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tore delle disgrazie altrui (il rovesciamento, oltre a co- dell'honnèteté e - come insegna La Rochefoucauld
stituire la lezione morale della pièce, è certamente il (massima 422) - rispetto alle altre passioni, ci fa sem-
suo più potente motore comico)54. Dall'altra, la pietìi pre commettere gli errori più ridicoli. Dunque, per
verso il personaggio è dettata dal dolore che, come quanto sia ridicolo, non si può non accordare la pro-
abbiamo visto, è a sua volta procurato dalla consape pria compassione a un innamorato.
volezza di quanto sta accadendo e dalla impossibilità
di evitarlo. E generato insomma dalla corrisponden-
za di quello che ho definito un destino interiore - 4. «he Misanthrope» o la critica del "demi-habile".
l'emergere implacabile della passione - con un desti-
no esteriore - la complicità irrimediabilmente vin- Nelle letture del Misanthrope si ritrovano abba-
cente tra gli amanti giovani. stanza costantemente due caratteristiche: 1) si parte
L'ordine che alla fine si ristabilisce è dunque un or- da una valutazione, di natura morale e psicologica,
dine giusto e giustamente viene punito in Arnolphe il del carattere di Alceste, per interpretare la pièce55;
tiranno e il perturbatore spietato della discrezione ma- a) si tende a diagnosticare le contraddizioni di Alce-
trimoniale che aggredendo i poveri mariti semina lo ste come il sintomo di una crisi dell'autore e della sua
scandalo. Resta però che la passione amorosa sfugge a drammaturgia.
qualsiasi ordine e non è guaribile con nessun rimedio Alceste. Le rivalutazioni in chiave rousseauviana
(non si può convincere ad amare né si può piacere se del personaggio sono - almeno in una forma esplicita
si è vecchi). Un honnète homme innamorato deve di- - generalmente in ribasso all'attuale borsa dei valori
sporre della ragionevole pazienza di Philinte. Se pro- ideologici56. Malgrado letture molto diverse possano
vassimo invece a immaginarlo in preda a una passione valorizzare uno dei due poli a scapito dell'altro, vie-
contrastata, o avremmo un eroe tragico o, in una com- ne unanimemente sottolineata la contraddizione tra
media, un personaggio altrettanto contraddittorio di alcune prerogative positive del personaggio e il fatto
uno schernitore dei traditi tradito, come Arnolphe, e che esse siano presentate in maniera cosi ridicola da
di un «atrabiliare innamorato», come Alceste. Lo ri- essere rese poco condivisibili. Una certa unanimità mi
conosce anche Yhonnète homme Dorante nella Cri- pare sia stata raggiunta anche su una definizione del-
tique de l'Ecole des femmes: «E quanto al trasporto ia sua patologia psicologica, che traduca in termini
amoroso del quinto atto, che si accusa d'essere ecces- più moderni quella di «atrabiliare innamorato», che
sivo e troppo comico, vorrei davvero sapere se non è
fare la satira degli innamorati, e se persino gli honnè-
tes hommes e le persone più serie, in simili occasioni, " Moore [1949, ed. 1962 p. 124], Orlando [1990] e Mesnard [1992],
non facciano cose...» L'amore è molto più forte reagiscono a questa tendenza ad identificare la pièce con il solo protago-
nista. D'altra parte l'interpretazione degli altri caratteri e dei valori in
gioco nella commedia mi pare che comunque dipenda dalla valutazione
delle contraddizioni di Alceste.
54 56
In un rifacimento napoletano della commedia ad opera di Tofano Sulla contestazione rousseauviana di Molière in difesa di Alceste
Rotontiano, il rovesciamento viene indicato già nel titolo: La scola de li cfr. Orlando [1990, pp. 269-77]. Orlando, nell'appendice alla sua inter-
marìte e de le mogliere ovvero chi sputa ncielo nfacce le toma. pretazione, ricostruisce la storia delle più illustri letture della pièce.
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l'accompagna sin nel titolo della commedia. Anche se buire alla coppia una differenza di età?...), si è ac-
nessun critico è stato tanto perentorio quanto Jacques compagnata e poi sostituita quella di una crisi dell'ar-
Lacan nel giudicarlo pazzo, si conviene sempre più te drammatica di Molière. Sostanzialmente sconfitto
spesso con la sua diagnosi circa il carattere narcisisti- nella battaglia di Tartuffe, il commediografo sanci-
co del personaggio. Francesco Orlando [1990, pp. rebbe cosi il distacco da una visione ottimistica della
235-38], dopo avere ricostruito i motivi che ispirano sua epoca e dell'efficacia della sua arte. Defaux, sul-
tutta la rete dei rapporti tra i personaggi della pièce, la scorta di Guicharnaud, è stato il critico che meglio
ha individuato il modello psicologico del carattere di ha indagato questo significato della commedia: «Le
Alceste, grazie a una pagina dell'Introduzione al nar- Misanthrope è [...] la commedia delle illusioni perdu-
cisismo di Freud: in quanto «oggettuale invidioso», te, la presa di coscienza, luminosa e definitiva, d'uno
nella parte della vittima e del guastafeste, egli aspira scacco teatrale» [Defaux 1980, ed. 1992 p. 179]. Al-
ad attrarre l'attenzione generale su di sé perché invi- ceste ha ragione ma perde il suo processo; tutti quel-
dia il narcisismo trionfante di Celimene, perché vor- li che ridono di lui, non sono alla sua altezza morale.
rebbe averne ragione. Il riso, che nelle prime commedie era alleato dell'or-
Il rapporto Alceste-Molière. Per quanti preceden- dine sociale, e puniva il personaggio ridicolo che lo
ti possano indicare i catalogatori di commedie sei- trasgrediva, ha qui perso legittimità: quando si ride,
centesche, un protagonista di commedia cosi non si il problema non è di chiedersi perché si ride, bensì se
era mai visto prima: da ciò si deduce che non può non si ha il diritto di ridere. La commedia che si rivolgeva
essere il portato di un momento delicato, particolare, contro le imperfezioni del mondo, si rivolge contro
della vita del suo autore. Anche senza che sempre af- se stessa e mostra com'è ridicolo pretendere di rifor-
fiori il pregiudizio romantico a favore di una corri- mare i costumi. Nel Misanthrope ci sarebbe la conte-
spondenza tra arte e sofferenza, sono state dunque ri- stazione stessa del comico. L'analisi di Defaux, come
prese quelle testimonianze tarde (Grimarest) e, oltre al solito ricca di suggestioni, mi pare però periclitare
che tarde, diffamatorie (La Fameuse comédienné), sul- troppo verso il moralismo rousseauviano, mescolan-
le infelicità coniugali di Molière, che, sebbene asso- do due diverse accezioni del riso: c'è il riso dei
miglino a pettegolezzi, bisogna ammetterlo, non so- "rieurs" della pièce, cioè dei nemici di Alceste, con-
no però per questo inattendibili. A partire dal mag- tro il quale questi s'indigna. E c'è il riso a spese di Al-
gio 1664 - scrive Jasinski [1663, p. 64] - «Armande ceste di chi assiste alla commedia. Quando lo spetta-
l'inganna, ma eccelle a dissipare i suoi sospetti e go- tore ride - per quanto si sa che molto non risero nep-
de della terribile presa che esercita su di lui. Il con- pure i contemporanei - non deve necessariamente
flitto di Alceste e di Celimene è appunto concepito confondersi con i frequentatori del salotto di Ce-
nel 1664, quando questa crisi profonda si è appena limene (esponendosi quindi a quel tanto di giusto che
aperta». All'ipotesi della crisi matrimoniale, che ha il c'è nell'indignazione misantropica): infatti ride anche
difetto basilare di non spiegare le scelte di fatto (ma di loro e della loro vanità. Il presupposto con cui si
perché il marito geloso doveva proiettarsi proprio in giudica la pièce non è ovviamente quello fatuo dei
un misantropo ? non sarebbe stato più "vero" attri- marchesetti - con i quali del resto né Philinte né
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Éliante si confondono -, come non è quello tetro del ì verbi alla prima persona, è in questione in quanto
riformatore Alceste. io. I torti di Alceste sono tali in rapporto a una nor-
La questione capitale per l'interpretazione del- ma sociale propugnata al più alto livello. Le sue ra-
la pièce mi pare appunto consistere in questo: qual gioni denunziano i limiti di questa norma più ancora
è la posizione da cui si debbono giudicare, a comin- che delineare una alternativa ad essa.
ciare da Alceste, i suoi personaggi. La questione è tal- Possono testimoniare che Alceste è stato concepi-
mente decisiva che non può non porsi subito: la pri- to anche come personaggio positivo, non solo gli at-
ma scena, in cui dialogano Alceste e Philinthe, e che testati di stima che gli tributano Philinte e Éliante,
a Schlegel apparve inutile e lunga, non svolge sola- ma anche quella battuta della scena iv dell'Impromp-
mente una funzione espositiva, orienta in maniera de- tu de Versailles, recitata da Molière stesso, nella qua-
terminante il giudizio dello spettatore. Rispetto alla le le formule ipocrite di cortesia, adoperate dai corti-
commedia, è come una chiave musicale che decide la giani, vengono stigmatizzate e indicate come possi-
lettura di una partitura. bile fonte di una nuova commedia. Alceste che accusa
Vi si confrontano due prospettive. Da una parte c'è la non autenticità del commercio sociale, sta dunque
quella della urbanìtas, interpretata da Philinte, che eseguendo un progetto esposto dall'autore trentadue
ammette la necessità dei rituali per gli scambi sociali mesi prima. L'artista, che aveva molto rischiato per
alla stessa stregua di quella della moneta per gli scam- smascherare gli ipocriti, non poteva del resto con-
bi economici. «Quando uno con gioia vi viene ad ab- dannare con altrettanto ardore anche il nemico
bracciare I con la stessa moneta lo si deve ripagare» dell'ipocrisia. Le civilités, come avevano già mostra-
(vv. 37-38): per lui, le "civilités", come la moneta, to Mascarille e le due preziose ridicole, possono di-
non sono personalizzate, hanno solo un valore di ventare degli inutili rituali che impacciano i rappor-
scambio. Dall'altra, Alceste vorrebbe invece perso- ti, attentando alla autenticità e alla semplicità. L'im-
nalizzare le buone maniere attribuendo loro una sor- pazienza di Alceste nei loro confronti assomiglia
ta di valore d'uso: «che vantaggio si ha se un uomo anche al gesto di chi intende liberarsi e liberare il pro-
vi carezza... I quando corre a fare altrettanto con il prio corpo dal supplizio di pratiche innaturali: «E non
primo facchino?» (vv. 49-52). Egli non riesce a rico- odio nulla quanto le contorsioni I di questi gran faci-
noscere alcun vantaggio se la catena sociale non si in- tori di attestazioni» (vv. 43-44). I suoi nemici, Phi-
terrompe, se il valore di scambio dei rituali non vie- linte non potendosi considerare tale, sono o seccato-
ne sospeso perché possano essere usati non imperso- ri, che si riveleranno maldicenti e meschini (vv. 1505-
nalmente. Alceste attacca, iperbolizzando le colpe del 1516), o mondani maldicenti e futili, o addirittura
suo interlocutore e rivelandosi cosi, come meglio di veri e propri mascalzoni come il suo avversario al pro-
tutti ha mostrato Guicharnaud [1963, pp. 353-54], cesso: nessuno è un honnète homme né è alla sua al-
un personaggio comico. Philinte si difende, senza mai tezza morale. E - come è costretto ad ammettere Phi-
trasgredire il suo impeccabile aplomb. Ma mentre Phi- linte - davvero nel secolo, «tutto è mosso dall'intri-
linte è in questione solo come rappresentante di un go e dal puro interesse» (v. 1556). Persino il carattere
ordine superiore, Alceste, che coniuga puntualmente misantropico, che certo costituisce il principale capo
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d'imputazione per il personaggio, può, se non risul- celui de notre siècle, et tout ce que peuvent f aire les gens
tare redento, almeno essere compreso e compatito se sages, est de s'en servir avec discrétion et retenue.
lo si considera in rapporto a quel vero e proprio nido Quand tout le monde tombe dans une faute, personne
di vipere che è la corte, come mostra un passo di La n'en doit ètre blàmé, et quelque extravagante que puisse
Mothe Le Vayer, che mi pare particolarmente im- ètre la mode, un homme serait encore plus extravagant,
portante allegare al controverso dossier Misanthropc: s'il refusait de s'y assujettir. S'opposera-t-il seul au con-
sentement de sa nation P58.
Mais quand je vins à examiner la vie des Courtisans,
ou de ceux qui pensent composer ce qu'on nomme le Questo passo di Vaumonière, che allude manifesta-
grand monde, je ne pus m'empècher de conclure que mente alla prima scena del Misanthrope, nella quale Al-
c'était celle de toutes qui était la plus capable de jeter un ceste contesta a Philinte la sua maniera calorosa di sa-
esprit clairvoyant et philosophique dans une parfaite lutare, mi pare indicativo di come il secolo affronti la
misanthropie, ou totale aversion du genre humain...57. questione dell'arbitrarietà delle abitudini sociali. Vi af-
fiorano due prospettive differenti. La prima è quella
D'altra parte, che la protesta di Alceste contro le
di un libero esame individuale: sospinti dalla coeren-
forme dell'urbanità sia inopportuna e ridicola, appa-
za, si finisce inevitabilmente per constatare che le for-
re altrettanto chiaro non solo considerando la reazio-
me della cortesia non corrispondono alla sostanza dei
ne dei personaggi ragionevoli della pièce, ma anche
rapporti, che nella migliore delle ipotesi sono fatue, nel-
alla luce dei trattati di buone maniere del tempo che,
la peggiore ipocrite. E questa - come sappiamo - la po-
a questo proposito, non lasciano alcun dubbio. Va in
sizione di Alceste. L'altra prospettiva si sposta invece
particolare ricordato per la sua pertinenza, un passo
molto al di sopra dell'individuo: un costume assunto
di Vaumonière, che, sebbene sia già stato citato da
da una intera nazione, per quanto arbitrario, risulta al-
Defaux, anch'io citerò per intero perché mi pare pos-
trettanto necessario che se fosse naturale. Chi dunque
sa suggerire alcune osservazioni originali e partico-
gli si oppone diviene innaturale, stravagante e manca
larmente utili a questo mio discorso:
di lealtà, in quanto si isola rispetto alla nazione. Una
L'on voit tous les jours des gens qui s'embrassent, qui distinzione analoga, seppure a riguardo non del mede-
se baisent, et qui se font mille offres, comme s'ils étaient
les meilleurs amis du monde; et qui un moment après,
avouent sans honte, qu'ils ne se connaissent presque
'" Vaumonière [1701, p. 27] («Tutti i giorni si vedono persone che si
point. Cependant il faut suivre cet usage, au lieu d'en- abbracciano, che si baciano e che si fanno mille profferte, come se fosse-
treprendre de le changer. C'est moins notre vice, que ro i migliori amici, e che un momento dopo confessano senza vergogna
che quasi non si conoscono. Bisogna tuttavia seguire quest'uso, invece di
cercar di cambiarlo. E un vizio del secolo più che nostro, e tutto ciò che
" La Mothe Le Vayer [1662, p. 846] («Ma quando giunsi ad esami- possono fare le persone sagge è di servirsene con discrezione e ritegno.
nare la vita dei cortigiani, o di quelli che pensano comporre ciò che si Quando tutti cadono in un errore, nessuno ne deve essere biasimato, e,
chiama il gran mondo, non potetti impedirmi di concludere che era tra per quanto stravagante possa essere la moda, un uomo sarebbe ancor più
tutte la pivi capace di gettare uno spirito chiaroveggente e filosofico in Itravagante se rifiutasse di assoggettarvisi. Si opporrà da solo al consen-
una perfetta misantropia o totale avversione del genere umano...»). An- to unanime della sua nazione?»). La polemica contro il tipo del misan-
che La Bruyère nella 101 della sezione De La Cour esprime un concetto tropo diviene una costante assai ricorrente nei trattati di comportamen-
analogo. Ma la sua testimonianza è successiva al Misanthrope. to di fine secolo. Il modello è sempre la commedia di Molière.
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simo argomento ma di un argomento comunque con- tcsia, a conferma della pertinenza dell'evocazione pa-
finante, mi sembra sia contenuta in una pensée pasca icaliana per chiarirne il senso, si risolve, sempre nello
liana: Itesso dialogo, in un altro contrasto sulla natura uma-
Gradation. Le peuple honore les personnes de grande na, che Philinte, rivendicando come necessaria l'opa-
naissance. Les demi-habiles les méprisent, disant que la cità, prevede del tutto diversa da come la presuppone
naissance n'est pas un avantage de la personne, mais du 11 desiderio di trasparenza di Alceste:
hasard. Les habiles les honorent, non par la pensée du
Il est bien des endroits où la pleine franchise
peuple, mais par la pensée de derrière...59.
deviendrait ridicule et serait peu permise:
Alceste si comporta come un detni-habile, in quanto et parfois, n'en déplaise à votre austère honneur,
denunzia la mancanza di una corrispondenza perfetta e il est bon de cacher ce qu'on a dans le cceur61.
di un rapporto necessario tra parole e cose: «Voglio che
Egli sa infatti che la natura umana è corrotta e non
si sia sinceri e che da uomo d'onore I non si dica paro-
la che non parta dal cuore» (vv. 35-36, e vv. 69-70). ha reticenze ad assimilarla a quella animale:
Philinte al contrario, in quanto habile, sostiene che Et mon esprit enfin n'est pas plus offensé
«quando si è in società, bisogna che si renda I qualche de voir un homme fourbe, injuste, interesse,
forma civile che l'uso domanda» (vv. 65-66). Egli mo- que de voir des vautours affamés de carnage,
stra consapevolezza del fatto che i "dehors civils" sia- des singes malfaisants, et des loups pleins de rage62.
no convenzioni mondane, non cade nel pregiudizio po-
Philinte da perfetto honnète homme, non necessa-
polare che potrebbe attribuire loro un carattere non ar-
bitrario; ma al tempo stesso ne riconosce la necessità riamente giansenista ma che in ogni caso non mi pa-
nell'interesse sovraindividuale della comunità sociale, re declamare, «gesuitico more, la filastrocca del suo
di cui assume la prospettiva. Les civilités, la cui vacuità rassegnato scetticismo» [Garavini 1980, p. 349], cre-
tanto irrita Alceste, sono indispensabili alla sopravvi- de che negli uomini, oltre a manie più o meno inof-
venza della civitas: rappresentano la forma esteriore di fensive come quelle di Emilie e di Dorilas (vv. 81-86),
una virtù fondamentale del sodalizio umano, l'urbani- alberghi una aggressività nei confronti del prossimo,
tas60. Questo contrasto a proposito delle forme di cor- che può essere repressa solo grazie alla introiezione
di alcune regole perentorie di convivenza sociale: in-
nanzi tutto quelle elementari della bienséance, poi
" Pascal [1670, B. 337] («Gradazione. Il popolo onora le persone di
grande nascita. I semi-intelligenti (demi-habiles) li disprezzano, dicendo quelle più sofisticate dell''honnèteté'. Alceste che pre-
che la nascita non è un vantaggio della persona ma del caso. Gli intelli-
genti (habiles) li onorano, non a causa di quanto pensa il popolo, ma per il
61
retro-pensiero...»). Per le nozioni pascaliane di habiles e demi-habiles re- Molière, he Misanthrope, vv. 73-76 («Ci sono molti casi in cui la
lative alla critica dei rapporti politici, cfr. Ferreyrolles [1984, pp. 93-146]. perfetta franchezza I diverrebbe ridicola e non sarebbe concessa: I e tal-
60
Polemicamente nei confronti della tradizione ormai esaurita volta, non dispiaccia al vostro austero onore, I è un bene nascondere quel
dell'honnèteté, a metà Settecento si distinguerà tra Vurbanitas come stile die si ha nel cuore»),
62
mondano che rende uniformi i caratteri e Vurbanitas antica, implicante Ibìd., vv. 175-76 («E il mio spirito insomma non è più oltraggiato I
invece la partecipazione alla cosa pubblica. Cfr., ad esempio, Grimm nel vedere un uomo furfante, ingiusto, interessato I che nel veder avvol-
[1755]. toi di stragi affamati I scimmie maligne e lupi arrabbiati»).
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tende di esprimersi senza remore, prescindendo dui lostenne Lacan, affetto da « aggressione suicidarla da
le regole sociali perché crede che la sincerità riveli unii narcisismo», al pari degli altri originali, rappresenta
natura buona, si mostra un campione di aggressività. una presenza socialmente pericolosa: fa di tutto, per-
Egli è un demì-habìle: la specie umana più pericolosa dendo il processo, perché si commetta una ingiusti-
in quanto cieca e aggressiva senza saperlo, anzi in buo y.ia clamorosa, alimenta testardamente dispute futili,
na coscienza. luscita scandalo con la sua sincerità. Il suo desiderio
Il verdetto che la pièce emette su Alceste, è tutta di separarsi dal corpo sociale non può non avere un
via senz'altro più sfumato di quanto richiederebbe il risvolto politico, come affiora significativamente
rigore di Pascal o - a conferma della non esclusività nell'unico momento in cui può abbandonarsi a un pia-
di un presupposto giansenista alla condanna di Alce cere non contrastato: quando intona la vecchia can-
ste - la saggezza di La Mothe Le Vayer che consiglia zoncina che tanto gli piace, in cui si rifiuta un do-
di lasciare «ai pazzi il disegno di riformare tutto» e no/ordine del re e si lascia la città:
di Charron, somma autorità per tutti i libertini sei- Si le Roi m'avait donne
centeschi, il quale in De la Sagesse (II, n, 2) aveva di- Paris, sa grand'ville
stinto tra la necessità di conformarsi e il diritto di giu- et qu'il me fallùt quitter
dicare: «Je veux bien que l'on vive, l'on parie, Fon l'amour de ma mie
fasse comme les autres et le commun, mais non que je dirais au roi Henri:
l'on juge comme le commun, voire je veux que l'on «Reprenez votre Paris
juge le commun»63. j'aime mieux ma mie, au gué!
j aime mieux ma mie» .
Un personaggio teatrale presenta tuttavia altre con-
traddizioni che non un discorso morale. Tanto pili Nel misantropo, nel nemico di tutto il genere uma-
uno della complessità letteraria di Alceste, che non è no indistintamente, si nasconde sempre un nemico
stato certamente creato solo per illustrare un'idea. della città, come insegna la storia di Timone che pro-
Da una parte, di Alceste appare velleitaria la pretesa tesse Alcibiade prevedendo quanto pericoloso sareb-
di riformare il mondo e ridicolo il narcisismo che lo be stato un giorno per Atene.
induce a prendersi continuamente per un eroe corne- D'altra parte però, come abbiamo visto, vengono
liano, recitando versi come «Avranno un anima cosi riconosciute delle ragioni alla critica di Alceste nei
cattiva, scellerata e ria I da farmi agli occhi di tutti confronti dei costumi del secolo. Alceste, tolto il cat-
una tale angheria» (vv. 199-200); risulta sospetto di tivo carattere e la smania riformatrice che lo rendo-
tirannia il desiderio di sottrarre Celimene alla sua vi- no ridicolo, dà voce a una protesta analoga a quella di
ta di ventenne privilegiata e molto minacciosa la sma- Éraste - e che in seguito sarebbe stata ripresa anche
nia di dire sempre la verità. Alceste, essendo, come
M
Molière, LeMisanthrope, vv. 393-400 («Se il Re m'avesse donato I
" Charron [1607, p. 324] («Consento che si viva, si parli, si faccia co- Parigi, la sua capitale I e avessi dovuto lasciare I l'amore della mia amica
me la maggioranza degli altri, ma non che si giudichi come la maggioran- I avrei risposto al re Enrico; I "Tenete la vostra Parigi I preferisco la mia
za, voglio anzi che si giudichi la maggioranza»). amica, su, I preferisco la mia amica"»).
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dal Visconte nella Comtesse d'Escarbagnas - il quale spezzando la catena sociale. Questa esigenza si rive-
viene continuamente intercettato da seccatori sulla la più forte del suo stesso amore per Celimene: è in-
strada del suo appuntamento galante. Entrambi i per- fatti essa a determinare il finale.
sonaggi difendono la causa della semplicità, aspirano | La commedia sembra per un momento avere una
a seguire la via più diretta possibile all'appagamento chance di lieto fine: Celimene, umiliata dallo svela-
del loro legittimo desiderio, denunziano le conven- mento della sua coquetterie, si mostra pentita e di-
zioni come un impaccio. Però, tra Alceste e la sua me- sposta a fissare le nozze; Alceste, confermando l'ec-
ta non ci sono soltanto ostacoli esterni da superare: è cezionalità del suo amore, dimostra d'essere disposto
la sua stessa meta, Celimene, a spostarsi continua- a perdonarle. Pone però come unica condizione che
mente. lo accompagni in quello che definisce «il mio deser-
Il contrasto tra i due amanti potrebbe tradursi in to» (v. 1763) e che, come si sa, nel linguaggio del tem-
quello tra una aspirazione al movimento di cui si fa po, meno drasticamente equivaleva a «una residen-
interprete Celimene e una alla stabilità, manifestata za di campagna». La ventenne alla moda non se la sen-
a più riprese da Alceste. Quando si alza il sipario del- te di «rinunciare al mondo prima d'invecchiare» (v.
la prima scena - come mostra la stampa di Brisart 1769) e Alceste darà seguito da solo al programma mi-
oltre quella che orna l'edizione originale del testo - santropico. I due amanti sono separati per sempre.
egli è seduto; poi rifiuta continuamente di allonta- Colpa di Celimene che mostra di non meritare un
narsi dal salotto; infine invita Philinte a lasciarlo «in amore straordinario ? O la pretesa di Alceste è assur-
questo angolino oscuro, assieme al mio nero dolore» da e ingiusta ? Come nella scena iniziale si trattava di
(v. 1584). Stabilità e movimento implicano rispetti- dare ragione a Philinthe o ad Alceste, cosi per spie-
vamente chiusura e apertura dello spazio. Mentre gare il cattivo esito del finale, occorre dare torto a
Sganarelle e Arnolphe segregavano la donna amata uno dei due amanti (o almeno, vedere come il torto
sotto la loro legge in uno spazio separato dal resto del- si distribuisce tra di loro).
la città, da cui solo alla fine essa riusciva a evadere, Celimene si mostra in questo frangente un'ottima
Alceste è costretto a muoversi nello spazio di Ce- avvocata di se stessa. Evitando qualsiasi richiamo a
limene e più in generale in quello, spesso evocato, del- una istanza morale che sarebbe potuto suonare falso
la corte. La commedia testimonia continuamente del sulla sua bocca, si rifa soltanto alla "natura", che, co-
suo disagio per uno spazio aperto, dove chiunque può me sappiamo, costituisce sempre un argomento in-
sopraggiungere; perfino i personaggi di quei racconti fallibile: «La solitude effraye une àme de vingt ans: I
che sono i pettegolezzi di corte, benché vittime e non je ne sens point la mienne assez grande, assez forte, I
responsabili di essi, contribuiscono a una sorta di pour me résoudre à prendre un dessein de la sorte»65.
affollamento. La sua aspirazione è quella di sottrarre La grande coquette dice la verità e accetta il matri-
Celimene a questo spazio e di condurla in un altro,
sottoposto alla sua legge: sappiamo che per afferma-
re la propria tirannia gli originali hanno sempre biso- 6
' Ibid., vv. 1774-76 («La solitudine spaventa un'anima di vent'anni:
gno dell'isolamento, di mettersi al riparo dalla vita,
Inon sento la mia cosi grande e cosi forte I da risolversi a un disegno di
il sorta»).
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monio: grazie a questo decisivo cambiamento, non scena con quell'altezza "tragica" che non era riuscito
contravviene alla legge dei finali di commedia che ad ottenere fino ad allora.
vuole i protagonisti mutati in meglio e ammaestrati Nella prospettiva dello spettatore, rispetto ai suoi
da quanto è accaduto nell'intreccio. Se rifiuta di se- antecedenti, l'originale ha dunque conquistato alcu-
guire Alceste, in compenso riconosce la sua fragilità ni diritti alla compassione senza tuttavia - come
di ventenne: il codice galante non richiede che siano avrebbero soprattutto voluto Rousseau e i suoi se-
le donne a dovere superare le prove. E quello che un guaci - che Philinte ci rimetta. Quello che ha perdu-
secolo dopo sarebbe divenuto un ideale edenico - due to Yhonnète homme mi sembra essere il potere di eser-
cuori e un castello in campagna - appare in quest'epo- citare una influenza benefica diffondendo la dolcez-
ca una rude prova. za della vita intorno a sé: egli è ai margini della scena
Alceste invece non è cambiato: intende eseguire il dove invece domina lo scontro tra Alceste e i suoi ne-
progetto che già ha comunicato a Philinte e portare mici che honnètes hommes non sono; non riesce a im-
alle conseguenze estreme il suo rifiuto del mondo. E porre un lieto fine se non in una versione privata e
lui Yimaginaire e - se la commedia non ha un lieto modesta. La crescita della partecipazione alle ragioni
fine - è per colpa sua. Ma quanta nobiltà nel suo dell'originale corrisponde al ritiro dei valori del-
congedo dalla scena ! Il guastafeste, non cedendo al- Yhonnéteté ai margini di un mondo dominato dai mar-
la tentazione di una futile ripicca, non solo unisce Phi- chesetti, da Oronte, da Arsinoé, dalla controparte al
linte a Éliante ma fa anche loro gli auguri: «Puissiez- processo, dalla micidiale coquetterie di Celimene. Se
vous, pour goùter de vrais contentements, I l'un pour davvero, come vuole Defaux, il Misanthrope è il sin-
l'autre à jamais garder ces sentiments ! »66. tomo di una crisi, la crisi non è del valore di modello
Alceste alla fine si affranca dai due peccati capita- àeU'honnèteté, bensì della sua forza sulla scena e sul-
li dell'originale molieriano, l'aspirazione a imporre il la scena del mondo.
proprio dispotismo e l'aggressività del malaugurio.
Parte per il suo rifugio, che gli spettatori sono indot-
ti a considerare come Celimene una tomba, da solo e
dopo avere collaborato, unendo Philinte e Eliante, al-
la più naturale composizione degli affetti. Il lieto fi-
ne è riservato a chi lo merita: agli unici due perso-
naggi capaci di sentimenti non corrotti dal narcisi-
smo, capaci di fare dono di sé. Ma è significativamente
il finale minore della commedia, non quello che uni-
sce i due protagonisti. In compenso Alceste esce di

66
Ibid., vv. 1801-2 («Possiate, per avere veri appagamenti, I serbare
sempre gli stessi sentimenti! »).
I

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