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LEZIONE V (23/10/2015)

Ippolito (di origine greca) e Origene vogliono rispondere alla sfida esegetica gnostica. Con
Ippolito si passa a commentare i libri dell’Antico Testamento.
QUESTIONE IPPOLITEA
Molte e spesso contrastanti sono le notizie su Ippolito (Girolamo, Eusebio di Cesarea, e
altri). C’era stato un Ippolito anti-papa che si era riconciliato con la Chiesa ed era morto
martire con papa Ponziano. Si credeva che Ippolito fosse autore di un corpus di opere vasto
ed eterogeneo, incentrato soprattutto sul commento ai libri dell’Antico Testamento (Daniele,
le Benedizioni di Giobbe, Su Davide e Golia,…).
Fino al 1500 non si avevano altre notizie su questo personaggio. Nel 1500, poi, venne
scoperta la statua di un personaggio in trono (mutila del torso che venne ricostruito). Oggi la
statua è conservata nella Biblioteca Vaticana ed è nota come statua di Ippolito.
L’attribuzione è stata determinata dal fatto che, sul montante destro del trono, sono incisi
titoli di opere (tramandate da Eusebio di Cesarea e Girolamo) attribuite ad Ippolito. A metà
del 1500 è stata scoperta un’opera attribuita a Origene (ma non è sua) intitolata “I
Philosophumena” o “Elenchos” (“Confutazioni di tutte le eresie”). Si è raggruppato in un
calderone tutto questo corpus di opere. Nel ‘900, tuttavia, queste opere sono state studiate e
si è scoperto che per lingua e contenuto non possono essere attribuite ad un unico autore. Si
è allora provveduto, in due convegni tenuti a Roma nel 1976 e nel 1989, a distinguere tra un
Ippolito romano (ebbe contrasti con il papa Callisto in merito alla disciplina e fu nominato
vescovo di parte di Roma) e un Ippolito orientale. Il primo era interessato a opere di
carattere antiquario ed erudito (compose soprattutto opere di carattere cronografico e è
considerato l’autore dell’Elenchos).
L’epigrafista Margherita Guarducci si è accorta che la veste della statua è femminile.
Dunque si ritiene che questa rappresentasse inizialmente una filosofa greca. La statua, poi,
venne acquisita dai cristiani che la considerarono allegoria della Chiesa.
ESEGESI DELL’IPPOLITO ORIENTALE
Entrambe queste figure operano a cavallo tra II e III secolo.
Nel commento al libro di Daniele largo spazio è dedicato all’episodio di Susanna e dei due
vegliardi.
I, 14
Susanna = Chiesa
Marito = figura di Cristo (verbo προτυπòω → composto di τύπος)
Giardino = società dei santi
Babilonia = il Mondo (κόσμος)
I 2 vecchi = i 2 popoli che congiurano contro la Chiesa: i giudei e i pagani
Bagno = battesimo
Ancelle(roabe) di Susanna = fede e carità
Si passa, poi, ad interpretare il passo dedicato alla figura di Nabucodonosor.
VISIONE DELLA STATUA
Anche l’autore del commento interpreta il sogno e spesso ricorre il termine τύπος.
Successione degli imperi:
Babilonesi = testa d’oro
Persiani
Greci = bronzo
Romani = gambe di ferro
Democrazie = dita di argilla e ferro
È predetta la dissoluzione dell’Impero romano.
Il commento non è esteso a tutto il libro di Daniele ma solo a degli episodi in particolare.
Un altro episodio commentato è quello relativo alla costruzione della statua, ad opera di
Nabucodonosor, e al salvataggio dei 3 ebrei.
Nabucodonosor = figura di Satana
6 cubiti di larghezza = 6 giorni della creazione
L’episodio dei 3 ebrei è interpretato anche in chiave anti-eretica: gli gnostici negavano la
resurrezione della carne. Ippolito invece afferma che come le vesti e i mantelli non
bruciarono perché santificati dal contatto con i tre uomini, così il corpo che avvolge
un’anima santa verrà santificato.
Un altro episodio commentato è quello dell’apparizione della mano durante il banchetto di
Baldassàr, figlio di Nabucodonosor.
Largo spazio è poi dedicato alle benedizioni di Giobbe ai suoi figli. C’è un’interpretazione
tipologica dei patriarchi che prefigura la successione dei due popoli eletti: popolo degli ebrei
e popolo cristiano.
Interessante è la benedizione impartita al patriarca Giuda (leoncello di leone); Giuda è
interpretato come prefigurazione di Cristo.
ORIGENE
È fondamentale per Origene il senso letterale. Intraprese un’opera colossale : la prima
edizione critica, sinottica, dell’Antico Testamento, intitolata Exapla (Ἑξαπλά = 6 colonne).
Origene compose quest’opera affinché tutti (ebrei, cristiani, eretici, pagani,…) potessero
avere una “piattaforma” comune di scritti.
Di Origene sappiamo che nacque ad Alessandria d’Egitto nel 185 e commentò quasi tutti i
libri della Bibbia.
Egli venne arruolato dal vescovo di Alessandria. Il corso base venne affidato ad un suo
amico e discepolo, mentre il corso di livello superiore (con un minor numero di catecumeni)
venne affidato a lui per arginare la sua popolarità. Entrò in contrasto con il vescovo di
Alessandria per motivi dottrinari: es. dottrina della preesistenza dell’anima.
DOTTRINA DELL’APOCATASTASI: reintegrazione di tutti gli esseri razionali nell’amore
di Dio. (vedi lettere ai Corinzi 15,28: “Alla fine Dio sarà tutto in tutti”).
Origene si interroga sulla fine degli esseri razionali e postula che, dopo una successione di
Eoni, l’anima, anche dannata, si purifica e viene restaurata nell’armonia originale. Origene
dunque nega l’eternità dell’Inferno. La sua teoria, tuttavia, cozzava con il libero arbitrio
degli esseri viventi e con il principio delle giustizia divina. Per questo Origene, vivo, venne
condannato come eretico e ciò favorì la perdita della sua produzione esegetica. Giustino, nel
553, fece condannare le opere di Origene e di altri suoi epigoni.
Ci sono giunti, però, molti frammenti: libro IV del De Principiis riportato in greco nella
Filocalia di Gregorio di Nazianzo.
Origene fissa i criteri ermeneutici per l’interpretazione delle Scritture.
Per Origene scrivere tre volte nel proprio animo le parole della Sacra Scrittura significa che
bisogna interpretarla secondo tre livelli:
- La carne della scrittura (σάρξ τῆς γραφῆς)
- L’animo della scrittura (ψυχή τῆς γραφῆς)
- Lo spirito della scrittura (πνεῦμα τῆς γραφῆς)
La tripartizione antropologica dell’essere umano è attribuita anche alle Scritture (anche se
alcune scritture non hanno senso letterale).
Origene fa esempi per ciascuno dei 3 sensi elencati:
Paolo, Lettera ai Corinzi “Non metterai la museruola al bue che trebbia. Forse Dio si dà
pensiero dei buoi? Oppure lo dice proprio per noi? Certamente fu scritto per noi.”
Il primo tipo di esegesi è piano, letterale e ha carattere morale.
L’interpretazione spirituale è definita πνευματική διήγησις. Per questa cita la Lettera ai
Corinzi 10, 4 “tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia
spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo.”; cita anche la Lettera ai Galati
(passo sui 2 figli di Abramo).
Origene si sofferma sullo scopo del significato spirituale (Dio che ispira divinamente le
Scritture). Si tratta di comunicare alle anime i misteri divini secondo il grado di
comprensione dell’essere umano. Questo non può essere fatto in maniera immediata ma ci
vuole l’ascesi e lavorio intellettuale, perché i misteri sono nascosti sotto il velo delle lettere
e sotto apparenti illogicità del senso letterale.
ὠφέλεια = soccorso per il fedele. Non è utile per il fedele conoscere le Scritture se non ne
trae un giovamento.
οἰκοδομή = l’edificazione morale.
Tentazione a cui fu sottoposto Gesù → Origene osserva che è impossibile osservare, dalla
montagna più alta del Mondo, tutti i regni della Terra. Questo passo, dunque, va inteso in
chiave allegorica (criterio del defectus litterae).
Nel III libro del IV libro del De Principiis, tuttavia, Origene osserva che parte delle Scritture
è storicamente vera (Gerusalemme fu capitale, Solone fece costruire il tempio) ma qui sono
adombrati significati superiori.
“Onora il padre e la madre” → questo precetto è superiore a qualsiasi allegoria (ἀναγωγή).
Ci sono precetti morali validi indipendentemente dall’interpretazione allegorica.

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