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Emanuela Ortolan Conto

Seconda Liceo
Platone: Socrate e Menone
Scoppo:  
 Dividere il Testo nel cui si evidenza il  dialogo Socratico.
 Commento nel quale ripercorre i passaggi fondamentali e gli argomenti
trattati nel dialogo.
 Un commento sulla lettura.
 
Passi:
 So di non Sapere
 L’ironia
 La confutazione
 La  maieutica
 
Platone incontra Socrate nel 401 e dal quel momento decide di cambiare
completamente di vita e guardare il mondo con altri occhi, segue a Socrate come
uno dei suoi discepoli ma viene nel 399 a.C. messo in morte. Platone in questo
punto viene spalancato e inizia a farsi delle domande sulla Giustizia, perché se il
buono viene messo a morte allora che cos'è il giusto.  Dedica grande parte della
sua vita a viaggiare e allo stesso tempo scrivere vari dialoghi Socratici in questi
troviamo il dialogo di Menone e Socrate.
 
Il dialogo inizia con la domanda che fa Menone a Socrate (1-3), la virtú é
insegnabile o no?, e se non può essere insegnata come si può acquistare. Socrate
si mette a confronto dell’editore, nell’atteggiamento di non sapere e che in questo
caso anche lui ha il privileggio d’imparare(4-33), a differenza dei sofisti come
Gorgia e Aristippo che credevano di conoscere tutto, dice che in realtá neanche
loro erano capaci di arrivare alla vera risposta. Per conoscere la realtá alla
domanda che si mette Menone, dobbiamo sapere prima la definizione di virtú(34-
40), lui essendo sicuro di questa ci da una spiegazione errata, dove piú che una
risposta assoluta ci da tanti concetti, tutti  diversi per uomo, donna o vecchio.
Socrate che cercava solo una definizione trova tante ed inizia l'ironia e la
confutazione(40-66), attraverso domande che arrivano sino al senso scherzoso
costringe l'interlocutore a contraddirsi in seguito arriva alla confutazione dove
comprende la sua propria ignoranza, e alla fine Socrate da una definizione di virtù
che diamo come nome di maieutica(67-86), dove la risposta esce, e dice che non
dipendendo del genere della persona la virtú di questi è la capacità di essere è
saggio e giusto.
Ma non finisce proprio qui, Socrate fa in questo momento la domanda a
Menone(98-105), dove deve dirgli le  altre figure della virtú, lui risponde
innumerevoli cose come per essempio il coraggio, la temperanza, la sapienza e la
magnificenza, ma per lui esistono di piú(106-107), é in questo caso un’altra volta
volendo trovare solo una definizione ne troviamo tante, Menone non capendo
veramente quello che cerca Socrate, inizia un’altra volta con la magia delle
domande ironiche, per fare capire a Menone che quello che chiedeva Socrate non
era delle azioni o qualitá,ma di definire la virtù come una unitá. Prende come
esempio la figura é la definisce come  “il limite in cui finisce il solido”, ma questa è
sempre accompagnata dal colore, che prende come secondo esempio ma questa
volta Menone chiedendo che cos'è è come viene definito Socrate dice :“Il colore è
un effluvio delle figure proporzionato alla vista e percettibile.”Riassumendo che
queste non siano unitá. Possiamo vedere che in tanti parti possiamo dividere il
testo e mettere sempre in evidenza  per prima So di non sapere, poi la
confutazione, l’ironia e alla fine la maieutica. Ma ancora non sappiamo che cose
bene la virtù, se questa può essere insegnata o no quindi Socrate dice che la virtú
é il considerare le cose belle e sapere procurarsele, anche se sono cattive per le
persone che le cercano possono essere buone quindi questo di cose belle per ogni
uomo è relativo, ma non basta solamente cercare le cose buone bisogna cercarle
nella maniera giusta e corretta perché in altro modo questa non sarebbe virtú.
Arriviamo finalmente alla conclusione la virtú é la giustizia, quella che è capace di
acquistare l’uomo attraverso le cose belle in modo giusto e sicuro, quindi non è
insegnabile ma acquistata da ogni uomo che la desidera attraverso la volontá di
Dio.
 
Ora facciamo tipo la seconda parte dove si analizza la virtú ma nella politica,
questa deve essere insegnata con giustizia e sapienza per cosi fare capire l’uomo
la realtà e il popolo possa crescere.
 
Mi sembra che il dialogo Socrático é una forma diversa di poter arrivare  a risposte
attraverso la veritá dell’uomo senza chiudersi in un’única definizione. Questo
dialogo è  la massima apertura nei confronti con gli altri, dove mai Socrate, anche
se sa la risposta é al di sopra dell'interlocutore che fa la domanda ma invece e
nello stesso livello o ansi “inferiore”. Mi piace che attraverso il dialogo lui possa
arrivare alla veritá e di conoscere, con solo la capacitá di che solo con il
ragionamento, delle domande che sembrano molto facili e vanalli lui possa
complicarle fino al punto  di fare capire al’interlocutore che veramente non sa la
risposta, in seguito possa fare nascere la verita.

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