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OSSERVATORIO REGIONALE

per lo studio, la ricerca e la promozione dell’Economia Civile (OEC-RC)


Legge Regionale 8 agosto 2018 – n. 28



Proposta
Scuola di cooperativa di comunità in Campania


Analisi di sfondo
Le analisi prodotte a livello nazionale, soprattutto per i piccoli borghi situati nelle aree distanti dai
grandi e medi centri urbani, hanno evidenziato a partire dagli anni ‘50, un processo di progressiva
marginalizzazione che si è manifestata attraverso intensi fenomeni di de-antropizzazione, con una
consistente riduzione della popolazione sotto la soglia critica e invecchiamento demografico,
riduzione dell’occupazione e del grado di utilizzo del capitale territoriale. In secondo luogo, tale
processo ha prodotto in molti contesti una progressiva riduzione quantitativa e qualitativa
dell’offerta locale di servizi pubblici, privati e collettivi – servizi che definiscono nella società
europea contemporanea la qualità della cittadinanza.
Sulla base di tale scenario, negli ultimi anni, in Italia, le politiche di sviluppo socio-economiche si
sono attenzionate su quella parte del territorio nazionale caratterizzata da “un’organizzazione
spaziale fondata su centri minori, di piccole dimensioni (inferiori a 5.000 residenti), che in molti
casi sono in grado di garantire ai residenti soltanto una limitata accessibilità ai servizi essenziali”.
Tali centri, più di 5.500 unità, rappresentati da antichi borghi, costituiscono la spina dorsale del
sistema storico/insediativo italiano e svolgono non solo un’opera di presidio e cura del territorio,
ma sono portatori insostituibili di cultura, saperi e tradizioni. Le loro specificità, come evidenziato
dai numerosi studi condotti a riguardo, sono riassumibili nei seguenti punti:
• sono significativamente distanti dai principali centri di offerta di servizi essenziali (istruzione,
salute e mobilità);

• dispongono di importanti risorse ambientali (risorse idriche, sistemi agricoli, foreste, paesaggi
naturali e umani) e risorse culturali (beni archeologici, insediamenti storici, abbazie, piccoli
musei, centri di mestiere);

• costituiscono un territorio profondamente diversificato, esito delle dinamiche dei vari e


differenziati sistemi naturali e dei peculiari e secolari processi di antropizzazione.



Gli input di cambiamento nell’attuale contesto politico, economico e culturale
Uno degli strumenti della nuova politica territoriale prevista nel Piano Sud 2030 lanciato dal
ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, è il rilancio della Strategia
nazionale aree interne (SNAI). Un piano decennale che mette in campo 123 miliardi, di cui 21 già a
partire dal periodo 2020-2022 per massimizzare le misure della Legge di Bilancio 2020, con al
centro giovani e ambiente. La parola d’ordine “prossimità ai luoghi” è quella di una nuova politica
territoriale che ricompone le fratture non solo tra Nord e Sud, ma anche tra centri e periferie, aree
urbane e aree interne per rendere di nuovo protagonisti i luoghi marginalizzati garantendo servizi
e rilanciandone le vocazioni produttive con il contributo delle comunità locali. E’ in questo
contesto che nel Piano Sud si disegna il rilancio della SNAI, nata come politica attenta ai luoghi. Un
potenziamento da tempo annunciato e fondato su maggiori risorse: 200 milioni di euro a partire
dal 2021; 90 milioni per tre anni a partire dal 2020 a sostegno delle attività economiche,
commerciali e artigianali. A queste si aggiungerà la riserva del 5% prevista del nuovo ciclo di
programmazione dei fondi europei 2021-2027. Aumenteranno quindi le aree interne coinvolte
nella cui individuazione avrà un peso ancor maggiore il criterio dello spopolamento, delle
condizioni socio-economiche e del livello di infrastrutturazione materiale e immateriale del
territorio, ma salvaguardando il metodo partecipativo della perimetrazione e la promozione
delle forme associative tra comuni. Rispetto alla fase attuale, ci sarà una maggiore semplificazione
nel processo di definizione delle aree e delle procedure di sottoscrizione degli Accordi di
Programma Quadro, nonché delle metodologie di attuazione, monitoraggio e rendicontazione
della spesa. Sarà introdotto un sistema di premialità per le aree virtuose in termini di risultati,
potenziato il partenariato e rafforzato il ruolo dell’Agenzia per la coesione territoriale e
l’organizzazione del Comitato tecnico aree interne.
Per far uscire dall’isolamento le aree marginali, la SNAI dovrà incrociarsi con altri interventi quali la
diffusione della Banda ultra larga, il potenziamento della produzione culturale e creativa per la
diffusione di un turismo sostenibile. Attraverso il Green deal italiano ed europeo la SNAI dovrà,
inoltre, essere al centro di un processo di transizione ecologica a partire dalla vocazione alla
sostenibilità delle aree interne”1. In questo quadro, la Cooperativa di Comunità assume un peso
specifico rilevante, divenendo uno strumento determinante per fornire una risposta concreta alle
criticità presenti su gran parte dei nostri territori. La Cooperativa di Comunità è assolutamente
coerente con l’idea del legislatore sia nazionale sia regionale, che intende attuare un nuovo
modello di sviluppo basato sull’accoglienza, la solidarietà e la contaminazione piuttosto che
sull’assistenza, con un importante riferimento a principi di reputazione, qualità e consumo etico.
Infatti, sono esattamente queste le linee guida tracciate in materia dal seguente percorso
normativo:
- Ddl n. 158 del 6 ottobre 2017 con il quale il legislatore nazionale intende “favorire e
promuovere lo sviluppo sostenibile economico, sociale, ambientale e culturale,
promuovere l'equilibrio demografico del Paese, favorendo la residenza nei piccoli comuni,
incentivare la tutela e la valorizzazione del patrimonio naturale, rurale, storico, culturale e
architettonico. Il Ddl punta anche all'adozione di misure a favore dei cittadini che vi

1
Tratto da http://territori.formez.it/content/piano-sud-rilancio-snai
risiedono e delle attività produttive, contro lo spopolamento e per incentivare l'arrivo dei
turisti”.

- Legge r. n. 1 del 02 marzo 2020 con la quale il Consiglio Regionale della Campania ha inteso
riconoscere il ruolo e la funzione della cooperazione di comunità quale modello
imprenditoriale, che ispirato al principio di sussidiarietà, contribuisce “allo sviluppo
sostenibile, alla coesione e alla solidarietà sociale delle comunità locali a rischio di
impoverimento sociale e demografico, con particolare riferimento a quelle situate in
territori montani e marginali”. Con tale provvedimento la Regione “promuove e sostiene le
cooperative di comunità che perseguono lo scopo di soddisfare i bisogni della comunità
locale, migliorandone la qualità sociale ed economica della vita, attraverso il
mantenimento dei servizi, la creazione di offerta di lavoro e lo sviluppo di attività
economiche ecosostenibili”.

Gli obiettivi della Scuola di cooperativa di comunità
L’idea della Scuola di cooperative di comunità nasce dalla volontà di fornire motivazioni e
strumenti per strutturare nelle comunità e nei territori un nuovo senso di appartenenza che
diventi, attraverso una formazione mirata, nuova partecipazione sociale, consapevole e
produttiva.
Dalle esperienze svolte da altre cooperative di comunità si è compreso che la strategia da mettere
in campo è quella di realizzare azioni innovative di riqualificazione e di ospitalità, mettendo al
centro dell’intervento la Comunità e il Territorio, secondo una logica intersettoriale, di
responsabilità pubblico-privata, in cui i saperi si sommano, i conflitti si eliminano e le risorse
vengono valorizzate sotto una regia condivisa. Pertanto, necessita un cambio di forma mentis dei
cittadini, nei loro differenti ruoli. Un percorso di risocializzazione ai beni comuni e al benessere
sociale, quale prodotto dell’impegno congiunto dei singoli. Un progetto di responsabilità collettiva
che nasce dalla consapevolezza del proprio ruolo nella comunità di appartenenza.
Attraverso un percorso formativo mirato si farà comprendere che è necessario individuare i punti
di forza e di debolezza del territorio comunale, oggetto della proposta progettuale della società
cooperativa. Da tale analisi conoscitiva si sviluppa la proposta progettuale di elaborazione e
costituzione della Cooperativa di Comunità, che necessariamente, dovrà interessare anche i
comuni vicini, per favorire una fattibilità socio-economica di un progetto integrato di area nel
quale sono ricompresi tutti i punti di forza e di debolezza dell’area territoriale di riferimento. “E’
essenziale sviluppare un’attività economica finalizzata al perseguimento dello sviluppo
comunitario e della massimizzazione del benessere collettivo (non solo dei soci)”2.
Obiettivo è, dunque, quello di individuare strategie per le “Cooperativa di Comunità”, replicabili e
adattive, finalizzato a costruire una rete locale di partenariato nelle aree interne, costituita da
soggetti pubblici e privati provenienti dal settore sociale, educativo, formativo, ed economico che


2
Tratto da “Lettera ai Sindaci della Regione Campania – Promozione dello strumento delle Cooperative di Comunità” –
prot. 121/20 del 9 luglio 2020 di Confcooperative Campania e Confcooperative Habitat Campania. Autore Antonio
Gesummaria.
condividono l’obiettivo di rendere resiliente la Comunità di appartenenza. Parte integrante di tale
modello sarà “dotarlo di un toolkit” di strumenti atti a misurare e monitorare (ex ante, in itinere
ed ex post) il reale impatto sociale delle azioni messe in campo.
Va ricordato che le tre strategie elettive per costruire Comunità Locali Sostenibili sono: 1.
Partecipazione attiva locale nelle Unità Territoriale Di Base; 2. Governance corale - Inveramento di
democrazia; 3. Etologia-ecologia Integrale.
Questo percorso istituzionale ispirato alla definizione strutturale di un territorio come “Comunità
Locale Sostenibile” può cogliere esplicitamente gli orientamenti e le raccomandazioni
internazionali più importanti in questo momento storico sul futuro delle Comunità Locali e del
Pianeta: i 17 obiettivi - Sustainable development goals - dell’agenda Onu 2030; economie
trasformative del Forum sociale mondiale; ecologia integrale della enciclica Laudato sì di papa
Francesco.
“Le comunità hanno bisogno delle loro istituzioni, di riti di conferma, rassicurazione, richiamo.
Occorre (ri)alfabetizzare la comunità. Esserne abecedario con gesti e azioni”3.
Con la Scuola di cooperative di comunità si vuole rispondere a tale esigenza, insieme a tutte le
istituzioni che condivideranno il progetto etico e formativo.

Partner proponenti il progetto
Ø Confcooperative Campania;
Ø Osservatorio per lo studio, la ricerca e la promozione dell’Economia civile – Regione
Campania;
Ø Osservatorio politiche sociali del Dipartimento di Studi Politici e Sociali, Università degli
studi di Salerno;
Ø Altri partner che aderiranno al progetto.





3
“Cooperatori nelle Comunità” di Giovanni Teneggi – referente Cooperazione di Comunità di Confcooperative.

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