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questo va esteso alle due più importanti bramosie del pensiero: il denaro e il potere.
la bramosia di denaro non viene dal corpo, né del potere, ma esclusivamente dal pensiero.
non v’è un istinto biologico alla radice, ma la volontà di accrescere l’importanza di sé rispetto
agli altri; è un aspetto psichico della personalità che esprime il bisogno dell’Io di espandersi e
trionfare.
Sappiamo dai classici della psicoanalisi e della psicologia analitica che l’Io è in lotta e
contrapposizione continua sia col mondo circostante, sia col mondo interno. Esso si sente
minacciato ed in certo senso lo è sia dalla società nella quale vive, sia dal suo inconscio. una
volontà di potenza spesso è espressione di una difficoltà, di un senso d inferiorità dell’io rispetto
a uno o entrambi i fronti.
La superbia è la volontà di potenza, ossia quella bramosia della volontà cui l’uomo gode nel
dominare gli altri uomini appagando un desiderio egoico che toglie importanza all’alterità,
riducendo tutto a mezzo e esaltando se stessi come fine.
Le tre concupiscenze sono relative alla dimensione biologica, psichica e sociale dell uomo, e
consiste in un desiderare fuor di limite.
Le tre concupiscenze sono spinte inscritte nell’uomo, con base naturale, che diventano
moralmente sbagliate solo oltre un certo limite, ma che al di sotto sono perfettamente lecite.
Nella bibbia il termine ἐπιθυμία (epithymia) che incndicignifica desiderio. il desiderio può
diventare disordinato e contrapposto alla volontà di Dio.
È così che il termine è usato per "avidità" (Romani 7:7; 13:9), o per quelle cose che soffocano la
parola dell'Evangelo (Marco 4:13; cfr. Luca 8:14, ἡδονή (hēdonē)), ed è spesso indicato come
peccaminoso dell'oggetto dichiarato, dall'aggettivo che lo accompagna o dalla qualifica data (es.
"cose malvagie" 1 Corinzi 10:6; "della carne" Galati 5:16; Efesini 2:3; 2 Pietro 2:18; ingannevole,
dannoso, mondano, passato, carnale, o empio). Come nota dominante della propria vita, il
desiderio peccaminoso è indicato come peccato-chiave sia da Giacomo ("Voi desiderate e non
avete, voi uccidete e portate invidia, e non riuscite ad ottenere" Giacomo 4:2) e Giovanni nel
suo sommario sull'avarizia ("tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la
concupiscenza degli occhi e l'orgoglio della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo" 1
Giovanni 2:16), come pure da Paolo ("L'avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali e, per
averlo grandemente desiderato, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti dolori"
1 Timoteo 6:10). Più specificatamente sia Paolo che lo stesso Gesù parlano della
concupiscenza nei termini di immoralità sessuale: "io vi dico che chiunque guarda una donna
per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore" Matteo 5:28). Sono i pagani
che non conoscono Dio che, secondo Paolo, indulgono in tali passioni: "...ciascuno di voi sappia
possedere il suo vaso in santità ed onore, non con passioni disordinate, come i gentili che non
conoscono Dio" (1 Tessalonicesi 4:4,5).