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C A P I T O L O
Il Principio dei Lavori Virtuali appassiona da molti secoli gli studiosi di Meccanica. Le figure
sopra riportate illustrano studi pubblicati rispettivamente nel 1581, nel 1665 e nel 1725. In
questo capitolo si mostra come il Principio dei Lavori Virtuali può essere usato per risolvere
problemi dell’Ingegneria moderna.
Meccanica dei solidi - Elementi di scienza delle costruzioni 4/ed
Ferdinand P. Beer, E. Russell Johnston Jr., John T. DeWolf, David F. Mazurek
Copyright © 2010 - The McGraw-Hill Companies srl
12.1 INTRODUZIONE
478 Il Principio dei Lavori Virtuali
e le sue applicazioni
In questo capitolo si presenta una metodologia generale che permette
di risolvere molti problemi della Scienza delle Costruzioni, quali per
esempio trovare reazioni vincolari, spostamenti di punti di una
struttura, forze e momenti interni, ecc., senza fare ricorso volta per volta
a procedimenti ed espedienti particolari. Essa è basata sul cosiddetto
Principio (o Teorema) dei Lavori Virtuali (detto anche, forse più ap-
propriatamente, “del Lavoro Virtuale” e di seguito talvolta indicato con
l’acronimo PLV).
La definizione di lavoro come prodotto di una forza data per lo spo-
stamento del suo punto di applicazione è nota dalla Fisica elementare. Il
lavoro L è dato dal prodotto scalare del vettore forza F per il vettore spo-
stamento u, cioè dalla somma dei prodotti delle rispettive componenti in
un dato sistema di riferimento:
L = F · u = Fx u x + Fy u y + Fz u z (12.1)
1
Da notare che, se la forza è applicata a una struttura o corpo vincolato, in genere l’intensità
delle forza varia durante la sua applicazione, mentre varia lo spostamento al deformarsi della
struttura. In questo caso il lavoro è dato dall’integrale dell’intensità istantanea della forza per lo
spostamento del punto di applicazione: si giunge così al concetto di lavoro (o energia) di defor-
mazione, introdotto nel Capitolo 11, Paragrafo 11.2 e seguenti.
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y
B
P
uP
u0 A
ϑ
O≡A B x
P
Figura 12.1
L’imporre che la (12.6) sia valida per qualsiasi scelta degli spostamenti
rigidi, quindi per qualsiasi scelta di u 0x , u 0y e q, implica che devono veri-
ficarsi le relazioni
n
Fxi = 0 (12.7)
i=1
n
Fyi = 0 (12.8)
i=1
n
Fxi y i − y 0 + Fyi x i − x 0 = 0 (12.9)
i=1
Ove la scelta di u 0x ,
u 0y e q non fosse lasciata arbitraria, non sarebbe le-
cito dedurre le (12.7), (12.8) e (12.9) dalla Condizione (12.6).
La (12.7) e la (12.8) richiedono che la somma delle componenti delle
forze F1 , . . . Fn lungo l’asse x sia pari a zero così come la somma delle
componenti lungo y. Le due Relazioni (12.7) e (12.8) equivalgono quindi
all’equazione di equilibrio alla traslazione
n
Fi = 0 (12.10)
i=1
che è la prima equazione della statica (somma delle forze pari a zero).
In maniera analoga è immediato riconoscere che la (12.9) non è altro che
la richiesta che la somma dei momenti M1 , . . . Mn delle forze F1 , . . . Fn
rispetto al punto arbitrario (x 0 , y 0 ) sia pari a zero, cioè
n
Mi = 0 (12.11)
i=1
che è la seconda equazione della statica (equilibrio alla rotazione).
Quando si considera un corpo vincolato, nel relativo schema di corpo
libero agiscono sul corpo sia le forze esterne sia le reazioni vincolari, le
quali compaiono come incognite nelle equazioni (12.10) e (12.11). Si ha
a che fare quindi con un sistema di Equazioni lineari: se si possono scri-
vere tante equazioni indipendenti quante sono le reazioni vincolari inco-
gnite e il determinante della matrice dei coefficienti di tale sistema è di-
verso da zero, la struttura si definisce staticamente determinata; le reazioni
incognite si possono cioè determinare esclusivamente dalle condizioni di
equilibrio (12.10) e (12.11). Se invece il numero delle reazioni vincolari
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2
Si ricorda che si definisce rango di una matrice quadrata l’ordine massimo dei minori di-
versi da zero. Se si ha per esempio una matrice 3×3 di cui al massimo le sottomatrici 2×2 hanno
determinante diverso da zero, si dirà che la matrice è di rango 2; se invece la matrice stessa ha
determinante diverso da zero, allora si dirà che essa è di rango 3.
3
Questo procedimento semplifica di molto la soluzione manuale e può essere utilizzato per
verificare il valore di una o più incognite se si usano procedimenti di soluzione automatica.
ESEMPIO 12.01
configurazione variata descritta nella Figura 12.3, ove l’am- Si voglia ora calcolare la reazione orizzontale nel punto A.
piezza degli spostamenti in C e B è data da Lo schema di corpo semilibero corrispondente è descritto
nella Figura 12.4 (alla cerniera in A è stato sostituito un car-
uC = q u B = q (12.12) rello che permette la traslazione orizzontale della trave).
2
RA
A Figura 12.4
C B
In questo caso, un arbitrario rappresentante della classe dei
1 1 possibili moti rigidi virtuali ammissibili per lo schema semi-
2 2
libero considerato genera una configurazione variata come
quella in Figura 12.5, ove uA è lo spostamento del punto A,
Figura 12.3 di ampiezza uA arbitraria.
Il lavoro della forza esterna F, di intensità F , è quindi dato
da F
−Fq (12.13) uA
2
il segno meno dovuto al fatto che lo spostamento di C av- RA
viene in verso opposto a quello della forza F, mentre il la-
voro della reazione vincolare in B è pari a
R B q (12.14)
Figura 12.5
Il principio dei lavori virtuali (12.5) richiede che, per l’equi- Di conseguenza, siccome lo spostamento del punto C è an-
librio, RB debba essere tale che ch’esso pari a uA, perché l’atto di moto è rigido, ed è altresì
ortogonale alla forza F, il lavoro di quest’ultima è nullo men-
−Fq + R B q = 0 (12.15)
2 tre il lavoro della reazione orizzontale RA, di intensità RA in-
qualunque sia il valore di q che è scelto arbitrariamente ma cognita, è dato da
è piccolo per quanto ricordato a commento delle relazioni
(12.2) e (12.3)). Di conseguenza, dalla (12.15) si deduce R Au A (12.17)
F La Relazione (12.5) e l’arbitrarietà di uA implicano allora
RB = (12.16)
2
un risultato già ottenuto nell’Esempio 5.01. RA = 0 (12.18)
Analogo procedimento si può seguire per trovare uno sforzo interno (ta-
glio, forza assiale, momento) in una qualsiasi sezione di una trave stati-
camente determinata.
A tal fine, si immagina di consentire una possibilità di moto relativo
nella sezione considerata: per esempio, ove si voglia determinare il va-
lore del momento flettente si introduce una cerniera e si applicano due
coppie eguali e contrarie tali da ristabilire l’equilibrio. La relazione (12.5)
fornisce in tal caso il momento nella sezione considerata. Introducendo
invece un vincolo che consente traslazioni relative ortogonali all’asse della
trave (un cosiddetto glifo), si può ottenere la forza di taglio nella sezione.
Anche in questi casi si ottiene uno schema di corpo semilibero. Il con-
sentire, infatti, nella sezione considerata un moto relativo coniugato con
lo sforzo interno che si vuole determinare corrisponde a “ridurre” il vin-
colo di incastro tra le due parti della trave che s’incontrano nella sezione
considerata, quindi a svincolare un grado di libertà, trasformando la trave
in un meccanismo.
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ESEMPIO 12.02
Determinare il valore dell’intensità M del momento flettente porzioni AD e DB quando non era introdotta la cerniera e per-
e della forza di taglio V in una sezione D della trave discussa maneva il vincolo di continuità della trave. Le due coppie
negli Esempi 5.01 e 12.01. compiono lavoro rispettivemente nelle rotazioni q ∗ e q , co-
sicchè, tenendo conto della (12.21), la Relazione (12.5) di-
Si assuma che, come evidenziato nella Figura 12.6, la se- venta nel caso specifico
zione D si trova a distanza 13 dal punto A.
− M D 3q + F q =0 (12.22)
Per determinare l’intensità MD del momento flettente in 2
D si inserisca nella sezione D della trave una cerniera. La da cui si ottiene
trave si trasforma così in un meccanismo con un unico grado
MD = F (12.23)
di libertà ed è quindi possibile assegnare atti di moto rigido 6
arbitrari, il generico dei quali determina la configurazione va- In maniera analoga, per determinare il taglio VD, si inseri-
riata rappresentata nella Figura 12.6. sca nella sezione D della trave un glifo (cioè un vincolo che
consente traslazione relativa delle due porzioni di trave con-
correnti in D, ortogonalmente all’asse della trave). Si genera
così un meccanismo (con un solo grado di libertà), a cui si
possono imporre atti di moto rigido, il generico dei quali de-
F
termina la configurazione variata descritta nella Figura 12.7,
ϑ* ϑ ottenuta applicando la stessa rotazione q (piccola natural-
A B mente perché valga l’approssimazione lineare fin qui utiliz-
D C zata per la determianazione dello spostamento) sia in A sia
in B, di modo che i due tratti AD e DB siano paralleli. Di
1 2 conseguenza, lo spostamento verticale dell’estremo in D del
3 3 tratto AD è pari a 13 q , mentre l’analogo spostamento del-
l’estremo in D del tratto DB è pari a 23 q . Per ristabilire le
Figura 12.6 condizioni di equilibrio preesistenti all’introduzione del
glifo, è necessario applicare alle due facce delle porzioni di
trave concorrenti in D due forze uguali e contrarie, così come
La configurazione in Figura 12.6 può essere ottenuta impo- indicato in Figura 12.7.
nendo una rotazione arbitraria (ma piccola per le ragioni
espresse in precedenza) q in B come descritto in figura. In
tal caso, lo spostamento verticale uD del punto D, ove è stata
inserita la nuova cerniera utile alla determinazione di MD, è
pari a
VD
u D = q 23 (12.19)
F
Siccome la cerniera in D rende solidali i due tratti di trave
D
AD e DB, nella cerniera in A si genera una rotazione q ∗ dif- ϑ
ferente da q perché dfferente è la distanza del punto D dalle A B
ϑ C
due cerniere in A e B. Si deve avere, infatti
2 VD
q∗ =q (12.20)
3 3
1 2
da cui si ottiene 3 3
q ∗ = 2q (12.21)
Figura 12.7
Infine, lo spostamento verticale del punto C ove è applicata
la forza esterna è pari a
uC = q In questo caso, la relazione (12.5) si può scrivere nel modo
2
seguente:
Una volta introdotta la cerniera in D, per ristabilire l’equili-
2
brio è necessario applicare alle due facce delle porzioni di VD q + VD q − F q = 0 (12.24)
trave concorrenti in D due coppie eguali e contrarie d’inten- 3 3 2
sità pari a MD. Esse corrispondono alle reazioni vincolari in- da cui si ottiene
F
terne alla trave che impedivano la rotazione relativa delle due VD = (12.25)
2
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Si noti che, ripetendo le operazioni sopra descritte per più sezioni, si pos-
484 Il Principio dei Lavori Virtuali
e le sue applicazioni sono tracciare per punti i diagrammi del taglio e del momento flettente;
questo procedimento risulta quindi particolarmente utile per carichi ge-
nerici e vincoli multipli, e comunque quando le funzioni analitiche che
descrivono detti diagrammi non sono semplici. Si possono inoltre ritro-
vare tutte le proprietà dei diagrammi del taglio e del momento individuate
nel Capitolo 5.
ESEMPIO 12.03
Determinare il momento flettente MD e il taglio VD nella se- ove x è calcolato a partire da C ed è quindi la distanza del
zione D della struttura rappresentata nella Figura 5.4(b), sog- punto considerato da C.
getta a un carico distribuito costante sul tratto HC, di lun- Analogamente all’Esempio 12.02, per ristabilire l’equi-
ghezza 23 , come indicato nella Figura 12.8. librio è necessario applicare alle due facce delle porzioni di
trave concorrenti in D due coppie eguali e contrarie d’inten-
sità pari a MD, e ciascuna di esse compie lavoro nella rota-
p zione q . Di conseguenza, la relazione (12.5) diventa
C
2
A 3 q
D B H 2q M D + p xdx = 0 (12.29)
0 2
1 1 1 2
ove il secondo addendo è il lavoro totale del carico unifor-
2 2 3 3 memente distribuito sul tratto HC. Il calcolo dell’integrale
permette di scrivere
Figura 12.8 p2
2q M D + q =0 (12.30)
9
Per calcolare il valore MD si inserisce in D una cerniera. In da cui si ottiene
tal modo la struttura diventa un meccanismo a un grado di li- p2
bertà. Un generico atto di moto rigido virtuale permette di ot- MD = − (12.31)
18
tenere, quindi, la configurazione variata in Figura 12.9, otte- Si osservi che il valore dell’integrale in (12.29) è pari al la-
nuta imponendo una rotazione q in A. Siccome la sezione D voro che la risultante del carico distribuito su tratto HC com-
è situata a metà del tratto AB, la rotazione in B è pari a q , pie nello spostamento del suo punto di applicazione, posto a
mentre quella in C è pari a 12 q . Quest’ultimo valore si deter- metà del tratto HC, a 13 da C. Lo spostamento verticale del
mina come nell’Esempio 12.2: la cerniera in H rende solidali punto medio del tratto HC è infatti pari a 12 q × 13 = 16 q
mentre la risultante del carico uniformemente distribuito è
p pari a 23 p, di conseguenza il lavoro della forza risultante è
C
dato da 23 p × 16 q = 19 q p2 .
A
D B
Per determinare il taglio in VD si inserisce un glifo in D,
H
dando luogo a un meccanismo con un unico grado di libertà.
Si possono quindi assegnare generici atti di moto rigido la cui
Figura 12.9 tipica configurazione variata conseguente è analoga a quella
di Figura 12.7. Essa è ottenuta imponendo in A una rotazione
i tratti DH e HC, quindi lo spostamento uH in H, calcolato q e una rotazione uguale e contraria in B di modo che i tratti
con riferimento alla rotazione in B deve essere pari a quello AD e DB, entrambi di lunghezza 12 , siano paralleli. Di con-
calcolato con riferimento alla rotazione in C, rotazione che seguenza, la cerniera in H, posto a distanza 13 da B, subisce
qui si indica con q¯ , di conseguenza, siccome q si immagina uno spostamento verticale pari a 13 q e determina in C una
essere piccolo, deve essere rotazione pari a 12 q (si veda la (12.27)) cosicché lo sposta-
¯ 2 mento di un generico punto nel tratto HC, posto a distanza x
uH = q =q (12.26)
3 3 da C, è dato dalla (12.28).
da cui In questo caso la Relazione (12.5) diventa quindi
¯ = q 2
q (12.27) 3 q
2 VD q + VD q + p xdx = 0 (12.32)
Per tal motivo, lo spostamento di un generico punto apparte- 2 2 0 2
nente al tratto HC è pari a da cui si ottiene
q
x (12.28) VD = − p (12.33)
2 3
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Una delle possibili formulazioni del principio dei lavori virtuali per travi
deformabili è l’enunciato presentato nel seguito.
1. Dato un sistema di forze esterne e sforzi interni (reali), se per qual-
siasi deformazione congruente {ux, uy, q} (virtuale)
L ev − L iv = 0 (12.37)
(N u x ) dx = N () u x () − N (0) u x (0) (12.40)
0
ux, uy e q, quindi, in ciascun punto dell’asse della trave devono essere ve-
rificate le relazioni
12.4 Il PLV nella ricerca di spostamenti
in travi elastiche caricate trasversalmente
487
N + q = 0 (12.43)
V + p = 0 (12.44)
M − V − m = 0 (12.45)
mentre sulle facce terminali in x = e x = 0 devono essere verificate le
condizioni al contorno
Fx = N () (12.46)
M = −M () (12.48)
M0 = M (0) (12.51)
che sono le condizioni di equilibrio della trave deformabile considerata.
In particolare la (12.43) rappresenta l’equilibrio puntuale alla traslazione
orizzontale, la (12.44) l’equilibrio alla traslazione verticale e la (12.45)
l’equilibrio alla rotazione. Le (12.46)-(12.51) sono le condizioni al con-
torno.
Una formulazione alternativa del PLV è l’enunciato qui di seguito.
2. Dato un campo di spostamenti e rotazioni (reali) lungo la trave, se per
ogni sistema di forze esterne e sforzi interni (virtuali) tra loro equili-
brati la relazione (12.37) è verificata, allora il campo di spostamenti
e rotazioni assegnato è congruente.
Conseguenza degli enunciati 1. e 2. è l’enunciato alternativo.
3. Per ogni campo di spostamenti e rotazioni congruente e per ogni si-
stema di forze esterne e sforzi interni equilibrati, la relazione (12.37)
è verificata.
Come si vedrà nei paragrafi che seguono, ove si voglia valutare l’equili-
brio di un dato sistema di carichi esterni e sforzi interni, l’utilizzo del
PLV consiste nello scegliere opportunamente campi virtuali congruenti di
spostamenti e rotazioni e applicare la (12.37); viceversa, ove si voglia va-
lutare la congruenza di un sistema di spostamenti, si scelgono sistemi di
forze, sforzi e momenti equilibrati e si applica a essi la (12.37).
minare l’intera deformata della trave, bensì conoscere solo il valore dello
488 Il Principio dei Lavori Virtuali
e le sue applicazioni spostamento in alcuni punti, spostamento provocato dall’applicazione
di un dato carico reale. All’uopo il PLV si dimostra particolarmente ef-
ficiente. In queste applicazioni si sceglie come campo di spostamenti e
deformazioni quello effettivo (reale) congruente e un sistema (arbitra-
rio) fittizio (virtuale) di forze equilibrate scelto in modo che la (12.37)
contenga la grandezza che si vuole determinare. Per esempio, se si de-
sidera calcolare lo spostamento verticale in una sezione, indicato con
u y (x̄), ove x̄ è la posizione della sezione in esame, si introduce un si-
stema equilibrato fittizio costituito da una singola forza F* (spesso chia-
mata carico esploratore) avente la direzione dello spostamento inco-
gnito e intensità di valore arbitrario assegnato, dalle corrispondenti
reazioni vincolari (irrilevanti nei calcoli se i vincoli sono rigidi) e da-
gli sforzi interni N*, V* ed M*. Così facendo la Relazione (12.37) di-
venta
∗
F ∗ u y (x̄) = N + V ∗ g + M ∗ x dx (12.52)
0
Il sistema di carico qui considerato (l’unica forza F*) non determina sforzo
normale, inoltre, quale approssimazione verificata di frequente nelle ap-
plicazioni pratiche, si ipotizza qui di seguito che la deformabilità a scor-
rimento della trave sia trascurabile, sia quindi trascurabile il termine V ∗ g
punto per punto. Di conseguenza la (12.52) si riduce a
F ∗ u y (x̄) = M ∗ xdx (12.53)
0
ESEMPIO 12.04
Si determini lo spostamento verticale e la rotazione nel punto cide con quello della trave. Si considera poi una forza verti-
A della trave AB discussa nell’Esempio 9.01. cale F* di intensità unitaria, orientata verso l’alto, nel verso
che si è scelto positivo nella Figura 9.11, in quello stesso senso
Si ricorda che la trave è ad asse rettilineo, di lunghezza , in cui il lavoro nello spostamento u y sarebbe positivo se lo
incastrata in B e caricata da una forza trasversale F, di in- spostamento stesso risultasse verso l’alto. Per essa il momento
tensità F , applicata in A (nell’Esempio 8.01 la forza è in- “fittizio” è dato da
dicata con P , lettera che è stata già utilizzata in questo ca-
M∗ = 1 × x = x (12.61)
pitolo per indicare un generico punto del corpo e che quindi
viene sostituita con F). La struttura è staticamente determi- quindi il valore dello spostamento verticale si può determi-
nata; la distribuzione reale di momento flettente è data dalla nare tramite (12.56) e si ha
(9.7), cioè da
F 2 F 3
u y ( A) = − x dx = − (12.62)
M = −F x (12.60) 0 EI 3E I
ove l’origine dell’asse x è collocata in A e l’asse stesso coin- valore calcolato tramite la linea elastica nell’Esempio 9.01.
Per calcolare la rotazione in A si applica una coppia M
unitaria agente in senso antiorario in A, lo stesso senso che
permette di affermare che il lavoro 1 × q( x̄ ) è positivo quando
F la rotazione si sviluppa nel senso antiorario. Il momento “fit-
tizio” indotto da M è pari a
A M ∗ = −1 (12.63)
B
di conseguenza la relazione (12.59) permette di scrivere
L
F F 2
q ( A) = xdx = (12.64)
Figura 9.9 (ripetuta) EI 2E I
0
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ESEMPIO 12.05
Determinare lo spostamento in mezzeria della trave AB di- di conseguenza dalla (12.56) si ottiene
scussa nell’Esempio 9.02 (cioè nel punto indicato con C nella
Figura 9.15, punto posto a distanza 12 da A). La trave AB ha M
u y (C ) = M∗ dx =
lunghezza , è incernierata in A e appoggiata su di un carrello 0 EI
in B; un carico uniforme trasversale è applicato da A a B e ha
intensità unitaria p (si veda la Figura 9.12 e si tenga conto di 2 2 1 1 x
come la lunghezza della trave e il carico trasversale siano in- =− px − px 2 dx = (12.67)
EI 0 2 2 2
dicati qui con lettere differenti).
Il momento reale lungo l’asse della trave è dato dalla For-
2 p4 1 1 5 p4
mula (9.12) che qui si riscrive con le notazioni tipiche di que- =− − =−
EI 96 256 384
sto capitolo:
1 1 Lo spostamento è quindi verso il basso ed è inoltre il mas-
M = px − px 2 (12.65)
2 2 simo spostamento della trave stessa a causa della simmetria
Si applichi ora in C una forza F* verticale, di intensità uni- della struttura. È inoltre la simmetria di (12.66) che permette
taria, diretta verso l’alto, lo stesso verso che (nelle conven- di scrivere la seconda eguaglianza nella (12.67), come si può
zioni adottate in precedenza sui versi positivi) renderebbe po- facilmente osservare se si svolgono pedissequamente tutti i
sitivo il termine sinistro della (12.53) e quindi della (12.56) calcoli che si sviluppano sostituendo le Relazioni (12.65) e
se lo spostamento in C avvenisse verso l’alto. Il momento vir- (12.66) in (12.56).
tuale (fittizio) M* è dato quindi da
−1× x2 = − x2 per 0 ≤ x ≤ 2 ,
∗
M = (12.66)
−1× 2 − x =− 2 −x per 2 <x ≤
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(b) La struttura principale, caricata dalle sole forze esterne, viene detta
schema 0; per esso si determinano le distribuzioni di momento M 0,
12.5 Il PLV nell’analisi di strutture
elastiche staticamente indeterminate
491
taglio V 0 e sforzo normale N 0, ove l’apice 0 indica che sono gli sforzi
interni dello schema 0. In genere il contributo del taglio viene tra-
scurato e tale ipotesi sarà adottata nel seguito.
(c) Per semplicità di trattazione si fa inizialmente riferimento al caso in
cui la struttura di partenza abbia un solo vincolo sovrabbondante, e
quindi si abbia una sola incognita iperstatica X; sulla struttura prin-
cipale una forza esterna (o una coppia) con la direzione e il verso
dell’incognita iperstatica X, ma intensità unitaria. Si chiama schema
1 la struttura in queste condizioni; per essa si determinano le distri-
buzioni equilibrate di momento M1, taglio V1 e sforzo normale N1,
ove l’apice 1 indica che sono gli sforzi interni dello schema perti-
nente.
(d) Il momento flettente nella struttura reale è dato da
Mr = M0 + X M1 (12.68)
(d) Si è già osservato infatti, nel dedurre la (12.54) dalla (12.53), che, nel
caso in cui una forza concentrata (o una coppia) sia applicata a una
trave, punto per punto il valore del momento è proporzionale all’in-
tensità della forza stessa, quindi il momento determinato dalla rea-
zione vincolare incognita di intensità X è proporzionale ad M1 tramite
X, che è l’incognita da determinare. È inoltre possibile esprimere il
momento totale Mr come somma di quello dovuto ai carichi esterni
M 0 e del momento XM1 indotto da X perché si può applicare il prin-
cipio di sovrapposizione degli effetti.
(e) Per ottenere l’equazione di congruenza che fornisce l’incognita X si
applica il PLV al campo congruente di spostamenti e deformazioni
reali e al sistema fittizio equilibrato, costituito dallo schema 1. Se il
vincolo sopresso è rigido, il lavoro virtuale esterno compiuto dalla
forza X = 1 è nullo mentre nel lavoro interno compaiono M1 e N1 che
compiono lavoro nella deformazione reale della trave. Pertanto, ipo-
tizzando, come già fatto nel Paragrafo 12.4, che l’unica deformazione
significativa sia quella flessionale, la (12.37) diventa
Mr
M1 dx = 0 (12.69)
0 EI
(e) L’incognita iperstatica compare esplicitamente nella (12.69) se per Mr
si introduce l’espressione (12.68). Nel caso in cui vi sia nella strut-
tura reale un cedimento del vincolo, cedimento che può essere ela-
stico o anelastico, il lavoro esterno della forza X = 1 è diverso da zero
e la (12.37) fornisce la relazione
Mr
Lv −
e
M1 dx = 0 (12.70)
0 EI
(e) che estende la (12.69) al caso in cui il vincolo soppresso non sia ri-
gido.
(f) Laddove i vincoli sovrabbondanti siano più d’uno e le incognite iper-
statiche siano per esempio s, il momento reale sulla struttura è pari a
s
Mr = M0 + Xi Mi (12.71)
i=1
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e le sue applicazioni s
i 1
M M +
0
X M dx = 0
i i
(12.72)
0 EI i=1
N Mi
N +
0
X N +
i i
M +0
X M dx = 0 (12.76)
i i
0 EA i=1
EI i=1
ove i vincoli soppressi siano tutti rigidi. Nel caso in cui uno o più vin-
coli soppressi non siano rigidi, la (12.76) deve essere modificata nel
senso della (12.70).
Nel caso in cui la deformabilità dovuta allo scorrimento non sia trascu-
rabile, la generalizzazione delle relazioni precedenti è immediata: si deb-
bono aggiungere termini del tipo V 1 V r /(G A), con V r lo sforzo di taglio
reale dato da V r = V 0 + X V 1 .
ESEMPIO 12.06
Il primo passo è la scelta della struttura principale, scelta che Lo schema fittizio è costituito dalla mensola di cui sopra ca-
non è unica e che deve essere guidata esclusivamente da mo- ricata da un’unica forza verticale, applicata in B, con verso
tivi di semplicità: differenti schemi 0 possono richiedere un nella direzione positiva dell’asse y, di intensità unitaria. Tale
onere di calcolo anche significativamente differente. Nel caso forza ha la stessa direzione e lo stesso verso che si presume
qui analizzato si può (1) eliminare il carrello in B oppure (2) debba avere la reazione vincolare di intensità incognita X che
ridurre il vincolo di incastro in A inserendo una cerniera op- si presuppone debba avere il carrello che è stato soppresso in
pure un glifo verticale (un glifo orizzontale permetterebbe B (Figura 12.10).
spostamenti orizzontali arbitrari di tutta la trave e non è da Di conseguenza M1 è dato da
considerarsi). Le opzioni nei punti (1) e (2) sono tutte possi-
M1 = 1 × x = x (12.78)
bili, esse però coinvolgono differenti oneri di calcolo. È fa-
cile verificare che la soluzione meno onerosa è la (1), per la quindi
quale il sistema principale è semplicemente una mensola che px 2
sopporta un carico trasversale uniformemente distribuito Mr = M0 + X M1 = − + Xx (12.79)
2
lungo la trave la cui intensità è qui indicata con p. In questo Il lavoro esterno è il lavoro della forza fittizia unitaria intro-
caso, rispetto a un sistema di riferimento per cui l’asse x ha dotta al posto della reazione vincolare X per lo spostamento
origine in B ed è orientato verso A, e l’asse y è orientato verso reale del suo punto di applicazione, cioè del punto B. Data la
l’alto, la distribuzione del momento flettente M 0 lungo l’asse presenza del carrello in B nella struttura originaria di Figura
(Figura 12.10) è data da 9.24(a), lo spostamento reale di B è nullo, quindi
px 2
M0 = − (12.77) L ev = 0 (12.80)
2
Il lavoro interno è dato da
Mr
p L iv = M1 dx =
0 EI
1 px 2
A B = x Xx − dx = (12.81)
EI 0 2
X 3 p4
= −
3E I 8E I
Di conseguenza, la (12.37) fornisce
3
p2 X = p (12.82)
2 M0 8
Il fatto che il valore dell’incognita X sia positivo implica che
la scelta originaria del verso per la reazione vincolare è stata
corretta, se il valore di X fosse stato negativo, il verso reale
Figura 12.10
della reazione sarebbe stato opposto a quello scelto a priori.
ESEMPIO 12.07
493
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Lo schema 1 è rappresentato in Figura 12.12. La distribuzione Lo spostamento del punto B della struttura reale non è nullo
del momento M1, rispetto a un sistema di riferimento in cui perché, contrariamente ai casi discussi in precedenza, il vin-
l’origine dell’asse x coincide con B, è data da colo B non è rigido, ma si sposta per la deformazione del pen-
dolo BC, e precisamente subisce (a) uno spostamento elastico
M1 = 1 × x = x (12.84) dovuto alla compressione esercitata da X e dato da X /( EA)
(cioè dall’integrale da B a C della deformazione assiale
X /( E A) ) e (b) uno spostamento dovuto alla dilatazione ter-
mica e pari a aT (anche qui si tratta dell’integrale della
deformazione termica costante aT , con α il coefficiente di
B dilatazione termica, lungo la trave). Per il principio di so-
A 1 vrapposizione degli effetti, lo spostamento totale del punto B
1
è quindi pari a
X
u y (B) = aT − (12.87)
EA
Il segno meno è dovuto al fatto che sul pendolo agisce la forza
uguale e opposta all’incognita iperstatica (per assicurare le
condizioni di equilibrio) e quindi essa comprime il pendolo
dando luogo a un accorciamento. La variazione positiva di
temperatura provoca invece una dilatazione del pendolo.
Il lavoro esterno della forza X = 1 agente in B è quindi
pari a
X
−1 × aT − (12.88)
EA
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DEL CAPITOLO 12
Nel Paragrafo 12.02 si è enunciato il Principio per atti di moto rigido PLV per atti di moto rigido
ed è stato mostrato come esso può essere utilizzato per trovare le rea-
zioni vincolari e gli sforzi interni in strutture isostatiche.
Il PLV è stato esteso ad atti di moto che comprendono deformazioni PLV per atti di moto deformativo
nel Paragrafo 12.03, e nel Paragrafo 12.04 si è quindi mostrato come
in questa forma esso può essere usato per trovare spostamenti e rota-
zioni in punti di travi elastiche.
Infine, nei Paragrafi 12.05 e 12.06 si sono trattate travi staticamente Il PLV e le strutture iperstatiche
indeterminate (o iperstatiche) e si è mostrato come esse possono es-
sere affrontate mediante il PLV.
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496 Esercizi
ESERCIZI
12.1, 12.2, 12.3, 12.4 e 12.5 Risolvere utilizzando il PLV gli Esercizi
1.4, 1.6, 1.7, 1.8, 1.9 (Suggerimento: sopprimere un collegamento e proiettare la
corrispondente reazione incognita sulla direzione dello spostamento del suo punto
di applicazione.)
12.6, 12.7, 12.8, 12.9, 12.10, 12.11, 12.12, 12.13, 12.14 e 12.15 Uti-
lizzando ripetutamente il PLV, disegnare per punti i diagrammi del taglio e del
momento flettente nelle travi degli Esercizi 5.1, 5.2, 5.3, 5.4, 5.5, 5.6, 5.13, 5.14,
5.15, 5.16.
12.28, 12.29 e 12.30 Risolvere, utilizzando il PLV, gli Esercizi 2.19, 2.35,
2.36 (Suggerimento: tener conto del lavoro interno dovuto all’ allungamento de-
gli elementi interessati.)
12.40 Utilizzando il PLV, rispondere alla domanda (a) degli Esercizi 3.51
e 3.52 (Suggerimento: eliminare il vincolo alla rotazione in uno dei due supporti,
e tener conto del lavoro interno connesso con la deformazione torsionale.)
ESERCIZI DI RIEPILOGO
P w
A A
D B D B
L/2 L/2
L/2 L/2
Figura E12.41
Figura E12.42
w P
D E
A B A B
E D
8 kN 18 kN/m
M0
C
A A B
B C
W250 22.3
1m 1.5 m
L/2 L/2
2.5 m
Figura E12.45 Figura E12.46
5 kN/m 40 mm 160 kN
W310 74
A 80 mm C
A B
B C
4 kN 2.4 m 2.4 m
0.75 m 12.49 e 12.50 Ciascun elemento della struttura reticolare mostrata in fi-
1930 mm2
C 200 kN gura è realizzato in acciaio e ha sezione trasversale di area come indicato. Uti-
lizzando E = 200 GPa, determinare gli spostamenti indicati.4
0.75 m 12.49 Lo spostamento verticale della cerniera C.
350 kN 12.50 Lo spostamento orizzontale della cerniera C.
3870 mm2
D
12.51 e 12.52* Gli elementi della struttura reticolare mostrata sono tutti
6 ft di acciaio e hanno sezione trasversale dell’area mostrata. Usando E 200 GPa,
Figura E12.49 ed E12.50
determinare lo spostamento indicato.4
12.51 Lo spostamento verticale della cerniera C.
12.52* Lo spostamento orizzontale della cerniera C.
1.6 m
A
A
1.2 m
1.5 m
1200 mm2 B
C
1.2 m
1.5 m
210 kN C
1800 mm2 D
B 4.8 kN
2m 2.5 m
12.53 e 12.54 Gli elementi della struttura reticolare mostrata sono tutti
di acciaio ed hanno sezione trasversale di area 500 mm2. Usando E = 200 GPa
determinare lo spostamento indicato.4
12.53 Lo spostamento verticale della cerniera B.
12.54 Lo spostamento orizzontale della cerniera B.
4
Negli Esercizi 12.49-12.54 e 12.58-12.63, usare una formula analoga alla (12.54), ottenuta
ponendo M ∗ = V ∗ = 0 nella (12.52).
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l
P
C B C
B P
l
l
A
A P
D
A L
l
Figura E12.55 Figura E12.56
60
B C
12.56 Un’asta di sezione costante di rigidità flessionale EI è stata piegata
ed è caricata come mostrato. Determinare (a) lo spostamento orizzontale del punto L
D, (b) la rotazione nel punto D. Figura E12.57
P
Figura E12.58
C B
C D
D
D
R 30
3 l
4 l
45
B E A C
E
B
P l l
P P
Figura E12.59 Figura E12.60 Figura E12.61
12.62 e 12.63* Sapendo che gli otto elementi della struttura reticolare
iperstatica mostrati hanno sezione trasversale della stessa area, determinare la
forza nell’elemento AB.1
P
A B
A
B
3
C
4 l C
3
4 l
D E
l D E
P l
Figura E12.62 Figura E12.63