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«Chi pensa sia necessario filosofare deve filosofare e chi pensa non si
debba filosofare deve filosofare per dimostrare che non si deve
filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui,
dando l'addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo
chiacchiere e vaniloqui.»
Prima ancora che indagine speculativa, la filosofia fu una disciplina che assunse anche i caratteri della
conduzione del "modo di vita", ad esempio nell'applicazione concreta dei principi desunti attraverso la
riflessione o pensiero. In questa forma, essa sorse nell'antica Grecia.[5] A rendere complessa una
definizione univoca della filosofia concorre il dissenso tra i filosofi sull'oggetto stesso della filosofia:
alcuni orientano l'analisi della filosofia verso l'uomo e i suoi interessi così come viene esposto
nell'Eutidemo di Platone, per cui essa sarebbe «l'uso del sapere a vantaggio dell'uomo».[6]
Nel prosieguo della storia della filosofia altri autori che seguono questa opinione sono per
esempio Cartesio («Tutta la filosofia è come un albero, di cui le radici sono la metafisica, il tronco è
la fisica, e i rami che sorgono da questo tronco sono le altre scienze, che si riducono a tre principali:
la medicina, la meccanica e la morale, intendo la più alta e la più perfetta morale, che presupponendo
una conoscenza completa delle altre scienze, è l'ultimo grado della saggezza»),[7] Thomas
Hobbes,[8] e Immanuel Kant, il quale, definisce la filosofia come «scienza della relazione di ogni
conoscenza al fine essenziale della ragione umana».[9]
Altri pensatori ritengono che la filosofia debba puntare alla conoscenza dell'essere in quanto tale
secondo un percorso che, fatte le debite differenze, va dagli eleati[10] sino a Husserl e Heidegger.