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Una matrice non quadrata A ∈ M m,n(K) non possiede il determinante, ma possiede varie sot-
M
Definizione 1. Sia A ∈ m,n(K). Indichiamo con A , A , ... , A
(1) (2) (m)
M M
le sue m righe (sono
elementi di 1,n(K)) e con A(1) , A(2) , ... , A(n) le sue n colonne (sono elementi di m,1(K)).
1,n
(1) (2) (m)
r A = dim A ,A , ... , A .
[In altri termini, r A è il massimo numero di righe linearmente indipendenti di A].
M
Chiameremo analogamente rango per colonne (o rango-colonne) di A, denotato c A , la dimensione
del K-sottospazio vettoriale di m,1(K) generato dalle colonne di A, cioè
c A = dim A(1) , A(2) , ... , A(n) .
[In altri termini, c A è il massimo numero di colonne linearmente indipendenti di A].
M
La prima cosa da osservare è che, essendo il sottospazio vettoriale A , A , ... , A generato
da m vettori ed essendo dim( 1,n(K)) = n, allora r A ≤ min(m, n).
Per analoghi motivi, si osserva subito che anche c A ≤ min(m, n).
Vale il seguente risultato, che non dimostreremo.
Visto che il rango per righe ed il rango per colonne coincidono, tanto vale chiamarlo semplicemente
rango. Dunque introduciamo la seguente definizione.
M
Definizione 2. Data una matrice A ∈ m,n(K), il numero naturale r A [= c A ] è detto rango di
A ed è denotato rg(A). Si tratta del massimo numero di righe linearmente indipendenti di A [e
coincide con il massimo numero di colonne linearmente indipendenti di A].
Si noti che, dal Teor. 1, le tre colonne di A devono essere linearmente dipendenti. Poiché la prime
due sono linearmente indipendenti [si verifichi infatti che il SLO(3, 2, R ) a A(1) + b A(2) = 0 non
ha autosoluzioni], la terza colonna è necessariamente combinazione lineare delle prime due, ovvero il
SL(3, 2, R )
a + 2b = −1
a A(1) + b A(2) = A(3) , cioè b=1
a + 3b = 0,
è risolubile. Infatti ammette soluzione (a, b) = (−3, 1) e quindi A(3) = −3 A(1) + A(2) .
M
(ii) Si può verificare che con operazioni elementari di riga il rango di una matrice non cambia. Sia
infatti A ∈ m,n(K) e sia ad esempio B la matrice ottenuta da A con l’operazione elementare
(i) (i) (j)
III[A → A + cA ]. Le righe di B sono
(1) (i) (j) (j) (m)
A , ... , A + cA , ... , A , ... , A
e lo spazio vettoriale da esse generato coincide, come facilmente si può verificare, con quello generato
(1) (m)
da A , ... , A . Dunque rg(B) = rg(A).
Considerazioni analoghe si fanno per le operazioni elementari di riga di primo e secondo tipo.
Dim. La prima equivalenza è già stata dimostrata (cfr. Prop. 2.3). È sufficiente allora provare che
(i) det(A) = 0 =⇒ rg(A) = n; (ii) rg(A) = n =⇒ A ∈ GLn(K).
Proviamo (i). Se per assurdo fosse rg(A) < n, una riga (ad esempio la prima) sarebbe combi-
nazione lineare delle altre. Dunque
(1) (2) (3) (n)
A = c2 A + c3 A + ... + cn A .
Dalla Prop. 2.1(iv),
(2) (3) (n)
A A A
A A A
(2) (2) (2)
det(A) = c2 det
.. + c3 det
. + ... + cn det
.
. .
.
. . .
(n) (n) (n)
A A A
Le matrici a secondo membro hanno tutte due righe uguali e quindi hanno determinante nullo. Ne
segue che det(A) = 0, contro l’ipotesi.
(1)
A
n
i
E = bij A
(j)
= bi1 bi2 ... bin .. = bi1 bi2 ... bin A.
.
j=1 (n)
A
I coefficienti bij formano una matrice B ∈ M (K).
n
i
Si ha quindi: E = B A e pertanto
(i)
1
E
.
In = .. = B A.
n
E
Dunque B A = In, cioè B inverte ”a sinistra” A.
Se ora consideriamo le colonne A(1) , ... A(n) di A, anch’esse formano una base [di
n,1(K)]. M
1 0
0 ...
Possiamo esprimere le n matrici colonna elementari E1 =
... , ... , En = 0 come combinazione
0 1
lineare della base {A(1) , ... A(n) }. Otteniamo
c1j c1j
n
Ej = cij A(i) = A(1) ... A(n) ... = A ... .
i=1
cnj cnj
Definita la matrice C = (cij ) ∈ M (K), si ha:
n Ej = A C(j) e dunque
In = E1 E2 ... En = A C.
Pertanto A C = In, cioè C inverte ”a destra” A.
Da AC = In = BA segue: B = BIn = B(AC) = (BA)C = In C = C, cioè B = C. Pertanto A
è invertibile (con inversa B).
∈ B , ... , B . Quindi
(2) (m) (1) (n)
Allo stesso modo si verifica che (AB) , ... , (AB)
(m)
⊆ B , ... , B
(1) (1) (n)
(AB) , ... , (AB)
e pertanto rg(AB) ≤ rg(B) [cioè il rango del prodotto di due matrici è minore o uguale al rango
della seconda matrice del prodotto].
Come accennato all’inizio del paragrafo, il rango si collega all’annullamento dei determinanti delle
82 G. CAMPANELLA APPUNTI DI ALGEBRA PER INFORMATICA
M
Definizione 3. Data una matrice A ∈ m,n(K), sia ρ = ρ(A) l’intero definito dalle due seguenti
condizioni:
- esiste in A (almeno) una sottomatrice quadrata invertibile di ordine ρ;
- le sottomatrici quadrate di A di ordine > ρ (se ne esistono) hanno determinante nullo.
Chiameremo inoltre minore (di ordine t) di A il determinante di una sottomatrice quadrata di A
di ordine t. Pertanto ρ = ρ(A) è definito dalle due condizioni:
esiste in A un minore non nullo di ordine ρ; i minori di ordine > ρ (se esistono) sono nulli.
Possiamo quindi dire che ρ è l’ordine massimo dei minori non nulli di A.
M
Si noti che se una matrice A ∈ m,n(K) ha nulli tutti i minori di un dato ordine t, sono nulli
anche tutti gli eventuali minori di ordine superiore a t. Ciò segue subito dal teorema di Laplace.
M
Vogliamo calcolare il rango di una matrice A ∈ m,n(K), utilizzando il Teor. 2. Procederemo
come segue:
- si individua in A una sottomatrice quadrata invertibile di ordine t. Allora rg(A) ≥ t.
- se t = min{m, n}, non esistono in A minori di ordine t + 1 e si conclude che rg(A) = t.
- se invece t < min{m, n}, è necessario calcolare i minori di ordine t + 1. Tali minori sono quanti
le possibili scelte di t + 1 righe [tra le m righe di A] per le possibili
scelte di t + 1 colonne [tra
m n
le n colonne di A]. Dunque sono complessivamente t+1 t+1 . Se tali minori sono tutti nulli,
concludiamo che rg(A) = t; altrimenti possiamo solo dire che rg(A) ≥ t + 1 e dobbiamo procedere
al calcolo dei minori di ordine t + 2 [se ne esistono, cioè se t + 1 < min{m, n}].
M
In questo modo arriveremo dopo alcuni passi all’individuazione del rango. Ma i calcoli da fare
sono decisamente troppi. Ad esempio, se A ∈ 4,6(K) ed abbiamo individuato una sottomatrice
quadrata invertibile di ordine 2, i minori di ordine 3 sono 43 63 = 80. Se uno di essi è non nullo,
allora rg(A) ≥ 3 e dovremo considerare i minori di ordine 4, che sono 44 64 = 15. Se tutti sono
nulli, allora rg(A) = 3; altrimenti rg(A) = 4.
Il risultato che segue ci offre un sensibile sconto sul numero dei calcoli da eseguire. È noto come
principio degli orlati o principio dei minori orlanti ed è dovuto a Kronecker (per questo è anche
chiamato teorema di Kronecker). Partiamo da una definizione.
1 2 3 4
2
Consideriamo ad esempio la seguente matrice A =
3
3 4
4 1
1
2
∈ M (RR)
4 e fissiamone la
4 1 2 3
CAP. 3.3 RANGO DI UNA MATRICE 83
2 4
sottomatrice B = A(1, 3 | 2, 4) = . I suoi orlati sono quattro [infatti dobbiamo aggiungere
4 2
a B una riga tra le due disponibili (la seconda o la quarta) ed una colonna tra le due disponibili (la
prima o la terza)]. Dunque i quattro orlati di B sono i determinanti delle seguenti matrici:
1 2 4 2 3 4
A(1, 2, 3 | 1, 2, 4) = 2 3 1 , A(1, 2, 3 | 2, 3, 4) = 3 4 1 ,
3 4 2 4 1 2
1 2 4 2 3 4
A(1, 3, 4 | 1, 2, 4) = 3 4 2 , A(1, 3, 4 | 2, 3, 4) = 4 1 2 .
4 1 3 1 2 3
[Si può verificare che i quattro orlati di B sono rispettivamente −4, −44, −44, −4].
M
Teorema 3. (Principio degli orlati) Sia A ∈ m,n(K). Risulta:
rg(A) = r ⇐⇒ valgono le due seguenti condizioni:
- esiste in A una sottomatrice quadrata B invertibile di ordine r;
- gli orlati di B (se ne esistono) sono tutti nulli.
Utilizzando il principio degli orlati, vogliamo calcolare il rango della seguente matrice A ∈ M R ),
(R
3,4
al variare dei due parametri reali a, b:
a 0 1 b
A = 1 a 0 1.
a b 0 1
Conviene considerare un minore che sia sempre non nullo (indipendentemente dal valore dei para-
metri) e che sia di ordine più grande possibile.
La scelta
può cadere ad esempio sul minore corrispon-
1 b
dente alla sottomatrice B = A(1, 2 | 3, 4) = (avente determinante 1). Possiamo quindi già
0 1
dire che 2 ≤ rg(A) ≤ 3, ∀ a, b ∈ R .
Per stabilire quando il rango è 2 e quando è 3, consideriamo i due orlati di B. Sono
a 1 b 0 1 b
1 0 1 = a − 1, a 0 1 = b − a.
a 0 1 b 0 1
Pertanto
a−1=0
rg(A) = 2 ⇐⇒ ⇐⇒ a = b = 1.
b−a=0
Se invece (a, b) = (1, 1), si ha che rg(A) = 3.
M M
Osservazione 2. L’algoritmo di Gauss consente di calcolare il rango di una matrice.
Assegnata infatti A ∈ m,n(K), sia A ∈ m ,n(K) la matrice ottenuta da A eseguendo l’algo-
ritmo di Gauss. In particolare m − m è il numero complessivo delle righe che vengono eliminate nel
corso del procedimento, in quanto nulle.
In base all’Osserv. 1(ii), rg(A) = rg(A ). La matrice A contiene una sottomatrice quadrata di
ordine m triangolare superiore ed avente tutti 1 sulla diagonale [si tratta della matrice formata dalle
prime m colonne di A ]. Tale sottomatrice ha rango m e dunque rg(A ) = m , cioè rg(A) = m .
Illustriamo su un esempio la procedura di calcolo del rango con l’algoritmo di Gauss. Si consideri
la matrice
84 G. CAMPANELLA APPUNTI DI ALGEBRA PER INFORMATICA
M
1 1 2 0
A = 2 −2 0 4 ∈ R ).
(R
3,4
0 1 1 −1
1 1 2 0
Applicando l’algoritmo di Gauss ad A, si ottiene la matrice A = [verificare].
0 1 1 −1
Dunque rg(A) = rg(A ) = 2.
t t
Sappiamo che rg( A) = rg(A). Se quindi applichiamo l’algoritmo di Gauss alla matrice A (anziché
t
ad A) otterremo
ancorauna matrice di rango 2. Infatti l’algoritmo di Gauss applicato ad A fornisce
1 2 0
la matrice [verificare].
0 1 − 14
ESERCIZI PROPOSTI
1 −1 2
0 −2 1
3.3.1. Sia A = 0 −2 1 ∈
M 5,3
R ). Calcolare rg(A), come massimo numero di colonne
(R
−1 −5 1
0 4 −2
linearmente indipendenti di A.
3.3.2 Calcolare il rango della seguente matrice A, interpretandolo sia come massimo numero di righe
linearmente indipendenti, sia come ordine massimo dei minori non nulli:
1 0 −1 2
2 1 0 −1
A= .
4 1 −2 3
5 2 −1 0
3.3.3 Al variare di a, b ∈ R , descrivere il rango della matrice
a 1 b
A = 1 a b .
b 0 1
M
0 a b
3.3.4. Sia A = −a 0 c ∈ 3(R R ), con a = 0.
−b −c 0
Verificare che rg(A) = 2 ed esprimere la terza riga come combinazione lineare delle prime due.