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Irene e Mila – Personaggio principale da madre in figlia

Un piccolo articolo su come il ruolo di personaggio principale nella serie di “Sherlock, Lupin e io”
cambia con il passaggio da madre a figlia.

“Sherlock, Lupin e io” è una serie particolarmente lunga, soprattutto considerando che si tratta
di libri, non di episodi di una serie televisiva. Detto ciò è decisamente notevole che gli autori
riescano a portare avanti un progetto di tali misure per ben 9 anni (dal 2011 al 2020)
contando un totale di 22 libri serie e 3 volumi speciali, tutto senza rendere la storia noiosa o
ripetitiva (anche se si può discutere riguardo al 22).
Questo è possibile grazie ad un dettaglio chiave: in realtà “Sherlock, Lupin e io” è composto da
non una, ma due serie di libri. La prima, dal n. 1 “Il Trio della Dama Nera” al n. 13 “Doppio
Finale”, di Irene Adler e la seconda, dal n. 14 “In cerca di Anastasia” al n. 22 “Un Ultimo Ballo Mr
Holmes”, di Irene M. Adler. Quella “M.” che può sembrare insignificante è in realtà di grande
importanza perché oltre ad essere le fondamenta per la continuazione della serie, è una vera e
propria macchina del tempo che ci fa fare un enorme salto dagli anni ‘70 del 1800 ai ‘20 del
1900, senza rompere la continuità della storia.
Irene e Mila sono madre e figlia e in un certo senso si rispecchiano l’un l’altra.
Entrambe hanno nelle proprie vene del “sangue blu” ed hanno passato molta della propria
infanzia cercando di lasciarsi alle spalle le loro origini così scomode per le donne (ragazze)
che sono.
Entrambe sono uno spirito libero, non disposte conformarsi con ciò che la società si aspetta da
loro.
Entrambe hanno una mente acuta e la passione per il mistero.
È probabile che gli autori abbiano fatto la scelta di riprendere alcuni tratti di Irene nel
personaggio di Mila per non spezzare troppo l’arco narrativo nel passaggio dal n. 13 al n. 14.
Sicuramente hanno considerato che i lettori erano ormai abituati ad un certo ritmo narrativo
ed ad un personaggio principale che portasse avanti la storia in un certo modo. Hanno voluto
dare ai lettori ciò che già conoscevano e si aspettavano, dando però un tocco di freschezza.
Immaginatevi se ad un certo punto, oltre al disorientamento di essere appena stati buttati in
avanti di 50 anni, ci troviamo accompagnati nella lettura da ragazzina timida, il cui sogno è
sposarsi e vivere felice e contenta come casalinga. Disastro!
Perciò gli autori hanno per forza dovuto mantenere qualcosa che sia Irene che Mila
condividono, ma allo stesso tempo dovevano rendere il personaggio nuovo fresco, accattivante
ed abbastanza forte da portare avanti la storia per altri 9 libri. E ci sono riusciti, per certi
aspetti Irene e Mila non potrebbero essere più diverse.
Partiamo da qualcosa che in realtà condividono, ma che vivono in modi completamente
diversi: il sangue blu.
Irene inizialmente non ha idea delle proprie origini, anzi non sa nemmeno di essere adottata,
perciò quando la verità salta è un vero e proprio shock per lei. Si sente in un certo senso
tradita , prima dai genitori adottivi e poi successivamente anche dalla madre biologica e dalle
persone che sono a conoscenza delle sue vere origini e che la tengono quasi prigioniera in un
destino dal quale lei vuole a tutti i costi scappare. Questo “tradimento” è un punto chiave del
carattere di Irene, è il principio del suo tormento ed anche la sua fine, perché sarà proprio lei
la Traditrice per eccellenza al finale della storia.
Mila invece sa delle sue origini fin da piccola, anzi, ha un collegamento diretto con esse: la sua
sestra (sorella) Anastasia. Questo sicuramente le rende più facile semplicemente accettare chi
è e prendere in modo più sereno la decisione di lasciare il passato al passato. Questo
ovviamente avviene con alti e bassi e molti ostacoli da superare, ma Mila non è tormentata
come lo era Irene alla sua età. Ricorda, rimpiange, certo, ma non ha in sè quella tempesta
tumultuosa che invece accompagnava sempre sua madre.
Irene è una filosofa: si interroga sui problemi della vita, della società, della mente e
dell’essere in sé. Mila è realista: si domanda quale vestito mettere e quale cappellino
abbinarci, come acconciasi i capelli e se le sue gambe sono troppo secche per farle vedere al
mare i suoi problemi sono connessi alla vita di tutti i giorni, ma questo non la rende in alcun
modo da meno rispetto a sua madre. Mentre Irene è persa nella sua mente, Mila vive con
entrambe i piedi a terra vivendo tutto ciò che il presente ha da offrirle.
Un esempio di ciò si trova nel n. 18 “Trappola Mortale per Mr Holmes” nel quale si inizia a
capire un po’ meglio cosa è accaduto davvero all’epoca di “Uno Scandalo in Boemia” e troviamo
una scena molto dolce nella quale Irene racconta a Mila ciò che l’aveva spinta ad agire in un
certo modo allora e descrive un po’ meglio il tipo di relazione che c’è tra lei e Holmes. Irene
anche qui è tormentata, pensa a ciò che sarebbe potuto essere, ma non è stato ed ai motivi per
i quali non è stato. Mila è molto meno drammatica e riassume il tutto con un “Pero avresti
potuto.” 1, senza problemi, senza abbellire, ne abbruttire la storia, dice le cose come stanno.
È per questo, forse, che la seconda parte della serie appare un po’ meno oscura, più leggera e
semplice da seguire, in un certo senso più moderna; Mila assomiglia più alla ragazzina dei
nostri tempi, mentre Irene è molto più vittoriana con un flairé di passato che ci riempe di
nostalgia.

1 Trappola Mortale per Mr Holmes, Irene Adler, 2018, Piemme

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