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Meccanica dei solidi - Elementi di scienza delle costruzioni 4/ed

Ferdinand P. Beer, E. Russell Johnston Jr., John T. DeWolf, David F. Mazurek


Copyright © 2010 - The McGraw-Hill Companies srl

C A P I T O L O

Il Principio dei Lavori Virtuali


12
e le sue applicazioni
di Giuliano Augusti e Paolo Maria Mariano

Il Principio dei Lavori Virtuali appassiona da molti secoli gli studiosi di Meccanica. Le figure
sopra riportate illustrano studi pubblicati rispettivamente nel 1581, nel 1665 e nel 1725. In
questo capitolo si mostra come il Principio dei Lavori Virtuali può essere usato per risolvere
problemi dell’Ingegneria moderna.
Meccanica dei solidi - Elementi di scienza delle costruzioni 4/ed
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12.1 INTRODUZIONE
478 Il Principio dei Lavori Virtuali
e le sue applicazioni
In questo capitolo si presenta una metodologia generale che permette
di risolvere molti problemi della Scienza delle Costruzioni, quali per
esempio trovare reazioni vincolari, spostamenti di punti di una
struttura, forze e momenti interni, ecc., senza fare ricorso volta per volta
a procedimenti ed espedienti particolari. Essa è basata sul cosiddetto
Principio (o Teorema) dei Lavori Virtuali (detto anche, forse più ap-
propriatamente, “del Lavoro Virtuale” e di seguito talvolta indicato con
l’acronimo PLV).
La definizione di lavoro come prodotto di una forza data per lo spo-
stamento del suo punto di applicazione è nota dalla Fisica elementare. Il
lavoro L è dato dal prodotto scalare del vettore forza F per il vettore spo-
stamento u, cioè dalla somma dei prodotti delle rispettive componenti in
un dato sistema di riferimento:

L = F · u = Fx u x + Fy u y + Fz u z (12.1)

Ovviamente, se le forze applicate sono più d’una, il lavoro è dato dalla


somma di tante espressioni come la (12.1) quante sono le forze coinvolte
(una formula analoga vale per il lavoro di una o più coppie per le rispet-
tive rotazioni).
Se lo spostamento u è quello effettivamente subito dal punto di ap-
plicazione della forza F, al lavoro si può attribuire l’aggettivo reale.1
Più in generale, si può pensare a forze applicate a un corpo e a un
qualsiasi insieme di spostamenti dei punti di applicazione compatibili con
i vincoli interni ed esterni del corpo stesso: in tal caso si attribuisce l’ag-
gettivo virtuale (cioè immaginario, ideale) al lavoro che si indica nel se-
guito con L v . Nelle applicazioni, si associa di solito il lavoro virtuale a
spostamenti piccolissimi (perché ci si limita spesso ad analisi sviluppate
nell’ambito di teorie linearizzate), cioè ad atti di moto (avendo così a che
fare in realtà con potenze virtuali): nel seguito tale associazione sarà sot-
tintesa.
Il concetto di lavoro virtuale permette di costruire la metodologia ge-
nerale di analisi che è oggetto di questo capitolo. Più precisamente, nel
Paragrafo 12.2 si tratta del principio dei lavori virtuali per gli atti di moto
rigido; tramite esso si possono determinare le reazioni vincolari e gli sforzi
(forze e momenti) interni in sezioni di travi staticamente determinate (si
veda la definizione nel Paragrafo 5.1). Il principio viene esteso nel Para-
grafo 12.3 agli atti di moto deformativo; si possono così determinare (Pa-
ragrafo 12.4) spostamenti e rotazioni in punti specifici di una trave ela-
stica, nonché (Paragrafi 12.5-6) trovare reazioni vincolari, sforzi interni
e spostamenti di travi staticamente indeterminate.
Per semplicità, la trattazione viene limitata a travi, cioè a corpi solidi
con una dimensione prevalente (per i quali si può ragionare in termini di
forze e momenti interni, caratteristiche peculiari delle sezioni ortogonali
all’asse della trave, e trattare le deformazioni come movimenti relativi tra
sezioni), ma essa è facilmente estendibile a corpi solidi di qualsiasi forma
e alle tensioni puntuali.

1
Da notare che, se la forza è applicata a una struttura o corpo vincolato, in genere l’intensità
delle forza varia durante la sua applicazione, mentre varia lo spostamento al deformarsi della
struttura. In questo caso il lavoro è dato dall’integrale dell’intensità istantanea della forza per lo
spostamento del punto di applicazione: si giunge così al concetto di lavoro (o energia) di defor-
mazione, introdotto nel Capitolo 11, Paragrafo 11.2 e seguenti.
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12.2 IL PRINCIPIO DEL LAVORO VIRTUALE


PER ATTI DI MOTO RIGIDO
12.2 Il Principio del Lavoro Virtuale
per atti di moto rigido
479
m

Per un qualsiasi corpo, un generico cambiamento di configurazione è detto


rigido se non altera la distanza tra qualsiasi coppia di punti del corpo
stesso: esso è quindi solo un cambiamento di assetto e si compone di una
traslazione e di una rotazione. Un corpo si dice rigido quando ammette
solo cambiamenti rigidi di configurazione. Per esempio, in ambiente bi-
dimensionale (ove, per semplicità, vengono sviluppate tutte le analisi pre-
sentate nel seguito), con riferimento alla trave AB in Figura 12.1, intesa

y
B

P

uP

u0 A
ϑ
O≡A B x
P
Figura 12.1

come corpo rigido, lo spostamento del generico punto P nella configura-


zione AB nel punto P  in A B  ha componenti u xP e u yP date da
 
u xP = u 0x − q y − y 0 (12.2)
 
u yP = u 0y + q x − x 0 (12.3)
ove q è la rotazione della trave nel piano xy, considerata positiva in verso
antiorario, mentre u 0x e u 0y sono le componenti rispettivamente lungo l’asse
x ed y dello spostamento u0 di un punto arbitrario della trave di coordi-
nate (x 0 , y 0 ). È lecito identificare tale punto con A (qui coincidente con
l’origine del sistema di riferimento considerato); in tal caso x 0 e y 0 sono
le coordinate del punto A e sono quindi entrambe pari a zero; le Equa-
zioni (12.2), (12.3) vengono così ulteriormente semplificate.
È essenziale precisare che le Relazioni (12.2) e (12.3) valgono quando
l’angolo q è piccolo, altrimenti l’espressione dello spostamento del punto
P è più complessa e coinvolge funzioni trigonometriche dell’angolo q.
Sia dato un sistema di forze F1 , . . . Fn di componenti (Fx1 , Fy1 ),…
(Fx , Fyn ) applicate sulla trave AB nei punti P1 , . . . , Pn di coordinate
n

(x 1 , y 1 ), . . . , (x n , y n ) . Assegnato un generico atto di moto rigido della


trave AB, è possibile calcolare il lavoro (12.1) di ogni singola forza Fi,
i = 1, . . . , n , per lo spostamento ui del suo punto di applicazione, spo-
stamento indotto dall’atto di moto rigido arbitrario, quindi virtuale, che
si induce sul corpo. Il lavoro totale L v è dato dalla somma dei lavori delle
singole forze. Siccome le analisi qui di seguito sono sviluppate per sem-
plicità solo in ambiente bidimensionale, precisamente nel piano xy, il la-
voro virtuale totale del sistema di forze F1 , . . . Fn agenti sulla trave AB è
dato da
n
 i i 
Lv = Fx u x + Fyi u iy (12.4)
i=1
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È possibile mostrare che la trave AB, soggetta al sistema di forze F1 , . . . Fn ,


480 Il Principio dei Lavori Virtuali
e le sue applicazioni è in equilibrio se
Lv = 0 (12.5)
per qualsiasi atto di moto rigido che si attribuisca alla trave.
È questo il principio dei lavori virtuali per corpi rigidi. La genera-
lizzazione della Relazione (12.4) al caso tridimensionale è immediata: ba-
sta aggiungere il contributo della componente delle varie forze lungo
l’asse z per le relative componenti di spostamento.
Il fatto che la Condizione (12.5) debba valere per qualsiasi atto di
moto rigido, una volta che il sistema di forze sia stato assegnato, è essen-
ziale per la valutazione dell’equilibrio. Sostituendo infatti nella (12.4) le
relazioni (12.2) e (12.3) si vede facilmente che la Relazione (12.5) diventa
    
n n n
 i i 
Fxi u 0x + Fyi u 0y + q Fx (y − y 0 ) + Fyi (x i − x 0 ) = 0
i=1 i=1 i=1 (12.6)

L’imporre che la (12.6) sia valida per qualsiasi scelta degli spostamenti
rigidi, quindi per qualsiasi scelta di u 0x , u 0y e q, implica che devono veri-
ficarsi le relazioni
 n
Fxi = 0 (12.7)
i=1

n
Fyi = 0 (12.8)
i=1
n
    
Fxi y i − y 0 + Fyi x i − x 0 = 0 (12.9)
i=1
Ove la scelta di u 0x ,
u 0y e q non fosse lasciata arbitraria, non sarebbe le-
cito dedurre le (12.7), (12.8) e (12.9) dalla Condizione (12.6).
La (12.7) e la (12.8) richiedono che la somma delle componenti delle
forze F1 , . . . Fn lungo l’asse x sia pari a zero così come la somma delle
componenti lungo y. Le due Relazioni (12.7) e (12.8) equivalgono quindi
all’equazione di equilibrio alla traslazione
n
Fi = 0 (12.10)
i=1
che è la prima equazione della statica (somma delle forze pari a zero).
In maniera analoga è immediato riconoscere che la (12.9) non è altro che
la richiesta che la somma dei momenti M1 , . . . Mn delle forze F1 , . . . Fn
rispetto al punto arbitrario (x 0 , y 0 ) sia pari a zero, cioè
 n
Mi = 0 (12.11)
i=1
che è la seconda equazione della statica (equilibrio alla rotazione).
Quando si considera un corpo vincolato, nel relativo schema di corpo
libero agiscono sul corpo sia le forze esterne sia le reazioni vincolari, le
quali compaiono come incognite nelle equazioni (12.10) e (12.11). Si ha
a che fare quindi con un sistema di Equazioni lineari: se si possono scri-
vere tante equazioni indipendenti quante sono le reazioni vincolari inco-
gnite e il determinante della matrice dei coefficienti di tale sistema è di-
verso da zero, la struttura si definisce staticamente determinata; le reazioni
incognite si possono cioè determinare esclusivamente dalle condizioni di
equilibrio (12.10) e (12.11). Se invece il numero delle reazioni vincolari
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(incognite) è maggiore di quello dei gradi di libertà del sistema e il rango2


della matrice dei coefficienti è pari al numero di gradi di libertà, le sole
12.2 Il Principio del Lavoro Virtuale
per atti di moto rigido
481
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condizioni di equilibrio non sono sufficienti a determinare le incognite e
la struttura si definisce staticamente indeterminata (si vedano i Paragrafi
2.9 e 5.1). Infine, se il numero delle reazioni vincolari è inferiore a quello
dei gradi di libertà, la struttura ammette spostamenti rigidi (è cioè un mec-
canismo) e l’equilibrio può essere verificato solo per particolari schemi
di carico. Tutti i casi in cui il rango della matrice dei coefficienti del si-
stema delle equazioni di equilibrio è inferiore al numero delle incognite
(cioè delle reazioni vincolari) rappresentano situazioni in cui alcuni vin-
coli sono mal disposti in quanto ripetono le restrizioni imposte da altri.
Nel caso di strutture staticamente determinate, detto n il numero delle
reazioni vincolari incognite, il PLV consente di scrivere n equazioni cia-
scuna in una sola incognita, invece di un sistema di n equazioni in n in-
cognite.3 A tal fine basta imporre allo schema di corpo libero della trave
un atto di moto che faccia compiere lavoro a una sola reazione, diciamo
R1, e applicare la Condizione (12.5) ottenendo così un’equazione alge-
brica nella quale appare la sola incognita R1. Per maggiore evidenza, si
può immaginare di sopprimere soltanto il vincolo corrispondente alla rea-
zione R1 e di sostituirlo con la R1 stessa: la struttura acquista la possibi-
lità di una classe di atti di moto virtuali rigidi nella quale compiono la-
voro le forze esterne (note) e la R1 (incognita). A questo punto, la
Condizione (12.5) e l’arbitrarietà dell’atto di moto rigido permettono di
determinare un’equazione algebrica in cui la sola incognita è R1.
Nel seguito, lo schema risultante dalla soppressione di un vincolo e
dalla sua sostituzione con la reazione pertinente viene chiamato schema
di corpo semilibero. La stessa locuzione viene anche usata ove si soppri-
mano più vincoli ma non li si eliminino tutti.

2
Si ricorda che si definisce rango di una matrice quadrata l’ordine massimo dei minori di-
versi da zero. Se si ha per esempio una matrice 3×3 di cui al massimo le sottomatrici 2×2 hanno
determinante diverso da zero, si dirà che la matrice è di rango 2; se invece la matrice stessa ha
determinante diverso da zero, allora si dirà che essa è di rango 3.
3
Questo procedimento semplifica di molto la soluzione manuale e può essere utilizzato per
verificare il valore di una o più incognite se si usano procedimenti di soluzione automatica.

ESEMPIO 12.01

Determinare la reazione RB del carrello nell’estremo destro


della trave rappresentata nell’Esempio 5.01 e verificare che la
componente orizzontale RH della reazione della cerniera A sia
nulla.
F
Se si sopprime il vincolo B e lo si sostituisce con la reazione
incognita RB, si ottiene lo schema di corpo semilibero rap-
presentato nella Figura 12.2. A B
La trave AB, di lunghezza  , ha in queste condizioni un RB
solo grado di libertà nel piano: la rotazione q attorno al punto
1 1
A, rotazione che può essere scelta in maniera arbitraria e che 2 2
induce uno spostamento verticale dei punti di applicazione
delle forze F ed RB , quest’ultima di intensità RB incognita. Figura 12.2
Un possibile arbitrario atto di moto rigido porta la trave nella
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configurazione variata descritta nella Figura 12.3, ove l’am- Si voglia ora calcolare la reazione orizzontale nel punto A.
piezza degli spostamenti in C e B è data da Lo schema di corpo semilibero corrispondente è descritto
 nella Figura 12.4 (alla cerniera in A è stato sostituito un car-
uC = q u B = q (12.12) rello che permette la traslazione orizzontale della trave).
2

RA

A Figura 12.4
C B
In questo caso, un arbitrario rappresentante della classe dei
1 1 possibili moti rigidi virtuali ammissibili per lo schema semi-
2 2
libero considerato genera una configurazione variata come
quella in Figura 12.5, ove uA è lo spostamento del punto A,
Figura 12.3 di ampiezza uA arbitraria.
Il lavoro della forza esterna F, di intensità F , è quindi dato
da  F
−Fq (12.13) uA
2
il segno meno dovuto al fatto che lo spostamento di C av- RA
viene in verso opposto a quello della forza F, mentre il la-
voro della reazione vincolare in B è pari a
R B q (12.14)
Figura 12.5
Il principio dei lavori virtuali (12.5) richiede che, per l’equi- Di conseguenza, siccome lo spostamento del punto C è an-
librio, RB debba essere tale che ch’esso pari a uA, perché l’atto di moto è rigido, ed è altresì
 ortogonale alla forza F, il lavoro di quest’ultima è nullo men-
−Fq + R B q = 0 (12.15)
2 tre il lavoro della reazione orizzontale RA, di intensità RA in-
qualunque sia il valore di q che è scelto arbitrariamente ma cognita, è dato da
è piccolo per quanto ricordato a commento delle relazioni
(12.2) e (12.3)). Di conseguenza, dalla (12.15) si deduce R Au A (12.17)
F La Relazione (12.5) e l’arbitrarietà di uA implicano allora
RB = (12.16)
2
un risultato già ottenuto nell’Esempio 5.01. RA = 0 (12.18)

Analogo procedimento si può seguire per trovare uno sforzo interno (ta-
glio, forza assiale, momento) in una qualsiasi sezione di una trave stati-
camente determinata.
A tal fine, si immagina di consentire una possibilità di moto relativo
nella sezione considerata: per esempio, ove si voglia determinare il va-
lore del momento flettente si introduce una cerniera e si applicano due
coppie eguali e contrarie tali da ristabilire l’equilibrio. La relazione (12.5)
fornisce in tal caso il momento nella sezione considerata. Introducendo
invece un vincolo che consente traslazioni relative ortogonali all’asse della
trave (un cosiddetto glifo), si può ottenere la forza di taglio nella sezione.
Anche in questi casi si ottiene uno schema di corpo semilibero. Il con-
sentire, infatti, nella sezione considerata un moto relativo coniugato con
lo sforzo interno che si vuole determinare corrisponde a “ridurre” il vin-
colo di incastro tra le due parti della trave che s’incontrano nella sezione
considerata, quindi a svincolare un grado di libertà, trasformando la trave
in un meccanismo.

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ESEMPIO 12.02

Determinare il valore dell’intensità M del momento flettente porzioni AD e DB quando non era introdotta la cerniera e per-
e della forza di taglio V in una sezione D della trave discussa maneva il vincolo di continuità della trave. Le due coppie
negli Esempi 5.01 e 12.01. compiono lavoro rispettivemente nelle rotazioni q ∗ e q , co-
sicchè, tenendo conto della (12.21), la Relazione (12.5) di-
Si assuma che, come evidenziato nella Figura 12.6, la se- venta nel caso specifico
zione D si trova a distanza 13  dal punto A. 
− M D 3q + F q =0 (12.22)
Per determinare l’intensità MD del momento flettente in 2
D si inserisca nella sezione D della trave una cerniera. La da cui si ottiene
trave si trasforma così in un meccanismo con un unico grado 
MD = F (12.23)
di libertà ed è quindi possibile assegnare atti di moto rigido 6
arbitrari, il generico dei quali determina la configurazione va- In maniera analoga, per determinare il taglio VD, si inseri-
riata rappresentata nella Figura 12.6. sca nella sezione D della trave un glifo (cioè un vincolo che
consente traslazione relativa delle due porzioni di trave con-
correnti in D, ortogonalmente all’asse della trave). Si genera
così un meccanismo (con un solo grado di libertà), a cui si
possono imporre atti di moto rigido, il generico dei quali de-
F
termina la configurazione variata descritta nella Figura 12.7,
ϑ* ϑ ottenuta applicando la stessa rotazione q (piccola natural-
A B mente perché valga l’approssimazione lineare fin qui utiliz-
D C zata per la determianazione dello spostamento) sia in A sia
in B, di modo che i due tratti AD e DB siano paralleli. Di
1 2 conseguenza, lo spostamento verticale dell’estremo in D del
3 3 tratto AD è pari a 13 q , mentre l’analogo spostamento del-
l’estremo in D del tratto DB è pari a 23 q . Per ristabilire le
Figura 12.6 condizioni di equilibrio preesistenti all’introduzione del
glifo, è necessario applicare alle due facce delle porzioni di
trave concorrenti in D due forze uguali e contrarie, così come
La configurazione in Figura 12.6 può essere ottenuta impo- indicato in Figura 12.7.
nendo una rotazione arbitraria (ma piccola per le ragioni
espresse in precedenza) q in B come descritto in figura. In
tal caso, lo spostamento verticale uD del punto D, ove è stata
inserita la nuova cerniera utile alla determinazione di MD, è
pari a
VD
u D = q 23  (12.19)
F
Siccome la cerniera in D rende solidali i due tratti di trave
D
AD e DB, nella cerniera in A si genera una rotazione q ∗ dif- ϑ
ferente da q perché dfferente è la distanza del punto D dalle A B
ϑ C
due cerniere in A e B. Si deve avere, infatti
 2 VD
q∗ =q  (12.20)
3 3
1 2
da cui si ottiene 3 3

q ∗ = 2q (12.21)
Figura 12.7
Infine, lo spostamento verticale del punto C ove è applicata
la forza esterna è pari a

uC = q In questo caso, la relazione (12.5) si può scrivere nel modo
2
seguente:
Una volta introdotta la cerniera in D, per ristabilire l’equili-
 2 
brio è necessario applicare alle due facce delle porzioni di VD q + VD q  − F q = 0 (12.24)
trave concorrenti in D due coppie eguali e contrarie d’inten- 3 3 2
sità pari a MD. Esse corrispondono alle reazioni vincolari in- da cui si ottiene
F
terne alla trave che impedivano la rotazione relativa delle due VD = (12.25)
2

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Si noti che, ripetendo le operazioni sopra descritte per più sezioni, si pos-
484 Il Principio dei Lavori Virtuali
e le sue applicazioni sono tracciare per punti i diagrammi del taglio e del momento flettente;
questo procedimento risulta quindi particolarmente utile per carichi ge-
nerici e vincoli multipli, e comunque quando le funzioni analitiche che
descrivono detti diagrammi non sono semplici. Si possono inoltre ritro-
vare tutte le proprietà dei diagrammi del taglio e del momento individuate
nel Capitolo 5.

ESEMPIO 12.03

Determinare il momento flettente MD e il taglio VD nella se- ove x è calcolato a partire da C ed è quindi la distanza del
zione D della struttura rappresentata nella Figura 5.4(b), sog- punto considerato da C.
getta a un carico distribuito costante sul tratto HC, di lun- Analogamente all’Esempio 12.02, per ristabilire l’equi-
ghezza 23 , come indicato nella Figura 12.8. librio è necessario applicare alle due facce delle porzioni di
trave concorrenti in D due coppie eguali e contrarie d’inten-
sità pari a MD, e ciascuna di esse compie lavoro nella rota-
p zione q . Di conseguenza, la relazione (12.5) diventa
C
 2
A 3 q
D B H 2q M D + p xdx = 0 (12.29)
0 2

1 1 1 2
ove il secondo addendo è il lavoro totale del carico unifor-
2 2 3 3 memente distribuito sul tratto HC. Il calcolo dell’integrale
permette di scrivere
Figura 12.8 p2
2q M D + q =0 (12.30)
9
Per calcolare il valore MD si inserisce in D una cerniera. In da cui si ottiene
tal modo la struttura diventa un meccanismo a un grado di li- p2
bertà. Un generico atto di moto rigido virtuale permette di ot- MD = − (12.31)
18
tenere, quindi, la configurazione variata in Figura 12.9, otte- Si osservi che il valore dell’integrale in (12.29) è pari al la-
nuta imponendo una rotazione q in A. Siccome la sezione D voro che la risultante del carico distribuito su tratto HC com-
è situata a metà del tratto AB, la rotazione in B è pari a q , pie nello spostamento del suo punto di applicazione, posto a
mentre quella in C è pari a 12 q . Quest’ultimo valore si deter- metà del tratto HC, a 13  da C. Lo spostamento verticale del
mina come nell’Esempio 12.2: la cerniera in H rende solidali punto medio del tratto HC è infatti pari a 12 q × 13  = 16 q
mentre la risultante del carico uniformemente distribuito è
p pari a 23 p, di conseguenza il lavoro della forza risultante è
C
dato da 23 p × 16 q = 19 q p2 .
A
D B
Per determinare il taglio in VD si inserisce un glifo in D,
H
dando luogo a un meccanismo con un unico grado di libertà.
Si possono quindi assegnare generici atti di moto rigido la cui
Figura 12.9 tipica configurazione variata conseguente è analoga a quella
di Figura 12.7. Essa è ottenuta imponendo in A una rotazione
i tratti DH e HC, quindi lo spostamento uH in H, calcolato q e una rotazione uguale e contraria in B di modo che i tratti
con riferimento alla rotazione in B deve essere pari a quello AD e DB, entrambi di lunghezza 12 , siano paralleli. Di con-
calcolato con riferimento alla rotazione in C, rotazione che seguenza, la cerniera in H, posto a distanza 13  da B, subisce
qui si indica con q¯ , di conseguenza, siccome q si immagina uno spostamento verticale pari a 13 q e determina in C una
essere piccolo, deve essere rotazione pari a 12 q (si veda la (12.27)) cosicché lo sposta-
 ¯ 2 mento di un generico punto nel tratto HC, posto a distanza x
uH = q =q (12.26)
3 3 da C, è dato dalla (12.28).
da cui In questo caso la Relazione (12.5) diventa quindi
¯ = q  2
q (12.27)   3 q
2 VD q + VD q + p xdx = 0 (12.32)
Per tal motivo, lo spostamento di un generico punto apparte- 2 2 0 2
nente al tratto HC è pari a da cui si ottiene
q 
x (12.28) VD = − p (12.33)
2 3
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12.3 IL PRINCIPIO DEI LAVORI VIRTUALI


PER ATTI DI MOTO DEFORMATIVO
12.3 Il Principio dei Lavori Virtuali
per atti di moto deformativo
485
m

Nel valutare gli sforzi interni, momento M, taglio V e sforzo normale N


nelle sezioni di una generica trave si sono sfruttate le caratteristiche geo-
metriche della trave stessa. Si è cioè tenuto conto che la trave è un solido
prismatico con una dimensione molto più grande delle altre. Di conse-
guenza si può immaginare di assegnare in ciascun punto dell’asse della
trave informazioni su ciò che accade nella sezione ortogonale all’asse
stesso nel punto considerato. Questo punto di vista ha portato all’intro-
duzione degli sforzi interni (momento, taglio e sforzo normale) come mi-
sure globali dello stato tensionale della sezione. Lo stesso punto di vista
può essere adottato ove si voglia valutare lo stato deformativo di una trave:
si possono cioè considerare gli spostamenti dei punti dell’asse della trave
e associare a ogni punto x informazioni su spostamenti, rotazioni
e deformazioni della sezione in x e del suo intorno. In questa trattazione
si introduce l’ipotesi che nell’atto di moto deformativo ogni sezione della
trave rimanga piana, ipotesi detta delle sezioni piane.
Sia data per esempio una trave che nella configurazione di riferimento
sia ad asse rettilineo, di lunghezza , coincidente con l’intervallo [0, ]
dell’asse x nel piano xy. Su [0, ] si possono quindi definire tre funzioni
continue e derivabili i cui valori nel generico x sono indicati rispettiva-
mente da ux(x), uy(x) e q(x) e rappresentano, i primi due, le componenti
lungo gli assi x ed y, rispettivamente, dello spostamento del punto x men-
tre, il terzo, la rotazione della sezione. L’analisi di una trave deformabile
è quindi ridotta a uno schema meccanico monodimensionale: le funzioni
ux, uy e q che individuano la configurazione deformata della trave sono
infatti solo funzioni di x.
Si consideri ora una sezione in x e una, a essa parallela nella confi-
gurazione rettilinea di riferimento, in x + dx . Le due sezioni possono (a)
allontanarsi l’una rispetto all’altra, pur rimanendo parallele, (b) scorrere
reciprocamente, pur rimanendo parallele, (c) ruotare l’una relativamente
all’altra.
Si indichi quindi con (x)dx l’allontanamento tra le due sezioni in
direzione x, con g(x)dx lo scorrimento tra le due sezioni in direzione y
e con x(x)dx la rotazione relativa tra le due sezioni ( = x è la defor-
mazione lineare unitaria definita al Paragrafo 2.2; g = gx y è la deforma-
zione angolare di scorrimento definita nel Paragrafo 2.14; x = r1 è la cur-
vatura flessionale della trave, introdotta nel Paragrafo 4.4).
Si dice che la terna {ux, uy, q} genera una deformazione congruente se
 (x) = u x (x) , g (x) = u y (x) − q (x) , x (x) = q (x) (12.34)
ove l’apice indica derivata rispetto ad x.
Al deformarsi della trave, gli sforzi interni compiono lavoro nelle defor-
mazioni pertinenti, punto per punto, cosicché il lavoro totale, detto interno
perché dovuto a sforzi interni alla trave, e indicato con L iv , è dato da
 
 
L iv = N  + V g + Mx dx (12.35)
0

Esso è virtuale perché  , g e x non sono necessariamente le misure della


deformazione reale ma sono, più in generale, misure di una deformazione
arbitraria, compatibile con il vincolo interno di continuità della trave.
Si consideri ora la trave caricata da un carico trasversale distribuito
p(x), un carico longitudinale q(x) e una distribuzione continua di mo-
mento flettente m(x); inoltre si abbiano forze e coppie applicate in , in-
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dicate con Fx , Fy ed M rispettivamente, e in 0 ove sono indicate con


486 Il Principio dei Lavori Virtuali
e le sue applicazioni Fx0 , Fy0 ed M0 (per semplicità le reazioni di eventuali vincoli in  e 0 sono
incluse tra le forze F e le coppie M). Non si considerano vincoli di sorta,
per semplicità. Il lavoro virtuale delle forze esterne, indicato con L ev , è
quindi pari a
 
Lv =
e
(qu x + pu y + mq)dx + Fx u x () + Fy u y () + M q()+
0

+ Fx0 u x (0) + Fy0 u y (0) + M0 q (0) (12.36)

Una delle possibili formulazioni del principio dei lavori virtuali per travi
deformabili è l’enunciato presentato nel seguito.
1. Dato un sistema di forze esterne e sforzi interni (reali), se per qual-
siasi deformazione congruente {ux, uy, q} (virtuale)
L ev − L iv = 0 (12.37)

1. allora la trave è in equilibrio.


Per dimostrare la validità dell’enunciato precedente, si osservi innanzi-
tutto che se un’arbitraria deformazione virtuale è congruente, allora, gra-
zie alla (12.34), l’espressione del lavoro virtuale interno (12.35) diventa
 
    
Lv =
i
N u x + V u y − q − Mq dx (12.38)
0

d’altra parte, però,


N u x = (N u x ) − N  u x (12.39)
e analoghe relazioni valgono per V u y
ed Mq , inoltre 

 
(N u x ) dx = N () u x () − N (0) u x (0) (12.40)
0

perché è semplicemente l’integrale della derivata della funzione N u x . Re-


lazioni simili valgono per (V u y ) e (Mq) . Di conseguenza, il lavoro in-
terno può essere scritto nel modo seguente:

L iv = N () u x () − N (0) u x (0) + V () u y () − V (0) u y (0) −


  (12.41)
 
−M () q () + M (0) q (0) − N  u x + V  u y − V q − M  q dx
0

Tenendo conto delle relazioni (12.36) e (12.41), la (12.37) diventa


        
q + N  u x + p + V  u y + m + V − M  q dx+
0
   
+ Fx − N () u x () + Fy − V () u y () +
    (12.42)
+ M + M () q () + Fx0 + N (0) u x (0) +
   
+ Fy + V (0) u y (0) + M0 − M (0) q (0) = 0

Infine, siccome la (12.42) deve essere valida per qualsiasi deformazione


congruente, cioè per qualsiasi scelta di ux, uy e q congruenti, visto che la
(12.42) è lineare in ux, uy e q, devono annullarsi i fattori che moltiplicano
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ux, uy e q, quindi, in ciascun punto dell’asse della trave devono essere ve-
rificate le relazioni
12.4 Il PLV nella ricerca di spostamenti
in travi elastiche caricate trasversalmente
487
N + q = 0 (12.43)

V + p = 0 (12.44)

M − V − m = 0 (12.45)
mentre sulle facce terminali in x =  e x = 0 devono essere verificate le
condizioni al contorno
Fx = N () (12.46)

Fy = V () (12.47)

M = −M () (12.48)

Fx0 = −N (0) (12.49)

Fy = −V (0) (12.50)

M0 = M (0) (12.51)
che sono le condizioni di equilibrio della trave deformabile considerata.
In particolare la (12.43) rappresenta l’equilibrio puntuale alla traslazione
orizzontale, la (12.44) l’equilibrio alla traslazione verticale e la (12.45)
l’equilibrio alla rotazione. Le (12.46)-(12.51) sono le condizioni al con-
torno.
Una formulazione alternativa del PLV è l’enunciato qui di seguito.
2. Dato un campo di spostamenti e rotazioni (reali) lungo la trave, se per
ogni sistema di forze esterne e sforzi interni (virtuali) tra loro equili-
brati la relazione (12.37) è verificata, allora il campo di spostamenti
e rotazioni assegnato è congruente.
Conseguenza degli enunciati 1. e 2. è l’enunciato alternativo.
3. Per ogni campo di spostamenti e rotazioni congruente e per ogni si-
stema di forze esterne e sforzi interni equilibrati, la relazione (12.37)
è verificata.
Come si vedrà nei paragrafi che seguono, ove si voglia valutare l’equili-
brio di un dato sistema di carichi esterni e sforzi interni, l’utilizzo del
PLV consiste nello scegliere opportunamente campi virtuali congruenti di
spostamenti e rotazioni e applicare la (12.37); viceversa, ove si voglia va-
lutare la congruenza di un sistema di spostamenti, si scelgono sistemi di
forze, sforzi e momenti equilibrati e si applica a essi la (12.37).

12.4 IL PLV NELLA RICERCA DI SPOSTAMENTI IN TRAVI


ELASTICHE CARICATE TRASVERSALMENTE
Per semplicità, la trattazione di questo paragrafo viene limitata alle travi
rettilinee caricate da forze “trasversali” (cioè ortogonali all’asse della
trave) e alle deformazioni elastiche dovute al momento flettente. Nei Pa-
ragrafi 9.1-9.3 si è visto come si scrive l’“equazione della linea elastica”,
cioè l’equazione differenziale che fornisce, data la funzione momento flet-
tente M(x), la deformata y(x), ovvero lo spostamento trasversale u y (x)
dell’asse della trave. In molte circostanze, però, non è necessario deter-
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minare l’intera deformata della trave, bensì conoscere solo il valore dello
488 Il Principio dei Lavori Virtuali
e le sue applicazioni spostamento in alcuni punti, spostamento provocato dall’applicazione
di un dato carico reale. All’uopo il PLV si dimostra particolarmente ef-
ficiente. In queste applicazioni si sceglie come campo di spostamenti e
deformazioni quello effettivo (reale) congruente e un sistema (arbitra-
rio) fittizio (virtuale) di forze equilibrate scelto in modo che la (12.37)
contenga la grandezza che si vuole determinare. Per esempio, se si de-
sidera calcolare lo spostamento verticale in una sezione, indicato con
u y (x̄), ove x̄ è la posizione della sezione in esame, si introduce un si-
stema equilibrato fittizio costituito da una singola forza F* (spesso chia-
mata carico esploratore) avente la direzione dello spostamento inco-
gnito e intensità di valore arbitrario assegnato, dalle corrispondenti
reazioni vincolari (irrilevanti nei calcoli se i vincoli sono rigidi) e da-
gli sforzi interni N*, V* ed M*. Così facendo la Relazione (12.37) di-
venta
 
 ∗ 
F ∗ u y (x̄) = N  + V ∗ g + M ∗ x dx (12.52)
0

Il sistema di carico qui considerato (l’unica forza F*) non determina sforzo
normale, inoltre, quale approssimazione verificata di frequente nelle ap-
plicazioni pratiche, si ipotizza qui di seguito che la deformabilità a scor-
rimento della trave sia trascurabile, sia quindi trascurabile il termine V ∗ g
punto per punto. Di conseguenza la (12.52) si riduce a
 
F ∗ u y (x̄) = M ∗ xdx (12.53)
0

Siccome il sistema di carico è la sola forza F*, il valore del momento M*


in qualsiasi sezione dipende linearmente dal modulo F* della forza vir-
tuale considerata. Di conseguenza, si può scegliere F ∗ = 1. La (53) si ri-
duce quindi a
 
u y (x̄) = M ∗ xdx (12.54)
0

ove M* è ora il momento generato dalla forza fittizia di modulo unitario.


Il primo membro della (12.54) è la grandezza incognita. Le quantità sotto
il segno di integrale al secondo membro sono note: infatti è possibile de-
terminare la distribuzione del momento flettente reale M(x) indotto dai
carichi esterni. D’altra parte x(x) è la curvatura flessionale reale della
trave, quella prodotta dal carico reale applicato alla trave stessa, quindi
se il comportamento della trave è puramente elastico lineare è possibile
far uso della (4.21) che lega il momento reale alla curvatura x (indicata
nella (4.21) con 1/r), cioè della relazione costitutiva
M
x= (12.55)
EI
La Relazione (12.54) diventa quindi
 
M
u y (x̄) = M∗ dx (12.56)
0 EI

che è la relazione che permette di determinare il valore u y (x̄) cercato: in


essa, naturalmente, il primo termine è da intendersi come 1 × u y (x̄), rap-
presentando 1 il valore unitario della forza.
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Infine, se vi sono aggiuntive variazioni di curvatura indotte da variazioni


termiche T , distribuite “a farfalla” lungo ogni generica sezione di al-
12.4 Il PLV nella ricerca di spostamenti
in travi elastiche caricate trasversalmente
489
tezza h, o da distorsioni flessionali anelastiche xa assegnate a priori, nel-
l’ambito delle limitazioni della teoria linearizzata che qui si discute, esse
debbono essere aggiunte alla curvatura elastica e si ha
x = xe + xt + xa (12.57)
ove
M T
xe = , xt = a (12.58)
EI h
con α il coefficiente di dilatazione termica.
Ove in luogo di u y (x̄) si voglia calcolare la rotazione q(x̄) nello stesso
punto basta applicare, per le stesse ragioni che hanno portato alla (12.56),
una coppia unitaria M in x̄ cosicché la (12.56) diventa
 
M
q (x̄) = M∗ dx (12.59)
0 E I
ove M* è questa volta il momento indotto sulla trave da M e il primo ter-
mine dell’Equazione (12.59) è da intendersi come 1 × q(x̄).
In tutti gli esempi successivi si immagina che ogni trave sia omoge-
nea e a sezione costante: il prodotto EI è quindi considerato costante.

ESEMPIO 12.04

Si determini lo spostamento verticale e la rotazione nel punto cide con quello della trave. Si considera poi una forza verti-
A della trave AB discussa nell’Esempio 9.01. cale F* di intensità unitaria, orientata verso l’alto, nel verso
che si è scelto positivo nella Figura 9.11, in quello stesso senso
Si ricorda che la trave è ad asse rettilineo, di lunghezza , in cui il lavoro nello spostamento u y sarebbe positivo se lo
incastrata in B e caricata da una forza trasversale F, di in- spostamento stesso risultasse verso l’alto. Per essa il momento
tensità F , applicata in A (nell’Esempio 8.01 la forza è in- “fittizio” è dato da
dicata con P , lettera che è stata già utilizzata in questo ca-
M∗ = 1 × x = x (12.61)
pitolo per indicare un generico punto del corpo e che quindi
viene sostituita con F). La struttura è staticamente determi- quindi il valore dello spostamento verticale si può determi-
nata; la distribuzione reale di momento flettente è data dalla nare tramite (12.56) e si ha
(9.7), cioè da  
F 2 F 3
u y ( A) = − x dx = − (12.62)
M = −F x (12.60) 0 EI 3E I
ove l’origine dell’asse x è collocata in A e l’asse stesso coin- valore calcolato tramite la linea elastica nell’Esempio 9.01.
Per calcolare la rotazione in A si applica una coppia M
unitaria agente in senso antiorario in A, lo stesso senso che
permette di affermare che il lavoro 1 × q( x̄ ) è positivo quando
F la rotazione si sviluppa nel senso antiorario. Il momento “fit-
tizio” indotto da M è pari a

A M ∗ = −1 (12.63)
B
di conseguenza la relazione (12.59) permette di scrivere
L
 
F F 2
q ( A) = xdx = (12.64)
Figura 9.9 (ripetuta) EI 2E I
0
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ESEMPIO 12.05

Determinare lo spostamento in mezzeria della trave AB di- di conseguenza dalla (12.56) si ottiene
scussa nell’Esempio 9.02 (cioè nel punto indicato con C nella  
Figura 9.15, punto posto a distanza 12  da A). La trave AB ha M
u y (C ) = M∗ dx =
lunghezza , è incernierata in A e appoggiata su di un carrello 0 EI
in B; un carico uniforme trasversale è applicato da A a B e ha
   
intensità unitaria p (si veda la Figura 9.12 e si tenga conto di 2 2 1 1 x
come la lunghezza della trave e il carico trasversale siano in- =− px − px 2 dx = (12.67)
EI 0 2 2 2
dicati qui con lettere differenti).
Il momento reale lungo l’asse della trave è dato dalla For-  
2 p4 1 1 5 p4
mula (9.12) che qui si riscrive con le notazioni tipiche di que- =− − =−
EI 96 256 384
sto capitolo:
1 1 Lo spostamento è quindi verso il basso ed è inoltre il mas-
M = px − px 2 (12.65)
2 2 simo spostamento della trave stessa a causa della simmetria
Si applichi ora in C una forza F* verticale, di intensità uni- della struttura. È inoltre la simmetria di (12.66) che permette
taria, diretta verso l’alto, lo stesso verso che (nelle conven- di scrivere la seconda eguaglianza nella (12.67), come si può
zioni adottate in precedenza sui versi positivi) renderebbe po- facilmente osservare se si svolgono pedissequamente tutti i
sitivo il termine sinistro della (12.53) e quindi della (12.56) calcoli che si sviluppano sostituendo le Relazioni (12.65) e
se lo spostamento in C avvenisse verso l’alto. Il momento vir- (12.66) in (12.56).
tuale (fittizio) M* è dato quindi da

−1× x2 = − x2 per 0 ≤ x ≤ 2 ,

M =     (12.66)

−1× 2 − x =− 2 −x per 2 <x ≤

12.5 IL PLV NELL’ANALISI DI STRUTTURE ELASTICHE


STATICAMENTE INDETERMINATE
Il principio dei lavori virtuali è altresì uno strumento essenziale per la de-
terminazione delle reazioni “sovrabbondanti” nelle strutture staticamente
indeterminate.
Nella procedura descritta nel seguito, detta metodo delle forze, si con-
sidera come campo di spostamenti e deformazioni quello reale (nel quale
si fanno comparire come incognite iperstatiche le reazioni vincolari so-
vrabbondanti) e tanti sistemi fittizi equilibrati quante sono le incognite
iperstatiche. I passi della procedura sono descritti nel seguito.
La procedura è basata sulla formulazione 1. del PLV ed è esemplifi-
cata nel seguito.
(a) Si sopprime un numero di vincoli (esterni o interni) pari al numero
dei vincoli sovrabbondanti della struttura, sostituendo a essi le rea-
zioni vincolari incognite. È essenziale che la scelta dei vincoli da sop-
primere sia tale che, una volta tolti, la struttura risultante sia statica-
mente determinata (isostatica). È anche essenziale verificare che i
vincoli rimanenti siano ben posti e che nessuna parte della struttura
si riduca a meccanismo. La struttura resa così isostatica viene detta
struttura principale. La struttura reale è del tutto equivalente alla strut-
tura principale caricata dalle forze esterne e dalle incognite iperstati-
che, ove siano soddisfatte le condizioni imposte dai vincoli soppressi:
imponendo queste ultime, che sono condizioni di congruenza, si ot-
tengono tante equazioni (che con le ipotesi introdotte sono lineari)
quante sono le incognite e si ha quindi un sistema che – salvo casi
degeneri – ammette una e una sola soluzione.

490
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(b) La struttura principale, caricata dalle sole forze esterne, viene detta
schema 0; per esso si determinano le distribuzioni di momento M 0,
12.5 Il PLV nell’analisi di strutture
elastiche staticamente indeterminate
491
taglio V 0 e sforzo normale N 0, ove l’apice 0 indica che sono gli sforzi
interni dello schema 0. In genere il contributo del taglio viene tra-
scurato e tale ipotesi sarà adottata nel seguito.
(c) Per semplicità di trattazione si fa inizialmente riferimento al caso in
cui la struttura di partenza abbia un solo vincolo sovrabbondante, e
quindi si abbia una sola incognita iperstatica X; sulla struttura prin-
cipale una forza esterna (o una coppia) con la direzione e il verso
dell’incognita iperstatica X, ma intensità unitaria. Si chiama schema
1 la struttura in queste condizioni; per essa si determinano le distri-
buzioni equilibrate di momento M1, taglio V1 e sforzo normale N1,
ove l’apice 1 indica che sono gli sforzi interni dello schema perti-
nente.
(d) Il momento flettente nella struttura reale è dato da
Mr = M0 + X M1 (12.68)
(d) Si è già osservato infatti, nel dedurre la (12.54) dalla (12.53), che, nel
caso in cui una forza concentrata (o una coppia) sia applicata a una
trave, punto per punto il valore del momento è proporzionale all’in-
tensità della forza stessa, quindi il momento determinato dalla rea-
zione vincolare incognita di intensità X è proporzionale ad M1 tramite
X, che è l’incognita da determinare. È inoltre possibile esprimere il
momento totale Mr come somma di quello dovuto ai carichi esterni
M 0 e del momento XM1 indotto da X perché si può applicare il prin-
cipio di sovrapposizione degli effetti.
(e) Per ottenere l’equazione di congruenza che fornisce l’incognita X si
applica il PLV al campo congruente di spostamenti e deformazioni
reali e al sistema fittizio equilibrato, costituito dallo schema 1. Se il
vincolo sopresso è rigido, il lavoro virtuale esterno compiuto dalla
forza X = 1 è nullo mentre nel lavoro interno compaiono M1 e N1 che
compiono lavoro nella deformazione reale della trave. Pertanto, ipo-
tizzando, come già fatto nel Paragrafo 12.4, che l’unica deformazione
significativa sia quella flessionale, la (12.37) diventa
 
Mr
M1 dx = 0 (12.69)
0 EI
(e) L’incognita iperstatica compare esplicitamente nella (12.69) se per Mr
si introduce l’espressione (12.68). Nel caso in cui vi sia nella strut-
tura reale un cedimento del vincolo, cedimento che può essere ela-
stico o anelastico, il lavoro esterno della forza X = 1 è diverso da zero
e la (12.37) fornisce la relazione
 
Mr
Lv −
e
M1 dx = 0 (12.70)
0 EI
(e) che estende la (12.69) al caso in cui il vincolo soppresso non sia ri-
gido.
(f) Laddove i vincoli sovrabbondanti siano più d’uno e le incognite iper-
statiche siano per esempio s, il momento reale sulla struttura è pari a

s
Mr = M0 + Xi Mi (12.71)
i=1
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(g) e si scrivono s equazioni (12.69), la i-esima di esse data da


492 Il Principio dei Lavori Virtuali

e le sue applicazioni    s
i 1
M M +
0
X M dx = 0
i i
(12.72)
0 EI i=1

(g) Si ottiene così un sistema di equazioni algebriche che permette di de-


terminare le Xi. Nel caso in cui uno o più vincoli soppressi non siano
rigidi, è necessario modificare la (12.72) introducendo, come nella
(12.70), il lavoro esterno L ev (X i ) che la forza (o la coppia) unitaria
X i = 1 compie nello spostamento reale del suo punto di applicazione.
(g) Ove vi sia contributo della deformabilità assiale, è necessario consi-
derare l’integrale
  
Nr Mr
N1 + M1 dx (12.73)
0 EA EI

in luogo del membro destro della (12.69). In questo caso Nr è lo sforzo


normale reale ed è dato da
Nr = N0 + X N1 (12.74)
per le stesse ragioni che portano a scrivere la (68). Nella (12.74) N1
è lo sforzo normale della forza unitaria inserita nello schema fittizio
al posto dell’incognita iperstatica di intensità incognita X. Nel caso in
cui siano presenti s incognite iperstatiche si ha

s
Nr = N0 + X iJ N i (12.75)
i=1

e ovviamente, anche in questo caso, si scrivono s equazioni (12.69),


la i-esima di esse data da
  i s


 s

N Mi
N +
0
X N +
i i
M +0
X M dx = 0 (12.76)
i i
0 EA i=1
EI i=1

ove i vincoli soppressi siano tutti rigidi. Nel caso in cui uno o più vin-
coli soppressi non siano rigidi, la (12.76) deve essere modificata nel
senso della (12.70).
Nel caso in cui la deformabilità dovuta allo scorrimento non sia trascu-
rabile, la generalizzazione delle relazioni precedenti è immediata: si deb-
bono aggiungere termini del tipo V 1 V r /(G A), con V r lo sforzo di taglio
reale dato da V r = V 0 + X V 1 .

ESEMPIO 12.06

Si consideri la struttura rappresentata nella Figura 9.24(a) in p


cui una trave AB di lunghezza  è incastrata in A e appog-
giata in B su di un carrello. La struttura è staticamente inde-
A B
terminata: vi sono quattro vincoli semplici (3 è infatti la mol-
teplicità dell’incastro, a cui si aggiunge il carrello in B che è
un vincolo semplice) mentre la trave ha solo tre gradi di li-

bertà nel piano. Per determinare tutte e quattro le reazioni vin- ( )
colari si utilizza la procedura riassunta in precedenza. Figura 9.24a (ripetuta)
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Il primo passo è la scelta della struttura principale, scelta che Lo schema fittizio è costituito dalla mensola di cui sopra ca-
non è unica e che deve essere guidata esclusivamente da mo- ricata da un’unica forza verticale, applicata in B, con verso
tivi di semplicità: differenti schemi 0 possono richiedere un nella direzione positiva dell’asse y, di intensità unitaria. Tale
onere di calcolo anche significativamente differente. Nel caso forza ha la stessa direzione e lo stesso verso che si presume
qui analizzato si può (1) eliminare il carrello in B oppure (2) debba avere la reazione vincolare di intensità incognita X che
ridurre il vincolo di incastro in A inserendo una cerniera op- si presuppone debba avere il carrello che è stato soppresso in
pure un glifo verticale (un glifo orizzontale permetterebbe B (Figura 12.10).
spostamenti orizzontali arbitrari di tutta la trave e non è da Di conseguenza M1 è dato da
considerarsi). Le opzioni nei punti (1) e (2) sono tutte possi-
M1 = 1 × x = x (12.78)
bili, esse però coinvolgono differenti oneri di calcolo. È fa-
cile verificare che la soluzione meno onerosa è la (1), per la quindi
quale il sistema principale è semplicemente una mensola che px 2
sopporta un carico trasversale uniformemente distribuito Mr = M0 + X M1 = − + Xx (12.79)
2
lungo la trave la cui intensità è qui indicata con p. In questo Il lavoro esterno è il lavoro della forza fittizia unitaria intro-
caso, rispetto a un sistema di riferimento per cui l’asse x ha dotta al posto della reazione vincolare X per lo spostamento
origine in B ed è orientato verso A, e l’asse y è orientato verso reale del suo punto di applicazione, cioè del punto B. Data la
l’alto, la distribuzione del momento flettente M 0 lungo l’asse presenza del carrello in B nella struttura originaria di Figura
(Figura 12.10) è data da 9.24(a), lo spostamento reale di B è nullo, quindi
px 2
M0 = − (12.77) L ev = 0 (12.80)
2
Il lavoro interno è dato da
 
Mr
p L iv = M1 dx =
0 EI
   
1 px 2
A B = x Xx − dx = (12.81)
EI 0 2

X 3 p4
= −
3E I 8E I
Di conseguenza, la (12.37) fornisce
3
p2 X = p (12.82)
2 M0 8
Il fatto che il valore dell’incognita X sia positivo implica che
la scelta originaria del verso per la reazione vincolare è stata
corretta, se il valore di X fosse stato negativo, il verso reale
Figura 12.10
della reazione sarebbe stato opposto a quello scelto a priori.

ESEMPIO 12.07

Si consideri la struttura di Figura 12.11. La trave orizzontale B


AB di lunghezza  è incastrata in A mentre nell’estremo B vi A
è una cerniera che la collega con un’asta verticale BC, an-
ch’essa di lunghezza , incernierata nell’estremo C.
Non vi sono forze esterne applicate. L’asta BC è soggetta
a una dilatazione termica aT > 0 , uniforme lungo l’asse.
La struttura è evidentemente una volta iperstatica. Per otte-
nere un adeguato schema principale si potrebbe scegliere di T > 0 
sostituire l’incastro con una cerniera (la struttura si ridurrebbe
in questo caso a una versione del cosiddetto “arco a tre cer-
niere”. Si può però ridurre l’onere di calcolo tenendo conto
delle peculiarità della struttura considerata. La trave BC è in-
cernierata ai suoi estremi e non è soggetta a carichi trasver-
sali, quindi, nelle condizioni della struttura rappresentata nella Figura 12.11 C
Figura 12.11, essa subisce solo sforzo normale e può essere
considerata un pendolo, cioè ha di per se stessa la natura di
un vincolo semplice e può essere trattata come tale. 

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La struttura principale più vantaggiosa dal punto di vista dei Di conseguenza,


calcoli è quindi costituita dalla sola trave AB incastata in A.
Mr = X M1 (12.85)
L’incognita iperstatica X è la reazione che il pendolo BC eser-
cita in B e che coincide inoltre con lo sforzo normale in BC. e il lavoro interno è dato da
Lo schema 0 è dato dalla sola mensola AB priva di qualsiasi  
carico esterno, quindi X 2 X 3
L iv = x dx = (12.86)
EI 3E I
M0 = 0 (12.83) 0

Lo schema 1 è rappresentato in Figura 12.12. La distribuzione Lo spostamento del punto B della struttura reale non è nullo
del momento M1, rispetto a un sistema di riferimento in cui perché, contrariamente ai casi discussi in precedenza, il vin-
l’origine dell’asse x coincide con B, è data da colo B non è rigido, ma si sposta per la deformazione del pen-
dolo BC, e precisamente subisce (a) uno spostamento elastico
M1 = 1 × x = x (12.84) dovuto alla compressione esercitata da X e dato da X /( EA)
(cioè dall’integrale da B a C della deformazione assiale
X /( E A) ) e (b) uno spostamento dovuto alla dilatazione ter-
mica e pari a aT  (anche qui si tratta dell’integrale della
deformazione termica costante aT , con α il coefficiente di
B dilatazione termica, lungo la trave). Per il principio di so-
A 1 vrapposizione degli effetti, lo spostamento totale del punto B
1
è quindi pari a
X
u y (B) = aT  − (12.87)
EA
 Il segno meno è dovuto al fatto che sul pendolo agisce la forza
uguale e opposta all’incognita iperstatica (per assicurare le
condizioni di equilibrio) e quindi essa comprime il pendolo
 dando luogo a un accorciamento. La variazione positiva di
temperatura provoca invece una dilatazione del pendolo.
Il lavoro esterno della forza X = 1 agente in B è quindi
pari a  
X
−1 × aT  − (12.88)
EA

C Infine la (12.37) fornisce


aT
X = (12.89)
1 2
Figura 12.12 +
EA 3EI

12.6 IL PLV NELLA RICERCA DI SPOSTAMENTI IN STRUTTURE


ELASTICHE STATICAMENTE INDETERMINATE
Per trovare spostamenti o rotazioni di sezioni di strutture iperstatiche si
può procedere in maniera del tutto analoga a quanto descritto nel Para-
grafo 12.4. È necessario trovare innanzitutto le incognite iperstatiche e
quindi gli sforzi interni dati dalle (12.71), (12.75); si applica poi il carico
esploratore corrispondente alla grandezza che si vuole determinare e si
impone la (12.52) o la (12.54).
Da notare che per la validità del PLV il campo di sforzi interni deve
essere soltanto equilibrato: si può quindi utilizzare uno qualsiasi tra gli
infiniti campi equilibrati della struttura iperstatica. Per economia di cal-
coli, spesso si sceglie il campo ottenuto imponendo il carico esploratore
sulla struttura principale, che è stato già utilizzato nella ricerca delle in-
cognite iperstatiche attraverso il sistema (12.72) o quello dato da (12.76),
oppure le loro modifiche necessarie in presenza di vincoli non rigidi.

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RIEPILOGO Riepilogo del Capitolo 12 495

DEL CAPITOLO 12

In questo breve capitolo si è introdotto un principio generale della Mec-


canica, il Principio dei Lavori Virtuali (PLV), e si è mostrato come esso
può essere usato per risolvere vari problemi. Per semplicità, si è limi-
tata la trattazione a solidi con una dimensione prevalente (travi) e a
problemi piani, ma gli esercizi proposti ne consentono l’ estensione a
problemi nello spazio.

Nel Paragrafo 12.02 si è enunciato il Principio per atti di moto rigido PLV per atti di moto rigido
ed è stato mostrato come esso può essere utilizzato per trovare le rea-
zioni vincolari e gli sforzi interni in strutture isostatiche.

Il PLV è stato esteso ad atti di moto che comprendono deformazioni PLV per atti di moto deformativo
nel Paragrafo 12.03, e nel Paragrafo 12.04 si è quindi mostrato come
in questa forma esso può essere usato per trovare spostamenti e rota-
zioni in punti di travi elastiche.

Infine, nei Paragrafi 12.05 e 12.06 si sono trattate travi staticamente Il PLV e le strutture iperstatiche
indeterminate (o iperstatiche) e si è mostrato come esse possono es-
sere affrontate mediante il PLV.
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496 Esercizi

ESERCIZI

ESERCIZI RELATIVI AI PARAGRAFI 12.1-12.2

Molti degli esercizi dei Capitoli 1, 2, 3, 5, 9, 11 possono essere affrontati e


risolti mediante il Principio dei Lavori Virtuali (PLV), talvolta con un
notevole risparmio di tempo. Nel seguito se ne indicano soltanto alcuni; per
le eventuali soluzioni fare riferimento ai singoli capitoli.

12.1, 12.2, 12.3, 12.4 e 12.5 Risolvere utilizzando il PLV gli Esercizi
1.4, 1.6, 1.7, 1.8, 1.9 (Suggerimento: sopprimere un collegamento e proiettare la
corrispondente reazione incognita sulla direzione dello spostamento del suo punto
di applicazione.)

12.6, 12.7, 12.8, 12.9, 12.10, 12.11, 12.12, 12.13, 12.14 e 12.15 Uti-
lizzando ripetutamente il PLV, disegnare per punti i diagrammi del taglio e del
momento flettente nelle travi degli Esercizi 5.1, 5.2, 5.3, 5.4, 5.5, 5.6, 5.13, 5.14,
5.15, 5.16.

12.16 Utilizzando il PLV, determinare la coppia torcente (a) nell’ incastro


A dell’Esercizio 3.16 e (b) nell’ incastro D dell’Esercizio 3.18 (Suggerimento: sop-
primere il vincolo alla rotazione nell’incastro e sostituirlo con la coppia incognita.)

ESERCIZI RELATIVI AI PARAGRAFI 12.3-12.4

12.17, 12.18, 12.19, 12.20, 12.21, 12.22 e 12.23 Utilizzando il PLV,


rispondere alle domande (b) e (c) degli Esercizi 9.1, 9.2, 9.3, 9.4, 9.6, 9.7.

12.24, 12.25, 12.26 e 12.27 Risolvere, utilizzando il PLV, gli Esercizi


8.10, 8.11, 8.13, 8.18.

12.28, 12.29 e 12.30 Risolvere, utilizzando il PLV, gli Esercizi 2.19, 2.35,
2.36 (Suggerimento: tener conto del lavoro interno dovuto all’ allungamento de-
gli elementi interessati.)

12.31 Risolvere, utilizzando il PLV, l’Esercizio 2.40.

12.32 Scrivere l’espressione del lavoro interno in un albero omogeneo di


sezione costante, soggetto al momento torcente T, con modulo di rigidità G e se-
zione (a) circolare piena di raggio c, (b) circolare cava con raggio interno c1 ed
esterno c2, (c) quadrata b × b , (d) rettangolare b × 2b , (e) rettangolare b × 10b .

12.33 Risolvere, utilizzando il PLV, l’Esercizio 3.119 (Suggerimento: te-


ner conto del lavoro interno connesso con la deformazione torsionale.)
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ESERCIZI RELATIVI AI PARAGRAFI 12.5-12.6 Esercizi 497


12.34, 12.35, 12.36, 12.37, 12.38 e 12.39 Risolvere, utilizzando il PLV,
gli Esercizi 9.14, 9.15, 9.16, 9.17, 9.40, 9.41.

12.40 Utilizzando il PLV, rispondere alla domanda (a) degli Esercizi 3.51
e 3.52 (Suggerimento: eliminare il vincolo alla rotazione in uno dei due supporti,
e tener conto del lavoro interno connesso con la deformazione torsionale.)

ESERCIZI DI RIEPILOGO

12.41 e 12.42 Per la trave prismatica mostrata, determinare lo sposta-


mento del punto D.

P w

A A
D B D B
L/2 L/2
L/2 L/2
Figura E12.41
Figura E12.42

12.43 e 12.44 Per la trave prismatica mostrata, determinare lo sposta-


mento del punto D.

w P

D E
A B A B
E D

L/2 L/2 L/2 L/2 L/2 a


Figura E12.43 Figura E12.44

12.45 Per trave e carico mostrati, determinare lo spostamento del punto


B. Usare E  200 GPa.

8 kN 18 kN/m
M0
C
A A B
B C
W250  22.3
1m 1.5 m
L/2 L/2
2.5 m
Figura E12.45 Figura E12.46

12.46 Per la trave prismatica mostrata in figura, determinare la rotazione


nel punto B.
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12.47 Per la trave e il carico mostrati in figura, determinare lo spostamento


498 Esercizi
del punto B. Utilizzare E  200 GPa.

5 kN/m 40 mm 160 kN
W310  74
A 80 mm C
A B
B C

4 kN 2.4 m 2.4 m

0.6 m 0.9 m 4.8 m


Figura E12.47 Figura E12.48

B 12.48 Per trave e carico mostrati, determinare la rotazione nell’estremo A.


2580 mm2
Usare E  200 GPa.

0.75 m 12.49 e 12.50 Ciascun elemento della struttura reticolare mostrata in fi-
1930 mm2
C 200 kN gura è realizzato in acciaio e ha sezione trasversale di area come indicato. Uti-
lizzando E = 200 GPa, determinare gli spostamenti indicati.4
0.75 m 12.49 Lo spostamento verticale della cerniera C.
350 kN 12.50 Lo spostamento orizzontale della cerniera C.
3870 mm2
D
12.51 e 12.52* Gli elementi della struttura reticolare mostrata sono tutti
6 ft di acciaio e hanno sezione trasversale dell’area mostrata. Usando E  200 GPa,
Figura E12.49 ed E12.50
determinare lo spostamento indicato.4
12.51 Lo spostamento verticale della cerniera C.
12.52* Lo spostamento orizzontale della cerniera C.

1.6 m
A
A

1.2 m
1.5 m
1200 mm2 B
C
1.2 m
1.5 m
210 kN C
1800 mm2 D
B 4.8 kN

2m 2.5 m

Figura E12.51 ed E12.52 Figura E12.53 ed E12.54

12.53 e 12.54 Gli elementi della struttura reticolare mostrata sono tutti
di acciaio ed hanno sezione trasversale di area 500 mm2. Usando E = 200 GPa
determinare lo spostamento indicato.4
12.53 Lo spostamento verticale della cerniera B.
12.54 Lo spostamento orizzontale della cerniera B.

4
Negli Esercizi 12.49-12.54 e 12.58-12.63, usare una formula analoga alla (12.54), ottenuta
ponendo M ∗ = V ∗ = 0 nella (12.52).
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12.55* Due aste AB e BC con la stessa rigidità flessionale EI sono saldate


in B. Per il carico mostrato, determinare (a) lo spostamento del punto C, (b) la
Esercizi 499
rotazione dell’elemento BC nel punto C.

l
P
C B C
B P
l
l
A
A P
D
A L
l
Figura E12.55 Figura E12.56
60

B C
12.56 Un’asta di sezione costante di rigidità flessionale EI è stata piegata
ed è caricata come mostrato. Determinare (a) lo spostamento orizzontale del punto L
D, (b) la rotazione nel punto D. Figura E12.57

12.57 Un’asta di sezione costante di rigidità flessionale EI è stata piegata


ed è caricata come mostrato. Determinare (a) lo spostamento verticale del punto
D C E
A, (b) lo spostamento orizzontale del punto A.
 
12.58, 12.59, 12.60, 12.61* Tre elementi dello stesso materiale e stessa l
area della sezione trasversale sono utilizzati per sostenere il carico P. Determi-
nare la forza nell’elemento BC.1
B

P
Figura E12.58

C B
C D
D
D
R 30
3 l
4 l
45
B E A C
E
B
P l l
P P
Figura E12.59 Figura E12.60 Figura E12.61

12.62 e 12.63* Sapendo che gli otto elementi della struttura reticolare
iperstatica mostrati hanno sezione trasversale della stessa area, determinare la
forza nell’elemento AB.1
P
A B
A
B
3
C
4 l C
3
4 l

D E
l D E
P l
Figura E12.62 Figura E12.63

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