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impresa deve redigere periodicamente alla fine di ogni esercizio amministrativo. La redazione del
bilancio di esercizi serve per verificare la situazione patrimoniale, finanziaria e stabilire il risultato
dell’esercizio. Il bilancio d'esercizio viene compilato dagli amministratori per determinare il reddito
d’esercizio, la situazione patrimoniale e finanziaria dell’impresa (al fine di controllare l’andamento
della stessa nel tempo). Inoltre, il bilancio di esercizio viene compilato per poter calcolare la
tassazione. La redazione del bilancio di esercizio deve avvenire secondo quanto indicato dal Codice
Civile. Oltre al Codice Civile, occorre tenere presente anche il Testo Unico delle Imposte sui Redditi
(T.U.I.R.) e dai principi contabili. Deve inoltre essere composto dallo Stato patrimoniale, dal Conto
economico e dalla Nota integrativa. La redazione del bilancio d’esercizio ha lo scopo di informare gli
stakeholders in pratica fornitori, creditori, analisti finanziari, soci, dipendenti, lo Stato, i risparmiatori,
eccetera) sull’andamento dell’azienda e trarre le proprie conclusioni. Ci sono delle fasi da rispettare
durante la stesura del bilancio di esercizio: 1) redazione dell’inventario di esercizio, sono
registrati i componenti attivi e passivi del patrimonio dell’azienda, sia nell’aspetto qualitativo che
quantitativo; 2) registrazione delle scritture di assestamento, sono scritture che servono a
trasformare i valori di conto in valori di bilancio (cioè idonei a stabilire il reddito d’esercizio) al
termine di ogni periodo amministrativo; 3)determinazione del saldo dei conti, insieme delle
scritture relative ad un dato oggetto che mette in evidenza i movimenti di denaro; 4)redazione della
situazione contabile; 5)chiusura dei conti nel conto economico di fine anno e nello stato
patrimoniale; 6)relazione sulla gestione (complementare) documento informativo sull’andamento
della gestione e sulla situazione della società che viene redatto dagli amministratori ed allegato al
bilancio di esercizio; 7)rendiconto finanziario (complementare) Riassume tutti i flussi di cassa
avvenuti in un determinato periodo.
NORME BILANCIO: la configurazione normativa che disciplina la redazione del bilancio di
esercizio comprende gli articoli 24236-2435 bis del codice civile; queste norme sono state ritenute
applicabili alle società di capitale, mentre per le società di persone e per le imprese individuali vale
solo il riferimento dell'art 2426 del codice civile che tratta dei criteri di valutazione. Invece per le
banche, le imprese assicurative e gli intermediari finanziari sono previste discipline specifiche.
PRINCIPI CONTABILI PROFESSIONALI: le norme civilistiche presentano solo dei principi
generali, delle linee guide, per questo motivo sono stati emanati dei principi contabili da parte di
associazioni professionali: 1)CNDC consiglio nazionali dei dottori commercialisti; 2)CNR consiglio
nazionale dei ragionieri; 3)OIC organismo italiano di contabilità. Per quanto riguarda l'applicazione
di tali principi, ne è raccomandata l'adozione per le “aziende quotate” nei mercati immobiliari
riconosciuti dalla normativa italiana, mentre per le aziende non quotate non vi sono obblighi. Le
aziende che invece sono quotate nei mercati finanziari dei paesi appartenenti all'UE, valgono le regole
IASB (international accounting standards board).
ARTICOLO 2423: 1° comma) gli amministratori devono redigere il bilancio formato dallo stato
patrimoniale, conto economico e nota integrativa. Il diritto/dovere di redigere il bilancio spetta quindi
agli amministratori. Il Conto Economico sintetizza la dinamica reddituale, consentendo di calcolare
il reddito di esercizio. Lo Stato Patrimoniale espone le rimanenze economico finanziaria della
gestione derivante da cicli economici non completati. La Nota Integrativa ha soprattutto la funzione
di commentare i dati contenuti nei due prospetti principali; 2° comma) il bilancio deve essere redatto
con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria
della società e il risultato economico dell'esercizio. Per chiarezza si intende la comprensibilità del
bilancio per un utente esterno. Per correttezza si intende onestà, neutralità, ossia la redazione di un
bilancio che non privilegi per forma e contenuto qualche centro di interesse particolare. Per veritiera
si deve ricordare che un bilancio non potrà mai esprimere valori di esattezza matematica in quanto
nei processi valutativi di fine esercizio vi sono numerosi giudici soggettivi;ciò nonostante gli
amministratori dovranno presentare un bilancio attendibile che tenda a rispecchiare la realtà
gestionale; 3° comma) postulato della completezza informativa “se le informazioni richieste da
specifiche disposizioni non sono sufficienti a dare una rappresentazione veritiera e corretta si devono
fornire le informazioni complementari necessarie allo scopo”;
4°comma) se in casi eccezionali, l'applicazione di una disposizione degli articoli seguenti è
incompatibile con la rappresentazione veritiera e corretta, la disposizione non deve essere applicata;
la Nota Integrativa deve motivare la deroga e deve indicarne l'influenza sulla situazione patrimoniale,
finanziaria e del risultato economico. Gli eventuali utili derivanti dalla deroga devono essere iscritti
in una riserva non distribuibile se non in misura corrispondente al valore recuperato. Quindi qualora
non sia raggiunto lo scopo principale del bilancio, cioè quello di fornire una rappresentazione veritiera
e corretta, è necessario derogare la stessa norma di legge limitatamente ai soli casi eccezionali,
L'esercizio della deroga deve essere motivato ed illustrato ed inoltre non può causare un invio a conto
economico di ricavi, pena la violazione del principio della prudenza, in tal caso si deve rilevare in
contropartita l'incremento di una riserva del netto,come se fossero utili potenziali, non ancora
realizzati; 5°comma)il bilancio è redatto in unità di euro senza cifre decimali ad eccezione della Nota
Integrativa che può essere redatta in migliaia di euro.
ARTICOLO 2423 BIS: nella redazione del bilancio devono essere osservati i seguenti principi:
1°principio) la valutazione delle voci deve essere fatta secondo prudenza e nella prospettiva della
continuazione dell'attività, nonché tenendo conto della funzione economica dell'elemento dell'attivo
o del passivo considerato. La prospettiva di continuazione dell'attività è un premessa iniziale in quanto
l'azienda deve avere la prospettiva di durare, non di cessare l'attività; il principio della prudenza
afferma che gli utili soltanto sperati non devono essere inviati al conto economico ad influire sul
reddito, mentre i costi soltanto temuti devono trovarvi collocazione. Si deve sempre scegliere a parità
di rappresentazione veritiera e corretta, quella più prudente; lo scopo è la conservazione del capitale
in azienda piuttosto che lasciare che i proprietari decidano di prelevare degli utili incerti, viene anche
inserito il postulato della prevalenza della sostanza sulla forma limitato agli elementi patrimoniali;
2°principio) si possono indicare esclusivamente gli utili realizzati alla data di chiusura dell'esercizio,
conseguenza del postulato della prudenza; 3°principio) si deve tener conto dei proventi e degli oneri
di competenza dell'esercizio, indipendentemente dalla data dell'incasso o del pagamento. Postulato
della competenza “il ricavo sarà di competenza dell'esercizio solo quando il bene/servizio è stato
venduto ossia è avvenuto il realizzo finanziario sono da contabilizzarsi gli utili solo se realizzati;
4°principio) si deve tener conto dei rischi e delle perdite di competenza dell'esercizio, anche se
conosciuti dopo la chiusura di questo. Ciò implica quindi che le perdite temute vanno comunque
imputate all'esercizio purché di competenza; 5°principio) gli elementi eterogenei ricompresi nelle
singole voci devono essere valutati separatamente. Se la voce di bilancio comprende elementi che
hanno funzione diversa in azienda, i processi produttivi devono essere separati; 6°principio) i criteri
di valutazione non possono essere modificati da un esercizio all'altro. Deroghe al principio enunciato
nel numero 6 del comma precedente sono consentite in casi eccezionali. La nota integrativa deve
motivare la deroga e indicarne l'influenza sulla rappresentazione della situazione patrimoniale e
finanziaria e del risultato economico. Usare criteri di valutazione diversi renderebbe scarsamente
comparabili i bilanci tra loro, ma in casi eccezionali possono essere modificati motivando la deroga
e indicandone l'influenza nella Nota Integrativa.
POSTULATI DEL BIL. SECONDO PRINCIPI CONT. OIC: 1)utilità del bilancio d’esercizio
per i destinatari (creditori, azionisti, investitori, e altri) e completezza dell’informazione;
2) comprensibilità (chiarezza) presuppone informazioni analitiche, inserimento in nota integrativa
di elementi che consentano l’intelligibilità (struttura formale, separata indicazione di singoli
componenti di redito/patrimonio, distinzione dell’area ordinaria/straordinaria dei componenti
reddituali); 3)neutralità (imparzialità) consiste nella discrezionalità ed imparzialità dell’operato del
valutatore, a cui è richiesto di evitare politiche reddituali strumentali al perseguimento di specifici
interessi di parte; 4)prudenza si devono imputare al conto economico solo i ricavi realizzati, mentre
i costi devono essere tutti attribuiti all'esercizio anche se non effettivamente sostenuti, ma solo stimati;
5)periodicità della misurazione del risultato economico e del patrimonio aziendale, il bilancio deve
essere redatto ogni esercizio; 6)comparabilità dei criteri di valutazione, vi deve essere costanza di
applicazione sia degli aspetti sostanziali sia della struttura formale, sia della segnalazione di
operazioni straordinaria avvenuta durante l'esercizio. E' possibile garantire comparabilità temporale
di bilanci della stessa impresa, ma non comparabilità spaziale di bilanci di aziende diverse;
7)omogeneità, adozione in bilancio di un'unica moneta do conto; 8)competenza l'effetto delle
operazioni e degli altri eventi deve essere rilevato contabilmente ed attribuito all'esercizio al quale
tali operazioni ed eventi si riferiscono e non a quello in cui si concretizzano i relativi movimenti di
numerario (incassi e pagamenti). I ricavi, come regola generale, devono essere riconosciuti quando
si verificano le seguenti due condizioni: il processo produttivo dei beni o dei servizi è stato completato;
lo scambio è già avvenuto, si è verificato il passaggio sostanziale e non formale del titolo di proprietà.
I costi devono essere correlati con i ricavi dell'esercizio, si realizza per associazione di causa ad
effetto tra costi e ricavi; per ripartizione dell'utilità o funzionalità pluriennale su base razionale e
sistematica, in mancanza di una più diretta associazione; per imputazione diretta di costi al conto
economico dell'esercizio o perché associati al tempo o perché sia venuta meno l'utilità o la
funzionalità del costo quando i costi sostenuti in un esercizio esauriscono la loro utilità già
nell'esercizio stesso o non sia identificabile o valutabile l'utilità futura e quando viene meno o non sia
più identificabile o valutabile l'utilità futura o funzionalità di costi che erano stati sospesi in esercizi
precedenti, inoltre 'associazione di causa ad effetto o la ripartizione dell'utilità su base razionale e
sistematica non siano di sostanziale utilità; 9)significatività e rilevanza dei fatti economici, il
bilancio d'esercizio deve esporre solo quelle informazioni che hanno un effetto significativo e
rilevante sui dati di bilancio o sul processo decisionale dei destinatari; 10)costo come criterio base
nelle valutazioni, il costo costituisce il criterio base delle valutazioni in quanto costituisce il valore
minimo che l'azienda attribuisce al fattore produttivo/bene; se il valore recuperabile di un bene fosse
inferiore rispetto al costo, il criterio di valutazione deve essere modificato per tener conto delle mutate
situazioni; 11)conformità del complessivo procedimento di formazione del bilancio ai corretti
principi contabili, il processo di formazione del bilancio consta di diverse fasi, la rilevazione dei fatti
che hanno scopo di identificare i fatti economico-tecnici, che costituiscono il tessuto della gestione
aziendale, di interpretarli, di controllarli e di rappresentarli si concretizzano nell'applicazione di
metodi di registrazione dei fatti aziendali coordinati in sistema di scritture; procedimenti di
ricognizione dei componenti attivi e passivi del capitale d'impresa, che si concretizzano nella
formazione degli inventari contabili. si raccolgono i saldi contabili e le altre informazioni necessarie
alla formazione del bilancio, si riesaminano i saldi contabili e le altre informazioni per la completa
applicazione dei prescelti criteri contabili e per tradurre tali dati in valori di bilancio; procedimenti
di rappresentazione della situazione patrimoniale finanziaria e dei risultati conseguiti
nell'esercizio. -individuazione e selezione dei fatti economico-amministrativi; -analisi dei fatti
amministrativi; -determinazione in valori di conto dei fatti amministrativi; -identificazione dei conti
da imputare; -registrazione dei fatti amministrativi; -predisposizione del bilancio di verifica dei valori
registrati per trasformarli da valori di conto in valori di bilancio; -preparazione dei prospetti
componenti il bilancio; 12)funzione informativa e completezza della nota integrativa il bilancio
d'esercizio deve mettere in evidenza tutte quelle informazioni complementari che sono necessarie per
la comprensibilità e l'attendibilità del bilancio medesimo tali informazioni sono ricomprese nella nota
integrativa al bilancio. La nota integrativa è parte integrante del bilancio e costituisce un tutto
inscindibile insieme allo stato patrimoniale ed al conto economico " elemento informativo di supporto
indispensabile all'unitaria comprensione del bilancio; 13)verificabilità dell’informazione
l'informazione patrimoniale, economica e finanziaria fornita dal bilancio deve essere verificabile
attraverso un'indipendente ricostruzione del procedimento contabile, tenendo conto anche degli
elementi soggettivi.
COMPOSIZIONE DEL BILANCIO D’ESERCIZIO: Il bilancio d’esercizio rappresenta un
insieme unitario e inscindibile di documenti composto dallo stato patrimoniale, dal conto economico
e dalla nota integrativa. La struttura dello stato patrimoniale e del conto economico è disciplinata
dall’articolo 2423-ter che prevede una serie di disposizioni relative all’ordine di presentazione, alla
suddivisione, raggruppamento, aggiunta, adattamento e comparazione delle voci negli schemi (cfr.
paragrafi 108-131). Il contenuto dello stato patrimoniale e del conto economico è disciplinato
rispettivamente dagli articoli 2424 e 2425 codice civile. Il contenuto della nota integrativa è
disciplinato dagli articoli 2427 e 2427-bis del codice civile, da altre norme del codice civile diverse
dalle precedenti e da specifiche norme di legge diverse dal codice civile.
STRUTTURA E FORMA STATO PATRIMONIALE 2423-TER: salve le disposizioni di leggi
speciali per le società che esercitano particolari attività, nello stato patrimoniale e nel conto
economico devono essere iscritte separatamente, e nell'ordine indicato, le voci previste negli articoli
2424 e 2425. Le voci precedute da numeri arabi possono essere ulteriormente suddivise, senza
eliminazione della voce complessiva e dell'importo corrispondente; esse possono essere raggruppate
soltanto quando il raggruppamento, a causa del loro importo, e' irrilevante ai fini indicati nel secondo
comma dell'articolo 2423 o quando esso favorisce la chiarezza del bilancio. In questo secondo caso
la nota integrativa deve contenere distintamente le voci oggetto di raggruppamento. Devono essere
aggiunte altre voci qualora il loro contenuto non sia compreso in alcuna di quelle previste dagli articoli
2424 e 2425. Le voci precedute da numeri arabi devono essere adattate quando lo esige la natura
dell'attività esercitata. Per ogni voce dello stato patrimoniale e del conto economico deve essere
indicato l'importo della voce corrispondente dell'esercizio precedente. Se le voci non sono
comparabili, quelle relative all'esercizio precedente devono essere adattate; la non comparabilità e
l'adattamento o l'impossibilita' di questo devono essere segnalati e commentati nella nota integrativa.
Sono vietati i compensi di partite.
VOCE A DELL'ATTIVO-CREDITI VERSO SOCI: riguarda i crediti verso i soci per versamenti
ancora dovuti, con separata indicazione della parte già richiamata; i crediti verso soci per versamenti
ancora dovuti rappresentano infatti quote di capitale sociale (con eventuale sovrapprezzo) sottoscritte
dai soci ma non ancora liberate con i relativi conferimenti.
VOCE D DELL'ATTIVO-RATEI/ RISCONTI ATTIVI/DISAGGIO: i ratei attivi ovvero valori
finanziari in forma di pseudo-crediti che misurano frazioni di ricavi di competenza dell'esercizio di
riferimento, ma che troveranno per intero la loro contropartita finanziaria nell'esercizio successivo,
attraverso la nascita di crediti o l'aumento della liquidità; i risconti attivi ovvero valori economici in
forma di costi sospesi che rappresentano frazioni di costi che hanno avuto la loro manifestazione
finanziaria nell'esercizio di riferimento ma che sono di competenza dell'esercizio successivo; i disaggi
su prestiti, ovvero valori economici in forma di costi pluriennali che rappresentano la pare di costi
relativi all'ottenimento di finanziamento a medio o lungo termine di competenza di esercizi successivi.
La voce D può essere definita come una voce residuale il cui dettaglio imporrebbe una diversa
collocazione delle sue componenti (ratei attivi con i crediti, i risconti attivi con le rimanenze, i disaggi
su prestiti con le immobilizzazioni immateriali)
VOCE C DEL PASSIVO-TFR/FONDI ONERI FUTURI: riguarda il trattamento di fine
rapporto, è l'attribuzione di una lettera maiuscola è giustificata oltreché della sua rilevanza dalla
specifica che impedisce di assimilarla alla macro voce precedente. Non è un fondo per oneri futuri,
perché il TFR maturato alla data di riferimento viene calcolato senza alcun margine di
approssimazione, sulla base dell'articolo 2120 e come tale rappresenta una posizione debitoria il cui
importo è formalmente liquidato, cioè esattamente definito. I fondi oneri futuri, se fosse
preventivamente concordato il costo che l'azienda dovrà sostenere, costituiscono frazioni di future
posizioni debitorie non ancora liquidate; non è un debito perché non presenta una scadenza definita,
ma una serie di scadenze potenziali e parziali in parte prevedibili, come nel caso di pensionamento
programmato di alcuni dipendenti e in parte no.
VOCE D DELL'ATTIVO- RATEI E RISCONTI PASSIVI: con separata indicazione dell'aggio su
prestiti. I ratei passivi ovvero valori finanziari in forma di pseudo debiti che misurano frazioni di
costi di competenza dell'esercizio non rilevati in contabilità perché ancora non liquidati; i risconti
passivi ovvero valori economici in forma di ricavi sospesi che rappresentano frazioni di ricavi che
hanno avuto la loro manifestazione finanziaria nell'esercizio di riferimento ma che sono di
competenza dell'esercizio successivo; gli aggi su prestiti ovvero valori economici in forma di ricavi
pluriennali che rappresentano la parte dei ricavi conseguiti con l'ottenimento di finanziamenti a medio
lungo terme, di competenza di esercizi successivi. Gli aggi su prestiti sono poco probabili, mentre si
riscontra frequentemente la presenza nella voce D di altri ricavi pluriennali come i contributi in conto
impianti a cui il legislatore civilistico non ha ritenuto opportuno dare evidenza con una separata
indicazione.
VOCE E DELL'ATTIVO: può essere definita come voce residuale il cui dettaglio non sarebbe
possibile attraverso una collocazione separata delle sue componenti in voce di natura omogenea. Ratei
e risconti passivi e aggi su prestiti dovrebbero infatti essere inseriti nella macro voce D debiti
commettendo un'evidente forzatura.
STATO PATRIMONIALE: L’articolo 2424, comma 2, codice civile stabilisce che “se un elemento
dell’attivo o del passivo ricade sotto più voci dello schema, nella nota integrativa deve annotarsi,
qualora ciò sia necessario ai fini della comprensione del bilancio, la sua appartenenza anche a voci
diverse da quella nella quale è iscritto”. 17. L’iscrizione dell’elemento dell’attivo o del passivo che
ricadrebbe sotto più voci è effettuata nella voce che il redattore del bilancio ritiene possa essere più
rilevante rispetto alle esigenze conoscitive degli utilizzatori del bilancio, salvo i casi in cui singoli
principi contabili prevedano un trattamento specifico. Lo stato patrimoniale rappresenta la situazione
patrimoniale e finanziaria della società. Nello stato patrimoniale sono indicate le attività, le passività
e il patrimonio netto della società alla data di chiusura dell’esercizio. L’articolo 2424 codice civile
prescrive uno schema obbligatorio, analitico e redatto in modo tale da evidenziare aggregati parziali.
La forma dello stato patrimoniale è quella a sezioni contrapposte, denominate rispettivamente Attivo
e Passivo. LA SEZIONE ATTIVO è suddivisa in quattro classi di voci evidenziate da lettere
maiuscole dell’alfabeto: A. Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti, con separata
indicazione della parte già richiamata; B. Immobilizzazioni; C. Attivo circolante; D. Ratei e
risconti, con separata indicazione del disaggio su prestiti. Le classi B e C sono suddivise, a loro volta,
in sottoclassi contrassegnate da numeri romani: B. Immobilizzazioni: I. Immobilizzazioni
immateriali II. Immobilizzazioni materiali III. Immobilizzazioni finanziarie, con separata indicazione,
per ciascuna voce dei crediti, degli importi esigibili entro l’esercizio successivo C. Attivo circolante
I. Rimanenze II. Crediti, con separata indicazione, per ciascuna voce, degli importi esigibili oltre
l’esercizio successivo III. Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni IV.
Disponibilità liquide Ciascuna sottoclasse è suddivisa in voci contrassegnate da numeri arabi. Alcune
di queste voci sono poi suddivise in sottovoci, contrassegnate da lettere minuscole dell’alfabeto (ciò
avviene unicamente per le partecipazioni e per i crediti, comprese tra le immobilizzazioni). LA
SEZIONE DEL PASSIVO è suddivisa in cinque classi di voci evidenziate da lettere maiuscole
dell’alfabeto: A. Patrimonio netto B. Fondi per rischi e oneri C. Trattamento di fine rapporto
di lavoro subordinato 7 D. Debiti, con separata indicazione, per ciascuna voce, degli importi
esigibili oltre l’esercizio successivo E. Ratei e risconti, con separata indicazione dell’aggio su
prestiti. Le classi A, B e D sono suddivise, a loro volta, in voci contrassegnate, quanto alla classe A
da numeri romani e, quanto alle classi B e D, da numeri arabi. Lo schema completo di stato
patrimoniale da redigersi secondo quanto previsto dall’articolo 2424 è presentato nell’Appendice A.
Il contenuto delle voci dell’attivo e del passivo è analizzato nei rispettivi principi contabili OIC.
Pertanto, si rinvia a tali principi.
ATTIVITA' STATO PATRIMONIALE: sono costituite dagli impieghi di denaro o altre risorse
finanziarie 1)”immobilizzazioni immateriali”, troviamo sia beni immateriali che hanno un valore
intrinseco a prescindere dall'operatività dell'azienda che costi di utilità pluriennale che hanno un
valore legato alle prospettive di continuazione dell'attività aziendale ( diritti, beni immateriali e costi
per servizi che daranno una utilità pluriennale , rientrano i brevetti, marchi, licenze, concessioni, costi
per ricerca e sviluppo); 2)”immobilizzazioni materiali” sono i beni ad uso durevole come fabbricati,
impianti, macchinari, attrezzature, arredi, automezzi; 3)”immobilizzazioni finanziarie” attività
finanziarie destinate ad essere utilizzate per un periodo ultrannuale, vi figurano tutti i finanziamenti
di medio/lungo periodo a titolo di capitale o di credito concessi ad altri soggetti. Nelle
immobilizzazioni finanziarie figurano anche le azioni proprie acquistate a norma dell'articolo 2357
del codice civile, non destinate alla vendita o all'allunamento in riduzione del capitale sociale nel
breve periodo ( ad esempio crediti finanziari, azioni, titoli obbligazionari); 4)”rimanenze” in
magazzino di materie prime, prodotti finiti, prodotti in corso di lavorazione; 5)”crediti” verso clienti
e altri soggetti; 6)”le attività finanziarie non immoblizzate destinate ad essere utilizzate per un
periodo inferiore ai dodici mesi; 7)”ratei attivi” quote di ricavo già maturate economicamente che
non hanno ancora avuto manifestazione finanziaria in relazione a tipologie di ricavo che maturano in
funzione del decorso del tempo; 8)” risconti attivi” quote di costi che hanno già avuto manifestazione
finanziaria e che non sono ancora maturati economicamente per tipologie di costo che maturano in
funzione del decorso del tempo; 9)”disponibilità liquide” ad esempio cassa, banca, depositi postali.
PASSIVITA' STATO PATRIMONIALE: la classificazione viene effettuata in modo da distinguere
i mezzi propri dai mezzi di terzi A)Patrimonio netto; B)Fondi per rischi e oneri; D)Debiti. 1)i
debiti di finanziamento sono i prestiti che l’azienda riesce ad ottenere dai terzi (banche, altre società,
finanziatori, ecc..). Queste somme devono essere restituite alle scadenze convenute e, periodicamente,
l’imprenditore è tenuto a pagare al creditore gli interessi convenuti; 2)debiti di funzionamento sono
le dilazioni di pagamento che l’azienda riceve dai propri fornitori. In questo caso l’azienda non riceve
dal fornitore del denaro ma evita un esborso immediato di mezzi monetari. I debiti di funzionamento
non prevedono il pagamento di un tasso di interesse, poiché il fornitore, nel fissare il prezzo di vendita
terrà conto anche delle condizioni di pagamento e, in genere, fisserà un prezzo più basso per il
pagamento in contanti e uno più elevato nel caso in cui il cliente chieda una dilazione di pagamento;
3)i fondi oneri prevedono che ci siano oneri che si devono sostenere se si verificano determinate
condizioni, se non si verificano non ci sono oneri. I fondi rischi sono più difficili da valutare. I fondi
rischi e oneri accolgono gli accantonamenti destinati a coprire perdite o debiti aventi le seguenti
caratteristiche: - natura determinata: deve essere chiaro il rischio che stiamo correndo e l’onere che
dovremmo sostenere. Non esistono di natura generica. - esistenza certa o probabile - ammontare o
data di sopravvenienza indeterminati alla chiusura dell’esercizio che tuttavia sono di competenza
dell’esercizio: il rischio si è manifestato in questo esercizio e per questo deve essere valutato di
competenza dell’esercizio; 4)ratei passivi sono debiti che sorgono a fronte di costi che pur essendo
di competenza dell’esercizio appena trascorso non sono ancora stati rilevati in contabilità al 31.12 in
quanto non si sono manifestati finanziariamente; 5)risconto passivo è una quota di ricavo che pur
essendo stata rilevata in contabilità nell’esercizio appena trascorso riguarda l’esercizio futuro: e’ un
elemento del patrimonio, una passività, in quanto relativo ad un servizio che al 31.12 è ancora da
fornire a terzi: quasi un debito in natura; 6)patrimonio netto consiste nella differenza di attività e
passività, sotto questo profilo, il Patrimonio netto rappresenta, in via fondamentale, l’entità monetaria
dei mezzi apportati solitamente dalla proprietà o auto generati nell'impresa, indistintamente investita,
insieme ai mezzi di terzi, nelle attività patrimoniali. In altra accezione, il Patrimonio netto esprime la
misura dei diritti patrimoniali che può essere soddisfatta « in via residuale » attraverso le Attività,
dopo che siano stati soddisfatti i diritti dei terzi creditori della società. In tale significato, il Patrimonio
netto è visto come capitale di « pieno rischio », la cui remunerazione ed il cui rimborso sono
subordinati al prioritario soddisfacimento delle aspettative di remunerazione e di rimborso del
capitale di credito. Il Patrimonio netto non è determinabile indipendentemente dalle attività e dalle
passività. Ne consegue che non può parlarsi di valutazione del Patrimonio netto. Oggetto di distinte
valutazioni, in sede di redazione del bilancio, sono i singoli elementi attivi e passivi che compongono
il patrimonio. Il Patrimonio netto, quale valore differenziale, è unitario, anche se per finalità pratiche
e giuridiche risulta suddiviso in quote « ideali ». Va, altresì, posto in evidenza che il Patrimonio netto
si contrappone ad una parte indistinta delle attività. Pertanto, le norme di legge che stabiliscono
relazioni tra acquisto di specifici beni e quote del Patrimonio netto (come l'art. 2359-bis, Cod. Civ.)
vanno interpretate nel senso del divieto ad investire nell'acquisto dei beni in parola somme eccedenti
l'importo delle richiamate quote ideali del Patrimonio netto.
RISERVE-PASSIVO STATO PATRIMONIALE: 1)riserva da soprapprezzo azioni questa
riserva accoglie la differenza tra il prezzo di emissione delle azioni o delle quote rispetto al loro valore
nominale. La riserva da sopraprezzo azioni deve comprendere anche le differenze che dovessero
emergere in seguito alla conversione delle obbligazioni in azioni; 2)le riserve di rivalutazione
vengono costituite come contropartita di rivalutazioni dell’attivo effettuate in base a leggi speciali in
materia; 3)la riserva legale deve essere costituita obbligatoriamente ai sensi dell’art.2430 del Codice
civile, accantonando almeno la ventesima parte degli utili netti annuali, sino a quando il suo importo
non abbia raggiunto il quinto del capitale sociale. Nel caso in cui, per qualsiasi motivo, l’importo
della riserva legale dovesse scendere al di sotto del limite del quinto del capitale sociale occorre
provvedere al suo reintegro col progressivo accantonamento di almeno il ventesimo degli utili netti.
Se è stato emesso un prestito obbligazionario ed il capitale è stato ridotto in conseguenza di perdite,
la riserva legale deve essere reintegrata finché l’ammontare del capitale sociale, della riserva legale e
delle riserve disponibili non sia pari alla metà dell’ammontare delle obbligazioni in circolazione; 4)le
riserve statutarie sono riserve costituite in ottemperanza delle disposizioni contenute nello statuto.
Le condizioni, i vincoli e le modalità di formazione e movimentazione di tali riserve sono disciplinate
dallo statuto. Nel caso in cui esso preveda la costituzione di diverse tipologie di riserve, l’ammontare
relativo a ciascuna di esse deve essere indicato nella nota integrativa a seconda della specifica
disciplina; 5)la riserva per azioni proprie in portafoglio è costituita in occasione dell’acquisto di
azioni proprie da parte della società, con la funzione di salvaguardare l’integrità del capitale sociale.
Essa può essere iscritta in bilancio solamente dopo che le azioni sono entrate nel patrimonio della
società; 6)tra le altre riserve devono essere comprese tutte le restanti riserve che possono essere
riserve facoltative, riserve create in seguito a versamenti dei soci in conto capitale, altre riserve
previste dal Codice civile o dalle norme fiscali. Le altre riserve devono essere elencate distintamente
in bilancio.
FONDI PER RISCHI E ONERI: 1)fondo per trattamento di quiescenza e obblighi simili che
accoglie per esempio gli importi contrattualmente dovuti ai soggetti che hanno operato con l'azienda
nell'ambito di collaborazioni coordinate a progetto, alla fine del loro rapporto; 2)il fondo per imposte
anche differite nel quale vengono inseriti gli importi dovuti in caso di esito negativo di contenziosi
tributari in corso e i minori importi pagati per imposte dirette; 3)altri fondi come il fondo garanzia
prodotti, il fondo concorsi a premi o il fondo manutenzioni programmate.
DEBITI: il gruppo dei debiti si articola in 14 componenti contrassegnati da numeri arabi, definiti in
base alla loro natura e al soggetto cui si riferisce la posizione debitoria, fanno eccezione la voce
acconti iscritta al n°6 e la voce altri debiti al n°14; 1)la prima delle due è un debito di beni o di
servizi che si chiude con la cessione o con la prestazione dovuta e rappresenta una frazione anticipata
di ricavo, per questo la sua natura è di tipo economico e non finanziario; 2)la seconda è una voce
residuale e può accogliere posizioni debitorie verso una pluralità di soggetti fra loro omogenei. Per
ogni voce dei debiti devono essere indicati gli importi esigibili oltre l'esercizio successivo. Poiché
l'articolo 2423-ter ultimo comma vieta i compensi di partite, le posizioni debitorie non possono
comparire per un importo al netto dei crediti vantati verso gli stessi soggetti e viceversa.
STRUTTURA DEL CONTO ECONOMICO: articolo 2425 bis, il legislatore ha deciso di dare allo
schema una forma scalare con risultati economici parziali, ottenuti dal confronto fra ricavi e cosi
d'esercizio raggruppati per classi omogenee contraddistinte da lettere maiuscole: a)valore della
produzione; b)costi della produzione; c)proventi ed oneri finanziari; d)rettifiche di valore di attività
finanziarie; e)proventi e oneri straordinari. Le classi si articolano in componenti contrassegnati da
numeri arabi, per ogni componente accanto al valore relativo all'esercizio di riferimento deve essere
posto il valore dell'esercizio precedente. Dopo l'ultima classe viene indicato un totale generale
preliminare a quello definitivo, derivante dalla somma algebrica dei totali parziali precedentemente
esposti.
IMPOSTE-CONTO ECONOMICO: le imposte devono essere determinate in base a criteri
civilistici per cui il loro importo deve essere articolato in imposte correnti, anticipate e differite
evidenziando con le ultime due le divergenze fra criteri civilistici e fiscali per la definizione
dell'imponibile.
CONTO ECONOMICO: questo documento rappresenta i ricavi, i costi, il reddito di esercizio come
differenza tra ricavi e costi. I ricavi e i costi di esercizio sono iscritti nel Conto Economico in
applicazione del principio di competenza, questo significa che si prescinde dal momento in cui si
verificano gli incassi e i pagamenti, mentre l'aspetto rilevante per il loro riconoscimento è costituito
dallo svolgimento delle operazioni che determinano l'insorgenza degli stessi. Il conto economico può
essere riclassificato per rappresentare il risultato delle aree di gestione: area caratteristica,
extracaratteristica o atipica, finanziaria, straordinaria, area imposte sui redditi.
CONTO ECONOMICO-RICAVI E PROVENTI: derivano dall'afflusso di risorse finanziarie da
terze economie per effetto di operazioni svolte da un'azienda e si posso distinguere: 1)proventi
operativi come ricavi da vendita di merci e servizi; 2)proventi atipici derivanti da attività estranee
alla gestione caratteristica dell'azienda ad esempio il fitto attivo; 3)proventi finanziari derivanti da
attività finanziarie come gli interessi attivi su conti correnti bancari; 4)proventi straordinari
derivanti da imprevisti come sopravvenienze attive, o da plusvalenze derivanti dalla cessione di
immobilizzazioni.
CONTO ECONOMICO-COSTI ED ONERI: derivano dal deflusso di risorse finanziarie verso
terze economie per effetto di operazioni svolte da un'azienda, e si possono distinguere: 1)costi
operativi come costi per acquisto merci, per servizi, del personale, ammortamenti; 2)costi atipici
derivanti da attività estranee alla gestione caratteristica dell'azienda come gli oneri do funzionamento
di un immobile; 3)oneri finanziari derivanti da debiti di finanziamento; 4)oneri straordinari
derivanti da eventi imprevisti come sopravvenienze passive, o da minusvalenze derivanti dalla
cessione di immobilizzazioni come materiali e immateriali finanziarie; 5)imposte sui redditi.
CONTO ECONOMICO-REDDITO: il reddito rappresenta la differenza tra i ricavi di esercizio e
costi di esercizio ed esprime un fondamentale indicatore sulla capacità dell'azienda di durare nel
tempo e di raggiungere posizioni di equilibrio economico. Il reddito non corrisponde alla differenza
tra le entrate e le uscite ed è da considerarsi una grandezza astratta in quanto non trova corrispondenza
specifica con uno specifico elemento dell'attivo o del passivo; inoltre il reddito rappresenta anche la
variazione del patrimonio netto dovuta al compimento di operazioni di gestione pertanto il patrimonio
netto aumenta per effetto di redditi positivi (utili) e diminuisce in conseguenza di redditi negativi
(perdite). La conoscenza del valore del reddito è fondamentale per differenti scopi: 1)misurazione
della performance aziendale, rappresenta un indicatore sintetico dell'efficienza, efficacia ed
economicità delle operazioni compiute durante l'esercizio; 2)misurazione dell'autofinanziamento
in senso proprio, il reddito di esercizio come già visto rappresenta la variazione patrimoniale dovuta
a operazioni di gestione; il reddito positivo (utile), per la parte che non viene distribuita ai soci come
dividendo, determina un incremento del patrimonio netto e in definitiva un rafforzamento della
dotazione patrimoniale dell'azienda. Così facendo l'azienda usufruisce di una fonte di finanziamento
interna per la crescita dimensionale e/o per la riduzione del grado di indebitamento verso terzi. Poiché
il reddito è una grandezza astratta, non necessariamente corrispondente con alcun elemento specifico
dell'attivo o del passivo, l'autofinanziamento di cui trattasi è da intendersi in senso patrimoniale e non
monetario, e non corrisponde dunque alla variazione delle disponibilità liquidi ma soltanto
all'incremento del patrimonio netto; 3)base per la determinazione del reddito imponibile fiscale,
il reddito di bilancio costituisce la base per la determinazione del reddito imponibile ai fini fiscali da
rappresentare in uno specifico documento denominato dichiarazione dei redditi da rappresentare
all'Amministrazione finanziaria dello Stato. Per l'amministrazione finanziaria il reddito imponibile
fiscale è il valore base per la determinazione delle imposte sui redditi che un'azienda dovrà
corrispondere annualmente; tra i principi di riferimento per tale valutazione vi è la certezza del costo,
principio invece del tutto irrilevante nelle valutazioni di bilancio. Inoltre il legislatore fiscale tende a
dettare criteri di valutazione rigidi, dettagliati che limitino la discrezionalità dei contribuenti orientati
a fissare dei limiti massimi della deduzione dei costi. Nella redazione del bilancio, il principio base
di riferimento è quello di rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale
finanziaria ed economica di un'azienda. Il principio di prudenza che diversamente rispetto
all'approccio seguito dal fisco tende a esplicitare anche costi e perdite la cui manifestazione futura
non è certa ma soltanto probabile. Il reddito imponibile fiscale viene determinato come reddito di
bilancio +variazioni in aumento (costi non deducibili+ maggiori ricavi imponibili)- variazioni
in diminuzione (maggiori costi deducibili+ricavi non imponibili)=Reddito imponibile fiscale;
4)base per la determinazione dei dividendi distribuibili ai soci, per non ridurre la consistenza
patrimoniale di un'azienda e non danneggiare i creditori sociali, l'azienda non dovrebbe distribuire ai
soci risorse superiori agli utili effettivamente realizzati. Infatti gli utili esprimono movimenti
incrementativi del patrimonio netto, mentre i dividendi costituiscono movimento decrementativi del
patrimonio e per non ridurre il patrimonio netto i secondi non dovranno essere superiori ai primi.
VALORE DELLA PRODUZIONE -CONTO ECONOMICO: vengono raggruppati nella voce 5
tutti i componenti positivi di reddito della gestione caratteristica ed extra caratteristica. Nella voce 5,
dato il suo carattere residuale, figurano anche i ricavi che non possono essere imputati alla gestione
accessoria, come i contributi in conto esercizio erogati da un Comune ad un azienda di servizi
partecipata per compensare l'insufficiente remuneratività delle tariffe contenute per scelta politica. I
ricavi delle vendite e prestazioni voce 1 devono essere esposti per un importo al netto delle rettifiche
costituite da resi, abbuoni, sconti, ribassi e primi (articolo 2425 bis). Nelle voci dei punti 2 e 3
vengono inserite le variazioni di valore (incrementi col segno +, decrementi col segno - ) subite
nell'esercizio dalle esistenze di beni che hanno completato o subito un processo di trasformazione
materiale in funzione della vendita. Nel punto 4 vengono esposte le variazioni di valore subite per
effetto del processo di trasformazione tecnico-produttivo da beni destinati all'utilizzo strumentale.
COSTI DELLA PRODUZIONE-CONTO ECONOMICO: vengono inserite nove voci dal n° 6 al
n° 14. 6)costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e merci, questa voce
rappresenta la somma degli acquisti di materie prime, componenti sussidiari, materiale
di consumo e merci effettuati dalla società durante l'esercizio; 7)costi per servizi, è il
valore dei sevizi acquistati dalla società; possono essere di tipo industriale(lavorazioni
esterne, manutenzioni, collaudi, certificazioni), commerciale (organizzazione di mostre
e fiere, pubblicità, realizzazione di eventi, ricerche di mercato), amministrativi
(consulenze fiscali, consulenze finanziarie, ricerca di risorse umane) o concernenti i
servizi tecnici interni (per gli impianti idraulici, elettrici e civili, i traslochi, le pulizie,
la mensa, la portineria, la vigilanza; 8)costi per il godimento di beni di terzi, raggruppa
le voci relative all'utilizzo , da parte dell'impresa, di beni non di proprietà: ad esempio,
affitto di locali o capannoni, autoparco aziendale, macchine fax e hardware informatico
in leasing; 9)costi del personale comprende gli stipendi, gli oneri sociali, gli
accantonamenti per il TFR, gli accantonamenti ai fondi di quiescenza e accantonamenti
simili; 10)ammortamenti e svalutazioni, l'ammortamento delle immobilizzazioni è la
parte dell'investimento che viene attribuita all'esercizio per la quota consumata nella
gestione, ossia nella produzione di beni e servizi da collocare sul mercato. Le
svalutazioni corrispondono anch'esse al consumo delle immobilizzazi oni, ma si tratta di
un fenomeno dipendente da fattori esterni (andamento del mercato, abbandono di
produzioni, obsolescenza) e, pertanto, non legato al loro impiego all'interno
dell'impresa; 11)variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di
consumo e merci, rappresenta la differenza tra il valore contabile delle succitate
rimanenze all'inizio dell'esercizio, come risulta dall'attivo dello stato patrimoniale
dell'anno precedente, e il valore contabile delle stesse voci alla fine dell'esercizio , come
risulta dall'attivo dello stato patrimoniale dell'anno. Tale differenza può avere segno
positivo o negativo; nel primo caso l'impresa ha consumato più materiali di quelli che
ha ricomprato (la differenza è stata prelevata dal magazzino), nel secondo caso l'impresa
ha comprato più di quanto abbia consumato per la produzione (la differenza è stata
riversata nel magazzino); 12)accantonamento per rischi, rappresenta la quota
accantonata nell'esercizio per rischi futuri e riversata nella relativa voce del passivo
dello stato patrimoniale; 13)altri accantonamenti, sono altri accantonamenti finalizzati
alla creazione di fondi particolari; 14)oneri diversi di gestione, raggruppa i costi di
gestione ordinaria che non trovano collocazione nelle voci precedenti (compensi ai
sindaci, iscrizioni ad associazioni di categoria). C) Proventi e oneri finanziari,questa
macroclasse raggruppa i ricavi connessi con gli investimenti di natura finanziaria
(depositi bancari, titoli di stato, partecipazioni) e i costi dei debit i contratti dall'impresa
nell'esercizio; 15)proventi da partecipazioni, rappresentano i dividendi delle
partecipazioni detenute dall'impresa, siano iscritte nelle immobilizzazioni finanziarie o
nell'attivo circolante dell'attivo dello stato patrimoniale;
16)altri proventi finanziari, raggruppa tutti i ricavi di natura finanziaria diversi dai
dividendi da partecipazioni (interessi bancari attivi, interessi di titoli di stato e di
obbligazioni). In particolare ricavi di natura finanziaria provenienti da: a) Crediti iscritti
nelle immobilizzazioni: da imprese controllate, da imprese collegate altri b) Titoli iscritti nelle
immobilizzazioni che non costituiscono partecipazioni c) Titoli iscritti nell'attivo circolante che
non costituiscono partecipazioni d) Proventi diversi dai precedenti da imprese controllate, da
imprese collegate, da controllanti, altri;
17)interessi e altri oneri finanziari, la voce raggruppa tutti i costi delle fonti di
finanziamento (ad esempio, interessi bancari passiv i, interessi sui mutui, interessi
passivi su obbligazioni emesse); con separata indicazione di quelle da imprese collegate,
controllate e controllanti;
17 bis)utili o perdite sui cambi, questa voce può essere positiva o negativa;
LA CLAUSOLA DELLA "CHIAREZZA": significa che per gli amministratori c'è l'obbligo di
rispettare gli schemi di bilancio e il divieto di fare raggruppamenti di voci che possano compromettere
la comprensione del bilancio.
LA CLAUSOLA DELLA "RAPPRESENTAZIONE VERITIERA E CORRETTA": non
significa pretendere una verità assoluta dai redattori del bilancio ma per far si che gli amministratori
rappresentino fedelmente il risultato.
I PRINCIPI DI REDAZIONE SONO: 1) la prudenza: ai sensi dell’art. 2423 bis, co. 1,2,4, c.c. le
voci di bilancio devono essere valutate con prudenza. Il “principio della prudenza” rappresenta uno
degli elementi fondamentali del processo valutativo di formazione del bilancio. La sua applicazione
non deve contrastare i principi di “veridicità” e “correttezza” e rendere pertanto il bilancio
inattendibile e non corretti. Il rispetto del principio della prudenza costituisce una importante garanzia
per i terzi, in quanto evita la sopravalutazione delle attività e la svalutazione delle passività; è
strettamente correlato al postulato della valutazione separata degli elementi eterogenei ricompresi
nelle singole voci (art. 2423 bis, co.1, n. 5, c.c.) con il divieto di compensi di partite (art. 2423 ter, co.
6, c.c.). Si devono rilevare: • solo i profitti realmente conseguiti, con esclusione di quelli ipotizzati
o sperati, ma non realmente conseguiti; • si deve tener conto dei rischi e delle perdite di competenza
dell’esercizio, della cui esistenza si è venuti a conoscenza dopo la chiusura dello stesso; • si devono
valutare in modo separato gli elementi eterogenei ricompresi nelle singole voci di bilancio; 2)la
continuazione della gestione (going to concern): Ai sensi dell’art. 2423 bis, co.1, n.1 c.c. “la
valutazione delle voci di bilancio deve essere fatta nella prospettiva della continuità dell’attività”. La
continuità di applicazione dei principi contabili e dei criteri di valutazione, è una delle condizioni
richieste dal principio della comparabilità dei valori di bilancio. Tale principio può essere derogato in
presenza di casi eccezionali, che deve essere adeguatamente motivato nella nota integrativa. ; 3)la
prevalenza della sostanza sulla forma: Art. 2423 bis c. 1, n.1 bis: “la rilevazione e la presentazione
delle voci è effettuata tenendo conto della sostanza dell’operazione o del contratto;l'informazione di
bilancio risulta idonea se le operazioni aziendali sono rilevate secondo la sostanza economica
piuttosto che nell'aspetto formale e giuridico; la sostanza delle operazioni e degli altri eventi di
gestione non è sempre coerente con ciò che appare dalla rispettiva forma legale. È fondamentale per
assicurare una rappresentazione veritiera e corretta.Il principio della “prevalenza della sostanza sulla
forma” implica la rilevazione degli eventi e dei fatti gestionali sulla base della sostanza economica e
non sui soli aspetti formali. Il principio è stato inserito nel co. 2, art. 2423 bis, c.c., dal D.Lgs.
17.1.2003, n.6. La valutazione delle voci deve rispettare il principio della prudenza e della prospettiva
della continuità aziendale. La Relazione ministeriale al D.Lgs. 6/2003 ha chiarito che l’espressione
“funzione economica” esprime il principio della prevalenza della “sostanza” sulla “forma”. Il
suddetto principio presuppone la conoscenza dell’evento singolarmente individuabile e di eventuali
operazioni e fatti gestionali correlati; è la visione d’insieme che permette di determinare l’unitarietà
dell’operazione negli aspetti sostanziali in considerazione della sua “funzione economica”. I dubbi
interpretativi sollevati dall’art. 2423 bis, c.c., hanno indotto l’OIC ad adottare una formulazione più
rispondente alla Direttiva 51/2003/CE. L’articolo del codice civile, infatti prevede si privilegi la
rappresentazione della sostanza economica sulla forma giuridica dell’operazione; 4)la competenza
economica: Il principio della competenza presuppone che i costi ed i ricavi siano imputati
all’esercizio in cui trovano adeguata giustificazione economica e vi sia una interconnessione causa
effetto tra costi e ricavi, indipendentemente dall’esercizio in cui avvengono i movimenti di numerario
(incassi pagamenti). I “ricavi” si perfezionano: • al completamento del processo produttivo di beni
e servizi; • al passaggio sostanziale (non formale) del titolo di proprietà (spedizione dei beni o
conclusione dei servizi resi). Per i beni mobili, il termine di riferimento è costituito dalla data di
spedizione o consegna (regola generale), in base alle modalità contrattuali previste all’acquisto e al
trasferimento dei rischi da un punto di vista sostanziale. Per gli immobili ed i beni mobili registrati,
il termine di riferimento è la data di stipulazione del contratto di compravendita (regola generale). Per
quanto concerne le prestazioni di servizi, l’operazione si intende adempiuta con l’effettuazione
dell’operazione (espletamento del servizio) (regola generale). Regole particolari riguardano la
rilevazione delle opere in corso di esecuzione che vengono valutate in base allo stato di avanzamento
dell’opera. Per quanto concerne i “costi” la correlazione tra costi e ricavi si realizza per associazione
di causa – effetto, l’utilità o la funzionalità pluriennale dei beni o servizi deve essere ripartita in più
esercizi tramite il processo di ammortamento. I costi che esauriscono l’utilità nell’esercizio in cui
sono sostenuti, sono direttamente imputati al conto economico dell’esercizio stesso. Ai sensi dell’art.
2423 bis, co. 1, n. 3 e 4 c.c.: • si deve tener conto dei proventi e degli oneri di competenza
dell’esercizio, indipendentemente dalla data dell’incasso o pagamento; • si deve tener conto dei rischi
e delle perdite di competenza dell’esercizio, anche se conosciuti dopo la chiusura dello stesso. L’OIC
11 sancisce la correlazione dei costi ai ricavi d’esercizio. I costi costituiscono la naturale
remunerazione dei fattori produttivi, sono di competenza dell’esercizio nel quale i medesimi fattori
di produzione si utilizzano per il conseguimento dei ricavi di vendita di prodotti e servizi. Detta
correlazione costituisce un corollario fondamentale del principio di competenza ed esprime la
necessità di contrapporre ai ricavi dell’esercizio i relativi costi, siano essi certi o presunti. La
correlazione costi – ricavi si realizza: • per associazione causa - effetto tra costi e ricavi, si manifesta
in modo analitico e diretto (è il caso delle provvigioni); • in mancanza di una associazione diretta tra
costi e ricavi, la ripartizione dell’utilità o funzionalità pluriennale si instaura su base razionale e
sistemica mediante il processo di ammortamento; • per imputazione diretta dei costi al conto
economico dell’esercizio in cui sono sostenuti. Tale metodo di correlazione trova applicazione
quando: - I costi sostenuti in un esercizio esauriscono la loro utilità nello stesso; - Viene meno e non
è identificabile o valutabile l’utilità futura o la funzionalità di costi; - L’associazione di causa ad
effetto o la ripartizione dell’utilità su base razionale e sistematica non sono di sostanziale utilità.; 5)la
separatezza: gli elementi compresi in una singola voce devono essere valutati separatamente per
evitare la valutazione complessiva degli elementi; 6)la costanza: i criteri di valutazione non possono
essere modificati da un esercizio ad un altro ma se vengono cambiati nella nota integrativa devono
essere indicati i motivi che hanno portato a questo cambiamento e gli effetti che ha avuto sul reddito.
I criteri di valutazione devono essere mantenuti costanti nel corso degli esercizi. L’eventuale
alternanza di tali criteri minerebbe la qualità e l’attendibilità dell’informazione e la possibilità di
comparare i valori corrispondenti nei rapporti spaziali-temporali. Il principio della costanza dei criteri
di valutazione può essere derogato in presenza di casi eccezionali (art. 2423 bis, c.c.), tale deroga ha
carattere facoltativo e non obbligatorio e deve essere adeguatamente motivata nella nota integrativa;
7)valutazione degli elementi eterogenei, ai sensi dell’art. 2423 bis, co. 5 c.c. gli elementi eterogenei
ricompresi nelle singole voci di bilancio devono essere autonomamente valutati. Tale principio (come
peraltro evidenziato dalla dottrina prevalente) mira ad evitare che la valutazione globale, sia il tramite
legittimo per compensare perdite connesse a determinati beni patrimoniali, con utili che scaturiscono
dalla valutazione di altri beni. Il suddetto principio può essere derogato solamente in presenza di casi
eccezionali, dettagliatamente motivati nella nota integrativa, dai quali devono risultare: • motivi della
deroga; • l’effetto generato dal cambiamento del criterio di valutazione sulla situazione patrimoniale,
finanziaria e sul risultato economico dell’esercizio; 8)utilità del bilancio, il bilancio è un documento
di manifestata utilità per gli utilizzatori, sia essi interni che esterni; deve garantire la completezza
informativa, sia degli accadimenti trascorsi che futuri. L’informazione patrimoniale finanziaria ed
economica esposta nel bilancio d’esercizio deve essere: • attendibile e imparziale, • analitica e
intellegibile; • completa; 9)comprensibilità la comprensibilità del bilancio (o chiarezza) deve
favorire la comprensione dei fatti gestionali e dei valori in esso esposti. L’informativa della nota
integrativa deve essere esaustiva e completa, ma, al contempo non eccessiva e superflua. Elementi
che caratterizzano la comprensibilità (chiarezza) del bilancio d’esercizio sono: • la distinta
indicazione dei singoli componenti del reddito e del patrimonio, classificati in voci omogenee, senza
effettuazione di compensazioni; • la netta distinzione tra componenti ordinari e straordinari di reddito;
• la separata classificazione dei costi e dei ricavi della gestione tipica dagli altri costi e ricavi
d’esercizio; 10)neutralità/imparzialità il bilancio d’esercizio è un documento utile per una pluralità
di soggetti, per cui si deve ispirare a principi contabili indipendenti ed imparziali; deve essere redatto
nel rispetto dell’indipendenza e imparzialità. Il carattere di neutralità (o imparzialità) deve essere
applicato a tutto il procedimento di formazione del bilancio, in particolar modo agli elementi che
presentano criteri di soggettività, quali la svalutazione del valore di magazzino per obsolescenza, la
svalutazione dei crediti per inesigibilità, la determinazione della vita utile degli impianti;
11)periodicita’ della misurazione del risultato economico e del patrimonio aziendale Il bilancio
d’esercizio (di funzionamento) si riferisce ad un periodo amministrativo (o esercizio) e non all’intera
vita aziendale; 12)comparabilità i criteri di valutazione adottati devono essere mantenuti costanti nel
tempo, sono derogabili e modificabili in presenza di circostanze eccezionali, i cui effetti devono
essere specificati nella nota integrativa. La comparabilità dei bilanci fornisce elementi utili di
raffronto se: • viene confermata la forma di presentazione nel tempo; • i criteri di valutazione sono
adottati e impiegati in modo costante; • l’esposizione dei mutamenti strutturali (fusioni, scissioni) e
degli elementi aventi natura straordinaria, è espressa in modo chiaro. La nota integrativa deve indicare
il cambiamento nell’esposizione delle voci, le circostanze che giustificano tali cambiamenti ed i
criteri di valutazione adottati. La comparabilità dei bilanci della stessa impresa risulta più agevole
rispetto alla comparabilità tra bilanci di soggetti differenti; 13)omogeneità l’omogeneità si riferisce
alla moneta di conto, cioè all’unità di moneta nella quale i componenti attivi e passivi del capitale
dell’impresa sono espressi; 14)significatività e rilevanza il bilancio d’esercizio deve rappresentare
in modo adeguato gli accadimenti aziendali in grado di condizionare in maniera significativa e
rilevante il processo decisionale. La coerenza dei dati di bilancio non si riferisce soltanto all’esattezza
aritmetica degli stessi, ma alla correttezza economica, alla ragionevolezza, derivanti dalla corretta
applicazione dei procedimenti di valutazione nella stesura del bilancio d’esercizio. Eventuali errori,
semplificazioni e arrotondamenti trovano il loro limite nel concetto di rilevanza; devono essere
circostanziati e non devono avere un effetto rilevante sui dati di bilancio e sul loro significato;
15)costo come criterio base di valutazione si può definire “costo” il complesso degli oneri che
un’impresa sostiene per procurarsi un determinato bene (fattore produttivo). Costituisce il criterio
base per le valutazioni di un’impresa in funzionamento. La scelta del costo quale criterio di
valutazione si individua: • nel valore di funzionamento del bene (non nella sola spesa sostenuta); •
nella facilità di applicazione del criterio. I principi contabili relativi alle singole poste di bilancio
stabiliscono criteri e modalità di rettifica dei costi. A titolo esemplificativo si cita il mutamento di
valore che scaturisce dall’andamento dei mercati, dal livello dei pressi, dalle ristrutturazioni e
riorganizzazioni aziendali. I principi contabili prevedono che, nel caso in cui vengano a mancare le
ragioni che hanno indotto a svalutare il bene, si proceda al ripristino del valore; 16)conformità del
complessivo procedimento di formazione del bilancio ai principi contabili • Analisi dei fatti
amministrativi; • determinazione in valori di conto dei fatti amministrativi; • Identificazione dei conti
da imputare; • Predisposizione del bilancio di verifica dei valori registrati per trasformarli da valori
di conto in valori di bilancio; • Preparazione dei prospetti componenti il bilancio. La corretta
procedura di formazione del bilancio ai principi contabili comporta: • la individuazione e rilevazione
dei fatti economici attraverso dati analitici, verificabili e documentabile; • registrazione dei fatti
amministrativi; • esposizione della situazione patrimoniale, finanziaria, economica.
FUNZIONE INFORMATIVA E COMPLETEZZA DELLA NOTA INTEGRATIVA: la nota
integrativa è parte integrante del bilancio d’esercizio, insieme allo stato patrimoniale e al conto
economico; deve dettagliare tutte le informazioni complementari avente carattere patrimoniale,
finanziario ed economico, necessarie alla verifica dell’attendibilità del bilancio; ha la funzione di
rendere comprensibili i valori iscritti nello stato patrimoniale e nel conto economico; non deve essere
eccessivamente lunga e complessa, ma concisa e dettagliata al tempo stesso. Si deve considerare un
elemento informativo necessario alla comprensione del bilancio.
RAPPORTO TRA IL PRINCIPIO DI CHIAREZZA E VERITA’: Il “principio di chiarezza” ha
valenza autonoma, non è subordinato a quello della “rappresentazione veritiera e corretta”. Il
legislatore si è posto l’obiettivo di garantire la più ampia trasparenza dei dati di bilancio e non la sola
“veridicità” o “correttezza dei dati contabili”. (In questo senso, si vedano, tra le altre, Cass. SS.UU.
21.2.2000 n. 27, Cass. 29.4.2004 n. 8204 e Cass. 7.3.2006 n. 4874). Il “principio della chiarezza”
richiede la corretta imputazione dei valori e delle voci di bilancio come previsto dal codice civile e
l’inserimento in bilancio delle informazioni “significative” e “rilevanti” (significative, intese in senso
di utilità per gli stakeholder, rilevanti, in senso di consistenza da un punto di vista quantitativo). Il
“principio della chiarezza” comporta la corretta imputazione espositiva non solo sotto il profilo
sostanziale, ma anche formale, dei fatti gestionali; ciò comporta il rispetto degli schemi di bilancio
pre-definiti, la comparabilità delle voci di bilancio ed il divieto di compensazione di partite. Le voci
che non sono comparabili con quelle relativa all’esercizio precedente, devono essere adattate e
esplicitate nella nota integrativa. Il principio della chiarezza si pone l’obiettivo di “standardizzare i
bilanci”, il rispetto dei “criteri generali” e “particolari” di valutazione del codice civile. Il bilancio è
chiaro, veritiero e corretto se rispetta i principi di redazione delineati dall’art. 2423 bis, e riduce la
discrezionalità degli amministratori. Ai “principi generali” di redazione art. 2423 bis, c.c. sono
subordinati i “criteri particolari” di valutazione, art. 2426, c.c., riconducibili al rispetto del “principio
di verità”, principio che consiste nella corrispondenza dei fatti aziendali ai valori iscritti in bilancio e
al “principio della correttezza” che rappresenta la neutralità dell’informazione.
IL DOCUMENTO OIC 11 INDIVIDUA I SEGUENTI ULTERIORI POSTULATI: • utilità del
bilancio d’esercizio per i destinatari (creditori, azionisti, investitori, e altri) e completezza
dell’informazione; • comprensibilità (chiarezza) presuppone informazioni analitiche, inserimento in
nota integrativa di elementi che consentano l’intelligibilità (struttura formale, separata indicazione di
singoli componenti di redito/patrimonio, distinzione dell’area ordinaria/straordinaria dei componenti
reddituali); • neutralità (imparzialità) consiste nella discrezionalità ed imparzialità dell’operato del
valutatore, a cui è richiesto di evitare politiche reddituali strumentali al perseguimento di specifici
interessi di parte; • periodicità della misurazione del risultato economico e del patrimonio aziendale;
• comparabilità, presuppone la costanza di impiego nel tempo degli aspetti sostanziali, formali e
valutativi; • significatività e rilevanza, presuppone la rappresentazione degli accadimenti aziendali in
maniera significativa e rilevante nel processo di redazione del bilancio; • costo come criterio base
delle valutazioni, limita la discrezionalità dei valutatori, è di facile applicazione, esprime il valore
funzionale che l’azienda attribuisce ad un bene al momento della sua acquisizione; • conformità del
procedimento di formazione del bilancio ai principi contabili; • funzione informativa e completezza
della nota integrativa, presuppone la chiarezza e la completezza delle informazioni per i destinatari
del bilancio; • verificabilità dell’informazione, esercita il controllo sull’attendibilità delle
informazioni. I principi contabili nazionali svolgono sia una funzione “integrativa” di sostegno e di
integrazione delle norme di legge, che una “funzione esplicativa/interpretativa” delle norme di
redazione e valutazione del bilancio d’esercizio. Ai sensi dell’art. 2219 c.c., scritture contabili,
compresi i bilanci, devono essere redatte nel rispetto delle norme di una “ordinata contabilità”. Il Dpr
136 del 31 marzo 1975 attuativo della L. 216/74 fa esplicito richiamo ai principi contabili. Essendo
quello italiano un modello semiaperto manifesta i limiti della normativa civilistica nel dare piena
attuazione alla clausola generale del bilancio riconoscendo ai principi contabili un ruolo di primaria
importanza.
NOTA INTEGRATIVA: la funzione della nota integrativa è parte integrante del bilancio ai sensi
dell'art 2423 è quella di fornire informazioni integrative, esplicative e complementari ai dati contenuti
nei prospetti contabili. Le informazioni richieste dagli articoli 2427 e 2427 bis, possono essere
ricondotte alle seguenti tipologie: 1)illustrazione dei criteri di valutazione adottati; 2)composizione
analitica di diverse voci dello Stato Patrimoniale e del Conto economico; 3)sviluppo delle consistenze
di alcune voci del patrimonio del corso dell'esercizio; 4)valutazioni alternative e comparative degli
effetti patrimoniali e reddituali di alcune operazioni in essere; 5)altre informazioni complementari
utili alla comprensione del bilancio.
NOTA INTEGRATIVA-ALTRE INFORMAZIONI: le altre informazioni da inserire nella nota
integrativa su indicazione degli articoli del codice civile in materia di bilancio sono: 1)motivazione
della deroga alle disposizioni civilistiche in materia di bilancio e l'influenza della scelta sulla
rappresentazione della situazione patrimoniale, finanziaria e del risultato economico articolo 2423;
2)la motivazione della deroga al principio di continuità dei criteri di valutazione e l'influenza della
scelta sulla rappresentazione della situazione patrimoniale,finanziaria e del risultato economico
articolo 2423 bis; 3)l'indicazione distinta delle voci precedente da numeri arabi oggetto di
raggruppamento articolo 2423 ter; 4)l'adattamento di voci dell'esercizio precedente finalizzato alla
comparabilità con la voce dell'esercizio di riferimento articolo 2423 ter; 5)la contemporanea
appartenenza di un elemento dell'attivo o del passivo patrimoniale a più voci dello schema articolo
2423; 6)le modifiche nei criteri di ammortamento delle immobilizzazioni immateriali e materiali
articolo 2426; 7)la motivazione della differenza di valore fra il costo delle partecipazioni in imprese
controllate e collegate e la loro valutazione col criterio del patrimonio netto; 8)l'ammortamento
dell'avviamento per un periodo superiore a 5 anni articolo 2426; 9)la differenza significativa fra la
valutazione dei beni fungibili al costo sostenuto e quella effettuata ai costi correnti alla chiusura
dell'esercizio articolo 2426.
ALLEGATI AL BILANCIO-RELAZIONE SULLA GESTIONE: il bilancio deve essere
corredato da una relazione degli amministratori contenente un'analisi fedele, equilibrata ed esauriente
della situazione della società e dell'andamento e del risultato della gestione, nel suo complesso e nei
vari settori in cui essa ha operato, anche attraverso imprese controllate, con particolare riguardo ai
costi, ai ricavi e agli investimenti, nonché una descrizione dei principali rischi e incertezze cui la
società è esposta. Dalla relazione devono in ogni caso risultare: 1) le attività di ricerca e di sviluppo;
2) i rapporti con imprese controllate, collegate, controllanti e imprese sottoposte al controllo di queste
ultime; 3) il numero e il valore nominale sia delle azioni proprie sia delle azioni o quote di società
controllanti possedute dalla società, anche per tramite di società fiduciaria o per interposta persona,
con l'indicazione della parte di capitale corrispondente; 4) il numero e il valore nominale sia delle
azioni proprie sia delle azioni o quote di società controllanti acquistate o alienate dalla società, nel
corso dell'esercizio, anche per tramite di società fiduciaria o per interposta persona, con l'indicazione
della corrispondente parte di capitale, dei corrispettivi e dei motivi degli acquisti e delle alienazioni;
5) i fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura dell'esercizio; 6) l'evoluzione prevedibile della gestione;
7) in relazione all'uso da parte della società di strumenti finanziari, gli obiettivi e le politiche in
materia di gestione del rischio finanziario e l'esposizione della società al rischio di prezzo, al rischio
di credito, al rischio di liquidità e al rischio di variazione dei flussi finanziari; 8)l'elenco delle sedi
secondarie della società.
DECRETO LEG N°32/2007-RELAZIONE SULLA GESTIONE: la relazione sulla gestione
dovrebbe fornire informazioni sull'andamento della società con riferimento al settore specifico in cui
opera. Tali informazioni dovrebbero essere espresse da indicatori finanziari che vengono ottenuti con
aggregati di valori contabili posti a confronto in forma di margini o di indici; e da indicatori non
finanziari rappresentati da informazioni non contenute nei prospetti contabili come per esempio il
posizionamento sul mercato o il livello di soddisfacimento dei clienti. Per aumentare il grado di
espressività, gli indicatori dovrebbero essere posti a confronto con quelli dell'esercizio precedente.
ALLEGATI AL BILANCIO -RELAZIONE DEL COLLEGIO SINDACALE: il bilancio deve
essere comunicato dagli amministratori al collegio sindacale e al soggetto incaricato della revisione
legale dei conti, con la relazione, almeno trenta giorni prima di quello fissato per l'assemblea che deve
discuterlo. Il collegio sindacale almeno 15 giorni prima di quello fissato per l'assemblea che deve
discutere il bilancio, deve depositare la propria relazione di accompagnamento nella quale riferisce i
risultati della doppia funzione svolta.
RELAZIONE DEL COLLEGIO DEVE COMPRENDERE: 1)un prospetto sintetico riepilogativo
dei dati contenuti nei prospetti contabili del bilancio con riferimento alle regole di redazione applicate
dalla società; 2)un giudizio sul bilancio, sulla sua conformità alle norme che ne disciplinano la
redazione e sulla sua capacità di rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale
e finanziaria e il risultato economico dell'esercizio; 3)eventuali richiami di informativa su cui si ritiene
di richiamare l'attenzione dei destinatari del bilancio; 4)un giudizio sull'ampiezza delle informazioni
fornite dalla Relazione sulla gestione e sulla loro coerenza con il bilancio; 5)l'illustrazione analitica
dei motivi che abbiano portato eventualmente ad un giudizio sul bilancio con rilievi, ad un giudizio
negativo o all'impossibilità di esprimere un giudizio.
FUNZIONE DI VIGILANZA: per quanto riguarda la funzione di vigilanza, il collegio deve
esprimere un giudizio sull'attività svolta dagli amministratori nell'adempimento del loro mandato,
finalizzato al perseguimento dei fini fissati dall'assemblea dei soci, con particolare riguardo al rispetto
della legge, delle norme statutarie e dei principi di buona gestione che impediscono di prendere
iniziative azzardate che possano minacciare l'integrità del patrimonio sociale.
FUNZIONE DI REVISIONE LEGALE DEI CONTI: il collegio sindacale deve verificare se il
bilancio di esercizio corrisponde alle risultanze delle scritture contabili e degli accertamenti eseguiti
e se è conforme alle norme di legge che lo disciplinano.
REQUISITI IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI: 1)sono costi pluriennali, ovvero costi
che renderanno un'utilità all'azienda per più esercizi, questo requisito è affermato dalla disposizione
civilistica secondo cui gli elementi patrimoniali destinati ad essere utilizzati durevolmente devono
essere iscritti tra le immobilizzazioni articolo 2424 bis 1° comma; 2)gli oneri sostenuti devono
essere recuperabili almeno in termini probabilistici con i ricavi futuri, tale requisito deriva dal
postulato di prudenza dell'articolo 2423-bis; 3)sono costi di natura intangibile non dotati di
materialità, tale requisito distingue le immobilizzazioni immateriali dalle immobilizzazioni materiali.
CLASSIFICAZIONE IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI: i beni immateriali sono
costituiti da quelle risorse che hanno una propria identificabilità grazie al riconoscimento giuridico.
L’articolo 2424 codice civile prevede che le immobilizzazioni immateriali siano iscritte nell’attivo
dello stato patrimoniale alla voce BI con la seguente classificazione: 1) costi di impianto e di
ampliamento B.I..1 SP ATTIVO; 2) costi di ricerca, di sviluppo (B.I.2) e di pubblicità (B.I.2); 3) diritti
di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere dell'ingegno; 4) concessioni, licenze,
marchi e diritti simili; 5) avviamento; 6) immobilizzazioni in corso e acconti. 7) altre
immobilizzazioni immateriali (B.I.7).
AVVIAMENTO - CLASSIFICAZIONE IMM.IMMATERIALI: rappresenta un complesso di
condizioni immateriali proprie dell'azienda che contribuiscono al raggiungimento di un certo livello
di redditività. L'avviamento esprime la valutazione dell'insieme delle condizioni che rendono
l'impresa capace di produrre redditi superiori al minimo richiesto per remunerare il capitale che figura
in bilancio; fra tali condizioni possono essere comprese le seguenti voci: il credito presso le banche e
i fornitori, la qualità della clientela, il volume degli affari, il grado di conoscenza del mercato, i marchi
e i brevetti depositati ecc. L'avviamento è quindi inseparabile dall'organizzazione e dal
funzionamento dell'azienda nel suo complesso, ma può essere considerato un bene immateriale a parte,
e incluso nell'attivo dello stato patrimoniale (art. 2424 cod. civ.) solo quando è stata pagata una somma
a tale titolo nell'acquisto dell'azienda in funzione e per un valore non superiore al prezzo pagato (art.
2427 cod. civ.). Il valore di avviamento deve essere ammortizzato negli esercizi successivi;
normalmente il periodo di ammortamento non supera i cinque anni.
RISORSE INVISIBILI-INTANGIBILE ASSETS: Gli asset tangibili (in pratica quelli fisici e
finanziari) sono in grado di generare un modesto ritorno sugli investimenti, dal momento che
rappresentano forme di capitale comuni e facilmente imitabili. Soltanto risorse rare, di valore,
difficilmente imitabili, consolidate nel tempo grazie a meccanismi di apprendimento evolutivo,
consentono un differenziale positivo rispetto ai concorrenti. Le risorse intangibili presentano queste
caratteristiche e aggiungono valore agli asset materiali dell’impresa, garantendo a talune imprese
periodi di profitti e di crescita straordinari, superiori alla norma, frutto di posizioni di vantaggio
competitivo transitorie e di monopoli temporanei. Gli attuali scenari competitivi si sono come
biforcati in due mondi, per quanto interrelati tra loro, rispondenti a regole di creazione del valore
differenti: il primo basato sulla trasformazione delle risorse tangibili, il secondo sulla gestione e lo
sviluppo di forme di capitale intellettuale e immateriale. Ed è proprio l’importanza crescente degli
intangibili che sta portando, in questi ultimi anni, ad una profonda rivisitazione delle tradizionali
metodologie valutative, mediante le quali si cerca di stimare il valore d’impresa. Il valore del capitale
intangibile, infatti, è fondamentalmente invisibile in bilancio e sfugge alle lenti delle analisi valutative
tradizionali: questo perché risponde a regole profondamente differenti rispetto a quelle che
presiedono la dinamica degli asset materiali. Tra i diversi criteri proposti dalla dottrina per una
ragionevole classificazione degli intangibili, nella pratica si è imposto il cosiddetto criterio della
dominanza, secondo il quale risulta conveniente segmentare gli intangibili in un numero limitato di
classi, per evitare il rischio di sovrapposizioni e di duplicazioni. In questa prospettiva, ai fini del
nostro processo valutativo, una prima segmentazione degli intangibili viene generalmente limitato
alle seguenti macro classi: intangibili di marketing; intangibili tecnologici; intangibili di conoscenza.
Il ricorso ad un numero limitato di classi trova un’altra, e forse più evidente giustificazione, nella
verifica dello scenario reddituale, cui gli intangibili devono essere sottoposti. Secondo tale
impostazione, infatti, il valore attribuito agli intangibili deve essere validato, avendo cura di verificare
se l’intangibile stesso abbia l’effettiva capacità di generare adeguati flussi di risultato (in sostanza, se
un intangibile non è in grado di generare reddito, non ha un valore).
CRITERI DI VALUTAZIONE IMM.IMMATERIALI: L'art. 2426 prevede che le
immobilizzazioni sono iscritte al costo di acquisto o di realizzazione. Nel costo di acquisto si
computano anche i costi accessori. Il costo di realizzazione comprende tutti i costi direttamente
imputabili alla formazione dell'immobilizzazione. Può comprendere anche altri costi, per la quota
ragionevolmente imputabile alla immobilizzazione immateriale, relativi al periodo di formazione e
fino al momento dal quale la stessa può essere utilizzata; con gli stessi criteri possono essere aggiunti
gli oneri relativi al finanziamento della realizzazione; il costo delle immobilizzazioni immateriali, la
cui utilizzazione è limitata nel tempo deve essere sistematicamente ammortizzato in ogni esercizio in
relazione con la loro residua possibilità di utilizzazione; l'immobilizzazione che, alla data della
chiusura dell'esercizio, risulti durevolmente di valore inferiore a quello determinato secondo i due
punti precedenti, deve essere iscritta a tale minor valore; questo non può essere mantenuto nei
successivi bilanci se sono venuti meno i motivi della rettifica effettuata. Il valore d'iscrizione delle
immobilizzazioni immateriali non può comunque eccedere il valore recuperabile, definito come il
maggiore tra il presumibile valore realizzabile tramite alienazione, ossia l'ammontare che può essere
ricavato dalla cessione dell'immobilizzazione in una vendita contrattata a prezzi normali di mercato
tra parti bene informate e interessate, al netto degli oneri diretti da sostenere per la cessione stessa; il
suo valore in uso, ossia il valore attuale dei flussi di cassa attesi nel futuro derivanti o attribuibili alla
continuazione dell'utilizzo dell'immobilizzazione, compresi quelli derivanti dallo smobilizzo della
stessa al termine della sua vita utile. Dove per vita utile si intende il periodo di tempo durante il quale
l'impresa prevede di poter utilizzare l'immobilizzazione, ovvero le quantità di unità di prodotto (o
misura similare) che l'impresa si attende di poter ottenere tramite l'uso della immobilizzazione.
VALORE REALIZZABILE DALL'ALIENAZIONE: ossia l'ammontare che può essere ricavato
dalla cessione dell'immobilizzazione in una vendita contrattata a prezzi normali di mercato tra parti
bene informate e interessate, al netto degli oneri diretti da sostenere per la cessione stessa.
VALORE IN USO: ossia il valore attuale dei flussi di cassa attesi nel futuro derivanti o attribuibili
alla continuazione dell'utilizzo dell'immobilizzazione, compresi quelli derivanti dallo smobilizzo
della stessa al termine della sua vita utile. Dove per vita utile si intende il periodo di tempo durante il
quale l'impresa prevede di poter utilizzare l'immobilizzazione, ovvero le quantità di unità di prodotto
(o misura similare) che l'impresa si attende di poter ottenere tramite l'uso della immobilizzazione.
ONERI PLURIENNALI IMMATERIALI: essi presentano la caratteristica di non essere separabili
dalla combinazione aziendale; tali caratteristiche rendono gli oneri pluriennali immateriali degli
elementi del patrimonio piuttosto vulnerabili in quanto la recuperabilità degli stessi può avvenire solo
tramite i ricavi futuri e non da una cessione a terzi. In altre parole un'azienda non può cedere a terzi
un costo di pubblicità già sostenuto due esercizi prima e già capitalizzato, per recuperare tale costo
dovrà generare dei margini di reddito futuri almeno superiori.
CAUTELE ONERI IMMATERIALI ART.2426 1°COMMA: 1)iscrizione nell'attivo con il
consenso ove esistente del collegio sindacale; 2)durata massima del periodo di ammortamento in 5
anni in parziale deroga al principio generale secondo cui le immobilizzazioni devono essere
ammortizzate in relazione alla loro residua possibilità di utilizzazione; 3)divieto di distribuire utili
fintantochè le spese non siano state completamente ammortizzate, a meno che l'importo delle riserve
disponibili e degli utili e delle perdite portate a nuovo sua almeno pari a quello delle spese non
ammortizzate.
COSTI DI IMPIANTO E DI AMPLIAMENTO: con l' espressione “costi di impianto e di
ampliamento” si indicano alcuni oneri che vengono sostenuti in modo non ricorrente dall'Azienda in
precisi e caratteristici momenti della vita dell'impresa, quali la fase pre operativa o quella di
accrescimento della capacità operativa esistente. I costi di impianto e di ampliamento comprendono
quindi tutti i costi e le spese direttamente sostenuti per: 1)la costituzione della società, quali, ad
esempio, i costi inerenti l'atto costitutivo, le relative tasse, le eventuali consulenze dirette alla sua
formulazione, l'ottenimento delle licenze, permessi ed autorizzazioni richieste, e simili; 2)la
costituzione dell'azienda, intesa come assieme organizzato di beni, strumenti e persone, quali i costi
sostenuti per disegnare e rendere operativa la struttura aziendale iniziale, o le spese sostenute per gli
studi preparatori, per le ricerche di mercato, per addestramento “iniziale” del personale e simili che
fossero necessari ad avviare l'attività dell'azienda; 3)l'ampliamento della società e dell'azienda,
inteso non già come il naturale semplice processo di accrescimento quantitativo e qualitativo
dell'impresa, ma come una vera e propria espansione della stessa in direzioni ed in attività
precedentemente non perseguite, ovvero verso un ampliamento di tipo sì quantitativo, ma di misura
tale da apparire straordinario; costi, in sintesi, sostenuti non ricorrentemente e che specificamente
attengono ad un nuovo allargamento dell'attività sociale.
COSTI DI IMPIANTO: I costi d’impianto e di ampliamento nella prassi contabile, si considerano
un investimento in fattori produttivi preliminari, necessari per rendere operativa l’impresa in termini
di assetto organizzativo. Si tratta di un investimento di tipo irreversibile, dato che queste componenti
strutturali hanno la peculiarità di non poter essere dimesse fino a che non siano esaurite in termini di
utilità. I costi classificabili quali spese di impianto e di ampliamento sono molti e sensibilmente
diversi tra di loro. Alcuni sono soggetti ad Iva, altri invece no. Tra i costi di impianto, confluiscono
tutti i costi sopportati dall’azienda nella fase di costituzione e quindi le spese notarili, imposte e tasse
per la registrazione, iscrizione dell’atto costitutivo, le consulenze e gli adempimenti professionali, le
spese per la stampa dei certificati azionari, le spese di organizzazione interna, le spese per adattamento
dei locali, spese relative a studi e progetti, spese per studi di fattibilità, spese per ricerca e
addestramento del personale, avviamento impianti e produzione, allacciamento dei servizi.
COSTI DI AMPLIAMENTO: sono invece rappresentati da tutti i costi, sostenuti in un momento
successivo alla costituzione dell’azienda e contrattualmente e giuridicamente a suo carico,
indispensabili per il potenziamento dell’attività o finalizzati all’incremento delle capacità operative
dell’impresa. Si tratta ad esempio delle modifiche dell’atto costitutivo e dello statuto, dell’aumento
di capitale, della fusione, scissione e trasformazione, del conferimento, della ristrutturazione interna,
dell’avvio di nuovi processi produttivi, dell’ ammodernamento locali, della sistemazione piazzali. Tali
costi sebbene sostenuti durante il normale funzionamento dell’impresa, hanno sempre il requisito
della durata nel tempo, essendo riferiti a servizi che esplicano la loro attività in diversi esercizi. A
titolo di esempio, possiamo prendere a base di riferimento la base di start- up di una società a
responsabilità limitata (o chiaramente di una qualsiasi società di capitali). In tale contesto ci
troveremo di fronte costi di impianto di tipo fiscale, giuridico, nonché organizzativo.
TIPI DI COSTI DI IMPIANTO O AMPLIAMENTO SOCIETA': costi legali per redazione atto
costitutivo e statuto; costi notarili; imposta di registro; imposta di bollo.
TIPI DI COSTI PER IMPIANTO O AMPLIAMENTO AZIENDA: costi per ottenimento licenze,
permessi e autorizzazioni; costi per ricerca e acquisizione fonti di finanziamento; costi per ricerca e
acquisizione fonti di approvvigionamento; costi per ricerca, assunzione e addestramento personale;
costi per ricerche di mercato e creazione rete commerciale; costi per azioni promozionali e
pubblicitarie; costi per l'allacciamento ai servizi generali; costi sostenuti per riadattare i beni immobili
di proprietà di terzi alla nuova attività.
CAPITALIZZAZIONE COSTI D'IMPIANTO E AMPLIAMENTO: la capitalizzazione deve
essere riconosciuta solo per qui costi che risultano specificamente sostenuti per le attività tipiche della
fase d'impianto o di ampliamento di un'azienda e per i quali è ragionevole presumere una correlazione
sia pure generale ed indistinta, con i ricavi futuri.