie la madre dì Amor compro l'amore .
,
Invn fitto commune il verde erme »
Ter trarla ai poco amabili H imenei 7 rà fmcraldi e zaffir Tombre con tonde
* ,
Quefta in dono l'offcrfc inun col core . S cherzano gareggiando ajfaì vicine ;
Nettuno aggiunfe at pretiofi doni Et han commercio insù le ripe efireme
Vago poi di piacerle 1 duo T ritoni •
, Le verdi Dee con le cerulee infieme .
16 2 r
Nc fi ( come tu vedi ) m acqua è naue 0 quante volte, allhor che reffo , e biondo
Ma carro quella il vogliafiariane n terra. Ride in braccio ala vite il lieto Dio
Spinta talbor da dolce aurafoatte Datarenofo fuo gelido fondo
Ter le piagge del mar traforre <fr erra La vezzofa Neretda al lido vfeio ;
.
T albar lafe landò l'elemento grane E folto il ve lo, onde ricopre il mondo
Quandiella il volo al terzo del dijferra , La madre del/ilcntio, c del oblio ,
V' accoppia, efi toglie ai Zefui benigni Con pampini aficiugando i membri molli
Le dipinte Colombe , 0 1 bianchi Cigni . Rapì tv ti e mature ai dolci colli •
17 22
Così ragiona, e'n tanto attorce e Bende Quante cadde r irà perle , e tra coralli
Con ufi idi fin or forici stami) 1 pomi , che pende an poco lontani
Ond’ai figli del'acque ordificc e tende E la vendemmia ac colfero i cbrifialli
Minuti ^ e fottilifitmi legami . Già di vino riti in grauida i grani .
Ma mentre apprefia il calamo , intende & Spejfo Br filando per gltondofi calli
Refilatrice leggiadra a trattar gli hami >
, Sdrucciolaflc netacque 0 Dei flirtanti
Amor con altro Uccio , e con altr'cfca Spejfo voi Fauni entro le chiare linfe
Di Ciprigna , e d' Adon tanime pefìa, Cor refi e ad abbracciar l'humtde Ninfe
18
In vn foglio approdo la nauicella Loco fouuiemmi batter veduto ancora
Che qnafi Ifola fiede al lago in grembo . ( Senon quanto e siti fiume) apunto tale
Q ucfto non oso m at ferir prò celi a , (bo, Là dotte trah e la bella Pchdora
T e me ogni A agirò approdarlo , {fi ogni ne- Dala Dora, e dal Po nome immortale ,
Nc fin tì mai latrar ferutda stella. Del’ Augufio Signor , eh' Augufi a bonora
Ne d'algente pruina afperfi il lembo ; Delma fi re nifilma. , e reale ;
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i SC- IA FONTANA D'APOLLO,
.
=4
Sù perla riuà i lucidi fecreti Sappi » che di ricc bifune rugiade
Bel bel Ugo [piando ignudi chori L'India» V Arabia^ Entra , e T aprobana
Van di fanciulli lafciuetti , e lieti * T anta copia non hanno » b Paro » 0 Cade
Anzi di lieti e lafciuetti Amori
, . (fi d‘ Au(t ro il mar e fio il mar di Tramonta
Chi fuor del' onde trahe con lacci » e reti , (fittala tn quefie felici alme co t rade (na
Chi con tremula canna il pefcc fuori » pie verfa ogrior dii Ciel grafiafin rana»
Altri con lunghe [la » e feri adunchi » Pofila tn minuti globi il Sol lendura ,
Altri con gabbie di conteflt giunchi « £ fon de miei Colombi efeae p filar a .
3°
fluì venne à [caricar l'onda tranquilla Le perle perche firn d' eguai bianchezza ,
,
Bel [ho bel pefo la barchetta efi rana . Ama La filiera immacolata e bianca .
fifiuì fcefcro a veder quella >cbc sitila Così quello fplcndor ^ quella finezza»
Botto licer , si celebre Fontana Ch'ai lor primi natali in parte manca ,
Vulcan^ dittino artefice fcolptlla ,
Con doppia luce » e con maggior bellezza
£ vinfein ejfa ogni [cultura Fumana à Nel lor ventre s' adempie e fi rinfranca \ ,
Così grato efier volfe al biondo Dio E le rimandati fuor con gli efrementi
Quando i celefli adulteri fcoprio * Più perfette » più pure , e più lucenti*
26
Febo poi tanto di [ita gra f ia infufe il eh oro poi 3 eh' e d'a domar mi auezzo
In quel marmoreo , e limpido lauacro % Dele mie vaghe e leggiadrette ancelle
Che La virtù poetica vi chiùfé Per fabricar pendente b compor vezzo* >
Bel fuo furor merauigliofo e facroi Sceglie irà lor le più polite e belle .
E'n compagnia dele canore Mufe » Et io più eh altra» vna tal fepa apprezzo
Bi cui tutto ve finitoti firnulacro », Perche la stirpe lor vien date stelle »
Souente vifitandolo, con e(fi E del Cielo , e del mare hanno il colore »
Suol le ritte cangiar del bel Verni effo * Là doue nacque » e doue regna Amore »
27 v
3*
L'onda in tanto gorgoglia , & ecco allhora Si per lo generofi alto concetto
Sirenetta leggiadra in alto terge* La cui primiera origine e ce lefi e»
£ veduta colei , cui Cipro adora , Sì per la gran virtù del bell'oggetto %
Vn altra volta poi fi rifimmerge • Pofiente a confortar Vanirne mifile».
La man care a di perle indi vien fora» Sì perche lo fplendor reca diletto »
L'I bel lido vie in tutto n afp erge ; ' Sogliomi compiacer forte di quejìe »
Per le rapite al'oft riche natiue , fifiuefie dicro la cuna al nafier mio »
Vie rnazzior de le noci » e del- oltue * filu efi e per barca» e carro ancor vols'io *
2S
Biffe la Dea Se pur di perle mai
.. (fiutando V Aurora li fuo purpureo velo*
Fta , eh' a» aro talento il cor et tocchi Lauacon l’onda » ch'i fioretti amila »
A tua voglia sbramar qui ben potrai Bi mattutino hurnor ptoue dal Culo -
E.d'vn candor di nulla macchia offefio > Nel cui grembo fi cria la margarita ,
Eie la gr offesa men pur che leggiere
,
Quandovede la man > che già la piglia >
Non habbian pari ala tnifura il pefo . Speffo il Caftor perfeguitato imita
Quella forma c miglior che con le sfere, E de la bianca fua lucida figlia ,
41
24a perì) ch'ogni bella > e ricca cofa E fe fané r vuoi pur chi coflei fi ,
Con gran difficoltà fempre sacquifia , Ch'e defìinata ad habitat quefi’ acque
Quefi a sì cara preda e pretiofa Etglia fù d’ Ache loo , che n compagnia
Con la fatica e col periglio c mifia .
, Di due gemme Ile fue d'vn parto nacque*
Staffe ne parte entro B albergo afccfa Ma da Fortuna ingiuriofa e ria
La perla , e parte efpofìa al' altrui vifia* La coppia a lei cogiunta oppreffa giacque ;
Siti'or lo del couil, chela ricetta E eh' ella fot giunge(fe a quefiejfponde >
%A la rapina il reftatore alletta . Eù gratta mia chefignoreggio l'onde .
37 42
L'ingordo Pefcator , ch'aperte ftorge Cli altri duo delT h'trren mofiri guizzanti
Le fauci allhor dela cerulea bocca , Eran di qualità fimilia quifio,
Stende la defira( ahi temer ario) e fporge Attrattiui negli atti , e ne'fembianti ,
T roppo a sì nobil furto incauta e fiocca y Donne ilpetto, e lafaccia , e coda il refio ;
Pero che come prtma ella s'accorge , Soauifimo rifthio a’ n alliganti
Che man rapace il fuo theforle tocca , Doloroft piacer fiherzo funcfìo\
,
Comprimendo g elofail proprio gufilo Il cui cantar ne' faifi onde regni
fi
De la cafa d'argento appanna l'vfiio • Era morte a'r.oechier , naufragio d legni .
38 43
,
Con tanta forza l’affilato dente Ma pi ich'
.
Del e
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ISS LA FONTANA D’APOLLO;
49
Tele tre mefo Vtfc't , e mezo Ditte Più bel non vide 0 più vezzofo pefcè ,
Quella , chcn qucjìo mar gittata venne , Del Mincio mai la celebrata pefi.a %
fluì ( come vedi) immortalmente viue Spefio qualhorail mar fi gonfia ecrefct
Ciò per pietà dal mìo gran Nume ottenne Salta dalfondo insù la ritta ftefea .
L' altre per vari lidi , e varie riue Và peri' ber ha firpendo, e tant’oltr'efce ,
Corfer , ne so ben dir ciò che n'auenne . Che vie fin nel mio grembo apreder l'è fica.
So ben , ch’vna di lor dal’onde [pinta Di fin oro al' orecchie hà duo per, denti,
Treffio Cnma , e Pozza ol rim afe efinta . E mi vomita in man perle lucenti •
45 5°
„
E trafportata a quella nobil fede , Uà lunga coda , e largajefia , egroffa
Miglior, che'n vita, in mo*te hebbe ve tura, Bocca aperta , e vtftofa , & ampie terga
Perche de' Calci il popolo le diede La fchiena è di color trà bruna , e
Il Paradìfo mio per fepoitur a . D'auree macchie [maltata a vcr^a a ucr-
Dico il lieto paefe ,ou e fi vede Si dibatte per l'a qua, e per la [offa , (ga.
Sì di fiefieffa innamorar Natura, Nè pur in pace un fol momento alberga •
A cut cinto di colli il mar fà piazza , Lubricafcorrt^cntra peri ulto , e guizza,
Ch'a Nettuno e t he atro, a Bacco e tazza • •E fi la tocca alcun , toflo fi drizza •
46 5 *
Dal’offa dela Vergine canora Tua farà ,fe faccetti, e feti piace
Che'n quel tcrren celefi e hebbe l'audio , Deporr c alquanto il di [pie tato orgoglio ,
Spirto di melodia pullula ancora , Del tuo vtuaio entro L'humor viuace
Jduafì d'antico honor genite none Ilo . Jo di ruta mano impnfionar la voglio .
Più d'vna lira vi fi fente ognora 0 di qnefi’animai vie più fugace ,
E più d'vn bianco mìo mnfico augello , Più dura al mio pregar di quello foglio
E che fia vero > vn de’ fu oi figli a(colta , Viene a teprar deh uienc vn doppio ardore
A che dolce canzon la lingua hà fi tolta, E fi lpeficc non vuoi, prenditi il core .
47 52
Volgefi a quella parte , ond’efi e il canto Chiede a Venere A don , chi fia colui
Adone , e vede vn P efiat or sul lito . Che sì ben col cantar Paure Infinga .
Di (empiice du aggio hà gomma e manto , Amor di lui
E) de' noflrt ( nfponde )
jEt ha di Polpo vn capperon fdr tifici to . No haurà mai chi più forfaràafo fitinga .
Ampio cappe l , che fi tipico a alquanto Elleno hà nome 5 e dal infìdte altrui
Ch adombra il crin,difittiti paglia ordito. E qui gì tento a menar uira fihnga .
Con cui del'acque il popol muto inganna • Che La morta Sirena tl grembo fina •
4s 53
Pilla (dicea)cbesì fafiofaelieta Ma fe ti cal più oltre intender forfè
Oggi or nc vai del mio tormento acerbo Di fu e fortune andianne
, ou'egli LI afi.
Deb viene al'ombra, korche’l maggior Pia- Cosìfin giro , & ci quando s'accorfe
Scalda il Leo [crocchi Can fuperbogneta Ver lui drizzar la bella coppia 1 pafii »
fi) uà Vienne , oue leggiadra , e manfùeta Di cotanta beltàfiupido forfè
Vn Anguilla domefiica ti [òrbo Per reuenrla , da querozi fafii ;
Che di limo fi nutre entro vn forame Eia con man gli accenno 1‘àrnica Dea,
Di quello [coglio, e non hàfipinefofijuamc Che di là non partiffe, oue fi dea .
CANTO NONO. 189
59
Per romper ( dice ) o per turbar non vegno Pifponde 0 degna Dea dela beliate ,
.
55 60
.
Delfoco tuo con mormorio fonoro fluefio cor, che fi Strugge a poco a poco
Parai mar , dou io nacqui, eterna fede\ Languendo di dolci imaferita , f
E come Apollo ti dono L'alloro y La merce vofira, in ogni tempo e loco
Così l'alga Nettuno hor ti concede* Saràfonte d' amor più che di vita ,
Lodanti i muti pefc , e tu di loro
't Somminifirando alfuo cclefle foco
Pai diletto/è , e volontarie prede j Ncle pene beato , efea infinita
AnTfi. con foauifime rapine Con tal piacer perla beltà , chi adoro»
Prendi l' anime bumane , e le din in e • Sperando vino , efofptrando moro •
56 61
Inumino C autor , la nobil’arte Nacque nel nafermio, ne fiach'efiinto
guanto più gradirei del tuo concento Manchi per volger d'anni ardor sì caro
Sci diletti, e 1 dolorfp legafi in carte fu elle catene , ond'iofon prefo e cinto ,
Per cofui» eh'e di me la miglior pai te , fu e' lini ifleft , in ch'io fui prima auìntOy
Amaro mio piacer dolce tormento ,
,
La piaga del mio petto anco fafetaro .
Mezo ac l'alma mia , vita mia vera Lattato apcna dal materno bagno,
Anzi di quefia vita anima intera. Put lauato dal pianto 3 onde mi Lagno
57 62
Deh (tene prego) così'l del fecondo Amor fu mio maefiro , apprefi amando
Sempre ,
e benigno d tuoi defir fi mofiri A fcriuer pofeia, cr a cantar d' Amore »
Pà nel' età futura vdire al mondo Di duo furori ac cefo , arfi penando
La bella Infiori a degl'weendij nofiri . L'vn mi fcaldb la mente e l'altro il coro
, .
Pafferà l'onda ofeura 3 e chiara fia Amorfe con la doglia amaro il pianto
Nonfenza gloria tua , lafiamma mia . Lebo con l'armonia fiaue il canto .
,
58
Paro (fe ciò farai ) per te colei
*
3
Negar non voglio , ne negarpofio
^
Languir,per cui languifci, amate amata ; Ch'ai dolci Eludi, agli hon orati affanni ,
E quando il nodo, onde legato fi, Che rapifono i nomi al cieco Oblio
V crrà pofeta d' troncar Parca [pie tata , E fanno al Tempo ingordo eterni inganni.
Nel felice drappel de' Cigni miei Fatale clettion L'animo mio
T i porro , candidombra, alma beata Non in clin affé affai fin dar prim' anni
Dou e l'Eternità , chefernpre viue In qualunque mar tir grane e mole fio
Nel libro fuo l'altrui memorie ferine . . Pefugto vnqua non hebbi altro che q ut fio.
L'Adone ,dc! Caualier Marino N Ma
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i 90 LA FONTANA D’APOLLO,
d4 69
Ma da quefia dì vezzi arte nutrice ria d'vna volta il gemtor firuero ,
Ecco le fpoglie alfin , ch'altri riporta , In cui d oro holhan definì ardenti.
Ecco qual frutto vie n di tal radice , Stringendoli morjo del paterno impero
V ugnar nel di zigrin, l’hamo.e la /porta • Studio inut il ( mi diffe ) a che pur tenti ?
J rofei del nofiro fie celo infelice , Età forza piego l'alto penficro
In cui di gloria ogni fauilla e morta . A vender fole ai garruli clienti
L'età de 1 ferro è /orfa ,e fui di quefi a Dettando a qticfii /applicanti e quelli
La viltfiima rugwe ne refi a . Nel rauco foro t queruli libelli •
70
T empo fìt , •
,
ch'ai cult or de' fiacri rami Ma perche potè in noi Natura affai,
Fattor euoli fur molto i pianeti . L i lufìnga del Genio in me preualfe
Ilor fol regnano in terra aitare fami E la toga depofia , altrui lafidai
E copia grande d’huomini indifere ti Parolette firn altir mendaci efalfe .
De' quais alcuno è pur, che l canto n'ami Nè dubbi tefii interpretar curai
Ama lePoefie non i Poeti i, Nè di fiordi accordar cbiofe mi calfe
Nè fia poca mercè quand'egli applaude
,
duella Rimandofui perfttta legge
Premiando talhor laude con laude . Che de [enfi sfrenati il fren corregge* . .
66 7} %
Di me non parlo , cfe pur canto, o f ritto , Legge h ornai piu non v'hàjaqual per dritto
D'Arnor non di Fortuna io mi lamento ,
, Pumfca il fallo 0 ricomperifi il mcrto .
,
Che non in tutto di ricchezze è pnuo Sembra quanto è fin qui decifi e fritto
Chi trahe la vita postero e contento . , D‘ opini un confufeadjfo incerto.
In tale stato volcnticr mi viuo Date calunnie il litigante afflitto .
E affami fio /, che d’oro ho lo sì r omento . Somiglia tn vafìo mar legno mefp erto*
Lo sh omento , ch'io fieno ( a quell'alloro Reggono il tutto con affetto ingordo
Vedilo làfofpefo) è di fin oro . Paffiori cieca, & in ter effe fiordo •
67 72
Ita di Ci gl: dorati intorno t fregi La Rota eletta a terminar le liti
Et ha gemmato il manico e le chiatti* , flualnoua d'ifiion rota fi volue
Dono ben degno del gran Rè de' Regi E con giri perpetui & infiniti
Rege, amor de' fogge t/i , honor degli aui . T rattien l'altrui ragion, nè la rifolue •
Si non indegni di cantar fuoi pregi Pur que' lunghi interualli alfin /pedi ti ,
Fuffero i verfi miei poco fio aui Spcffo il buon fi condanna e't reo s' affo lue*
,
Com'egli c tale in fra gli H eroi maggiori Del’oro, al cui guadagno è il mondo intefòè
£lual'è il fuo Giglio infra i piti baffi fiori . La bilancia d' Afire a trabocca al pefi .
<58
73
Ma q uefio è il men
, fi
non che'l , cui vulgo a Fennemi pur afiaì la patria bella
Lofio vel d’ignoranza i lumi appanna, Dentro i con fin de le natiue foglie
,
Prendendo a fcherno i bei fiudori altrui Dico Napoli mia, chela forella
Nel conofiere il meglio erra > e s'inganna « Dcla Sirena tua fepolla accoglie
E febea io tra que' miglior non fui Ma perche l'huomnel'età fu a nouelld
So sten te chi più vai biafma e condanna • E\pronto a variar penfieri e voglie , ,
Moffemi
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CANTO NONO. *9 i
74 79
.
Mtffemì ancor con faifi allettamenti Di quel Signor , che generofi e gìufi
La perfuafion di La fpcranza , Legna colà del' Alpe ale radici
Et al [acro fplendor degli ofirì ardenti Alon mi dogiio così pur fimpre Augufi
-,
Favori ingiù (li 3 e pairocintj infidi Così poi vomito foco fonante
Speranze dolci » e pentimenti amari > Ver la bocca d’vn fulmine terreno .
Sorrifi tradii or , vezzi ho mie idi , Conia canna forata , e folgorante
Et ac qui(li du bbtofì , e danni chiari > T erito ferir mi, e lacerar miti fieno ,
E voti vani , &
Idoli bugiardi > Come la fama mi trafijfe e come ,
Onde il male e ficuro , e' l ben vien tardi • Mi lacero con le parole il nome •
77 82
x
Ma come può vero diletto? ocome Non meritaua vn he uè fiherzo t vano
Vera quiete altrui donar la Corte ? D'arguti rifi, e di faceti verfi
Le die la Cortefia del proprio nome Ch'altri devefife armar l'iniqua mano
Solo il primipio ,ìl finehà dala Morte Di sì perfidi artigli , e sì peruerfi ,
Jo voifi dunque pria che cangiar chiome , E fioccar contro me colpo villano
F erra, e Ctelo cangiar ,
per cangiarforte Ch' inerme ri fianco ala percoffa offerfi .
Malung'hora pero del loco, in cut Che non fa? che non ofa tra , e furore
Xicourar mi deuefit in dubbio fui »
, D'animo defperato } e traditore ?
7$ 83
Sperai dì tanti danni alcun rifioro Penso forfè il fellon quando m'offe[è
Frouar là doue ogni valor figgiorna , Per atto tal di migliorar ventura 9
Mela Città , che l nome hebbe dal Toro , E con la voce del ferrato arnefe
Stcome il nome fuo ri hebbe le corna. D'ac q utflar grido appo l'età futura.
Venni ala Dora , che di fertiC oro Spero col lampo , che la polue accefi ,
( Come il titol rifon a ) i campi adorna , Di rifi hi arar la fua memoria ofiura 9
Ma'n pngion dolorofa, oue mi (corfi, E fatto dala rabbia audace e forte
Laffo > che'n vece d’or sferro m* porfi. Si voifi immortalar con la mia morte.
2N Girò
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i<u LA FONTAN A D'APÒLLO,
84 89
Ciro in faufia chiane , e lefu e firane
l Cosi vènto il rigor delper defilino ,
Volgendo intorno ,e fpaucntofc rote Con cui vera Virtù fimprc combatte.
Avbafarfe la tejla al fero Cane Di Pauflippo , e Xtfiida e P tappino
,
Gianfi a veder dela contrada franca , Procacciar conno Morte alcun riparo >
Doue i gran Gigli A oro ombracortefi £ poiche'l corpo incenerir pur de ut.
r refi aro vn tempo ala mia vita stanca ~ Fendere almeno il nome eterno e chiaro .
La viri lividi, e la beltà Francofi , Chi da Fortuna rea torto riceue
V' abonda bonor, nè cor tefia vi manca , Spece hifi in me, eh'a deprezzarla imparo*
7* erre» si d'ogni
ben ricco e fecondo , Sol beato è chi gode in bore liete
Ch'i non so dir,fe fia prou mela , b mondo * Tràmodefii p tacer bella quiete
87 92
Ma pero che 1 furor fuolein gran parte
1
*
£ le penne pacifiche , e le carte 51 come amor fol con amor fifi paga
Con bufile ,e fpadc conuerfar non fanno». Così virtù fol di virtùfi gode .
fjtefio [coglie romito , e quefio lido Elia è merce , e mercè fola a fie fitfifa
Feci de miei penfier refsigio y e nido Così dicendo , al bel fonte s'appnjfa ,
88 93
fluì mi vino a me sì efio
n quejì arena
, e "NeV 1filetta vn piceni pian ritondo'
Che cofi fa felicita comprendo Da li epe è cin to di fin oro eletto r
£ qui purgandola r/naroza vena, Che col metallo pretiofoc biondo
Da' tuoi candidi Cigni il canto apprendo y Difende il praticel, che vi fià letto .
Con cui sfogar del cor la dolce pena £ di germi odoriferi fecondo
La Ptfcatrtce mia m ode ridendo. D‘ aromatiche piante hauti 1 vn bvfchetto ,
Vena pouera 6 erto, (fi infeconda Che fan con l' ombre lor frondofi e fpeffe
Ma fchietta, e naturai, cor» è quefit'onda. Il loco infiuperbir di ricca rneffe . .
Vn
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c a n ro AN un o. * 5>3
. 94
...
99
r# Parnafitto d'immortai verdura \Hà lo Aromento fuo cxafcttna Fiufa
Nelccntro del pr atei fa piazza ombrofa Et a uaficun si remente in ogni parte
In mezo al cut quadrangolo a mifura Honda canora in cauo piombochiufa
La pianta dela fabrtca fipofa • Per molte canne l' anima compatte
Fermanfi a contemplar l'alta bruttura Strangolata gorgoglia, indi diffufi* ,
Cui nulla e/otto il Sole opra , eh’agguagli* DcU man » de la bocca il fuo no imita .
95 100
Di terreno Scultor fcarpelli indafri Sta fitto l'ombra de la caua pietra »
Fermar nonfaprten mai sì bella Fonte ,* v Che fittogiace al volator Pegafio»
E benfece malt anni» e molti lufri > Il bel Signor de la cornuta cetra »
Ai tre Giganti Etnei fidar la fronte . ì v il gran Kettor di Pendo , e di Parnafi .
"None dì marmo fin figure illufin (monte)» In tefia il lauro » alfianco baia faretra »
Cerchiano vn fajjo » e l [affo afitmbra vn E verfa l'acqua in più capace vafio*
E quel monte ha duecime » e nsu le cime L‘ acqua »cht d’alto vieti lucida e terfa»
Alato corndor la zampa imprime . Per l'armonico plettro ingiù riuerfa .
101
9
Deh perdoniti il Ciel sìgraue fallo » •*» • Intorno al labro /patiofi e grande
Per cui men caro il buon licer fittene De la conca » che copre il Re di De lo »
Zoppo fabrteator del bel cavallo. S'tntc/feil fonte da tutte le bande
Che nc venne ad aprir nouo Hippocrent . Di tróflucido argento vn fottìi velo ,
97 102
„
guanti da indi in qua del nome indegni Par che quel chiaro velo in n argentato >
Poeti ti chtaro 'Audio han fatto vile ? , Che di liquidi Slami ordì Natura »
Nonfi turbi il bel choro » e non fi /degni 3 fa per afeiugar forfè filato Ó
, Se venale , e plebeo diuien lo A ile» Lì acqua »cbe n fificner quella finltura
Poiché del mondo ogni contrada quafi ^ LeDee del tempo e de l’oblio nemiche
, >
103
,
1 corfendei Sol ere dentici vere . u> \ .» Fin diuerfie attitudini compofle -
Pioue dal /affi in vn dtluuio intero \ \. \ in pie leuate e’ n.vago ordm difpcfie
,
Lapiena in pila con catta » e lucente » Gronda n perle dal crin , brine dal vifi »
E la pila» ch'accoglie in se la pioggia » v E /calze* e mezo ignudo accolte in cerchio
Dele Mufc siigli homerì s appoggia » . ’
a. « Dela gran conca reggono il ccuerchio .
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194 LA FONTANA D’APOLLO,
•
104 109
Data corteÀ più alca ala più bèffa , Helo fpatio che l'orl 0 a cerchiar viene
»>
Cheti bacano maggior l' acque ricetta » T ra cornice e cornice ai maggior vafe »
De le bel' onde il preàpitio paffa Hauti i vn fregio di feudi, ilqual contiene
'
Doue' l'acqua dimfa a bere alletta • Varie trecce ogni feudo bà nelabafe.
Jn quattro fonti piccioli è diuifa ,
’
< Che difendendo van sù 1 bianchi marmi
Et ogni fonte bà U fu a statua inafa* • L'alt ; eie code , e fan cartiglio al' armi .
105 1 io
fh:attro le Hatue fon la Gloria in vna
\ Pofio e in tal gufa intorno alabell'opra
La Fama in ultra parte tnetfi fi anno » L'or dm del' armi più famofè al mondo y
Laf'irtù quindi »e quinci la Fortuna * Che dele Mufe che Ha» lor difopra ,
»
O per vrna, optr tromba fio per cannone • E 1» ogni feudo vn fìmbolo fi vede .
io 6 li I
Chi può dir poi ,ficomc fcherza , e n quante per dtfiinguer l'imprefe il fabro egregio
Cutfé fi vana la volubil vena t Del' ornamento nobile e f'ubhme »
Hor per torto fenlier ftrpendo errante Mifi hi di più color , ma d’egu al pregio
’
T effe di bei Meandri ampia catena • Scelfi , e polì con ingegnofe lime
•
.
Hor con dirotta a[pergin e fallante T alche d ogni diutfa tl vano fregio
Bagna lambendo tl C teli'aura ferena ; Le differenze in color vano efprime
E polche quanto pub s inalza e poggia E con p'etre diuerfe in un commeffe
Sparge l’accolto nembo tn lieta pioggia • E fatitura » e pi: tura accoppia in effe-* »
.
307 1 12
Pioti ma fi r ingorga , e finafonde Vedi marmi colà vini e fpiranti
L' acqua, e' n cupo canalfuppreffa alquato ( Dtfieal fuo bell' A don Venere Ubera)
a
Singhiozza sì cbe’l mormorto del'onde
, Son famiglie eC Herot , de' cui fembianti
Sembra di rofitgnuol gemito e pianto • , Virtù fi pregia » e Poefia s honora .
Poi per fecrete vie sboccando altronde Hanno molto a girar gli anni rotanti
Efe con forza tal , con furor tanto ». Pria chabbtan vita, e nofon nati ancora .
Volto in raggi,in comete » in itetie il miri . Moffa pero dal gran Motor dtu ino »
Miri qui fgorgar globi ; eruttar bolle » La ferie de le cofe ni baffo mondo
Là gir eie rotar con cento giri » Mntaimmutabil fempre alto defiino »
Spuntar rampolli , e pullular zampilli » Efra quefle vicende anco le lingue
E guizzi , e fpruzfi , e pifpinelli » e fpilli % L'vna nafte dt lor , l'altra s’efiingue .
» La
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,
CANTO NONO. 'OS
114 V9
La dotta cetra Argina vdrafii pria Beato mondo allhor , mondo beato.
Sul Cefifo [piegar melati accenti, Cui tanto amico Ctei gloria defiin*
£ trarre ala dolcifitma armimia Beatifima Italia > a cui fia dato
Del mare Orientai fofpefiiventi Per coftor rifare ir l'alta mina,
Frtuilcgio fatai di quefia fi E tornar trionfante al primo slato
Di [acre cofc inebriarle menti f Dele proumcie vniuerfal Reina •
Solle Mando ai fecreti alti mifieri Sì di ce, e de la fchteraiui [colpita
De Numt eterni i nobili penfieri • Le generofe imagini gli addita •
”5 120
Mouerà non men dolce il T ebro poi Ferma (dicea) la vifta in quella parte
Su le corde Latine il plettro d’oro, \ Douetl bianco Corfier su l roffo fplendc .
Sluefio > [ben feroce il fiero Marte
%
Onde da Cigni miei ne poggi fuoi
Dia ripiantatoti trionfale alloro . Ama, e focoguerner nelpetto accende ,
Grane , e ben atto a celebrar //eroi ’ 7 albordi Apollo a vie più piatta' arte
Sarà del Latto tl pettine canoro Inerme ancora e manfueto intende ;
,
Nel paefe ci’ Amor , fuoreh' amor ofe . Confutai precipitio a terra è Jptnto
1 1
Ma pere Ite ver , che dele Mufe afflitte Tur depofio talhor l'tmpeto audace
Sono lnuidia , e Fortuna emule antiche , C'haurà di [angue hofili verfati riu'l,
Il uopo dPalte difefc> e d'armi tnuitte , C hiuderà Giano , & aprirà la Pace ,
Ilauran contro sì perfide nemiche . Et ai aprefit tnne fiera gli ohui
Le cafe dunque , che qui fon de[ritte , Germoglieran dal cenere, che giace
Soflerran l honor ate altrui fatiche ; De' c adàtteri morti i lauri vini,
E queflt fien tra ' Principi più degnt E dui erra» fel per lodarlo allhor*
C he daran fida aita ai [acri ingegni L' Alpi Parnafo, e Cab alti» la Dora
N 4 *><*
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i?* LA FONTAN A D’APOLLO,
24 1 1
29 •
Dal chiaro armento di S affimi a vfcito Ben s\agguagli an tràlor, fenon che quella
Carco A'andrà di fcettri e di diademi ; , 1 Cigni aiòli raggiar prende diletto ,
Ni pur la bella Italia alfìcr nitrito , Ma da quefta eh' iodico , Aquila bella
Ma fìa che l'Afta sbigottìfica, e tremi • Hauran gitatigei canonefica , e ricetto 1 -
Poi di fpofiie, e trofei tutto arricchito E s*altr Aquila in Ciel conuerfit in He IIa
Verrà dela mia Cipro ai lidi efi re mi . D’vna cctera fola adorna il petto
Ma che ?'fiero defirn ,
perfido T brace . fittefia n’haurà frà 1*altre in terra due
E quifcioglie v » fofpiro , e penfa, e tace • »
Voffienti ad eternar le glorie fitte .
125 130;
T u redi (fegue poi) l' Aquila biavea V cefi quell'altre poi quattro fc orienti,
Che diuide del'aria i campi mime nfi » * Emule de!a prima Aquile nere
,
None tanto le verrà la bella infoggi a Tapi cangiato in quefi e forme tftefie-
rcr la dinina creine
ù d' Net torre*J li mio gran gemtor vagir Garzone
filanto perche con lei fa che conuegn# Benché (crcd'io )fetc veduto bau effe,
L'inclita auo ?ella, che viital e ab borre Vrspofto binerebbe a Ganimede Adone.
. * *
fittefa dal vulgo allontanando 1 pafti [fu e(le pronte a donar , non a rapire
Non fa eh'a vii penfier l'animo abboffi* Sol diprede di cori hauran defere
127 1325
fittelia la fpoglia del’antiche piume . vrc die e a quefi e l'indo tt in a Manto>
Dentro purorufcelringiouimta , il fauor tutto del ‘ Aonte Dine .
Di r inoliar
fcftcffa hà per cefi urne Ver quefio Mincio con eterno vanta
A mole : e molti [eco li di vi tu. Pepo late di Cigni haurà le rute ,
ffuefìa purgata entro l C a (ì alio fiume y Mormorando concorde al n obi t canto
fiutafi Fenice del bel rovo vfcit.t. De' fuoi Gonzaghi le memorie viue , (do »
Verrà l'ire di l Tempo a curar poco Che vturan femprein più d’vn Hit facon
,
Eai IO- immortai dal' acque, e non dalfioco'. E nortmorran finche non more il mondo »
128
E come quella oqnor con guardo fifio Sotto l ali di q'iefte il maggior Cigno ,
v
Auezzar ala lucei figli fu ole , Che d irà vita al mio Troian putofo >
In quei modo ch'ai rai del tuo bel vifio
,
Da moli ir da-fp e zzar duro macigno ,
Anch'io femore mi volgo , 0 mio bel Sole ; Formerà canto in ogni età famofo.
Così da quefta con accorto auifb Egra da qnefte ancor defiro e benigno-
Imparerà la generofa prole Giunto in Italia a procacciar ripofò 1
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CANTO N O N O .. 1
9 7
134 1
39
Mira quel tronco a cui difronde aurate
,
Vot piantati , e nutriti in que' begli borii
> ;
Fanno pompo fù tl cria germi felici . Dove non fon da bruma t fiori offefi
li' la Sguercia d'P'rbin ,
che' n altra et aie Darete per fot tr arie agli altrui torti
Talti e tante aprirà rami , e radici Ale fante porcile ombre cortefi
Che poic haurà dt fpoglie affai pregiate Per voi non mcn magnanimi che forti, , .
II ceppo altier , che fulmine non potè tefari , e Mecenati in lunga pioterà
Prendendo d‘ Antidoti Primi urie a fcherno. Per lei rinouerà la città mia ,•
l S7 142
11or colà volgi gli occhi ai pi Giacinti , L'altro feudo vicin che per traucrp ,
Nel cui lieto ceruleo apunto miri Di tre (infici e vermiglie il bianco inofra >
ffuell' azurro feretro , onde fon tinti E di Sofie purpuree il campo terfo
Dele tue luci 1 lucidi zaffiri. ( Simile al volto tuo ) fregiato mofira ; ,
Sì chiaro è quel color , che glt hà dipinti Dì stirpe fia ffplendor dcL'Vntuerp ,
Che degli auien, che n efui guardo giri. Pompa del T ebro , e merauigha nofira, -,
flit al d'odori di gloria aura immortale T n de' prati di Pindo honor farai
T rarrà la Fam t date voflre foglie Ne dei d ombra fio di Sol temer oltraggio,
'
£ q tt and Api da voi porteran l'ale Pinella c' honor a il Ctel Romano , e mai
,
Ricche di ricche , e pretiofe fpoglie. Non tuffa in torbid'onda il chiaro raggio >
Onde illufirc lauor fia poi cofirutto De' fregi tuoi , non più di stelle intefìe
Ch'empierà di dolcezza il mando tutto » Porterà le ghirlande > Orfa celefie
Ecco
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i 9 8 LA FONTANA D’APOLLO,
144 1
49
E eco del gran Tonante eccopoi nero > Sono i bei Globifimili ai celefi ,
Vn altro egregio importa le augello» E firn alacri dele sfere eterne %
Del Dor.a.acuidi Domi falfo impero E ben pari e conforme in quelle , è» quefli
Dtflirtato è dal del , lo feudo e quello » (Tranne fol'vno) il numero fi feerne •
lido mtnijlro del gran Ciotte ibero A dinotar , hon orati gejìi
ch'agli
Arderà /ferirà lo d noi rubello 7 ut te quante nha il Ciel rote faper ne
Sicome tu con tuoi pungenti fgu ardi Volgeranno propine amico lume ,
I ritrofi d' Amor ferìfa , & ardi . Solo efclufo Saturno , infaufio Nume ,
*45 15 °
Non hà queflo a vibrar del Cielo in terrei Fiorir Parti più belle , c rifi hiararfi
II tripartito folgore vermiglio > Allhcr d' Arnovedrem le torbidi acque c
Ma del*altro tnfernal ,che'n noua guerra E nforger la luce , e rinfrancarfi
ha temprato di bronzo, armar L'artiglio » Del' Italico honor , eh' eli in t a giacque
fi» auto il lembo del mar circonda e ferra E molti ingegni a nobtl volo alzarfi
7 remerà tutto , e correrà perìglio » Su l'alt dt colui che da me nacque
,
Solo il verde arbofcel , nonché ferito E con chiari concenti addolcir l'aura
Dia difefo da queflo e c ufiodilo •
, Dietro ai Cantor di Beatrice , e Laura .
146 15 '
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CANTO NON
iJ4 159 ;
Così gli dice t èrgila bella il bella Oltre il buon zelo e la giuftitta » a cut
,
Starfi fola in difparte ini fivede Che le Mufe da te non fian neglette
Così d' ogni valor ricca e poffente De dolci 'sludi , e de la fiera fchtera
Sen andrà fingo lar dal' altra gente , Te Rettore , e Tutore il mondo fptra ,
156 ihi
Ragion 'e ben , che del' Italia aggiunga Crefii crefci ovvici, inclita prole
Quella fila firamerà honore ai fregi , D'alme eccelfe , e reali > e giufi e , e pie',
Ch' altra già mai, cui Virtù fi aldine paga. il tuo gran nome , oue l altrui non fiole
Non fa» ch'i Cigni fuoi cotanto appregi Si fpargerà per difufate vie ;
Troppo fora a contar la fèrie lunga , E doue forge t e doue cade il Sole
Che nv(eira , de’ gloriofi Re^i , E doue nafee , e doue more il die
E finzd annouerar sì folto stuolo La Fama il pitterà leggiera e /carta ,
Rafia per tutti ad illufirarla vn filo , E romperà le forbici ala Varca .
1
57 1 62
Cometutte nel cor raccolte fino T rà molte e molte cetre , onde rimbomba
Del'altre membra le virenti infìcme , De' tuoi vanti immortali il chiaro grido
Così tutta il Signor , di cui ragiono , Dal Sebeto traslata odo vna tromba
Raccorrà in se de'fuotl'vnica fpeme „ Dela tua Senna al fortunatolido
Ne meri materia a qual piùchiaro fuono Quefià trar ti potrà d'ofcura tomba ,
Darà da celebrar fine glorie eflrtme E darti infra le delle eterno nido ,
Che premio d bei fudor che i fieri monti
, Ch'empiendo il Ciel d'tnfaticabil fuono
Stillar vedran àule più dotte fronti Sarà lira al concento , e fiutila al tuono
158 163
Con man tenera ancor legata e diretta
, E fibenchiU fiori a t e chi la tocca
Terrà Fortuna mobile e vagante» Sofi erra di fortuna oltraggi e fcherni,
SÌcherefiaaVirtù ferita e fioggetta Qua do l’ ih uidi a altrui maligna e /ciocca
Far alla a fuo fauor tornar cefi ante .
Eia che'n lui fparga i fuoi velenttnterm,
E'I Veglio alato , che con tanta fretta Mentr'haura /pino ìpetto ,e fiato t bocca
Fugztj fugge do rompe anco il diamante Non pero cefferà , che non t'eterni.
Pèrche gli honon fi 01 non fene porti , Di te n ai rando mcrauiglie tante
Con groppi sìtingerà tenaci e forti . Che ne fuoni Parnafi c tremi /alante, »
Allbor
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*00 LA FONTANA D A POLLO,
3
.164 169
y
Atlhir Venere tace > e doue folta Stiamo advdìr (la DeadìPafodijfc)
-
Stendo» la verde chioma allori e faggi , Degli alati Cani or le dolci gare
,
Mille intorno al bel Fonte , e mille afe ulta 7 enerl'orecchie attentamente affffe
rodi alati , e Stufici fila aggi Si donno a quell'infoino cantare »
Che con rime amorofe a volta a vòlta Perche si belle » honorate riffe &
E con infaticabili pa (faggi Saranno in altra età famofe e chiare . •
„
durò Venere ifieffa in Ciel'auezza Là dotte ognor » jiconie fer già quando
Che le sfere non han tanta dolcezza . 7 enner corpo mortai , viuon cantando .
1 66 171
O' perch'affai piac effe a quefi a Dina Molte ven' ha ,ch' ancor rinchiufe e Urei te
il canto , che' usu i fine e più folle nne » Non fon irà fen (ì , c quefie pur fon tali,
(fperche monda , e di Sozzure fchtua A cantar qui per mia deliri a elette
Amaj[e il bel candor di quelle penne , Tinche 'n career terreno implichi n l'ali • *
7 rà frondofi s'vdir mirti vicini E ben difiin >0 ogni concetto apprefe
Vibrar*accenti , e faettar canzoni , Efprtffo fuor dcle canore gole ,
E fila pugna lor y che
fù concento » Ne la [cola d‘ Amor che non s' apprende
Tu beccato la felua ,
e tromba il vento . Sei parlar degli augelli anco s' intende?
168 1
73
x a
Vari di voce , e nclo (iti diuerfi Era irà que(ti augei l'ombra d'Orfeo >
'lutti però del par leggiadri e vaghi Che fede verfi fuoi feguace ilbofco •
E tutti ala gentil coppia conuerfi Pindaro vera » &
eraui Mufeo ,
C antan com Amor arda ,e come impiaghi . E T beocrito v'era , e v'era Mofio .
. c antan molli ti futuro e forma» verfi , Eraui Anacr conte ^ eraui Alceo »
‘Del'opre altrui fatidici e profughi» E Safoy alto fplendor del fi col fofeo
Che quel climi fibee furor diurno
, Che non portò di quanti io qui nefcriuo
Su egli a ne' petti lor fpirto mdontno% Luce minore al'idioma Argino • >
V'era
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< CANTO NONO. loi
*74 .... 179
V'cra lo Aaoldi que Latini primi Dattui po i dì A d r 1 a ancor Canoro
moflro
Che'n amorofo A il meglio cantaro , Purpureo Cigno c nobile , e gentile
,
Callo , Hor atto , Catullo rf/***’ fublimì Che La lingua hà di lattoni manto à'ofro
Tibullo , Propertio,e T ucca € , Rojfa la piuma , e candido lo A ile .
JE/Gnidio , *0» #/«>*> Apre non lunge augeld'ETKVKw ilrofro
Ch'altro Cigno d' Amor vola(fe al paro • ( Salito il capo eh'e verde ) a lui ftmile ,
V' era la fchtera poi de piu moderni Appe landò il fuo amor sii l verde ftelo
Dett Italica lingua honori eterni • Scoglio 1 mar, Selce 1 terra , Angelo 1 Ciclo,
.
175 180
.
,
£ feben gli altri , chi le bianche piume Accompagna cofor fìauemente
Per le pi aggi e [piegar di Roma , e d'Argo , Il S onator de la S incera auena
>
Pur /or mae(ìri i ond hebber [pinole lume , Chele \1tifi calar fece fon ente
Merce , eh' a quelli il Ctel ne fu piu largo Di Mergtttina ala natiua.arena .
fluefit y per oc he di Pam afoli Nume Le cui dolci fguir note fi [ente
Gli hà Affinati a poffeder quel m.irgo > An covrì altro fghuol dela Sirena ,
Cantano follala gran Dea prefenti ,
Che con q trattar te i rami a fpogliar vegna
T accìono gli altri ad a[collare intenti . Lo sfrondator dela V endemmia, infegna .
17 6 181
Arìfofane tu , eh'ornafi tanto Donne infernet H eroi, guerre , clamori
Là ne' Greci thè atri il ficco d'oro. fluel che nacque insìil Po, cantar s'vdia.
Tu , che d'tnterprctar ti defi vanto Immortalando di R v goier gli honori
Il ragionar del popolo canoro Con pura vena e femphee armonia $
,
T aia hor dal biodo Dio merce niimpetra. Arder facead' amor le pietre , e l'ondel
Che difinguerlo tnfegm ala mia cetra Sofptrar tt aure , e lagrimar te fronde .
377 182
Vn vene fu che fiora vn verde Lavko
,
T eftor di rime eccelfe e numero/è
Pece col fuo cantar L' a v r a immortale Di Parthenopevn figlio alni fu cc effe,
Pt illufio dal Ratinano al Mauro E prefe a celebrar LI armi pietose.
ffuel foco , che d' Apollo il fe ri u ale j Liberatrici de le mura oppreffe j
Dicendo pur, ch'ale quadretta d'auro Et fiuoi penfier sì viu amente efpofe
Cede la forza del fulmineo Arale , J verfi [noi si nobilmente efprejje
Poiché nciarbor fera, al Ctel diletta Chefe del nome di G offredo > e G v e lfo
Doue Gioite non potè 3 Amor faetta . Sonar Cipro non fiofma Dolo , e Delfo •
*78
, .
Altro , il cui volo pareggiar non lice AV tu con voce men graditale cara
Ben sì* l %a '
li l 1 cc 1 e r, tre mondi cala, Pauoleggiando Acanto tuo feti gli efi.
E la beltà beat a Beatrice, ,
Dico a te , che di gloria hog"i sì chiara
Che da terra il rapi[ce, e(fair a evinta, Il tuoAido pastore adorni e vefii •
Vn fuo vici n con All non men felice Seguir voleano } ede la nobil gara
Seco s'accorda m vna tfleffa pianta. Dubbia ancor la vittoria era tra quefti ,
Perche Certaldo ammiri,et mondo [cerna J$uand ecco fuord'vn cauernofio tufo
Lafua P 1 amm a, c la fama a vn pitto e ter- Sbucar difforme , e rab affato vn Gufo .
" (n*\ 0 quanto
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102 . LA FONTANA D’APOLLO,
184 189
0 quanto 0 quanto meglio, infame auge Ilo > Mone gran fatto, che l'audacia fioltre
Et tomerefi al infelici grotte Di quefla Gaza , < he sì mal borbotta,
Munito d'tnfaujii auguri al Sol ru bello» L adunanza gerì til eh' e qui raccolta,
, ,
Che l'alte lodi ad abbaffar fi metta Spicciano fonde , & auentate in alto
Del Colombo a lei facro-vna Ciucila * f
Mouono a chi noi sà urtino affalto -
18 7 192
Pietre a garrir s’ appreji a, acconcio in atto , Come qualhoraaRoma il fefla giorno
Che dela nobil turba il giocoaccrefce * Del fuo fomrno Pafeor riporta L’anno*
E /cote l'alt, e in vn medefmo tratto Le fufette volanti a mille intorno
Gli vrli tra canti
' ambii io fò et mefee , Colfirmamento a gareggiar fen vanno
Loquacifima Pica il contrafatio Ma ne nedon poi vinte , e nel ritorno
7
Vece llato t c celione a sfidar efi e , Lucido prccipitioa terra fano ,
E con drilli importuni in rozi carmi (mi* E fanno le cadenti auree fiammelle
Dafi anch'ella a gracchiar d‘ amori, ed' ar Vn dtluuto di folgori , e dt si elle *
188 I9J
Ma che ? non prima a balbettar fi mife Così l belfon te in più fonti fi fparfe *
filacifuo (canto non gìà)Hrepito e fi rido y Senon quanto diuerfoè l’elemento.
Ch’ altolcuofii in mille e mille gufi Queflo gioco bagno qncltalhor arfe »
T acque alfine , c fuggi non fenza rifehio Altrui perfegue e quanto più lo fihiu >
,
Del vulgo degli augei fattola , e fifehio * Dou'huom crede faluarfi 3 ini l'arriua •
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CANTO NONO. 203
194
Ahi crudo Amor verfar fontane
» » e fiumi Magton dincorrottibìlì diporti ,
Arte non e, che tu pur*bora impari» Patria beata de le liete genti .
Attizzo già per foli ti cofiumi Non deue a te mia gloria efiera ficofa, '
Le tue fame a fpruzzar d'humori amari Che degna e ben del Ciel ce lefie cofa .
£ non ti bufi a ognor da nofiri lumi 198
Lacrimofi Ftillar rufcelli » e mari» Quitti data per me ti fia licenza
Ma fpejfo vuoi» che glinfelici amanti Di contemplar con mortai'occhi impuri
Spargano ilfangue, oue fon fcarfi i pianti, Quante d'alta beltà firn ma eccellenza
'95 Donne hauran mai ne fi coli futuri ,•
Fugge la Dea dì mille riti i e mille Bi che rn ingombri il cor qualche temeza,
Lagnati ilfen col fuo bel foco in braccio ; E vo , che la tua fe mero affécuri
E quefie {dice a lui) gelide Filile» Non alcuna dtlor» mentre la miri
Che m ha tutta difuorfparfa di ghiaccio» A me ti tolga al fu 0 amor ti tiri
Toflo rafiiughero con le fauille 199
Di qu e'fofp tri ond’io per te mi sfaccio. Seben la Dea d’ Amor così duca »
,
Va poi fico in difparte » e così Uffa Non n 'era la c agio n filo il diletto ,
In penofi piacer l'hore trapajfa M
a perche defuiarlo indi volea ,
196 Non finza hauer di Marte alto fifpetto
Gii tramontar volea la maggior della » Sapendo ben » che la fuaFlellarea
E del giorno auanzaua ancora poco , llrtfguardatta con maligno affetto,
Quando col bell* Ado n Venere bella E te mea non le fujfe alimpronifi
Vartì da quel delitiofi loco. Dentro le braccia vn dì colto » &
vecifi .
Diman , dolce mio ben (gli foggiuns’ella) 200
Ai primi lampi del diurno foco Sorgea la notte intanto , e lombre nere
Ne verrai meco a vifitare tnfieme Pori aua intorno » e i pigri fogni in fino.
De regni miei le meraviglie efireme * Del' immortali fu e lucènti fere
'97 x
T utto il campo celefie era già pieno ;
E' l mio carro
immortai vocheti porti E di quelle stellanti e vaghe fihiere
Sù 1 freni del Ciel campi lucenti , Ver le piagge del Ciel puro e fireno
A ptù vaghi giardini , à più begli horti» La caccia trice Dea che fugge il giorno »
,
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LE
MARAVIGLIE
CANTO DECIMO.
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2O
ALLEGORIA.
He Adone [òtto la condotta di Mercurio , & di Venere
faglia in Cicloni difègna,chc con la fauoreuole coftel-
lacionedi quelli due Pianeti può l’intelletto huniano
folleuarlì alle piùalte fpecolationi ,
etiandio delle colè
celelli . La grotta della Natura, polla nel Cielo della Luna con tutte
raltrecircoflanze, allude all’antica opinione, cheftimaua in quel
cerchio ritrouarfi l'ideedi tutte lecofe. Eteflendo ella cosi prolfi-
ma al mondo elemen tare, madre della umidità,& concorrente in-
li
»*
Digilizatì by Ghiaie
<1
ARGOMENTO.
l sfera in sfera cola (sii /alita
Venere con Adone in CicI Zen viene,.
A cui Mercurio poi quanto contiene
Il maggior mondo in picciol mondo addita.
t
l
i
'
s a tu che del del Tu diuina Virtù > Min te immortale *-
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ìcS ’
LE MARAVIGLIE,
9.
7ento in foli te vie , dal nofro fcnfo V engon gemendo , e con giocondi pafit
E dal no/l ro intelletto affai lontane ,
M onori citati al bel viaggio il piede ,
Onde qualhor di follatami to penfo viaggio ou app refiandò vafi Al bel ,
i o
5
E fe pur , che noi vìnca, e noi fa ere hi Scio/fir d'vn lancio le Colombe a volo
L'infinito fplcndor , t aiuoli a attiene Legate algiogo d'or , l'alt d'argento
JE che'lpenfier vi poggi , e che ricerchi S' aprirò i Ciclite frenofi il polo
Del non trito camm le vie fercne , Sparuer le nubi acque lofi il vento •
1 magi n andò que'fuper ni cerchi > Di canori augellctti
o vn lunzoo stuolo
Aon sà ,fenon trottar forme terrene • Lefecondò con mufeo concento »
Seppe condurtti il Paladin Brìi tanno , Ael cor > cheque l'artiglio batter le piace.
Tajfar per gratta hor anco a me concedi J più fieri dintorno augei grifagni
Del tuo gran 7 empio ale f crete fedi . Son di nemici lor fatti compagni .
'
1
7
Gi k pergli ampi del Ciri fpatij freni Precorre , e fgu e il carro ampia falange
Dinanzi al Sci lucifero faggina 5 ( Parte il circonda) di Vaiietti arcieri
E quei fcolendo i funi gemmati freni Et altri a confilar l' Alba che piange , ,
L'vfiio purpureo al nono giorno apriua • Co! venir de la Dea vola» leggieri.
Lcn.u an le nebbie a guìfa di baleni Alt) tal Sol che rotando efe di Gange ,
,
7 orcer lor vedi incontrai dì , che naf e y Pria ch’io giunga lafiìt, foluimi vn nodo
Le vefzofe cernici , e i vaghi colli Che forte implicati mio dubbiofi ingegna*
Eie [multate e color ite gote E' fors' egli corporeo ancorai l Cielo ,
7 ut te abbellirfi, e variarfi al Sole Poiché pub ricettar corporeo velo?
Se
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CANTO DECIMO. zo
J 4 19
Se corpo hà il del, dunque Materia tiene , B affiti di ftucr , che peregrina
S‘cgite material, dunque è compojlo ; Impresone in se mai non riceue
Se compofìo mel dai , ne fiegue bene , La perfetta natura adamantina
Ch'e de' contrari ale di[cordi e efpofto ; Di quel corpo lafiù lubrico e licue •
Se foggiace a contrari ancor conuicne >
,
F aragonarfi (ancorché pura c fina
Ch'ala corrottion fia fot topo/lo . finalità d'elemento a lei non deue.
E pur del Cielparlando vdito hofempre
,
V n fiore feelto vna foflanza quinta
,
Pere habbia a generar cotal mijiura , (fia\ [luefi a è quella virtù fantae fuperna.
ffuelche perde mutando in quelch’acqui - Spirto, che le dà moto , e le dà vita .
*7 22
Materia dar quefta materia fuole fijuefia con lena ognor p offerite e franca
Aldifcorfo mortai, che fouent'trra* Dela machina fu a reggendo il pendo ,
Chi fabricata lacelefte mole Le rot e mai di moderar non manca
Di foco e fumo tien , chi d'acqua e terra • Di quelgrand’ Horiti ol , che gira a tondo »
S'arriuaffiro alver sì fatte fole Per quejla in gin fa tal , che non li anca
fi
Sarebbe quitti vna perpetua guerra L'Organo immtfi, onahà mifura il modo
.
18 2$
La materia del Cìel,fcben fublima [osi dicea di Ciotte il meffa^gieró
Soura l' altre il fuo grado in eminenza y Nè lafciaua d'andar per elici par Uffe . ,
Non pero dalavoflra altra fi slima. De campi intanto, ouhà Giunone impero,
Nulla tra gl’in diuidui hà differenza Lafiate haueale region più b affé ,
Ogni materia parte e dela prima E già verfi il più attiuo,e più leggiero
Sol la forma fi varia , e non l'effenza. Elemento drizzati a il Ittcid affé.
Varietà irà le fise parti appare La cui sfera immortai mai fempre accefit
Secondo ch'elle fon piu denfe , o rare . Tafio fin za periglio , e
fi nzaoffcfa
JJ Adone, del Caualicr Marino. 0 /' arcato
3
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LE.'MAR A VIGLIE,'?;
24 29 ..
Varcato il puro &innocente foco Perche s appr e(].a a voi più che gli altri orbi.
Ch’ai* gelida Dea la faccia afetuga Suolfura 1 vefi ri corpi hauergranforzai.
7/ Etra fermenta , &
a più nobil loco Donna è de' (enfi , e Dea dt mali e morbi ;
Ciò prcjfoal primo Ciet prende la fuga Ellafi gli prò duce , diagli ammorza .
E'ifuo corpo incontrando apoco apoco (guanto 0 padre Ocean nel grembo afferbì,
Che par fpccchio ben ter/ò , e fen\a ruga. (guanto in te viuefono dura fiorila
In quefi e note ilfauellar difitngue L‘l moto iftefiotuo cangiando vfanza
Il matftro del’ arti» e dcle lingue . Altera al motofuo si aio efi tnb lonza . ,
25 30
A don, so che faitcrdt quefio giro ilfrutto, clfior , la punta ,ela radice »
Brami ifere ti oueftam quafi afefi ,
,
Il mareàlfbtc>U fiume, e l'onda, e'I pefie
Con tanta attenlion mirar ti miro Prendo n da qucjla ogni virtù motrice ,
A cl volto dela Dea madre de mefi ;
r
,
E'I moto ancor,qu and'ella mdca, 0 crefce.
Che feben tu mi tacili tuo defino Del c crebroella è fol gommatrice >
Ma fe s de cofi a ala terrena sfera (bra, , Mafortuna non mai, fuorché incofiante ,
Eguai fi fimbra, c gli può far quale h om - Speri chiunque a lei naficfiggetto
Sol per vn fi momento allhor fi vede Che con perpetuo errorfia che lo fpmga
Vincer il Sol , d’ogni altro tempo cede . Fuor di patria a menar vita raminga .
28 33
Il avarie forme , e molli afpettic molti fon più dtffufo ancor lungo firmane
Dorè loda ,
hor bicorne , hor piena, horfie- Il Fifico diuin volta feguire ,
E fempre tic nel Sol gli occhi riuolti (ma» , filtrando a mezo il difiorfo il bel Garzone
Che la per cote dala parte efirema» La favella gli tronca , e prende a dire •
On de fempre almen può l'vn de' duo volti D'vna cofa afpiar l'alca cagione
Partecipar di fua beltà fuprema • Caldo noi moue efervido defire
Pj ciaf un mefe ilfuo periodo intero, Cofe, che dache pria l'occhio la forfè
E circondando il del » cangia Hemtfpcro . Sempre hà la mente mia tenuta in forfè •
D'alcu •*
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CANTO DECIMO. 2 ! I
34 39
, ,
D*alcune ombrofe macchie impre/fia io veg- Egli è dunque da dir che piu fecreta ,
Dela triforme Dea la guancia pura. (gto. Colà s afionda , efplorata inuano &
Dimmi il perche tra mille dubbi ondeg-
j Altra cagion che penetrarfi vieta
,
35 4°
, . » .
Ma chi s'apponga al ver raro fi trotta • Città, regni ,prou in eie , e piani , e monti •
/r
3,6 41 .
4(ferma alcun > che d'altra cofa denfa E quello e quel, thè fà laggiù parere
Sta tra Febo e Febea corpo fratti effo ,
, Nel bel ufo di T riuia tJegni fofchi,
Laqualdelo fplcndor , eh'et le difpenfa , Ledialtre macchiefi hor non puoi ueder e,
In parte ad occupar venga il refleffo . V'o dientro ancor uifcorga,e iti conoficht.
ile he fe fuffe pur , co nialt ri penfia. Chefin più fpeffe, e più minute, e nere,
Non /empie il volto fuo foraiifleffo ; E fin pur /coglile colli, e campi, ebofihi,
Nc femprc lavedrta chinici s’affifa *
Son nel più puro dele bianche gote
lnvn Loco macchiata , e d'vna gufa . Ma da terra affifarle occhio non potè .
37 42
FI auui chi crede , che per e/fer tanto T empo tterrà, chefin za impedimento
Cinthia vicina aglt elementi vofiri > fitte ile fitte note ancor fien note e chiare ,
Dela natura elementare alquanto Merce d'/tn ammirabile dr omento,
Conuten pur che partecipe fi moft ri* rer cui ciò dii lontan, ulano appare
Così la gloria immacolata el vanto , E con un bahto chiùfio , el' altro intento
Cerca contaminar de regni no(Fri Specolando cuifcun l'orbe lunare
Come cofa del Ciel fin cera e fi bietta Scorciar potrà lunghifimt tnterualli
Po/fa di vii miflura e(fere infetta • Per un ptcaolcannone , e duo chr ifi a Ili.
43
Filtrivi fìt , dic/fier quel globo dtffe Del T eiefi opto a quefta e tate ignoto
fiuafi opaco chrtfial,che'ì ptobo hà dietro» Per te fia , Caldeo l'opra i ompofia
,
E che col fuo re nerberò vemffe L’ oprale Hai /enfio altrui, benché remoto >
L'ombra dalt montagne a farlo tetro . Fatto molto maggior l'oggetto ai cefia.
Ma qual sì terfo mai fu t he fenffe
, Tu filo offeruator d' ogni fuo moto,
Per cotanta dtfianza , acciaio o vetro ? > E di qualunque ha in la parte n a ficofi >
E qualvtfia ce ru ter a in fpecchio giunge Potrai, (enza che uel nulla nc t biada
l!magmi a mirar così da lungi f NetteIlo Enduri ioti, mirarla ignuda,
O 4 E col
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2.12 LE maraviglie;
44 49
E col me defilo occhiai non filo in lei Circonda la fpclonca erma e remota
Vedrai dr apeffo ogni atomo difiin to , Verdeggiante le fquame , Angue cufiode.
Ma Grotte ancor finto ghaufpicij miei Angue ,
ch'attorce in flejfuofa rota
Scorrerai d'altri lumi intorno etneo , Sue parti efireme , e fi me defino rode
Onde lafiu del Arno i Semidei Donna canuta il crin , crefpa la gota ,
Jl nome laficeran [culto e dipinto Del cui fewb tante il Ciel s'allegra e gode >
Che Giulio a Cofimo ceda allhor fìa gtttflo , Del’antro venerabile e dittino
£ dal Medici tuo fia vìnto Augufilo . Siede sul limitare adamantino.
45 5°
aprendo il fèndei' Oc e an profondo , Fcndonle ognorda quefte membra e quelle
Ma non finza periglio e fenica guerra , Mille pargoleggiando alme volanti ,
,
Scopriramoue luci, e natte ceffi * Ne‘ gran fafiidei fato vn Veglio ferine.
51
Ben dei tu molto al Ciel , che ti difeofra Caino è il Veglio e rugofio, e fpande al petto-
>
7 rà gli eterni zaffir refli immortale * . Et aguifa d'augel gli homen alati • ,
47 52
>
2don
,
prima no che de le fi elie ifi effe
, 7 ìen diuifa in duo vetri insù la fchiena
£firngii a il Cielo i luminofi rat, Lucida ampolla > onde trafpardi fore
Effer dee lo fplcndor , ch’ai crin ti teff* * Sempre agitata y e prigionera arena ,
Il onorai a corona, efinto mai * VI una a verace dele rapi Àlbore
Chiara la gloria tuaviurà con effe , A filo a filo per anguflavena
£ tu per fama ito torchiarev turai >• 7 rapa(fa, e rie de al fico continuo errore r
£ con lingue di luce ardenti e belle £ mentre cgnor fi volge , e [òrge, e cade *
laudi eran dite fimpre le stelle . Segna gli 'patiy del’ Immane elude .
J
48 . . „ . - 53 .
Jlon h aura ben quelrag'nnar fornita Di finti , e ferite > ad vbbi dirgli atte zzar
Il fe crei ano de' celefii Nu mi Moltitudine intorno hà reuerente ,
Quando il carro immortai vide fililo Di quella maefià che'l tutto fprfzznt
,
Scura il lume minor de' duo gran lumi , Proni da effccutnce e diligente .
7 rouofih Adone , in altro mi rido vfato * Mofiraua A don defio d hauer contezza
In altri prati in altri fa fichi , e fiumi .
,
. Qual fi fuffe quel loco e quella gente } ,
Quindi arr tuo per non fognato calle Onde così di que fecretiimmenfì
Vrtffo vn (peso i ipojto m chwfavutU , . lì fu o Conduator gli ape rfi i finfi.
Sacra
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C A N ;T O D E C I M O. 113
54 59
. . „ Di fua forma non so fe t'accorgefli.
Sacra a colei , che gli ordini fatali
Minifira al mondale quefiagrotta annofa, Che non e mai l’ifteffa ala veduta
Non filo impenetrabile a' mortali faccia , &
età di tre maniere hà quefii.
Agli occhi immani , & ale menti afiofa, L’acerba , lavirile , eia canuta
Sì eh' alzami già mai la vi/la , b l’ali Tu vedi ben come fembiante , e gefii ,
Intelletto non può , fgu ardo non ofa, yaria finente , ed’hor’in hor fi muta.
Ma gl'interni recefit anco di lei L'effigie , che pur' hor n’offerfc innanzi
Quafi apena fpiar fanno gli Dei . filtrane fembra > e non e più qual dianzi.
55 60
Natura vniuerfal madre feconda •V edigliafiifi a piedivn Potentato »
É la Donna , ch’afitfa mi fi mofira . Da cui tutte le cofi han vita , e morte ,
In quella cau a ha fuarnagion profonda Con vn gran libro , le cut carte e dato
Occulto albergo e fili tana chiofira .
,
Volger (coni ella vuol filo ala Sorte.
{Stufi* , eh' ognun di voi le corr fionda A quefio Nume che s'appella Fato ,
Sola pero l' Eternità , eh alberga L’ altra femina,e bruna^e vanno intorno
Soura le stelle , il giunge , e l’incatena. m
E fi tengono rnezovna lor figlia.
La penna ancor , che dotte carte verga Son color ( fe noifai ) la Notte \ el Giorno i
,P affa il
fi ovolo ,c’l fuo furore affiena. E l’ Aurora e tra lor bianca , e vermiglia
Così ( chil crederebbe ? ) vn fragli foglio Nor mira quelle tre , che tutto han pieno
Può di chi tutto pub vincer l orgoglio Di gomitoli d'accia il lembo , el fino .
58
63
.
Di duro acciaio hà temperata denti,
. A
Quelle le Parche fon per cui laggiùfi
\ ,
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2.
1 4 LE MARAVIGLI e,:
64 69
guanto in terrafifà là dentro ei mira
, Guarda su l'vfcìo pur dela cauerna ,
E del' altrui follie nota gli effiempi E vedrai due gran Donne afufe quitti»,
Vede i human a ambinoti chafpira , E quinci e quindi dala foce interna ,
In mille modi afargli oltraggi efccmpi IH qualità contraria vfctr duo riui .
Crede fiaccargli alcun la forza e l'ira , Siede ivna da defira , e luce eterna
Ergendo Ha tue e fabneando tempi .
, Le fregia il volto di bei raggi vini
Altri contro gli drizza archi e trofei r , Ridente in vifi a e d'vrì a!petto finto»
,
65 70
Ride egli all bora , e fi fel prende a gioco £’ la Felicità , de cut vefiigi
^
J* _ - ^ ^
\ eJ
Sn corfedo
** ^ /A»
quoto thuom singana, erra s & \ ^ .
Cerco ci afe un , ne sà trinarla traccia
'
Hor le dona ala pefle , hor ala guerra . D'ocibto giocondo ,c di piaceuol faccia ,
Le fparge 1 fumo t quella ginfa fi in qnefio Vita , abon danza , c ben contente e liete
Siche vefiigio alcun non ve nc refi a .. Refia , gioia , Allegria » pace » e quiete ..
66 7*
£ di ci'o la minifira è fol qucll'vna , Lungo il fuo piè con limpìd'onda e viua
Ch’ è cieca , e d'vn Delfin sul dorfio fede y Mormorando fin và foauemente
Calti a da tergo, e' l crine in fronte aduna » il deflro fin micci, da cui deriua
ailata e tten fourvna palla il piede*
, Di lentia immortai vena corrente .
Guarda fe la conofci fi La Fortuna Ellavn lambicco in man fourala riua
Ch'ai paterno terrcn paffar ti diede. Colmo del' acque tien di quel torrente».
Mira quanti thefir dtjùpa al vento , E ( come vedi ben ) fuor de la boccia
Mitre , fiat tri , corone >oro>& argento .. In terra le difilla a goccia a goccia »
67 ,
71
' Quattro Donne reali a piè le miri». A poco a poco ingiù verfa il diletto
E fon le monarchie dcl'Vniuerfo Per eh'altri non pub farne intero acquifiù>
D'or coronata} quell adegli fifiri Scarfo è l’ human conforte, (fi imperfetto ,
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C A N T O D E'CIM O. -
74 19
TAndor a e quella il boffolo di Gìoue
\ < Chicfi ala guida Adon , di che natura
Folle audacia ad aprir le perfuAfe • Fuffe befiasì sìrana ,e di che forte.
Fuggì lo ftuol dele viri ufi altroue , Et intefe da lui , ch'era figura
Le di[grafìe refiaro in fondo al vafie . Vera , &
Idea dela moderna Corte •
Sol La Speranza in cima al'orlo, doue Portento borrendo del' età futura
Sempre accompagna i miferi , r t mafie ; Flagel del mondo, affai peggior che morte,
Et e quella colà v (flit a a verde . Del' Erinni infernali aborto efipreffò.
Chen C tei non entra, enei' entrarfiperde, Vomito de l’Inferno , Inferno ifltffo .
75 80
Hor vedi come fuor del'ampia bocca Ma di quefia ( dicea ) meglio è tacerne ,
Del'vrna rea , ch'ogni difetto afonde > Foie hi ogni pronto Ùtl vi fora zoppo
In larga vena [catunfic e fiocca Ben mille lingue , e mille penne eterne
il fozzo humor di quelle perfidionde • In mia vece di lei parleran troppo
Del' altro fiume, onde piacer trabocca, Mira in quel tribunal , doue fi fierne
Sfucfto in copia maggior iacque diffonde Di gente intorno adulatrice vn groppo ,
Perche n quel nido di tormenti e guai Donna con torue luci, e lunghe orecchie.
Sempre l'amaro è più che l dolce affai • Che da fianchifi tien due brutte Vecchie %
76 '
81
„
Vedi morte, penuria, e guerra ,epefle. L' Autorità tirannica dipigne
Vecchiezza , e pou erta con baffa fronte. fiutila fiper ba e Barbara fimbianza
Pena 3 angofeia , fatica , afflitte e mefi e E l' affienii fu e fiocche , e maligne
Figlie appo lei d' Alterno , e à' Acheronte* Son la Sofpettione , e l' Ignoranza
Ve l'empia Ingratitudine trà qtteftc Labra hà verdi e fpumatt, e mdfanguigne,
rrim a d’ogni altro mal radice, e fonte % Moflra rigor, furor , fafto, arroganza .
E tutte vflit e ffn del vafi immondo Porge la defira ad vna Donna ignuda ,
Per infefiar y per infettar il mondo • Di cui none la più pernerfa e cruda»
77 8*
Non ti merauìgliar, ch’affanni e doglie ^uefia tutta difidegno accefa e tìnta,
lnquefio primo Ciel facciati dimora, E di difpetto e di fafitdio è piena ;
,
In lei dominio , e poteftà s’accoglie Che l'vna e C altra mano al tergo auinta
Efura 1 corpi , efura Calme ancora Porta di dura e rigida catena
Ma fé d'ogni bruttura iniqua e fella Smarrita il vifio, e pali ideila alquanto ,
Vuoi lafchiuma veder , volgiti a quella • Et hà bianca lagonna , e bianco il manto
,
78
Si diffe j egli moftrb Mofro difforme La Calunnia é colei , ch'ai trono augufi
Con orecchie di Mida, e man di Cacco . Per man la tragge , e par dafiio roda.
fi
Ai duoi volti par e a Giano biforme , Bella la faccia hà sì, ma dietro al bufio
Ala erefia Prtapo , al ventre Bacco . Le s'attorce di firpe hor rida coda.
La gola al Lupo batte a for ma conforme > L altra condotta nel giudi ciò ingiufio
Artigli hauca d’ Arpia , zanne di Ciacco A cuile braccia indegno ferro annoda
Era Hitna ala voce, e Volpe ai tratti L' incorrotta e candida Innocenza
l
Scorpione ala coda , e Simia agli atti S our a fati a tal hor dal'infi/cn\a.
11
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zi 6 LE MARAVIGLIE,
•
8*
11 Ltuor Ve dìncontra , tlq u al approva . Vedine molte, elia bagnar le piume
La falfit accafa , e la nfguarda in torto . Vengon pur ne le pigre onde infelici,
Aconito infornai nel petto coua , £ perdon pur dentro il medefino fiume
£ ài fjuallidoboffo hà il vifio fmorto ,
•
La conofcenza de' cortefi amici
Simile aOrtom ch'afflitto ancor fi trotta
, Son gl' ingrati color 5 c'han per cofiurne
Da lungo morbo onde guarì di corto.
, Dimenticar fattori , e benefici,
Coppia d' ancelle ala Calunnia applaude, E fenu er ne le foglie e dar ai venti
,
90
Segue cofioro addolorata , e piange Altre ne vedi ancor quafiù dal mondo
Di tal perfìdia il torto eia menzogna , Salir adhor'adhcr macchiate e brutte
La Penitenza, che s'afflige ange & Lcquai non pur di quel licore immondo
freffj la ferità che la rampogna
, Corrono a ber , ma vis'immergon tutte.
£ fififuarcta lavefia, e'I crinfì frange Genti fon quelle , che da baffo fondo
£ di duci fi defpera , e di vergogna, Son per fortuna ad alto grado addutte ,
£ col flagel d'vna fpinoft verga Doue ciaf un diuien sì finemorato
Si batte il corpo , e macera le terga Chepiù non gli fouiendel primo Slato*
8<5
v
91
0; me , non sliam più qui , lafcìam per Dio 0 de' terreni honor perfida vfanza y
Di quefli mfiri abominandi il nido Con cut l'oblio di fi bit 0 fi bene ,
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C A NT O DECIM o.': *l7
94 t.
99
Trefero vn porto, otte d' elettropuro 0 dt quante fantafitche bugie
£.Al'augel vigilante vn tempio è fiero. Mofintofi apparenze intorno vanno ,
Quindi fcolpito Uà l’Herebo ofeuro , Sogni fihiui del Sol, nemici al die,
Jduinci d,' Hecate bella il fimulacro . E a bri d'illufion, padri d'inganno .
Insù l' entrar, pria chefpafi al muro , Mino tauri c en tauri, Htdrc , (fi Arpie
V'hà di duo fonti vn gemino lauderò , E G e noni , e Briarei vi Hanno .
Che fan cadendo vn mormorio fecreto y Chi Sirena , chi Sfinge al corpo fimbra
Fannie hi a e detto ivn 3 l'altro Negreto Chi di Ciclopo , e chi di Fauno hà membra.
95 100
cerchio ala città felua f'rondofa , Chi par Bertuccia, (fiè qual Bue cornuto » •
Che dà grato riforo al corpo laffo. C hi tutto e capo , e’I capo poifinz occhi
La mandragora stupida e granofa, Altri ha , com hdn 0 i Al ergi il becco
, acuto ,
E'I papauere v'hà col capo baffo • Altri la barba agnifa degli Aloe chi
L'Orfo tra quejh languido ripofa , Altri con fàccia human a e si orecchiuto.
E ripofanut al' ombra il Ghiro , clT affo ; Che couien,c //ogni orecchia il terre tocchi
A't' d'habitar que’ rami ofano augelli Altri hà pie d’ Òca , e dt Falcone artiglio
Fuorché nottule e gufi, ,
e pipiflretti . L'occhio nel ventre > e nel bellico il
aglio
.
96 i°i
D'vn Iri a più color cafe e contrade , 1 cdrefii effìgie angelica , efimbiante
S tanfi trà lumi tenebrofi occulte roifi termina il piede in piede Hallo
flg altro P orte maefire hà la Citi ade. Vifi di Can con trombe d' Elefante,
Due di terra e di ferro in cifi e fi ulte ,
, C olii di Gru con tefte di Canallo
Lequai rifpondon per diritte sirade Bufi 1 di N ano, e braccia di Gigante >
,
Dola pigntia ale campagne inculte >• Alidi raspaglion , ere e di Gallo,
fi
Eperquefle finente bfalfi, b veri Con code di Fa non Grifi , e Pegafi,
Efono i fogni Jpauentofie fieri • Enfi per gambe, e pifferi per nafi,
97 .
102
Del' altre due elafiun a il fiume guarda, Alcun di lor, quafifpalmàto legno
,
L'vna e d'attorto , efidifferra all bora Vela a vela per l'aure, eforre a nuoto,
Ch’ e nel fuo centro la siagion più tarda » Bla di auc rote hà fitto vn altro indegno,
L'altra di corno , e s'apre insù l'Aurora • .Onde corre qualcarro , e varia moto,
Per qlla a fchernir l' buoni turba bugiarda Ccnvn mantice alcun divento pregno
1) ingannai rici imagini vten forA . Gonfia , e fgenfia fofftando il corpo voto
Da quefia figlion trar l'anime vaghe E tanti fiati accumulanti" epa
Vifioni del ver fpeffo pr efughe . C he come rofipo alfin n e ficoppia e crepa ,
;
i°£
La bella coppi a entro per l'vfeto eburno, E quefti, & altri ancor più contrafatti
Efar quell' ombre da' fuoi raggi rotte • V eri hà ,
piccioli e grandi , interi e mozzi,
Il fuo palagio cm Iròfi e taciturno guafiviue grottefiche
Ne la pialla maggior tene a la Notte ,
,
,
Dal altra parte di vapor notturno Parte ale fpoglie, ale fattezze , agli atti
V chiùfio trà profonde grotte
e Lato, e Son lieti e vaghi, e parte immondic zzi.
fi
Il albergo ancor del Sonno fi vede a , Ai eh i algcfì a, al vefiir vili e plebei
Che fiura vn letto d'hcbtno giace a , Ai chi di Legì m
//abito, e di Dei,
TrÀ
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z 18 L E . M A R./ v k 1 g l r e
104 1 09
T rà gli altri A don vi riconobbe quello » Eccoci (gli diceua ) eccoci a vìfia
Che'n Cipro gtàyCfuand'ei tra fior dormiva Dela mia della , che più sù figira ,
liapprefentogb tl fi mu latro bello Candida no , ma variata e mifia
De la /da bella(fi* amorofa Diua
y . D'vn tal liuor, ch'ai piombo al guato tira,,
£ già quel pigro e Lufinghier drappello •>
r icc loia sì, che quafi aperta e vifi a ,
Dietro ala Notte , che volando vfciua , .
E talhorficmbra efituta a chi la mira
Qli s ac coflau a in mille forme intorno Ertele notti più ferene e chiare
P e r granargli le ciglia , e torgli il giornO'- De Tannofoi per pochi mefi appare
105 I io
Mal fio Dottor fifin accorfe , e prefio finefio Tauien non fol perche minore
Gli fc le luci alz>ar stupide e buffe Del'altre erranti , e àrie fìffe e molto
Vcner fiorrifé (fi" et pofcia che defio
, Ma pero che da luce affai maggiore
Jdhebbe non volfe più > ch'ivi indugiaffe
, L'e fpeffo il lume tnneccliffato e tolto ..
Ma mofirddogii a dito hor quello, hor qfio,, Sotto i raggi del Sole il fuo fplendore
nua vn altra voltali truffe
J1 l’altra Nafonde sì che vi riman fepollo
, ,
Dimandatalo Adon di molte cofe. E tra que' lampi, onde fi copre e vela
Et a molte dimande egli nfpofi .. filuafi in lucida nebbia > altrui fi cela -
106 I I L
E giunta a mezo di fuo corfo hornai Mad.iTeffir'al Sol tanto vicina
L'humida Notte al'Ocean fiendea y ,
Maggior forza e vigor prende fruente»
E con tremanti , e pallide tti rai Com ancor quefi a del tuo cor Rema
Più d'vn lume dal del feco cade a .. Per Tifi efa cagione è più polènte.
Cinto difolte sielle , e piu che mai Seco , e col Sole in compagnia cantina,.
Chiaro il Pianeta inargentato arde a,. Seco la rota fu a compie egualmente
Vagheggiando con occhio /mento e vago *
Benché tra noi fia gran difagguagliane,
f
In refea valle addormentato il Vago - - Ch'affai di lume , e dt beltà m avanza -
107 1 12
Deh perdonimi il ver , s altrui par forfè,. . La qualità di flanatura c bene
Ch'ioqui del Ciel la dignitat e offenda , Mutabile, volubile , inquieta-
Poiché là doue Tempo vnqua non cor (e , ne mai fermezza tiene »
si varia ognor
V More non fpiegan mai notturna benda - Hor infaufla,hor feco da, hor trtfiafior Ite-
Pacchi y per eh’e cosi quel che non feorfe si a quefìa tantaindabtlità le viene (tu..
il(info mai, l intendimento intenda Dalacongiuntion d'altro Pianeta ,
Non fapendo trouar fuor di Natura Perch'io fon tal, che negli effetti miei
*Agli fpatij celefi1 altra mifura - Buon co buoni mi moflro , e reo co rei -
108 *3 1
Jifilfo poi , ver Ialtro Ciel le punfc,. Cauti agli affari, e nel'indùfirie afiuti -
Et al bel tetto del fuo albergo eterno V aio defilo dt no ue cofe induce ,
In poche bore rotando , appreffo yunfe - E d'incognite al mondo arti , e virenti -
In* tanto p ariat or facondo e faggio' , Perici fol chiaro e celebre divenne
La noia ad tggj.ru del gran viaggio.',. Dèe lingue lo studio y e dele penne-]
E qua»-
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CANTO DECIMO.
li 4 119
£ quàndo qutfia tua dolce lumiera Mira pennese pennellile mira quanti
V applica tl raggio pio lieto e benigno , V'ha parpelli, e marfelli, afe e , ine u di , &
Quel fortunato , al cut natale impera Solini y e lime , circini, e quadrami
Eiefiein terra il più famofò Cigno f
S ubbi,efpole,aghi, e ufi , efpade , efeudi »
Così lo Dio de la fesonda sfera Così die eagli ,. e procedendo auanti ,
Parla al vago figliuoldel Rè Ciprigno , La gran Maefira trai afe do fuoi studi
£ tuttauia , mentre così gliconea E rtucrente, e con cortefe inchino
de proprie dotici patrio Ciel for monta . Humiltofii al meffaggier din ino .
1 20
Idauean l' aureo timon per la via torta Dal diuin meffaggiero A. don condutto
Drizzato già le mattutine ancelle . La porta entro dola ce Ufi e mole .
Già sù i-confin dela dorata porta Di di amante ogni muro hauea cofirutto.
Giunto era il Sole» e fea fpanr le delle ; Che lampegg iando abbarbagliaua il Sole >
La cui leggiadra meffaggtera , e fior t £ itmmcnfo cortile era per tutto
Sgombrando intanto qaefte nu bt e quelle, Intorniato di dtu et fole
fi
Per le piaggio fpargea chiare , & ombrofi £ molte Donne in cathedra fedenti
Bela terra , e del Ciel rugiade , & rofe • Ve deanfi quiui ammatflrar le genti.
1 6 1 2
Quando vi giunfe con la coppia fcefe
, e Quefie dietate , e di bellezza eguali
So tir a del lucente chioftro .
le foglie
( Mercurio ripiglio) Vergini e Ilei te
Comefu dentro A don, vide vn paefe (Pro) Sono ancelle de L'Arte 5 e Liberali
Con più bclgiomo,e più bel Cicf che'l no - Per oc he L’huom fan libero tfion dette.
Poi dietro ale fte porte il carnin prefe Ponti ineffaufii, oracoli immortali
Pcrvn ampio fintier , che gli fùmofiro\ Del faper vero , e non fon più che fette .
Fin vn gran pian fi ritrosi aro adagio Fidate guide ,illu (Ir aerici fante i
Nel cui mezo forgea nobil Palagio . Del finfi cieco , e del'ingegno errante •
Mira di che bei fregi orna la tefla P a(fa ogni petto d'afpridubbt armato.
Come Cintreccia de' più verdi rami. Nega prou a conferma & argomenta.
,
, ,
Di stremimi machine ancor vedi
, e di Scioglie, dichiara , e date cofe vere
Qual’e quanto ptien cumulo a piedi „ Dtfitngue ilfalfii alfin con chiude , e fere .
Vedi
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110 : LE MARAVIGLIE,'
124 129
l'edi quell’altre ancor quatth donzelle Miracola quella Matrona augufai
Di fèmbunte, e di volto alquanto ofcure • Che per toga , e per laurea c veneranda l
'I fitte d'vn parto fol nacqucr gemelle , E' la Legge ciuil che fanta e giufa ,
*
E fuol vaticinar cofe future . Amara e fai u tiferà beuanda, >
Vedi chà.in man la sfera ? defianeti E d' ogni morbo human medicatrice
'
Si diletta de[por gli alti Jecrett . Cui fua virtù non chiude herba, 0 radice l
25 i 1
3
°
K altra che con la pertica difcgna
, Guarda hor colei , che fpìriti divini
E triangoli é tondi ? r 0/7 , e quadri ,
, Spirafebenfattezze alquanto hà brutte
Ofc lincea punti il ver moflrddojnfogna, E par eh’ognun L'honcri,ognun l’inchini
Bighe, e piombi adoprar,cbpafi,e fquadri • Qual madre vniuerfal deC altre tutte .
2,4 terza di fua man figura e Jegna Quell a e Sofìa, che rabbuffata i crini ,
Tariffe egregie , e calteli leggiadri . Magra, e con guance pallide e difirutte ,
Sottrahc la fiamma , la radice troua. Con fcalzi piedi , e con fquarciati panni
Moltiplica il partito ,e fàia prona . Pur di dotti ftolari empie gli fcan ni .
126 151
•lnftrnifce a compor l’vltima fuora Attìon pafionc , atto e potenza ,
,
Et or lente e grani , hor rapide dr acute • Belai ton , fofianza > accidente , &
Altre vederne non men fagge ancora Con qual legge Natura , e proti tden za
Oltre quefle potrai fin qui vedute Cria le cofe , e corrompe alternamente
Benché le fette , ch'io t’ho conte e moflrc La materia, la forma, il tempo , il moto
Sten le prime a purgar le menti vojlre • Dichiara , e'I fito , e l'infinito, e l voto.
i'2 7 132
Ecco altre due far elle e del Difogno ,
, T ien due Donne da'fan chi Vna chefede .
E dela Simmetria pregiate fighe. Soura quel faffo ben quadrato e fido ,
L'vna con bei colori in tela , 0 in legno h' la Dottrina eh' a chiunque il chiede
,
Al metallo , alo ciucco , ala cera . & A neffun crede , e vuol da tutti il pegno •
128
Eccoti ancor col mappamondo atlante , ì Ma quell’altra colà , c’hà sì leggiere
E con la carta vn'altra Giovinetta Le pennese Dea del mondo, anzi 7 iranna.
Che feoprendo t paefi , e quali e quante Di fallace chrtfiallo hà due vifere
Legioni hà la terra , altrui diletta • Che l'occhio illudevi buo gtudicio appana ,
Sentenze poi reltgiofe c fante Eia fà guatar torto c tran edere , ,
Da miglila celejle ali rotte detta . 'Sìcti altrui fpeffi, efimedefma inganna
JetDio diforre , e dei'e terna vita D'vn tal cangiacolor la fpoglia ha mifia ,
Ai ehfépoh f; oila dirada addita % Che l'apparenze ognorjnuta ala vifta . . ,
Ne di
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CANTO DECIMO. Ili
*34 139
Nè di tónti color gemmanti e belle -fior miraa Combra dela ftcra pianta
Suol l’augel di Giu non rotar le piume Fregiata il crin del'honorate
foglie
Nè dt tanti arricchir l’ali mutile La ioefia,che mentre firiue , c canta 3
Quel del Sole in Arabia ha per cofiurne , Il fiord' ogni un za
fi infieme accoglie .
Ne di tanti fiorirveggionfi quelle La Fauola e con lei , ch’orna
De L'alato figliuol del tuo bel Nume, Le vaghe membra ài pompo
Ammanta &
fifoglie.
Di quante eli’ha le fue varie e diuerfe L accompagna L' FI iftoria, ignuda Donna,
V erdh bianche , vermiglie e rance» e perfe . ,
Senza vcl,finza fregio , e fenza
gonna •
.
*35 140
Opinion s' appella , e molte ha feco , Vedi la Gloria , che qual Solrifplende
Miniftre infami , e meretrici infide Vidi l Applaufo poi , vedi la Lode
Lame ,ch'vfiite del'T art arco fpeco Vedi /’ Honor , eh'a coronarla intende
Vengon del' alme incaute a farfi guide* Di luce eterna onde trionfa e gode
, .
Et e ior capo vn Giou inetto cieco , Ma vedi ancor coppia di Furie horrende.
Ch'Errore ha nome c lufingando ride , . Che di rabbia per lei tutta rode .
fi
D'vnlicoreincantatv innebrta i fienfi L aperfegue 1 1nuidia empia e crudele
E lui figuendo,a precipitio vienfi. Cbàie vipere in mano ,
,
in bocca il fiele .
il6 141
Mira intorno Afiro labi & Almanacchi,
La maligna Cenfiura ognor l'e dietro
Erappole lime forde , e grimaldelli
,
E quant ella compone emenda , e tafifa .
Gabbie , bolge , giornee , bofifoli » e fiacchi C ol vaglio ognifuo accento ogni
fu 0 metro ,
Labirinti > archipendoli > e lineili Crine Ila , e poi per la trafila il
paffa .
x Dadi , carte » pallon , t a a ole » e filacchi Pofiicci bàgli occhi in frote,e
fon di vetro,
E fonagli , e carrucole 3 e fu c chic Ili Hor figli affige , hor gli ripone e
lafifa
Nafpi , arcolai ver tic chi
, bori noli , & N ota con quefit gli altrui lieui errori ,
Lambicchi » bocce mantici» e croce moli
,
A c forge intanto i fuoi molto maggiori,
r 37 142
Mira pieni di vento otri » e vefi che , Ciò detto , di diafprt e d alab a
, fi ri
E di gonfio fapon turgide palle » Gli rnofira vn' A
rfin al capace e arando
T arri di fumo pampini d’ortiche
, , Chefour alte colonne 3 e gran piiafri
Fiori di zucche , epiume verdi e gialle , , Le (ite voite lucenti appoggia e
fpande
A ragni, fcarabei , grilli formiche Turbav ha dentro di dtuer ma ri
fi fi
V efpc zanzare lucciole e farfalle
, , , » Ingegni er d’opre iliufiri e memorande
.
Tcpi gatti bigatti e cento tali
,
, , Qu ì di lauori ancor non
mai più villi
S trauaganzed ordigni , e d’ani Arali Soggiornati ( dice )i più
famofi Ar tifiti*
, *38 .
J
43
Tutte quefie, che vedi, e d’altri efirani D* . ,
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Ili LE MARAVIGLIE,
144 149
Vedi Trometheo , figlio di lapeto , Guarda Ar'tfeocon quantovtìl fatica
Che di fpirto e elefi e il fango informa . Del mel , del latte ala cultura intende .
Vedi ilStracufan, che l gran fccreto (ma. Preto alo feudo , Midia ala lorica
Trova, ond'vn picctol Ciclo hà moto , efor» T rattaglia, E telo il dardo a lanciar prede •
il mirabil T erp andrò , c'I b uon TirtCO , Machine di fittati e['pugnai rie t
Labri di notte lire , e none cetre E da cozzar con torri , e con pareti
Animatori cTarbori , e di pietre • Catapulte » bali f e & aneti
,
146 151
Mira T efib io, e mira A natimene Bertoldo vedi là , nato insidi Rheno ,
Su la rnoftrafognar /’ bore correnti . Che per strage del mondo , e per mina
Mira Pirode poi, che dale vene L'irtcpar ahi t fulmine terreno
T rabe del a felce le irmile ardenti f Fonde temprato al' in fornai fucina
,
Anacarfe colui mira che tiene , Siti egli è Giovanni ( e fur funaio apieno )
In mano il folle c dà mifura ai venti ., Che le stampe introduce tn Argentila ;
Mira alquanto più in là metter' in vfo E ben gli dee M agoni ta eterna gloria ,
Efulapiolo fpecchto , e Cloftro il fufi, Corn eterna egli fà l'altrui memoria •
147 152
E Gire vhà , che la pittura inuenta Così parlando , per eccelfi fiale
Et hattui col pennello Apoliodoro, So tir àureo palco fi trovar fatiti ,
E Corcbo è con lor , che rappre ferita E quindi cntraro in Galena reale
Dcla Plafica indùfire il bel lattoro , C he vola mi accoglie a quafiinfiniti •
(
E De dal ch'agguagliar non fi contenta
, Eran con bella 'erte in cento fiale
Con fue penne nel volo e Borea, e Coro, Etpoftt in ricchi armari e compartiti 9
Ma mac binando va d' afe e di legni , Legatii n gemme , (fogni claffi loro
Ingegnofio Architetto , alti difigai . Dijhnguca la cornice in linee d'oro
148 153
Epimeniàe E u rialo , Uiperbio , e Doffo
, f
Ceda Athene amofa , a cui già Serfe
Templi c palagi ancorfondano a prona
, Rapì gli architi ij d'ogni antico fritto ,
E T hr afone erge il muro, e caua il foffo Che potdal buon S elenco al' armi Perfi
Danao che l primo pozzo in terratroua.
, Ritolti , in Grecia fer nouo tragitto .
Matti fuperbe edtfca Minoffio Me da' fuoi Telomei d'opre ditterfe
T tfi il timon , con cui l'affr e ni , e mona Cumulato Mufieo celebri Egitto
B doro fonte c tra cofior , ch'io narro , Me di tat libri in qucft'etate , e tanti
. Et Erit torvo co ' c su a Ili, e’I carro. Vrb in fi pregi , 0 il V antan fi vanti .
Molti
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CANTO-DECIMO. .
>54 119
Molti neran ver iati m
molle cera. D' Andronicho, e di Neuio ì drammi lieti ,
Molti in fot t ih e candide membrane •
,
Dt Ce alio e Liei» io anco vi Hanno
,
In Caldeo ven'hauea fritta vna fihiera> E non pur d altri Historici, e Poeti
Altri in lettre Fenicie , e Soriane , Le difperfe reliquie alberga v'hanno
Altri in Egitti/ /imboli c figure* Ma gii oracoli ancor dele Sibille ,
Altri in note furùue 3 e cifre ofeure Campati dal furor dele fata Ile.
1 60 •
Hot qui di tutti quei ricchi thèfri , C he ( fi creder fi deue al' argomento )
Che fiperdon laggiù fi tten regifi ro •* Porta vn titolo ili ufi te , Il Mondo nono .
Sacre memorie , c’r muoiale agli anni * Ma sì logoro par s' io ben difi erno
,
Che tr antan morte agli hon orati affanni . Che quafiil Mondo vecchio è più moderno
157 1 62
, .
La libreria del dotto St agir ita, Di fufa certo , e di pietà fon degni
Che’lfiorcontten d'ogni frittura eletta y (fs or ridendo l' lnterprctcrtfpofe )
Di cui T he ophr afte in su bvfi ir di vita fu ci , che d' ogni valor ponen indegni
La fiera fucctfjorc ,e qui perfetta • Si sforma n d emular l'opre famofe ;
D' Empedocle * Pitthagora Archita , & Ch'ingordigia d’honor non hà ritegni
V'hàle dottrine, c qualunqu altrafetta* Nele cupide menti ambitiofi ,
Di T halete, Democrito, e Solone E quandialto volar neveggton'vno *
Parmenide » Anaffagora e Zenone . , A quel fegno arriuar vorria eiafune*
158 6ì '
Per cuifimpre vi ur anno 1 Duci) e L'armi Più che lucente e ben polito fpecchto,
T ent andò inuan dipareggiargli al canto, E d' aurei figgi intorno intorno hauea
Piu d'vno arroterà lo itile , e 1 carmi . Per riguardarla vn comodo apparecchio .
O quanti poi con quanto studio e quanto
, fniut , mentre ch'intento A don tcnca
Del' Italico si noi di veder parmi l!occhio ala Palla } al fuo parlar Forccchioy
L racciar con poca loda i duo migliori Mercurio fico , e con la Dea s affé ,
Che nsu l Po cantera» guerre , amori* & Indi da capo a ragionarfi mije
165 170
'
Che di Poemi in quella lingua crcfcd fi: (fi a (dice a ) fotiramortal fattura,
Numero/à ferrugine e di Pi me. , I.aqual confi, nde ogni creato ingegno
La factl troppo inuentton Tedefica Opra mirabiic , ma di Natura,
N'e c agio, che per prezzo il tutto imprime. E di dittiti maefiro al to difegno .
Lia s alcuna farà che mal riefa ,
, L'artefice di tanta architettura
L'Opra che tu die e(li , e tra le prime .
, Che d egni altro artifìcio eccede il fógno ,
Così figliano 1 monti, ed topo nafee , quefia mia, del gran Fattor furano
Vìi
66 1 *7
}
T ciche sì fatti parti vn Ira: clume Sudo molto la man , ne l'intelletto
Vtflo apena han laggiù nel vojiro mondo » Poco in sì nobil machina fo fferfe ,
il V occhiarci dalc veloci piume E l unvo tempo tnhabile Architetto
f>uelc he vedefttgià nel*altro tondo , Sue fatiche e fuo i studi inuan difpcrfc j
,
fui ridurle in vn monte hà per coflume Ma q ueiy ch’cfiltra noi fabro perfetto >
Per fpolirle in tenebro fo fondo . Del bel lauorl' tnuention m aperfe y
Alfìn le porta ad attuffar nel rio E 7 fecreto mi fe facile e licue
Che copre il tuttodì perpetuo oblio . Di /accorre ilgran mondo tnfioatto brette
16 7 172
Ma più non dimoriam , che poich’a quefii E che fa ver , riuolgi a quefia mia
L'ho feorto eterni e luimnofi mondi Adamantina fabrie a le ciglia.
Conucrrà, ch'altro ancor ti rnanifefh Dì fe ve defi li 0 s effe/ può che fia ,
De'fe cren del fato alti e profondi 1fi /omento maggior di merauiglìa .
E vii molto maggior che non ve defi , Compojla e con tan t‘arte c maefina
Mcrauìghe vedrai fe mi fecondi, Ch'al globo vniucrfal fi raffomiglia •
fui tacque ,
e ’n ricca loggia e' fpatiofa Mirar nel cerchio puoi limpido e terfo
il coudujfe a mirar mirubli cofa . fu.wto l’Orbe conticn dcl'V niucrfi •
165 '71
Vafio edificio diingegnofa Sfera Formar di catto rame vn Cielo a ngufo
Reggea, quafigran mappa,vn piedefiallo. Fui forfè in Ac un tempo altrui conceffo ,
Che s'appoggiaua advna bafe intera Doue ber fere no hor di vapori onttfio
,
T atta intagliata del miglior metallo L'aere vedraffi, e' l tuono, el lupo efpreffo ,
Era d’ampiezza affai ben grande , & era. E tener moto regolato e giufio
Labri caia d'acciaio, e di c brifialio . La bianca Dea con l' altre si elle appreffo *
La cerchiauan per tutto in molti giri E con perpetue erro r per l'alta mole
Lafiedi lucidifimi zaffiri* D infera i infera ir tra le sfere il S ole .
'Ma
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Llj
174 179
Ma dotte vn tal miracolo fi UJfie , Rimira , e vi vedrai difiin ti e
chiari
6 chiferino hekbe mai tanto profondo E0fichi, colli, pianure, e valli, e monti
Che compilar , compendiar fapcffo I cdrai fogli, & arene, file e mari,
La gran rota del tutto in picciol tondo ? E lagnt efiumi, e rufcedetti,, efonti
%
>
Al magiflero mio fol fi conceffe Pro meie e regni e di
ir
3 cofiumi vari
,
,
Mira fiabrofa eruuida la terra, Ala bell efcadel tuo dolce foco.
Tuttalibralanel fuo proprio pondo Sai pur, che prot et t rie e e
quefìa Dea
fuafi centro del Ciel, bafe del mondo • Delallirpe di Dar da no ed'Enea,
3
L'Adone del Caualicr Marino
,
Pi Le
21 6 LE MARAVIGLIE,
184 189
Le diede fiuta Pallide e Giunone
, Montagna , che del Ciel tocchi i confini ,
Paride già de le bellezze il vanto , Selua d'antiche ,e condenfate piante.
L eriche tragico ri he bbe il guiderdone , Fiume9 che d'alta rupe ingiù ruini
£ corferfangue il Stmoenta , e L Santo • Tcmpefiain nembo rapido e fonante,
Sfiefta (ma non già fola )è la cagione , Neueindurata in freddi gioghi alpini
Ch'ella ilfeme T roiano ami cotanto . Fiamma, eh' Euro ale FI elle erga fumante.
Mirollainqueflodir Mercurio , e tifi Mar Cielo , Inferno al' animo fa fpada
,
L'altra arrofiì col rimembrar d' Anchife . Forano ageuol guado , e piana Firada »
185 190
LI or mentre (figuìpoi) del cavo fianco Cuerrier, deftrieri atterra, armi, fondardi
V fitto deldcfirier , ch’tnfidte chiude , Spezzai fprezzado gli vrti,apre lefirade.
Stuol di Greci guerrieri il Frigio Fianco Nembi di fifi grandmi di dardi
,
1
87 192
Pie fia et huopo additarti ad vno ad vno Chi gli contenderà l'alto diadema,
Di quell' ampia miniera ìgran Monarchi, S'vn’hofte tal d'ogni poter aifirma?
E le palme ,
e lefpoglie , e di eiafi uno Nè fil daprejfo il Rhodano ne trema
Dee colpe imprefe , egli hon orati incarchi • Ma fà da lunge impallidir la Parma ?
La folta filua de gli Heroi , ch'aduno Ecco del Tago la fperanza eftrema.
Conferiti pur , che breuemente io varchi, Il Signor degli Allobrogt , che s arma .
E fielga fil del numero, ch'io dico • Ecco, che nproua al par agon concorre
Col degno figlio tlvalorofo Henk i co . Con 1 1 1alleo Achille il Gallo He t torre •
188 193
Volgi la vifla, oue'l mio dito accenna, Odi Parigi ì fieri tuoni, e vedi
E la Lega vedrai l'infegne feiorre , Guanti Citata man fulmini attenta.
E quafì armata ,& animata Ardenna Deh che penfi? 0 che fai ? perche non cedi ?
Tre fore(le di lance tnun raccorre. Già co' Giganti fuoi Fiegra pauenta .
Ma d'altra parte il Paladin di Senna Stendi Fienài le palme , e pietà chiedi
Vedile pochi e ficelti a fron te opporre . Et'auree chtautal regio piè prefenta .
Vedi con quanto ardire oltre Ganna Stolta fet ben s altro penfierti moue •
,
Chi non fugge da lui figue la morte • Danneggiar non potrà tanta grandezza.
E attuto dalt un or cade tl configlio Anzi ogni ofiefa , (fi ogni ingiuria loro
E lordine confufio e dal periglio . Sarà fiffio ala fiamma > e fiamma adoro •
195 200
Eccolo alfin , eh' e conapplaufo eletto Se non eh*io veggio di furor d'inferno
De' Galli alteri a gou ornare il freno % D’vna Furta terrena il petto acccfo
He Studia qutm con tiranno affetto E punto date vipere d Aucr no
Beni vfurpati accumularfi in fieno . Vn cor malu agio a perfidiopra intefo .
Con larga man > con giouiale afpetto Non vedila > come colui , eh' a fcherno
Verfa d*oro,oue d h uopo ,tl grembo pieno , Prefi efi eretti armati , a terra hà Sì efi *
E d hor in hor regnando altrui piu feopre Mo[fo da folle , e temeraria mano
Cenerofi penfier , magnanim’opre . Cortvn colpo crudel ferro villano»
196 202
Non v’ha più loco ambitione ingorda Quando al'alte fperanzeìn fin conce tte
Non più Stolto furor difcordia fiera
, . J e ne n doti mondo già tutto conuerfi,
Non vhà Prudenza cieca 0 Pietà forda ,
,* Cinto d'armi forbite , e genti elette
Pace , e Ginfi iti a in quell'impero impera . Spauenta il Moro , &
atterifi e il Perfi »
Sà far ( sì ben le repugnanze accorda L gli appr efia Fortuna , e gli promette
Autunno germogliar di Primauera Lo fi euro vntutrfial del* V niuerfi ,
Mentrefràgli aurei Cigli a Senna tn riua. Pria ch'egli vada a trionfar d'altrui
Pianta dopo la Palma anco l'Oltua • Vien Morte iniqua a trionfar di lui .
>97 202
Virtù quanto e maggior , tanto è più fpeffo Vanfi le Virtù tutte a fepelìre
Del' In ut di a maligna efpofia ai danni , Nelfipolchro,che chiude il Sol de'Franch ,
Laqual fiol quafi a hi far quello ifieffo Saluo la Fama che non vuol morire ,
,
Che l tarlo ai legnicela t ignuola ai panni. rer ch'ale glorie fùe vita non manchi ;
dii uai obra, che và stpre al corpo appreffo , L come al cafo ho rr ibi le a ridire
La perfeg ulta ognor con vari affanni • J fuoi tant' oc chi lagrimando hà Stanchi,
Ma fon gli oltraggifuoi ch'offendo » poco.
, Così per farlo ancor fimpre immortale
Lime del ferro , e mantici del foco . S'apparecchia 4 Stancar le lingue, e l'ale .
198 203
Mira il fior de* migliori al cui gran lume
, Ma che? Se da colei , che vince il tutto ,
L'altrui fiocco liuor diuien farfalla , il unto alfine il fempr inulto /^Enrico,
Mercedi quel valor ,che percoli urne L'altro honor de Borhon qu~fi difirutto
guanto s affonda più ,
più forge a galla $ In parte a rifiorar vien L oDOvico,
Malgrado di chi nocergh prefume Che da sì degno Stipite prùduti 0
Ai pefie palma , ale pi ^ coffe e palla ; Aggiunge fiori a al gran le on ago io Antico,
Onde di nono honor doppiando luce L folto bombi a del materno Si do
L'fatto inclito Re d'inclito Dui. e. Alza fi lice 1 verdi rami al C/do .
p 4 Hor
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li £ LE MARAVIG l 1 e;
204 209
Fior mi volgo cobìh, doue Eaton a V altro c quei più lontan , che la campagna
S malta di Gigli i fortunati lidi Scorre di ferro 5 e d’or grane lucente
Ve iglò fuperboil mar che s incorona
, I" sul verde degli anni , l'accompagna
e
Di geme, e d‘orbitai mai piu ricco il vidi . Riera > c di nonna cupida gente .
Già già l'arena fu a tutta rifona Ila nclo feudo 1 Gigli , e di Brettagna
Di beli bombi ,
e di fefi ut gridi.
1 Cau ale a vieto vn corridor p offerii e ,
Veggio per l'ondc placide e tranquille £ ticn dal fianco attrauerfata al tergo
Sfauillar lampi , e lampeggiar fan ille, Vna banda d'azurro m su l'vsbergo .
» 2 05 : 2 io
He l* Indicò Oceano Orientale Già già numero immenfo ingombra ilpiano
Tante aduna nel fen Barbare fpoglie , Di tendermi at e , e di trabacche tefe
Hi lo stellato Cicl cumulo tale Piag ne disfatto il mifero Aquilano
Di bellezze , e di lumi in fronte accoglie « £ le mefi , e le moli al bel paefe
O fpettacol gentil pompa reale
,
Già tintoli Giglio d'or di fangue bum ano,
O ben nato conforte, 0 degna moglie, Ch"e pure( ahi ferità) )angue Francefe ,
ffualconcorfi di Regi 3 e di Reme Sembra quel fior eh del fio Re trafitto
,
Con vn gran fo aranci di lucid'cfiro Lode il tuo fin profondo interno male
Far ricca tenda avn’foladi legni Di domifi ico lofio e cittadino
Che fiaco a fianco aggiunti, e rofiro a roflrs. Fugnan difi ordì burnori in corpo frale
Porgono il nobil cambio ai duo gran regni SÌ eh’io prette*gio il tuo morir vicino ;
Mentre prendono , e dan Spagna , e Parigi Et al tuo[capo ogni opra, ogni arte è vanti.
Lifiabe t tu a Filippo , A^ìsk a /.vici. Se a pietà non ti rifatta.
207 212
Ma vedi opporfi agl' Fi imenei felici Fon colà mente ala gran Donna d' Arno
Suddite al Gallo , e ribellanti fi hi ere ,
C on qual valor la fua ragion difin de ,
£ coprir di Gu afogna i campi aprici He ccn petto tremante , 0 v fo fcarno
ffiiafi denfi lofi agite , armi guerriere, Fra tante cure fu e pofamat prende.
Jfuinci, e quindi auerfarie , e protettrici Vcrrcbbe(e'l tenta ben , mal tifa indarno
Spiega n Gufa, e Condì- bande, e bandiere. Senza ferro efhrpar le tefie horr tr.de,
Ma del figlio d'/J Enrico// nono Ucntuo Le tefie di quell' Ilidra. empia (fi immoda.
Si Mcftr a sì , non t per'o nemico Di veleno inferrai fempre feconda ,
208 21$
Jdvnoe colui,- che fitto hà quel defi riero Che tic n fà per troncai le ? ecco pofpome
Baio di pelo Il ahan di razza.
, Ale pubiubo cofi il ben prillato
Di tri vaghi Ahroni orna ti cimiero r Et al' impeto hofiil la vita e[pone
E di croci ver miglio elmo e corazza , Per [alitar de! gran pegno il dubbiofiato -
Benché mfio di bigio babbi a il crm nero , Ad accordo venir pur fi di [pone,
Gli agi abbadona.et efee armato 7piazz i, E fa[pende trà tire il braccio armato ,
E carco inun d'efptnenza e d’anni , ,
Pur che'l furor iacqueti e cefi quellir ,
T orna di Marte ai già dtfinir.fi affanni* la Orgoglio infimo A qui lottar procella.
Ma
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CANTO DECIMO. LI?
214 219
Ma quando alfin la gran tcmpefìa fi orge. Così Leon dala mammella hirfuta
Che l'aria offafca.e'L mar 1 inurba e mefee, l fio ancora a poppar cibi noucUt
E che l'onda terribile più Jorge Lofio che l'vttghia al piè ferite erefeiuta^
Eche'l vento implacabile piucrefce si II'a bocca lc zann e > al collo i v e Ih
All ben faldo nmon ladcjlra porge , Già la rupe natta [degna e rifiuta
Dnzzafi al polo , e di carnin non efee La tana angufla e le viuandc imbelli .
,
Fior con forza reggendo hor con ingegno Già ftgue già irà le cornute quadre
,
f
Trà tanti flutti il trauagliato legno • Per le Getule [eludi biondo padre •
2,5 220
tifa dritto colà meco lo (guardo , Ma quella Lea ( ch'altro che Lea non dette
boue l'ampia fiuterà il paffo ferra • Dirfi colei , ch‘a din in opre afpira
)
fluivi campeggia ilgrà t apicn Gitifardo. S morza intanto quii foco ,e non l'è grette
Contro cui non fi tiev torre nè terra , . Per la cornuti fallite il placar l'ira
E par che dica in trepido e gagliardo • 1 congiurati Principi riceve ,
Chi la pace rie afa h albia la guerra •
, E l'accampato efferctto ritira ,
E con prodezza ala baldanza eguale Et al pcpol fellone e contumace
Del' ari frfar io i miglior forti ajjalc . P er donandoti fallir, dona la pace *
2 1 6 221
Veffcrcito re al canto proni de Ecco d'aflio prillato ancor bollire
Di genti e d'armi, e non s' all cnta, 0 fi anca
, De' Duci tflefi gli animi inquieti ,
Per tjfiguir quanto gtoucuol crede , E'n Eretta lega ammutinati ordire
(j neccffario ala Corona Franca . Di noue Ile congiure occulte reti .
O fin za e ([empio wcompa r abil fede Ecco l’accorto Rè viene a [coprire
fu andò ai cafi opcrtunt ogni alno maca y Di quel trattato 1 taciti [ter e ti
Sol quefle al par dele più forti mura E da' fofpet ti d’ogni oltraggio indegne
Moflra petto cefi ante } alma fccura « Con ia prigione altrui libera il 1 egno .
21 7 222
. .
Fà gran Iettate di cavalli , e fanti . Poiche'l penfìer del mai binato danno
Che può centra coflor I hofl e nemica ? Vano riefee , e d’egni t[fletto voto
Gente miglior non vide il Sol tra quanti , Del capo affiato le reliquie vanno
Cinfer fpada giarnat , vefi ir lorica • fu al polue [parfa alo fpirar di Koto .
Aon fanno in guerra indomiti e co/lantt. Ma per noue cagion pur anco fanno
<) temer rifililo , 0 ricufar fatica Mono trà lor fi die iofi moto ;
Vfi in ogni siagton con i armi gjcui E pur con noue forze , e genti none
Sere i fu dori , e c alpefi ar le nevi . La Regia armata a danni lor fl mone .
21& 223.
0 qual ferttor di Marte , 0 qual già tocca Fuor de' materni imperi intanto vfeiti
sii Rè erefeen te il cor foco c( ardire .
Paffa il Rè nono a poffcdertil trono.
Franta di gir tra folgori , che fiocca Da cui pria cahitrante , e poi pentito
riìt d’vn cavo metallo a sfogar l'ire . , Chi pur dianzi l'offefe ,ottien perdono •
Ma dapotche non può là doue fiocca Richiamataè Virtù Marte sbandito
,
La tempefta del [angue, in pugna vfeire, Per qn eli ‘alt 0 donzel , di cu i ragion 0 > *
Vaffette 0 caccia effe ratandò 0 gioftra , L’alto donzxl , che fifienernon pane
Ch'vna effigie di guerra alme gli moflra. Con si tenera man feci tra fi grane .
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LE MARAVIGLIE,
224 229
il Tamigi Dannnbbio , il Beti , il Rbeno fi con gabbie , e trincee sleccar dintorno
, il
Cafe vnite in Amor tornan nemiche . Scorgo di fumo , e potue efiura nube 3
Forfè nutnfet , 0 Mincio , entro le vene £ fe pari l'vdir fufife ala vtfia
li feme ancor dele guerriere /piche Fi fonar v’v direi timpani, e tube.
Poiché veggio dal fin dela tua terra Fenderfi 1 defenfor già veder par mi,
Pullullar t ut t ama
germi di guerra Saluele vite con gli arnefi , c l’armi .
227 232
Veder puoidiTorin linuitto Duce , Pur nel' Alba me defina Alba e forprefa
Cut non hà Roma 0 macedonia eguale ,
, £ pur dal e rapine opprefifa /angue .
Che carnaggi , efalmene conduce il mifer citi aditi non ha difefa
Con varie fura lor machine e ficaie • , Per doglia affitto e per paura c (/angue
,
.
Vedi duci Piemontife e Sauoiarcto > Sufi ita Toro eh 7 /otterrà accolto
,
fluiui attaccar T efp ugnai or pei turdo, £ fepeltfce poi chi Tha fepollo •
228 233
jEcco » ponte ,
rotto il r.tfiel , paffuto il Di buon pr efidio il gran Gucrricr forni fee
Non pero feuza /angue , c fenza morti , Le prefe pi azze, rs ecco il campo hà mojfo •
Le venti allergia al alta rocca a fronte. Nona nullità ajfolda e'n gagliardifie
,
Prende 1 quartier piu vani aggio(i t forti, Digerite hluciia, e V a!efanali grojfo .
Mandala ' alle ad appianar col monte hcco dcla città > che' mpaludifie (fi.
1 picconieri ,ei ma»o nuli accorti La trai Belve, c la Nizza, il muro hà fiof-
Flette i paj?i a fpedtr f afefi c (cabri hcco a difefa del Signor di Manto
Con vanghe, e zappe e gu ufi adori, c faltri. Il vicino Spagnuol mouerfi intanto .
Per
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CANTO DECIMO. * 3 *
2 39
Perreuerenza del’infigne ibere Tornano afeorrer l’armi ,
ou' ancor Staffi
Teghe a Nizza Ì affé dio , e fi ritragge . La prateria sì defilata e rafia»
Quindi van di caualli armate fchiere Che nefiilUno pian ro 3 efangue i fafsi ,
D’ l netfa, e ef Acqui a difettarle piagge* Poiché fubrica in piè non v'è rim afa»
Tragedia miferabile a vedere Nè refi a agli habitar, ti afflitti e Ufi
Le culte vigne diuenir filuagge, Villa , borgo » poder » cafelio» 0 cafa.
E dal furor del foco , e dele fpade U
Già s'apprefla guerra , e già la tromba
Abbattuti 1 villaggi , arfe le biade • Altri chiama ala gloria» altri ala tomba.
2 35 240
Trema Cafiale ; a temprar armi intefi Colui , ch'è primo , e la diuifa hà nera »
Sudano ifabr tale fucine ardenti. E su l'vsbergo brun bianca la croce ,
L' ac dar macaatant’huopo , ondefin prefi ( Ben il conofio ala fembianza altera )
Mille dagli otij lor ferri innocenti • h' Carlo» il cor magnanimo e feroce
JRozt non filo e villarecci arnefi , Di corno in corno,ed'vna in altrafchiera
Ma cittadini artefici Htomenti Il volo impenna al corridor veloce
&
Torma cangiano , vfo, efar ne vedi (dì. Per tutto a tutti afiifle , e Vfuo valore •
E Im i, e feudi» hafte,& azze» efpade eJpie- Intelletto è del campo» anima» e core.
236 241
Il vomere già curuo , horfatto acuto $ Spoglia digroffo» c malcurato panno »
A Bellona donato a Cerer tolto »
,
Lacerata da lance »c da quadretta,
Su la fonante incudine battuto» L' armi gli copre, e fregio altro non hanno.
D'aratore inguerrier vedi riuolto • Nè vuol tanto valor uefia più bella
Vantico agricoltor raflro forcuto Spada, fplendido don del Rè Brit tanno-,
Nel fango, e nela rugine fepolto , C inge, nè uba ricchezza eguale a quella.
Vefendo di fplendor la viltà prima > Ricca ma più talhorfuo pregio accrefce
,
Ringiouenifce alfoco » & ala luna . Cb'i rubin tra ì diamanti ilfangue mefie%
237 .
.
. .
242
Intanto e quinci e quindi ecco fpeditì Mira colà , done difende e fponge
Vanno , e vengono ognor corrieri , e mefi > Afiiuerfo Aqutlon P antiche 'mura •
Chcl buon Rè ch'io dicea»vuol che fopiti Poco Unge di fuor uedrai che forge
,
Sienot contrafi , e la gran pugna cefi ; Vn picciol colle in mezo ala pianura
Et acci oche gli afar di tante lui Quindi(fuorche la tefa) armato eifeorge
In non fofpetta man refi in rimefii > Le elafi tutte , e*lfuo poter mifura .
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*32 LE MARAVIGLIE,
244 24 9
guanto d* Infubrìail bel confin circonda Vuoi veder'vn , che nato agran di imprefie
Itn fattole Ligufliche pendici D’emular' il gran padre s'a/fatica ?
guanto di Sefia 3 e Bormia irriga l'onda Mira T ornafi il gioitane con efi #
,
Domati corpo rugofo e'I crin canuto • , Vcc'lde che con fufio e tra pedoni , ,
247 2 5 2
Fon mente a quel cimier, che con tre cime Solo il gran Filiberto altrouc intanto
Di bianca piuma Jirincrcfipaal vento • Dubbiofi (pettator fi affi in difp art e . ,
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CANTO DECIMO.- *33
542 259
Ma vedi ber come freme In quefio mezo il Capitano alpino
, e come ferite
Contro cof oro il fi or d' Italia tutta In far gualdane e correrie non refia ,
Genti al’ 1 aero b tributarie o ferite £ihz ino,& Annone ,c’l Mon ferrino
, ,
Giouentù ben armata e meglio infrutta. Con mille piaghe in mille gutfie infcfial
,
S'oppon l'inclito Ef enfi ,e le ributta . forza è che paghi hor q ila t agita fior fifa.
Alfin pur al' effer dioiche paffia. Corre l'altrui licenza ,oue L' alletta
Libero ilcamm cede el varco laffa Defire b di guadagno b di vendetta ,
, ,
2 55 260
Paffan E ardite fichtere , e di Milano Così dittifa , e del' hificric ignote
li Prefetto ma^ior tra fiuoi l' accoglie , Su eia il fiofico tenor lo Dio d'Egitto ,
JFccolo la foura vn Corrente ìfpano fidi andò nel terfi asciar , trà le cui rote
Che L' infogne reali al' aura fcioglie, Jfiuanto creo Natura è circofcritto ,
il bafion generai di Capitano Adone in parti alquanto indi remote
Tien nela defra e refe ofeure fpoglìe •
, Volgefi e vede vn non minor confiuto
y
Lafida i bei sludi, e prende a guerra accinto lo ti dirò (rifpon de) altra cagione
Da' tranquilli penfier cura dinerfit Aufriain vn tempo a guerregiar fifiinge
Manto che'l fior de lucid'oflri hà tinto
y Conia Donna real dii gran Leone ,
Là ricca pompa al armatura terfa . Che per Adria guardar la fi ada siringe .
Groppo di gemme in cima il tiene attinto Nc pur del fangue di più d'vn[quadrone
Siche l'he mero > e'Ipetto gli attrauerfa La terra fola fi colora e tinge
Ma pur tacciar con argentata luce Mal mare ificffo in non men fero affaito
Sotto la fina porpora traluce. - Soffieggia ancor dt fangumofi [malto,
258 2 *3 :
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13 4 LE MARAVIGLIE,
264 269
Va!e ri/te Adriatiche , e dal porto Già vienfì ad afferrar poppa con poppa ,
Di Par tbinopc beila diate tram Gtafpron con fprone impetuofo cozza»
Già del ferro mordace il dente torta Già vota il fufi, e'I fil che Cloto aggroppa,
,
Per non fognate vie batto n Le penne . Del gran golfo Eritreo l'onda vermiglia .
265 270
Y olan per Talto , e de cerulei chìoflri L'vna claffe nel'altra auenta e /,'caglia
strano i molli folciti i curui abeti . Pregni d'occulto arder globi e volumi. ,
}Rompon co' remi , e co' taglienti roflri Onde, mentre piu ftrtttae la battaglia ,
De le prore ferrate il fen di T heti • Incendio repenti» vien che s allumi
J fieri armenti de marini rnoflri s- Scoppian le cane palle e fan che faglia
,
JPuggono fpauentati ailor fiere ti. Turbo ale il elie di fauille , e fumi .
Sotto l'ombra del' arbori , ch'aduna (na~ T ra'l bitume, e la pece , e'I nitro , e'I zolfi»
£*tffarmatale qiTaltrajl mar simbru- Chi sbalza al Cie fichi fidr ucc loia nel golfo»
2 66 271
Apena homeri qrtafì ha il mar bafìantì Scorre Vulcano e mormorandorugge,
,
267 272
Vederfra tanti affanni in tanta guerra in ben mille piramidi vedrefìt
La Vergi» bella a Cithcrea dispiacque So’ger la fiamma dagli ondofi campi >
La Vergtn bella che s‘annida e ferra
, Alzar le punte cf a que' venti e quefii ,
Ond' hanno inficme il mar lite e la terra > T ra sì fieri fpcttacoh e funefii
,
L'vna l'offre le riue , e l'altro Tacque , Par che la fiamma ondeggi, e Tonda auapi•
Taguan con belle ambi tipfi gare Par che torni ala lite, onde pria nacque »
Per batterla tra lor la terra e t mare, Patto A biffo di foco, il Ciel del'acque
,
26S 2 7$
Ecco che gorghi già di foco e pota e , Idee alfe poppe , e le merlate rocche-
Vomita il bronzo con c am e forato , , So n cangiate in feretri , e fatte tombe *
Scoccando sì, che 1 legni apre e difotu e » Con rauche vocile con tremende bocche
Con fiero bombo ilfulmine piombato . jRomoteggiun tamburi , e dindon trombe *
Nebbia d horror caliamo fio inuolue Lane tanfi t dardi , e votar* fi le cocche ,
£ mare e Ciel da quefio e da quel lato
, ,
Vibrarfi C hafie , erotanfi Le firombe .
Sembra ogni canna , tante fiamme (pira Chi muor trafitto e chi rn tlutuo langue
, »
La gola di I ifeo ì quando s'adtra » Solcati laceri bufi il proprio àngue .
J
TìC-
CANTO2 74
D E C
•
I M 43 7 O
2 79
Tremendi cafila /pie tata zuffa Mottefi a l’armi, e ne và fece armato
Me/ce di ferro inun d'acqua , e di foco .
, //Enrico,;/ primo fior del regio feme
Chi nel fondo del pelago s'at tuffa , fluei,che pur did\i anelo ,quafi/degnato.
Chi del feie fpumante e fatto gioco , Co' men fedeli a collcgarfi tnfieme .
Chi galeggta riforto , e l flutto sbuffa S degno fìt mafùlicue hor ch'alo fiato
, \
Chi tenta nfalir , ma gli vai poco , Del gran cugino alto periglio et teme
,
Che ricade ferito , (fr 4 verfare Clifouien quand'ed'thuopo in tataimpnfa
Vitn di tepido fangue vn mar nel mare • Di configlio , d'aiuto e di di e/a ,
f
.
275 280
Strepito di minacce , e di querele , Va con poche armi ad a/fahrla fronte
Di percoffe , e di [coppi i hai afforda . De nemict difperfi , e gli forprende
Altri con man de le fqu are late vele iV on vedi Can che volontarie e pronte
S'attien Jòfpefo in aria a qualche corda > x
Ch differìa le porte, e glifi rende?
Ma giunto dal' arfura empia e crudele Ve di di Sei nel fangnmofo ponte
V affi a precipitar ne l'onda ingorda fonane e fquadrc rubelle a terra fiende .
Onde con fi rana e mifierabil forte Poi per domar la fic eleiafa fetta
Prodia quattro elementi in vna morte. Ver l’efirema Starne il campo affretta .
2J6 281
Hor quando piu cru del bolle la guerra C e de lo sforzo * e l'impeto nemico
E và b ac c andò la Difcordia sì oli a» 1 ngombra A'auarrin terrore ^e gelo .
2 77 282
E per fermar con fempre fiatile biodo fi» al huom,c hepigro e sonacchiofo dorme >
La Pace , eh'è gran tempo ita m efiglio , Giace col corpo insù le piu me molli
y
Christina bella in facrofinto nodo Con l'alma delpenfier figgendo l'or me
Stringe del Re de' monti al maggiorfiglio. V arca fiumi e/orefie , e piani , e colli
,
;
Vedràfi il groppo , onde fi gloria Rhodo , Tal riuolgendo Adori gli occhi aie forme
Infieme incatenar la Palma , e'I Ciglio Di la cui vifia ancor non fonfa folli
E tu di Gigli allhor non più di rofe
, Aon sà /è vede ,o pargli di vedere
T e(fé rat. Dea d' Amor , trecce anseròfé . 7 rà lumi ,& ombre j magmi , e chimere •
‘
278 2Sj
Già d'età jgìà di fenno ,già erefiuto
e M entro eh' ci pur de*fimulacri accolti
Tanto e di forze il gio umetto A u gufo, Nt l mondo chrt/lall tri toprc rimira
,
Cb'ottica deipari amabile, e temuto Del filmilo in tal gufa i nodi hà
Vanto di buono , e titolo di gì ufo . fi tolti
L'alto in noni or de la cclefie lira
.
Ma
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tf6 LE MARAVIGLIE, CANTO X.
284 286
Ma que faccefi , eh' ancor chiude ilfato Lungo troppo il camino , e breue e i bora ,
7'ho voluto moftrar , comepreftnti > Ondeconuien folle citar e il paffo y
Accioche miri alcun fatto honorato Per poter , raccorciata ogni dimora ,
Dcle più degne e gloriofe genti . Tornar peri' orme nofre al mondo baffo •
fin qui Gioue permette e non m'e dato
, P eroe he lfuo bel Lume ha già l'aurora
Più in lafeoprirti de futuri euenti. Due volte ac cefo , & altrettante caffo
JHor tempo e da fornir l'opra che refia , Dache partimmo , e qui (fuor eh'a felice
Vedi il Sol y che nel mar chinala tcfla . Gente immortale ) il troppo Piar non lice .
285 287
Vedi eh' armata d'argentati lampi
, Così Mercurio ; e l'altro all bor dintorno
Per le campagne del fuo del fcrcne Dotte l'occhio il trabea, volgendo il piede.
Lafella inferi or , chomai degli ampi Le rie che logge de l'albergo adorno
Spatij del’Orizonte il mezo tiene , Di parte in parte a contemplar fi diede
Mentre del' aria negli aperti campi E dache prefe a tramontare il giorno
A combat ter col di la notte viene , Ch'iui al' ombra pero giamai non cede ,
Prende a febierar d$Lc Guerriere ardenti Non feppe mai da tal vifi a leuarfe
1 numerofi ejjerciti lucenti . tinche l'altr' Alba in Oriente apparfe «
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LE
BELLEZZE
CANTO VN DECIMO.
ALLEGORIA.
Er la luce, che circonda I’ombre delle Donnebelle,
s'incende la bellezza , Iaquai da’ Piaronici fù detta rag-
t
*
i
i
ARGOMENTO.
I^Ellezzb a contemplar d’.ilme dipine
P°gg* a tcrzoCicI la còppia lieta;
JE del Galiico Maree ilfiero cere Stridula voce , ignobile t trae vite ,
C he i tuo : sì c htart , e sì famefi vanti
Domar frpeftt , e trionfarne fpofa Adombri ofaro ine biffi» o , ofi uro Itile >
C he i pregi tuoi sì fp attof e tanti
Prendi ejuefi e ethonor no nelle fronde Raccolga a n gufi o foglio , Alma gentile ,
S degnar no de ì,ch c gloria A non oltraggio
Hate colà sk le Cafi alte fonde* $
lllufirar l'ombre altrui edproprio raggiò*
C} a Sai »
J Digitized by Google
140 L E B E L LEZZE, > s
4 9
Saliche pur rauco a filmar i Aurora Vaffi al Cicl di cofiet , chtl cor ti sface
Infra 1 Cigni canori il Corno forge . ( Diffie Mercurio alihor ) dal Cit If Ondo .
Hic co di fu a bellezza batter' a [degno Come [cren, qual non più mai fi vide ,
Eozo Un » ro\o piombo , e rozo legno . Dela lampa felice il lamio ride .
5 I o
T u del’ ingegno mio propitia siella Di quefia il ella, acni fiarn preffo h ornai.
Per quejl acqua, eh' io corro , ejfcr berfdei > La grandezza non c quant' altri crede y
Poiché t diurni amor canto di quella Ch e del globo terren minore afiat
De la cui ttìrpc originata fili Pur tanta in ogni modo effer Jivede,
E di volto’, e di cor benigna e bella ,
E tanti /farge , e si viti aci r ai
Ben la famigli pareggi a lei ,
, e ti C he Gtoue ifitffo in qualche parte eccede >
A cui per farfi a te del tutte eguale Et alci cede ogni altra luce intorno
[guanto fol manca , c l'hcnef.i reale . Saluo le due che fan la notte e L giorno .
, ,
6 I
*1 roppo audace talhor tento ben io Ne di tutto l'effer cito sfollante
Cantando alzarmi al tuo celefie fico, 1 1 ut fplèndor col fuo bel volto imbruna
Bla le penne aiardir Ìaure al defio ,
Fiamma sì lumi nofa arde tra quante
Mancano e c aggio auge l tarpato
, , c roco • Ferme n’ha il Ciclo 0 peregrine alcuna
, ,
Pur fe del' opre tue nel cantar mio /fiuinet quando talhor fpuntail Leu ante
il piu fi tace , e quelch'io fermo è poco. /' / /t intorno Jì fà con. e la luna ,
Gran fiamma fecondar brine famila E t aiuoli a aditttcn , che fplendcr fi:
iole
Suole, e fiume talhor fi ccedc alitila • In faccia algiorno , al paragon del Sole .
7 1 2
/scita col canefiro era e con t vma , fluttihor gli [guardi attentinofi gira ,
L a condotte ice de' no uclli allori 1 /piega insidi balcon le chiome bionde ,
:
J
L'eloquenza , il fati er , [piccar 0 il fallo • Lofio cbc’L carro d'or gira [otterrà.
L’n brate acccfo di fiammelle viue , Poi quando tuttala fugace fichicra
Viue , ma non cocenti , vn puro fmalto De le Pi elle minor nel mar fi Jerra
fluafi di [sbietto azurro olir am anno y Et man nel' aria a'ogni luce prtua
Ala vifia diAdori fi fè vicino . Sola in vece dt l Sol neh'egli arri uà .
fi
Sempre
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1
V
CANTO VNDECIMO.
14 19
Sempre decompagna il Sol , ne mai daini Con qttefto dir per entro il lucìctarco
Per breutfimo [patio fi dt[giunge , Bel cerchio adamantin drizza il 'intiero"
/
Com' ancor fa la mia , sìctiambodtti Ch'ai conofiuto carro aprendo il varco
Non fappiam l’vn dal’altro andarne luge, La Biua ammette al fùo cclefie impero l
Siam fuoi figuaci ,e fe co ognun din ut Loco , che di piacer, di gioia c arco
Quafi in vn tempo , alfin del corfi giunge, Paradifi del Ciel pub dtrfiinueroi
T er minando di par con la fina [corta £ tanta luce , e tanta gloria ferra >
Bel gran calle vital la linea torta • Ch' appo quel Cielo ogni altro Cielo è terrai
15 20
Ben (1come vederpuoi ) di fu a fembianz* A uretre molli , Zefiri lafiuti.
Grande veracemente è la chiarezza Fonti d'argento , e nettarefonanti',
Ma[ua virtùte» e[ua [a tal pofifanza Bi corrente \affir placidi riai,
Sappi ancor » che rifponde ala bellezza . Bine fin alt atea perle , a diamanti.&
Bi placato! natura ogni altra auanza , Rupi gemmate di fmeraldi viui.
Tutta benignità , tutta e dolcezza • Seia e dineenfi , e balfamo FIManti,
Tu per lei fola apicn fatto contento Prati fempre di porpora fioriti
Sapraiper prona dir, s adulo > 0 mento • Piagge delitiofi , antri romiti .
16 li
Egli c ben ver , che [e Saturno , 0 Marte Vaghi per terra di grottefiche herbofe
A Iti s accofta con obliquo a[petto Btpaftini ben culti ampi giardini,
Le contamina il lume, e le comparte Bei padiglioni di vtole , e rofe
Di [ua rea qualità qualche difetto Bi garofani bianchi, e purpur ini,
Ma quando auìcn , che’n eleuata parte Bolci concordie , e mufiche amorofe
Lunge da [guardo infanfio habbia ricetto. Bt Sirene , di Ctgni , e etaugellini
Nonfi può dir con quanti effetti e quali Bofihi di folti allori , e folli mirti.
fortunati Jùol far gli altrui natali • Tranquilli alberghi di felici [pirli,
.
l
7 22
. ,
Gli agi deUetto ,
e con diletto e tifo Frcfichi ninfei di limpidi chrifalli
Scherzinoci)! > trafiulli, otij promette • Puri canali di dorate arene ,
Bellezza don a*, e leggiadria di vifi. Siepi di cedri , cefpi di coralli.
Ma fà molli le genti , e lafciuette . Scogli mufiofi, e collinette amene
v .
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2 -
42 * LE BELLEZZE,
*4 .. 29
Sìcome fiol triangolar chrìjlallo Come artgellini , che talbor (atolli
Ripercoffb talbor da raggio averfio A stormo a iìormo leuanfi dal fiume .
Rioftrar rofio » dr azzurro , e verde y e giallo Qua congratulanti , ai vicin colli fi
Quafi fiorito vn bel gì ardiri iiuerfi i Scoton cantando le bagnate piume .
Onde chi mirai bei colori, ballo & 0 come pecchie che da campi molli
,
Del gran Pianeta al lampeggiar conuerfo , Rapir le care prede ban per co (urne ,
Veggendo Iride fatto vn puro gelo. Tra* purpurei (orcti , c tra gli azurri
No safe'l Solfila in terra, o il vetro in Cielo . Alternando ficn van dolci fiuffiurri.
>
3° % .
.
nel dritto mezo vaneggtaua vn piano Tremolauan per entro i rat fereni
Cintò di colli , e fipat lofio in giro Quelle fulgide fiamme a mille a mille
Che portati a lo (guardo affai lontano , non altrimenti, eh' atomi, 0 baleni
Tutto A or mattonato , e di \affiro . Soglian per le fnebbiate aure tranquille 4
Era in un piazzai prato, e qmui in Urano O' lucciolette , che ne' pratiameni
Latto r co mpofii a rfigliar dare vfuro -,
v Con vicende di lampi , e di ficint ilLe
Vari bori tee llt di bei (or dipinti , \ ,,
-
Vibrano quafifiaccole animate ,
,
v
Dietro la pefta Adon fiotto la cura
;
7 32 '
»,
Deb per quel dolce ardor (difife il Donzello
Dela fu a bell a, (fi a morofi Duce , Ala fua Dea) che per te dolce m'arfie ,
Si mtfie per la florida pianura , D ammtyctiio fappia, che folgore e quello
La cui via dritta in uer la cofi a adduce Che repentino agli occhi no/l ri apparfeì
Quando raffcrenofii oltre mifura E quelle luci , che n più dà vn drappello
Quelt He mi(pero di beata luce Vanno per mezo i raggi erranti c fiparfie.
Et ecco vn lufiro lampeggiar dintorno , Dimmi che fon, poich’a beltà sì rara
Che Sole a Sole aggiunfe, e giorno a giorno» La chiarezza del Ciel piùfi rifichiara ?
33
A gu fa di carbon , che fi r aulita
,
La luce , che tu miri , e quella ifieffa
Di Borea ai fioffi e doppio vampo acquifia, Ch'arde ne' tuoi begli occhi ( ella r fipofe')
Nono fplcndur fio tir a (piai dorè arnua y Specchio di Dio , chefi vagheggia in e(fa
Che riga l'aria di vermiglia lift a Fior de le più perfette rare cofic
Quafi ampia sfera al bclchiaror f apriti a» Stapa immortai da quel (ugge Ilo Ipreffa
. nel cut centro il Garzon (eco la vijla , Doue il Fattoria fua fimbianza pofie
E.vide entro quel circolo lucente Rroportion d'gm mortai fattura ,
Gran tratta (pattar di lieta gente . P regio del mwdo , c gloria di Natura .
ffia
CANTO VN DECIMÒ. 145
34 39
Efi a dolce de!*occhio , e dolce rete • Violenza gentil, ch'opprime , affiena,
Del cor , che dolcemente il fa languire > Eira, sforza ,rapip. e , e pur non noce ,
Vero piacer del'alma, alma quitte 7 ofio -citai , che nutre , auelena ,
De' [enfi, vltimo fin d'ognt defire E fenza danno al cor pajja veloce
fonte , che fòla altrui pu'o trar la fete > fi agi a del Ciel , ch'incanta, & incatena ,
3$ 40
L'dnimanatain fraC eterne forme , -Vn fol guardo cortefe ,vn atto pio
Et auezza a quel bel eh' a se la chiama >
,
Di bilia Donna mille fi rat fi appaga.
Dela beltà ce lefie in terra l'arme Fà fubito ogni mal porre in oblio ,
Cerca,eciò che l* allctta, e fogne, e brama > Lodar line tndio , e benedir la piaga ,
E quando oggetto a*fu 01 penfìer conforme Cupido di penar rende il defio
Trotta, vi corre ingordamente c l‘ ama . , E del proprio dolor L'anima vaga
Fi or, fri de, e geme, e (le Ile, e Sole ammira. Et huom di vita , e di conforto pnuo
Ma viepini Sofchen duo begli occhigira, Fi pojjcnt e a tornar beato , e viho ,
36 41
.
Bellezza è Sole, e lampo, e fiamma, e tirale y fifitefìo t quel lume , ch'innamora ^ e piace ,
Fere ou'ar ritta ,ect'o che tocca accende . E fà corona al’anime contente .
Sua forzai tanta , e fu a virtù te è tale, Me foco in fiamma nc faulita in face >
,
Sol quel defio , che di beltà germoglia, filiteli e, che nacquergtà miltannile file,,
Cr efi c in godendole vie maggior dune ne Chenafieran neta futura et are
Sempre amor nono a nouo bel fuccede , Son (come qui le vedi ) a fihicra a fihìera
Tanto pi u cerca, quanto più poftede * T ut te quante de unte ala mia sfera »
43
Giogo caro e teggicr , leggiera [alma. Efi vago fei pur di mirar come
Prigionia grata e tirannia fiaue.
, Liete fien van per qnefia piaggia aperta ,
In qualunqu' altro affar perder la palma E vuoi , nc difogni a nome
eh' alcuna io
Altrui rincrefie c l' effir vìnto e grane .
, Meco non ti rincrefia afiender l’erta «
A qnefi'impero fol qual ptù grand'alma fiuiutdi quante feorgi aurate chiome
Soggiace e et ubbidir fide ano non haue%
, Contezza h attrai j lu manìfcftat certa, *
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*44 LE bellezze;
44 49
Ciò detto , ad vn poggino/ poggiato in cima
Vele rupi più baffe 3 e più vicine
V e Dìanira che fi aucl del fa
,
u
D'batter vecifo ivcctfor d‘ Anteo.
Ma qual (fegui Ciprigna ) elegger prima LI auui Arianna , che l'inganno
Del bel nurner degfiio , eh' fienza accufa
e fine ? Del troppo ingrato e perfido The
(f quai più Hi mero degne di Htma fio
? Guarda Andromedapoi , che non ricufa
Le Barbare , le Greche , o le Latine
il fido fuo liberaior Verfiso.
Irà tante te più belle , c nobil Donne
Et fiero guarda , che da lido a lido
C habbiailCieldeftinate aveftir gonne? T rajfe più volte il nuotator d’ Abido .
Fiamma quafi maggior , chela Troiana. Del fiero amante di quafiù non ode
Tien nela de(Ira il ferro ancor vermiglio L'altra che d' hauer tolto al fitto fedele
> ,
file la piaga del petto intutto
e fan a ; Il beli rio»fio infuperbifice e gode
,
L n tanta gioia pur tnoftra la vifta Iodico a T ito il buono c Berenice »
D ira f d odio , d'a mor , d'affanno nafta Che del granvincitore
,
e vincitrice »
’
y 47 52
Quella, hà in man due Serpi, e tanta dopo Ilor t' addito di .
Del grandi Ant on io amica , è Cleopatra Senza nuli' altre ancor, che ne
> tralafcio
C he l'ha di fu a beltà fatto Idolatra . Ver refinngergran majfa in picciolfafew.
48 53
Danae èco/ci chefemplicetta ascoife
„ . \
, Lafi tarperò non uoglio una, che fiotto
fiìel grembo virginal L’oro impudico La manca poppa mfanguinata e guafla
Zittella e l incauta Sem e le , che volfè 11 à di punta mortale il fianco rotto ,.
filtrar'in trono il non
ben noto amico Lu eretta, ancorché fama habbia die afta.
£cco Europa colà , da cui già
, s hà come il corpo , il cor corrotto ,
tolfie fiori so
La piu nobil prouincia il nome antico. So , ch'ala forza altrui poco contrafi a ;
£ccoti Leda qui , che £ so
fi compiacque , che col pugnai non s'apre il petto.
Del biaco augello, onu HeLena poi nacque Che gufar pria non itogli a il mio diletto
u CANTO VNDECIMOi
2Vo no , non già perirà il fen fi fede» Ecco d ogni beltà per cui beata
,
Pur troppo tardi del fino (ciocco inganno Fà piaghe ardenti onde
fi ugge inuano .
, f
Che n ha pacata per follia d'honore Ogni fina paroletta, ogni fitto /guardo
Senza tanto piacer l'età migliore • Fulmina vna fatelia , auenta vn dardo •
55 60
Volgiti a Tanfia , che di foco infaufio * 1falcila la bella e cùfici detta ,
Per cagton delfigltafiro hà il cor tant'arfio» Che dale prime due non dilunga .
fi
Che conuien,che d' Amor fiatto holocaufio Lifiponi il core 0 gran Vincenzo afipetta > ,
Crifpo l'efiingua col fino fianguc fiparfio • C h'vn fitto r aggio p gli occhi al cor tigiuga.
Il tempo a dirne tante e troppo e/fiaufio. Saprai di quaTardor.dt qual fiaetta
L’occhio a fegnarle tutte e troppo ficarfi Loie e mente mortai nfic aldi , e punga.
Laficio l’antica fichitra , e pafio a quella Venga a mirar cofi et chi non intende
Che dee nobilitar l'età none Ila. C orne fi pofifia amar cofa , ch'offende .
5<> 61
Tra* piu chiari fiplcndor delc moderne Che lume e quel, che trahe di lupi vn nebo T
Vedilafilintillar Giulia Gonzaga . Che candid'ombra ? e di che rai fi ve e ?
fi
Del'immen fa beltà » chc'n lei fi /cerne Porta nel volto Amorfie Grafìe in grembo,
Potrà far fiolo il grido incendio , e piaga , E nulla hà di terren , tutta e celcfie .
57 6z
Vedi duo rami del me defimo slelo O come la vegg'io fiolgor dittino
Vn a coppia re al di Margherite > Trà mille balenar luci Lombarde.
Sol per bear la terra elette in Cielo > Finc'huom degno di lei troni il defiino >
E far di cafio amor dolci ferite Scompagnata trarrà Thore piu tarde •
/fri ella, eh' è
prima e di purpureo velo
, ffuafi trà perle lucido rubino
Le fc biette membra e candide hà vefiite La fin or cir coferii to, auampa arde . &
Indorerà con luce ardente > e chiara fluafe rafia tra'fior , che'n frefica fiponda
E del fecola il ferro , e di Ferrara Fermati Sol,molce T aura, e nutre T onda
58 6S
,
L'altra, eh: mano a man fiòco congiunge Ecco dclTcbrovna pregiata figlia ,
Li Lorenafelice i poggi honora . Onde la gloria Aldobrandtna irraggia >
Folgoreggia il tei volto ancor da lunge, ìdolo de la terra , e narauiglia
E di lume diuin tutto s'infiora Li quefta lieta e fortunata piaggia •
Amor non cura , e pur fiaetta e punge > Volge l'arciere e fagli t arie ciglia
Et altrui non volendo , vcctde ancora • Btlla, ni men che bell bone(la , efiggiti»
,
Mira con che ridente aria fioaut Bidè il bel volto, c quafivn etcì s’ammira>
Tempra il rigor del portamento grane. Chele lIelle paterne intorno gira «
Alerti
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2.4^" LE BEL L E Z Z E,
64 69
Altre ditene van feco in vna fihtera , il più Incido fi del vello aurato
Chele fimbran compagne , e fon favelle * Ver porla in nobil filza hi Clotoattorto ,
Colei , che più s'accojla ala primiera , E per legarla , il più fin or pregiato
Apre al Verno maggior rofe none Ile Hafello A m or, c babbi a l' Oc c afido l’Orto •'
Li altra incontrando la più chiara sfera , Ma legge vuol et' irreparabil fato ,
JFà quel del Sol, eh’ et fà del' altre stelle * C he' n breue il fuo Signor rimanga morto;
Tara la primati T aro adorno e lieto Ne potend'elladtfiemprarf in pianto
*Dcl altre due s'arricchirà Sebeto . PianganJàngue per lei Tonno, e Manto • *
<*5 70
llomai S ancia agli hanor fuoi m appella , fitteli' altra
3
che famiglia altera e fila
m
E quattro Ditte a rimirar inulta L'unica Verginella peregrina ,
Caterina , e Maria con lfabdla , fu alhor le piume ha r inoliate , e vola
Alitai lingua fia di giudicarle ardita ? AV cui begli occhi Amor gli strali affina;
Per queji e, onde rifona e T bile , e B altro Et a cui aie di fu a beltà fuper n a
Le Gratie,chefn tre ditterran quattro
, *. fuanto può dar ['onnipotenza eterna •
66 71
L'Aurora ti parrà ,fe quellavedi, fucili occhi vaghi, e di dolcezza ardenti
fu and’ella ilpigrofuoV e echio abbadona* Per cui fia p iù ad Liei bella la terra
Se quefla prendi a rtfguardar , la credi Struggerai/, nonché i cor, le ncui algenti.
La bella e bianca figlia di Latona * Che de l' Alpi canute tl cerchio ferra*.
Se del' altra di lor notitia chiedi Meutran con tararmi, e sì pungenti
E mirilo fplcndor , che L'incorona , C entro l'alme ri trofie asfalto e guerra ,
Dirai , eh a mezo giorno , a rneza state C he torran lor nel' amorofa imprefa
tìà minor lume illuminofi frate. l l'ingegno , e la fuga , e la difefA *
67 72
MalaPerla,ch'iodtco , ai cui gran pregi Yedì vn rivoglio , che del' (erba frefa
L‘ Indotfupifce , e L'Oriente ha forno , Ripiegando cime , il prato bagna
ie
Dagli antichi thèfot di cento Regi fui ut agli amori Amorifieffo adefica
y fiata a rifih tarar d’Europa il giorno ; fudt'haura mai di bello Italia >s Spagna*
fucila che dee di pr et lòfi fregi
, fu ini fiorifi c ogni beltà donnefica
Ear del gran figlio mio l'erario adorno , Ma forze che di dirne io mi r /magna ,
E" tal, che mai non ne produjfe alcuna Ch*al'occhio, che non ben tante» ai coglicy
La conca , ou e nafendo hebbi lacuna La Lontananza , e lo fplcndor le teglie *
68 lì _ .
Ch'ai fuo pouero fon r.c fe monile * E prima ala mia villa incontro fiafii
E nel foco affinaila, e non nel' acque . Alma , che co fot lumi abbagliai miei .
D irà , che quefa fu a Perla gentile Sola degna acuì teda, e'I pomo lafii
,
*T rà l' onde no , ma trà le Belle nacque * Ch'ottenni dal Pafior dt'bofhi Idei •
Mche'l C tei, per che vince ogni altra (Itila, Margherita Valefia il cui valore
,
Vuolfi in vece del Sole , ornar di quella* il thèfir di Virtù } pompa d'ilonore .
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C ANTO VNDEGIMO. *47
74 7^
Sluefl'altra Perla > che qual Solfumeggia* Sluefia degli ani fuoi degna nipote *
Ragion non e , ch'io del mio dir defrande Farà di Mompenfier più chiari i figli
Benché d’vn talfuggetto io ben maneggia Hanno ancor molto a volger quefte rote
Con le parole cflenuar la laude . Pria che nafea laggiù chi la {ornigli .
0 con qual gratta 5 e marfa pafifeggia Bella honeftà imporpora le gote ,
Come ftuptdo il del tutto i applaude Ma confonde ale rofe i patrij Gigli .
.
T unti fpirti reali intorno pi otte , Eà beato l'inferno ilfuo bel vifo »
Che par la Sfera mia Sfera di Gioue • E pon le pene eterne in Paradi(0 .
75 8°
Ma par negli atti ficontrifie dolga* Rifguarda hor quella in humìltà fuperba
E va turbata e di[degnofa alquanto * Sotto candido vel fronte fercna
Che fenza morte fi rallenti e [tolga Sluant'afpetto re al ritiene e feria >
Sfuel no do, onde la flnnfe Himeneo [unto; E' la vaga Luigia di Lorena .
E eh' altra avn punto le rapifica e tolga Del*angelica vifta alquanto acerba *
Di Galli a il regno e di beliate il vanto *
, E del bel guardo la licenza ajfrena \
Onde perder inun deggia per quella Mala forza del foco»edelo tirale
E di Reina il titolo * e di bella . Che pajfa ì cori, ad uffrenar non vale l
81
, j.
Piu oltre o che diuin volto vegg io * Per quefta il mio reame , ilfuo kgnaggi
il cui gran e rigor modera e molce Non men d'honor * che di beltàfiorfce •
Di benigna lentia vn raggio pio Vince parlando ogni rigor feluaggio ,
,
Eli è Ciarlotta^ardor del regno mio* T empragli [malti col benigno raggio*
Che gli honor di Condì fofienc e folce Scalda 1 ghiacci , apre i marmi , i cor rapi-
*
Nume degno d'altari , e che s'adori Amor, quefti miracoli fon tuoi , (jee.
Con [tonfici danime , e di cori . Che' n virtù de begli occhi il tutto puoi »
77 82
Dal Cielo ond'efe il gran fanal di Dolo >
,
Mira quell'altra * che con fchiui gefti
Ala tira eh'e meta a fua fatica
, Dalcomercio comm un fen và lontana .
E da' pigri Trion i , oue di gelo Agli attigraui * agli andamentihonetìì
La Tana il piede inchriflalhto implica » Sfaretrata talhor fembra Diana .
Fi/i doue [otto piu cocente Cielo
il Ma per quanto comprendo ai rai ccltfli
Eerue di Libia la pianura aprica * E' la Dea C at henna alma fourana,
,
E guardjych'a quel Sol,c h aurat dauant e. Languir per lei d' Amor mi II'a Ime veggio
Non refli 0 l'occhio cicco 5
0 il core accefo . E veggio al naficr fuo nafeer la mone .
Vedrai Maria Borb&n , dal cui fembiante O de/e glorie mie colonna e fggio , ,
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148 LE BELLEZZE
8 * 8?
Fifa la vifi a , e tra più denfi raì A quefte nlorie aggiungi, aqutftc Udì
Henrichetta Vandoma intento mira, 1 pregi del magnammo marito
E dito d'Amor Luciferi vedrai, 10 dico Carlo, che con /'aldi nodi
Che'n vece d occhi la fua fronte gira • D’ amorfianto e pudico e fico vnito
Duo giardini difior non fece hi mai E l’vn fafii del' altro in dolci modi
Veflon le guance , onde dolce aura [pira . Di fcambieuole honor fregio gradito
Fide la bocca , onde puoi ben vederle Con quel lume reciproco fra loro ,
In hofiel dir uhm chioftri di perle . Ch'oro a gemma raddoppia, e gema adoro,
85 90
£ che diro di quella nobil'ombra , O del R frodano altero ìnclito figlio
Jn cui tanto di lume Apollo infufi. Per cui di gloria il Gallo impenna Dall
Che di Safo , e Corinna i raggi adombra, Signor degno di feettro , il cui configlio
E gloria accrefce , enumero ale Mufec? Volge la chiane de p enfier reali ;
Anna Roana, che d'vn lauro al’ombra 11 cui fommo valor farà dal Giglio
Le fuore feco a gareggiar benvfe Sovente pullular palme immortali;
Sfida a cari tar con que' celefi accenti Dritto fa ben , che et ogni gioia colmo
Che del foco d'Amor finse cocenti, Stringa sì bella vite vn sì degn olmo •
86 91
Lacero poi fra tante lampe eccclfe E qui Venere tace , indi gli addita
fiutila onde Bocca} arte arde c sfallilia ?
, In difp art e vn drappel di donne elette ;
Ver crear que(la luce, il Cicl fifuclfi E fra lor come capo e rcuerita
, ,
Del de(irò lume l'vnicapupilla . Vna che tra he per man tre pargolette •
y
fonando ale fiamme fue farà matura ? Dure Giglifregiato , e di feì Poma •
87 92
Ma dotte lafcio vn altro lume chiaro ? Sonle fanciulle ala beltà materna
Maria , de’ Mombafom egregia prole ? E nel volto c nelgefio affaifembiantì ;
,
93
ìncGmpofabelhfzi e femplieetta Lal doucl'ombre trionfali fpande
Parte fi [copre in lei
,
parte [chiuda La piani a amica a Gioii c , e cara al Sole ,
Ignudo Amor nel vago vifi alletta Sotto il fuo tronco verdeggiante, e grande
Le Grane nel benfen fiberzano ignudo • Tenera firge c gtouinetta prole .
Cor tefi orgoglio maeflà negletta
,
e Tal rofa ancor n in atta ale ghirlande
Maniere mite me e manfue te , e crude, Ho» aperta e non chi»fa in horto fuole
,
Granita dolce , e gentilezza honefta Spiegando al’aura i fuci non eli i honori
Della la fan , man fina beltà modefia Dala madre imparar come s infiori .
Tante
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CANTO VN DECIMO. *49
Parue frale più degne , e più leggiadre . Olimpo a Gioite ingiuriofio monte ,
Sfefta ad A don la più leggiadra, e degna» Atlante de te fieli e alto fo/iegno ,
Onde riuolto ala benigna madr Pelia , eh altrui
fù /cala , Offa , che ponte
JDel picciol Dio,chen el/no petto regna y Per afralir quefio fupcrno regno (te
,
Chi e colei , che fra si belle /quadre E H e mo, il Libano Al I auro, c qual la frà*
beltà porta i infogna ? Erge a più eccel/'o tnaccejfibtl fogno,
( Biffe ) dìogni
Colei , che'n vifi a affabilmente altera fora a quefìa d’altezza ancorfecondo ,
Guidai' illu/lre , &
hcnoratafcbiera C he pajfa tÌCiel,chc fìgnoreggia il mondo
i
95 .
ioo
.
Ben Remami par del e Reine > Entrate ìnnumcr abili hà la rocca
Cotanta in lei d’honor luce rtfplcnde • muro in molte parti rotto.
E‘l tetto ,e'L
Può d'ogni lume impoverire il Cielo . C ome fuol di lontan tempe/ìa, b turno •
96 ioi
.
Adone ( ella rifp onde ) ilen vorrei Sfinì lupofeti gran Re t tot de Cieli ,
Spegner la fetc al bel defir ,
c he rnoflri y guardiafedtl, cauta cuf ode
Alafcarfi fono a fan eli ar di li i Perche ciò che fi fà feoprae riucli
Alone he gli ac ceti, i più facondi ine biofi ri Ai un ti a di quanto mira > c di quartiode.
Non han luce più chiara 1 regni miei , Co/a occulta none, eli a Ut fi celi ,
Alovedran più bel Sol mai gli occhi vofirt E dà conforme al' opre 0 biafrno , 0 lode .
Con voce di diamante e siti di foco ,
Se fi moue aura in ramo in ramo fronda ,
,
Cento lingue d’accur ne dtnan poco . ijfr r non può * che da ofici s' afe onda •
i
97 102
,
Altre volte fouiemmi hauer narrato Del fiumane memorie ombra feiuace
Jf/al d' eccellenze in lei c umici fi ferra Sempre aut/a, riporta e parte , e riede
,
0 quanre palme ? 0 quanti allori il fato Aie ripofa giamai , nè già mai tace
Ai eia futura et a le ferba in terra. E più quanto più crcfce , ac q tufi a fede
Ala di quanti travagli il mondo armato Garrulo Nume , efpinto loquace >
Ver maggior gloriafu a , le farà guerra Vita de nomi > e difefieffa bere de
Che non puoi' alta gratta e’I buon cofiglio , Poffente ad eternar gli Herot pregiati »
E del proludo ingegno e del bel ciglio ? ,
E far prcfentii fecolt p affati
98 103.
Ala di fu e lodila cui di par non ni ergo Generalia la terra , e co' Giganti
Piarti potrà colei miglior nouelle >• Aiacque in vn parto bombili e feroci .
Dico colei , che tu le vedi a tergo Dea, che quaniocchì intorno hà vigilati ,
Trai fido il uni de le feguact ancelle Tanti hà vanni al volar prefli e vi loci,
Fama s'appella > e tien fublitne albergo E quante penne ha vola t rici, e quanti
Là ncivltimo Cicl foura le fielle , Lumi, tdt e anco ha lingue, e t aniha voci
Doue forge fondata immobilmente E tante bocche , e tante orecchie* ondielia
JOi diamante immortai , torre eminente
- »...
. 1 • •* * •
Tutto fpia y tutto sà , tutto fauclla %
piccia- é*
4.
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2. ;o LE BELLEZZE»
104 109
Pìcciola [rge,e debile da primi. ,Queffa è l’eccelfa e gloriefa Donna,
Voi s'auanza volando , e forza prende . Ch’accoppia a regio feltro animo regio >
Pafja l'aria , e la terra , e sìa la cima Gran Rema de' Galli , e dela gonna ,
Poggia de* tetti, e frale nubi a (ccnde • E del feffo imperfetto eterno pregio •
E per vart idiomi in ogni clima Del' inferma virtù Jlabil colonna
&
Pan al oguardo , al volali ogrido Bende , Del'età ruginofa vnico pregio .
Di ciò ch’altri mai fa , di ab che dice E([empio di bell à nido cT Amore ,
,
Così detto , chiamolla , cr ella venne • Annoda altri foaue mente , e prende .
Bai tea perle ferene aureridenti Per quefta L'huom dal a betta terrena
Con moto infaticabile te penne . D’vn grado in altro ala celefie afende,
L'occhiuto augel raffomtgltaua alali.. E di quefta quel bel chcn lei s ammira y
,
Che divarie Jìorian gemme immortali, Vn’hamo ed or, che qui l'animo tira .
1 06 I I r
Di terfa luce e folgorante ac cefo ffueft’hamo aftofe in fra’ [noi tirali Amore
Brando, a'cui lampi tl Sol per dea di molto In quel diurno e maeftofo a [petto
Stringea nel'vna man , l'altra ffpefo In cui di due bellezze vn doppio ardore
Regge a dal bu(ìo effanguevn capo fiotto Abbaglia ogmpcnftcr, [calda ogni affetto,
Per la [quali tda chioma autnto e prefo , L’vn a di nobil fiamma accende il core
Tofco nel ciglio, e pallido nel volto , Lialtra e degli occhi vnreu trito oggetto A
Sptraua nebbia e feppe A don , che quefta
-, E quelgemmo bel sì ben me[e , • [
Del'Oblio [memorato era la tejla • C he qual foco per foco incendio c refe e •
107 I r 2
La foliretta Dea , cui del defio L'vna il cupido fenfo alletta in gufa
Del bellifimo A don nulla è nafeofto , Con vini lampi dt ferena luce
E che quando Calato e cieco Dio ,
Ch'empie d’alto piacer chi n lei s'affifa r
il congtunfe ala madre , il [ppe tofto ; Se ben caffi dtfr fempre produce .
Ben di Iontan la fu a dimanda vdio, L'altra dal career fu 0 l’alma diuifa
E quanto Citherea gli haueanfpoflo ; Di raggio in raggio al fommo Sol conduce
Ond'vna all ho r dele fue cento Itngue Moftr. indole laggiù folto human velo
Sciogliendo ,tl ragion ar cosi di(lingue . Quella beltà y che fi contempla incielo»
10& . lJ ?
Volgi 0 mortale , otte quel Sol lampeggia Ben tu per quefta fcala ancor te piume
Dt bellezze ,e di gratte vntco e [lo Del tuo baffo intelletto alzar potrai >.
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CANTO VNDECIMO.
114 119
Laggiù nel mondo a/aggiornar ben tardi Tu dei dunque fituer , ch'anafceVhanno
Verrà ma carea di caduca [alma,
, Dei buon /angue Troian l'alme Latine,
E benché la gentil ,per cui tu ardi Onde il I ebro ornerà dopo quale Vanno
Pojftgga di beltà la prima palma , Profapia di propugni t diurne .
Smobili pero non fon que' dardi /Intridigli Auictj, e i Pier Leon verranno.
( Con pace- fua)che ti fiettan l’alma • Poi d'Aufiria i Regi , indi d' Et r uria alfine
L'vna elafciua Dea altra pudica A dilatar nel fico lo più fofio
L’vna madre d' Amor, l'altra nemica , il Romano fpledorj' Aufirtaco,e’l Tfio
fico.
115 120
E ti so dir , eh'alfin , pouhaurà molto » Veggio del' Aufirol'honorat pianta
a
Veftite in terra le terrene fpoghe Sì fatti partorir germi felici.
ffuando il nodo
vital le farà fciolto Che nel'arbor de l’or non fù mai tanta
Dala falce era del , che'l tutto /doglie Ricca copia di rami } e di radici •
Lo fuo fpirto real fia qui raccolto Ma t ra'primi virgulti, ondefi vanta, (ci,
In quefio ifieffo Ciel , do uhor s‘ accoglie ; <duel,c'hauràpiù d'ogni altro i Cicli ami-.
E ( come legge di defttno eterno ) Sarà Filippo , honor di fisa famiglia
S’yfurperà di Venere il gouerno . Dico colui, che reggerà Cafliglia !
116 121
A lei di quefio girotl graue pondo Seguirà Carlo, al fortunato impero
Dal fou rano Motor farà commejfi Fromoffo poi con titolo di fiutato.
E d’influir laggiù nel vofiro mondo Che di trionfi laureati altero
guanto influifce il fuo bel Marne ifieffo » E d'ìliufiri trofei fregiato e cinto
E ben coment a del' honor fecondo Poi che partito dal paterno ibero
Bramerà la tua Dea di starle appreffo ; FI aura l' Afric a cor
fa , tl mondo vinto •
Me ben poficnte ad emularla apieno , Romit 0 habitat or dermi ricetti
Vnadele fue Grafie effere almeno . Deporrà'I fafe io de' terreni affetti •
11 7 122
Votrebbon forfè per enfiar le gare Soft entrerà l'altro Filippo al pefo
De le vicende lor partir le cure . Jduafi d'vn nouo Atlante vn nouo Alcide.
fiutila le notti addur ferene e chiare Re tanto a pace , &avèrtute intefi
fluefla portar le torbide ofeure & damai da polo a polo il Sol non vide •
Credevo ben , che per inuidia amare Jfuefii lo feettro in Lufitania si e
fi
T ai cofe & a fifit ir le faran duro
, ( Co t untoti fato a bei penferi arride )
'
Ma perche l corfo del' eterne rote J n regione ancor non nota , b vtfia
Porta quefio tenore , altro non potè • Di la dal mondo vn' altro mondo acqui/a,
1 18
123
Senno farà , fe volcntier le cede , ,
Caterina vìen poi con /fabella,
E porta in pace il vergognofò oltraggio. fluite vedi ambedue iìarfene in gioia •
Poiché pur di fu a stirpe e degna herede , /luefia và Eelgia a far beata > e quella
E di fu a luce vn fegn alato raggio Di fue bellezze ad abbellir Sauoia .
Sai ben di qual'origine procede Ecco il terzo Filippo $ 0 degna , 0 bella
Del famofo Quirin L'alto lignaggio . Progenie del Gutrricr , ch'vfeì di Troia .
S ai che d'ogni fuo ramo è ceppo Enea ,
, Spagna , cofi ui con l'armi t e col co n/glio
Che fù figlino l de la me defina, Dea • T i fia Principe, e padre, padre , efiglio #
e
* i Mon
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1 f.L LE BELLEZZE,
124
A or) fa clima remoto
7
> e fi rema Zona , E così faceti vn tiretto groppo inealme (me:
Douelo fettro fuo l'ombra non Renda» D' Aufiria,c d' E trutta ambe le piate infie -
Ma l'ampia monarchia dela corona Et rutta) a cui non già men nobit alme
h' la luce minor > che n Ini rifplenda De gran Medici ancor promette il feme
fluelche four amor tal gloriagli dona C he per tante , ch'aduna efpoglie e palme, ,
J-' q uella coppia amabile c tremenda , Fin di Bizantio il fier Soldan ne teme »
Pi tà, che con Giufitia in/ìeme alberga : Ma qu and’ogni altro pur venga deandò, m
O ii tronco bennato inclita verga . - Rafia a fupptir per tutti vnfòl Fernando ,
125 130
O come à propagar di Rclo in Tlelo Qjtcfti non pur con ben'armati legni
Vienfi la sterpe del gran Re ve ifpano . 7remar fà in gu errai più lontani mari.
Eclo nono Filippo innanzi' 1 pelo Di Corinto , e di Ponto 1 lidi , e i regni
Glàdi nono fpauento empie Ottomano • Purgando ognor di Barbari Corfari',
De Rina a lai quell Angele ita il Cielo Pia in pace ancor de' più famofi ingegni,
Chela Donna re al fi tien per mano E di Cigni nutrifee meliti e chiari
Io dico dele tre la meno acerba , Schiere felici , onde per lui diviene
Quella chà La corona a lui fi ferba
> , Q Arno Meandro > c laTofcana Athene •
1 26. 131-*
Ma del regio tron con , che fi dirama, Cofmo di Cofmo anch'ei degno nipote
jl fecondo germoglio ecco dtfeerno Lafiera dopo lui memorie illufiri, v
E Ridolfo , e Mattina , del gran cultore 7 utto di quefo Ciel l'ampio Ondante. *
Di quel piu ch'altro auenturofo inncflo Quella fìa fu a con forte ,e Madalena
S ucce(fori ai impero al valore » , &( Leggilo in lettre d'ero) ha fritto in frate •
F taccio Alberto ilqual non fa di qucflo
,
Del gran fumé Gerrnan limpida vena
(Qualunque vitimo etanm)vltimo bono- Pur fatturila dal' Aufriaco fonte
Ch'di'indomito Rhen quel giogo grane ,(r e. Rofa fumai non vagheggio l'Aurora
Che sì duro gli fìi , farà foaue . Più modefafopiù bella in grembo a Flora.
128 *33
Valtra è Giouanna, e ben fcorgtr la puoi Lunga hiferiafarebbe , 0 bell' Adone
Dolci balli menar per quefi 1 campi , Delafchiatta, ch'io dico , a contargli aui,
Lieta, ch'ai Ciel per lei di tanti Hcroi Gtulio , Clemente , Hippolito, Leone
S' aggiunga vn Sol che più del Sole auàpi.
,
E i lor fonimi maneggi , e i pefi graui •
Stupifce l ifìro ,e de' chrifi alti fuoi Ofri, mitre > diademi, elmi, corone
Stemprar fentelo (malto a sì bei lampi. E Hocchi , efeltri , e paforali , e chi aui vt
Mètro p affando in braccio al gru Frac efeo > E la linea non mai rotta dagli anni
Coni' Italico Cid cangia il Tcdcfio De Lorenza , de Pieri ,c de Giovanni .
Ma
C ANTO -VN DECIMO *
1
134 '39
Md fiutd queftiytfi ur ogni altro frutto , y n' altra Caterina hà in compagnia ,
Che sì nobil giamai ceppo produca Che come il volto > hà l'habtto vermiglic i
V» rampollo gentil farà prodotto» JOuella, e quefla delpar fpofatafa
Jn cut tanto valor fia che riluca Del fangu e et Ocno a genitore > e figlio
Ch'alo fplendor del fao legnaggio tutto Ma vedi come ala gran Suora , e Zia
Par che tenebre,e lume a vn pitto adduca, Reuerenti ambedue volgono il ciglio
Sicome Sol > ch'illumina le il elie , Dicoacofei , che fin fi fipadafo lancia
Ma forgendo tra lor , le
fà men bell e • * Hà fot con gli occhi a trionfar di Francia
140
Ve quel cerchio lucente , oue raccolte Dal M a r e il nome haurà , di cui
fu prole
fàudfiin aureo epiciclo,' altr ombrejfanno , L ifteffa
j jj Dea, c'hà del tuo core
ir c u
il freno
j 1 .
jr j
ffuiuiingran nebbia di fplendor e inuolte E come di bellezza vn chiaro Sole ,
Le miglior di fu
Fu a fi
Uirvep infìeme vanno ,
ir e tnfierne i
Così fìavn
Costfia vn Mar di
ritmili*
mille gratie pieno
E folttftmo stuo l di molte e molte Raccorrà in si quanto raccoglier
fu ole
. Stelle terrene , e Dee dietro fitranriO', Di ricco il Mare , e di pregiato in fino .
Ma di tutte e colei, che le conduce , Anzi al Mar darà perle tl fuo belrtfò
La lumiera maggior, l'vmca luce • Or0 il be l crine , c porpora il bel vi .
fio
136 1
41
fitteIla, che fico parla , e che s'afide In quefio fil dal Mar
fia differente ,
S onra la rttgiadofa herba vicina Ricetta ci [cogli , e mofiri , ira , efurore
;
E d' effe r del bel numero fi r ride Ma cofe 1 fifierra feettro innocente ,
Pur con regiodiadema c Caterina j, Pien diciemenzjt , e priuo di rigore ,
Erintufar /apra l armi homicide In lei duo viutSolt hanno Oriente
C'han col tepo a sbranar Galita mefch 'ma A cl Ma reti Sol t ramonta, e' giorno more»
l
E fitprà deL gran corpo in se dtutjo dgl* alti de' ventiti mar foggiate
,
Saldar le piaghe , onde fia quafi vccifò . L animo fuo tranquillo hà fimpre pace
1
37 142
Congìungerafii in nobilgiogo e degno (co . Non fia giamai frà le piìt degne e conte
L'vn a alfi c odo, e l'altra al quarto //enri- Douunque tl volo mio stenda i fuoi tratti
Non fi turbi pero , ne prenda a [degno Jlltr a che la pareggi b la
fiormonte ,
Di refar vinta da coflei , ch'io dico Jn leggiadre fattezze , 0 in chiari fatti .
E di ceder a lei non pur dei regno Prudenza in grembo,e pudici tia in fritte
,
Lo ficettro fio f ma d’ogni pregio antico ; Senno ne' dettile maejtà ne gli atti
Non pur de la re al gloria e grandezza 3 Nona Afp afia la fan nona Mamme a ,
,
Mala corona ancor de la bellezza . dnzi degna del Ciel nouclla Afre a , .
138 1
143
Del ifeffa brigata eccotenvna Fìen magnanime imprefe , opre virili
Che come fngolar frà 1 altre io cglio Del fuo nobil periferie cure prime
fi ‘
.
Che l' Arno, e' l Mincio tllufra^e'n se raga- AL ago , al' afipo a' rozì studi e vili
,
de lfior etogni beltà la ama,e'l meglio ì(n Non piegherà giamai l' alma fin bit me .
Gemma d' Amore , e fenza menda alcuna Ma date baffe valli erger gli humili
Di grafia , e di virtù limpido fptglio • J fuperbi abbaffar dal alt t cime
Leonora, chonoraognialto siile, Maneggiar fiettri e ehfpc rifar thefori,
,
E defi a amore tn ogni cor gentile . flucfit fìen dt fu a man degni la u ori,
L’Adone 3 del Caualicr Marino. R Huo -
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LE-BE L L, E;Z «Z E,
144': 149 t
linceo , molle amomo vnga il bel crine , qual'all hor *, 70,// effer deue e quanto
(fi che Barbaro na(lro vnqua lo siringa 0 Mufc» il voflro affanno , il voflro lutto
Non haurà già che gli ori » e 1‘ ambre fine
-, Dritto e .che refli, abbandonandoti canto)
ita che col fio bionkor ddnuidiaunga . > •
Da' fofpirvofl riti facro fonte aflutto. s
Non de la guancia l' animate brine .
.. Dritta e > che torni poi col largo pianto \ •
Altro che quel color di fiamme . e rofe » Degno ne il cafo ve fi mortai non fiele ,
Che Beltà fil con Uonefià vi pofe . Effer almen patibili deue te .
I45> 5 0 1 '
:
*: x *
Non in terfio chrifiallo haurà cofiurne Ma che fu di ccfici veduto eflinto *
» • • ->
;
De' begli occhi ai rotar lo sirai pungente Sotto vn colpo feden l' Her co Inane Ilo l
Ma le fia filo il chiaro antico lume E di fangue reai bagnato , e tinto
Del fitto [angue reai f'pecchio lucente • C Illudere il c orpo augujto angufio anello I
Sangue re al» che qua/l altero fiume» Languirà» pungerà » nè però vinto
Dì grandezza immortali colmo e poffente» Fia l decoro dal duolo fio il duol mcn bello .
Verrà dal fonte di sì ricche vene Men bello il duol non fia nel fuo bel vifo ,
Le belle a fecondar Galliche arene Chel fcfliuo [cren del dolce ufo •
.
,
14 6 151. >
Ma nel manto funefio affai più cara Anzi qual buon noce hi ero in ria te rupefi4»
Ita de' befii occhi, fuoi la dolce, arfura i L i beuta Sole , c di gitiflitia effe
mpio »
Scoprirà doppio lume in j voglia nera . Degli (cogli c del mar rompe l'orgoglio
»
*47 152
Barbala man con faci ilcgio infame » E del veroficmbiante effendo priua
Ferro pvy del con perfida ferita ,
(Benché l'/labbia nel cor)del gran marito
Del’ Alcide di Galli a ti ree? io stame ((a) Procura pur , fi non l'effigie viua
T iccan do(ahi ficita in ciò vie più ch'ardi - D'iiauerne almenovn idolo mentito,
Ofràd: fpt zzar l uni eoiegame \ fi uin di venir da la Tofana nua
JDcla più degna e glorvfavit a * Per man d'altro Lifi} po a se (colpito
Così tal uch a amen , che chi di fpada , Là di pefante e corcano metallo
Cade r non pub 3 di tradimento cada • Il Coloffo r cal sul gran causilo .
148 1
53
Ma come a qucfla Venere noudU .... «. Fonder di bronzo homai più non bifogna
.
'
*
flu andò il velo mortai fijuarcerà Merle , Canne tonanti ,b fulmini guerrieri >
Per effer più del' altra bonefia e bella ,
» Anzi conuien»che Jìcmpn il gran Bologna
il terzo Ciclo è defi inaio in forte ; fiuanti tormenti hà Marte horndi e fieri .
Così cofluì ì che la guerriera Ile II a Tipo è»c /sabbiano a farforno e vergogna
J incera di valor , Marte più forte ,
' Le slatue illuftri 5 c 1 fìmulacri alteri
Del fino giorno vitale a fera giunto » Ai crudi ordigni , agli organi da guerra ,
Dia del qu in l'orbe algra dominio affamo. Poiché mercè d'tì serico, è pace in terra .
r
•
'
ì
Et
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CANTO VNDECIMO.
1
54 *59 . ,
Et io quando per lui bombarde (fi armi Suo dicefi, che'n bocca ha l’Oriente ,
,
•
In aratri , e'n trofei vedrò cangiate Ch'aprii di puri gigli il fin le'nfiora,
Poiché fieri tutti t bronzi e tutu i marmi , Ch' ella porta negli occhiti Sol naficente *
Pofi dal dente de l'ingorda età te. E ne le guance la vermiglia Aurora
Per eternar con gloriofi carmi roco direi , feben veracemente
Del magnammo Rè Copre honorate fifuanto dir ne fitprci mentir non fora . ,
Pero che tra le cupe acque profonde E per crejcer belli zza ala hi: ade
Vafforbe la voragine manna Intrecciando ne va fia to fiorito .
Càprignaifteffa , che nel mar s' afeon de, Dal' lbcro ondi Sol tramonta e cade *
,
‘
Dal dt/iino Seulter veggio animato 0 face di beltà gemina e doppia >
Dallo de(inerme he scora vn pia io! monte* A cui tante ti defiin glorie predice
Vcgvtol > quafi da ralla de intaglialo Là dotte amor con nobtl laccio accoppia
,
Far -con la vafia imago ombra al gra potè. D' l berta, e Calila il Sole e la Fenice
j
,
E mentre quitti tn coi ai'atto armalo l eggiadra, a rigufi a , anent tirata coppi ;•>
Se medefino a mirar china la frontc Dbfi a da voi faccefinn felle e.
L'ificffo Hcroe, del del fatto Guerriero * Che con fempre fecondo ordì » di eroi D
Don sa dal finto fio fceglterc il vero * Sufittila terra il prifio honor de tuoi*
*
1 57 161
Ella, che del' Artefice eh' avanza, Efi.ii fìen quefie nozze onde pugnaci ,
„ Datura ific'fa , il gran prodigio ammira % rena poi Marte ad eccitar fauille
Sente dal'tnfinfibile fembianz* Siche d' timore , c d* II imeneo le faci
Vfeir vitti fruttile , onde (ofpira ; Fiamme farandi fiaccheggiat e ville .
E temprando il mar tir cola membranza * Dal letto al capo andrafst, e'Ifi/on de’ back
Data finltura che fi mone e /pira ;
, X urbato fu da nulle trombe e mille *
Vende immobile c tace e cesi intanto
> ,
Ragionarti di ciò parmi fouerchio.
1 ngan na gh occhi ,e diface r balipianto Che gt a mofiro tifò nel'altro cerchia *
' *
158' 163
Ma come quella a cui non d'altro cal e ,
, Altri accidenti ancor volger fi de mio
*
Che’n vera pace a'Tecurar Parigi Pria che erefiuto il pargoletto Gl fio*
,
L'alta fpofa far a del buon Lv igi. Dimolln animo inumo, e lieto aglio*
A n n a che ne ver d'anni (fi immaturi
, Cofianza tal, che fi pub far ritratto
Eia, eh' agli anni rapaci tl nome furi * * Zdcgnt altra fila virtù fil da quefDatt$<*
R 2, Dar
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z j C LE- B E L L E2Z E,/
164 1 6$
Eor di qual più bel lauro ornar le chiome ? lo quanto a me non pop ri) volando
Di qual fregio miglior vergar le cane ( Benchéfidi mondo a tal a gloria angufi0)
Spera n gl' ili ufi ri fin ti r b quale al nome Finche le lodifu e non /piego e fpando .
•.
T rar maggior luce alt ronde, o gloria al’ur- Dal' Aliante neuo/ò al' Indo aditilo .
bia che? forano lor troppo granfome (te? E con bisbiglio armonico cjfallando
A fegnarne pur l’ombra , a dirne parte , In petto feminil penfiero augufio ,
Ancorché dale Dee del verde monte Selene il faifo al ver mefber mi piace, .
f
T ulto in lei fi ver affé il facro fonte . Sar'o lodando la jempre verace.
165 170
Sembra penna mortali ch’ofi talhora
’
'
Tenaci , che bellaimagwe colora , Ch'a quell'alto romor > che ne rimbomba »
bla non le dà pero fptrti» nc [enfi. Vali al 7 empo cadran> l'armi ala Morte ,
Onde fe non l'effalt a , e non l’honora He vietar potrà mai lethargo , b tomba
Il mio roco parlar quanto conutenfi Terfida inmdia ingiuriofa forte ,
,
S cu fimi il Sol de begli occhi fereno > Che di uunque virtù laporge e chi ima >
Che quanto fplende più ,fi vede meno . A’cn la fegua per tutto anco la Fama.
166 1 1
Sucller pero per celebrarla io voglio Così parlo , poi fuggii iu e e prcfle
Date mie piume 1 più fpediti vanni Le penne dfpi ego l'alata Dca %
Con cui più d'vno itile in più d'vn foglio E 7 catto bron zo accompagnando a quefi
Faràfcrìuendo a Morte ili ufi ri ingannii Voci , gli atrij del Ctel fremer /acca .
E con quell'armi , ondiio trionfar foglio E da più cf vn vicino antro cclefc
Forra l'ira al oblio , laforza agli anni ; Più d'vn Eco immortai le rifpondea .
Fra' quali vn ne vetrài eh' Auflro, e Boote Allhor l'Eternità quant’ella dtjfie
M fonar ne farà con chiare note . Col fio [carpello in bel diamante [riffe .
167 2
7
2
M are
.
Sì dat Ciel fauento , efatto degno Ogni pompa, e fplendorc ond'ella cpìcnA , ,
7 u farai dì quel nome allo fofiegno , Così repente tn men che non balena
Che fa ricca mercede a' tuoi /udori Ciafcuna imago agli occhi ter fi vela ,
Di cui fia che tifoni c Sona , e Senna E nele più fe crete, e più profonde
Ornamento immortai dela tua penna* Vipere de la luce fi n afonde*
Sten don
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CANTO VN DECIMO. *57
174 1
19
Scender) la bal\a , e dal fogge ito ameno Era Saturno insù quel figno aneli effo
T ornano al piano onde partirò a» ami
, Enel medefmo albergo haueancetto
biadi sin por e in ne briaco e pieno Et al‘ numida Dea gl unto dapreffo
Speffo fo(pende Adon tra via le piante ; La nfguardauadi qu art ile affetto ;
E per e b‘ alto defio gli bolle in fino E vibrando il fuo raggio a vn tempo fi effo
Di faner qual de(Un gli e fouraftante , D'imprefsion contagiofa infetto
Che gliel voglia [coprir Mercurio prega , Oppofìo al chiaro Dio , che Idi conduce
E'n si fatto parlar la lingua
j
4
(lega . Il perco tea con la maligna luce .
*75 180
Hore he di tante mcrau iglie afiefe J manto Marte era n el T oro entrato ,
ijó 181
Rìfpcnde il diti in Mefio . Mnom per natura Contro la Luna il ficr quadrato giunge ,
Ad oraeoi fatidico ricorre , La qual din 0 tat rie c c dt la morte
Perche qualunque 0 buona , 0 rea ventura E per dtrettion le fi congiunge
Sia per lui fiffa in del, gli deggia c porre Minacciandoti pur l'fie/fa forte
f
Ma finente adtuien , eliegli procura Perche com ’anar etico 3 l'aggiunge
D" in; ede r quel, che pòfila miefo ab borre Virtù nel mal più vigor ofa e forte ;
-,
E s' infortunio ali un gli fi predice, El'vn c l'altro in loco tal s" annida ,
Viuc. vita dubbiofa ,cr infelice . C he nc dtuicn noccnte , cf homicida .
>77 182
• Euhà talun , eie da gran rabbia moffo , Eccoti in fimma , che l più baffo lume
S e vaguardare he 7 mal vien di quii fipr a, A
due stelle pcruerfe applica a prona ,
fife alca, che morde il [affo, ondie per coffa» li malti agio Vecchione, el crudo Nume,
Odia colui che la beli' arte adopra
, • A
cut guerra fil piace , e [angue gioita .
T accr non v'o per tanto , e far non poffa Flauui due Fere poi, chan per co/lume
C he 'l gra rifilila im min et e to no ti[copra , Didtuorar chi [otto Ut fi trotta.
Che feben contro il delforza non hanno Li hauti ul Sol, cuifeti Ardo iniquo offende
^
fur gioua a molti antiucdereil danno E dal' altrui rigor rigore apprende •
.
i? 8 185
Quando il Pianeta, che de’ cerchi nofiri A'el tempo dunque che t accenno bor io ,
,
Regge il minor , con corfi al tuo natale , Sappi la mente haucr frouida e figgi A,
Ferì varcando il gran fentier de' mofiri Guardati pur dal bellicofo Dio ,
il più brano e magnanimo animale , E faggi ogni crudi. I befha feluaggta .
E fi t timo occupo di tutti i chiofiri ,
l Ma non soJe la vita al fato rto
Angelo , clicfra gli altri Occidentale . Potrai tanto filtrar , eh'al[in non cangia »
Talché nel lume fuo trouofsi vmto F qual da falce fiol tronco ligufiro ,
Ferino il fegno , e violento il fito Non Pera al cominciar del quarto lufiro .
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i j 8 LEBEL L E Z Z E,
184 189
Ccs ) parlava , e più parlarvolea Speffo la notte infrai più ciechi ingegni.
L* Ambafciador del cove i/l oro fante , Più del' altrui che del f<o mal prefago
,
Jl pugnai porto via dala vagina . Nel mondo tnfenor molto poffinti
Al mio marito la tanaglia , cr etneo perche qucfhvolubilt \affiri
Il martello inuol'onela fucina . Son diafani tutti e trafparenti »
A me de(fa ( che più ? ) rap) dal fianco Onde forze , che colaggiù trafpiri
Jl auto , e (i vanto dela rapina Il refe(fo immortai de lumi ardenti ,
Plori eco a fi ber zi intento , &
a follie E de lor raggi foura i corpi bafit
Prende a vaticinar fogni , e bugie . Ljfir non può , che la virtù non pafii .
187 192
Co quii p.trLir, che morte altrui minacci4, Ma dico ben , che'l Ctel con le fue sfere
Lagieuenil (implicita [paventa p’bbidtfce al gran Re , che'l tutto regge
Ala lingua mendace il fren difiac ci , ldalta cui prouidenza 3 il cut fapere
E’I periglio vi ein ti rapprefnta » Ne difpone a fuo finno , e le corregge
Per veder [colorir la bella faccia , Laf landò at'huomo il Ubero volere
E provar fe’l tuo cor fene fomenta . E/fircitar con volontaria legge ;
Ma che ? quand'egli ancor no parli a gioco» E raro auien, che’ri quella nebbia fofia
1 pronofltci fuoi curar dei poco . Altri di tai fiere ti il ver conofca .
188 1
98
Di tai chimere io vb che tu ti rida y L'anima human a, in cui s' alligna e viue
Ancorché d’empio Ctcl raggio ti tocchi Delafetenza vn naturai de(ir e ,
jQual sì cruda farà itelia hornicida > Stendendo oltre i confin , che le prefiriue
Chc'l rigor non deponga a* tuoi begli occhi f Divieto eterno » il cur lofio ardire
Folle chi troppo credulo , confida Cofi imprender non dee di fperne priut
Nel vano profetar di quc/li [ciocchi. Imponibili in terra confeguire ,
Che prefinti non fan le lor iagure f Onde L'audacia fua pur troppo ardita
Edanft a fpecolar l'altrui future . Sia con le/[empio a Icaro punita»
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CANTO VN DECIMO.
i^4 199
Adoggetto sfrenalo occhio non dura , Se dela vifi aè piu fpcditovn dardo ,
Perdefi il Jcnfo in ogni efircmo cccejfo . Se l'occhio al lampo di prcflezza cede ,
Siche pronofiicar cofa futura E pur e l'vr.o , c L'altro è La, lo c tardo
Ad ingegno mortai none con ceffo • A ragguaglio di quel , ch'affai gli eccede ,
comanda ala Natura ,
Sol colui , che Come può cofa humano ingtgnofo fguardo
Sa preuenir del mondo ogni fu c ceffo > Adeguar , eh' adeguar nonfi concede t
Nè voi pero l’tfeffa Onnipotenza E dal volo del' anima agii un te
Al’altrui volontà far violenza . Ilgran corpo del C tei, trarr e vn' infiante
i$>5 200
Inclinar ben le voghe a male , 0 bene
Sitanti in guerra talhor, quantiper pefie
Fauor di lì e IIa ne mutua potè
, b Refian 0 tn vn memento % nifi e morti ì
Ma neceffaria forza in se non tiene (guanti fin da Net /un fra le tempefie
De le vaganti alcuna , b del' immote • In vn legno , tn vn punto infime affarti ?
S'huom nè moffo talhor , ci'o non auiene Dunque gli danna 2 n fol cufiir. 1 e Ufi e
Per tirannia de le celefitrote » *1 uni dr/pan ale rncdcfrne Jortt ?
, Tinto tifato è dal seno> e pub l'httom forte Cna'au/in ffe conferme hanno il natale %
Sforzar le sì elle , e dominarla forte . Che la vita e la morte è difìguati ?
,
1
97 2C 2
Quando pur quejiifuochi alti e fuperni Non può dunque ajìroncm 'tca fetenza.
S'vfurpaffero in voi tanta poffanza, Ni fpecclation di minte infa ma
guai*intelletto i gran decreti eterni Far fuuro prefigto ,e dar finterza.
Hauria giamat dinterpretar fperanza ? Dcl'auenir de tei minata e fcr ma »
Chi per entrar ne' penetrali interni Perche del fuo fauer la conofcenza
v
Di Dio , farà giamai dotto a hafianza? l gì ner al , che fpeffo il falfo afferma ;
Chi farà } che di farfi ardir fi pigli Nè fenza ertor qual più fottìi penficro
Arbitro , b configli cr de fuoi configli ? Sivantimat di pcrfcrutarnetlvero,
198 2C3
flit al sì veloce fa penfiero audace? Fame fo contagio ( è ver ) piaggia, & eccliffe
Sfu al fia mai si leggier pronto difeorfo, A chtlfuturo tnuffitgar s ingegna
Cht'l tratto heue, e l'impeto fugace Da/e iielle taiuoli a erranti , 0 fiffe
Poffa figuir fenza diutn ficcarfo Fffer pub ben , che di ritrarre auegna
Di quella sfera rapida e rapace , Pu r talhor riufit quando il predtffe ,
,
Che fico trahe d'ognt altra sfera ilcorfo? Contratto effetto a quelche l'arte tnfegna.
£ mille volte co» diuerfi effetti Onde fi feorge efpreffamente aperta
Viene in vn punto a variar gli afpetti La vanita (tela dottrina incerta.
R 4 Se
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ZCo LE BELLEZZE,
204
Se quando egli predice 0 nebbia , e vento , Dopo q itefio parlar , perche s'uccorfie ^
Vqdcfi m C:el rafifercnare il Sole , C h' A don e ai detti feci pago rim afe ,
() quando vn e alor fiero e violento Ma che maluotcnticr le piante torfie
Fredda l'aria dui ieri più che non fiuole ; rcr ehpartir dalc lucenti cafe >
ìdon e q te/lo infallibile argomento E di tante bellezze alcuna forfè
Dcla fallacia pur de le fé e fole ? Poterlo a lei rapir fi perfin afe
Ci'j non S acetifa chiaro e m ani efio f Gelofa pur, eh’ Amor non l'inu aghifife ‘
Ve neliter di menzogne in tutto il refo ? • Di quel ohe vifio banca } così glidtfife .
205 2 10
Poiché il f*o dindio e mentitore e vano lo veggio ben , che rimaner vorrefii
In mai e ne s) facili , e sì trite , Meco per femprc in così bei foggi or ni *
JSlual tuo re /ola dar aiudicio bum ano . E l'albergo terren cangiar con quefii
PUle cofe più dubbie efi efq nifite ? Pe^ni beati c d'o/m storia adorni ;
,
Di cjl e ha mudai agli occhi aperto e piano Ma vuol legge fatai che più non refi,
,
*
Le camion non intende affai Jfedite ; E conuicn ch'io la'f/iù teco ne tomi
, .
Dii 0 di vn fior,dvn birba fo d'vn virgulto. Kc picciol prii/ilcgio c et' buoni mortale
Et of'a poi di prefiàgir l’oc cu Ito L' efer poggiato > oh altri vnqua nonfile .
2C 6 . 2 1 1
ffiuando l'infante e nel materno feno , Po terrei filo entrar con la mia fotta
Di qual feifo fi fio. non ben comprende > Per fau or {ingoiar :t fi concede
E vuol nato ch’egli e ,fipirto terreno non v ha stradalo porta,
Defilinoli vie: a, e
Scoprir qual fin dalviucr fi'uo s'attende Ond’huom viuo giamai 1 i ponga il piede
Cofa attenuta ci non captfee apieno , Pii ch’altri habiti qui , Gioii e comporta >
E quei eh'àucmr deue , a fpiar prende • Sotto corporeo vcl , che Ganimede.
TSon conofce fé stefifo , e q miche mira Del camin nofiìro il terzo Sol fi ferra:,
E dd gran Gtoue ai e hittfi arcani afifira » E già ne chiama a riueder la terra
207 212
ffiuin diveder ben puoi quantella fa T acque, e giàfatto vn grado battea la Xotte •
Facoltà timeraria, arte fallace » Dela fiala fetide poggia al’ Orizonte
Ma fiafi pure ogn 'influenza ria Volauan f nordeie C imene grotte
Ineuit abilmente anco effcacc j I pigri halntator di flegetontc>
Contro il viqor de la bellezza mia E ira le nubi riperi offe e rotte
final forza baierà glamai ftnifìra face ì P accolta m or be la cornuta freme ,
E qual don e fon' io , più firn oltraggio Alba parca la Vergine di Delo>
-
Di malefica Luce infiaufio raggio ? Sorta anzi tempo ad imbiancagli Ciclo ;
208 .
213-
lì borri da falce fu a contro Ciprigna La partita s' affiretta , e’I faggio Auriga
Jl più pigro Pianeta indarno rota Già ripiglia la via, eh' al venir tenne
Contro me s' arma inuan fieli a fanguigna >. E gli amorofi augni sferza ó' infligd ,
Vibri , fe sii la fpada , 0 l'hafi a fola, Che fendon l’arra fenza mouer penne.
Ch' a placar del fuo cor l’ira maligna Lì ombre fognando di dorata riga ,
Bufi a , ch’vn guardo mio fot la percola » II bel carro calofi , e’n terra venne,
fifiual timore hauer puoi d’influj't rei , E poso heuc He tt e alfin dife efio
Se porto il tuo defluì negli occhi miei £ Liei gran palagio , il fico leggiadro pefie
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CANTO VNDECIMO.
2 (4
il Sol dache partir fino al ritorno Ma perche'» Cielmainon tramo fa il gior-
Tre volte il lume cfi infe >c tre l'ac cefi , Adon non ferì accorfe, c noi compre
fé-, (no,
Tanto che nel viaggio , e nel foggi orno E taC (fa gufo , tal Itcor bebbe ,
hi tre notti >c Irceli /patio fi fpefe . Che di cibi terreni huopo non hebbcj.
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I
^ <*
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LA F V G A
CANTO DVODECIMO.
i Cì
4
ALLEGORIA.
Alla Gclofia che vi col fuo veleno ad infettare il cor
,
nelle tenebre come cicco Ne! Giardino della Fata de’ thefòri tut-
.
,
bilc, ci pervado-
che
no quella il bc-
v ne, & quella
il ma-
lo .
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t
ARGO M E N T O.
*
*0
I
E le
Cruda mimftra di cordogli e pene ,
fliargi di fiele
V
Vropitiaal male, & auerfaria aliene
’
'
•
Sfinge arrabbiata > abominanda Arpia Pale e che' n sul granir tronchi la[pica
,
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z6(Z L A F VGA,
.4 9
A. cu lo fpron, che fi miniando affiigi Van per burroni cauernoft e cupi ».
fu fr;do verme » che rodendo ammorbi ». Per balzi inacccfibilt , in culti» &
Sferza mortai che Partirne trafili
, Per ermefempre e flit arie rupi »
Vorace mar , chele Speranze afiorbì » 0' popolate fot d’afipri virgulti
nebbia che c arca di vapori Sttgt
, Draghi a ttttt'bore tmmanfaeti ,e Lupi
Bendi t più chiari ingegni ofcurt orbi ». & Sotto tenebre eterne errando occulti .
Velo > che de la mente o ffu fi hi i raggi ». Piangono i fonti» e' n flebite concento
Sogno de dcjìi » e frenefia de faggi Sofpira ,e [pira ancor fpaucntoil vento .
5 10
* Sfidi ria Megera » o fi el orato Mofiro » Sfinii col piede antico vna grand*elee
Ti manda a noi da’ regni ofcurt e tnfiì Al monte il manco lato apre e fcofende ».
6 1
Spoglia mai vefe in alcun tempo allegra A terminar nela palude infera a ;
Pcpgior la fan, ih' Acrocerav nodo F Le or a. Del Bege ofe uro al infima carcerila »
D'aure in vece, e d'augelli han lefteflirti £ che colei » che l'habua , fuucnte
Pianti di Gufi» e filli di Serpi . Cpnuerf ancor con la fpolta gente ^
8 .. 1S
L'ìnfauffa noce e di noeentc tofeo
,
1 latrati di Cerbero cuflode
Confperfo tl taffo , c'I fu ner al apreffo Scaccia n da la contrada armenti, e greggi..
Bende n quel fempre al Sol nemico lofio Pianger del' almi ree la turba s'ode
Conte pallide chiome bifido e fpeffo Di Badar» amo ale nere leggi.
.
f
f
Per entro il cn caliginefo e fofeo S'odon gli angui fifhìar , batterle code
D'ognt intricato fuo calle c receffo
. Del' empie Erinni entro iT art arei figgi
,
Sfil afi tneno che notte e più che fra.*. Il gorgoglio di Stige , c d' Acheronte
•
»,
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*4 l9
; , \
T riqucfte flit udìni s'imi ofica Più veloce che folgore , o che fi r a le
Non so s'io deggia dir femina , o Fera* Douùque il cieco Arderfiggi orna o rcqna
Alcun non e > che Tefier fuo conofi a (fot penfier vola ; ha nel penfier mill' ale,
0" ne fiappia ritrar l effìgie vera ; E mille fi rane machine drftgna •
E pur ciafcun col fino veleno atrofia Tertrar dal' altrui bene il proprio male,
Si ntrrua per tutto , (fi è Chimera , S e crete cifre interpretar s ingegna
Vn famafina fififiico » (fi afi ratto, Corre dietro al periglio , e sa che 'n breue
Vn' animai difforme e contrafatto filuclchefegue,e che brama»vcctder dette.
*5 20
D'antica Donna ha la fembia»za,c'L nome L'occhioaguzza per tutto 3 e motte ilpiede
Squallida e(bennata » c macilenta .
,
Tacita al' ombra , e fconoficiuta al Sole »
Zf mofiruofe , efiornpigliatc chiome Si riduce a temer ciò che non ve de,
'Tutte fon ftrpi»ond'ogni ccr fpauenta » .
E il lidia procacciar ciò che nonvole.
.#//>/? , anfisùene , e dragoncelli o come 'fio men che' l veronifaifi afferma e crede
Inafpranoil dolor , che la tormenta Cercando quel ,che di trouar le dole j
Ceneri » cheltdri , &
ondeggiando al tergo E sia fiempre sì dubbia e fofpettofa
Colma» di doppio horror Thorndo albergo . Che la notte non dorme » il dì non pofa *
16 Zi
fronte ha fi nera , gìamai rifcbiara Vn rofpo ha in bocca » (fi vn pefiifer' angui
Sotto il concauo tiglio il guardo torto . Siila poppa finijtra il cor le (ùgge .
Guance fpolpate » e le rincrefpa (fi ara Clamai non ride , al'altrui rider langne
T)i fpcffi fole hi t arido labro e [morto . E ciò che non è doglia » abhorre e fugge •
Verfa vn affieni io dala bocca amara , Cesi fempre dolente c fempre effangue
,
Ch' amareggia ogni gioia» ogni conforto* Ver dijtrugger' Amor fife sieffa strugge
Dala fetida gola vn fiato l'efi e » T rà foco , e ghiaccio fi confi ma » e pafie
Che peflilenzajTaere ofi uro accrefie finendo more » e nel monrrinafie
1 ?‘ 2 2
, ,
Come Giano ha duo apre e gira
volti » (fi Vìagnc freme » vaneggia , e tremale paue ,
Cento lumi qual* Argo ,piangon tutti L'vniuerfio conturba , (fi anele na
Sguardi di E aftlifio » e dune mira » E'n se di buono in fimma altro non bau e
Fa gli bum ani piacer languir difrutti . Ch\e([cr flagello a
fi med< firn a , e pena •
D' /ìfpido baia virtù » eff aperta (pira , A’ d'antro ijfcffo entro l' tj! effe cane
,
Cb'appcfia U cure» e cangia i rtfi in lutti . Viise altra gente ancor d' affanni piena .
Di Cento il capo e lunatura » e l atto
» Squadra di morbi , e legion di mali
Chefi riuolgc indietro a tratto a tratto Suoi perpetui compagni , e commenfali .
18 23
Tolfe le parolette ala e Greca, f •Va il cieco Frror per l'aria cieca avolo ,
La lingua mentitrice ala bugia . Spiando- il tutto vigila il So etto
fi »
£•' veder , come veder di ciccai,
il fuo Sta in di fp art e il Penfier tacito e folo
Vn vano imagi» ar di fan t afta . Coligli occhi baffi, e con la barba alpetto ,
Tende T orecchie a chi ncuclte arreca > L’vngbic fi rode » c'I proprio cor per duolo
Et ha piè di ladron , pafii di fpia . L'In india in diuorar sfoga il difpetto,
D' Alibimifi a il color pallido e mefio, E di nafiofio ceri occulte frodi
E i dolori del parto in ogni gefto . Lo Scandalo fellon fimma chiodi
rodio
2.63 L A F V G a;
*4 29
L'Odio con lingua amara 3 ? labro fio zzo Tofio che fuor de la
fp clone a 0fi uro,
Di Jputar fiele adhor' adbor non ceffo .
Vfiì quel fozzo vomito d' Inferno %
/.<* de/per ation fi siringe il gofzo Sentirò i fiori intorno , e la verdura
Convna fune , fio [pende ad e{fa* Putidi peftc ,&
aliti d' A uerno\
Léfollia trabe deftfit , * dentro vn pozzo Porta col ciglio infi tipi dir Natura ,
Ratto a precipitar corre fefieffa. lnhorridire il bel Pianeta eterno ,
Beftemmia il Pentimento , e per angoficia Intorbidarle sì elle, e gli clementi ,
Si per cote con man la de[Ir a cofiia . Se non ghel ricoprijfero i fi rpentì •
*5
. La Miferia fofpira a tutte l' bore I vagiti augelli in dolci verfi e lieti
Rotta la gonna, e lacera il mantello 1 lor femplici amori a sfogar vfi.
Tiene il Trattatilo vn auoltoto al core, Per paufa al canto , e sbigottiti e cheti
Vna lima inquieta ,&vnm irte!lo Volar tra rami più nafeofii e chiùfi .
T rangugia coloquintida il Dolore , 1 d fi rieri d' Apollo in grembo a T he ti
E bee cicuta , aconito * napello Per temaombrofi , e di terror confufi
7/ Pianto insù la mania guada appoggia T uffaro il capo e fin 'andar fuggendo
,
27 32 .
Sbieco le luci.otte di lofio immo oda Dotte gli algori pruine e doue
, e le ,
D’vn c Ut ciò di fpine il corpo vefi e Tr aforre , ecco dal Ciel difender mifi a
E vola fuordele fihnghe grotte Gran tempefia di grandine > e di neue
Di fpine il manto hà le fuc fila intefle S trillano gli afpi, e forza il 1 0fico'ac q nifia
Ila le fibbie , e i hot fon fin btfie , e botte • Et ella alto piacer di ciò ricette ,
Di tai frégi laggiù per lor diletto Pere he molto conforme eia freddura
S 0glionia ornar T hefifono, & Aletto . Ala fina fredda e gelida natura .
Tra
CANTO DVODEC'IMO. ztj
34 39
Tri due montagne dìfcofiefi &
ertey Come qualhor de *
fuoi miniftrì alati
Doue il Sol dtpaffar non ha pofianza. I vagabondi ejjerciti infoienti
Cinta di[due Jl etili e deferte Scatena fuor con proc ellefifiati
7roua di Marte la fpietata Stanza. II crudo Re, che tiranneggia i venti ,
Date fatiche in guerreggiarfofferte Spoglia le felue, e dishonora i prati.
Quiui ha talhor di ri tirarfi vfanza Scaccia i patior, di[ordina gli armenti
E cinto il brando crudo efangamofi, Et ingombrando il Liei di nembi fofchi
Dopo moltifu dor prender ripofo • Saccheggia i monti , e dtfcapegiia i bofihi.
,
35 ,
4°
Di gran la sire diferro ha tutti onusti Così, mentre ìlcrudelfiorr e Carene,
La fiera cafaepauimemo,etetto. Geme il lido Bision, Strimene (ìride,
L'alto colonne, e gli archifuoi robutti Efà per tutto intorno, ouunque viene,
7 ut ti di ferrofon fido e perfetto . Mormorar Le min acce, e le di sfide.
Terròfon de balconi i balaniti» 7 rema la terra ijlc{ja,chc’lfofhcne,
Ogni loggi agogni palco e ferro fchicttò S'apron le neui,e l'onda fi diuide
£ rnottran pur di ferro v/d, epareti E come pafii o la facttafo ilfoco,
Seulte l'imprefi delgran Re de Ceti• Ogn intoppo gli cede, e gli dàlocc.
. 36 41
Stanno nel colmo dela volta appefe, De popoli, che domi hauca con l'irmi.
E'nguifa di trofeifitto le traui La pompa trionfai tra he a quel giorno, ' '
Vote fpoglte di genti vecifi, e pr efi, E da' vinti Gel onì c da' Riarmi
y
Tremando il mote,e'l pia fionda, e la rìua E duo corfieri e duo, legati al paro,
Da fegno altrui,chel grd Capione arri» a 7iruno il carrostii di terfi acciaro .
Macchia il [nolo in pafiado,e fpar.ge eriga Ne tra fu 01 più spregiati antichi figli
T ut te il fcjm cr di (anguinofefitte Puoi Tebro annone rame vn'.altro tale.
.
Boffa vie pt 'u che fiamma ,c la quadriga, Par poi Duee/sfia, e Lifar a ver migli
E dale nari ognor [pira fani Ile , Con fortuna al vaiar fi orgefi eguale [
47 52
Nattui Ale{[andrò
.
indi i più degni de più degni i neh lofi ri E mille hauea dintorno ombre e difigni
Capitani, e Guerrter de' tempi nofiri . D'hofli Jconfitte, e etacquisiate regni *
«S 5 $
.
//Enrico grande inprima e uui {colpito ?- A pie gli fiAtta il vigilante augello
il
Che da fanaul Cavezza a gravi ine archi} C 'hit purpureo cim/er, dorati (pepiti,
E'n ben cento giornate a pugna vfitto, E parca publicandoun Sol novello,
' , &
S empre palme n ottiene e statue , archi• 1 Draghi (paventar, nonché i Legni
V 'e Carlo Emanuel non meno ardito , V'hauea pofiia il fatidico [carpello
Che non e Segete? emula i Monarchi Accennale da bunge altre attieni,
Solo tn guerra poffente a [ufi(nere Non ben difi inte ancor, ne terminate
Pria le Calile he forze, epoii'lberet Secondochecrcfcendo iva le tate .
fiedeafi
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CANTO DVODECIMO.
'
54 59
V edeafiancor , cioè lo [cult or vele a La tua Diuahl tuo ben, qpelUcbc'ntatta
I l nome di cofluì farmaniftflo. Sol per te (gli difi' ella) arder s' infìnge,
Ma percb'acerbi in lui gli anni feorgea^ Ec colai à, che'» degna predai fatta
Ilprincipio n'-efpreffe, e t acqueti refio , D'un fi lu aggio Garfo, che' n se la stringe ;
Lodo fol fenza più fritto v' batte*, D' un, eh'apena fi(li e n l'arco che tratta ,
Efinii ) , che baciar dette(fe quefio ,r Guarda a che baffi amori A moria fpinge\
Che quando adir di lui linguaffin odi E quanaam braccio a luitalhor s afide ,
Nominar non fipuò* che non fi Lodi,- De', tuoi nani furor feco (iride,
55 60
Innanzi al carro» e d)ognintorno nanna T acque , e crollo , poiché cosi gli difife ,
Turbe peruerfe,e di fembiante efirano; li empia Cerasi fronde fiea felua al crine.
li altero Orgoglio, il traditore Inganno ,- Et al Signor de le fianguigne riffe
LI H omicidio crucici, lo Sdegno infimo , Il fianco punfie di fecreie fpine ,.
L' 1 nfidi a, c he' l coltello ha fiotto il panno, Poi nel core una uipera gli afififfe
Vira vi (là, che batte dente a dente, C'hà utgor di itele n, rigor di ghiaccio
La vendetta ft morde ambe le labbia , S' al efica La torpedine s'auenta
Et hà uerde laguancia,e l'occhio ardenti Toccando Ihamo, e penetrandoti laccio
La Crudeltà et imporporar la fibbia Scorre ratto ala canna, addormenta &
Gode dal [angue dei uccifa gente, Del Pe fato re afstderato il braccio
E frà ftratij ,e doloriti pianti, e si rida E mentre per le uenc al cor trapaffa
Rotalafalce fitta Morte ho mici da. T utto immobile, e freddo il corpo lajfd
>7 > 62
Trenio la Furia a quella vi/la en'hebbe , Così la Furia col fuo lofio borrendo
Tentila del (ito ardir, tema horror e, & Di gelido flupor Marte confperfe ,
E t ani oltre venuta effer lenirebbe Loqual di fibra in fibra andò fierpendoy
Che per natura hà p attentofio il core Vn profondo martir i'alniA jòmmerfe ,
Fin dietro ritornar quafi u or rebbe, SÌche ogni finfo , ogni color perdendo
Cbe'n fimma altro none, fe non timore. Lafiio di man le redine caderfi ,
Tur riprefo coraggio , audace e pronta Nè dal' affialto di quel colpo crudo
T ra fuoi trionfi ilforte Duca affronta, V alfepunto a fi ber mirto usbergoIo feudo.
5» 6Ì
.
rie » di brauura, e fpaucn lofio il guardo* Non cape il petto , e lui non cape il mondo,
S 2 D'un
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l 7* LA F V G A,
69
«4
D’vfi tenace [udore e tutto molle ,
(gliJ* Con quelfuror, con quel fragor ne venne
Fofca nebbia tnfernal gli occhi gli al ba- L' bombii Dio de gli elmi, e de lefpade
f
li fi fin, e/'mania , e di dolor vien folle Con cui dal Ciel sù le vermiglie penne
7 al pigioni'àffhge,e lo trau agita. Vigorandò fifte/Jb , il fclgor cade ,
Fano e il fuo feniche gela infierne e bolle , , flualhor data prigionie he chiufo il tenne ,
Campo mortai di più crtidcl battaglia , Fugge, e ferpendo per obliquefirade
E per le nari a vn punto e per le labbia
, Con tre denti difuoco in rauco fuono
Citta fumi a horror, [chiame di rabbia . Sbrana le nubi , e fa [oppiarne il tuono .
[5 7°
La no derefa e formidabile ha/la, V dì del mofro diffidato e fiero
C‘ l/àncla delira , allhor contorce e feote Amor l' inique, e t e me rarie voci,
Foriere immenfa , e sì pefante, e vafta. E vide nel terribile Guerriero
Che neffun 'altro Dio mouer la potè Min acciòfi fembianti, e[guardi atroci y
Fot dal fegato deuato, à cuifourafta Onde del militar carro leggiero
Funge la [caglia, e t nuuoli per cote . Precorrer uolfe i cor rider ueloci,
Guizza per l'aure il grane tronco e fugge, E [piego tofio dal gelato polo
Ncrimbomba la terra, t'I del ne magge . Fa bella madre ad auifarne il volo •
66 7 1
Vllemo al bombo rifponde,e tAtho inferno Tremando, anfando, & an belando arnua ,
Con horribil romer tutto rifon a, Ebeti moftrail timor la faccia [morta 3
il rxhodope vicin n'vlula e geme E con uoce interrotta e femiuiua
E'ineuofb Pangeo ne trema e tuona Del duro cafo la nouella porta.
Si [cete l' [febeo dale corna efreme La fiupefatta e sbigottita Diua
Fa canici e del otei, che l'incorona 0 come all hor fi turba^ e fifeonforta y
E con le brume, onde fouente agghiaccia, Et hor volta al’amico, &
hor al figlio
Fega al’ ìftro il timor l'humidc braccia . Non sa ne' dubbi [noiprender configlio.
&7 7*
'Rompe le nubi , e t turbini dìfferra Non con tanto fpaurnto in fragil pino
L' antenna folgorante e fangutnoft Spinto da Borea iniquo in mar turbata *
Al lume ìnfaufo de maligni lampi Dando pur loco a quel furore fiolio ,
Perdono il verde i bofchifilfiore i campi. . Non vuol, che l Vagofuoficofa colto «
etti*
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CANTO DVO DECIMO. *73
74 79
Chi am a Adone in di[parte , e lagrimando '
• Non è picchi conforto al ma fi che fente
L! e{[ort a a declinar tira di quella > Dal amata beitela vn cor lontano ,
Quella, chepofiaogni pie tate in landò , Hauer'almen l'tmagine prefente'
Couerna il quinto Ctel , Barbara sitila . Clj Amorfe olpit a in
effo hà di fu a mano .
llGiouinctto attonito tremando - Quìvò pregarti a rimirar fluente
Nele [palle fi Siringe > e non fauella , Che non vt mirerai ( credimi ) in u ano .
E per fò tirarfi agl impeti di Marte Qui meco ognorne' duri efiilij tuoi
Al partir s apparecchia , e pur non parte . * E c onfigliare , e confolar ti puoi .
75 80
Pallidopiù che marmo e freddo 3 e muto Vanne, non afpettar , che cagion a
,
fi
Mentre ch'apre la bocca e parlar volt
, V
indugio tuo del mio perpetuo pianto .
Gli muoion nela lingua le parole Nont accompagni in ogni parte intanto .
Et e sì iffrefio dal dolor che l'ange
,
V n Nume tutelar d’ognt arte tufrutto
C 1} alptanger dela Dea punto non piange • lnuifibil enfiode haurai per tutto*
76 81
Hor prendi (diagli dice ) eccoti queflo S ofpir andò a minuto, e'nsù'l bel volto
Cerchietto d'or che tien due defirevnite ,
,
Etlando a sitila a Stilla argento puro >
In fegno che del'alme il caro innefio La prega A don poiché' l bel dono hà tolto
,
Scior non fi può ,fiiolganfi pur le vite . Di vera fè nel'vltimo /congiuro •
Ricco e il lauor ì ma vie più vale il refio Ella, che' n braccio ancor
fel tiene accolto
Terfu e virtù mirabili mudi te • Rifponde che di ciò viua feenro i
,
Renio al dito del cor, ne mai lafi tarlo Ona egli alfin con cinque baci
e fei
C he non pojfa perfraudi altri in u alarlo Vrefe congedo 3 e /pedi da tei .
fi
77 82
Gioua agl incanti , incontra lui non hanno Vento di Gioue il nuntio allhor dimanda
Malie poffanza , b magiche fatture. Trà mtll'afpri penfier tutta fiofpefa,
Riè poco viti ti fia per qualeh' inganno E del'anima fina gli raccommanda
Nel corfo de te tue varie auenture • E lo Jcampo , e la cura , e la difefa ,
•
Mentre teco l'haurai , nulla potranno PreganaoL quanto può, mentre che'l macia
N ocerti i neri Dei del’ombre ofiure * Spia fidai a e fecreta a quefia tmprefa
>
Nè la fede , c l' amor, che mi gì urafii C be'n ogni r /fi fio il fio intelletto afinto
Cofafarà , eh'a violar mai bafii . Glifia{aldo riparo , e fido aiuto .
78
£/ più la gemma , eh' è legata in e[fio , Promette il faggio Fgittio in dì parte ,
fi ,
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i 74 - L A . F V' G ;A, :
*4 89 •
Sì comt il mar per Zefiro yche torna y Co qual pegno hrpìù cugg'odo cc qualpr oua
Già da Borea commoffo , fi tranquilla '
De la mia fede afjccurar cogl ut,
0 come h umiltà l' orgogltofe e orna •
p:fiondo L’efji rwt ancor nulla migioua
Fiamma, fé larga mano humor vi sì illa' % T olta sii miofpofo e [aggiogata a lui ?
,
Degli occhi molli il liquido c brifallo , La tua T racla ricetta, il cor t'agghiaccia.
Che d r ani modi di venir fon que iti E pur tanto è iunior che mi confi ma y
, ,
1 n.tfpe t tato, e repentino arrtui,. , - Cigni foglia , c ben aria agi fa il vento ?
8<5
il afeufi dianz,> in nabilofo nembo» Pende in ogni atto fuo dal cenno mio ;
C fj£ dico? io mento, anzi L'ho meco ancora, F quantunque da me poco graduo , ,
7 / : le falde il ricopro e folto il lembo , Pur non rtguferà fel cornati d' io ,
, s
f
^ prs vù il pei io ,c a re a il cor nel centro Fiele fornaci in Mongibdlo acccfe
( Forf mi v redi ?)d trotterai là de » tro . A te medefmo edifcar l'arncfc .
8 92
;
, Jn che miferì ceppi cime rifretta E tu per cui fchtrmta ir mi cornitene
,
Aì'hà q teli’amor , che te co mi congì unge, Con infamia immortai frà gli altri Dei,
C Ino eleggi a a i ogni [ufi tuo egfc( figgala. Sol' intento a recarmi affanni e pene
Che ti mone a volar c(j ì da lun^e . Rulla curi gì am ai gli,oltraggi miei ,
Aie la mia lealtà candida e netta Anzi ver me con d odio-entro levene
Di m-'n gelofi {limali ti punge . Rigido fempre , &
implacabilfei
Che s'vna mi fufs'io non duo Dea , , Onde benché d Amor fa genitrice
,
83 93
dicati* altra hà da te gioia e diletto , Con tai lamenti lo garrìfee e [grida
si lira con fchcrzi con fin ifi abbracci
, C La baldanzefa adultera fugace ,
fluido a me vien, di ni tu poi capo il Uno Onde il mefehin , che crede a cieca guida
Ai'attempi con <7// occhi , e mi minacci 7 ulto con fufo larimira, e tace.
Aè con più torno , 0 più fulcro a[petto A pena d'acquctarla [confida.
J più fini nemici in guerra cacci Re gli par poco ,fc n'otncn la pace
Di q ude he fai talhor chi non t'offende , Et ha pergratta alfin, qualunque accorto
1 a usa fcdel, eh' a compiacerti intende . Chiamarfi ingrato , c confeffare il torto .
Così
CANTO D VOD E CIMO:
94 99
Così qualhor più furtofi il piede Ma poiché per lo Cut la bruna benda ».
95 ICO
IntantoAdon , ch'errante e fuggititi* Giunto » oue tra duo collii più ripofia
ben va piangendo e tapinando intorno * . La fptfifiura dei hofio > e più profonda »
j '
Lunge data fu avita apena vino £ verfia tl monte aula rotta cefi a a -
Nin cejfa di vagar tutto ejucl giorno ». Gorgo di pura vena in hmpia'onda ,
£ di ri po fio »e di conforto /chi uo , Lo fconfidiate al fon licei s a c cofila ,
Fuor la dolce me rn.branzat» altra pafilura » Si fa tetto del Ciel » letto dei’berta « • »
96 ÌOi
Teme feflefifo e di (efieffo l'ombra
,
Così tra quelle macchie erme & ofiun *
Al fuo proprio timore anco c molefia Di feluaggi h abitanti hornde cafie ,
Ad ogni sterpo , che'l fientiero ingombra > Soletto , fi non foidcle fut cure»
V olgefi t e' l moto immantcneme atrofia. De' fuoi tormenti in compagnia rimafe *
fSfuafi defirter > che (pane» tato adombra Vmfelo alfin pur la Stanchezza » e pure
S'ode picciolromor per la fior e(la Allanguid'occht il filano perfu afe»
Se tronco tl calle gli attrauerfa > 0 f>(fo » E malgrado del du ol poich'egii giacque „
,
Sparger con e fi aprono Adori fi finte % Nè sa dove drizzar l' orme rampi ohe „
Primavera a rmzi notte
fifa ai fiuol di . Ode 1 vaghi augri in batter le piume >
Formar tra' rami ihofitgnuol dolente * £ col cauto addoh. ir [ombre fcltnghe *
L habitatricc de ['opache grotte Vede r merefiori' cade al pie tot fiurnt
Ch' inuifibile altrui parla (attente». Vaura, eh' alletta ostruì con fue lufinghe-j,
Mentrei fi lagna addolorato e getne y £ degli arbori 1 rami agita e piega »,
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2.76 L A F V . G A, ’Ì
104 109
LaJJo, ma quelch' altrui diletti* e gioita , Et ecco a un punto insù l medefino prato
Accrefce al mcjto cor punto nouello , C acciai ncc leggiadra vfeire infretta .
Onde , poiché refagio altro non trotta. Uà l'arco in [palla , hi lafaretra alato,
Si mette a contemplar L' Idol [no bello ; ^ E ne le man la Uffa , e la faetta .
E mentre gli occhi d'ingannar fa prou a Sù le t erga fi fparge il enn dorato ,
Col virtù ofa &
efficace anello, E le pende dal collo la cornetta ;
ler La ftlua noniunge afcolta intorno . E vie più ucrde che d' Autunno foglia ,
,
105 110
Vien dopo' lfu on, che par che i veltri a caccia 7 ino Perricco mio , Tò fio , ben alto
Cht^tmando irriti , vna C emetta tfrana C biamando a nome il picciol Can , dicea
,
C he fianca, e come purgli habbia ala trac- 7ut tattia rincorandolo aiaffatto
chi belando riconta ala fontana , (eia, Contro la Cerna, che figuita banca.
M i vi/lo /I don
,
gli falla entro le braccia, Ella in grembo al Garzongià prefò ilfallo.
Ne (attendo formar fan ella fiumana Con gemiti , efofptr pietà chicdea \
C 0gli occhi aLrneni agli atti e co' muggiti Etcì, perche non f e ò mot ta, òpre
,
uff fa,-
Prega , che la difenda , e che l'aiti Ogni sforma adoprau a in fua di/ fa.
e
io 6 1 r
Fera mai più gentil trouar fi p offa • ( Fortemente gridando ella ueniua
E fi(pefivi tienduo fiocchi doro. Che più tofl 0 del Citi Diua tt credo )
Onde di quà-dt là brilli pendenti Dtqualunqù altra qui Fera s'infilai
Oh fanno intorno vn tremolio fionoro - Scnz altra lite orni ragion tt cedo
Cerchiagli il collodi rubini ardenti Di quegl a fot si rnanfieta belìi a
Monti > eh'eccede ogni mortai lavoro» La ulta in dono, e in un perdon ti chiedo >
Dotte (culto difinalti vu frette porta S' al i rabbia canina ofo di torre
D' ogni htt ave Mura io- fon la fona * . Vn uefizofi animai, eh' a me ricorre .
lucri}-
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CANTO DVODECIMO. 1 77
r, 4 1 f
9
.. .
1 1 <5 1 2 1
LÌ del buon Cacci a ter la cura prima Cor tefa pur non regni e gentilezza ,
Vie più l'honor , vìe pitti diletto affai Non fiam noifenza core , anzi v'o dir tr,
D'vna r ufi tea foglia ci pregia e Clima , Ch' anco frà i rozi 17 oc hi amor /appresa,
Che qttalunqu altro ben poffa giuntai ylrnan le palme,aman gli allori, e 1 mirti >
ld ogni eccelfagrandezza alzarlo in cima. E conofono ancor ab che bellezza ;
Dela caccia pero c’hoggi qui t e di
,
Nè viue in pianta, nè germoglia tn piaggia
L'importanza è maggior ,c he tu non credi . P ritta di quefio ferfio , almafeluaggia .
11 7 122
fittefi a , il cui fcampo curi , fiumana Fera il ccntracambio poi che mi prometti
, .
£ tal , eh’altra non v'hà vallerò pendice • V'o che fenza indugiar mi fa conceffo •
Dela Fata del' oro è meffaggiera , Bla ( come in protta moflrcran gli effetti
SÌche'lfuo poffeffor può far felice . Ita l'vt il tuo , fidi tuo guadagno ifieffo »
Da chi dietro le và fugge leggiera, V'o che la mia Rema entro 1 fuot tetti
>
Ala beri ha chi la prende alta fortuna Sia la firada e non trita, ond'alci vafii •
,
Non è pertanto ( fe non vuol la Fata ) Bla fe tu meco vien , fon più che certa, .
Chi la fappia pigliar fattola Luna . Non perderai del tuo viaggio 1 pafii .
Onde di te ( c redio ) più fortunata jT ifia la porta del Palagio aperta ,
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* 78 L A '
F V G '
A>
1
IH 119
k
Jpuant'oro inuolge tra le p illici' onde Vero c , di eli*ha per l'artì fte preuìfo ,
Ji Gan?c » che leuar vede il Sol primo » Ch amar pur dee,non soJe n ciò s inganni»
dittamo di pretiof il T avo afe onde Amerà pur » ma non con altro acqui fio
Per cntroillettofùo palufirc &tmo Che di rabbiofe deferali affanni »
A lei perule ne . A lei le Ninfe bionde flit in di per euitar fato sì tnjto >
Pii, in del' II ermo in siami il ricco limo». Si difpofe funga a menar gli anni •
A lei del bel Pattolo entro le vene £lu in ai e[eluder da se fmprele piacque
Sudan mtli'altre a erme IIor l' arene* Ogni commercio E q ti ^t litania tacque »
.
125 130
Prodigo ognor fuo dritto offre a cefi et Dal defo di veder ciò 1 he'l def inir
il S angario » otte Miào, hebbe a lattarfi Porti di nono il G tonane inuaghito ,
Lidia , Frigia » Cilici a, dire ama a lei Dela Ninfa gentil » del Cagnolino >
Cumulan fole ilor thèfon fparfi. Che mojtran la via feguc l'inulto»
gli
I Pan noni , 1 Fenici e gli Eritrei
» Il Cane adulai or prende il camino
Dele ricchczzelor non le fon fcarfì ». Per l'ampia valle av cuoio e fpedito *
Il auree Molttccbe , e Manzanara , e Norie- E declinando il calle erta CF alpefro »
II ebbe dal Ciel di dominare in forte ». S c egli e sopre in an dado u piano fi defiro»
126 n*
il gran Nettuno » e la cerulea moglie Del vaio animaletto ammira e loda
T heforieri le fono e tributari»
, Aion la strana e Barbara ricchezza ».
JM andana a lei da' più remoti man > Ambittofo pur di fu a bellezza ».
E quante rner eiefrane ,e quante [paglie Con la lingua fcfliua e con la coda »
furano ai gran naufragi 1 flutti altari*. Lu fughe noie il lecca eli accarezza». »
Tutte fon poi per vie chiufe e celate L rge in alto le zampe » e non mordaci.
Dai Folletti del’ acque a lei recate ». Co lafluì latrati alterna 1 baci ».
I2 7 131
(
Oltre l'hauere » ond'ella abonda tanto ». Per ombrofi fentier ne vanno in[teme
Ch'ogni voglia può far contenta e pagai. T rauerfarido la flua » e la campagna.
Oltre il fauer » per cui riporta il vanto E in cola dirne ale radici efreme.
Dela più dotta , e più famofa Maga ; Si termina il vallon à'vna montagna y
l'edrat beltà , di cui non mirain quanto No dal fan cuti » che pur alquanto tinte y
Circonda tl Sol la più leggiadra e vaga Si. dilunga la guida 0 lacompagna . ,
celi adora per fùa Dea l’ifoianojlra». Cli'e vu arbor fola , e fembra vna forofla ».
128 133
E alfrena s appalla » Grande c la pianta ci oltre i* effe r grande
dr t ben tale > , ».
. Che non le manca ogni perfetta-co fa do che d'ogut si u por trafende 1 modi »,
».
Se non che’l fafoin lei tanto preualc » E^che ne' rama » che dintorno fpande ,
Che non la fcaldo mai fiamma ameròfa.. Son d’oro 1 frutti ben mafie ci e [odi»
Non cura amante » eli al fuo merlo eguale Ma quattro vaghe Arciere ha date bander
Degno non fta di sì pregiata fpofa ; C he fimprc notte e dì ne fon cufedi ».
Cenno l'altra ale Ninfe , indi ale co/e Ma pere hepiu perfetta e la fi/lanza.
Dimandate da lui così rifpofe . Molto di vita il viut r voflro auanza .
*35 140
Egli fi trofia vna natura a parte , Vnafai qualità non fi conforma
Clic trai fempltcefpirto,e l'bttorn copojlo Vofco , ne par ch'aiefjcr voflro arriui.
Pero cb' ir non fipuò da parte a parte Che l' buoni di corpo, e d'anima sinforma.
Senza il debito lor mezo interpolo Ma qu e(h intatto d'anima fon prtui j
L'vno e fempre immortale in ogni parte Onde fiben per la più nobil forma
L'altro il corpo ala morte bà fottopofi 0 . Reflan di voi più lungamente viui,
Jl terzo , che non } quefto, ne quello » Effendo fol corporei , e Spiritali,
Eà m se d'entrambo vn Himeneo nottcllo . INafono cor rot libili c mortali •
36 * 141
Sin afi meztne dunque in fragli ejlremi Nafcon difs io perche coni Iran communi
,
Volfe Ciout crear que/le fatture Con Phuotno intuito e le parole e tgefti ,
Onde ficome degli Det fupremi Ceni han nelc freddure e ne' digiuni ,
6
Gli Intorniai fon quaggiù viue figure ( fuai tal corpo richiede ) e cibi , e vefii
fi/ue(li del dtuin flato in parte fierni /Quantunque negli affar loro opportuni
Son degli buornim ancor vere punire Sun più pronti , c vaiaci, agili, e prejìi
,
E come loro irnagini ritratti Così non è di generar lor tolto
Sifonagitano ad efi in tutti gli atti • E del confort io human godono molto .
13 142
Dan corpo sì ma p a
, fot file e raro Hanno anco ilfinno , e la vigilia , fr hanno
Chi '/ voflro , c nulla 0 poco bj del terreno . Piouidt n ai tirali infinti ,
al' opre ,1
*
3« 43
1
Donno fenza lafilar ni 1 fegni impreft Come fon l'aure molli e l'acque algenti ,
Ealfarle porte , e penetrar le mura , Le pi fii c degli a ugei trafi allo e gioco
,
Come folgore fuol , che tju andò fende Così fino a co(lor care c gioconde
La vagina non tocca , fi ferro offende . La terra , c l'aria , e le fauille , e Sonde •
H abita
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280 L A F v g a;
144 149
Habitat alcun di lor letherc a sfera Ter mille obliqui e tortuoft giri
Altri la region fot toc eieft e > Serpendo fenza termine la fiala*
Altrifonte, rufel, lago , 0 riuiera E fenza che di del raggio fi miri
Altri rupi , vallee , bofichi , e forejle 7 rà profonde ruintingtù ficaia .
7 uttedela feluaggia vltima fchiera Sente A don , quafi greuc aura che fpiri
Son le Ninfe che vedi , io con quefle & i Ad bora ad bora alcun vapor , ch'effala,
r.ta ciaf un a vn arbore e cornmefia E fuffurrando feoterfi fot terra
fluafi del vino legno anima ifleffa . 1 venti,chelgran monte tn grembofinA.
M5 150
T 'ha Tanni) e Lari , e Satiri » e Sileni Vnbora e più per l'alta gola angufta
'Tutti han frontecornuta , e pie caprigno . Di quel gran labirinto andaro al baffo
Siam noi pur come lor , Numi terreni 3 Finche trottar cene ani tà ve tufia ,
Ma di fefo men rozo benigno . , e piu Moue a [carpelli era tagliatoti faffo.
lngombran T altre ad altre piante ifieni A quella buca hornai dagli anni ftufia ,
,
Jo qui con quefle in q uèfio tronco alligno , Sempre al buio e tenton drizzamipuffo,
,
E per legge di Fato , e di Natura Enclc foci lor [picei ar da' monti
Mele noci a me fiacre ho femprecura . J ’idero m
vi ut gorghi 1 fiumi , e i fon ti
14 5 V51
Tacque e le Ninfe del frondofo monte
, Viàer per tutto in congelate gocce
Terfa Adone affrettando il pie veloce , Tender mafie di vetro , e di ebrifiallo ,
Corte [(.mente giti binar la fronte , E [ufo fuor de le forate rocce
Affabilmente il faiut aro a voce . In vane vene fp urgerfi il metallo
Voi lo guidar 0 vfficiofe e pronte Jfuanto nepurgan poi coppe Ile, e bocce'.
Con mille ofifequij al' ammtrabil noce 5 Nero li ut do , rojfo , e bianco , e giallo ,
,
Jo dico il Cagnohn, che già primiero Paffa dietro a colei 3 ch'cfiua maeflra ,
7 rotto pofando in quella felua il piede . Delaciecacauerna entro la bocca ;
Cangiar la fpoglia, e u orlar l’afpetto . Che dela bella Fata c fonte , e bagno
I57 !
162
Videla apunto allbor , che per vaghezza Quelfonte è il centro onde la linea pigliA ,
Di prouar qual natura hanno i ferpenti. Ciafiunadcle uie, che dianzi ho detto
Forma di rerpe al' immortai bellezza 7 alche la nifia è bella a merauiglia,
Daua.con incantate acque polenti E /copre di lontan qualunque oggetto.
Ella c sì fpeffo a trasformorfi altezza , Circonda il bel Giardin be quattro miglia9
C he non vo che tu fugga 0 che ponenti ,
} E’n ciafcun capo è vn bel Palagio cretto ,
S ’a/tien mai, che t'appaio in altre mtbra E i Palagi non fin di rozà fitfit ,
Che non e pero tal,fibene il fernbra Ma tutti di diafpri , e di baiafi
158 i6 3
,
lp mal punto cosini videla apunto Chrifi aliine fin l acque auree 1 arene. ,
‘
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8 fi LA F V G A,
69
164 1
165 1J0
Non so pofiìa in qual guì fa, 0 per qual via La gonna, ch’era ancor difi tolta e [cinta,
Fafi il duro metallo habile aleulto, / bei membri copri a finz alcun manto»
0' di Natura, 0 d' Arte ìndufiria fa Di broccato, e dirafi era diflint a.
S
S i nutrìfi e
, s abbarbica , e s infronda ,
- Semina di ricchezze il verde prato »
E di tanto fplendor vefi e il faofi eh. Mentre i biondi capei pettina e terge.
Che può quafi abbagliargli occhi del cielo» Tuttodì gemme il fuo Lutei no afperge»
i 6 j' 172
,,
Pompa non vìfia, e nort creduta alt rotte Giuntole apprefio Adone , il piè ritenne
Veder forger dd terra ibeìfampolli Pesiere n te a mirar tanta beliate
'
Accioch' Adon non he refiaffé vccifo Ma pofe all hot su T infallibit' arco
Cf/vnicaluce gloria e del fu 0 regno; De' più pungenti e trafittiui vn dardo .
e
Ma vuol perche da lei viua dittifi
,
Vhauerlotcfo, e poi fioccato e [carco
M achinargli tra via gualche ritegno ; Fù filo vn punto,al balenar d'vn guardo.
Onde fin colaggio , douegti intende Onde la beila ammaliata Maga
Starfi la Fata, a fatti aria fende* • Senza fini itti colpo hebbe la piaga .
:lofio
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CAN T O ;D VOPECIMO. .1:83
74 i 179
Lofio ch'ella in A don fermo le ciglia , Da lei fu in vn Palagio A don consulto
Priaferii a, che vifi a effer s ac corfie . Locjual fra tutti i quattro emMpJÙ bello,
timor, vergogna,* meraviglia
Stitpor, mancava il compimento tutto
Piè gli
la tenner dubbia , e dela vita tn forfè . Di quanto può mai darfquadro, Modello', lo
Pallida pria divenne, nidi vermiglia y Et oltre con toni' arte ejfer cofiru fio,
E per le vene vngran trtmorle corfi . Sluanto conuienfi a ben formato ho)l4io,
Sente.quafipermezoU core aprirfi , Gli aggiunge* tuttavia fregi maggiori
;
A’r sdenti'ani fue punto fiche* mirfi . Lalujfuria degltofiri , f degù odori,
1 ?5 j8o
Ealfircn*,che miri ? ache piu fai E va pur fece, e mai da lui non parte
Sofpe/a sì? queft'ètl fembtante itlejfo Il faljo Duce, illufinghier latrante,
Lungo tempo temuto Eccotihomai . fìtte le he da primato folitarla parte
Del' ombra il ver. che miri?*gilè. bendejfi. Dietro ala. Gemagli comparve attente ;
flue/h fon pur que luminofimi Et hor di Manza infan za* parte* parte
Che già tato fvggtviyhorgli haidaprefy D’Adon guidandole eguali piante, f
Per che non [chimi il tuo dolor fatale? rar voglia a lui. di quell'albergo lieto
Dovè il tuo fienno ? 0 tua virtù che vale ? Mofirar piano aperto ogni ficnto • &
• 176 j8i
Mira, e non sà che mira, e mira molto , Erad'arnefidi fottìi lavoro
Ma poco penfa , e filtrando anhela j uttaguermtala maginn reale,
Vana il colore, tl favellar l'e tolto , E di bei razzi haue.a di [et* , edere
Stà confufa e fmarrita, auampa, e gela Corredate le camere, e le fiale
T ienfifoil guardo in quel leggiadro volto, Veduto non fu mai maggior thèforo *
Abbafifia gli occhi per fuggir l'ajfabo Vfci, e sbarre hauea d'oro , & ajfie * travi,
Voile mani incrocicchia^ gli, erge in alto . E chiodi, efibbie,e chiauijìelli,ecbi*vi
t77
Fan l'occhio infietve, tl cor dura contefa, Kel fialir dela fera apparecchiata
Quel fi rtuolgc a vagheggiar la Luce ,
Ih la folcnne e fonavofa cena
Sfu efio per no. languir e in fiamma ac cefa Che di tutto quel lujfo, end' c lodata
Vor ria fuggir l ardor, eh ella produce. La più morbida vita, apien fu p.un*
L'vn brama gioia , e l'altro teme ojjcfit Ma la pompa più bella, e più pregiata
E pere he 7 cor del'occhio e guida e duce, •> Di quel pafio real fu (aifrena,
Di ritirarlo a piu poterfi sforma Ch’ovunque 0piatto tocchilo tazza Ubi*
• Ma L'ogget to.de l belio tl traggo aforza. ; Addolcifi. e i Ucor,condifu i .cibi.
178
Saetta e la beltà , che l'alma vccide . J alforfè apparve .la juperba e molle
Subii am ente, e paffia al cor per gli occhi • Donna del Faro al Dittai.or Romano ,
Eù la beltà, eh' ella in mal punto vide. flu and ella vincer co' begli occhi volle
Apunto come folgore, che fiocchi Chi vinfe tl mondo con l'invitta mano.
Fi l'occhio, che feguì[corte malfide, (chi,
jr Tai di Splender magnifico fatolle
Llgal ghiaccio fin,/ amen che raggio il toc Menfe apprcfto per adefcarlo invano
c il and' cfica vicina accender fuole y Poiché degli anni il tradì ter del Nilo
E ferir di fcintillc il vifi al Sole • .. Riebbe al'hofie Latin reafili filo
Va fin
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2.3 4
184
L A F VGA,
189
Vaghi fanciulli a fiondi cetre, e lire Hor dele laute efplendide uiuande
Proclamavo ilfetiin lieto e giocondo. Chidtfiriuer porta le me vaniglie
Altri vennero il defeo ad imbandire Dì gemme, e d cr con artificio grande
Di cui fafio maggior non vide il mondo. Seulte fon le u afilla, e le ttouighe
Jl loco, eh'a qucll'vfo hebbe a feruirc. Coronate di trecce, e dighirlande
Era v» gran tabernacolo ritondo E perfi ,e gialle, e candide uermiglie.
E fpatiofo sì, eh' ancorché tmmen * Gran tnfcdi,e triclinij adamantini
fi,
Capir potè a nelfen ben cento menfe Serbano in ricche coppe eletti ut ni •
185.
190
Torma n cento colonne vn ampia loggia T ape ti d Alefan ària alpavimento.
Locate tn cerchionefon di bronzo a gii io, Di Perfia, di Damafio, e di Sona
Soura cui l'epistilio alto s' appoggia Face ansifivano, e ricco addobbamento
Che folce del cenacolo ilfiffitto • Ch' apena il piè di Cidpeìtargliardia.
Per mezo in giro fi difpiega a foggia Ma di quel vago e nobile ornamento *
Hauti i bidche,purpuree,azurre, e bio ode, E del fio corfi e [plorai vice amante
E daltri più color pelli Di Fere, A quelfoco immortai, che l'innamora,
Tere non note altrui, che quinci, e quindi E di cui piagne la velocefuga,
Mandan dirado ogli *
Et biopi, 0 gl' Indi. Degli humtd occhi le rugiade afetuga. .
l8 192
7 .•
preffo que' vaghi e variati velli, Così la Donna a quelle luci care
Sour'alte bafia piè dele colonne Tifaua in tenta, onde pende afiofato.
Scolpite da più celebrifiarpelli Dolce principio a lunghe pene amare
y‘hà cento ttatue dhuomini,e di donne il famelico fguardo innamorato
Son d alabastro ifimulacrib.elli Dopo il nobil cornuto tl fè lauare
Lunghi mati hano in torno, e lunghe góne* In un bagno di balfamo odorato,
.
Ciafi uno in man con vn parlar che tace Eu infufedi mirra urne lucenti
•
Tiene b lamina , 0 libro, 0 vergafo face• Con altri fini e prettofi unguenti . .
188 193
Dì quatt Tate ha il modo hauui ifimbiatf Porian tante delitie,onde Ladefia,
,
v
1 cui nomi nel marmo il fabro firijfe Ogni altrofeccctto Adon)rcndcre allegro.
D' Indouini, Stregoni, e Negromanti, Ma qual' huomo ficui grane ognor più cref
Maghe, Lamie, Sibille , e Pithomjfe, Lafebre na,c be' l tiene afflitto et egro ( ca
E l'opre lor co' lor più chiari incanti No perche giaccia in molle piuma e frefi a
in altrettante poi tauole affiffe Sente al*interno ardor ristoro integro.
Tra l'vna e l' altra imagi ne ditti» te à' Amor langue, alcun diletto
Tal'et, che
Eccellenti maefiri hauean dipinte . Non pub quiui goder, chefia perfetto.
Et
Digltlzed by Qaogle
CANTO DV ODECIMO. 2.8/
194 '
.199
Et del Uuacro vfeìio in più fccreta lìor fi none piacer none affanno
, , fi
Stanza ricoura , e fi tipofa in quell a • Dunque e vano furor, dunque e follia «
Trabacca v ha , cui fa di Frigia feto, Folle non e chi teme il proprio danno j
Sour alato Morefio opaca ombrella • Ma cheprò , fi noi fugge , anzi il defia ?
Ma non ripofa intanto , e non s'acqueta Forfè amorinon amor. S’io non mingano.
lì addolorata e mifera Donzella , Odio pero non e. che dunque fial
Ch'vn mordace penfer , tarlo d Amore 9 Che fia(mifera) quel, che'l cor m'ingobra
L'è fprone alfianco , eie faetta al core * Certo è penfiero , b di penfiero un'ombra .
195 200
Arde, ma non ardifee , e teme , efpera • . Mafe quefto è penfier , deh perche p enfiti
Tutta in ciò fermale d'altro alci c alpoco', Crudo penfier , perche penfar mi fai ?
E come dritto ala fua patria sfera Perche , s al proprio mal penfi, e ripenfo i
S’alza da terra il peregrino foco. Tornofempre a penfar ciò ch'iopenfai l
Così i ali am orofi apre leggiera Perche , mentre in penfar T bore difpenfi l
Verfi i begli occhi , odefuo proprio loco Non penfi almen di non penfar piumati
L'anima innamorata, e dolcemente Penfi , ma che pofi'io ? fe penfi , inuero
Rimembrando , e penfando erra finente • La colpa non èrnia, ma del penfier0 •
1 96 201
Tace a la notte , e la fua vefia bruna Colpa mia fora ben , s'amar penfafsi.
Tutta di fiamme d'oro hauea trapunta, Amar pero non penfi , amar non bramo •
Efenza velo , e finza benda alcuna (ta, Ma non è pur come s'amar bramafi , ,
fluefia treccia a quell' altra inun cogiun- S'amar non penfi, e p enfio a quelch'io amo
si chiara , e bella in Ciel firgea la Luna Non amo io no . Ma che fana , s’amafsi ?
Che detto haurefti, É certo il Sol,chefputa\ lo dir noi so ben , ch'to non di amo
; so f
Forfè indietro nu olio , a noi col giorno Non difamo, e non amo. ahi vaneggiale,
Fà per nouo miracolo ritorno Fuggo damar / non amo , efino amante
*97 202
. „ „
Lafiia le piume imp attente , e forge Amo,o non amo? 0 ime, eh' Amor'è foco, (ciò '.
L A F V G A,
204 209
Jr'/rcntil cofa Amor Ma qual degg'io . Sofiafin a èia prima . In grane afpetto
In amando fpcrar frutto d' Amore ? Rii un ccfici maturità fenile
lo frutto alcun non fpero , e non defio ,
Caria d' anni, e di ftnno,
e ihiude al petto
Dì: que ama tnuan, quddo pur' ami, il core . D'honorati penfier fchiera gentile ,
Cor mio , deb non amar . quefi'amor mio Sprczzatrtcedel gioco e del diletto
,
Se fperne noi fojhen ,come non more ? Sdegnatrice d’ogni opra indegna e vile
Lafia , a qual corparìio ne fon priua ? Senz alcun fregio fi mp lice e modefia
£ fi priua ne fon, come fin vinai Bianca il cnn,tia ca il ve lfilane a la vefia
205 210
Jo vino c moro pur ; mifera forte
, L'ultra 1 doni a s'appella agli atti, agli anni ,
Non batter corone fenza cor languire » £ ulta diuerfa agli habm , aifembianti , ,
Lafctar la vita , e non fin tir la morte Dele cure nemica , e degli affanni
Ahi che quefto e vn morir fenza morire , Sol degli amori amica e degli amanti • ,
O' quel chc'l cor dai anima dia t de Porta ognor fenza legge e fenza freno ,
lì il ral, che fere a morte , e non veci de-, Il rifo in bocca, c la lafeiuia in feno .
2 c6 21
Ve cifi no ma di mortai ferita
, cofloro apparir trema e p auenta M
Impiagato il mio cor, viuc in altrui. Come fu ole a gran foffio arida canna
Jfuct t b"c filo il mio core, c la mia vita
, L' immortai Damigella , e coprir tenta
lìauiua s) y elìcgli hà filvttain lui . Voce ulto incendio, che lfuo petto affanna
Mcrauiglta ineffabile in udii a Difiimula il dolor , che la tormenta ,
Jo non ho core e lo mio cor riha dui
, Tronca ifofpiri , e l'altrui vifia inganna «
£ per quella beltà cb'amo adoro , &
Ma chi celar può mai fiamma rinchtufa y
,
w
Indi del*alma fign orla fi mife* Sappi (fifaggia fei ) [pender quefi'hore
2 1 8> 223
Valte bellezz e , e le fembianze honefie , Cosìfauella , e ve le n tier Por ecchia
Chefan di sì merauigliar Natura ; Porge la Fata a quel parlar foaue ;
il dolcefgu ardo , il ragionar celefte , Ma mette alaltrainfrote ellafi [pecchia*
Che con stranio piacer Vanirne fura y Sefiejfa affrexa,e shigottifie e pane.
Il tifo a tranquillar lafpre tempefie Dela-filiera & honorata Vecchia
Po(fente e fi hiarar la notte ofiura*
r't T e me lo[degno en reu erenza l’haue *
,
L'andar > lo si ar piacquero , oimc ,sìforte Da lei fi guardale fu e lafe tue immonde*
A gh occhi mieixC J/to ne laguifia a mone * Che coni m unica. a quell a, a qrtefaafirdt»
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x88
224
LA F VGA, 229
J 't detti dell' iniqua inftigatrtce Fai proprio a quel parlar verace e [aggio
con torto[guardo , e torno ciglio
Coftei Dela cieca d‘ Amor l animo afflitto
Veggcndoa [ciotto [ren quella infelice Che [marrito d' honor l'alto viaggio
Correr per viafiniftra aito periglio , L’or me figuia del vago cor trafitto
A se la chiama , e Figlia odi ( le dice ) SI» af nfc offa da celeft e raggio ,
Odi (ti prego ) il mio[e del configlio . Subito ft riuolfe al fintier dritto .
Non gir dotte coftei t'alletta e [prona , Giàfifieffa riprende , e già s'appiglia
Ch e contrario a ragion quanto ragiona si la fiotta le al ,
che la configlia •
225 230
Mille honor chiari affai fouente annera Dì tutto ciò l'adulatrtce accorta
Picchia macchiarvi mecchefai? che penfi? Di contrario heor tempra l’vnguento ,
Aon faiych'a vn punto [ol la gloria intera E con più dolce medicina apporta
In molt' anni acquetatala perder vie nfi ? Refrigerio al'arder , tregua al tormento •
Aon del piacere aliettator de' [enfi. Così parlando. E che [ciocchezze io finto ?
Con quella honorem prò maifempre vano Odi[ano parer , configlio degno
flucfìo produce[ol vergogna , e danno • Di [ùggia mente , e di maturo ingegno,
226 231
£uaiinfanta fifptnge i tuoi defiri ? Portar [pimento a chi le chiede aita ,
Che vuoi tufar d'vn vagabondo amico ? lmpor gran pefo a chi le forze ha frali.
Vn che non hà( [e con drit t occhio il miri ) Predicarfole , e del'altrui ferita
T et t offe [uolo ? vn peregrin mendico ? Venir con ciane e ad mafprire i mali •
Ma qual certezza hai tu, ch‘et no s'adiri ? Sì sì, di chi goder cerca la vita
Chefai , [e quanto è bel, tanto e pudico ? Hanper Diogrdpeficr l’ombre inferudii •
C he[ai [e d'altrofoco accefi prima ,
,
Gli habitator del Tartaro profondo
lituo amor nulla cura , e nulla liima ? Curano affatelo chefifa nel mondo •
227 232
Dunque vn viifante>vnoftranitr doztllo, Ma dele regioni horride e crude
Veduto apena , hauratti infua balta ? Aon ama anch'egli il rigido T iranno ?
S'auten , eh'ad altrui grato , a te rubello Forfè di t ani ardor nel petto chiude
T trifiuti, e difcacci
, oime che [a? Aon[cufera 1altrui mortale affanno ?
Drifter Demogorgon con qualflagello JL' ampia legge d' Amor ne ]uno efi Ih de
F per la cupa nebbia il torto calle Aon può dunque adempirne il fuo difetto
Del vìcinprecipitto orbo non vede, Chi di beni , e ricchezze abonda tanto ?
S'improuifi balengli occhi , 0 le[palle Pur come vn vago e[ignorile afpetto
Squarciando l ombre ,0 luce altra gli fede, Aon curi Amorfiafol riguardi al manto
Volge con pa(fo ancer dubbio e tremante E benché in vefia lacera fi chiuda ,
F uggendo il rifchio,a buon camin lepiate. Reità non s'ami più , quante più nuda
Ocome
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CANTO DVO DE CIMO. 2 39
uff*
0 come è lieti e a chi dolor non /ente Tace> nè dà, fuorché fiffiiri, e ilrida
Non [ano fiotterei rendere accorto La combattuta Donna, altrarifpofla.
CoJÌ etiche de l'età lieta e ridente Pur le terga volgendo ala più fida,
?affato ha il verde, e difuo corfi è in porto, Tnettamente a quelparer s'accofta j
Satia homai del fiiacer ,fiueramente £ fra fuo cor dela fallace guida
£ Nega al' altrui digiti n picciol conforto L' empie lufinghc di ftguir dtjpofia.
£ ciò c batter non fitto , contende e vieta Al partito che piace ^alfin fivolue,
A giouenil defio vecchia difcrcta . £ quanto hà detto effettuar rtfilue »
.
2 35 240
Ma credi tu , che quefia tua fiudica , Là do u e giace Adon perche la
,
doglia
Che sì[china d' Amor fi mefira in detti , S i sfoghi in parte , e più non la confami
Se richiamar nela fu a fior \a antica Vajjene ignuda, efenz,a alcuna fpoglta
Gli anni frefiht fio t effe e gio utnetti Tutta tutta fpirante Arabi fumi »
ó' s' amante trouaffe , a lui nemica Vigilauano accefi entro la foglia
(Come in fiarole afifiar) fnffe in effetti ? Quattro in aurei doppieri ardenti lumi,
O ’
che'n su' l fior dela beltà perduta Ma fparfi de begli occhi i raggi intorno
T ant'haueffe honefià ,
quant'hà canuta? Vinfer le faci, e mutar l'ombra m giorno *
236 241
Bellezza, giouentù 3 gratta amorofa Trofifio dura battaglia , 0 bell' Adone ,
Nel configlio difior di , infermo IIanco Che non fi Jdegni poi quando fi defii.
A penfiervari,e di falute incerti Polle che penfi ? mifera che temi ?
Dubbiofi ttolge, e d,'hor in hor vien manco. Se fapefisiqu ai doglie ile tei tapprefii.
Così coftei de duo rimedi offerti Per mitigar tanti cordogli cfiremi
A maro, e dolce al tormentato fianco. Da' bei rubini vn bacio almen t or refi •
Il miglior non diftinguc , afferma, e nega Fallo non è, poiché d' Amor t' accendi »
Hot a quefto, hor'a quel s in china e piega . Furto non c , fi quanto dai ti prendi .
L’Adone 3 dd Caualier Marino. r 3 .
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2 9
. ^ ••
LA F VGA, 249
244
li, che leggìi* dormimi 3 e n parte tratto Intenerìfii il tuo felu aggio ingegno
S'hauea del fonno il naturai defio Predi il crin,cheEortuna hor t'offre ì dono.
Ch'altro amor no ebuienfi ad huosì degno
A quel moto fi[coffe , e stupefatto
Le luci in prima , e poi le labra aprio . Che di tal Semidea qual'to mifino
,
Chi fe' tu diffe . Et ella inlangutdatto, Pojfeffor del mio cor, nonché del regno
L'nfuon piano e fimmeffo ,lo ritifon io Far otti, e ne terrai lo feettro e L trono ; ,
Jl lei Garzo» ferie fot traggo e felle, Stendimi quella man Aafciac'homai
ondio tu t t'ardo '.
246 251
Eia dunque ver , eh vn raggio amato e caro Poiché tra lo ttuporc , e la pie tate
S t poco curi il »> io torm ento amaro In fu a voglia 0fimofi al' afecitate
Che'» tale Tlato abbandonar mi vuoi ? Piote non men chefiglia afipe al'me Anto .
Angue già non fin' io crudo e maligno % Sopir pero quelle fauillc acccfe
almen cortefe.
Kè tu jet di diafiro , b di macigno . Volfi fieno» pietofo
,
,
247 252
Ma fe nato di quercia afpra e villana Vn non so che di molle il cor gli siringe
Lofi la ira Rifa, tra gli Ar un afpi Ma la fomma beltà ch'entro ve chiùfa
,
E. fe b cunto de Refrema
Tarda L'ingÓbra sì, ehogni altro amor ne fptngey
Donde gelile bave fu , b 1 ghiacii C a (pi , Onde vezzi , & offèrte odia , e rie u fa •
Temprar lo filtgno, e moderar l orgoglio. Così dicendo 3 hor la corregge , hor molce .
248
toglia
Già non cheggìo, che tu'ami , i c /seggio filo , Donna, affai ti degg 'to , pria chefifi
Ch'amar ti la feti e non eh a me n pieghi, fifuefio deuer ,fi difdorrà la vita .
Eia eh' almeno difprezzi tl miogra duolo J Finche chiùfafia l'alma in quefta fpogllA
Piacciati vdìr non cffaudire 1 preghi. Falfirena nel petto hauro /colpita
Solche'» pace mafcolti io mi confilo , Così fignor fufis'to d'ogni mia voglia
Ucn mi negar pietà y s'amcr mi neghi . Come pronto m'hanrefti a darti aita
Fonte efogni mia gioia , vnico mio Eia che pofs'io ? Forza d'honor mi moue
Dolce ben , dolce mal, dolce defio E tener di defiin mi chiama altroue .
Tee
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CANTO DVOD E C I M O.
25 9
X eco medito amerei ( lecito foffe Muta ì confiufi , attonita, mentirgli
Rimaner fra tant'afi a trafili darmi , In tal gaffa parlò, tacque , e fiofiferfie
Che quanto mai dal'onde azzurre * ò roffe Falfircna infelice , e gli occhi begli
Sol per vederti , e poilafisù tornarmi Deh fua nudità ps.rte couerfe
Che fe gli affari miei ti fuffier noti , E' l bel r offor de la vergogna aficofe ,
Compatirefii ai min perpetui moti. Chefidine afiam me aggtunfie , e rofie a rofe.
2 55 260
Sappi3 e credi , ch'io e gli amor miei
i amo ,
Nel cor di grane doglia oppreffo e carco
Non fìa mai che dal cor tempo mi fucila • Palpa aro gli [pinti infelici
Ma deut amar t
vera amante fei ,
fe Se non lafitò ( che non polca ) Vi» carco
Ch'altri ami in te quel bel , che ti fa bella L’alma , cefisj da' fu 01 vitali vffici .
Ah c' bau effigia tu » mai non credei C hiufio trou andò allhor l'vfato varco
Sì di sì vile amor l'anima ancella , Le calde dela vita aure nutrici
C h'ofeltrar ne deuefii il lume , e'
l predio
In preda la me[china al duolo amaro
Dei chiaro ingegno > e del coftume regio • Viua y ma femmina abbandonaro •
256 261
Doue rotto ogni morfò ogni catena , E Vabbandona ancora in quel cordoglio
Di ragion d' bone fi per torti errori
, ,
Colui, che puòfol darle anima, evita.
Corri precipuofa ? affretta affretta Ma che fia crudeltà creder non voglio »
Cotefti tuoi lic e nt lofi ardori Se la l afiia in tal cafi e non l’alta ,
,
L’alta follia, eh'a vaneggiar ti mena , Qnado haurebbe a pietà moffo vno feogiio,
Volgi a più puri > e più lodati amori » E qual felce più dura intenerita .
Dunque terrena Dea , Donna diurna forfè per non mirarla afflitta e trifia *
Qualhot malgrado de la firagil /alma Ne ciò reca a uirtù , eh' e fuor d'ufianza
S’ama infiume > efi goaealma con alma In sì fragile età tanta cofianza .
258 265
Confinti homai , ch'io de tuoi regni il piede
' Non tofìo a’ primi colpi , a'primi uenti
Tragga e prendi da me l'vltimo a Dio »
, ( Dici ale) antica r onere s'atterra.
Teco a me dimorar non ficoncede * Altri non mancheran mezi poffenti
- Soflten (s'ami eh'io Rami ) ilpartir mio . Da far cader qu efia gran pianta a terra.
Portalo in pace e (come il tempo chiede )
, Lostimuio de l'or prima fi unti
Vinci la pafsio » , doma il defio Campton, che vince ogni 0 fi mai a guerra*
Sappi effer faggi a, e con miglior configlio Sai, che effio e del'ha omo il sague.eC alma ,
Rafie tuga il pianto ,e r afifierenatl ciglio • E di petti piuforti hebbe la palma
X 4 hOl»
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l91 LA F V G A,-
264 2 69
Non con tanto ttlaor
o dal Citi trabocca T i[coprirà l'occulta arte verace ,
il fulmine , ne fa tanto frac a(Jo> Che pub fupplire 3 ori e manco Natura,
Quanto fa l'or quando s'auenta e fiocca , In qual modo arrefiandò ilpie fugace
Ne cofa u 'hà , che gli rinchiuda il paffo . L'imperfetto metallo fi matura,
Abbatte ogni ripar , fiptana ogni rocca , E come dando il vento ala fornace
Ko ve il legno, apre il ferrose [pezza ilfa(fo. Conmoderato mantice mifitra
Se pur al)fin non gicr/eran quefarmi , Tempra in gufa il calor , eh' a poco apoco
Gioitala forza, tl tutto formo 1 carmi m Kefficacia del Sol s'vfurpa il foco .
2 65 270
Da poffanza infornai finno terreno Oltre qneftavirtù rara e fecreta.
fonie guardar , come fchermirfi potè Chia tutti configli ir non fi concede ,
Tteglie al'an^ue, al leon l'ira , e'I ueleno Onde vita trarrai contenta e lieta.
Il mormorto dele tremende note • Come colui , che quanto vuol ,pofiiede
Pub de la terra , e pub del Citi non meno Dono poi ti farà d'vna moneta
Moueril centro , &
arreflar le rote , Chefempre a chi la [pende indietro rie de.
Torcer le stelle , e fanguinofi ,e bruna Se la fplendcfii mille volte il giorno
Par giù dal cerchio fuo fender la Luna • Mille volte in tua man farà ritorno »
266 271
Par tefi, e nelgiardino Adone arriua. yna fu a borfa àncor vb c babbi apprtffo ,
Che tra quelle iterdure erme e ripefi e La cui virtù merauigliofa c molto .
Al frefeo del rnattin fi riuejtiua Dentro vi erefi e ognor ciò che ve meffo
Le fpoglie , che la notte batte a depofie E rende al doppio più, che non n'e tolto .
Se no» fei (gli dice a) pritto di fenfi , Cosi dice a l'incitatrice afiuta.
ControGuerriera tal comercfiftì Ma' l Garzone a quel dir non piufifalda
Ma s'di' amor s'ala beltà non penfi
, Che foglia deb il Sol > quando più fputa
Di lei da cui sì [abito partifit.
> Gelo tlSettentrion , nettofa falda ,
Come almen non rimiri i beni immenfi falda in ruuido fin d Alpe canuta
Ch'acquifìddo cofiti, per fempre acquifli ? Per lunga età ben indurata e falda •
T*infiglierà le qu alitati ignote Non fi piega agli a[faiti , e nonfi rende >
Dticpietre x del' herbe > c dele notti M* come il megliopuò >fine difende .
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CANTO D VODECIMO.
2 74 27 9
Alma ingorda(rifponde)il del no di emme» Ella 5 che ben conobbe effer negletta »
Sempre del troppo i miei defir far fi hifi In quel grane mar tir viepiù s'affhjfe ,
Se di quante ricchezze » e quante gemme E di sì acuta e sì cru delfetta
,
27) 280
ìfducfl'or » che fitte tanto ha le radici Pofio fù quella notte in ben' agiata
Ne' petti humanii e che tu tanto efiolii 3 Camera A don ( che tal fembraua ) e ricca .
E'/e non [erutta d'alme infelici ? Porta non hà , che firn altrui l'entrata
Mtferia ili ufi re » idolatria di folli ? Ma quandihuò v’entra poi,d' altofi picca, f
Quei che ricchi fon pili , fon più me n die i Efnguifa di craticola ferrata
Quanto diuoran più »fon menfatolli . Con aguzzi fpuntonial fitol fificca ,
Con fatica s acquifi a » e con fu dorè , E forma atra prigione , 01* introduce
Rifchio e il ferbarlo , il perderlo dolore •. Ben angufio Jpor tei torbida Luce •
27 6 281
Giuro che dì cùfici l'amor non fpre^zo » Qui come in gabbia auge Ilo ùn rete pef e
Suoi thèfon appo me fon ombre , efumi • Prefo nmanefopnr qual damma in Lucio •
Più fua beltà , più fu 4 virtute apprezzo » Ma l effer prigionier men gli rincrefie
Che ciò che dar mi ponno ò monti , ò fiumi . Che ntrouarji ad altra Donna in braccio.
Ne qualunque torrei cofa di prezzo Sà,che'n carcere cntrando>almen pur'tfc
Più ch’vno [guardo fot de' fu oi bei lumi . Libero fuor di quel notofo impaccio .
Quant'or portan dal' Indie ò naui» ò fonie Ombre cicche ( die e a ) tenebre borre» de
Non pagherebbe vn fil de lefuc chiome . Mal v 0fi ro grado vn più bel Sol mifpiede.
277 282
Il uopo non fora di fofpirì , e pianti Soffri in pace 0 mio cor nodi e legami ,
A dtfporre il mio cor 3 s'ei fuffe mio • Soffri > e viui felice in fra le pene
Mancherà» forfè à sigran Donna amanti Qual'altra luce in q fi' horror più bramì.
D'altro pregio maggior , che non fon io? Che la memoria del tuofommo bene ?
Quanti fourani fica Principi e quanti, Purché lafc non rompa a chi fan t'ami.
Che porranno ogni fi u dio ogni defio
» Nonfi rompati più mai ceppi , e catene
Per ottener quel ben 3 che fènza meno Ma catene maggior temer non detti ,
Viettfi per grafia a chi noi chiede offerto? Quando quelle d' Amor ti fon sì liciti •
278
Dijfe > e da lei fù replicato a quefio , Se la glori a , che'l fato hor mi defiina
E per più vie con più ragion l'ajfalfe > Non fuffe da quel duol turbata in parte
Ma poich al fin col [io parlar molefio D’hauer la bella dr vnica Rema
Quell alpefi r a moli ir felce non vaifi > m
Di quefio cor lafc tata preda 4 Marte
Di Faifrena il cor dogliofo e mefio Il che pur de la gemma adamantina
A pafeer venne difpcranzc falfe Chiaro mi moftra l'in f allibii’ art e ,
Cercando in parte alleggerir gli ardori Quanto più volenner gli a fpri ritegni
De' malgraditi efconfolati amori • Sopporterei di quefii ferri indegni ?
O VlUA
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29 + LA
2S4
F V G A, CANTO XII.
O viu4 imj'fo del mio A'urne omo fu , Saluo vn fiocco di erìn,che*n tre 'eia accoz
Che n bel diamante effigiata fpiri y Sù la cima del capo , il refio è caluo (za ;
Che fà tcco il mio cor ? quanto beata Lia la calmele t a' vn a tigna brutta
Vidi condotti a fin gli alti de(in* Quafi a mofauo wtarjiata tutta ,
In quella rete d'oro imprigionato 289
Dolci[dima prigion de miei fifpiri *
' Lafuperhia dfJidrafge , e ['inclemenza
Quando (uperbo di sì nobil palma (Tal nome hauea L Eunuco a fpro e feu ero)
Rete tue irai età imprigionai queft'almA I Non traitifeio tirannie a infoie n za ,
285 Li ciré in fu a guardia Adori fu prigioniero,
dì hi quando fuor de le tue belle bracci Lia con eggtal cefianca, efvjfcrenza
(Careerfelice ) in libertàfu mefifa. Soggiacque a fetnpre al r/gorofi impero ,
Ver che dal mori algroppo, onde s allaccia y Quando p irfargli ognor fi homi più grani
Non fi di [carcero l'anima aneli effa I L'wdtfreto Portier monca le chiaui •
Deh peri h' io via a sì che non mi filaccia
, 290
Lavila h ornai fin fa la vita i fi'effa y Atti vso sì fermi, e sì feluaggi
Dammi conforto tu dammipoffanza
, Col bel Garzone il care crii r villano *
7 u del beli Idol mio verafimbianza •. Che fi non era da' celefi 1 raggi
2X6 S oc corfi delfuo Sol benché lontano y
Za cufodia del carcere rimifi Ai duri flratij , ai difpettofi oltraggi
Virata Donna ad un fuofchiauo Armeno» Di quel giogo cadea troppo in fiumano*
Degno fupp li do al mal che poi commifè » Sotto il cui fiero e Barbaro gouerno
Porto cofluì fin dal materno fino * Quafi il corfi pafs'o di tutto tl Verno ~
Ciuf0ferro gli fuclfe , e gli reafe 291
Data gemina fède ilpefo 0fieno Poco b nulia gli nocque tl Verno algente,
£ gli tolfe ala luce apena vfitto >. LI ere e del diuin foco, onde femprarfe «.
Vfficio ìnun di padre , e di marito • In mano il fido anelprende afinente ,
287 Ncfapea da tal vifia vnqua ieuarfe *
Corfc Ì Arabie , e per V Afiirìa appreffo Sourala bella effìgie egro dolente
Effercitofii in mini,fler ij vili . 0 quante notte e dì lagrime fparfi *
Solcan la guancia >ctial mutar del fejfo * Cot al vita meno tanto eh'a (ine
Sicom'vua appafì , rughe fenili Venne l'afpra flagtvn dele pruine *
Là doue il conio E zittio ha il marchio im - 29 2
Degl' infimi caratteri feruili» (pteffii- Tornaua Idonia con affé dio duro
E beninofra la voce , e la datura- A combajterlo ognor fenza ripefi -
L'effeminatafu a fieni natura - Lia del (ho cor l’wefpugnabil muro
288 T rou'o fempre piuforte , e più [cabrofio *
Sìcome hnom più fellon , così pili fiozza In fommad'vn parer le Donne furo.
Eìgura non vfcìgiamai del' aluo (\a r .
Ch'altro amor lo face a così ntrofo ,.
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L A
PRIGIONE
CANTO
DECIMOTERZO.
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AL LEGORIA.
A prigionia d'Adone con tutti gli ftratij clic fopport€L>
da Falfirena, ci fa fcorgere gli effetti della Superbia,
al fuo primo cllcre, allude alla diuina grana, laqual con mezo della
penitenza reftituilceall’huomoda fua vera imagine già contrafat-
,
lioned’ogni bene, brutto perla perdita de' doni della grafia, habi-
t aro re di cauerne per la danza delle tenebre infernali , declinato al-
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ARGOMENTO.
T E n t a la Maga inuan Parti profane,
Poi fchernir cerca Adon fòtt'altra forma.
L'addormenta, {'inganna, e Io trasforma.
Egli fugge , altri il icgue, ella rimano
i 2
tìifuìCh'alà tua lin- Da qualforza fatai , che gli corregge ,
gua* o Zoroaflro , 0 da qualpatto fon
'
legati e stretti ?
£' neceffaria, o volontaria legge
Con c effe tn prima au
torità cotanta ? Che sigli rende altruiferui , efoggetti ?
Donde apprefe il tuo fin afi chi tutto può * chi tutto regge
ingegno adejfer ma 7 ema d'vnhuom dtfubbìdtre ai detti ì
£* talento o timor itele he gli mone
(Irò , q
7 ant opre afar prodigiofe e none ?
Del'arte deteft abile , ch'incanta ì 3 -
Hit ira il piè dale vicinefponde ; D’vn acqua fé , che da tre fonti to/fe
£ ricamando insù ih umide fronti Difinta , c fi alza del finifiro piede
7ornan per iena fumi ai patrij fonti
i .. Il foco > e l'ho sita ad appreftar
fi diede »
5 10
Ogni fera piu fera ,epiù rabbiafa Conlacafla verbena, ed mafehiò ìncenfo
La fra rabbia addolcifce e dtftcerba. Le fiamme pria del' holocaufio alluma ,
Non è Leone alticr T igre orgogliofa, E di vapor caliginofo e den/o
Che non deponga allhor l'ira Jupcrba .. E l'ara e l'aria hornbilmente
, affuma •.
Vomita il fiel la Serpe velenofa Poi di viri ut e occulta al nostro fenfio
E i liuid' orbi fiuotfende per l'herba j. Dentro il magico incendio arde e confi ma
£ fmcmbrata la Vipera e diuifa ZI illc con f
ulcc tronche herbe maligne
Viue , e r integra ognifu a parte in etfi.. Herbe apena ancor note ale madrigne .
6 ir
Zia com'èpoi, che t verfi balbian potere' Deio stridulo alloro afperfc in efijo-
Di fep arare i più congiunti cori .<*
Le nere bacche innanzi dire effe
£*l commercio reciproco > e l piacere- Dela fico fèluaggia il latte efipreffo
Santo impedir di maritali amori ? E de la felce il firn c ella vi mifie ,
Come del' alme il liberovolcre- E la radice ,chà comma ne il fijfo
Anco fcaldar d'iuuolont ari ardori ?' Dcl'eringe [pinofi anco v in trifi
Et agitar con empiefiamme infine E fra gli altri vclen >che dentrev'arfe
Di maligno furor le menti kumane ?' La violenta hìppemene vi fparfe -
7 I 2
.Fa l sirena' a[petto } che piene haueffe: Arfe l'herbt , e le piante ad vnaad vna
Cinthia de l'or le fio le parti [cerne , Sette volte l aitar circonda intorno
£ t opportuno alfin quel tempo clcffe 7rè s inginocchia ad adorar la Luna ,
Che congiunte banca già le corna (freme.. 7 rè la contrada > oue tramonta il giorno ~
E vergendo anco in Ciel lefi elle ifi effe- D'vna pece ora poilanofa z cbruna
Seconde al'arte fina volge rf infume Con la manca tenendo tl manco corno
Nel loco vfato a celebrarfen venne Con la deflra il colici, tra i fochi, e ifumh
f
De' acrilegtj fuoi l'opra folenne.. 7 recento inuoca feonofiiuti Numi..
8
Sorge nel fin più folto » e più ccnfufò- Ementrecbe di Stìge^e Flegetonte*
D vn hofi o antico vn foli tarlo altare L' occulte Deità per nome appella
D'alti ciprefi incoronato e chiùfio Verfi di nero vino vn largo fonte
-,
Là donde il Sole Orientale appare , Infra le corna ala dannata agre Ila,
aperto a quellaparte , ou'hà per vfio Non pria pero , che dalafifa fronte
Depor la luce &
at tuffai in mare
,
fi
Di lana vn fiocco di fu a man non fucila»
.
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CANTO DE CIMO TERZO.
*4 r .
19
Pofcia con ferro acuto apro o fenfi e Ecco il cor di colui , eh 'io cotan t'amo ,
I a gola al'agna , e la trafìge e fuena , Ecco eh' io gli ho fett'aghiin mezo affifi ,
E del fangue , che fuor ne featunfee Ecco chel tiro a me poi con quefl'hamo
Caldo e fumante ,vn*ampia tazza hà pie - Già fabricato fitto fette ecchfi .
Co Ì (fremo del labro indi il lambific'(na• Eccofitte carbon fatti del ramo ,
Lieu emerite così , che l gufa apcna . Che già colf mia madre entro gli Affi*
Poi con olio , e con mele in copia grande DeJh dal facro mantice v'aggiungo , •
Ala madre commane in fenlo fpande • E fette volte intorno intorno il fungo .
*5 *20
Vna colomba ancor vaga e lafiiua Da abominandi
Sacrifici & empi
Vecifi di candor filmile al latte Cefiso la Fata , efi partì ciò detto ,
E poiché quante piume ella veftiua Perche contro colui , che duri
fi empi
T arpate l'hebbe apenna a penna e tratte, Ognor face a del fuo piagato petto ,
Donollein cibo a quella fiammaviua Speraua pur dopo miII' altri effempi
Finche fur tutte in cenere disfatte i Diveder noua proua e nouo effetto*
,
Vna ciocca di cn/i , ch'io non so come Sperar potè a rimedio a sì gran male ,
Dormendo Adon , confue fugaci frodi Se la Dea degli amori e degli amanti a
,
Mormorando tra se quefte parole . T occa col capo tl Cicl,colptè l' Inferno? (no,
Amo
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*oo LÀ PRIGIONE,
*4 20
Amo Hataa di nette , anzi dì pietra , Vendo la libertà , compro il dolore 2
Pertinace rigor , fermo defio • Sema fon di colui, c he' n career chiudo
Egli gela ale fiamme , ai pianti impetra E pago a prezzo d’anima , e di core
Pie di voglia cangiar mi voglio anch'io • Piati, efofpirjhe'l fanno ognor più crudo
lo non mi pento , et non pero fi fpetra, Da così caldo , e così faldo amore
Guerreggia l’odio fuo con l’amor mio • Qual mai potrebbe adamantino feudo
JJvnom effer nemico ,e l’altra amante Se non filo quelpetto andar fecuro ,
Hon so chi di noi duo fia più coftante • Altrui tenero forfè , arnesi duro ?
*5 3°
Veggio mouerfi ì monti anco a' miei verfi, O beata colei , che’l cor gl' impiaga ,
Non ammollirfi vn' animato f'affo • Telici que begli occhi , ond'arde tante .
’
T alhor de*fiumi indietro il pie conuerfi. Quanto 0 quanto farei etintender vaga
Ter mar non so d’vn fuggrtiuo il pajfo . Chi fia cofiet , chà dt tal gratta il vanto
1 mofin Immillai fieri e per iterfi , Ma di pietra per certo , 0 d'herba Maga
He d’vrìaltterGarzon l'animo ab baffo . Egli in se cela alcun poffentc incanto ,
Da me l'Inferno ifteffo e vinto e domo , Poiché giouan sì poco a far che m ami
He fon poffenteA foggiogare vn’huomo « Malie tenaci , 0 magici legami »
26 3 1
2 7. 32
Pregando, amando, lacrimando (ahifolle Qui tace , & olla allbor che ben pofiiedé
;
f
Le campagne dintorno, e le or ette Pende il fato da lei di molti uccifi.
Son di tronchi infipolli ingombre e piene. Che del'altafi utenza in dubbiofianno ,
Veggionfi tutte in quelle parti c n qutfle E qual di tanti dal mortai diuifi
Porporeggiar le fpatiofe arene Voglia ala luce rtuocar , non fanno.
Patte f efia crudel meri fé fu nette Se vuol tutti annodargli tt ami inafi,
A Lupi ingordi , altre Fere ofeene,
& Conrùen che ceda l'infernal T iranno •
Cb‘a monte a monte accumulate in terra E le leggi del" Herebo diftrutte.
Le relìquie a rapir van de la guerra. Renda ale fpoglie lor l'anime tutte.
1-' Adone>dcI Caualicr Marino. V Nor
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5 C 2, LA PRIGIONE,
44 *9
lìor del ni:fero corpo , a cui pr e fritta. il c crebro del' afpt do viftilla ,
L'ultima linea ancor non era in forte E la midolla del non nato infante ,
Lubrico intorno al collo un laccio aitta,0 E del nido Aquilino onde r apilla ,
,
li
E con groppi tenaci il lega forte. Vi pon la pietra grauida, e fonante.
Indi ac cicche piu lacera e trafitta H auut l'occhio del Lince, e la pupilla
Ref i la carne ancor dopo la morte Del Fafilifio e del Dragon volante »
)
fin doti entra nel monte un cupo fpeco Del' Htena la fptna , e la membrana
S u per frfst, e per fpme il tirafeto* De la Cerafia bombile Africana.
45 5°
r , ,
Tendefili monte in precipitici e fitto Le polpe del Bifcion , che nel mar roffro
Apre la caua rupe antro profondo Guarda la prettofa margherita
C h' arrota a Dite, e dtfcofcefi e rotto Infra l'altre fofianze , e nfemel'ofio
Vede i confin dcl'vne l'altro mondo. Del Libico Che Udrò anco vi trita
fluiti i il medio cadane re è condotto. La pelle v’e , chà la Cornice addoffo
Loco ftcro per ufo al culto immondo , Dopo ben none fecoli di vita >
Liei cui grembogiamai non s' introduce mancan le vifiere col fangue
Vìe vi
Se non fatta per arte , ombra di luce. Del Cento alpin, che diuorato ha l'angue.
46 51
Idei fen, che quafì ancor tepido lan^ue, Ferri di ceppi, e pezzi di capelìri.
Fà no *cpiaghe allhorla manperuerfa Fili arrotati di rAfoi taglienti
Per cui lattando il già corrotto fangue Punte d’aguzzi chiodi , efangui e mefrri ,
E’I fiel tti mette del minuto pefcc, Del gran Codio le cocenti filile.
Che'l nolo arredìa del fugace pino. Del pigro Asfalh t feruidi bitumi,
Poniti l'onda del mar quando piu erefi e , E di nuli'altri ingredienti e mille
£ di C ariddi il vomito canino , Abominande fece, empi fi^zumi,
£ del’vnico augello Orientale Infamie, e pefii, onde la Maga abonda.
Jl rediuiuo cenere immortale• Incorporo ntla miftura immonda.
4» -
.
*3
L'in corrottici cedro > e l'amaranto Poiché tai cofe tutte inferni accolte
L' immortai mirraci balfimo v’interna Nele fibre } e nel core infufi gli hebbe
La feconda virtù del grano infranto, E dal fro fputo infette olir' herbe molte
E de la Fera fertile di Lem a. Virtuofe e mirabili v accrebbe
Del fegato diTitio ancor alquanto , Soura il corpo mcuruofii , e fitte volte
Che se me defno rinafeendo eterna > Jnfpirolfiato a chi rifirger debbe.
F.del fame del bombice v ha meffo, Al miracolo efiremo al fin s'accinfe
Verme pofente a fufatar fe fi cfio. £' l proprio fpirto ad animarlo afrrinfe.
V'ft'fi
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CANTO DEC IMOTERZO. 303
54 59
Vefiefi pria di tenebro] e fiorite Ditte fatali 5 e rigor 0)1 Numi ,
Poi prende nela man verga nefanda , Che fedele a l'humane vite
filar
Et ale chiome , clfe'n sul tergo accoglie E nouo fi am e a chi già chi ufi hà 1 lumi
Fa d'intrecciate vipere ghirlanda . Per dine uo fregarlo, ancora ordite .
Vie piu eh' altra efficace indi dtfc toglie Co cito , e tu iti voi perduti fumi ,
La fiera voce, eh' a Pluton comanda, Voi , eh' irritate la città di Dite
E mone ai detti fuoi fommeffa e piana Dolenti cafr , antri nemici al S ole
Lingua , ch'affai dtfc or de e dal'human a . Apritetipaffo al'alte mie parole
55 60
Le'' Cani imita i queruli latrati , 0 Regi e voi , dele mainate genti
Et efisime de Lupi i rauchi fuoni , Conoscitori arbitri freueri
Forma i gemiti hor rendi, egli vlulatì Ch' a giufi , e del fallir degni tormenti
Le le Strigi notturne , e de Buboni, Condannate gli fiirti iniqui e neri
7 de Serpenti infuriati Evoimmiflre aimtfcrinocenti
Gli fiauentofit Jlrepiti de tuoni, Di fupp lui, e di sì rat y acerbi e fieri,
Lei' acque ilpiantocifremer de lefronde Vergini horrende , che gli Stigy lidi
Tante voci vna voce m
se confonde • Fate fonar di defierati fi ridi
5
6 61
L'aer puro e feren s'ingombra e tigne E tu vecchio Nocchiere ch'altrui fai frotta
A quel parlar di repentina ecclijfe . A quelle region maluage e crude.
Veggionft lacrimar filile fanguigne Solcando l'onda ognorltuida e fi'morta
L'alt e luci del del mobili, e fife Dela bollente, e fetida palude
Bendo fafeia di nubi atre e maligne E tu vorace Can , chcnsù la porta
Come la terra pur laricoprtffie, Delagran reggia , tu' ogni mal fi chiude
E le vie t affé lafraterna vifra Perche chi v entra più non nefra mai
Lela candida Dea la faccia trifra . Con tre bocche, efri luci in guardia stai
57 62
d
f>opo i preludìj vn fujfurrointerno Se voi fruente ne miei fiacri verfr
’
, .
76 81
Cosi gli dice, e carme aggiunge a quello. Permette il giu fio Citi per quefio[compio,
Per cui qu ancella vuolfauergli hà dato • E per l'audacia fil del tuo peccato.
Queifparge al finevn flebtlfuono e mefio. Ch'oso con tirano e non vdito efsempio
Articolando in talfauella ilfiato. Sforzar Natura , e molare il Fato,
Pìon io, non già nel mondo empto e fanello. Che non s' adempia mai del tuo cor empio
Donde, giunto pur hor , fon richiamato > il maluagto appetito e feelerato
Dele Parche mirai gli alti fecreti, Nè te l'amato bene amerà mai.
nèvilefiidel Fato t gran decreti, Nè tu del bene amato unqua godrai,
77 82
Pur quanto foHener potè ilbreu'vfio Più non difs'egli, e ciò la Maga udito.
D'vna fugace e momentanea vita. Di gelofo difetto ebra s'accefi
Diro ciò che d’vdtrne hoggi laggiùfo E'I bullo in negra pira incenerito.
Pii fù per mefio tnnanza ala partita• Al fin più di morir non gli contefi.
Hoggi ho di queliti a tua notitia è chiùfi. Ritorno pur quel mtfero ferito
Dal' empia Gelofia 1‘ hisloriavdita ; Poich'a terra ricadde, e fidiliefi y
Dal*empia Gelofia , Furia peruerfa Mandando l'ombra ale 7 art aree porte.
Che con l'altro talhor Furie conuerfa . Dopo due uite ala feconda morte•
78 83
Dìffe, che'l bel Garzon y eh'à te sì piacque Ma già s'apre il giardm dtl'Orizonte,
£ che del'amor tuo cura non piglia. f
Già dori il Ciel di refi he rofi infiora
Dal Rè di Cipro è generato , e nacque Già l Oriente il piano intorno e’I monte
,
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3o6 LA P R I G I O N e;
84 89
Più veloce di (Irai, eh' efia dì nervo, Palfirenx a quel dir fi rinconfortd,
7 orna, 0 (4 Idomatlfuoritorno attende.
' £ nouo ardire entro L fio cor fi cria*
Quefio Barbaro (die esempio e protervo Per'oche'l fauellar, che fpeme apporta
A'0 e qualfimbra,anzt d' Amor s accende , Di cofa confcguir * che fi defia.
Bifferà* e pur ( benché d' Amor faferito) Pifufatando la baldanza morta ,
Di chi lanette d' Amor pietà non prende. Pà credervolentier quel c buoni vorria.
Didimamente il tutto indile Jpiega , Quindi a colei, che di ciò far promette.
£ di configlio in tanto aff'ar la prega Lafila cura del tutto e firimette ,
85 90
Non per quefio dei tu (l'altra rifponde) inferamente in qitefio mezo Adone
Abbandonar l' incominciata imprcja. Indura firuitù Ungula cattino*
A Ir» a ,che bella fiamma in se nafonde» P affando la più rigida fiagio ne
£ di quel bel iimprefiione ha prefa Squallido, afflitto , e quafmen che viuo .
Tinche foco nouel non venga altronde Oltre il difagio, c'I mal dela prigione
D’vna fola beltà fi mofira accefa. £ l'efferdel fuo ben vedouoe prtuo,
Bletrha L'oc chiodi pefìcro 7ql che bramai , Porte accrefeeagli al cor pena e cordoglio
filtro non c onofendo * altro non ama. .
Del crudo Htdrafpe il temerario orgoglio -
86 9 1
,
Chi pub dir quanti affronti* e quanti torti.
Ama l'oggetto bel che gli 'e preferite*
, Ingiurie, villanie, difpettt, efidegni
Bla la memoria fol ne tien da lunge Dal difeortefe Vfcier Temprefopporti.
Nè la rttien pero già lungamente Obbrobri intollerabili , & indegni ?
"lofio ch'ultra fimbianza a mirar giunge* ,
Ma tormento peggior di mille morti
Cli efee la prima imagine di mente. 7 rapaffain lui d‘ogni tormentoi fogni*
S empre il defir di notte cofi amico Altro nouo martir, che troppo ilpunge*
Pàche'l nouello amor facci Cantico* Di tanti mali al cumulo Raggiunge.
87 92
%
S'vna volta auerrà , che tu peruegna peroni a è più d'vn dhche Thà in governo,
Pur di quel core ad occupar la reggia Vna Nana è cofiei dfforme , e vecchia,
C'h oggi la madre di colut , che regna Laqual fera e rnattin con onta efi ber no
Nel terzo Cielfvfurpa , e tiranneggia La vivanda gli reca , e gli apparecchia.
£ffndo tu ,fi non di lei più degna. Furia (credo ) peggi or non hà l'Inferno
Di bellezza almen tal che la pareggia ,
, Può fi itefifa ab borrir , fi mai fi fpecchid.
Credimi , ilprimo ardor pofio in oblio Sembra * sì laida e fi zza ènel'afpetto >
L’me/forabil tuo din erra pio Piglia dela Difgratia , e del Difetto•
88 93 %
Za gemma poi , che fà gl'incanti vani Più groppi hà che le viti, b che le canne,
£'n cui tanta virtù fi afi raccolta, . Et hà corpo firauolto , e faccia fmortd*
Biodo ben troucrem , che dale mani Sbarrato il nafo e lungo oltre duefpanne,
,
O' per froda, oper forza aluifta tolta. Ricurvo il mento, ampia la bocca e torta. ,
C ontro l'arte, che sforza i petti hurnani Come Cinghiale in fuor fporge le Tranne,
Par allhor non potrà dififa molta
* £ sù l'ho mero defiro vn frigno porta .
£ tu di Citherea prefo l'afpetto Nele doppie pupille il guardo tntquo
Malgrado al fin dt lei , n’ha tirai diletto. Pà gli occhi fltAlunarcon giro obliquo.
Dopo
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CANTO DEC IIMO TERZO. 307
.94 99
Dopo molte ignominie, e molti (corni Maperche dubbio alcuno in te non refii
Che gli fe quefio mofiro^e beffe, e giochi E le bellezze mie non prenda a rifa.
Mentre con atti [conciamente adorni Mira ctb che tu perdi , e ciò chaureJìi,
D'alimenti il nutria debili e pochi Ecco t'apro il thefor del fiaiy (
Motteggiando pur’vn fra gli altri giorni Guarda fi bella pur [otto le uefii
Con parlar balbo , e con accenti rochi Altrettanto fin to, quanto nel uifo .
Sciolfe la lingua, e poiché l' he bbe fciolt a Così dicendo , s‘accorai) la gonna
Intoppi, fcilinguo piu d una uolta • E fi gli fe ueder ,
eh' eli'era Donna •
95 100
O femincllavìl, eh'ad huom sì inetto Poi le luci girò bieche e trailerfi
Altro nome (dicco) conutenfi male , Siche mirando lui , miraua altroue,
Ne v'o rimprouerando il fuo difetto E quella becca ad un firnfi aperfe ,
far a Natura vn uituper io tale Che fipoltura par, fi s'apre , ò moue j
Horfenon fai d' Amor prender diletto. E innanzi a lui sì ofccne, e sì diuerfe
Il tuo fi(fio virile a che ti uale ? Di fu a dishoneftà prefe a far proue
p' qual beltà ti fiotterà gì am ai , Che difafiidto ogni altro cor men fianco
S 'ad arder dcla mia finfio non hai .«*
Pora affai meno a [offerir già fianco *
96 101
Mcrauiglianone , fi Falfirena Vn tratto pur l'impatienza il ninfe
Sprezzafii, ancorché uato habbia di bella, Che (degno degno e generofi il rnoffe.
Quando di uagheggiar ti degni apena Mentre la bruttarella a lui fi (pmfe
Più uaga tanto , e[gnor il donzella > Sfacciata per baciar più che mai foffe.
Ne per haucrne l'agio a prandio 5 a cena Adone il pugno iratamente firinfi.
Solo con fola in sì remota cella, Eia fin: fira tempiale pere offe .
( Sciocco che fii ) richiedermi damore Nel malpolito crin pofciala prefe
7 'è mai bafiato in tante uolte il core • Et aforza di calci al fuol la fiefi •
97 102
Se non che certo affecurata io fui La fieraGobbaintornoaluis'attorfie
Chuom non fe tu, ficome gli altrifono Auiticchiata in moftruofa lutta ,
Anfj unfreddo Spadon , qual' e costui. E con l'vgneil graffiò, co' denti il morfi,
Che qui ti guarda , a tal mefiier mal buo - Quanto arrabbiata più, tanto più brutta •
7 e fol t orrei, come fol degno, a cui ( no, Ai romori, ale JIrida fiidrafi e corfi.
Pacefii di mefteffa intero dono Che rifonar facean la cafa tutta
Dandoti inun co* miei fu b limi amori E (gridando ilgarrì , che la ScrtgnutA
( Suo malgrado ) a goder cibi migliori . Deputata a fruirlo, hauea battuta .
.
98 103
. Poichéfon dunquei tuoi penfier sì [ciocchi, E con la sferra in mano anco il minaccia 9
E ciechi alo (plendor de' raggi miei. Ch'egli il correggerà , (c non s'emenda .
Conni e n che tu mi moftri , e ch'io ti tocchi Idonia all hor ut (ouragiunge e(caccia ,
fior hor fe mafehio , 0 pur [emina fii La coppia abominabile (fi hor renda .
E quando auengajhe le mani,e gli occhi Poi con più grata , e più pìactuol faccia
7 i trouin poi , qual mai non crederei , Vuol che'l fatto da capo a dir le prenda •
7 roncar ti vo quell'organo infecondo La colpa (diffe) e del tuo cor pro teruo.
Che tu pofiitdt inutilmente al mondo. . Che*potendo effer Re, vuol'ejfer feruo,
* V 4 2*
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30 8 L A P R I g i o n e;
104 '
109
T u vedi , 0folle pur , che ti ritrovi
, Adon, che fenza fcampo e fin za aita
,
Pieie forze di lei> che sì difami . Le cofcin fiato pefitmo videa.
Verche non pronto ad accettar ti moui Penso, che s egli cara hauea la
vita
L’offerto ben, Je l proprio mal non brami ? Cara, fé non per se per la a Dea fu
,
Piu Ila quel tuo rigorfa che ti giovi, Moftrar gliconueniafronte mentita,
C he tu cofianza , e continenza chiami E di cangiar penfier finger deuea,
S'vfar vuoi di molestie, e di tormenti h Copre al tennpo accommodando in
Altfarmi ufar , che crudeltà ccnuienti parte
105
Par virtù del btfogno, &
vfar l'arte .
io 1
Venfa dunque al tuo meglio> & a tefejfo Comincia a ferenar Paria del volto
Non negar tanta gloria in tanto male ; E più grato a moftrarfì,e men ru bello
Che quando pur datene fiapromeffo E fperandò in tal gu fa effer poi tolto,
S otto j.incera fe d'ejfer leale fi
t^ualch tndttio gli dà d'amor
nouclle »
Non fil quindi et vfcir tifa conceffo. La prega intanto almen , che a glifi tolto
Ma farai quafi ai Diui in terra eguale DelaNanaimportuna il gran
A bellezza a ricchezza amor congiunto
, Poiché oh ìfou fogni altra
favello.
l'accefe •
Grato ala vifia appare, al fapore&
Ma fiereto n afeonde vn fumo ignoto»
Non hà netire fue fieno a baftanza •
Di si firuna viri ù, di tal vigore
S ìc he non corra a vendicar , (to.
l’offefe . Ch’opprime gli occhi, e toglie il sefo e'I m0-
Marcio più molto auien qualhor fierezza Atto afiordir non pur le menti human
Di magnanima Donna alta bellezza. e.
Ma d nefperia, e di Suge il orago, el Cane.
108 11 3
CuArdati, quando hauerla bora non vegli Senza penfarpiù oltre, Adoneilbeue
Supplicbeuole amante e lufìnghiera ,
Nè tarda molto ad operar l'effetto
D hauerla poi con pene,e con cordogli Ch vn si t enace fon no ilprefe in breue.
,
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CANTO DECIMOTERZO, 30 ?
IJ 4 11 9
La Maga in su Centrar, poiché gli fece Non prefiai fede ala tua madre Amore,
Delitto trar l'adamantino anello Quandiera (c'hor nonfin ) conteto , e lieto.
Vn altro fuovene fuppoft in vece Dicea ch’eri un mal dolce, ù dolce errore.
,
Perche nulla [entia , nulla firn offe* Lafo fior tardili ccnofio, elso perprò ua.
115 120
, J
Saluovn fol chianijl el d' acciaio duro, da tua tanta e l'ingturia , e tuo l'oltraggio
il
Lacuichiauettaaltrui fidar non ofa, Delgraue mal eh' ingiùfi amente io porto',
,
Tutta vuol che fiad'or femplice e puro Nedeurefli {offrir Signor malfaggio
Quellaricc a catena e prettofa. Da sì hafa nemica vn sì gran torto .
Sìperche più , che del metallo 0fiuro. Ecco mi toglie il defiabil raggio,
Delpiù lucido e fino è copiofa. Ch*era al mio lungo duol breue conforto,
Sì perche n laccio d'oro efendo fretta E tien purfitto giogo afpro efiruilc
Vuol con un laccio di or farne uendetta Chiùfi vn tuoprigioniero in career vile•
1 16 1 21
Dopo lungo dormir, yuan deifi defi , Et a te non baffo cruda Fortuna
Efi ri/roua in auree funi auinto Farmi nafeer Vince[lo in lido efrano l
f
Daloftupore , onde con ufo refia D'ogni paterno ben fin dala cuna
Lo lìupor del Lethargo intutto evinto* Spogliarmi , e'I regno mio formi di mano,.
La cara gemma a contemplar s'apprefia *
E (ciò eh’ e più ) lafciarmi in notte bruna
Non fapendo pero, eh'e lànci finto 5 Dal Solyche fplende altrui,tanto lontano•
E perche non vi feorge il volto amato 9 Ch'aggiunger nodi a nodi anco volefii »
Teme non contro lui fia forfè irato . E pur fiet tri, honor mi promettefti.
XI 7 122
Amor' infidìofo , i tuoi piaceri Contro le tuefpietate e rigidiarmi
Comhan l'ali (dicea ) veloci e litui I J2 ualprivilegio hauran diademi, e troni
Come fi her ni/ci altrui? non pachi fieri St con chi langue e muor non le rifp armi ?
Gioie da te ,fenon fugaci c breui • Se nepur anco ai miferi perdoni ?
Perche leuar tane'alto imiti pen fieri. Se fori*raffio, a che più fiatarmi ?
Se poi precipitarmene vole ut ? Sfueft'e fyccelfo fiato, oue mi poni ?
Mi fimmergi nel porto , apena giunto, precipiti) maggior dunque hai prefifi
E mi fai ricco, t poti ero in un punto . A chi caduto e giàfitto gli Abifit ?
118 12 3
fortuna ingiuriofa , i non crede a Ahi chi del fior del mio fperdr mi priua ?
Perder' in herbaia fidata mejfe Chi nega agli occhi miei l'amata Aurora ?
Ni eh una folta e temeraria Dea Giungerlo mai di tanti ftratj a riua ?
Nel'impero d’ Amor ragione haucjfe Godro mai lieta , 0 con folata vn'hora ?
Così dunque fin uan, perfida, e rea Comeffer può chefen za vita io viua
Conte fperanze mie le tue promejfe? Sarà pur ver, che non morendo io mora ?
Dunque dal tuo furor peruerfo e duro Deh che farlo ? comhauro pace alcuna ?
T rà le miferie ancor non firn ficuro ? . Co voifparlo Amor'empio, empia Fortuna.
fortu -
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310 . LA PR I G I O N E,
.”4 129
Fortunaepia, empio Arnor^quaì penero ciani Vitti c'hebbe il mejfaggier del Cielo
Non fifinn chi per voi pugne* c fifpira? Del tri baiato Giouane i lamenti
L'vn'i fanciulfallace» e pien d inganni A lui feoprift , e con vn molle velo
Vernina l'altra eira d'orgoglio, e d'ira
, Gli venne ad afciugargli occhi piangenti•
fouraia rota , e quei sui vanni, Poi tutto p ien d' affé ttuofo zelo
.Quei fcmpre vola, e quefta fempre gira Dolce il riprende, e con fommefi accenti.
Cieco l’vn, cieca l'altra , &
ambidui Che dela Dea tra' fuoi maggior perigli
Aquila, e Lince a fac tiare altrui . Così mal c ufioditi habbtat configli
125 I 3°
Con quefie note bor di fu a forte dura E eh' anifato in prima, & auertìto.
Nor del crude l Amor fico difiorre'. Stato fia sì mal cauto, e sì leggiero.
Venere incolpai be di lui non cura , Che lafidato leuar s'habbia di dito
Di Mercurio fi dnoi, che noi foccorre ; fidaci don maggior di qttalfivoglia impero,
JHuad’ecco entrato in quella (ìaza ofeura E dato agio a colei , che l'hà rapito,
Mercurio iileffo alafu aviti a occorre Diporuivn falfo ancl fintile alvero.
Cb’ a difetto di toppe , e di ferragli gemma adultera e mendace
Poi de la
Viene a porgergli aita in quei trauagli Gli fa chiaro veder l'artefallace,
126 131 .
Mercurio, a cui già dala Dea commejfo inganno dipiù gli fiati a e froda
Ifi altro
Fior colta hà l'bcrba rara,e vigor0fa Ifiinfiruìfce del tutto , egli ricorda.
Non so ben dire in qual'eftrania terra Chiélla d' ogni malia porta le palme ;
Contro la cui virtù merauigliofa Che può con verfi borredi a Morte ingorda
Con mille chiatti indarno vfeio fi ferra , far vomitar le trangugiate fa!me ,
E fe le piante alcun deftrier fcr poJ% jor malgrado di Dite avara, e fot da
Ne fuelle i chiodile lo difcalza e {ferra • Al'vrne i corpi,& agli Ahifi l’almei
Con quefta fenza flrepito b fracaJfS I Pub fommerger il Sol nel mar profondo.
lnuifibile altrui, s'aperfe ilpajfo • Sotterra tl Cielo, e nel' Inferno il mondo.
128 *33
Carna, Dea dele porte y e dele chiavi. Duegli, che bifogno hà che figuardi
Di quella entrata ageuolo le frodi Dole lufinghe fu e qualhor ragiona
E di volger per entro i ferri caui Ch’ogni Fata hà per efi he ac ceti, e [guardi.
L’adunco grimaldel moti togli imo di. Onde gli animi alletta , e gl' imprigiona ;
Le fibbie doppie i catenacci gravi
, Ma dopo i vezzi perfidi e bugiardi
Le gr offe sbarre > i ben confitti chiodi , Satia alfin gli {ibernifee, e gli Abbandona .
*35 140
E che ciò fà sporche vezzofa in vifia Cruda prigion , ma vie più cruda molto
D'alcun femplice amateti cor foggio ghi. Quella , che qui mi tien legata e stretta *
Con cui (che raro auien ch'altri refida) Ch’o [tre, che de'begli occhi il Sol m'hà eoi
Sua sfrenata Itbidine disfoghi A chi mel toglie ancor mifa fogge tea. (te,-
Ma fe'l perduto anel giamat racquifta, Bramo tlpie, come il core batterne fiiolte.
Vfcito fuor di que profondi luoghi Ma lafpada può più che lafattta ;
E con e(fo auerra , ch'egli la tocchi » E fi ben la fu a forza ogni altra auanza 3
7 odo del uer s accorgeranno gli occhi. Amor contro Furor non hà poffanza.
136 141
,
finalmente to (lega , e dela foglia Che melfirn!aghi, erofafen zafpine
Dono gli fà, che più del ferro e forte ; Coglier mai non fi poffa , e legge eterna.
E l'ammatflra ancor , come fifctoglia Stan le doglie ai piacer fimpre vicine ,
Quando allentar uorrà l'afpre ritorte. Così piace à colui , che negouerna.
Seben fuggir non può fuor dela foglia 9 . Ma fperiampur, che liberati al fine
Mentre il fier guardiate guarda le porte , lo a' vn Inferno, e tu di' vna caucrna,
Eafi era ben , che quando altri noi miri 7 ornando in breue al'allegrezza antica
Di[granato delpefio , alrnen refpiri . Scherniremo l'amante 5 e ia nemica
*37 142
Stupifie A don di quanto egli racconta , So che m'ami s e fi m'ami , ami tefie(fi t
L'altro di fen fi trahe prima che parta , Perche più che'n tefiefio , in me tu Jet.
Poffente a rifiorar la doglia , e l'onta , Se t'ho nel core immortalmente imprefso»
Latra di linee d'or uergata e [parta. S'ardon tutti per te gli affetti miti
La Ro falche l fuggellohà nel'impronta lo noi vò dir . Se tu non fofii in efio 9
Mostra onde uegna , e di chifia la carta Anzi fi me non fofii , io tei direi.
Dice la riga in sul principioferiti a ; Chiedilo a te,peròche'n te cor mio
Al fuobel fentor la De a trafitta. Più che'n meftefia, anzi pur tefon io.
*43
La fcìolfe e parue in un glifi fi 'toglieffe
, Cor del'anima mia, vtui e fiopporta,
Dalma dal core e che'n aprir s' apriffe.
, E viua teco il tuo ben nato ardore ;
Poi quante note su u erano imprejfe , E con vn folpenfier ti riconforta
7anti baci amorofi entro u affiffe , Ch’ altri giamat di me non fa Signore ;
Perche confiderò quando la leffe E fi forzai a far altro hor mitrafporta ,
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3n LA PRIGIONE,
i44 149
Letti i bei verfi» acconciò i ferri , e fparue Fittofi in grembo il voltola lei l'tnuola.
Mercurio, e quindi era fparito apena Anzi per non mirarla t lumiferra•
Che la riual di tenere v'appara e Ma poiché pur affai d'vna manfila
Ma tal, che non pareà piu Falfirena, Durata e già la faticofa guerra
Sluafi delufo da sì belle lame, La manca ella gli pon fato la gela
A prima viti a Adon non ben s'affiena -, E con la defira il biondo cnngli afferrai
£ benché fappia effir beltà fallace Con vna mano il cringh tira e Stringe ,
liinganno e pero tal, eh' aglt occhi piace, Con l'altra il mento glifiollcua e fpinge.
>45 150
£ fe non che del ver tofio s'accorfe O sì ò nò, eh'aforza ella il baciaffi ,
7 al fu delfido mefio il cauto auifo, Veduto riufiir uano il difogno
Sendo fenza l’anel,fuor d'ognt forfè Stanca dal opra {ita purfi rttrajfi.
Creduto haurebbe alfimulato vtfo Et onta ad onta accrebbe , e [degno a fide-
Terche di Citherea tutti in lei forfè Le luci alzddo allhor torbide, e baffe, (gnom
Portamenti , e fattezze, e fguardo, e rifi Dela fauella Adon ruppe il ritegno
Pila in entrando il faluio per nome. E difje. S/or quado mai Dea degli /ìmori,
Ma volendo parlar, non feppe come Pii eh' Amor ad amar sforzafic icori f
14 6 151
Cià lontana lafiamma hauea nutrita Non è quefio non e vero godere ,
Che nel cor le lafio la bella flampa. Nè modo et appagar nobtl defire•
lìoreliella hà da vicin £ efa gradita. E qual gioia efjer può contro il uolere
Subitamente in nono incendio auampa. Di chi non vuole alcun piacer rapire ?
Patta da quell'ardore alquanto ardit a Ma che ? deline & agi ama il piacere -,
Al' sfiata battaglia allhor s accampa, Trà miferie, e dolor chipuò gioire è
Volfe baciarlo , e fi refioferpoco , Non fi denno dubbiofe e mal fecure
Pur modero fe Slefia in sigran foco . Le dolcezze mifilar con le fciagure
, J
47
Per occultar, per colorir la trama Vuoi che trà ceppi, e ferri io t'accarezzi $
Eia[ma dà Faifirma ilperfidiatto Loco quefio ti fembra atto ai diletti è
E cruda, ingiusta, e difleal la chiama Serba ( ti prego ) a miglior tempo i vezzi
Ch'a sìgra torto va tato malgli hà fatto. Più eh' opportuni hot importuni affitti.
,
Promette, e giura poi per quanto Pam a Attendi pur, che s'apra, ò chef (pezzi
D i far*ancor, che di prigion fia tratto • La prtgtone, onde t tarmi hoggt prometti^
Purchiella del fuo amor reSli ficcata, Nè creder, ch'ai trastulli io pofsa pria
Lafci poi di francarlo a lei la cura . 7eco tornar, che libero nefia.
148 >55
n
Gli s afide da lato, egli difende non ardo meno
Eafiiti, ch'io di te
Mentre ragiona, in sii laJpalla il bracete H abita il corpo qui d’anima prtuo l
E tuttauia con la man bella ilprende L'anima alberga ttco, e nel tuo fieno
Per annodarlo in amorofio laccio Viue vita miglior, ch'io qui non vino•
Ben ohe legato eifia, purfi difende Nè del carcere antico il auro freno
E'I collo alrnen defitta da quell'impaccio. D'altra beltà mi lafoia efser cattino ;
La Cefia abbaffa, e dale labra audaci Nè quantunque dannata a sì rea forte
Toree la bocca, e le nafionde i baci. La mia vita per te teme la morte .
L'oro
CANTO DEC IMO TERZO. 313
*54
L'orocrefioe fottìi , l'oro lucente 7 ut te le membra fue ( mirabil moflro
*
S/ue da, che mi lego la prima volta, Lineane carne l'incarnata vefta,
Rii fi finge il core,e non farà mai tolta.
fi Efi fece il capptl purpurea erefia .
155 1 60
Così dice a difiimu landò, e certo Neiedita, che fatte hà più fiottili
Ogni altro , a cui dal'Orator d'Egitto Spuntan curue,e dorate vnghie n cu elle
Stato nonfufife vn tanto inganno aperto , Fregian rifiretto il collo aurei monili
O' chenon fu/fé in lealtate inuitto, Si raccoglie ogni braccio entro la pelle.
Dal dolce oggetto ala fua uifia offerto Si ritiran le man bianche e gentili
Fuggir non potèa già d' effer trafitto* E s'allargano in ali ambe l’afcelle . (me.
Volgendo alfin Cingannatrice il tergo Due geme hà infio te, on etefie un dolce lu~
Deaerata partì da quell'albergo % Siche più uago augel non batte piume.
i)6 161
E con Idonia far l'vltime proue Venere bella, ahi qual perfidia , ahi quale
Del beu e raggio magico rifolue • (ue Forte uenturailtuobel Sol t' hà tolte t
Qualguafiada h abbia a torre, e come, e do La beltàe del tuo foco efia immortale.
Lenfegna, e qual li cor mi ilo a qualpolue Ecco prende altra{foglia,
.
&
altro volto.
/guella il filopo a preparar fi moue Strano malordel calice infernale.
Chegli httmani defir cangia e trauolue \ In cui tofeo maligno era raccolto .
E nel fecreto fiù dio, oue La Fata l!incantata beuanda hebbe tal forza.
Chiude gli arcani fuoi , s apre l'entrata , Chefu poffente a trasformar la forza •
*57 162
Prende l’ampolla abominanda e ria Fuffe del Nume, che'l difende e guarda 9
E quel forte uelen tempra e compone. Prouidenza diurna, b fuffe cafi ,
Che fi fuffe qual ere de, e qual defia, Quando il uetro piglio la Maliarda
Nonché le voglie inferuorar etAdone, Scambio per fretta, e per erroreiluafi.
Far uaneggiar Senocrate poria Quelche fà, che etamore ogni cor arda >
E d'illecite fiamme arder Catone • (Simile ìntutto a quefto ) era rimafi i
Eia non tutto quel male, e quellofiempio Et ingannata daiifieffa forma
Permette il Citi, chefi promette tempio • Infua vece adoprò quelche trasforma .
158 163
La rea miniflra, ch'ai Garzon la menfa 7’ofio che s'ì del fallo Idonia accorta, .
Ma non pari l’effetto a quelche penfa. Oime mifera (grida) oimc fon morta,
Il difogno fellon lafiia delufo . E piagne inuano,inuan s'adira e pente .
Apena ei l'acqua perfida hà beuuta» lìcrin fi fue Ile, il petto fi per cote,
Chefu bitodi fuor tutto fi muta. Stracciafi ipanni , cgraffiafilegote.
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3 r
4 LA PRIGIONE
164 lóp
Gi ) fuor de la prìgion libero vola Non però a augel fiero unghia nè rouro
,
D‘h abito nouo il nouo attgcl vefhto . Ghnocqu : tanto in quella fòrte auerfii
Lamentarfivorrta ma la parola Quanto limosi ro peggtord ogni altro mo~
Non forma ( come fuol) fenfo (fedito Dico la G e lofio, cruda e penterfix (
. giro,
'Ni del' human a fu a prima fimbtanza Lo Dio del ferro armar gli parne poco ,
(T ranne fol L'intelletto) altro gli atta» \a, Se non face a gelar lo Dio del foco .
16 5 170
L'intelletto, c'I difiorfi ha fole intero ,
Venne a Vulcano , eie fu facil cofa
Onde qual' , qual fù cotto fé apieno . Far nel fino core imprefiion tenace
Rimembrati dolce fuo (l ato primiero , Che per proua ci fiapea,T infida fiofa
I difogna al fuo ben tornar in feno . D'ognifraude in tai cafi effer capace
Tot fentendofi andar così leggiero Roderne» la fu a lima, e più ripefa
Ter l’immenfo del Ciel campo freno , Attizzata da lui , la fu a fornace ,
Rientro a l'albergo vfato il carni» piglia, Che non fa di quel tarlo ilmorfo fero
Di tanta agilità fi merauiglia • f
Che non ala fua mente, el fuopenfiero.
1 66 1 ? 1
Gratti pafio tra via nfchi e perigli ? Sofinto fuor del nero albergo borrendo »
*
Tettatila d'hor inhor quanto fu c cede Ma qual fatto ì si occulto ilqual.non fia
,
Gli va [coprendo il condottar del giorno, di tuo diuin fauer palefe e noto
C he. del vaticinar l’arte poficdc Virtù del tutto efiplor atri ce c fila y
E d'ogni lume c di ficien\a adorno ; Intelligenza del fecondo moto ?
E ficome colui che'l tutto vede
, Pioti con [ente Mercurio opra sì ria ,
Scorrendo i poli , e circondando intorno Ma vuol che quel penf/cr riffe a a voto »
Bela terra e del Citi la cimai e l fondo.
, E dal rifcbio mortai campando Adcnc y
Tuo ben fauer ab che fi fa nel mondo • L'arte fc bertur deiàjfafiìn fellone •
17 6 1 S 1
Ter la memoria del'ingiuria antica flutui pian pian, mentrei pofaua fianco,
Mi fù da indi in poi fempre nemica • Vn'aurea freccia gl'tnuol'odal fianco .
*
* *77 182
, .
LIor che pur cT flimeneole fiacre piume b' di tal qualità la freccia d'oro
Qucfia indegna del Ciel, Furia d'inferno Che dolcezza con fico , e gloria porta ,
Con nouo Jcomodi macchiar prefiumey Seca fallite altrui porge rifioro ,
Bela stirpe comm un pe tifar btfogna £ fi'l foco non e morto fio fòpito
A cancellar la public a vergogna » Sfalda alme n l'amore intepidito»
17 S. ,8
>x . 3 .
poi quel rozo berton , quel vii tnortale y ISe u cauto è da lui quando s'appreffa ,
Per cui fiofp ir a innamorata , e langue , Ch’ alt roue in tato o%nt fisa cura ha posta,
Lo v'o eh' appofii sì con la mia guida Mentre la caccia infierì; , e la /tenda t
C hoggi di propria man tu glul'vccida * Infidiofi ua ella tot e , afi <t(a-> •
Venia
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3 1 L A P R I G I O N E,
184 189
Vinta l'attgel con ali bafe il[itolo Giunto al nido primìer defuot diletti
filuafi radendo , e l'adocchio Vulcano , Sul ramofiel d vn platano fipofe
Che per troncargli in un la vitali volo E vide ( ahi dura vi fia ) in quebofi bette
L'arco ine urtilo con lafpietata mano , So ura un t ape t odi purpuree refi
L'n quel petto [cocco, cb'auezzo filo Venere, e Marte che trahean filetti
Era ai colpi d' Amor , colpo inhumano . In traftulli d' Amor l'hore ottofi
Ma la-faerta cTor dala ferita Alternando tra lor vcfzifurtiui.
Sangue non traffe, e non fu purfini ita, Baci, motti fornfi, atti lafciuu
185 190
L'infinfibilefrale auenturofi pende an dvn verde mirto il brando crudo.
Colfi lo si, ma fe l'vfato effetto , La lorica, l'elmetto, e l'altro arnefe.
Che pexnouo miracolo amorofo Onde, rnentr et face a[entrar mi ignudo
in vece di dolor, gli die diletto ; Ala bella nemica amiche offefi ,
£ quell- amor, che forfè era dubbiofa Era il limpido ac dar del terfi feudo
Perfimpre poi gli fi abili nel petto . Specchio lucente alefu e dolci tmprefe ,
Cosi chi tende altrui froda &
inganno £ con l'oggetto de'piacer prefinti
£' minisiro talhor delproprio danno . Baddoppiaua al' arder fa utile ardenti,
186 191
£uggito Adon lo fielerato oltraggio Volau a intorno a quelfelice loco
Delferitore infuriato epazzo , Zefiro , il bel cult or del uicin prato
Stanco, maquafi a fin difuo viaggio E de fofpiri lor temprando il foco
Cium' era a vifta del diuin Palazzo Con lafrefcura del fuo tic uè fiato
fissando trono fitto vn'ombrofi faggio £ con uago ondeggiar , qnafiper gioco
Due Ninfe dela Dea Piarfi afollazzo Suentolando il cimicr de l'elmo aurato »
£t haueati qui ut ai[empiici vfigliuoli face a concorde ale frondefi piante
Che tra rami venian,tefi i lacciuoli . tannaturafonar nota e tremanti.
187 192
Tra quelle fila fot Vilmente intefie Sopiti homai dela tenzon lafciua
Pafiv,ma nel paffar dii nela rete, Gli fi he rzi) le lufinghe, eie carezze.
£ le donzelle a correrutfurprefìc Giunti eran già tra#Aleggiando a riusi.
£orte dipreda tal contente e liete . Del'amorofi lor prime dolcezze.
Belleferue d ' Amor, fi voi[ape sic Già dormendo pian pian dolce languiva
Qualfta l'augel, ch'imprigionato bautte La Reina immortai dele bellezze ;
Pereh' a fuggir da voi mai piu no habbia ,
Ne men che'lforte Dio, la bella De/t
0 comefircttoil chiù derefie ingabbia Tutte Le faglie fise deposi e banca,
188 1 93
Corron liete ala preda, e tofto c'hanno pargolegitanti efferenti d Amori
T ranodi indegni ilfi mpkeetto inuolto , Fan millefchernì al bellicofo Dio ;
Perche ben di C iprigna ilpiacerfanno. £ qualguizza tra' rami, e qual tra'fiori ,
Stimano, che gradire il deurà molto . fualfende l'aria, e qual diguazza il rifi
Quindi aPhofiel del T atto elle fen vano E perche carchi d'ire, e difurori
E'ilafcidper quegli botti andar difiiolio\ Non cede in tutto ancor gli occhi al*oblio*,
Sicure ben , che daGiardin sì bello T al u'hà di lor,ch'n lui tacito aneti t
Benché liberofia, non parte augello. Vn finn neh tufo[irai, citi’addormente
Lafciafi
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CANTO DECIMOTERZO. _f
317
« o
104 1 00
L'andatura donnefi a , e'Iportamento
Ldfctdfi tutto allhor cader riutrfo
il feroce Motor del cerchio quinto, Ne' pafit fuoi di contrafar prefumc ,
Enel fondo di Le thè apieno immerfo L'manto con vn morbido fi r omento
Sembra vie piu, eh' addormentato, eftinto • Di canute contefio , e mi III piume ,
Niftngue molle e di [udore afperfo *
,
Ond'allettare , & agitare tl vento
Dal moto il ancone dal l.ethargo vinto» Cithercane gran Soli hà per cofiurne .*
' \
Rallentati » nonfciolti t nodi cari. Vn altro dela plebe fanciullefca
Soffia il forino dal petto > e dale nari .
Nana feotendo , il volto gli rinfrefe
ufi
195 200
0 che rifi » o che giubilo , che fefla Vn' altro al' armi ben forbite e belle
La fchiera all hor de’ pargoletti affale . Dato di piglio del' H eroe celefie
Scherzando van di quella parte tn quefia Con vie piu audace man gl'in u ola e futili
tA cento a cento , e dibattendo l ale . (fi a*
Dal lueid'elmo le fuperbe crefte\
yn fugge^vn torna, vn faltatCrvn s arre- NI vifoventilandogli con quelle*
chi su le piume , e chi fitto il guanciale • Ne fgombr a l'dure ferutde e molefie »
Le cortine apre l’vn , l'altro s'afconde Poi dala fronte gli rafciuga e terge
7 rà le coltre odorate , e tra le fronde , Le calde filile , onde ’l fudor l' d/pergel
196 201
Talpoiché laffo, e di[armato il vide *Alcuri altri diuifi a groppo a groppo
Dopo mille poftr moftri abbattuti , In varie legioni varie [quadre
Oso già d afaltre il grande Alcide Con l'armi dure , e rigorofi troppo
Turba importuna di Pigmei minuti • Mouon guerre tra lor vaghe e leggiadre •
Così sul lido oue Cartddt fi ride
,
Chi cdualea la lancia , e di galoppo
Soglioncon thirfi *e canne 1 latini afiutì La [prona incontro ala vezzofa madre *
Del Ciclopo Pafior > mentre eh' ei dorme Chi con vn Capro fa gioflre 3 e t or net*
Mifurar l'offa immenfe e'I ciglio informe.
, Chi de la fua vittoria erge t trofei .
197 202
Altri il dm in Guerner con sferza molle Parte pi antan gli approcci , e vanno a porre
Diede di rofi , e heuemente offende . L'affidio a vn troco,e fan moton del' ha a,
fi
Altri ala Dea piu baldanzofo e folle Batton la breccia , e fon c afi elio * e torre
fura gli arnefi , dr a trattargli intende . La gran goletta» e la cùrazzavafid*
Altri la cuffia , altri il grembial le tolte* Chi combat te, chi corre e chi [occorre.
,
Chi degli vngw ntti bùfoli le prende . {no» Altri figge > altri fuga , altri co» t rafia
,
Chi lo fpe echio hà per mano » e chi'l cotur- Altri per l’ampie e fpatiofe ììrade
Chifi pettinali enn col rafiro eburno . Con amari vagiti inciampa > e cade .
198
Vn ve riha pofiiaàl qual me tr ella affanna fluefti d'infegna in vece > il vel difciolto
Del fuo cinto diurno il fianco cinge, Volteggia al' aura» e quei 1‘ jftrr<rt e fìrac-
a
E ve(te i membri dela ricca gonna , Coluila tefta impaurito , e'I uolto (eia •
E con 1‘àuree maniglie il braccio siringe. Nela celata per celarfi caccia
Et ogni ge fio , e qualità di Donna E dentro ut riman tutto fepolto
JRapprefenta ompone» imita , e fìnge ,
, 1
Col bufo, con la gola, e con U fàccia .
Mouendo su per quegli berbofi prati Cofiut uolgendo al' auerfar io il tergo
Graut al tenero piede , t ficchi aurati % Corre a falliarfi entro l capace vs tergo •
L’Adone, del Caualier Marino# X M4
SI*- ,LA .BRIGION £,
204 2Ò0
Ma ecco intanto il Principe maggiore Ecco ì fafli » ei trionfi idufiri (fratti*
Del'alato fquadron , che lor comanda. Ecco gli allori ecco le palme , e i fregi •
,
Comanda dico agli altri Amori Amore , * Più non fi vanti homai , più non teffalti
Agli altri Amori jqu ai gli fan ghirlanda* Per tanti fuoi sì gloriofi pregi . (falli
Ch' ad onta fia del militare honore ' fpttant'hebbe vnqua vittorie in mille afi
lofio legata ala purpurea banda Soggiace ion tutte ai n offri fatti egregi .
Labraua fpada,e'n guifa tali adatti* Scnuafi quefl aimpre fa in buchi marmi*
Ch’a guifa di tirnon fi tiri » e tratti . Vincan vtncangli amori , e cedan Carmi .
205 210
Senza dimora il grane ferro afferra A quel gridar y dal formo che l'aggraua*
Sudando aproua il pueril drappello . Martefi fcote % e Citherea fidefta
eiafurto in ciò s'effe reità» e da terra E poiché gito echi fi forbìfi e ebau a*
Solleuarlofi sforza hor quefto» hor quello . Le fparfe fpoglie a riueftir s'appr efi a.
Ma perche’l pefo e tal» eh'apena in guerra Adon » che lo fpett acolo rniraua ,
Colui che'l tratta fol può foflencllo , A on feppe
r
contener la lingua mefiai
Trauaglian molto » &han tra lor diu 'tfc Pie potendo sfogar la doglia in pianto ,
Le vicende » e le cure in mille guife . Eh coflretto addolcirla almtn col canto
206 21
Chi curuo & an belante andar fi mira Amor ( cantò ) nel più felice Plato
Sotto il grauofi e faticofo incarco • M’alfò » che mai godeffe alma terrena,
Chi la gran mole affetta » e chi la gira E' n sì nobile ardor mi fe beato»
Don è più piano » e più fpedito il varco
'
Che la gloria del mal temprò la pena »
Chi con la man la fpinge , e chi la tira Hor col ricordo del piacer p affato
O" con la benda » ò col cordo n deiarco • Dogitofi oggetti a rifguardar mi menai
%
L orgogliofo fanciul guida la torma La doue in quel belfen 3 chefù miofiggio
Tanto che con quell'affé vn carro formA * Altrui gradito » e me tradito io veggio •
207 2 12
fon quafi trionfai carro lucente La Dea che dal mar nacque
, , e da cui nacq*
Del fo arano Campion lo feudo in opra* il crudo Arder , che m'arde » e mi faetta *
E per ftggio fubhmc (preminente Si compiacque di me , ne le difpiacquc
Alto v’acconcia il morion di fipra . A mortale amator far fi fogge t ta •
fffiiuì s’afide Amor , qui ai fedente O più del mar volubil» che tra C acque
"Trionfa dei gran Dio , che Carmi adop*a • Pur fermi /cogli e PI abili ricetta ;
Trabendo intanto il van di loco in loco Man te nata dal mare » oimì » s‘ afe onde
In vece di defirier » lo Scherzo , e' l Croco • Vn cor più variabile del' onde *
208 2I *
,
Acclama » applaude con le voci » e i gefii lo per ferbar l'antico foco intatto
l'infan 4 turba degli Arder feguaci . Sofferfi in ria prigton miferie tante »
Dicean per onta , e per di/pregio . b quefii ' Aè perche lieue augello ancor fia fat to ,
L'tnuitto Duce » il domator de' T braci ? Fatto ancor lieue auge l» fon men cofante*
Lo ilapor de' mortali » e de' celefti ? E tu sì tofìo il giuramento , e'L patto
il terrùr de' tremendi , e degli audaci ? Ingrata hai rotto , e dtficaie amante ?
Chi vuolfaucr » chi vuol veder s’è quegli , Ahi Sfolto è ben chi trouar più maicredg
Deh vengalo a mirar pria che fi/itegli . Poiché n Ciel non fi trotta , in terra fede .
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CANTO DECIMOTERZO. 2
ji 9
2 14 [ 9
Qui 1Acque, e quel cantar, benché da Marte Flàfattele di Sfinge e tien confufi (t'ali.
Con Amor ragionando era in quel punto Quafi Camaleonte , in ogni forma *
2I * 220
.
Sule penne non tue ramingo vai . Diutfata a quartieri 3 e fatta a /picchi ,
Di tan io malfin za ragion [offerto Quindi marci
di cenci logorati e
fuorché tcfteffo , ad incolpar non hai, Quinci di drappi pretioft e ricchi •
Ch' effondo pur del'altrui frati de certo Non afpctti chi va per con trafi arci »
Dar votefi materia ai propri guai . Che nelevenetl dente et glt conficchi.
Non pero defperar ,poich'a ci a[cuno Fero che ni orfa ha di migri a> ta,e d'*mgue,
TU l’Aiuto del delfempre oportuno • thè non filaccia la camene /ugge ilsague »
217 222
Già de la fIella a te cruda e nemica T aglicnte,aguzza,& vncìnutahà t vgna*
Ceffangl'infìuffi homai maligni e trifii . E diritto ilpie manco ,
e ’foppo il defiro *
Ma pria che nvn con la figura antica Ma nel corfi pero non e chìlgtugna ,
La tua perduta ancor gemma racquifti , Et è d'ogni arte perfida maefiro .
Durar ti conuerrà doppia fatica Son l'armi fu e, con cui combatte e pugna 3
Tornando al loco, onde primter par tifi, Jn mano vn raffio , a cintola vn capeftro *
E lauarti ben btn ne la fontana T ira con l’vn le genti , e le figgtoga
roffentea riformar la forma humana • Con l'altro poi le lì rangola , e l'affoga •
218 22 *
Del acqua , oue la Fata entra a bagnarfi Non ft cura et Amor queflt , ch'io dico ,
Quandodeponla ffrpentma foglia, Altro che l'Vtilproprio , ama di rado ;
Poidhaurai fette volte i membri [farfi E ne* guadagni fùot fempre mendico >
ha che la larua magicafifi teglia . Stà fempre intento a cufio dir quel guado.
Ternato al'effer tuo, vanne oueslarfi «
Sol per àifegno applaude anco al nemico »
Jn guardia tr onerai di ricca figlia Ne conofie ami(là , nè parentado .
Moftro il più flrauagante , il più dinerfi Vamicitie , le leggi , e le promeffe
Cbtftftorgeffe mai nelfaiuerfo • T ultefin rotte al dati nttreffi-
fi*
X * lutiti/-
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LA P R I G l O N E,
224 229
Jntereffe i appella il Mojìro a a are Vfcito alfin dela gran pianta , auerti
Dele ricchezze , e del thefiòrcufiode, Voi eh' vn a noce d'or colta nhaurai ,
Del thèforo , oue chiùfa l l’anel raro > Eà eh' appo te ne * tuoi viaggi incerti
Non rifguarda virtù , ragion non ode La rechi ognor , fen\a lafctarla mai»
7 tenei le chiarii de l'albergo caro , Perche valloni si eri li , e deferti
Ne vale ad ingannarlo afiutìa ,
'0
frode . Pa(far conuientt in h abitati affai ,
E perche vtgghiaognorcon occhi attenti , Là don e stanco da sì lunghi errori
Vuolf modo trouar, che l'addormenti . Penuria baurai di cibi , e di lucri »
225 230
Per indurlo a dormir del*armoni a , IIgufi io aprendo allhor del'aurea noce »
Ilart e , ori d' Argo deinfi, in vfo porre Vcdratnouo miracolo in udito.
Vanita fora inutile , e follia Vedrai repente comparir veloce
Ch'ogni cofa gentile odia & ab borre Soura menfa re al lauto con ulto
E di qualpregio il fuono , e canto fia Da minifi ri incorporei , e fin za vece
Non conofi e no» cura e non diforre »
, , SenzaJaner da cui , farai feruito .
Eara ne più ne men nel cauo fpeco Ma poi con Cithercachcto e furtino
Al Serpente ini a tato appannar gli occhi , Lungamente in difparte etfi dijfafe »
Accioche fuor di qut dubbiofi papi Eie narro dopo la ria prigione
Senzaintoppo fi curo andar ti Ufi « il enfio mifir abile d' Adone •
227 232
E mìa cura farà far poi dormire lnflrutto Adon dal configliti diuìnò »
Le guardiane ancor degli aurei frutti» Per le due volte già varcate vie
Perche non ti difendano al'vfar e Non tardi? punto a prendere il camino
Laporta , che vietar fogltono a tutti. Verfolecafe federate c rie
Giunto adempia magton , mille apparire Era quand'egli entro nel bel Giardino
Afpetti vi vedrai fquallidi e brutti . 7 rà'l fin del* Alba , e*l cominciar del die 4
Vedrai la Donna rea con altrafaccia Già s'apriua del Ciel l'occhio diurno »
A che fciagura mifiera foggtaccia • Et era apunto il dì fa ero a Saturno »
228 *33
Entra allhor nel' Erano , e quindi preflo Ode intanto fonar tutto il Palagio
Prendi ilgioiel , che de la Dea fiù dono , Di lamenti , che van fino ale sielle»
Eia nuli' altro toccar di tutto il refio » Sin afi in}ilice horndo prefagto &
JBcnch'àppareza in vijla babbia di buono. Di dolorofi e tragiche nouelle .
Quante cofi v'hà dentro ( to ti protefio ) Et ecco vede poi lo sìuol maluagto
Contagiofi e sfortunate fino ,
, Sbigottir , f
colorir de le donzelle,
E eia[cuna con fico amen che porte E quafi di cadauere , ogni guancia
Augurio t rifilo di ruma » 0 morte » Di vermiglia tornar landa , e rancia «
Vede-
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CANTO DECIMOTERZO.
23 4 259
V e de le borrìbilmente ad vna ad vna E anni ancora i Piane it
w
, ali Elementi,
co
Vestir ài fo zza /quanta il corpo vago 7 re Frouinae del modo, e quattro Fiati,
P d'ale un venne putrido ciafe un a. Pilieui pur a'artefcieccellcntt.
Prender difforme e fpauentofa imago . Del metallo me defimo intagliati.
Vede irà lor con non miglior fortuna Parte poi di bifinti, e di talenti.
La Fata ifleffa trasformaci in DragOy Di medaglie, e di stampe hauui dai lati.
h‘ n fogge formidabili e lugubri Parte di zolle carie he, e di mafie
T ut te al fin diuenìr bifee, e colubri jimpiforzieri, e ben capaci caffè.
235 240
Mira Adone, e sìupifce, e su per l'b erba 7rà forziero e forzi er z 'hà tateo!ini
L'immondo feno aftrafeinar le laffa, D' e fi r ani e pietre^ gabbi netti molti.
E foie' humihar quella fuperba Che di ve^zi di perle, c di rubini
In tal guifa ha uedttta, al fonte paffa ; 7engon gran mucchi, e cumuli raccolti.
E perche l'alto auifo in menteferba , Altri lapilli gcncrofi e fini
Per purgarfi nel' acque i vanni abbaffa In più groppi vi fon Legati, e fciolti.
Sette volte s' at tuffa efi rimonda ,
,
S ce t tri, c corone v‘hà, b ranchiglielo
fé,
E ciò ch'egli hà d’ Augef lafeia ne l'onda. E catene, e cinture, (fi altre cofe.
23 6 241
Pi tolto dunque apien l'effcre antiquo , Vi conobbe tra mille il bel diamante
Volge al thè[or di Falfirenailpaffo Adon,chegià la Maga empiagli tolfe
E ritroua sii L'vfiio il Mostro iniquo 0 Dio con quanti baci, 0 Dio con quante
Dormir sì fortemente a capo baffo Ajfettuofe lagrime il rac colf.
Che par mirato col fuofguardo obliquo Ma quando poi col fidof'peccbio aitante
libabbi a Mediefa, e conuertito in faffo , Clt occhi al' amataimaginc r tuoi(e,
Onde pria che fi rompa il fonno grane, 7rabocco di letitia in tanto ecceffo,
Non fenza alcun timor gli toe la chiane. Chenel'tmaginar reftainefprefjio
237 242
Quandi egli hà ben quelle fembiaze forte, Sorge in mezo ala fila aureo coloffo (zo>
Quando il crudo rampin gli mira a piedi, Maggior degli altri afiat tutto à'vn pcz-
E quando il tocca, non hà il cor sì forte D'vn pezzofio[ma sì mafilato egrofio.
Che non gli tremi dui'interne fedi Che non e fabro a fabnearne auezzo•
Pur la chtaue fciogliendo^apre le porte Di Fortuna ha l'effigie , e tiene addofo
Dela conferu a de più ricchi arredi 7 ante geme, e nel fen,che non bau prezzo,
Era grande la flanza oltre mifura, 7 ai'e la rota ancor, tal'e la palla
E di gemme hauca'lfitolo, e d’or le mura. 7 ale il Delfin che la fintene m [palla,
,
238 243
Di lampe invece , e di doppieri ac cefi A pie di quefla vn le t tur in d'argento
Sfauillanti ptropi ardono intorno y Piceamente legato vn libro regge ,
Ch' a mezza notte a l auree traui appefi E vergata ogni linea, ogni accento&
Panno l'vfficio del Rettor del giorno . In idioma Arabico fi leg<re.
Do de ci Segni, & altrettanti Mefi Deio Hraniovolume al' ornamento
Pendono il loco illustremente adorno» Ornamento none, che fi paregge.
Statue [colpite di finifirn' oro La couertura in ogni pane l tutta
Che per ordine fian ne' nicchi loro. Di fin top atto e lucido costrutta,
l-’Adoncjdcl Caualier Marino. X 3 So»
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LA PRIGIONE,
’44 249
Son le fibbie ala [polita ancor fimili L'arco non men de la faretra ado * no
Di zaffiri componete di giacinti» D'oro cfeta ha la corda attorta wficme
Son d'or battuto in laminefo itili Di neruo il bufo, e diforbito corno
J foghi n bit caratteri dijhnti. Di qutflo capo e quelle punte e li reme.
Ha difregi ogni foglio , e di profili Trama Adori quellefpoglic hauer intorno.
£>' azzurro , e mimo i margtni dipinti , Ria di Mercurio il duro annuntio terne.
H figurata di grottefiche antiche Vede > che dela fritta efplicatrìce
Le rnaiufcolc tutte, e le rubriche. Armi di Mele agro, il b rette due.
245 250
Quanti ha thèfori il mondo aparte a parte ì Di tutto ciò j eliini raccolto rivede >
Ciò che la terra ha in fen di pretiofo Nefiuna punto autdità Tmuoglia ,
Opra fia di Natura 3 0 lauor di Arte , Siche di tante , e sì pregiateprede
Jn miniere di{fufio-, 0 in arche afeofò , Tur vn a ( ancorché minima) ne teglia.
T ulto f ritto e notato in quelle carte Quella fola defila, perche la crede
Ilofira l'indice pieno e copiofio. Ter lui ben propria > e necefifariafpoglia
;
1 propri (iti infegna, e 1 lor c ufi odi , £t efife n dofen ziarco, efin\afirali ,
£ per trottargli 1 contrafegni> e i modi Hauer non fpcra altronde armi maitali,
246 25 1
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CANTO DECIMOTERZO.
254 25 9
Hor qual doglia la punfe 3 e la trafile Imponimi cofi pur, eh' alt ri non poffa.
Poiché [puntar de l'altra luce i raggi ì Dimmi, ch'io domi il domato* a Anteo •
guanto all hor fi turbo ? quanto saffli/fe DÌ, che d'vn calcio fil, d'vn a per coffa
guati do s accorpi de'fuoi noui oltraggi Polifemot’abbatta , e Briarco.
2Ma Vanne ingrato pur , vattene (diffc) Vuoi, eh’io ponga fijfotira Ohmpò, Offa? &
Che la vendetta mia te co ne t raggi Strozzi Efialte > e ftrangoli Tifto?
Tacque, &
a sì chiamo con fiera voce Vuoi, che sbrani advn ccnno 3 e che di u ori
Uele fue guardie vn Caporal feroce • Delgiardino dt Coleo i Draghi,c iT ori ?
255 260
.
E" muggito, e ruggito , e non fan elia, Aè più, nè men, come fi fu(fe vn velo •
258 263
Jet an dami tra le Sfingi, e trd i Pii boni Le brauure de l'vn l’altra afiottando.
V’andrò (dieta) fenza mefite* d’aiuto . Si di u or a di 11 izza , e di tormento .
Mandami trà i Centauri Lefi rigoni , ei T empo (dice ) non è d'andar gittando
Dou' o^ni altro ualor refi perduto . L' bore, 0 mio fido , e le parole al v trito .
, Ponimi pur trà i Proc ufi i, e i Gerioni, Malageuoliimprcfe io non dimando,
Tutto ardifico per te, nulla rifiuto • Noto me troppo il tuo fiommo ardi mento.
Darti in pezzi fmebratovn vii fanciullo So le tue forze , il tuo ualor ben ueggto.
Fora di quefta man fcherzo , e traftullo . Ma molto medi quitto hai detto io cbi'ggw-
4 Prea-
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LA PRIGIONE, CANTO XIII.
264
Prendimi fi quel fuggi tino ingrato^ Seguendoti va» perno n battuta /brada
Perfido , disleale , e traditore . Il Difprezzo ,e'I Difpetto in una fchiera.
Pio» molto fa dopo tai detti a bada , L'elcirobufic, e igrofst faggi atterra y
JE s' accinge al partir l' anima altera. F pela i bofehi con la fconcia mano .
Prende vn fceLto drappeldifta mafnada> Col fioffo folpar cti ammorzar pr efuma
Gente finule Witti maluagia e fera Lagralapa del Ciel, che'l mondo alluma
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GLI ERRORI
CANTO DEC1MOQVARTO.
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3 i 6
ALLEGORIA.
Ltraucftirfid'Adonein arnefida Donna vuole auer-
rirci l'habito molle della giouemù effeminata. L’ef
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3 17
li
^
ARGOMENTO.
A Scolta di Sidonio
più volte prelo, e liberato Adone.
i trifti amori
i 9
f
Son forbitigli vsbergh't,e rifilondenti.
Non vi manca guerrietyctiarmato moftri Terfi gli feudi , e gli elmi luminofi.
Perche non fono ancor chiarie lucenti
Sourauefta fuperba 5 e ricca infogna» Coloro che nevan così pompofi
Poucridi riccami, e d'ornamenti, •
Non già per acquistar nel mondo fama. Anzi rotti,fmagliati, e fanguinofi
Da gran colpi di fiocchi, e di quadretta,
Mafolperfarfi noto 4 colei, ch'ama . guanto o quanto fartan vifiapiù bella .
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318 GLI r Fll u k. i,
4 9
guanto foraìl miglior fipada fio bipenne Non molto dopo , giunto ala marina,
T r aitar ne’ duri a(faiti , o Cali alien. 'iue, che pur' all hor per rinfiefarfì
l
Che per gioco fpe zzar fragili antenne y Scefi nel' acqua chiara e chnJUlhna
Stancando al corfe i Barbari, e gl' lb eri ì Stormo di villanelle era a lauarfi.
Che vai gli augelli impoucnr ai penne Ctafcuna banca di lor nei a vicina
Per dtfpiegar al itento alti cimieri 5 Sponda Infilati i ve(cimenti fparfi -,
S'honor mercando infi a' l nemico stuolo E tutte a fcherzi.efi a trafi ulti intente 3
Pio» impennate a uofi ri nomi duolo ? Ai panni , (fi- al Garzon non pone a mente«
5 io
Vuolfipiù tolto con q>i alci'atto egregio lì fofpettando pur,che Falfirena
Honorar l'armi , & illustrar gli urnefi, Dietro gli manderà gente ala pefta,
C'hauer con procacciar da quelle ilpregio P enfia,
che fc trà lor Fortuna il mena.
Darugindi viltà gli animi offefi. Potrà me filo celarfi in altra vefia,
Par de ur ebbe non men corona, efregio r rende vn habito allhor da quell’arena,
ai color 3 c'ha n di gloria i cori acccji. E perche l enn gli e già erefc iato in tefia^,
Con non men bella (fi bonorata fialma Sotera il farfictio gonna
poi! dji la
Che Cacciatole che 7 ferro, alloro, c palma In ogni parte fua rajfcmbra Donna.
6 1
Moggi pochi ha tra noi veri fioldati, Ala fpoglia ala chioma, aPatto , alvifio.
,
Che perù ero nalor uettan lorica. Al' andar , al parlar fallace e finto
Calz,an piùperfuggir, [proni dorati, Chiunque il vede, ha di veder auifo
Che per feguir talhor l'botte nemica* Vaga Ninfa di Menalo o di Cinto, ,
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CANTO DECIMOQV ARTO. 3*9
*4 19
Tur da' trauagli del' afflitta mente, La de(ira tien di lungofpiedo armata ,
£ del corpo affannato e faticofo Di cuoio cotto al'altro vna rotella
Vinto , aforza conine n , che finalmente Vnatcfladi Ltrpohà per celata.
ybbidifca a Natura il cor dogliofo . Celata infieme c fpauentofii , e bella
(fosi maluolentier cede , e confonte Che la bocca sbarrando ampia e dentata y
Ala ne cecità d'alcun ripofo. Le fauci formidabili fmafcclla
Nè più difender gli occhi egri fi panno L'bìfpide orecchie , eh'irte in alto Hanno ,
Dal dolce affalto d'vn piaceti ol fon no • In loco di cimier erefi a le fanno
15 20
Mentre giace dormendo ecco il circonda
Turba di mafnadtcri ,e di ladroni
,
4Che
ppr effetti al Giouinetto ,
cofioro
dagli occhi dal fin no ancor fopiti
Gente fcherana, errante , euagabondd, Spiraua vn dolce , e languido diletto
Son forfè trenta, efon tutti pedoni Stupefatti refi aro , e sbigottiti ,
Alcuni dilontan rotan la fionda Quafi ala vifia di quelprimo afpetto
Molti foglio» da preffo rifar fp un toni. Da repentinofolgoreferiti .
Troppo fitienchi di metallo armato Del’armi in tato alfuon y cbe tocche e moffe
Porta ì braccio il brocchieri slocco a lato Faceanflrepito infieme , ci fi rifcoffe
16 21
Del'armi , e del'armar fon uari i modi Non s'atterrì (che vago era di morte
Dan camice di maglia , cr han corazze In mirar gente sìferoce e cruda .
Adunchi raffi , pah acuti e fidi Venite ( dijfe ) e con l'eftremaforte
Adtifi in cima e cappelline <fr azze
, , La mtafauola lunga ho maifi chiuda •
T empeflati di punte s irte di chiodi il Bargel dela fquadra accefi forte
Adopran parte e mazzafrujh t mazze, , Di beltà tanta , alzò la deftra ignuda ,
Ghiauenne e lanciotti, e curri e e larghe
, , E confort olio , e fé chefi drizza(fé ,
Le Horte a‘fianchi, a'gomiti le targhe , Poi pian pian prigtonìer dietro fel t rafie .
*7 22
yiena tutti dati ante il Capitano Difirada vfeiro , e quindi hor alto,hor baffo
fapo conforme a compagnia fi fatta Tra l'erte più difficili d'vn monte
Malagorre s'appella ; è Rhodtano Giunfer torcendo il calle , a piè d'vn faffo.
Din a t iv ne y edinon baffa f blatta. Che d'alte querce ombrofa hauea la fiore,
Più d'unauolta in guerra armo la mani , 7 orre in cimaforge a , cui daua il pafjo
Ch'a nobil'opre a grand imptefe tratta j
, Soura doppie catene angufio ponte,
Ma di uendettc cupido , e di prede ffitefi era de' Ladron la coua , e 'l nido >
Ai l'indegno meftier pofeia fi diede, fgueflo tl refugto lor fecreto e fitto,
18 2S
Nera , e folta la barba , il uifi hà bruno , D'altri ladri habitann in quefta torre >
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330 GLI ERRORI,
24 29
Entrato Maialar dtffe , Compagni , Eù mefifb in compagnia libero efi tolto
Dach'to Rodo cangiai con quejlo bofeo , *D*vn a fanciulla Adone , e d'vn donzello y
Huom3 che non m'amt,b che di mefi lagni» Che nel bofco\icin , non era molto ,
Tra voi fin qui non veggio , c non conofio » Eur prefi^e tratti a quel medefimo hoft elio
Sapete ch'ogni parte ho de guadagni
, Mon fi tofio il donici miro quel volto
Sempr egual mente accommunata vofco* Vinco e fen\a pan in effcr bello
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4 £/r fuor de la patria in
_ 1 r. *» » jm /l ^«4 /TA
bando EF tutti i furti
4u<4 ^ «
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ala beltà rapiti ^ 4. < 4 «
Ma tolga il del, ch'io nulla hauer co fdegno Ma quanto mira puh , più fi confonde ,
Voglia giarnai de' famtgliari mei . E più conuien > che fin accenda arda- &
Da voi terrolla , efitto i vofiri aufpici , Cosìfilata dietro al cor , che figge
Quando ni piaccialo vene prego Amici». E'almafiperde , egli inuan fi lirugge &
27 Ì2
Tutti d'vn voto acconfentiro alui y , Mentre cérca hot con geffi> hor con parole
E gradir molto il ragionar cortefi » Scoprirgli di qual piaga hà tl core offe
fi
Ei nicolto a colei , ch'era colui A don ben fin accorge , e ben fi dote
Ado» , che vuol cclarfi al' empie genti > Ch'a fiorìfilato cor 3 che viue tn guai
Copre con pianti veri i falfi accenti » Anco tfinti fauor fon cari affai .
28 x .
33
Dì(figli , che'lfiuonome era Licaft</> Ma così fiatfio è il refrigerio » e breue»
fi atta del vago e peregrino Alfeo» Che tante fiamme a mitigar non vale *
Che frequentava con la &eapihcafl* Anzi quel van piacer che ne riceue
,
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CASITU ttEélMÓQvARTO: ^77
34 .
39
prouerbio vulgar , c'hauer conforti fittefii fummo noi duo , che come roti
Nele miferie ai mtferi pur gioita • L'inflabil Dea, del mondo agitate ice*
Ma veri non firn'io quefli conforti , Prouato habbiam, dal dì che tra fuoi moti
Cbel mio mal per l'altrui pace non trotta . Aprimmo gli occhi al Sol , coppia infelice.
Anzi veggendo 3 ch'agli antichi torti Argene poi , di cui noi fiarn nipoti ,
fortuna aggiunge ognor materia nona» In vece rì alleno di genitrice
Mentre me piago» e inun di te mincrefce, Però che quella insù l'angofce efireme
Hel tuo dolore il mio dolor s'accrefce • L'anima hauea colparto tfprejfa infume
35 4°
E fe non temej,Tio, che nel tuo pittò Non è gran tempo , cheper bando efprejfo
La doglia , e la pietà degli altrui danni Cipro intorno mando publict gridi,
Farebbon forfè ancor hfteffo effetto. Ch'a torre il regno alpiù bell' huo promeffo
Parte ti conterei de nofiri affanni . Venga chiunque in fua beltà confidi .
Notofi è troppo e tragico il fuggetto , -
La nofira Zia , chà pretendenza in effe,
E d‘ affai gl’infortuni/ eccedon gli anni i Fe da Menfi tragitto a quefli lidi ;
Ma pur tacere almen non fi conuiene E filmandoci ancor tra' l popol Greco
Chi fiamo , e qual cagion qui ne ritiene « Degni di comparir , ne menòfeco «
36
Mabbiamo ala fquadriglia infame e ria Valer hier ( peròche qui ncftro coflumt
La verità fitt' altro velo inuolta. Era fouente effercitar le cacce)
Che benché faifa e mentitrice fia Pervn Ceruo figuir , eh'entrò nel fiume
Leggiera e la menzogna anco taiuole a , Spauentatoda gridi, e da minacce.
Quando giouaachtmenteil dir bugia , Perdemmo infume col diurno lume
E non noce il mentire a chi l'afiolta . Dela Fera, e de' noftri inun le tracce •
porta, s' ella del ver fujfe auertit a Cosìfmarritiin altri lacci tefi
Per occultar il mal, torno lavita • Fummo di cacciator cacciati e prefi .
37 4*
Or anta , che etArmenia hebbe il gouerno ; Tacque , e volendo dir , eh'altra prigione
Suora fu di Morafio , il Rè et Egitto Tenta le voglie fue lire t te e legate,
Che'n compagnia morì di Galiferno Sofpirò sì , che nefortife Adone
Già di lei fpefo > in vn mortai conflitto • E parte di quel male hebbe pittate ,
Nel maritai'eccidio , e nel fraterno Che già dotto in Amor , di ciò cagione
Le fu da tanta doglia il cor trafitto , Ben conobbe effer folla fua beliate :
Che grauida dtfperfe > & aborimi Beltà >principio>efin d'vn gran tormento,
Partorì duo gemelli intempefiiui. Vifié , amata , e perduta in vn momento •
& 43
lntcmpefliuoil parto , &
improuifi Già dal'ombrofi fue rtpoftecaue
Per affanno l'affaife innanzi l'hora Dola notte compagno > aprendo l*alt ,
Perche fu bit o giuntoti duro auifo Con lento , e grato furto il finno graue
1 duo teneri infanti efpofe fora • Togliea la luce ai pigri oci hi mortali ;
E per l'amor del gran marito vecifi E con dolce tirannide e fatte
Chiamò Ftlauro l'vn, l'altra Filora » Sp arfe le tempie altrui d'acque Ut hall $
Figli di madre afflitta e padre e[fangue
, 1 tranquilli ripofi e lufin^hiert
Prodotti nel dolor , nati trai fangue . S 'tnfignorian de finfi, e de* penfiert .
Ltu^ndo
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3 3 2*. GLI E RI O R I,
.44 49
Quando le lor parole al mezo rotte Di là affando , ove il medefrno die
t>
45 5°
, vn giovane V.p trota
Furcillo è qttefti Non era il pontieri levato in alto
Ben degno imitaior del buon maeftro. Onde con fua brigata entrar vi volle y
Che già fei volte almeno e dala rota Bla da' ladroni oppefh al fiero affialto
Per gran forte Jcampato e dal capejlro • ,Eù per forza refpinto a mezo il colle . V
Segnato tten con tndelebil nota Incomincio di Jangninofi firn alto
Dela bolla real l’homero deftro. L'herba afarfi ver migliaci terren molle >
Barro di carte , e ficcai or di dadi E i fofcht horror t al horrtdo fiomptglio
T atti diogni bell'arte ha feorfi t gradì .
( Come il feruo di cea ) crefcean periglio •
46
Dì Filtrala bella, e più de fu oi Pior più tempo non e da far dimora
Biechi ornarneti haaeal alma invaghita • (S oggiunfi il ladr 0 ) ognun penfi a fefieffo •
p enta per violarla e torle poi
, Efifegu ir mi conuten l'ordine hor'hora >
Con le mi[ere fpoglie anco la vita. Che di faluar cofiei mtfù commeffo •
Va il mondo a /angue (ci dtffe) e qui fol voi Così dtffe , e per man prefe Filora
S ergendo, al mal commun non date aita . Che fu coftretta a forza irne con effo •
Parlo a te bel Garzon che pur mi fembri
, Pianfi, e grido ,ma pofe freno alquanto
Di forte core ,e di robujlt membri • Lo fpavento aelferro al grido , alpianto •-
47 52
,
Gente comparfa al'tmprouifo efpugna Fila uro , in cui per l' acerbe tt a etade
Con terribile affé dio il noftro muro . Erangli fpirti ancor debili e infermi ,
Non lunge (vdite ) fi combatte e pugna , Oltre chefra tant'hafte , e tante fpade
Efifa la battaglia a Cielo ofeuro Le forze hauea d'ogni difefa inermi
Eut tanta crefce la dubbiofa pugna. Contro quel fier nemico di pietade
Ne per voi quefio loco e ben fecuro • Eù mal poffente a far ripari bfchermi ,
Già fuor con gli altri tutti è Malagorre Nè feppe altro il mefehin che con querele ,
'
48 53
Sebcn (àlea Eurcillo efifer mendace. T al rondine talhor , che veggia l'angue
Ciò che narrava allhor , tuttora vero » Cuafiarleil nido, e diu orar la prole
N'era Orgonte l' autor, d’ Adon feguace E le vifcere care, et caro angue f
C'hauea di lui tracciato ogni fintiero • Crudelmente lambir? s'affhge e dole.
Ch' et fujfe in preda alofquadron rapace Trà paura , e dolor pauenta , e langue ,
Non so come fap effe il cajo intero . Teme accofiarfì, e dipartir non volt,
Di quanto ei fatto hauea ne più ni meno E con pietofi gemito dolente
Dache partifi, era informato apieno . Iforecchie affetta a chi pietà non finte è
Veduto
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CANTO DECIMOQV ARTO. 333
54 59
Veduto Adon.frd tanti cafi auerfit La chioma^he enfiatela, il fe min ile
In quel punto Fortuna efiergh dejlra > V fio imitando infin alfin glifeende
>
E vide in viue fiamme ardere ilponte* T anto che dal balcone a terra giunga*
55 60
flati e an gli ajfalitori in quella parte Ma Malagor, chc'n que mortali ardori
Bone il legno s'incurua in su la fofa. La noua fiammafu a[erba ancor viua
Che moli'acque ottofi intorno /parte De tra l' armi, e lefurie obltagli amori,
Raccoglie , eforma vna palude gro/fa , Rip enfiandò ala V erginecattiua ,
Accefi ilfoco, onde Vulcano, e Marte Per faluarla, ouefatua i fuoi thèfori ,
La fer tofto apparir feruida, e rofifi'a. Lafcia la zuffa &
al' albergo arriua
t
7°
Bicfce insù la balza alpeflra dr erta •
L'attefe , e poiché donna cffers'accorfe.
D'alni infecondi ferule e difaggi. , Con cor tremante auicmofii a quella .
Colà doue la pietra alquanto aperta , Sefia l'vna , 0fia l'altra e ancora in forfè ,
Ma riturata d'arbori feluaggi Alfin conofi: e pur , eh' e la forella .
Bice u e pur dal Ciel di luce incerta Con qual effetto ad abbracciarla corfie
Per vn breue fpiragho ombrofi ragli Con quar [egni diamor l'accolfie anch'i Ila
£ dal'vnfcffo ai' altro ilfuogran fieno Con quaibaciiterati , e con quat jenfi
T iene vn miglio di tratto b poco meno , . . Chi pub dirlo , e penfarlo il dica, e'
l
perifi.
<56 71
Tu dentro quefia inhofpita cauerna La Giouane alfratei contapiangendo
Non sofie pur depofitata io dica , Poic'hà l'anima alquanto in se raccolta ,
Nela maggior profonditate interna , Come fu tratta entro il burrone borrendo
O'fepolla da lui l'amata amica D'vnaforefta defatata e folta
fi>u lui baci , e parole tnfietne alterna , Là doue [eco il maficalzon volendo
£ molto a confili uria ei s affatica ; Trarfi la voglia fielerata e fiolia ,
Bell à l'e ffìgie , oh a feontrarfi viene• Che dietro a chi [ertilo era volato,
CoJÌ ni del primoamor la viltà e vera Diffe , Di quefia gente infame e rea
Sembta{a impreffa hà nelpcnfiier sì bene , Arde la caft , e'I Lofio e tutto armato ;
Che non vai del bel foco,ond‘ egli auampa. Ne ben fie curifiam di nouo inciampo ,
Buon
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CANTO DECIMO Q^V ARTO. sts
74 79
Buon farà dunque alcun tipofio loco Così ri mafie all hor fin za l'atta
Cercar tra q utile piante , e que(li [afri , Del buon germaniche ficne già ramingo
Dou io /India [piar vada del foco , Pallida , lagrimofi , e sbigottita
E del ferro i fuccefit almen tilafii % LaVergincllam quell' horror fi Ungo.
7 n là m attenderai , eh'a te fra poco La fcaramuzza intanto era inafpnta ,
Ritornerò con ben veloci papi. E Malagor tornato al feto arringo
Mentre parla così, vede non lunge 7 r a’fu ci fi mifi , e diede in apparire
La Jpelonca de' ladri , onde figgi» nge Vergogna ai vili, aghanimofi ardire
75 So
„ .
7 ra via carro fi [chioda, evienfi afi terre E perla fchiena Dragone no vcctde>
Vna dele due rote , onde correa Mentre corre an belante e fuggii tuo .
Noia noce del collo hà d'vn riucrfo ilfianco >e'l tergo bà fenzaltr'armi armati
Colto Squarcon con funa^ e forza tale , D'vna pelle di Lince ofeura , e bianca
Cbc quinciilbufto al fuol cade conuerfr Gli e cuffia il tefchio , e pedon d’ambo i lati
Quindi il tefchio per l'aria in alto fale Co I vnghie intere e l'vna, e l'altra braca .
85 90
Trouauafidiquà poco lontano A que’ fembianti angelici diuenta
sì r /ni Ilo il cacciatore ,
Arrnillo il bello , Qual più rigido cor molle e cortefe.
Ciprlotto non già, ma Soriano Trat ne ne i colpi e con man lieu e e lenta
,
Che l girne in capo ad affrontar la mori e. Lor mezo vecifra di fiorare infogna ,
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CANTO Oecimoqvarto'
94 99
Va tra nemici Armillo , etarco
tende Ilauea allhor'allhor fpogliato e fcarco
Ch'idi fin or pompofament e adorno , D'alma e d armi ì ù pitto e V ejf a > e Grillo
,
Totto per porlo insù la tefa corda Piega l'arme bicorne, e manda a volo
E commetterlo al'aure, vnftrale e ìfi elfo, Anco vnafreccia il Sagittario accorto ,
E torcendo il gagliardo arca leggiero, Treccia, coeguale al fulmine congiunte
Ee d'vna Lunafoema vn cerchio intero » In Sè torte & aguzze hauca tre punte
91 102
Vote a gli accenti allhor trar dela gola . Dal tridente mortai , che per la caua
L'altro, e fetor contro lai la lingua irata Conca del’occhio oltre la coppa il fede ,
Quando in aprir la bocca, ecco che vola folut del lume, onde la fronte ornaua.
A chiuderla al mefihin la morte alata Orbo rimane intutto, e più non vede •
E la vita in vn punto, e la parola Pur metre tl sagù e il volto, e'lfengli laua
Per mezo il gorgo zzaigli fu troncata » Drt\za ver la, don dvfiidi colpo , ilpie de,
La voce intanto infra lefauci mozza E corre, e grida, e porta in man duefpade
Gorgogliava beftemmie entro la sìrozza• Ma in vnhafta caduta inciampa , e cade,
98 103
Volto a Brauier,con quanta forila ei potè Saetta ilfier Garzon dopo colioro
Loforai pungente insù la noce incocca. Lupardo il nero, e Serpentano il brutto
Poi la fune a se trahe fin sù le gote. E T igrane il crudele aggiunge loro ,
Scaglia la cannale foura’ l braccio il tocCd, C' hauca de' buon gran numero dtftrutto •
Liei pefoe apunto il calamo tl per cote Piouono a mille le quadre II a d'oro.
Col p afono a terra tlpouerel trabocca Scompigliato ne fona il bofeo tutto i
.
Egli noi cura , e palpitante il laffa , He qui s'affiena ancor Panimo audace,
Indi foura Cerauno ardito paffa Hi ripofa la man, nè l'arco tace •
L’Adone, del Caualier Marino. T S ci *
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104 109
Già la faretra b ornai di dardi hi vota Tacque, e con luifi finnfi e queifonarrito ,
( Poiché tn vifia e fiper o)in fatti ei vagliay Del fier nimico il colpo empio precorfi.
Di ciò ti prego fol caro Me tanto ,
, Del nemico ,che pur /in tener 10,
Hon cheggio dopo quefla altra battaglia Et era di ferirlo ancora tn forfè ,
Se vincerò , tu mio fedel enfilo de Eforfè più daprefifo hauendo [corto
À bau rat l' armile le fpoghe 3 (fi io la lode •
7
’ Quel bel vifiò gentil, non ih aurta morto •
107 1 12
Ciò detto il lafoia , e per ihorribil mifi hia Buffa il cuoio macchiato a nero e bianco
Doue Orgonte combatte, in fretta giunge » Spinto dal braccio dei Arder gagliardo »
Et auenta lo tirai » che linde e fifobia , Efede al caro Armili 0 il miglior fianco
Ma'l berfaglio, oue và punto non punge •
,
Il dificaie, e difptetato dardo.
Cotto il mefohtn,ch’oltre l'età s arrifobiat Jfiuet la man bella insiti cofiato manco
La vifia gira , e guatalo da Unge Si pone , e dice aivccifor col guardo •
Indi s'accofla , e con fornfo acerbo lo moro (ahi crudo ) mala tua fiettA
Così' l motteggia il Barbaro fuperbo. Bona infume Ìoffefa , e la vendetta
108 nr
Deh fino a quando effe* potrà , che tardi Come fonte talhor limpido e puro ,
Al'incontrar ciò che'l tuo cor defila , Doue il pie fozzo il zappador fi laui ,
Sìc'huomla morte 3 che d' hauer t ani'ardi, 0 come belgiardtn cui iaforo e duro
'
,
y , &
Due fiame anzi due Furie Amore, Ira. Con man fittili , e di rapina ingorde
Quello il mone a pietà del Giouinetto Sà meglio ch'adoprar fpade , e zagaglie,
,
Fumo le nari fuor , [chiù ma le labbia Quando dal fiero inafpet tato fiocco
Gittan , che'l Ciel feren turba , & ofeura Irreparabilmente eifù pcrcoffo.
E quell'alito ardente & arrabbiato Ladron(gli dtffe Orgonte) io non t*incolpo
E foco y è fiamma , e folgore , nonfiato • Vantati pur , che mi rubafii il colpo •
1 1
7\ 122
Quafi vento il crudel và furiando , Torna afiguir Volpino e nonfi fianca
,
Fioccano i colpi, ouunqu'et vien p affando Fende a Ronciglio la mafie elia manca
Grandina» d'ogmntorno e bracciale tefie. L'afielia defira a Rampicon frac affa',
Tuona colgrido e fulmina col brando
, A Cauicchio , a Freguffo ilfino e l'anca ,,
Sono i fulmini fuoi piaghe funefie Vvn quafi efinto, e l'altro efttnto laffa
Efreme , e{Iride, ejbffia , c sbuffa, efpira Folchetto atterra poi , che cade , e langue
Procelle di furor , turbini diira * Mordendo ilfuolo,e vomitandotifangue •
1 18
Cinta ctvn mar vermiglio , in alto forge Duo germani tran qui, T rinco,c Tnfcmo >
Del corpo Giganteo Vtifila viti a . Data natura l'vn y l’altro dal cafo ,
Spezzale
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CANTO DECIMO Q^V ARTO. 541
*34
Spezzato ilferro alfuol cade , e recifo , Come po'tch*al fellon tronco è repente
Efoli*impugnatura in man gli re fia . Dal ferro il filo , a cui la vita attienfi
Ride il Gigante ma [ornigli a il rifa
, Perdon la forza i nerui immantenente.
Di Cometacrudel lucefunefla , Mancano al core i moti , al corpo ifenfi, .
Alquanto ilfuror mio cuggia più lento . Mela feconda dele due carterne,
Malagorre a quel dir contro la guancia Ch' oltre ilgra muro,che'l c amin gli chiù-
Del brando rotto il manico gli lancia • Vn altro ingdno ilfuo penfier delude, (de,
136 141
Et oltracciò fra l’indice , e'I mezano Il buon motor de lafi con dafiella
Per beffa ilprimo dito in mezo accolto Che sà ben doue il Giouanefi cela ,
Stendendo verfo lui la deftra mano , Perfot trarlo algra tifi Ino, Arac ne appeU
Gli dice » PIor togli3 e(fusagli insili volto . Ch'ordìfi e in un mometo eftrania telarla,
f
Per torre indi vn orcon fi calaalpiano , £ con merauigliofa arte nouella
£ perche teme intanto ejferne colto , S'àttrau erfa per meZg , e l varco vela,
14 6 i*i
Ter farnefiherno allhor a vn con la ronca Non la bombarda , ecceffo de * tormenti
D'h umano sdgue acor macchiata e [porca Non il monton cozzante e furibondo , \
D'vna rouere annofa il ramo tronca . Non il furor de’ più crucciofiventiy
Sì eh' a guifa d'vnctn s'ine uriti e torca , Nomi fragor del’ Oc e an profondo.
E ben ac concia a lato ala [pelonea Non il fulmin terror degli elementi
Col fuo groppo corrente e fune , eforca , Non il tremoto fcotitor del mondo , (fio
V' appendere pender Ufcia> h orrido pondo , No d’Etnafo cCifichia ilfremito^ e’I fi acafi-
De la p onera V occhiali corpo immondo * si pareggi al romor, che fè quel faffo •
x 47 152
Tien certo , che là dentro A don s appiatti Cadde , e con talfubbiffo ingiù por t olio
Orgonte e penfa pur come lo [copra ,
, llgraue pefi dele membra vafie ,
Vaffine al buco , ottegran tempo fatti Che fiaccandofiìn pezzi il capo , e’I collo ,
tìan l' api indufiri i cafamentt [opra. L’offa tutte lafiio lacere eguafie
Eà che cìafiun de' [uoi la zappa tratti , Ditelo voi , fe vi crollafie al crollo
E chi la pala , e chi la marra adopra , Seluc , e voi ferefe’l couil lafciafie
Str omenti , che quel dì dopo i lauori Se lafciafie per tema augelli il nido
fuiui Lafiiati hauean gli agricoltori .. Al fuon dela caduta , al tuon del grido .
148
Le pecchie allhor, eh' a lauorare ilfatto Parue tuono ilfuo grido , e parue telo %
Stanano tanagliando entro i coutil , E con firepito tal l’ aure percoffe ,
fu andò picchiar fentiro il [affo cane Che fparfi il cor di timor ofi gelo
Da vomeri » da vanghe » e da badili Dalfuo gran fàggio il gran Motor fi moffey
S*auentaro alo siuol peruerfi e prauo Temendo pur , non data terra il Cielo
Confpine acute , e Ùimult fittili > Fuor d‘ ogni vfianza fulminato fojfi .
£ con tal furia » e tantafiizza vficiro » Tremaro i poli al'impetofiuerchio
Che n vocifera molti , e ne ferirò * Ne Hettc [aldo il femprimmobil cerchio .
Et
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CANTO DECIMOQV ARTO. 345
*54 159
Et ecco al fine il fin( prendete effempì o Tempo c via dafcampar(gente vien dietro)
Temerari fu per bi ) a cui foggtace Marcia Scafilo , sbrigati Brigante .
L‘alterigia mortai , che gtufto fc empio Con quefto dire , il mtfero feretro
Dal Ciel’afpetta , e l'tnfole nza audace . Gtifando a terra , accelerar lepiante •
Cadde, e caduto ancor , mofiro qucfi’empio Vaffenefeorto alihor perl’aer tetro
Segni d’ira arrogante , e pertinace . Data candidaface , e lampeggiante ,
Con atti di furor, non di cordoglio E troua Adon ia fiuen turata Donna
Minacciandofptro l vltimo orgoglio • S angamofa , trafitta , efi nza gonna,
*55 160
A don fra quefto mezo era affai prima Vn de' ladro » da troppo ingorda voglia
,
Campato fuor det pertgliojo varco Spinto , quando posò le belle forne
Terche veggendofcintillar dal' ima fuorché l'vltimo lino > ogni altra fpoglìa
Fatte le JIelle , oue saprta quelC arco , T otta infretta l’hauca , non so dir come.
Afcefo dela volta insù la cima Ben et conofce (eri ha pittate e doglia )
,
Ilpaffofi [pedi leggiero e [carco, Ale fattele , al vifo , (fi ale chiome
E malgrado de' rubi , e del'or tic he. f ilota efjer colei , nesà in chegutfa
Al termine arrtuo de le fatiche • O chifia quel crudel , che l'habbia vecifa •
156 161
Vfcito fuor di tenebre , e di grotte Dal freddo cerchio dela Dea di Cinto
MoJJe a pafii dubbtofii pie tremanti, Vna corda di luce in terra fende
Me molto andò per quelle balze rotte. E dritto là , doue il bel corpo eftinto
Che finti gente caminarfi auanti ; [fu afi linea d'argento , il tratto stende \
E vtde (perche chiara era la notte ) Onde d'atro huore il ciglio tinto
Per la [rada medefina andar tre fanti , Veder ben può , s) chiaro il lume fplendc»
E’l primo innanzi ai duo , fi co me Duce, Enel volto già candido , e vermiglio
Portaua in cauo ferro afcofa luce • Solo fiorirfi nza la rofa ilgiglio •
157 162
„
Pureilio era cofiuì che pofio cura
, Vorria pietofo Adon del duro cafo
Quando da Malagorfepolta fue , Etfepelir quelle bellezzefpente
Venia Filora atrar del’vrna ofeura Ma da portarle entro' l mai moreovafo
Per cupidigia de le fpoglie fue . forze non hà,ne l tempo anco il confi n te •
fior tofio eh' ad aprir la fipoltura Mon vuol p ero , ch’ignudo lui nmafo
Eù giunto il ladroncel con gli altri due. il corpo delagiouane innocente ,
La lapida Ituar che la copri a ,
, Poiché cibo ale fere in terra il Uffa
E 7 cada u ere fuo ne portar via . SiaJchcrno ancora al percgrtn chef uffa
*j8 l6 S
,
Per mirar meglio Aden ciò che n duegnA E perchomaì , che raccorciato hà il crine.
E it ratto tn parte a' fu ot nemtei ignota , Vano flima tlcelarfi in altra vefle ,
Cinthia già trahefuor dcle nubi tl corno Da chi legge ha da lui prende la legge .
*75 180
DeTìro vie più di qual più deflro augello Stanco alfin preffoil fonte ,oue la fiafe a
Preme deliri er l'incognito Campione É
piu denfa efiondofa, il paffo affiena.
Moro di flirpc, e di color morello Di/inonta a terra , e pria che'l dì r in afe a *
Et anima al moto famiglia, alpel carbone, Vuol dar rtfloro al' affannata lena .
10 non credo, che fofichi a par di quello Laferia, eh'a feto diletto a p tè gii pafea
Mela quadriga fua gli h abbia Plutone Libero tl corridor feenza catena.
Sol picciol fregio il bruno capo inalba : Che la nona fiàgion, quantunque acerba >
Ha nel manto la notte, infronte l* Alba f
Gli a ftAll a la felina, e biada l'herba
.
17 6 181
Ben s'agguaglia al cxuallo il cau altero. Tiranno empio e crude l come n , allctti
Che gli preme la fella , e regge ilfreno . ( Comìncio poi) con dolci inganni efrodi.
Vefi e [durarmi nere habito nero Pace , piacer , felicità prometti,
Che di (Ielle dorate c ffarfo e pieno . E dai guerre, e mifeerie, e lacci, e nodi
Sembra lo feudo fin diaccialo intero Tieni i tuoi feertti in forte giogo fretti ,
Pur brunito, c[Iellato, vn del fereno. E vuoi che prigionicr fieno in più modi »
Là douevnbrcue appar fritto di /ore, Et ai corpi , & al' anime non doni
Affai più che gli arnefe , ho nero il core Altro alfin , che legami , e che prigioni
771 182
Sù l'elmo fornigitante ai altre (foglie ,
Dura prtgion, che mi contendi e ferri
Di dtlic at a e nobile (cultura , (fisci Sol, che l'altro Sol vince d' affai.
Sorge d'vn'Olmo vedono di foglie Ahi quanto e vano il tuo rigor , qu ani'erri
Schiantato 1 rami la dittifi ofeura
, S'ofj'ufiar penfìi furi lucenti r ai.
Che mitre amica Vite m
braccio accoglie Fcfii ofeura (Idonea horche i tuoi ferri
,
Con uteende etappoggio , e di uer dura. Luce sì bella indora , un del farai
Bulinine irato il bel nodo recide , E fora un del , fe ri quell' horror c eterno
E i feuoi dola H imenei rompe, e diuidc Penaraffé vn fuo lampo , anco l'Inferno .
178 183
Va per l'ombrofo e foli t ario bofeco Voi, che chiudete in cauernofeo tetto
Loco al' ofeura mente affai conforme il mìo dolce thèforo, 0 chiatti aitare.
Butto dentro , c di fuor dolente c fofio , Aprite (prego) e poi m'aprite il petto
De* fu 01 u aghi penfìcr feguendo torme, (fit di' vfeto fiordo ale mie voci amare',
Po fio ha tira il Cinghiai i Affido tl tofeo ,
, Ond egli ariueder l'amato oggetto
11 Vailo r col Ma (li no 0 tace, 0 dorme • Torni del Sole, io de le luci care ,
Scrii' afflitto Guerrier //teglia ogni beluA Luci, che più di voi fide e (baili
Per t ombre deli notte > c de la ftlua. Son del trito core e carceriere, e chìau't
Ferri
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346 GLIE R R OR I,
184 189
ferri fittati cheque lumi belli
, £ tanto più del'afioltate pene
Sotto tenebre indegne haucte afiofi. Forte a pietà m in teneri/co e motto
Ver cancellar con rigidi cancelli Che'lnoftro fiato fi confa sì bene,
Di cele(le beltà raggi amor ofi, Ch’vdendo i voflrt , i dolor mieirinouo.
S'ai fedeli d Amor Jìete rubelli. Di ceppi, e ferri, e carceri , e catene
Se fdegnate afcoltar preghi amor ofi, (S'io ben comprendo) a ragionar ut trono .
Crudèl quella fucina , e quel terreno Et anch'io irà prigioni, e fepolture
Che vi tempro , che vi raccolfe in fino . Di loco in loco ognor cangio feiagure .
185 190
Che non cedete homai libero il loco fuefio amarvi non filo , e reiterimi
Di chi vi prega al feruido defio ? Mifa, quantunque incognito, e firanicro,
0' come a tanto , e sì cocente foco Ma La perfon a ifleffa anco offerirut
Ancora intenerir non vi vegg'io l fu andò pur non habbiate altro feudiero .
Concedetemi almen, che pur vn poco Saprò con pronto affetto almcn fi ruir ni,
Voffa Cefi a appreffar deiardor mio • .
T cnerui l'armi anch'io , danti il de(lnero.
Poi di voi faccia ( io fon contento) Amore Chi por ea ognor tante faette al fianco
E catena al mio piede , e fpada al core . Vna lancia portar potrà ben anco,
1 86 191
tacque , e rifalir voifi in arcione
fitti A quefto fauellar cor tefi e pio
L'auenturier dai armatura bruna A quell a egregia e fignortl prefinza
Perche vide non lunge il vago Adone JlGuerricr placo l'ira, e ne fupio
Al balenar de la forgente Luna > Mirando di beltà tanta eccellenza ;
Efretto il ferro hauea contro il Garzone Ne men, ch'egli di lui , venne in defio
La cui vifa gli fu troppo importuna D'haucrne apten contezza , e conofcenza.
£ fi /degno , che lamentar l'vdiffe , Egli occhi intento ne' begli occhi affiffe
Senon eh'egli il preuenne ,e così diffe . P enfiando pur chi fuffe , ondcucmjfe
187 192
qui non vi fa di brando , 0 d'hafia
\ FI uopo Varmi depofi, egli nfpofi. Amico,
Signor, giofira non vo, guerra no chitggio. Poiché tanto ti preme il mio lamento
dileggio pace, e pietà, che ben mi hafa, Non vb tacerlo , ancorché quani'io dico
Se con Fortuna , e con Amor guerreggio . 7 tpri no, ma r in/refi hi il mal ch'io fento
Chi con Fortuna , e con Amor cor, ir afta. Con la membranza del diletto antico
Che pub da Marte mai temer di peggio Di[si diletto edeuea dir tormento.
,
La(fi, che con altr armi, e et altra forte Che non hà doglia il tn ifero maggiore ,
Per man d'altra Gu errerà hekbi la morte Che ru or dar la gioia entro il dolore .
188 ° I9 *
^ x
Igl i rn ’hà ben di sì pietofa cura Gir cosi filo efiorfilato errando
,
Vcflro dolce languire il core imprCffo Dura del Citi nectfiità mi face ;
Ch'io fipreivolentur di quefadura Dagli altri lunge, e da mefleffo in bando
A morofa tragedia ogni fuc ceffo, Non vb pero finza conforto, e pace
fi* al talento, qual forzafo qual ventura Son difi epoi d' Amore e contemplando
,
Vi defui a date genti, e da voi (loffi ? Filofifar co' mici penfìer mi piace
Ch' io, che non fon da firmi Uccio fciolto, Ch' a chiunque d'Amor s' afflige e lagna
Gli affanni altrui rio finsi affanno afiolto. L'ifejfa fihtudine ì compagna.
Mst
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CANTO DECIMO QV ARTO. 347
1 99
Md fi l'hiTloria amara e lagrimoft Era Argene di C intra Jbiella
Pur d'intender ticafcontatifia, Che fu già di queft' Ifola fignore.
E fiupir ti farà, quanto vuol cofa. Cofiei polche del bando vdì novella.
Ch'altrui pittate, e meraviglia dia» Che chiamate a alo fietlro il fucccfscre
Finche Idi fiavtcin, mecor ipofa. P recorfe ogni altre, e quà se vene anch'ella
Poi forgerem o, e parlerem per via. (te. Ambitiofa del reale honore >
Che benchuopo al mio affar nonfu d'aiu- Ma pria ch'vfcifie il generale editto ,
tie compagnia , ne cortefia rifiuto Nel tempo , ch'io ti dico , era in Egitto
195 200
Ciò detto, in riua al fonte ambo pofaro, FU maritata al Principe Morati0 y
L'vnfife figgi o un troco, e l'al tro un faffo Vdito ricordar l' haurai t aiuoli a.
E quei verfi U Donnei, che gli era al paro , Ma la cara vmon del letto ca&o
Levato alquanto il vifo humido , e baffo. Tu poi per morte inbreue fpatio fiotta •
Dopo Utratta d'vn fofpiro amaro, Pianfi il nodogenttlrecifo e guafio
Chel pròfondo dolor ruppe in Ahi laffo , V e doti a acerba in brune fpoghe avvita *
Su i negri altari hà quel d) jleffo in voto Fugg 1 (gridar voie a) fuggi omio core.
Sparger di pingue human largo lauacro » Ma m'autdi , che 7 cor non era meco
£ 1 vaffalli miei cari , iferui mici C h' era volato (ahi penfìer vani e fi toc chi)
Son l'hoft te , che facrifica cofi ci. A farfi prigionter dentro i begli occhi.
205 210
Così fin da quel dì giurato hauea , Li or qualficuro Afile fio qual magione
Che del Re fpofo fio la morte in refe. Pia che vaglia a fot trarne ai lacci luì.
Così promife al'tmplacabil Dea Se fin ne Jacn alberghi , Amor fellone,
Ter l'oltraggio emendar di cht L'ojjefc. Perfigui tcort, & incateni altrui?
Pii q ucfia legge rigorofa e rea fgjtinai ad tuoi mi nifi ri a ria prigione
Dia gl am ai cancellata in quel patfe Sacrilego crude fi condotto io fui.
Tinche dt farlo alfin le fia con ceffo Aè dal tuo nodo ingiurio fo, £r empio
Col pingue ancor del' homi cidaifleffo. V alfe allhor pitto ad affidar mi il 7 emp ie.
2C 6 2 I !
Soft enea nel a delira vn ferro ignudo Dela Vendutali fimulacro fplende.
Aera,efpruzzata a roffo batte a la fpoglia. Stringe vn pugnale , e sì fi morde il dito.
Seco era quella, per cui tremo , eJudo» Vermiglia fiamma il lucid'elmo accende,
Doris Le , la cagion d’ ogni mia doglia Fiero Leonle giace a pie ferito
Che feguia pur del Barbaro holocaufio Ch’ala ferita ,ou‘è confitto il dardo.
Vapparecchio ihumano > cl culto ìfaufio. Tifo riuolgc,e min acciofo il guardo.
208
Deh perche la cagion de' primi pianti La verter ente, c fupplice Reina
Rammento ? efucglio pur gl'in ccdif midi Cola dotte la fi atti a in alto appare
Poco delira Fortuna ai riti fanti Le luci alzata > e le ginocchia china
In forte punto oimè , , traffe cosici. Hurnilmente Jpargea lagrime amare
Vinti da fiati all'hor dolce fpiranti lo fatto intanto ala beltà diuina
Tumoi fumi odoriferi Sabei, Del beli' Idolo amato il core altare,
E preffo ai lampi deleviue fi elle Fuor del foco trabea de miei defiri
Tramortirò le lampe » e le favelle. Sluafiincenfi fumanti, alti fofptri.
Mentre
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CANTO DECIMO QV ARTO. 34 9
214 219
Mentre che tutto al facrovfficioìntefo Lafio , adamar la mia n ernie a ifiefia
Fiero tributo alaJeuera Dtua , morte m'odtajo fon cofirctto,
filuell a, eh’a
Il Sacerdote entro il gran rogo accefi filuella che'n uirtù dee di fida promefa
,
Sbranato il core , & affo in fiamma viua Difioprirmi non ofio, e'n damo afipetto
idolatra fedele , ala mia Dea Se conofiuto fon , non pero aita,
J
Sacrificio del'anima fiacca . E lafiperanza inun perdo, e la uita .
2 15 220
Poiché l' impure fiamme ilJangue efiinfi Del ben uietato il difiderio crefie
Che date vene vn fu en turato aperfie T rà i difficili intoppi afidi più grati e
Coltolo in vafiel d’or , la man vintinfie Ch' Argene, in cui dipar s'accoppia e mefite
Argene , e l maritai cener n afiperfic . Accortezza , e rigore in cura l’haue .
Poi chiamandolo a nome, il brando tirinfi, Ch iufa la tien ,siche già mai non e e.
fi
£ Cefremo del ferro entro vimmerfe . Sotto fi creta , e ben fidata chiane
,
Confermi' Ivoto, e pianfe^alfin di lei tic , fe non mai le concede
ficco fiol ,
Cefiaro i pianti 3 e co min et aro t miei . Libero trar del regio albergo ilpiede ,
216 221
D* Heliopoti a Merrfi , ouela fede Come la fpìca incoronar Carifte
Principal dela reggia , e'I maggior trono Come foglio n la rofa armar le fpine
Piede la Corte , e la Reina rie de, Così à Dorisbe intorno in guardia afiifle
lo i accompagno » e mai non l'abbandono • Schiera di Donne ilLufin , e peregrine ,
Seguo colei f che come il core , ilpiede Ch'inuolata la tengono ale uifie ,
Tragge a fina voglia, ondepiù mio no fino • Nonché de' tiagheggianti ale rapine ,
Patria neri curo , e fatto hgittio anelito Fcnfas altro potè a, che con lamenti
io
Per lapenicemta Fenicia obito. Eafitdir l'aure ,e con fofpir cocenti,
217 , 222
La fama intanto a dtfiiparfi viene , A 01 or ( ma che non tenta foche non ofia ? )
Che crear qui fi dette il Rè noucllo , Amor che tutto regge , e tutto motte ,
,
J^uì da stella benigna a cafe flotto T emendo il fin d'vna dubbiofa guerra ,
Jguì di lì upor , qui di piacer con(ufo Dotte poi giacque ala campagna armato ,,
P affando vn dì mentre il viliart nvfiia
> Le fu e piùfiche ,
e più pregiate cofi
Io vidi fpattar l’anima mta • Vn antico Uè vofìro un tipofi •
225 230
Souiemmi toflo vn' am orofi inganno , Piu dato ha togli Spini a vn Indovino ,
Sembiante , e qualità trasformo e fugo • Che di ninno d’or v ha dentro chiùfi
Di rotta fpoglia, e di mendico panno Inghirlandate dtfmeraldofino
Patto vii cont adiri mi vefio c cin^o .
, Intorno alfaggio Dio tutte le Mufi ,
Scingo la fpada e (jic om e[li fanno )
, Col cauallo , che trai, e dal Cabalino
Groffa , e ruvida pula in man mi siringo . dì eque d'argento in bel r tifici dtjfufe ,
ali rozi urnefi , al rozo andar > che vede , Et elle di mtrabiliorn amenti
Pouero zappador elafi un mi crede . H angli h abiti fregiati , egli sì r omenti .
226 231
Sotto vn cappel di pagliati capo appiatto , E che Demogorgon vè con le Fate
C'hà di vago Fagian penna dipinta . Scura vn Drago,che no hà prezzo al modo.
D'afpre lane ho la gonna , afproflou atto Pur di maficcto intaglio effigiate
Ricucito in più parti , è la mia cinta Di quel metal, eh’è più pcfintc , e biondo
Malpolita la fibbia innanzi adatto Di granfirn di perle i colli ornate.
Che con curvo puntai la tiene attinta • Da diligente man ridotte in tondo •
Calzo [ordì de cuoia , e fatto il braccio E tutte comp affati han dt gioielli
Con vii corda a trauerfl vn zanio allaccio. Franchigli alfino > & alt dita anelli .
227 232
Porto di marche d'oro il zanio pieno T engo dt tutto ciò minuto conto.
Con cut velar l’ardita agì utia intendo Per oc h e' l Negromante efverto e figgi 0 ,
Di gemmate v afeli a ancor non meno Ch'a Cipro a quejìo fin venia di Ponto ,
£ di vezzi di perlevn groppo prendo • A cafi riparo nel mio villaggio ;
Soletto poi con quegl e cefi in flno E pago a' vn voler cor te[e e pronto
L'aprtr de lvfi io insù la figlia attendo • Mentre infermo giacca dal gran viaggio ,
Et ecco in breve vfcir quindi veggio Lafitollo in firitto , e tnifir peregrino
llgiardinier del Par adìfio mio . Pofe meta ala vita , &
al camino •
228 *33
A
Pommigliincontro , e dico. [colta quanto lo polle note incantatrici, c l'arti
A commun pio per ragionar ti vegno Del gran fiere to ho dal fio libro apprefi ;
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CANTO DECIMOQV ARTO.
234 2 39
Prendi nel crtn l'oc caftan . Ben fai Cloridcro Pafior chiamar mi stolli
La fortuna feruti quanto e molefia . Ed Herbcfco figliuol fingermi eiefi.
f
Lieto,efuor di di agio almen viurai Che da' campi d' Arabia aprici, e molli
Vvltima et che da varcar tt refia. Eoue p afi miti regif armenti hauefii.
Nel giardino reai, dotte tu fiat , Ale cafe paterne ai patrij celli
,
( Altro non voglio) l aditomi prefi a , Dopo molti e mole' anni il pie volgefisi.
E noi voglio pero , fi non fi quanto Ne fan feda i duo Vecchi ,e lieto il ciglio
E’ b uopo mi fu per effegmr l'incanto Mofirano altrui del ritornato figlio.
23 5 240
Si difisi, e dipi il ver , cbe'l mio thèforo Ma qual ne' petti lor pofeta s'aduna
Vero, e la vera mia fomma ricchezza Vero piacer, quand'amboduo prefenti,
Era fol di colei , ch'io fola adoro Eentr'ampio cerchio insù la notte bruna
L'infinita ineffabile bellezza » Comincio a fuffurrar magici accenti.
I zaffiri i rubin le perle e l'oro
,
, Alzo gli occhi ale felle,
, ala Luna, & •
Conquifiar del bel noito banca uaghezza. Poi mi raggiro a tutti quattro i Menti,
Evie più eh' altro di quel cor colante
, E vibrando con man uerga di legno
Spettar iimpenetrabile diamante Caratteri, e figure in terra io fogno •
23 6 241 •
Pie vby ch'indugi ad efferui introdotto fluefia donata ai Vecchi aurea mercede
Seno n fol quanto aGrifaio ne f'o motto • FU degl'incanti miei la prima fede .
237 242
Eracofteila fu a conforte antica. fu efia ( dìfs'ìo )fi' l Ciel mi moftra il vero,
Rìgida , ine(forabile , e ritrofa Dct occulto thèforo e poca parte
Ei gentilezza, e di pietà nemica Peroch’apoco apoco , e non intero
Perfida, quanto cauta e difettofa, , fu in ci a trarlo spiti uolteinfegna Carte •
Nègiamai torno a rimirarla, ch'ella Che non fà frutto Amorfie non fin calma
Non paia agli occhi miei fempre più bella • Sen con fin, cor con core , alma con alma.
^ 4^ 251
. \
Hongid ferici arazzi ornante mura Se poi con zappa in man curua, e pcfante
Del bel giardtn, nè d'or cortine altere » Data terra t alhor tenace , e molle
Ma t apezzate d'immortal uerdura Affai miglior, ch'agricoltore amante ,
Vefon d'aranci , e cedri alte fpalliere > Sudaua a uolger glebe, afranger zolle.
Le cui cime intrecciando era mia cura La diffidenza in horrido fembiante
Lizarie fabricar di più maniere , Ventami incontro, e mi grida a a. Ahifolle>
L di fi-onde, e di foglie , efrutti ,
e fiori E qual mefife corrai di tua fatica
Componea di mia man cento lauori Se dianzi ala man fugge la (pica ?
247 252
ralhor lungo l'alce degli horti aprici Vie più che prima insù l'herbofo fmalto
Lete t effe a di mirto , 0 di gineftra Doriche a trafinllarfì il dì fiendea •
E l'indùfi ria, elle feorta agl'infelici , 10 fender l'ari a con fpcdito fallo
In tal necefitta maeftram era . H or imitando i Satiri folca,
Lia che v ale ami in s) fatti artifici 11 or ben vibrato, e ben lanciato in alto
Per minor doglia, effer citar la destra Con man leggiera il grane pai monca ,
S'ouunque d ognintorno io mi volgefisi l!or sù i /onori calami forati
M'appanan di dolor fembianti efprefsiì Per allettarla , articolarla i fiati,
248 253
r S' al' herbe , ai fior volge a quest'occhi lafii Conobbi intanto a mille fegni e mille.
il numero vede a de' miei dolori Et cfbrcffoil notai più d'unauclta.
Se la utfia giraua ai tronchi, ai Che s io ì’ardor uerfaua in calde filile.
fip.
Se orge a del duro cor gli afpri rigori Et hauea l'alma in duro laccio asoli a *
S e per l' ombrofe vie drizza» a i pafii, Non era anco il fuo cor fi nza fastile >
Ekonofcea del' alma i ciechi errori Nè punto ella pero fin già dficiolt a-,
Se mormorar fentia tra' rami i senti. E tildi , eh' egs al cambio alfin ne rende
Mi foueniadc' miei fofpiri ardenti Amor, che’» gentil cor ratto s apprende .
Nel a
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CANTO DECIMOQVARTO. 3*3
2 59
Nel* ftagion,che'n Ciel s'accende etira Non fon non fin Paftor perche mi veggia
,
25 6 261
Prendoil nappo leggiadro, e prima inchino Che quei,chefece ìlgenitor morire ,
L'alta mia Dea, poi reuerente afiorgo Quei mi fufi' iofo/fettion non hebbe •
Corro, c del fonte terfi e chrifialltno Perfuaderfi vn così fiolto ardire
L'at tuffo vna e due volte al chiaro gorgo » Potuto in modo alcun mai non haurebbe ;
Indi di molle argento empio l'or fino > Ne talfiere to io poi le volft aprire ,
E palpi tante ala man bella il porgo • C'huomin donna fidar tanto non debbe.
Le porgo il vafi, e le pr efinto il core , Crede ami ben fitt'h abito vulgare
adequa le dono, e ne ritraggo ardore. Cau alter di gran guifa , e d'alto affare . *
257 262
Sento in q u eie he la coppa in man riceue. Nerbofio a ciò non ponea mente a cui ,
Premermi il dito, il dito anch'io le premo » Hor pendente, hor monilrecando a tempo
Ma quafi nel toccar la viua neue La m aliti afinii tentau a in lui
Spando a terra F humor,così ne tremo •
Ciecar con Foro ,& afpettaua tl tempo.
Da' dolci lumi in me, menti ella beue. In me diletto , &
vttle in altrui
Raggifaett a di conforto efiremo. V amorofa Magia nutrirò vn tempo
Leu andò alfin le rugiadefi labbia (bia• , Alfin di quell'amore , on d'era incerto
Dimada Herbofco,onde'lbel vafo egli hab Argomento maggior mi venne aperto .
258 2 67
Rifpcndo. lofui, che’n dono ottenni tlvafe Mentre, quando più l'aria e d'embre mìfia
J ' :
* '
Dal gran Signor del'odorata meffe Sotto color d' incanti a pianger riedo.
Quando Fauno al cantar vinto rimafi Et al chiaro Oriente alzo la vi/la
Giudice il Re, che vincitor meleffe Del' amato balcone , e qui mi /ledo
E’I crin di lauro entro le regie ca/e Odo di voce dolor ofa e trifta
eirafimi ancor con le fu e mani ifiefie. Flebil lamento , e poi Dorisbe vedo
E quefta il cantofu, Fio ben rammento Dorisbe mia che del ginocchio al nodo
,
&
Ogni numero apunto 5 ogni accento 7 ien le mani intrecciatelo vcggio,& odo
L'Adone ,del Caualier Marino Z l VfetiA
314 GLI ERRORI,
264 2 69
Vfetta fola ala fn fc aura efìtta» £ vorrai dunque tu, che foftì inforte
abbandonate le compagne, c’I letto, A degno H eroe per degna fpofa eletta.
Stauafiafiifatn vna pietra viua Gir pouerella e mifera conforte
Al rezo del domefico bofehetto, A Paftor rozo in roza cappanetta ?
£ dimofratta ben, mentre languìua , Dal palagio al tugurio? &
v[a in Corte
Dal faffoifeffo indifferente afpitto. Ad effer Donna , a farti altrui figge tta ?
all ho r n afio(lo
Sotto il velo del' ombre Celebrando colà tra glt orni, e i faggi
mifaccio, e per vdtr macco ilo.
Preffo Kozze palustri, &
H imenei feluaggi ?
265 270
Datemi tanta pace infra l’ofcure fluì dal pianto il parlar ic tronco a forza,
Ombre (ficea) di questo fido borrore E le parole, e i gemiti confonde»
famelici penfier , mordaci cure. Ma chi sa (dice poi)fen tale feorza
Che mi rodete , e mi pungete tl core. Alcun famofi Principe s afeonde ?
Ch’io po[fa almen le fiamme acerbe e dure Fori ama, e teme, e di celarfi sforza
Sfogar col Ctel del mio malnato ardore, Le piaghe, chà nel cor cupe e profonde .
£ dalpetto e{[alar qualche fofpiro , Così certo penilo, che chi tropp’ ama
7 acito accufator del mio mar tiro» Creder fuol voleri t ter ciò che piu brama
266 271
Che mi vai dominar popoli, e regni9 Non huom di felua, 0 lui adiri di villa
Se di crudo Signor ferua languì (co? Mostrando altrui lefu e maniere , e Copre,
£ pofseduta da defni indegni, Mercenario fudor lafontefilila.
7rà le regie ricchezze tmpouerifeo ? Ma fra flenti,edifagt altrofi copre.
Poiché l tuo giogo Amor [offrir m infigni, . fgual Solfrà lente nubi arde e sfamila.
Ecco al' empia tirannide vbbidifeo, o' per veltro fiottìi gemma fi copre,
£ figgi ace n do al duol, che mi tormenta, 7 al dela nobiCaria in lui la luce
Viuo Rein a sì , ma non contenta, Per entro panni laceri traluce.
267 272
O ombre, 0fogni, 0 fumi, 0 diaridi herba Non villano C andar, none villano
Vie più vili più frali honori, e fafli,
,
Il parlar pien di gratta , e corteftd i
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CANTO DECIMOQVARTO. 3JJ
274 . 2 79
Ciò ne la bellafronte imprejfo, e fruito Sì sì poco mi cali
che può, ne fegua
Vifibilmenteamor tu mi r tu eli. Me verrò teco in flit aria balza .
Può ben flato reai tuttora occulto Ogni difagguaghanza Amor adegua^
Celarfi in altri manti , in altri veli. hi del natal l' indignitele inalza.
Ma fitto larua di uefltre inculto Se fi nega al mio mal tanto di tregua.
Effernon può gl amai, eh' Amorfi celi» Ch'ioti poffa feguirdifiinta e fialza,
Che c hi ufo in cafra tlfoco , ingrebo l'angue La(fa, chi fia che tempri il dolor mio ?
Si manifrefla alfin con pianto, e franguc • Et to , ch'era victn , le rtjpos'Jo .
275 280
E così detto , al fruol l'humìde ciglia lo, ch'agitato da penfier diuerfi
China alquanto,t s arre(ìa,epen fa ,e tace. Vdito il tutto hauea fra stelo e fleto ,
Poi le leu a , e taf. tuga , indi ripiglia Pien d un
timido ardir mi diflou erfi,
Chefar pofrs io, s Amor mi sforza e sface ? &
T remando al foco , auampando al gelo,
£' Pufior .flafi pur qualmcrauiglta.
. , ma non L' ape rfi
filuiuiilcorl'apers'to
Se P afrore, e Bifolco anco mi piace ? Dt mia fortuna in ogni parte il velo .
Amaro ancora in ruftica fortuna Le dtfit ben , che nobile , e reale
Venere Anchifi, Endimionla Luna • Era lo fiato mio , ma non già quale .
27 6 281
« Come ualor non fra, ne uero pregio Chiamo voi te(limoni amici hor r ori,
Se di porpora , e d'oro altri noi fregna, Fujie voi fi cr et arie amiche piante,
x
O come altrui non fia thèforo, efregio S‘ altro tnuolai da' miei modefii amori ,
Virtìt-ipercui fi fignoreggia e regna . C he quanto lice a non la duo amante • f
Speffo alberga burnii feruo animo regio. Potè a rapire i fiut ti , e colfi i fiori
Chiude Principe eccelfo anima indegna . Arde a di voglia, e mi mofir ai cofiante >
Perche piacer nondee nobil frmbtanza , E s'ai vaghi defiri tl rnorfo fciolfi.
S' oltre l'ufficio il merito s'auanzaì Del bel voltiti confin pajfar non volfi .
277 282
Guidargli armenti a più viigente hor lafii, Haueuìo già per vno, e duo feu dieri
Che quantunque Ìadombri ignobil vefle, Con note ardentice di man propria efi reffe
Maefia moftran gli atti i guardi , i pafii
, Efioftial Re mio padre ic afe interi,
Degna più di città, che di foresìe. Prefago fot me) di quel, ch'indi fuccejfe ,
La verga imperiai meglio confafri , Perche di lei con lettre, e mejfaggteri
Che la filu uggia, a quella man celefte . La pace maritai mintercedejje ;
Corona a quel bel crin , ch'amo &
adoro. Ma col mio benfcred'to) con la miafieme
Come l'hà di beltà , conuienfi d'oro . Per più mai non tornar, partirò infieme•
278 283
Paft or gentil, non dee chi frena e regge lo perfarle t attor più chiara mofira
Perfon aggio reai , qual’ io mi fono, Dcl'effer mio, dt lue id'armi adorno
Trattar gli aratri , e gouernar le gregge, Vfcire in piazza , e comparire in giofird
Maflnnger fiettro, e comandare il trono. Con pompofe huree fole ua il giorno.
Se puoi tu filo a miei penfier dar legge, La notte poi dentro la regia chiofira
jl regno accetta , e la Reina tn dono ; Ale pacid amor frac e a ritorno 5
E sauerfa Fortuna a ciò con trafi a, Me che fufi'io ( sì frmpreio mi celai)
filaci che pofiiedt in quefio cor ti bufi . Altri ( trattane lei ) feppe giamai.
Z 4 D' Ar-
5j<5 /) ;g l i errori, !
284 289
D' Argene ancor che fico era fòuentc
, Crifa del buon Vilian l'empia moglicra
,
Ter trafigerle il pie col crudo dente Perocf/à tutte l'hore intorno mera
Col no dofi la itone io la difefi Hor con fiherzi noiofi, hor con di[corfi.
La Serpe vccifi , e l’obligo , che m'hebbe Ride a t albera 3 e mi mofiraua il rifi
Molto di lei l'affettton m
accrebbe • Voto di denti, e pten dicreffie il vifi,
•
285 290
Spejfoda ìndi in poi tacito e cheto Crefpa c la guancia , e dal vifaggio afe lutto
Venia le notti a confumar con ella, Si fiaccan quafi Lande mafie II e
Tic parte hebbe giamai di tal fiere to Grinze bà le membra, e nel fino corpo tutto
(< Fuorché la fida Àrfinta) altra donzella. Informata dal'offa appar la pelle.
Così l' bore p affai felice e lieto Stan nel centro del capo hor rido e brutto
Sotto de faro fauor d'amica He da Ritte degli occhi le profonde celle
Tinche vene a mifchiar la Vecchia afiuta Occhi, che biechi, e hindi , efangnigni
Tra le dolcezze mie fiele, e cicuta. Auentanoin altrui fgu ardi maligni .
28 6 291
0 degli horti d’ Amor Cani c ufi odi , Le giunture ha frodate e mal congiunte 9
,
Vigilanti nel mal, garrule Vecchie , Adunco il nafo, cheti sul labro feende
Trfi più leggiadri fior tenaci nodi, Sporgo n le fecehe cofi e infuor le punte ,
idei più foaue mel pungenti pecchie Sgonfio sù le ginocchia il ventre pende •
Tion tante la Volpe infidie, e frodi
h.ì Ctafittna dcle poppe arficcie e fmunic
Tante luci il Soffietto, e tante orecchie T in al bellico il bottoncini difende
filuante per danno altrui fempre n ordite, A'eia gola il gauocciolo ,enel mento
( Dihvi fulmini il del) cjuante n aprite, - Porta la barba di filato argento,
2 87 292
De le menfi a inorofa- Arpie nocenti Da chiome hirfitte, hifpido ciglio e folto »
Ài r ipofi mortai Lame molefie Eauofi labra, obliqua bocca , e gr offa.
La vita è vn prato, e voi fletei firpenti, Squallida fronte, e difparuto volto
V 01 fi d'ogni piacer fie te la pefie T'n fomma altro non e, ch'anima, & offa.
Seni a turbini il Cielo e fenza venti , Sembra borrendo cadauere infipollo
Senza procelle il mar, fin za tempefie Che fuggito pur hor fa data foffa
Sfilanti più he io fora, e più giocondo! uummia animata , e'n tutto fiobra
Sebra
£finga morte, cfenza Vecchie il mondo D’human a effigie , vna palpabil'ombra .
288- 2 91
£urie crude e proferite onde gli amanti
, p enfia tu s io deuea per così fatte
V an de le gioie lorvcdoui& orbi . Tat tozze , e per sì laido , e fizzo moflro
Tantafini viui, e notomie fbiranti Lafilar colei, ch'ofcurail minto, e' Matte,
S epolchri aperti ombre di morte, e morbi
, E vince al paragon Lavorìo, e l'ofìro
Pere fu A Abijfo infra gli eterni pianti • . Ella con vezzi ognor più mi combatte,
T erra ho mai non le chiudi, e non l'ajforbì? lo con repulfi mi difendo e giofiro.
ilin utdia ( credo ) fol del'altrui bene Cangia l'amore alfin poiché fi mira
,
Le nutnfee, le mouc, e le fifiicne • Douche [prezzata , abominata in ira ,
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CANTO DECIMO QV ARTO. 3; 7
294 2 99
tuffi quale Matto dì non ben nafcoflo
il Così dunque cangiar finifira Sorte
Che le fuegh'o la mente , e la nfcojfi 9 Pub maniglie in manette? anella in nodi?
o' pur [otterrà il cumulo ripofio Gli aurei monili in ruuide ritorte ?
Di cofanior , eh'a fojpettar lamojfe I fidi firui in rigidi cufiodi?
O" dei animo perfido più tofìo In vece dHimeneo ti fia la Morte ?
La naturai malignità fi [offe » T fianoi pianti epit baiami , e lodi?
i
ter i/piar ciò ch'io facejti, auenne Ti fan , rtuoltaogni allegrezza in duolo.
Ch'vna notte pian pian dietro mi tenne. Camera la prigion, t baiamo il fuolo ?
295 3 °°
Tennemi dietro > e non so in qual maniera Hauui vn' irremeabile statuto ,
AV/ folto del giardm l'infidia tefi. Che trà gli ordini antichi offirua Egitto
L'o mbre (plendean,perche la Diua arciera E eh'a preghi d' A rgene hà poi uoluto
Era nel colano del fuo mezo mefé, Cipro , che qui per legge anco fìa firitto •
E'I ricco tempio del'ottaua sfera Trouarfiin fallo un fau alter caduto
Tutte banca già l' auree fue lampe accefi, Con vergin Donna, e capitai delitto
filual merauiglia allhor , fi non potei E'I foco trà lor duo purga l'errore
Occultar dei aguato i falli mici ? Di chi fu primo a difioprir l'amore •
296 3°l
'
La Vecchia ala Reina ilfatto accufa, Dico, che chi de' duo fu prima ardito
Jo repente al mio ben fon colto in braccio, Di chieder refrigerio al chiùfi foco
E di vergogna , e di timor confafa Conuien, che fìa col foco anco punito, •
Fatta il volto di foco , el cor di ghiaccio , Che'n ciò fauore, b nobiltà vai poco
Condur Dorisbe mia legata e chiùfa E s àmen, che Ìautor del primo inulto.
Veggio in altra prigion con altro laccio Prefi ad un tempo in un me defino loco
Ma grane al ciel, che ne miei furti audaci Sia dubbio , e che dai vn l'altro difiordi,
Vitto non fui rapire altroché baci, Marte trà lor le differenze accordi
*97 3° 2
V ccìdetemi( dìfsi ) e qual mi fora Se fa, che n pugna aivn l'altro preuaglia,
Più belmorir, s auien che'n vn mi tocchi E' fot tratto ale fiamme il vincitore.
(filuando fia purt che per cofici mi mora) Se nel tempo prefffo ala battaglia
Lo firal di morte, di raggio de' begli occhi ? Manca a quefto, & a quella il difenfiore
fifa non e alcun de' rei fergenti allhora, II fupplicio deivn t altro ragguaglia ,
C he n mefpada pur vibri, 0 dardo fiocchi Vvn come l'altro , incenerito more .
Crudel pietà , eh' vccider mi non volfi, S e ivn a parte ihà, l'altra n'e priua
Epur la vita , e l'anima mi tolfi Conuien purghe l'vn pera, e ialtro viua .
298 3°3
Mén tanto il proprio mal m'afflige,enoce9 Hor chi di noi baldanza hebbe primiero
Seben d'ogni mio ben priuo rimango , D'aprir le labra agi interdetti accenti,
guanto il mal di Dorisbe il cor mi coce Daldeputato Giudice fiuero
Ch'io per me fenica lei fon fumo, e fango, Con minacce richiedi ,e con Jp alienti,
T e Dorisbe mìa cara , ahi con qual voce Pofstbil non fìt mai ritrarne il vero
C in amo, e fofpiro? e con qual'occhi piango Per terror di martiri, e di tormenti
Son quefte(pirne)le pompe? oìme,so quefte Ch'appropriando a sì la colpa altrui,
Dele tue nozze le Sperate fefie ? Dicea ciafiuno apro u a , Jo fine , io fui •
Otto-
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3j8 GLI ERRORI,
3°4 .
30 9
0 nob'tl «ara , hor chi mai uide, o fcriffe Hor none il meglio {a me me defino io difii) *
Per sì degù a cagion sì degna lite? Se tanto in Ciel di fuo fauor ti dona
Chi d’amar , non d'honor fu mai ch’vdiffe Che tu campando fuor di quefti Abifii ,
Piu belle, o più magnanime mentite? Cerchi di sprigionar chi t'imprigiona?
Dolci co» tefi , e gcnerofe riffe , Se per la vita tua di vita vfcifii.
Ch'aman le morti , e /prezzano le vite Non forati tuo morir palma , e corona ?
Re’ cui con trafii diuenir se vifio Vattene homai , s'andar ti fa permejfo
Vantaggio il danno, e perdita Tacqui/? • A combatter per lei contro te fte/fo .
. 3°5 310'
,
Stupifce Magifirato a tal tenzone
il Se guerrìer non appar da la tua parte
La crucciosi Re in a ambo rampogna La tua Donna s‘affolue , e tu morrai •
Ma vie più lei, che' n trepida pofpone S' alcun forfè ne vicn per liberar te ,
Ala falute mia la fua vergogna. Tu di Donsbe il protettor farai .
Dola coppia in Amor coftante e fida Compiafi al piager mio, tentai con preghi .
Ch'advfurparft le non proprie pene E qual coree di faffo b di ferpente. ,
Careggiai ch'ella inua minacciai grida. Cui fupphce amai or non moua , b pieghi ?
Al'vfato coflu me all hor s’attiene , L'oro pero fù più eh’ Amor p offente.
»
Che 'lferro alfin La quefiion decida L’oro, a cut già mai nulla e chefi neghi.
Ctivn cdpio quinci, e quindi 1 capo vegna Tratto Tauanzofuor del mio thèforo.
E d'otto giorni il termine riajfegna • Dai ferri alfin mi liberai con Toro
307 312
Elei baffo fondo d'vna torre ofiura Con Toro hebbi il deTlriero e (Tarmi cinto ,
Ala Vecchia rabbiofa , e federata Effer vìnto in amore. Amor trie feorta
.
lmaginarben puoi ,fe la feiagura O' ch'io fia in vnafo in altra guifa e/ìinto.
Condotta ha in buone man la fuenturata Che che rìaitegna pur poco importa. ,
m
Se feco dee con ogni firatio indegno Perche fiojfrir non può morte più ria ,
Qged’epta ad onta mia sfogar lo fdegno . Che non morir, chi di morir defia .
308
Già fette volte chiaro , e fette ofeuro No ftia dùque d'andargli aggiaccio, & ardo
S'efatto da quel dìi Orto , e l'Occafo . T anto,ch'al'alta imprefato trianicini*
Diman fi compie il tempo , io procuro& Troppo noce l'indugio e s'to ben guardo
,
T erminar con la morte il fiero cafo Par già la notte aTOccidente inchini
S’io c ampio m'habbia, b no, ne so, ne curo. Ecco tl Pianeta inferiore, e tardo.
Ch'io fon fenza morir morto rimafo • Che tien degli He mi/peri ambo i confini,
Conaien, che fol di lei cura mi prenda Vedrai,femouia fegui tarmiti piede,
Che non ha chi T aiti , b la difenda . Proua d'ardire, e paragon di fede ..
Cesi
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CANTO DECIMOQVARfTO. 359
314 319
Così p ariana il C au alter dal nero Quando pa/fan do per i horrìbil tana.
£ poto hebbe ala lingua tlfren raccolto
*
Chefù già de' ladroni alloggiamento,
Dijfegli A don Pittofa fattoria in vero
. Veggtonoad vna quercia non lontana
Signor narrate , e con pietà vafolto. Vn cadauer eh' appefo agita il vento
Pero fate buon cor, chetoni'lo fp ero GuardaSidomola figura ettrana,
La gran rota a girar non anctra molto* C’hà di femina il vifi, el vefi mento,
Fighe fon del dolor le gioie ettreme, E perde l'aria ancor trà chiara , e fofea.
£ dubitando pur d'ale un oltraggio. Quell' arbor, quella mano , e quella corda.
Palefar nonardifie il fuo legn aggio. Che dal mondofinorbb pette sì lorda.
3,8 3 23
,
Già da' termini Eoi fpunt a i Aurora , Rimanti ad infettar quefli deferti
Già la caligin manca fi l lume crcfee. Gioco ai uenti,efca a t corui empia e nefan
Non e più notte, e non è giorno ancora Benché fe conofiefsero i tuoi merli, (da,
Col chiaro il buio fi confonde e mefite Ahhorririansì fetida vivanda.
Non tutto e fiotto il Sol dei ondefora, La terra nonpot e a piùfifienerti
Ma fi fiolleua a poco a poco & efi e. y Pero neiaria ad alloggiar ti manda .
Chefi ben e il fitto raggio il Citi difgombra. lior più non curo i propri mali, e godo,
Vi retta pur qualche reliquia d'ombra Ch'i noftri nodi almcn vendichi un nodo
Tace,
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3^o GLI ERRORI,
329
7ace , e pop oltre van per quel cAmino Così dicendo , acconcio il pefo , e me[fa
Ch'altro borrendo spettacolo gli arre[la. Sourvna bara d' intrecciati si e li ,
piccovn corpo trafitto , acuì vicino Nela to mba , ch'eretta era là pre Jfo
Eccone vn altro ancor, eh'e fenza te sìa ; Depofitaroi duofquarciati veli
E da lor non lontano ecco vn Mattino Ciò fatto , il Caualier col fangue ifiejfo ,
Suifierato giacer nela foresia. Ch'vfct de le lor piaghe afpre e crudeli
Adori sacco/la, e ben conofce apieno Nel [affo del' auelfcriffe di fora
fluclctie più gu a/lOi e fi conofce meno • Reliquie di Filauro , e di Filora
325 33°
Ch'e Filora, ìlsà ben \ machirecifo A don nel fepelir la coppia eflinta
Dopo la fu a partita ilcapol'habbia SÌ delmal d' ambo duo s afflifie edolfe ,
Penfar non sa, bene he dal Cane ve elfo* Che conferuar> benché di fangue tinta.
Che di vermiglio ancor tinte ha le labbia , De fregi lor qualche memoria volfe ;
7rar può chiaro Argomento e certo auifo ,
, Onde di fmalto a lui tolfe vna cinta
Che cibo eifù dela canina rabbia. A lei d'or rie carnato vn velo et tolfe
Volgefi al’altro,affifa il guardo in efio, Poco accorto penfier, fiocco configlio.
E per Filauro ài riconofee efprcjjo Che glifù poi cagion d'alto periglio
326 33 1
, ,
Compatìfie , e Rupifi e , e già per queflo L opra apena fornita odon le fronde,
Ne che quell'accidente empio efune sio Et ecco vfcir dale vicine fponde
Seguito fia per fu a cagion 3 comprende Huom , che quafi H atura hà di Giganti
Vdito il cafi dolorofo e me Ho lo non so come in sì bel loco 0 donde ,
Ter chiarirfi del ver , Sidonio fende. L’enne sìfondo e Barbaro h abitante
,
Quando chi finn coloro Adon gli conta. Ama le cacce , e per carter ne efelue ,
E difie , Ah ben contro ragion fi toglie Gli huomini ingoia, e qudd’ei può pigliar-
L'honor deuuto a queHe belle Spoglie Ingordo e più de la più nobil carne . (ne ,
328
, 333 •
Spoglie belle 5 e reali, ahi quanto a torto Viuca [dingo infot terraneo albergo
Giacete efpofie ale ferme brame. tlifpido il corpo , e fetolofo tutto.
Ma /àie voftre vite , ancorché corto , Venuta armato d'vn cflranto vsbergo
Vn fol fufo cornmun filo lo Rame, Che di pelle diTigre era coflrutto .
E queflo, e quello hà generato, t morto Vfiian le braccia dai confin del tergo
V n ventre iliufire & vna mano infame.
, Per due bocche di Drago horrido e brutto ;
Dritto e, che l' o[Ja anco vn fipoltro afon- Epur di Serpe entro vna forza caua
E l’vn'e l'altro cenere confonda. (da. Molte quadrella al' Isomero portaua
7enea
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CANTO DECIMOQV A R TO. 361
331 , „ , ,
339
Teneaferrato in man vn bafion crudo Per dar al medio Gioitane ficcorfo
Duro,pefante, enoderofo , egroffo. f
Nela oretta a tutta briglia il caccia.
D'vna conca di pcfce batte a lo feudo Ma di Vender ' apien (fedito il cor/ò
E ftnza piafire, efinzt maghe addojfo Ch' bidone impaurito bà trà le braccia
Ne vettiua altre /foglie al c aldo ,al gelo. Quando giunto fi uede , a terra il getta.
Se non quantoilcopriua il folto pelo . Voifi rirnbùfca ì ó' a fuggir s affretta.
33 5 . .
34°
Scherma non ha, non ha ragion di Marte Volgefi alfine , c d'vn grand'olmo antico
Ma di forzale dcftrezza ogni altro aua za, Per(ficcarne un troncon, le cime abbuffa.
E don e manca efferienza ,& artey Ma tronche in tanto il fentor nemico
Vagilità fupplife, elapoffanza. Sul ramo ifieffb ambe le man gli Uffa •
Venne cofiui gridando a quella parte Raddoppia il colpo ,e in me ch'io noi ridico
Douhauea divenir fouente ufanza, V nocchio imbroccaci cerebro gli paffa,
E me zo ancor trà ftrangolato e uiuo %
Ond' a cader fen vàcon fier muggito
Vn fuo Damo lancio nel primo arriuo . J l difforme Saluatico ferito
33<S 34 c
Vn Daino a prima giunta il fier Seluaggio, Per una ripa, che dal"orlo al fondo
C'battea pur diazi in quell e macchie prefo, Tre cento braccia hà dirupato il {affo
Scagliò contro Sidonio, ilqual fu faggio Sidonio all borio fmifurato pondo
Di quel colpo a fiebiuar l’impcto>e’lpefio Spinge colpiede, e lo trabocca al baffo .
Cfie truffe il tronco ePun robufio faggio
Cerca A dò pofeia indarno , e perche' l mòdo
JQuafi fu Imi» celefie, a terra fiefo . Già firifichiara, alfin ritirati paffo,
llmoflroallbor più rapido , cheuento. E quindi efee al' aperto in largo piano.
Gli au enfio tre faette in un momento • Che da Pafo non e molto lontano .
337 34 2
Due ne volano a voto e la corazza
,
Il buon defirier per le fedite firade
Dal tergo tirale il Cau alter difende . Soli e ci fio con importuni {front.
j dardi la (eia , & a due man la mazza Ma pur quand’egli entrò nela cittade
Senza indugio il pelo fo intanto prende . Eran del' alto dì pieni i balconi .
Occorre l'altro a quella furia pazza, Scorre di qua di là borghi,e contrade,
E' l brando oppon co troll bafton che fede, E giunge ala gra piazza insù gii arcioni ,
E per mezo gliel taglia \ in quefio mentre Doue un t he atro jf a fiofio c nono
Ji ' L
diradi punta, ciò ferificc aluentre • Coronato e* di '**
sbarre in forma dotto
'
.
338 343 t
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3 6i GLI ERRORI,
344 349
Dala più umiltà, e più fublime vi/la La nobil portatura, eia fimbianza
Del bel Palagio , che lo [patio ferra Del'ignoto Cuerrier ciafc un commenda .
Armene in atto affai turbata e tnfìa MaSidonto in quel mez>o oltre s'auanza
Chu/a ouar dan do il campo, i lumi a terra ; Ter fautr chi fia quefii , e cut difenda
E ?/an truppa di Donne e fcco mifla F fi cacciatra'Lvulgo, ouhà ficranza ,
Che flan tremanti ad affrettar la guerra Che meglio di tal fatto il ver s'intenda,
La gutrra,in cui de’ duo prigioni in breue Et ode [ognintorno , oue fi giri ,
L'alto giudicio- dijftnir fi deuc . Fremer fingala, e mormorar [offtri*
345 35 °
Tende da tetti intorno e da cornici , Deh con f eterna man Ciotte factt
Come a mirar fi fuol giofira , b torneo Dale porte del Liei celefie lampo ,
Di curiofi turbe fpctt anici Ch'apporti al’ innocente Gioì: inetta
E di penne di Cigno il firn ter' anco Bisbigliando per tutto iuan le genti
Canuto ondeggia, e fi rincrcfpa intorno . Di fiettacol sì tragico pietofi .
348 353
* Oltre la piuma , in
cima ala celata Jmaginar non sà chi fi a ce fluì
A morofi mifteroè [culto e fìnto , Sì d’amor fico , congiunto
b d'oblìgo
FJaum uaga Colomba innargentata , Che'n periglio mortai d'entrar per lui
C he piagne il caro mafie bio in rete auinto, Efireffo ha prefi, e volontario affiamo
E batte iatie meli a , e feompagnatd
, Sia pur chi vuol, nè di tutela altrui.
Mofiranei atto il gemito di finto . Nè di fua propriavita et cura punto
Vn motto in lettre d'or tè fritto al piede y E già s'accafia al auerfario e tirano
‘
Pan aUandor de tarmi è La mia fede. Con l'elmo in tefia,eco la Lancia in mano.
Tu,
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CANTO DECIMO Q^V ARTO. 3^3
354 35 9
Tu che de c a fi altrui briga ti prendi
, Me difenfor di torti a torto chiami ,
Dimmi (gli diffe)o CauaLier chi fa Perche Vergin bennata , e nata ai regni
Dì per qual corte/ìa /ciocca difendi Nò che viuer non dee di fregi infami
(
Comprator di luigi ) i falli ,eirei? Macchiata il no me, e di fu a stirpe indegni.
Meco ( forfè noi fai) meco contendi 0fendi più quelche difender brami
Onde celarmi il nome tuo non dei ; Uficopn più quelche coprir t ingegni ,
E fidi tuo nome pur vorrai celarmi Che chi fcufar l'error vuol con menzogna
Scoprimi qual cagicn ti mone al'armi. Vejìe fefilefifo del'altrui vergogna .
^35 5 360
' V edcr non so ^perche sì dubbia impre fa Hor veder ,fe fchermir tejleffo fai
Temerario tntr aprendi , &
armi tratti Più ch'altrui /pati enfar , molto mi tardi
Senza frutto fperar di tua contefa , £ mi tarda prouar , s babbi , com'hai
Ofaper la ragion per cui combatti Oltraggtofo parlar , de/tra gagliarda .
follia fà l'huom qualhor querela cerca Efiappi , che mi fia cara e gradita j
Da cui premio non miete/honor no mere a . Vie più la morte tua , che la mia vita
35* 361
,
£ che tu fia malleuadorde torti , Volgo n ciò detto i fieni , e nel e mani
Oltre che per più capi e mantfejlo , Per arrefi arie , stringonfì le lance 3
VI farne in tutto i circofi anti accorti E diutfo dagli Arbitri fourani
Per mia sìima baflar deuria fol quefio , lì Sole ad amboduo con gì ufia lance ,
Ch' a difcolpar vn reo di mille morti Poich'vn tratto di siraifon già lontani ,
Non chiamato ne vieni , e non richieflo . Ai veloci dejlrtcr pungon le pance
Ciò che tt val,fe di fu a bocca tfile(fa £ con le briglie abbandonate al rnorfb .
Che studio a mio poter girne nafcoflo Doutbreue feffura apre il metallo ,
m
Teco belle ragion garrir non voglio , £ con duro tracollo in sù la lizza
Vienne con l'armi a difputar più toflo , fuor per la groppa il trahe giù da cauallo,
Che con lingua di ferro io ti rtfpondo £ cade sì che più non è r fiotto
,
358 3*3
Ma chi (e' tu » che de la ria Donzella Sidonio , che malconcio in terra il mira t
Il orsefi Ar vuoi la caufa , e più l'accufi? Nenfentirfi pur dtlacaduta.
Dichiara par di propria bocca anch'ella Per vederfidi conofce^e s' are orfpira 3
L.’ amorofio delitto e tu lo feufi
» ; Smonta di fella 3 e gli alza la barbuta ,
JEcome al'alt a legge , battendo quella E ritroua ejfer Donna ( e fen adira)
Già trasgredita hor d'vbbidir rie ufi
, Colei, che di fu a man giace abbattuta .
Di quel popol dolente Argenc affitta » Di fuggir morte anzi a morir ne vegno
,
Et ajfalita e ben da noue angofee Ma pria ch'io mora almen la ragion mia
,
366 37 1
, Berme » e difoco , e fangue accefé , ebre & Titìcciaui tanto fol 3 Donna re ale ,
Nela figlia le luci vn pezzo tenne ; Del’alterato cor [ofpender l'ire
E quando tinta di color funebre Che con demenza ala giufiitia eguale
La vide, infino agli occhi il pianto venne ; Si pieghi ad afe oliar quant lov'odire •
Ma lofdegno real su le palpebre Tate i Giudici vofin al tribunale
Le già cadenti lagrimefifienne. Vofco ( vi prego Jet Principi venire ,
Stimando di vulgar tropp'humil gente Ch'io v'o di tutti lor l'alta prefenza
Bajftzzatllagrimar pubicamente . A proferir di me giufta fiutenza*
3*7 37 2
Membrando Argon e 3 che cofiui da mo ree
Stupifce inun , fofpira , efreme , e langue ,
Ch' ancor non sa di ciò C hiftoria vera . C ampolla già quando la Serpe vecifi , 3
Piegar non può pertanto al propriofangue Nonfippe tn fuoi rigori effer si forte >
Ladeuutaptetà , benché fé u era. Che ciò ne gaffe 3 e per vdtr s'afiife .
368 373
Quando Dorisbe il defiato amante , Sottenirben videe del facro patto
Che crede a prigionier 3 prejfofife orge 3 Giurato ala gran Deavendicatrice ,
E ch'egli è quei 3 che qualnemico innante Che colui degno fil fiad,'efferfatto
Sfido con l'armi , attonita riforge Dela mia Donna póffiffor felice 3
La madre,ancorchc moftri altrofembiate t Ch'ai regio fangue haurà pria fodisfatto
Ben magnanimo l'atto effer s accorge . Col capo del figli noi del Ré Fenice ,
Intender non dim en vuol di lor bocca Quel nemico mortai c he già die morte
,
La gloria del morir il mal riflora • Perfido amante , il fuo maggior nemico.
375 380
Son vinto , e prigionier , non mi difendo Dunque con ch 'idei padre aprì le uene
La fpada in man , la tefia ingrebo haucte • Viurà Dorisbe gloriofa, e lieta ?
Tate ciò , che v'è bello ì e pur volendo Hor che farà la sfortunata Argene ?
Pafcerdel fangue mio la vojlra feto. Dee crudel dimoflrarfi, b manfiuta
Per lafa ari a troncar , l'armi vi rendo Benignità reall'vn non foflene
Sfogar l’odio homai tutto in me potete Obltgo maritai l'altro non vieta .
Se merita pero tanta uendetta M 1
fer a, qual partito homai ni appìglio,
a
Error , che per errore altri commetta . S'ou'abonda ragion , manca configlio?
31 6 .
381
Mei fen di lei con burnii gefio e pio S* auien, che' l dritto , e’I debito mi mona
Inchino la cerulee in tanto, e tacque flu e l sagù e a uendìcar, chefangue grida,
A quel parlar nel cor di chi l'vdio Vn, che già prefo in mio poterfi trotta ,
Con gran pietà gran merauiglta nacque • Senz alcuna pietà conuun ch’vcctda ;
Occhio non fu sì Barbaro , ch'vn rio Vn, che di mia uirtù mene a far prova
Mon verfafife d'amare, e tepid' acque . Et humilmente in mia bontà confida j
Ma di Sidonio Argene vdito il nome , Vn y che pentito, e fupplue mi chiede
Dale piante tremo fino ale chiome • D'involontario error gratta , e mercede
377 382
, .
Morir di ferro a torto anco il facefte Et hor che ti conofco a che itolefti
,
JVc di lui mi rimafe altro ch'vn pegno , Pormi in necefità d'efferti pia
pupilla miferabile , coftei Perche mi sfor\t afar. Uffa, al Re morto,
Che pupilla era pur degli occhi miei. Et ala mia grandezza un sì gran torto ?
L' Adonide! Caualier Marino. Aa O mie
3 66 GLI ERRORI,
384 389
O mìe fc ber nife , e di;frizzate Itagli Ferro fede fi già del' amato fianco
si le leggi ci' Amor ciò fi condoni I amofio honore , &
honorato pondo
Amor a te , che l’V ni iterfo reggi , Per man del tuo Signore munto e franco
Non a pietà 5 co tal pietà fi doni. Del mio /angue reale ancora immondo ,
Se ufi l aima gentil dagli alti figgi Frà quante tmprefe di pugnar non stanco .
Che di vinto nemico acquistar gloria • Dal' indegna pngion /dogli er q itefi'alma, ,
385 390
Non era giunta alfin di quefto detto In quefto cor m alu agio apri la firada
Non ha. tea fieno ancor pofio ala voce ,
Origine, e cagton de falli miei
Quando Doris he il etti confufo petto
> Ac ctoc he come fempre 0 cara (pada. ,
Quando atterrà .eh' io q(ì< petto impiaghi , A cui largo dagli occhi il pianto /tende ,
Vedrà quanto nel cor nafondoc ferro . Già dì amor tutta , e di pietà compunta ,
E eh'ancor viti e entro l più nobil loco E’I morir difiur bando al' infelice ,
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CANTO DECIMO QV ARTO. 3<?7
394 399
Voteti al paffuto mal non e riparo fiottando fu quiui il Giouane condotto,
Et io deposti ho già gli antichi [degni , I in ale felle fileuar le strida
V iui content a>ajfrena il pianto amaro , Ch'ai cinto, al velo infanguinato, erotto
E del pr ini odio ogni [amila[pegni . T odo il conobbe ognun per homicida j
liabbi di te piotatele del tuo caro , Ni tipo hauea'l mefehin pur da far motto.
Choggi rnojlri hà d' amor sì chiari [egni j Ni da dir fu a ragion fra tante grida ,
I)e7no te co d'vmrfi ad egu al giogo Sidonio il vide, e vide effer colui s
E degno d'altro laccio, e d’altro rogo • Cti accentato quel dì s’ era con lui .
395 400
Dopo quefio parlar dolce l'abbraccia , [luefl' era A don ,chc poicb'aterrafpinto
Dolcemente la fi tinge alfen materno Fìi dall'huomo in human , diede in cofioro.
E baciandole hor gli occhi, & hor la [accia* Contando a tutti il cafo all hor difi in to
Scopre gli effetti de L'affetto interno . II Prence , ecom al bofeo infume foro ,
Poi con Doriche fu a Sidonio allaccia Innocente il dichiara, ancorché l cinto
In nodo tndiffolubilc eterno ,& Il contrario dimoftri , e l drappo d'oro ;
Dandogli apien quanto più dar gli potè E dà relation lunga e dtjfufa
m
La perfin a conforterei regno in dote . Li quanto già camola nofra Mufa •
39 6 .
401
Del Refuo padre fouragiunti a quefii In quefio tempo il giufio Ciel, ctioffefo
E [chi dal giorno innanzi erano i rnc[i% Non nega aifalli mai deuut'a pena.
Ma taciturni >e sbigottiti , e mesti Co' duo complicifuti legato eprefo
Stanano a così mi[eri [uccef'i. — ffuiui Furcillo il ladro a tempo mena
7 olio che i caf lor fur manifesti ,
* A II hor meglio i da tutti ilfatto in teff
il proprio affi'ar manifeftaro anetiefi, ^ Che nhan dal bell' Adon notitia piena »
E con parlar facondo & efficace Et a forza di ftratij e di tormenti
A impetrar meglio e parentela
* , e pace . Già confief]ano il vero i delinquenti •
597 .
40 2
Ma qual maifi trono gioia compita filanto ala Donna pria , narra Furcillo
Cui non fuffe il dolorfempre conforte ? Ch'egli da Malagor vide[tenaria ,
39 8 4° 3
jDi F il auro, e E ìlora i ferui erranti Tofciacti alfine il Giudice s'auede ,
Ch'ei fuffe l' ve c [or tenner per certo • Son pur dannati agli viti mi [appiidi-
Aa 2 Mentre
j68 GLI ERRORI, CANTO XIV.
404
Mentre cofioro lafunejìa tromba Molto innanzi et no và, che'lpiede infermo
'
Ala croce accompagna dr ala fune , S*in debolifi e a poco a poco , e slanca
Vafi con pompa ala filuaggia tomba £ per quel lofio abbandonato ermo &
Albergo a duo cadaueri comma ne • Al vigor gioucniL la forza manca.
Dì voci il bofeo , e fremiti rimbomba Apre tl gufilo dorato ilqualgli e fchermo
,
Stagionando così , nonva due miglia > Quindi l'argento fuo tremulo il mare
Che giunge , oue più denfa e la verdura . T rasforma in lucid'or mentre ch'ei pafia
baigli moflrail camini he vuol, eh ci fé- £ quincifuor dele Cimerie grotte
L ciò detto fparifce, e fi dilegua . (gua , Dal'Ocean precipita la notte .
CANTO DECIMOQyiNTO,
3
3 7°
ALLEGORIA.
Don e, che dopo idifturbi di molte perfocutioni fi ri-
conduce finalmente a Venere, ci dichiara, che l'h uo-
mo habicuato nel peccato, ancorché taluolra per al-
cun tempo impedito da qualche trauaglio, fidiflorni
dal male, facilmente per ogni picciola temanone ritorna all'anti-
ca con fuetudine. Il giuoco degli fcacchi cifàconofcerci pat
farempi, &Ie dilettatigli, con cui lo và trattenendo U
voluttà perdefuiarlo dal bene, lequali nondime-
no non fono altro che combattimenti & bat-
taglie.La trasformationedi Galania in
Tartaruga ci rapprefonta la natu-
ra di quello animale, ch'è
' molto Venereo.
.
'
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1
3 7
ARGOMENTO.
§Cipria
Co r p
i
e al fuo Vago con attuto ingegno
pattati cafij il mena al loco
a
De primi amori, indi aGalaniain gioco
Mura la forma , a lui promette il regno
i 2
N (]uefi Egeo*dou'hà Fot La calma ala tempefta alfin /accede.
}
•
Nel gran ventre del mar , che la ricette . Salutaua d' Apollo il primo raggio ,
Ritornati centro,oue'l fuo moto ha meta» Le pompe a vagheggiar fi pofe Adone
A gran fretta correndo il [affo greue. Del dì nottello, e del nouello Alaggio,
JEt ala patria, ouel fuo cor foggiorna. Hor quinci, hor quindi a cotemplar rapito
D'errar già franco, il per egr in ritorna il terreno JIellato , e'I Ciel fiorito •
5 10
Alcun non fra pero,ch'vnqua fi vanti . Erano già per man di Primate era
D' batter tanta a fieni ir gioia nel core D'odorate ricchezze i campi adorni,
Che pafit quella de'fedeli amanti Allhor, che'n T auro la maggior lumiera
Alitando talhor gli ricongiunge Amore ? Men breui adduce, e più fere ni i giorni ,
£ nebbie , e pioggie di fofitri, e pianti Progne 5 e tu del bel tempo mcjfaggicra
Sgombrando col fitren del
fuo fplendore , L dolci cafe a far irà noi ritorni ;
Di lontana beltà guida e conduce E'ichriftallino pie , eh' a'fiumi haucA
Anima cieca a riueder la luce . Borea legato , Zefiro fciogltca •
6 1
Con quell' affetto » e n quella Eie(fa guifa. Euggon peri ber ba liberi i riifceRi
Che dietro almaggior cerchio il Cielfigira, Poiché' l Sol torna a deliurare il gelo
6' che di fèrpe fuol parte re cifa V an trà i folti querceti i vaghi augelli
Vnirfial capo»chela moue e tira. Difiutando d A tnor di flelo in /tèlo.
Con quel defio fin corre almadiuifa T re man /' ombre leggiere ai venticelli ,
Al dolce oggetto ,ond'ella viue e (pira. Ch'empion d'odori il difuelato Cielo ,
Che calamita a polohà per cofiurne, £ fio tendo, e'nerefi andò trami , el'ondey
Augello ad efia , ò farfallctta a lume . Si trafi uUan con l'acque , e con le fronde •
7 12
Tempo dunque in braccio al caro bene Dì tiAturali arazzi in tapezzato
fra
O bell' Adon, da ricondurti homai » Ritte He ogni giardin finglie fuperbe ,
Che fon' e l'altro frà tormenti e pene Nè d'vn (ol verde fi colora il prato ,
Hà fofpìrato, hà lagrima to affai Ala diuerfo così, come fon l' herbe .
.
Del palagio del Ciel ricco e lucente Apre le sbarre el caro armento mena
,
. Chiùfi l' auree fine(ire cran già tutte, il Bifolco a tofar l'herba no nell a .
Saluo quella, eh' aperta in Oriente Scinta , e fi alza cantando a fuon d auena
Rimane infin che fien t* ombre distrutte ; Sta con Foche a filar la Villanella .
Doue le bionde chiome al dì nafeente Scherzando col T or e l per l'ombra umetta
Ancor non ben de la rugiada afetutte, Vàia Gioitene a , e col Monto» t g ne !lx. A -
Vener bell a s'acconcia, ereflar fu ole Sù per lo piange he Flora ingema c fina!t a.
indietro alquanto a gareggiar eoi Sole, Con la Dammafugace il Danio falla .
L angue
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CANTO DECIMO QV N T O. I
14 19
Lingue Anch'egli d Amor l'Angue feroce Sorgi fiamma mìa cara
lì eli a d' Amor, ,
E deporta tra fior la fiorai antica. Dolce uaghezza mia dolce fofpiro ,
Dot* Amor più che l Sol lo fcalda ecoce , L'ombre del'Orizonte ho mai rifichiara *
Ondeggia e guizza per la piaggia aprica . Ma più quelle ,ou io cieco ognor rn aggiro •
1 fifichi, ci fiati) onde fipauentae noce Sarai sì di pittate in terra auara ,
Cangia in fiofipir perla figuamofa amie a. Come larga di luce in Ctel ti miro ?
L'acuta lingua, e la mordace bocca Miri tu la mia pena , c'I mio dolore ?
In fiaetta d' Amor, che baci fiocca . 0 da melarne l'occhio, hai lunge il core ?
20
Ma vie più ch'altri Adon ,
pofifente e fiero Deh perche le bell' bore indarno [pendi
Sente l'ardor , eh'a vaneggiar l'induce ; Per gotte mar d’vn 'aureo carro il fieno ?
£ mentre il Cielo ancor candido , e nero Che ti giou a il piacer, che'n Ciel ti prendi
Trà i confini del'ombra, e dela luce. D'errar per Lo notturno acre fere noi
Tenendo al' Idol fido fifioil penfiero. Lafina le vane tue fatiche , e fienài
Volge l'occhio a colui che'l dì conduce
, llomai tra q uèfi e braccia , in quefto fieno
Equafi in fpecchio, con lo [guardo vago Vedrai> ch'ai tuo venir queft' antri fofchi
Raffigura nel Sol l'amata imago fieno Orienti , c Paradifi i bofehi :
16 21
Sluìndi dal duolo adhor' adhor (pezzati Bofehi, d' Amor ricoueri fiondofi
Incomincia a fgroppar flebili accenti, De' miei penfieri fecretari fidi.
Me de' caldi fojpiri innamorati Taciturni filentìj , horrori ombrofi,
Gli eficon del cor con minor forza i venti E di fere, e d'augei cauerne , e nidi.
Che del mantice vfictr fogliano 1 fiati Con voi mi doglio , e tra voi (prego ) afe0fi
A dar vigore ale fornaci ardenti. Refi in qucftt jfofpni , questi gridio
Anzi parche sfogando i fuoi gran mali. Me fia, eh' alcun di lor quel Ctcl percota %
L'animaifi ejfa co fiofpirieJJ,alt, Che lieto del mio mal ( credo)fi rota .
1
7 22
Ahi che mi vai (dieta) che'l mondo infiori Eontaneviue , che di tepid'onde
La bella Primogenita del’ anno ? Largo tributo da queft'occhi bautte,
O' che fpuntin dal Cielo 1 lieti albori E voi, eh' altere insù le verdi fponde
Se per me non r in afe e altro ch'affanno ? Merce de pianti miei , piante crefcete ,
Ridano i prati e cantino i paflori
, Seben l'acque afciugarffeccar le fronde
Me di lagrime pafee vn fier T iranno. A tante , c'ho nel cor , fiamme fole te
£ fan Verno perpetuo i miei tormenti Voi fol de' miei dolor, mentre mi doglio
I)'dm are piogge , e dìangofriofe venti . Afcoltatrici, e fpettatriciiouogho .
"
18
'
Il Sol che porta a' miei trifi' occhi il giorno,
, E tu j ch'afflìtto , degli afflitti amico
None già quefto che leuarfi ber veggio,
,
Solitario augelli n , sì dolce piagni ,
Seben nel volto fuo di luce adorno 0 che la doglia
'
del tuo ttracio antico
D'altra luce maggior l'ombra vagheggio Languirti faccia, 0 che dì Amor ti lagni t
Parta 0 partito poi faccia ritorno,
, Berma pielofio il uolo a quant io dico
Ren altro lume ale mie notti io chieggio .
•
Me (degnar, che nel duolo io t'accompagni,
Chi ere deria, che più lucente e bella , Chefe'l mio fiato al tuo conforme e tanto.
M'e del' Alba , e del Sol fol' vna fi eli a f . Ragion'e ben, che fia cornmunc il pianto .
Più
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374 IL RITORNO,
*4 29
P/Àr oltre ancor de' fuoi lamenti il corfo In una croce » che' l fentier divide
L'innamorato fiottane ficguia 5 E fà di molte uie quafi una fi elia,
Chn marmo ,ù ghiaccio, ù cor di Tigre, e d' per me\o Ubofio alfin peruenne, ettide
Intenerito, incenerito bautta . fiutiti al' ombra pofarfi una Donzella .
Ma pifi il duolo ala fu a lingua il morfo , Stanca tra fiori, e languida s' afide
Che forcando dal cor per altra uia t Brunetta s), ma four'ogni altra bella ;
Mette ala lingua il po fonagli occhi il tolfe » Et al' habito eflrano , &
ale membra
E’n deaerate lagrime lo feiolje Del'Egittic vaganti vna rafjembra.
25 30
Ilorpche'l Sol già poggia , t i poggi inaura , Senz alcun taglio un pauonazzo in pelo ,
Lafoia i ripofi del' ber bofo letto » Che di uerde , e d'azur le trame hà mifte ,
E prende a paleggiar per la fi efc aura Lauefte, cornettefi e Iride m
Cielo ,
Del rezo mattutin tutto filetto . D'vn cangiante inganneuole ale uifle .
Di noua freme allhor che lo re(laura,
, Di foura un manto, anzipiù to'iìo unuelo
Vn certo non so che fentefi al petto . lià di fati vergato a varie lifte
fu afi vn balen di tenerezza dolce Ch' ad un boston dt variato oppalla
Gli fi en de al cor, che lo rinfranca e molce. Le sattien per trauerfi in sit la {falla.
26 31
Là douc il vago paffo 0 fermi, 0 moua La portatura dele chiome belle
Ogni herba ride, ogni arbofccl s\indora Bar barefebi modi,
S'increfpa acconcia in
Ringermogliala terra, e fi ri noua fu in ci, e quindi e difhnta
in due rotelle ,
E quanto può le care piante honora . Ondefon molte sferze in mezinodi.
Spunta dt rofe amorofette aproua Sernbran tele d'aragne, e in mezo a quelle
Schiera Ufi tua, e le bell' orme infiora . Son d'acuto rubm fifii duo chiodi
E'I pie fregialo di ce lefi e lume Poi dele ciocche in cima al capo aggiunte
Corre a baciargli , e ne traefame ilfiume . Sù le rote a pajfar tornati le punte.
27
Se vibrando il firen de' duo zaffiri. Fanno ombrofi diadema ai crini aurati
Ch'innamorano il Ciel, volge la fronte , Che' n largo cerchio intorno fi fofpende ,
Prendendo qualità da' dolcigiri. Pur di bei ueli a più color httati
Lafiia il bofio ì’ horror, la nebbia il mante. Con Jfefii auolgimenti attorte bende .
Parche Fauonion ardacene fofriri. Si divide la treccia , e per duo lati
Par che ne pianga di dolcezza il fonte, fttafi in due lunghe corna , al tergofeede.
E per dolcezza in copioft riui E fregiata la cuffia e d un lauoro
SttlLan le querce mel, nettargli oliui A
rofettc d'argento, 0 {Ielle d'oro .
28 33
Ouunque,ot valle ombro fa, 0 ì balza aprica Gl ac e a sù'l piumac cinsi d'un u iole to
Sedendo affieni i fatìcofi errori Lungo un rufielfrcfihetto e c hnfrullino
Piega i rAmi ogni pian ta , e l'ombra amica Corcato quafi in morbido t ape to
,
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CANTO DECiMOQVINTO.
34 39
Era cofleì £ Amor U bella Dea Dehfine' patri) aprender pofa
tetti
Che del fuo caro A don tracciate a forme , Le tue piante raminghe il Ciel raccogli a
E'I bel fan cittì , che di dormirfingea , Pregoti , auenturiera auenturofa
Era quei, eh' afuot dani vnqua no dorme . Che le venture mie fpiegar mi voglia .
Sconofciuta fi berzar feco vote a Ne mi tacer qualunque infaufta cofa ,
Sotto ftrantere eperegrine forme Benchéfia per recarmi affanno e doglia e
f
Ter che uffe il piacer dopo il dolore Son sì auezzo languir , che poco deggio ,
guanto improuifopiù , tanto maggiore . 0' nulla più temer quafi di peggio .
35 4°
In arrotando A don , dal capo alpied e Tù chi mi dìfife aftrologando , ch'io
La difiorre con gli occhi a parte a parte , Pio le fila vitali inferme , e corte 3
E Cariafignoril , che’n ejfa vede E trono , eh' e prefiffo al viuer mio
Loda , e de" ricchi arnefi ammira l'arte • Sul fior degli annivn duro fine infòrte
Tot la faiuta , e la cagton le chiede , E che per violenza vn moftro rio ,
Chef ha con dotta in sì remot a parte . Vna fera crudel mi darà morte .
.
4*
Bla de’fuot flutti il tempefiofo orgoglio Ma perche ifuot prìncipi] hà piu vicini
7 ragittommi pur dianzi a quefio lido , Del'altra, ifuot giudici anco hàptù certi ,
E poiché' l Citi tnhà qui guidata, io voglio Procedendo da' pròfi mi confini
Solucrvn voto ala gran Dea dì Gnido • Del corpo ifieffo h umano ì figni aperti ,
Piace mi intanto nel fio facro fioglio Onde d'tnu eftigargli altrui defimi
Poiché trouato v'hò /campo sì fido Prendon notitia 1 Chiromanti efperti «
7 rà quefie verdi ombrate ajfrenar lafio L'efperienza poi con lunga cura
Peregrinante , e vagabonda , il puffo • Del'offcruationl'arte afiecura .
38 43
0(diffe Adon)quant'hebbifempre^o quanto S ette monti hà la man , cìaficun de quali '
V oglie di ragionar bramofi e vaghe D'vn pianeta del Ciel l’imago efprime •
Con alcuna di voi , c'hauete tanto Hà quattro linee illuftrt principali »
Celebre nome di famofe Maghe Corrifpondenti a quattro membra prime .
Che a ogni cufio altrui chiaro & intero Dimoflran l' altre due , come colf ratte
San sù la mano indo ulnare tl vero .
Sicn del capo , e del cor le parti tutte .
Quindi
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3 7^ IL RITORNO,
44. 49
*
Quindi nitri poi confederar ben potè A quanto del Aftrologo dtcefli # .
D'ognt complefione , e d'ogm ingegno Rifpondo , che non mal del tutto auifa »
Le tempre interne , e le nature ignote, Che certo è di caratteri funefii
lnfortunij , e fortune a più d'vn figna . La tua linea vital molto intercifa ,
pie creda alcun , che così fatte note JDagrcfii falchi , e ben profondi ( e quefii
Sten poste a cafo in animai sì degno Scendo n dalprimo articolo ) dtuifa
Perche Natura , e l gran Motorfurano Preue , debile , torta , e difunita ,
Nulla giuntai nel mondo oprano tnuano • •
Inditi/ , ch'accorciar deurian la vitA *
45 50
Hor al' oprafon presta , e grata e Iteue Oltre ch'ala menfal s'vnifce e legè
Mi fa per compiacerti ogni gran falma • Quella di vita , e quella di natura
Porgi dunque la deHra , ala cui neue E colà doue il pollicefipiega
(Diffe feco pian piano ) arde quest’alma . Tra l'vna e l'altra/ua doppia giuntura i
Efebenfempre cjfamtnar fi deue Stranio contefio l'tntcruallo figa.
In ciafcuri huomo e l’vna e l'altra palma. Che molti femicircoltfigura ,
Ala manca pero l'altraprcuale > E'I monte de lo Dio brano e feroce
S’e diurno{ qual credo) il tuo natale • E" cancellato da più d'vn a croce •
•
4 <5 51
A quefio dir la bianca man le stende Tutti per mio parer fegni euidenti
Vago et v dir più oltre , il Giouinetto . D' hauer tofto a pajfar grane periglio \
Con vn fofpir tremante ella la prende, Efuor de' dritti termini correnti
E prende nel toccarla alto diletto Del camin naturai chiudere il ciglio .
E quelpungente sirai, che'l cor l'offende , Ma quefiiformidabili accidenti
Sente fio terfi intanto in mesco alpetto Si ponno ancofuggir col buon con figlio è .
L'altro con ciglia tefi , e labra aperte L'ìfiefio Ciel gl'infufifuoi cattiui
Gli occhi da lei pendenti , a lei conuert e • Scrifie aChuo sù la man,percheglifi fritti.
47
Lauar la mano (ella gli dice ) e Itile , Lineari hà poi , ch'obliqua , e mal difpofta
Perch'ogn imprefiton meglio fi veggiA Dala percufiione in alto afende
A me pero la tua par sì gentile E sì di Gioue appo i confin s ac cofia
Che non fa che di bagno huopo hauer deg- Che'l cauo dela man per mez*o fende
Di cinque perle vn ordinefiottile (già. Aggiungi ancor, ch'oue la me nfa e pofia,
Vi fiorgo il cui candw dolce rojfeggia ;
,
Soura lì quadro vn triangolofi fende ,
Pìoportion , ch'altrui moflra palefi Onde da beftia rea ti fi minaccia
Nobile fpirto , & animo cortefè • Rifihto mortai, fi fcgutratla caccia.
48 53
Quelle tre righe poi , che verfi ilfito , Ma lafri am quel che figuir deue app refio,
JUo ue l'indicefede , a dritto stanno Ch'e troppo a fp e colar dubbio tfr ofiuto,
E del più grojfo tuo maefiro dito E ne' cafi auenire io ti conféfio
Nele radici a terminarfivanno , Ch'ogni nofiro giudicio c mal fecuro «
Tal qual'apunto fei , vago e polito, Toccherò del pafiato alcun fuccefso
E dille ato , e morbido ti fanno , Onde potrai comprendere il futuro
Ai diletti inclinato agli amori, Che s'auerrà , eliso fia verace in quefi0
Legator d'alme ,eferitor di cori • D curai fede prefi armi anco nel refi o*
E poiché
CANTO DECIMOQVINTO. 377
54 59
E poiché del deftin crudo e nemico Efofti ad vn belfonte vn ài guidato
Da me narrato alcun'effetto fai , A fintir verfeggiar candidi augelli.
Intorno a quefio più non m'affatico, Poi ti conduffefoura vn carro alato
A più pro/pere cofe io vengo homai In vn paefe bello oltre ipiù belli
Scorgo U bianca ttrifeia e fi ti dico , ,
Douefi per più dì fofti beato,
Che fei per altro auenturato affai . /
Tu'Ifai ^ fi
ucr ch'io fia , ch'io nefanelli,
Sempre del lattei' honorata via E s'accolte vcdcfti in varie fquadre
Importa alta fortuna ouunquefia . , fonante furo , ò faran Donne leggiadre
55 60
Vaierà linea fottìi , lunga > e profonda. fluiti dìa feguir ti richiamo Fortuna
Che dal dito minuto innanzi corre Di vaghe fere le v effigia [parte .
Le vigilie inquiete > e i fonni rotti . So ben , che l’ami , o che l amasi i almeno *
57 62
Non sofed efier slato vnquafomenti E ti so dir, eh' a dignità fuprema
Prefo dalfonno in alcun prato herbofo , Tifa dato afpirar fol per coHei ,
Doue t habbian fofpir forfè , e lamenti E eh' adhonor di feettro , e di diadema
JO ‘vna Ninfa gentil rotto il ripofo . La fua merce prede si inaiofi .
,
6S
E che n vago giardin tra liete fihiere Stufifot Adone , e sbigottìfot > e rjttaft
Vi fanciulli , e donzelle andaftifeco Di languidezza , e di defir trabocca ,
Seco entrafli nel bagno e’n tal piacere , Egli occhi abbuffa, e non gli fon rimafi
Etla finche' l Ciel volfc 3 albergo tcco . Colon in faccia nè parole in bocca ;
,
Poiché Riamai piu degno incendio altronde flutti egli mai più difpt ciato fiempio
Non nacque, e non fu mai piu nobil nodo . Fc di quefio ch'io fiffro,
, altro fieno ? m
Ma la beltà , ch'auaro il Ctel rn afonde » Dal'vna al' altra Aurora tngobro et empio
e chi può lodarla f ) apien non lodo •
( Lofio, D'affannati fofpir l'aere freno
Lodala Amor', eh'lui nafiejh , ermi Nc- Sol ne della , oue ch'io vada intanto
,
Regnifcrnpte > trionfi , e volt , e vini . Sparger giarnai mi vede altro che pianto .
7°,
Quando quefl occhi in prima Amor rìuolfi S'ìo non deggio veder più qu e' begli occhi ,
A mirar la beltà , ch'ogni altra eccede Per cui languir , per erti morir mi piace ,
L’alma le porte aperfe ,e la raccolfe Scmnfi 1 miei per fmpre,e non mi tocchi
Dela fu a reggia ala più {ccelfu fede * Raggio più mai dela diurna face .
Quindi a me di mefi e(fio il regno tolfe fluì , come Morte in lui lo tirale fecce hi ,
Lt a colei * che l'h aura fernprc > il die de* S'abbandona d'angofita , e geme , e tace,
Nafondendo il mio cor nel fendi lei, E dal' interno foco , onde sfamila ,
E la bellezza fu a negli occhi miei • Liquefatto per gli Occhi il ccr difilla .
66 "
7? '
,
alierò da indi in quà non feppi poi Ob-lio rifin a ogni dolorprofendo >
Ch'ale leggi vbbidir del cieco Dio (L'amorofa In don ma alhor ripiglia)
E tutti ricc uendo i dardi fuoi , rote he tanto t’affhgi , io ti nfponào ,
Ch feruì di faretra il petto mio • Che deurefi afcoltar chi ben configlia .
(guanto più crebbe amor pofetatrà noi , Fonia in non cale , altre ri hà forfè il moda
riù crebbe in me timor , crebbe defio Di non meri belle guance , e belle ciglia .
Efempre in vera fe Li abile e faido Voie a figuìr , ma ne la bocca bella
Arf, lafio, al giel freddo, alfi al Citi calde* Occupata dalpianto è lafauella .
67 72
'
•
r
Cià del mio bene entro le braccia accolto Nono ( replica Adon) primavedrafii
Vifiivn tempo y e godei felice amante . Deporre Atlante il fuo Lt citato pefo
Ma l’iniqua F or luna altrui più molto Neri haurà Febo i crini , e tardi t pafii*
Larga in donar , che'n confrisar coft ante * Celalo i raggi , ond'c il fuo lume acci fi*
Meco non muto già , mutando volto Andran le fiamme al chino , in alto 1 fifi.
La fina natura Lubrica e rotante , Ch'io fi
a d'altra beltà figgttto eprefo .
Anzi tante miferie ha in me verfut e La prima del mio cor dolce ferita
Che n 'bauria ancor la Crudeltà pittate • Sarà l'vltima ancor dcla mia vita •
68 73
, f
Mifero , e cIh mi vai trà doglie e pene Efeben data vita io lunge vino
Agli andati piacer volger la mente In sialo tal che più fperar non fpero
,
Se la memoria dei antico bene Moflrami tl caro oggetto , onde fon priuo *
Raddoppia ilnouo mal , che me prefinte ! L'occhio del' alma , il peregrin perìfiero •
A quefie luci ognor di pianto piene Spefio con quefio a vifitarla arnuo ,
Dela notte natal par l'Oriente Questo e di miei fofpir fido cor riero .
Et amo l'ombra affai più che la luce <j vada , 0 Li iami, addormentato, 0 dello*
Poiché n fogno il mio Sole alme ni adduce* Maini p enfio, nefogno altro che questo .
Non
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CANTO DECIMO QV N T O. I 37 9
.74 79
A'on m'ulu ol del mìo duol, poich ala doglia fife e' ramofcctli poi , che dala vita
La cagion del dolor porge conforto Proccdon U
, do uè di Marte il trono
Per lei meglio morire amo in formerò, (to. E dt paterni beni , e di retaggi
Che per altra già mai viuer contento. Perdite graui, e pouen viaggi.
75 80
Volfc baciar la bella bocca all bora 7 acer anco non deggio, e’I diro pure,
*
La Dea d' Amor, ma di dolcezza fuenne. Quelle croci cola ptcciole, e fpeffe
Eu per fcoprirgltilver fenza dimora , Che con infauste e tragiche figure
E d‘abbracciarlo apena fi contenne . Su la menfa veggio fparfe, (fi tmpreffe ,
Folea (puntarla lagrimetta fora , Non fon fuorché trauagh e che faagurc,
,
*
Se non ch'ella negli occhi la fojtenne Stratif, e dolor fignificatt in effe ^
Ma che gioita cozzar col fato auerfo ? Sol per cagion di ferntne maligne ;
fitte sta virgula qui , che la radice Peri he veggio di /ielle vn lab irin to,
JDela linea vital parte a tr auerfo, C he la linea del core intorno cìgne
E sul monte Ut Venere Jifpande E vegeto la m enfiai, che'n due dt[giunta
Scopre vn nemico affai pojfente, e grande . Verjo l'indice , el mezo t rami appunta .
77 82
»
Eccoti la cagion, ch’efiule afflitto Strega malti agia, anzi tnfernal Megera,
Fuor del bel nido a tapinar ri rnojfc. Perche degli occhi tuoi molto inuaghifsi %
Vn ritrai forte vn auerfario in utIto ,
, D'vna prigion c aligi nofa e nera *
78 .
E eaghan l' altre due pofiie insul piano Ae per offrirti quanto il vulgo ammiri
ìDel tondo, eh' e trai polfò,e la vitale E quanto appaghi l’efjecrabil fame
Ma fino anch' elle da diuerfe botte V alfe a far che uo lefife un qua il tuo core .
T ione he per mezo in molte parti>e rotte F alfaria fede, b magagnar l’amore.
Nulla
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3$o IL RITORNO,
84
Nulla dico 4 macchiar la limpidezza Donna (rifonde) io fon. che quanto chiudi
Dela tua lealtà giamai lev alfe, Nel profondu del'alma io ti pulefi
Se non eh' afrodi ,&a perfidie auezza. E fiorgai tuoi penfier fuelati e nudi ,
Eie orfi ad arti ingannatrici e falfe • Stupir non der, ao da prim*anni apprefi.
Sotto la finta imagine e bellezza Cotanto ponno i curiofi (ludi.
Di colei, che tant'amt, ella t'ajfalfe i In cui lungo trau agito , e tempo fiefi %
E fenon era il Ciel, che pietà n’hebbe Quinci il tutto cono/co, e viè più affai
Vinto con armi tali alfin t'haurebbe . 50 degli affari tuoi, che tu non fai .
85 90
E pero che le fielle ìuì raccolte Ma che dirai fi fia ch’io ti difiopra
,
Onde puoi dir per cofa certa e vera . Ma che fola vna roftacogì,ier habbia
Che ti diè libertà la prigioniera. Di quelle, che sì fr&Sfiat nele labbia •
Z6
Cofiei dele malie , chet' batte an guafra Così dicendo , il cupido Garzone
Jjhuman a effigie con velen pojfente. T rattiene, e tuttauiala man gli flànge,
Disfece t groppi, onde t'è poi rimatia . A tal dimanda, (fi a tal' atto Adone
D'ogn infuno penfrer fan a la mente Di Punico vermiglio il vifo tinge,
E tanto hauer di ab detto mi bafta. E fà fico tra fe dubbia tenzone,
Meglio a teftejfo è noto il rimanente . , L vn penfier lo ritien, l'altro lo fpinge •
E fiat per quanti Soli, e quante Lune Cib che la Donna dice, intender brama ,
guanto incontrafti poi dure fortune . Nè vuol romper la fede a chi tan t'ama *
.87 92
Tutto in fefieffo a rimirarla fifo Sorrifi allhor quella bellezza rara
Eecofii Adon , da quel parlar commoffo Volfi dir come roft , 0 come lìdia ,
Tocco davn fourafalto al'improuifo Ma non hafella il chiaro Ciel sì chiara »
Diuenne in volto del color del bojfò • Nc fù mai refa in bel giardin sì bella •
Ma dal dolce balen d'vn bel forrifo il vel, ch'afconde la fimbianza cara,
JFù ferito in vn punto, e fù rifcoffò v 51 /quanta in tato, epiù non sebra quella •
La freme sfaudio dentro il timore. Scorge Adon di colei , che'lcorglt ha tolto 3
Egli fi folleuar l'alt del core, Sbendato tl lume, e firn afeherato il volto•
Ma già Donna non /ombri agli occhi mìei Tut te de' fuoi penfier le nebbie aptrfe
Stà '
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CANTO DECttMOQVINTO.
94 99
A
Sta pur' in fotfi don di quelche vede , 0 mia dorata, & Adorata Dea ,
£fiiliandò per gli occhi allegra vena » So, che n moftrarmi il verfinza mezogna
Tefi le braccia y e lena fè catena • Non trauede lo fguardo , e'I cor nonfogna
101
L'incatenata , & infocata Dina O foff irato in tante afre procelle ,
1 nodi raddoppio fa Idi e tenaci. ( Rtfpondea l'altra ) e non fperato porto
Su egliofi Amor, che non lontan dormiua, Trà le tue braccia alfin, che so pur quelle
£ d’Arnor fifuegliaroanco le faci. Che bramai sì, lofianco legno ho [corto,
L'de cefa coppia insù lafiofia nua A difetto del Cielo, e delefielie
Jvc^zi fattoria con mille baci, Meco ho pur la mia vitay il mio conforto »
Gioiua Adone, e de p affati affanni Marche quel fiero T brace tngelofito
Campo bau e a ben da rifarciré i danni, (Dio dtferro,e difangue ) alfrotte è gito ',
97 102
De' dì perduti e del ritorno tardo
,
Centro de' mìei defir,quefia che vedi ,
Bifora il tempo entro l bel grembo affifi. t' colei, che t adora, e più non fìngo
Dolce pria Parfi il lampeggiar delguardo. S' al tuo veder, s al mio parlar non credi%
f
Dolce ertilo tl folgorar del rifi» Ecco ti bacio, ecco t'abbraccio e finngo
Ma dolcemente da più dolce dardo S*altra proua più certa ancone chiedi , .
Al faettar del bacio et giacque vecifi. Che i ve zzi, e i nodi, onde t'accolgo, e ringoi
Languì ano l'alme, e et eguai colpo foce4 Puoi dal mto fteffo cor faperne il vero
Granula di due lingue era ogni bocca . Ch'entro i begli occhi tuoiftà prigionieri,
98 i°3
x
Non fu per man di duo maeftri faggi Cosi dice ano, e i Fauni al mormorio
Concordia (credo ) mai di duo fi tomenti. De' bari, che s'vdian ben di lontano
Che raddoppiafje con sì bei
paffaggi Dal diletto rapiti , e dal defio.
Differenze di fuoni,e di concenti , Giù da' monti vicin cataro al piano •
Come , di vero amor dolci meffaggt, Fuordelaverdefua fpeloncavfiio
Alter nauan tra lor fifpin ardenti , Il tutor de* confin,padre Slittano ,
£ tra que' baci armonici parlando E di tanta beltà le merauiglie
Carri ano aproua, e dtfiorrean baciando , A mirar, a lodar chiamo lefolte •
L'Adone, del Caualier Marino. Si N'mft
3 8 i IL RITORNO,
104 109
Nìnfe (dieta) dì quefii ombrofi chtoflri , Quando andaro a sfogar nel letto vfato
Fate dolce fonar (aure dintorno Del'vfatamagiongliacceficori,
F con gemma Eritrea vegli antri voli ri Che fpirarfifentia per ogni lato
Segnate mbianco ti fortunato giorno . Del’antiche dolcezze ancor gli odori •
Mirate là , di che diurni mostri . Quiui iterando poi lo fiil p affato
D‘ am orofe bellezze e il bofeo adorno . 7 ornaro ai primi fcherziai primi amori.
,
E qui tace afi) e poi con balli, e canti L’vn fin\a l'altro ad altra cura intento
T ut ti applaudeano ai duo felici amanti• Ne mouea pajfo, ne trahea momento.
105 HO'
7 irato intanto da duo bianchì augelli Vn dì fitto la loggia , oue fluente
Stranio carro s'ofjerfe al partir loro Difpenfan l' bore infume e le parole ,
Eie di Ciclopi mai lime, 0 martelli Venere , che giamat l'occhio , b la mente
Opra fornir di più fiottìi lavoro. Non allontana dal’ amato Sole
J figgi ha di zajftr capaci e belli Vedeloin vn penfier profondamente
E le rote d'argento, e i raggi d’oro. Immerfio, e più tacer , eh' egli non fu ole ,
Auorio e l'orbe , e ben mafiicci e fidi Poiché (amiche Ninfe afiife al fi efio
Son dt am ante , e rubin le fafie , e i chiodi Han del bianco mMnàfl fpogliato il defio*
106 rii
partono. Auriga Amor fiedeal governo Onde per t orgli dala mente ogni ombra.
Su.l bel foglio falcato > e l’aureo morfi In tai detti ala lingua il nodo hà fciolto
Pervia frena , Autumedonte eterno , Adone occhio mio caro,homa deh sgombra, 't
Con redine di rofe allenta al corfi . 7utte dal cor le tenebre , e dal volto
Verfogli alberghi del Giardin materno gualgra peffer quella bellezza ingobra.
Và flagellando ai vaghi Cigni il dorfo Che di mejtefia ogni penfier m'hà tolto ?
Aurei ta amica con fuoi molli fiati Per cui non curo il Ciel ni più mi cale
,
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CANTO DECIMOQVINTO. 3$*
U4 '
^ 1
.
19 '
«6V lieti e pila if(ingoiar steccato Fermo tra lor con quell' accordo ilpatto ,
Con curua rete in mano ami colpire , Ecco di afiuto ingegno e pronta mano ,
Ofie di catto faggio il braccio armato Garzon che fiempre ficherza , e vola ratto »
'
O' fec ti fia gì tt andò i punti a grado Che di fin oro ha la cornice , el refio
Far le corna guizzar del mobil dado T ulto ctauorio > e d’bebé no c lontcfio «
1 15 ' 120
0fiele bretti e figurate carte Seffiantaquattro cafie in forma quadra
Volger che trattarle voglia
ti piace , o Inquartate per dritto e per trauerfo ,
Finche quattro diuerfee infume (parte Difpon per otto vie ferie leggiadra ,
Siche rompa V multo , alcun ne toglia Et otto ne contien per ciafecun verfeo .
O là doue preual la forte al' arte , Ctafcttna cafea in ordine fi fquadra
Far che /’ vn dopo' l trenta 1 1 gioco feioglia ,
Di (patio eguai ima di color diuerfo
O' trionfar con quella , che fi laffea Ch’ alternamente a bianco, e brun di il in to
Nelaconfufia , & agitata muffa < feljial tergo di Dragon , tutto c dipinto •
1 16 12 r
'
nB 123
'
Voglio dele tue voglie efier Signora . Differenti di n ome , e difirn bianca .
Bb z Sedie*-
5*4 IL RITORNO,
124 129
v.
Sedicifino , e fidici , eficome Volge a allento in quello t empiri preghi
y4rio c era loro il color bianco » cl bruno , Ciprigna bella , e con qui do lci vezzi ,
£ varia han la scbtanza, e vario il nome A cui voglia non è , che non fi pieghi,
Così l'vfficio ancor non è tutfvno . An%i marmo non e , che non fi[pezza
&
Hauui Regi , e Re ine, ha le chiome Chiede , chil modo al beli Adon difpieghi
Di corona real cinte eiafi uno . Di dar regola algioco , e moto ai pezza .
V'ha Sagittari , e Canalieri, e Fanti, E queifra mille Amor, che fiano attenti.
£ di gran rocche onufli alti Elefanti Ammaestrando il va con quelli accenti*
130
Eccofin già gli efferati difpofiì , Pugnafi a corpo a corpo, e fuor difinolo
Già ne*/itifiurani , e già negl’ imi Quafi in llcccato, ogniguerrier procede,
Son diuifii quartter spartiti i polli , S'vn bianco efeedi /chiesa, ecco eh'a volo
Sean nel'vicima linea i Refublimi Vaia contraria vfiir l'altro fi vede .
£ quinci,e quindi entrabo afronte oppoffi Ma con legge pero , chepiù d'unfilo
La quarta fede ad occupar van primi Mouer non pojfa in vna uolta ilpiede
Ma'l canuto Signor , eh'e l'vn di loro , E uan tutti ad un fine , in (ire ito loco
Preme l'ofcura, e tìen l'eburnea il Moro • Con laprigion del Re chiudere ilgioco*
12 6 131
La regiafpofa hà eiafi un Re vicina , £perch egli più tofio. a terra vada ì
Vnlhà dal defiro ìato,vn l'hà dal manco • T ut ti colfierro in min s'aprono i pafii
Tien campo a se conforme ogni Reina Chi di quà , chi di là sgombra la fi rada ,
La fofia ilfofiotien , la bianca il bianco Pian pian me n folta la campagna fafii.
Sciafila medefinta confina jtl'uccifior , s'auien eh'alcun ne cada ,
Gemino Arder da quefio, e da quelfianco • Del caduto auerfario il loco dafsi •
Quelli la rijfaaprouocarfen vanno Ma campato il perìglio ( eccetto alfante )
£ dela reai coppia in guardiafianno • Lice indietro a ciafun ritrar le piante «
12 7 132
Non lontani a canaio han duo campioni Del marciar , del pugnar nel bel conflitto
In pugna aperta a guerreggiar'accorti , Pari in tutti non e l'arte , e la norma .
£ net estremità de duo /quadroni
* Varca una cella fotfempre per dritto
VI ndichefere gli angolifan forti • Contra il nemico la pedefire torma ;
Otto contiotto afiiflon di pedoni Se non che quando alcun ne uien trafitto
In ordinanzapoi doppie coorti Si ferifeon per lato , e cangian forma ;
Ch'ai primi rifi hi della guerra auanti E ponno nel tentar delprimo affaito
Portano ipetti intrepidi e coftanti • Pajfar duo gradi, e raddoppiare ilfattoi
128 133
,
Così) fi con l* Ethiope a far battaglia Può da tergo , e da fronte andar la Torre
T
all hor di Gallia ilpopolo s'abbatte Porta a delirala maca ilgraue in carco.
Par che fiormo di Corni i Cigni affaglia Mafempre per diametro trafeorre.
Vengo no alparagon lapece il latte , . Ne fa mai per canton torcere il uarco *
Vedefi tvn che di candore agguaglia
, Solperfender0 obliquo il corfiofiiorri
Del* Alpifue natie le neui intatte % E* dato a quel , c'hà lefaette , e l'arco •
. Porta l'altro di lor peroc he molto Fiancheggiandofi moue , e mentrefiocca ,
,
1
AV Aurora e vicin , la Notte in voitri L'un e l'altro confin del campo tocca .
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CANTO DECIMOQVINTO. 3ff
>34 .
1 39
21 Cavallo leggier per dritta Ufia Vienfi a giornata, a mouerfiè primiero
Corneali altri, iarringo vnqua no fende , Il bianco ftttol, che Citherea conduce *
Ma la ligza ultranetfa , e fiero in vtjla Ella fiojpefa alquanto insù' lyenfiero
Curuotn giro, e lunato il fallo fende , Il pedon dela Donna tn campo adduce
E fempre nel fallar due cafe acqutfia, fifuel iattanza duo gradi e non men fiero ,
Quel tolor e*abbandona , e quefio prende Vn gliene mette a fronte il negro Duce
Ma la Donna reai vie più fuperba Scotranfi ambo nel mczo,e dejtro, efic altro
Me fi* oi liberi error legge non [erba, Studia l'vn co vantaggio opprimer l'altro,
1
35 140
Per tatto erra coflci, lunge , e da preffo , Quinci, e quindi afan or di quefio , e quello
£ può di tutti fofener la vice , V'armati innanzi vn numerofifptnge
Saluo che n cerchio andar no l*è perrneffo, Scherza tuttauia Mar te, e l'vn drappello
Saltellar , volteggiar le ft difdice j •Con l'altro ancor non fi cofonde , firtnge
Prtuileato al dejtner folo conceffo » Ma de' duo fanti in /ingoiar duello
Coruettando aggirarfi altrui non lice Già nel candido il bruno ilferro tinge •
poi, fé non hà intoppo alcorfo ,
Mei re(lo Gli vfurpa il loco ahi mtfiero, nè vede
Mon troua al fuo vagar meta, ne merfo Il nemico vicw,chentanto il fede,
141
Mone l'armi più cauto il Re fourano Cade foura'l caduto il Rege ofeuro
,
45^ 3 * 5°
Qual Tauro,s*egli auliche per dut'hAbbia Chi nega ( dice ) al gìoc a t or , che mojfa
Pugnando vn cornofinfcrocifie, e magge , La delira errante a trafurato tratto »
E hfan ostinando la minuta fabbta In meglio poi correggerla non pofia ,
Marmi incontra col petto , e non le fugge » S e noi vieta trà noi legge , ne patto ?
Tal con minor configlio , e maggior rabbia H
orche da tanto rifihio io l’ho rifeofia ,
Ter sì notabil perdita fi strugge , Decreto inuiolabilefiafatto ,
Brama di vendicarfi , e l'armi vit rici Qual fia del'vn de' duo tocco primiero ,
Irrita Citherea contro i nemici Quello aforza ne vadafijo bianco , b nero .
146 *5i
Volontaria a sbaraglio efpone i fuoi , Queftagiufiafintenza a tuttipiacque
Ne cura , che più d> vn n' efia di vita E s'appreftaro a riguardarne tlfine .
Turche datole fia diveder poi Il diuin nuntio ajfreno l'ira > e tacque
Colproprio mal l'altrui ruma vnita . Tr afitto il petto di mordacifpine ,
L'arguto mefio de celefii Heroi
' Eficretopenfier nel cor gli nacque
Con migliorfenno i fuoi difegni aita s Di pugnar con inganni , e con rapine .
colpi , e con ragion matura
Preuede i Vigila ale calunnie , e molto importa
Melapredafuperbo , il tutto cura . Ala madre d' Amor l'effer accorta .
3 47 152
Tacito va tra se volgendo fpefio Speffo nel moto le veloci dita
Mortatefiitio ala Reina manca . T rafuga> efi ambiale no so come implica *
Già poiché'Ldeflro Arderò egli l'hà mefio E duo corpi , e duo colpi in vna vfetta
Cdatamente appo la coliamanca , Sofpinge a danneggiar Thofle nemica •
Malguardato pedon le fpinge apprefio Già già con man sì rapida e fpedita »
Poi trahendo vnfofpir >fi batte l'anca Che la pub figuitar l'occhio a fatica t
Quafi pentito , e con alititi modi Vn faretrato fuo manda al'affatto >
Tingendo error , difiimula le frodi • Efà che del cauallo imiti ilfallo •
148 3
53
Tolto ch'offrir Toccafion fifiorge , Quel balza in mezo,eton mentita infigna
r enfia Vencr nel crin prender La Sorte » Di deflrier centrafatto il paffo Rampa ,
Corre ingorda ala preda , e non s accorge 0 Vibra fifieffe > e d'atterrar s'ingegna
C he Jcopre il fianco ala real confior te . La Vergin bianca ,a cut vicin s accampa #
Al nemico pedon , eh' oltrefi {porge , Afpramenteforride » e sì fi fdegna
Và già per dar colfuo pedon la morte 3
Venere all hor , che' n viuofoco auampd •
fiottando di tanto malpie tofio tl figlio Ben fii de' furti autor ( dijfe ) e maefiro.
C enno lefece , e Tatierti col ciglio • Ma vuolfinel celargli efferpiù dejlro .
Rifie
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CANTO DECIMOQVINTO. 3»7
- .' 54 15 9
Rifi de ' cìrcoftariti a
fieno choro Pajfa tra l'armi hofitli , efulminante
La turba auifia de palefi inganni , Pende la mifchia qual faetta , b lampo l
E tutto rimbombo l'atrio fonoro Refiano addietro , e le
fan piazza auante
Di man battute , e di battuti vanni . Le fquadre auerfi, ognun le cede il campo*
Vergognofo , e confufi al rider loro Ella fidando neletieui piante *
Sorfi Mercurio dai doratipanni Onde pubfempre ageuolar lofiampo
Efucceder' Adon voifi in fuo loco De’ penetrali interni a corfofciolto (tei
A terminar l'incominciato gioco Spia l'occulto, apre il chiùfi, efpiana ilfoU
160
Di Gioue in cfuefto me\o il mefaggìerOy Emulo all hor a in fiararn uzza appella
E l'alato fanciullo infra lor dui Lafu a Guerrera il Prìncipe de' neri,
L'vn contro 1*altro infieme accordo fera Et ecco aproua infuriata anch'ella
D'attrautrfar nelapartita altrui . Precipitofamente apre ifintìeri .
Per lei parteggia il faretrato Arderò r Caggion difperfi in quefla parte, e'n quella
Il celefie O rat or la tien per lui» Elefanti, tdefirier r fanti &
arcieri *
Egià vengono entrambo afiuti ingegni Chi narrar ptio le tiragi , e le ruine ,
Ad ingaggiar dela fcommeffai pegni* Che fan le due magnanime Reine?
15 6 i6t
Vuol Mercurio ,fi vince » vn’aurearete Sifront eggian del pari , e parimente
Di filato diamante i nodi intefia , Eguale han forza , &
armatura eguale l
Ch'a farficur e ognor prede ficrete Già già la bianca il calamo pungente
Spera , eh' affai giouar gli deggia quella Vibra , e da tergo l'auerfarla affale .
Se vince Amor, vuol'il bafion,che‘n Le thè Ma fi l'vn a ne muor , l'altrarepente
Pub repente at tuffar la gente defid r Non con fato miglior pere di lirate*
Per poter poi ne le notturne frodi E quinci , e quindi con mortai caduta :•
&
Ogni defirierfi moue » ogni torre - Hà la bellaCiprìgna v»' Elefante ,
158 l6 $
.
Sorge la pugna, efi conte nfa e mefite Altrettanti n'hai tu leggiadro Adone,.
Alternando le voci, e gli accidenti , Jranfie la belua , chel c afelioporta
Come quando t Ionio ondeggia , e crefct Laqual pur dianzi nel funefio agone
Agitato talhor da vari venti , Per man d'vnfier Saettatorfìt morta ,
Ma /’ Amazon e bianca arnua * & tfie Lutto il refio inuolo l'afpra tenzone ,
Per mera l'ali dele negre genti T empefta horreda hà l'altra gete abforti*
E nel andar, e nel tornar mentr'erra , , Mefi a a vedere > e lagnmofafeena
Vn Sagittario vn Elefante atterra
,
. Defilata di popoli l'arena .
Bb 4 Soli
588 IL RITORNO,
164 16
Soli iduec api, e fon za fpofe a' fianchi Dì Maia ilfiglio , che vicin glifede.
Stanfine auolti in dolor ofe fpoglie Compatire d' A don la doglia mt enfia',
M a pur da rea Fortuna afflitti , e fianchi E no u' arti volgendo , efierua e uede.
Ai fecondi II imenei piegati le voglie Che la Dea degli Amori ad altro penfia ,
Inulta prima il Regnato r de' bianchi Perche' ntefia a tentar col piede il piede
Le fide ancelle deiand: a moglie Del*amato Garzonfitto la menfia
Al con forno reali tua fi compiace Sull'altro cura , e di fiefleffa fiore
Prouar pria di ciafcuna il core audace * Vince mtfera ilgioco , e perde il core *
i6j 170
Le conforta a varcar gli argini hottili> il tempo coglie , eneiaurato e bello
E le manda a tentar l'ultima meta Bovolo , ch'ai cadauert cattuti
Per ve ler qualpiù fpirti h abbia u ir ili , De'vinti in guerra e carcere , &
anello-
E fiapiù franca e generofa Atleta*. Stende gli artigli e ai iti e furtiui *
Sofze reali a femineferitili &
Vri Arder bruno , un de liner morello
Sperar per legge efprcffa ilgioco uieta , Se tragge , & apugnar gli torna utui.
S aluo a quell’vna fil eh'in unta eprima Ma perche gli atti , e i mouimentt fui
Del'altro, limitar tocchi la cima * Ciaficun nfguarda, adoprail mezo altrui.
1 66
troncati gl'indugi leminiftre elette, Lafìaude ad effeguir Galania efforta.
Lapropofta mercefa piano il guado . Di Venere vna Ninfa è così detta
Mal' altre a quella pur cedon cofrette. Son me destra di mant d' ingegno accorta.
Che tien del destro corno il terzo grado * Che di ho Ito leggiadra, e giouinetta *
L' ali-ale piante ambition le mette guado tutta d' Adon la/quadra e morta,
Eant 0 eh' oltre fen vola, altrui malgrado » 1 duo frefehiguerrier cofiei vi getta >
E malpuò d. la gloria il bel fentiero> Onde l'un tende l'arco e l'altro in zuffa
Interdirle il Rettor delpopol nero *. Z app a, ring hia, nkrtfie, efremere sbuffa ,
16 7 172
Onde aihonor, chele nemiche aletta» La bella De A del mirto , e della rofa ,
Apr.oua anco lefise filmala e punge, Che nouo fi orge , e non penfato aiuto
E la quarta da manca alfogno affretta , Souragiunto al nemico , ejlrana cofa
Mapiù tarda d’vn paffo, ancor ne lunge » S tima , comhauea uinto , hauer perduto.
La bianca intanto ad occuparfiletta Lo sguardo alzando stupida e dubbiofa
il bel thalamovoto eccopur giunge Sorridcrvede il mefisaggiero attuto ,
E del heredita che le peruiene.
'
Onde il tratto comprefi , Sor tanto batta
Con applaufo de firn lofccttro ottiene * Dice > man confonde e guafid.
e'
lgioco con
16$ *7Ì
Del diadema nouel la Donna allegra E dal loco leuata , ou era afisifa ,
Allenta al corfo impetuofa ilfreno Spinta dal'ira , che nelpetto accoglie»
>
E poffedendo la campagna integra Corre a Galania , e la percote tnguifia
L'alt e mine rifarcifee apieno » Che con quel colpo ogni beltà te toglie .
Cade trafitta la Guerrera negra Ahi quanto èfolle, ahi quanto mal s'auifi
SU l confin dela meta,vn grado mene* C hi lenta opporfi ale diurne scoglie.
Euggon l'alt re reliquie , e'ì Re confufio Eù sì'l capo ala mtfera percofio
Da duro affédio e circondato e chiù
fi* C on lo fiAcchier * che Le rimafi adofiso'.
Da
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CANTO DECIMOQVINTO 38 $
174 1
79
jDa C ubere a co n tanta furia y eforza Voglio dì pìù>che quando a quel dolce atto l
E* battuta la Ninfa afflitta e melia , Che da me vten , ti ftimula Natura
Che'ncuruato , e cangiato incauafcorzA Poiché' lfin del de(ir n'haurà ritratto y .
Sottra lefpalle il tauolter le refia . Il mafehio più di te non prenda cura >
La luce de' begli occhi allhor s'ammorza , £ tu per pena allhor del tuo misfatto
Spartfce l'oro dela bionda tefia • Ti rimarrai del' Aquila paftura ,
La cerutcc , che' n se rientra > efee & Rivolta al C tei la paci a, al fuol lafi h iena ,
flfluafi vn mezo diuien tra ferpe y e pefee •
Sen^a poter drizzarti insù l'arena •
173 180
S*accorcia il corpo , e fin foura la nuca Onde malgrado del piacer, eh e fente
Nela macchiata fpoglta afeofòftafii . D'amorofafaetta vn cor ferito >
Con quattro piè conuien , chefi conduca, T emprata la libidine cocente »
Che con gran tardità mutano i pafst . Lafalute anteposta al'appetito.
Trasformata di Ninfa in T artartica Sarai coftretta ad ejfer continente.
7rà fpelonchs profonde a celar vafii ; Et afuggire il tuo crudel marito ,
fil grave tncarco del n attuo albergo Bench'occulta virtù d herba efficace
Sempre douunque va porta siti tergo ,
,
Tifarà purpiacer q ue le h' altrui piace,
17 6 181
Prendi d ardir s) [ciocco il premio degno Così la maledifie , &
adirata
( Diffela Dea con iracondo afpetto ) Bit rafie altrove ilpiè Ciprigna bella •
Ad irritar de' firn mi Dello (degno Mercurio , che'n tefin dine mutata
Impara ,&a turbar l'altrui diletto . Vide (fua colpa ) la gentil Donzella ,
Jfueltuosì pronto e sì fpedtto ingegno
, Pietà ne prefe , e d'auree corde armata
Piu eh' altro hor diuerrà tardo metto* & Lira canora edifico di quella.
fitte IIe man già sì prefle a far inganno , Indi lieto inuentor di sì bel fuono ,
Pigre altrettanto ,c fiupide faranno • Penne algran Dio de' verfi altero dono .
>77 1 82
Del tuo viuo fepolehro h abitatrice y Poiché dalgiocofi letto la Dea
In effigie di beftta infieme , e d' angue y Irà Mercurio, & Amor gran liteforfè*
Animato cadauere infelice > Amor ,
chefeco attrauerfato bau e a
Senza vifi: ere vanne y e fenza fangue * q vado anch’ei delafraude alfin s'accorfe ,
Severa ite li a, del tuo fallo vltrice , Dela trauerfa il pregio a lui chtedea
Colà tifeorga ouefi torpe e Lingue ,
,
Con gridi al cut romor la madre corfe «
,
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390
184
IL UT ORNO,
189
gaand’io pur hor non vi cocbiuda(ei diffe Etto teliefifa in te limonio inuoco
Cb'a neffun divoi duo la palma tocca , Inuocotecoin te[limonio Amore
S*a mio fattomele prefenti riffe gitante volte dicetii al tuo bel foco »
La fentenza non v te n di voflra bocca ,
Ch'egli apieno e di tefattofignore ?
Se Gioue ifiefifo , ancore be'n Ciel l’vdiffe Come pub fi medefma efporre al gioco
Condirà tal querela ingiùfia , e f'ciocca Chi non hà in se ne libertà, ne core l
JMio farà il danno, e la ragion ch'io porto ,. Chi non hà fe medefma in fua balia .
Vo confefiar y cbe fia calunnia , e torto » Nè cofa al mondo * che d'altrui nonfia l
j8y. 190
Stiamo pur'ad udire, io vopor mente Se tua non (ci , ma di co siut , ch'io dico »•
( Sorridendo ri/pofe il nudo Arderò) Dellaltrui dunque, e non del tuogiocatii
Se col fi fi'fimi tuoi , benctieloquente , Nè pollo hauendo su quanto il nemico
Saprai darne a veder biancoper nero . Non tifi de u e quel , che guadagnati i ;
Da’ miei dtfti(ei foggiunfe ) apertamente Onde fi tu conférmi il dono antico ,
Eiaconofiiuto , e manifefio il vero j Se riuocar non vuoi quelche donafìt
E peretialtroché’l ver non v'habbia loco > Gfe pur non mentì la lingua tua ,
Non vo partir dela ragion del gioco * Ei nonperdefefttfio , e tu fei fua *
18 6 19 r
Delgioco la ragion vuole e richiede. Ecco, che' n fimma 0 dichiarar bifogna
Et al deuer del giocator s afpett a ,. '
Ch'egli vinto non è , corrilo ragiono ,
Ctialtriprenda a giocar quelche pofiiede r O' d'inganno accu farti , e di menzogna.
E che'lfuo , non l’altrui nel campo metta » Se fu da fcherzo , e non da fenno ti dono •
guadibora ilgioco in altro IIilprocede ,, Et io (quando ciò fu[fi ) h aurei vergogna
L'vfanza del giocar none perfetta *. D'amar chi mifebernh qualuque iofono »
Tanto meno a chi gioca è poi con cefio- Perche non dee le al'amante , ch’arda
Giocarfi quel del' auerfario ifiefio » Di vero amore , amar Donna bugiarda •
187 19 T
Conuien ebefia da quefio , e da quel canto gueti"argomento} debile e fallace-
,
Cadrebbe anco in Adon firmi difetto. La rete hauer , che per mio mal fu fatta ,
Non hoggi è ilprimo dì , ch'io mi perdei . Di dolce oblio , nel fon no fifommerga ?
Perduto ho io, ma quando ancor vint'hab- Pfiuafi in mortai le/hargo ognor fommerfi
10 la vittoria mia cedo a cofiei . (bia3 Per te non fia ,fenza ch'oblio i afperga .
D'vn tal perder mi gloriole no matt rifio. Souerchto è ciò, fe ponno i tuoi furori
Che laperdita mia pub dirfi ac quifio . gualbor ti piace , innebriarc t cori
397 202
Hotfacciam (diffe Amor ) che vano intutto Trati aglio molto con accorti accenti
Ruffe il gioco tra lor , come tu vuoi . Citherea per comporr e ambe le parti ,
Vano non fa pero , nefenza frutto Finch'alfinfiplacar gli sdegni ardenti
11gioco , che difuorfiguì tra noi . £ i tumulti cefaro intorno fparti •
Di fuor giocammo ,& hà eia[cu no addutto Con tal conuentton re sian contenti
Vn pegnoproprio degli arnefifuoi . Lo Dio del' alme , c itnuintor del'arti ,
Il nofiro è nofiro , e qui nè tu , nè io Che la verga e la rete e quegli c quelli
, ,
Dir pofiiam , ch'io fia tuo 3 che tu fia mio . Qualuolta huopo nefial'vn l' altro pr elii.
198
» E l altro V forza
. poiché in fiemevanno. Venere , poh h' alquanto hebbe depolla
,
Se cefia ilprincipal , che l minor cefi Vira , eh' al beli A don pofe fpauento
.
Ila vinto Adonfeben con qualche tngano, In piufohnga parte , e più ripolla
Onde dir nonfi pub , ch'io non vi n cefi . Volta aiautor del fuo dolce tormento,
S altri vhebbe la colpa, habhtane il danno
’ Dclacondition tra noi propolia
.
La rete è mia , tai furo i patti efprcfii . Debitrice (gli dtfie ) a te mi finto .
Sempre il vincere è bel fife mpr e fi loda Seben'a torto ho mia ragion perduta 3
O perforte fi vinca , oucr perfroda . 7 'è pur del gioco la mercè deuuta
Vtv
l
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CANTO DECIMOQVINTO. 393
214 2 ip
turbar ) cele/! e guida
inch'to (non tì Nè d'anni correrà lungo interuallo ,
# 220
Delimpero paterno il bel po/fejfo, Ria punito dal Ciel quefto fiutato
Ct) a te peruiene e di ragion fi deue
, Darà le pene del maluagio e c cefo,
Senza contrailo alcun ti fia conce(fio Pittando mouendo il fuo n aulito armato
Così prometto , e vo chc'l veggia tn breue• L'haurà Liguria in fiera pugna opprejfo.
Il mio fauor , che ti fia fempre apprejfo, Onde farà del vincitor Senato
Ogn intoppo fardfacile e tiene > Prigionie r prima , e tributario apprejfo »
Siche farai ben fuco e/fot del regno Fatto ala pompa del trionfo hofiile
tic onofi luto ad infallibii fegno • Rdifcrabtl trofeo , fpoglia fruite .
22
E finche s'apra la prigione ofeura Veggio quafirufeci di quefio fonte
Che tra* fuoi ceppi l'anima incatena. Sorger d'vn figlio ancor prole noueda >
Onde volandofuor renda a Natura (he dala terra deio Dio bifronte 3
La fpoglia corrottibile e terrena Doue nato farà, Giano s appella,
Vturai più ch'altro Re , lieta e fecura Jguesìi con debil forze, e voglie pronti
Nel bel reame tuo vitaferena. 7 enta opporfi alfuror del per Melebella
Poi le cofe non nate a durar fempre Ma poiché vinto, e prefo altro non potè.
Non ti merauigliar fe cangian tempre • Con oro alfin la libertà rtfeote •
217 222
Stagion verrà) ch'ai Greci Re fia tolto Ecco pofeia Giouanni in maritaggio
Quefto terren da T olomei cCEgitto ; Ad Helena la bella io veggio vmto .
Ma loro ilritorrà non dapoi molto Helena nata del real legnaggio
Dela Donna del T ebro il braccio inuitto . Che'n Bizantio lo feettro hafiabilito.
E bench' Antonio in dolci nodi in Molto
' Ecco Ciar lotta fitta, chefa pajfaggio
E diftrale amorofo il cor trafitto , A none nozze , &* miglior marito
A Cleopatra fu afia chc'l conceda, Poiché la Parca il primo nodo adente
7ornerà quindi apoco a Roma in preda * Di Lodouico il zio fiofa diuenta .
218 223
W4 quando poi la monarchia cadente E Lodouico con guerriera mano
Tramonterà del gran valor Latino > Ne faccia fuor Vvfurpator bafiardo,
Sottoilprefidto loro in Oriente Loqual poi dal poter del gran Soldano
L'hauranno i fucce/for di Coftantino i guafi riporto Anteo, fatto gagliardo.
Infinehe d'armi, e digutrrier pojfente Tornando al nido onde fuggì lontano
,
Ad c/p ugnar ne uengail bel paefe E'I regno intero a racquietar ne viene »
lldifgiiantodal mondo efiremo Inglefe. Ch'ai dominio Ligufitco sat tiene •
Per
394 IL RITORNO,
224 229
Per confermarficon fi stalliforte . Per quefla vita ( e credimi) ti giuro
Lo feltro in mano >ela corona in tefia * Fluii a mi cal di porpore , 0 thefiri .
£>' Adria prende costui nobil con
fior te > Satio delpoco mio , fprezzo , e non curo
Ma non molto pero gode di qucfla . . L'oro adorato , e gfindorati honori ,
ilia , dalgiogo (no fciolta per morte » He vo, file he di te viua fi curo»
Vedoua inficine grauida ne resta , Altre gemme più fine altr’ofiri , altr'ori
, »]
E partonfi e intempestivo pegno , Di quegli ori > e quegli ofiri, e que* rubini
Onda Venetia poi ricade il regno » Onde ingemmi l e labra , indori i ermi •
225 b x x
Conftrage alfine ut nonfa pari alcuna * t' bello sì ( nonpuò negarfi inuero )
Lo (pittato Ottomano a forza il prende . Dell' impero, e del regno il nome >e'lpregio »
Vedi quanto alternarfitto la Luna Ma rine arco del regno , e del' impero
Cosi lo staio human vana vicende • Li hon or f'agguaglia imperiale , e regio.
Solo per te non girerà Fortuna » J rà catene gemmate è prigioniero
Fortunato altrui don a e toglie, e rende »
, Chi di (altrove diadema hà popa, e fregio.
Ch‘ Amor 1 0 l’aureoftral,per farla immo- Giogo , che dolce m vista , afproeproteruo
lli chioderà lafua u olub il rota • (ta* Rende ilfio pofieffor p ubinofervo •
226 ••
231
Rìfpondc Adone , e fife intanto tiene Quell' altezza reai quelfiggi0 a ugufo
»
228 2 33
t „
Altri con farmipurfeguendo vada Faifi relation » dubbi configli y
Schiere nemiche ,e pace vnqua no haggia • Infidie occulte , immoderate fpefì ,
A me l'arco , e lo(Irai piu che lafipada Di popoli incofiantiire , e fiompigli
Gtoua,e mofi ri cacciar di piaggia 1 piaggia. Di dome siiciferui odij offefi, &
Più che la reggia il bofeo » e più m'aggrada Rifarcir danni, riparar perigli ,
Che L' ombrella reai , l'ombra fi lu agg i a » Contrattar paci , efier citar conte (e ,
S e vuoiferui , e vajfalli, ecco qui tante Questifon d’ ogni Principe fu b li me
"Sudditefere , e tributarie piante * Gli acuti tarli > e le mordaci lime •
£uan-
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CANTO DECIMÒQVINTO:
2 236
34 %
guanto s inalza più più d'alto fcende
, Tur voler mi conuien ciò eh'a te piace
La fortuna de Grandi ala caduta -, Moderatrice d'ogni mio penfiero .
fio mi torrà di braccio vnqua al mio bene Chiufe fonno tranquillo oblio profondo
,
o
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V 'V
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LA CORONA
CANTO
"V
DECIMOSESTO .
dimoftraiifuo incomincianientodiletteuolecolfi-
_ doloro lo Cosi nell altre particolarità di elfo
.
bella prefenza non fu de, perche dai fembianri del corpo argomen-
tauano le qualità dell’animo. Nella malitia di Barrino, che ruban-
do la Corona ad Adone, s'ingegna di preoccupargli il regno, fidi-
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Ì99
ARGOMENTO.
gratiofi, e nobili Donzelli
Concorre al paragon diuerlò ftuolo.
Ma mercè de la Diua, Adoneèfolo
Eflalcaco alo Icectro infra i più belli *
i 2
Ellez&a è luce, che dal Gemma co/i che di natie fiammelle
,
\ 1
Cela in fue tempre ancor lucide e belle
Difende à rifehiarar Virtù corrifpondente a quelche mofìrd
career terreno, guantùque il Solfa Luna , e l'altrofelle
Sten chiari oggetti dela vifi a noftra ,
E'n vari raggi compar Fanno agli occhi pero vifibilfcde
tir fi fuole
D'altro lumcmaggior, che non fi vede.
3
Ldoue più lampeggia, e dotte meno,
La corporea beltà chiaro argomento
Suol dar di non men bella alma gentile.
guani hanno di leggiadro atti , o parole Per cento inditij dinotando e cento
Dinafionderein se forma filmile »
Tutto e merce del fuo fplenàor fere no.
E quafi velo diltcato > e lento ,
Che conformi a quel bel , eh*entrofi copre 0 y qual criflallo limpido , e fittile »
,
Fa tr alucer dtfuor gl'interni lumi
Là lefièmbianze eli ermi, e iopre » De'fignor ili, e candidi cofiumi .
Cc z Bficomt
'i. .*
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400 LA CO R O N a;
'
9 .
Deh qualfipuò fra gli ordini mortati Mentre a quefio cocorfo ondeggia il regno,
Difiordanza veder , che men conuegna , E la Corte ne va tuttafoffopra ,
Che man regger talhor verghe reali , Chi nela propria tenda , e chi sù'l legno
,
D'aratro ancor, noche di fecttro indegna ? Ciafunfìiofi nàto in abbellirfi adopra ,
Et bombili Arpie , Sfingi infernali E con vari argomenti vfa l’ingegno
Coronar del diadema , ondefi regna » Ber far che l'arte ogni difetto copra
jE fozzc fere , e contrafattimofiri E la fimplice forma di Natura
Chefi [copro» poi tali a danni notici ? Con l’industria aiutarfcaltro procura
7 22
T\ ben faggio configlio > efimo anifi Come s'entrar talhor cauto guerriero
Quando fu in Cipro il nouo Rege eletto Dette a pugnar nella sbarrata piazza
A non voler nel regio trono affi T erge ilfin'elmo,tmptuma il bel cimiero ,
Huom di laido fembiante , e rozo appetto , Guardafi ben chiodata e la corazza,
Ma chi per gratta , e nobiltà di vfi Proua lo feudo , vifita tl destriero
A se trabeffe ilpopolare affetto , L'bafiatoferro,e la ferrata mafiza, (ta.
Sicome già del'amorofa Dea La punta al brando aguzzaci taglio ano-
L'Oracolo immortai detifo banca, E le tempre delferro ojferua e nota .
8 13
L' editto intanto dela Dea di Guido Cosi quitti d' Amor più d vn Campioni
In ogni angolo estremo il mondo intefe , Sfidato quafi a militar palestra ,
E poiché dela Rama il chiaro grido Pria che s e[ponga alperiglio agone *
fi
Diuulgandol per tutto , ilf palefe , Sefieffo ai colpi esercitando addestra
e .
Miir alme in quefio e'n quel remoto Udo La diligenza igeitifuoi compone
Vano defio d'ambiiione accefie ; La baldanza tl configlia , e Cammaefira $
A è dal contornofol 1‘ Arabo , e l Siro , Beltà y c h' a tanta imprefa il moue e tira ,
Ma confi»più npofii ilfucn nvdiro . - Darmi gli apprefia,ond'a vittoria afpira
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CANTO DECIMQSESTO: 401
14 19
Chi nodi acctefie al cri*, colorì alvolto , Habcndicotal' opra afai feti ente
Chi dà legge alo /guardo» e moto al piede» Come voHra e lafiaude, ì u ostro il danno»
(hi gratta aggiùgeagli atti/ * sì raccolto Poich'al fin quel vele* forte e noceti te
Ognilor p arte ejfantinave riuedey Rodendo la beltà , /copre l'inganno ;
E del tutto librando tlpoco/l molto. Ondialcunché per voi nel’alma/ente,
Ciò che manca correggere ciò ch'eccede ; O for/e /entiria pena &
affanno
E quanto e d'huopo ad emendare il fallo Da to/co tal contaminate e guafte
In/egna altrui l'adulator c brifiallo• Non v'hàpcr belle, e non vi tien per cafiel
i5 20
0 vanità mortai , gloria de' folli > Pen/ate forfè voi quefi'arti indùfri
Che ti compiaci d’vn sì fiagii velo , Tencr(dtbfolte)ad occhio accorto afeofe ?
Onde , che tanto il cieco orgoglio efolli Ben ciaf: un vede in quelle chiome t II ufiri
Neue al Sol, piuma al ventolefiore algelo? Qual fofifiico il zolfo oro compofe
Tu dbinfana fuperhia ebri e /atolli Da qualgiardino il volto hebbe i ligulìri »
Scacciaci i più begli Angeli dal Cielo \ E colfe a prezzo le mentite rofe ,*
Ver te nebbia del' alma o/cura e ria E qual pennel a adultero cinnabro
La creatura il Creatore oblia « Peno lunghora a colorirui il labro .
16 21
Poueri /pecchi , batteHe
s'intelletto Tenta* coft or con artificymfintì
Voi, che dt tanto mal miniHri fiete > Di teffer velo ale bellezze vere.
Chi pria vi fabrico maledire/e Perche l'arbitrio altrui , così dipinti J
Schiui homai di veder ciò che vedete Sperano a lor fauor meglio ottenere.
Come il contagio , oime , di quella pelle, Con queHe cure ala gran prona accinti
Di cui talhorì imprefsion prendete. Van lufingando le fperanze altere
Del voflro bel candor macchiato e tetro Econtanihoreìnafpettar di quella
Hon corrompe la luce, e rompe il vetro V Sacra fo tenuità T Alba none Ila»
22
Parlo a voi di voi fiefi innamorati Et ecco fuor dela Hellata reggia
0 notte Ili Luciferi 3 e Narcifi Pie vien del Sol Vambafcìadrice, efigliai
Tanto dalproprio amore effeminati , E nel paterno fpecchio fi vagheggia
Che non pur aele Donne attiveforrifi Tutta di minio Orientai vermiglia
Ha v*bautte anco homai tutti vfarpatì Già dela Notte, mentre il dì lampeggia,
Gli ornamenti degli b abiti, e de vtfi Eugge la pigra, e pallida famigliai
Curandopiù che trattar fpade, 0 lance , Dela Notte, che vinta dagli allori
Hutrir le chiome , e coltiuar le guance . Piagne, e del pianto fuo ridono ifiori
1$ *3 .
£ parlo 0 Donne a voi , che tanta cura Sorge nel meTg ala reai citiate
Ponete in fi tprar gomme, in fiillar acque T empio j cui non effe Efefo egualcì
cr
Per cancellar la naturai figura , Uà di terfi diajpri edificate
Ch'alaterno Pittor di formar piacque. Le va/le foglie, e le fùperbe ficaie
Vera beltà fi laua inonda pura , Lafi re di /malto e tegole dorate
,
. Ugli
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CANTO DECIMOSESTO: 4o 5
^ .34
Agli egri afflitti , ai poveri infelici
39
Con iiflejfa livreafuccedon cento
Ch'accattan delgran T epio insù le porti , Valletti eletti , e nobili donzelli •
Bonan le belle Ninfe babitatrici Baccini in vna man portan d'argento ,
Sguardi > rifi, p tacer di varia forte % Sanguinofi nel' altra hanno i coltelli
m
Così la lor pleiade vfa i endici Fuman tepidi tu afi , & hauuidrento
Eiflorar , e cibar vicini a morte % Biuerfi cori di fu e nati augelli
Mjiefte legratiefon , eh' a tutte L'hore Sacrifìcio più bel , che l’ ecatombe H
Comparte lor la corte fu d' Amore. Paffete , e Galli , eT ortore , e Colombe .
35 4°
A si fatta magione il pie drizzerò Buefquadre indi accoppiate in ordin vano
Giunto il dì Tiabilito , i Giudicanti • Bi cacciatici, efagittane Arciere
Memorabil Giudicio , e non men chiaro C he four a gonne di purpureo pJnno
Di quelch'i da miro moli anni avanti j Veflon di bianco hn cotte leggiere .
Se non eh' un Paflorel non va di paro Han gli archi al tergo, e le faretre,^ hdrtt
Con Senatori , e Satrapi cotanti ; .
Bi carboni dorati , e pafie ibere
Efanno in parte differir l'e(fempio Ne la candida man piena vna coppa
1 ra duofefsidiuerfì il bofeo > el T empio . T ut tefnudate lafimfìra poppa *
Z6 41
Bel gran Palagio a lenti pafs't ufeiro Poi da quattro Lconzeun carro tratto
E con or din diflint o in fila doppia Man[ue te , e domestiche ne mene ,
JLa città circondando in largo giro Là doue un uafo affai capace , e fatto
Sù ben bardati , cr Ottimi cavalli Pur come Caltre di tur caffi e frecce. ,
Con nacchere , buffon , tibie , e t aballi* E con dtfc tolte , e''nghiriandate trecce
Fregiati i penoncelli han di trofei lfvnd con Caltra a mano a mano attinte
Gliflrcpitofi lor caui metalli ; Verginellefeluagge , e bofcherecce
E perche Citherea nacque da' flutti ; Vengon danzando , e ’n sù le teste bionde
E' ceruleo tl color , che uefton tutti . Han panieri difrutti , efori , e fronde *
38 4?
Faffan poi mille in bipartita Itila Movon dagli anni indebolito e laffo
Armati Cau alteri in sugli arcioni , Con lunghifsime{Iole a terra fi efi f
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404 LA CO R O N a;
44 49
Dopo cefioroin habita vermiglie Nauta l' Oraeoi dela Dea di Adone *
(E fon cento Vecchioni ) ecco il Senato, Quando pron untio l'alta rifpoHa
perche dapoi che'l Refenz altro figlio Ordinato , che'l dì dela tendone
Sodisfece a Natura , e ceffo alfato , Tufieli a in mano alafuafatua poHa,
T ofio fu d’ordinar prefo configlio Siche’ n proua deueffe ala ragione
Informa di Republica lofiato . Di ciafcun gareggiante efferefioHa
Vengon togati di prolifie ve Hi, Terche diproprta mania Hatua iHeffa
Fi giudtaofupremo e dato a quelli . In teHa al vincitor l'haurebbe mejfa
45
Vvltima cofa e la naie ombrella Al par d' Afireo, ma da ma deHra ifehiera ,
D'vn riccio Sor ian teffuto afoglie, Come colei , chefù del Règermana
llvenerando Atireo v/en fitto quella Vtenfene con ptègraue , efronte altera
D'aure a mitra pompo fo , e d’aurefoghe. Za fup erba del Nil Donna fon rana
Così di Cipro il Vaceri s'appella , Staffi in gra dubbiose pur nel regnofiera.
In cui pari all'etàfenno s'accoglie » Ma contro il Cielo ogni fua fpemeè vana.
Quelli di doppio grado affai ben degno Spera pero ,fe nouità fu cade
R egge il grdSacerào*io,e tfieme il Regno. Di farfine giurar libera herede •
51
Za corona , e lofiettro ha in man eofiui > Del regio baidace hin da quattro canti
Ch'ai Re nouello confignarfi deue >. 1 quattro aurei ballon portan per via
Zia pero che laforza èficema in lui, Quattro t maggior Prefittile Gouernati,
<e7 ricco pefi oltre mifitra e greue > C he*n quattro città prime hanfignorìa ,
Di qua di là da dui mintfiri e dui Van S alamina , e Fam agofi a amanti.
Et appoggio > & aita egli riceue » Seguono Pafo apprefio , e Nuofia
JE d'altra gente a piè Barbara , e Greca Dal numero commun fila Amathuntst
Gran turbapopolar dietrofi reca . Come capo e metropoli , è difgiunta
j 47
Di diamante angolar da dotta Urna Quinci e quindifann ala,edambo ifianchi
Dotto è lo fiettro, e più che'l regno vale • Quafi cufiodi degli arnefi regi ,
Vn pomo ha di rubino insù la cima. Vanno non mende primi arditi e franchi
Il manico è d'iafie Orientale • . Altri duo groppi di Guerrieri egregi .
Mala corona , che nentrouafitma 9 Ride hi vjberghit elmi biachij ctimer bian
Vedefisfumiliar di luce tale , Staffe, barde, tcHiere, efreni efregi , (chi.
,
Ch'ai mezo dì più chiaro » t piùfere no Ogni propria armatura , ogni ornamenti
La corona del Solfiammeggia meno • De' lor defineri han di brunito argento .
48 53
In trenta merli difin or mafieeie Con sìfatta ordinanza > e'n quefta gaifa
Del beldiadema il cerchio è compartito Poiché nelfa* ro albergo entratifuro
Ter l'orlo eHenorfirpe vn viticcio Tutta la bellaferie in duechuifa
Di g refife perle 3 e candidi arricchito > S'aperfe in mezo, e fi nt rafie al muro J
Con cuicomtntjfo ditauor pofiiccio Fi carro , oue deuea con l’hofiia uccifa
fregio s’attorce etaltre gemme ordito Arder 1'incendio immacolato e puro ,
5
£ tràlorqnafi Rè , viepiù che lampa > Col vafo , che d'odori il tettofparfe >
S mifurato carbon nel mc^a auampa . Innanzi algran d'aitar vene afirmar .
fi
In capo
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CANTO DECIMOSESTO. 4*1
54 59
In capo ai:Ampie fpattofe nani 7 olio che'l(itero carro iui fipofe, '
Del nobil 7 empio , oub tattiarte accolta y Schiera comparue dauguri indouini,
Sottra quattropilieri immenfi e grani Auezzi a prefagtrfuture cofi ,
Za cappella maggior curua la volta -, Cinti di bianche bende i bianchi crini «
£ da quattro grand are hi, e quattro traui Efplorando coftor le fibre afeofi
Lafu a m ir ab il capala e[affolla. De' palpitanti e tremuli in tefiini.
Aperta in etma » onde l'eccelfa mole *
Pronosticare da quegli etti aperti
Ver vn grand' occhio fol ricche il Sole . Di vicina allegrezza inditi/ certi •
,
55 60
Sotto quefla tribuna b l aitar grande E'Ifino fpecchio di diamante terfi ,
Incortinato ctvn trapunto Urano, Che rijplendea nelpetioral d‘ A/i reo *
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406 LA CORONA,
*4 69
Luce del terza Ctel , pietofa Dina , Vi de riefritte a pie da tutti intefe -
D' ogni effer , diogni ben fonte fecondo • Lettre che conte ne an quello concetto .
,
Linea tmmor tal de fe coli corren ti - T rema il T empio al romor, l'aria rifona .
6% 70
Tu , che lecofe y 0 venerabil madre L'vno a gara delaltro allhor primiero
Dola nccefittà , tutte mantieni* Volea por mano ala fublimeimprefa, .
67 72
Città fienaifignor yfenz>a gouerno E voi col Ciel cozzate , e pr efuméte
Cade qual molefuol fenza foflegno , Dì contraporui ala Rein a nostra ,
Piacciati dunque o con alcun fuperno Conturbando la pub he a quiete
S egno mofirame a cui fideggia il regno* fatando sì chiaro il fuo uolerfi moflra *.
O' col bel lume del tuofoco eterno C h abbia nulla a valer qui non credete
no tiro 0fi uro ingegno ,
111 ufirar tanto il Ola poff*n\a , 0 la fuperita vofira
Ch' elegger fappiaalmen fuggetto y in cui Nobiltà yfignoria , grande zza , 0 stato ,
Siala tuagloria, eia falute altrui- Se non vi chiama a quefio feettro tifato •
68 lì
^
Tacque, Pi diadema lucido , e pefante • Non efinitimo quello , alti Baroni
Ala madre ajfegno del cieco Dio , In cui poffagiouar fraudo , 0 prudenza.
E da mille Hromenti in vn inaite- Che con pratiche varie , efatiioni
li bel concerto replicar s’vdio . Cerchi di fuperar la concorrenza ,
Mentre fornian le cerimoniefante „ 0 tenti altrui difuburnar con doni
*
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CANTO DECIMOSESTO. 407
74 79
Colui , che deue agli altri efferpreferto . Pi eia fiorite purifica biancheggia
Determinato e già lafsù ne' Cieli, •
Sen^ar offor e alcun [cmplice latte
modo del conofc trio n"e aperto>
JE’/ . Ma ne le guance, cuci candor roffeggia,
/Quantunque il nome ancor nonfi riueli. Con la neue la grana inun combatte;
tì abbiano per detttn cofiante e certo i La mifura e tal, che fi pareggia ,
Quefla fcntenza infiamma tfuotfedeli , /Quafidduorio , eporpora fien fatte
r- / «... /i ...
‘ “ ;
Ch'altri
>
non farà Be,fe non quel fole.
I
Ma con due dhor’tn hot pieciò le fejfc
Che dala Dea fu fcelto, e dal figliuolo • Suole vn rife gentil farle più rojfe
#
.
75 So
JE.ben eh' ognun con impetofi mona Ondeggia il T ago in su la bionda tefia
Per venti quantoprima al gran par aggio il crtn pio uè dtffufo in ricca muffa ,
Jion haute te pero poi ne la proua E del bel tergo a quella parte equefia
(S'ella non vel concede ) alcun vantaggio, in più ricci pendente andarfi luffa
Efi quelche cerchiam, nonfi ritrova , Ceruleo e il manto , e la leggiadra vefia
C" no l'ha ancor prodotto bum a legn aggio, Che de la cofcia il termine "non puffa ,
Voflro malgrado ancora, buepo vi fia V
d'vn lubrico rafo , i cui refefi
Pitia tanto afpettar3 che nato rifia • S ornigli an nel color gli occhi fùoi lìefii •
l6 8r
Sarà dunqut il miglior 3 chefifopìfia Vn cappel Serican,ch'ergela piega,
La controuerfia ho mai, che ui trattiene Tinto di puro olir amartno II pelo.
E che ci afe uno al Cteipronto vbbtdtfca > Gli ombra lafronte , eper trauerfi /piega
Che sà meglio di voi ciò che conuiene . Piuma purdt color filmile al Cielo ;
&"t fà pitto alparlar ne v'hà chi ardifca
, E'n sù la falda la conficca e lega
~ J -* v ^ '
D' opporfi a quel 3 cb’ei configlio sì bene . Con groffa punta del più fino gelo
J
Che 'n [piar L'altrui mede e Line e, Argo, & D'vnafionte /cren a i puri albori. ,
Ch'ai belfonte del tifo e (/onda e margo Di duo bei Soli i mobili fplendorì
Pur venne ad offeruar,che quel fen fiero. N eia cut luce amorofetta e lieta
Che diuide le labra, e troppo largo . Nutre vn verdefmeraldo bum idi ardori•
£ che'nfomma la bocca,ou entro è me/fo Roffi le chiome hà più chefangue, ò foco
Il thèforo d' Amar,pecca in ecce/fo £ fin le ciglia fue d'oro, e di croco •
86 01
Yccubo, a cui decrepita l’etate guelche più fi rileua in mezo al vifi ,
guafi col mento haue a congiunto il nafo , Si curua si, ma nelcuruarfi e parco ,
£ st le fauci rotte e sfabrteate £ de' duo fini e lìremi , ondie dittifi ,
Che con tre denti filiera rimafi , L'vnfi rifilue in punta,e l'altro in arco «
£ le tempie, e le ciglia hauea pelate Serra e dijfirrA il labro al dolce rifi
£ calao il capo, e erefio il volto , e rafio Dt finitimo cocco vn pi cciol varco
Vacillante dipoifi, e d' irnedetto, Là doue chiude Amor rare a vederle
Trodò quefia calunnia al Giouinetto « Trà due fponde di rofi vn mar di perlei
91
jF'gli per Campia fiala il paffifpinfie Bianco damafio di diamanti afierfi
tinche pur di Ciprigna a piò ne venne •'
Lungo al tallone , ala cintura angufio
T eneo le preci , vsò le forze, e fi rinfi Chà dìarme liini candidi il r'merfi ,
La bramata merce , ma non Cottenne £ fiorciato il cullar, gli copre il buflo,
Perche quando a leuarle egli s'accinfe £ feopre ignuda del bel collo terfi
La corona di man , ftretta la tenne La neueyond’anco il gelfota combullo ;
Tanto che'ndietro alfin con occhi baffi Del me defino e il cofiiale,elguernimento
Ciro confufi, e taciturno ipafii Vn pa/faman di martellato argento
88 93
Tal Ceruo, a cui talhor tronca , ò caduta Berretta ha di fin' or cerchiata in tefia
La feluafia dele ramofe corna, D'vn terzopel, che parimente e bianco >
Vergognofitto in folitaria e muta Et hauui sù d'vn' Aghiron la crefla,
Valle s appiatta, e' n tana ermafiggiorna • Chele’mpenna la rofi al' orlo manco.
Tal Pauon, chepercafi h abbia perduta Collana dirubin tutta contilia
La gemmata corona, onde s' adorna . Glioma la gola, e fimil cinta il fianco •
P uggendo il Sole e di/amando il lume
, Scarpe hà nel pie d'inn argentatefquamC,
Piagne La pouertà dele fue piume. Cuifan boccole di oro aureoferrame.
Rimirato,
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CANTO DECIMOSESTO. 409
.94
Emirato» ammirato Entra tcra*
99
m arringo il bel CloriUo
( efon accorge ) ,
Efponfifteffo a publtca cenfura Clorillo il bel» che'n sul mattìn degli anni
Pie la fieli a d' Amor quando riforge D' entrambe ì genitori orbopupillo
Insù i princìpi della notte ofcura Soffri per morte intcmpeBiui affanni .
7anto di luce aT Hemifperioporge Onde poi eh'al dominio il Cielfor t ilio.
Sludteì n apporta intorno à quelle mura i Che tener di Cirene i gran T iranni,
jE nel primo apparir parue l'aurora
, S tende lofeettro fuo per quanto dura
Che co'raggi del Solfpuntajfe all h ora • Il tratto della Libica pianura •
95 100
Egli è ben vero ( efolamente e quefìo 1 cadane ri in mummie iuìrìfolue
guanto appor d imperfetto altri gli potè )' La mobilfempre e tempeflofa arena » /
Che fan co poche macchie ingiuria al reflo E lutti difabbia , e turbini di polue
Spruzzate di lentigtm le gote Con ofcura procella Africo mena ;
7ùforfè opra et Amor > ch'accinto e prefio Echis'arrifihia a tragittarla» inuolue
A temprar leftette insù la cote , •
. 7 ra globi ognor dela volubil piena .
f
Mentre l’oro affinaua ale auill , Stranio naufragio» onde somerfo Imo pari
Glienefparft insù' l volto alquante filile» nocchiero in terfa , e Peregrino in mare •
.
95 101
Mauriffo allhor , S indicatore accorto > Ma che non potè auidità etimpero ?
Ogni altra parte a (focolare tn tento , Ecco pur tenta in Cipro altrefortune . c
Alo (guardo ac co/lo debile , e corto Non è bianco il bel vifo , e non e nero
D’vn fuo limpido occhiai l batta d' argot0 , Nere le ciglia » e le pupille ha brune .
E' n lui languir, quafifenzal ma, hàfiotto Due sielle t te fmorzace 3 e due nel vero
Beltà , peri he di gratta ha mancamento . Volge lafronte inneccliffate Lune ,
C he vaiguancta(dicea)vermiglia,e btdea, Di cuipero (con vofira pace 0 Belle
S e venu/tà fe leggiadria le manca l
, Non ha l'ottauo Ciel lucipiù belle •
97 102
SfncB 'e quel non so che tanto att ratino , Brunetta anco la chioma il tergo inonda,
Ch'allettagli occhi, e che contenta il core • Vn tefehio di Leon gli fà celata .
Raggio puro di Dio »fftrito viuo , Grattofa la bocca , e rubiconda
Sale , ondi cibi fuoi condtfce Amore • Nifi refiringe affai 3 nefi dilata .
1n coflni non lofeorgo » e s*ei n'c priuo , MoBra affabile affetto , aria gioconda ,
Indarno afpira al trionfale honore . La B attira e me zana e dilicata >
»
Stiamo dunque a veder ,fe la Dea noflra Siche ciafcun di quella gente e queBa
Conforme al mio parer C effetto moftra • Stupido infieme » e cupido ne rejla
98 103
jn queBomezoinucr l' aitar zinnia, . Lucente arnefei vaghi membri ammanta
E giunto il bel Garfyn viene olaprouas ;
Di feiamito argentino , il cui lauoro
Mal pregio 4 riportar ch’agli defila ,
, . Abbordata la vefta ha tutta quanta
Sigiaiunque sforzofuo poco gli giou4 > Di gir afoli rìleuati d’oro ;
Ter che come con chiodi affiffa fia , Et efatta di gemme in coppia tanta >
La guardai a corona ìmmobil troua j Est chiarosplendore efi e di loro ,
Onde colmo di duol , tinto di fiorno Che potrebbe abbagliar la vìfia altrui ,
Eà come in alto afiefe , ingiù ritorno . Se non vifuffe quel degli occhi fui.
Più
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4io LA CORONA,
104 109
Eìù beilo in terra > 0 f lit veneti contpofio •Tacque con quefio dir , ne far parole
A Morte non fot ea nafeerforetto ;
(
Come il fatto moftro ) fallaci 0 falfe
E certo alcun , che'l rimiro difiofio , Perche fi ben in cima al' alea mole
Gì udì colto celefte al primo affetto . Di fc agitone in fcaglion Clonilofalfe
Ma quando poi s auicino »fù lofio A lei pero , che cola/sù fi cole ,
Conofiuto mortale in vn difetto . La corona di man fuelLer non valfci
Vnfot difetto in lui trottato brutto Siche tornato , onde partì pur dianzi ,
fi tant altre eccellenze ofeure intuito. Vn'altro emulo fuofi trajfe innanzi •
10 5 1 io
lo non mi voglio già (die e a Senorre, Eodafpe in Meroe nato > in quella vece
Vn Critico fotti f del vero amico Volfe(quantunque inuaù)tentar la forte .
Cui con gemina riga alpetto fetore Publico fue fattezze , e mofirafect
In duo fiumi etargento il pelo aia fico ) Dì pelle arficcia, c breui chiome attorte
Già non mi voglio at altre parti opporre , Vin con colfofio toro hebeno » e pece
Ma de la man , fol de la mano io dico Nari aperte e fchiacciate , e labra/porte i
Ch' oltre ch'ella non è latte y ne neue , Et e de' lumi fuoi torbe vifiuo
fuor delgiujìo decoro e graffa , e breue . Nero più del’tnchioftro » onde il deferino
106 in
%rà quante doti in se Nati ara vnifee ferue ingutfa colà l'eftiua arfura,
Non pofsiede la man gli « ultimi honori , Che quafi incarbonirgli huomini potè >
Foie he non pur col propt io bel rapifi e , Onde porta eiafinn di notte ofeura
Ma fà taltre bellezze anco maggiori • Dal diurno fplcndor tinte le gote >
guefia qual vaga art efice abbellìfi e E’I Sol vicino a terra oltremifur a
Il volto , e lfen di poi pore , e di fiori > Gira sì baffo le lucenti rote ,
E porgendo offro al l, ibro , oro al capello > Che poco men , che con le mani ì si effe
E fu a merce , quani 'hà beltà di bello • Si potrebbe toccar fi non cocefie •
1 07 1 iì
Perdonimi begli occhi 3 e biondi crini Scopre il candido dente adhora adhora
S enfino t ardir mio labraodorate • D'vnafc bietta grana t a il labro tinto •
Etnchefìenfrefche rofe , efien rubini , forato ì l'orlo e pendon date fora ,
Eenche fien fiamme arde/jti,e fila aurate» Cerchietti d*or di bei zaffir diffinto .
De la mano ai candori ala.bafìrinì Così le parti , on d'ode , & onde odora ,
D'vn
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CANTO DECIMOSESTO. 4X1
14 } 9
I l
Cela pronto dificorfio , alto configito . Se non gli doni il cor, ti ruba l'alma.
li 6 121
Moftro costui con ottima ragione , Ne finge 'inaffro il crin, ni ìbeda appiatta.
Ch' Amor molto non ama oficura (corzi, Ma pettinato insù le /palle il verfa
Perochen [pento c gelido carbone Di quel Condor , c'ha la caftagnA tratta
Senz alcun lume il foco fu 0 s'ammorza. Del fino guficio {pinofio , 0 iambra terfa
Ilpiacer, eh* ad amar ne sferza, e (prone. Con fiottìi' arte e magifierio fatta
Da color differenti acquifta forza. L' addobba^ e'nfino al pii glifi attrauerfia
Natura fio lper variar s' apprezzai. frappata vna giornea, che copre e cela
Da tal varietà nafice bellezza . Sotto nero velluto argentea tela
1,7 122
Aggiungipoi , che racconciato infufi ,
SourA l'homeroftretta , e larga in punta
Quel chefà duojgiragli aiodorato \ E vna manica e l' altra ingiù trabocca ,
Troppo curuo e ritorto , e troppo ottufio E fi dilata sì che quando e giunta
,
Così con due repulfie alfine eficlufio Data manica manca il braccio fpuntd
Data Diua in vn punto, e dal Senato Per lo taglio maggior, che le fà bocca
T ulto auampando di (degnofo foco E del ricco giubbon /copre la trama
Partefi, e cede a Ligurino il loco Ch' e di fiemplice argento in pura lama
18 1 123
E Ligurino al parago n comparfi Non così beila alo fipartr del giorno
Lauor ben degno ae l'eterna mano. Dopo pioggia talhor la De a di Deio
Non so s' a pardi quelpoffa trouarfie L'tnn argentato e lumwofio corno
Ben tagliato, e dtfpoftovn corpo bum ano, Trafiegìa mai trà nube e nube in Ci&fo
V enne ,
perocbel cor ctinuidiagli arfie Come tutto illustrando il tempio intorno »
Valterofiato del maggiorgermano Del' aria aperfie co' begli occhi il velo
Germano era minor del Ri Licab a, Il re al Damigello , il cui bel vifio
C'haueafiotto ilfino ficettro Arabiaa Saba Tea vìfibilc in terra il Paradìfio
4T5,
124
lacorona; I2£
tè fegno Cìtherea , sì toflo conte Al arguto fitomento, al vago volto
De La [cale* fusti la cima aficefo Ala zazzera ifieffa et fimbra Apollo
Volergli circondar le belle ehtome Nè tutto errante il enti, ne tutto accolto,
Del'honorato e defiato pefi fu ine pende alafronte, e quindi al collo
i •
E fanne infieme col famofi nome fittele he dopo l orecchie tua difciolto ,
Gran rimbombo d'appUufo intorno inttfo'. Sparfi all ho Vegli ad arte , e diiatollo •
Ma potetteffer delufo alfin s'accorfi , Del'Altro il terfio e fot tilifiim duro
7enero implica vn ramofiel di lauro l
W
Senza replica indietro il ptèjjtorfe.
12 5
La centuria degli Arbitri , che quìui
130
E del color dele medefme foglie
1 concorrenti a giudicar s aduna S'affibbia intorno vn' affettata cotta,
Onde tal disfauore in lui deriui Laqualnel mezo in fpeffe crefpe accoglie,
Le ragion ricercando ad vnaadvna 7 utta in fodera d'or trinciata e rotta .
Altra imperfettion trouar , chel priui E tutti i trinci dele belle fpoglie
Dela fpoglia reai non sa > fuorcttvn
,
. Congiunti fon per man leggiadra e dotisi
Vn ptcciol neo , che’nsù ladeftra gota Con branohigh difina Ito, crauree{lampe.
Sparge tri nere fila, in lui fol nota • Chefiguran di Grifi artigli , e zampe*
126 131'
Somiglia in puro latte immonda mofia , Il globo interior dela pupilla
Anzi vago arbofello in prato ameno » Ne' fuoi lumi v 'tuaci è tutto negro l
E quantunque nonfa chi non conofca, Ma nel più largo circolo sfauilU
Cnegli non nè per quefte amabil meno Dolce color d'vn fiordi lino allegro •
Foie he su l bel candor quell'ombra fofea Efice de raggi lorluce tranquilla
E' qual Lucida tt ella il Ciel freno , Da fanar ogni cor languido egro • &
Ch'ella è macchiapero conuien ch’accetti, &
Fuga ogni nebbia, ogni lume adombrai
Ctt ancorché belle fien, fon pur difetti• E rende o/curo il Sole, e chiara l'ombra •
12 7 132
Segue 7imbrio di Smirna, infra i primieri Dal curuo dele ciglia arco fupremo
GarTjn lodato, e d ogni honor ben degno , 7rkgudctA egudciavn belprofilfifende',
A molcir laure insù i t beat ri alteri A poco a poco affettigliato e ficemo
Con la cetra bicorne vnico ingegno. Da linea sì gentil, che non offendei
Altri non fa di lui , che megliofiperi Alto alquato alprincipio, e'nuer l'efiremi
J regi siri toccar del curuo legno . 7amo s'aguzza più, quanto più/bende \
7 empra al mufico fuonverfteanort, Dela cui bafi il termine più baffo
E ftogliendo gli accenti5 annoda i cori. In due conche diuide egual compaffo .
128 *33
* In virtù di fua vece et fi davamo E la contefa dele due vicine
CelefteCigno ^angelica Sirena, Emù le di beltà, gote diparte.
7rardale felci intenerite il pianto. Limitando ala porpora il confine
Mitigar del Inferno ogni afpra pena • Checolonfce quefiae quella partei
Lamelodiadiquel mirabtl canto Hofé sì viue , efrefiche , e purpurtne
Le fere arrefi a, anzi le sfere affiena • In quel nife amor0fi Amor hà fpartt »
Vongon le dolci corde ai fiumi il morfo, Che non so fe la guancia hà più fiorii*
panno le dolci note ai monti il corfi « La bella Dea date rofatt — dita •
— CotAn(9
CANTO DEC MOSE STO. I
... 134 .
1 39 *
Perche vide il Garzon» che quella parte Per guardia forfè difu e vtue rofe
Quando ridea talhor, copriua ad arte . Sluefi e produjje Amor fiepiffmofe ,
J
37 142
Se per opra di carmi , e per finoro Intero vn %ibell in di color fofeo
Metro fpiegato da felice lì ile E cuffia in capo, e morion gli fafa.
Si potèfife ottener corona d'oro, . Mi cui più fingiamai T artaro, 0 Mofco
Già tuo fora l'honor, T imbrio gentile . Per le fu e balze di tracciar non vfa .
Soffrilo in pace , e del’vfato alloro Mi Paradìfi per pennacchio vn tofeo
Contentati intrecciar la chioma humile, Gemma v affige in or legata e chiùfa ,
Che chi l' anime altrui regge col plettro Rara frà quante al Sol la terra napra,
Non deue dominar con altro feettro • Gcmma,che raffomiglia occhio di Capra•
138 x 43
Tuffa a prouarfi ilbaldanzofo Euaflo Veste due volte infanguinato , e tinto
Mei Libano Signore, e del’ Oronte Mei licor dela murice Africana
E l'alterigia , ondevà gonfio » e'ifafo E con aurei cor don da'fianchi auinto ',
S'auanza al par del fuo fuperbo monte • Vn guarnel di fiottile e molle lana ',
Quattro u aghi fudicr gli alzan didietro Così ragiona , e su l gran foglio intanto
Bela lunga faldiglia il lembo fciólto ; Salita e già quella beltà Juperba i
145 150
Ida Meli don io , che dagli anni il fianco Ticn Lucifernoil fier dopo co slui
Motto y fede a Irà la difcreta fchiera , Così di S ci t hi a vn S aracin fi noma.
E nel cui corpo efienuato e fianco Il Saca , el Battrian foggiace a lui
Dela niente il vigor fiacco non era llMargo hà vinto, e la Sar mafia hà domai
Mia fotto pelle crefpa e capei bianco
, E la gloria rapir prefiume altrui
flutria di fenno integrità {incera Per irta barba , eper hirfuta chioma
Piantatofi all hor dritto insù la vita Moftraruutde membra, offa robufie.
De la rugofa mano alzo due dita Lungo capo , ampie nari , e tempie angufie•
14 6
Due fon Ceccettion (dijfe) ch'io veggio L'occhio pien di terrore , e di bravura
Per cui non molto hà quefli,onde prefuma. Infra nero, everdiccio,altrui fiauenta,
La prima e quella ,c he lodar non deggio E con toruo balen di luce oficura
fluantunque tntepeUiuaMfptda piuma. La fierezza, furor vi rapprefenta.
e'I
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CANTO DECIMOSESTO.
154 15 9
Con la tefi' alt e con le nari roffe , tE pur entrando al' honorata gara.
Con furibonda e formidabtlfalcia Così ne vien four ogni meno audace
Sbuffando vn denfo fumo, egli fi moffe Come fufife lo Dio, che l dì rifehiara,
A guifa di Leon quando minaccia. o' il bel fanciul dal' arco , e dala face l
Snudo le terga ben quadrate egroffe , Villania per valor non fù mai cara.
Brandì le forti , e nerborute braccia Più gentilezza, che beltà ne piace.
Inforza* di vigor ,d‘'afi rezza piene > Amor più fere allhor , eh ’} men feroce
Scropolofe di mufcoli , e di vene £ bellezza innocente affai più noce •
155 1 60
Stanno tutti a mirarlo attenti e cheti , Al fin di qitefto dir gli occhi volgendo
la Scorno in fuora,vn vece hi arei ritrofia Al' orgogliofi Barbaro infoiente
De’ Satirici più, che de' faceti, Videlo dal aitar fender fremendo
'
Ma carco il pigro piè d'humor nodofo Deio ftrano rifiuto impai ùnte .
Che glitien tra'gli articoli fccreti Et accufando con fembiante borrendo
De le giunture vn freddo gelo afiofio La bella Dea di ingiùfi a, e d'inclemente ,
Onde del corpo fianco il grane incarco De te fi andò delfiglio e fiamme, e dardi,
Soura torto baftone appoggia in arco, Batteua 1 denti, e stralunati a 1 guardi.
[ 56
jQuefii il capo crollo le cìglia torfe
, Così
161
Toro non domo , a cui le [palle
Segni fè di di[prezzo, atti di fcherno • dogo non preme ancor duro e pefante
Vattene (diffe) pur là fotta l'Orfe Poiché Ufiio nela diletta valle
Irà le Fere a regnar Moftro d' Auern 0 Il rinal vincitore e trionfante
Prone di gagliardia bifognaforfè Mugghiando và per flit arto calle
Del paefe amorofo al bel gouerno ? Rabbiofoinfieme,e feonfilato amante
No no , di comandar più degnofei E pien d'angofeia il corgraue & acerba
Là sù i gioghi Arimafpi ,esùi Rifei • Ab borre il fonte, egli difpiacel'herba,
157
Chi non rauifa in quel color ferrigno Languia del Sol nel mar quafi fimmerfo
li queflo Caualier tremendo, e forte Moribonda la luce , e fimtuiua
E'n quel volto trà fcialbo, drohuigno E l'ombra, che copnr fuol l'Vnìuerfo
Dele furie l'effigie e dela Morte ?
,
La gran faccia del del difiolonua
Non vedete qual folgore fangnigno Col pel fumante y e di fudort afperfo
Baie luci ftetta oblique e torte Chini d Heferia in iter l'efrema riua
Con cui di feminar prende ardimento Per pafeerfi ne * prati Occidentali
Irà bellezze, & amori, odio, efpauento ? GL'tnfiammaticorficr piegauan l’ali
1
l
Prìncipe, e Re,non diro già di regno* Smarrita ale fue tende , e poco lieta
Che fpeffoè dono di Fortuna infima » La turba giouenil fece ritorno
Ma di titolo a huomo ancora indegno ,. E fitolta ivnton de la dieta
Vino fpirto fanno in forma humana « Sengiro i Vecchi a procacciar [aggiorno .
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416 LA CORONA,
169
Erudii dì la luce ancora acerba Tfoua quiui Barrino , vn Greco attuto
E' n su le mofft il Sol del gran viaggio, V ilian difitrpCfhuom vile, e fraudolento.
He benrafciutte batte a nel burnii' bcrba Et al cui corpo picciolo e minuto
Le nettarne rugiade il primo raggio Lamalitia fupplifice, e l tradimento.
Quando la giouentù vaga e fuperba , Di capo aguzzo, e dt capei ricciuto,
E feco il ?ari amento, e' l Baronaggio E ftn za più, che quattro peli al mento ,
Con la me de [ma ancor pompa folenne Roffb,mad'vnroffor ,c he pende al fofio ?
Nel loco vfato ad affembrar fi venne . f
Et hà /guardo elione, occhio lofeo • &
16$ 170
Da capo incomincio le proue itteffe Vefie di fronte intrepida e fecura
La fieli a de' miglior quitti raccolta, Penfier tnaluagto, & animo maligno ,
Quando v'entro d' ogni beltà l effe mpio • E comincia lodar tanta bellezza,
167 172
Il bell' Adon, che con l'occulta fiorta E fi ber za, e dà fcherzando a poco a poco
Di Mercurio,# Amore e dela madri
, Campo al'intentìon perfida e Ladra,
Tardì.benche pervia facile e corta, £ l’induce a rapir , come per gioco
Giunt era ala città , che fu dtlpadre y L'aurea corona con la man leggiadra
Notturno entro per la fuperba porta Qua fi
folper prcuar, fidai fio loco
Poiché n'vfiir le congregate fquadre y Metterla, potè, e s e Ila ben gli quadra .
Et a lume di lampade le effe Ilfanciullo a p enfiar molto non ttette ,
De la gran molta contemplar fi pofi , Leggermente la paglia, efila mette *
168 ''Il
In vn canton del Tempio alfin di/lefé , e quafi apena il c re de ,
S tupifice l'altro
Soma il duro terrcn le membra laffe, E pien d'inuidta ,c di liuor ne rtfta
E quafi prima in Occidente fcefe E con finto fornfo a lui la chiede
La notte, che dal fanno et fi defi affé - Pofila eh' alquanto et l'ha tenuta in tetta*
Defi y ala luce de le faci accefi Semplicemente Adon gliela concede,
Ver mirar ben l'altare, oltre fi traffe. Barrin fila rtpon fiotto la vefi a,
Mentre i foldati, acconcio il capo al mato. E col fido fauor del’ombra oficura
Dopo lungo vegghiar dormiano alquanto• Patto il belfurto, agli occhi fuoififura *
Al'
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CANTO DECIMOSES TO. 417
174 179
Al'albergo cT A sireo ratto firn corre. Dunque buoni perfido e reb contro la le?ge
Che vuol con la corona il regno ancora . Efiat ale, e dìuina è tanto audace
Sorto era sifi reo , c tiogni npofo ab borre. Che di pugno a colei, che Cipro regge
Prima che fufje ancor forta l' Aurora • Ruba i thèfori con la man rapace ?
[lui comincia la fattola a comporre > E pur non fipunifee anzi s'elegge
,
Del Senato il fauor concorre infume, Me pari a sì bel crin pompa fi troua
Ma la parte più ricca, e più pofifente Senon di mirto vn fri minuto e lento
Lo fidegna, e biafma A ne fufifurra,efreme Che fmeraldoconor confonde aprou a»
.
Vuol' Aftreo,ch'ognun tomi immdtenente Par ch'egli giri un Cielo ad ogni accento
Mela corona a far le proue efilreme EpAr ctivn Sole ad ogni fguardo mona.
Ma nonché trarla fuor, tentano inuano Par che produca ad ogninfiun fiore
Crollarla pur dala tenace mano . E par che calchi ad ogni pafifo un core .
187 192
Dor di quanti quel dì volfer prouarfe Più non ne fiprei meglio in carte
diro,
Ciouani di beltà competitori Tanta beltà delincar giamaì
Più non refiat* a alcun , quando comparfe Me di tal luce ombrar pie dola parte
Adon di tutti ad 0furar gli honori . Cieco dalo fplenior di tanti rau
Sereno l'aria in apparire, efparfe Onde poick' al defir mancando l'arte.
Lume , eh' algiorno ingemmo fplendort Dal fuggettolo fiil uintoe d affai
E nel pafifar con gloriofe palme lnduftre imi totor del gran T iman te.
Mille fifioglie porto di cori, e da/me. Gliporro del filienfio il uelo auante •
j88 1 93
Tarue a uedere intempefìtta rofa Ben trà color, eh' al gran giudicio uniti
In bel cefo talhor trà pruni, efece hi. Volgon dubbiofi opinione incerta
Mata cola nel a sì agro» neuofa Sotto veli porta faifi e mentiti
fonando ref ano t prati ignudil e fecchi * Forfè giacer la ucrità couerta
Biu 0 Iti ala beltà merautgliofa Se già fenz altre homai difpute 0 liti
Delnouo auentuner ,ftupiro i Vecchi* Non la moflrafe lucida & aperta
Stimando l quaf alpar degli altri belli Noci) aifiggi c prudeti, aco ai più fiocchi
Peregrina Penice infra gli augelli « Jlchiarifimo Sol di que begli occhi .
Lo
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CANTO DEC :iMOSESTO- 4 91
194 1
99
Lofflendor dì quegli occhi ogni occhio Ma
Per merauiglia in rifilata e ttrana
L a bella bocca ogni altra bocca ferraglia. Di duo fimi difformi informe ci nacque
Onde conchiude ognun. che no l'agguaglia Fù d'vn Can generato, e d'yna Nana ,
Veracemente altra bellezza in terra . Laqual'a forza al'animaifoggiacque
Cofa mortai eh' a tanto pregio faglia
, Di f croma ella fù maggior germana ,
Chi cerca homat( die ea)v arieggia &
erra. Feronta , eh' algarzon tanto difpiacque
Non fol per quanto fuor l'occhio ne vede E tanta già nel mal notagli accrebbe
Ma per quanto il penfier dentro ne crede Mentre chiùfi in prigion la Maga l’hebbe
1
95 200
Vna Colomba allhor , che fuggit'tua , Cinifica eli hauea nome , ala cui mano
Delfacrato coltello auanzofilo , Lofeettro s' attenta de' Cappadoci
Era quel proprio dì campata viua. Venne a metterle campo ilfier Tarcano,
Venne a fermargli insù lafialla il volo • 7 iranno già de' Tartart feroci
Onde il buon vecchio Aftreo y che negioiua, Et battendola un tempo afiretta inuano
E de profughi Aru/pici lo fittolo Con lunghi affedij , e con battaglie atroci
Vaticinando auenturofi flato Alfin penso l'inefpugnabil terra
Con lieto annuntio interpretato ilfato . Per froda conquittar ,fenon per guerra
1 96 2or
fluì forfè vn grido vntuerfial, che crebbe Tratto fico alha n za, e voler finfc
Di laude infieme , e di lettila micio Di già nemico diuenir manto ,
A lui folfi conceda a luìfi debbe
^ {fio. Perfu afe , promifi , e la fiofpinfe
(Trofeo defuoi begli occhi) il degno acqui- Con lettre , e mefi a credere al partito ,
E con plaufo , qual'altri ancor non helbe y E con fiacri protefti il pattofirinfi ,
Siche da molti tnutdiarfù vi/lo E firinfe il coniugai nodo mentito
Vdifi vn mormorio chiaro e difìinto. Per trouar via da disfogar lo sdegno ,.
Che diceua acciAmido, Ha vito,hà vinto Et occupar con tal inganno il regno .
* 97 202
Mentre che già s'appretta al'alta imprefa , Fù dalfalfo Himeneoplacato Marte,.
Ecco il popcl di fuor grida e fc hi am azza Onde a dura tenzon pacefuccejfe
Et ecco entrar moltt fcudien in ... La mifera lo fi ato a parte a parte ,
Et hà ciafcuno in man dorata ma^za. E la perfina al Barbaro con c effe
Ondala moltitudine fofpefa Ma dapoi che'l fellon con sì nou'arte
D'ognintorno allargarfanno la piazza La Donna ottenne >e la ditate oppreffe
Innanzi advn, eh' a prima giunta fembrtt Schernì con ingratifisima mercede
Batter belle fattezze-, e belle membra * Ilfatto accordo , e la giurata fede .
198 203
Talfrena costui chiamato bau e4 Nutria a ti con lo ttuol di molti Alani
Da remote contrade, e regioni , Vn fuonero Moloffo , il più membruto ,
Dou ei lafignor ia tutta regge a Il più fionctojl piùfier, che trà Spartani
Di Pigmei , di Catizi , e et Arcamo ni + O' trà gli Arcadimaifufife veduto
Quindi il traffe a bell'arte , e lo fiacca Era terrorde' più tremendi Cani
T rà le gare venir di que’ Garzoni, Et hauea , come Lupo il cuoio hirfiuto »
,
preda refiaffé aie sfrenate voglie Dapoic hebbe con{Irida afre e rabbiofe
Deiingorda libidine canina > Dale vifcerc immonde ilparto effreffo
£ de le nozze patteggiate in vece Accrebbero le[erti e , e la nutrice
D aio[ceno Maftin coprir la fece . Cumulo di maferie al' infelice •
205 2 io
Così poiché più volte ellafoflenne La balia , eh'all cu olio ,c l'aiutante
liindegna villania delfozzo Cane, Di recarglielo in braccio hebbe r piacere .
207 212
Volto affatto non ha nero , adufio & , Cliarditamente ad Amathuntail piede
Nè candido del tutto , e colorito . Sen\a indugio volgefife ( ella gli diffe )
Crefpo di chiome di tempie angufto , Perche di Cipro ad acquisì ar Lafede
Del color dì Et Inopia imbaft ardito . Ccfanon troueria , chti'tmpedtffe
Ha nafta i l capo , e pargoletto il bufto > £ la palma , il trionfo , e la mercede
Col difetto l ecceffo inficine unito . Verrebbe a riportar del' altrui riffe,
Danno quinci Erit ionio, e quindi Atlante C li vni t a la beltà del mondo tutta
%
208
Gonfio fen, braccia lunghe , e cofse corte, Hor qua venia da lei fòfpinto
, , e trattò
Hifpida barba, e peli irti e pungenti, Da fu oi propri defir leggieri e[ciocchi *
Luci vermiglie , e lagrimofe , e torte J rè volte intorno intorno il contrafatto
Sguardi d’infaufto , e fiero foco ardenti , Torfe cantn amente il ceffo egli occhi , .
£[otto bianche laura ha biondi denti • Non chinofronte e non piego ginocchi,
,
Armato poi le man d'acuto artiglio Ma per mezo lo fiuol quivi raccolto
£en moftra altrui, che di tal hefila e figlio- Porto fuperbo il portamento , tl volto
rafa
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CANTO DECIMOSESTO. 42-1
214 219
Faffa al’ altare > borchie couerto il Cucco Poiché l'arco coll ut fecondo l'ufi
Sott altre penne , or fogliofitto m
villa . Dela lìngua pie <Htntc > hebbe arrotato,
Velie di pelle d'indico Stcmbucco T orfi ghignando ^eforridendo il mufo
Collctto , che di perle ha doppia lifta» E colgomito urto chi gli era a lato.
Di prettofio , & odoratofu eco Hor chi( dicea ) non rimarrà con ufo f
Di mufchio,e dàmbr acdteprata >e mitia . In r [guardar quefi' atomo animato ?
Damafchina hà la fior t a al Lato manco 0 quale Sfinge indouinar [apri a
’
Ond ancor negli ad an ti al'ìmprouifo S embra nel refio vna Grottefica a gitto >
Si trasformo la mcrauiglia in nfo • Onero vn Geroglifico d'Egitto •
217 222
Sfu abbuoni che fiotto mafeheranafeosto
,
Veramente a ragion btafmar non goffo
Inganna altrui con babito mendace Sì gentilperfon aggio , e sì belfante >
Altro che prima appar y poich'ha depodio C hefi la bafee pie dola al coloffo
Dela non fuafemiianfa il nelfallace ; 1 li orfot pero grande , e torreggiantej
Tal quel brutto homi cc tuoi rim afe lofio £ s'io ben miro il nafo hà così groffo ,
Che nelafu a tonfo forno 4 u trace -, Che nc stana fornito vn' Elefante ,
£ S alice 0 , che'n dima era tra Vegli Benché di [chiatta Elefantina un mostro
Delpiùgraue Cerofior ne rifé anch'egli .
, Il dimoftrino ancora il dente> cl roftro .
218 223
Di quel collegio reiteri to e ftgro Donde derìsi ì in lui tanta arroganza
jf quefto Saliceo tra' principali Veder non so , dauante a sì gran Nume »
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2 24 229
Eia fi colfafio eccede , e con l'orgoglio LIor giunto al trono , oue fedea Ciprigna
Ogni prepor tion di fu a statura Col vfo alzato , e col ginocchio chino
Scafar lo deggìo , e perdonargli voglio , Dijfe A don fuppltcante O Dea benigna
.
Chhauer vuolfiriguardo ala figura , Per cui fcalda il mio petto ardor diurno
In cui cjual Pittorfaggio in b rette foglio , S'hai virtù di placarfi elia maligna ,
Le fu e grandezze impicciolì Natura . Se pende dal tuo cenno il mio defiino ,
S'egli ancor che fi drizza , e sì piccino , Piacciati (prego) a quefio feruo indegno
LIor chefarebbe inginocchiato , e chino ? Come donafi1 il cor > rendere il regno •
225 230
Lìabbiafi dunque mira ala corona , Eù villa a quel parlar la Dea cor tefi
Pongafi doppiatura ) e doppia mente Quafi infereno Ciel lampo di Sieda '
Perche, mentre frà gli altri horfi te zona. Dijfirrar'vn forrifo e'ntantofiefi ,
Dele vergogne fue nulla s’auede • Ecco nel tempio entrar calca di genti •
Ma quando altero al' aureo cerchio affina, Antica Donna, e di fimbiante noto
E di toccarlo e di leuarlo ei crede
, ,Prefa menan colà moltifirgenti »
E la Dea folgorando vn calcio auent a • Ecco Altnda ecco si linda e certo dejfa
, , .
227 232
Nel volto con tant' impeto battuto Alinda era coSlei , nutrice fida
Eù dal pie de la Statua ilfozzo Nano, Di tei , eh' Adone ingenerato hauea,
Che fa(poltra in vn globo andò caduto E del maluagio amor complice, e guida
Digrado in grado a rotolar nel piano » Eù già nel' opra ine e SI uofa e rea .
ffuel piaceuol prodigio allhor veduto > Ellafrà tanti SIratfi , e tante grida
S entifii il rifa raddoppiar lontano , Merce pregaua, e l*afiottar chiede a ;
7 rafii Mirra a rapir dal padre ifteffi Cui lacerauail cor verme di rabbia
all’ inganno amorofo ardir mi diede Le fiuoi fior ni [degnofi y e che rapita
lieta del fuo languir ; l'error confeffo • T at a gloria di mano vn Garzo gli h abbia ,
Ma fe quando dal male il ben procede Poiché d' Alinda hebbe l'hifiorta vdita ,
Suolperdonarfogni più graue eccejfo , Si ir affé au ante con enfiate labbia ,
Ben può d'effetto buon minifira ria E sbarrando le braccia, alfe feroce
Perdono meritar la colpa mia In quello fuon latemerartavoce .
*35 240
Lungo dal patrio fuol (cosìlapunfi fiual leggerezza, 0 qualfuror v'aggira
Vergognofi timor) fuggì tremante ; Voi che di dottivvfuipatc il nome }
Me me da lei lungo camm difgiunfi E qual fuor di ragion ragion v in fpira
Sempre del vago pie feguace errante . Sttppor sìfiale appoggio a sì gran fime ?
Mifera , in tronco alfin cangiata aggiunfi Leiafotti a 3 eh'a vaneggiar ut t ira ,
Verdura ai bofcht e numero ale piante.
, Non v'accorgete homai canutechìome?
Ma dal grauido fin (com al Cielpiacque ) Forfè intereffe in voi corrompe honore ?
Sour ogni altro leggiadro vn figlio nacq\. V vi moue lafciuia a tanto errore ?
236 241
Piacque colà tra quelle piagge apriche dunque vi par degna di voi.
<Cofa
Lo a e l'vnico augel s'annida e pafie , Che fin porti cofiuisì fatta preda?
Che'ncenerite le fu e piume antiche E chcl premio negato a tanti Heroi
Li se padre & herede , e more e nafte . A fanciullo inefperto her ficonceda ?
Al bel parto appre ftar le Ninfe amiche Ben che fiio guardo ai pori amenti fuoi.
fiorita cuna & odoratefafi e
, , Più lofio che fantini, f emina il creda •
Ch'oue il latte manco , nutrito intanto Vn, ch'agli habtti, agli atti, ala anelia f
Ih dele filile del materno pianto • Co vergogna d'ogni huomo huomo s'appella
*37 242
Stupordiro t che l'altrui fede auanzd ; Meglio [apra con quel fuo bruno ciglio.
Sotto la poppa del fini tiro lato Col biondo crin , con la purpurea guancia
Il bel corpo porto fuor d'ogni vfanza L'armiadoprar di Venerea del figlio ,
Mirabilmente il fanciulhn fognato . Che regger fiet trofo fofiener
bilancia.
L'vna rofia vermiglia ala fembianza Vie più ne' giochi deio Dio vermiglio
Purpurea macchia vi dtpinfi il fato, 7 rà thirfi, cr bedreyutfi trefica c ciancia.
fluafivoleffe pur la Dea d' Amore Con Satiri a fcherzar vani e leggieri
Lei carattere fuoflampargli il core - Atto far y eh'a maneggiare imperi •
238 243 .
Ma come prima il voftro editto vfcio 7 efifa a fuo fin no pur, r teeami, efili,
Abbandonai quella deferta fptaggia , . 7al de' fuoi pariel'effercitio, e l'vfio .
£ qua ne venni al mio terren natio Stiafi pur tra donzelle inermi e vili
Pere he' n altrui l’elettion none aggi a. E del letto, e del foco in guardia chiùfi.
Non dee giufa ragion di quelle fide Guardi i tetti domefi tei, eie mura
T erre il proprio retaggio al vero bertela « Ma lafii altrui delgouernar la cura
Potrà
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414 LA corona;
2 44 249
potrà forfè in voi tanto vn volto ofceno Tu da Dorisi e, e dala madre Argene
Tanto fia che v‘ ac ciechi vn defir folle Con dimofiranze affettuoje accolto ,*
C‘ habitat e di voi [lefi a dar' tlfreno E feben tronca a' lor defir la fpene,
A Rcge inetto, effeminato , c molle ? Non so fel cor fi conformaua al uolto ,
E voi gente vini, dentro il cui freno Come del fangue al debito conuicne
Ncbil zelo di gloria auampa e bolle Nafcondendo il liuor, Thonorar molto.
Vi lafferete tor fenza contefa Venne Si domo, e con aperte braccia
(fu eie he tanta colio fatica , e fi efa? Corfi a fcontrarlo,& a baciarlo in faccia
245 250
Cheforze laura quefio Campion ? che lena Smarrito dai infililo accidente
Jba regger pefo tal , che non trabocchi ? Di Corte ogni Baron gli s dui dna.
Tremerà, piangerà \ fi fia eh' apena Tolto tl popol concorre , e reuerente
Vn fol lampo d’ac dar gli offenda gli occhi. A (aiutarlo Re etafeun s inchina
Tornila mente homai chiara e (cren a D'oricalchi , e di bofit ecco fi finte
Siche ftimold' ho nervi punga e tocchi , SI ufica Barbarefca, e S arac in a.
Tacendo pofieffor di vojtra terra Str acciari l’aria le trombe a mille a mille y
Chi l'orni in pace, e la difenda in guerra Et affordano il del timpani efquille . ,
246 *5 *
Strano prodigio e repentino attenne Ter che dal T epio al regio albergo et tornì ,
fritteli a fatua d' Amor, che giàfi difise Vien da fet coppte innanzi al ì<e condutto
Lo ftral, c'hauea su l'arco , afioccar urne Di ben guerniti e candidi Alicorni
Volando il crudo fral, l'hafia gli ajfifjè Lauorato c a auorìo, &
hà per tutto
Nel cefi ato miglior fino ale penne . D'azurro, eà'oroi fuoi fogli aggi adorni t
Cadde , e giacque il mcffhin gelido e muto Tin su quatti archi eccelfi e trionfali
Trecciato il cor di p affatolo acuto . Spiega l'infcgne de trofei re alt.
24 7 252
Di II upor, di terror la gente re II a Del'ifteffa materia , cdel'iftcffo
A si fiero fpett acolo confu fa. Lauor trà l'aurea poppa , e'I bel timone
Intanto a tutti Adonfi manifefia In gufa pur di tribunale e meffo ,
E de' propri natali il ttcro accufa Seggio, che braccia c branche hà di Leone,
,
E per prona maggior fitto lattcfia fluì con fuoi primi V(fidali appreffo
Scopre l'tmprefion celata c chiùfa. Sotto vn gran pallio d'or s' afide Adone
Do <c l'ultima enfia appreffo al fianco Tre[fio, ma non del pari innanzi al piede
Torma l'arco minor del lato manco Aftreocon quattro Satrapi gli fede.
248 2 )3
T per oche' l Re morto h arte a già fatto L'aurea corona tien sugli aurei crini.
Talefi a tutti il ricc uuto fchtrno, Ma pero eh a portar troppo gli pefa ,
V eggendorlt il bel fior nel cor ritratto Duo fanctullettt in forma di’ Amorini
E nel tufo gentil l'acre paterno D'oro , e d’ofiro piumati, in ma l'han prefit
Tutto il Senato con follcnnc patio E da terrò eminenti, a lui vicini
Cintogli hom aggio, e pofflo al gouerno . Chela tengono infronte alto fifpefa.
Sciolta e la Balia, e cono(liuto il fogno. Così pian pian ira la re al famiglia
Le fi tinge, il bacia, e l'accbpagna al regno . Dritto al maftro Ralagio il c amili piglia
Fumi
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CANTO DECIMOSESTO. 4L S
2 54 259
Primi vAngli fcudter , cojìorfeconda Cinquanta ai Cigni di candirfimili
Di Paggi, e Camerieri or din d'honore . Defirier, che d'oro han paramenti,efelle >
Ile atro poi la Baronia circonda , Vengon condotti a man vaghi e gentili
Dou ha de maggior Duci accolto ilfiore • Da vie più che carbon nere donzelle •
Schiera dietro ne vien lieta e gioconda Robusti fchiaui m
sù le terga h umili
Di danzatrici Vergini, e canore . Portan d'argento ancor gra conche c belle,
Altre ne fanno insù balconi , e logge Dou e molioro accumulato e molto
Grandinando difiorpurpuree piogge • In medaglie battuto, e'n verghe accolto»
*55 2 60
I miniftri del RÌ , eh'a pie gli Hanno , Poi da credenza vn Barbaro apparecchio
Di pajfo in paffo infra le turbe liete Di bei vafi difinali 0 ecco ne viene
Data prodiga manfpargendovanno E v'hà tra lor del più purgato e vecchio
Infegno di le fitta auree monete • Balfamo Orientai moli vrne piene .
E t ania forza hà in se l'oro T iranno» Non di chriilallo no figue vno fpecchio
T anto può di guadagno auida fète y Si grande eh’a fatica altri ilfisi iene ,
,
257 2 62
Uottefon dunque ad honorarlo prcHi Vn'horiuoldi ricche gemme adorno
Di noue regni Ambafciaàori accolti » Che quafi utua (fi animata mole ,
Per lungA barba , e lungo manto bone sii, Col numero y ecolfùon l hor e delgiorno
E di crefpi turbanti il capo aiiolti ,
Segnar non pur mirabilmente fiuole
A baciargli la man ne vengon quelli ,
Ma con le rotefinefi uolge intorno
Pongtn le deftr e alpetto , a terra 1 volti . Come uolgonfi in Ciel le delle el Sole ,
>.
Ei gli raccoglie , e innanzi a sì per dritto Ciran le sfere , e di fin' or cofi rutti
Sederglifafoura origli er d' Egitto . Mouonfi del Zodiaco i mostri tutti •
2 58 263
II ambafolata ad efpor prefer cofioro » T imperato in Damafco , obliquo e corto
E 1 doniinun de’tributarq Regi ì Stocco uien poi, c'hà di rubino ardente
C ofe , di cui nelfen non hà 1 heforo Le guardie, il porne , e di diaf^ro torto
Il Antartico Net t un , che più fi pregi . Sotto manico d'oro fife lucente .
265 2 68
Poiché più volte /’ accoglienze no ut Quando nel letto » ouei primieri ardori
Parti col vago fuola Dea uezzofa. Sfogargià de defir caldi e u iliaci
Pere h' era afi retta / breue agirne altrouey Colombeggiando i duo lafciui cori
Lt era delfuo ben troppo gelofa Si raccolfer tra lor Con baci e baci •
Seco penso di ricondurlo , doue La bella Dea de' uezzi , e degli amori
L'hebbe pur dianzi in chiùfa parte afeofa » lntejfe al'amor fuo nodi tenaci ,
Onde lafidando A fi reo reggerfua vece , E da' begli occhi con fojpiri ardenti
*
jil’vfatogiardin tornar lo fece * Gli rafi tuga le lagrime cadenti .
2 66 269
JFù Barrin condannato a giuftapena y Pafce il digiu n del'auido defir e
Maperche tanta » e sìfollenne fé
fi a So tira le piume immobilmente afiìfa ,
Di gaudij tutta > e d allegrezze piena Ch: l piacer del mirarlo y e quel martire
Conturbar non deuea cofafunefta y Di deuer fra poche bore irne diutfa.
Bafi'o , chauejfe al pie ferrea catena » Li uà con tanto duol l'alma a ferire ,
S’hauer non valfe aurea canna in tefia • E’Ipiù uiuo del cor le tocca inguifa ,
Balio » che’n cambio del fupplido efi remo Chefuor di se dubbiofa e sbigottita
7 rono vn bacoglifujfc3 efeltro vn remo * Non sà prenderpartito ala partita *
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ALLEGORIA.
Er la dolorola lèparationed*Adonc,&di Venere dalli
altrui a diuedere con quanta pena & difficoltà fi prilla
lacarnedel fuogodimento fenfibile. Per Trirone,mo-
ftro marino, che caualcato da Venere, de allettato dal-
la promeffii del premio amorofo, di qua & di là con larghe ruoto
tralcorreil mare, fi figura Thuomo fcnfuale,mczo belila quanto
alla parte inferiore,il qual pofifeduto de fignoreggiato dalla volon-
tà, che gli promette piaceri de dolcezze, immeriò dentro impela-
go di quello mondo , vàpercfTodel continouo lènza alcun ripolb
con tortuofi errori vagando. PerGlauco,chein virmd'vn'herba
mirabile , lauato da cento fiumi , di Pcfcatore diuenta Dio , fi dile-
gua lo fiato di colui , ch’entrando nel gufto della vera fapienza, de
con Tacque della vera penitenza purgandoli delle macchie del lèn
lo prende forma & qualità diuina, &acquifta la beatitudine,
&Timmortalità.Per la fella degTlddij,& delle Ninfe del
mare, ch’arridono al paflaggio della Dea, fi om-
breggia la làlledine ellère amica alia genera-
tione,comc quella, che per lo lùo ca-
lore de acrimonia è prouoca-
tricedcllalufi
furio •
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419
• ARGCXMENTO.*
caro fuo con lagrime, e fòfpiri
Prende congedo Venere dolente .
'•
t 2
Fando due alme in- O fi potè/fé in un medefino punto
namorate e fide Quando coppia che s’ama, amor dipartèi
Hauer ciafcun due vite , onde difgiunto
Sifcompagnan talhor Dala disi più cara e miglior parte.
,
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43 ° LA* DIPARTITA,
9
Telici augelli, e fortunati venti. J fidi amanti , che tra bianchi lini *
Cut penne da volar diede Natura . Smarriti nel color dele viole
Beati fiumi , e riuoli correnti Haueanfin prejfo agli vitimi confini
Che di vagar per tutto hanno ventura . Spefa in vezzi la notte , & in parole
Auenturofe voi steli e lucenti , Al dolce fuon de' baci mattutini
Ch' ardete in fiamma dilettofaepura ; Defi ar gli augelli, e rìfuegliaro il Sole .
T fe cangiate purfiti , e ricetti , Sorgendo poi dalc rofate piume
Vi vagheggiate almen con lieti afpetti . Aprirò gli occhi , e gli pre fi aro il lume .
5 10
Mifero quegli , a cui per alctm modo Ella , ch'ai rito degli vfati giuochi
Conuenga abbandonar delitia antica , Deue apunto quel dì girne a Citherd ,
Che come o fchiatar ramo , ofuell er chiodo Douc né uan da’ circofianti luochi
Non fipubfenza strepito > e fatica 1 fuoi diuoti ogni anno in lunga fchiera
Cosifpezzar l'indijfolubil nodo E di vittimefiacre , efiacri fuochi
D'vn vero amante , e cTvna vera amica Honoran lei , che' n quelle parti impera ,
Se l'vn dal'altro fi di fiacca efeioghe Parlar non ofa , e non s' arrifichi a a dire
Non fipub fenza pianti , efenza doglie ( 0 parola mortai ) che vuol partire
6 1
Tt egli a leifofpìra , & ella a lui Come fe vuol talhor putrido dente
Rtfponde con fofipir tronchi , e tremanti . Sueller con dcftra man maefiro accorto >
E così accordaglifrumentifui Non su lefauci a por fubìtamtntt
Amor con tuono eguaifra sefonanti . Va del'tenace Can l'artiglio torto
7* aifon le lingue mutole , con cui Ma con fili diltcato , e diligente
Taneli ano tra lor l'animc amanti . Lo ficaiza in prima, e porge al m al coforto V#
Con quefte care epifiole furtine Così Venere bella il bell' Adone
Triache giuga il par tirfi vn l'altro fcriue. (Preparando l'affetto) al duoldifpone .
7 12 -
Jgy a d affanno credete e qual martore , Piu volte fi sforzo, ma non [ape a
Di Ciprigna, e d’ A don nel cor s aduna » Come , ne donde incominciar deueffe
Mentre per ecclijfar le gioie loro Egli c ben ucr , che quanto a dire bau e a
Ofcura sinterpon nube importuna ? Negli occhifcritto,e negli fguardi éfprejfa •
Chi lontano talhor dalfuo thèforo E dalfanc tul , che quanto ella tacca
Tu coftretto a prouarfimil Fortuna Pur con L'occhio, e colguardo intefe,e lefie.
Potrà ben mifurar con l'argomento In quella dura e rigida partenza
Delfuo proprio dolor l'altrui tormento . Chiedea con uiue lagrime licenza •
8 13
,
Crauidagià di luce , il vagofeno * Conuiemmi( dice, efciolto ilfreno al pianto
Apria L'Aurora , e pdrtonua il giorno • Gli famonti d'ambe le braccia al collo )
Erano al parto lucido e fereno Conuiemmi pur (ni di baciarlo intanto
E i Aure, e /’ Flore all cu a dna intorno . Pub l'ingordo defio renderfiat olio )
7 heti in conca d'argento vn bagno pieno Conuemi ahi laffiafe co qual duolo e quato,
Gli hauea di perle , e di zafìri adorno i E con che lingua , e con che cor dirollo ? )
Efafce d'oro il Sole , e l'Oriente Conuiemmi hoggi da te far dipartita
Porge a cuna di rofe il dì nafien te •. , ldolttto gentil di quefia vita •
Ter
«
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CANTO DECIMOSETTIMO. 43i
14 19
*
Per celebrare il di pompofo e fedo Veggio hor ben io, che dal tuo figlio auaro
Pajfo a Cit Itera , e ne vten meco Amore • Qualche breue talhor gioia s'ottiene ,
Le fole nni apparecchi il tempo e quefto , Svi perche c refic a alfin lofiratio amaro ,
Onde là fiaffi al mio gran Nume horrore . E fi raddoppi il mal, perdendo il bene
lo parto sì, ma fe ben parta, io rejlo Baffo , ei m'aperfic vn Solfelice, e chiaro,
Emtfi parte insiti partire licore . Per poi làfidarmi in tenebre , (fi in pene .
Quefaffentia, ben mio, fiera e crudele Prèfie il crudele a foUcuarmiinalto
Altro per me nanfa, eh' ajfentio , efiele •
'
Per far maggior delprecipitto il [al to •
15 20
Preu e l’indugio fia , breueil figgiorno Sedi votini bonori hai pur defio
Che fai ben tu, ch’io fin za te non viuo Et agli altari tuoi cotanto penfi
Ne più in là differ ir voglio il ritorno Non è forfè tuo tempio il petto mio ?
Senon quantofi chiuda il dì fesliuo. Non fin voti i penfier, vittimei [enfi?
Tu, che motti cacciando i pafii intorno Se vuoi dal popol tuo fedele e pio
Bela [olita [torta intanto pritto Fiamme lucenti, e peregrini ine enfi.
Lehnon andar , doue /' audacia figlia Non fonviue fau illei miei definì
Belafollia ti guida , e ti configlia Nonfonfu mi odorati i miei[offir i ì
16 21
Adon par eh' a quel dir gemendo voglia Et ella a lui Chi detto haurebbe mai
A [auliia a[aulìla il cor di fi torre . Che chi dal volto tuo bear fi finte
Rifponder vuol, ma 1 importuna doglia
‘ Sentir doueffe poi tormenti e guai
Non lafcia ala ragion note comporre ; Sol per mirarti, (fi ejfcrti prefinte ì
E s alfin pur la lingua auien che [doglia. E chi penfato hauria,che que' bei rat
Uditolo e, che per luì parla, e d[corre . Mi deuejfir mirar pietofimentc ,
Torma rotti fifpiri , accenti mo\zi, E non rafferenar fil con la vifia
E fiimmerge la voce entro ifinghiozzi . Qual tempefia maggior del' Aiuta t rifilai
r
7.
22
Dunque (dice a) dunqu e pur ver, che vuoi Vedi vedi fifrana è la mia forte
Peregrina da me torcere 1 pafii ? C*hoggi la mia fi Iute è per mio peggio •
Bì dt trami , e come abbandonar mi puoi Le tue luci leggiadre cran mie [corte
Romite habitator dantri e di fafii ì , Fior mi finto morir, perche le veggio.
Perche priuarmi ( 0 Dio ) degli occhi tuoi ì Onde per non mirar la propria morte
0 Dio perche ten vai ? perche mi lafii ?
,
(Bencb'altr’alma che te, no ho, ne cheggto)
E mi lafii foletto ,fenon quanto Torrei di dar quefit'alma, e bramo almeno
Mi faran compagnia la doglia e lpianto , Per poter non partir, morir ti in fino•
18
fil
Cara la vita mia, deh dimmi, e vero ì (gè? Et egli a lei . Non so perche fi lagni
(No piùfiherzar) qualfato hor ne dtjgtun Chi procaccia a fe SI (fifa il fuo tormento •
Chitone da fcherzo ancor pur col penficro Per qual cagion da me ti di[compagni
VofftìyO voglio da te vedermi lunge . Sei non farlo è in balia del tuo talento ì
'Che [arati che rifpondi ? io temo , io[pero* Quel duro cor, che mentre parli, e piagni,
Ah che pietà dt me non ti cornpunge. Forma sì meflo e querulo lamento
Vedi volti qucfi’occbi in fonti amari , Sicome s' ammollifi e a lagr intarmi
C he pur giurar folciti effetti cari . Non potrebbe ammollirfi a non lafciarmi ì
Ee 2. A che
LA DIPARTITA,
24 ff9
A che moftrarti afflitta } e lagrimafa ? Girne, filegar ciò ch'io jfiegar vorrei
Non più pianger' homai,chcl piato e vano Zìi contende il mar tir
, che m' addolora.
Già rifettidi fiamme, horfatti fiumi • Se per te vita mia corro ala morte .
•
26 31
Zìa chepoffio, fi mi rapifce e motte Ma poiché nulla il mio tormento acerbo
Violenza fatai di legge eterna ? Può con sì caldi efuifeerati preghi
,
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CANTO DECIMOSETTIMO.
. .
34 39
Se fior vermiglio in prato ò verdeggiante Fifponde l'altra allhor Baro vìen filo
, .
Miri in vago giardino hcr betta , ò foglia > Vn malper afpro , e per mortai chefia %
Dì teco allhor . Nel miofedele amante Ilfip ararmi con fugace volo
Alto e nobil defio così germoglia . Dala tua vifi a > e data vita mia ,
S'incontri per caminfiumefonante » Sappi > ch'egli non me sì graue duolo
Facciati rammentar de la mia doglia] Nè mi dà pena tanto acerba e ria ,
Penfitndo pur , che più profondi , e vini Quanto tl vederti piangere , efi mire
Verfan per te que fl‘ occhi efonti , e ritti s Sì profondo dolor del mio partire*
40 .
0 bel dimante intorno a te lampeggia f Ciò più m'affitge . E credi anima ingrata}
T t rapprefinti la mia fede burnite , Ch'io con lo Dio guerriero homicida&
Cui gemma Orientai non fipareggia • Cangiar mai deggia la mia pace amata i
Efe'n chriflallo limpido e gentile In luifpauento , in te beltà s'annida
Sifpecchia il tuo bel volto , efi vagheggia, Ei tuttoferro e tu con chioma aurata «
,
,
36 41
Cost per tutto iOuuncjue andrai dintorno > Poifegué. Se giamai porrò in oblio
Di me maifempre ilfimulacro finto Del mio coft ante amor l'alt afermezza}
Di color viui in viueforme adorno Il Ciel di mefifiordi ; òfi pur io
Dal cortefe penfier tifa dipinto. Rimembrar giamai deggto altra bellezza
Felice me ,y? quando pofcia il giorno Defiin mifaccia ingiuriofio e rio
Cede al’ombre
notturne , e cade eftinto » Scontar con mille affanni vn a dolcezza «
Fifiampajfc dormendo tlfonno vago Facciami acerba e difpietata forte
La mta vagante e fuggii iua imago • Pianger la vita mia nela tua morte •
37 42
Ma ciònon fpero . Ejfer non può giamai , Et egli • S' altro flral giamai mifede
Che'l fonno , ilfonno freddo ilfonno cieco
,
Di quel ch'vfcio de' tuoi begli occhi ardeti.
Accoftarfi prefuma a sì bei rat , Per quefit prati 3 ouunque pofioit piede.
E venga tantefiamme a portarfico . Secchia l'her bette verdi , e i fior ridenti .
Soffrirò dunque , e mi fia pur affai. Se mai riuolgo dal'antica fede
Ch'io delproprio dolor mi doglia meco , Ad altro oggetto i miei penfieri intenti
E con lo fpirto errante e peregrino Traggamt iniquafella inerme e fianco »
Eoffa fimpre al mio ben farmi vicino» Doue moflro crude l mifquarci ilfianco .
& 43
Sui tace, e poi figgiunge Ahi chefirpendo Con la man bella a queflodir la bocca
.
Tur da capo l'vn i altro a baciar venne > Sommo & incomparabile piacere
Comefermar colpiamo , e far il patto Altro traftul , che tran agitar non trouo
Volcffcr con le lagrimefoli enne 3 Con l’arco m
man lefuggitinefere .
E conciando i anime dolenti Piacciati ( prego') almen per un breuufi
Suggellar con le labrai giuramenti „ Dilafctarmi cacciar nel Parto chiùfi .
45 .
50
Così le gioie 3 e le memorie eh reme Vn Parco in Cipro hauea chiùfi e fecreto
Con foaui accoglienza: in vari modi La Dea dì Amor pien diferoci belue •
,
&
Vanno alternando iterando infume ,
Salito aDiana fil qui ut c dittino.
,
*
5
Tote he i vezzi d
Amor cosi sul letto Ah ( diffe Citherea ) quanto mi pefa
Replicati tra lor molto fifono , Jrreuocabilmente batter giurato
Ecco che pur s'arrifhia il Giouinetto 7 entaftornarlo dala folle imprefa ,
Pria ch'ella parta , a dimandarle vn dono. 7 enta mollirgli l’animo offinaio .
E con tanti (ìfpir , con tale affetto Ma pubfilo appagar la uoglta accefa
forma de' detti , e dele uoci il fueno , La chicli a gratta delpiacer untato',
Ch'ella tutta a quel dir s in tinertfce , Gratta ingrata a colei , che la concede ,
Arde d'amore , e di pietà langutfie . E dannofa , e mortale a chi la chiede •
47. 5 2
Vedi pur quanto il Sol col chiaro lume E pere h' ci fi orge che la Dea rìtrofa
>
Circondale chiedi homai cofranco ardire A quel aldo pregar non ben confinte
1
Giuro per Stige inuiolabtlfiume Vela ì begli occhi duna nebbia ombrofa
Nulla fa che ti neghi il tuo defire . E uibra h umido dira il raggio ardente
SÌ potefs'io del’ im mortai mio Nume Poco curar degg io fronte sdegnofa
L'alta immortalità teco partire , ( Difi ella) e non mi cal d'occhio piangente.
Ch' ognor non mi terna turbata e mefta
, Perche , cor mio, più uolentierfipporto
Sollecito timor , che
mimolefia. Diuederti colerico , che morto .
48 ,
53
mi vietaauaro fato ,
Luffa , per che Non uoler , prego > ah non uolerper Dio
Lato auaro e crudele ad ambo noi , Orme feguir di perigliofa traccia •
Del mìo dittino fpirito beato Se di caccia , b di preda hai pur defio ,
Poter parte inneflAr ne' membri tuoi , Jofra la preda efra dì Amor la caccia •
,
Siche dtuiuer poi nefuffe dato Sten le tue reti , e i lacci tuoi , ben mio
Con vn'anima fil commune a dot 7 flu eh' auree chiome > e q ftiTmollt braccia.
Che ba/lar ebbe al'un' e l'altra [alma Tolganoti dolce ciglio > e'I dolce [guardo
Di duofedeli amanti unafoialma . Lì ufficio al' arco , elmtmfterio al dardo
. 7 ace ,
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CANTO DECIMOSETTIMO. 43 5 '
54 .59 .
Sente da va certo che l'interna piaga Come l'unghia nel [angue, e'I dente tinga *
Onde dubbiofa, & impedita il mira , Ne potè altro giuntai, chefi ratio, efirage t
E difioco, e di gel trema , e fiofp ira Le fue Moglie appagar crude c maluage .
•
55 60
dicelealfin. Poiché fici fermo in tutto. Ancor d' Hir canta ala fuperba E era
Ch'io deggia attener quàto ho promeffo ,
ti Studia a tutto poter filtrarti lunge
Ne t eco il mio parlar porta alcun frutto » fpuejìachi la perfiegue, afpra gu errerà
Non mi voglio ntor quelc'ho conceffo . Schernitrice de' rifi hi, opprime e punge.
Ma fe non ami il mio perpetuo lutto» Più del manto Zefiro leggera
E fe ti cal dime , cura tefi e[fio i Velocemente il fuggitiuo aggiunge.
Et almcn nel'efior ti a tal periglio Sparge dira le macchie , e furia» efreme »
Con riguardo procedi e con configlio
, . Ch'ognor de cari partilifurto teme •
5(5 61
X
Bafiarpur tideur'tan qui nel*aperto Nè men d'ogni altro Eanimai che rugge >
63
Fuggiihirfiuto &
hifpido Cinghiale fifual rofia oppreffa da notturno gelo
Vedi [pumantc di liuor le labbia. 0 di pioggia brumale il crtn diffufia »
Mostro d'orgoglio, e di fierezza eguale Soura le fpine del materno fleto
Ed pur penfier,che i Africa non habbia Impallidì [ce languida, e fiocchiti fa i
Schermo ficco non giocta, ardir non vale » Ma fie Zefiro torna, b l' Alba in Ciclo »
Che s'auaza in dffpetto,e erefi e tn rabbia. Fuor del uerde cappel fue gemme accufa,
Doue le luci minacciofc e torte Leon bocca odorata , e purpur in a
ì alga talli or, là preffo c pianto e morte • Sorride al Sole, al' aura, & ala brina .
Ee 4 7 al
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+3* LA DIPARTITA,
64 69
Tal fatue apunto Adone, e men cruccìofo 0 con h abito pur , che rappr(finti
Il ciglio fere no torbido e tritìo. Ninfafeluaggia , il fuo Pafior e alletti
Onde folgoreggiar lampo amorofo 0 dolce efirima in amorofi accenti
Tra i nembi dele lagrime fu vifio Latta Donna ciuilc , alti concetti
Hel volto ancor tra chiaro , e n ubilofo 0 talhor fpieghi in tragici lamenti
le di rifi, e di pianto vn dolce mitto , Reina illufire , ifuoi pieto (ì affetti.
E di duol vi dtptnfi, e di diletto Co fifpirt non men, che con la laude
’
Vede l'ombra del delfarfi in Leuante 1 nitida a collei cede il primo vanto
Leu afiper vfeir con l'Alba agata Ondeveggendo pur la Dea d' Amore,
Tutta di vezzi languida e capante. Che le Grafie di gratta auanza tanto.
Mette eh'e l'aria ancor tra bruna,e chiara Non fot degna lafà del fuo fattore
Sorge , eforger fà fico il caro amante . Erà l'altre tutte e del commercio finto ,
,
Le grafie appella, i dolci nodi rompe Ma per renderla intutto al cielo eguale
£ chiede da veflir l'vfatc pompe, Sempiterna l'hà atta, f & immortale.
66 71
Ciouinette attrattine , e verginelle Viene alfuo cenno allhor ,ficome hà file
Son quettedgnude, e n fottìi velo duoli e , guado auleti , che dalfonno ellafifiioglid,
Sempre liete e ridenti , efimpre belle. lldrappelletto nobile e gentile
Sempre vnite in amor, ne mai difiiolte Dela camera facraentro la foglia •
Di pari età , di par beltà fior elle Reca di biffo candido , efittile
Con palma a palma in caro groppo accolte. Orlata d'oro, e profumata foglia .
Somiglianti tra starno strano efpreffo Di quella bianca, edilicata tela
Hon dtuerfi, e non vno il volto isiéffo Il non men bianco fin circonda e veld,
67 72
DielleEunomia ala luce, egiàconcette Gonna di feta, e porpora contefta,
Del gran Dio degli Dei, nacque r diurne. Dele Ninfe di Lidia opra e lauoro>
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CANTO DECIMOSETTIMO. 437
„ . .
79
L’vna a defira le fiede , c con la dejìra Le trecce alfin disUnga e ,
e quella e quefta
Lucido fpeglio le fosìiene (fi erge• Stringe in due mafie eguali spot l'aduna>
L’Altra lo fparfocrin dalafinefira £ forma in cima dela bionda tefia
Di finifiimo nettare confperge , Con due corna fuperbe aurata Luna .
La terza poi con manfcaltra e maeflra Del vulgo de' capei , che' n terno refia.
Le fcar migliate fila ordina e terge , Parte non lafila inor dina t a alcuna ,
E dale (palle con eburneo dente Ma ne fabrica, e teffe in mille modi
Ara le vie del crefpo oro lucente • A nella, (fi archi3 e labirinti, e nodi.
75 So
, . „
Al’ aura il criniti al'auro ilpregio toglie , Poiché perfette ognuna efifer comprende
Si fparge, e fpandein mille giri auolto Deio Uranio lauor le merauiglie
L'I vely ch’auaro in fua prigion l'accoglie Altra di rofe a fouraporie intende
JFugge, e licentiofo erra sul volto . Ghirlandette odorifere, e uermiglie,
Sefleffo lega > e pot fefiejfo fetoglie , Altra agli orecchi due lucenti appende
Ma legato non rnen lega, che /dolio, Dele conche Eritree cerulee figlie ,
£figonfiale s’attorce efchcrza e vola
, , Altra al' eburnea gola affibbia in giro
Ter le guance ferpente,eper lagola . Con brocche d’oro vn vezzo di zaffiro •
16 81
Speffo ala fionte candida , e ferena Soura vn letto di fior Venere affifa
filual corona d'intorno aurea rifplende • ilpiombato chriftal fi tiene auante
Dor fà degli orbifuoi rete, e catena , ffuel lapeggia a’ fuoi lapi in quella guift.
Dor ifuoi lunghi tratti a terra sì e n de . Che fuoi d’ Endimion la bianca amante -,
Talhor diffufo in pretiofa piena E mentre iut per entro i lumi affifit
guafi largo torrente 3 al.fin lefeende , Pur come in fino Orientai diamante,
E par, mentre fi verfa in ricco nembo Pà de' fregi del collo , e del’orecchio
Giottesche pioti . ala fua Danae m grembo, Giudice l'occhio 3 e configlier lofpecchio .
77 81
Ma quei liberi error frena e comparte Ma de' piropi il tremulo fplendore
L'ingegnofa miniftra,e lor dà legge Ab bagita n del bel ciglio 1 dolci rat.
Molti ne Ufi a abbandonati ad arte , Può de rubini il folgorante ardore
Molti con morfio d'or doma c corregge A la bocca gentil cedere homai
Tane ne chiude in reticella 3 e parte Appo il candido dente il bel candore
Ter ordir groppi e cerchi ella n elegge
.
-, Dela doppia vnion perde d' affai,
E qual dtlor , per emular l’ Aurora 3 E’Ipuro odor, che nele fpoghe e chiufo
Difiori ingemma,e qual di gemme infiora, Da' fiati fauifitrni e confufo .
78
£ mentre folca con dentato raftro Dor poichà tutt'in punto arnefi e vefii. ,
Doue con hamt% e calamiflri accoglie Così pian pian fi parte, e sincaminA
7remolanti ci mier, piumaggi
'
, cfoglie Con Adon lagrimofo ala marina
ApertA
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4 jS LA DIP ARTITA,
8+ 89
A
.
pena giunta insù la verde ritta Quegli 1 'affrcna, e quefli ilfie n gli allenta
là per invidia dileguar le [Ielle. L'vn l'altro ingiuria, affale, vrta,e min ac
Ce don gli horrort aquellaluce viva, Sfue[li il copagno impor tunddo tenta (eia.
Ttiggon le nebbie, e fuggon le procelle Di trarlo a terra , e quegli 7fuga il caccia . -
r
Il Citi fortife,e l Sol, ch'ali bora vfciua , Altri mentre fé fteffo in alto aucnta
Si fipecchio ne le luci ardenti e belle j Ride cadendo , altri il caduto abbraccia
Onde pare a con gemino fplendore , De le cadute lor l'atto e diuerfò
Che duo [afferò i Soli, e due L' Aurore. Chi boccon, chi fupino, e chi trauerfo .
§5 90
Comel'augel, chele fuc fpoglie inferme Molti cercan ne'faggi 1 nidi afiofi,
Dentro rogo odorifero conferva. Doue fiatino a couar le Tori or elie.
Poiché In[or io e giovinetto verme Molti ne* tronchi degli allori ombrofi
Ha rive[ino di novella piuma , Fabrican cafc , e gabbinetti, e celle
Prodigiofo e rediuiuo germe , V' ha chi divine hi , e vimmtvifcofi
Di purpureo fplendor l' Egitto alluma Implica l'amenifiìme mortelle
E ritornando inuer le patrie piagge He manca a chi gli augei caduti al vifio
LungaJl rifila d‘àuge i dietro fi traggo. , Chiude in gabbie di giunco, 0 di lentifico
85 91
Così dovunque il piede , 0 Cocchio gira , Altri intrecciate , e' n lunga line a attorte
Pendendo il feol fiorito, il del fereno > Di molti archi hà le corde infieme a vinte ,
Mille Amari la Dea [co-fi tira, E poti he l'ha d'vn elee a vn ramo forte
fftt al fotto il lembo, e qual le vola infono. Sofpefe, e l' armi d'or dopo si e c finte,
E l'aere, ott ella ride ,
on d’eli a fpira , Sfniui s afede, e più d'vn fuo confior te
D'anime tutto amorofette e pieno ( no Agitando il và poi con mille finte
Ch'ai vino raggio ond e più chiaro ilgior
,
St libra, e vibra, e mentre in aria sbalza
Sicom atomi al Sotffcherzano intorno
’ Siuafi in mobile culla, hor cala, hor s'alza.
, •
87 572
Scherzale intorno lafiiuetto e folle Alcun giocando con aurate poma
Jn mille groppi vn nuvolo d' Amori j Le bacia, e gitta ala contraria banda
Popolo ignudo, alataplebe c molle Altri con pan e vicende uol [orna
Sagittari feroci , eferitori Pur baciando le prende, e le rimanda
Di patco in palco van, di colle in coll e Sciolta ci afe un di lor porta la chioma ,
Altri cogliendo, altri verfendo fiori Acuì l'isleffocnn fi ufe ghirlanda.
Parte l'oro pungente , aguzza. e'
Lpiombo Eie faretre , e le quadre II a loro
Parte di viuo humor sitile vi fpruzza Parte fono indorate , e parte d'oro
n 93
Qualdi mvfico libro il grembo ha carco , Arman la man di facellette ardenti ,
[fu al và co cetra
, c qual co arpa 7 braccio. E fpeffo auien che l'vn l'altro filetti ;
,
Chi fere affronta, e chi l’attende al varco Ma fenz'ira, b dolor porgo n ridenti
Chi fame accedere chtvi mefee il ghiaccio. Agli frali arrotati ignudi i petti
Vn fcocca la faetta,vn tende l'arco, H an qual d'oflro e qual d'or pene lucenti
t
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CANTO DECIMOSETTIMO. 439
94 98 .
Tiglifin dele ninfe , e fon germani Perlo Carpathio mar T riton la traccia.
D' Amor , d'egnal' età , d'a petto eguale .
f Di Cimothoe ritrofa alIh orfeguitta .
Eccola làfiltra quel mirto appefa A me t cn erfi voTt ri furti afe o/i,
t
Di perle tutta , c di rubin trapunta ; A me, che so quanto fifà nel mondo .
Di canne armata , a cui non vai di efa , f Vienne ,& appre/la gli homen fcagliofi
Canne guernite di dorata punta . Dela Dea nojtra afio ilenere ilpondo .
D' Indico attorto, ed' Arabo latterò Ne uilfu la merce di tua fatica
Orli ha d'or ,fibbie d’oro , e lacci d'oro • Cimothoe haurai di ribellante amica .
97 102
,
Come alfifchiardel Comìto fupremo E uor delgorgo prorompe , e in alto afende
filtrando ala ciurma incatenata accenna il Scmipefce allhor torno e difforme .
Salpartiferro , & afferrare il remo > In /tramo tnneTiofi commette , e rende
Stender la vela , e folle uar l'antenna , La Piftnce con l'huom mifìo biforme •
Ve defi il legno , che con sforzo cflremo V eia d' ondofio crin le braccia , e stende
7 ofio fiali per fiacque il volo impenna • Con doppio corno biforcate l'crn. e .
98 103
Così toTìo che fiìolfe in note tali Mentre il mofìro fquamofe approda al lido
Vener la lingua , i faretrati augelli Col vago stuol de pargoletti alati.
Chi di qua , chi di là battendo fiali 3 EccoJi uolge pur la Dea di Crudo
Si diuijero aproua in più drappelli ; Sofp iròfetta ai dolci lumi amati,
E fparfi intorno per gli ondofifiali t prende alfin dal caro amante fido
filli efli confa: inuejt ìgando e quelli, Gli ultimi baci , egli ultimi commiati
7 ulte del
nar , quafi corrieri , efpte Core a Dtp , Vita a Dio (l'un fialtro dice )
Ingombrare, c /plorar l'humìde vie • 7 tt nanne in pace , e tu riman felice .
Giace
440 LA DIPARTITA,
109
Giace fenz'onda il mar tr squillo in calma Sorge dal fondo cupo e chrifiaHino
Urtila L'aria pacifica » e Jcren a Cantando a faia tari a ogni Sirena
Onde 7 rito»fefteffo al corfofialma Ciafinn a Ninfa , e etafeun Dio marinò
Data fiorita e fortunata arena ;
, Alcun mottro dei mar preme , & afre n a
JEta sì dolce e diletto faftinta C altaica altri di lor curuo Delfino
Sottopon volentier l' hi/pi dafichien a. Altri lubrica conca in giro mena.
Perche de' fu oififpiri in tal maniera E tuttifan da quella parte e quefla
Coglierfi leandò tlflutto » ilfrutto fpera • A sìgran paffaggier a appiaufi e fetta'*
105 110
fittafi ombrella » Ni ce vna Tigre , horribil moflro e fi zzo
la coda in alto inarca ’
Dà bado a Borea, impon'filentio ad Aufiro, Sfitti fura vn Bue mar in trefeudo balla
-
Fà che placido i moti il flutto acqueti • Sfilai su le terga d'vna bombii Porca
Di verde mufehio, e d’argentate brine Sfiiefii ad un nìcchio coricano e condotto >
Molle ha la barbale rugìadofi U crine • E quegli immane vna Balena hàfitto .
I 20
Non men conte Rcina , e come Dea Et ecco in su quel punto vfiir di fianco
La fu a bella confort e hà fogliose feettro . Trothco, del Bici del’acque humido Nume,
Da duo Pcfcide/lrier conca Eritrea Protheo, che’l gregge fio canuto e bianco
Tiratadnalzavn bel fedii d’elettro • Menar* ai falfi p afe hthà per coflumc 3
Sfuiui anch'ella al paffarcli Ci t ber e a Protheo, faggio in don in , che t alhor anco
Cantale fiamme ftc con aureo plettro • Sicagia infierpoftn fa[fo,in fonte t fiume, ,
1 ingonle pure guance cfbri lucenti, Talhor prende d’attgel mentito uolto
Son coralli le labra, e perle i denti • f
T alhorfin ugge infiani a[o i àurafiioltol
1 6 12 I
Vhabito fuo, che come il mare ondeggia Hor con C armento manfueto e u ago
Difi indile d'argeto vn lume all ama -, ( %ia, Pafce Giouenco la materna mamma l
Biaco,nu'l bt.ìco imbruna, il brut biacheg - Horfatta Grfo brancuto,borfirpc Drago
Talcb'imita al color l'onda e la[puma .
, Segnato il tergo di fanguigna fqu anima •
Soura l'aìgofa chioma le lampeggia LIor uefte di Leon fuperba imago.
Di brilli adamantini e Urani a piuma , Armandogli occhi di terribil fiamma .
,x 7 122
Incorona di gemme alto diadema . .
Sfiiefiiqu alhor la notte il mondo adombra.
Lafronte trafparente e cbnfiallina, Mentre ilucnto ripofa,e l'onda, e'ipefie,
A ce*i nel mezo balenando trema 1 folchi azurri con fu e fi hi ere ingombra 3
Più che siella di Ciel, [iella marina . E i procellofi campi agita e mefie .
Pende in duo globi dala parte cftrema Ma tofio eh’afugar horror e e l'ombra
l' ,
• Chc’ntrcccia il biaco enn di verdi herbet - Da cau ìfiogli a ititi a forza il trafie
Perfar le honor , dalfondo ofeuro frttno Siche "fenza temer la luce el giorno,
Laguna ostricheprefiche, c perle elette . S'alzo dal' acque più profonde e baffi
Melicerta il fanctul tra l’alga, c’I limo E tre uplte girato il carro intorno
Bacche, e viole tenere fiamene . si T r itene accenno, chefi fermafie
Ino l’abbraccia , e mormorando in(teme Si et ter taciti i uentt , e L' onde immote ,
Palemon con Portun rauco nefreme* Meni reifidolfi la lingua vi quelle note•
•
0 Dea
44*. LA DIPARTITA,
124 % 129
O Dea prole del mar, mifera e doue , Refio d'alto fiupor pallida, e muta
Malguìdato penjìtr ti guida e mena? E per le vene vnfreddo gel le corfe ,
Deb qual vaghezza, 0 qual follia ti rnoue Venere bella , e conpuntura acuta
A cercar' altre lido, (fi altra are.it a ? 7 arlo di nouo dubbio il cor le morfe ;
0 quanto meglio volgere sfi altroue Onde tra' fuoi fofpetti trrifoluta
llcamin , che t'adduce a nona pena E ìi d' indietro tornarpiù volte inforfè
7 u dal bell' 1do l tuo lunge ne vai Dal timor, dal dolor confufa tanto
£ di fu a vita il termine non fai , Che non fapea,fe non disfarfi in pianto .
12 5 130.
De giuochi Citherei vai fpcttatrice Il gran tenor de le parole intefe,
Doue accolta farai con fepa , e canto EU faetta mortai, che la trafiffe,
Ma tragedia funefia , (fi infelice 7 alche 7ritonben uide , e ben comprefè
Volgerà lofio ogni tua gioia in pianto. La cagion di quel duol , che sì l' afflifife . r
Offrir vedrai(corne il defin mi dice ) ffu in di il corfa tra uia lento fifpefè
Vittime elette al tuo gran Nume fanto ; E'npietos'atto a lei fi uolfi ^ e diffe .
Ma vedrai pefeia vn facrificio infaufo Deh qual cura notofa hór la tua luce
Di chi ti fi del' anima holocauflo . Conturba sì, eh'a lagrimar t'induce ?
1 26 r
3x .
Fero Ciel, crudafitlla , iniquo fato > Al Sol di que' begli occhi, hor fatto ofiuro,
Ne molto andrà , chc'l Sol delfuo bel cigli0 Chiaro ben mauegg io , quanto ti fpiaccia
Fia d'eterna caligine velato ; L'alto pr efagio del gran mal futuro
E di quel volto candido, e vermiglio C‘bombii morte al bell' A don minaccia
Languirà fecol'vn e l'altro prato ; Pria che fia de* uerd'anni ilfior maturo,
Giacerà Jfarfi al fuol la chioma bionda , Mapcrcofe già mai gioconde, 0 mefie
Difangue^e polue horribilmcte immonda Alterar non fideuealma celefie.
12 7
Gtà veder, che Zaffaglia , e che l'vccida Del fourano Motori*amata prole.
il moflro formidabile, m'auifo . Di quanto Amor gouerna alta Reina , .
Da facrilego dente (fi ho mie td Che non farà ? che non potrà ,fe vole ?
V eggiogli il corpo rotto y il fianco in cifro fi}* al tegg e afrringtr può forza diuina ?
Odogià le querele, odale fi rida Facile 0Dea ti fia , s'al tuo bel Sole
Veggio fqu arcìato il tuo bel crine, tl vìfo. Perpetua notte empio defiin defina,
Il veggio 0 bella-, al vaticinio credi, \ Con quell'impero che lafiu t'è dato
,
S e non ami il tuo danno, indietro riedi • Vincer Natura, (fi ingannare ilfato,
1 2^ l
Ù
al hu orno il Ciel concede
Antivedendo il fuo vie in tormento Speffo per gratta
Protheocon quefio dir Ciprigna a alfe , f Le fue tempre eternar caduche e frali*
Fila afecifollo, ancorché l'onda, e l vento Arianna non conto, e Ganimede,
Fer che'l tutto difinto vdir non ualfe , Cb alalie Deità fon fatti eguali ,
Egli il ceruleo fuo fumofi armento E per Racco, eperGioue ancor fi u e de.
Sferzato allhor perle campagne faifi , Che trà le pelle viuono immortali
Dogliofo in atto fofpirando tacque > L’ effe mpio più vtc'tn filo ti mosìro.
Eheuemcnte s at tuf"o nel' acque,. D' un noto citi odia del regno nofrro
Glauca y
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CANTO DECIMOSETTIMO. 443
*34 1
39
Glàuco , che da Nettuno infra loftuolo La Dea que' detti afolta, e'non rtfponde
Aferitto fu dela manna elafe , Ma tace alquanto, efià tra se penfofa .
«37 142 .
Mor'il pianger che vai ? perche le cìglia Purché tu da cui fiol la piaga mia
,
. Non volgi homai di torbide infirene ? Può fialute fiperar mi prema ildorfio
,
Ben lìce a te, che del gran Dio fei figlia > Pur chi affienato , egouernato io fio.
Da cui felice ogn infìuentia viene Da sì Jòaue > e sì felice morfo
Con fimil priudegio merauiglia
, e Moggi sfidar per la cerulea via
Sottrahendo al gra rifi ho anco il tuo bene. 1 de(Irieri del Sole ardifio al corfio »
Operar quel, che fu talhor con ceffo E v'o del Sol più prefto, e più leggi ero
None (tal dium fauore,al cafo ifìeffi • Circondar dela terra il cerchio intero •
138 143
Sebcn la falce ria troncar la vita Tace, e rade pria Rhodo , lfola doue
Difegna in breue al giouinetto acerba , Dì Ciprigna ,
e del Sol lafiglia nacque,
Dal debito commun puoi con l'aita L'n cui la fiaggia Dea nata di Gioue
Francarlo tu di quella incogntt' herba ; 1 primi altari hauer'già fi compiacque
E torcendo al fiofil linea infinita Onde colui, che l’ Vnìucrfio moue ,
Malgrado dela Parca empia e fiperba , Oro in grembo le fparfie in uece a acque j
Farlo paffar, pria ctìellahabbia a fer, re Ricca del gran Coloffo, immenfi mole.
Al’immortalitàfenica morire . Simulacro del Sol , ch’ojfufica il Sole.
Quin *
444 la dipartita;
»44 14 9
'Quindi a Carpatho paffa > e paffa Creta , Del uago corfi al'impeto fugace
Che perora tratto entro l fuo marfi[por - Forze raddoppiale Siro attinge , é Phsna,
£ divento città pompofi e lieta , (^r, L 'una a morbo mortai mai non [07giace.
£ del ho[co di Ciotte alteraforno L'altra di br :h , fipolchri è piena •
*
£ 7 Labirinto onde l'vfitrfi meta ,
, Vifa a Cu brio d'o^ni fior ferace >
fido refugio ala trafitta Cerna Douc le rane garrule amm ti tiro . *.
*45 1 5 c
2*^ /w j
che fù poi detta Si me 1 verdi dumi poi feorge di Cea ,
Datafiglia dialifi , ne viene Ficca d'armenti , e fertile ifiletta*
E Telo incontra > che legione prime Pie tarda l'altra a di(coprir, ch'Eubea
De' fini vnguenti dala Fama ottiene • Dala prole dì A pipo ancora e detta •
DeìeC altane le (rondofe cime , Carisio a man a man , che l'onda Egea
D' ALI ipale a le pefiarecce arene Vagheggia tn torno, a trapajfar s' affretta ,
Varca e pur degli Amori amato nido ,
, Ai cui bei marmi il Frìgio > e l'Africano »
Di duo porti fuperba , addita (Snido . £ Paro tJlcfiafipareggia in u ano •
146 151
,
148 J
53
Vìe più lìeue , ch'augello , 0 che baleno , Sorge incontro ad -Ar nifia , e vede Chiù
De lo al/acre lido arriua .
Lofio di Di generofi pampinifeconda ,
Vede dOrligia otte (granata ilfino
, £ Lesbo , che gli accenti estrem i vdio
pofso Lato» a > lafelice oliua . De la fredda d' Orfeo lìngua circonda, ,
T rattìtn
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CANTO DECIMOS^i^Vo. 44 S
154
Trdltìen la bella Dea su le mine La coda, eh*egli in vece vfa di triglia.
1)' Ilio le luci alquanto intente e fife , Mone tl defirier del mar e, e’l mar ne fona
£ fofptrando del gran regno tlfine , E’n poche bore a fornir uien molte miglia,
Piagne glterror del fuo già caro Anchife • SM’ amorofi fiimulo lo [prona.
1Ma quando mirapoi 1*acque vicine L'alto fentier del Bosforo ripiglia
Di Stmoe, 0 #* // bel parto in terra mifé , Edcl'immenfoEufin l' acque abbandona
Da cui dee propagarfi il fuo legnaggto > E nuede Bizantio e non lontano
}
15* 161
Sbocca alfin nel* Eufin , ch’ai raggi viui L’Egeo fuccede,entro'l cuiflutto infarto
Fiammeggia dela Dea del terzo lume 7 hafi, chà dt fin’ or ve ne feconde,
Et ella pria eh' ala magione arriui. E Lenno vede,oue man tien Vulcano
Chiede non eli e del ceruleo Nume Officina di foco in mezo al'onde
Ma da molte Neretdt ode , che quiui E Seirò ancor , ch’ai Greco afiuto in nano -
d'tndomabU 7 oro ,
*
Che fiala fpemeal fuo penfier precifa . . Che dal’ Ab ante pepar a il l'toto •
Dadi treuarlovn tal defir l’accende , \ Opunte in primate 7 hebe indi gli appare »
Che rifila e d'andar ut in ogni gufa, Doue ifUfi dal canto hebbero tl moto y
T ritone intanto, che'l difigno intende Et Àulide , oui Greci insù l’altare
Di lei che tien su l’ampia groppa
, afiifa. L’alta congiura confermar col voto
Volgefi indietro efi raggira , e guizza 1
,
' E col rapido Euripo oltre fi n fugge (gt.
£ ratto inuer Sicilia il camtn drizza Al Sunto eftremo, cuci mar latra , t mug-
L’Adone, del Caualicr Marino. tf su
44 ^ \ L A 1 V A R T I T A*
169
Su la de/Irapoi tpAia i nuerfi Ae bene Di due pugne famofi e memorande
E d'Eaco aiAgrAn reggia appreso giunge. Sarai campo fatai piaggia funefia.
Siche può di Corinto appo Carene Roma la grande
Per l'vna, celebrar
Jj ifthnto vederle h't duo confin congiunge. Deue al fuo vtneitor trionfo e fefia .
Spingefi ad Epidauro,dr a T rezene, Per C altra altre mine e mifirande
E Scili eo lafidi e Ufcia Argo da Lunge Bizantio piangerà mifera e melia,
E quindi di Malta corre veloce E per. cfuefa , e per quella in mille lufiri
i6y ly
- Refia Dulie bio indietro, e'ndietro refia Tu damarmi di Cefare feonfitto
Dela famofa Elea la piaggia bella y Fuggi del Nilo ale dilette arene ,
Ch'ai de si rie r vincitor la palma apprefia, Ma data firage del naual conflitto
Onde il luftro,e poi l'anno Olimpia appellaw La bella fiamma tua seco ne uiene
Indiper colà doue afpra tempera Io da quelle d’amore il cor trafitto
Le riue ognor di Lepanto flagella » Porto, e partendo (oime) lafio tl mio bene
Strifida, ferpe, volteggia , e ne Intorno Ni so fi per dettino vnqua mi tocchi.
L’ifole degli Echini aggira intorno . Che l’habbian piu da nueder quell'occhi •
168 17 3
Paffando péri Echinadi la Dea '
Valtro eflerminio, onde dipors'afpetta
A quel tragico mar rìuolfe il ciglio , , Al T archefico furor morfi e ritegno.
Che del fangue Latin prima de uè a > Pia d' ingiuria immortai poca vendetta
E del Barbaro poi farfi vermiglio *ti Contro il diftruggitor del mio bei regno •
O fiacre al crudo Marte acque ( dieta )
• X
No no, fuggir non puonnaluagia fitta \
Quant'ir a, qudi'horror, qua co fcopiglio ? Il cafttgo del Citi ben giufio e degno
Quat l'Europa da voi ? quai l' Afia attende D' batter guafti ad Amor gli horttfuoi carii
S augure >e mali in due battaglie horredeì E cangiati in meflebite t nofiri altari .
Vedrò
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CANTO DECIMOSETTIMO. 447
174 179
Vedrò pur là tuà Luna,empio Idolatra, Giunta in Trinacria alfin Ciprigna teda i
nemico al fommo Sol , Maftin feroce - Dì Peloro y e di Zane le ala cefiera.
Pallida,fredda, fanguinofa, (fr atra - Colà dove la mifera donzella
Romper le corna in quella tjltjfa foce . Prefa hauea forma di ral Itofa Fera,
Fremi , furia minaccia, arrabbia , e latra
, Glauco cercado in quefia riua, e‘
n quella >
Contro l'inuitta e trionfante Croce S’accorfie tn /imma pur , ch'egli non v’era ;
f
Vedrò con ogni tua quadra peruerfa E le compagne poi di Galathea
L'armata Babilonica dtfperfa . Ver certo ancor n'affecurar la Dea •
175 180
.
Crat te al valor del Gtouinetto lbero , £’ver (dicean) che dac he Circe in foglio
Difenfor del' Italia, e dela Fede, Mutata aquefiaMinfa hà la figura,
Che del Corfarper molte palme altero Speffo anarrarne viene il fuo cordoglio
Fiaccherài legni, e foglierà diprede*, Al' afpra felce , che di lui non cura*.
Spauenterà l'Orientale impero Maperche colma etoftinato orgoglio
Farà di £oflantin tremarla fede Piu trà fonde de’pianti ognor s'indura.
Lafa andò. Arabi, e Scitht , 1 bufi voftri Per medicar quell' amorofa piaga
Scherzo del' onde, e pafcolo de’ moflri . Ito e pur dtanztaritrouar la Maga,
176 1S1
Qui tace, indi di perle mhumidito Neia coffa del Latto
, ou ella Baffi,
Col vel s'afciuga de' begli occhi il raggio. L’innamorato e defperato Dio
,
Chele fouien,che'n quel medefmo lito Molto non hà, con frettolofi papi
Haurà l' e ffequte tl maggiorDiofeluaggio, Quinci a pregarla fupp lice fen gio',
%
Quando arrecando a meza notte vdito 0 eh’a Ime n per virtù et'herbe, e di fafi
De' nauiganti Jìuptdi il uiaggìo. Gli facciali proprio mal porro in oblio,
Farà lunge fonar gli Acrocerauni - -
O che tornata ala fimbianza antica.
L'vlulato de ’ Satiri , e de’ Fauni • Render la voglia a’fu oi defri amica.
177 182
Mentre Venere bella in flebil' atto D’bauer tanto travaglio inuan perduto
Del do lorofi humor terge la guancia , Ala madre d’Amor forte rincrebbe,
Tritone Attiotrafiorre , edaNaupatto E del fiero pronofiico temuto
Ver fi gli horti d’ Alcinoo oltrefilanda. L’infauffo aufitcìo in lei fio/petto accrebbe
Soffia, e sbuffa an belando , e
p gran tratto Ma temendo , che troppo oltre il deuuto
S’apre la uta con la Tardi tornata a fvocamtn farebbe.
fi agliofa pancia >
F tanto allarga le robuffe braccia , Per ritrcuarfi ala gran fefia a tempo
Ch’entro l’Ionio fin tutto fi caccia. Differì quell’affare a miglior tempo.
183
F dagli efiremt termini d Epiro lrnpon , che’t corfi ilpiù che può fpedito
Di laptgià il confine vitimo afferra. Volga aCither a , al corr'tdor guizzante >
Scorrendo in lungo y e fiatiofi giro Ch'effendo posi a in sùl’effrtmo fite
Tutto il gran lembo » che l’Italia ferra. Del paefi di Pelope a Levante,
Pino a quel braccio , da cui già partirò Dal tempeftofio, e perigliofi hto
Donde cruceiofe la feconda terra Di Sicilia non e molto di/l ante.
Quando con fier di u or t io a forzafinta Quegli vbbidifiefn breve ecco eh’alfine
Reliò da Reggio l'Jfola difi mia . Del bel loco le [piagge hàpur vicine .
Ff z Se
44* LA DIPARTITA, CANTO XVII.
184 .
«
*
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LA
CANTO DECIMOOTTAVO
MORTE
ALLEGORIA.
Ella congiura di Marte, e di Diana contro Adone fi
dà a conoicere, che tanto i animo bellicofò, quanto
jl cado, fogliono odiare il brutto piacere jJVno co-
«t. . . : Vi
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4;i
ARGOMENTO.
SDaPi nt a da
del ri li
Falfirena Aurilia infida
a I di Marte a Marre auifo.
Poiché dal fier Cinghiai il vede vccifo,
11 gran dolor fàcile ièllcfia vccida .
Vvno e dolce trafi allo , e dolce affetto , li or di defire, hor di furor s accende
Quando di là , quando di quii la gira
L'altro produce filo odio , e dfrpute* . Alternamente o l'appetito , o l’ira *
ff 4 Ne la
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4J* LA MORTE,
’
f 9
lieta guerra pero che quella e quefia
, S' Amor (feco dice d)non può gìonarmi.
Pafion difior dante a gara fanno Se lufinga, promejfa , oro non giou a
Vincitar le più volte alfin neretta, Se de’ tremendi miei magici carmi
~E ne trionfa il lufnghier J iranno, f
Vana riefee ogn'in allibii prona
Che'l gran competitor preme e c alpefia Se non vaglion le forza, iferri, e l'armi
Onde la rabbia poi dtuenta affanno S' altro rimedio vn tanto mal non troua ,
E là doue pur dianzi era Rema A far alme no il mio depr contento
Seruc di cote, ou'ci gli frali affina • Varrà forfè l'inganno, e’I tradimento.
5 10
Souente allhor,che di quan degli brama Aurìlla era vna Ninfa , ancella antica
Il fin di confeguir non gli e permeffo Dtla Diua di Cipro e di Cithera
,
Dal'amata beltà, che noi riama Bella, ma poco foggia, e men pudica,
Suol congiurar col fuonemicotfieffb . Auara alquanto, e garrula, e leggiera .
Ch'ala vendetta in vn s'arma con effo Più eh'altra allhor del'amorofa fchiera •
Quel diffrezzo lo ftimula > e l'irrita Conofciuta coilei mobile e vaga
jt congiunge rfi feco , e dargli aita . Voifi il fuo mezo adoperar la Maga •
6 1
Mas'auien, che dal’ Ira a terra finto Col[eia quando incontro a Citherea
Amoreaggia dal trono , ou egli fede. D'alcun heutsdegnetttrera ancor calda,
Poiché per vna volta ella l’ha vinto , in tempo apunto , ch'afiiugata lattea
&
E debellato, abbattuto ti vede, Più d'vna tazza del licor , che [calda .
guai feruo il t'tenfitt'offro giogo au'tnto Mcnouui vn moilro fuo la Fata rea.
Ne fiorger ne regnar più gli concede j
, Contro cui non refio fede mai falda •
Anzi lo sforza con fuperbo impero Così la vinfe, e non trouò ritegno
A diffamar qaelch' egli amo primiero* Ad effeguire il fuo crudel dtfegno •
7 12
Di quefie due facelle ac cefa il core • VIntere fife vi venne , e con l'vncino
Paifrena la faifa Incantatrice * T rafie l’auida Ninfa ala fu a rete .
Tutta del bell' Adone ai danni intefa O fame infame del metallo fino,
Sembrafolta Baccante, o Furia vltrice O facro troppo, & effecrabil fi te
il modo ffol da vendicar 1 offefa (he non mai fa t odarti hai per deilino,
Penfia, e come dar morte ai infelice ; Ch'ognor quato più beni, hai men quiete,
E fecondo il furor , che la configlia A che non sforzi tu gli humant petti.
Dorqfto, hor quelparer lafiia, e ripiglia Signoreggiati da'' tiranni affetti ?
8
Hon cotanti color cangiala piuma. Carea a oro la mano , e d'ira il fino
Che ngemm a ala Colomba il collo inforno, D'ira, che chiùfa più, viepiù sfauilla.
ffluado mofira a colui, che'l modo alluma , Cieca dal fumo di quel no veleno.
11. fuo belve^o in varie guife adorno, Che da'foaui pampini di sitila.
fuganti la pafion , che la confuma, Di quanto far bifogna tnilrutta apien$
Và mutando penfier la notte , e'I giorno V affine dunque la malvagia Aurìlla,
Alfine i dubbi onde la mente inuolue.
, E dritto il paffo moue a quella parte
In vn partito perfido nfilue* Là douc sà,che ritrouar può Marte .
Riir òu olio
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CANTO DECIMOOTTAVO. 4J 3
»4 19
JRìtrouollo filtngo , e come quella , 7al dagelofi sii muli ferito j
Che di prudeza afre n mai nofoggi acque , 7rà sefremendo il Capitano eterno
Glife con lunga , e lubrica fduella Poic'hà l' annun no inafpettato vdito
Cefi vdir 5 che et vdirforte gli fpiacque , Par Furia agli atti , &
ha nel cor Plnferw
Narro gli amori de la Deapiù bella Fuor del' albergo e difislefjo ufitto , (no
,
f
E de'progre si lor uuIIagli tacque . Ilferro appresta a vendicar lofi he rno ,
L'età del Vago , e la beltà dipinte , £fenza indugio ebro d orgoglio infan ,
E’n più difiorfi ilfuo parlar difiinfi . Il Giouanc sbranar vuol difua mano •
20
Scioglie la lingua baldanzefa e pronta, Hauea l'iduflrat or degli Hemifperi
£ nonfenza alcunfregio il ver gli efpone . Nel' Atlantico mar la face eìiinta
Gli affermate he p fargli oltraggio & onta L'ofeura terra hauea di uapor neri
Data s'e in preda a vn ruflico Garzone • Lafaccia al chiaro Ciel macchiata e tìtal
£ l hìfl oria , e la beffa indigli conta Reggeua il Sonno gli humidi defirieri
fguandonafeofe , ef efuggire Adone, Dela Notte di nebbie , e d'ombre cinta
Che per tema appartato alquanto il tenne. E con placido corfi e taciturno
Poi richiamatofubito riuenne % Volgea lefi elle algran camm notturno »
1 6 21
Ditegli , che di luifecofiletta Nelprohibito altrui bofiofilu aggio
Semprefi ride , e feorni aggiunge a fiorni. Vaffene Marte alofparir del Sole
Glifiggi unge ancor poi , che la diletta Ch'alo fpuntar del mattutino raggio
Tari ita e dal fuo ben per qualche giorni Sà ben eh' Adon tornar dentro vi vote l
^
Che colfiero riuale entrato in ira Dunque di qu elle , ch'io ftimaua intatte
Schiumafangue ala foco, e sbuffa vento
, Bilie zze incomparabili e diurne
Dagli fguardi feroci ilfuror fptra Poffcditrici indegne ( cime ) fin fatte
Ne' tremendi muggiti ha lefp attento ; Roze braccia feluagge e contadine ?
Nela bocca , e negli occhi horror raddoppia bramar apena ofai lontano.
filu el eh'io
folgore che roffeggia t c tuon che fcoppia. Preda diuien a un c acciaiar villano ?
Oviì
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*5 4 LA MORTE,
24 29,
O vie più de!e Ptifferefugaci Et hor l'armi , e trofei baffo e vulgate
Che t ranno il carro tuo vaga e leggiera ,
, Concorrente mortai di man ti toglie
filiamone'' vezzi tuoi finti c fallaci f
E offri pur che quelle membra care
,
Stolto è chi crede, e mifero chi fpcra . Sun delitie communi aialtrui voglie .
Quand'io credulo a quel, che mi giurafi , S'vn pargoletto ogni tua gloria vccide, »
Pier qual farà dentro Ì Inferno Aletto Se fu fie quel, c/i ad Hecatecl Alterno
Seta figlia. diGiouc in Cielo e tale ? Borio lo feltro ruginofoin dote ;
Che far an L altre Donne infami e ree ». Fot re iti almen di quest'oltraggio audace
Se feltratefon l'tfiejfe Dee ì. Darti con più ragion conforto^ e pace»
26 3*
Perfido fifio , ahi coni inganna e mente fucila destra immortale e forfè Itanea.
fucila beltà , eh' a torto il Ciel ti diede , Per cui foli reman Rhodope , e Pangeo ?
Volubile qualfronda e la tua mente > El forfè rotta quella fpadafranca.
Inviabile qual'onda è la tu afede . Che già percoffe Encelado e Tifeo ? ,
'
27 3 Z .
,s
21d dotte Marte il tuo furore ? e dotte Cesi doleafi il Cau alter del Ciclo
L'alto ualor » che fignoreggia 1 ferri ? 7 r a fitto il cor dal difpietato auifo
Qjt egl' innocenti , c miferi, eli a Gioite E vie più fredde del notturno gelo
Gridan merce ,finza pietate atterri .. Eran le brine , onde bagnaua il vifoi
Contro chi meno il merito fi morte fu andò colei , eh' e reuerita in Deio,
7 alhor fuor di ragio Eira dijferr't. (stililo, jlffaccioghfi innanzi ahmprouifi
Di strugger fquadre armate hai pur tra - E degli vditi gemiti feroci
E t offende , efchernifce vn vii fanciullo . Ruppe nel mezo le crucciofc voci ..
28 .
**
Sci tu colui, che i popoli, e gl'imperi Che vai (gli dtffe ) il tuo tormento ignoto
Mieter siale radice hai fpeffo in vfo ? A q nefi ombre narrando /sorride e nere
Per erti la Parca innafpatrice interi Senz alcun prò del bofio ermo e remoto
I ’ota t aiuole a ifi eoli dalfu Afior dar laure, e nfuegliar le fere?
fi?
Non fe tu quei chai degli Scithi alteri
, Altrigioific,e tu qui brauiavoto
Del Gelon , del Dificn l’orgoglio ottufo ? Altri 1 ripofi tuoi si afisi a goder e.
Dietro al cui carro in tutto burnii ne mene: E tu minacci } e col tuo van lamento
II J error col Furorfretto in catene ?' 7 agli gran colpi alarla , e sfidi il vento .
Sembri
CANTO DECI M DOTTAVO. 4 JJ
34 19
Sembri [c ber me n do la/prezza: a [pada, Ella d' Adon la [gnor ta tri ha tolta.
7 i^rfyche dietro al Cacciatcr s affretta. Che pronto era a figutr glifi udì mici ,
Ma trattiene ilfuo corfo a meza jlrada Ma con lunghi fermon più d'vn a voli a
Sul bel chrifial,ch' a vaneggiar balletta, Da quel carni/» lo difior rio cefi et.
E mentrefa pur neghittosa a bada, Il or per punir questa tn[lenza folta,
Perde la prole infiume, e la vendetta, lo vo no tendo a lut,nocere a lei.
Quando volar deurebbe, e con gli artigli Che qualunque immortai , i ama sì forte ,
Toglier la vita a chi le tolfe ifigli • Che so, elidia morrà nelafina morte.
35 4°
N
Tu pero Dìo sì prode , e si gagliardo Toccar quelfuo mal nato oso le crude
Non da d'vn [angue vii tingerle mani Armi pencoloficcarmi interdette
Ve trefili ( e chi noi sa l ) [ol con vn guardo figu elle, ou ancora il mio furor fi chiude
Sub biffar quelfantini, disfarlo in brani• Dico di Mele agro arco, e fante,
Ver quella poi, che di amorofi dardo figu e >ìc (’ilgiur’ioper T infornai palude)
Tipunfeil core , t tuoi dolor fin vani. Da fe ttejfefaran nofire vendette,
Sai che fermezza in lei può durar poco,
,
Perche fon talt, che giamatnon [anno
Sendo figlia del mar , moglie del foco. Portar’ a chi le porta altro che danno «
3
6 41 ’
37 .
il ut net
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4 $6 LA M OHE,
44 49
Quinci malcauto, e temerario accrebbe Oltre Parcoa gli tirali. ha nela defitta
fan Gorgoglio nel cor, tanta fidanza. Crojfa mazza,pefante, enoàeruta
Che prefumendo poipiu che non debbe y Che fu rozo troncon d'eleefiiu esita,
Di rientrar ut ognorprefe baldanza ; £ ferrata è da capo a punta acuta.
Onde il crudo deH m, eh'a Uhor benhebbe Con la manca conduce, (fi arnmaefira
D’efieguir l'ira fu a campo a bafianza, Vn fuo Le uner, che'n ogni affari'aita'.
*Xra(fel,mentre Ciprigna era lontana. Ne mouon mai difeompagnati il piede.
Irà l' infidie di Marte, e di Diana . Con bel cambio trà lor d'amore, efede,
45 .
50
Sorge a /’ Aurora, ma dolente e mefia, fuefì'era il caro, ilfauorito,e nato
£ con pallidafaccia-, e nubilofa D'vna Cagna Spartana era, e d'un Pardo.
Si dimosiraua ben nuntta funefta Non fu gì am ai sì lieue augello alato.
fiuti dì crudel d' alcuna in fauffa cofa Non sì rapido mai Parthico dardo.
£or tana dcla Notte il velo in tefi a. Non sì veloce Zefiro, eh'a lato
La ghirlanda sfrondata, e fanguinofa, Alfuo prefio uolar nonfujfe tardo.
Onde il Sol, che ben chiaro ancor non era, NÒ coffe vnqua sì fnetla 0 Dama, b Tigre,
Purallhor fi leu aua,eparcafera, C h'àppo quel Can non raffembraffer pigre.
46 . .
5*
fluad'ei,cb'vna gra caccia il giorno dianzi Spirto viuace hauea, corpo ben fatto
Dentroil loco medefimo hauea bandita. £ la fuga sì pronta, e sì leggiera.
Più etvna truppa afar, eh'oltre s' au anzi Chefpefio il Daino, e'l Ceruo agtle e ratto .
47 „ 52
.
Tofio i più fieri e generofi Cam, Pra al collo il celiar conforme apunto.
Di cui gran moltitudine adunofsi. Picco monti , che l' amorofa Dea
Per de»fi hofichi , e per aperti piani D'vn bel ferico brun tutto trapunto
Pur da' maeftri lor guidati e mefite Dì propria man con fottìi'ago hauea,
Segufi,e Veltri , e co' feroci Alani £ v hauea, non penfendo, infortepunto
Venncruiiformidabili Molofsi, Hifioria efprefsadolorofa e rea.
Pigli d Angliche madri , e Corfe,e S arde, Di Cefalo la caccia empia e fune Li4
£t altre varie ancor ra^ze ball arde, (Tragico augurio J è in quel lauor cotefia
48 53
1
Armafi A don dafolle audacia fpinto, Così guernito, con fecura faccia
Egli arnefi maluagi apprefta e prende, Colàfen gì 0 fio u e Fortuna il traffé,
dà del'arco eJfcerando il collo ha cinto Ne lafamofa e memoragli caccia-
Cià l'infaufìa faretra al lato appende Il bell' Adone a compartir le lafise.
Il 1 uruo corno hà dopo'l tergo auinto • Già' l lungo odor dela ferina traccia
In cui lo fnalto in sù l'au orio Splende, Seguono i bracchi con le teli e beffe.
Ma pero candido e bianco
l' attor io Già vano i veltri a coppia a coppia intorno.
&
Cede ala bella mano 3 al belfianco. Ma non- fifonte ancor ucce, nè corno.
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CANTO DECIMOOTTAVO: 4/7
54 59* '
Ciòfatto del cacciar lordine dafi > E tal uìdio di cani ? e di cavalli
E la guardia s' affégn a ad ogni ilrada , Menando il gran L v i a i elettefch'tere y
Accioche quando a dar la/fallo h aurafi T albor di Senna per
1‘ amene ua Hi
Senza bifogno altroue altri non uada. Cafligar l'otto , efèguitar lefere ;
Ciafcùnguardail fuo pollo e tutti ipafii
, E con Pinvitta man , che regge i Galli y
Son ho mai chiùfi» oue'l c ami n figuada , E eh'e nata a domar genti guerrert[,
Intenti e pretti a cuttodir gli aguati Trà i lor covili più ripofii & ermi
Stdn su l'auifo i Cacciatori armati , Efp ugnar per trafiallo i mofiri inermi »
61
Jì>uì comincia a leuarfi il romor grande , Tulta la felua difcompiglio e piena >
Di latrati , e digridi il del rifona . Chi tefi l'arco , afaettar s'accinge >
Rimbombo tal moltìplica » e fifpandc , Chi la rete raccencia , e la catena ,
Che lafeluaftordifee , e laria introna > Chi la fune rallenta , e chi la Siringe',
Efa per entro , afronte , e dale bande Altri il can»che fquittifce»a forza affretta.
Degli arbori tremar l ampia corona t Altri fcioltoil cor don » £ irrita e fpittge »
Et Eco nfentir , che'n quelle tane fu efii col raucofuon lafera sfida
Raro , o mai non rifpofe a uoci humane . fu et foura unfaggio di lontan la fgrida
57 62
Ecco vulgo fmacchìarfuor dele coue Scorre Adonlaverdura » entra filetto
•Di man ftei e fere» & innocenti. Trà i piùfolti cefpugli , e fende » e poggia
La Lepre vile in dubbio il còrfo mone , Tanto che troua un torbido laghetto
Nel timido Coniglio i pafsi hà lenti u Accumulato di corrotta pioggia ,
Sparfi van quinci e quindi , e non fan doue E s' ac co/la ala cofla , ove gli è detto
De' u e echi Cernì i fuggitivi armenti , Che gran Cinghiale»e fpauentofo alloggia.
Sola la Folpe afiuta il pie fijfrendc Perche veder » perche diflrugger vole
eh' ad ingannar l'ingannatore intende , fu eli'animata , rfmtfurata mole.
5 »
Ma'l tropfardito Adon » che d*hauer crede Fior qual ti mena a volontaria doglia
Altrettanto valor , quant'hà bellezza Fàciullo ìc autofo tua fiacchezza» oforte ì
Difugace animai minuteprede Del'afpro tefehio , e del' hirfuta fpoglia
fu afi indegne di luifitfdegna efprétfa. Non fia gì amai che'l bel trofeo rtporte ,
»
Vergo-
CANTO DECIMOOTTAVO. 4S9
74
Vorgogliofi Cinghiai, che di duo Numi Apre le turbe, e le ritorte sforza
Coua tn feno il furor .fi leua .e vanne, Ne v'bàptù che C affronti, ò chi C drreftì.
E firalunando gl'infocati lumi. Ebro difangue, ilfuo furor rinforza ,
Et arrotando le rabbiofe sfanne. E ne lafila in altrui fignifunefit .
Fiacca intorno te/pine, e/pezza i dumi. Superato ogn intoppo, ei paffa a forza,
Fa le frafche si rifilar, fonarle canne, Efa fuggir que Cacciatori,e quefìi.
'
84 89
Non perde Aden coraggio , e dà di piglio Ode guaire ilfuo fedele , egira
sii fecondo qu udrei, eh' e vie piu fino, A don le luci , oh tifigiace vccifo
Efpera nel Cinghiai farlo vermiglio. E d affetto gentil mentre che'l mira
, ,
Tolto Chauea perfino peggtor dejlino } Malnote n tur dtilfuo Signor diufo
Onde nel fiero , efurtojo core Gli chiede aita con lo /pino in bocca.
5'ac copi aro due fune > ira , (fi Amore . Colmufo tl lecca » e con la zampa tl tocca .
85 9°
lo {ir al, che l miglior fianco al moflro colfc, A
T amofido!e don , tanto fi [degna %
D' fumano ardor l’alma whumana accefie, Che giaccia eItine a la fua fida fcorta y
Onde quando al fanctul gli ou hi rtuoifi y Che mentre vendicarla egli dtfègna ,
Che da lunge il truffie , e non ioffefic Vie più l'ardir , che la ragione il porta
Vago del danno fino , non (ine dolfe , faccia seno,'ofolUa,che che n’auegna,(ta»
Pia per meglio mirarlo il corfio ftefie , Vuol, che mora il etu del che glie l'hà mor-
Et tngordito di beltà sì vaga Viuer non cura, e pur thè’l Porco affaglia %
( Miraeoi nono ) inacerbì la piaga • fio chiede al proprio cor,fe tanto et vaglia
86 91
Chi dunque Hupìrà , che del fratello Deaerato s'apprefia ala vendetta
ArdeJJe Eiblt con infame ardore f T en tando imprefa , oue valor non vale
E Mirra , di cui nacque Adone il bello , Et efpon sì ,per troppo amar Saetta ,
Adamar s accendejj il genitore,
? Senza rifioffa a volontario male •
Qual merauiglia fiacche quello e quello fafii incontro alferoce , indi l*affettai
Per la propria fu a(fiecte infiammi Amore Pria brandtfi e lo Jpie do , e poi l’affale.
Se nel cor etvna fera hebbe ancor loco Sopra il muco fipiantale mentre il fede l
Sì violente , e mofhuofo foco ? Segue la defra man col deftro piede •
87 92
L’dnimofi Girzon veggende il Verro , Co n la tenera mano il ferro duro
Che gli figira intorno , e gli s 'a c coft a, Spinge contro tl Cinghiai quantopiùpotei
Pian ritenta per faluarfi olmo , ne cerro > Ma più robufio braccio , e più fecuro
Non cerca per fuggir grotta ripofa Penetrar non poria , dou'ei per co te .
Ma gitia l’arco , e del' hafiato ferro V acuto acctar , com'habbiavn (aldo muro
Cli rtuolge la punta inuer la cofla ferito , ouero vna[Labrofa cote
E foura ilguado , oue lafirada ha prefa Com babbi a in vn'ancudine ptreoffo
^intrepidofiferma ala difefa Tornafienza trarfuor filila di rofio .
88 93
Prima il guinzaglio al fuo Saetta allenta Quando ciò mira A don riede infifiejfo
,
fugge,
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i *
C^NTO DECIMOOTTAVO. 461
99
Tugge, mal mottro innamorato ancorA Tu Morafz.on,che con colori vini
Ver C itteffo fentier dietro gli eie/te. Moribondo il fingefiiin viuc carte,
Et intento a feguir chi Pinnamora. E la fu a Dea rapprefcntatti,e i riui
Per Abbracciarlo impetuofo viene. Del'acque amare da begli occhi [parte'.
Et ecco vn vento al'improuifo all bora Spira agl'inchioftn miei di vitapriui
(Se Mar te, ò Cinthia fu, non so dir bene') L'aura vital dela tua notti'art e.
Che per recargli alfin l'vltima angofcia Et a ritrarlo ancor morto, ma bello
Gli alzo la velia, e gli[coprì la cofaa• Infogni ala mia penna il tuo pennello.
95 100
Tutta calda et A moria Befiia folle \Arfero di piotate ifreddi fonti,
Senza punto faper ciò che facefife. S’intenerir le dure querce, e i pini
Col mofiaccio crudel baciar gli volle Efcaturir dalefiondofefronti
il fianco, che vincea le neui ttteffe, Lagrimofi rufletti i gioghi alpini,
E credendo lambir l'auorio molle Pianfer le Ninfe,& v lutar da' monti,
Delfier dente laftampa entro vimprefife • E da' profondi lor gorghi vicini.
Vefizi fargli vrti j atti amorofi c gefii Driadi, e Napee ftempraro in piato i lumiy
Hon le infogno Natura altri chequesiu Quelle, ch'amano i bofcbi,e quette 1 fiumi.
96 101
Vibra quei lofi untone, egli contrafia. V\accorfe C litio , & alfoceor fio[eco
Ch /imor',e Gelosa mone arile ognora Ahi qualaltrui perfidia , b tuo misfatto ?
Gran lue di penfter nel dubbiopetto j (Grido) qualfato a tanto duciti m:na?
A cui la notte imagtnofa ancora E don d' amen, che sì dolente in atto
Raddoppiava timor , crefcea fifpetto. Conturbi del mio Ctel lana ferena *
Pero che con (embianza tnfauitaeria Se' tul mio Adone ? b da fallaciforme
Adorine'fognifuoi ferripremorta . Delufio il trtfio cor vaneggia,e dorme ?
i<>5 1 io
Diaria tra molti, che nhauea C'tthera, Dunque in preda mi lafci a pianto e ter noi
Vn favorito fuo Mirto felice, Dunque iniquo deftin tanto hà potuto ì
fittefio di più per man crudele e fer4 Jl rapì forfè in Cielo b nel Inferno
,
T ronco miro dal'ilnma radice Per amor Giove, b per inuidia fiuto ?
Dimanda il come, e la dogliofafchierd Rtfpondi 0 caro mio\ perche tifeerno
Dele Driadi piangenti al fin le dice. In tanta affiition tacito e muto ?
Che con J art are a e rigida bipenne Doue fon, mia dolcezza, e mio thèforo.
L'empia Megera ad atterrarlo venne. Leparole di mele, e i motti d'oro ì
io 6 1 1
calando l'Oceano
D!el' bora, che # Doue degli occhile pietofe faci.
fu afi ognifi ella in Occidente e fi orfa. Che furo il Faro al'alte mie procelle ?
Onde refiandò in Citi filo , e lontano Adon, fe mortofit, morto mi piaci,
Impallidìfi e il guardian del' Orfa T ue bellezze per me fitnfimpre belle •
La bella Dea , che fi diti r
ugge in uano , Cottilo fangueio fuggero co baci ,
Da mille acute uipcre ritnorfa, Tarderò co'fiofpir cento face Ile,
Dopo lungo pugnar col fuo defio Purcht morto ancor m'ami, e no tifpiaccia
Conceffe gli occhi ad vn profondo oblio. Hauer la tomba tua trà le mia braccia.
107 1 1
Lt ecco in quefii torbidi r ipofi Eifponde. h' quefio, oime crudele amica,
T rà le noti urne, e mai tu Une larue fuanto dal vostro amerfperar mi deggio
Con occhi ahi quant’ofeuri, e lagrimofi quell alta fede antica
Così s'oblia
De! bell idolo fuo L'ombra lapparne, C'haura mai sepre t quello petto tlfoggio?
total non già, qual ne' giardini ombrofi Voi qui trà giochi, e balli, ond.'à fatica
fuando ir» Cipro il lafeto, vitto le parue• Vi traggelifin no, hor'occupata io veggio »
Sconciamenteferito, e'n vifia e([angue E le miferte mie curando foce,
Dal belfianco piouea gorghi di fatrgue Più non vi rifouien del nofirofoco .
108 *3
1
La chiomati cui fin or più diyna volta Deh fe no fredda intuito entro il coruoflro
Dele glebe del Indo ilpregio hà vinto. Vtue di tanto ardor qualche fintilia,
Squallida, bruna, e bruttamente in colt A E fe pur teffer Dea del terzo c Inoltro
L’vfato fuo fplendor le mollra estinto. Amorofa pietà nel fin uifilila.
J Ivifi, ou' ogni grafia era raccolta. Volge teui a mirar qual' io uì moftro
De la notte d' A verno cfpvrfo e tinto, La faccia un tempo già lieta e tranquillA,
E macchiato del fvmo è di Acheronte E qual di furiali afpre catene
Il chiaro honor delafùperba fronte. Duro groppo miftrtnge , e mi ritiene.
Fotc/x
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CANTO DECIMOOTTAVO: 4 Ci
1 14 119
Poiché pur al mìo fi ratto acerbo dr empio Volgo(ne molto in alcun Dio mifido
Negan L'aita voftra ifati rei, Di certo danno opinion t incerte.
E d ogni altro am a tor mifero efèmpio. Temo non babbi a dela Fama ilgrido
Più non deggio goder quelch'io godei. De' miei fccrett le latebre aperte,
Tornate almeno a riuederlo fcempio, E l'orme già nel più ripoflo nido
Chefe crudo Cinghiai de' membri miei Del mio dolce depofito feouerte,
Pregoni forche non vogliate ancora. Cipro di tanto ben non e capace,
Che di tormento vn' altra volta io mora,. E' l mio crudofigli uol troppo è fugace,
.
"5 120
• S' Atropo ha rotto in su l rotar delfufo Le fere altroue con acuto firale
il fil del' bore mie ridenti e liete , Il bell' Adone a faettare intende
Et ai ombre del’ Orco, ou io fon chiùfi fluì, lafifa, a me d'antiueduto male .
Dato m'hà prigionier, deh non piangete Dardo vie più pungente il petto offende,
Poiché de voftri amori anco laggiùfi Ei con veltri mordaci i moftri affale
Pia ch'io fimpre miglortj in rtua a Le thè. Del cui forte abbaiar diletto prende
lluom piu viuer non detieni tanto lice 10 da piùfieri can d'affro tormento ,
E morendo per vot^moro felice. Che mi latrano al cor, morder mifinto . .
116 I2r
A Dio .mi parto ,ir mi conuienfra Palme, Ahi ben nela fi agio n fofea, e tranquilla;
Il cut pianto a pittate altrui non piega Pofan le membra in sù l'agiate piume j
Così dicendo, le tremantipalme 11 cor non già, che fi dtflrugge e{lillà,
Tender fi sforza ,
e'I duro ferro il nega. Poutro d'altro Sole , e d'altro lume •
Il duro ferro, che d'indegne /alme Al primofuon dela diurna fqùilla
Con tropp'afpro rigor le man gli lega. Le palpebre appannar talhor prefume,
A quel moto ,a quelfuon diferri feofit Quando leluci,che dormir malpanno.
Sciolfifi ilfonno , e Cii ber ea defioft. . . Al pianto aprir de urei, le chiudo alfonno »
117 122
Da quella vifon tremenda e fiera E’Ifonno, fonno ancor pie lofi anch' effo
il
Già vofio in que Ha a me terra diletta Giorno non e, che con infaufie cofi
Indugiar più non poffo ofide mie. , Non mi minacci alcun prodigio trillo-*
Già la cufìodta del mio ben m affetta, Dchquantcvolte l'intrecciate rofe
E mi richiama ale magion natie, Per [èli effe cader dal crin m'h'o villo ?
Troppo del'altra mutdia il cor foffetta E quante fcatunr dal'amorofi
Non mel vada afurar per mille vie » Poppe infume eoi latte il{angue mifto ?
L'onda del mar dala rapace arfura La mano il pettotnuolontana offende*
De ladroni d' Amor non ni affé cura. E malgrado degli occhi il piantofende
Gg 2 Mi
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\C4 LA morte;
124 12 9
Mi fiembra il lieto appiaufi vrnofuntilo» Sofpeft sto tra lo fpauento, e’I duolo.
E le cetre per me non fon canore Nulla più mi rallegraci tutto io temo •
Non so che d’infelice e di mole sio
, Sù [ufo augelli, accelerate si volo ,
E l’ auree nubi de’ confini Eoi ffualhor cercando ai figli efia lontana
Rompendo và con le purpuree rote. \ T ore e il paffo da lor ramingo e vago,
Ma pur laffajn andando hauer co’fuoi •
T emendo pur, nelafaffofa tana
Trauagitati penfier tregua non potè. Fiero non entri a diu orargli il Drago,
Et ondeggiando ognor tra quctti e quelli &pur furttuo intanto il pie non motta
Vola affai più con lor,che con gli augelli, D attuto Armeno a faccheggiar lacoua.
126 *
3 *
Cime, dunque il mìo ben(die ea tra via) Cià di Cithera ala magion celefie
In lochi malficuri e pengliofi La bella Dea d’ Amor facea ritorno.
Ad ogn incontro di Fortuna ria Già di rofi , e di perle in un conte e
fi
Solo, & a mille rifi hi in preda efpofi S’hauedl crin biondo, e’ l biacofcno adorno
tìebbi corego mio core , anima mia, E mentre il chiaro Dio, chefpoglia,eve(le
Di l afe i arti tra moli ri empi e rab biofi ? D’ombra la terra, e difplendore ilgiorno»
Nemici di pietà moftri arrabbiati, S tracciaua dela notte il bruno velo,
Ma molto men di me crudi efpietati L’vltimefielle accommiataua in Cielo.
127 132
Eforfè apunto allhora intento io m’era L’ Aurora intanto che dalfuo balcone
,
Ne’ giochi a trafi stilarmi, e nele fette» Gli humidi lumi abbaffa ala campagna.
fiottando deueui tu, gioia mia vera. Vede anhelante, e moribondo Adone
Con la morte fc berzar per leforeste. Ch’ ancor con fieuclgemito fi lagna.
Ben mi starla, c’haueffe alcuna Fera Vede,che’l duro fin del bel Garzone
T in te nelfangue tuo l’vnghie funefie • Ogni Ninfa con lagrime accompagna,
Ben per vn fallo inefcufabtl tanto E che tutte iterando il dolce nome
Ciufa pena mi fora eterno pianto. Battonft apalme,e fquarcianfi le chiome,
128 *33
Dehfarà ver, eh’ ancor tra quefie braccia Die e ano. E morto Adone. Amor dolente,
Stringer ti pofia vn altra volta mai ? Hor che non piagni ? il beli’ Adone c morto»
Degg'io più ribaciar la cara faccia ? Empia fera e crudel col duro dente.
Bilie dio de’ begli occhi i dolci rat ? Col dente empio e crudel l’vecifi a torto.
Begli occhi, ahi qual timore il cor m aggiri- Ninfe, e voi non piangete 1 Ecco repente
vi trotterò qttatdidzi io vi lafa ai? (accia, Adon vostro piacer, uofiro conforto
O’fpent a c forfèpurlalucevofira, Lafiia del proprio fangue humrdi i fiori.
Bicorne ilfogno h orribile mi mottra ì Piangete Grafie, e uoi piangete Amori .
Giace
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CANTO DECIMOOTTAVO/ ag s
x 34 x 39
Giace Adone il leggiadro. Adone il vanto Lafila 0 Dea(le dicea)deh lafila homai
Di quefle valli in grembo al'herba giace Di rotar l'orbe tuo , che più nonfp tende.
Pallide ito, e vermiglio . Il rifi, il canto Non vedi tu- laggiù {fienài, chefai?
Lafciate oMufi. Amor/pegni la face. Di morti, e dt dolorfimbianza borre ndc ?
Piangete Adone , Adon degno è di pianto Cingi il bel crin y non più di rofi, trai.
Sbranato da Cinghiai crudo e vorace * D'atri ciprefsi , e difunefi e bende .
Adontai noftro Adone hor p iù non viue^ T empo non e d*far per la via torta
Piangete o fon ti, e lagrìmate o rìuCy (Metro il tuo Sol tramota ) al Sol la fiotta.
135 140
Pianga la bella Deal' amante amato Non così et Euro ale gagliarde fio/Ji
Se pur quaggiù dala fu a sfera il mira*. Frema in alto Appcnntn pianta nouella,
Non più la bacia no, non più l'vfato Come aP annuntio bombilefi mofft
Sguardo foaue in lei pietofo gira. D'accidente sì rio la Dea più bella
Più del moftro homicida hà il cor/pie tato, Fermo vinta dal duol, che la percoffe.
Se'l caro Adon non piangere non fo/pir a. Ilfuo corfi, il fuo cerchio, e lafu a HeHa,
Stilli in lagrime gli occhi afflitti e molli • Stupì,fmorìfù dal mortai dolore
Piangete 0felue,e rifpondete 0 colli* Suppre/fo ilpianto, e s'ingorgo nel coti,
*
36 141
'
, ,
Mifero A don, tu pien di morte il vifi Ma poich'al' ira ìmpetuofail duolo
Verfi l'anima fuor languido e fianco. Ceffo ,e potè del petto il varca aprirti
Porta piagato a vn puntole porta ineifi Parte volta ale/Ielle , e parte al fuolo,
Venere il core di bell* Adone ilfianco. .
Prefe altamente in quefia guifa a diri.
Ilfianco (oime)del bell' Adone vecifi Hor qual,viuo colui , che regge ilpolo,
Più del dente ,che l morfine belio, e bianco- Hebbe tanto poter, terreno ardire ?
Raddoppiate co’ pianti alto 1 lamenti Regna il miofimmo Padre? 0 pur' infimi
Piangete 0 fiumi, e fofpirate 0 venti* Signoreggiano il Citi gli empi T itam ?
*37 1 42
- . . .
Cani infelici , il voftro Duce 6 aro Rotte forfeit rupi hà d' In ar ime
Freddo sù P herba , e laceratofi a/Tt. Con l’altera ceruiceil fier 7 tfeo?
Piangete Adone , e di latrato amaro Da Vefeuoyil cui giogo anccr Sopprime,
Empiete i muti bufi hi , i caui fafit- Rifilleua la fronte Alcioneo ?
Pojchi vn tempo felici, hor ter ascaro
• Baie valli d‘ Abiffo ofcurc ime &
De lì in rigido e rio dolenti elafi. Fulminato riforge hor Urtar to ?
Già lieti, e chiari, hor dolorofij fofchi. 0 d'Etna in Cipro pur fi ricondud
'
Già non oso con voglie a voi rubelle Salta dal' aria , e vede apertamente
Quel mio,che co laggiù morto fipiagne. Adone a duro termine condotto.
Per affalir.per oppugnar lefi e He V e de data lunata arme pungente
Lubricar torri , 0folleuar montagne Il vago fiancofulminato e rotto,
Già non tento con quella mano imbelle. E'I bel collo sugli homcn cadente, ^
Sol fere vfa a domar per le campagne, E la bocca, che langue,e nonfà motto,
Soura l' bum una ambiatone altero E’n veggendo ferrar luci sì vaghe
Zdvfurparut l'honor , torni l’impero Sente aprirJt nel cor profonde piaghe
14 6 151
Vanne ai templi diSctthiail tuo digiuno De'begli occhifereni ilpuro faggio
D’humd sagù e a sbramar Gtoue rabbiofò. Folto nembo di lagrime couerfe.
Qual fu la colpa? tn che t*offefeo Gtuno O qual'onta ale guance, 0 qual’oltraggio
Quell'innocente effangue, ejànguinofo ? Fece ale chiome tnn aneliate e terfe.
.
Cktc dea forfè arrogante importuno S tracciò He, e del bel vifo il viuo Maggio
Gli abbracciamenti del tuo ingordo Spofo? Di viuo[angue, immortale afperfe. &
Anzi humilmete , e fenza alcuno orgoglio Et ai caldi [offir Untando il freno
V inea romito in [alitano[cogito. Con man s’offefi ingiù riffa ilfeno
147 152
jdacheglivalfioime? nonpuocelarfi Toslofigìtta in su l bel corpo , e come
Da maligno Ituorfomrna beliate Forfennata, e baccante fi grido[doglie.
Bor etogni vottro ben fupcrbt, e fearfi Gli difaccia la vefre, il chiama a nome.
Trionfando di me, lafsù regnate Gli ricerca la piaga,e'n braccioli toghe
Poich'ella ha quefli detti al' ariajparfi. Poi lefanguigv^, e poluerofe chiome
Per lepiagge del Cielfrefce e rojate Con gli occhi laua,e con le man raccoglie,
Portata dala gemma Colomba E del cofiato tiepidi rubini
Velocifimamente a terra piomba. Terge con l'or de’ difsipati crini.
148 153
Trota forfè La bell» a man, eh' abbandonata e stanca
,
litiuba con tal rabbia in
N* aneto latrando infuriata e folle Rade ilfuol con le dita, e i nodi allenta,
Quando lafciar Ufella fi
‘gita feorfe Dentro la neue tepidetta e bianca
il Greco aitar del proprio[àngue molle. Del' una e l'altra fu a siringe, efomenta,
E tal mi credo in Babilonia corfé h'n lei quel moto e quel calar , che mane a.
,
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CANTO DECIMOOTTAVO: 4&7
iJ4 t 15 9
L'vn con muto parlar pietà chiede 0 miei veri fifpetti , 0 troppo veri
Pronfondifiim amente fofpirando . Sogni temuti, hor ben' il dubbio intendo*
L' altra con gli occhi pur gli rtfpondca Hor de prodìgi fpauentofi e fieri
A marifiimamente Lagri mando * ilgran m iliero, e la c agio n comprendo .
Oi me, che veggio ? e quefit Adon ? ( dtcea ) Ecco come indouinii miei penfieri
Chi ti ferii come t'auenne i e quando i Veraci fur del' accidente borrendo.
Chi fu Nettare mio? chi fu il crudele Ciò che preuifto fu, ciò che predetto
Che le dolcezze tue fparfe dt pelei Da Menu rio, e da Protheo hà pur effetto*
,
155 1 60
Qual crudo mofiro oimeiqaal mano ardita Deh qual Furia mi trajfe I e qual'errore
T anta licenza a danni met fi prefei Mi fece ogni deuer porre in oblio.
Come ogni afprezzafiuay doUe mia vita Quando per vana ambition ethonore
In te non raddolcì fatta cor tefé i Solo quìti lafidai nel partir mio I
Ahi che ferì duo petti vna ferita , Quefta fìt la mia fè f quefio l'amore ?
Ne la tua morte la mia vita offefé Di te dunque > e di me tal cura hebb'to ?
Quel tuo saguè è mio sague> e ql tormeto, Non s' incolpi del danno iniqua Sorte
Ctiajflige il corpo a te nel'alma io fento
, Frutto del mio fallire è la tua morte
156 161
Non ti difs'iot Di feguitar deh luffa Adone Adone 0 belt Adon , tu giaci
,
Per inhofpite balze orm e ferine Nè fenti t miei fefpir , ne min il piantew
Chia gitifa di baien, che vola e p affa ,
t
0 bell' Adone, 0 caro Adon tu taci.
,
Netfen di Morte afufcitargli amori . La Dea del terzo Cui c osi fi dole
Quelle ma buche , e quelle chiome aurate Ma tanto il duol s' avanza infra i lamcti
Ad imbiancare, ad indorargli horroril Che le lega la lingua , e le parole .
Quelle labra fiorite , &
odorate Al\a là front e , e 1 pigri occhi dolenti
Dentro le tombe a feminare i fiori ? Già vicino al'Occafi , il fuo bel Sole
Dunque andrà lo fptendor dt quel bel uifi Ma vacilla lo fguardo, e [pargè tufumé
A portar negli Abifii il Paradifi f L'alma dal petto » e quefie voci olire me *
Gg 4 /i
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46 $ • .LA M O R T E> . \ f
164 169.:
0 ww fedele , ? fendi
Pà forza al duolo Sul bel ferito la pittofa amante
La-mano alquanto ala mia man (le dice) Altrui compiange, e se me defma Hrttgge', ,
p rendi quefi arco infortunato , e prendi \\ E fparge( lajfa lei) lagrime tante \ • >
Pò che rejlin per fempre ini fofpefi <In coiai guifaal'implacabtl pena
Contarmi infaufte i maluestiti arnefi * Mentre cerea alleggiarla, ac erefé lena,
. .
165 170
Eccomi al goffo w* conuien pur ch'io
, Pur uifie amoreggiar i herbe minute .
Scenda laggiù tra gli amorofi Spirti , Intorno a quel c addurre gentile ,
Doppiando À Stige ardor con l'ardor mio. Perche uolfe dì lor così crefciute
Crefendo ombra co l'ombra ai verdi mirti* fargli la bara ambitiofo Aprile
Ma ci 0 ben mifi dee, che fui refiio Pam a è, che l'afp re querce , e l'elci hirfitte
( E per don tene cheggio )
ad vbbidirtt , Ine uru aro le braccia in atto humtle,
«
Arma tu di cofianza il petto franco Bou 'et fpiraua ancor tra i funerali
Meghoch'io non armai di frali il fianco *, Spirti amorofi almen y fc non vitali •
1 66 171
Po poiché dale (Ielle e già preferita J Cani ifiefit di pittate ac cefi
Jrretrattabilmente, e dagli Dei> ( Raro ejfempio di fe dopo la morte)
Che da crudo animai deggia trafitto' Prejfo il caro Signore a terra Hefi
Pioggi morir sul fior degli anni miei x Convn fiebtl latrar fi doglton forte
Cedo al defitti, ne in tale dato afflitto E d'ognt atto amorcuole cor tefi
Più (/e potefii ancor ) viuer vorrei, Me' cafi,ancor dela finiftra forte *
Jz qual mai piùviuendo h aurei conforto* Emuli indo di Venere infelice >
Se'l mio caro Saetta a pie me morto V an lambendo a baciar Laccatrice
1 6j
Ma pria che ginocchi addolorati e mefii Ma ceda ogni altro duolo a quella doglia
Chiuda a ql Sol, che’n forte punto io vidi,. Ch' ala bela Ciprigna il petto punge*
Vo che l'vltimo dono almen ti refi. LUa agli occhi d A don , pur come voglia
Gli altri Cani ti lafeto amati e fidi Compartir lor la luce i fusi congiunge,
Mitro hor non ho, che quefti ermi, e questi* E l'mfinfata efemmina
, foglia
Prego ti, accetta , e di tua man recidi Del balfamo d' Amor condìfice& vnge T
E Jcrbaglì per lui, che l cor ti die de, E col volto di lui fi (Iringe tanto
Reliquie di dolor, pegni di fede* C he non dà loco alo fgorgar del pianto,
16$ *7 3/
YUifs vturà l' amor dopo la vifa* Su la guancia dì fior , di fiamme pr'ued
Cura, che le mie fpoglie altri non tocchi* 7 cpida vena, e lagrimafa verfa',
E che vii mano in alcun tempo ardita E‘l color ,e’l calor dcjla , e ranétta,
Arco de'miei no tenda, ofiral nonfiocchi* Ckinuolandonevà Morte pernerfit,
fluì gli manca la voce indebolita Mon fai dir degl* eihnto , e sella è unta.
E di grane caligine i begli occhi Sì poco hanno tra lor ferma diuer
fi^ •
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CANTO DECIMO OTTAVO. 469
174 179
Chi vidi mai di nube tn fp efie (lille Ma voifi forfè la maluagia Vera .
La pioggia, che col lampo a vn tempo cade Be' tuoi ckiufipenfier collanti efidi,
Tal temprata dhumori , e difatti Ile E de la fiamma tu apura e fine era
J macini trafi quella beltade . Curiofa fptar gl*interni nidi .
E menti apria tra mille fiamme e mille Ah che farmi uedere huopo non era (di')
Eufielletti di perle , e di rugiade , (Che chiaro ognor ne' tuoi begli occhi il vU
In atti mefli , e grauifi dolca , Per mostrarmi il tuo amor ficaro e certo >
Qual deue amante,e qual couienfi a Dea. S uifcerato il belfianco , e'I core aperto •
J
75 180
L'humìde luci in prima al Cicl riuolfi 2)i non poter cangiar fol mi querelo
Pofida a terra chinolle e'n lui l'affi[fe*
,
Col Ctel Ì abiffo , e n'ho cordoglio ira .
Lo fpirto tutto in un fofpiro accolfe , Ma come vesto tncorrottibd uelo »
Efofpiro , perche lo fpirto vfufife • Se l'alma mia perla tua bocca /pira 2
Alfin la lingua dolorofa fiiolfe Se la felicità eh' io godo in cielo ,
,
Ahi che troppo contraria al bel de[ire Gittate a terra fiaccole » e focili
fiutila immortalità mi fa morire • Panno ale trifte effequie offequij h umili,
,85 190
Con quel toco di fpirto, che pii refia * Chi de le belle lagrime di lei
Di Ciprigna 1 lamenti /Idone vdta * Spruzza le penne , e chi le labra a/perge .
Nè potend' altro, in fiebil voce e mefi a Chi nel'humor di que' begli occhi rei
Dir le volea> Mia vita Antma mia •
, T empra gli firali » e chi gli arrota e terge •
Ma Jpngtonatal anima con quella thi difdetnando homai palme »e trofei
Parola aperfe l’ali , e volò via ; La face Ua immortai dentro v'immerge •
E dala bocca effangue e fcolorita Chi mentiella il bel crtn fifuelle efrange
In vece di Mia vita, vfcì la vita . Tutto fermo insù l’alt, a[colfa, epiange,
186 191
Vfcì fdegnofa, e quafi fuelta a for^a Altri da ferrale [pezzate ciocche
De la cara magio n poco habitata, Coglie de fot ttltfrimi capelli .
Lafciando pur maluolentitr lafforzai Altri nauolge le dorate cocche*
L'alma di sì bel corpo innamorata . Altri ricco cordon teffe di quelli •
Mentre de' chiari lumi il foco ammorza Vanno a baciar le languidette bocchi
Imptetofiffe ancor Morte foie tata * Hot di quefta,hor di quel moltifratelli•
E fentendo ffaldorfi il cor di ghiaccio > Vfficiofi ancor molti » e dolenti
Per volerlo baciarfio- fitinge in braccio. Volano intorno a varie cure intenti*
187 192
Voifé le labra adho r la bella Ditta Qual su la guancia di [qualior dipinta
Con le labra compor pallide» e /morte Stilla dacque odorate vn largo fiume «
Per impedir al* alma fuggii iua Qual su i begli occhi, la cui luce tinta
forfè l'vfetta, e chiuderle le porte D'ombra mortai, mendica e già di lume*
E per raccor qualche reliquiaviua Per fu [citar (gualche fauilla eflint a
Deidolce, che furando inala Morte o' di vitafò a Amor, batte le piume .
Mifera, ma trono fece hi» e gelati Altri mentregli more , (fi ella langut,
Heglì anh eliti estremi i baci , e i fiati • Afriuga al'vna ilpiato, al'altro il sdgue •
188 *93
Lafctandofi cader fià cento e cento Con gli Amori piangean le Grafie anc Vede* ;
196 201
V altro era quei, ch'ai Regnai orfurano Ilfin di quell0 dir non ben fiofienne
Porge il hcor diurno in cauofirn alt* , V impaciente , e curiofio Arderò .
facean tra se co/ìoro vn gioco t/lrano Apcna incomincio , che la preuenne
E mouean con le dita vn strano a/falto , Senza intender difinto il fatto intero •
jHor le palme flringeano , hor dela anom E 1 (fqu affando per furor le penne )
Gittauan parte , efofteneano in alto , Olà , chtfù 1 non mi negare il vero ,
E quinci , e quindi 1 numeri perfcherzo Chifu { proruppe ) ardito ? 0 chi maifia
La Sorte a un tempo effercitaua in terzo D'addolorar la genitrice mia ?
1
97 202
Era dela contefa arbitro eletto Contro il Ciel, contro il mondo, e cotro Giove
Como, Dio de' conuiti , e de le felle , Armar giuro la defra e mouer guerra*
,
Amor , ch'e nudo 3 e fuorché strali eface L 'vdrat nttnrfra i regtj armenti, e[prone
,
Onde già cadde il rnojlruofo fem e. Rigar del’ aria le contrade baffe
Pie de lo Dioferrato il nano orgoglio , Così di Citherca l'altera prole
La fierezza » òl’ horror per mefi teme. Fatuefoco , efplendorfecoportaffe
Che benché cinto di dtafpro , e marmo dittando in terra veloce a calar venne
Sà ben , miojpeffo il difarmo •.
eh'afin no Lutto ferrato nele tefi penne •
205 210
S* Apollo ap Arte fia di tanto danno Chi può l'ira narrar , narrar il duolo
I
Ad arder sforzerò con pari affanno D' A don compagno , a Venere figliuolo
Lieifreddo cerchiofuo la Dea dt Cinto • Luifienza vita e lei finza conforto
,
1 volo a forza entro’l bel fen ritenne Per quella già sì lieta herbofa c hi 0 tir a , -
Che n fuggetto terren mai non s'aduna Lunge fifente per l'herbofo lito
Merito degno di diurni amanti ; Lo firidor de le penne fifuon degli archi.
£ quand'ama alcun Dio cofa mortale. Mentre ciafcun di lor per la forefia
La fà valer quelche per se non vale• Apparecchiagli arnefi, e Carmi apprejla
225 230
Tu rombra di colui piangendo offendi » Difaette, di fpiedi, e di ritorte
Che felice npofa , c lieto giace, Armato và l'efferetto pennuto
E gode forfè entro gli Abtfii horrendi filual col ginocchio a terra incurua ilforte
Maggior che tu non hai > quiete e pace o' di
lezno,o di neruo arco cornuto
Sgombra dunque ogni affanno ,&amc redi fhtal per codurre il reo Cinghiale a morte
Le fiamme , e i dardi miei> l'arco , e la face, For biffe a dura cote ilferro acuto.
Che ti giuro per efi, a tutti i con p lieuemente poi, mentre l’incocca.
Farfi ntir (fu ore ti al tuo)piaghe,& ardori. Con Cefiremo del dito in punta il tocca
226 2* r
Così ff opriti a Amor l'interno affetto, Così qualbor date granitefp'tche
£ volando in quelpunto anco volea Scote sii l'aia tl metidor l’arifte.
Ter in parte effeguir quanto hauea detto. Agli lorvan le formiche
effercitij
Già ne' begli occhi entrar di Citherea Rigando il fuoldi lunghe,e nere lifte.
Ma rcfpingendo il crudo pargoletto Così tra lor le cure , e le fatiche
Conlaman bellal’infelue Dea, Par tedo, in più dvn sìuolfchierate e mìfte,
Tdei taci(glid'tfjè) a cheprefumi Tanno a rapire ipiù foaut humori
Baciarmi il volto, cr affiugarmi 1 lumi f L'api dorate agli odoratifori.
227 232
Tardi con quefti tuoi rnt torni innanzi Già la fflu aff cerca, eficirconda
Jntempefftui horuai ve\za, e conforti. Ciafcun 0 il primo aproua efjer s'ingegna.
Fiormi lufinghi, e'n contr'a me pur dianzi 7 tonano in tana alfin cupa e profonda
Vomii volgefii, e n'hebbi ingiurie, e torti . La Fera,che delgiorno il lume sdegna.
Ah che di ferità le Tigri avanzi, E con la bocca ancor di pingue immonda
Nè brami altro giamo t, chefir agi, e morti. Tote tioffefa hà c oleiche' n Cipro regna,
£* tu ala colpa, e non altronde vfeìo E coltoti fior di così nobil ulta.
Lafua morteci tuo dannofl pianto mio . fifitìui di tanto error viste pentita
22S
Su su vattene al hofico, affretta l'ale
m
T irala èfuor delcaucrnofofaffo
Con questi d'vgm ben vedo ut Amori Altri Ugola, altri le gambe allaccia.
Recami prefo il perfido animale. (hi sferza con la corda il fianco lofio.
L'empio difiruggii or de' nofl ri ho noti. Chi da tergo con l'arco oltre la caccia
Ac ciottiio con Fan lor etogni mio male Moue tardo, e ritrofoil piede, et puffo
Toffa in parte sfogar tanti dolorii T imida trema, e sbigottita agghiaccia
Ctialmencon la fua morte aie s' affetta L' orrida prigioniera , enuan fi fcot e,
Far dela vita mia qualche vendetta. A cut U Dea parlo con queste note .
Odi
CANTO DECIMOOTTAVO. 47 J
234 239
0 di qualunque inoltro afpro efeluaggio fOuefto dente crudel , dente rabbiafi
Più malignai e crudel , Furia , non Fera , D'ognt dolcezza tuafu l' bornie 1da «
T u far ardifli a quel belfianco oltraggio , £u
e(lo alegioie mie tanto dannofi
Che de * colpi di Amor degno fil era ?' Puntfcì , e di tua mano hor fi recida ;
Tu dt quel Sol decolorare il raggio , E come del'altrui fufangutnofo ,
Che face afcorno ala piu chiara sfera ? Tiato delfanguefuo fi dolga e strìda . ,
Romper diun tanto amore il nodo caro ? Mafappi ( 0 DeaJ che fe offefe il dente ,t'
-
236 241
La Re(Ita all hor , che diamorofi dardo Sciolta l’afflitta» tdefperata Belva ,
2 37 242
Io giuro (0 Dea ) per quelle luci fante Lafederata allhor Ninfa loquace »
Che di pianto veder carche mi pefa , C he fu prima cagion di tanto male
Ter quefli Amori , e queflefuni tante , lo dico A urlila , che la lingua audace»
Che mi traggono a te legata e prefa , Sciolfe^done ac cufan do al gran rivale ,
Ch'io far non uolfe al tuo leggiadro amate Pentita anch'ella , e non trovando pace
Con alcun'atto tngiuriofi offefa l Nel dolor , che l affé dia , e che l’affale »
Ma la beltà , che uince un cor diurno» Sen fugge al bofeo , e gttt a l'oro , e dice ,
Può ben anco domarfpirto ferino • Vanne de' cori avari efca infelice •
238 243
Vidi fenz alcun velo ilfanco ignudo > Oro malnato , del tuo peftimvfi
Il cui puro candor l'attorto vtnfe , Previde i danni il Cielo efine dolje ,
,
Per un bacio involarne oltre fifpinfi • Homicida crudel ruppe , e difi io! e ?
3
f
La(fio » mafinza in orfi , e fenza danno Delferro iftefso più crudele e rio >
1 '
hifpide labra mie baciar nonfanno « Senon cht'l ferro fu , che ti feoprio .
. . Epur
47 * LA MORTE, CANTO XVIII.
244 24 9
£pu Vii Sci ,
poiché u videfare» Volgi a me gli occhi , e mira i pianti mìei
Poiché fur le tueforze al Mondo note. O di pngion sì bella anima vfitta ,
Ss compiacque di te , del tuo fplendore , Alma , che fiiotta per mia colpa fei
- E del bel carro n indorò le rote . Dal bel nodo , ond' A mor ti finnfé in vita
Per te poffanza al fuo gran regno more A Deh perche non pofi io > come vorrei ,
Accrebbe , e'n tua v ir tute tl tutto potè • Seguitarti volando , oue
fi' gita ?
'Tu.fabricajh i più pungenti il ralt , Sì sì potrò , che di queft' aureofrale
Hèfà mai finza te ptaghe mortali • Le penne per volar mi daran Cale •
245 250
guai cor non domi ? ò qual valor sì forte Sluefio mio fido tirai , che tanto afperfi
Eia che fenza cader te co contrafi 1 1 Per le felue hà fin qui fangue fermo
guai sì ritrofa Vergine le porte Fia che nei fangue mio tinto &
immerfi
Hon t'apre de' penfierpudici e catti f A sì gran volo horhor m'apra il camino •
O perlifero tofeo , 0 morbo , 0 morte, Sìdtjfe , enei belfin lo tirai conuer
fi
Ch’t più puridefir corrompi e gu afi • Sodisfece al tenordelfierdcfimo.
Ben 'è ragion ,fe ne' più cupi fondi Onde di tepicCofiro un largo rio
guafiper tema pallido t' afe ondi . 7 ofio a ma± chtar le viue ne ut vfiìo •
246 251
, .v
Ida qualpotè a del mio più grane fallo Bacco , che la mirò dal vieta colle,
'
Altrt per tua cagton commetter mai ? Bacco » ch'era di leiferuido amante
Eù più delfragilifimo chriftallo B accolfe per pietà lo fpirto molle,
La mia perfida fcfragile affai . E cangi òlio in leggiadra Aura uagante.
Per cuptdtga d'un sì utl metallo Fior cdgtata anco in Aura , e vana, folle
e ,
Innocente beltà tradire ofai . Mobil ( come fù fimpre ) (fin cofiante ;
Eorfennato difpetto , impeto folto , . He trasformata in lieue Aurafinora
Ch'ala Dtua de' cori il core hà tolto • Di garrir coffa > e mormorare ancora .
247 252
Fere , Barbare Fere 3 ingordi mostri t Efatta Aura raminga , a tutte Chore
Vfeite horridt 7 igri , Orfi nocenti Colà fin uola , oue'lterren fiorifie
Vfitte a diuorar dal caui chiostri E quiuiilbell' A don mutato in fiore
Col mio corpo in vn punto t miei tormenti. Molce co baci , e co' fifp ir nutrifie
‘
Ben faranno ( et ed' io )gli artigli voftri E dale belle foglie il vano odore
Del tarlo , c ho nel cor , meno pungenti» ( Vana emenda del danno)almen rapìfi e'.
Fere di quefta Fera affai più pie Poi per lofòttilifsimo elemento
Se fepolchro darete al'offa mie, Di fue dolci rapine innebria il vento .
248 253
Eiafi le Fere pur crude e proter ue Più che mai tardi da' profondi Abìfsi
Per maggior crudeltà trono men ree , La notte di quel dì nel’aria afiefe ;
Sluefia man,quefioftral che falchefèrue, He tanto mai dapoi chc'l Sol par tifi
m
Cheffin no apre fifangue mio no bee? Le fue tenebre ufate il mondo attefi ;
Horche'n me più l'infanta ebra nonfcrue. He mai velata dt pietofe ecclifsi
La ragion fu e ragioni vfar non dee , Sì pigra tìcfpero in Ciel lefaci acce $
fi
E vendicar con piaga memoranda E quando aperfe lo tlellato polo,
Di tantafellonia L'opra nefanda . 7un'altro illuminò che Ciprofilo
, .
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L A
SEPOLT VR A
CANTO DECIMONONO. * » '
ALLEGORIA.
On la vifita de’quattro Dei amici di Venere,! quali veti
gono a condolerli con dioici , fi allude a quattro colè,
che concorrono a fomentar la lafciuia Per Cerere s'in-
.
ARGOMENTO.
M E
Entre
vifitara dagli
Vcnerepiagne,efi lamenta,
amici Dei .
Sepolto in nobil tomba è poi dalei
Il morto Adon , che vago fior diuenta
I 2
mano ve- Pur quantunque a ciaf unfin dala cuna
vfficio e
ramente ilpiante, Sempre quafi quaggiùpianger conuegna.
v Do uè tra mille ingiurie di Fortuna
E pia proprio del'huom
Fuorché doglia, e miferia, altro non regnai
forfè t che’Irifey Se fi troua cagionfitto la Luna
Poich'apena ve/lito il Da lagrimar , che fia ben giu(la, e degna,
fragli manto Qualunque trifta , e miferabil forte
%
Ondefonno s’appella , e non morire
Hanimai chefi dttol sii [corpo vecifi • Quando in pace ripofa un corféde le ,
« Pur fenza inconfolabile martire
Formar non fan, nonfanuerfar le Fere Far nonfipuò , ne fenza afpre querele »
Quindi l’iftejfa ancor prole di Dio
Figlie dela ragion , lagrime nere « Saura l'amicofuo ptanfe , e languio -
ah z Fcder
48* L A S E P O LTVRA,
4 9
. Veder che poca polve , e fofpirùreue Come Pafior , che tardi ilpie ritraggo
T ami lumi , e i hefon ingombri , e prema Verfo l'ouile a pafit corti , e lenti ,
G rana altrui sì , c f>e ben Stimarfi dette E troualo da fere afpre e fieluagge
Dele cofe terribili l'eflrema 7 ulto fpogltato fio dapredaci genti
.
Chifia , che come al Sol tenera nette Per le filue vicine > e per le piagge
Nonfi Stempri mirando e che non gema, Chiama e richiama i fuoi perduti armeti
,
,
Tatto d alti penfier nido si bello £ da lefoliladini profonde
Seminario di /termi entro un'anello ? Nulla ( fuorché la valle ) altro rifponde .
10
£ che fapoi > fe*nsul u igor degli anni
%
0 come Vacca
a cui difen rapito
,
Non /'agguagli tormento a quel tormento Ncla fianca , eh' Amore un tempo eleffìe
SI* efi' e il dolor , eh'ogni dolore eccede . De fuoi dolci traftulli albergo fido ,
Materia amara da fofpiri > e pianti Guarda il letto diletto , e qui u/ afflitta
Noneh' ai mortali> agl'immortali amanti Ge me , l'abbraccia , efoura lui giti a %
fi
,
7 iz
V enb r.
• >
sù lafredda /foglia
e poiché Solaflou ente al bel Giardin fen rie de
Sparfe lunghora inuan lagrime , e note , V ifita l antro ombrofo , e'Ipoggio aprico
>
Deh qualfinti nel cominella doglia Doue l’hcrbaftampata ancor fi uede
Al raggirar dele notturne rote , i Dele ueSìigia del diletto antico
?• ,
*5 20
Scalza ne vìen colei , che di T rìquetA Fatto ala mefia guancia ella del braccio
L’ifola regge , e quafi e tutta ignuda S'hauea colonna, e de la palma letto,
Senon ch'vn drappo d'amariglia[età E con varie vicende horfoco , hor ghiaccio
Cela quanto conuien * che celi e chiuda Nornelcorl'alternaua , hor nel' a[petto.
In cima al capo , e’n su la fronte lieta 9 Romper parta voleffe al’alma il laccio ,
C’hà le luci infocate , e fempre fuda , Si profondififpir trahea delpetto
Serpe vn ferto difpiche , e in mezo loro Quando apollo ilprimiero a lei r tuoifi
Fab ricalo torreggia vn cafiel d’oro . Gli occhi, e la lingua,& a parlar laficiolfi .
16 21
Piante d'argento , e fronte ha di zaffiro Quantunque fufife ilgran p afi or d'Ametè
La Dea di quell’humor,che maca,e crefce• Colui , chefpinfe a tribùlar la ilfiglio,
Cinge fregiata di ceruleo giro Onde di tanto mal contento e lieto
S cagliofafoglia d‘ H iperboreo pefce • Del' effetto godea delfuo configlio ,
L'ondofa chioma poi do siri di T irò , Coprendo nondimen l'odio fiere to
E di ciottoli conche intreccia , e mefite .
, e Con finto zelo ctvriaffabil ciglio ,
il chrifiallmo fen , chefiilia gelo. Come i grandi tra lor figlionofpeffo.
Copre di talco vn trafparente velo . Venne con gli altri a confilar anch'effo •
*7 22
Non ha di piuma il mento ancor veftito La cagion dela riffa , e del difpetto
Ctthio, e di fihietto minio infama il volto. Onde la Beagli diuento nemica , (to.
Gli circonda il bel crin laurofiorito Nota è pur troppo,e quelch' altrotte ho det-
il crine in bionda zazzera difi tolto . Buopo qui non mi par , chefi ridica .
Di fila d'oro il ricco manto ordito Volt et pero , celando altro nel petto
Di raggi d'oro vn cerchio infronte accolto . Difiim u lar la nemichi a antica,
Con la manca foslien gemmata cetra > E quafifialtro adulai or di Corte,
Egli pende dal tergo aure A faretra . Compianger del Garzon fico la morte «
18
Nel vifi il Lieo ride dipinto S'è vero ( egli dice a) che nel tormento
Di frefia rofà vn giouenil vermiglio . Speffo è gran refrigerio hauer compagni,
Tien ne la delira il thirfi,e d'hedre attinto Aficoltat cafi miei, eh'ogni memento
E d'vue il crin> che gli fannobra al ciglio • Pianger de urei vie piu che tu non piagni •
Di Cafpia T igre attrauerfato e cinto Forfè fi la cagion del mio lamento
Che di fin oro ha l’un' e l’altro artiglio VUoicontraporre a quella , onde ti lagni
Porta il belfianco , e ihomero cele si e , Veggendoyche l mio mal fù maggior tato,
Rancio coturno tl bianco piè gli uehe * Darai pace al dolore, b tregua al pianto .
Che voi(e per follia morirmi auante • T anto alfin m appofio che pur mi colfc
, .
fui mini tiro d’un feempio borredo e forte, Piante per mefunebri , e finza frutto
f. bendi errore inuolontario fofse , Leueoi boe , che languir mifc sìfpcjfo ,
V- Efienza colpa il colpo , ond'hebbe morte Di mente per cofi ut m'vfiì deli u ito .
Tanto fu di pietà più degno tl cafo , Cittì a , da cui già tanto amato fui
Cliaddufie ala mia luce eterno Occafo • A me volge afi, & io volge alni a lui •
26
Vna volta dal Ciel, mentre la quarta
V
Per meglio vagheggiar quegli occhi cari,
Mota girando ingiù lo fgu ardo a fife , f Che m'abbagltaro,e m'ingombrar di gelo.
Tra i ucrdi colli del'antica Sparta Sprezzai di Defogli odorati altari
Veggio vnfadulto insù l' ber betta afisifi. Kè più curai le vittime di Deio
Scultore in marmo ouer Pittore in carta
, E'ifren de' miei definerfulgidi e chiarì
Di formar non fi vanti vn sì bel ufo • Lafdando iHore agouernare in Cielo ,
S'hauefse la Beltà corpo mortale Eaptt 0 a forza da' defri ac cefi.
Credo , che la beltà farebbe tale . Corfi aiefica del bello , e’n terra[cefi •
27 3 2
...
Chi vuol l'oro ritrar de' ere[pi crini E come già per ps[colar gli armenti
Date Gratie filato , c dagli jmori. Venni d' Anfrigo ad habitat le fponde
Chi dele molli guance i duo giardini , E'I biondo enn che di fiamme Ile ardenti
,
Doue nel maggior verno han tiita i fiori Era cinto lafiù > cinfi di fronde $
Chi de le dola labraj cui rubini Così per far queit'occhi almcn contenti
Chiù don cerchi di perle , 1 bei thèfori. Volfid’Eurota ancor frequentar l'onde
Chi degli occhi ridenti il chiaro lume F quanto foco la mia sferaferra
Spiegar l'incfplic abile prefiume . •
Portai tutto nel cor > fendendo in terra .
28 33 ,
Già cimo infom ma e tal ( cofi s'appella ) Vn Solevo chi mcl crede ? ) vn altro Sole ,
Che di grafia, e vaghezza ogni altro auan Cbanca duo Soli in frote , io trouai qui ut
Se non quanto glifa l’età nouella (va. E viè più ,c be' l mio lume in Citi non fiele 3
Superbo alquanto ilgefto,ela fimbianza , Faggi vibrai/ a sfattillanti e mìuì .
E l'andar d'arco armato , e di quadre II a Inficme nefiche rmian le vallifile
Alorgoglio del cor erefise baldanza Dagli ardort amorofi, edagliesliui ,
Ond'c icrror de' mofiri , e dele beine , E ne uider fio u e ni e m bei foggiorni
E piacer dele ninfe , e delefelue Difiipar l'hore , e lacerare i giorni
CANTO DECIMONONO. 4M
34 39
Più d'vna volta al Giovane fu dato Erattienfi in prima a palleggiar un poco ,
Ad vn de Cigni miei montar sù'l dorfe » Indi meco s'accorda ala partita ,
Più d'vna volta del Cavallo alato E mutando lo ficherzoin nero gioco,
Premer’ il tergale mode rare il morfò ; Propojìo ilpremio, ala tenzonm’ invita*
E non [oidi Laconta, ott'era nato, Incominciava ad auampardt foco
L’ ampie contrade vifitar nel corpo La guancia intanto accefa e colorita
Matalhora arrivar lieve e fallirne E le fveviue e fervide fautlle
Del bel Parnafo ale fpediteame . A p minar dirtigì a dofi sitile .
35 40
lo foleafpeffe volte andarne/eco Onde depoflo un fvo leggicr farfetto
bel verde monte infra i più chiùfi allori Dimoile pia , e tinta in ostro fino ,
3
E quivi al'ombra del mio fiero fpeco lnàoffo fi lafeto femplice c fi inetto
,
Era le dotte fontane in grembo ai fiori. Sol del'vlttma foglia tl bianco Imo,
Gran trafittilo et prende a di cantar meco Emi [coprì del diltcato petto
Del noflro Giove i fancìullefcbi amori li polito candore alabafirmo.
Et io pa dogli in mano il miofiromento Ma del mio core affai più forte e greve
Gl’infunava a formar dolce concento » Crefiea la fiamma in riguardar la neve.
36
Ealbera a tender l arco, ,
, ,
.
37 4*
He la sìagion,che la Cagnxolainfana La rete, che di corde hà la treccierà
la dir abbiafo incendio arder lefiade , Batulapclle, che di vento c pregna,
Quando l’agricoltor con la villana E con lagamba, e con la man leggiera
Stafii nel’ aia a fpigolar le biade ; Difiegiuria, e raccorla ognun s ingegna •
Nel' bora, che quaggiù data fonrana filli al deftr a edeledvc più defitra arciera
Parte del Cielo a filo il raggio cade , Vince, e' Inumerò conta , e'ilocofogna .
E l’ombra, che dal* indice difende S'avien , che non l'investa » ò che la faccia
Dritto ala ffalinea il tratto feende. He lafune incontrar perde la caccia .
38
s
Pian damo vn dì, fine he l mto carro ilpegno, Somiglia ilgioco, ond’io con lui combatto
Gijfe a toccar de le dturne mete Di duo masi ri da fchtrma accorto affatto,
Hel triti cotto fataigiocando un pegno Uorvà per drittofijor dirouefcio il tratto.
Altre cacce a pigliar con altra rete Hot di pofi'a bordi balzo^hor b affo ,hor al- ,
Con quella rete, eh’ entro il curvo legno pi or tl colpo, che uteri rapi do e ratto ( to
E effe in fpeft cancelli attortefete , f
S incotta in aria , & hor s’afpetta fallo
tl .
E dale tefi , e ben tirate fila lì or fi trincia la palla, & hor cadut a
là percoffa lenta » balzar la pila* E rà oli anuli del muro e ribattuta,
Hh 4 . Hor
4»4 LA sepoltvra;
44 *
49
Hor qutci, hor quidi, &bor veloce, hor piano lo ,
che veggio il fu o lancio andarne a voto
L'enfiato cuoioft faci t a e [cocca . Che poco insù fi leua , e fi dilunga ,
Per lo tetto taìhor vola lontano £ che fatto più lubrico dal moto ,
Ite Jerpe per lo [noi , ne fi rimbocca • Benché del premio alto defir mipunga ,
T ofio ch’vrtato vien da quella banda Prima chc'l guardi el tocchi , accioche'l
,
Aflutie 3 efinte inafpettate e none , \La man sù per l'arena io frego e cribro ,
Sìch' accenna taluolta in vnaparte, Volgo in aitola fronte e'I Citi rimiro » ,
5i
Già fognate hà due cacce ognun di noi , Soura la mole del volubìlferro
Onde ftandodelpar , fi cangia fito M' ine bino a fi agitarlo alfin m'accìngo
Pine' habbia il gioco alfin per l'vn de'dot \ln fra la bafe , e'I cufpite l'afferro >
La vittoria , 0 la perdita finito . £ fortemente ad 'ambe man ìofiringo
Ciafcun fi ftudia co' vantaggifuoi Con gran preflezza il pugno indi dtfferro >
S chiù ariifallo, c guadagnar l'inulto > £ quel colpo funefio auento e fpingo
£t aben adoprar cauto procede Che finche fi ian del Cielfalde le tempre
In vn tepo con l'occhio ilpugno , e'Ipiede . Pia memorando , e lagrimabilfcmprc ,
.,47
Più volte e più da quella parte quella
! 5*
vento , el più fellone
e Zefiro, il peggi or
Gimmo tornammo ala medefina guift ,
, e Di quanti Eolo tic tìen nel' antro hor re do ,
Onde tra noi la palma in dubbio refi a £ra in amar anch'egli il bel Garzone
JL lance eguaifofpefa , dr indiuifa ; Già mio riuale, e ne languiua ardendo .
guacl'ecco il crudo Difco(oime)s'apprefia> 'Ma [prezzato da lui per mia cagione >
A far che fia la pugna alfin decifa , Sefchernir me gradirfempre veggendo
, ,
Ch’è di metallo ben mafie ciò, etondo\ ‘Sì fiera gc lofia nelpetto accolfi
55 60
Ma vifio il tempo acconcio ala vendetta Pindo filsà) s'io più cantai, ne rifi,
Cangia in fiffio crudel l'aura foarte. S affé lo il ehoro mio pudico , efaggio,
Siche di là> dotte la mano tl getta Scben sul carro d'orpofciam'afsifi
Torce aforza e diftorna il bronzo grane , Botai gelato , e ruginofi il raggio >
E più leggier, che fulmine , o faetta , Epafjando di là 3 dotte l'vccifi,
Ch'ale un riparo al'impeto non haue> Nel mio fublime , e sferico viaggio
Con tanta furia per tranerfi il lancia Sempre cinto di nubi atre e maligne
Che và dritto a ferirlo in su la guancia • Soura i campi verfai piogge {ànguigne «
61
Scura la manca guancialate tremante Volfiper gloria fu a , per mio conforto
Palpita il polfio entro la tempia caua , Lafciarne in terra una memoria bella •
Il globo impetuofi e fulminante Cangiai delgioco lo {leccato in borio ,
Percoffe la beltà , ch'io tanto amaua. In aragna mutai la reticella,
Cade alo fiondo colpo 3 e'I bel fembiante Efecivnnobtl fior dal corpo morto
Scolora , e fissamente il macchia, e lana pullular in uirtù delamia stella
Perche tofio ne {piccia insù l'arena Che con note di {angue hà sù lefoglie
Di tepidi ofiro vna vermiglia vena . Scritte le fuefuenture, eie mie doglie •
57 62
flual papauere fuolda falce, o vento Produfiì ancor sù le vicine riue
T roncoli gambo languir pallido ,
e chino* Gemma di qualità fimileal fiore .
T al'era apunto ; il (olito ornamento In cui pur di Giacinto il nome viue ,
Spari a dal volto, e lo fplendor diurno • E di porpora, e d'or [erba il colore ,
Mori a nel labro il bacio, e giace a fpento Eia forza del fulmine preferì ue,
In fepolchrodi fquallido rubino. E la pefie difi ac et a, e'I mal del core »
Gli occhi , già dele gratie alberghi fidi Bidè ne' dì ridenti, e percofiume
Bimane an cane fojfe , e voti nidi • JVuad’io mi turbo 1 del, turba ilfuo lume,
58 6S
Tofio che quel bel vifio io vidi tinto fitti cene hiufi ilparlar lo Dio lue ente,
Delfangue (01 me ) deU crudel ferita ^Quando colui, eh' a premer l'vue infigna,
Corfi a recarmi in braccio il mio Giacinto , fluefta (ricomincio) che veramente
Per dar con herbe ala gran piaga aita Merita gran pietà fciaguratndegna
Ma potei*ogni opra atfin nel corpo efiinto Bifeuinir mi fàd'vit accidente
Eù vana a richiamar l' almafuggita Peggior d'ogni altro, che nel modo auegna
Pianficosì , chedele (felle il Duce Loqual finche sù i poli il del figiri ,
Pare a fonte di pianto* e non di luce» Sempre m'apporterà pianti , e (ofpiri .
4$ 6 LA SEPOLTVRA,
64 69
Efi come nel c afio acerbo e reo Ejfer non può giam ai, che beltà tanta
Non furine n grani le mine e i danni. , Di così rozaorigine proceda
Così non men d’ Apollo hà Baffareo Mercurio è certo ala fiembianza fanta
Dura cagton di dolorofi affanni ; (fpiùtoiloHimeneo, quando mi creda.
Ver che ondecadeo
nel' infortunio, Ma doue fon del'vna e l'altra pianta
Mifero, in su l' Aprii de più ver d’anni J pennuti talari? ouè la teda?
Bicorne anco in beltà non ne fu vinto , Vote ha il crin d’oro , ejfer dee forfè „Apollo
Così non cede Pampino a Giacinto , Senza faretra, e fenza cetra al collo,
6<
> .... .
7°
V am pino (0 bella Dea) che fornai" erme O'fe’l giudicio mio non è fallace
Rine già * ac q ’ie del mio bel Battolo Se non m ìngannan le fattezze rare y
Tu dela shrpe degli jl mori vn germe, Sarà, benché non porti arco, nè face ,
T/ordi vera bellezza in terrafoto» ilfiglio di colei, che nacque in mare
Se non andajfe ignudo y e fujje inerme , Ma feufìmi la Dea, fa con fua pace ,
66 7r
La beltà fronte gli adorno Natura Dim mi vagofanciul dimmi chi fa ?
,
Jjlualbor lieti aura con fiati e fiato Però che fc celefie è il fangue mio ,
Confondendogli il crin fecotca le piume.
,
Celeri e è ancor la tua fomma bellezza .
Par e a [parfio sul collo il bel thèfioro Prillo di tanto ben, rifiuto e fdegno
Soura vn colle d'auor io un bofico d’ora, L eterne gioie del beato regno .
68 7? .
^he veggio oimè (difi’io quandoferito Non curo fenza te, da te diuifo
fui pria dalo (plendor del chiaro raggio Sù le ri e II e h abitar Nume immortale
Chi e costui fidi qual contrada vficito ? Perch’efitiiomi fora il Par adìfo
Deh qual feme il produffe ? 0 qual tegnag- E lontan da la luce,ombra infernale .
Non gta,btche tra felue eifa nutrito, (giot Più d'vn fol guardo tuo, più d’vn forrifo
Di Ninfa il partorì ventre feluaggio * Che del diurno nettare mi cale
No no, non nacque mai nel terre n neflro liabbiami, è fafi in Cielofio fiafi altroue.
Dela fi Inatta de Tauni vn sì bel morirò, ( Purché Pampino marni ) in odio Gioue .
Elcn-
CANTO DECIMO NONO. 487
74 79 ' .
Menti io così parlaua, et deU lodi Cli afpri Egipani, e i ru nidi Sileni
Superbtuandente , e baldanzofi, Eompcano an clicfri il chrifl aitino gelo,
E dimenando lalafiiuacoda S'attuffauan nel gorgo i Fauni 0freni
Dau a figno^chel cor n'eragioìofi. Colcapo al'acqua, e con le piante al Cielo,
Hot chi farà* che con pietà non moda ? E fi cpriu an di fuor 3
curuan dot fini,
0' qual fiacche non piangiucchio ptctofi. De r ozi dorfi il rabbuffato pelo »
Mentito racconto (ahi sfortunato)altrui Poi de' pefi dorati in sù le (pende
Le delitti^ e i piacer, c he bbi con lui ? Trainanti prede dati lucidi onde,
75 „ 80
. , TI ,
Quando il meriggio col flagello Ardente Altri lungo il bel rio,c lientro ti vene
Sferza r ab bio/o la campagna aprica. Pr et io fe ricchezze bauc a celate,
Ne raccogliea,ne nafeonde afluente E diffondeasù le purpuree arene
Trai ombre denfe vna feluetta antica , Seminatrici d'oro acque gemmate ,
E feergeanc amboduo piaceuolmente Le rilucenti pietre, ond’eran piene,
il corpo effer citar con la fatica. luafcegliendo,e le conchiglie aurate •
Lanciando il thirfojuer la pietra in alto. Et iofcrnpre ala pefea al nuoto, al bagno
,
Ala lotta, ala danzai >al corfi, al[alto. Del ve zzofi fanciullo era compagno •
76 81
Ne palme ,
0 lauri eran le fpoglie,e i pregi Per qualunque di Lidia eflraniariua
Dela vittoria ai duo felici Atleti, Sempre il figuia con piefpedito e prefio .
Ma ghirlande, efampogne , e di beifregi Se cantaua talbor, lieto io l'vdiua.
Ricchi con tur ni, e zantj, e dardi , e reti ; Se poi tace afflo nera afflitto e mefio.
E t oltre questi ancor quantunque egregi, La notte in odio hauea,che mi rapiu a
Altri premi piu dolci , e più fé ere ti. frljtel Solvenza il cui lume hor et e co reflo
Le pugne eranfenz'ire,e fenza ojflefi) Così pa]fai,mcntr' hebbi i fati amici.
Et era arbitro Amor dclc contefc* Col S atti etto mio i bore f
eliti.
77 82
f iche & incolte,
. ,
frittelle bellezze ru Ma volfe il del che da me lungt vn giorno
,
fruellefio chiome fcar migliate effarte Sul tergo(oime)d vn fiero T auro afefi.
Affai piu mi piace an di molte e molte Di verdi foglie vnguermmtnto adorno
Che polirfuol lo fu dio, adornar tiarte. rerlo petto, e per l' Isomero gli fi efi.
Cli Orface Inni cacciaua anco ale volte» Legato in fronte al' vn e l'altro corno
E 1 Leoncini in quefla e'
n quella parte ; Vnfiocco di papaueri gli appefe -,
(fi’ incomincio per difiofiefi calli E che più duo Imi effer da lui dittifio.
A [aitarfofit,& a t rafie orrer valli. Che qui refiarsì crudelmente vecifio.
87 92
PerVerte cime dela rupe alpina fitte[li efprtmer piangendo vitimi accenti
lmpetuofamente i guadi paffa, Gli vdir Le Ninfe de' vicini colli.
E con corna trauerfey efonte china Le Ninfe , ctia me poi mefte e dolenti
Elei, e roveri vrtando,il capo abbaffa, Vennerlo a referir con gli occhi molli•
E porta nel*andar tanta ruma, Ma l'orgogliofi Bue , che d’ire ardenti
&
C he pietre[pezza, arborifracaffa, Haueagli [pini infuriati efolli,
fiamme dagli occhi torvi auent a efiocca, Non curando i [voi preghilo le mie doglie,
Et horrendi bramiti ha nela bocca . T raffilo alfine, oue loffio lefpoglic,
88 93
Vede il Garzonati indomita e feroce Sco tendo ildorfo con terribil crollo,
La befìia a traboccar va per la balza Tofiia c hebbe vn gran folto in aria p7tfo>
E con la manfi sforza , e con la voce Da sì lunge lo fpinfe, indi lafeto Ilo
Dì placar quelfuror, ma più linealza. Scura il durorerren bq^tuto e ftefo,
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CANTO DECIMONONO. 485
94 99
Lafifo , con quai querele» e quali accafi Se fiati i miei penfier fuffer prefighi>
lo maledici allhor le filile tutte? Che pervn uano e giouentl piacere
Tenfatt voi, poiché le luci ci chi ufi , Erano t tuoi defìr cupidi e vaghi
Se riwafer le mie di pianto a fi tutte. D'cjfcr citar caualli, b domarfiere ,
Pianfi, e d'umbrofa dolcemente infufi T'ha urei dato dt Rhca sferrar' i Draghi >
Le fredde membrane di belfangue brutte 9 T'ha urei dato ajfrenar le mie Pantere ,
Così fi racciato in braccio io mel'accolfi, Fatto de la finali efifa aurea quadriga
L del fio fato,e piu del mio mi doljì T’bau r ebbe Apollo a mia richiefi a Auriga*
95 100
Dimmi Pampino mio deh dimmi hor quale Ahi l'Orcofordo, ond'altri un qua non rie de ,
,
T've cifi empio e crude l moflro iracondo, Mai non fiplaca, e fio rigor nonfrange >
Per dar a Bacco tuo doglia immortale He mai rende Pluton le tolte prede
Ch'efifer folca per te fimpre giocondo? Per ricco dono di chi prega, e piange ;
Se forfè ti sbrano crudo Cinghiale , Che s’accettar voleffe aurea mercede ,
La ria progenie e sìirpero dal mondo * fluan t'oro accoglier qua te gente il Gdge
Senza Inficiarne pur di tanto fìttolo fluat e ricchezze bangi' Indice gli Eritrei
Ale fiettedi Diana un filo » In cambio del mio Pampino darei.
96 101
Se T ègre ac cefi d'ira ebra d'orgoglio
, Deh che’l poter morir caro mi fora
Del amato mio ben fu Ihomicida , Per unirmi al mio ben nel cieco regno »
LI or' hor dal carro miofcacciar la uoglio. Ma tufiutato Sol, che chiara ancora
Come rubella , alfio Signore infida . Porti la luce tua di ftgno infiegno ,
Se fier Leon mi die queflo cordoglio , Perche di far col T auro ( oime ) dimora
A quanti in grembo 1 Africa n annida Hegli alberghi del Ciclno predia fidegno ,
Morte darò ne fia pur ch'ai Leoni
, Poic’hàfiepollo un T auro empio d'inferno
Dela gran madre CibeU perdoni » Vn sì bel Sole in Occidente eterno?
97 102
Ma fi perfidoToro, e malede to Friggano i Fauni lafunettaffonda -,
De' tuoi dì non maturi il fio hà mo%zo9 Piangenie Ninfe la crude! fort una 9
E con gloria fin va (come m'han detto ) Scolorifi a ogni for ficchi ognifionda*
Di i tuo fingue gentil macchiato e /uzzo. CopraTPn fan Fio Citi nebbia importuna.
Di mostrargli ben tofìo io ti prometto (zo, Rompa Puma il Sagario, e l'acqua bionda
Sluà’to tl mio del fio corno ha miglior coz- Del mio Pattolo homai diuentibruna
& il mio thirfio farà, eh' a lafidar Labbia Abhorra Dioneo con le Baccanti
Soura il tumulo tuo l'vlttma rabbia . Le liete menfe,eglt organi fonanti »
98 JO$
Perche non fippì, che calcar le (palle Così doli ami , e'I rozo Jluol caprigno
Brarnaui pur d'vn Tauro iniquo € reo ? Seguine alto ululando i miei lamenti
Ch't deflrier generofì, e le canali e Giaceua il bufo fquallido > e finguigno ,
Dal'armento Pifino , e da l'Eleo , Ma fcintillauan pur gli occhi ridenti»
E da' prefepi antichi, e àulefialle Ancora il uolto amabile e benigno
T'ha urei recati delgran monte ideo ; Refifìefche nu trina e fiamme ardenti ;
,
Onde malgrado de lefi e Ile ree. E con le labra , e con le man uermiglic
Nonpafieraltuoamor l' acque Lethee . Delprodigio ejfialtar le meraviglie .
io 5 1 io
Vìve Pampino vive, e benchéfembri Et io quando di manna humìdie gravi
Spento de'fuoi begli occhi il lume chiaro , Schiacciai col dente i turgidi rubini 9
Cedrai tofio cangiati 1 vaghi m embri E ute più dolci gli trovai , che tfaui ,
Etcì buon he or y ch' altrui farà sì caro . Di pampini fregiar mi uolfi 1 ermi >
7~i dtè ( so che con dnoi tene rimembri ) Et 0 Pampino ( difii) ancorfoaui
Morendo afipra cagion di pianto amaro , Sonoi cofiumi tuoi ptù che divini
Per dar' al modo tuttofisorch’egli e morto. f
Fatto il bei corpo tuo rondofi e verde
Cagion poi di le tuia , e di conforto Lefue prime dolce zza ancor non perde •
106 xi 1
Dìjfc, e miraeoi nouo allhor mapparfe , Certo tu vivi , e per pietà l'inferno
Prefi altra forma il Giovane infelice • Riuoco la fin lenza afpra efivera y
Il cadavere e (fangue ab barbicarfi Ne ueder ti laficib nel baffo Auerno
Vidi ratto nelfu ol con la radice , L’occhio fatai dela crudel Megera •
E fatto lungofiipite, confparfe Non die la terra alfuo ornamento eterno
Vari rampolli poi dola cervice 7omba commune ala vulgarefchiera ;
Le braccia germogliar tralci novelli y Ma uergognofsi , a cofi utli auezza
Diventi crfoglia 1 panni , vue 1 capelli * Di nafiondere in fien tanta bellezza .
107 112
S erpe la nova pianta , e i rami ombrofi .il mio gran Padre in arboficelferace
Piegando intorno l' incurvate cime , Cangiato t'hà per honorare ilfiglio y
Serbano ancor ritorti e flcffuofi E del uolto che già fù sì vivace y
,
Tofio ch'io vidi il trasformato bufo O delitia del mondo , e de' mortali
Vefiir deivago Autunno i verdi /sonori * O del nettar ce le II e efsempio in terra .
E i tronchi ignudi del vicino ar bufio Spiritofa bevanda , oblio de mali >
Dela pompa arricchir de'fuoi thèfuri y E pace de' dolor y eh’altrui fan guerra .
Venni in defio d'affaporar col gufio fi» ai fur maifor\e,o qua't utrtutt eguali
Df bei racemi igenerofi /tumori, Al'tnuittoualor , che n tefiferra?
E dal' cflinte autor de'miei tormenti Ogni altro frutto hornai per te s abbona.
Col/i i maturigrappoli pendenti* Nè te co inpregio olir arbore concorra *
£»al
CANTO DECIMONONO. 491
"4 119
Qual più féntofa pianta in felua alberga jiltriycome talhor nel'aia sfanno
Conuien che ceda al tuo ben natofido De le biade sgufidate i monti integri >
E che qual ferua tua, curui le terga Nel cauo vafo raccogliendo vanno
Sotto quel pefo, eh'e sì caro al Cielo I grani in mucchi e fcegliono 1 più negri.
,
Non fia gi amait eh'a tanta glori a s'erga Altri portando 1 paimiti cbe fanno y
li 6 121
Fior non curio , perche tu meco viua Mugghia la turba intorno ale bell'onde,
Chefacra a Gioue fia la quercia antica Che'l purpureo rufiel pertuttoverfa.
Il ricco pioppo ad Hercole s'aficriua , Nel canafche nepioue, e fi diffonde.
Di Febo il dotto lauro efferfi dica . Quei tien la man qfli la bocca immerfa
,
.
E’I frefio fior dela vendemmia roffa Chi di libarlo apena fifoliazza
Lipomi dala rufiica brigata , Colfomitiò labro , e chi tracanna il nappo
Onde da se, non pefta , e non percoffa Qluelfuror dolce, e quella gioia pazza
Vfcìla prima lagrima rofata. Fà che non curi alcun lino, ne drappo ,
Poi cominciai ne l'apprettato bagno Onde fan roffeggiar l'vue be uute
Col torchio a premer l’vuey e col calcagno • L'hifptde barbe , e le mafie Ile hirfitte.
1 18 123 •
Leme già l’opra, e già viene a carpirfi Alcun venhà,che la vital rugiada
,
Il nouo parto de' viticci opachi . Con un corno di bue per bere attigue,
1 Coribanti infimi, e gli Jtgathirfi E gufata che l' hà , tanto gli aggrada
Van quinci e quindi, ei Satiri imbriachi. La fottanza del del data ale u/gne
Chi sfionda i rami per ghirlande ordirfi. Che fot za e poi , che titubando cada
Chi futile i rafpi , e chi nefpicca i vachi . Con luci enfiate, e torbide efinga igne ,
Chi n empie ilgreboda quel lato e quello, E vinto da colui, che muto forma,
C hi n'attende a colmar ffiina
e , 0 cello Ebro vaneggi , b tramortito dorma .
'4 fi la sepoltvra;
124 '
I 2p
,
Non hebbe forza l'inuentor acl mofio Vr,a collina , che rìfponde al mare
Di piu dir altro ai circofi ami Numi , Verlutino con Net un no accoppia e mefie .
Che l'amara memoria mondar lofio Per entro tonde fue tranquille, e chiare
Ch fè le guance di duo caldi fiumi Public 0 albergo al mal dififi pefie,
Onde ilfembtante in graue atto compofio, Vn p aumento lucido trafpare ,
Tacendo s afei Ugo gli humìdi lumi * Loqual vaghezza al uago [ito accrefie
E poich'egli debutto hebbe taciuto , Di nicchifini , c di lapilli terfi»
Così parlo la Socera di Fiuto • Tut ti fm altati di color diuerfi,
1 3°
O' qual maggior beltà celebra il canto Venne il fuo amor per la cerulea uia
Deiedotte fireUein He licori a Separata a trouar dale compagne
Il fuo puro candor toglieua il vanti Edifefa,oue fà tifila mia
Ale bianche Colombe di Dodona, Vn promontorio fi Idi tre montagne
Il fuo dolce rofior faceua oltraggio Senza fifpetto alcun etinfidi a altrui
Ai color del* Aurora , aifior di Maggio • Stauaftfola a trattener con lui .
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CANTO DECIMONONO.' 4 <>>
139
Di duo pendenti d In dui zaffiri Ti reco , o Galathea , da quellé tlìpi
banca guernito il deliro orecchio, el
Gli Due pargolette , e leggiadri te Damme
E circondato con minuti giri (manco. Turche gli ardor ti piaccia interni e cupi
Di tre linee di perieli collo bianco . Alquanto mitigar dele mie fiamme •
Tentagli con forrifi , e confifpiri A te le dono , e lefottrafii ai Lupi
L'vna mano alla guariate l'altra alpaco Che le toglie ano ale materne mamme.
E dolce a se B cingendolo, nutriua Ma te Lupa crudel non fila ch’io [colpi,
Dentro ilgelidofen lapamma viua Y Ch' affai peggio il mio cor di u ori e [polpi l
1 35 140
E baciandol dice a>Chifia chefciolga Non mi /predar , perch'io di quefla roccia
Gtamai quefioip mio ben) caro legame Habiti l'afpra e ruuida latebra.
Pria che fi rompa , b ch'altri a me ti tolga , Ne perche' L lume mio , eh* a goccia a goccia
Vo.che fi rompa il mio perpetuo Bame . Per te fi Bilia, appanni vna palpebra
Erema,fiOppi(fe sà)s' adiri, e dolga Non mifchernir,nefar che si mt noccia
Jl terror di Cicilia, tl mofiro infame. L'orgoglio, onde ten vai tumida ebra, &
Di cut piufiera efpauentofa belua S’io sepre a'tuoi minchino, e mìginocchio
Non vi uè in tana , e non alberga infelua , Abhorrir tu non deui il mio grand'occhio
l
l6 141
Tatto qui paufa ai ve\ziy efe non tronche, Benc'habbiavn'occbio filo , io nonfon'orbo.
Leniate le dolctfsime catene Il mìo [guardo e di Ltnce , e non di T alpe «
Segnati an con le pietre, e con le conche Ben ti [coprì l'altr'hier prefio quel[orbo
Dele gioie lafiamma , e de le pene . Jl butto mio , eh' auan\a Olimpo, e Calpe,
Su lo /cogito fcolpian per le fpelonche Colfanciul, eh' iofaro pasto del corbo ,
m
Dot mentre incauti , e fendale un penfiero
142
[osi cantaua, e volea più dir forfè
Stanno m talguifa a trafialiarfi i due .
Col guardofempre intento ala marina
Ecco mene il Ciclopo horrido e fiero Quand’egli a cafi mutria falda il forfè ,•
A pafcolar le pecorellefu e . Che ter minau a la gran balza alpina ,
Sotto lamanca a[cella un cuoio intero E dela coppia mifera s ac corfi ,
Per zamo tien di ricucito bue . La qual non preuedea tanta ruina ,
1
La greggia al'herbafuor,porfi ale zanne Ch'e del tuo duro cor vero fembiante ,
Et accordar con cento fiati e cento E la luce per te non troppo allegra
De' di[eguali calami il concento * Segnar di quello dì con p tetra negra
L’Adone, del Caualier Marino # li Detto,
494 L A SEPOLTVRA,
144
/r. — - n - T' -‘ J-tr -/ J. _
Detto,*fatto in vn punto, ecco vnjracajj 0, y dljte } 0 AJCl , UclJ 4 Ì./V u UMitv fatano »
,
—
149 '
O netin torno il Ciel fremevi mar r'tmbom Non già quanto a figuir ri b ebbe dapoi
E d'alto in vn precipitato a baffo (bay Idi so , chc'l vidi} e parmi ancor ben degno
Mezo il gran monte impetuofo piomba . Da ricor darji> e raccontarfi a voi .
Scura il mifer Garzo n mina il[affo, lo'l vidi 3 e'I so ,però chel uago ingegno
Egli porta in un punto e morte , e tomba . Intento ad offeruar negli atttfUn
Sotto la rupe , che 7 perco te , e pefta , Ciò che diffe , e che fc , ciò che gli auenne
Fulminato , e fepolto tnfieme re[la • Piùfalda tmprefiion mai non ritenne .
150
lo non so qual'affetto al'improuifo Così vedrete alfin , che pur il colfe
Più nel cor dela Ninfa allhor s àu anzi , La beflentmiafatai dtGalathea,
L'ira contro il fellon y chabbia recifo Onde qu ani egli errò , tantofi dolfe
Il bel nodo , eh' Amor ftrinfe pur dianzi, Perdendo il Sol, Informa, e lafua Dea •
et la pietà del Gioitineito vcctfo > La giu ffa legge del deflin non volfe y
Lo qual sì bello ancor le giace innanzi Ch'impunità ri andaffe opra sì rea •
Che non con altriforfè atti , e pallori Souente vendicar le cofe belle
(Sepoteffer morir ) morian gli mori • A (Come fimili a lor') foglion le ffelle •
146 ***
Quando del colpo iniquo & inhumAno
.
147 152
Ma che ? Ben pagherai d'vn tanto torto Giacca (pcomefempre hauea per vfo)
La pena in breue y di quel lume priuo In fondo al' antro fuo fcabrofo e vecchio •
•
Che quel terreno Sol , choggi m'hai morto Haueaglt il vel dela gran luce il chiufo
.
Benché l tuo fdegno infuno , epoco accorto JOuando trà l' vinorii fanno ebro,e cofufoy
Vtilgl'tfu , per effergli nocino .
t il terfo dela fronte vnico fpecchto
D'vccider ti credefti Acide mio , Con doglia incomparabile repente
E t'auedrai , che et huom l'haifatto Dìo . Fuor del con cattofuo fu eII erfifente .
148 1
53
SÌ dice , indi quel corpo amato e bello , Non furiant al romor l'e terne rote
Ch' incapace è di vita , e di falute , Se cadefse del Ciel l'immenfa mole ,
Trasforma in chiaro e limpido rufello & fufise pur tficome efser non potè
Con ladiuinafua fatai virtù te ; Dal' epiciclo fuo (chiamato il Sole ,
E poic'hà del gentilfiume nouello Con quale[Irido , efi repie0 fifote ,
Con le lagrime fueì'acque accrefcìute Con qualfuria il crudel s arrabbiale dol ,
il falfo inttn col dolce httmor confonde, Mentiti Guerner nel ciglio il pai glificca,
E nmefcolainfieme onde con onde . E'nsù'l bel del dormir l'occhio neficca .
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CANTO DECIMONONO. 49 f
154 . ,
59 1
£uaffin nel cernei la rigid batta Vuol pur trottar >per vendicar C offefa,
Dt l'acuto tt\zon dentro gli caccia chi gliferro la lucidafineflra
E dela gemma fua vivace e vajla Su l'entrata s'afide afpra e feofeefa ,
Impouerìfee la terribil faccia, Che fa fiiraglio ala fp eIone a alpeflra
getti con lafrontefangutnofa e guajla Sotto la mazza attrauerfata e fiefa
*55 % 160
r
Ricerca ìlferitor, ne sa, ne vede Ma come faprà mai 5 dotte ficeli
Doue,ne come al fuo furorfifura* Huom sì cauto, sìfialtro, e sì fagace
Al' avanzo de' miferi ne chiede Chi pub penfar ch'vn vello afionda e veli
,
Battefi ad ambe man Ce Flint e lume, Fiacco con l'vrto , e con la man dtuelfe ,
E dala piaga dela fronte rotta Pie tra quell' ire fu e fu p erbe e fiere
f
Fa di angue fgorgar torbido fiume. fittefio tronco da quel dislinfe, b fi elfi.
Fuor de le labra per l’opaca grotta f
Sbarbo raffini antichi , &
elei altere
Stilla bave fanguigne , e nerefchiume, Spezzo cerri robuffi, e querce eccelfe
Enel fangodelfuolo,enela polue Efuribondo erro per tutto e forfè
,
170
Allhor sì gro/farupe ,e sì pepante filuando pia ne l’inganno , e nel periglio . .
Spicco dalfianco algran monte vicino Sguardo deueui hauer d' Aquila, cd! Argo,
£ con braccio feroce e fulminante Allhor men cauto il fonnacchiofio ciglio
Laneiolia dietro alfuggttiuo pino , Sparger ti piacque diinfornai lethargo .
Che pien di fere , e carico di piante Va dormi, va ma intanto egro e vermiglio
Vn lofiof&flenea sù'l tergo alpino , V crfa di fangue vn rio tepido e largo,
£feco per lo Ci el trattando il vento £ qutfiafofca tua vota cauerna
vn armento.
Truffe col fuo Palior tutto Chiudi mfonno perpetuo, in notte eterna.
66 1 171
Sdjtafi animato monte impoflo a monte> LaJfo,piu non/perar gli alti fplendori
Jn cima al' alto &
eleuato colle Risieder mai dela tua fiamma antica ,
Tiantatoil crudo in pie , t horribilfronte Ne piante verdeggiarle rider fiori
Trejfo le nubi alteramente efiolle In valle ombrofa, 0 in collinetta aprica
JJor minacciando al cielo oltraggi & onte £atta(tuacolpa ) de'furi chiari honorì
Horfortuna appellando iniqua e folle , Vedova quefi a fronte hoggi e mendica.
Ilor befiemmiando in atti horrendi efchifi Spento del volto mio l'vnico raggio >
Il vento, il marfavela, il remo, e T hifi, Come faro , fe luce altra non haggio ?
167 172
£>uiui in sì fiere , e sì cruccìofevtci Indarno indarno 0 Sol per me rìnafei
Sue querele (piego languide e mede, Poiché m'ingombra fempiterna fera
£ d'vrli sì terribili , eferoci Trionfa pur, che negra benda hor fafei
Ilaure introno, le piagge, e lefiorefle , Del lume mio fin ecc Uffat a sfera «
Che fi ben de' duo mostri infra lefoci Lieto h ornai Gioue ogni fiofpetto lafri.
£reme a pien di prò celie,e di tempeste Che piu non efit il cor, la man non /pera.
Giacer paruefienai onda il mar immoto, Non fiera piu con immortai trofeo
£ tacer Euro, (fi Aquilone, e Noto. L'oprafornir , c he'n comincio T ifeo »
168
ter tenoreA tifi osiadfu ci lamenti Alcun più qui de le confette traui
Lefp e Ione he vicine el mar' ilie(fio »
, Da lungeil corfi, 0 de' nocchìer nonfiia • •
Gemer Gufi s’vdir, fifehiar Serpentiy Corran fecure pur , corran le navi
L tipi vlular per que ’ vallon dapreffo . Perla piana del mar liquida via .
Corfer le Ninfe a que ' dogliofì accenti » Vengan di merci prettofi grani ,
Nettuno ilgenitor vi coffe anch'effo Radano a lor piacerla riva mia,
£ nepianferoin fu on flebile e rauca £/piegato per fonde il volo audace.
Tritone, e Protheo , e Meli certame Glauco. Senza /pavento alcun p affino in pace
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CANTO DECI MONO NO; 497
• -
J 74 17 9
Mor per trafittilo lor fi corri io fifii Ondes'allhora vn picchi cenno, v ri atto
Pera,che giace incatenata, e dorme, Scorto hauefi'io del fuo viliantalento,
Bele grand vnghie mìe ,de' miei grad‘ofiì , Penfar fipuò ,fi fratto egual mai fatto
Del'ampio ciglio, e dela bocca informe , Eh da Lupo affamato infra l'armento .
Be' membri tutti fmìfurati egrofii. O' che quefto bafton parfi in un tratto f
Be' Satiri, e Palior feguendo torme, L'offa rihaurebbe, e le minugia al vento ,
;
Verran le Ninfe intrepide e fecure O' c Laurei forfè al'huom maluagio e rio
A tor con lunghe canne altre mifure ^ Patta uiuo fipolcro il uentre mio.
.
*7S 180
Et io che già sì grande , e sì robufio
, Nulla curo però quanti fiffrire
Non hebbi eguale in paragondi forza ',
Poffa per tal cagione oltraggi e torti ,
E!ore he del mio negletto inut il bufto . Nulla frà dolorofi ombre languire
Caligine mortai la face ammorza, . » In vnflato peggior di mille morti .
Merce dìchiv'affiffe il remo adufio, guel eh' ogni pena eccede, ogni martini
E poi fuggi fitto mentita feorza. Boue fpeme non è,che mi conforti ,
Mi rimarrò per mio maggior tormento Egli è filo il penfar, che mi fia tolta
Pifchio ala plebe, & agli augeifpauento% La bella, che dal marforfè m'afcolta
176 >
181
Deh quanto fu per me mifera l'hora M'afcoltaforfè, e più che mai miff rezza,
Quando il malnato pajfaggiero infido E già vederla adhor' adhor triauifo ,
Ciro lafianca e combattuta prora Ch'addita con infolita allegrezza
A quefto mio già dolce antico nido . Ale campagne il mìo fquarciato vifi*
Troppo felice lo mio flato fora , Strana mifiria mta,dala bellezza
Se d Etna il monte ,ediT rinacria il lido Per cui piango e languìfio, effer de rifi .
Se quelle riuevn tempo amene e liete Bellezza ( oimè ) eh' a defperar m'induce,
Ville mai non hauefie il Greco abete* E priua è di pietà , com'io di luce.
177 182
Z' verghe quando il tradi tor m'affaifi Hor goda, e rida pur, eh’a me s' fionda
a
Perlafiiarmi de l’occhio orbato efiemo. Per l'altruifraude eternamente ilgiorno,
Vii' bornie ciuol non oso già , nè valfi E che del lido fauola , e del'onda
Mouer publico affalto a Polifcmo > Patto io mifia per quefie/piagge intorno •
Macon lufughe all et latrici e falfe Bel' vna e l' altra mia piaga profonda
T efi l’infidia del mio danno diremo Poco il danno cui io , poco lofior no ,
E fippe i fuoi penfier peruerfi e rei Pur che’n rifi fil prenda,e ri habbia gioco'
Sì ben difimular , ch'io gli credei « Lafiauecagion del mio bel foco .
.78 183
guanto vaglia il mio braccio, e qua to poffa Betto quefto il feroce inuer la cofia ,
r /1$ • y» . 1 _ / . . 1 .
Paranne queft'arena eterna fede , Bela montagna ripida e fubltme
Laqual difangue per gran tratto, e rioffa Ch'ai figlio di Titan già fiurapofla.
Roffeggiar tutta, e biancheggiarfe vede • Bel rubello del delle terga opprime ,
Sallo del'antro mio la cupa foffa Il paffo moue , e tacito s'accofta
Chcpien dhumane,ediferine prede, Ale più rotte e dirupate cime.
Hà di t efebi , e di pelli intorno intorno £uiuifiura unfiheggion dela pendici
il negro muro horribUmente adorno • Stanco s'afide, e trà sèpenfa, e dice .
Spoglia mo Ito conforme al tuo timore La coda incurui , el tergo htfpido e nero
La fronte mia con la crudel ferita £ di ragion tatuo Ita e d' amor carco
,
‘
Senza luce l afe t affi, e fenza honore , Fai di te sì efio a lei naue, e de Urterò .
Deh perche con la viflaancor lavita > Poco ad Atlante il fuo sì oliato ine arco
Non mi foglietti e in un co l'occhio il core ,
, \ lnuidif tu , di più bel pefo altero
Se con gli occhi del cor, di vi/la priuo . •> flualhor portando i vaghi membri a galla
V eggio i miei dannile non rio ufi a, e uiuo ? - Morditi fuo freno , e la fojlieniin [palla . .
•
185 190
lo vitto, io veggio, e del mio siratio crudo cieco dunque io non fon, benché fi veggi a
L'afpra cagton me più che maiprefente v L’orbe di queflo ciglio orbo rimafo
£ mentre v riocchio folo in [rote io chiudo , .*
Cheì chiaro Sol, che nel mio cor Idpeggia
Mille vn cauto venfìer me n'apre in mente, Non tramonto nel miferabil cafo
Ch'altro diGalathea nouello Drudo El’ alma innamorata ancor vagheggi a
Seco veder mi fa vifibilmente . Y - Il fuo Oriente in queft'ofcuro Oc cafo ,
il vegf to benfe ben nottula e peggio
, E la beiti, che più di fuor non vede >
Fuorché' l vedermi eie co, altro non veggio. ».
A riueder nela memoria riede*
186 191 _
L' affafin federato hebbe la palma • Dela mia mente , e può recarmi il die .
F ur come ritt or arvolcffe il danno •
Tu di queffocchìo folfi la pupilla ,
Dcl'acciecato corpo al’ ajflift' alma TufoU il Sol del’atre notti mie .
Perduol maggior , no £ pietà, che ri hebbe, - S'a me uogli fereno un folo fguardo ,
Lavitta raddoppio, la luce accrebbe, Bafla ad ìllu minarmi ilfoco, ori dardo
187 192
Ninfa, horch' a me non più vifibìl fei , Perche più contro il reo la lìngua fciolgo »
r
Raddoppiar rrivdirai l'alto lamento , Pur troppo(ahi laffvfffua ragione accorto i
E fon, nonché de faifi humidi Dei , Contro lefelle tnuan èri adiro, e dolgo >
Nonché d' ogni auge detto , e riogni vento , E d’altrui, che dime mi lagno a torto
Nonché à’ognt animai del regno ondofò, • Se di sì fiero cafo, e sì fritflro
Degli fogli, e del mar fatto gelofo . . lo fuifolo t aUtor , folo tlminiftro
r
** .
• . .
'93
Tefcc felice, e te vìe piu felice •
*\ '
NonfùnonfùNefùn, che mi coflrìrtfe
Pcfce,c hai cento braccia, e cento branche. Agir cieco e tapiri, non so fe'l fai. .
Cui fluente non pur dapreffo lice Perfida quel, che la mia luce eftnfe
Mirar le membra chriflalltne e bianche, Fu lo fplendor de' tuoi lucenti rat
Ma toccarle talhornon fi difdice Ne merauiglia fìa,fe m arfe, c vinfe
Dal lungo nuoto affaticate e fi anche , lo meco ben mi merauiglio affai
Leftringi in cento guife, in cento nodi , Come quando talhor mirar ti vuole
E di talgloria infuptrbifcie godi ^ - O'nons deciechi, ò non s' abbagliti Sole .
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.CANTO' DECI MONO NO. 49*
194 1
99
lo > fe mi deffe il CUI , che l mio perduto Eode come vaneggio , ancor l'tnfana
Lume per forte racquiftar potefsi, Voglia a noui ardimenti ergo efofpìngo ?
Hefol quelche mi tolfe il Greco aftuto > Ancor confpeme temeraria e vana
Ma come unfol nhauea, mille nhauefsi Adulando a mestefso il cor lufingo ?
£ quanti di Giu non l'augello occhiuto E la T tgre del mar dolce dr human a
Girarne fuol nel ampia rotatmprefsi , Eatta al mio piato, al mio pregar m'i fìngo?
guanti la Fama,e quanti il Ctel n hà [eco, Chi m
db borrì , mcntrhebbi il lume meco,
Mirandogli occhi tuoi tornerei cieco • Ofojperar , che m'ami hor ch'io fon cieco ?
200
Mifer , dunque a ragion m'offafio e caggio , guì tacendofofpira, indi dal loco ,
E così và chi fura se pr efumé . Doue mefiofede a lento rifiorge
,
Cadde (com'odo ) il gioitane malfaggio E’I pie , come può meglio , a poco a poco
Che troppo alzo le temerarie piume . t rahe verfo ilfafso,che nsu l marfifporge V»
Cadde chi per lo torto alto maggio E poiché giunto là , doue ilfuofoco
Vols'effer duce delpaterno lume • Arder Jolea fra 1 acque efser s' accorge ,
‘
,
E quell''alt ter, eh’ al gran Motor fe guerra, Con più placido volto , e più fere no
guì fulminato ancor giacefot terra • Cojì rallenta aleparole tlfreno .
196 201
Anco il T heban ch'ambì d' efser'eletto
, Ma che cieco io mifia ,
perche fia priua
Giudice degli Dei, cieco dtuenne Lafronte mia del'ornamento ufato.
Et io , eh' a piu bel Sol con stolto affetto , Non e pero che'n me non fplenda e uiua
,
191 202
S’aggiunfe ancora a questo lampo ardente. CiecoèCtìerebo ancor, da cui cìafcuna
Dura cagion , eh'dbb accinaila vifta Trafse ilprincipio fuo creata cofa .
De' larghi pianti miei l'onda corrente , Ciccala Morte eie c aè la Fortuna ,
,
Con vna fola lagrima de tuoi • Che se cieco tl Signor ,fta cieco ilferuo a
li 4 Ma
joy LA SEPOL'TVRA;
209
Ma d'altra parte a chi da tante oppre/fo Ma che membrar d'altrui, quafi molefi4,
Grani cure d' Amor fifi r ugge e sface Ogni gioia amoroft , ogni atto eftrano ?
Che perduto ha col core anco fifiejfo Quante volte vidio tefte/fa in fefia
Perduto ogni fio bcne y ognifu a pace Scherzar col Vago,& io mi dolfiinuano ?
Toc a perdita fa perdere apprejfi S affilo ilgiuftofa/fo , e fa/fel quella
Del Sol la luce , e cieco e(Jer mi piace Del torto mio vendicatrice mano ,
Se quanto al’ altrui villa è di diletto Che rotto il dolce no do, e fciolto il laccio,
Eorainfaufto ala mia dogliofio oggetto » Si tei'vecifi ( e ncpiangefti)in braccio »
205 210
pìon hà per quesìe riue 0 tronco , 0 foglia , Oltre di ciò non poco io mi confilo
Non poggio adorno di fioretti , e d herbe Che la mia luce in tenebre fi cange
Che vifibil'tmagine di doglia Pero ch'auezzo alpiantole nato al duolo
In se jlampata per mio mal non /èrbe , Altro non so, che trar del' occhio vn Gage •
E eh’ a quefi' occhio la cagion non foglia Hor l'occhio in tifi ad vn'vfficiofilo
Rappr efintar dele mie pene acerbe , Piu no s'occupain rifguardar, ma piange
jt quefi'occhio me[ehm, c hor chiùfi e fpeto E piangerà finche col pianto vnita
Piu non fia fpettator del mio tormento • Stillandofiper L'occhio efea la vita •
206 2 1
0 eh'a quelloficofeefio arido foglio Ai chi art raggi del fuo viuo Sole .
Veder par carni negli alpefiri fafsi - Per l'octhio entro la fama, il cor l’ac colfe »
La durezza del cor ,per cui mi doglio l E n'arde ancor , sì eliefi a altra non noie .
Ve de a nel mar qualhorpiù irato fafsi Allhor C occhio fu liet o,il cor
fi dotfi,
Il tuo fuperbo e minacciofi orgoglio * Horagioific il cor , l'occhio fi dote .
E nel'onde , nei alghe , c neiarene Dolgafipur, ragion ben fia, che quanto
il numero vede a dele mie pene . V'entrofoco et ar doranefica acqua e piate .
207 212
Se d Alfio ,fe d Oreto , 0 fe d' ime r H Porgimi ancor la cecità fperanza
L’acque per ri/guardar volgea la fronte* Che forfèfu or defiliti confini
1 osto prefinte ilfmulacro mera Con minor tema , e con maggior baldanza
Di quel ch'io verfi inefsiccablifonte Da hoggi auante a me tu t' anicini
Se lafiammafeorgea torbida e nera E con Dori e Leucothoe in lieta danza
,
Vantag-
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CANTO DECIMONONO. JOI
214 2I£
Vatàggio dunque ogni mìo dono io chiamo > Nè più di mazza homai , nè difiampognd
Nè più quafi mi cól di luce efierna Gagliardi a , melodia vo che mi vaglia ,
Perche quella > che tanto goder bramo , Nè più d'honor , nè più damor bifogna ,
Godo affai più con la veduta ip terna Che'n fi mifero flato vnqua mi caglia .
217 222
La numerofa fiftula , ch'aggraua A Dio cari Molofai , e fidi Alani ,
11 rozo fianco , ad ambe mani afferra , E voi Mafi ini miei pronti e leggieri.
£t ogni canna fu a forata caua > e Del mio pregiato orai campton fi urani ,
Spezza col dente , e polla faglia a terra • Porti cu fi odi, intrepidi guerrieri.
Il nodofi troncon , l'immenfa claua Non più di greggia homai non più di cani
,
Che fece a mille fere oltraggio e guerra. Al vofiro afflitto Duce è di mefiieri .
Citta lontano , e con le note eslreme Nè più P afi or, nè cacciator fia d'huopo y
In quefia gufafi lamenta , e geme • Che d' effe rpenfi il mifaro Ciclopc •
218 ^ 223
fido bafton , ma mio compagno antico > Di cani hnopo non me fe non fol quanta,
thè mi fofli gran tempo arme e fiftegno , Nefia , nono Atheon lacero e morto
, ,
0' perch'io non rie aggi a a ciaf un paffo , T eme no erefi a al mio gran piato Alterno,
Scopri ilfcren dele diuine luci , E de mirti amorofi inondi il bofico •
Che (fico me
ancor cieco io ben difier no ) 7 eme non beua in Lethe vn dolce oblio
Poffentefora a nfihiarar l’Inferno . Sic fi io più non rimembri il dolor mio •
225: 230
Tu quella , chel del crudo hoggi gli nega Così difi'egli ,
e diè sì gran muggiti
Deh porgi , 0 Ntnfa 3 al de[peraio aita E tanti m indo fuor torbidi fumi ,
Rigida Ninfa » auara a chi ti prega Che lafeto per gran pez,Zja impalliditi
Dela morte non men , che dela vita . 1 chiari afise tu de' c eletti lumi .
jthi che cojleinon mode > e non fipiega Cadde il remo a Caronte 3 e sbigottiti
Ter che la pena mia retti infinita Fuggirò t mottn ai più profondi fiumi .
Morte la vita y e vino Inferno il mondo . Hebbc nouo timor l'arfo Gigante .
22 6 2ì l
.
lìor tu > che miri il mio dettin peruerfi Fù quello il primo dì , che tra gli Abtfii
Fabro Vulcan , dalefulfureeporte Vide Cocito aperto il monte Etneo
Se di chi die le tempre aC Vniuerfio il gran P e loro in cento lati aprifsi
Ilfulmine temprar te dato inforte , E Pachtnno fi[coffe , e Lilibeo
Prima ch'io fia dal pelago fommerfo Fremer Canddt, e latrar Scilla vdifsi
Pria ch'io di propria man mi dia la morte. Con Arethufafirettrinfi Alfeo,
Fingi di prouarnvn per q utfio Cielo E lungo[patio ancor potetegli tacque ,
£ quelchel duol no può, faccia il tuo telo . T re maro 1 lidi , e rimbombaron l' acque .
227 232
Ma ben cieco mhàfatto , efolto ìnfieme Pianfi Nettuno ilpadre , el crudo fato
il dolor , che trauolge i miei defri . Mojje a pietà di quella ria fuentur a
Di morir bramo ->e no» fperando fiofpeme Onde in un monttcelfu trasformato ,
Di finir con la morte igran martiri . Lo qual ritiene ancor l'alta fia tur a .
Mi rifiuta Pluton , forfè che terne Mongibelfu poi detto > e n talefato
Il troppo fiero ardor de miei fofpiri > Nu tnfee ancor nelfen la fiera arfura ,
Perche sà ben * eh'àppo l mio inctdtograuc Nè ce(fa pien di furtofi incendi
£' lafiamma infernalfrefca efoaue . D'eJJalar t ut t aula fofiiri borre n di
22& 235
Tietofi ( oìmè )folper mio maldiuieqe _ Tote ha raccolto ala fauella ilfieno
Il crudo Rè de* regni ofeuri e b afisi , La Deafeconda 5 che perde lafiglia
•Nè vuol, che quinci aleTartaree arene Quella, eh'alberga al'Oceano in fieno.
Con la grand'ombra mia morendo io pafii In cotalguifa il ragionar ripiglia .
Che fé dannato a quell'e terne pene Che torni in terra alfin cto eh'è terreno
il pallido Acheronte hoggi vare afisi » E(fer certo non dee gran merautglia
H anrian veggendo in me maggior t ormeli Morte al corfio mortai termine pofe
Qualche confort ole perdute genti* Vltima linea del' human e cofe .
Chi
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CANTO DEC IMO NONO. •
s 03
*34 2 39
C^i lacrimar non vuol,n } vuol dolerfi. Sfamila» l' acque , affai piu belle e chiare
Ad oggetti immortali alzi il defio . . dalofflendor, che le percete
ch'i dolci fratti fuoi tien fempre afferfi . In questa guifa, che fiammeggia il mare
D'amarifiimo tofco il mondo rio . Al folgorar dele lucenti rote ,
Di quello ho tanti effempi , e sì diuerfi , fiottando f Aurora, che’n Leu ante appare ,
Che più che fonde fin del regno mio , Dal vel purpureo le rugiade fot e
Se fia eh'a dirne alcun la lingua iofciolga \ E'i Sol, che gicuinetto efee di Gange ,
Hon so ben qnal mi lafi, 0 qual mi tolga • C cl gran carro di foco tlfluttofrange
235 240
Tacerò memorabili fra tutti Carpo nel nuoto effercttato e dotto
Calamo e Carpo , gftnfortunij voltri ? Molto non e, ma Calamo gli è feortà
.
Che non pur non Ufctar con occhi afeiutti Et hor col tergo, hor con la man di fitto
Alcuno habitator de regni noflri,
’
Ageuolmente lo fisiiene, e porta
Ma dier materia entro 1 miei faifi flutti Talhor pofeia eh' alquanto ei fhà condotto
D'amaro pianto ai piu [piotati mofiri $ Per mezo l'acqua fieffuofa e torta
E fer per gran pietà de lor cordogli Dilungandoli ad arte , innanzi paffa.
Singhiozzar l'ondc , e lagrimargli ficogli . » Indi l'affetta ,& arriuar fi Uffa,
23 6 241
Su peri' oblique e tortuofe riue Con tardo moto (a bello ftudio ) e lento »
Del bel Meandro, e tra fuoi guadi aprici Bramofi cteffer pur vinto e precorfi,
Paffauan lietile calo? bore efttue pian pian rompendo lo fpumofi argento.
Di pari età duo ancia detti amicià ^
f •»
Per La liquida via trattiene il corpo
Simil beltà non fi racconta , o ferine V * Ma per poter trouarfi in vn momento
Ch'altrui de/fergiamai Hellofelici.* * fifiualhora huepo nefia.prefioalficcorfio.
Lafilato haurian per lori' Alba Or ione, Del caro emulo fuo, che gli e dau ante,
E la Dina di Deio Endimione . Con la prouida man fegue le piante .
242
Dache la bella coppia al mondo nacque il gicuinetto , cbe'l compagno vede
Mentre crefeendo cntrambo tuano alparo. indietro rimaner, quafì perdente
Tanto il Genio del'vno al'altro piacque Tolto il v ant aggio ad hor , che gli concede.
Chen perpetua amili à l’alme legar o Scorre fhumido arringo arditamente
Sherzaua dunque infra fare ne , e L acque E và,mentre rapir la palma crede
Delfiume, che forre a tranquillo ,e chiaro , Dotte l'impeto il tra he de la corrente.
Attrauerfando con fuoi giri ondofi Già già Hende la man fupetba , e lieta
flUuafiferpe d’argento , i prati herbofi Tanto e vicina la prefiffa meta •
"
238’ 243
piatalo hauean nel verde tnargo un legno , Ma pria eh' a torre tlbel trofeo lafforga ,
E quiui appefa vna ghirlanda in cima Ecco fiero e cru del turbo , chefif ira »
Proposta t premio a qual de' duo quelfegno E la' ve il rio volubile s'ingorga
Giunto fuffe nuotando a toccar prima . Soffiando a forza lo re(finge egira,
Sforzauafi eiafi un con ogni ingegno Efinzachc di ciò l'altro s'accorga.
D’ acquili ar vtneitor la(foglia opima, L’onda l'a([orbe,e nela ghiaia il tira.
E'n così fatti lor giochi, e trafiudì Ratto così , che Caiamo fhàfiori o
T rati agitavano aproua i duo fanciulli. Sommerger no ,m a già fommerfo,e morto.
5©4 » LA SEPOLTVR'A;
244 249
Chefiflirt , che pianti , e che querele , Sia [epolchro immortai l'vrna patema
Sparfi il mefehin sul dolorofi lito , A l’vna e l'altrafpoglia infieme vmta ,
Quando chiaro conobbe il[itofede le Don e a neri caratteri fifeerna
Ejfir data vorace onda inghiottito? Quefia memoria in ogni età (colpita .
Piume ingrato ( dicea ) fiume crudele , Arfcr del pari invna fiamma eterna
Che m hai repente ogni mio ben rapito Caiamo ,e Carpone vìjfero vna vita
Quella da te riceue empiamercede H ebbero alfin >ncfpenfi l'acqua ilfoco]
Chi tanta gloria , e tanthonor ti diede ? Vna morte commun , commune vn loco .
2 45 250
UHermo» Fattolo, e qual per geme, & oro
il Così dice , e per gli occhi intanto verfd
Piufamofi tra gli altri modo apprezzail , Fiume, eh'alfiume humor nouello aggiugey
Perde ano appo l tuo pregio i pregi loro Poi tace, e con lafront e ingiù conuerfa
Ch'eri ben poffeffir d'altra ricchezza . Traboccando dal margo, al fondo giunge*
Quelchà titol di Re , corna di Toro » Riman la coppia miferafimmerfià»
Merce di quell' eftinta alta bellezza» Felice in ciò , che pur fi ricongiunge »
Bench'illu/lre corona habbia d'elettro h'nfieme ottien ncCvltimofifpiro
Ti riueriua , e ti cede a lo feettro . Morte d'argento , e tomba dt zaffiro •
246 .
Ma tu perfar più ricco anco il tuo fonte Lauaro col licor gelido e molle
Trangugiarlo vole/ìi auaro fiume , Il freddo corpo lefireUe me ile •
Che fi nel grembo il Po tenne Fetonte Rifiuto'Ipefo tlgenitor,nevoUe
Tu raccogli altro Sole altro lume * T rà lefue ricettarlo ondefiuntile ; >•.*
Lafifo , che'l Solfi ben dal'Orizonte Mà poiché vide alfine ilgarzon folle
Cader quando tramonta hà per cojlume Da forza opprefifio di defilincelefile , .*
Più chiaro pofeia intuì mattin rifiorge» Lo ilrinfe in braccio » e con amaro lutto
Mal mio Carpo apparirpiù non fific orge . Cagto Calamo in canna, e Carpo in frutto.
247 252
Qualinuidia al belfurto (cime ) vifp infi Hor pafifarin fiilentio io deggio forfè
Ndiadi quanto belle , inique e ne ? Di Leandro infelice ilcafiomeflo.
Ditemi chi d' Amor laluce eliinfi ? Loqual tanta pietatc al'onde porfi
Chi fuelfeilfiordelefperanzemie? Che ne piangono , ancora Abido , e Sello ?
*Deh fi mai di pietà forzavi ftr infi SpettacolmaipiU crudo il Cielnon fiorfi,
ite, cercate altroue onde più pie T orto il mar nofe mai maggior di quefi0 ;
Di quà fuggite, oue morendo giacque £ bench efifer pietofi il mar nonfiglia ,
Vefia de le miefiamme infine al' acque Vvccifi nondimen contro fu a voglia.
.
248 2 53
Lafiiate quefli , ou’ albergarfole te Già di quel foco ilGarzonctto accefi ,
Del crudo padre mio fondi homi cidi , Che laface d' Amor glifparfi infine \
£ pria ch'io caggia al auid'àcqueipreda, Per poter fin^a intoppo , efinza impaccio
Vvltima gratta almen mifi conceda* .
Ricondurfi nuotando ad fiero in braccio .
/
Ai "noi
CANTO DECIMONONO.
•
254 259
Ai fuoiferuìdì ardori erano et Mero Così languifce, e fette volte il Sole
Le bellezze oltrabell e cfca foaue , Ne' lidi lberi hà già tuffato il raggio »
Ondefieffo folca pronto e leggiero E circondando la terrena mole.
Tatto a)fette(fi e nauigante,e naue , Altrettante e tornato algran uiaggio l
L' anguille attrauerfar di quel[e attero , Da che piangendo il giouan e fi dole ( gio,
Che trà l'Afa, e l'Europa e porta» chiatte , Cotro il defederò il mar del graue oltrag-
E la fu a Donna a riueder ueniua Che uede ì nebbia, e' n pioggia fin famafin
Sconofciuto,e notturno aiAltra riua « 7 urbato il mare, e nubilofo il cielo• (gelo
255 260
Don sì veloce di diffidi arco Treme lafiondafin sù lo/cogito afende.
M berfaglio volando effe factta » Che la Vergin fommerfa ancora infama
ite Barbaro gì amai sì Itene e fi arco La crudeltà del pelago riprende
Dalc mojfc ala meta il corfio affretta Lefieli e inique iniqui i venti chiama ,
,
Com'ei p affando a nuoto il picciol varco Et ac cufa Nettun, che gli contende
Ter tragittarfi\o uè' lfuo cor l'affetta > La uifia di colei, che cotan t'ama ;
Vaffine>e prende ogni procella a gioco , ìdc potendo appagar gli occhi, e i definì
Ter mezo l'acqua a ritrouare tifico • Co' penfier la corteggia 3 e co'fofpiri
256 261
Dolce gli c la fatica» e la dimora> 7utto filetto insù la ripa affifi
Grata la notte , & importuno il giorno Vagheggia di lontan gli amati lidi l
E corretto a partirfi, odia Ì Aurora, E riuolgendo aTalta torre il nifi
Che folle cita e troppo a far ritorno • Co" muggiti del mar confonde i gridi l
Tartìto apena poi , di ciafcun hora Terelse color (die ea ) che non di u i/o
Conta 1 momenti} egira gli occhi intorno , C ongiunge Amor , F or t un a empia diutdi ?
7ornar vorrebbe ala magion felice Terche non laffi in sì leali amori
Efoffira l'indugio, e tra se dice • 1 corpi vnir, come s'vniro i cori ?
*57 262
Son forfè per gli sferici fentierì Ben raccoglier de uria, fiT vna terra
Cui fempre rotante?
Botti i cerchi del Due alme, che fon anco unafol'alma.
Son del Bettor del dì zoppi i destrieri ? Finir deuria la procellofa guerra ,
Chicdato è il carro fuo lieue e volante ? E i trattagli del mar compor la calma»
Chi del Vece Ino , che vanni ha sì leggieri Chi mi vieta ilpaffaggio ? e chi mi ferra
Chiùfi ha tra ceppile fpedite piante ? ìn par feconde nocchier legno non/palma?
Che fan Tancelle fu e rapide e prede. fifual'inuìdia del del ter tn teru allo
Che non danfletta al paffaggter ce lefie ? Vn muro tra noi pollo ha di chrrifallo
258 263
. 7U, che non men del T empo Amor hai l'ali, che peggio far mipuò? qual ria fuentura
Effi del Sol vie piu poffinte Dio Fu già mai) eh' agguagliaffe il mio tormen-
Tungi ipigri corfier con gli aurei frali. Sì lungo tempo vna procella dura ( to?
Ch'ogni minuto è fecolo al defio . In vn fi variabile elemento ?
Tur chabbia fin co' turbini infernali L'ifi abili à del mar cangia natura.
/luefio di u or t io, e quest' cfillio mio , Terde per me fu a leggerezza il vento
Confar veloci i giorni e T bore corte
, ffi* ciche no hebbe rnai fermezza au ante
Bramo a meftejfo accelerar la morte . 7 rouofol per mio mal fatto collante.
Ahi
/
joé L A SEPOLTVRA,
264 269
Già i' Hellefponto , e V He mi# e rio tutto
'
Perche turbando quefii ondofi regni Così d' efporfi in dubbio algran periglio ,
SoBien^ch'io vada, e poi perche più mai Non più temo ilfuror à'Euro homicida.
Non poffa indi partir, sfoga pur l'ira • Non più del crudo mar curo lo(degno
O" fe del mio dolor pietà non hai 7 u fol per quefte tenebre mi guida.
Portami a quella , onde’l mio cor fofpira ; Mentre m'apprefto ad ubbidire al fogno
Pofa a di là partendo ou ella alberga,
, Seben mi fauoreggiaj mi conduce
Tà pur, che nel ritorno io mifommerga • Altra fiella, altra lampa , &
altra luce .
268 273
Qsefte voci il mefihin pregando inuano Ancor eh'io per la tua lucida traccia
Sparge inutili al’aria, e fenza effetti Segua quel Sol, chefilo è mio conforto
Per eh' A ufirofardo, cr Aquilone infano Son dal lume pero dela fu afaccia
Ne portan via rimormorando i detti . Più che dal tuo fpledor , per /’ ombre[corto.
Volumi d'onde per l'infiabil piano Gli occhifuoifono ilpolo , e le fu e braccia
S’vrtan l'un l'altro in minaccio/i afpetti , Sono tl mio dolce e defiato porto
Pioto ne uìen daC Auftro, e’I fendi brine Serpe alofirifeio , al volo augelfi migli a ,
Carco y l’ali dhnmor , d? horror lafronte , Battello ai remi , e corridore al morfo
E stillante di piogge il mento , e’I crine Hor l'afe e II e agilmente a merautglia
Spezza le nubi , cfà del Cielo vn fonte Dilata efende , hor le ripiega al corfo •
.
278 283
Sorge da' Nabathei contro colloro Scorrendo và con finifurati balzi
Il torbid' Euro , e l’Orientefeote L'impetuofe eformidabiPonde
Ne men fuperbo e rigido di loro La cui piena poffentt ho rfà che s'alft
Con bombiifragor l’onde percote . Prcffo ale nubi, hor tutto ingiù l' fronde .
a
Ma con più toruo afpetto il crudo Coro Et dele braccia ignudo , e de pièfi alza
Leua dal'Ocean gonfie le gote. Con fpeffo dimenar l'or din confonde ;
Pioue tonando , e folgorando fiocca E benchéfia nel nuoto habile e defiro
L*biffiti a barba , e la tremenda bocca. Non gligioUA del'arte effer maestro .
Ben
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LA SEPOITVRA 289
284
Ben conofce ilfuo fiuto , e sa che n breuc Mafel mio duro fin fritto è nelfato»
M petto lafio e per mancar la forza Sen qu efi' onde morir pur mi conviene»
Fà eh' alme n fidi cadavere portato
Perche del fifio humorgran copia bette ,
£’/ vigor abbattuto inuan rinforza . Innanzi ala cagion àele mie pene,
Jlomai de' membri agala il p efo grette A quel terren fielice e fortunato ,
S ottener più non vai , feben fi sforza, A quelle dolci vn tempo amiche arene ,
E lofpirto languente il corpo infermo(wo. Onde mi dian col pianto alcun tifi oro
Motte a gran pena , e no può far piùJ'cber* Quegli oc chi,per cui vifsi, e per cui moro •
285 290
Mentre che co marittimifurori
' Dì quett’ettremo dir languido e mozzo
f
Giottra y e cerca al morir re agio efcampo Incerto ilfono , & indili in to vdfii
L'alto funai , che trà gli onìbrofi horrori Efipolto con l'ultimo fingi; ìo^zo
Mofira il camin di quel volubil campo y Petto nel mar , che n fin dal centro aprifsi
Patto fiparìfee 5 e i vigilanti ardori il mare in vifi a fipauentofo eJo\zo
Soffiato e{lingue del notturno lampo, Le fauci aprì de fivoi cerulei abifii ,
Ond’eifrnarrito , e defperato , e cicco E{palancando la profonda gola
E'n un punto medefino insù la foce Quando dala fineflra inuer lafoglia
Per lo mezofi rompe un'arco d'onda , Lofguardo al nouo giorno bebbe riuolto ?
ChefoRogando il gemito e la voce , E vide ai rat del Sol lafredda fpoglia
Dentro quel cupo baratro l affonda . Delfuo bel Sole efitinto , & insepolto?
Due uolte apiombo il trahe l'onda u orace , Gittofii in mar la mifera fanciulla ,
Sorge due volte ,& ala terza giace • Efepolturafuafu la tua culla .
287 292
Ma pria che' ntutto abbandonato e stanco D'amorofa pietà colmi i Delfini
Tra que' globi fpttmofi tnuolto pera , Lofuent arato accompagnarfur vifii .
Mentre mira il Ciel buio , e che uten muco J mergi deglificogli cittadini
Del' amato balcon l'aurea lumiera , Con gridi il circondar flebili e trifii i •
Trabendo pur del'affannato fianco Glifer 1‘ efifeqnìe i popoli marini
il c: e b ilgrido , efiprime burnii preghiera Di Nereidi , e Tritoni vniti e mifli ,
f manda fiochi , e feudi , e dolenti Et io lo trasformai nelfior d'unherba ,
A te madre d Amor , quefii lamenti » Che di Leandro ancora il nomeferba •
288 293
Dina, che nata fei di queftefpume. Ahi ma perche non narro , e doue lafifo
Deh raffrena ilfuror del'onde irate > D'Achille mio lo sfortunato fine ?
h potei) efi>ento il già cortefi lume , L'hifionc altrui racconto, e taccio e pafifo
Cl> a quelle mifeorgea riue beate , Le mie proprie fuenture , e le mine •
Al tuo fuantr del tuo benigno Nume Scoglio sì duro , e di sì rozofafifo
F la luce fpplifca e la pietate
, Non ricettano in fin l'onde marine,
Non voler confentir eh'ùccidan l'acque
, Chequado hebb'io ql mefio annui io vdtto.
Vnfimo di colei » che di lor nacque . Nonfifuffe d miei pianti intenerito .
Tutti
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CANTO DECIMONONO. .
So9
294 '
299
Tutti voi vi Ugnate afflitti Dei , Ciò fatto io lo condufù al buon Ch'ir one.
Tanto d'vn van piacer può la membrana* Che di Filtra nacque e di Saturno
Se pianger voleffio quanto deurei , Colui,chorfregia al'horrida Bagione
Com hauria mai qff occhi acq-, a basiazal Difette e fette/ielle il Ciel notturno •
T auto han valaggio ai vofln 1 dolor miei, Hot quefli ad allenar prefe il Garzone
guato Natura ha più eh' Amor po/fanza ; In folitario albergo e taciturno
Peretial'amor , con età s'amano i figli. Là douc Peliti tremende belue
di
Amor altro non e, che s affamigli, Lefue fpelonche ombrofe empie , e lefritte*
295 300
Cioue il gran padre tuo > madre cT Amore, Me d'alimento dille aio e molle
ftebbe vn tempo di me l 'anima accefa 3 Nu trillo il languid'otio e'n viipiacere .
,
30 311
Tornommi albera ilgran prtfagìo a mente La turba de le vergine le Moglie
Onde volfi impedir che non ueniffe t
, Volge da' bafsi oggetti al'efea uile
E Pro tbeo il confermo , cheparimente E qual cembalo , 0 thirfi ,t qualfi toglie
Quando il uide pajfar gran mal predijfe•
,
Gemmato cinto, ò lucido monile,
Tor dunque Vefica a quell''ineedio ardete , Pcltdc fol celato in altrefioglie
E l'origtn troncar di tante riffe» Difiimularnon può Vejfer Mirile
(he rapir mi deuean l’vnica prole » E dtfpre^zando ciò eh'a Donna aggrada
lo m'ingegnai con opre , e conparete . Tolio al'elmo s'auenta» & siafiada.
3°7 3 12
Vommtne ratto, oue'l mie fiofi alberga» L' afiuto efplorator , chcl ferro terfi
E‘l prendo afupplicar , che mi conceda» Hauea tra gli altri arnefi a {ìndio pofto »
Ch'io ql naniIto in mar rompa e difpcrga, Con unfialtrofirnfio a lui conuerfo»
Vfurpator dela mal tolta preda, Del mentito ueftir s oc corfe lofio ;
E che col faifi adultero fimmerga Onde di quella lama il nel difperfo »
La rea del bianco augclfiglia , e di Leda , V h abito feminile alfin dtpofto ;
Ma sì duro ritrono il molle Dio , Incitato ad armarfi, al campo Greco
C h'effaudir nega in tutto ilpregar mie• Con faconde ragioniti trafi* fico»
308 3*3
Tofiia ch'iofon dal Rè deVacque efelufa L'alt e prodezzefue , l’opre lodale.
Che violar non può la legge eterna, Di cut la fama infirmai Citi rimbomba.
Uè vuole al fato opporfi , e gir rie ufi Taccio , perche faranno maltrattate
Contro l'alto Motor, che’l ctel gouerna, Mobil figgeste ala Meonia tromba >
Tornofitto color di nonafeufa Onde de l'offa iliuBri &
honorate
Del T beffalico monte a la c duerno. S olo il mirar la glortofi tomba
.Quindi a Chirone il caro alitene io tolgo » 1nitidi farà poi di la mi pregi ,
Digitizdtì D\TSRogle
CANTO DECIMONONO:
3H ^ 3*9
Que* valorofie ge nerofigefii , In quella parte inferior delpiede ,
Materia degna di sì chiari carmi, Che nelfuolofiamparfnol le veftigia , •
Sicome a tutti voi già manifelli , Quella , ch'ai ferri, aleferite cede ,
D'ingrandir con encomij huopo no farmi . Perche tocca non è dalacqua Stigia,
Tefiimonichiam io , Numi cele(li L' affai difurto , e di lontano ilfede
Voi Hefisifol di quant*eifè nel'armi Con ftralpungente il rio Patior di Frigia »
Voteti alcunché prefinte hor qui mafolta. Luffa , e veder mifà{penta e(purità
In quell' affidio ancorfu do t aiuolia* La miafieranta inun con la fua vita*
3‘5 $20
Saffclo il mio Nett un , che l'alte mura E veggio a vn tempo la vermìglia velia
Penò molto a guardar , ctiei prima ereffe • D'horribilofiro e fanguìnofi immonda ,
Apollo nofiro il sa* che con fiiagura SlueIla , che di mia man fu già contefta »
Di contagio mortai gli Argini oppreffe . Dele piufine porpore del* onda »
Ilifai ben tu y che fpejfo di paura La guancia impallidir , cader la tefta ,
Tremaci già » cti Enea non vccideffe ; Per la polue /infoiar la chioma bionda >
Ne quella guerra fu men dele ffi!l$ E i begli occhi languiry cuigelidiombra
Sparfa delfangue tuo, che del mio Achille . Di mortai nebbia eternamente ingombra»
3i* 3 21
Vingiù Hifilma offefa io non ridico Ofplendor de' Pelafghi , 0 del Trotano
Nè voglio altrui rimpronerar quel torto. Valor flagello , e del'orgoglio bollile y
Con quantafellonia dal fier nemico , S'era ne* fati che cader per mano
Con qualperfido aiuto ei mi fìc morto y Deuefsi effeminata , e non virile y
Per non crefitr non odio alodio antico , Per mano (oimè ) di talché di lontano
Doue il mio intento è di recar conforto« Valfe filo aferir la plebe vile ,
1
Non so però da qual'inuidia moffa Quanto miglior almeno il morir fera
Vira in petto diuin cotanto poffa• Ve tifi dal' Amarena Guerriera l
3*7 3 22
De* corfieri immortali altero tanto Soverchio è raccontar Fangofet interne »
Nudagli vaifi ilgouernar le briglie * Onde in quel punto addolorata io fui y
Nongligiouò d'hauer trà gli altri vanto Oltre eh*a dir le lagrime materne
D'unico operaior di meraviglie , Così facil non è , come l'altrui .
Nè che tondeper lui Scamandro , e Xanto Ben per quelle dhumorfontane eterne
Pori affi r del Troianfangue vermìglie Tutto il mar dcHillar deggio per lui
\
Impediti a paffar nel Oceano E per lui giu Ho è ben, che tanto io pianga ,
Dal corpi vccififolper lafina mano « Che nulla in lor di burnì dità rimanga .
31 & 22 *
Dopo l'hauer lafiiata al campo Acbeo Deurei quanti rìcett aentro ilfiso fino
Del*amato Patroclo alta vendetta y lLprofondo Ocean torrenti e fiumi
fumando a Brifeida fua , dolce trofeo Tutti ne* trilli miei raccorre a pieno,
Difudor tanti , effer congiunto affetta * Già de la cara luce orbati lumi .
Ecco vfiir etarco dtfpietato e reo Uè so come difciolto al' onde ilfieno
Auolenata e Barbarafaetta , Trà tempefle di duci non mi confumi,
Che mentr'eifiaffi inginocchion nel tepio* E quante hà perle in conche ogni fuariuOi
Colpo in luifiocca infidiofi &
empio * Non diHempri per efu in pioggia uiua »
Kk 2 Ma
LA SEPOLTVRA,
3H 329
.
Congiunta h abbia al natal lofipoltura , Che'l core , e l'alma io pagherei col pianto ,
£pianifica quelfiore , apena vili0 • Quando non fuffirfiuoi l'anima , e'I core .
Pur col nou'anno il fiore, eia verdura Perche non potè almeno impetrar tanto
Dele bellezze fine fà nono acquino ; Dal desti» ngorofi il mio dolere ,
Ma l'huom poiché la vita vn tratto perde Che fe'n terra tra' fior giace il bel velo
Non ring(ce più mai , nè fi rinuerde • T rà lefi elle lofpirto habiti in Cielo .<*
32 6 331
Così T boti ragiona, e la Ah che mentr'ei laggiù langue ‘
Con cut cercate ageuole e leggiero Nè lafiero con tutto il dolor mio
Pendermi ilfafcio di sìgraui mali • D' adorarla fepolta , e'ncenerita .
Mudi temprar in vece il dolor fiero. E poiché'l Ciel non vole , e non pofs'io
Voi l'tnafprite conpungenti strali Pifùfcitarlo e rendergli la vita
,
Che'l rimembrar de vofiri antichi danni Col rogo , e colfepolcro almen fia giufio \
328 333
„
Laffa 3 jton più del Ciel chiaro Pianeta, Ntn può , qualbor amen, che Morte doglia f .
Non piùfinto d Amor madre gioconda. il vital nodo agli huomini infelici U.
Non faro più la Dea ridente e lieta y Mofirar maggior d'amorfegno, e didogfùt
Ma di doglie , e dipianti Hidra feconda, La u erafe de più perfetti amici , "e. - 0\ .
refi
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CANTO DECIMONONO. fi}
33 4 339
Pefio dunque dì voi farà ben degno So ur otto alte colonne , efiotto vn cerchio
Meco impiegar ut a fabricar 1 duello» ‘ Ripiegato in mezarco, vn' arca giace.
E talpa del a fabnca il dtfegno Che la statua d' Amor tien nel couerchio
Sfual conuienfi a coprir corpo s) bello ; Piangente, e n atto d'ammorzar la face.
E poiché la man voftra,e'l vosìro ingegno Nulla dificarfio, e nulla ha di fiouerchio
Data haurà quefl a gloria alofearpello> Per effer d'vn cada nere capace ;
Con pompo fo apparato a lento puffo Et e di pietra lucida, ma bruna
Vifetar meco il fortunato fiafi'o * Seplicefchietta, efenza macchia alcuna
335 340
Tace ciò detto > efenza altra dimora Dì qua di là la rnachina finn cita
Al' opra egregia alto principio dafi* Uà d'vna, e d'altra parte vn nicchio voto.
Prende a toccar le dolci corde ali bora La Morte in quella, e la Fortuna in quefia
Apollo^ e sforza a fegui tarlo i fiafit. Scolpile fion,ihauer fiembranotlmoto .
Che tratti già dal'armonia finora , Neialtrofi atto infiertor, che resta.
Dannofpiruo al moto, e moto ai pafi • Altri duo nhà-, nel'vno efipreffia e doto ,
Corron veloci ala diurna cetra Cloto, che piagne, e l'horttde fior elle
La frigiafelce , e l' Africana pietra . Par chen t ricado vn fil,piagano anetielle,
33 6 341
E di Spartane di Paro il marmo corre Dincontro a quelle h attui le Grafie tncìfie,
O miracoldi fuon ifor^a di verfi Che uolte a rtfiguardar le Dee crudeli,
Onde fi vede in vn balen r ac cor re Dale vedoue chiome al fiuol recifie
Gran quantità di porfidi diuerfr, Straccian dolenti le ghirlande , e i veli •
£ mentre vtenfiil cumulo a comporre , Lo S cult or, che l’hà finte in colai guifie
S'incominciano a far politi e terfi, Fà che ciaficuna pianga , e fi quereli,
Gtà cento fabn a prona , e cento masiri * E perfarla fpirar,dcna e comparte
Segan dtajprt , affinano al ab afri, DeiifieJfiaNaturail fiato ai Arte
337 342
Mercurio all hot datafeconda sfera Vago fe(ione ale cornici altere
Per dar effetto a'fiuot penfier leggiadri, 7 effe fierpendo intorno intorno un fregio
Del' Arti belle vi meno la fchiera , E v'hà di Cani fiulti, e u ha dì Fere,
Del'indù(irta gentil nutrici, e madri • Di dardi, e Ufie un magifiero egregio
V ennetti ancor del ciel l’alta Ingegniera, In cuna ai arco Adon fi può u edere
De' modelli m delira, e deglifquadri, Soni aureo trono , e di mirabìl pregio •
Pallade dico, ad opra sì foli enne Vn a gloria d' Amori alto il fi{lenta.
Da Mercurio chiamata , anch'ella venne, Et al uiuo l’effìgie il rapprcfinta
343
Taccian di Caria i celebri Obelifichi
,
Pofa il pie nela bafe 3 e de le braccia
Cedati di Menfì alterai Monumenti, Cuneo insù l’anca l'vn tien la figura,
C he ve' fi coli antichi ai Regi prifichi L’altro appoggia alofi te do, &
ha da caccia
Per memoria drizzar Barbare oventi . L’arco alajp a IIa, il corno ala cintura
Di color verdi, e rofii, azurri, e mifichi E ben tal nel fertili ante, e nela faccia
S ì varie fon le gemme, e sì lucenti Del gentil fimulacroe la [cultura.
T aifin elei' artificio i bei lauori. Che dalparlar in fiore, end' egli è privo
’
Che rcndon grati 1 funerali horrori Nuda quafì hà delfinto, e tutto c vitto
,
348 353
Nel'vitimo mattin di tutti l noue L'elce fuperba, e'I platano fublime
Per celebrar l'effequie al caro efiinto Trabocca,e'lfaggio verde , e l'orno nero »
Lafigliuola me(itfiima diGioue Inchinali dritto abete al fuol le cime »
Sorge col crin confufo, e'Ifien difinto, E precipita a terra il pino altero
E con gli amici Dei vaffene doue Ala [cure, che' l fede, e che l’opprime»
Giace ancor a il fuo ben di [angue tinto Cede abbattuto il frafino guerriero »
Et ha l'vrne degli occhi homai sì vote E corron col mortifero cipreffo
Che gema sì, ma lagrimar non potè • Anco il cedro, e l' alloro vn fato isleffo •
Fug-
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CANTO DECIMONONO.
353 358
Tuagonie Vere da’ cottiti vfati Et ecco il rame già curuo > forato
Abbandonatigli augei timidi i nidi Con lugubre muggito alio rifona »
Abbracciano partendo i tronchi amati Eche'ncominci l'ordine fchierato
Le Ninfe alitene con lamenti e/iridi , Del' effeq vie apartirfi , tlfegno dona ,
Et vlu landò i Satirifacciati Primiero il vecchio Aftreo vien col Senato
L afciano a forza i lor riconti fidi , Tra i minifiri maggior de la Corona $
Si flraccia Pale i crin lunghi, e canuti E tra cofior Si donio armato uiene ,
E piagne il buon Siluangli otj perduti m
E con Doriche nera velie Argene
Cerne la terra intorno , e'I bofco , ch'era Sei quadriglied Araldi , e di Trombetti
Sì ricco dianzi di verdure , e d
ombre luano innanzi a l*borridoferetro
Impone rito di fu a pompa altera A cui di Caualierfràgli altri eletti ,
Concede altrui le ute libere efgombre > Due lunghe file poi ne venian dietro
E rifchiarando la caligin nera Slucifoura V binile quefii insù Giannetto
Hore he raro arbofcello hà che fadombre Di pel conforme al'armi 0fi uro e tetro ,
Senza inuidta delprato , efuor del'vfi E rauchi , e fiochi >e languidi , e fi ani
Scopre agli occhi del Sole ilgrembo chiùfi. Sofpirauano i fiati ai bronzi caui •
360
Intanto pria eh' a fepeltrfiporti In Alicorni a leggier morfio auinti
il letto fi compon lugubre e mefio» Ben cento coppie in armeggiar maefire »
L'infima parte hàfura rami attorti Con poppe ignu de > &
habitifu ccinti
Di verdifirami vn piu macciuol contefio • D'Amazontfeguian la turba equeftre ,
Di fura tien de'più bei fior degli horti Non già dardi dorati , archi dipinti »
Molle orditura il thalamofunefto • Ma brunite zagaglie arman le delire >
L'or din fupremo e poi'di gemme, e d’ori Lefofiche chiome inn aneliate all aure ,
E di glebe dine enfi , e d'altri odori • Vergini brune , e Giouinette Maure
35 ^ 361
La coltra , che'l ricopre , e così grande Bianche altrettante poifiguon le negre
Che'ntornogiù dal letticciuol trabocca Afuon difiordi timpani , e eaballi
E da capo , e da piedi , e dale bande Piene dincenfio in tefia han coche integre
Con lefalde cadenti il terren tocca Et vrne in man di limpidi chriftalli
L' dvn bruno broccato , il qualfifpande Veflon gonne Sguernite >e poco allegre ,
Soura tela d argento , e fi disfiocca Efon ceruifrenati i lor caualli >
E dvnfregio di perle ad or commifte Di gramaglie coverti , & ogni corno
Eie carnato hà il grdlembo a quattro Ufie.. D'aridefronde, efio lorite adorno
362
Son del’iHeffo i morbidi origlieri > Succedean dela Corte di Canopo
Do u e il morto fanciul la tefia appoggia , Attraverfati di fanguigna banda
Han pur di fofi a feta i fiocchi neri Gli feudieri dauante , i paggi dopo ,
Efin trapunti a la medefmafoggia • E di notturnifior cingean ghirlanda.
Sparfa insuluoltoi faretrati Arcieri Di quel color, che l torrido Ethiopo
Gli hanno di rofe vna vermiglia pioggia , Da lafervida zona a noi gli manda
Egli hà la piaga del co flato horrenda Cotte hauean di cottone a la Morefica »
Tafiuta Amor con la fu a propria benda . f
T atti di pari età giovane e refica •
Kk 4 purpureo
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fi 6 LA sepoltvra,
3 <S 4 369
Purpureo carro atfìn , eh '
big,a a biga Mercurio col drappel deio Dio biondo
Sù rote nero, e d'hebenocontcsle Voifi , eh' anco il fuoftuolo unito andaffé
T rahean venti Elefanti in doppia riga E'nfirmi modo vn numero facondo
Le due Donne por tana afflitte e mefie . JD' altrettanti Oratori in fchiera t rafie }
fifuiuiper arte cfabrtcato vnfonte, E chi ufi in groffie gabbie , e’n doppie reti
Lo qual d' argento, e di chrifiallo ondeggiai Gran Capidogli , e gran Vecchi marini
E preffo Tonde affai fimi le al vero [1 attuiRofmari ignoti agli occhi nofiri
V'ha di r die no il volai or definero LI ippopotami immenfi , cr altri moftri .
là? 37 2
Non confimi laPocfia , che fufife Da voiubili ordigni indi fon tratte
compagniafili enne,
Fritta di lei la Per tnerauìglia d'ineffabd' arte
E tutta'fècola famiglia addìiff Nani e galee con fommainduftria fatte.
,
Euor la Coendu fol , che non vi venne > Chele vele han d'argento e d'or le farte . ,
E tutti neri gli libiti cofiruffe, lgtiudc il fin più candido che latte.
1 Cigni ifiefsi nere h ci ber le penne Vengo n K srei di con le trecce [farte y
Le bianche penne co purpurei roti ri E man lucide e bianche
vibrar, con le
T ulte eran tinte de'più puri inchiofirì, Arbori di corallo a cento branche •
368 37?
Con occhi molli, e languidi, c dimefi La Dea del mar tra N infere tra Garzoni
Le Mufe afflitte , e con turbatafaccia , Scura vn carro di chiocciole procede,
Cinte il cr in di mortelle , e di ctprefsi. filaci forma han di Sirene e di T ritoni ,
Vita gran Lira d'or tirano a braccia. hà di verde limo aìgofa fede ;
filatesi a
Seguond'abfinlhio incoronati aneli (fisi E van facendo firepitofi fuoni
Cento Poeti la medefirn a traccia » Mentre con lento andar me nono ilpiede ,
E dt dogliofi c querule elegie E tra battute e ribattute conche
Tanno per tutto rifonar le vie fan le voci languir tre mule, e tronche.
Sc?t:e
o
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CANTO DECIMONONO. S'7
374 „ 379
Segue colei , che’l dono altrui difpenfa Vnplaufiro a quattro rote » e s) leggiadre ,
Con larga man de le granite ari He. Cfj in uidiafanno al carro del Aurora ,
Van di/piche dorate in copia immenfa Nifi conduce in mezo a quefie [quadre y
Spargendo nembi le fue Ninfe tri/lc. Nutrice dt colui , che 7 bei e adora
Con da con parte infattofa menfa E'I letto genia fi doue la madre
Varie viuande accumulate e mi il e Giacque col gran Motor , conduce ancorai
figaro apportala ferrale l’aria, e’L mare , E del medefmo la corona porta ,
378 383
Di verde mitra adorno bau ut Filifio
, > •T in ti d'ebuli , e mori i volli informi
'
Sacerdote di Libero 5 e Poeta , •
Dopo'l cult or degli borii Lampfacei
Con tutto quello si noi 3 che’l fecolprifio Armenti eh bicorni , e di biformi
Appello Mimallonide , c Maceta Gregge di[ernie apri , efi mi dei ,
guai di fmilacc il crin qual di lentifico
. . Satiri , Fauni , (fi altri a l or conformi ,
Cerchia , dtppfia ogni fembianza lieta s . Numi e[ciuf dal Ciel , rozi e plebei ,
E uan tutti vibrando hornbilmente da cent’argani tirato
Sofpir.gon
Chi coltello > chi tanfo , c chi fio rpente • V n'immenfo Coloffo efmifurato .
Forma
S i8 LA SEP OL TVR.A,
384 389
Forma hà etim me n/o e G iganteo colofio 1 Sacerdoti ancorfon 'altrettanti
D'oricalco dorato vn lthifallo , Di coltellaforniti , e difecuri
Cento cubiti lungo» eventi gro/fo, Con cui di forma , e et habito eleganti
Sì che H ride algran pefo ilpie dejlallo » Cento donzelli , c’hanno i volti oficuri »
m
E nel ezo del vertice, che roffo Spiche di nardo * foglie etamaranti ,
J a nettato il rubino ha sul metallo E calami di cafia eletti epuri
Sì chiara/cintili ar (Iella fifeorge rortan con lento piè premendo il cade
Che Lucifero par, quando il Citiforge • Dentro vafigemmati insù le/palle .
385 . 390
Non vide Roma infra le fu e colonne Fanciulle arrecan poi candide , e bionde
Mai miracolo eguai piantato e dritto Di lagrime di mirra altre vafella ,
Nè irà quante più vafieedificonne E fiofiien del licor , ch'entro s'
afonde.
Piramide maggior celebra Egitto • Mille dramme di pefo ogni donzella •
V à dtle Verginelle» e dele Donne E non men che i primier, fon lefeconde
Dt Cuberà, e di Gnido il choro affitto , Guernite di liureafplendida e bella .
E cantando pervia mefie canzoni , V e rmiglia han quelli infin a’piè la vefie
L'incorona diferii» e dt fettoni « Scordate in bianca tunica van quefte .
391
Fafiso poi dela Dea , che'n Cipro impera » Vn altra legion pur di pedoni
Tutto il corteggio , e con diuerfi in care hi» Segue , efon tutti inermi, e tutti battati •
Di cento Sagittari armata fchiera fluì Nubi , e Garamanti , e Nafamoni ,
Veniua innanzi con turcufici , & Archi , Et altri Negri in Et biopia nati
Di brocchieri lunati ala leggiera y Van con denti d'auorio , e con tronconi
E di litui loriche adorni e carchi D’hebeno in man , di porpora addobbati •
Senz’elmi in tefia , e con corone aurate » Vibran molti di lor ricchi in cenfieri,
E l’armi erano azurre , e d'orfregiate . Stoltifio/lengon d’or lampe , e doppieri .
.387 , 392
Secondauana iprimi anco altri cento Se ben non venne a que’ pompofi vffici
Craui le dettre di fp adoni , e d'azze , Per le note cagion la Dea di Cinto ,
C'bauean di puro,e benforbito argento . Non pero Cacciatori, e Cacciatici .
3 95 400
Ecco la bara alfin , che ben comptfte più nobilfiamma in terra vnqua non arfe
Co uari emblemi intorno ha uarie imprefe, Nè cener mai più f ricco fi compofe .
E d'armati guerrier tiene ale cofie Chi di candide latte vrne vifparfe
Di qua di là due maniche difieffe » Echidìnegrovin tazze fpumofe.
E con mirabil' ordine difpofie Altri le mani ancor nonhauea fcarfe
Lumiere Ululi ri in ogni parte accefe Di biondo mele e di più rare cofe .
,
E de* torchi lucenti anco la cera Altri delfangue degli vccif armenti
Simile intutto al paramento , è nera . Abbeuerauale fan tilt ardenti.
396 401
Le Ninfe di Ciprigna, e le donzelle Verfanui e lacci , e reti , &
archi , e Tirali
Circondan quinci, e quindi il cadaletto Volando intorno i lagnmofi Amori
E fofiengon tra via le braccia belle Le vaghe penne fuellcnfi dal' ali,
Ch‘ accenna» di cader, del Giouinetto E le fan cibo de' voraci ardori .
Tlauui anco altri valletti," altre ancelle Le tré cTSunomia ancorfighe immortali
Che dolenti nel core, e nel' affetto Vigtttan dentro i lor monili , e i fiori
La cuccia, de' bei membri horrido albergo, Ve ne rie trecce d'or troncar fi volley
(Pefi dolce e leggier ) portan sù'l tergo • Et ale fiamme in vittima aonolle.
, .
,397 402
V Dima a tutti in neri panni auolta Indi il bel rogo ancor , fecondo il rito
Venere bella ilfuneral conchiù de Prende da manca a circondar tre volte ,
E con uifo graffiato, e chioma fciolta Et inchinando il buflo incenerito.
De lefieIle fi lagna inuide, e crude. Lebellezze faiuta in aria fciolte .
Al marmo, fi non hai di marmo il core • DiHernprar gli oct hi in lagrtmofo marey
Cwc? fepollo Adone in quefto fajfo Di quefia tomba le funefit foghe
E piace frj;o incenerito Amore Ron mi torrà con gemiti baciare
Rei cener freddo c nel fipolchro baffo
, Se colei, ch'ogni fior recide e coglie
Spento il lume è pero , non già l'ardore • Recifo ha tl fior de le bellezze rare.
E che fia ver, tocca la pietra vn poco , LoJpirto alme», cRafiolta 1 miei lamenti,
Che finz altro focil n'vfarà foco Gradtfca quefit baci, e quefit accenti .
405 410
y fìt fofpefiinvn gran fafiioinuolto
't Dvrnagentìl,che le bell’offa accoglie,
L'arco.infiemc co l' baffone con l’altr armìy Sarà de' voti miei perpetuo altare ,
£1 dente dela Fera anco raccolto L’altefumile del'accefiVoglie
Refio trofeo di que' medefmi marmi , Là doue il cor facrificato appare
Fu poi confimil cura il Can fepolto Ilfoco de fifp ir, che l’almafidoglie
R Febo aggiunfe agli altri h onori i carmi Sanar fiaccole, e fiamme ardenti e chiare .
Che su iauel del' animai trafitto Ombra felice, fe mi forgi efnti, ,
•
Slpù ft* Saetta fi Can, la cut brauura fluì tace, e chiede del fino core il core ,
Le Ferefpauento non filo in terra Egide recato alprimo cenno aitante.
Ria qualia quelle ancor pofe paura , Eli' bau c a già, quando il Sabeo licore
Che' l Zodiaco nel del raccoglie e ferra • Le vtfi ere condì del caro amante ,
Tluton per farla fua magion ficura y Sterpato, e fu elio infin dal centro fore
In guardia del' Inferno il tien fot terra. Del belfianco/paratoti cortremante ;
Che poic'Hercol difeefe in quella Corte, Indi il ferbo trà pretto fe tempre
Fidar non vuole a Cerbero le porte Di celeHi profumi intatto fimpre .
4°7 .
412
Pofiia chel nodi marmo in co tal gufa 7otto in mano quel cor, gli occhi v affifi ,
Ha già d' Adon le ceneri coucrte E contemplilo con pietofo affetto
La mefi a Dea la'u'e la pietra in cifa Et, 0 del più bel foco ( indi gli diffe)
Del depo/ito caro, il pt'e conuerte E del più puro ardor nodi ricetto.
E fiata alquanto immobilmente fifa Che d'hauer rifaidato vnqua s'v diffe
Cogli occhi in alto, e con le braccia aperte In cielo , 0 in terra innamorato petto
T rango tando più volte , alfinfifeote ,
f Così fuor di quelfi n, eh' era tuo figgio ,
E rompe il fuo tacer con qutfie note Lacerato, & aperto ( oimì ) ti veggio?
408 4 ‘3
. Dolci, mentiàlcielpiacque , amate foglie. Forfè moHrar mi vuoi, che non contento
Ci 'a dolci vn tepo, hor quant'amate amare, Del' amor, che viuendo in te boli tu a,
poiché negano l' acque a tante doglie Dopo Icencr gelato clrcgo fpcnto
,
Fatte le Luci mie di pianto auare , Serbi ancor la tuafiamma accefa e viti a.
Prendete quefit fiori ,e queft e foglie Ahi ben liveggio, anzi in mefieffa ilfinte,
diurni doni ale reliquie care, Che benché del mio ben vedetta e priua
h n vece de le làgrime
u disienti Ancor estinto de begli occhi il lampo
Gradite qtiefii b aci, equefii accenti In pari incendio immortalmente attempo*
Iter
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C A 54 TO'D E CI M O NO N Ov A -5 fixi
414 4 ip »
A "%
JSfor con qual degno honòrffuorche di baci ? Quello fiume vtcin > eh gìàfi tinfi \
'
Secca (avena de' mieipianti amari? • Col corno rotto correrà finguìgno .
Chi mi darà le luminofc faci , Sluefio medefmo mar , che'l Itdo cinfe ,
Spenta la luce di que lumi chiari ?
* Doue l'oppreffa il rio dellin maligno
fuor del bel volto , ouefaranno i fiori ? Nutrirà pefee tal nelgrembo interno *
Senza i fiatifiaui,oue gli odori? Che riterrà d' Adone il nome eterno .
’ >
415 *
*; 4*0•
Deh che farò ? Per quanto almen mi lice , - Poiché così parto , di nettar fino
lo uoglio al mondo pur con qualchefegno Pien di tanta virtù , quel core afperfe ,
Lafatar del noftro amor poco felice Che follo per miracolo diurno
Grata memoria , & honorato pegno . Por ma cangiando in , un belfior s'aperfay
Sbagli altri Dei ciò far non fi dtjdice E nel centro ilpiantò delfuo giardino
Sfilerò mortai fu di talgratin degno > T rà mille d'altrifiorfchter e diuerfe .
Per qual cagion non porrò farlo anch'io \ 'Purpureo è ilfiore, &
Anemone e detto 9
O' perche non ?(saura l'Idolo mio ? ,
v .
freue.y cornee fù breue ilfuo diletto .
416 t
42 *
farò dunque al mio ben l'iflefso honore Jdìuolta pofaia alfido fluolo amico
Che fece Apollo alfuofanciullo vccifi , De farutAmori y e de' compagni Diui »
f
Che non ù certo tl mio gentile arder et fu fampre (pipigliò ) cofiurne antico
Di Giacinto men bel , ne di Narcifa. 3 * Disonorar morti > quei » che s'amar vini *
E poich'eifù diogni bellezza ilfipre , O (far ualli ben tu tvfi ch'io dico ,
E difiori hebbe adorno ilfino t'I vifa , <
, Accoppiando al dolor giochifefliui
E mi fu tolto insù l'età fiorita, 1
Pacco, quand'empia Morte Ofelte vecifé ,
Vò che cangiato in fior , ritorni in ulta * Così fece il mio figlio al padre Anchife*
417 i 422
Traifiori , 0 fiore ilprimo pregio h attrai, Sluefio ritofiguir dunque m aggrada
r
*
418
farò fa mpaue dì più, che d'anno in anno Così ragiona , e ?immortai brigata
De la Parca malgrado e de la Sorte
, ilpietofi penfier commenda e loda
Si tino ne IIi col mio duro affanno Onde il gran banditor de?ambafatata »
La rimembranza di sì cruda morte y' Vatitorde? eloquenza, e dela froda >
E t miei datoti ad imitar verranno Sul capo impon la cappellina alata ,
Confilenne dolor piangendo forte , Alate alpie le ta [falere annoda.
Come fte io quando il mio ben perdei 9 Nè pur gli Dei diti del conuoca e cita.
La trilla pompa de' lamenti miei « Ma quanti il mondo nhà , tutt igl'inuita*
£f'r
s*t LA SEPOLT VRA> CANTO XIX. ^
424
E per pofur nele eernlee piume Vedefi tìnte il Citi forniru, e di lumi
Già vurcu in t dato il Sol tonde murine > Nel tenebrofi, e lucido confine,
J gii fildUd entro le fuifi fiume
E E'n se fur meZo cbiuru , e mezo ofcurd
jfbumidufronte> di poluerofi crine * De lunette, e delgiorno vnu mifiuru «
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GLI
SPET T A CO LI
CANTO VENTESIMO.
ALLEGORIA.
Giuochi Adonij inftituici da Venere oeireficquicd’A do
ne, fono perfarci intendere, che quegli amici,iquali ve-
ramente cuore amano, non lalciano con tutte l'vffi-
di
d'honorare etiandio dopo
ciofo dimoftrationi poflibili
Ja morte la memoria di coloro, che hanno amati in vita. Nella gio-
ftra, che dopo il tirar deirarco,il ballota lotta, & la fcherma dc'due
precedenti, è lo fpcttacolo del terzo &; vi timo giorno , oltre i Caua-
lieri Barbariche v'interuengono , fono adombrate molte famiglie
I 2
T ecco pur dopo camin fliral volubile ordigno , il cui uolume
sì lungo Mifar a quel, che dà mifura al moto
Giunto al tocco dei bora, oltre il collurne
Scorge la meta il mio
Veloci i giri accelerando io roto •
corfergià sianco.
afi lucerna , in cui sefinga e il lume
Pu
e noto ,
Onde con maggiorfr et* pigiando il u afe l diogni alimento
ta io sferzo > e pungo Suegli andò il uigor languido mi sforzo
Raddoppiar lofllendor , metre Ìammorzo,
t
•
De! patrio tetto , e del paternofoco
canoro , e bianco
Scopi edo ifumi, i uoti al tempio appiè ila•
Prejfo aieftrerno,augel
Sembro nocchier, che fatto un tempo gioco
Pcriimmenfo Celan dola tempesta,
Vorrei purgando il raucoflirto alquanto
7 olio che dela ri uà arriua al fogno ,
e dà la flint a ai legno.
Tur aie più dolce , e non mortale il canto* Ripiglia il temo 9
Lt Soro
L’Adone, del Caualicr Marino.
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g 16 G L I SPETTACOLI,
4 9
Son Leandro novello , a cui tra /’onde Tranquillo il mar del'ondefueface a
,
Mostra lucida lampa eccelfa rocca. Senz alcun monte unaptanura eguale,
Ma mentre da uictn mira lefpon de. E quafi una gran tavola parea
Mentre eh' ad hor'ad hor la terra tocca , T mta di [chiotto azurro Orientale ;
Jnguifa il mar bombile il confonde E come in fpe echio di zajftr , v arde a
Che gli manca tremante il fiato in bocca In talgufa del dell'oro immortale ,
S
Elafctarteme pria eh' attinga il lido , Che detto hauretti , 0 che nel mar pròfodo
Iràgli [cogli fommerfo , il debtlgrido . Sommerfo e il Sole , b chà duo Soli il modo.
10
}
Tur tale , benigna è la mìa[corta
e si Verdeggiante la terra, e di bei fiori
Sì chiarafplende , e sì [e rena e bella , Ve sì ito ilpratose di color nouelh>
Che dal polo reai mi riconforta Richiamava ridendo i [voi Pallori
Jn sì dubbiofa e torbida procella > Ale ghirlande , ai pafcoli gli agnelli
Ti e temi io già ,c he mi fia{penta o morta , Spande a lie t ombre il bofeo , e Jpet latori
Perche mai non tramonta Artica ilella ; De' bei certami i venti, egli arbofcellt
E pub più tolto il Solperder la luce> T ace ano intenti al nobile apparato
Che quel raggio immortai, che mi coduce. Fermando il moto , efofpe udendo ilfiato •
6 1
Dunque chefai? rinfranca (fi aualora Tratta i Zefiri a volo , e l'aria [corre
Ahi Unto nuotator>lefor\e opprcjfe Del celefi e Senato il mejfo eterno ;
Ben'hà tanto il tuoftil di lena ancora E nonfà fol le Deità r accorre,
Che ti balla a compir Calte promejfe Chan del a terra, o c'han del del gouerno
Ecco già defi a in del forge T Aurora, Ma chiamata uitragge, e ui concorre
Sorga la Mufa al bel Un or , che teffe Del pelago la turbale del' Inferno.
Già con Cvltimo[il Febo la chiama Sol Marte irato A fol Vulcan dolente
Dela gran tela a terminar la trama lion voife , ai propri forni ejfer prefente.
7 12
la Hinfa d'Oriente aprendo il grembo Ad honorar le dolorofi fette ,
A tutti gli altri Dei , che fian più bafii , Et hà da' capi al' un e l’altro lato
Con l’alta Spofa ilgran Motor precede Due porte con barriere , e con rafielli ,
E giù depofto ilfulmine tra loro , Per c ut p affando poi denno i campioni
Eminentefi moftra in foglio d’oro . Rapprefintarpacifii he tenzoni .
20
Dopo colui , che l’vniuerfio regge Non fil di Cipro ipopolile i vicini
Ponfi il Signor , chefoura l onde regna Sono al'altofi et tacco lo prefinti
.
Ai Principi minor , c’han da lui legge , Ma da vie più remoti altri confini
Loco non lunge inferi or s’afegna . Viconuengono ancor firanitre genti*
Tien prejfo algran Nettun le prime figge Paefimi non men, che peregrini,
Nereo con Forco , e gente altra più degna . Stan sùi balconi ale bell'opre intenti
Stan con mtfTaltri poi cerulei Numi Parte occupano intorno t catafalchi
Degli humid’antri ufiitij vecchi Fiumi . Le sbarre il vulgo,el baronaggio i palchi •
16 21
Segue terzo laferie il Re profondo Poiché già pieno il campo in ogni parte
Genero dela Dea , che’n Etna impera , Scorge la bella Dea nata dt Ci oue,
E fico hà quella , che dal noftro mondo Apprefia i premi ai giochi , e gli comparte
Difi efi ad h abitar la città nera . Per difpenfargli alefuture proue •
Succede fetolofo , e rubicondo Fà variefpoglie fueporre in difparte >
Lo Dio d Arcadia con la rozafchierd E tutte rare , e pretiofe , e none,
.
Con quell'arco- di boffo , a cui rifplcnde Seluaggio cacciato/ più che guerriero ,
L'vn capo e l'altro di polito argento. Agli Elefanti, &ai Leon tremendo.
Chi più vieino alprimo ilfegno offende V'e Ferindo d' Arfacia, il P art ho fiero
D'vn nabli dardo rimarrà contento. Che combatter non sàfenon fuggendo,
D'hebeno è l’bafta>e'iferro c di tal tempre E’I cauo arnefe al tergo , e'n pugno l'arco
Che qualuoltafcrifce , vccide fempre Difaettame auelcnato hà carco
26 S l
Dar affai terzo d'immortale alloro Erminio v'hà,di cuigìamli più dotto
Degna non pur d Arder ma di Poeta ,
, Non hebbe in quel mefiier l'Indica ttrra •
Ghirlanda , che le fronde hà meffe adoro. E Fartele il Pigmeo che ù prodotto , f
Attorta a vn cor don celai verde [età • Ad hauer con le Gru perpetua guerra.
Eia pofeia di colui c haurà tra loro
, E v'e Fulgerio ancor , ch'c Ciprio ito ,
L’ vitimo grado in accertar la meta , E di mille vn fol colpo vnqua non erra
Spiedo di duro enoderofo cerro E’I fuperbo Me don te il Battriano,
Ch'arma la punta di lucente ferro % Che f acciaio lunato arma la mano
27 32
fluì tace , e rifonar fanno l'agone S'accinge al' opra e cinge al fianco Or da uro
,
lì
7empo diflruggiior d'ogni bell'opra. E T trini o, e Filino , i duo frateRiy
Ch'affondi 1 nomi entro l’o[curo oblio y Moftran d'entrar nel nume ? 0 defire.
Confinta il tuo rigor , ch’io narri e [copra Nati in 7 hefagita, e di ferine pelli
J più degni tra lor nel can to mio . Veftiti,e molto efpcrti a ben ferire.
O Fame e tu, ch'impero eterno hai [opra Voglion cento e cent'altri , e quefii e quelli
Le forze inuitle del Tiranno rio > Del primo gioco al paragone vfiire
7 u ruel rammenta e dal' e tate a tiara
, Vuol per accrefcer liti Amor iiìeffo ,
Lofquadraintorno,e con indufire ingegno Prende ilfuo pollo, e ben acuto, e fido
Jn un punto con l'arco ilferro afferra . Vn nefeeglie tra molti,e poi iadattai
In cima il tenta, e tafta pria fi punge , D' vnanel d’offo il maggior dito cinge ,
Indi al cordone il calamo congiunge. Indi il calce v appoggiale iarcofitinge,
38 '
45
Tien nela manca il corno , e la faetta Strìnge colpugno manco il legno torto ,
Con l'altra mano insù la fune incorda Col dritto a più poter la corda tira,
- Trahe fin'al defiro orecchio aforzaifretta L'un piede indietro , e i altro innari (porto, t
Romper in tutto igtà sfilati slami Sempre pioggia di frali altrui minaccia
45 •
50
Scotonfi allhorgl'tmhoffblati breui» Con lieto mormorio, con molte e molte
E nefreon dt4o»l‘vn prima» e l'altro dopo Voci d‘àppiaufo il nome al uer fi le(fé »
£ ritardo e l'vn con le quadreIla litui
» Perchefapean le turbe intorno accolte
yfoachiusoccfn ad affrontar io feopo ' guanto in quell'arte tl gioitane ualeffe »
Natio del'aifi » e non da piogge , o nati Sapean» che'l nibbio » e l'aghiron più volte
Rinfrefiato giamai, clima Ethiopo » \ Eecb'amez'ariainsul volar cade ffe ;
Là dotte d'acque »e etombre ognor mendica E c bau ria» no che'n cielgiunto un'augello» '
*
Soggiace al primo Sol Siene aprica Diuifo con lo ftrale anco un capello .
46 51
.
Cotta ha la pelley e tutto ignudo il bullo Prende alhor l'arco in ma prima Frizzardot
Sol cinto in mezodi lift ali lini . Ch' e fabricato delpiù bianco dente
Tinge la chioma arficciafl pelo adufto E dalafelua»oncl è crinito, un dardo
D'odoriferi vnguenti e purpurini • Suede, qualpiù gli parfaldo» e pungente .
Tien di piume vermiglie il capo onufto , Il fegno , e'ifito effamina colguardo»
E di foltefiaette impenna i crini ,• Et al vantaggio fuo uolge la mente •
E coronata di sì Urania crefta » L'arco in mezofoftien con la (infra»
E'far etra al'Arder la propria tefta. Con la delira il quadrel glifomminiftra•
47 5*
L'vlttmo e T>ardiren , là nel arena Incoccato ch'ei l'hà, pria che lo fiocchi»
Nato » oue nafte ilfili t ario Or onte Pria che'lforbito a u orto allarghi, e sieri da,
La cui ferpente e fleffuofa vena Piglia la mira, cftudiaben con gli occhi
Ha trà'l Libano » e' l Tauro ilprimo fonte• Doue l'vn drizzi» t come l'altro (penda.
Garzon di crefpo crin» diaria ferena La disianza mifura, accioche tocchi
Di vifo grato» e di moàeflafronte ; In parte l'anima ych'egli l'offenda.
Non folfamofò a guerreggiar con l'armi L'occhio, il brace io, la mano in un r affetta,
Ma maeftro de' fuoni anco } e de' carmi. li arco a tempo, la cor da, e lafaetta
48 53 .
Duo archi» vn dale corde» vn dagli (Irali T ragge il gomito indietro, e lapennuta
Vfa^e con l'vn e l'altro egli ferifee ' Verga verfi la poppa accolla infume .
(duello fi Amp a in altrui piaghe vitali , In tondo il femicircolo fi muta
m
duefi oda ortea chi sfidarlo ardifi e ; •
Vanno a bactarfi le due punte eflreme,
E de' corpi, e de' cori hà palme eguali ,
•
Sidifchiaualanoce,e l' basta acuta
E la dolcezza alafierezza vnifee. Salta e ronza per l'aria, e fugge efreme •
S embra dt doppio arnefe ornato tl collo L'arco il fuo (è sio alfin ripigliai torna
Con Ufar etra, e con la cetra Apollo. - Già rallentato, a dilatar le corna.
« Ch'
CANTO VENTESIMO; 13 *
54 59
Ch'arrettaffe la Fera alquanto il moto , Di rigidioffo e il mio, che pertinace
L' Et hioptco Arder non benfi Henne, Spedar primafipuò , che piegar mai •'
Perla piazzafuggì libera e fciolta . Eper non corre il tempo , apien noi colfi •
55 60
Per rabbia , e per dolor la de Pira /ciocca Sotto benigno e placido fortifi
Si morde il Negro che quel colpo ha fatto ,
, Velando allbora ifiuoi tormenti acerbi ,
Ma D ardiren » che l dardo ha sìt la cocca > La Dea con lieto e manfiueto ufi
Piu non afpetta afe arie are il tratto • Rifipofie a quegli accenti afipri e fiuperbi.
Senz' altro indugio a se tirando il tocca , Ragion' e ben, che del mio Adone ucctfio
E lafoia andarlo tmpetuofo e ratto . Memoria ancor tra Barbari fiferbi .
Per l'aria , che qualfolgore diuide , E perche uide ben , eh'in u idi a ilpunfe
Strifcia lofrale ,e strepitofo fi ride • Al giàpromefso dono altro n'aggiunfie .
61
Dal'arco Sorian la freccia vfeita, flit e fia fiottile, & ingegnofa rete
E da la man , che l'impeto le diede Prendagli difise) a piu color contesta•
Vàia Fera a trouar , che sbigottita Poco men cb'inuifibili ha le (e te »
Mou e , già roteo il laccio , in fuga ilpiede. Opra Aracne non fe filmile a quefta .
E la raggiugne , e di mortaiferita . Le Fere dì talfrau de ingorde e liete
Per lo fianco finifìro il cor le fede , Vi corron uolentier perla ore#a ; f
E‘l colpo , onde di /angue il campo bagna Et al’augel, che n sì bei nodi e colto ,
Con lieti gridi il popolo accompagna il perder libertà non pefia molto «
57 62
Tra i quattro aRhor Saettatori egregi. Finito il dardeggiar, con chiari note
Chefur dal cafo a gareggiar promofisi , Chiama la tromba i boliatori al ballo »
Fe Citherea diflribuire i pregi Pot t ac e,e'l vulgo, che tacer non potè ,
Che'l don pago con mille baci apprt/Jo • Nonfi tolga al miofieffo ilproprio uanto .
65 70
Paffa innanzi Alibello , un che co'[alti , Serb'tnfi i cor virili a lotte , agìofire ,
67 72
Ilfeconda A q tàlamo » e mulo antico > Prende con tanta gratta a danzar Lilla
Degli altrifall at or capo fourano , il contrapaffo pria ,poi la gagliarda ,
E fico ha ( larineo > Delio, Laurico » Che d'amor langne , e di dolcezza brilla '
Fan di se Lvn su L'altro un groppo cfirano> L'alto Sol de’ begli occhi , c forza ch'arda ,
'
Et ergendo di membra eccelfe mura , Non fol la bianca man lo lega , efiede ,
Lanate orpi imejfutt alta SI r ut tura . Ma traffigerfifinte amo dal piede •
68 73
Dì martora hebbe l’vn rara e pregiata ’
Belpie {ficco dieta ) mentre chefinge
Zanio artifidofi c peregrino » La danza effercitar mobile e vaga ,
Che gli occhi hauea di lucida granata , Nele tue rote i circoli dipinge
Eie zanne e le zampe hauea d'orfino y
, Doue m'incanta la mia bella Maga.
La cui morhidapelle erafodrata 7 effe mille catene , onde mi Siringe
D’un hcl[eneo vello incrernefino i Et incurua mill’ archi , onde munpiaga
E con lacci di fet a intorno [parfi Que' giri, eh'ella in tanti modiimphea „
Eo teua alfianco appenderfi* e legarfi» . „ Ben- labirinti , ouel mìo core intrica .
0 felice
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«CANTO VENTESIMO. 5 3*
,
74 19
Of elite il terre n 3 che vai premendo . La Dea trahendofuor nobil cicuta
Deh perche non poffio cangiarmi in faffo ? Fatta difette canne in Siracufa ,
Se ben, mentre che» telo [guardo intendo Do no Ila a C litio
, ala cui voce arguta
H anima mi calpeftri a ciafcun paJJ'o . Ben s' accordo lafua canora Mufit .
Oi me , finto il tuo moto 3 e noi comprendo • Gaza loquace , ch'i PaSlor faluta , (fa.
Comefferpuoi così veloce > ahi loffio? Filli hebbe in dono .ingabbia eburnea chiù
Tote hai l'ali d'Amor, come n hai l’armi» E chiunque conofi e a nome appella .
75 80
x . .
Cosi delafua Lilla innamorato Due coppie ancor la Dea volfe , c'baueffe
L'afflitto Pefcator tra se dice a ; Di Colombe vezzofe a meraviglia ,
Et ella intanto hauea sì ben danzato» E sì feconde , che ciafcun a d'effe
Che l'honor riporto da Citherea Ben quattro volte il mefe tpregna,e figlia,
Dono dìun bel Fattene ammaestrato L'vna è sì bianca , chele neuì iSìeffs ,
Trà le menfe afruirle fé la Dea L'ifieffo latte nel candorfomìglia .
Con la codafapea ne' Soli ardenti lìaltra etun uago uezzo tl collo ha cinto
Scopar le mofche , e temperare i venti » Di varie macchie a piu color dipinto .
76 81
’
Efi bacia lafua , mentre la Stende » Bende fuperbo delfuo forte arnefe
77 «
82
,
Seco al tenordela maefiracetra Mofferfi al paro > &
ambo duo ballando
Pian pia s'aggira pria eh abbi a a lafilarla» Ve deanfi a man a man .fola con filo
Indi la lafiia , indi da lei s arretra , Prima a paffo ueloce ir mifurando
Indi riu otto a lei , torna a baciarla j Con girano Ite > e fiorribande tlfuoto »
E cortefevn inchino anco n’impetra » Pofeia l'un l'altra insù le braccia alzando
Mentre curua il ginocchio adhonorarla % Leuarfi in aria , e gir finzalt a volo ,
Stafisi la Ninfa t mezi* al cerchio immota 9 E'n piùfc ambici ti al 'ultima raccolta
Cimo qual Cliiia > intorno al Solfi rota « Serrar tl giro > e terminar la uolta
78
Del'honefio fauor fatto orgogliofio Così u id'io qualbora i campi aprici
Poiché chiùfa più volte egli ha La volta , Eeruon su l fil delafiatone adufi a
Vaffene in atto grane , e grattofi Ne lefelue colà liete e/elici
A restringer la man , che diavi ha fciolta » De lafamofa efortunata AuguSla
7*orna (eco alpaffeggio a u enturofo , Danzatori leggiadri 3 e danzatrici
E'n tanto egli le parla ella l' a folta ;
> A groppo a groppo in uaga rota anguSla
E trattenendo in bafsi accenti il gioco y Pender girando a fuon d’arpa canora ,
Scope l'un l'altro ilfuo celato foco E di plaufifefianti empir la Dora
Compb
554 G L I SPETTACO L I,
84 89 •
i Compito il primo ballo *<r<r<7 s apprefla Diana che la guancia hauea vermìglia
,
Con mill'atti difformi ofcena danza . Per la vergogna del ballar nefando ,
p era ilfozzo inuentor, che tra noi quefla Non fu lenta a chiamar la fu a famiglia
lntroduffe primier Barbara vfanza . Che venne al cenno del diuin comando i \
Chiama qucflo fno gioco empio e profano E fenza vfeir del'bonefià de u uta
Sarauanda ,e Ciaccona il nono Il [pano» Vn riddo n comincio con nona muta »
85 90
Due caTlagnette di[onoro beffo Lucilia bella , che qual Sole irraggia
Ticn nele man la Giouinctta ardita Lidia gioliua , che qual fiamma sface ,
. Ch'accompagnando il pie con gratta moffo P art beni a cafta , G Lorianafaggia
f
Fan forte adhor adhor feroce ar le dita Abfinthia cruda, Antifila fagace
Legge vn timpano l'altro, ilqual per coffa Plortfmenafolinga , Eglefi lu aggi a,
Confon aglietti ad atteggiar l'inulta j Lesbia rierofa , T hefilli fugace ,
Et alternando vn bel concerto doppio Amarantafuperba, Altenaaltera ,
jll[nono a tempo accordano lo [coppia , Danzan tutte raccolte in unafchtera •
86
guanti moti a lafciuia , e quantigefi Guidato alquanto infieme il ballo tondo
Proti ocar ponno
più pudici affetti ,
i B aliar volfer diuife ad una aduna
guanto corromper pub gli animi honefti E con errar fefie itole e giocondo
Bapprefèntano agli occhi in nini oggetti. Ma col decoro debito a eia[cuna.
Cenile baci difegna hor quella , hor quefii , Di quale danze ha più leggiadre il mondo
Fanno i fianchi ondeggiar ffeotrar(tipetti. Non traiafe taro in tai vicende alcuna
S oc chiu don gli occhi , e quafi infra fe fi effe ffualpiù per arte, bp vaghezza aggrada
V engop danzando agli v Itimi compiefri » . Del u ent agito , del torchio , e dela fiada ».
87 92
Letto era vn pregio efioslo in quelle fefre Diffida Dea d' Amor , L' bone fio, e'l bene
Con colonne d'elettro elette e fine Del meritato honor non fi defraudo »
C'hauean di Sfingei pie , d' Arpia le tefie> Non dee vera virtù >nefi conuiene
L cu Piodie di porpora e cortine >
, Senzapremio resìarfi, efenza laude
E vergate per tutto e quelle e quelle Vuolfi qui dimofirar , eh' al'opre 0fi e ne
Erano d'ero in triplicate trine. Verter non più, eh' a le contrarie applaude,
Fatto il t baiamo ricco e prettofio E fati afi recar lafìatua d'oro
Ala vi[lapar e a più chi al ripafi • Del'ifteffa Virtù , la dono loro »
"88 9Z
Dete danze sfacciate &
impudiche Non vuol Febo[offrir, che la firellu
Voi[eia Dea , che per trofeo feruiffe . li honor del ben ballarfin portifola
Ale vosi re dolcifisimefatiche Onde dele fu e Mufi il choro appella »
pivellofia'lpremier quefto il capo , dt([e » E l'aureo plettro accorda ala viola
Qui col mio figlio ignudo entro già Pfiche Vien tùlio in tefi ilfuon , la fchiera bella
Laprimanotte ale beate riffe» Al' armonia dela diurna [cola „
Piu) uoi dar fine al gioco , &
al difetto . E co' legami dele braccia fieffe
Potrete del ballarfuppltr col letto , Stranio balletto in vaghi nodi inteffe »
Sotto
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CANTO VENTESIMO.
94 99
Sotto la treccia de le braccia alzate Ean bel concerto C vn' c l’altro fianco
Per filo hor q II a, hor queftail capo ab hafa. Per le partt di mezo , e per l’eftreme
E torcendo le mani tnnanellate Moto il defiro nonfà , chefiubit anco '
95 100
Si ritraggo da capo , innanzi fafii , 7ien ^e’p affaggìfuoi modo diuerfi
Piega il ginocchio» e moue ilpiefie dito Come diuerfoè de’ concenti il tuono .
Efin dia ben come dtfpenfi t pafi’i. T unti ne fà per dritto, e per trauerfo ,
Mentre deidottofuonfigue l'inulto. Quante le paufe , e le periodi fono .
Premer [entiaffondar le vie del' onde • E seprc co ragli s’abbuffa, & alza. (
balza .
96 101
Su 7 vago piefi libra el vago piede
» 7 alhor lefughe arrePia , il cor
fi pofa.
Mouendo a paffo mifurato e lento ,
Indi muta tenore in un infante ,
Con maeftria con leggiadriafi vede
, E con Geometria merauighofa
Portar la vita in cento gui fe e cento (de, . Apre il compaffo dele vaghe piante y
Horfifcofia,hor s'accofia, hor(ugge, hor rie Onde viene a fiampar sfera ingegnofa,
Hor'a manca, hor’a deftra in vn momento. E rota a quella del Pauon (embiante,
Scorrendo ilfuol,fi comefuol baleno 7 engonoi piè la periferia 3 e l centro.
Del*ari a efitua il limpido freno • Quel volteggia difuor, quefio ftd dentro
.
97 102
, .
E con si deftri e ben compofii moti Sulfinifiro fiftienfi,e’nformenoue
Radendo in prima ilpian s'auolge erra. & L’agtl corpo sì ratto aggira intorno
Che nonfi sà qualpiede in aria roti Che confretta minor fiuolge e moue
E qualfermo de’ duo tocchi la terra llvolubil palco fidgeuol torno .
Ed fuot corfi,efu oi giri hor pieni hor voti, , Con grafia poi non più veduta altroue
Quando l'orbe ditiorna, e quando ilferra. Ed gentilmente, onde partì, ritorno.
Con pavimentisi minuti, e fpefii, S'erge, e (offende , e ribalzando in alto
Chel Meandro non hd tanti rtfle/,. Rompe l’aria per mezo , e trincia il(alto .
$8 103
.
Diuide il tempo, e la mifura eguale il capo inchina pria chtn alto faglia
Et offerua in ogni atto ordine e norma • Egàba a gaba intreccia , & incrocicchia,
Secondo ch’ode il Sonatore , e quale Dale braccia aiutato il corpo (caglia
O'graue il fuono , 0 concitato et forma , La perfon a ri tira, e fi rannicchia
7 al colpiede atteggiando 0 fende , 0fiale , Poi(picca il lancio, e mentre l'aria taglia
E vd tarda , b veloce a ti ampar l’orma • Due volte con l'vn piè l'altro fi picchia,
Pidma.fr onda fòmiglia,e turbo , e bifida E fd battendo , e ribattendo entrambe
S 'poggia# calalo fi riuolgefoftrifiia • Sollevata dalpian,guizzar le gambe •
Voi *
~ •'‘ti
j $6 GLI SPETTACOLI,
104 109
Poich'ella e giunta insù quanto più potè , Ma turchepiù d'ogm altra altrui diletti,
La 'vedi ingiù diminuir cadente Onde fiimata più gentile
[èi la
Enel cader sì Itene ti fuol per cote. Prato mia, che gli amorfi affetti
Che [coffa, 0 ca!peli io non Jene [ente » Spiegando in dolce e diltcatofttle,
£' bel veder con che mirabil rote Lufinghi i con 5 intenenja t petti.
Sù lo [patio primier piombi repente. Altro haurat,che corona, e che monile
Come più [nella alfin,che [Irale , 0 lampo, Degna per la tua rara alta eccellenza
Diforra afatti, e caurtolc il campo D'effir de la mia rota Intelligenza.
105 '
no
Immobilmente il popolo fifefi Se non ho co[a, che' l tuo meno agguagli
Pende da’ moti di colei, che balla » Pelli del buon voler pago e contento »
Stupifce ognun , che de le membra il pefo Begli quello fentt 010, ietti ferragli
Pilotia al del, qual ripercoffa palla . 1 cuifoderi fon tutti d'argento .
Serpa in obliquo ,0 vada a pajfofiefi B ienfigurato di fittili intagli
Opra il tutto con arte, e mai non falla, In ciaf un ripofiigho il fuo Aro mento
Ond'aUavn grido alfin garrulo e reco , , e con mirabil'arte
Coltelli } e righe
£7 Sol terminati giorno , & ella ilgioco . Cent'altri arnefi da vergar le carte .
106 1 1
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CANTO VENTESIMO. S 37
114 11 9
Di//? , e piafa or de' tcnebrofi horrori Noto al' Olimpo Ohmpto , &
al Citerò
Trahea di viue perle il corno pieno EutirtOyVn di T beffiagita, &
vn di Ponte •
Cinthia , e jp.ir^ea di c brifi alimi albori Francafone diTarfo,e Bellamoro
Il taciturno e gelido fere no Di Babilonia , huom celebrato e conto >
Tace ano i ventile languida ti i fiori E col temuto àrgano ilfier Brunoro
Giace ano ai herba genitrice in fieno . Moftrafi anch’egli apparecchiato e pronto,
Nel fino placido letto il mar dormiu a E Bronco ilforte , e animo l' fio Hedrafiìo
Del cui gran fionno ilfremito s'vdiua . Efifer bramano i primi al gran contrafilo .
li* 120
Sor/è tenere bella , e ficco tolti Ma Satirifio entro l’agone.intanto
T rà mille lumi i peregrini Dei Salta , & afpira ai preparati premi
Lor prolude d'alloggio , efur raccolti D’vna Driada , e d'un Fauno in Eri man ti
Nel' ampia reggia ad albergar con lei • Fu generato di confufifimi .
Sgombra fu la gru piazza, ancorché molti Non è Satiro intutto y eccetto quanto
De' riguardanti e nobili , e plebei 7 engon fol dela Capra i pie di e sì re mi .
Volficr per non lafciar gli agiati luochi Forma human a hà nel re(lo, e di due corna,
affettar nel t he atro t no ut giuochi . Con cui cozza lottando , il capo adorna .
1 16 121
Già lampeggiando in cicl l'Alba ir abeti Cortecc io all bora , vn contadi n poffente ,
Dale nubi notturne auree [cinti Ile , Contro cofiut per tenzonar s'e mofifo •
E colte già dalft minario hauea Ale braccia in Arcadia ufo e fluente
De le rugiade mille perle e mille Venir con gli Orfi, e n'hà le pelli addoffo .
Onde con larga mano ellafpargea Uà come gli Orfi iftefsi , irto e pungente ,
Dal uafio d'oro inargentate (lille y Sul petto il pelygrdde ogni mebro egrofifo «
Innebriando di celefti humori E' dele piante figlio , e de lefelue ,
L'auidità > l’aridità de'fiori . Commun l' albergo, e’l uitto hà colebelue .
i'7 122
Quando Ciprigna ad ordinar le cofie Le felue a queflo popolo , e le piante
Del dì fecondo vfcì del ricco albergo , ( tì
orribile a contar ) fur genitrici,
E de' lottanti al uincitor propofie E crebbe poi , robufla turba errante 9
Fiero Me loffio a brun macchiato il tergo ,
>
'
Senza cura di fafi e , 0 di nutrici .
C banca di ptaflre terfie e luminofie Da nouo pie calcata , ilfuol tremante
D'acciar dorato intorno un fior te vsbergo > S coffe la terra in fin dale radici,
E d'un cuoio durifi imo ferrato figliando da’ padri fra fisìni , e da' faggi
Afpro di punte d’oro , il collo armato - Vide t fanciulli vficir verdi , eJeluaggi •
118 ,2 3
Col nouo premio , e con la luce noua Spaventati, &
attoniti tfupiro
Ecco più d'un a tromba ad alta voce Quel dì, che prima al c tei gli occhi leu aro,
Dela lotta citar s ode ala prona , E videro alternar con u ano giro
Et incitar la giouentù feroce. De la noti e, e del giorno il fio [co, e l chiaro .
Subito profilo a comparirfi troua Fama e , che lungo tratto il Sol feguiro
Ci[fio il T hebano , e Batto il Cappadoce y Quando 0[curar la fiera il dì mirato
E Glorigì e con efisi , e Rigori no > T e meri do forte ( ahi (empiici ) non loro
ilprimo c Cireneo , l'alto e Buina. Jnuolajfe pc r flmprei raggi d'oro • .
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s 38 GLI SPETTACOLI
12 4 129
Veder duo lattator tanto eccellenti Jlio fi roforte dolcrfi> e d'bau irrotta
Da corpo a corpo a contraftar ndutti, La te fi a , e di cader quafis'infinfe
f u gran diletto , and’a mirargli intenti Onde colui per dargli vn' altra botta
In pie s dinaro i circofi antt tutti . Scioccamente ridendo , oltre fifirnfi ,
Non fletter molto a bada i combattenti , £ credendo homai uinta hauer la lotta
Ambo del par nel' effercit io infirutti > Senza riguardo alcunfecofiftrinfe ;
Mafubito n'andarfenz altro dirfi Ma tutto tnfi medefmo eifi raccolfe,
Impetuofamente ad affalirfi . £t afpettar quell'impeto non voifi •
125
Non da [piedo, 0 da [Irai
talhor fer iti Mentre Corleccio con l'ardir , chàprefi.
Duofier Leoni, 0 duo Cinghiali alpefi ri Rifiuto ritorna ala battaglia ,
Rifonar d'vrli hor rendi, e di ruggiti £ la feconda uolta il braccio fi efi ,
Fan con tantofaror gli antrifilueftri , Per di nouo ferirlo , a lui fifaglia ,
Con guanto tnfierne a d affrontarfi arditi La frote abbaffa , e pria che Pbabbia offefi
Vennero de la lotta 1 duo maestri, Gli entra di fittolefa che' n uan l'affaglia, s
126
TraJaldi nodi t e rigide ritorte Schinato il colpo , e colfuo defiro braccio
A u incidati cosi flettergran pe^za. Prefo del'auerfario il braccio manco ,
Paifi(laccato, e con riuolte accorte fittafilegato da tenace laccio
Cominciaro a mofirar forza y e defirezza . GltePimprigionai e l’attr auerfa al fianco
Pe fante e l’vn y ma ben gagliardo e forte T enta ben l'altro vfeir di quell'impaccio
L'altro e leggier ma di minorfortezza . Ma perch'egreue e trattagliato efianco
, ,
Pur girandoci ognor , con l’arte afiuta , Cedergli èforza , e net colpire a voto
£ con la propria agilità s'aiuta . £' tirato a cader dalproprio moto
12J 132
Poìch'ei più volte ha circondato il piano , Tutto in un tempo et gli pafso sfuggendo
Le gambe aliarga,eferma t piedi in terra > Sotto l'afcella , egli s au infi al collo
Le [palle incurua , e l'vna e L'altra mano E con le mani ilgran ventre cingendo
Dtstende innanzi » accinto a nou a guerra . Glifallo su le terga , e cir con dolio ,
Con minacciofi fcherno il fier Villano lnguifu tal , che' nginocchion cadendo
Sorride, e contro lui ratto fiferra , Quei venne a terrai e nonpotea dar crollo
£ con vn braccio ilpiùforte che poto Pur con sì fatto sforzo alfin fi torfi
Di[àura la collottola il porcate* Che quafitn piedi libero riforfè .
128
Quafi durobaflone , bgroffa tra» e £ con quel dimenar die sì grancPvrto
Parue batteffe al Satiro lafronte , Aide flro afiàtitor , che Phauea cinto
£ fiordito refio dal picchio graut. Ch'aP imponifoallhor colto , e di furto
Pur come addofio glt cadeffe vn monte . Fu per cadérne anch'egli i indietro [finto*
Mafi rifeote intanto , e perche paue Ma pria ch'apien dtfiiolto ,e‘n pie rifurto
D'vn nemico sì per Poffefi , e Ponte % luffe l'altier , già poco mtn cheumto ,
Cerca di pr e ualerfagace e fi altro Jl quafi vincitor dela contefa
Confiratagemi , e con cautele al’ditta . . Nonfu già lento a rat laccar la prefa *
Roba-
CANTO VENTESIMO.
*34 n9
Kob ufl amen te con le braccia il legay Pien di fuperbo e temerario orgoglio
Con le cornati fer ficea capo chino , Quelli nel chiùfi cerchio entrato apena,
E 'lginocchio di dietro ouefipiega
, Lepon le vcftt e in vn confufi inuogho
,
Ncbronio ilfiero Scitha , huom ch'ale me- Parlo a chiunque intorno ode il mio grido,
Animata Piramide raffe mbra ( bra E quanti qui ne fon, tanti ne sfido
>3 8 x 43
,
Sembra torrefinfibile e fpirante ,
~
Neffunrifponde al' oltraggiofi note,
Sembra viua montagna ala Hat uta, Saluo fol di Leotia vn Gioumetto y
Nongiamai (credo) in alcunfino Gigante Ch'accende allhor y perche [offrir noipotè
Tanta maffa di carne vni Natura. Li vergogna la guancia, e d'ira il petto •
Lai vallo capo ale tremende piante Incomincia afognargli ambe le gote
Cosi dfimifurata e la mi fur a y Lei primo pelo vn picciolo fregato.
Che tra gli huom ini grandi è quello ifieffo, Mafiotto f ombra delefila bionde
Ch‘e tra i virgultipiccioli il cipreffo. Li qua di là la zazzera l'aftonde .
Crindor
- *
-V-
5 4» G LI SPETTACOLI,
144 149
Crinàor dal' or del crino egli hebbe nome , £ che può folle ardir è
che pub? che vale
perche sì brande, e molli, c di (tea te, Contro sì fionda machina , e sì vasta ?
E sì crcfbe, e sì terfe ha ne a le chiome Che non c'hauer proporzione eguale
Ch' auree in aero pareano, e non aurate» Con tutto il petto al capo gli Jòurafila ?
Equalhor àula forbice (fi come La fidafi pur crollar, mentr'et /’ affale
Sogliono a chifi tonde) eran tagliate Sofilien glt
nrtiwnocenti,enon contrafa',
Per pofifeder sì lucido thèforo Ma'l tempo attende } e con accorto ciglio
Le ccwprauan le Donne a pefo d'oro. Cerca ala treccia d'or dar glidi piglio .
145 150 .
m
Troncar promette voto i capei cari Elei aureo or in la fiera man gli slefe,
£ d' Àpollo offerirgli ai facri altari . £ tanto neJlr accio, quanto ne pre/è .
146 151
Poiché vede , eh' alcun non ofa àncora Come quando talhora afinto Gatto
Dicontraporfiaquel Colo(fio immane, il nemico , che rodc,hà ne la branca
Sfibbiafi il manto e fenz' altra dimora
, Non fubito Succide al primo tratto ,
£ del corpo vtrtl dimostra fora Tinche ueggcndol poi mezo disfatto,
Lefattezze leggiadre e fourhumane , £ che lo furto ad hor ad hor gli manca ,
Onde del' altre membra al vago volto (lo, Dopo lungofcherzarpur finalmente
fludc he i drappi afcodeano,tlpgio ha tot- Ala zampa lo toglie , e dallo al dente
x
47
Sentendo nel brauar , chefà colui Così Mern bronzo altero e furibondo
Publtca, e generai l'ingiuria , e l'onta Poiché fiofferto hà il bel Cr in doro alquato,
Benché debil di forze, incontra lui Conoltraggio crii del per lo crin biondo
Dala uoglia e portato audace e pronta, Lo sbatte a terra, e quiui il lafcia intanto j
Piefenza tema, e merauigha altrui £ difpr ezzando infieme il cielo , e'I mondo
Il coraggiofogtouane l’affronta . Vinfoiente parlar raddoppiaci uanto.
Ma l'altro con pièfermo efronteofeura , Perche [offre (dice a ) chi più fi(lima.
Minacciando ì a[pettate nulla il cura . * Che gli tolga un fanciul la lotta prima ?
148 *53
Somiglia là neh sleccato Ibero V enite voi (ch'io non curo )
tal' honor
Tauro, cui gente trritatrice effugna Voi forti al braccio mio degna fatica .
,
fu alhor dal carmeggiar fatto piùfere, Venga ciaf un, che vuol prouar , fe du ro
Piede il del co lafronte, ilfuol con l'vgna. 0 molle è il fin dela gran madre antica •
'
La coda inalza, abbuffa il collo altero Così die egli con fèmbiante ofeuro
Sbarra le nari , e sfida i venti a pugna Nè Corimbo foflien, che così dica .
£ par torto le corna e toruo i lumi
, Di Crin doro è compagno, anch'egli Greco
fnandoforge dal letteci Rè de 'fumi • ..
£ diJlr et t a Amisià legato [eco
Nacque
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canto ventesimo:
154
nacque su l' Acheloo,famofi fiume. Così rifpofiy e così detto prefe
Che lotto già col domator de'forti j Vnfallo tal , chefi stupir legenti.
E coi} txn, che iiftejjo humido Nume Nei Appennin fiforte, 0 il Monfanefe
Gl'infogno l'arte, e mille tratti accorti , S coffa e talhor da prigioneri venti
E del pontar la pratica , e l cofiume, Poi d’vn grido sifiero il Cicl' offefi.
E le prefe a cangiar di varie forti i Che la terra crollo da'fondamenti.
E di perfon a ejjèndo agile e delira Vacilli la gran piazza, e nmbombonne
Vinci tor riufet d'ogni paleflra * L'aria, e tremaro intorno archi, e colonne•
160
Spiacque a ciaf un la crudeltà villana Con si fatto romor,quand’Hcroci morfe
Del Barbaro feroce , e difeortefe ; Apri latrando Cerbero le gole.
Nat fido amicoalacadutaeflrana Con tal rimbombo Giouc a punir corfe
D'ira non men, che dipietà s’ac cefi. Del fer T itan la temeraria prole,
Volgiti(dtffe)a me Be/lia in human a, E con fircpito egual Pozzuolfeforfè
Che dishonori Inonorate imprefè, D'alto fpauento impallidire il Sole,
E damiire , e d'infamar ti gonfi Alhor ch'alo feopptar dele campagne
L'honor dele vittorie ,e de' trionfi, Vomitofiamme , e partorì montagne
*5 6 1 61
y
Nonfuperhir con vanità si fiocca. Senz'altro motto , al vantar or fuperbo
Perche mole di membra babbi cotanta. Il buon Corimbo allhorfi drizzale tace•
Chefe fembra il tuo corpo eccelfa rocca E d'età verde , e di vigore acerbo.
Eccelfa rocca ancor s'abbatte efehianta, Indomito di cor, difptrto audace,
Spcjfo da giogo altero al pian trabocca Tutto callo,tutt'oJfo,e tutto nerbo ,
fiftando d'anda f>olue ambo pres hanno Torna da capo ad affrontarfi, e t petti
guanto lorba/U ad inaurarle palme Congiunge infieme la robuila coppia,
Non così lofio ad abbracciar fi vanno E st fattegli tien ferrati efretti, (pia.
guellc duefinza pari intrepidi alme . Ch'afferma ognune he già vie meno, efiop -
jMa de corpi,ch al moto accintifi anno Poifon pur a Lafctarfial fin coftrttti
Pernio nel fuol le ben librate [alme , Indi pur Evn e l’altro ancor s’ accoppia,
Da capo à piè da quefio, e da quel canto E l’vn e l'altro, mette hot lafri a, hor prede,
7rattengongli occhi a mifitrarfi alquatta Scambieuolmente ognor variavicende.
lós lyo
Vfa ciafcun (indùfi ria, adoprA ogni arte Come in riuapaluflrefoin balza alpina
Per hauernelu luce anco vantaggio , Quando dal furor d’ Euro è combattuta
Efreghe ti(ito, enguifit il Sol comparte, Minaccia antica pianta alta ruma
Che gli oc chi offenda al'auerfario il rag- Accenna arbore eccelfa alta caduta,
Cercando pur di collocarfi in parte , (gio. Noria cima frondefa a terra inchina,
Dotte non n'habbia la fu a villa oltraggio , Hor in alto dal vento è{ottenuta,
E'n sì fatta poftura il lume piglia. E’I moto Alterno del’ alterefronti
Che gli feda le (pali e, e non le ciglia Eà ftupire,c tremare i fiumi, e i monti.
1 66 ,
7I
Volge Membronio alfiio nemico il vifi, Così fanno que duo , Souente vedi
’
T ien curuo il collo, c tien le gambe aperte, Mutarfogge d'affaiio hor queIlo, hot que-
intento ad auinchiarlo al' improuifo. ll minor dal maggior taluolta credi (fio
Larghe le braccia , &
inarcate ,& erte . Giàfiffogato , &
abbattuto, e petto.
Corimbo in se raccolto fin su Eauifio, In vn momento poi riforto in piedi
Le ma,gli occhi, e la faccia a lui connette, Etnealza l’altro,& a ghermirlo è prefio,
E indietro col piè, col capo auante Hor refpinge il nemico, hor n'è refpinto.
7enta batter nela prefa ilprimo iliante. Nè fi difiingu e il vincitot dal vinto.
\6y 1
72
Lancìarfiambo in vn tratto,& mutiliti Su le dita de* piè Corimbo in alto
S'àu nicchiar con noderofi groppi ; S'erge talhor, ma non gli arriua al mento,
Nè polpo a nuotator tra'falfi Itti 7 alhor prende a {aitar, mafimpre il{alto
7 efi mai nodi sì tenaci e doppi, Appo bufilo sì grande è corto, e lento .
Come fur qualche di lor membra orditi Non peròfi ritrahe dalfiero affatto.
7 cntando infidie, e trauer fan do intoppi, Nè di forza gli cede/o d ardimento.
Strtnfigli inficine in cento modi efirAni Virtù raccolta è viè più forte , e langne
Con le braccia, co’ picdi,c con le mani, 7roppo allargato in vn gra corpo il sugne*
16$ 173
Premer petto con petto ambo vedrefii, Membronio {aldo in mezo al campo, e dritte
Efiinco a/lineo , e fronte a fronte apporfi Di guardia in atto, e di dife/a ttafii,
Ambo a proua afferrarfi agili e pretti E cerca tt ancheggiar l'emulo inuitto
Setto i lombi , su i colli, e dietro ai dorfi. Che gli và intorno con veloci pafii.
Stan così buono (patio e quegli e quefi i , Ma per farglifi egual nelgran conflitto
Pur disbrigati a l fin vengono a fciorfi Co uicn, che'l tergo incarni, c che s'abbaflt*
E con gran giri intorniando il loco P enfia dargli di piglio ,e E altro fugge,
Va quinci e quindi, efa più largo ilgioco. Onet ei sbuffa, e bett ernia, efremere rugg e*
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-*
z 75 180
.
Già fino entrambe affaticati efianchi , Non perde il cor Corimbo , anzi s'affretta
E di mollefudor bagnati e{parfi In caricarlo , e ripofar noi Uffa ;
Già con {pe[[o alitar battono i fianchi Eperch'afarun colpo il tempo afpetta ,
E vano alquanto al trauagliarpiù farfi Sotto il braccio nemico il capo ab b affa ,
Malpiù graue trafela , e par gli manchi E con più duna[coffa e d unafretta
,
Pur daChonorfofpinto > in piefillienfi. Più volte a delira manca il fier Gigante
Egli vfati furori in se raccende t Spinge e refpinge , e con gran forza il tira.
Ma con la vafiità de' membri immenfi Ma non men [aldo il irouafi men cefiante.
Più che con la pojfanza , eifi difende . Che groffa quercia a Zefiro che [pira.
,
Il Greco , c'hà più vigorofi ifinfi. De le gran gambe ognor , dele gran piante
Piùfrefeo al' opra , e più viu ace intende Sì ben fondate tien , mentr'ei l'aggira.
Et ecco già que nerui intanto adocchia Le colonne , e le bafi in sù l'arene .
Che di dietro incarnar fan U ginocchia, Che lapropria granella in piedi il tiene.
177 182
E perche laffo il uede , e pien clangofia , Pur alfin tutto ala uittoria intefi
Con la deftra gli accotona inuer la [palla. Patto da faccia a faccia a lui s'auenta.
Minaccia al collo , e in un momento pofeia Indi 3 quantunque intolerabtl pefò ,
S'inchina , ma l'effetto al penfier falla Solleuandol da terra , alto ilfiftenta
Che la man troppo breue al'ampia cofoia, Quando così nel'aria ei l hàfifefi
)nh umidita dal Iteor di Palla Non allargai legami, e non gli allenta,
Non potendofermar la palma in effa , Macon tuttoil vigor de la perfina
Lubrica a[drucciolaruien da/cfiefsa. Là doue pende più più /abbandona ,
178 183
il[uperbo di Scithia > ancorché rotto Soura rofso delpetto alto leuato
Dala fi anche zzaglihor punto non tarda Cale olio sì, che' l refpirargli tolfie.
E uislofi da lui sì malcondotto , guanto d impeto hauea, quanto difiato
Par che diftizza , e dt difpetto n arda . Ne le membra , e nel cor, tutto raccolfie
Scura andarglifi Ufi a , e quafifitto E piegandolo a forza al manco lato
Sei cacciala modo con la man gagliarda , Lui da sì fpinfe , e se da lui difitolft.
Ch'a lobradelgra fine, onde ilfouerchia Onde cadendo al(in, con l*a mp 'ta fchiena
7 uno l'afe ode > e con le braccia il cerchia , Il membruto campion {lampo l'arena .
m 2 M Non
*t
.. GLI SPE1 T A C O L I*
184 1 89
Don altrimenti il generofio Alcide fiele gemmeffha dettoci prezzo c il meno .
Quando il Libico Anteo pugnando affaifey Sì fottìi l'artificio c di queft'opra ,
Poiché dela cagion chiaro sauide Perche mentre la coppa ha noto il fieno
Ond'ei più volte alfuo ualor preualfe Paiono acerbit grappoli difiopra .
&
T rà le braccia poffenti bornie ide 1Ma quando poi comincia ad efier pieno ,
£ ( come vedi ) c di chrtflallo alpino • Del torto ingiùfio y e m olira interno affano
Sorge ni te dalfondo» e dale bande Dicendo che da lui nela campagna
,
197 202
Lauri» do il Mofio , il L artaro Briferro. tìau ea per cominciar depofto il manto
Arguito il Siro, il Perfian Duarte, Ma trodo, che già prefo era T arringo,
£ Gtramon,che sì ben gira il ferro E che T bau e a giàpreuenufo intanto,
E Fulgimarte, ilfolgore di Marte • E venia coir Hefperio, Vgoil Fiammingo ,
Maga bizzose Spadocco,vn ladro, vnfgher Per attenderne il fin fi trahrda canto ,
Ambo hor r tuoi ti a più lodeuol' arte , (ro, Evedequefio e quel cauto e guardingo
Behfar do dalguado, Albin dal ponte Mouerfi a tempo, e'n vaga pugna e noua
Grott ier dal bofio, &Oliuan dal monte . Vice n de noli indùlìrie vfar aprona .
‘
198 203
&
Mentrefin quefii in gara , altri Heroi » Fior s'inchinano al fuol curuati e bafii,
Di cui la Mufa mia Copre non narra , Hor in men d'vn balcn leuanfi in alto
Hefperio 1fi ano, di cui prima , 0 poi Horfino innazi,hor frano indietro i pafii,
JJuom più audace rio fù,prede la/marra ; Horfon rapidi al giro, hor deliri alfallo.
£precorrendo i concorrenti fu 01, L rat tufi alqudto il Belga, e'n guardiafiaf
Cacciafi il primo entro la chiùfa sbarra Alfin s’arrifchia a più uicino affatto. (fi,
Indi la man toccando ala donzella Fà pur i'iHeffo il baldanzofi Ibero ,
Con un finifi altier così faue Ila Ma uolge infimiTatto altro p enfiero.
L’Adone, del Caualier Marino# Mm 3 Di
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J4<f GLI S F E T T A C O L !,
204 209
X>tfiringerfi con luifi riconfiglia* Saggio e chi coglie a tempo il tempo Itene
E
non pone al'effetto altra dimora. Che lieue piu che {trai vola ^e che vento
Dela fpada nemica tl deb il piglia, Et è picciolo infilante attimo breue
Sìcbc la sforma a {caricar di fora E quafi indiuifibitc momento .
Poi coniafitta V minchia * e l'attortiglia ,
•
Ma fie'n ogni altro affare effer non deut
Villa al difegno {ito commoda L'hora . Altri a pigliarlo neghittoso e lento ,
In ejual modo io non so , so * che lontano Più nel a fc berma e neceffiario affai »
Gliela fa fuelta alfin balzar di mano . Che fie’l lafici fuggir * non terna mai .
205 .
210
Ride * (fi inerme il lafida , (fi tndifefio Toflo eh'a fienno fuo gli apre la porta
L’alt ter , che'n fitto valor troppo fi fida * Colui, che di ferir l' aurefiv anta*
Et a fichernirptìt eh’ a fichermtre tntefio Più non indugia il T hofico * e nonfopporta*
Volgefi a Bardo * e lo minaccia e{grida. Ma la fioccata fu bit 0 gli pianta >
Colui corre al’appello , e d'ira accefi E con ìmpeto tal la punta porta ,
Vafiene ad affrontar chi lo disfida E fi lancia ver lui con furia tanta
Loqual contro gli vien per fargli il tratto Ch' a cader quafi indietro et l’ ha cofiretto y
Che dianzi al’altro afilutamente hafiatto. E la fpada gli rompe in me fio alpetto . *
»
206 ••
211
24 a quel et Etrutta * che’lfuo gioco intende Applauden tutti allhor , ma quando Bardo
Suta con la palma tlferro * e lo raffrena Già nelpugno la palma hauerfi{lima.
Con la manca la delira indi gli prende Di luifi duol lofichermtdor Lombardo
E la guardi a gli afferra * e gl' incatena $ E ceder non gli vuol la{foglia opima •* *
• Al fuper ho Spagnuol batte le terga . Ch' egli per fraude il vinfie , e per cautela*
207 212
Tton tipofa egli già * poi c'ha delT ago La fanciulla per man Bardo tenendo
L’altero ldalvo burniiiato e vinto Vuol pur 5 che come fu a, gli fi conceda.
Che di noua fatica e ben prefiago » •
L'altro per l'altra ancor la vien trahendo »
Vtfio Olbrando i Infittire a pugna accinto Ciaficun brama per sì la nobilpreda .
Che'Lcapo hi di gran piume ornato e vago, Ma le due Dee gli acquetano imponendo ,
208 213
Con ampie rote intorno a lui paffieggia , Per moBrar meglio tl ver fa pugna accetta
E’I taglio adopra a dritto , (fi a trancifio * il Guerrier d'Arno ancorché d’ira auapi,
,
E tien nel colpeggiar modo diuerfio Tornati Brano a rotar , ch'eccede t lampi*
L’altro flà ben couerto , e temporeggia Ma già del’altro tl Qel fà la vendetta
Col ferro al ferro dilontan conucrfo . L ’l cafio vuofche l'auerfario inciampi *
Alfin quando a mifura effer s’accorge , Ch'vn non so che gli s’attrauerfia al pafio »
2 1 tempo coglie incontra lui {porge .
> fi
•
E '
pie gli manca * efidr uccida in vn fiaffo .
*- - • - • Con
—
'**** .CANTO VENTESIMO. S47
214 119 d
Con I4 chiane del pie guati 4 efiommeffit Eranle (marre ben temprate e dure ,
Riforme Olbravdo dale moli arene , Quantunque oltre il deuer lunghefiottili
Dolente sì t che' a mez,o al' tra ittejfa Guerrin(orride , e dice , Altre armature
Al nobil vinato r pietà ne uiene Si conuengon , che quefte a cor virili .
Loqualcortefimente a lui sappreffa » Par mi vn fiherzar da pargoletti b pure ,
( Lauor di
nobil'ago ) ampi nccami . Macchi di(angue,e gliti contende>e vieta,
216 221
Più che propria virtù > deftin fecondo
r Grida Guerrino Almen fà chefien
, tolti
Die quest 4 palmari di(fe) al mio r iu ale» Dale punte de' ferri i duo bottoni
Colei, che n'erge in alto,e fipinge al fondo Ne ficn da' colpi eccettuati 1 volti ,
Dona fp e[fio gli ho n ori a chi men vale • Mantenga poi ciaf un lefue ragioni .
E l'altro allhar>Piu dee pregiarfi al mondo Non creder ch'io miglior nouella afiotti*
E auor diuin d ogni valor mortale • Nè men brami di te quelchc proponi
Se le lì elle mi fer sì fortunato , (to. Replica Marzio , e freme natamente *
Dunque il del marna e ne ruigratio tifa
, Onde Vener cottretta, alfin confinte • .
217 222
Vener qui s interpofe , e ficiolfie il nodo Non molto in lungo andò tra loro ilgioco.
Con un dolce fornfio ala favella . Nè l'vn del'altro hebbe la man men prefta*
Vincafipure in qualfiuoglia modo > Si ferrar tofiomfie me i cor difoco
Che la vittoria alpnfùfrempre bella . E la mira pigliare ambo ala tefia .
Tronco il filo ala lite > e fiffo il chiodo Onde i affatto lor , che duro poco *
Al decreto immortai la Dea piu bella * Si termino con attionfunetta,
E e dopo quefti i duo primter campioni E paffuto > e [quarciato al’tmprouifi
Contenti anco tettar con altri doni • L'un con l'occhio refio , l'altro col vifi •
218 22 £
Tonfipoficia a mirar Mart io > e Guerrino » * Foie h àia Dea non fenzia doglia de erba ’t.
L’un de quali e Gu afreon fialtro Nor matto » Vitto il tragicofin dela battaglia *
L'un' e l' altro trac ondo , e repentino. In rtfanargli co » qualch'vttl’herba
Che tolerar,che deftreggiar nonfanno • prega Apollo a mostrar quant egli uaglid*
E [ce pria l Aq aitano , indi uteino
' Poi dona a Marito d'agata fuperba
Fattofi al'altro , oue le fimarrettanno Da portar nel cappel , ricca medaglia •
Perche uinte d orgoglio ejfier non (offre* Et a Guerrin dì una fattura ettrana
Di duofilli diacciar la {celta gli offre . Per ornarfette il f etto , aurea collana v
Mm 4 Sorge
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224 229
Sor?' Alt Amondo» vii Aleman membruto Per dargli in tefia , con un tratto accorta
Di fuper bi a j e di vi» fumante, e caldo , Di riuerfo al caualtira Altamondo ;
E non Attende » che col fuono arguto Ma l'altro allhor » chefi ritroua al corto
Li inulti in campo a duellar C Araldo . Mentre la fpadafi riuolge in tondo
Cartello il Greco e contro lui venuto » Subito che delferro il giro ha fiori 0
D'offa minor » ma ben robuììo e faldo SÌ* 7 primo quarto , il batte colfecondo ,
226 231
Ne le fue guardie ha difu a t aggio ilgra nde » T orna e di nouo ancor gli s’auicind
,
E di h uopo è ben eh' anch’egli il fin no ado - f ìngendo di tentar nouep affate
, ,
Ch' ad ogni motore he le bracciafpade,(pre, Pofeta con gran prefie zza il capo inchina
Del'ampio corpo vna gran partefi opre • 7 rà le cofce di lui , che l'hà sbarrate
Mail picciolo dauante » e dale bande E in aria con altìfsima ruina
facilmente fiferra » e fi ricopre , Dopol tergofilgttta a gambe alzate
E può meglio cangiarfito , e poslura Siche dclegran membra il uà fio pefo
Non bruendo a guardar tanta ilatura . Rima», quantiegli è lungo , a terraftefio*
227 232
Mentre! colpi il Germano adombra e fìnge Venere una cintura allhor gli dona
Con molti tempi ,e'l tempo indarno fpende Chà di fottìi rie cairn iguernimenti
L'ultimaparte delfuo forte cifpinge E fon d'oro le brocche , 0 nef ala zona
Siche nel mezo il debile gli prende • S' affibbia» col tirante i perpendenti •
228 2 ÌÌ
Su per la fpada, cbeC arie Ito ha {lefa » (eia; Magìa Cencio e Camillo il vulgo afpettd ,
,
'
fittegli allhor t rafie dipunta inuer lafiac- Ogni voce nel circo homai gli chiama,
ri a cpueHi anetiei di punta a fargli offefa T anta è l'opimo» di lor concetta ,
Sotto il braccio fu odeUro il ferro caccia Che'lpopol tutto il paragon ne brama „ >
f
Che sa ha maggior forze, e miglior brac- Emuli d’alta flima e di gran fama
, ,
S enti altro indugio in un medefino infinte C’hebber per mille palme infra i migli ori
Lofcrtfie nel fianco , e pajfa aitante. Nelefiole Ratine i primi bonari .
Nacquero
ciC ANTO VENTESIMO. -
54*
254 23?
Nacquero in riua ni T ebro , ambo Romani , In un tempo medefino ilferro abbuffa
da' n Attui lorpatrif figgiorni Dritto al coftato inuer la manca parte y
Ter defio di ueder paefì e Urani E mentre tmpetucfi andarfi luffa ,
Capitati era n qui di pochi giorni . •
Grida , Così s'inganna arte con arte .
C/4 tf'; fpada , e pugnale arman le mani L'altro il periglio delfuror che paffa ,
D'habtto lieue , * r affettato adorni , S chiù a colfianco , e traggefi in dtfparte ;
E facciata hanno ajludio insù' lfarfitto Et ambo iferri, mentr'vn poggia,vncala
Spoglia di bianco lino intorno al petto % Scorrono inuan , sù'l tergo , efiotto l'ala .
235 2 4°
,
Et ac ciac he de colpi ilfegno re Hi
' Non molto ttan, eh' e[fendo entrabo in punto
Nela candida tela , e ut s'imprima , Di tornatale prefe , & alefirette y
Dal'un canto , e dal'altro e quegli e queftt T iran di punta in vn medefimo pu nto
Tinti han di nero i ferri insti la cima . Sì ratti , che del delfembran faette ;
Non fono ad affrettarfi ancor sì prefli, E'n quella parte oue l'un coglie apunto »
,
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JJO. GLI S P E T T. A C O L I,
2 2 49
44 .
.*
S'apre in puffo di forza , e vietigli addojfo , Voto tutto di genti il campo re(la .
246 251 •
Hanno ricche guaine, eie lor daghe E proprio insù la sbarra appo la liz,z,a
Con bei manichi d'or pompofc e vaghe • Nel me\odela tela ellafi drizza .
248 2 5$
Intanto il Sol s'inchina >cfà pajfaggio Stà couerto diferro vn'huom di legno
D' Hefperia a vifitar lesi remo lito , Con lo feudo imbracciato , e l'elmo chiùfi >
E fianco peregnn, delgran viaggio Ch' efpofio ai colpi altrui berfaglio e fegno
H arsendoti minor circolo fornito, (raggio, T ermi na il bufi0 in vn volubilfufi
Carta e il Ciel,l' ombra inchiofiro,e pena il E daffige ala bafi ,
egli è fifiegno
Onde cancella il dì, ctie già compito, forato ceppo, e ben fondato ingiùfi
£* l fin del lungo corfi a lettre uiue Stura c ut, q addo auien,ch‘ altri ilpercote.
D'oro celefi e tn Occidenteferine* w Ageuolmcntefi raggira e rota •
Tre
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CANTO VENTESIMO. SS\
*54 259
Tre catene ha la delira, e quindi duine La lorica è dargento, adorna e ricca
Di tre globi di piombo il pefo pende Dele più belle pietre di Leuante
.
Sì che qualhora il manco braccio e /pine , Con fibbie d'or fi ferra , efi conficca
L'altro con effe fi riuolge c Jlende Con chiodetti pur d oro, e di diamante*
Pur come voglia , ale vendette accinto y B andato vien d'vna cerulea firicca.
.
57 2 262
% '
Si don io in campo è il primo a comparire, ;
£' baio, e di fattezze affai ben fatte.
Sidonio dicojtl genero a'Argene, Graffo petto, ampia groppa, e largofianco*
L'accorto amarne, il cuifelice ardire f
Spcffo col piè onoro tlterren batte, . >
Merito d'ottener l'amato bene . Si or a col destro il zappa fior a col manco -
;Ma mentre tutto intento a ben ferire ffuajì notturno Ciel folco di latte,
Già con la lancia in punto oltre ne viene. Gltdtuide la fronte vn fregio bianco, fme,'
Data fu a Don na, eh'è sul palco afrifa Brune hà gambe 3 e ginocchia, e brune chio-
Con altrarmi èferitoy e d'altra gutfa*. Duoptè balzante Balzanello hà nome
258
fluartcggtdte etargento, armi azurrine Di pace impattente , e di dimora.
Son le dtuife fue pompofe e belle. Sente l'odor dela vicina guerra*
Di zaffir tempefrate , e di turchine, 7 ende l orecchie, e sbuffa ad hora adbora.
Lattea firn bianca d'onde y e di procelle, Le nari ad hor ad horgon fia, e dtfferra.
T rà cut confpar/e fon d'acque manne, 7 ulto fpumofo il riccofren diuerd
E di brilli Cile sì ri alquante Sì elley • Drizza il collo , erge il cri,gratta la terra*
Che fanno al Solfrcom a i lampi il fluite. E lofio che tre volte ode la tromba.
Balenar, tremolar l'arvefi tutto. . <
f
Parfaffo,che volando efra di romba.
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ss* GLI' SPETTACOLI
264 269
Gliftrìnge ifianchi , e l'vna e l'altra cofia Toflo ricono f iuto ala couerta
Con glifi irritili d'or punge, ertpunge, Del armi fk,com' huom famofio e chiaro.
E di là doue apunto tl colpo appofia Veggendolpoi con la bauiera aperta
Và per dritto a ferir non molto lunge • Le turbe intorno vn lieto grido alzare
Jl buon deftrier , eh'al termine s'accofta , Ecco Alabrun , che'n ogni colpo accerta
Tara in tre falli, e quando alfin uigiùge Alabrun dala lancia tl campion raro
, .
Al mormorio del'ottenuta laude Senza dubbio egli e defio Haurà trà poco
.
Con la tefi' alta, e col nitrito applaude», Termin lafefta, e fi vedrà belgioco •
265 * •
270
Trai fegno inferior , eh' è ne la gola , Vienportato cofini da un fuo Sternello
Eli fecondo di mezo il tronco etffezza ; Rapidosì, chefc'n campagna il vedi
E benché' l pregio e d'una botta fola Formar volte e riuolte , agile augello,
Venera che molto ilfuo fedele apprezza. Mobilpaleo, volubilfiamma il credi.
Col dono auantaggtato il riconfola E fc'n fugane và fpeditoe fineIlo,
D'vnfornimento pien et alta ricchezza $ Farle procelle apunto h abbia ne' piedi
Guernigion da deftrier fuperba e bella Vergato a bruno, e pien d'alto ardimento
Con tefiiera , e groppiera, efafeia, efella Vola, non corre, e nome hà Pajfauento
2 66 2JI
A luifaccede vn S aracin di Tarfo, Souenteilcrin folleua, erge la teffa,
Che la corazza , e la diu 'tfa hà nera, E picchia il fuol con la ferrata \ampa ,
E diferpi d'argento il campo ffarfo Calca nel corfo l'herba , e non la pesta ,
Dela cotta , che l’arma ala leggiera . Freme col piè l'arena, e non la flampa
Con l'hafia in pugno è nel’agon comparfi» Soffia borfado , e'n quella parte e'n quefia
Che pur di negro in cima hà la bandiera Semprefi volge, e d'alto incedio auampa •
Sul finifi ro galon curua la fioria Chiude, nè troua al fuofuror mai loco » ,
E'I ture affo con l'arco al tergo porta. Sotto il cener del manto alma difoco •
267 272
- T affato vn cor d'acuto firale e crudo Contan , che del' Arabica pendice
Hà per cimier la cappellina bruna • Mentre pafe ea l'armento in riua al'acque,
Di gran foglie d'acciar fafiatofeudo » Pien di quella inconftanza, imitatrice
Scudo a fembianza di non piena Luna Del mar vicino, insù gli/cogli nacque . .
Coprefenza bracciale il braccio ignudo > Hettun primier domo Ilo, anzifidtce
He color v'hà, ne vhàpittura alcuna Che talhor di montarlo etfi compiacque •
l
Euor due righe di bianco, e dice, O morte fiuti veloce ilportaua , e vie più lenti
( L'anima fenza corpo ) b migliorforte . He venian dietro ad emularlo i uenti.
2(58 273
Hauea per la bellifiima Adam anta Fungedo et dunque a quel deftrier la pacia
Figlia del Re d'Arabia , il corferito E' sì rapace, e violento il moto ,
Era pero dala uezzofa Infanta Ch'agio non hà d'arrefìar pur la lancia »
Ogni feruigio fuo poco gradito ; Perde l'incontro, e fà l'arringo ir voto .
E benché fufife in lui prodezza quanta Onde infiammato diroffbrla guancia
lìluflrar poffa altrui, languia fchernito. Per error sì notabile , e sì noto.
Terche mento hauearafofhirfuto labro» Ritorna a fpron battuto,e briglia fi tolta
Vifo pallido, brun,rugofoy e/cabro # A ferrarlo nel corfo vn altra volta
Vana
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CANTO VENTESIMO. SS 5
204 > ,
2^9 Zi.
Vana ancora e la bottai e tra via Tloridauro, e Fofiano eran duo pegni
Dal foucrchio furor difperfa eguafia , L’vna portata infìeme al mondo nati,
Che pria che giunto ala Sor tic e cifa , % E pargoletti beredi taro i regni
Perfefi efs a in andar fìrompelhafla . Le’ Caffi alpefiri> e de Rifei gelati .
Ancor tu contro me Fortuna ria Ma poi per colpa di duofcrui indegni
(DtJfe)congiurif Amorfilo non bafia? Che già dal morto Re furo esaltati,
Venga il mio Farfallino > e daifirgenti A tradigion del regio file t tre priui
Glifu innanzi recato aiprimi accenti Pi*andato orfani un tempo, e fuggii luì.
2*5 V 2go
,
Quello del*altro c men carnofio e grande Crefciuti in for^e , e peruenuti agli anni,
S fretto di ventre, e corto di giunture Moffero 1‘ armi intrepidi guerrieri
£' del color delvite , e dcle ghiande E vendicato i ricontiti danni ,
2$6 /) ft l
La guer nitrir a e candidale morella L’oro forbito insù l'arnefie verde
Con bei puntalidi lucente firn alto. Incotalguifia folgora e rifi tende ,
267 f > 2 $2
V faifi il Moro edel'error commeffo
i , Nclvna e vn Sole , a cui velar la luce
T ulto si izzofo,vn altra lancia tolfe Tentavilnube, e ricoprir la faccia •
E di meglio colpir fermo in fidejfo , Ingrata al ge ni t or , che loproduce.
Contro il Facchin le redine gli fiiolfe i Lice il cartiglio, che lo feudo abbraccia
E*nfin al pugno alfin la ruppe tnejjo Mei altra il Sol ili efiso anco riluce
E trai vifiale, e la n afe ella il colfie > Che’l malnato uapor difir ugge efitaccia ;
E fienon che firifido rafichiando il ficgno , E dice il motto insù la targa al tergo
Lei primo pregio il colpo era ben degno . lo che'n alto la trafisi , io la difipergo .
2*8 V
Pur dala bella Giudice che igeili,
m
Canale a quei di placida ornatura
Staua a notar degioflrator baroni Destrìer gentil, che nelandar paleggia
Per compartir conformi a quegli , e quefti T rane il ciglio, el caleagno, in cui Natura
Gli honori al' opre, ale fatiche i doni , Sparfie alquaio di br un, tutto bidcheggia y
In pegno di conforto ai penfier mesti E’I Cigno intatto , e la Colomba pura
Vnpaio riporto di ricchi fiproni Metà carnei e del bel pel pareggia
Che di fin*or le fibbie e le girelle
, Sembra al’ andar, sì ttago } quel cauatta,
E d’aguzzi diamanti hauean leflette. Spofia in pafiseggio , 0 donzellata in ballo .
Nacque
JS 4 GLI SPETTACOLI,
2
7fi
N Acque di padre T brace madre Armena Di quel cafio pittofa , e di quelfangue
, e
Ne montila , dot*' Aquilone
alberga. Venere il tutto ad ojferuare intenta
Nominofst Armellino , e 1‘ ampiafchiena Alprimo un bel cimiero in foggia d'angue
Vn profondo canal gli riga e verga. Fabricato di gemme , in don prefenta .
Rimorde il morfine he con or l'dffr e na, Al’altro in vece del defiriero eJfangue
Efi lafcia con man palpar le terga . Di pelfimile al ambra vna giumenta,
S bau an le labro. , e con lafciua sferza Che già di pocoingrauidata , ilfieno
La luffuria del crin sì* 7 collo fichcrza Di parto ancor non ben maturo hapieno *
280
Picca quell'altro vn Barbaro veloce Specchio , e corona dele Frigiefalle
Ch'egualquafial pen fiero il corfi fende • Figlia di bella , e generofa madre,
De lo fpron , dela verga , e de la voce E dele pii* magnanime caualle
Pria chefinta il comandoli ceno intende. Sceltaper la migliorfra cento/quadre .
He rezza vaga, e leggiadria feroce Nelpetto ne le groppe , e ne le (palle
,
2*6 281 / 5
Di tutto il corpo > eh' e di bianca ncue Lofeudo altter , che fimilmente e rojfo
Ve firemo del a coda ha fol vermiglio Tien delgran Gioue ilfulmine dipinto •
Picchiato a fchizzi , e di macchiette fofiche Di corona real tutta contefta
,
Puntellato il man tei , come di mofiche . Di geme, e dor, cerchiato hàCelmo itefia.
*77 2S2 1 1)
238
Mentre che' n cento pefzi ala goletta Pende un fiocco di perle al corno in punta,
La ruppe conia man pofeente efianca , Diperle dele noct affai maggiori.
V n a fraglia volo , come faetta Porpora con argento in vn congiunta
E fi confife al corridor nel'anca ; Di un fourariccio dor broccata a fiori >
Onda contaminar laneue fc bietta Che dellefremo margine trapunta
Di quella fpoglia immacolata e bianca Di beifregi hà lafafiia , e di lauori »
Videfi toflovn vermigliato nuo Fut tutto il fuperbtfitmo Alicorno
Per la piaga fpicciar difangue vino Firn dai capo al t allori bardato intorno.
Gonfio
CANTO VE NT ESIMO. jjj
284 /9
Confo di glorile difuperbiapazza D'vrì Alfan a diScithia ,edvn Centauro
In fifteffo il Guerrier fipavoneggia » Là nelfreddo Pangeo fù generato .
E quantunque fiafilo in sì gran piazza , Ilfuo pelame è del color del' auro ,
Tutta ei folo l'occupa , e fignoreggia. Ilfuo nome per vezzo è lo Sfacciato»
E benchéforte» e diferoce razza» Perche fol nelafaccia ( il refto èfauro )
L'animale he caualca>e che maneggia D'vna gran pezza bianca et vàfegnato •
Sotto il pefi che porta insù lafihiena.
,
Di quattro gambe parimente è /calzo ,
Ficca vn braccio le braccia entro l'arena » E cammafallando a balzo a balzo »
2^0 fi 'li ^
£' Rè di Rhodo . il regno, a cui comanda» Poco miglior del primo il fecondiatto
Con Cipro in su i cofini è fempre in guerra» Seguì » perche dalfegno ancor lontano »
fittefii in atto{prezzante allhor da banda Lo /concerto» el difirdinfù sì fatto»
Ter giofirar su le moffe vn tronco afferra . Chefi lafcio la lancia vfctr di mano »
Ala l'Araldo ne vten, che gli dimanda Pur la ripigliate fi u dia il terzo tratto
Chifiafi e di qualgente» e di aual terra» Per far buon cor io, e non ferire invano >
Rifponde ilfier» colmo dorgoglio , efdegno» Tic dando loco altrui d'entrar in campo ,
Chi' l Sol non vede» è de la luce indegno . Con l'incontro emendar cercai'inciampo»
2Ì6 ì)
y
Sole } il mio nome » e non è loco alcuno» Lo feudo del Facchin nel mezo imbrocca»
Doue chiaro nonfia » ne più dirotti Che la forza ha diacciar lubrica e lifila,
Ch'effer ben deuria qui noto a ciafcuno Onde vten C beffa ingiù lofio che'l tocca,
Il temuto flagel de' Cipri otti . Difghembo afdrucciolar co lùga fi rifila
Ciò baSÌi,e baffifi l, eh'io mi fin'vno Gir afi il torno» e la catena fiocca »
yfiafar moltifatti» e pochi motti . Che sode allhor fifehiar, com'vna bifida»
Hon bada afar»cio detto altro difi orfi»
, E nel paffar con le piombate palle
La lacia impugnale s apparecchia al corfi. Fa lunge al Caualterfonar le /palle »
287 '3 ip 2 // 30
Vorecchie apena ilprimofuon gli fede fu al robutto cafiagno , 0 pino alpino
Del tortuofo incitaior metallo , Del celeste Centauro ai primi orgogli
Che difptcca vngran trotto e nefuccede
» S'auien » che del bel verde Offro, b Garbino
L'effetto mal» bene habbia feufa ilfallo . La folta chioma,e le gran bracciafpogli ,
Sini tir andò il deffrier dal de Uropiede » O' eh' a buffe ne feota tl contadino
Cadder tuttiivnfafcio huomo , e cavallo . Gl' hnfuti ricci, e i noderofi/cogli
fiutifito dal corno è poderofi egraue » Fulmina al piano i frutti fuotfonori
E del meftier la pratica non haue Dele menfe brumali vltimi honori»
2$$ *5
2^3 filo
Leu afi in fretta dal' immondafabbia Tal quella mobil machina , che prefia
Tor-
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SSC G L I SPETTACOLI,
*94 fi 3° 299
Totturo primi a replicar Mantenne
t Chiamala ognun la compagnia delfoco.
!Tal n hebbe honor, chefù bi afenato aitate; Perche qualfoco» dtfitpa t e confa ma,
Ejjefjo il piombo incatenato venne Hon trotta alfuo ualor riparo , 0 loco *
A fiancar la grandine pefante Arclepertutto, e tutto il mondo alluma*
Così la piazza vn pc^zofi trattenne Ciaf: un defi riero in vera pugnalo in gioco
Con gran piacer delpopolcircoftante \ Di tre penne fanguigne il capo impiuma*
E elafi un tanto o quanto, il vile , e'I prode Gli elmi ,e l'armi hanno eguali, c f(he q Ile
fll' hebbe, chipiù, chi menomo premio, o lode Dan perfregi e cimier fiamme, ejìdme Ile,
t
295 300
V ede gir andò poi V ener le ciglia *1 atto del pari
ala medefmaguifa
A coppia a coppia entramela barriera L'inclito ftuol di porpora e gucrnito »
Di diciotto Guerrier nobil quadriglia » Senon quanto diuerfa eia diuifa ,
Ai fembianti &
agli habitiftranicra
,
Di cui eiafi un lo feudo ha colorito
L'armatura ci afe un porta vermiglia Solo colui (meco lofguardo ajfifit
Salno colui, che capo e dela fihiera ; A quelpnmier tcb'to ti dimofiro a dito i
f
Per ho fiorar la tua amo(afefia Sù la rotella d'or mira dipinti Sf,
L'acque turbo con fubita tempefta Con le foglie cerulee i fuoi Giacinti, V»C
298 303
Onde il drapollo auenturìer, ch'errante Pietro ilfeconda , alta fieranza,e pregio Aorai
Altre tmprefe cercando in Afra giu a. D' Italia tutta, e l' honorato stemma he,
In celefi e color con ricco fregio Sig»i
Stanco dal mareggiar , fermo le fante
In quefi amena e dilcttofa ritta. D'un aureo raftro e diJet felle ingemma.
,
Deh
Fior qui finche s'acqueti il mar fonante Marcantonio c con lui,giouane egregio D'vn
Vien per provarfi ala tenzonfeFìiua Guarda colà mifieriofo emblernma Onde
E u"e dentro raccolto ilfior di Roma • V infirn al Drago al' Aquilafubltmc . Marte
L'altro le
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CANTO VENTESIMO.'
3°4 309
Lì altro chefigue, t la colonna moftra Mario a lato gli và . L'armi , che cinge
Bianca insù l minio , &
ha sì fieri'affetto, ( Fuor lo
fi adonti è roffo)hà tutte bianche.
Sciarr a s appellale n guerra mai, nè invio Duo Leoni in quel roffo egli dipinge.
Alo fu più ardito cor.piùfrdco petto . ((tra Che quattro Pani dì oro han tra le brache'.
Virginio è quei, che* l puro argento inojlra Annibaldo la lancia apro» afiringe.
Di tre trauerfe di rubino fchietto . Fin firn biande ne ttien feroci efranche «
Anima illufire , e d'adornar ben degna il bruno S corpion feolpifie in oro
Del tuo bel fior la gloriofa infogna Che vefililo fia poi del fiero Moro
3° 5 310
Vedi vn,che degli augei 1*alta Re ina Il buon Curtìo procede a lui vicino l
Tarfiata hà di fiacchi, orati e neri. Scipio con Fabio alfin dietro s'accampa,
Lucido Sol dela virtù Latina L'vn nel targone azur fruito d'or fino
Camillo ha nome,afcritto infra iprimieri Tien l'animai magnammo, che rampa.
Sabellio fico apar apar c Amina , L'altro il quartier dorato , e purparino
Specchio immortai di Ducile di guerrieri , Di croce trionfai per mezo (lampa ,
Conofico ben l'impronta fu a famofa, L'vltimo hà lifta d'or , che per trauerfo
Ch'è la Colomba, e tra i Leon la rofa Scacchier diuide innargentato, e perfi,
3°<> v 3 1
*,
Leeone vrì altra coppia. Al deflro fianco Ma non vedi vn di lor, c hà già l'antenna
Vèggiovn baron di generofi proue, Soura la cofiia,e bene he grane e griffa ,
,
Aureo Leon con aureo pomo in alto, La piuma , chefiammeggia insù l cimiero*
3 °7 312
• Ve Gifmonda , & Emilio . 0 ftirpe altera Intanto poiché furo i nomi firitti
Tra le fortune inuitta, etra’perigli, De' Caualier dala diuifa ardente,
Queifouralta colonna Aquila nera Ed'offeruare i promulgati editti
Spiega , che (piegai'ali, apre gli artigli, Giurare e per mirar tacque la gente,
,
308 3*3
Flora fio è quegli là, che nel vermiglio Reftaua fil colui, che dela bella
Trè Lune d'oro ancor erefronti hà fi arte. Brigata quafi il principal venia
Signor d'armipoffen te , e di configlio Quando confoggia infolita enouclld
Delguerreggiar , del comandar sa l'arte, Il fer raglio pafro dela baftia.
D'vna Ninfa del Tebro è coll utfiglio Nè so s alcun sì ben dìfpofio in fella
Onde figlio lo fiima altri di Marte ; L'agguagliaffi gìam ai di leggiadria.
Et è ben tal , che Marte eifimbra apunto Dopo tutti coftui venne filtngo
Marte quando è pero fece congiunto Signorilmente a poffeder l'arringo .
L’Adone, del Caualier Marino * Nn 11
A
W* G. L I . S. P E T T A C 0..L I,
3 <4 ’
S 9 l
Lete conche difendilo il cerchio intero • Cti'e del mio bel Sebeto vnico honore
Edela piuma florida, e gemmata Dimorato fiati Carmi ricopre
Spiegando gli orbi di fue pompe altero
, Color gentil che pur dinota Amore ,
, ,
Son di Smeraldi in vece, e di zaffiri. A cui fan C Alpi ampia corona intorno ,
Sì ben da dotto artefice commeffe. . Al gran Monarca del valor Francefc
Che par che ritorno ilfermamento eigirì. Donato già nel trionfai ritorno.
Parco tant'occhi un Argo, e sebra armato Puffe tal, ch’agguagliarpoteffe in parte
Vn giardino fiorito gon ciel fIellato ; Di quefia (foglia a la ricchezza, b Carte • :
316 3 21
. .
Di cigliale d occhi, od' e i rafsebra occhiuto Pur d’oro è tutto, e d'oro ilguernìmento,
Ceruier s'appell a, e par mentre paffeggia . D'oro lefiaffé, e d'oro tlfirn fumante y
gorgogliofo Pauon quando vaneggia £ d’or porta calzate anco It piante•
l'7 - 3 22
f
Vnfuflointier di raffino filuettro Del Cavaliere he lo caualca e doma
Per far buon colpo, a bel! a patta elegge • E l'occhio de Uro, e' L fior de la fu a ttaUd.
Prima fel reca in man dal fianco deliro. Etflefjo tl pafie,c Francalancia il noma
Poi tra via Calza, e' n su la de(ira il regge,. Perche dal dritto corfi vnqua non falla.
:
Altrofiramer, che lpopolfolto allarga. fuetti l’bttom finto in tre carriere affale *
Nel fuo volto, e negli anni Aprii fionfccy E ben tre volte in lui del pi n ferrato
P arche raggi d’Arnor per tuttojparga Pompe fidala refi a il tronco frale ;
Per obliquo ha cojlni tre meze ttrifce E ne la terza hà più fecondo tifato
Di lucidior ntla purpurea targa E fà colpo miglior con forza eguale •
E sii L'elmetto, che di falda tempra Nela buffa gli dà preffo la villa.
La Fenice im mortai quando s'infempra. Siche tre botte in una botta ac quitta .
Euor
CANTO VENTESIMO. 559
2
3*4 ;
/ 3 9
dela lizza et s‘è ritratto aperta , Alfuon di tamburini , e di trombette >
^u ad'ecco in giubba d’or confia a maglie Lo cuiftrepito rauco il Ciel'aJJorda ,
Ciò rat or nonoVncorfìcrfalbo affrena.
* 7 rè volte e quattro uomo egli il rimette ,
Brano , e di fimrno ardir ttele battaglie Et al pronto vbbtdir l'aiuto accorda ,
Su la erefia del'elmo ha la Sirena Sempre applicando ai/alti , ale coruette
Tatta fquamofi di doratefi agite . Col dolce impero del’ageuol corda
manca
fittele he s imbraccia dala parte Dela gamba , del piede, e del tallone
Con tre gran/afe e l'incarnato im bianca Hor la polpa , hor la tìaffa,(f hor lo [prone,
325 3 3o
Bel cattale ante, in maefiofogefio Talhor l'arrefia , di [aitar già la/fo ,
Con, largo giro il chiùfi pian circonda E nel r accorto , imprime orma four orma *
Và poi nel me%o e da quel lato e cjucfio
, Poi di nouo il volteggia a [alto e pafio ,
Spinge il defirtersetie quafi al veto froda. jMutddo a un punto e difcipltna , e norma
£ di gran perle Orientali afperfi, Saura tre fiedt hor quinci, hor quìdi il cac
A la t efi'a fron tal, fermaglio alfino Termo nel cetro alfin co un bel groppone ia*
Gli fan due bolle di fineraldo terfi, Di [alt et ti minuti , alza la faccia
£ per mezo le cofie , ottefifiringe. E'I fa dauante al tribunal diurno
Serica zona , egioiellata il cinge » Inginocchiar con r inerente inchino *
Delpiù fin or ych' inuia l' Alpe A rim afp a Per non troppo stancarlo > ancorché tutto
Eabricata , ha fella , efrangia *
e con tefi a Sta foco , e tutto fpirto , e tutto neruo,
S erra la coda , il pau imeneo rafpa E perche sacche per vfanza inllrutto ( uo ,
£ le gemme delfren rumina e mangia • Più ch'ai corfi al maneggio, acccena alfir
Con tanta maestria le braccia innafpa , Ch'un n'hà piùfrefco e tipofato addutto
Con tal’ arte in andando ilpaffo cangia , Ma disfrenato , indocile , e proteruo *
Che ne'fuoi vaghi atteggiamenti e moti La coda , il crin, lagamba.il capo , el uifi
Par che n ariafihcrmifca, en terra nuoti* Solo bà di nero , il rimanente è grifo
328 ... 333 r
Poiché conofi e che' l Guerrìer rifiolue Del color del cilicio orna la fpoglia.
DarJpett acolo grato al'altrui vifte , Semplice berrettino e non rotato ,
Non fai dir, così deliro ei fi r tuo lue , Onde quand’vfcirfi ol fuor delafoglia
S e vola in aria ,0 [eneifuolfufitfte 5 h' da ciafiun Simulator chiamato
Nè pur col vago piè fegna la polve , Par manfucto agnel pria che fifingila ,
Nè sù la me/fe offenderla l' arili e • Sembra vna furia pot difiaunato.
£ quegli hor lofofiinge , hor lo ritira Così ricopre a chi non sa fio Bile
Hor lo fio[pende, hor com'un torno il gira • Lafiper bia del cordi) abito bum ile*
Nn 2 II
CANTO VENTESIMO.'
344 349 *
Sonato mal nò m' appongo , e non vaneggio) Alpino e l'altro ,edel Sicano armento
Di Sauoia t tre lami / tre fratelli , Viu acifimo allieuo , vn corficr preme *•
Tra quanti qui nel' affé mòle a ne veggio Ne‘ campila del fertile Agrigento
Pregiati illuflrì,
, &meliti donzelli FafciuOyC nato del più nobtlfeme
7erigo n nelpiano Augufo il reai feggio Velie mantel tutto leardo argento
Tra que' confin de li t iofi e belli , Senon chefofiche bàfol le partì eflreme %
A cui con molli braccia,e dure fronti Di' ampiagroppa, e le[pianate fi alle
Pan riparo tre fiumi , e cento monti • ‘
Gli ara con lunga lifta un nero calle
345 „ .
35 °
Candida è di elafeun la fourainfogna, Su la cerulee dala dejira parte
Candide fon le vefi, e le lamiere, Gli pende il crine, efpefj'o il quaffa efico te ,
là a l'vn ne l'elmo, e nel broccbier difegna S'aggira, e per Carene intornofparte
Il Sagittario del' eterne sfere . T effe prigioni , e labirinti, e rote,
L'altro in que[lo & in quel figura efógna fluant'e dalfuol fin' ala cinghia ad arte
Croce, terror del' Africanefebìere Par che mifuri, e'n uan C aure per cote.
Del ter\o adorna il capo ^adorna il fianco Ringhia, ne uolentierfoggi ac e alfieno ,
Toflo in capo vermiglio vn deflritr bianco . Scorre qual lampo, e chiamafi Baleno.
346 35i
Tutti cofior, che vedi» &
altri molti Vedilo là , che con la man robufia
Son qui per arte pur giunti di T beli • felicemente tigrati lanciane hà rotto ',
Ecco l'vn dopo l’altro mun raccolti Beco hor Leucippo ìsùgli ardo s'aggiufla^
Cominciano aficzzarfaggi 5 &
abeti . Non men nel'armi effercitato e dotto .
Dorèfio e quei,chegià gli occhiali bà fiiolti Vedi , che già per dritta linea angufia
Al defirier,c'hà nel corfiirti 1 quieti, (glia, Sen vàbroccAndo il cor ridor 3 chà fiotto •
Buo pergiofira,atto a caccia , vfio in batta- Ilprodujfe Granata, e colpennello
Altro il mondo non n’hà di miglior taglia Noi faprebbe Pittar formar più beilo.
352 .
hà cuneo
Sottile il c apo,il collo ambe , & Non mai Saturno in sì leggiadrefioglìe
.
Breui Coree chie , e l'vn a e C altra acuta Sonar d'alti nitriti intorno feo
Afpre di nerui , e mafie olile gambe. Pcrinuolarfi alagelofa moglie.
Largo petto, ampio fen.gr oppa polputa Le fonile di fello, e di Penco
filuafi per arte a più color tefjute ; Moflra inafa l'effigie in un zaffiro
h'I bel candor , che toglie al’ Alpi ilvanto Et è legata in un anel d'elettro ,
frlua do al Verno maggior fon più canute , C'hà di [mal ti Eritrei dijhnto tl giro •
Seminato di bigio è tuttoquanto Nela terza lo Dio , che tien lo frettro
In ([efife lì elle, e'n gocciole minute . Del quinto cerchio , egregie man fcolpito •
Eccetto il capo, il pie , la coda , e'I crine , Gemma di quella indomita durezza,"
Spruzzato par di ceneri, e di brine. Cui rie foco disfa , rie ferro fpezza•
356 361
Giàgiàfi moue , efuor del folto Pinolo * T u, che dal bel Scheto in quà trafeorfo
Del cor disfoga i generofi ardori. Germoglio ili ufire difamofagente,
Ecco lieui ondeggiar per l'aria a nolo T ante ualt al maneggio e tanto al corfio,
ì
Del cimier bianco i tremolanti albori. frlueft' elmo accetta limpido ducente. •
lnuit tifimi fi eroi, ben fi conuegna ? Intinti hà nel licor dele cocchiglie ,
Non fe fuffe del mar l erano aperto. Ordita a fourapofle , e di rubini
Ricchezza ha uri a di tal ualor condegna Fregiatala* altre ancor geme uer miglio <
L'oflro
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CANTO VENTESIMO. S *S
354 3 *9
Vofiro inficine fi chri/tallo accoppiar volili Saluo la fronte > oue per mezo [bende
A dinotarti con duofuggi atiifì Candidifisima riga , è tuttoforo
E la re al grandez>z>a , a cui defolli » Barde hà purpuree di purpuree bende
,
E la chiara prude n^r in cui Raffifi. Gli fa ricco monile arnefie Moro
Ondhauran maggior gloria tfacri colli Sonora piggia , e tremula gli pende
Da te , da tuoi nel'alt afede affi , Giù dala [guancia di fquillette d'oro .
Che quando in altra età Roma felice Alto la Haffa , e coturnato il piede
Fù di mille fau elle Imperadrice Con lungo fprone il Cau alter lofede .
3*5 370
Quello di fila d'or manto te[fiuto » L’h abito delGuerrier , chefeegue appreffo
Che infin al lembo e figurato a He Ile E' di feiamito azur, fatto afogliami
Là douc tutte han di diamante acuto E di gigli minuti un nembo fpejfo
Fifa al cetro vna punta e queHe e quelle » V't{parfio , il cui con tefio è d'aurei Hami .
T uo fia Signor ,c hai qui recar faputo Sculto in mezo alofeudo hà il fiore iflejfo
D'arnefi in campo inuention si belle , Vn Giglio fol , maggior che ne’ nccami .
Che non fia mai , che'n gioftra altri cop aia Et er^eper cimier di gemme adorno
Con portatura più Leggiadra e gaia • Il[ollecito augel > ch'annuntia ilgiorno .
3 66 371
E' n firme a uoi » che da' confini efiremi Gouerna ilfren d' un gran Frifion c ort aldo %
Del nobil Latto per sì lunghi errori Ch' è del color del dattilo maturo ;
Seco ve nifi e , e d'altri pregi e premi A par dìun monte , ben quartato e fetido #
'Non mancheranno ancor publici honori • E tré talloni hà bianchi , e l'altro oficuro . •
367
Tacquefi> & ecco allhor mentre i defirieri
'
e doppia fpina,
Già già Febo inchinati a al mar et Atlante, E corta fchiena , e [patiofia coda >
Per diuerfo camin duo Cau alteri Boccafeju arciata , e teHa fierpontina.
In un tempo venir , d'alto fembiante • Di corno terfio vnghiafonante e [oda •
Dorati hà l'un di lorglt arnefi interi , Leu a a tempo , e ripon quanao camina
Soura 1 elmo 1 àugel delgran T onante »
'
‘
Le groffe gambe ,e le ripiega , efinoda .
Altre due /tolte corrono ambodui (/?<*, L'altro fegno più baffo , e l ferro rnifè
Nè v'hà vai aggio in quella parte, o in que- Per entro il corpo al corridor di Spagna »
thè i vne l'altro con tre Lance rotte Che con T remoto poi venuto a fronte ,
Viene egualmente a guadagnar tre botte. N' andò colfuo Signor tutto in vn monte ^
375
Vn pregio e fer non può , che fi dittida Visio il fuo bel dsfirier , che fanguinofo
T rà duo (fa mpioni , e già ne fono a lite . Per l’incontro mortai s’accofiia interra»
Vuol Citherea , che’l dubbio fi decida Di vendicarlo il Caualier bramofi ,
Con noue lance , eguali , e ben forbite Datefiafféfi sbriga , el brando afferra,
Ma Palla è di parer che per disfida
, fu non fii nè gentil, nè valorofo
Le ctmtrouerfie lorpen di finite . f Ch' a sì degno animai fai torto in guerra ,
Rat tanfi in giofir a , e chi più vai di loro Gtierrier villano , e di fiortc fi , 0 fiondi,
Cenna al Trobetta allhor Vener dalpalco. Così freme do di difpetto,e d'onta ( franta.
Che dia la voce al concauo oricalco . L'un l'altro a vn tepo in mezo'l campo af-
377 382
, ,
fàuci dal tergo, onde pedefin mano il toglie, Ge moni aure dintorno , e l'ariafreme
fon su l’orlo le labra, e mentre il tocca , f re man del vichi bofeo antri e c alterne •
Nelpetto pria quant'hà di fpirto accoglie , Son di quefio , e di quel leforze efreme,
Quinci il mada ale fauci , indi ala bocca . E chi n'habbia il miglior malfi difierne »
Gonfia e figo»fiale gote , aduna e fi toglie , Lampeggiar vedi aprouai ferri infieme ,
L'aure del fiato fi fiuon ncpoppa c fiocca. Et odi borre ndi folgori cadérne
Rompe C aria ilgru bomboli Ciclper cote , Per trauerfo, e per dritto t hor b afisi, bor'alfi
E ri fponde tonando Eco ale note . fornan più volte a rinouargli affiliti •
378 ,383
Veder de duo dettrier, poiché far mofii ,
' Sonar le fpade , e rifonar gli feudi
fu [paziento lo [contro , e fu diletto fà dei afpra tenzon l’alta mina .
Quando rotti in troncon nodofi e grò[sì , Par che battute da noue de ine a di
fronte confronte vrtar petto con petto .
,
Efean iarmi pur'hor delafucina .
Rimbombar lunge , e sfattillar percofsi Ardon le lor palpebre ai colpi crudi
Ambo gli feudi e l’vne l'altro elmetto •
, Gli elmi infocati, la cui tempra èfina ,
fu de l'armi ilfulgor , de colpi il[nono . E le fiammelle , e le fcintillc ardenti
&
Agli occhi un lupo, al' orecchie ii tuono• Gli fan quafimuifibili ale genti
Senza
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’*«?=•
Rifilato s'attenta à notte offefi Più dal cor , che dal’armi , alte faitilie.
385 39°
Alzo la [pada, &
vn fendente tale E menti ella a ferirlo ha ilferro accinto
v
Soura le tempie al'auerfario trajfe Per far eh' e[sagù e a terra alfin trabocchi
Che rotto al dallo il rofiro , e tronche l'ale Che fai ? che fai ? ( le dice ) eccomi cttinto
Eè che fiordito alfitol s'invi noce hi affi . Senza che più la bella man mi tocchi .
Fù forfè Amor, che per defiin fatale Morto m'hai già, nonch' abbattuto e vinto »
Con fronte china e con ginocchia baffi:
, Cd dolcifsimi folgori degli occhi .
L' idoldalCielo a'fuoipen fieri eletto Crudeltà più che gloria , homai tifia
Voifipur , eh’adorafife afitto difetto. Con più piaghe inafprir la piaga mia
. ,386 .
39i
Non e da dir ,
poich'egli in se rtuenne. Ma poiché morto pur brama vedermi
Con quanta rabbia , e qualfuror fi mofie. Congiunto a beltà tanta vn cor sì crudo >
Dritto verfi la te sì a il colpo tenne Ecco la tefi a , ecco Ugola inermi
Sù la barbuta ad ambe man per coffe T offrofenza difefi efenza feudo ,
Al' Aquila taglio l'vnghte , e le penne. Diffe ,& anch’eirefio stolti glifchermi
Spezzo del barbazzal le piaftre groffe . •
Dela cuffia di ferro a capo ignudo # ,
Squillo l'acciaio , e tal fù quella botta, E parue vn Sol , qualhor più Ittminofi
Che la [paia di man gli cadde rotta . T rahefuora i ragfi in foffa nube afeofi •
387 39 2
Ruppe lo fiocco, e gli rim afe apena Tolto che'n luce ufiì quelche pur dianzi
De Reifé doro in mania guardia intera» Dicelar la celata baite a co si urne,
E' l colpo vfiì di sì gagliarda lena , T rouofsi anch'ella vn Garzonetto ìnnazi
Ch'ai nemico sbalzar feia vifiera. Che mette a pur'allhor le prime piume,
Fla tolto Uvei, che ricopri a la [cena. lo non so dir , quanto l'un l'altro auanfi
Sifeoucrfeil Guerriero effer Guerriera , E’n cui fpleda d' Amor più chiaro il lume •
E con le bionde chiome al’ aura [parfi Sembran Pallade,e Marte armati in capo ,
Bella non men,che bellicofa apparfe .
*
Di beltà t di valor gemino lampo .
. .
388 393
[ome rofi fanciulla e pargoletta. L'afflitta Cìtherea quando il bel vifi
,
Che dal nouo botton non efi e ancora Si dtfeouerfe , ancor eh' alquanto [morto
Dala bue ci a fin cut sìa chiùfa e rifiretta Arfe a vn punto , e gelo , che lefù auifo
s'affaccia alqttdto à vagheggiar l'Aurora^ *Di riuedere il caro Adon rifar to .
Così nel far disè la Gtouinetta Ma che direm del fulmine improuifo ,
Dehfammi noto almen chi fa colei Donna , ch'ala beltà l’ardir pareggia ,
Che la pace mi nega » e la mercede . Dele feroci Arnazoni Rema.
Poi mi fa dolce e cara ogni ferita , Ma benchefuffe d'vn tal regno herede >
Morendo per le man dela mia uita Non s appago dela maternafede
391 402
Jguelle ( s*e giu sio il prego ) a trar sì pronte Sdegno di star trà'l Sero > e'I Meffageta,
Dale mie vene il fanguc , armi homicide Genti inbumane , e manfuete » e crude »
Sofpendi tantofol, che tu mi conte Nè del' Imauo l' arresto la meta ,
C hi di due morti infieme hogfi m'vccide . Nelfren dala M eolie a plaude
T rat tiene i colpi , e la tur buafronte Nè'l freddo T anai , che quelpaffo vieta ,
Raffrenando alquanto , afpro forriie , Nè'l Cafpio marche quel cofin rinchiude y
E fiera in ut si a , e manfaci a in uoce Siche con L’artefu e t che trattan l'arco
Rifponde allhor la Vergine feroce • Non ftfpedijfe a noni acquisii U varco •
398 405
Non fon vii feminetta ; il nafpo , e l'ago La fchiatta di costei ( quant’ognun dice )
ffuePla defra virile abhorre e fpre\za É di Pantafilea fcefa > e d Het torre
Dtgutrnirla dtferro anch'io m’appago ,
Valore hebbe dal del, quant' batter lice »
Et è la fpada a fofie nere auezza • Ne Donna fe co in leggiadria concorre .
Non ne’ chriflalli fragili l'imago Ma delfeffo viril dìfprezzatrice *
Piace mi u albeggiar di mia bellezza . Vamorofe dolcezze odia &
abhorre
Specchio m’è l'elmo rilucente e fino 3 E’ l popolfe minti gouer na e regge
E queflo terfofeudo adamantino* Con dura troppo > entolerabil legge •
La
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canto ventesimo:
•
f6 7
404 4 °9 t
Talhor col forefiter l'atto impudico Quank ecco Auflrafio,il Cau alter u alete.
Per cagion dela prole era permeffo Venne quitti di cago a dar gerforte
Maferbando a nutrirfol le fanciulle A cui d' A/purgo agg art enea lo Piato,
Strangolauano imafehi entro le culle. Semplice allhoraauenluricr griuato.
40 6 411
Quantunque vniuerfalfuffe,e communi Bramofi Aulirafio d emendar toltraggio,
Lo fiatato anttchifiimo c ho detto
, E di lei già per fama accefo il core
Fra tante nondimen n' erano alcune Sentì, facendo a sì bel Solgaffaggio
Molto inclinate al naturai diletto ; Sotto clima gelato efremo ardore ,
E non potendo più filarne digiune E giunto greffo a quel celefte raggio
Id'egiai erfolitane tr>freddo letto, . Se dianzi ardeua, incenerì d'amore.
Fer ftcreta congiura, indi pian piano Amor in fiomma in coiai guifa il vinfe,
Si ribellaro, e tolficr l'armi in mano . C he ger non maififeior ,fecofi si rin/e
407 412-
Tiranno all hor di Parihtaera Argamoro » Scettro afi e tiro congiunto, efiada a fi ada ,
Che fìt gran tempo di 7 tgrina amante L'impeto ajfrcna de' guerner ladroni
Di paejtpojfente , e di t Infioro , Scorre di qua di là l'ampia contrada
Forte, e più ch'altro mai, fiero Gigante, E' l Gigante reprime , efuot [quadroni.
Ma nulla gli gtou'o la forza , 0 l’oro lungamente a bada,
Tot ger non star sì -
rrefe , sfogando il già concetto fdegno Che vulgo imbelle e(fendo,e mal'infirutto,
A danneggiarla , (fi a turbarle il regno • FùfacUcofa a difiigarlo intuito
Dal.
i T
S 6$ GLI SPETTACOLI,
414 ,•
Dal gran valor del Principe Germano So^giunfe ancor3 che’l f rohibire al rrton u »
Dal nobil volto, e dal parlar corte fé. U maritai diletto era vn delitto
Dal’oblilo , che porta ala fu a mano, Ch’a conferà arto , c renderlo fecondo
\ Vinta e Tignna,e non sa far difefe. Tu dale (ielle , e dagli Dei prefentto ;
Tatto al pojfente Arder contrago in nano. Echi s‘ afiien da quel piacer giocondo
Come grata e gentile, alfin fi refe , Nega a A a tur a il Juo de auto dritto
E ferita, c legata , e prigioniera Anzi mentre eh’ A n» or difdegna e fugge, „
Al gran giogo inchino Tanima altera. L'htimanajpecie inquanto a se dì(Ir ugge »
415 -,
420
Ma d'honefio rifpetto vn dubbio grette Seguì di più, che file loro antiche
La coftringe a celar quelche defia Ter qualch'ira priuata odiar gli fpoji
Che benché dale leggende ricette Non deuean l'altre poifempre nemiche
Tegola il regno fuo, libera fia. Mostrar// ai dolci altrui ve^zi amorof/>
In q uelc// alt riti vieto, peccar non dette Ne ridurfi a durar tantefatiche.
Nè conuien , eh' a disfarla effempio dia . Nate folo ai domefiici ripofi, ,
fluidi Hon or, quìci Amor Le batto l'alma Arando i campi, e coltiu andò gli borii , 1
Tur l'affetto più dolce ottien la palma. Ch'eran propri mcfiicr de' lor conforti •
41 61. 421
flual d ognintorno affédiala e cinta Conchiufe àlfin,c//oltre lo fiat sìfole, . „
h
Dafamelichefiamme aridafioppia Per altro erano ancor Donne infelici , \
(
£' forza pur , che diuorata e vinta Ai puffaggier, per generar figliuole ,
1
Tefii dal foco, che firidendo feoppia ; a gufa pur di meretrici’,
Efiofi e
S
Tal da quel crudo a vaneggiarfofpinta E ch'era non men mifera la prole.
}
Ch’ognor nou'cfca alnouo ardor raddoppia Che àelfcme nafeea de lor nemici (
1
Cede, e benché ritrofa, alfin fi piega , Cojìrettaancora a perder le mammelle , »
l
E d' amor ad amor cambio non nega . Parti del fen le più gentili e belle • , ,
c
417 * 422
'Au(ir afio intanto l'efforto parlando Non peno molto il Caualìer difereto
ìli
La ria co fi urna a cancellar del regno Per bendìfporla a far quefia mutasi za.
c.
E le rubelle a richiamar dal bando Pere //oltre che la Donna odio fecreto
Ci
Che ben hebber cagion di giufiofidegno • Poriatta al'empia e federata vfanza
Se
Diffe, eh' abominabile e nefando A rcuocAr quel rigido diuieto Va
Di ciutltà^d' humanitate indegno Giù da se perfu afa era a bastanza
Ve
Era il rigor di quella legge dura, per bone (tarde' lor trafitti cori
Contraria al Cielo , al Modo> & a Natura . Con legittimo titolo gli amori.
Li.
Hi
418
Con più dvna ragion faconda e faggia Così cefi'ar le leggi inique e fozze
dui
Mofiro quanto infelice} quella Donna , ... Deipazzo abufo /annuii aro i riti ,
Gh
Laqual fe(le([a,e CVn'tuerfo oltraggia 5 Furon le guerre, e le difeordie mozze
In
Viuendo fenza L'huom, cb’è fu a colonna ; Le contumaci Donne hebber manti,
Hi
E ch'egli è ritrofia troppo feluaggia , v > Ottenne Aulir afiole bramate nozze,
Mi
Sfuafi di Vera alpefira,auolta in gonna. Pafio Tigrina agl' H ime nei graditi,
Concepwnc a fuo tempo e partono
A (
Voler , che s abhorrifca,efi de te(li ,
L'i
li bel trafiul degli abbracciati bone(li, Pargoletta bambina, e fui quell’io
Nacqui,
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r .. - ~
CANTO VENTESIMO. 1
s*ì
4*4 429
Nacqui 5 tic fa* pero sì toflo nata •• Come alfin mi conobbe , e come fui
Che tirano eafi ^ portentofo auenne • Datefelue condotta ai gran palagi
àquila bianca , incoronata Lungo a dir fora » e quali e quanti a lui
ZU/ Cicl battendo l'argentate penne Fe di mepofeta il Santo alti prefagi .
Per lefin etite delafianca entrata (duefio pero tacer non voglio altrui ,
Dritto ala cuna , ou io giacca > ne venne Ch'ancor tolta ai franagli, e data agli agi»
E mentiio tra lefa[ce ancor vagta , Tràledclitie fuela Corte folle
Mi ghermì con artigli , e porto via • Forza non hebbe mai difarmi molle •
4*5 430
10 non so fe fu Gioue informa tale Comprender puoi dal' habito , s'io nacqui
C hauer voife di mepietofa cura > Agliotij vili , b fi viltà dìfprezzo
o' delgrandiatto mio l'ombra immortale Al*impero d' Amor mai non foggiacqui.
Già di fenfiar de le Trotane mura , Mai non mi moffs allettamento , o vezzo V#
Opra più tofio fu d'vn Mago antico Le cicatrici degli affiliti audaci.
Che dela fiirpe mia fìt fempre amico . Che le vefiigia de' lafciui baci .
42 6 43 1
Vita mena cofiui dura aufiera & Ma mentre alfin per naue in patria riedo]
Là delafolta Her cinta infra le piante , Viajpcrando dal mar piana e fpedita ,
E'n quelle fohtudmifiluetiri Dopo molte auenture e quefie [piagge
,
11 buon Vecchio di me prefe il gouerno» Hor poiché' n ùreui detti vdito hai quanto
Cteiper fempre obliata io mi conofio • Raccontar faprci maidel'ejjermio
Con z>eìo rn alleno più che paterno , Se lice pur fia giù l'ira alquanto
Se mpre trà le fatiche entro quel Lofio . il nemico e(faudir, com'hb fai l'io ,
V arcai rigidifiumi al maggior Verno Eà tu ^narrando il tuo , meco altrettanto,
V agghiai gelide notti al Cicl più fiofio . Ch' ancor non m end intenderlo defio,
Lottai con Orfi affrontai Leoni h'L tuo fembiante , e'I tuo parlar mi pare
Ne temei d'ajfalir Ttgri , e Dragoni . Di Guerrier non ofi uro, e non vulgate •
428 4 33
Austria nome mi pofi . Éntanto e(fendo Così difs' ella e fi ni rafie poi ,
Già de' tre lutiri oltre l'età crefiuta , in quel contegnofùo dolce, efeuero ,
In A ufirafio» eh' vn giorno a c nei a ufeedo, Quando, Poiché così comandi e vuoi,
Hauea de* fu oi la compagnia perduta ( Comincio rifpondendo il Cau alierò)
Mette eh'a fiore hauea Cinghiale horrtdo, De' miei filmiti in parte ai cafi tuoi ,
A cofi m' abbattei non conoficiitta . Che fono ancor merauìgliofi inuero ,
L'vr.o era inerme , e l'altro fiero e forte Con non lungo[temone a darti conto
lo quefio veet , t quel campai da morte •
fi Feritrice mia bella, eccomi pronto .
Aràcan
434 439
Areica» trai Re Francone,e'l Re Morgano La faccia ha bruna> e di color ferigna ,
£ d'afpri affaiti ognor con l'armi in mano Ciglia congiunte in vnion maligna
Alternana» tra lor fiere vicende. Occhiofellone , e fgu ardo traditore
Domina» a il primier tutto quel piano , Villanamente adhoradhorfigghigna •
C be’nfin dal' Alpi ai Pire net fi tiende . Con vn firnfio , che non vie n dal core
L'altro reggea dela maggior Brettagna 1 mouimenti , i portamenti tutti
Quantopaefe il gran Tamigi bagna . Son rigorofi, efpauentofi, e brutti .
435 %
44 °
Vennero alfin tra que U a parte c quella » . non so qual tfeiagura , o fòr te
Il or io
Per maritaggio ad amicar le fpade , Con quai d’empia malta nodi tenaci
£7 Re Gallo al Pretto» diè lafare IIa, Le for\e lego sì del fier conforte
ffordigiglio > che fior fu di beltade , Ch’ci non potè mai trarne altro che baci .
Piordtgiglto gentil , dt cui più bella Pur l'ama intanto, anzi d' Amor più forte
Non hebbt il mondo tn q vefi a do in altra Nel uic tato diletto ardo n le faci ,
Dal lucidi Orto al'Occidente ofi uro (et a de, Et agli vfficì tnhabile di fpofo
Dal'humid’ dnfiro Artu-
al'agghiacciato Quant egli è mcn potente , è piu gelofi .
43 6 ^ 0. 44 1
Ambìtìofa dì cotanto bene Pie configlio (crediio ) di chi gouerna
Angli a con generaipompa fefiiua Dele fi elle lafs'u l'or dinfatale .
La ricetto nelc beate arene, Non voifi dar la prouidenza eterna
Com’a fpofarealfi conueniua Ad huomterrenovnaventuratale >
Felice chiama , e fortunata tiene £ parue indegno ala bontà fupcrna
La difgìunta dal rnondoctlrema ritta , Di cotanta beltà fpofo mortale}
Dottefeco trabendo vn dì notte Ilo , Ondefer bolla a nozze eccelfe e fante
Sorge al cader del Sole vn Solpiù bello D'amor celefte 3 e di diut no amante •
. »
442 .
. ,
Loda il candidofen , la treccia bionda Odi Urano accidente ,oiiin che noua
Le frefche guance , i fere»' occhi ammira . Gu fa dal Ciel l’origine pigliai ,
Dir e(li ben , che gelofia nhà l’onda £ dì, fi genitura altra fi troua
Del'Ocean , eh or tiene , hotfi ritira \ Sì fatta al mondo , 0fi trono giuntai.
Nè per altro quell 'ifila circonda > Indi al concetto il nafeimento aproua
£ dintorno a'fùoi lidifi raggira Simile (fi m
afcolti ) anco vedrai
Senon per cufiodir sì bel thèforo Mofiruofo , ammirabile , e ch’eccede
Quafi Serpe > cheguardi tpomi d’oro • Ogni credenza intatto , ognifede •&
“458 443
Tra Morgano huom di gran forze , era & Nela Uagion , che dela terra l’ombra
Di membra poco mcn , che Giga uree Dalfondo vfcitadel Cimertojpeco ,
(bra%
Pia non hauca quella prudenza intera y Spegno il Sol, copre il Cielo, e l’aria ingom
Che cofi untato Principe hauer dee £ fà muta la gente , el mondo cieco
D’afpr a natura , imp attente , efiera Metre Lia dorme, ecco che’ n fogno l’ombra
D’opre maluagge e fi eierate > e ree.
, Lappar di Marte ,eft congiunge feco
P ben fede facean di quanto ho detto Poi defia il giorno , difoco» de fi me
La ttrribilfembianza , e'Ifozzo a[petto . Grane fifinte il ventre ,c»o»sàcome.
Turba//,
VF.
Morgano,entro'l cui petto ilfoco accefi E di quel lampo , ond'hebbe il cor ferito »
Tempra col ghiaccio fuo la gelofia. Tanta ilfacro fplendor luce gli porfi
Accorto alfin del difufato pefo , Che'n se tornando il Barbaro marito »
Del concetto innocente i fegni fitta. Difu aferina immanità s'de corfi
Oltre ilfengroffo , ondclfofpctto hàprefi , Onde del'opra rea tardi pentito.
Gli accrefce nel penfier la frenefia La man per ira, e per dolor fi morfi
Il veder gonfie ancor le poppe eburne > E fifi gli occhi in quell'oggetto borrendo>
Del nettare d’Amor fon tane, & vrne. Forte a dolerfi incominciò piangendo.
446 45.1
La ritira in di/parte, indi le chiede Fior digigito mia cara (egli dieea)
Con toruo ciglio ,econ fiuera faccia . Il cui nome gentil veracemente
Del' honor maritale, e de lafede (Se forfennatopur non mi faceA
Le fchernite ragioni, e la minaccia • La pa/’ion,che tramo la mente )
Lafuenturata , che da lui fi vede Per fisie/fo mo tirar fol mi potea
Già difeouerta di paura agghiaccia
, Vn intatto c andar d'alma innocente*
Che di quelfiero cor le fon ben noti Deh con qual mar di lagrime poffio
Troppo tre me ridi, e repentini 1 moti Pagar giamai et vn sì belfangue il rio ?
447 452
Voie a lelabra all hor a II bora aprire •
Anima dìsieal , perfido core ,
La bella Donna, e raccontar la cofa', Che per sì vii misfatto infame fei ,
Ma non feppe il crudel tanto/offrire » Se già non vaifi a mouerti l’amore »
,
T al gli bollia nel cor rabbia gelofa Che mentre vi/fe , ti porto cufici ,
Troberido fuorfenza volerla vdire Come almen non ritenne il tuofurore
Vn fuo fpadon con furia tmpetuofa Ci ufia pietà de la beltà di lei
Colpo tiro s) fiondo, e fni/urato Dal macchiar del belfin le pure ncui
Che la taglio dai'un a l'altro lato • E'nficme quell' amor, che le deueui ?
448 » 45r
Dico, che de la fpada il fil lemifi Stolta mia àtflra , che et vn tanto ecee/fo
Sì per dritto nel corpo , &
a rnifnra » Di ferità tifelli e/fecutrice,
Che la ruppe a traucrfo,e la diuife Bagion non è, che delgran mal commeffo
T ut t a per mezoi fianchi, e la cintura. Si faccia anco altra man vendicatrice.
Con le gambe dal bufo allhor ree i/è S'erro già contro lei , contro metlejfo
Quinci il tronco riman meza figura , Quefio mio traditor braccio infelice ,
Quindi il belfin sulp auimentorefia . Emendi Amor l'error,ch’egli commifi,
Ale braccia attaccato, & ala te fi a. 1 •.
» Con l'odtOiChe fi dette a chi t ve cifi.
Spada
S 7* G L I spetta. CO L I,
454 459
Spada villa» a, al tuo Signor ingrata. Il mìo le al c usiode , il balio fido
Che nel mio bene incrudelir potèfi Scura una lieueeben fp Amata fufa
Et Ancor de' begli ostri infanguinata Tragittando aCa!e/fo il fai
fi lido,
Quafi acc tifando ilferì ter, ne retti Pafso di Galli aalta reggia au^ufia
al'
Se già fosti crudel, fofi i /pie tata Doueintcfoì annuncio, vduo il grido
defalca crudeltà che commettesti
,
De l'ont a mdegna t e dell’ingiuria in ufia.
"fi
Hor' a quel gran dolor, che mi faetta, Il mio gran Zio , ebegouernaua il regno.
Hon negar la pie tate, e la vendetta • Pianfi di duolo , &
auampò di (degno •
455 460
t f ,^ .
E tenendo nelpugno il ferro fretto. li offe poi l'armi , e grand incendio acce
fi'.
Senza trouarfi alcun , che C impe di(fi Queflo ilprincipio fu di tante morti.
Sofpinfeil braccio , &
applicollo alpetto . Quinci nacquer le riffe , e le con tefi.
E trafitto appo lei , ch’egli trafiffie. Che con odio mortai trà i petti forti
Pie» eta morofi , e di rabbiofe affetto, Durano ancor del Franco , e del' Inglefi.
freddo cadendo, e pallido, &
effangue Che trà lor confinando, han d'ambo i lati
lnfiememefcolo (angue con(angue Cagion di far su le frontiere armati •
456 461
Chi crederà prodigiofe enoue fece il Re quiui intanto ammaeflrarmi »
Altezze di miracoli diuini ? Come regio garzon nutrirfi debbe .
Chi ctvn corpo,eh’e morto, e nonfi mone, Ma difuggir poi gli otij,efiguir l'ar mi
Vfcir vide giamai vini bambini i Anco in me con l’età la voglia crebbe
Pici ventre, che fpaccato era là doue Vezzo, prego, ò configlio a difiornarmi
hanno l’anche , e le cofie i lor confini , Da sì nobil penfierforza non hebbe .
457 462 i
Ilparto , ch’era per vfcir già predio , Già di paefi , e popoli diuerfi i
La ut in duo petti era egualfoco ucce[0 So che del Sol lefalle » e che le pelle
Con la madre d' Amor venner co sforo j No l'hanno tal, eh' appo l tuo merto vagliai
Et ella con fereni occhi ridenti fuefto mio nondimen con lietafaccia ,
Ch'è miglior de miglior,gradir ti piaccia %
fè l'aria rifonar di tali accenti .
470
O coppia degna , e da' più degni Pierei Zi nelfont
...
e del Sol > aoue in paliara
Sol per gloria del mondo al mondo vfiitA » - La corr idrice Nomade col Pa rdo
fluì gran tempo afpcttata , en Cielda noi Si *
c ' copulo ,* etadultera miflur*.
mifiura
Troppo ben conofciuta » e ben gradita» .) - Concetto nacque, efu chiamato Hippardi
Deponete boni ai l'armi , e pa tra uoi Parte chiara aiafpoglia, e parte ofeura »
La tenzon con lo[degno ina nfopita . fluafipiuma di porno , hà del leardo »
Canginp in vezzi le difeordie » e l'ire » Stellata in guifttal tutta a rotelle»
4 66 471
,
Ardete anime bette, ai veltri ardori Tcnero.il tolfe ala materna mamma»
Sonpropitie lefelle , i Cieli amici .. Ependio » e do mollo arte maefra (ma .
Già le Grafie pudiche , e i capi Amori Sp/felo hor dietro a Cerua,hor dietro a Da
V'arridontutttcon benigni aufpici . Hor per capagna, hor p motagnaalpefira •
Fortunati depr , beati cori Proto ai[alt t, agli affaiti,vfò e qualfidmat
Che'n sì nobile incendio ardon felici ; Girarfi a manca , e raggirarfi a defra »
Epa , onde trahe la fiaccola » e'Ifoctle • E veloce , e feroce a merauiglia '
467 472
Lunga siafon tra di le t top affanni E tufianco guerrier , c'hoggi ttn vai
Sotto vn giogo dolcifsimo viurete . Nel trionfo d' Amor con tanto fapo »
Viuran legione vofirc al par degli anni» Efour ogni trofeo ti pregi ajfai
N'andranno i uoiln honor di là da Lethe » D'vfcir vinto e prigton dalgran contrafio.
Già[piegando per voi la Fama i vanni » Non languir più , nè più lagnarti homai
Tutte [corre del delle quattro mete , Del brando rotto , è de lo feudo guafo .
Efparge intorno i fiati[uoi [onori La[eia pur l'armi v[ate , e prendi quelle '»
Dal meriggio ai trion » dagl'indi ai Mori C hor to t'arreco , affai più forti » e belle .
.
468 473
Le due gran Monarchie nel mondofole fi ut[lafiada biforme , onde già fue
( Cedan Greci > e Romani » e Perp, e Siri )
Dal buon Perfeo Chorribil'Orca verifa,
Per uoifie n grandi » e per la ve lira prole » Anfisbena , ti chiamo pero che'n due
>
Laqualfiaòcti Afta tema, Europa ammiri (Come vedi ) hà la lama ingiù di utfa •
i lor mari apena tl Sole
Le lor terre » AguTfifa l'vna è dele parti fue »
Viftar potrà mai con mille giri , Mafi termina l'altra in altra guifa
D'amicitia congiunte , e à'alhanzd , chenel'efiremità curua diatene »
F.mule di grandezza , e di poffanza • Iluna taglia di lor » l'altra ritiene ,
479 '
Mentre il pefo mortai l'alma foftegna. Benché s'opponga tifato iniquo dr empio
Da indi in poi cu fiode il Ciel ne fia La fenice perofarà de Regi ,
finche' l gran Clodoueo nel mondo vegna . Di pietà , di giuflitiail trono > e'I tempio ,
Per miracolo allhor lo feudo ifteffo Vn Numain pace, un Alefsadro t guerra,
Ha di nouo ala terra ancor concefio . Vn vero Nume , un viuo lume in terra .
, .
478 48J
Volgiti al cerchio poi del ricco arnefe > L'effer nato dun Re , che di ualore
E mira quanteimagini v'hà fi ulte . Fiafpc echio al modo, e fior d'ogni bontà te ,
Dale penne più nobili , e più cu Ite , Ilfecondar di lui l’or me honorate ;
Qua è
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CANTO VENTESIMO. S7S
484 .
4»?
ffuai Poeti di lui ? quali Oratori E come il fio magnanimo penpero
Potranno>ancorche celebri e cele(li Termine non haurà , che lo capifea
numeri canori
O' in note fcielte, 0 in Così confin, che’l chiuda , anco l’impero
Tanto mai dir , che più da dir non re sii ? Non trouerà , douei di gire ardifca •
Che può penfarde fuoi fouram ho noni E non in quefto fol noto Hemifpero
Che può narrar de' fu 01 fubhmi gefii Eia che lo feettro fio fi si abilifca
Secca ogni vena, ogni virtù perduta» Ma doue ancor con affannai a lena
f
Intelletto con ufo » e lingua muta ? Giungonofianc hi i miei corfieri a pena.
485 490
Sìutgl inf etici miferi , ch'opprcfi E'ver,chc*nsulbel fior de l’età fiefea
Dal cru del di Bt zanno empio T iranno , Contraria hauràfeditiofa gente
Dcle dure catene 1 ferri irtefi Diuerfi afiaidala bontà Fr ancefca.
Logori quafi con le membra hauranno Disleale oftinata, empia, infoiente.
,
Per lui fol pano in libertà rimefii , Vedi vedile in mano ilfoco, e l’efca
per la fu a man pa vendicato il danno ; Con cui femina intorno incendio ardente.
E poiché l'Oriente hattrà difl rutto Che nelfin dela patria apprefo e farfio ,
Si farà tributario il mondo tutto • L'hà quafi il corpo incenerito, & arfio.
486 491 .
A'on di Sol, non di gel tanto ardimento Per intutto efiirpar i H idra ramofa.
Jijfrenar mai potranno ardori, 0 brume Che. quanto più moltiplica , più noce,
V eggio l’Indo el Gelon, quel di fiauento L* armi giufie intraprende , e non npofa
Gelar, quefio fidar contro il coftumc L’ infaticati Giouane feroce
Veggio la Luna T brace il puro argento Su da, (fi anbela ala fiagionneuofa
Macchiar di fangue » tmpouerir di lume • Quando adufloda Borea il Verno coce.
Torbido il Nil già perfet Tocchi piange , Se'ndel rugge il Leon, latra la Cagna,
E l’aureofio pallor raddoppia il Gange. Eifitto 1 raggi miei marcia in campagna«
487 492
Veggio che folper lui la T ana efrema
, Con lefquadre più fide , epiù denote
Più di timor, che di rigore agghiaccia Mouefi ad efi ugnar /’ empia caterua ,
Scote i fioi bofehi il Caucafo, che trema Che le leggi c alpefia, ilgiogo feote
Di quel valor » che l giogo gli minaccia • E rie ufa vbbidtr foggetea e prua
Già cede il Part ho » e dififata tema Vegghia,ftudia, trauaglia il più chepotè
Con non mentitafuga in fuga il caccia • Quella pefie a fi acciarperà e protirua ,
Veggio gli archi depor Meroe alfio nome , Che del' afflitta Galita in modo borrendo
E di faette difarmar le chiome . Và per le chiùfi vifiere ferpendo.
4 88 493
Marte (nonch’altri ) ilqual per tema eletto E* giunto à tale ilfuo valorfurano,
S'hà l’albergo lafsù nel cerchio quinto, C’homai vince e trionfale non combatte.
Conuerràyche più alto h abbia ricetto Son dal nome vie più, che data mano
S’ejfer non vuol anch'egli in guerra vinto. Prefe le rocche , e le città disfatte•
FiaGioue ancor d’alzar il Ctel cotte etto , Solocoluentodele penne al piano
Et allargar del* Vniuerfi il cinto Lafu a gran Famai’alte mura abbatte •
Che'lfio nome il fio ardir non ben ferra fede ogni Fort e, ogni C afi e l rende.
p fi
Trà gli fiati] del'aria, e dela terra . Mifero chi contrafia e fi difende.
,
Oo z Saffici
s7 & GLI SPETTACOLI,
499
Safifel ben d' Annerì la turba folta Mira con qual' inganno han mofii i legni
Che l’accordo pojpone ala difefa. Le ribellate , e debellate genti .
Ucce Sai muri a a* rei ladron ritolta Che portan fico infidiofi ingegni 4
495 500
Fà ben due volte a Montalban ritorno Vedi ogni altro vafcello irne lontano ,
Ne per pioggia o per neue afjalto allenta
,
Soletto ei fi riman su l' Ammirante.
Ma col fiero cannon la notte , e'
l giorno 7 ulto incontro gli vien lo Huol villano
L'eccelfe torri, e'i gran gtron tormenta . Et non lafila pero di girne atlante ;
Pafifa quindi a Narbona , e tutti intorno Anzi Principe infieme , e Capitano
Gli ammutinati popoli fpauenta j E faldato in vn punto, enauigante ,
E po/lo campo ala città fourana, Minacciando il nocchierritrofo,c tardo ,
JDi cada aeri hofiih i fofit appiana Atterrile il terror fol con lo fguardo
4 96 501
E mentre ini di fangue il campo tinge Pub ben L'a[prò conflitto ini vederfi
Da lunge ala Baccella anco fà guerra Pien d'accidenti tragici, e mortali
Spernon da vn lato , e Suejfon la cinge Vele Arac date, & hu ornini fommerfi '
E di foce orfo ogni camin le ferra. E remi rotti, & arbori , e fanali '
497 502
Spianta le felue, eie miniere vota, Ecco la Arage de lo si noi r libello
E con legni , e con ferri il mar afrena , . Ecco inauili fuot farfi e difirutti,
E copulando vieti , benché remota > L'animojo Signor , di cui fanello *
D' entrambe i capil'vne l'altra arena j » Ràdei angue fellon vermigli i flutti
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Et accicche fuc machine non feota Saltando và da quefio Ugno a quello ,
fluafi indura prigion l'onda incatena, E lafua fpada è feudo agli altrt tutti
E' l buon Duce diGuifa insù l'entrata Col grido, e con la man fulmina , e tuona ,
Ben hattrai quell a,e quefio a temer poco fu in di con la vittoria e con la pace ,
Milita il del per te, mentre guerreggi 7 rà la palma e Felino entra in Parigi ,
,
IL FINE.
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