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La concupiscenza della carne indica la dimensione biologica: bramosia relativa ai due istinti

primari di conservazione dell’individuo e della specie: sessualità e alimentazione.


la concupiscenza degli occhi è la bramosia del pensiero, e riguarda il desiderare, il volere
pensando. vedere è nella bibbia sinonimo di atto del pensiero: conoscere, pensare, saper,
comprendere.
così una cosa è desiderare un cibo perchè ho fame (viene dal corpo), altra è il sorgere del
desiderio dal pensarvi, anche se non ho fame ( viene dal pensiero).
se io digiuno da 12 ore, il corpo segnalerà alla mente il suo bisogno di nutrimento. se sono
seduto da un’ora ad un banchetto e ho già assunto 4.500 calorie, tuttavia continuerò a mangiare
i deliziosi manicaretti che mi vengono serviti per il fatto che li vedo.

questo va esteso alle due più importanti bramosie del pensiero: il denaro e il potere.
la bramosia di denaro non viene dal corpo, né del potere, ma esclusivamente dal pensiero.
non v’è un istinto biologico alla radice, ma la volontà di accrescere l’importanza di sé rispetto
agli altri; è un aspetto psichico della personalità che esprime il bisogno dell’Io di espandersi e
trionfare.
Sappiamo dai classici della psicoanalisi e della psicologia analitica che l’Io è in lotta e
contrapposizione continua sia col mondo circostante, sia col mondo interno. Esso si sente
minacciato ed in certo senso lo è sia dalla società nella quale vive, sia dal suo inconscio. una
volontà di potenza spesso è espressione di una difficoltà, di un senso d inferiorità dell’io rispetto
a uno o entrambi i fronti.

La superbia è la volontà di potenza, ossia quella bramosia della volontà cui l’uomo gode nel
dominare gli altri uomini appagando un desiderio egoico che toglie importanza all’alterità,
riducendo tutto a mezzo e esaltando se stessi come fine.
Le tre concupiscenze sono relative alla dimensione biologica, psichica e sociale dell uomo, e
consiste in un desiderare fuor di limite.

Le tre concupiscenze sono spinte inscritte nell’uomo, con base naturale, che diventano
moralmente sbagliate solo oltre un certo limite, ma che al di sotto sono perfettamente lecite.

la spinta ad alimentarsi e a riprodursi è in comune con il mondo animale;


la spinta a rafforzare l’Io in rapporto al mondo esterno ed interno è necessarie per una stabilità
emotiva e della personalità.
il riconoscimento sociale del proprio valore individuale è una aspirazione legittima.
Il limite è nel rapporto fine mezzo. Quando ciò che mezzo per un fine buono viene usato come
fine o come mezzo per un fine non buono, ecco che il limite è oltrepassato. Si crea un disordine.
Mangiare per nutrirsi; far l'amore per soddisfare il desiderio della donna che si ama, donna che
non sarebbe sostituibile, lei e nessun'altra, escludendo il desiderio verso un altra donna.
Desiderio di veder riconosciuto il proprio valore. Tutto ciò è al di qua del limite.
oltre questo limite, abbiamo la gola e la lussuria; l’avarizia, l'invidia; l’orgoglio.
gli altri de vizi, l’accidia e l’ira, sono vizi che derivano dalla frustrazione delle spinte desiderative.
voglio dominare, ma sono dominato e allora mi arrabbio o cado nell’accidia. entrambe sono
forme di aggressività. l’ira verso gli altri l’accidia verso se stessi a causa del fatto che non
riesco a scagliarla contro gli altri.
nell’antropologia cristiana le tre concupiscenze sono conseguenza del peccato originario, del
primo peccato, quello di Adamo.
prima di esso abbiamo un uomo diverso, conforme al disegno di Dio

Nella bibbia il termine ἐπιθυμία (epithymia) che incndicignifica desiderio. il desiderio può
diventare disordinato e contrapposto alla volontà di Dio.
È così che il termine è usato per "avidità" (Romani 7:7; 13:9), o per quelle cose che soffocano la
parola dell'Evangelo (Marco 4:13; cfr. Luca 8:14, ἡδονή (hēdonē)), ed è spesso indicato come
peccaminoso dell'oggetto dichiarato, dall'aggettivo che lo accompagna o dalla qualifica data (es.
"cose malvagie" 1 Corinzi 10:6; "della carne" Galati 5:16; Efesini 2:3; 2 Pietro 2:18; ingannevole,
dannoso, mondano, passato, carnale, o empio). Come nota dominante della propria vita, il
desiderio peccaminoso è indicato come peccato-chiave sia da Giacomo ("Voi desiderate e non
avete, voi uccidete e portate invidia, e non riuscite ad ottenere" Giacomo 4:2) e Giovanni nel
suo sommario sull'avarizia ("tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la
concupiscenza degli occhi e l'orgoglio della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo" 1
Giovanni 2:16), come pure da Paolo ("L'avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali e, per
averlo grandemente desiderato, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti dolori"
1 Timoteo 6:10). Più specificatamente sia Paolo che lo stesso Gesù parlano della
concupiscenza nei termini di immoralità sessuale: "io vi dico che chiunque guarda una donna
per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore" Matteo 5:28). Sono i pagani
che non conoscono Dio che, secondo Paolo, indulgono in tali passioni: "...ciascuno di voi sappia
possedere il suo vaso in santità ed onore, non con passioni disordinate, come i gentili che non
conoscono Dio" (1 Tessalonicesi 4:4,5).

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