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Istituzioni di Economia Politica

Roberto Bonfatti

Moneta e inflazione
Introduzione

Economie sviluppate negli ultimi 20 anni: basso tasso di


inflazione. Ma non è stato sempre cosı̀:
Anni ’70
Germania negli anni ’20.
Periodi storici di deflazione.

Non è nemmeno dappertutto cosı̀ oggi.

Perché le economie tendono ad avere inflazione? Cosa spiega le


sue variazioni di intensità nel tempo e nello spazio?
Introduzione

Un principio dell’economia politica sostiene che “I prezzi


aumentano quando lo Stato stampa troppa moneta”.

Oggi cominciamo ad approfondire la relazione tra moneta e


inflazione.

Relazione di breve o lungo periodo?


Introduzione

Lungo periodo: politica monetaria influenza solo l’inflazione, e


non anche le variabili reali come disoccupazione e PIL.

Breve periodo: politica monetaria influenza sia l’inflazione, sia le


variabili reali. → altro principio dell’economia per cui “Nel breve
periodo la società si confronta con un trade-off tra inflazione e
disoccupazione”.

Oggi: solo relazione di lungo periodo.


Contenuto della lezione

Introduzione.

Moneta e inflazione nel lungo periodo.

I costi dell’inflazione.

Perché esiste l’inflazione?

Conclusione.
Moneta e inflazione nel lungo periodo.

L’inflazione misura la variazione dei prezzi all’interno di un paese


in un certo periodo.

Distinzione tra prezzi singoli, e livello generalizzato dei prezzi.

Misura alternativa al livello generalizzato dei prezzi, P : valore


della moneta, 1/P .
Moneta e inflazione nel lungo periodo.

Cosa determina un aumento del livello generalizzato dei prezzi?


Equivalente a chiedersi: cosa determina una diminuzione del
valore della moneta?

Strumento analitico universale: modello della domanda e


dell’offerta.

Offerta di moneta: somma di circolante e altri strumenti finanziari


che posso usati come strumento di pagamento (e.g. depositi).
Oggi assumiamo, per semplicità, che l’offerta sia perfettamente
controllabile dalla banca centrale.
Moneta e inflazione nel lungo periodo.

Domanda di moneta: quanto circolante e quanti depositi a vista


gli agenti economici desiderano possedere.

Influenzata da vari fattori:


Diffusione di sportelli bancomat e dell’accettazione di carte di
debito/credito.
Tasso d’interesse su investimenti alternativi alla moneta.
Livello generalizzato dei prezzi.

Come sempre, se vogliamo rappresentare la domanda in un grafico


bidimensionale, dobbiamo concentrarci su un fattore: scegliamo il
livello generalizzato dei prezzi.
Moneta e inflazione nel lungo periodo.
Moneta e inflazione nel lungo periodo.

Curva di offerta verticale, perché assumiamo banca centrale non


segua regola specifica che lega offerta di moneta a 1/P .

Curva di domanda decrescente, perché prezzi più alti inducono gli


agenti a voler detenere più moneta.

1/P (P ) di equilibrio: 1/2 (2).


Moneta e inflazione nel lungo periodo.
Moneta e inflazione nel lungo periodo.

Se la banca centrale aumenta l’offerta di moneta, e se lasciamo


che passi abbastanza tempo perché tutti i prezzi si possano
riallineare (un processo potenzialmente lungo), 1/P (P ) di
equilibrio diminuisce (aumenta).

Proprio come un’aumento dell’offerta di qualunque bene ne


diminuisce il prezzo!

Teoria quantitativa della moneta: nel lungo periodo, la


quantità di moneta disponibile nell’economia determina il valore
della moneta stessa, e quindi il livello generalizzato dei prezzi.
Moneta e inflazione nel lungo periodo.

In pratica, come avviene l’aggiustamento dei prezzi in seguito a un


aumento dell’offerta di moneta?

Meccanismo:
Dati 1/P iniziale, agenti hanno più moneta di quanta ne desiderino.
Per liberarsene, spendono di più, aumentando la domanda di beni e
servizi.
Dato che l’offerta di beni e servizi è invariata, questo porta a un aumento
di P (calo di 1/P ).

Da notare differenza tra:


Aumento di domanda in un settore, che porta aumento di offerta;
Aumento di domanda in tutti i settori (dovuto ad aumento moneta), che
lascia offerta invariata.
Moneta e inflazione nel lungo periodo.

Riassumendo, nel lungo periodo, un aumento della quantità di


moneta porta a un aumento generalizzato dei prezzi (inflazione).

Ma economisti ritengono che un aumento generalizzato dei prezzi


non abbia alcun effetto sull’economia reale → principio di
neutralità della moneta nel lungo periodo.

Idea: un aumento generalizzato dei prezzi non influenza le


decisioni degli agenti economici, per cui contano solo i prezzi
relativi. Esempi:
Scelta di che beni produrre, o di che fattori utilizzare;
o di che lavoro fare;
o di quanto risparmiare.
Moneta e inflazione nel lungo periodo.

Variabili economiche divisibili in due gruppi, nominali e reali


(dicotomia introdotta da David Hume, e nota come “classica”).

Variabili nominali: denominate in unità di moneta (e.g. PIL


nominale, prezzi e salari). Variabili reali: denominate in unità
fisiche (e.g. PIL reale, prezzi e salari reali, disccupazione).

Modo rigoroso di formulare il principio di neutralità della moneta:


nel lungo periodo, variazioni della quantità di moneta influenzano
solo le variabili nominali, non quelle reali.
Moneta e inflazione nel lungo periodo.

Tasso di interesse nominale e reale sono legati dalla relazione:

tasso reale = tasso nominale - inflazione


tasso nominale = tasso reale + inflazione

Se un aumento della quantità di moneta genera inflazione ma non


influenza le variabili reali, allora il tasso d’interesse nominale deve
seguire di pari passo il tasso d’inflazione.

Previsione teorica validata empiricamente, e nota come effetto di


Fisher.
Moneta e inflazione nel lungo periodo.
Moneta e inflazione nel lungo periodo.

Attenzione: abbiamo parlato esclusivamente di lungo periodo.

Nel breve periodo le cose si complicano, perché i prezzi possono


non fare in tempo ad aggiustarsi.

Ne consegue che, nel breve periodo, variazioni della quantità della


moneta possono influenzare anche le variabili reali.
Moneta e inflazione nel lungo periodo.

Velocità di circolazione della moneta: velocità con cui la moneta si


sposta da un portamonete all’altro.

Formalmente:
P ∗Y
V =
M
M ∗V =P ∗Y

(seconda equazione nota come equazione dello scambio).

Se V e Y (variabili reali) non dipendono da M , allora un aumento


di x per cento di M deve risultare in un aumento di x per cento P .
Moneta e inflazione nel lungo periodo.
I costi dell’inflazione

Un costo solo apparente (almeno nel lungo periodo): la perdita di


potere d’acquisto.

Veri costi sociali dell’inflazione:


Costo delle suole.
Costo dei listini.
Distorsioni dovute a un imperfetto riallineamento di tutti i prezzi...
...e al sistema fiscale.

Anche importantissimo: effetti ridistributivi dell’inflazione.


Perché esiste l’inflazione?
Se l’inflazione ha tutti questi costi, perché anche le banche centrali
dei paesi più sviluppati hanno come obiettivo quello di mantenere
un livello positivo (anche se basso) di inflazione?

Due ragioni fondamentali:


1 Perché anche in questi paesi, come in tutti gli altri, il governo usa
l’inflazione come tassa.
2 Perché la banca centrale non è in grado di controllare perfettamente
l’inflazione, e vuole assolutamente evitare l’inflazione negativa, o
deflazione.

Problema con la deflazione: se i compratori si aspettano che i


prezzi scenderanno, tenderanno a posticipare gli acquisti. Ciò
ridurrà la domanda a quindi a ridurre ulteriormente i prezzi,
inducendo i compratori a spendere ancora di meno. Si innesca cosı̀
una spirale deflazionistica recessiva, da cui può essere molto
difficile uscire (e.g. Giappone).
Conclusioni

Un espansione monetaria porta solo a inflazione nel lungo periodo,


perché la moneta, come ogni altro bene, diventa meno prezioso
all’aumentare della quantità disponibile.

Ne consegue che un’espansione monetaria non ha effetti


sull’economia reale nel breve periodo. Nel lungo periodo, però, le
cose possono andare diversamente, perché i prezzi non si
riallineano istantaneamente.

Nonostante l’inflazione abbia dei costi, un livello basso e


prevedibile di inflazione è auspicabile, per garantire che si eviti di
entrare in una spirale deflazionistica.

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