Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
La ragione per cui un paese membro di un'unione monetaria dovrebbe godere di piena
autonomia di manovra di bilancio pubblico è che in un'unione monetaria la politica
monetaria è comunitaria e sovranazionale.
Un'analisi della politica monetaria comune, tra l'altro, porta alla conclusione che, dal punto
di vista di un singolo paese, questa può non garantire la stabilizzazione.
Il punto è quindi che i paesi membri perdono uno strumento di stabilizzazione (la
politica monetaria nazionale), e di conseguenza è necessario che essi possano disporre
ampiamente e liberamente della politica fiscale.
La politica fiscale potrebbe così essere utilizzata come strumento di stabilizzazione della
domanda aggregata, mediante disavanzo in fase recessiva e avanzo in fase espansiva.
Tuttavia, le politiche autonome di un paese possono avere esternalità negative e
danneggiare gli altri paesi dell’Unione monetaria.
In particolare, i disavanzi fiscali di anno in anno creano debito pubblico e la crescita
incontrollata di questo costituisce un rischio finanziario tutti i paesi di un'unione monetaria
e la banca centrale.
Un debito pubblico crescente aumenta il rischio sovrano, ossia la probabilità d' insolvenza
(default) totale o parziale delio Stato emittente.
Di conseguenza, gli investitori richiedono un premio per il rischio crescente e lo Stato paga
un tasso d'interesse crescente sul debito, alimentando deficit e debito.
E un debito pubblico elevato/crescente non è un problema solo per ciascun singolo paese:
in un sistema economico integrato, infatti, il debito pubblico di ciascun paese è detenuto
anche in tutti gli altri.
In caso di default, quindi, si distrugge ricchezza finanziaria in tutto il sistema (con
conseguenti effetti anche reali).
Inoltre, il rischio di default è in parte anche una valutazione soggettiva degli investitori, e
può così diffondersi anche in paesi tecnicamente solventi (questo fenomeno è detto
contagio).
Altro aspetto importante è che, per evitare effetti di sistema, in queste situazioni può
nascere una pressione politica per interventi di salvataggio o monetizzarne il debito da parte
della banca centrale. producendo un conflitto di obiettivi che mette a rischio l'autonomia
della stessa.
Per queste ragioni, l'idea prevalente è che un un'unione monetaria la politica fiscale può
essere materia esclusiva di ciascun Governo sovrano, ma deve essere sottoposta a vincoli
sovranazionali.
(387 PAROLE)
Patto di Stabilità e Crescita dei paesi UE, si basa sulla distinzione tra componente
"ciclica e "strutturale” del pubblico
a) definire e spiegare le due componenti
b) mediante il grafico AD-AS neo-keynesiano spiegare perché un disavanzo
pubblico strutturale produce un aumento permanente del tasso d 'inflazione;
c) spiegare perché questo è un problema (esternalità negativa) per gli altri paesi
dell’Unione;
Il problema di un'unione monetaria con paesi eterogenei è che la banca centrale si trova ad
operare in un contesto in cui la struttura economica sottostante è, per l'appunto,
eterogenea.
Le differenze strutturali sono rilevanti dal punto di vista macroeconomico sotto almeno due
profili:
-il primo è quello degli shock asimmetrici, ossia il fatto che le economie nazionali sono
soggette a disturbi ciclici di diverse entità oppure rispondono in maniera diversa a shock
esterni comuni (ad esempio, l'aumento del prezzo del petrolio è uguale per tutti, ma l'effetto
sull'economia nazionale dipende dal grado di dipendenza energetica).
Gli shock asimmetrici presentano un rischio di insufficiente stabilizzazione per i paesi
colpiti.
Questo problema è tanto più rilevante quanto più piccolo è il paese in cui lo shock si
verifica: infatti, più il paese è piccolo più la sua RT della BCE sarà meno inclinata rispetto a
quella espressa dalla banca centrale nazionale (questo avviene perché, sul dato aggregato, un
paese piccolo "pesa meno" di uno grande).
Ma i problemi non sono ancora finiti: in un'unione monetaria con paesi eterogenei, uno
shock asimmetrico che colpisce un paese grande può anche avere un effetto di
destabilizzazione sui paesi piccoli.
Possiamo riassumere questo problema parlando di “Peso” degli shock asimmetrici: la BCE
fa riferimento a dati aggregati, su cui i paesi pesano di più o di meno a seconda della loro
dimensione.
Ne consegue che i paesi piccoli non sono molto protetti dalla politica monetaria, per via del
loro picco "peso" sul dato aggregato.
In effetti, alcuni studi rivelano che la politica monetaria dalla BCE risponde in larga misura
agli andamenti di Italia, Francia e Germania ("paesi grandi"), in linea con quanto abbiamo
detto fin ora, mentre:
• il secondo è quello dell'asimmetria dei meccanismi di trasmissione, che riguarda come la
politica monetaria si trasmette al sistema economico: ad esempio, un aumento del tasso
d'interesse da parte della BCE è uguale per tutti i paesi membri, ma l'effetto sulle singole
economie può essere diverso se le banche pesano più della borsa e viceversa.
Il punto è che ogni banca centrale, in relazione al meccanismo che adotta, deve disporre di
dati statistici, modelli econometrici e informazioni specifiche che consentano di controllare
il meccanismo di trasmissione e renderlo efficace.
In un'unione monetaria, quindi, la politica monetaria avrà un effetto diverso su ciascun
paese, e le diversità saranno maggiori quanto più sono diverse le strutture economiche degli
stessi.
(378 PAROLE)
La politica monetaria presenta il problema dei c d. "shock asimmetrici" per i paesi
di un 'unione monetaria.
Utilizzando il grafico IS-RT, spiegare:
a) perché un "paese piccolo” può non ricevere sufficiente stabilizzazione dalla
banca centrale unica se colpito da uno shock di domanda;
b) perché un "paese piccolo” può subire un effetto negativo in seguito alla reazione
della banca centrale unica ad uno shock di un "paese grande".
a) Un paese colpito da uno shock di domanda può essere stabilizzato dalla politica
monetaria comune, dipendentemente dalla sua dimensione.
Infatti, poiché i dati raccolti sono quelli aggregati, un paese piccolo avrà meno peso di uno
grande, e sarà quindi meno protetto dalla politica monetaria.
Alcuni studi rivelano che effettivamente la politica monetaria della BCE risponde in larga
misura agli andamenti di Italia, Francia e Germania.
Una spiegazione più rigorosa dei fatti appena descritti è data del grafico IS-RT:
la RT rappresenta come la banca centrale modifica il tasso d'interesse quando la domanda
aggregata si trova al di sopra o al di sotto del PIL potenziale (output gap).
L'inclinazione della RT, in particolare, indica quanto la banca centrale è reattiva agli output
gap e dal momento che ciascun paese membro della UEM conta per una frazione della
domanda e del PIL totali, anche i suoi Output gap conteranno solo per una frazione.
Il grafico disegnato mostra questa situazione per un "paese piccolo" (es: Cipro).
La RT della BCE, rapportata ad un paese membro piccolo è meno inclinata (meno reattiva)
di quanto avrebbe potuto essere quella della sua banca centrale (linea tratteggiata); e
quanto più piccolo è il paese, tanto più sarà orizzontale la RT della BCE.
Per Cipro, quindi, la RT della BCE è praticamente orizzontale, cioè insensibile alla
domanda aggregata nazionale.
Questo significa che una caduta della IS a Cipro non viene percepita dalla BCE, la quale
non modifica il tasso d'interesse comunitario e di conseguenza Cipro deve assorbire per
intero il Suo shock asimmetrico.
In generale, quindi, i paesi di un'unione monetaria vengono stabilizzati dalla banca centrale
meno di quanto avrebbero fatto le loro banche centrali nazionali.
b) Se (ad esempio) Cipro si trova in equilibrio, mentre la Germania subisce uno shock
positivo, la BCE registra lo shock avvenuto in Germania e si ha come conseguenza un
aumento del tasso d' interesse comunitario.
L'aumento del tasso d'interesse, a sua volta, provoca una riduzione della domanda
aggregata, ed ha quindi un effetto destabilizzante a Cipro.
In complesso, quindi, gli shock asimmetrici presentano un rischio per i paesi piccoli di
insufficiente stabilizzazione (se sono colpiti) o di destabilizzazione (se sono colpiti altri), ma
anche di stabilizzazione incompleta per i paesi grandi.
(381 PAROLE)
Spiegare i principi base della politica monetaria della BCE ed in particolare:
a) se la Banca Centrale Europea adotta normalmente il controllo del tasso
d'interesse o della quantità di moneta;
b) illustrare il meccanismo del corridoio dei tassi;
c) per quale ragione il principale tasso intercambiario (Euribor) segue molto da
vicino il tasso ufficiale di rifinanziamento fissato dalla BCE?
La BCE ha come obiettivo prioritario la stabilità dei prezzi e il suo disegno istituzionale è
fondato su tre principi:
indipendenza (per quanto attiene ai meccanismi di nomina e govemance), autonomia
(nell'attuazione di obiettivi e compiti), responsabilità (rendiconto davanti agli organi
costituzionali).
-L'obiettivo della stabilità dei prezzi è perseguito dalla BCE attraverso lo strumento del
controllo del tasso d' interesse, che avviene principalmente attraverso compravendite di
titoli del e con il settore bancario.
b) Il problema di fondo della politica monetaria è mettere in grado la banca centrale di
raggiungere nella maniera più precisa possibile i tassi d' interesse di mercato che
influenzano direttamente la domanda aggregata, ovvero i tassi sui crediti e quelli finanziari.
Siccome il meccanismo di trasmissione tra base monetaria e offerta di moneta è labile a
causa della componente degli impieghi bancari, il sistema operativo della BCE punta a
questo obiettivo partendo dal Tasso Ufficiale di Riferimento (TUR), che funge da base per
la determinazione di tutta la struttura dei tassi, lasciando sullo sfondo ciò che ne consegue
in termini di impieghi bancari e offerta di moneta.
Il metodo di controllo del tasso d'interesse da parte della BCE è anche noto come metodo
del corridoio dei tassi.
Il "pavimento" del corridoio è il tasso sui depositi che la BCE pratica alle banche sui loro
fondi a riserva, mentre il "soffitto" è il tasso massimo che la BCE pratica alle banche che
richiedono un prestito.
Di norma, il "corridoio" è di due punti percentuali.
Il tasso centrale (tra "pavimento" e "soffitto") è il TUR a cui le banche possono ottenere
prestiti ordinari dalla BCE.
Le variazioni di questi tre tassi sono determinate direttamente dalla BCE mediante pubblici
annunci.
Il dato interessante è che l'andamento del tasso di mercato interbancario più significativo,
cioè a 3 mesi, è sempre rimasto (eccezione solo nel 2009) all'interno del corridoio e molto
vicino al TUR.
Dal momento che l'Euribor è la base di determinazione dei tassi d'interesse sui crediti
bancari in tutta Europa, il cosiddetto corridoio dei tassi indica che il sistema operativo
congegnato dalla BCE ha funzionato piuttosto bene, almeno lungo il segmento
bancario della struttura dei tassi.
c) L'Euribor oscilla intomo al TUR perché, in tempi normali, opera il meccanismo
dell'arbitraggio, per cui le banche cercano di finanziarsi al tasso minore.
(394 PAROLE)
Il Modello IS-BP rappresenta l'equilibrio economico interno-esterno di un paese
(punto A). Spiegare:
a) cosa rappresenta la IS;
b) cosa rappresenta la BP;
c) come si dispone sul grafico un paese che, nella bilancia dei pagamenti, registra
un disavanzo commerciale compensato da entrate di capitali dall'estero;
d) si tratta di un punto di equilibrio di lungo periodo ?
a) Oltre a conto corrente e conto finanziario, la bilancia dei pagamenti ha un altro saldo
importante che si ottiene al netto delle transazioni ufficiali.
Abbiamo quindi che BP = CC + CF -TU ovvero, BP = CC + MC
Rispetto a questo saldo, si dice che la BdP è in avanzo se BP > 0 e in disavanzo se BP < 0.
Questo saldo è importante per due ragioni:
-in primo luogo, il BP "isola" i conti con l'estero dell'economia nazionale da quelli della
banca centrale;
-in secondo luogo, esiste una relazione ben precisa tra saldo della BdP, transazioni ufficiali e
riserve ufficiali.
In effetti, il saldo della BdP è pari a quello delle transazioni ufficiali con segno invertito.
Questo accade perché per costruzione, CC + CF = O scomponendo il CF abbiamo che CF
= MC +TU e quindi CC + MC +TU= 0
che si può riscrivere come BP – TU, un avanzo della BdP comporta uscite ufficiali nette.
b) L'Italia presenta quindi un disavanzo della BdP pari a 0,9.
Secondo la relazione che abbiamo individuato nella risposta a), un disavanzo della Bdp
comporta incassi ufficiali netti.
Lo schema della BdP ci dice che i pagamenti ufficiali sono il risultato di acquisti di riserve
ufficiali della banca centrale, e viceversa gli incassi ufficiali sono il risultato di vendite di
riserve.
Quindi, il saldo delle transazioni ufficiali comporta una variazione dello stock di riserve
ufficiali di uguale valore e segno opposto TU = - deltaRU
Data questa relazione, possiamo quindi scrivere anche che BP = deltaRU, che significa che
il saldo della bilancia dei pagamenti comporta una variazione delle riserve ufficiali dello
stesso valore.
Quindi, nel 2014 la Zona Euro ha perso, tramite l' Italia, riserve ufficiali per un importo
pari a 0,9.
c) Il conto finanziario ci dà informazioni su entrate/uscite di capitali e quindi
sull'andamento di attività/passività.
Il CF dell'Italia è negativo, quindi nel 2014 l'Italia ha dato a prestito al resto del mondo.
d) La relazione tra posizione finanziaria estera e bilancia dei pagamenti è la seguente: il
saldo finanziario della bilancia dei pagamenti implica una variazione della posizione
finanziaria netta nazionale dello stesso ammontare e di segno opposto CF = -deltaPFE.
Sostituendo i dati italiani, otteniamo una variazione della PFE pari a +34,3.
Quindi la PFE dell'Italia nel 2014 è migliorata rispetto all’anno precedente, registrando un
valore di -414,1 mld di euro.
(377 PAROLE)
a) spiegare quali sono le principiali determinanti del canale commerciale della
bilancia dei pagamenti;
b) rappresentare il canale commerciale nel grafico del mercato valutario e
identificare il tasso di cambio di equilibrio;
Utilizzando quanto detto nel punto a), dimostrare quindi che:
- con cambio flessibile, se l'inflazione interna diventa più alta di quella estera ci sarà
svalutazione;
- con cambio fisso, un disavanzo commerciale provoca una perdita di riserve
ufficiali.
a) Dalla teoria standard, ricaviamo quindi che le principali determinanti del canale
commerciale sono due:
• il prezzo relativo dei beni
• il reddito reale dei consumatori;
La differenza rispetto alla teoria standard sta nel prezzo relativo dei beni, che in questo caso
comprende anche il tasso di cambio nominale et.
Infatti, i prezzi dei due beni sono espressi in valute diverse (pt è il prezzo in valuta
nazionale, pEt quello in valuta estera) e per poterli confrontare occorre prima di tutto
applicare il tasso di cambio e.
Notiamo poi che il prezzo relativo dei beni è un valore nominale diviso per il premo
nazionale pt.
Per questa ragione, in questo particolare caso (in cui beni sostituiti sono uno nazionale e
uno estero) il prezzo relativo viene chiamato tasso di cambio reale, indicato con .
Applicando queste considerazioni, otteniamo che:
- i fattori principali che determinano la domanda di importazioni sono il tasso di cambio
reale e la domanda aggregata nazionale;
- i fattori principali che determinano la domanda di esportazioni sono il tasso di cambio
reale e la domanda aggregata estera;
b) Il tasso di cambio di equilibrio commerciale (ert•) deve uguagliare esportazioni e
importazioni.
Questo equivale a mantenere il saldo commerciale in pareggio e quindi, ert• deve essere tale
per cui:
In particolare, le variabili che fanno aumentare la domanda di valuta estera (IM) fanno
aumentare anche il tasso di cambio, mentre le variabili che fanno aumentare l'offerta di
valuta estera (EX) fanno diminuire il tasso di cambio.
A questo punto, vediamo che:
- Se l'inflazione interna diventa più alta di quella estera, il prezzo relativo dei beni esteri
diventa più vantaggioso.
Aumenta quindi la domanda di importazioni (graficamente, D(IM) si sposta verso destra).
Con cambio flessibile, e a parità di altre condizioni, per ristabilire l'equilibrio commerciale
effettivamente occorre una svalutazione reale (er aumenta fino al punto B)
- un disavanzo commerciale (SC < 0) equivale ad un eccesso di domanda di valuta estera.
Per ristabilire l'equilibrio commerciale, in regime di cambio fisso la banca centrale ha solo
un modo per aumentare l'offerta di valuta estera:
deve immettere valuta estera nel mercato attingendo dalle proprie riserve ufficiali.
Quindi, in regime di cambio fisso l'eccesso di domanda di valuta estera comporta
effettivamente una perdita di riserve ufficiali.
(395 PAROLE)
In base alla contabilità nazionale dell'economia aperta spiegare:
a) le voci che determinano il conto corrente della bilancia dei pagamenti;
b) la relazione tra saldo commerciale, PIL e domanda aggregata nazionale;
c) la relazione tra conto corrente, reddito nazionale lordo e domanda aggregata.
La bilancia dei pagamenti è un documento contabile che registra tutte le transazioni dei
residenti di un paese che danno luogo a pagamenti o incassi con soggetti non residenti.
Le voci della BdP sono suddivise in due parti:
il conto corrente (CC) e il conto finanziario (CF).
Il primo registra, e dà il saldo, delle transazioni di beni, servizi e redditi mentre, il secondo
registra e dà il saldo, di quelle di origine finanziaria.
a) Come abbiamo detto, il conto corrente della bilancia dei pagamenti registra pagamenti e
incassi riferiti al commercio internazionale di beni e servizi, ai redditi e ai trasferimenti.
Di fatto, il CC è il saldo economico dell'intero paese verso il resto del mondo.
Le voci che determinano il conto corrente della BdP sono:
l. il saldo commerciale SC = EX - IM che riflette l'andamento del commercio internazionale
del paese per quanto attiene alla produzione e allo scambio di merci e servizi.
Indica quindi la capacità dell'economia nazionale di offrire merci e servizi sui mercati esteri
(EX) a fronte del fabbisogno di merci e servizi richiesti dai residenti (IM);
2. il saldo dei redditi e trasferimenti riflette fondamentalmente tre aspetti delle relazioni del
paese: la mobilità del fattore lavoro, la mobilità del fattore capitale e il ruolo internazionale
del governo.
b) Il saldo commerciale mette in luce il ruolo del settore estero di complementarità tra
creazione e impiego di risorse reali di un paese.
In questo senso, il conto corrente è collegato ai conti economici nazionali.
Ricaviamo quindi la relazione tra SC, PIL e domanda aggregata nazionale:
In Particolare:
- un avanzo commerciale SC > O indica che l'economia nazionale produce più risorse di
quante ne assorbono i residenti.
La domanda aggregata è inferiore al PIL e l'eccedenza viene assorbita dall'estero.
- un disavanzo commerciale SC < 0 indica che la domanda aggregata nazionale supera il
PIL.
Quindi il settore estero integra con risorse importate l'eccedenza di domanda aggregata
nazionale rispetto alla produzione.
c) Il settore estero partecipa alla formazione del reddito nazionale lordo attraverso i redditi
netti esteri. La relazione rilevante è
Pertanto, se guardiamo il saldo corrente della bilancia dei pagamenti otteniamo
un'indicazione dello sbilancio tra spesa nazionale e RNL.
Da questo punto di vista, una nazione appare come una "famiglia" che può spendere più
del suo reddito (CC < 0) o meno del suo reddito (CC > O).
(392 PAROLE)
Elenca le prescrizioni di politica economica fornite dalle diverse teorie,
evidenziandone le basi teoriche.
Nel mondo della NMC, qualsiasi intervento di politica economica da parte dello Stato è
inutile, se non addirittura dannoso.
Il messaggio chiave della NMC è quindi che governo e banca centrale devono astenersi
dall'interferire con il funzionamento dei mercati nel corso delle fluttuazioni
macroeconomiche.
Questo messaggio si traduce nelle seguenti prescrizioni per il governo e per la banca
centrale:
- dal punto di vista della politica fiscale, la NMC sostiene la neutralità della politica fiscale
ed il motivo è che il PIL di equilibrio del sistema, e quindi il livello dei redditi, è
determinato unicamente dalla dotazione dei fattori e dalla tecnologia.
Il settore pubblico può solo alterare la composizione della produzione (più beni pubblici e
meno privati, e viceversa), ma non il livello complessivo.
Ne consegue che i governi non hanno strumenti per influenzare la spesa (ad es. con
disavanzi), e la prescrizione della NMC è quindi che il governo mantenga il pareggio di
bilancio.
L’altra prescrizione è di minimizzare la spesa pubblica compatibilmente con l'efficienza dei
mercati.
- Dal punto di vista della politica monetaria, secondo la NMC essa risulta neutrale sulle
variabili reali (produzione e occupazione), ma ha invece effetti diretti sull'IGP.
L'unico obiettivo della politica monetaria deve essere quindi la stabilità dei prezzi, attuata
seguendo regole di comportamento stabili e prevedibili.
La MK mette in luce l'instabilità dell'equilibrio macroeconomico di piena occupazione e il
venire meno di spontanee al riequilibrio e, per quanto riguarda la politica monetaria, Keynes
sostiene che si possa sostenere la domanda aggregata attraverso il controllo dell'offerta di
moneta (modello IS-LM).
La manovra prescritta è un aumento dell'offerta di moneta, finalizzata a ridurre il tasso
d'interesse e aumentare la domanda aggregata fino al PIL di piena occupazione.
Il risultato è opposto a quello della NMC: la politica fiscale non è neutrale, ma al contrario
variazioni del bilancio pubblico (al pari di quelle della spesa privata) hanno un effetto
diretto sulla determinazione del PIL.
Disavanzi pubblici possono essere necessari ed efficaci quando la domanda privata è
insufficiente rispetto al PIL di piena occupazione.
In caso di recessioni di particolare gravità e persistenza, magari vicino alla trappola della
liquidità, la prescrizione della MK è abbinare politica fiscale espansiva e politica monetaria
di "accompagnamento".
Tuttavia, i neo-keynesiani prediligono la politica monetaria come strumento di
stabilizzazione, raccomandando ai governi di non discostarsi ampiamente e a lungo dal
bilancio in pareggio.
(406 PAROLE)
Inflazione: variabile pro ciclica o aciclica? Cosa dicono le teorie macroeconomiche,
e cosa osserviamo nei dati?
I dati dei paesi industrializzati dicono che l'andamento dell'inflazione rispetto al PIL non è
sistematico, ma presenta fasi diverse: abbiamo fasi in cui l'inflazione è anticiclica, fasi in cui
è pro ciclica e fasi in cui è aciclica.
Inoltre, il coefficiente di correlazione tra inflazione e PIL è positivo (0,33 per l'Italia) e
questo dovrebbe indicare che l'inflazione è pro ciclica.
Tuttavia, il valore basso indica che la correlazione è statisticamente poco significativa:
l'inflazione potrebbe quindi in realtà essere aciclica (quest'ultima informazione è supportata
da un R2 basso = 0.14).
La Nuova Macroeconomia Classica individua gli shock monetari come causa dell'inflazione.
In particolare, si ha inflazione se l'offerta di moneta aumenta eccessivamente rispetto alle
altre due componenti (velocità di circolazione della moneta e PIL) dell'equilibrio monetario.
Sono importanti due punti chiave:
- Neutralità monetaria (teoria quantitativa della moneta) e variazioni dell'offerta di moneta
(esogena) che influiscono solo sull'indice Generale dei Prezzi e non sul livello della
produzione (PIL).
I punti fondamentali della teoria sono supportati da una robusta evidenza empirica su
orizzonti temporali medio-lunghi: i paesi con maggior tasso di crescita medio della moneta
mostrano un tasso d'inflazione più elevato in maniera pressoché proporzionale; e nel lungo
periodo la crescita della quantità di moneta in circolazione sembra effettivamente non avere
alcuna relazione significativa con il tasso di crescita del PIL reale.
Nella Macroeconomia Keynesiana, la relazione tra inflazione e ciclo economico viene
affrontata in modo sostanzialmente empirico, sulla base di due relazioni statistiche: la Legge
di Okun e la Curva di Phillips.
Il risultato teorizzato è che esistono un tasso di disoccupazione non inflazionistico
(NAIRU) ed un corrispondente PIL non inflazionistico (NAIRO) per cui il tasso
d'inflazione rimane basso e stabile; se si prova a spingere per un PIL maggiore del NAIRO
(e quindi per un tasso di disoccupazione minore del NAIRU) occorre accettare
un’inflazione più alta.
Viceversa, per ridurre un'inflazione troppo elevata occorre accettare una riduzione del PIL
ed in altre parole, esiste un trade-off inflazione-prodotto, che equivale a dire che l'inflazione
è pro ciclica.
Di conseguenza, esiste anche un trade-off inflazione-disoccupazione: il costo di ridurre
l’inflazione consiste nell'accettare un tasso di disoccupazione più alto.
L'assetto della Nuova Macroeconomia Keynesiana consente di correggere i problemi della
MK, affermando che nel breve periodo, shock di domanda aggregata hanno effetti sia sul
tasso d' inflazione che sul PIL variando l'inflazione in modo pro ciclico, mentre, shock
inflazionistici inattesi sono la causa delle fasi in cui l'inflazione anticiclica.
(393 PAROLE)
I neo-keynesiani sono in disaccordo con i neo-classici sui seguenti punti.
Riassumere le rispettive posizioni:
a) le fluttuazioni del sono sufficientemente spiegate da shock tecnologici di Offerta
aggregata?
b) nel corso del ciclo economico il mercato del lavoro è sempre in equilibrio
(assenza di disoccupazione involontaria) ?
e) le variabili monetarie (offerta di moneta, t. d'interesse monetario) hanno effetti
reali di ampiezza e durata significativa?
a) All'interno della teoria della NMC si ritiene che le fluttuazioni del PIL avvengano in un
contesto di mercati costantemente in equilibrio.
Le variazioni irregolari del livello del PIL sono dovute a variazioni dei fattori produttivi
di natura reale (in particolare, da variazioni della produttività totale dei fattori, misurata via
fattore z). Quindi, complessivamente, le variazioni della PTF (shock tecnologici dell'offerta)
sono in grado di spiegare le variazioni del PIL e delle variabili che statisticamente risultano
pro cicliche (occupazione, redditi dei fattori, consumo).
La NMK è in disaccordo con questa idea, e afferma gli shock di domanda aggregata, e non
quelli tecnologici dell'offerta, sono una delle cause prevalenti delle fluttuazioni.
b) La NMC afferma che le avvengono in un contesto di mercati costantemente in equilibrio
e consegue che anche il mercato del lavoro deve essere costantemente in equilibrio, e in
questo senso il modello neo-classico non ammette possibilità di disoccupazione
involontaria.
Ammette, tuttavia, la possibilità della cosiddetta disoccupazione frizionale, definita come il
livello di disoccupazione che si genera nell' ambito, di un sistema di equilibrio economico
generale, qualora ci siano imperfezioni di mercato, variazioni di domanda e offerta, costi di
acquisizione delle informazioni, costi di mobilità, e così via.
Questo tipo di disoccupazione è sostanzialmente una "coda" che si forma all'entrata del
mercato del lavoro, per problemi di coordinamento tra flussi in entrata o flussi in uscita.
La NMK si discosta quindi da questa idea del mercato del lavoro, introducendo i fenomeni
di rigidità reali e nominali.
In particolare, le rigidità reali producono due possibili conseguenze:
-il raggiungimento di un equilibrio inefficiente oppure, il mancato raggiungimento di un
equilibrio di mercato ed in questo caso, nel mercato del lavoro l'offerta di lavoro sarà
maggiore della domanda e ci sarà quindi disoccupazione involontaria.
La disoccupazione dovuta a rigidità reali è anche detta strutturale, in quanto non esistono
forze spontanee di mercato in grado di modificare la situazione di disequilibrio.
c) La teoria quantitativa della moneta alla base della NMC sostiene l'ipotesi di neutralità
dell'offerta di moneta, per cui le variazioni delle variabili monetarie (offerta di moneta) non
hanno effetti reali, ma hanno invece effetti solo sul livello dell'IGP. La NMK sostiene
invece che le variabili monetarie hanno un impatto importante sulla domanda aggregata (via
T), e per queste vie hanno effetti reali (e non solo su prezzi e inflazione) in misura e durata
significative.
(406 PAROLE)
Riassumi le principali teorie macroeconomiche, evidenziando gli eventi storici che
hanno segnato un cambio di pensiero.
All'inizio del XX secolo il pensiero economico dominante era quello liberale classico con
alcuni punti essenziali acquisiti che poi si ritroveranno nella formulazione della moderna
NMC, tra cui, la neutralità della moneta sulla produzione e natura monetaria delle
fluttuazioni dei prezzi.
Questa visione fu messa in crisi dalla sua incapacità di spiegare e trovare soluzioni alla
Grande Depressione (1929) ed inizialmente, ci fu fiducia nel fatto che le forze spontanee
dei mercati avrebbero prodotto la ripresa dell'economia.
La Grande Depressione portò cosi alla ribalta della teoria alternativa di Keynes, che
proponeva di spiegare e capire perché l'economia di mercato può passare dal suo
andamento ciclico ad un'instabilità cumulativa che, anziché correggersi, si aggrava sempre di
più.
I punti chiave della teoria sono: causa e ruolo delle fluttuazioni della AD nel ciclo
economico ed effetti reali su produzione e occupazione con possibilità di prolungati stati di
sottoproduzione e disoccupazione che non tendono ad autocorreggersi, ma richiedono
interventi di politica economica.
Ad opera di giovani studiosi, queste idee diedero vita al Paradigna teorico della
Macroeconomia Keynesiana.
Dopo la IIGM ci fu un periodo di sviluppo socio-economico forte e stabile, che fu
associato ad una predominanza delle politiche macroeconomiche keynesiane.
Questa fase di crescita s'interruppe alla fine degli anni '60 con la Grande Inflazione,
accompagnata da una brusca battuta d'arresto della crescita, chiamata stagflazione.
In questo contesto, la lotta all' inflazione portò alla ribalta il Monetarismo.
Il loro punto di forza fu una teoria capace di fornire una spiegazione coerente dei fenomeni
in corso: la stagnazione produttiva e la disoccupazione non erano dovute a insufficienza di
domanda aggregata, ma a fattori dal lato dell'offerta e la stagflazione era la conseguenza di
questo errore nella lettura dei fatti macroeconomici.
I fenomeni di Globalizzazione e disinflazione anni 80’ mostrarono i limiti di un approccio
neoliberista integrale e si passò cosi alla Nuova Macroeconomia Keynesiana, che sull'assetto
del metodo neoclassico introduce imperfezioni di mercato in grado di spiegare diversi
fenomeni.
I punti fondamentali nella NMK sono: ruolo preponderante della AD nel determinare i cicli
economici in termini reali, dipendenza della disoccupazione dalle fasi del ciclo, capacità e
necessità da parte della politica monetaria di regolare tanto la dinamica dei premi quanto
quella dell'attività economica.
Il periodo dei successivi anni '90 è chiamato anche Grande Moderazione sino ad arrivare
alla grave crisi finanziaria internazionale (la Grande Recessione) che ha provocato una
caduta del PIL ampia e persistente ed un recupero lento e incompleto.
(384 PAROLE)
Esporre la teoria della domanda di moneta come riserva di valore, in particolare
a) perché, sotto tale profilo, la moneta viene considerata in alternativa ai titoli
finanziari;
b) quale è il costo e quale il beneficio della moneta rispetto ai titoli;
c) individuare la quantità Ottimale di moneta di riserva mediante il grafico che
mette in relazione costo e beneficio marginale della moneta.
a) Con il termine "riserva di valore" si intende dire che la moneta è uno strumento per
trasferire nel tempo potere d'acquisto.
L'osservazione di Keynes è che, in effetti, la moneta non viene impiegata immediatamente
per acquisti e pagamenti correnti, ma viene trattenuta in vista di acquisti e pagamenti futuri.
É chiaro che, sotto questo punto di vista, la moneta entra in concorrenza con gli altri
strumenti finanziari (i titoli finanziari), perché diventa un'alternativa con cui le famiglie
possono impiegare i loro risparmi.
b) A questo punto ci si potrebbe chiedere perché usare la moneta come riserva di valore
anziché impiegare i titoli.
La risposta di Keynes è che, in realtà, anche i titoli finanziari presentano dei costi.
Questi costi sono legati al fatto che essi non sono uno strumento di pagamento efficiente,
in quanto non si possono usare direttamente per pagare le proprie spese, ma devono prima
essere trasformati in moneta.
La liquidazione dei titoli presenta dei costi di transazione, che pongono quindi titoli e
moneta sullo stesso piano.
I costi di transazione gravanti sul possesso dei titoli sono essenzialmente di due tipi: costi
certi di compravendita, legati a tempo e costi delle operazioni tecniche, intermediazioni etc.;
costi incerti di realizzo, legati alla possibilità che al momento della vendita del titolo ci sia
una perdita sul valore del capitale e/o interessi.
Rispetto a questi, la moneta ha un costo-opportunità (ovvero la rinuncia al tasso d'interesse
per ogni euro trattenuto in moneta), ma ha anche un beneficio (in quanto la
moneta può essere prontamente impiegata senza costi pagare beni e servizi, mentre i titoli
devono prima essere liquidati sopportando vari costi di transazione, tra cui l'eventualità di
una perdita di capitali o interessi).
c) Il grafico che mette in relazione costo e beneficio marginale della moneta permette di
individuare la quantità ottimale di moneta L.
Dal grafico ricaviamo due informazioni:
- il beneficio marginale della moneta è decrescente rispetto alla quantità;
- la quantità ottimale di moneta dipende anche dal tasso d'interesse sui titoli.
In particolare, la domanda di moneta è in relazione inversa con il tasso d'interesse.
Questo accade per via della funzione di riserva di valore: se aumenta i, il costo opportunità
della moneta di riserva aumenta e ci sarà incentivo a tenere meno moneta e più titoli
(viceversa se i diminuisce).
(402 PAROLE)
a) spiegare perché, partendo da una funzione di produzione neoclassica, la funzione
di domanda di lavoro risulta decrescente rispetto al salario reale;
b) spiegare perché, in presenza di un aumento della produttività dei fattori, per le
imprese è possibile aumentare la domanda di lavoro e/o il salario reale (usare il
grafico del mercato del lavoro neoclassico);
c) l’andamento della produttività può spiegare il fatto che l'Italia, rispetto agli altri
paesi europei, ha un minor aumento dei salari e un maggior aumento del costo del
lavoro per unirà di prodotto?
a) Per quanto riguarda il PIL, nel periodo considerato esso è cresciuto mediamente dell'
1,9% ogni anno.
Il valore 2,34 indica che il PIL italiano ha una volatilità piuttosto alta, ovvero una crescita
instabile. Consumo ed investimento sono le due componenti principali del PIL, ed è quindi
interessante considerare i dati riferiti a queste due variabili confrontandoli proprio con
quelli del PIL. Nel periodo considerato il consumo è cresciuto mediamente dell' 1,9%
(come il PIL), mentre l'investimento è cresciuto di meno (O,7%).
Rispetto al PIL, il consumo è meno volatile (2,21), mentre l'investimento più volatile (4,49).
La volatilità del PIL è quindi compresa tra quelle di consumo e investimento, e questo è
coerente con ciò che abbiamo detto: essendo consumo e investimento le componenti
principali del PIL, le variazioni del PIL sono una composizione di quelle di consumo ed
investimento. Infine, i coefficienti di correlazione con il PIL sono entrambi positivi e
relativamente alti: questo significa che le due variabili sono correlate positivamente con il
PIL e sono variabili pro cicliche (all'aumentare del PIL, consumo e investimento
aumentano). L'inflazione ha avuto un tasso medio del 6,9% con una volatilità del 5,9% che
è relativamente bassa.Il coefficiente di correlazione con il PIL ha un valore positivo, ma
piuttosto basso: la correlazione con il PIL è quindi poco significativa statisticamente.
La disoccupazione si è mantenuta intorno ad un valore dell’8,2%.La deviazione standard
pari a 2,01 indica una volatilità bassa, che significa che le fluttuazioni intorno al valore
medio sono state di entità relativamente piccola. Il coefficiente di correlazione (-0,22) indica
una correlazione negativa con il PIL, che è però poco statisticamente significativa (il valore
infatti è molto basso, come nel caso dell'inflazione).
b) I fatti stilizzati del ciclo economico dei paesi industrializzati sono i seguenti:
- il PIL reale continua a crescere nel tempo, ma cresce in maniera irregolare (crescita
fluttuante), con fluttuazioni di breve e lungo periodo.
I dati italiani sono coerenti: nel periodo considerato ed il PIL italiano è cresciuto in modo
Irregolare. L'indice dei prezzi è cresciuto in maniera irregolare, sia in maniera pro ciclica che
anticiclica e la disoccupazione ha una componente autonoma di trend e una componente
(anti)ciclica e preferenze dei lavoratori);
-se il mercato del lavoro fosse completamente competitivo, i contratti di lavoro sarebbero
un salario monetario che incorpora il salario reale di piena occupazione e con indicizzazione
completa rispetto al prezzo del prodotto; di conseguenza, il mercato del lavoro, in
equilibrio, risulterebbe anche isolato dalle fluttuazioni di domanda aggregata e prezzo del
prodotto.
-se fattori come errori di previsione del prezzo e durata dei contratti impediscono la piena
indicizzazione del salario monetario, si può manifestare disoccupazione ciclica, cioè dovuta
a fluttuazioni della domanda aggregata e del prezzo del prodotto che, a parità di salario
monetario contrattuale, alterano il costo del lavoro reale pagato dalle imprese e quindi il
livello di occupazione ottimale.
Tuttavia, si tratta di fenomeni di breve periodo e tendenzialmente autocorrettivi, nel
momento in cui il contratto di lavoro viene rivisto in base al costo della vita.
-Quando la disoccupazione si manifesta in modo persistente nel lungo periodo ed è
sostanzialmente insensibile alle variazioni del PIL, significa che la sua causa risiede in
distorsioni del mercato del lavoro, come ad esempio la determinazione di contratti che
incorporano un salario reale maggiore di quello di piena occupazione.
-In tal caso, l’economia tenderà a fluttuare intorno ad un certo tasso di disoccupazione
strutturale (tasso naturale di disoccupazione), e non intorno alla piena occupazione.
La politica monetaria, influenzando la domanda aggregata, può contribuire a smorzare
queste fluttuazioni, ma non può ridurre stabilmente la disoccupazione strutturale; infatti un
aumento della domanda aggregata può far diminuire la disoccupazione nella misura in cui fa
aumentare il prezzo a cui le imprese possono vendere il prodotto, mentre rimane invariato
il salario monetario.
Ma, come abbiamo già detto, questo può essere solo un fenomeno transitorio per il tempo
necessario a rivedere il contratto di lavoro.
SONO I PRINCIPI BASE DELLA TEORIA ECONOMICA NEO KEYNESIANA.
(301 PAROLE)
Spiegare gli effetti sul consumo delle variazioni del vincolo di bilancio
Intertemporale.
Uno dei punti fondamentali della teoria neo classica è il principio di autoregolazione dei
mercati, secondo cui il meccanismo dei prezzi conduce ed assorbe i cambiamenti della
domanda e dell’offerta.
Secondo questa teoria, le fluttuazioni del PIL sono prevalentemente il risultato di
aggiustamenti ottimali della produzione, dell’occupazione e del consumo a variazioni della
produttività totale dei fattori (>tecnologia).
Questa rappresentazione incontra due problemi:
-cambiamenti della produttività dei fattori (invenzioni tecnologiche, organizzative etc.)
Sono fenomeno non sufficientemente frequenti e ampi da spiegare la frequenza osservata
delle fluttuazioni;
-il PIL effettivo ha una variabilità maggiore del PIL potenziale.
RBC più nel dettaglio:
un sistema economico perfettamente efficiente ogni anno produce il suo PIL ottimale (o
potenziale).
Quando una banca centrale acquista titoli sul mercato stiamo parlando del famoso
quantitative easing, conosciuto in italiano come "allentamento monetario".
Con una politica di quantitative easing si ottengono due effetti:
1) immettere nuova moneta in un sistema economico;
2) abbassare i tassi di interesse sulla parte lunga della curva dei rendimenti.
Il secondo punto si può comprendere meglio se si considera che, generalmente, una banca
centrale ricorre al quantitative easing quando:
1) l'economia è depressa;
2) quando sono state già usate le armi convenzionali per provare a sostenerla, ovvero
quando la banca centrale ha già praticamente abbassato il più possibile il tasso di interesse
di riferimento (quello che le banche commerciali pagano per ricevere in prestito dei capitali
dietro collaterali accettati dalla stessa banca centrale).
Quindi, in teoria, quando viene effettuato un quantitative easing è simmetrico pensare che il
quadro di fondo non sia favorevole e che l'economia sia caduta in una trappola della
liquidità (non è più sufficiente agire sui tassi di interesse a breve per stimolare la domanda).
L'obiettivo finale di una manovra di "qe" è rilanciare l'economia, ovvero far affiorare soldi
all'economia reale e stimolare la domanda (investimenti di imprese e consumi delle famiglie)
depressa dalla crisi e non più stimolata dal circuito bancario per via della contrazione del
credito (alle banche commerciali non conviene prestare quando l'economia è fragile perché
aumentano i tassi di insolvenza e la rischiosità dell'operazione).
Con riferimento al ruolo della politica fiscale dell’Unione Monetaria secondo Maastricht
quanto più una Banca Centrale opera di concerto col governo, avendo obiettivi estesi anche
all’occupazione ed alla crescita, tanto peggiori saranno i risultati in termini di inflazione.
Questi risultati sembravano in linea con la teoria secondo cui il tentativo di utilizzare la
politica monetaria per realizzare aumenti permanenti del PIL e dell’occupazione al di sopra
del potenziale ha, nel lungo periodo, solo effetti inflattivi.
Inoltre, questo uso errato della politica monetaria veniva attribuito non tanto ad
incompetenza tecnica, quanto ad una insufficiente indipendenza istituzionale della banca
centrale dal Governo.
(359 PAROLE)
Il grafico è una simulazione della risposta dell'economia USA ad una manovra
restrittiva di politica monetaria che provoca una riduzione della domanda
aggregata.
Spiegare per quali aspetti e per quali motivi questo scenario macroeconomico è
diverso da quello che si avrebbe secondo la teoria neo-classica.
La banca centrale (BC) ha il compito istituzionale di regolare l'offerta di moneta nel sistema
economico tramite due modalità di manovra monetaria:
-Fissazione delle quantità;
-Fissazione del tasso di interesse.
Dal punto di vista dell'equilibrio le due tecniche sono equivalenti, la scelta di un sistema
piuttosto che l'altro dipende da fattori che fanno riferimento al disegno istituzionale della
BC (obbiettivi, caratteristiche del sistema monetario e dell'economia in generale).
Una manovra restrittiva di politica monetaria della BC è volta a ridurre la domanda
aggregata: riducendo l'offerta di monta, il tasso di interesse si alza e gli investimenti
decrescono. In questo modo la domanda aggregata si riduce ed il PIL diminuisce.
Man mano che la domanda si ristabilizza al livello iniziale, il tasso di interesse scende e la
domanda aggregata riprende a crescere (come illustrato nel grafico). Esso evidenzia che
inizialmente la risposta di PIL e prezzi appare l'opposto di quanto predetto dalla teoria
quantitativa: vale a dire che il PIL (> la domanda aggregata) diminuisce significativamente
rispetto al trend per i primi 20 mesi, mentre il deflatore del PIL non diminuisce prima di 16
mesi. L 'andamento di queste variabili tende a conformarsi con la teoria quantitativa solo
successivamente, quando il PIL tende a tomare al livello iniziale mentre il deflatore
comincia a diminuire. Nella teoria neo-classica, invece, dal momento che l'offerta di moneta
è neutrale sulle variabili reali (produzione ed occupazione), l'unico obiettivo della politica
monetaria deve essere la stabilità dei prezzi. Di conseguenza, l'offerta di moneta deve
semplicemente variare in proporzione a variazioni del PIL potenziale, al netto di variazioni
della velocità di moneta . Nel sistema macroeconomico della NMC si
realizzano tutte le condizioni di efficienza economica (piena occupazione dei fattori
produttivi): le fluttuazioni del PIL sono fenomeni di equilibrio ed in quanto ottimali non
sono migliorabili da parte di un intervento esterno. Da qui deriva la neutralità della politica
monetaria della teoria neo classica. Al contrario, la tesi fondamentale della MK afferma che
shock macroeconomici (sia reali che monetari) possono determinare stati permanenti di
sottoproduzione e disoccupazioni che non tendono ad auto correggersi e che per questo
richiedono interventi delle autorità di politica monetaria e fiscale.
(283 PAROLE)
Con riferimento al grafico sottostante, rispondere alle seguenti domande:
a) Cosa si intende per Legge di OKUN;
b) cosa affermiamo dai dati del grafico;
c) cosa indica la pendenza della retta di interpolazione.
a) Nella MK il problema della relazione tra inflazione e ciclo economico venne affrontato in
maniera sostanzialmente empirica, ossia integrando il modello IS-LM con una relazione tra
inflazione e andamento dell'attività economica detta curva di Phillips.
Nel 1958 A. W. Phillips pubblicò uno studio sull'economia britannica che evidenziava una
relazione inversa tra tasso di aumento dei salari monetari e il tasso di disoccupazione U al
di sopra di una certa soglia U*.
Matematicamente si esprime la relazione come:
Il grafico illustra le variazioni del PIL e dei prezzi per anno in Italia nel periodo 1970-2006.
Rispetto all’andamento delle due variabili e la loro correlazione, si osservano diversi periodi:
-Negli anni 70’ si registrano incrementi del PIL associati ad aumenti dei prezzi, che si
attestano tra il 15 ed il 20% annuo;
-Nel periodo successivo (1980-1990) si manifesta chiaramente una correlazione diversa tra
crescita del PIL e crescita dei prezzi: a crescenti aumenti del PIL, si associa un tasso di
inflazione sempre più basso.
-Dal 1990 al 2006 si osserva una fase aciclica.
Questi fenomeni sono comuni alla gran parte dei paesi industrializzati, per i quali non si
riscontra una correlazione univoca tra variazioni del PIL e variazioni dei prezzi.
La spiegazione più accreditata è che il segno della correlazione dipende dal tipo di shock
macroeconomico a cui è sottoposta l’economia.
Tipicamente:
-shock di domanda tendono a produrre una correlazione positiva tra PIL e prezzi (caso
Italia primi anni 70’);
-shock di offerta tendono a produrre una correlazione negativa (vedi aumento del prezzo
del petrolio nel 73’ e la sua rapida diminuzione nel 82’).
(187 PAROLE)
Il grafico riproduce il tracciato dinamico di PIL, inflazione e tasso d'interesse
monetario dopo uno shock negativo della domanda aggregata del 1% secondo il
modello neo-keynesiano;
a) individuare sul grafico e spiegare l’effetto impatto dello shock;
b) spiegare le ragioni dell'andamento successivo delle variabili.
a) Al tempo t, si verifica uno shock negativo della domanda aggregata, che a sua volta
alimenta un gap d'inflazione.
La banca centrale, via RT, risponde diminuendo il tasso d'interesse monetario e di
conseguenza, si registra un gap positivo di PIL che serve a moderare la deflazione.
Quindi, al tempo t si verifica uno shock della domanda aggregata, che a sua volta alimenta
un gap d'inflazione.
La banca centrale osserva gli effetti sul PIL e inflazione e agisce sul tasso d'interesse i, in
base alla RT; si crea così anche un gap del tasso d'interesse da parte della banca centrale, il
quale si ripercuote a sua volta sul PIL, e così via.
b) Successivamente, in considerazione di un'inflazione calante e del gap negativo del PIL la
banca centrale aumenta il tasso d' interesse e, nuovamente, tutte le variabili convergono ai
loro valori iniziali.
In questo senso, il sistema AD-AS è strutturalmente stabile.
Quindi, grazie alle proprietà dinamiche del sistema, dopo uno shock iniziale, i gap
diminuiscono fino ad esaurirsi.
Effettivamente, le variabili raggiungono i rispettivi valori di equilibrio, il che corrisponde al
concetto di "equilibrio di lungo periodo"
(192 PAROLE)
a) Illustrare la determinazione della domanda aggregata con il modello IS-RT;
b) spiegare gli effetti di una caduta esogena della domanda aggregata.
Il Grafico illustra uno shock di offerta aggregata e di conseguenza, partiamo da uno shock
inflazionistico dell'1%.
Partono per primi i prezzi, la linea rossa gp, che è lo shock iniziale .
Abbiamo la reazione della BC che osserva un eccesso di inflazione, quindi, in base al
coefficiente che regola la reazione all'inflazione, alza il tasso di interesse.
La regola prescrive che il coefficiente è >1, dato 1% di troppa inflazione, il tasso di
interesse aumenta dell'1,5%.
Dopo , abbiamo una perdita di PIL e, man mano che il processo si sviluppa, la contrazione
della domanda aggregata e del PIL corregge l'eccesso di inflazione, essa comincia a
scendere; anche il tasso di interesse comincia a scendere (la BC guarda anche il PIL, è un
flexibol inflation targeting).
Progressivamente la correzione del tasso di interesse guidato dalla regola di Taylor conduce
ad un equilibrio di 0 gap, cioè siamo nel punto A.
Quando l'inflazione è anticiclica (PIL scende e inflazione sale) quando ci sono shock di
offerta nominale.
In questo senso, il sistema AD-AS è strutturalmente stabile.
I meccanismi di aggiustamento spontaneo dei mercati è meglio accompagnarli con politiche
di stabilizzazione che devono essere ampie e di veloce applicazione.
La velocità di stabilizzazione del sistema dipende dai parametri della RT usata dalla
banca centrale (ad esempio, una banca centrale più anti-inflazionistica ha un ip più alto al
momento dello shock aumenterebbe di più il tasso d'interesse accettando una diminuzione
maggiore della domanda aggregata per avere una stabilizzazione più rapida dell'inflazione).
(238 PAROLE)
Definire il concetto di tasso di cambio reale con riferimento alla teoria base delle
scelte di consumo.
In ciascun Paese i consumatori esprimono la loro domanda tra beni sostituti (prodotto
nazionale vs. estero) sotto il vincolo di bilancio.
Per ciascun consumatore nazionale il reddito R, il prezzo P e la quantità Q del prodotto
nazionale ed il reddito Re, il prezzo Pe in valuta estera e la quantità Qe del prodotto estero.
Prima di tutto esprimiamo le variabili in valuta nazionale, applicando al prezzo Pe il tasso di
cambio e.
Troviamo dunque il vincolo di Bilancio del consumatore nazionale:
Uno dei vantaggi di usare il sistema standard internazionale è che il mercato valutario
funziona come un mercato normale dove c’è un prezzo sull'asse delle y e abbiamo una
quotazione dell'euro per 1 dollaro (e).
Sull'asse-x abbiamo il volume degli scambi, volume e offerta di dollari.
La domanda e offerta di valuta estera segue la regola per cui la domanda è decrescente
rispetto al prezzo e l'offerta è crescente.
Se ogni giorno la BC annuncia il cambio giornaliero, fixing, abbiamo che il fixing è nel
punto A, dove c'è equilibrio tra domanda e offerta.
Se si determina un eccesso di domanda di dollari la curva di domanda si sposta a destra di
un segmento AC.
Qui è rilevante com'è il regime di cambio, fisso o variabile.
Se, come nella realtà, l'euro non è in cambio fisso col dollaro, la BCE non interviene e se
tutto funziona regolarmente, con un eccesso di domanda abbiamo che aumenta il prezzo,
quindi l'euro viene svalutato, cosicché viene ridotta la domanda e stimolata l'offerta,
arrivando a B con il cambio flessibile.
Con cambio fisso avremmo che la BCE dovrebbe garantire il cambio costante et, quindi
non si deve muovere per cui l'eccesso di domanda di dollari viene dalle riserve ufficiali,
quindi con un eccesso di domanda la BCE vende dollari, incassa euro e riduce le riserve
ufficiali e la bilancia dei pagamenti è negativa (BP).
(231 PAROLE)
Con riferimento ad un sistema con perfetta indicizzazione, spiegare perché le
fluttuazioni dell'inflazione non hanno effetti sull'occupazione.
Imprese e lavoratori regolano la propria domanda e offerta in funzione del salario reale
contrattuale wc, in quanto per le imprese esso rappresenta il costo dell’utilizzo del fattore
lavoro e per i lavoratori l’effettivo potere d’acquisto per compensare lo sforzo lavorativo.
I contratti di lavoro fissano un salario monetario w*t indicizzandolo al valore reale del
contratto, dato l’indice generale dei prezzi atteso per il periodo contrattuale
Tuttavia, il salario reale effettivo wt risulta dal rapporto tra wt ed il prezzo effettivo del
prodotto pt:
Quindi se c’è indicizzazione perfetta (Pet=Pt) il salario reale effettivo Wt coincide sempre
con quello contrattuale, così che l’occupazione non è influenzata da fluttuazioni
dell’inflazione.
Il mercato del lavoro neo-keynesiano risponde al fenomeno che nasce dalla rigidità
nominale, quindi un pezzo di fluttuazione della domanda di lavoro e occupazione che è
guidato dall'errore di previsione dell'inflazione (temporanei e transitori) e una determinata
dai fattori di distorsione del mercato che determinano un tasso di disoccupazione
strutturale.
Dato il tasso di disoccupazione strutturale se ci sono shock di domanda imprevisti che
modificano il tasso di inflazione la disoccupazione si muove sopra o sotto rispetto a , per
via della componente ciclica (che è transitoria), quindi nel medio lungo periodo il sistema
torna al tasso di disoccupazione strutturale (quanto ci mette dipende dal meccanismo di
indicizzazione: se è rapido torna rapidamente al punto di partenza del tasso di
disoccupazione strutturale).
(367 PAROLE)
Nella Macroeconomia keynesiana tradizionale si dice che la curva di offerta
aggregata è "orizzontale". Cosa significa? Quale l'ipotesi che dà luogo a questa
caratteristica?
Il risvolto macroeconomico keynesiano è differente rispetto alla NMC per quanto riguarda
l’offerta aggregata keynesiana.
Essa ha due componenti:
-la prima è data dal PIL potenziale con piena occupazione dei fattori, prendendo la
determinazione di ciò che l'economia sarebbe in grado in condizioni di perfetta efficienza e
utilizzando completamente lo stock di capitale e la FL disponibile;
-la seconda riflette l'ipotesi di prezzi e salari monetari rigidi, per cui fin quando le imprese si
comportano come l'impresa nel contesto microeconomico, tutte le volte che la domanda
aggregata non coincide con il PIL potenziale, cioè ci si sposta a sx, cioè le imprese
aggiustano la quantità prodotta in modo da soddisfare la domanda aggregata (dato P
l'offerta aggregata è "infinitamente elastica", orizzontale anziché verticale).
Se la domanda aggregata è a sx del PIL potenziale tutte le imprese aggiustano la produzione
e il PIL effettivo sarà , dato il prezzo che non cambia (non cambia l'IGP), ma tutti
aggiustano le quantità, quindi al prezzo iniziale, non modificato (nonostante la caduta della
domanda), è il PIL effettivo che viene ridotto per coincidere con la domanda.
Costruendo una funzione del genere (dicotomica) abbiamo che il grafico diventa con
un’offerta orizzontale (infinitamente elastica perché risponde precisamente alle variazioni
della domanda a prezzo costante) e quella verticale, corrispondente al PIL potenziale.
Ci sono altre due implicazioni importanti della rappresentazione dell'offerta aggregata:
nella Macroeconomia keynesiana, prezzi e salari sono dettati nella condizione in cui sia
salario monetario che salario reale sono prefissati.
L'offerta aggregata "orizzontale" offre una spiegazione delle fasi in cui l'andamento
dell'IGP appare a-ciclico rispetto al PIL: ciò avviene in presenza di caduta della domanda e
della produzione (secondo la NMC, una riduzione della produzione può avvenire solo per
shock negativi sul PIL potenziale e l'IGP risulta anticiclico, cioè aumenta, a meno che sia
stabilizzato dalla banca centrale).
A sinistra del PIL potenziale ci sono oscillazioni delle quantità prodotte a prezzi stabili,
quindi nello schema empirico delle relazioni tra variazioni del PIL e prezzi (inflazioni)
c'erano fasi in cui l'inflazioni era aciclica (PIL si muove e inflazione no) ed in questo
contesto, con offerta aggregata orizzontale, si può offrire una spiegazione delle fasi acicliche
tra andamento del PIL e andamento dei prezzi.
(241 PAROLE)
Spiegare il moltiplicatore keynesiano.
Il coefficiente nella IS, dato 1/(1-c), è il moltiplicatore keynesiano, ossia l'aggiustamento del
reddito risulta un multiplo della variazione dell'investimento per via della dipendenza del
consumo dal reddito stesso.
Consumo, investimento e PIL sono pro ciclici in conformità con i dati.
Siccome c’è un numero compreso tra 0 e 1, vuol dire che 1/(1-c) è un numero maggiore di
1, cioè tutti gli shock che colpiscono il lato destro (variazioni autonome del consumo,
variazioni del tasso di interesse che fanno variare l'investimento o altre variazioni autonome
dell'investimento) alla fine hanno un impatto amplificato sul PIL di equilibrio.
L'idea che il ciclo economico abbia dei meccanismi amplificatori è un sintomo della
differenza con un'economia di mercati efficienti, che sono auto stabilizzanti, cioè gli shock
tendono ad essere assorbiti, mentre qui c'è un possibile effetto amplificatore, che deriva
dalla propensione marginale al consumo: seppure possiamo considerare shock di domanda
diversi dal consumo, questi tendono a far ridurre la produzione del reddito, che attiva
un'ulteriore riduzione del consumo, quindi c'è un processo di amplificazione, chiamato
moltiplicatore perché >1.
È un meccanismo che amplifica gli shock invece che stabilizzarli.
Con una caduta degli investimenti, il meccanismo di aggiustamento dice che c'è un effetto
amplificatore, cioè lo shock non viene assorbito e stabilizzato, ma si amplifica perché
coinvolge il consumo con il meccanismo di caduta tra minor investimento, minor
produzione, minor consumo, etc. e con uno shock degli investimenti il consumo e il PIL
sono pro ciclici.
(333 PAROLE)
Spiegare il concetto di "disavanzi fiscali eccessivi" nella Patto di stabilità e crescita.
Il Patto di Stabilità e Crescita richiede che i governi non creino dei "deficit eccessivi".
Per "Deficit eccessivi" s’intendono gli interventi discrezionali operati dal Governo
(ad es. un disavanzo strutturale), indipendenti dal ciclo economico, e tendenti a mantenere
la domanda aggregata al di sopra del PIL potenziale.
Questo concetto, sia nel Patto di Stabilità e Crescita che nel fiscal compact, viene
ulteriormente specificato.
Disavanzo pubblico eccessivo significa che la parte strutturale del bilancio non tende a 0 ed
è come se invece che fluttuare intorno a 0 fluttuano su qualcosa che è minore di 0.
C'è quindi un deficit strutturale che non tende a 0.
La CE interpreta i dati disponibili come evidenza della tendenza storica dei paesi europei a
mantenere disavanzi fiscali strutturali e a far crescere il debito.
I governi possono avere incentivi per utilizzare la politica fiscale in maniera inappropriata,
creando deficit eccessivi:
-razionalità limitata dell'elettorato (es. sottostima dei costi futuri), dato che tendenzialmente
gli esseri umani tendono a sottostimare i costi futuri.
-benefici immediati e costi differiti (es. ciclo elettorale, conflitti intergenerazionali).
Il primo obiettivo di un governo è di essere rieletto, quindi si atteggia da amico del popolo,
ciò però, ha un problema di costi differiti ai benefici immediati.
I benefici sono immediati, consentono al governo o di mantenere l'economia ad un livello
di attività elevato o di distribuire trasferimenti a varie classi sociali, che complessivamente
possono quindi giovarsi di questa erogazione di spesa pubblica.
Questo ha un impatto sul ciclo elettorale, cioè si osserva che le politiche espansive
avvengano più frequentemente a ridosso delle elezioni.
Un altro incentivo è il costo differito perché i governi hanno l'obiettivo di farsi rieleggere,
ma hanno un orizzonte limitato, non sono permanenti (le elezioni ricorrono), quindi
scontano la probabilità di non essere rieletti un giorno.
Infatti, leggendo l'espansione del deficit e del debito pubblico italiano negli anni 80 avrà
beneficiato quei governi rieletti, i partiti e i loro elettori ed i costi differiti del debito sono a
carico delle generazioni successive.
Il ciclo elettorale è in ottica di breve periodo, mentre i conflitti intergenerazionali sono a
lungo periodo.
(269 PAROLE)
Spiegare il concetto di "trappola della liquidità”.
Nel modello NMC di base chi non lavora sceglie di non lavorare (disoccupazione
volontaria = popolazione attiva non forza di lavoro).
Le statistiche in tutti i paesi rilevano la presenza di disoccupazione volontaria: persone che
si dichiarano in cerca di occupazione alle condizioni contrattuali vigenti e non trovano
occupazione.
Se un sistema economico di mercati perfetti porta alla piena occupazione, la disoccupazione
nasce da ostacoli al funzionamento del mercato del lavoro dal momento che, tutte le
economie mostrano sempre un tasso di disoccupazione.
Possiamo interpretare la disoccupazione come qualcosa che non funziona nel mercato del
lavoro, con ostacoli al funzionamento efficiente al mercato del lavoro, qualche frizione,
impedimento al mercato che crea disoccupazione, c'è un salario tale per cui domanda è
maggiore dell'offerta.
Può essere presente un tasso di disoccupazione, ma non significa che ci sia uno squilibrio
strutturale nel mercato del lavoro, questo è il tasso naturale/frizionale di disoccupazione.
La disoccupazione frizionale non costituisce un vero e proprio squilibrio fondamentale del
mercato del lavoro, ma un fenomeno dovuto ai meccanismi che regolano i flussi in entrata
e in uscita nel mercato.
Viene ritenuta compatibile con le condizioni di equilibrio generale del sistema economico.
Nell'esempio i posti disponibili per chi vuole andare allo spettacolo, ma chi rileva vedrà una
coda, poiché ci vuole tempo per riempire la sala, che è comunque adeguata.
Il meccanismo riguarda le procedure di ingresso e uscita dalla sala e ciò, non vuol dire
necessariamente che ci sia disoccupazione strutturale, ma il problema è di regolazione di
flussi e del loro coordinamento.
È importante mediamente quanto dura la coda e che non sono sempre gli stessi a fare la
coda, non sono sistematicamente gli stessi ad aspettare ed è altresì importante vedere se la
coda si allunga, quindi il sistema economico produce pochi posti di lavoro.
Abbiamo la persistenza, da quanto una persona non è occupata ed altri indicatori che
misurano la presenza di frizioni al meccanismo di entrata e uscita.
Vedendo un tasso di disoccupazione si deve capire se è riconducibile ai meccanismi di flussi
o ad inefficienze del mercato del lavoro.
Secondo questa visione i posti ci sono ma diventa lento raggiungere i posti, c'è
potenzialmente piena occupazione, ma vanno migliorati i meccanismi di collocamento e se
la coda non è transitoria e coloro che aspettano sono sempre gli stessi allora si dovrebbe
lavorare sul mercato del lavoro, per rendere flessibile il mercato del lavoro.
(215 PAROLE)
Spiegare il concetto di Effetto di Spiazzamento (Crowding out).
Col termine "rigidità nominale", s'intende che, a fronte di variazioni delle condizioni di
mercato (es. aumento domanda), il prezzo di un bene (espresso in moneta) non viene
modificato immediatamente in modo da ristabilire l'equilibrio.
L'evidenza empirica (ricerche microeconomiche) per i beni di consumo è data dal fatto che
il mercato stabilisce l'equilibrio domanda/offerta ma in maniera inefficiente (es. a fronte di
minor domanda un'impresa riduce la produzione invece che il prezzo, il che non è
efficiente);
Il mercato rimane in disequilibrio (es. a fronte di un calo dell'occupazione il salario non
viene ridotto e si crea disoccupazione involontaria).
Le conseguenze di rigidità nominali sono quelle già viste nella MK, e in generale l'obiettivo
teorico è di spiegare se e come questo comportamento degli agenti economici sia ottimale
(es. non succede per sbaglio o irrazionalità, quindi si cerca di razionalizzarli) in presenza
determinate condizioni (es. costi di transazione e contrattazione) portando alla dicitura di
fenomeno temporaneo.
Col termine rigidità reale s'intende che il prezzo reale di un bene (cioè in rapporto ad un
altro bene o all'IGP, quindi in termini reali), è fissato in modo che impedisce l'equilibrio del
mercato in condizioni di massima efficienza (secondo il criterio di Pareto) senza alcuna
tendenza spontanea ad aggiustarsi.
Le rigidità reali comportano conseguenze analoghe a quelle nominali (prezzo rimane
fissato): il mercato raggiunge un equilibrio inefficiente (domanda e offerta sono uguali ma le
quantità scambiate al prezzo vigente non sono efficienti, come nel caso di monopolio).
La differenza fondamentale è che si tratta di equilibri permanenti, non di fenomeni
transitori.
L'obiettivo teorico è sempre quello di dimostrare che si tratta del risultato di scelte razionali
(ottimali) degli agenti economici in contesti di mercati imperfetti (es. concorrenza
imperfetta e potere di mercato di imprese e/o lavoratori, informazione asimmetrica).
(340 PAROLE)
Spiegare il Trattato di Maastricht.