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Il caso non È CHIUSO

Morte
di un
dottorando
Filosofo
Norman Zarcone,
27 anni, si è ucciso
all’Università
di Palermo il 13
settembre 2010.

Due lauree con il massimo dei voti,


la tesi quasi finita, l’ambizione impossibile di vivere
di ricerca filosofica. Invece di cambiare mestiere,
Norman Zarcone si è buttato da una finestra della sua facoltà.
Lasciando ai posteri un quesito molto italiano:
in un sistema migliore, avrebbe avuto una chance?
di Monica Ceci
D.R.

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Norman, che portava quel rie B. Non se la prese con diversi asini è venuto a patti con i propri sogni. Non-
nome perché suo padre malato di in cattedra dal cognome illustre che co- no Pino, ex dirigente delle Poste, che
calcio aveva visto giocare un giovane nosceva, come se ne conoscono in tutte ogni giorno alle tre va alla chiesa delle
talento irlandese di nome Norman le facoltà d’Italia. Non fece politica con monache, per meditare la Passione di
Whiteside pochi mesi prima della sua le organizzazioni degli studenti. Dato Nostro Signore. L’inquieto Claudio,
nascita, il pomeriggio del 13 settembre che non poteva vivere da filosofo, che fa il giornalista freelance e il libero
uscì di casa per andare all’università concepì l’idea di morire da filosofo. pensatore. Il primogenito David. che
come in un giorno qualunque. Salì al Non s’incupì. Non mise in ansia nessu- voleva studiare cinema ma poi si è tro-
settimo piano, aprì la finestra, si sedet- no. Fece il testimone alle nozze di suo vato un posto al 118, per potersi sposare
te sul parapetto con la schiena verso fratello David, lasciando la sua faccia e trasferire al piano di sopra.
l’esterno, fumò una sigaretta e senza sorridente nelle foto ricordo. Scrisse Norman i sogni se li teneva stretti:
un grido si lasciò cadere giù. Al settimo sul suo quaderno niente 118 per lui,
piano della facoltà di Lettere e filoso- un appunto per niente raccoman-
fia dell’Università di Palermo c’è una
rosa rossa appassita appoggiata al vetro
gli amici: “Con
lucida e fredda de- “A prescindere dal dazioni, che i po-
litici gli facevano
e ragazzi seduti per terra che aspettano
l’esame ripassando nei corridoi, dove
terminazione mi
accingo a fare una suo valore, tutti un po’ schifo.
Niente matrimonio
ristagna l’odore dei libri e della paura.
Norman Zarcone aveva 27 anni, sta-
nuova esperienza
che purtroppo non in facoltà non finché non aves-
se avuto almeno i
va finendo il dottorato in filosofia
del linguaggio dopo la laurea trien-
potrò commentare
con voi”. E anche:
aveva possibilità: 1.200 euro della
borsa da ricercato-
nale e la specialistica conseguite in “La libertà di pen- il suo contatto ero re. Il padre intui-
tempo perfetto, con il massimo dei
voti, due tesi pubblicate, su logica e
siero è libertà di
morire, che poi è io, un professore va: «All’università
l’avevano isolato.
filosofia del linguaggio e sulla filosofia
della meccanica quantistica. Era sano,
la libertà di vive-
re”. Dice suo pa- in pensione” Non lo chiamava-
no alle riunioni di
allegro, fidanzato, amatissimo dalla sua dre Claudio: «Mio dottorato, il relato-
famiglia. Suonava la tastiera, il piano- figlio ha fatto un re si perdeva i ca-
forte, la chitarra, scriveva articoli per gesto simbolico. Come il macchinista pitoli della tesi che doveva correggere.
qualche giornale e d’estate faceva il della Locomotiva di Guccini. Ricorda Lo trattavano come un corpo estraneo,
bagnino per 25 euro al giorno, sempre la canzone? Tutti pensano “un pazzo si una metastasi».
con un libro in mano però. Dormiva è scagliato contro il treno”, ma lui sa Il relatore di Norman era il professor
ancora nel letto a castello della sua perché l’ha fatto». Gianlazzaro Rigamonti, 70 anni. «È
stanza da ragazzino, con i pupazzetti Norman era cresciuto nel quartiere vero che gli ho perso dei capitoli»,
dei Simpson allineati sullo scaffale, ma Brancaccio di Palermo, quartiere di sospira. «Sono un distratto. Ma li ho
da dieci anni almeno aveva deciso di mafia se mai ce n’è uno, quello dove sempre recuperati in versione elettroni-
vivere per la filosofia. don Pino Puglisi morì ammazzato nel ca e corretti. Non è vero che Norman
All’università aveva saputo o capito 1993 per avere aperto centri giovanili fosse un corpo estraneo. È vero che, a
che ricercatore non sarebbe diventa- e predicato contro i boss. Il fortino del- prescindere dal suo valore, in facoltà
to mai. Non c’era posto, o forse i posti la famiglia contro i mali del mondo è non aveva chance, perché il suo unico
erano già assegnati o, se invece fosse una palazzina anonima come tutte le contatto ero io, che non avevo potere
stato lui a non essere all’altezza, non ci altre, ma piena fino all’inverosimile di e adesso sono anche in pensione. Se
sarebbe comunque mai stato un con- libri, di dischi, di strumenti musicali, di vuole, era nella scuderia sbagliata. Lui
corso abbastanza trasparente da certifi- computer, di film, di bandiere dell’In- era veramente un bravo ragazzo, un
carlo con equità, tanto da lasciarlo in- ter. Ci vivono tre generazioni abituate a sognatore con ideali altissimi. Si faceva
timamente libero di scegliere un’altra combattere le frustrazioni scambiando- un po’ fatica a fargli mettere i piedi per
strada. Non litigò con i professori che si opinioni, canzoni, poesie, commen- terra. Non era fragile, ma non lo consi-
non riconoscendogli la borsa di studio tando i sistemi filosofici e le partite di dero nemmeno un martire del sistema.
avevano fatto di lui un dottorando di se- calcio. Un rifugio caldo dove ciascuno Quel che pesava su di lui pesa su tutti
noi da quarant’anni: gli accordi delle
consorterie, il clientelismo sfacciato
due cose su: le dinastie e la memoria che porta in cattedra molti incom-
1 - Secondo la ricerca di Gianmarco Daniele, laureato in Economia petenti e tiene fuori molte persone
all’Università di Bari con una tesi sulla percentuale di omonimia tra i docenti di valore. Io sono molto turbato dal
degli atenei italiani, le dinastie universitarie palermitane sono un centinaio, suo gesto, ma non mi sento colpevole:
sparse in tutte le facoltà, per un totale di 230 docenti imparentati. A Lettere ho fatto per lui più di qualunque altro
e filosofia, per esempio, ci sono quattro professori della famiglia Carapezza. docente. I suoi compagni di corso sono
2 - Il rettore dell’Università di Palermo ha dichiarato la sua intenzione di pieni di angoscia, ma il sistema di pote-
intitolare un’aula alla memoria di Norman Zarcone. Altre iniziative per re è troppo stabile. Non cambierà».
commemorare lo studente suicida sono partite dall’europarlamentare Idv Erica detta Ery, laurea triennale in
Sonia Alfano e dal presidente dell’Inter, Massimo Moratti. Economia, niente lavoro, con l’univer-

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sità ha chiuso: «È un meccanismo fuori
controllo», dice. «La fortuna conta per
l’80 per cento». Aveva chiacchierato
con Norman la sera prima, come face-
vano spesso, nel locale in cui lui incon-
trava gli amici quasi tutte le sere alla
fine della giornata sui libri. «Serio, in
gamba, perbene, innamorato dei suoi
studi, sempre pieno di cose da fare, gar-
bato, allegro, mai demoralizzato. Vivo.
Con quella capacità di tradurre in fi-
losofia ogni minimo evento della vita,
perché comunque per lui la filosofia
era il centro di tutto. Nessuno poteva
sospettare le sue intenzioni. Mi è rima-
sto il senso di avere subito un furto e
questa domanda: come fa una persona
del genere a non essere oggetto di inte-
resse per nessuno, in un’università?».
L’università funziona a modo suo. «Se
c’è una borsa “vuota”, capita anche
che qualcuno la prenda per merito»,
spiega con la voce arrabbiata Alessan-
dro, specializzando in filosofia. «Ma la
maggior parte delle borse è già assegna-
ta quando esce il
bando. I baroni de-
cidono il futuro dei “Certo che
giovani e intanto
non si curano dei Norman poteva
disservizi: sessioni
di esame che sal- fare altro. Ma
tano all’ultimo mi-
nuto, lezioni dove l’amore per
il docente non
si presenta. Alla
questa disciplina ma di contestazio-
ne al cosiddetto
io non ho riconosciuto la sua genialità,
sono pronto a dimettermi».
manifestazione or- è un fatto sistema baronale e Sicché il giovane filosofo del quartiere
ganizzata dopo la
morte di Norman
i professori non
incondizionato” sapevo che la fac-
cenda dei baroni
non c’entrava nul-
Brancaccio, ponderate attentamente
le circostanze della sua vita, delibe-
rò di scagliarsi contro il treno. Seduto
hanno partecipato, la. Il sistema baro- sul parapetto del settimo piano, chiese
ma subito sono comparsi quando una nale non esiste, esistono le persone e le una sigaretta a due studenti che passa-
televisione è venuta a intervistarci in loro responsabilità. Se questo ragazzo vano, i quali guardandolo notarono che
facoltà. Certo che Norman poteva fare ha subito un torto, il responsabile sono tremava ed era molto pallido. Nonno
altro: aveva mille interessi, era appena io. Ma Norman non ha subito nessun Pino non smette di ripetere: «Perché
diventato giornalista pubblicista. Il suo torto, chi commette gesti come il suo non l’hanno fatto scendere dal parapet-
non era un problema professionale. ha un abisso dentro se stesso. Oppure, to? Perché non gli hanno battuto una
Però tutti noi sappiamo che l’amore se il sistema esiste, io barone sono, mano sulla spalla?». Sono discorsi da
per questa disciplina è un fatto incon- ma rispondo di quello che faccio. Il nonno, perché l’università funziona a
dizionato». dottorato che coordino dal 1990 ha pro- modo suo. Vi si insegnano molte cose,
Il professor Franco Lo Piparo, direttore dotto professori ordinari, associati e ri- ma di certo non a riconoscere il mo-
del dipartimento di Filosofia, Storia e cercatori sparpagliati in tutta Italia. Per mento in cui qualcuno ha bisogno di
Critica dei saperi, quello dove studiava me la selezione è sempre stata traspa- una pacca sulla spalla. Perciò Norman
Norman, all’inizio è stato zitto. Poi ha rentissima. Quel ragazzo non era emar- Zarcone finì la sigaretta, digitò sul te-
deciso di scrivere una lettera aperta al ginato. Io stesso convocavo i dottorandi lefono il numero della sua ragazza, le
padre di Norman, chiedendogli: “Sa- alle riunioni e li convocavo tutti. Non disse velocemente che l’avrebbe amata
rebbe stato corretto fare una promessa c’è interesse oggettivo da parte dei do- sempre. Spense il telefono prima che
che si sapeva di non poter mantenere? centi a escludere un dottorando. Non lei potesse rispondere e lo mise ordina-
(...) Avrei potuto o dovuto fare qualcosa ho nulla da rimproverarmi. Gli esper- tamente dentro al casco del motorino,
che non ho fatto?”. Oggi spiega: «Ho ti possono leggere la tesi di Norman, insieme alle chiavi di casa. Poi spinse
D.R.

scritto perché sentivo montare un cli- che era quasi pronta. Se risulterà che leggermente la testa all’indietro. n

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