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PIER LUIGI NERVI

Torino è la città italiana dove Pier Luigi Nervi (Sondrio, 21 giugno 1891 - Roma,

PIER LUIGI NERVI


Architettura come Sfida
9 gennaio 1979) progetta e costruisce due dei suoi edifici più importanti e
conosciuti: i saloni per il complesso espositivo di Torino Esposizioni e il Palazzo
del Lavoro per le celebrazioni di Italia ’61, in collaborazione con architetti di primo
piano del panorama nazionale. Accanto a queste opere, nel capoluogo
Torino, la committenza industriale,
piemontese e nei suoi dintorni, Nervi – di volta in volta progettista, imprenditore, le culture architettoniche
consulente – disegna e/o realizza, dopo la seconda guerra mondiale, anche una
e politecniche italiane

PIER LUIGI NERVI


serie notevole di opere ingiustamente ritenute minori e talvolta ignote anche agli
specialisti. Proprio a Torino, inoltre, è possibile ricondurre in massima parte quella
cultura politecnica che ha determinato l’essenza stessa del cosiddetto “sistema
Nervi”, inteso come sperimentazione progettuale e pratica costruttiva.
La serie di studi e ricerche intitolata Pier Luigi Nervi. Architettura come sfida,
avviata dal Pier Luigi Nervi Research and Knowledge Management Project, si
arricchisce così di un nuovo capitolo. Questo volume, curato da Sergio Pace,
accompagna la mostra omonima e approfondisce alcuni temi cruciali nella
biografia professionale e intellettuale dell’ingegnere italiano più famoso del XX
secolo. Sono prese in esame le sue relazioni con la grande committenza
industriale, per cui l’ingegnere realizza non soltanto grandi impianti industriali ma

le culture architettoniche e politecniche italiane


Torino, la committenza industriale,
anche un tessuto di piccole e medie strutture di servizio; sono altresì ricostruite
le sue collaborazioni, mai facili né scontate, con alcuni tra i maggiori architetti e
intellettuali italiani, da Gio Ponti a Luigi Moretti, da Pietro Maria Bardi a Ernesto
Nathan Rogers. Allo stesso tempo, sono chiariti i rapporti con le culture
dell’ingegneria elaborate all’interno delle grandi scuole politecniche italiane, a
Torino e a Milano.
Una lezione su Pier Luigi Nervi, tenuta da Luigi Carlo Daneri nel 1961 a Barcellona
e finora inedita, completa l’opera.

www.plnp.org
www.pierluiginervi.org
www.silvanaeditoriale.it

SilvanaEditoriale
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PIER LUIGI NERVI


Architettura come Sfida
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la sistemazione del è
ancora provvisoria
viene definita domani in
accordo con la copertina

TORINO. PIER LUIGI NERVI,


LA COMMITTENZA INDUSTRIALE
E LE CULTURE ARCHITETTONICHE
E POLITECNICHE ITALIANE
a cura di
Sergio Pace

SilvanaEditoriale
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Pier Luigi Nervi


Architettura come Sfida

In copertina e alle pagine 20, 64, 130 Questo volume è stato realizzato con il contributo di Con il patrocinio di Partner scientifici Segreteria scientifica
Torino Esposizioni, Padiglione C, Torino Stato della Città del Vaticano Politecnico di Torino, Dipartimento Cristiana Chiorino
fotografie di Mario Carrieri Commissione Europea, Bruxelles di Progettazione Architettonica Elisabetta Margiotta Nervi
Sotto l’Alto Patronato del Presidente Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma e di Disegno Industriale
della Repubblica Italiana Ministero per gli Affari Esteri, Roma Politecnico di Torino, Dipartimento Coordinamento generale del progetto
Progetto grafico Giorgio Napolitano Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Roma di Ingegneria Strutturale e Geotecnica Elisabetta Margiotta Nervi
Terra Ministero dell’Istruzione, dell’Università Sapienza Università di Roma, Dipartimento
Paola Garbuglio Alessandro Colombo Nell’ambito di e della Ricerca, Roma di Ingegneria Strutturale e Geotecnica Comitato esecutivo
con la collaborazione di Esperienza Italia 150° Ministero dello Sviluppo Economico, Roma Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Elisabetta Margiotta Nervi
Carla Parodi Studio Associati Ambasciata d’Italia presso il Regno del Belgio Dipartimento di Ingegneria Civile Marco Nervi
La mostra è prodotta da Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles Faculté d’Architecture La Cambre - Horta, Christophe Pourtois
Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, Roma Bruxelles Marcelle Rabinowicz
Commissione Nazionale Italiana
per l’Unesco, Roma
Comité International Olympique, Lausanne Comitato scientifico
E N G I N E E R I N G
Associazione Pier Luigi Nervi American Concrete Institute - ACI, Presidente
Research and Knowledge Management Farmington Hills Carlo Olmo, Politecnico di Torino
Project, Bruxelles Centro Internazionale di Studi Andrea Membri
Palladio – CISA, Vicenza Joseph Abram, École Nationale Supérieure
Comitato Olimpico Nazionale Italiano - CONI, d’Architecture de Nancy
Roma Barry Bergdoll, Columbia University -
CIVA - Centre International pour la Ville, Istituto nazionale per il Commercio Estero - Museum of Modern Art, New York
l’Architecture et le Paysage, Bruxelles; ICE, Roma Gloria Bianchino, Università degli Studi
Regione Lazio di Parma, Centro Studi e Archivio
Regione Piemonte della Comunicazione - CSAC
con Regione Toscana Mario Alberto Chiorino, Politecnico
Provincia di Roma di Torino
Provincia di Torino Alessandro Colombo, Milano
Comune di Firenze Margherita Guccione, MAXXI Architettura,
Comune di Roma Roma
Silvana Editoriale Stampato su carta Burgo Respecta 100 satin
MAXXI - Museo nazionale delle arti Comune di Sondrio Tullia Iori, Università degli Studi
con certificazione FSC riciclata al 100%
del XXI secolo, Roma Città di Torino di Roma Tor Vergata
Progetto e realizzazione
Comune di Venezia Sergio Pace, Politecnico di Torino
Arti Grafiche Amilcare Pizzi Spa
Comune di Verona Sergio Poretti, Università degli Studi
Direzione editoriale in collaborazione con Politecnico di Torino di Roma Tor Vergata
Dario Cimorelli Politecnico di Milano Christophe Pourtois, Centre International
Accademia delle Scienze di Torino pour la Ville, l’Architecture et le Paysage -
Art Director
Istituto Lombardo Accademia di Scienze e CIVA, Bruxelles
Giacomo Merli
Lettere, Milano Marcelle Rabinowicz, Centre International
Redazione CSAC - Centro Studi e Archivio Associazione Italiana Calcestruzzo Armato pour la Ville, l’Architecture et le Paysage -
Natalia Grlli della Comunicazione dell’Università e Precompresso - AICAP, Roma CIVA, Bruxelles
Impaginazione di Parma Associazione Italiana Tecnico Economica Francesco Romeo, Sapienza Università
Giorgia Ferrari del Cemento - AITEC, Roma di Roma
Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Francine Vanlaethem, Université du Québec
Coordinamento organizzativo Paesaggisti e Conservatori, Roma à Montréal - UQAM, Montréal
Michela Bramati Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti
Segreteria di redazione e Conservatori di Torino e Provincia, Torino
Emma Altomare Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti
e Conservatori di Roma e Provincia, Roma
Ufficio iconografico Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Roma
Deborah D’Ippolito, Alessandra Olivari Ordine degli Ingegneri di Torino, Torino
Ufficio stampa Associazione delle organizzazioni
Lidia Masolini: press@silvanaeditoriale.it di ingegneria, di architettura e di consulenza
tecnico-economica - OICE, Roma
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta Camera di Commercio di Torino
o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo CESI Spa
elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta
dei proprietari dei diritti e dell’editore.
L’editore è a disposizione degli eventuali detentori
di diritti che non sia stato possibile rintracciare

© 2011 Silvana Editoriale Spa


Cinisello Balsamo, Milano
© 2011 PLNProject, Bruxelles
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Pier Luigi Nervi Nell’ambito di


Architettura come Sfida

Torino. Pier Luigi Nervi, la committenza industriale,


e le culture architettoniche e politecniche italiane

Torino, Torino Esposizioni, Padiglione C


29 aprile 2011 - 17 luglio 2011

Cura generale Alla cura scientifica della mostra Prototipazione Segreteria organizzativa Con il sostegno di Con il contributo di Itinerari guidati gratuiti alla scoperta
Carlo Olmo contribuisce il progetto di ricerca Materialise NV, Leuven Veronica Rodenigo di Nervi a Torino
“Pier Luigi Nervi Arte e Scienza del Costruire” Jeroen Moons (direzione di progetto) Commission in collaborazione con Urban Center
Communautaire
Sven Hermans Ufficio Stampa Française Global sponsor Metropolitano di Torino e Gruppo Torinese
La mostra generale con il sostegno di Stilema, Torino Trasporti
Le 12 icone Integrazioni e dettagli
Sur-Le Champ, Bruxelles Servizi museali
Ricerca scientifica e cura degli apparati Pierre Jacob (designer-modellista) CO.PAT. SOC. COOP
Cristiana Chiorino (Torino, Palazzo del Lavoro) e con il coordinamento di & Attak, Bruxelles - Aurore Lieben
Michela Comba (Torino, Palazzo di Torino e Kevin Hoste (modellisti) Realizzazione dell’allestimento Région Bruxelloise
Esposizioni) Francesco Bellardi, Roma Permasteelisa Interiors srl, Retail & Museum
Claudio Greco (Napoli, Teatro Augusteo) Divisions, Vittorio Veneto
Tullia Iori (Roma, Palazzetto dello Sport; Documentazione fotografica IES srl, Torino
Brasilia, Ambasciata d’Italia) Centro archivi MAXXI Architettura, Roma Walber srl, Torino
Roberta Martinis (Firenze, Stadio comunale) Coordinamento esecutivo Centro Studi e Archivio della Comunicazione
Sergio Pace (San Francisco, Cattedrale Cristiana Chiorino e Elisabetta Margiotta Nervi - CSAC, Università degli Studi di Parma Assicurazioni
di Saint Mary; Città del Vaticano, Sala Archivio Centrale dello Stato, Roma Lloyd’s
delle Udienze Pontificie) Allestimento e immagine coordinata Biblioteca Trivulziana, Milano
Edoardo Piccoli (Aviorimesse di Orvieto Terra Archivio Ufficio tecnico Burgo, Mantova Trasporti
e Orbetello) Paola Garbuglio Archivio Ufficio tecnico Gtt, Torino Apice
Christophe Pourtois (Parigi, Sede dell’Unesco) Alessandro Colombo Fondazione Pirelli, Milano
Mario Sassone (Aviorimesse di Orvieto Mediastyle, David Vicario
e Orbetello; Verona, Ponte del Risorgimento) Traduzione dei testi in mostra Hagen Stier Catalogo a cura di
Francine Vanlaethem (Montréal, Sede Paul David Blackmore Sergio Pace
della Borsa) Presentazioni multimediali
Sezione fotografia Linda Ibbari Testi di
Alla mostra generale è dedicato “La struttura della bellezza” Jérémie Ducrocq Alberto Bologna
un volume specifico a cura di Carlo Olmo Fotografie di Mario Carrieri, Milano Cristiana Chiorino Sponsor
e Cristiana Chiorino, pubblicato nel 2010 Filmati in mostra Mario Alberto Chiorino
La Settimana Incom. Cronache di Italia 61, Michela Comba
Modelli Archivio Luce Rita D’Attorre
La tappa torinese Documentario Istituto Nazionale Luce. 1961 Roberto Fabbri
Torino. Pier Luigi Nervi, la committenza Modellizzazione L'Unità d'Italia, Archivio Luce Tullia Iori
industriale e le culture architettoniche NerViLab – Nervi Virtual Lab, Sapienza La Settimana Incom. Ricostruzione 1947. Maria Manuela Leoni
e politecniche italiane Università di Roma Nasce Torino Esposizioni, Archivio Luce Roberta Martinis E N G I N E E R I N G

Direzione di progetto Settimana Incom. Einaudi a Torino: Gabriele Neri


Coordinamento generale Francesco Romeo inaugurato il Salone dell’Automobile, Carlo Olmo
Cristiana Chiorino (Dipartimento di Ingegneria Strutturale Archivio Luce Sergio Pace
e Geotecnica) Settimana Incom. Demolizione facciata
Cura della sezione Ricercatori Torino Esposizioni, Archivio Luce Fotografie
“Pier Luigi Nervi e la committenza industriale” Leonardo Baglioni Cantiere Italia 61, Rai Teche Si ringraziano le istituzioni, gli istituti, Local sponsor
CONSIGLIO NAZIONALE
Michela Comba Federico Fallavollita Incontri 1969, Pier Luigi Nervi: la poetica gli archivi, gli studiosi e i fotografi citati
DEGLI INGEGNERI
Marta Salvatore della struttura, Rai Teche nelle didascalie delle immagini
Cura della sezione (Dipartimento di Rilievo, Analisi e Disegno Un ringraziamento anche alla Biblioteca
“Pier Luigi Nervi e la cultura architettonica” dell’Ambiente e dell’Architettura) Restauro opere su carta Centrale di Architettura - Sistema
Sergio Pace Karmen Corak Bibliotecario del Politecnico di Torino
Sapienza Università di Roma Flavia Serena di Lapigio
Cura della sezione Elena Boria (Parigi, Sede dell’Unesco)
“Pier Luigi Nervi e la cultura politecnica” Marco Calcagnoli (Orbetello, Hangar; Prestatori
Gabriele Neri Napoli, Teatro Augusteo) Archivio Maire Tecnimont, Milano
Sandra Cazzato (Città del Vaticano, Archivio Storico Fiat, Torino
Gruppo di ricerca Sala delle Udienze Pontificie) Archivio Ufficio Tecnico Burgo, Mantova
Alberto Bologna (Mantova, Cartiera Burgo) Saverio Fimmanò (Montréal, Place Victoria) CEMED, Politecnico di Torino Sponsor tecnici
Cristiana Chiorino (Mantova, Cartiera Burgo; Barbara Picone (San Francisco, Cattedrale Centro Studi e Archivio della Comunicazione
Torino, Officina Atm; Italia ’61) di Saint Mary) - CSAC, Università degli Studi di Parma
Michela Comba (Torino, i progetti per la Fiat) Isabella Proietti Muzi (Brasilia, Ambasciata CESI - Ismes, Seriate (Bergamo)
Rita D’Attorre (Studi per coperture d’Italia) Comune di Verona, Archivio Generale
non realizzati) Ludovica Troiani (Firenze, Stadio comunale) CONI, Archivio storico Coni Servizi Spa,
Tullia Iori (Nervi e Marcello Piacentini; Nervi Roma
e Annibale Vitellozzi) Politecnico di Torino DIASP, Politecnico di Torino
Maria Manuela Leoni (Milano, Grattacielo Mario Sassone (Torino, Palazzo di Torino Museo nazionale delle arti del XXI secolo -
Pirelli; Stoccolma, Fondazione Lerici; Nervi Esposizioni e Palazzo del Lavoro; Verona, MAXXI, Roma
e Gio Ponti ; Nervi e Luigi Moretti) Ponte del Risorgimento) Pier Luigi Nervi, Roma
Roberta Martinis (Nervi e Pietro Maria Bardi; Pier Luigi Nervi Research and Knowledge
Nervi e Ernesto N. Rogers) in collaborazione con Archivi del CONI, Management Project asbl
Gabriele Neri (Nervi e Luigi Moretti) Roma; CSAC, Parma; MAXXI, Roma Università di Roma Tor Vergata, Roma
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Il Politecnico di Torino ha concesso con gran piacere il patrocinio alla tappa gli chiese di scrivere il capitolo principale del terzo volume del suo celebre La Recchi, guidata da una lunga esperienza nelle costruzioni, “Nervi gives a factory the grace of a bridge” intitolava l’“Architectural Forum”
torinese dell’esposizione itinerante Pier Luigi Nervi. Architettura come Sfida, Scienza delle costruzioni, dedicato alle volte sottili. Al Politecnico di Torino, nella tecnologia ingegneristica, nella passione per la ricerca nel 1964 e in quei tre sostantivi si concentra l’ossimorica sintesi
per l’occasione sottotitolata Torino. Nervi, la committenza industriale d’altronde, Nervi ebbe anche modo di verificare la stabilità di alcune e l’innovazione, partecipa a una riflessione sull’opera di Pier Luigi Nervi, del progetto nerviano: fabbrica, grazia, ponte.L’esigenza dell’azienda era
e le culture architettoniche e politecniche italiane. tra le sue strutture più audaci: nella galleria del vento messa a punto grande maestro dell’ingegneria del Novecento. di costruire un guscio protettivo all’interno del quale installare una nuova
I motivi di tale coinvolgimento, apparso quasi necessario, sono diversi. nella nuova sede, inaugurata alla fine degli anni cinquanta, furono testati Abbiamo mediato dalla complessità del suo pensiero competenza e, per quei tempi, tra le più avanzate macchine continue al mondo
Innanzi tutto, il progetto è nato all’interno di una proficua collaborazione i modelli aerodinamici in scala ridotta della Tour de la Bourse di Montréal, e immaginazione, razionalità ed emozione, tradizione e cultura innovativa. per la produzione di carta da giornale, con precisi vincoli formali
tra atenei italiani, in cui il nostro Politecnico è stato protagonista, grazie della cattedrale di San Francisco e dell’Arena di Norfolk (Virginia). Peraltro Costruire le idee, progettare l’esperienza sono infatti gli obiettivi e funzionali: una lunga galleria libera da pilastri e da ogni tipo
alla guida di un comitato scientifico internazionale, presieduto da Carlo Olmo, questi ultimi due modelli, recentemente ritrovati e restaurati a cura del con cui Recchi opera nel presente per realizzare il futuro. di impedimento murario.
cui hanno partecipato tra gli altri Mario Alberto Chiorino e Sergio Pace. Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino (CEMED), I vincoli estetici erano dati invece dalla particolare posizione del sito
Inoltre, il gruppo di ricerca che si è occupato del coordinamento scientifico sono esposti in mostra, insieme a un’ampia scelta di materiali documentari Emanuela Recchi produttivo: il contesto ambientale, naturalistico e paesaggistico,
della mostra ha incluso anche nostri dottorandi, assegnisti, ricercatori che contribuiscono a restituire la complessità e la peculiarità di queste Vice presidente e, non ultimo, il contesto storico-culturale, con a breve distanza lo skyline
e docenti, soprattutto storici dell’architettura che da alcuni anni seguono sperimentazioni. Recchi Ingegneria e Partecipazioni SpA rinascimentale della città di Mantova, patrimonio mondiale dell’umanità
il percorso internazionale di quest’iniziativa. A tutti va la nostra gratitudine. D’altronde, Nervi è sempre stato un ingegnere che s’è fatto architetto. dell’Unesco.
Le motivazioni del patrocinio, tuttavia, vanno anche di là del pur legittimo Grazie a un’analisi approfondita della sua opera, a Torino e non solo, Vi era sicuramente, infine, anche un desiderio pubblicitario-propagandistico
orgoglio di una scuola di valore internazionale. Attraverso la figura è possibile comprendere meglio un sapere di cui molti ingegneri e architetti, (oggi si parlerebbe forse di immagine aziendale), dettato da un’esigenza
di Pier Luigi Nervi è possibile, infatti, rileggere una parte importante attivi in questo Politecnico, si sentono onorati d’essere eredi diretti. di maggiore internazionalità di Burgo, che scaturì pertanto nel prestigioso
della storia dell’ingegneria o dell’architettura italiane e, al tempo stesso, Nel corso del Novecento Gustavo Colonnetti, Giulio Pizzetti, Franco Levi incarico a Nervi.
riconoscere alcune delle culture più avanzate, nate e cresciute proprio hanno rappresentato proprio quelle culture dell’ingegneria in grado Il risultato è visibile ancora ai nostri giorni: una fabbrica che, con grazia
in questo Politecnico durante un lasso assai prolungato di anni. di dialogare in modo intenso e proficuo con le culture più sofisticate e genialità ingegneristica, si staglia come un ponte sospeso, a collegare
Anche grazie ai lavori di ricerca che la mostra e il catalogo presentano, dell’architettura, ben rappresentate da figure come Carlo Mollino idealmente il mondo delle idee e della cultura con quello della produttività.
tra l’ingegnere d’origine valtellinese e il Politecnico di Torino s’è scoperto e Roberto Gabetti. Attorno all’opera di Pier Luigi Nervi possiamo Nel 2011, a 50 anni esatti dall’inizio dei lavori del progetto di Nervi,
un legame sottile, quasi nascosto, fatto di relazioni (personali prim’ancora riconoscere quell’idea politecnica integrata tra architettura e ingegneria, la cartiera di Mantova produce ancora carta da giornale; la produce
che professionali) durate una vita intera, nonché di debiti culturali quasi brunelleschiana, che ha costituito e speriamo costituirà ancora oggi partendo totalmente da carte di recupero, che vengono disinchiostrate
incancellabili. Le tracce sono numerose quanto interessanti. Negli anni a lungo un elemento determinante dell’eccellenza torinese. all’interno dello stabilimento e i cui residui di lavorazione vengono recuperati
immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale, Nervi entrò per produrre energia elettrica, chiudendo un ciclo produttivo altamente
in contatto con Gustavo Colonnetti, che lo coinvolse in ambiziosi Francesco Profumo sostenibile (testimoniato dalle numerose certificazioni ambientali).
programmi durante la ricostruzione postbellica e che, nel 1957, Rettore del Politecnico di Torino Per questo amiamo ancora intensamente l’immagine antropomorfica
dei due cavalletti e la valenza simbolica del ponte che rendono questo luogo
la testimonianza tangibile che bellezza, industria e rispetto dell’ambiente
possano coesistere.

Girolamo Marchi
Amministratore delegato
Burgo Group spa
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Sommario

13 Nervi dentro Nervi. Prefazione Pier Luigi Nervi


Carlo Olmo e la cultura architettonica
a cura di Sergio Pace

Pier Luigi Nervi


e la committenza industriale 65 Pier Luigi Nervi, o l’ingegnere che divenne architetto
a cura di Michela Comba Sergio Pace

21 L’industria e le sue coperture: un’introduzione 69 Pier Luigi Nervi e Pietro Maria Bardi: un’amicizia, due continenti
Michela Comba Roberta Martinis

25 Effetti costruttivi di una company town. 77 “L’architettura è facile”. Le collaborazioni


Pier Luigi Nervi e il Servizio Costruzioni Fiat (1947-1966) tra Pier Luigi Nervi e Gio Ponti (1931-1979)
Michela Comba Maria Manuela Leoni

35 Tentativi di prefabbricazione postbellica. 89 Ponti dentro Nervi. Il progetto di allestimento


L’officina di manutenzione per l’Azienda Tranvie Municipali di Torino per l’Esposizione Internazionale del Lavoro di Italia ’61 (1959-1961)
dell’impresa Nervi e Bartoli (1952-1954) Cristiana Chiorino
Cristiana Chiorino
97 Pier Luigi Nervi, Marcello Piacentini e gli altri
43 Dopo Torino Esposizioni. Tullia Iori
Studi di coperture per progetti “minori” (1948-1959)
Rita D’Attorre 105 La struttura come forma.
Pier Luigi Nervi e Luigi Moretti (1950-1965)
49 Un progetto per Enrico Mattei. Chiesa e centro parrocchiale Maria Manuela Leoni e Gabriele Neri
al villaggio A.n.i.c. di Ravenna (1960-1965)
Roberto Fabbri 113 La concordia discors tra Pier Luigi Nervi e Ernesto N. Rogers
Roberta Martinis
55 La fabbrica sospesa. Pier Luigi Nervi, Gino Covre
e la cartiera Burgo a Mantova (1961-1964) 123 La voce di un collega: Luigi Carlo Daneri
Alberto Bologna e Cristiana Chiorino La personalità e l’opera di Pier Luigi Nervi
Luigi Carlo Daneri

Pier Luigi Nervi


e la cultura politecnica
a cura di Gabriele Neri

131 I legami tra Pier Luigi Nervi e la cultura politecnica


milanese e torinese: una stagione d’oro dell’ingegneria
e architettura italiana del Novecento
Mario Alberto Chiorino e Gabriele Neri
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PIER LUIGI NERVI


Architettura come Sfida
NERVI TORINO 001_019:Layout 1 18-04-2011 20:42 Pagina 2

la pagina è an-
cora provvisoria
viene definita
domani in ac-
cordo con la co-
pertina

TORINO.
NERVI, LA COMMITTENZA INDUSTRIALE
E LE CULTURE ARCHITETTONICHE
E POLITECNICHE

a cura di
Sergio Pace

OK così?
SilvanaEditoriale
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Pier Luigi Nervi


Architettura come Sfida

In copertina e alle pagine 20, 64, 130


Torino Esposizioni, Padiglione C, Torino Con il patrocinio di Partner scientifici Segreteria scientifica
fotografie di Mario Carrieri Stato della Città del Vaticano Politecnico di Torino, Dipartimento Cristiana Chiorino
Commissione Europea, Bruxelles di Progettazione Architettonica Elisabetta Margiotta Nervi
Sotto l’Alto Patronato del Presidente Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma e di Disegno Industriale
della Repubblica Italiana Ministero per gli Affari Esteri, Roma Politecnico di Torino, Dipartimento Coordinamento generale del progetto
Giorgio Napolitano Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Roma di Ingegneria Strutturale e Geotecnica Elisabetta Margiotta Nervi
Ministero dell’Istruzione, dell’Università Sapienza Università di Roma, Dipartimento
Nell’ambito di e della Ricerca, Roma di Ingegneria Strutturale e Geotecnica Comitato esecutivo
Esperienza Italia 150° Ministero dello Sviluppo Economico, Roma Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Elisabetta Margiotta Nervi
Ambasciata d’Italia presso il Regno del Belgio Dipartimento di Ingegneria Civile Marco Nervi
Stampato su carta Burgo Respecta 100 satin La mostra è prodotta da Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles Faculté d’Architecture La Cambre - Horta, Christophe Pourtois
con certificazione FSC riciclata al 100% Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, Roma Bruxelles Marcelle Rabinowicz
Commissione Nazionale Italiana
per l’Unesco, Roma
Comité International Olympique, Lausanne Comitato scientifico
Associazione Pier Luigi Nervi American Concrete Institute - ACI, Presidente
Research and Knowledge Management Farmington Hills Carlo Olmo, Politecnico di Torino
Project, Bruxelles Centro Internazionale di Studi Andrea Membri
Palladio – CISA, Vicenza Joseph Abram, École Nationale Supérieure
Comitato Olimpico Nazionale Italiano - CONI, d’Architecture de Nancy
Roma Barry Bergdoll, Columbia University -
CIVA - Centre International pour la Ville, Istituto nazionale per il Commercio Estero - Museum of Modern Art, New York
l’Architecture et le Paysage, Bruxelles; ICE, Roma Gloria Bianchino, Università degli Studi
Regione Lazio di Parma, Centro Studi e Archivio
Regione Piemonte della Comunicazione - CSAC
con Regione Toscana Mario Alberto Chiorino, Politecnico
Provincia di Roma di Torino
Provincia di Torino Alessandro Colombo, Milano
Comune di Firenze Margherita Guccione, MAXXI Architettura,
Silvana Editoriale
Comune di Roma Roma
MAXXI - Museo nazionale delle arti Comune di Sondrio Tullia Iori, Università degli Studi
Progetto e realizzazione
del XXI secolo, Roma Città di Torino di Roma Tor Vergata
Arti Grafiche Amilcare Pizzi Spa
Comune di Venezia Sergio Pace, Politecnico di Torino
Direzione editoriale Comune di Verona Sergio Poretti, Università degli Studi
Dario Cimorelli in collaborazione con Politecnico di Torino di Roma Tor Vergata
Art Director Politecnico di Milano Christophe Pourtois, Centre International
Giacomo Merli Accademia delle Scienze di Torino pour la Ville, l’Architecture et le Paysage -
Istituto Lombardo Accademia di Scienze e CIVA, Bruxelles
Redazione Lettere, Milano Marcelle Rabinowicz, Centre International
Natalia Grlli CSAC - Centro Studi e Archivio Associazione Italiana Calcestruzzo Armato pour la Ville, l’Architecture et le Paysage -
Impaginazione della Comunicazione dell’Università e Precompresso - AICAP, Roma CIVA, Bruxelles
Giorgia Ferrari di Parma Associazione Italiana Tecnico Economica Francesco Romeo, Sapienza Università
del Cemento - AITEC, Roma di Roma
Coordinamento organizzativo Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Francine Vanlaethem, Université du Québec
Michela Bramati Paesaggisti e Conservatori, Roma à Montréal - UQAM, Montréal
Segreteria di redazione Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti
Emma Altomare e Conservatori di Torino e Provincia, Torino
Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti
Ufficio iconografico
e Conservatori di Roma e Provincia, Roma
Deborah D’Ippolito, Alessandra Olivari
Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Roma
Ufficio stampa Ordine degli Ingegneri di Torino, Torino
Lidia Masolini: press@silvanaeditoriale.it Associazione delle organizzazioni
di ingegneria, di architettura e di consulenza
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o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo Camera di Commercio di Torino
elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta CESI Spa
dei proprietari dei diritti e dell’editore.
L’editore è a disposizione degli eventuali detentori
di diritti che non sia stato possibile rintracciare

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Pier Luigi Nervi Nell’ambito di


Architettura come Sfida

Torino. Nervi, la committenza industriale,


e le culture architettoniche e politecniche italiane

Torino, Torino Esposizioni, Padiglione C


29 aprile 2011 - 17 luglio 2011

Cura generale Alla cura scientifica della mostra Prototipazione Segreteria organizzativa Con il sostegno di Con il contributo di Itinerari guidati gratuiti alla scoperta
Carlo Olmo contribuisce il progetto di ricerca Materialise NV, Leuven Veronica Rodenigo di Nervi a Torino
Pier Luigi Nervi Arte e Scienza del Costruire Jeroen Moons (direzione di progetto) Commission in collaborazione con Urban Center
Communautaire
Sven Hermans Ufficio Stampa Française Global sponsor Metropolitano di Torino e Gruppo Torinese
Le 12 icone con il sostegno di Stilema, Torino Trasporti
Integrazioni e dettagli
Ricerca scientifica e cura degli apparati Sur-Le Champ, Bruxelles Servizi museali ASSOCIAZIONE
Cristiana Chiorino (Torino, Palazzo del Lavoro) Pierre Jacob (designer-modellista) CO.PAT. SOC. COOP NAZIONALE
COSTRUTTORI
Michela Comba (Torino, Palazzo di Torino e con il coordinamento di & Attak, Bruxelles - Aurore Lieben EDILI
Esposizioni) e Kevin Hoste (modellisti) Realizzazione dell’allestimento Région Bruxelloise
Claudio Greco (Napoli, Teatro Augusteo) Francesco Bellardi, Roma Permasteelisa Interiors srl, Retail & Museum
Tullia Iori (Roma, Palazzetto dello Sport; Divisions, Vittorio Veneto
Brasilia, Ambasciata d’Italia) Documentazione fotografica IES srl, Torino
Roberta Martinis (Firenze, Stadio comunale) Coordinamento esecutivo Centro archivi MAXXI Architettura, Roma Walber srl, Torino
Sergio Pace (San Francisco, Cattedrale Cristiana Chiorino e Elisabetta Margiotta Nervi Centro Studi e Archivio della Comunicazione
di Saint Mary; Città del Vaticano, Sala - CSAC, Università degli Studi di Parma Assicurazioni
delle Udienze Pontificie) Allestimento e immagine coordinata Archivio Centrale dello Stato, Roma Lloyd’s
Edoardo Piccoli (Aviorimesse di Orvieto Terra Biblioteca Trivulziana, Milano
e Orbetello) Paola Garbuglio Archivio Ufficio tecnico Burgo, Mantova Trasporti
Christophe Pourtois (Parigi, Sede dell’Unesco) Alessandro Colombo Archivio Ufficio tecnico Gtt, Torino Apice
Mario Sassone (Aviorimesse di Orvieto Fondazione Pirelli, Milano
e Orbetello; Verona, Ponte del Risorgimento) Traduzione dei testi in mostra Mediastyle, David Vicario
Francine Vanlaethem (Montréal, Sede Paul David Blackmore Hagen Stier Catalogo a cura di
della Borsa) Sergio Pace
Sezione fotografia Presentazioni multimediali
“La struttura della bellezza” Linda Ibbari Testi di
Approfondimento Fotografie di Mario Carrieri, Milano Jérémie Ducrocq Alberto Bologna
Torino. Nervi, la committenza Cristiana Chiorino Sponsor
coni (non si visualizza)
industriale e le culture architettoniche Modelli Filmati in mostra Mario Alberto Chiorino
e politecniche italiane Modellizzazione La Settimana Incom. Cronache di Italia 61, Michela Comba
NerViLab – Nervi Virtual Lab, Sapienza Archivio Luce Rita D’Attorre
Coordinamento generale Università di Roma Documentario Istituto Nazionale Luce. 1961 Roberto Fabbri
Cristiana Chiorino Direzione di progetto L'Unità d'Italia, Archivio Luce Tullia Iori
Francesco Romeo La Settimana Incom. Ricostruzione 1947. Maria Manuela Leoni E N G I N E E R I N G
Cura della sezione (Dipartimento di Ingegneria Strutturale Nasce Torino Esposizioni, Archivio Luce Roberta Martinis
“Pier Luigi Nervi e la committenza industriale” e Geotecnica) Settimana Incom. Einaudi a Torino: Gabriele Neri
Michela Comba Ricercatori inaugurato il Salone dell’Automobile, Carlo Olmo
Leonardo Baglioni Archivio Luce Sergio Pace
Cura della sezione Federico Fallavollita Settimana Incom. Demolizione facciata
“Pier Luigi Nervi e la cultura architettonica” Marta Salvatore Torino Esposizioni, Archivio Luce Fotografie
Sergio Pace (Dipartimento di Rilievo, Analisi e Disegno Cantiere Italia 61, Rai Teche Si ringraziano le istituzioni, gli istituti, Local sponsor
CONSIGLIO NAZIONALE
dell’Ambiente e dell’Architettura) Incontri 1969, Pier Luigi Nervi: la poetica gli archivi, gli studiosi e i fotografi citati
DEGLI INGEGNERI
Cura della sezione della struttura, Rai Teche nelle didascalie delle immagini
“Pier Luigi Nervi e la cultura politecnica” Sapienza Università di Roma
Gabriele Neri Elena Boria (Parigi, Sede dell’Unesco) Restauro opere su carta
Marco Calcagnoli (Orbetello, Hangar; Karmen Corak
Gruppo di ricerca Napoli, Teatro Augusteo) Flavia Serena di Lapigio
Alberto Bologna (Mantova, Cartiera Burgo) Sandra Cazzato (Città del Vaticano,
Cristiana Chiorino (Mantova, Cartiera Burgo; Sala delle Udienze Pontificie) Prestatori
Torino, Officina Atm; Italia ’61) Saverio Fimmanò (Montréal, Place Victoria) Archivio Maire Tecnimont, Milano
Michela Comba (Torino, i progetti per la Fiat) Barbara Picone (San Francisco, Cattedrale Archivio Storico Fiat, Torino
Rita D’Attorre (Studi per coperture di Saint Mary) Archivio Ufficio Tecnico Burgo, Mantova
non realizzati) Isabella Proietti Muzi (Brasilia, Ambasciata CEMED, Politecnico di Torino Sponsor tecnici
Tullia Iori (Nervi e Marcello Piacentini; Nervi d’Italia) Centro Studi e Archivio della Comunicazione
e Annibale Vitellozzi) Ludovica Troiani (Firenze, Stadio comunale) - CSAC, Università degli Studi di Parma
Maria Manuela Leoni (Milano, Grattacielo CESI - Ismes, Seriate (Bergamo)
Pirelli; Stoccolma, Fondazione Lerici; Nervi Politecnico di Torino Comune di Verona, Archivio Generale
e Gio Ponti ; Nervi e Luigi Moretti) Mario Sassone (Torino, Palazzo di Torino CONI, Archivio storico Coni Servizi Spa,
Roberta Martinis (Nervi e Pietro Maria Bardi; Esposizioni e Palazzo del Lavoro; Verona, Roma
Nervi e Ernesto N. Rogers) Ponte del Risorgimento) DIASP, Politecnico di Torino
Gabriele Neri (Nervi e Luigi Moretti) Museo nazionale delle arti del XXI secolo -
in collaborazione con Archivi del CONI, MAXXI, Roma
Roma; CSAC, Parma; MAXXI, Roma Pier Luigi Nervi, Roma
Pier Luigi Nervi Research and Knowledge
Management Project asbl
Università di Roma Tor Vergata, Roma
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Il Politecnico di Torino ha concesso con gran piacere il patrocinio alla tappa gli chiese di scrivere il capitolo principale del terzo volume del suo celebre La Recchi, guidata da una lunga esperienza nelle costruzioni, “Nervi gives a factory the grace of a bridge” intitolava l’“Architectural Forum”
torinese dell’esposizione itinerante Pier Luigi Nervi. Architettura come Sfida, Scienza delle costruzioni, dedicato alle volte sottili. Al Politecnico di Torino, nella tecnologia ingegneristica, nella passione per la ricerca nel 1964 e in quei tre sostantivi si concentra l’ossimorica sintesi
per l’occasione sottotitolata Torino. Nervi, la committenza industriale d’altronde, Nervi ebbe anche modo di verificare la stabilità di alcune e l’innovazione, partecipa a una riflessione sull’opera di Pier Luigi Nervi, del progetto nerviano: fabbrica, grazia, ponte.L’esigenza dell’azienda era
e le culture architettoniche e politecniche italiane. tra le sue strutture più audaci: nella galleria del vento messa a punto grande maestro dell’ingegneria del Novecento. di costruire un guscio protettivo all’interno del quale installare una nuova
I motivi di tale coinvolgimento, apparso quasi necessario, sono diversi. nella nuova sede, inaugurata alla fine degli anni cinquanta, furono testati Abbiamo mediato dalla complessità del suo pensiero competenza e, per quei tempi, tra le più avanzate macchine continue al mondo
Innanzi tutto, il progetto è nato all’interno di una proficua collaborazione i modelli aerodinamici in scala ridotta della Tour de la Bourse di Montréal, e immaginazione, razionalità ed emozione, tradizione e cultura innovativa. per la produzione di carta da giornale, con precisi vincoli formali
tra atenei italiani, in cui il nostro Politecnico è stato protagonista, grazie della cattedrale di San Francisco e dell’Arena di Norfolk (Virginia). Peraltro Costruire le idee, progettare l’esperienza sono infatti gli obiettivi e funzionali: una lunga galleria libera da pilastri e da ogni tipo
alla guida di un comitato scientifico internazionale, presieduto da Carlo Olmo, questi ultimi due modelli, recentemente ritrovati e restaurati a cura del con cui Recchi opera nel presente per realizzare il futuro. di impedimento murario.
cui hanno partecipato tra gli altri Mario Alberto Chiorino e Sergio Pace. Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino (CEMED), I vincoli estetici erano dati invece dalla particolare posizione del sito
Inoltre, il gruppo di ricerca che si occupa del coordinamento scientifico sono esposti in mostra, insieme a un’ampia scelta di materiali documentari Emanuela Recchi produttivo: il contesto ambientale, naturalistico e paesaggistico,
della mostra ha incluso anche nostri dottorandi, assegnisti, ricercatori che contribuiscono a restituire la complessità e la peculiarità di queste Vice presidente e, non ultimo, il contesto storico-culturale, con a breve distanza lo skyline
e docenti, soprattutto storici dell’architettura che da alcuni anni seguono sperimentazioni. Recchi Ingegneria e Partecipazioni SpA rinascimentale della città di Mantova, patrimonio mondiale dell’umanità
il percorso internazionale di quest’iniziativa. A tutti va la nostra gratitudine. D’altronde, Nervi è sempre stato un ingegnere che s’è fatto architetto. dell’Unesco.
Le motivazioni del patrocinio, tuttavia, vanno anche di là del pur legittimo Grazie a un’analisi approfondita della sua opera, a Torino e non solo, Vi era sicuramente, infine, anche un desiderio pubblicitario-propagandistico
orgoglio di una scuola di valore internazionale. Attraverso la figura è possibile comprendere meglio un sapere di cui molti ingegneri e architetti, (oggi si parlerebbe forse di immagine aziendale), dettato da un’esigenza
di Pier Luigi Nervi è possibile, infatti, rileggere una parte importante attivi in questo Politecnico, si sentono onorati d’essere eredi diretti. di maggiore internazionalità di Burgo, che scaturì pertanto nel prestigioso
della storia dell’ingegneria o dell’architettura italiane e, al tempo stesso, Nel corso del Novecento Gustavo Colonnetti, Giulio Pizzetti, Franco Levi incarico a Nervi.
riconoscere alcune delle culture più avanzate, nate e cresciute proprio hanno rappresentato proprio quelle culture dell’ingegneria in grado Il risultato è visibile ancora ai nostri giorni: una fabbrica che, con grazia
in questo Politecnico durante un lasso assai prolungato di anni. di dialogare in modo intenso e proficuo con le culture più sofisticate e genialità ingegneristica, si staglia come un ponte sospeso, a collegare
Anche grazie ai lavori di ricerca che la mostra e il catalogo presentano, dell’architettura, ben rappresentate da figure come Carlo Mollino idealmente il mondo delle idee e della cultura con quello della produttività.
tra l’ingegnere d’origine valtellinese e il Politecnico di Torino s’è scoperto e Roberto Gabetti. Attorno all’opera di Pier Luigi Nervi possiamo Nel 2011, a 50 anni esatti dall’inizio dei lavori del progetto di Nervi,
un legame sottile, quasi nascosto, fatto di relazioni (personali prim’ancora riconoscere quell’idea politecnica integrata tra architettura e ingegneria, la cartiera di Mantova produce ancora carta da giornale; la produce
che professionali) durate una vita intera, nonché di debiti culturali quasi brunelleschiana, che ha costituito e speriamo costituirà ancora oggi partendo totalmente da carte di recupero, che vengono disinchiostrate
incancellabili. Le tracce sono numerose quanto interessanti. Negli anni a lungo un elemento determinante dell’eccellenza torinese. all’interno dello stabilimento e i cui residui di lavorazione vengono recuperati
immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale, Nervi entrò per produrre energia elettrica, chiudendo un ciclo produttivo altamente
in contatto con Gustavo Colonnetti, che lo coinvolse negli ambiziosi Francesco Profumo sostenibile (testimoniato dalle numerose certificazioni ambientali).
programmi concernenti la costruzione postbellica e che, nel 1957, Rettore del Politecnico di Torino Per questo amiamo ancora intensamente l’immagine antropomorfica
dei due cavalletti e la valenza simbolica del ponte che rendono questo luogo
la testimonianza tangibile che bellezza, industria e rispetto dell’ambiente
possano coesistere.

Girolamo Marchi
Amministratore delegato
Burgo Group spa
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Sommario

13 Nervi dentro Nervi. Prefazione Pier Luigi Nervi


Carlo Olmo e la cultura architettonica
a cura di Sergio Pace

Pier Luigi Nervi


e la committenza industriale 65 Pier Luigi Nervi, o l’ingegnere che divenne architetto
a cura di Michela Comba Sergio Pace

21 L’industria e le sue coperture: un’introduzione 69 Pier Luigi Nervi e Pietro Maria Bardi: un’amicizia, due continenti
Michela Comba Roberta Martinis

25 Effetti costruttivi di una company town 77 “L’architettura è facile”. Le collaborazioni


Pier Luigi Nervi e il Servizio Costruzioni Fiat (1947-1966) tra Pier Luigi Nervi e Gio Ponti (1931-1979)
Michela Comba Maria Manuela Leoni

35 Tentativi di prefabbricazione postbellica. 89 Ponti dentro Nervi. Il progetto di allestimento


L’officina di manutenzione per l’Azienda Tranvie Municipali di Torino per l’Esposizione Internazionale del Lavoro di Italia ’61 (1959-1961)
dell’impresa Nervi e Bartoli (1952-1954) Cristiana Chiorino
Cristiana Chiorino
97 Pier Luigi Nervi, Marcello Piacentini e gli altri
43 Dopo Torino Esposizioni. Tullia Iori
Studi di coperture per progetti “minori” (1948-1959)
Rita D’Attorre 105 La struttura come forma.
Pier Luigi Nervi e Luigi Moretti (1950-1965)
49 Un progetto per Enrico Mattei. Chiesa e centro parrocchiale Maria Manuela Leoni e Gabriele Neri
al villaggio A.n.i.c. di Ravenna (1960-1965)
Roberto Fabbri 113 La concordia discors tra Pier Luigi Nervi e Ernesto N. Rogers
Roberta Martinis
55 La fabbrica sospesa. Pier Luigi Nervi, Gino Covre
e la cartiera Burgo a Mantova (1961-1964) La voce di un architetto: Luigi Carlo Daneri
Alberto Bologna e Cristiana Chiorino 123 La personalità e l’opera di Pier Luigi Nervi
Luigi Carlo Daneri

Pier Luigi Nervi


e la cultura politecnica
a cura di Gabriele Neri

131 Pier Luigi Nervi e la cultura politecnica


Mario Alberto Chiorino e Gabriele Neri
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Nervi dentro Nervi. Prefazione


Carlo Olmo

Due anni fa, quando prese avvio l’esperienza – quasi unica – di una sequenza di mostre
che provassero a restituire una ricerca in progress, molti erano i dubbi, più che legittimi.
Le mostre sono strumenti adatti per trasmettere risultati comunque provvisori? La se-
quenza non è un’idea troppo illuministica, perché pochi avrebbero potuto seguire il per-
corso e il variare dei materiali esposti? La tematizzazione non si rivelerà un artificio, poco
più che retorico? E, ultimo ma non meno determinante dubbio, la ricerca sarà in grado di
supportare un’ipotesi tanto ambiziosa e prolungata nel tempo?
Alla quarta tappa – dopo Bruxelles, Venezia e Roma – un bilancio è quasi un obbligo e l’occa-
sione torinese ne offre tutti gli elementi. In primo luogo perché a Torino in mostra è l’architettura,
il padiglione C di Torino Esposizioni, non solo una nuova tappa della mostra. Verifica più diretta,
e in parte impietosa, non potrebbe esserci. Lo spettatore potrà misurare l’efficacia della mostra
(e del suo intero percorso) alzando gli occhi e verificando se la sua comprensione di un’architet-
tura, comunque non facile, sarà arricchita, a conclusione del percorso espositivo. Non solo.
Potrà, proprio rispetto al palazzo di Torino Esposizioni, misurare se e quanto è cresciuta la co-
noscenza dell’opera di Nervi. Un arrichimento analitico (di disegni, dati, calcoli, scritture) ma
anche e soprattutto di interpretazione e comprensione di opere tutt’altro che parlanti, per para-
frasare uno dei sintagmi più famosi dell’architettura del XVIII secolo. Ma è la stessa tematizza-
zione della mostra a mettere sotto stress le ipotesi iniziali di lavoro.
Nervi è stato, tutti lo sanno, anche un imprenditore. Ma che imprenditore è stato? Come,
da imprenditore, lavora nella città che proprio nel 1961 viene definita dal geografo fran-
cese Pierre Gabert ville industrielle1? Quali sfaccettature del suo essere uomo di impresa
escono dalle sue esperienze torinesi? Prima di tentare di rispondere, va comunque sotto-
lineato un dato: il numero di progetti e opere che Nervi propone e non sempre realizza a
Torino e nella sua area metropolitana. Un numero che fa di Torino la seconda città italiana
presente nella biografia dell’ingegnere di Sondrio.
Sarà difficile dopo questa mostra usare i termini imprenditore e consulente senza molte
attenzioni. In primo luogo perché Nervi negozia i due ruoli, quasi in ogni progetto torinese,
ma non solo2. Nervi disputa, se si può usare un’immagine così forte, il suo ruolo ogni volta,

1
Pierre Gabert, Turin ville industrielle, Presses Universitaires de France, Paris 1961.
2
Si vedano i saggi di Michela Comba, Effetti costruttivi di una company town. Pier Luigi Nervi e il Servizio Costruzioni Fiat, e di
Alberto Bologna e Cristiana Chiorino, La fabbrica sospesa. Pier Luigi Nervi, Gino Covre e la Cartiera Burgo a Mantova, in questo
volume.

13
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non solo a seconda del suo interlocutore, ma intervenendo nella costruzione con ruoli che
BN a 4 colori oscillano dal progettista al buttafuori teatrale. Sono ruoli che si conquista o che deve la-
sciare in un processo decisionale che davvero avvicina la trama di questi cantieri e di que-
sti progetti a una commedia dell’arte.
La varietà dei casi offre al lettore e al visitatore della mostra la possibilità di ricostruire
Nervi che progetta e costruisce come nei casi delle due icone torinesi, Nervi che progetta
e segue, con un puntiglio che ne conferma la durezza, i cantieri di Fiat Mirafiori e Rivalta,
Nervi che progetta e a cui viene chiesto di esporre i calcoli come nel caso del serbatoio di
Mirafiori3, Nervi che opera da consulente, nel delicato passaggio tra prefabbricazione e in-
dustrializzazione come nello stabilimento di Venaria4, ma anche a Mantova o a Ravenna5.
Un Nervi che impara, non solo insegna all’impresa torinese, ma soprattutto un imprendi-
tore e un ricercatore che partecipa alla “cultura del rischio”, un rischio che si misura sul
saper fare, sui tempi del cantiere, sui costi dell’opera. La sua lunga stagione torinese non
incide solo sul suo modo di gestire studio e cantiere6, fa emergere, con ancor più chia-
Torino Esposizioni, veduta aerea, 1948 circa. Torino, Archivio Storico Fiat rezza, il suo appartenere a una generazione di imprenditori a tutto tondo. E forse solo la
Torino di quegli anni poteva far emergere con tanto nitore questa sua vocazione e questa
sua appartenenza. Ma la mostra di Torino consente di fare un altro, importante passo avanti:
BN a 4 colori
sulla sperimentazione.
La sperimentazione che era, non a caso, il tema della prima mostra, quella di Bruxelles7,
ritorna nella mostra e nel catalogo di Torino con due importanti approfondimenti. Nervi si
inserisce e diventa protagonista in un processo che rivela altri protagonisti e imprevisti av-
versari. Un processo che anima un sintagma, oggi un po’ usurato, la cultura politecnica e
i suoi due luoghi canonici, i Politecnici di Milano e di Torino, i suoi professori, in primis Da-
nusso e Oberti, ma anche, su un altro versante, Colonetti8. La sperimentazione assume
così materialità, dà cioè consistenza materiale e umana a processi di innovazione in cui si
mette in discussione la natura delle misure che la certifichino, anima aule e laboratori, pro-

3
M. Comba, Effetti costruttivi di una company town cit., p. 29.
4
Rita d’Attorre, Dopo Torino Esposizioni. Studi di coperture per progetti “minori” in Piemonte, in questo volume, p. 43.
5
A. Bologna, C. Chiorino, La fabbrica sospesa cit. e Roberto Fabbri, Un progetto per Enrico Mattei. Chiesa e centro parrocchiale
al Villaggio A.n.i.c. di Ravenna, in questo volume.
6
Michela Comba, L’industria e le sue coperture. Un’introduzione, ivi, p. 21.
7
Mario Alberto Chiorino, L’expérimentation dans l’œuvre de Pier Luigi Nervi, in Pier Luigi Nervi, l’architecture comme défi, a cura di
Carlo Olmo e Cristiana Chiorino, catalogo della mostra (Bruxelles, 2010), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2010, pp. 61-85.
Torino Esposizioni, veduta aerea, 1960 circa. Torino, Archivio Storico Fiat 8
Mario Alberto Chiorino, Gabriele Neri, Pier Luigi Nervi e la cultura politecnica, in questo volume, p. 131.

14 15
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duce una cultura del modello che è parte integrante di quella stessa cultura politecnica.
Ma la sperimentazione appare anche come una delle retoriche portanti del racconto su BN a 4 colori
Nervi, ma non solo su Nervi.
I saggi su Argan come quello su Rogers9 ne restituiscono la genesi, anch’essa tutt’altro
che lineare e scontata. Sergio Poretti e Tullia Iori, nella mostra romana, hanno saputo tra-
durre in un jeu mirable come si metteva in opera il sistema Nervi10. La mostra torinese fa
capire come la sperimentazione sia un processo sociale, non solo tecnico, e una retorica
che fonda la stessa lettura che la storiografia restituirà di Nervi.
Il terreno forse più scivoloso, quando si lavora su Nervi, è però quello del suo essere o
meno un architetto11. La mostra aiuta a capire quanto questo apparente nominalismo ap-
partenga alla stessa comédie humaine nerviana e ne costituisca un aspetto tutt’altro che
marginale: sul suo essere o meno architetto si scontrano, tra anni cinquanta e settanta,
Argan e Rogers, Rogers e Zevi12. Per uscirne, forse l’unica, vera strada è analizzare le col-
laborazioni tra Nervi e alcuni architetti italiani. Anche in questo caso la mostra rende più
Il Salone dell’Automobile nel Salone C di Torino Esposizioni, 1950. Torino, Archivio Storico Fiat
complesso e intrigante il racconto, perché sono almeno tre i piani su cui Nervi costruisce
il suo rapporto con gli architetti: quello letterario, quello letterale e quello negoziale.
Nervi costruisce con alcuni architetti – in mostra e nel catalogo gli esempi sono Bardi, BN a 4 colori
Ponti, Rogers – un rapporto che è letterario: si costruisce cioè attraverso articoli, numeri
di riviste, recensioni, oltre che attraverso la corrispondenza. È un piano che riguarda diret-
tamente la sua immagine. Non è mai l’unico piano, certo, ancor meno con Bardi e Ponti,
ma questo piano è essenziale se si vuole capire quanto stretto sia il rapporto tra produ-
zione letteraria e immagine storiografica. Nervi “poeta”, come lo presenterà Harvard
quando lo chiamerà a tenere le Norton Lectures13, non è solo una metafora, è un ulteriore
terreno di studio, su cui interverrà la pubblicazione di testi scritti, editi e inediti14.

9
Sergio Pace, Pier Luigi Nervi, o l’ingegnere che divenne architetto, ivi p. 65, e Roberta Martinis, La concordia discors tra Pier
Luigi Nervi e Ernesto Nathan Rogers, ivi, p. 113.
10
Tullia Iori, Pier Luigi Nervi, Marcello Piacentini e gli altri, ivi, p. 97.
11
S. Pace, Pier Luigi Nervi, o l’ingegnere che divenne architetto cit.
12
S. Pace, ivi, p. 67 e R. Martinis, La concordia discors tra Pier Luigi Nervi cit., p. 118.
13
Nervi viene invitato come poeta e come architetto, Roma, MAXXI, Archivio Nervi, pacco n. 16, in cartellina intitolata Conferenza
Harvard (cattedra Charles H. Norton). Cfr. anche Roberto Einaudi, L’insegnamento di Pier Luigi Nervi: una testimonianza, in An- Il Salone dell’Automobile nel Salone C di Torino Esposizioni, 1951. Torino, Archivio Storico Fiat
nalisa Trentin, Tommaso Trombetti, La lezione di Pier Luigi Nervi, Bruno Mondadori Editore, Milano-Torino 2010.
14
Sono in corso la pubblicazione in italiano di Aesthetics and Technology in Building, Harvard University Press, Cambridge 1965,
delle lezioni tenute da Nervi nel corso dei suoi soggiorni sudamericani e di altri inediti.

16 17
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Il piano letterale è quello che i progetti e le opere testimoniano. È un piano anch’esso sfac- l’idea, forse un po’ pedagogica, che un’esposizione possa essere lo strumento per resti-
cettato e ricco di varianti. Con Ettore Sottsass, Ponti, Moretti si materializzano rapporti, BN a 4 colori tuire a un’opinione pubblica – che è stata molto aiutata a pensare che la ricerca universi-
dove il confine tra architettura e ingegneria è continuamente eroso. I progetti e le opere taria non sia tanto inutile, quanto aureferenziale e mai disposta a essere valutata – esiti su
sono “fonti” non sempre facili da interrogare. Con dosi di analisi, forse un po’ teutoniche cui misurare il processo che i ricercatori seguono, non solo il risultato finale. La democra-
ma necessarie quando si parla di fatti costruiti, la mostra e i saggi percorrono quel con- zia ha le sue regole che diventano feroci quando la crisi morde la carne dei cittadini e l’opi-
fine, le ragioni dell’uno e dell’altro, i compromessi disattesi e i nuovi equilibri ritrovati. Sono nione pubblica diventa crudele. Chiudersi in una torre che ormai appare di latta, sarebbe
racconti di un’architettura come esito di giochi intellettuali, dove di volta in volta, la tecnica, davvero l’ultima spiaggia o, forse meglio, ricorderebbe troppo da vicino la scena finale, la
l’economia, la forma sono chiamate a svolgere la parte dell’argomentazione e della legit- messa, di The Sound and the Fury di William Faulkner.
timazione.
Il piano negoziale non si riassume nel conflitto sull’operare, ma investe la stessa autoria-
lità dell’opera. Un processo, quello dell’attribuzione, della paternità di un’opera che chiama L’Esposizione Flor ’61 nel Salone C di Torino
Esposizioni, per le celebrazioni del centenario
in causa molti, altri piani, ma che in mostra trova interessanti esempi, anch’essi tutt’altro dell’unità d’Italia. Torino, Archivio Storico Fiat
che univoci. Ettore Sottsass ad esempio, sparisce nel racconto di Torino Esposizioni, il
grattacielo di Montréal conserva la doppia autorialità, quello Pirelli, dove pure il contributo
di Nervi è molto più che strutturale, quasi ha rimosso quel ruolo e il suo protagonista15.
L’autorialità è l’esito di un processo storiografico che porta tutti i segni di un’impostazione
formalista (purovisibilista, crociana, semplicemente biografica, a seconda dei periodi sto-
rici e delle geografie). La mostra prova ad animare questa scena, riportare almeno i con-
trasti e la difficoltà di un’attribuzione spesso riduttiva. La ricerca dovrà, nel suo procedere,
arricchire questa scena con molti altri protagonisti, che a Torino iniziano a comparire16.
Torino, infatti, non è la tappa conclusiva delle mostra, né tanto meno della ricerca17. Torino
ne consolida, dopo Bruxelles, Venezia, Roma, un’idea meno évémentielle, che non sarebbe
stata per altro possibile senza il lavoro di un gruppo di ricerca, che ha saputo aprirsi a ri-
cercatori e studiosi inizialmente non compresi nel piano dell’opera, guardandosi dall’idea
privatistica dell’inedito o dell’archivio. E la collaborazione, davvero generosa, dello CSAC
e del MAXXI si è, ancora una volta, rivelata fondamentale. Ma la mostra consolida anche

15
Michela Comba, Torino atto II, monografia de “Il Giornale dell’Architettura”, vol. 86, settembre-ottobre 2010; Maria Manuela
Leoni, Gabriele Neri, La struttura come forma. Pier Luigi Nervi e Luigi Moretti, e Maria Manuela Leoni, “L’architettura è facile”. Le
collaborazioni tra Pier Luigi Nervi e Gio Ponti, in questo volume.
16
È un mondo ricchissimo di prosografie, a iniziare da quella degli operai che lavorano con Nervi, dei tanti collaboratori che in-
contra e con cui lavorerà in maniera non saltuaria, e rappresenta un’altra strada della ricerca in atto.
17
La ricerca ha ottenuto un finanziamento della Compagnia di San Paolo che rende davvero credibile un percorso che coinvolge
tanti ricercatori italiani e stranieri.

18 19
L’industria e le sue coperture: un’introduzione
Michela Comba

BN a 4 colori

Nel 1948 Pier Lugi Nervi rivolgeva all’industria italiana un felice augurio, consegnando
con il padiglione Agnelli del palazzo di Torino Esposizioni, la più grande copertura in
ferrocemento mai realizzata. Qui si inaugurava il primo Salone Internazionale dell’Au-
tomobile e l’ente che aveva in gestione il palazzo, di proprietà comunale, era ammini-
strato da Vittorio Valletta. Oltre a Fiat, anche Lancia, ATM, L’Oréal, Burgo, ENI (e i
Monopoli di Stato, i lanifici Cesare Gatti, Pirelli, fino all’americana West End Iron Works1)
tra il 1950 e la metà degli anni sessanta ricorrono a Pier Luigi Nervi.
I saggi che seguono non pongono solo la questione di un brand architettonico utile –
o potenzialmente utile – , in particolare all’industria italiana, perché brand ormai inter-
nazionale. Pier Luigi Nervi offre consulenze necessarie ad esempio per valutare la con-
venienza economica delle soluzioni strutturali e costruttive prodotte da uffici tecnici
aziendali, o da una serie di progettisti esterni che però abitualmente collaborano con
queste importanti realtà industriali (come gli architetti Amedeo Albertini e Corrado Levi
per Fiat, Edoardo Gellner per l’ENI di Mattei, Nino Rosani per Lancia, l’ingegnere Giu-
seppe Valtolina per Pirelli).
In calce agli interventi che illustrano una serie di opere e progetti non iconici ma impor-
tanti per illustrare la capillarità della società Nervi e Bartoli nel tessuto produttivo italiano
del secondo dopoguerra, si possono evidenziare tre aspetti. Innanzitutto laddove i pro-
getti “industriali” di Pier Luigi Nervi si realizzano, si può distinguere chiaramente chi de-
cide di costruire e perché e chi ha costruito e come: condizione essenziale per studiare
la crescita economica di una building industry, come scrive Christopher Powell2. Il se-
condo aspetto che colpisce è l’atteggiamento opposto con cui grandi realtà imprendito-
riali utilizzano la rinomata firma di Pier Luigi Nervi: se sulla rivista di comunicazione e
propaganda aziendale pubblicata dall’ente ENI, nel 1961 l’ingegnere è presentato come
“l’architetto italiano oggi più famoso al mondo”, Fiat quasi lo nasconde, dal 1947 al 1966.
Il palazzo del 1948 era stato presentato come il progetto del suo ingegnere Roberto Bi-

PIER LUIGI NERVI


scaretti di Ruffia e valorizzato anche sui media con la sola portata degli eventi organizzati
da Torino Esposizioni: il nome del vero progettista delle opere strutturali non compare

E LA COMMITTENZA INDUSTRIALE
sulle riviste associative del mondo industriale piemontese, né su “L’Illustrato Fiat”, nep-

1
Parma, CSAC, Archivio Nervi, Capannoni per la West End Iron Works, 1958-1959 (coll. 37/6).
a cura di Michela Comba 2
Christopher Powell, The British Building Industry since 1800: An Economic History, Spon Press, London 1980, 1996, 2004.

21
pure accanto ai fabbricati industriali realizzati. Sui verbali del consiglio di amministrazione
Fiat, dagli anni della ricostruzione di Mirafiori, alla visita di Albert Kahn e signora nel gen- BN a 4 colori
naio del 1961, organizzata dall’ingegnere Fiat Luigi Revelli, in occasione delle celebra-
zioni del centenario dell’Unità d’Italia, il nome dell’ingegnere Pier Luigi Nervi nell’azienda
non supera la barriera dell’Ufficio Costruzioni e Impianti, diretto da Vittorio Bonadè Bot-
tino3. Eppure, proprio uno degli stabilimenti Fiat divenuti “modello di qualità totale” tra il BN a 4 colori
1972 e il 1981, quello di Venaria Reale, destinato alla costruzione di attrezzature per fon-
deria, fu progettato e costruito all’inizio degli anni sessanta dalla Nervi e Bartoli. Ma nella
Grattacielo Pirelli, plinto di fondazione nell’agosto
storia di questo stabilimento, dove “non esistono impostazioni tayloristiche” e “il controllo 1956 (foto di Publifoto). Milano, Fondazione Pirelli

del Capo all’orologio degli operai durante l’entrata e l’uscita fu abolito”, non compare il
nome di Pier Luigi Nervi, così come i riferimenti al nucleo originale della fabbrica4. Il terzo
aspetto che si vuole mettere in calce a questo catalogo parte proprio di qui. Come sotto-
lineato da Roberto Gabetti alla fine degli anni settanta, la linea espressa dalla Fiat rispetto
alla pubblicistica architettonica internazionale – pur disponendo di esempi qualitativamente
e tecnicamente ragguardevoli – era all’opposto di quella olivettiana5. Assai nutrita la docu-
BN a 4 colori
mentazione sulle officine progettate ad esempio da Eduardo Vittoria, Alberto Galardi con
Antonio Migliasso nel Canavese, quanto sconosciute rimangono le preziose collaborazioni
con il Servizio Costruzioni Fiat, come quella di Pier Luigi Nervi. Grattacielo Pirelli, la struttura portante all’ultimo Stabilimento Cromo di Venaria Reale a Torino, 1962-1963: il cantiere ad ottobre del 1963. Roma, MAXXI, Archivio Nervi
piano, s.d. Milano, Fondazione Pirelli
Conclusa oramai una stagione storiografica bipolare, che ha fatto del canavese olivet-
tiano un caso a sé, anche rispetto alla parabola industriale torinese6, l’occasione di
una mostra dedicata a Pier Luigi Nervi, Torino, la committenza industriale, le culture
architettoniche e politecniche italiane, può aprire una nuova stagione, a partire da altri
archivi d’impresa.

3
I nomi ricorrenti,tra il 1947 e il 1966, nei verbali del consiglio di amministrazione Fiat sono altri: quello del presidente Vittorio
Valletta, del conte Giancarlo Camerana, in particolare per i resoconti sui viaggi all’esterno compiuti con l’ingegnere Domenico
Taccone; quelli degli ingegneri Vittorio Bonadè Bottino e Francesco Cartesegna.
4
ASF, Storia di uno stabilimento. La Divisione Attrezzature della FIAT di Venaria Reale 1972-1981, a cura di Renato Slaviero, As-
sociazione Impresa Comune, Torino 1994.
5
Roberto Gabetti, in Architettura Industria Piemonte negli ultimi cinquant’anni (Cassa di Risparmio di Torino, Torino 1977), cita
l’officina meccanica a San Bernardo di Ivrea e quella per la produzione di macchine da calcolo a Ivrea progettate da Eduardo
Vittoria, la nuova sede della Marxer a Loranzé di Alberto Galardi con strutture di Antonio Migliasso, ma anche alcuni edifici rea-
lizzati da altre aziende nella seconda metà degli anni cinquanta, come il Laboratorio Borsalino di Alessandria di Ignazio Gardel-
la, la Pirelli di Settimo Torinese di Giuseppe Valtolina, il palazzo uffici Lancia e L’Oréal di Settimo Torinese di Nino Rosani, la Fa-
cis a Settimo di Amedeo Albertini, la Inder a Torino di Giovanni Cenere, e la Centrale del Latte di Luigi Buffa.
6
Michele Bonino, Michela Comba, Edoardo Piccoli, Indagine sulle architetture italiane del secondo Novecento, Dipartimento di
Progettazione Architettonica e Disegno Industriale, Politecnico di Torino, 2006 (ricerca finanziata da DARC - Direzione Genera-
le per l’Architettura e l’Arte contemporanee - del Ministero per i beni e le attività culturali, 2004-2008).

22 23
Effetti costruttivi di una company town
Pier Luigi Nervi e il Servizio Costruzioni Fiat (1947-1966)
Michela Comba

Tra prefabbricazione e industrializzazione edilizia


L’ingegnere Giacomo Matté Trucco nel 1924 sottolineava due aspetti del cantiere dello
stabilimento Fiat Lingotto, che ha introdotto gli stabilimenti industriali tra gli immagi-
nari degli architetti, ancor prima del caso Ford-Kahn1. Le 1936 chiusure delle Grandi
Officine “sono state fatte in una officina appositamente impiantata al piano n° 2 dello
stesso fabbricato durante la sua costruzione (per evitare i trasporti) e distribuite ai vari
piani mediante gli ascensori in funzione”; “i piani superiori di questo fabbricato sono
stati costruiti mentre già tutto il piano terreno aveva le Officine in funzione”.2
Devono trascorrere ventitré anni, prima che un altro ingegnere esterno all’azienda Fiat3
possa stendere un progetto e seguirne la messa in opera: dopo l’arrivo di Vittorio Bo-
nadè Bottino, proprio al Lingotto, progettisti, coordinatori, direttori dei lavori, sono di-
ventati dipendenti di un Servizio Costruzioni interno all’azienda. Dalla seconda metà
degli anni trenta solo la progettazione strutturale dei fabbricati industriali e delle infra-
strutture, commissionate dalla prima industria automobilistica italiana, viene affidata
a professionisti esterni o alle imprese costruttrici, sulla base di progetti che prevedono
indicazioni strutturali di massima.
Pier Luigi Nervi e Riccardo Morandi, all’indomani della seconda guerra mondiale, sono
i primi e più noti ingegneri a lavorare da esterni per il Servizio Costruzioni Fiat. L’impresa
Nervi e Bartoli, in particolare, sviluppa l’idea di un cantiere come fabbrica di sé stesso
con un proprio sistema – che utilizza elementi prefabbricati in ferrocemento per la rea-
lizzazione di strutture ondulate o curve e per superfici resistenti piane o curve costituite
da reticolari di nervature in cemento armato –, messo a punto e perfezionato (a partire
dai brevetti 445781 e 465636 )4 lavorando proprio alle commesse Fiat. Una collabo-
razione che dura quasi un ventennio: tra il 1947 e il 1966 l’impresa di Pier Luigi Nervi
ha realizzato il palazzo Torino Esposizioni (1947-1954) nel limite sud ovest del parco

1
G. Nelson, Industrial Architecture of Albert Kahn Inc., Architectural book, New York 1939; Augusto Cherchi, Il Lingotto nell’im-
maginario industriale: le fonti, in Il Lingotto 1915-1939. L’architettura, l’immagine, il lavoro, a cura di Carlo Olmo, Allemandi, To-
rino 1994, pp. 337-350.
2
La lettera del 22 gennaio 1924 alla direzione Fiat è conservata nell’Archivio privato Matté Trucco, doc. 03.
3
Sullo studio dell’ingegnere Francesco Cartesegna (per cui inizialmente ha lavorato anche l’ingegnere Vittorio Bonadè Bottino),
Memorie di un borghese del Novecento, Bompiani , Milano 2001 pp. 210-212.
4
Sui brevetti del ferrocemento, Claudio Greco, Pier Luigi Nervi. Dai primi brevetti al Palazzo delle Esposizioni di Torino 1917-
1948, Quart Edizioni, Lucerna 2008.
5
Roma, MAXXI, Archivio Nervi, Stabilimento Fiat in Argentina (FO7394-97).

25
del Valentino, dentro il Palazzo della Moda progettato da Ettore Sottsass (1936-1938);
per lo stabilimento Fiat di Mirafiori Centro, tra il 1954 e il 1955, il Nuovo Ampliamento
Nord (NAN), parallelo alla pista prova – tra gli allineamenti 74-46 /26-32 –, l’Amplia-
mento delle Officine Principali verso ovest – tra gli allineamenti 7 -82 / 00-32 –, i fab-
bricati di Trattamento Materiale Greggio (TTG) e delle Fucine – tra gli allineamenti 78-74
/ 32-50 –. Mentre stava elaborando le tre proposte per l’appalto concorso del palazzo
BN a 4 colori
di Torino Esposizioni, Pier Luigi Nervi ha presentato a Fiat soluzioni di copertura a shed
su una maglia 20 x 20metri, ad elementi prefabbricati ondulati (molto simili a quelli pro-
posti inizialmente per il salone Agnelli), per uno stabilimento in Argentina5. Qui però l’in-
dustria automobilistica italiana realizzerà lo stabilimento di Cordoba solo nel 1956.
Contemporaneamente al primo ampliamento del palazzo di Torino Esposizioni e la co-
struzione del Salone C (1950)6, sempre per il Servizio Costruzioni ed Impianti Fiat, l’in- BN a 4 colori
gegnere ha preparato tre possibili soluzioni costruttive per un nuovo Magazzino BN a 4 colori
Lamiere, posizionato tra i pilastri 12 e 74 dello stabilimento di Mirafiori Centro (ma-
gazzino poi trasformato nella Officina 29)7.
Antonio Nervi nel 1951 ha offerto la propria consulenza per le strutture della centrale BN a 4 colori
BN a 4 colori
idroelettrica di Fenestrelle (ponte canale di Laux), collegata all’impianto industriale della
RIV di Villarperosa. Tra il 1962 e il 1963, la Nervi e Bartoli realizza l’ampliamento DEA
nell’Officina Principale di Mirafiori, il Serbatoio pensile da 2000mc, nell’ampliamento
sud dello stesso stabilimento, e il nucleo originario della fabbrica Cromo a Venaria
Reale, collocata tra la tangenziale ovest e il torrente Ceronda8. Nel 1966 i progetti
della Nervi e Bartoli per lo stabilimento Fiat di Rivalta riguardano i fabbricati Vernicia-
ture, Carrozzeria e Deposito vernici, a nord della strada provinciale9.
Esiste anche un progetto di Antonio Nervi successivo al 1966, come risposta alla richie-
sta del Servizio Costruzioni Fiat di “conoscere entro quali limiti di convenienza tecnica ed

6
Michela Comba, Il Palazzo di Torino Espossizioni, in Pier Luigi Nervi. Architettura come Sfida, a cura di Carlo Olmo e Cristiana Chio-
BN a 4 colori
rino, catalogo della mostra itinerante (Bruxelles - Venezia - Roma, 2010; Torino, 2011), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2010,
pp. 152-157; id., Torino Esposizioni atto II, monografia de “Il Giornale dell’Architettura”, vol. 86, agosto-settembre 2010.
7
Si vedano in Archivio Storico Fiat, Verbali del Consiglio di amministrazione del 1955.
8
Dal 2010 è in corso un progetto di ricerca curato dal professor Carlo Olmo, con Michela Comba e Rita D’Attorre, sull’Archivio
Maire Tecnimont (già Archivio Fiat Engineering) per l’individuazione di un nucleo storico di documenti, fra circa 35.000 disegni Nuovo Ampliamento Nord di Mirafiori a Torino, 1954-1955: posizionamento delle travi principali
Ampliamento Officine Principali di Mirafiori
a oggi archiviati. Il progetto vive sulla base di una convenzione tra Maire Tecnimont e il Dipartimento di Progettazione Architet- dei solai prodotte a piè d’opera e sistemazione delle forme in ferro cemento per il getto del solaio.
a Torino, 1954-1955: tracciamento a terra
tonica e Disegno Industriale della Facoltà di Architettura 1 del Politecnico di Torino. Roma, MAXXI, Archivio Nervi
9
Parma, CSAC, Archivio Nervi, FIAT Rivalta. Impianto di cantiere, 6-5-1966. Per la localizzazione del progetto nel comprensorio Fiat e sollevamento delle travi di copertura.
di Rivalta, cfr. Archivio Storico Fiat, Stabilimento di Rivalta, riunione del 6 ottobre 1965, in Stabilimenti ed organizzazione FIAT 3. Roma, MAXXI, Archivio Nervi

26 27
economica fosse opportuna la sostituzione di una struttura metallica con una struttura pre- nei fatti, uno dei promotori del processo di modernizzazione e industrializzazione del
fabbricata, di serie, in cemento armato”10. Ma la parentesi nerviana in Fiat può considerarsi Paese14. Tra i due ingegneri si consolida un rapporto professionale, riconosciuto dallo
conclusa con l’inizio del cantiere delle Officine Meccaniche di Rivalta a metà anni sessanta: stesso Nervi in Costruire correttamente, e provato da una copia del testo Aesthetics
cantiere Fiat gestito solo dal proprio Servizio Costruzioni, che viene associato all’immagine and Technology in Building con dedica, conservata nell’archivio privato Bottino, e dalla
di una catena di montaggio su rotaie, perché organizzato con dodici stazioni successive corrispondenza archiviata al MAXXI di Roma. Il carteggio tra i due ingegneri riguarda
per l’assemblaggio di elementi in acciaio zincato completi di strutture e finiture11. spesso componenti e qualità del cemento utilizzato dall’impresa romana. Entrambi, negli
anni trenta, erano abbonati alla rivista “La technique des travaux”, curata dall’impresa
Pieux Franki (Liegi, Parigi), che seguiva la diffusione del cemento armato, sue applica-
La mobilità zioni e commercializzazione. Sulla medesima rivista è intervenuto più volte l’ingegnere
Il primo aspetto sottolineato da Mattè Trucco nel 1924, nato anche per necessità di in- tedesco Franz Dischinger, autore nel 1935 del testo Die Rotationsschalen mit Unsym-
ternalizzare ogni operazione della costruzione, con Pier Luigi Nervi si traduce nella co- BN a 4 colori metrischer Form und Belastrung, citato da Nervi per la verifica di calcolo del solaio pe-
correggere riga e scritte in
struzione di edifici tutti prefabbricati in cantiere. rimetrale dell’abside del Palazzo delle Esposizioni di Torino15. Anche se Bottino già prima
mezzo alla foto
Il sottile e spesso confuso rapporto tra prefabbricazione e industrializzazione edilizia12 della guerra era impegnato nella costruzione di numerosi cementifici per Fiat, il rap-
per la Nervi e Bartoli si gioca in realtà sulla stretta collaborazione imposta dalla commit- Il Serbatoio pensile di Mirafiori, porto con Nervi sembra risalire all’appalto concorso di quel palazzo: rimane comun-
in costruzione tra il 1961 e il 1962
tenza col proprio Servizio Costruzioni, diretto dall’ingegnere Vittorio Bonadè Bottino tra il que in dubbio se l’avvicinamento a Torino di Nervi sia dovuto al suo proporsi come
1934 e il 1979. I cantieri Fiat industriali realizzati dall’impresa romana sono forse gli unici progettista di edifici espositivi (per la Fiera di Milano e per Torino Esposizioni) o per la
che non comportano alla committenza la costituzione di distaccamenti del Servizio (uffici possibilità di realizzare fabbricati industriali in Argentina. Lo scientific manegment ap-
che di volta in volta prendevano una denominazione a seconda del progetto in corso). plicato da Bottino al Servizio Costruzioni ha sicuramente influenzato e condizionato
Questa collaborazione (di cui la committenza ha conservato circa 300 disegni esecu- Pier Luigi Nervi, ad esempio nella redazione di una serie di disegni di project working,
tivi)13 si colloca cronologicamente all’inizio e al centro dell’organizzazione del primo uf- BN a 4 colori che dai cantieri dei Saloni B e C del Palazzo delle Esposizioni (1947-1950) e dal pro-
ficio tecnico pensato in Italia secondo i principi dello scientific manegement. L’ingegnere getto contemporaneo per il Magazzino Lamiere di Mirafiori a quello dello stabilimento
Bonadè Bottino, oltre a progettista, coordinatore, costruttore e direttore dei lavori, per di Venaria (1962-1963), diventano progressivamente più dettagliati: parte fondamen-
Il Serbatoio pensile di Mirafiori
tutti gli stabilimenti, i quartieri, i servizi che si costruiscono in Italia e all’estero, è stato, al termine dei lavori tale nel processo di concepimento delle opere, e non solo per il conseguimento del-
l’appalto e la messa in opera; un savoir faire dell’ingegnere che, sfruttando il know how
del Servizio Costruzioni, determina una continuità di collaborazione, eccezionale per
10
Il progetto di Antonio Nervi prevede per una maglia 24 x 24 metri una “struttura costituita da volte a padiglione a spinta eli- questa grande committenza industriale.
minata, che può essere agevolmente prefabbricata e mandata in opera con getto di collegamento tra i vari elementi portanti”
(Roma, MAXXI, Archivio Nervi: lettera di Antonio Nervi all’ing. Luigi Revelli del 30-4-1974). Presso il MAXXI è conservato il pro- Non si riscontrano a oggi nell’Archivio Fiat casi di project working prodotto da imprese
getto del Servizio Costruzioni Fiat per uno Stabilimento X, mentre il progetto di Antonio Nervi è conservato nel Fondo P.L. Ner-
vi dello CSAC, come Progetto Padiglione X.
11
Il medesimo sistema viene utilizzato negli stabilimenti Fiat di Verrone, Mirafiori (Meccanica 3), Bari, Lecce, Termoli. Manifesto
per l’architettura del gruppo Fiat. Selezione degli edifici del gruppo Fiat dal 1899 al 1999, a cura di Benedetto Camerana, 4
vv., Fiat Engineering (Archivio Storico Fiat).
12
Colin Davis, The Prefabricated Home, Reaktion Books, London 2005.
13
Tra i disegni esecutivi consegnati dalla Nervi e Bartoli al Servizio Costruzioni Fiat, molti sono eseguiti dall’ingegnere Enrico 14
Cristina Banfo, Dal Lingotto a Mirafiori: Bonadè Bottino e l’organizzazione del Servizio Costruzioni FIAT, in “Culture della tec-
Rinaldi, che per il cantiere del Serbatoio pensile di Mirafiori viene indicato dallo stesso Pier Luigi Nervi come direttore dei lavo- nica”, 4, n. 1, 1997, pp. 85-104.
ri nell’offerta per la costruzione. Cfr. Milano, Archivio Maire Tecnimont, Lettera della Nervi e Bartoli alla Soc. Fiat Sezione Co- 15
Sulla stessa rivista vengono pubblicati lo Stadio Berta di Firenze e il Palazzo delle Esposizioni di Torino (“La Technique des
struzioni e Impianti del 18 aprile 1961, E226. Travaux”, n. 2, febbraio 1933, pp. 93-101 e n. 9-10 settembre-ottobre 1949.

28 29
di costruzione così dettagliati, come quello sviluppato e affinato dalla Nervi e Bartoli. archi e 20 ventagli –, e 321 forme per il getto dell’abside); 600 circa per il Serbatoio
BN a 4 colori
Anche per questo – forse – la critica di architettura americana Ada Louise Huxtable, (di cui 340 per il fusto e 200 per il serbatoio)19, 8942 per lo stabilimento Cromo di Ve-
dopo una serie di articoli dedicati alle fabbriche Ford di Highland Park e River Rouge, ha naria Reale; più di 15.000 gli elementi sul progetto dei fabbricati dello stabilimento
pubblicato nel 1960 una monografia dedicata all’ingegnere italiano più noto al mondo Fiat Meccanica di Rivalta.
nel secondo dopoguerra, che illustra con precisione, tra gli altri progetti, anche quelli La sfida di Nervi è gestire produzione, stoccaggio e montaggio di migliaia di pezzi in
per gli stabilimenti Fiat16. Lo stesso Pier Luigi Nervi, quando tratta il Palazzo delle Espo-
BN a 4 colori tempi record (i suoi cantieri per Fiat non durano mai più di 10 mesi), con un’organizza-
sizioni e i fabbricati della Fiat NAN, sulla rivista della Società degli Ingegneri e degli Ar- zione dettagliata e militare del tempo e dello spazio di lavoro, supervisionata dagli in-
chitetti di Torino e su “Prefabrication”, in realtà ne racconta la messa in opera: gegneri Bonadè Bottino e Luigi Revelli, fino alla fine degli anni cinquanta, e Bottino e
Stabilimento Cromo di Venaria Reale a Torino, Stabilimento Cromo di Venaria Reale a Torino,
l’organizzazione della produzione in cantiere e il montaggio degli elementi prefabbri- 1962-1963: rifinitura a cemento di una forma 1962-1963: posa in opera dell’armatura in ferro Alberto Giordano, negli anni sessanta. Scientific management a Torino significa razio-
per le tavelle di parete. Roma, MAXXI, di una trave secondaria. Roma, MAXXI,
cati17. Ad eccezione dell’appalto per il Serbatoio pensile di Mirafiori (per cui l’ingegnere Archivio Nervi Archivio Nervi
nalizzazione ma soprattutto controllo20.
Luigi Revelli del Servizio Costruzioni richiede a Nervi l’esplicitazione del metodo di cal- Se per il cantiere del Palazzo delle Esposizioni Nervi produce un numero considere-
colo eseguito, omesso “quasi fossero stati applicati sistemi originali e non divulgabili”18), vole di disegni dedicati a Sistemazione del cantiere e a Studi di ponteggio tubolare (i
la progettazione delle strutture non viene messa in discussione dalla committenza né primi autografi), e sui disegni di progetto si ritrovano sparsi pesi, macchine e conse-
sembra aver preso ampio spazio nel processo di concepimento delle opere, lasciando quenzialità di operazioni costruttive (dati poi raccolti dallo stesso Nervi a cantieri con-
tra i documenti conservati solo copie delle relazione di calcolo, da subito definitive. clusi per raccontare l’opera, incrociando il progetto e l’esperienza21),il progetto per il
D’altra parte Nervi si era già rivelato un abilissimo scienziato delle costruzioni, facendo Magazzino Lamiere di Mirafiori Centro è in realtà un Programma di lavoro, dove quat-
sì che con il primo Salone Internazionale dell’Automobile del 1948, Fiat sorprendesse tro ipotesi per coprire quattro lotti (copertura a travi ondulate con lucernai, copertura
il mondo con l’effetto di profondità dato dallo spazio centrale completamente libero SAP con lucernai retta da travi reticolari, copertura a volta ondulata e copertura a volte
del Salone Agnelli del Palazzo delle Esposizioni (ampliandone la luce da 71 metri del autoportanti a nervature isostatiche) non sono poste come quattro soluzioni statiche,
progetto preliminare, redatto dall’ingegnere Fiat Roberto Biscaretti di Ruffia, agli 81 ma come sistemi di montaggio su ponteggio mobile di diversi tipi elementi. Qui l’inge-
metri della versione realizzata). Il Pier Luigi Nervi costruttore ha osato molto di più: dal gnere mette in evidenza aspetti di convenienza differenti: nella prima e nell’ultima ipo-
1947 ha scomposto i layouts del Servizio Costruzioni e li ha ricomposti sotto forma tesi progettuale il tempo complessivo per la produzione e il montaggio (75 e 120
di spazi coperti con la produzione di migliaia di pezzi. Circa 1000 utilizzati per il pa- giorni); nella seconda il numero di elementi prodotti al giorno (50); nella terza, la va-
lazzo del 1948 (di cui 410 montati per il salone Agnelli – 13 conci per ciascuno dei 10 rietà e la quantità degli elementi da produrre.

19
“il tronco cilindrico è costituito da elementi prefabbricati in c.a. sagomati in modo da creare tra uno e l’altro delle nervature
16
Ada Luoise Huxtable, Factory for Ford Motor Company 1909-1914, in “Progressive Architecture”, vol. 38, novembre 1957; verticali di sezione 80 x 50. Entro tali nervature verrà disposto il ferro di armatura e il getto in opera del conglomerato dei pi-
Ead., River Rouge Plant for Ford Motor Company, ivi, vol. 39, dicembre 1958; Ead., Pier Luigi Nervi, Il Saggiatore, Milano 1960. lastri. Anche il serbatoio propriamente detto è realizzato con elementi prefabbricati i quali in questo caso hanno funzione di cas-
17
Pier Luigi Nervi, Le strutture portanti del Palazzo per le Esposizioni al Valentino, in “Atti e Rassegna tecnica della Società de- seforme esterna. La struttura portante del serbatoio è in c.a dello spessore medio di 25 cm circa ed è gettata in opera tra le
gli Ingegneri e degli Architetti in Torino”, 7, luglio 1948, pp. 118-122; Id., The new Technique for Turin Factory, in “Prefabrica- casseforme esterne di elementi prefabbricati e una cassaforma interna in legname. La copertura del serbatoio è anch’essa rea-
tion and new building technique”, vol. 4, n. 43, 1957, pp. 304-309. lizzata con tavelloni prefabbricati”: Il serbatoio di Mirafiori è alto 63 metri (45 di fusto e 3,5 di belvedere); il fusto ha un diame-
18
Milano, Archivio Maire Tecnimont, E451: Promemoria dell’ingegnere Ravelli sul Serbatoio di Mirafiori: Relazione di calcolo Im- tro di 8 metri.
presa Nervi e Bartoli (11/7/1962). Qui si legge: “Dai sia pur limitati elementi ricavabili abbiamo rilevato che è stato seguito il 20
Si veda Roberto Gabetti, Architettura industria: Piemonte negli ultimi cinquant’anni, Cassa di Risparmio, Torino 1977.
metodo grafico riportato dal Belluzzi nel capitolo XXVII ‘Le membrane curve’ del volume III, paragrafo 667, consigliato quando 21
L’ingegnere racconta di 30 elementi al giorno, pari a 300 mq, in Pier Luigi Nervi, Le strutture portanti del Palazzo per le Espo-
il meridiano di parete ha una qualunque forma tale che non si presta al calcolo analitico” [Odone Belluzzi, Scienza delle costru- sizioni cit. Calcolando poi l’area coperta dalla volta (5806 mq) è possibile ricavare i giorni impiegati per il montaggio della co-
zioni, Zanichelli, Bologna 1941]. Nel medesimo promemoria l’ingegnere Revelli richiede a Pier Luigi Nervi un approfondimento pertura (20) ma anche l’intervallo di tempo necessario a porre in opera due campate (4 giorni) e l’area occupata dal ponteggio
sul “momento di incastro della parete ad imbuto nell’anello d’imposta a quota +45,00 metri”. su ruote, appositamente brevettato (1170 mq).

30 31
Dalla seconda metà degli anni quaranta e per tutti gli anni cinquanta, Nervi lavora prin- 8942, ma suddivisi in sole 82 forme diverse: i disegni dei prospetti sono duramente
cipalmente su un aspetto: la mobilità, ovvero la possibilità di spostare gli elementi pro- scanditi da 12 tipi di tavelloni di parete prefabbricati23.
dotti. Le planimetrie dei cantieri sono i primi disegni esecutivi di ciascun progetto, fin La grammatica dei pezzi del progetto di Venaria era ormai pronta per essere industria-
da Torino Esposizioni. Dalle macchine che lo stesso Nervi chiama “residuati bellici” lizzata e commercializza se nel 1969, per l’ampliamento dello stabilimento, il Servizio
(come la “grue Ercolina” e gli “strani trabiccoli a ruote detti sciaraballi”, utilizzati per il Costruzioni appalta le opere dell’ampliamento a un’impresa che a sua volta affida la
montaggio del Salone Agnelli), alle Hyster modificate, ai ponteggi mobili via via perfe- produzione delle travi principali e secondarie (prodotte sulla base del progetto origi-
zionati per consentire una leggera rotazione di tutte le forme di ferrocemento attorno nale della Nervi e Bartoli) alla Società Italiana Prefabbricati di Cemento srl24.
alla linea inferiore delle travi, agevolandone il distacco dopo il getto dei solai (a partire Con l’inizio degli anni sessanta i cantieri di Pier Luigi Nervi sono perfettamente razio-
Stabilimento Cromo di Venaria Reale a Torino,
dal cantiere di Mirafiori NAN), la definizione delle attrezzature meccaniche di cantiere 1962-1963: cassero in ferro-cemento dei solai, nalizzati: a quella fase di “immaginazione costruttiva”, esercitata nel corso del decen-
pronto per essere staccato dalla controforma.
e delle diverse zone di produzione dei pezzi prefabbricati, occupano uno spazio im- Roma, MAXXI, Archivio Nervi nio precedente, “per prevedere il più chiaramente possibile le varie fasi di lavorazione,
portante come la razionalizzazione dei tipi di elementi da produrre e montare. D’altra trasporto e montaggio”25, subentrano Programmi dettagliati come quello allegato al
parte, il movimento continuo delle materie prime e dei semilavorati per ridurre i tempi progetto dello stabilimento Fiat di Rivalta.
di produzione è stato un elemento caratterizzante dello stabilimento Mirafiori fin dal- Le voci di questi programmi (tempo di esecuzione e ciclo produttivo per ogni tipo di
l’inizio, e proprio tra il 1947 e il 1955, insieme all’incremento di impianti di illumina- elemento; produzione giornaliera media di ciascun tipo in unità, metri quadri, metri
zione, distribuzione di metano, ossigeno e acetilene, nella stessa industria in Stabilimento Cromo di Venaria Reale a Torino, cubi e metri lineari; metri cubi totali per tipi di elementi; tempo di prefabbricazione in
1962-1963: caldaia marina a vapore utilizzata
espansione si sviluppano con il parco ferroviario, piazzali, strade interne e “una vasta per la stagionatura degli elementi. Roma, MAXXI, mesi), accanto alle tabelle dei crono programmi, traducono ogni aspetto della costru-
Archivio Nervi
rete di trasportatori pensili a catena” . 22
zione in quantità. È un passaggio che caratterizza non solo le fabbriche Fiat di Nervi,
ma l’inizio di una stagione. Dal 1963, con la realizzazione di molti quartieri operai nella
Forme ma soprattutto tipi Torino industrializzata, la prefabbricazione, applicata finalmente alla residenza conven-
Come emerge dall’importanza che dopo 1947 assumono negli elaborati esecutivi della zionata, ha segnato l’avvio di un processo di industrializzazione edilizia di grande scala.
Nervi e Bartoli, le tabelle che riportano fattura e numero dei pezzi in ferrocemento, la Seppur breve, quella stagione ha utilizzato ancora il cemento armato producendo un
geometria di ogni elemento sembra essere derivata dalla preoccupazione di ridurre il numero considerevole di brevetti di prefabbricazione. Rispetto a questi, Pier Luigi
range dei tipi, per ottimizzare il processo di fabbricazione e stoccaggio. Nervi, proprio con la sua collaborazione con il Servizio Costruzioni Fiat, si è dimostrato
A Torino Esposizioni i 13 conci ondulati di ciascun arco sono di 7 tipi e i 321 tavelloni un pioniere risoluto, soprattutto considerando un panorama locale che ha scelto di pro-
dell’abside di 15 tipi; i ventagli, che sopra ogni pilastro inclinato raggruppano ciascuno durre direttamente prefabbricati, molto spesso all’interno di stabilimenti propri, anzi-
3 onde di copertura, sono costituiti ognuno da 3 fasce con 3 elementi (18 pezzi, 6 ché in cantiere.
tipi). Le 200 forme a losanga del serbatoio pensile sono di 10 tipi differenti e i 340
elementi del fusto di 14 tipi. Gli elementi prefabbricati dello stabilimento Cromo sono
23
Il fabbricato originale dello stabilimento Cromo di Venaria Reale (ampliato nel 1969 e nel 1971) presenta un impianto a U, con
un lato principale a sud di 256,84 m, i fronti laterali a sud est di 160,24 m e a sud ovest di 176,29 m, e una corte di 64,24
m. Lo stabilimento realizzato dalla Nervi e Bartoli nel 1963 è costituito da travi principali e secondarie di copertura, in buona
parte reticolari a shed prodotte a terra e sollevate, tavelloni e copertura ed elementi prefabbricati di parete.
22
Archivio Storico Fiat, “Riepilogo dei lavori Mirafiori 1946-1955” (riunione del 23/271955), in Verbali del consiglio di ammini- 24
Milano, Archivio Maire Tecnimont, tombolotto E/144
strazione. Cfr. Sergio Pace, La fabbrica ininterrotta, in Mirafiori 1936-1962, a cura di Carlo Olmo, Allemandi, Torino, 1997, pp. 25
Pier Luigi Nervi, Costruire correttamente. Caratteristiche e possibilità delle strutture cementizie armate, Hoepli, Milano 1955,
47-83. p. 63.

32 33
Tentativi di prefabbricazione postbellica.
L’officina di manutenzione per l’Azienda Tranvie Municipali
di Torino dell’impresa Nervi e Bartoli (1952-1954)
Cristiana Chiorino

L’officina di manutenzione che Nervi progetta per l’Azienda Tranvie Municipali di Torino
(Atm) racchiude in sé una serie di invarianti della produzione del periodo postbellico in
cui egli mette a punto e sperimenta per la costruzione dei grandi spazi industriali di-
versi sistemi di prefabbricazione, che sono poi la caratteristica di questi edifici, altri-
menti classificati dalla critica come opere minori. Dopo diversi progetti sperimentali,
in cui tenta di applicare su grande scala, e spesso per spazi industriali, i brevetti ela-
borati all’inizio degli anni quaranta – come nel progetto di officina con copertura a shed
del 1946 da costruirsi con elementi prefabbricati in ferrocemento che poi si trove-
ranno nel Salone B di Torino Esposizioni –, gli anni cinquanta sono per Nervi gli anni
dell’affermazione prima della straordinaria conquista della fama e del conseguente lan-
cio internazionale che ottiene con le opere olimpiche di Roma del 1960.
Sono gli anni della ricostruzione postbellica e dell’avvio del dibattito sulla prefabbricazione
in Italia e Nervi con la sua impresa, la Nervi e Bartoli, partecipa costantemente alle grandi
gare di appalto pubbliche proponendo diverse soluzioni inedite di cantierizzazione e pre-
fabbricazione puntualmente brevettate, che troveranno poi la loro massima espressione
nelle numerose commesse per gli stabilimenti Fiat1. Tra il 1946 e il 1950 si aggiudica una
serie di appalti banditi dai Monopoli di Stato2. Tra i progetti spicca il magazzino deposito
del sale a Tortona del 1950, con una volta costruita con elementi prefabbricati in ferro-
cemento a perdere a losanga, analoghi a quelli usati quello stesso anno nel Salone C di
Torino Esposizioni e poi nel Salone delle Feste alle Nuove terme di Chianciano del 19523.
L’altro grande appalto degno di nota per dimensioni e caratteristiche costruttive è quello
per la nuova Manifattura Tabacchi di Bologna, suddiviso in 5 lotti che si concluderanno nel
1958. Qui Nervi propone di applicare, per la prima volta su grande scala (la fabbrica, di
210 per 24 m su 5 piani, è costituita da solai tutti uguali tra loro che si sviluppano su una
superficie complessiva di oltre 24.000 mq), il brevetto per il solaio a nervature incrociate

1
Cfr. Mario Desideri, Nervi e la tecnologia del cemento armato, in “L’Industria Italiana del cemento”, 10, 1980, e Michela Comba,
Effetti costruttivi di una company town. Pier Luigi Nervi e il Servizio Costruzioni Fiat, in questo stesso volume.
2
Documentazione presente presso Roma, Maxxi, Archivio Nervi, NERVI-PRO/31 (Manifattura tabacchi - Benevento), NERVI-PRO/32
(Manifattura tabacchi - Chiaravalle), NERVI-PRO/36 (Manifattura tabacchi - Torino), NERVI-PRO/41 (Manifattura tabacchi - Ancona),
NERVI-PRO/44 (Magazzino per il deposito del sale - Tortona).
3
Brevetto 465636 del 19 maggio del 1950, “Procedimento di costruzione per la realizzazione di superfici resistenti piane o
curve costituite da reticolati di nervature in cemento armato, completate o meno da solette di collegamento tra le nervature”.
Cfr. Claudio Greco, Pier Luigi Nervi. Dai primi brevetti al Palazzo delle Esposizioni di Torino, 1917-1948, Quart edizioni, Lu-
cerna 2008.

35
ortogonali. Questo caratteristico solaio viene realizzato con casseforme riutilizzabili in fer-
rocemento4 trattate a olio, montate su ponteggio tubolare mobile spostabile sia in senso
verticale, per mezzo di martinetti idraulici, sia in senso verticale, su carrelli. In occasione
della costruzione del magazzino5 del Lanificio Gatti a Roma nel 1953 ne verrà poi studiata
una variante, il solaio a nervature isostatiche, che si ritroverà ampiamente anche nei pro- BN a 4 colori
getti degli anni sessanta.
È quindi soprattutto la vitalità dei giovani ingegneri come Nervi che incomincia a in-
trodurre nel campo della prefabbricazione per gli edifici industriali numerose novità
che vanno ad arricchire una industria nazionale di modeste dimensioni, sia in termini
assoluti che di rapporto con il settore delle costruzioni in cemento armato gettato in
opera. Uno scarto netto si precisa tra cultura architettonica e cultura costruttiva e
BN a 4 colori
l’industrializzazione si ritaglia un settore di sperimentazione separato diretto ai si-
stemi più flessibili, soprattutto nel campo della costruzione di edifici industriali e sco- BN a 4 colori
lastici . Uno dei primi settori che si sviluppa è infatti quello dei solai, che ben si
6 Officina di manutenzione per l’Azienda tranvie
municipali di Torino, le forme in ferrocemento
prestano alla razionalizzazione dei processi esecutivi senza richiedere una grande a triangolo isoscele per la costruzione degli
Officina di manutenzione per l’Azienda tranvie municipali di Torino, l’intradosso delle coperture
shed delle appendici laterali prima e dopo il getto,
tecnica, ma anche quello delle coperture di edifici industriali di grande luce. In attesa degli shed. Torino, Archivio Ufficio Tecnico Gtt
1953-1954. Torino, Archivio Ufficio Tecnico Gtt
delle travi prefabbricate in cemento armato o cemento armato precompresso che,
qualche anno più tardi, avrebbero fornito numerose soluzioni strutturali, gli edifici in-
dustriali venivano costruiti soprattutto con volte in calcestruzzo e laterizi e catene
BN a 4 colori
metalliche, che si imponevano per la loro leggerezza ed economia, ma anche per so-
luzioni formali interessanti, come le volte a shed o le cupole a iperboloide7.
La Nervi e Bartoli si aggiudica l’appalto concorso per la costruzione dell’officina materiale

4
Brevetto 455750 del 23/7/1949 3° completivo al 406296 del 15/4/1943 avente per titolo “Perfezionamento nella costru-
zione di solette, lastre ed altre strutture cementizie armate”.
5
Brevetto 455678 del 23/7/1949 inventato da Aldo Arcangeli per la Società Ingg. Nervi e Bartoli, Anonima per Costruzioni.
6
R. Gabetti, Architettura Industria Piemonte negli ultimi 50 anni, CRT, Torino 1977, pp. 242: “[…] Rispetto all’industria dei mate-
riali, delle materie prime, prendeva risalto l’industria che attuava processi di fabbricazione, specificamente industrializzati, con
l’uso piuttosto esteso di elementi ripetuti, prefabbricati. Il carattere metodologico del fenomeno ‘industrializzazione’, che inve-
stiva in quegli anni l’edilizia, avrebbe riguardato direttamente le costruzioni dei nuovi stabilimenti industriali: tale processo veniva
attuato, o da imprese edili di tipo tradizionale, attrezzate ad una organizzazione del lavoro industrializzato (con l’acquisto di bre-
vetti, con l’impiego di macchine da cantiere ecc.), o da imprese già da tempo specializzate nella industrializzazione edilizia (come
la Nervi e Bartoli, per le strutture in cemento armato, la Badoni per le strutture in ferro), oppure ancora da fabbriche di elementi
standardizzati (come la FEAL per la prefabbricazione leggera, la CILA per la prefabbricazione con elementi in cls. armato”.
7
Cfr. Catalogo dei materiali e dei sistemi nuovi per l’edilizia e da prefabbricazione, 1962, Associazione Italiana Prefabbricazione,
AIP, 1962; Catalogo dei materiali e dei sistemi per l’edilizia industrializzata e per la prefabbricazione, Associazione Italiana Pre-
fabbricazione per l’edilizia industrializzata - AIP, 1968; Alberto Dal Lago, Pannelli di copertura prefabbricati, MB, Milano 1972; Ti-
hamer Koncz, Maurizio Mazzocchi, Erberto Tealdi, Prefabbricare: architettura e industria delle costruzioni, Hoepli, Milano 1979; Officina di manutenzione per l’Azienda tranvie municipali di Torino, la copertura ad archi e shed
Tihamer Koncz, Manual of precast concret construction, 3 voll., Bauverlag, Wiesbaden 1968-1971(II vol., 1970). a cantiere concluso, 1954. Torino, Archivio Ufficio Tecnico Gtt

36 37
mobile Atm con un progetto firmato da Pier Luigi Nervi, nel maggio del 1952, poco dopo pita con un’ossatura portante gettata in opera con pilastri disposti a un interasse di
aver concluso la grande operazione dei due saloni che realizza per la Società Torino Espo- 8,20 metri. Sui pilastri poggiano longitudinalmente, a 11,30 metri da terra, le travi per
sizioni. In tutti gli anni cinquanta l’ingegnere continuerà a lavorare a Torino a una serie di lo scorrimento dei carriponte opportunamente sagomate e, a 14 metri, si slancia la
progetti meno noti o addirittura inediti, tre dei quali proprio per l’Atm. L’azienda, all’indo- copertura, una struttura ad archi gettati in opera con eliminazione della spinta tramite
mani della guerra, deve affrontare, come molte altre città italiane, la ricostruzione delle BN a 4 colori tiranti metallici12. Sugli archi si apre una serie di shed parabolici che fungono da lucer-
grandi infrastrutture di trasporto pubblico e la riorganizzazione dei depositi e delle officine BN a 4 colori nari e interrompono la monotonia della struttura. L’involucro di facciata alterna grandi
di manutenzione distrutte dai bombardamenti. Nei primi anni cinquanta a nord ovest di To- superfici vetrate a tamponamenti in muratura13.
Officina di manutenzione per l’Azienda tranvie
rino lungo il Po, a poca distanza dalla storica sede dell’azienda in corso Regina Marghe- municipali di Torino, i casseri per il getto Ancora una volta è solo ripercorrendo le fasi essenziali del cantiere che si ritrovano i temi
degli archi di copertura. Torino, Archivio Ufficio Officina di manutenzione per l’Azienda
rita, l’apposita Commissione di Studio per il riordino dei trasporti urbani decide di costruire, Tecnico Gtt tranvie municipali di Torino, anni cinquanta. a cui Nervi sta lavorando in quegli anni. Gli shed sono realizzati tramite telai prefabbricati
Torino, Archivio Ufficio Tecnico Gtt
in sostituzione dei vecchi impianti danneggiati dalla guerra, un comprensorio ex-novo tra a piè d’opera disposti secondo l’interasse degli archi e raccordati da un solaio in laterizio
corso Tortona e via Manin . Su un terreno acquistato alle officine Moncenisio negli anni
8
tipo Sap. L’altezza delle imposte degli archi e l’esigenza di dare appoggio ai tre carriponte
trenta verrà installato un nuovo deposito e un capannone per l’officina materiale mobile, la rendono impraticabile lo schema di riporto a terra delle spinte con elementi inclinati a cui
più grande e specializzata officina per tram della città, tuttora in uso . Il progetto, da ese- 9
Nervi era affezionato e che impiega a Torino Esposizioni dopo averlo progettato senza
guirsi in 4 o 5 anni, prevede di realizzare un complesso di fabbricati che possano rispon- successo per la tettoia della stazione di Palermo nel 1946. Lo schema ad arco con ti-
dere allo sviluppo della rete dei trasporti su un arco di almeno 10-15 anni. Deve quindi rante era infatti inconsueto per Nervi, come dimostrano i primi progetti, elaborati nel feb-
essere una struttura flessibile che comprende un’officina meccanica per la manutenzione
BN a 4 colori braio del 1952, in cui veniva ipotizzata una soluzione sempre a tre campate ma con
del materiale mobile con un reparto verniciatura, un capannone adiacente, ma di dimen- struttura a volta su pilastri da costruirsi con il consueto sistema brevettato degli elementi
sioni minori, destinato a contenere i servizi e facile da illuminare e riscaldare, un collega- Le forme a terra in ferrocemento per a losanga prefabbricati adottati nel salone C di Torino Esposizioni e poi nel magazzino per
la prefabbircazione dei telai degli shed.
mento tra i due fabbricati e il reparto meccanica e, infine, un nuovo deposito. Il Ministero Roma, Archivio MAXXI il deposito del sale di Tortona14. Tale sistema viene però reinterpretato per la costruzione
dei Lavori pubblici indice l’appalto per la costruzione della sola officina nel 1952 e il 6 mag- degli shed di copertura delle appendici laterali, dove a una prima soluzione ipotizzata sem-
gio ufficializza l’aggiudicazione all’impresa Nervi e Bartoli , che ha presentato un’offerta
10
pre con le consuete forme a losanga15 in ferrocemento ne viene poi preferita una inedita,
di 140 milioni11. con suggestive forme triangolari16 prefabbricate.
La struttura principale dell’edificio (73 x 131,63 metri) scandisce lo spazio interno in La seconda occasione di lavorare per la Atm non tarda ad arrivare. Nel 1952 l’Azienda
tre navate, due minori (16,40 metri) e una di luce maggiore (24,40 metri) ed è conce-
11
La perizia del Ministero prevedeva una spesa massima di 151 milioni di cui 134 era l’importo a base di gara. L’importo mag-
giore con cui Nervi vince è considerato giustificabile se tenuto conto dei tempi lunghi con cui il Ministero aveva indetto l’appalto
(la perizia faceva riferimento a calcoli del 1949). Cfr. Delibera della commissione amministratrice Atm, 29/5/1953, Torino, Ar-
chivio Storico Gtt. Nel luglio del 1952 viene affidata alla Nervi e Bartoli la realizzazione di una serie di opere non incluse nell’ap-
palto del Ministero come gli ampliamenti e gli scantinati per un totale di 76 milioni a trattativa privata. Cfr. Delibera della
8
Stefano Musso (a cura di), Il trasporto pubblico a Torino nel secolo dell’industria, Rosenberg e Sellier, Torino 2007; Martino commissione amministratrice Atm, 25/7/1953, Torino, Archivio Storico Gtt.
Nigro (a cura di), 90 anni ATM, ATM, Torino 1997. 12
Disegni a cura dell’Ufficio Tecnico Atm: officina Materiale Mobile, capannone Car, prospetti e sezioni trasversali, disegno n.
9
Nel 1950 l’Atm elabora un primo progetto per la costruzione di un complesso di fabbricati e accessori per affrontare le lavora- 11340, 25/5/1952; prospetti e sezioni longitudinali, disegno n. 11339, 28/5/1952; pianta numerazione pilastri, disegno n.
zioni quali montaggio delle vetture, revisione delle vetture e carrelli per un costo di 350 milioni che saliranno nel 1952 a 506 mi- 11393, 16/7/1952, Torino, Archivio Ufficio Tecnico Gtt.
lioni di cui 62 a carico dello Stato ripartiti su cinque anni. Cfr. Delibere della commissione amministratrice Atm del 1950, 1952 13
I disegni di progetto sono tutti conservati presso lo CSAC di Parma e l’Archivio dell’Ufficio Tecnico Gtt di Torino.
e 1953, conservate presso l’Archivio Storico Gtt a Torino. 14
Disegno del 29/2/1952, Azienda tranvie Municipali Torino capannone ex Monceniso, variante copertura, progetto 3488, di-
10
Nel marzo del 1950 viene deciso di costruire il fabbricato mediante appalto concorso indetto dal Ministero dei Lavori segno n. 14, Parma, CSAC, Archivio Nervi.
pubblici e il 17 novembre del 1950 la Commissione amministratrice con delibera approvata dal Consiglio comunale il 12 15
Azienda tranvie Municipali Torino capannone ex Monceniso, soluzione A, corpi laterali, copertura a volta, pianta e sezioni,
dicembre del 1950 propone al Comune di delegare al Ministero dei Lavori pubblici l’espletamento dell’appalto concorso 12/5/1952, Parma, CSAC, Archivio Nervi.
per la ricostruzione del capannone, cfr. Delibera della commissione amministratrice Atm, 29/01/1952, Torino, Archivio 16
Azienda tranvie Municipali Torino capannone ex Monceniso, appendici zona lavorazione, pianta e sezioni, 12/5/1952, Parma,
Storico Gtt. CSAC, Archivio Nervi.

38 39
approva un programma di costruzione di tre rimesse deposito, Borgo San Paolo, piazza
Carducci e quella di corso Tortona, di fianco all’officina manutenzione che la Nervi e
Bartoli sta costruendo. Il 31 ottobre del 1952 l’Atm manda gli inviti alla gara di appalto
dando come termine ultimo per la presentazione delle offerte il 2 gennaio del 1953.
Tra le imprese invitate, Nervi e Bartoli, Recchi, Monateri, Lauro, Fabaro e Zumaglini &
Gallina. Si aggiudicherà l’appalto l’impresa Fabaro che presenta l’offerta di prezzo mi-
nore17. La Nervi e Bartoli sottopone tre proposte, due a volte prefabbricate in lateri-
zio18 e una a volte sottili in cemento armato19. Quest’ultima soluzione prevede un
sistema di volte sottili monolitiche a spinta eliminata con catene in cemento armato
Progetto per l’appalto concorso per la costruzione della rimessa di corso Tortona
a Torino, particolare sezione AA, Soluzione C, 12/1/1953. Parma, CSAC, Archivio Nervi ad armatura pretesa all’estradosso delle volte, che vanno ad ancorarsi ai loro estremi
in pilastri portati in fuori rispetto alle pareti esterne. Una soluzione che non manca di
affascinare la commissione di esame, ma che non convincerà per il prezzo, 268 mi-
lioni contro i 230 offerti dall’impresa Fabaro.
Il terzo e ultimo progetto che Nervi studia per la Atm è quello per il concorso appalto
per il deposito di Venaria indetto nel giugno del 1960. La costruzione del deposito
era stata approvata a settembre del 1959 e a dicembre era strato indetto l’appalto20.
A luglio del 1961, la commissione affida i lavori all’impresa Recchi che presenta una
soluzione ad archi metallici21. La Nervi e Bartoli si è associata con la Badoni di Lecco,
impresa con cui in quegli anni lavorava molto, come nell’appena concluso Palazzo
foto nuova da passare
del Lavoro di Torino e nella di poco successiva cartiera Burgo di Mantova22, e pro-
pone una soluzione mista con pilastri in calcestruzzo a sezione variabile e copertura
metallica23.

Progetto per l’appalto concorso per la costruzione del deposito Atm di Venaria, prospettiva esterna,
28/12/1960. Parma, CSAC, Archivio Nervi 17
Cfr. Delibera della commissione amministratrice Atm, 13/2/1953, Torino, Archivio Storico Gtt.
18
Le prime due soluzioni proposte da Nervi consistono in un sistema di volte in laterizio con catene in ferro e con arconi in ce-
mento armato e manto in laterizio armato e una serie di campate trasversali con volte a crociera. Disegni del 12/1/1953, Azienda
tranvie Municipali Torino rimessa Corso Tortona, Soluzione A e Soluzione B, progetto 3672, Parma, CSAc, Archivio Nervi.
19
Azienda tranvie Municipali Torino rimessa Corso Tortona, Soluzione C, progetto 3672, disegni n. 1, 15, 21, 22, 23, 12/1/1953,
Parma, Csac, Archivio Nervi.
20
Cfr. Delibera della commissione amministratrice Atm, 25/9/1961, Torino, Archivio Storico Gtt.
21
L’unica altra impresa a presentare una offerta è la Savigliano.
22
Cfr. Alberto Bologna e Cristiana Chiorino, La fabbrica sospesa. Pier Luigi Nervi, Gino Covre e la Cartiera Burgo a Mantova, in
questo stesso volume.
23
Cfr. Progetto per l’appalto concorso per la costruzione del deposito Atm di Venaria, prospettiva esterna e interna, 28/12/1960,
Parma, CSAc, Archivio Nervi. Successivamente Nervi tornerà ancora due volte sul tema delle rimesse per autobus prima con un
progetto per un deposito per la S.I.T.A. a Bari e poi nel 1971 con la partecipazione all’appalto concorso per la costruzione della
rimessa “Tor Sapienza” - II lotto per l’Azienda Tramvie e Autobus del Comune di Roma.

40 41
Dopo Torino Esposizioni.
Studi di coperture per progetti “minori” (1948-1959)
Rita D’Attorre

A partire dal 1948, anno che vede Pier Luigi Nervi impegnato nella costruzione del Pa-
lazzo delle Esposizioni di Torino, si presentano all’ingegnere una serie di incarichi per studi
di coperture. Progetti non realizzati che gli consentono di affinare un percorso di speri-
mentazione di tecniche e sistemi costruttivi derivanti dall’impiego della prefabbricazione
e del ferrocemento che, come è noto, contraddistinguono in questi anni il suo modo di co-
struire. In un settore come quello della progettazione industriale, Nervi propone soluzioni
tecniche incisive in grado di porlo all’avanguardia rispetto ad altri tecnici specialistici, cer-
cando di rendere anche in questi studi “la struttura protagonista dell’architettura”. I pro-
getti in questione, ideati in un arco di tempo di dieci anni, sono lo studio per l’atrio centrale
della stazione di Torino Porta Nuova (1948-1950), una filiale Fiat a Bari (1950), lo stabili-
mento L’Oréal di Settimo Torinese (1958), e per la Lancia un palazzo uffici a Torino (1953)
e un capannone tipo da utilizzare per lo stabilimento di Chivasso (1959).
È il 1947 quando a Torino si presenta prioritaria e urgente la ricostruzione della stazione
ferroviaria di Porta Nuova, gravemente danneggiata durante la seconda guerra mondiale.
Diverse proposte che prevedono la ricostruzione dell’intero impianto in posizione arre-
trata o addirittura il trasferimento in un’altra zona della città vengono scartate a favore del
mantenimento dell’originaria ubicazione1. Dai documenti d’archivio non è chiaro come
Nervi arrivi a studiare la copertura dell’atrio d’ingresso della stazione; con molta probabi-
lità viene chiamato dal Comune di Torino e dalle Ferrovie dello Stato interessati a un pro-
getto da realizzare in tempi brevi e con evidenti vantaggi economici, come per Torino
Esposizioni. Il progetto per la copertura della “galleria esterna” adibita ad atrio viaggia-
tori2 viene elaborato tra il 1948 e il 1950, uno studio in cui Nervi opera esclusivamente
all’interno della stazione conservandone la facciata posta sotto i vincoli della Soprainten-
denza ai Monumenti. L’area su cui intervenire era originariamente coperta da volta cilin-
drica sorretta da arconi di ferro incastrati alle due estremità nella muratura: mille metri
quadri a base quadrata di 34 metri per lato per cui propone due diversi schemi di coper-
ture che possono essere visti come un adattamento per luci più contenute del nuovo si-
stema costruttivo che sta mettendo in opera al Palazzo delle Esposizioni di Torino. Nella

1
Per la storia della stazione ferroviaria di Porta Nuova, si vedano S. Ronco, La stazione di Torino Porta Nuova, in Studi geogra-
fici su Torino e il Piemonte, I, Giappichelli, Torino 1954, pp. 67-167; Luigi Mirone, La stazione di Torino Porta Nuova, in “Atti e
rassegna tecnica della Società degli Ingegneri e Architetti in Torino”, n. 3, marzo 1962, pp. 14-28.
2
Studio di copertura per Torino Porta Nuova, progetto n. 2747, s.d., Parma, CSAC, Archivio Nervi, cart. 157/6.

43
prima soluzione, come per il salone B e per il progetto dell’atrio centrale della stazione di Fiat. Una collaborazione tra Fiat e Nervi che non si esaurisce con i progetti degli anni cin-
Palermo, Nervi propone un’unica volta sottile con l’accostamento di elementi prefabbri- quanta e sessanta per gli stabilimenti di Mirafiori, Cromo a Venaria, e Rivalta, ma che con-
cati a sezione ondulata di limitato spessore opportunamente irrigiditi. La seconda solu- tinua ancora negli anni settanta con la consulenza per la progettazione di uno “Stabilimento
zione riprende in parte il progetto del salone C; una volta nervata supportata da quattro X”4. Si tratta dell’adattamento di un progetto studiato dalla Fiat in struttura metallica da
archi scomposti, dove gli elementi romboidali definiti dalla geometria delle costolature pensare in cemento armato. La soluzione proposta per una maglia di 24 x 24 metri pre-
sono pensati prefabbricati e assemblati in opera. Benché lo studio di queste ipotesi di co- vede una struttura costituita da volte a padiglione a spinta eliminata, prefabbricata e messa
pertura sia solo abbozzato, Nervi pensa anche a un sistema di ponteggio mobile e a dei in opera con getto di collegamento tra i diversi elementi portanti.
Fiat, filiale di Bari, copertura a shed tipo B,
telai porta vetri per la vetrata della facciata. A queste due proposte se ne affianca una 1950 circa. Parma, CSAC, Archivio Nervi Per l’altra casa automobilistica torinese, la Lancia, Nervi tra il 1953 e il 1959 studia due
terza di cui purtroppo tra i disegni di studio rimane solo uno schizzo a matita con una an- progetti. Sono questi gli anni in cui la Lancia, nonostante le difficoltà finanziarie che sta
notazione a margine in cui precisa che la soluzione migliore potrebbe essere una volta a attraversando, decide di investire su una politica dell’immagine, costruendo a Torino nella
crociera a tavelloni con quattro testate ondulate a lucernai continui. Sarà l’ufficio architet- zona di borgo San Paolo, sede di uno dei suoi stabilimenti, il cosiddetto grattacielo Lan-
tura delle Ferrovie dello Stato, con a capo l’architetto Paolo Perilli, a realizzare tra il 1948 cia5. Un palazzo per uffici nato dalla necessità di riunire in un unico edificio gli uffici com-
Stazione di Porta Nuova a Torino, studio di
e il 1954 l’intero adattamento della stazione. copertura, veduta prospettica, 1948-1950 circa. merciali, amministrativi e tecnici della società, e che, data l’estraneità tipologica rispetto
Parma, CSAC, Archivio Nervi
Contemporaneamente alle proposte per Porta Nuova, Nervi, già impegnato in altri pro- al tessuto edilizio della zona, prevalentemente costituito da edifici residenziali e industriali,
getti per la Fiat, viene contattato dal Servizio Costruzioni e Impianti per studiare un capan- doveva segnare in modo marcato l’intero quartiere. Il grattacielo viene concepito dall’ar-
none tipo per una nuova filiale da costruire a Bari. Per quanto attiene alle strutture tipiche chitetto Nino Rosani6, dirigente in questi anni del Servizio Costruzioni e Impianti della so-
degli stabilimenti industriali, legati a più rigorose esigenze di funzionalità – si pensi alla ri- cietà automobilistica, ma viene chiesta una consulenza allo studio milanese di Gio Ponti,
chiesta presente nei capitolati Fiat di possibile sospensione di carichi concentrati in ogni Alberto Rosselli e Antonio Fornaroli. Per quanto concerne il calcolo delle strutture in ce-
punto delle strutture di copertura –, Nervi non può esimersi dal ricorrere a ossature por- mento armato, Nino Rosani si avvale per il progetto definitivo della collaborazione dei to-
tanti correnti per tali tipologie costruttive, come capriate o travi a shed, riuscendo comun- rinesi Giuseppe Maria Pugno e Mario Pratesi; ma durante la prima fase di studio viene
que a proporre innovative soluzioni di forme e di tecniche di prefabbricazione. Per la Filiale consultato anche Nervi che abbozza uno studio del progetto strutturale, di cui oggi ri-
Fiat propone tre diverse soluzioni3. Accanto all’ipotesi di una copertura a shed a traliccio mane solo la riproduzione di tre disegni7. Il progetto datato ottobre 1953 propone tre so-
nel piano della vetrata (soluzione A), la soluzione B utilizza travi ondulate con una maglia luzioni differenti per un palazzo di diciassette piani, costruito a ponte sulla via Lancia, in
di 18 x 12.25 metri, cui si affianca un fabbricato di luce 7.80 metri con copertura piana posizione baricentrica rispetto all’area del grande stabilimento. Più piccolo rispetto al grat-
a elementi ondulati. Mentre nella terza soluzione per shed prefabbricati in ferro cemento tacielo Pirelli, costruito a Milano tra il 1956 e il 1959, ma simile nella geometria della
con un andamento a dente di sega su una maglia 18 x 22,8, prevede l’utilizzo di un pro- pianta e nella tipologia delle facciate rinserrate tra due diedri, presenta una rigida tessi-
filo asimmetrico già sperimentato nel progettare il salone della stazione di Palermo e la
Fiera di Milano. Questo progetto per un’officina tipo viene scartato a favore di soluzioni
prevalentemente in struttura metallica, studiate dal Servizio Costruzioni e Impianti della 4
Stabilimento X, 1974, Roma, MAXXI, Archivio Nervi.
5
Storia della Lancia. Impresa tecnologia e mercati, 1906-1909, Fabbri, Milano 1992; Le carte scoperte. Documenti raccolti e
ordinati per un archivio storico della Lancia, Franco Angeli, Milano 1990.
6
Nino Rosani, Il palazzo uffici della Lancia a Torino, in “Atti e rassegna tecnica della Società degli Ingegneri e Architetti in Tori-
no”, n. 12, disembre 1958, pp. 412-419.
7
Fabbricato Lancia, ottobre 1953, progetto n. 3824, Roma, MAXXI, Archivio Nervi. Il progetto viene pubblicato in Ada Luoise
3
Filiale di Bari, progetto n. 2914 s.d., Parma, CSAC, Archivio Nervi. Huxtable, Pier Luigi Nervi, Il Saggiatore, Milano 1960.

44 45
tura strutturale a maglia quadrata, che si appoggia sulle travi reticolari del ponte, scan-
dendo la facciata secondo nitidi schemi compositivi. La collaborazione di Nervi con l’Uf-

correggere ficio Costruzioni e Impianti Lancia per il palazzo uffici diventa l’occasione per un’altra
in basso a sx consulenza: lo studio di una copertura in cemento armato e strutture di sostegno per ca-
pannoni del nuovo stabilimento Lancia di Chivasso8. È il 1958 quando Carlo Pesenti, azio-
nista di maggioranza della società, affida l’impresa a Eraldo Fidanza, che punta a un
radicale rinnovamento degli impianti, con la costruzione di un nuovo stabilimento a Chi-
vasso e l’attuazione di una vera specializzazione delle fabbriche di Torino e Bolzano. Anche
per i capannoni del reparto presse di Chivasso Nervi propone diverse soluzioni. Una prima
soluzione prevede su una maglia di 35 x 14 metri una copertura shed a volta in cemento
armato, cui se ne affianca una con maglia 24 x 14 metri, in cui gli shed parabolici in volte
sottili assolvono funzioni di lucernario. Con questi shed, che ricordano quelli usati per il
deposito tranviario di Torino, pensati prefabbricati a terra e assemblati in opera, non ri-
L’Oréal, stabilimento di Settimo Torinese, fabbricato stabilimento,
sezione sugli shed e vista in pianta, 20 luglio 1958. Parma, CSAC, Archivio Nervi nuncia a conferire un’espressione particolare al complesso della copertura, consentendo
comunque un’elevata capacità di diffusione della luce9.
Il progetto del 1958 per un’altra copertura industriale, lo stabilimento L’Oréal di Settimo
Torinese10 per la produzione di prodotti di cosmesi, permette a Nervi di affinare un sistema
ormai già ampiamente sperimentato11. Viene proposta un’unica soluzione; un edificio a
pianta rettangolare di 72 x 125 metri, alto circa 19 metri, con grandi shed sinusoidali con
copertura in eternit ondulata, su una maglia 25 x 8.8012. Uno schema statico estrema-
mente semplice, coerente coi criteri che informano la sua progettazione: durabilità dell’edi-
ficio, riduzione dei tempi di costruzione, economicità, facilità di montaggio e manutenzione.
Questi progetti che vedono Nervi consulente di imprese quali la Lancia, la Fiat e la
L’Oréal, con una forte concentrazione di stabilimenti in Piemonte, mettono in evidenza
come prioritaria la volontà da parte della committenza di assumere nei propri edifici un
Copertura in cemento armato e strutture di sostegno per capannoni Lancia, soluzione C, singolare prestigio sostenuto dalla ricerca di una componente tecnologica e strutturale
23 luglio 1959. Parma, CSAC, Archivio Nervi
di alta qualità, attraverso processi di fabbricazione specificatamente industrializzati.

8
Copertura in cemento armato e strutture di sostegno per capannoni “Lancia”, luglio 1959, Parma, CSAC, Archivio Nervi, cart. 37/6.
9
Il progetto per il reparto presse dello stabilimento di Chivasso viene realizzato dalla Ilva Costruzioni Metalliche di Milano, Ar-
chivio Ex Fiat Engineering, E69.
10
L’Oréal stabilimento di Settimo Torinese, luglio 1958, progetto n. 4396, Parma, CSAC, Archivio Nervi, cart. 38/4.
11
Non sono note le vicende dell’incarico di questo progetto.
12
Lo stabilimento verrà realizzato da Nino Rosani, presenta una copertura a shed quadrupli in cemento armato precompresso, con
grandi superfici vetrate scandite dai pilastri dell’ossatura portante, alle quali si alternano sottili fasce di tamponamenti in muratura.

46 47
Un progetto per Enrico Mattei.
Chiesa e centro parrocchiale al villaggio A.n.i.c. di Ravenna
(1960-1965)
Roberto Fabbri

Illustre professore … Lei sarà conteso da quanti si voglia incarichi e altrettanto da più interessanti roblemi, ma non
vorrà rinunciare a dire nel nostro paese quella parola che manca (e da qualche secolo forse) per l’edificio sacro.
La zona ravennate in particolare è troppo gelosamente cara e preziosa, per lasciarla soggetta a profanazioni.1

1960. Lo studio Nervi viene coinvolto nella progettazione della chiesa e del centro par-
rocchiale nel costruendo villaggio A.n.i.c. alle porte di Ravenna. Renata Boldrini, moglie
di Marcello, all’epoca vicepresidente ENI, è autrice di queste righe che vogliono assicu-
rarsi l’opera dell’ingegnere romano, facendo leva sul valore dell’edificio sacro nella sua
declinazione contemporanea e, sottinteso, nei piani di Mattei. Nervi è un progettista di
chiese. Per caratteristiche intrinseche e tipologiche l’aula si presta alla sperimentazione
di grandi coperture e quindi, negli stessi anni, Nervi è impegnato su vari edifici per il culto.
La committenza ENI, durante il periodo Mattei, è un’occasione da non trascurare anche
perché, solitamente, l’Ente si serve di un pool di progettisti già consolidato e solo sal-
tuariamente ricorre a consulenti esterni. La politica aziendale dell’Ente cura i propri inse-
diamenti come bandiera di progresso in termini di modernità, efficienza e qualità
ambientale offerta ai propri dipendenti. Questi insediamenti sono sviluppati in posizione
isolata, senza alcuna integrazione cercata col tessuto urbano preesistente, e sono finan-
ziati attraverso fondi propri. All’interno di questa concezione l’impronta religiosa è alla
base dello spirito comunitario che Mattei vuole imprimere all’Ente e ai suoi villaggi.
Il progetto di Nervi per Ravenna si iscrive, perciò, nel grande programma d’insedia-
mento deciso per la città romagnola verso la fine degli anni cinquanta. Nervi ha occa-
sione di conoscere personalmente Mattei proprio durante questo incarico2, anche se
si può ragionevolmente supporre che il carattere dei suoi edifici ben rappresentasse
l’idea di progresso ed efficienza tecnica che Mattei voleva legare al marchio ENI: “L’ar-
chitetto italiano oggi più famoso al mondo è un ingegnere”, titolava nel 1961 “il Gatto
Selvatico”, rivista di comunicazione e propaganda aziendale pubblicata dall’Ente3.
Il polo chimico ravennate, inaugurato nel 1958, è gestito della consorziata A.n.i.c. e

1
Renata Boldrini, lettera a Pier Luigi Nervi, s.d. (prob. inizio 1962), manoscritta, Roma, MAXXI, Archivio Nervi, pacco 81A 1122
- Chiesa di Ravenna, cart. P 79/1.
2
Marcello Boldrini, lettera a Pier Luigi Nervi datata 29.7.1960, dattiloscritta, Roma, MAXXI, Archivio Nervi, pacco 81A 1122 -
Chiesa di Ravenna, cart. P 79/1.
3
Cinque Maestri dell’architettura moderna: Le Corbusier, Wright, Mies Van der Rohe, Aalto e Pier Luigi Nervi, in “il Gatto Selva-
tico”, vol. VIII, n. 4, 1961, pp. 17-27.

49
trasforma il gas naturale in gomma sintetica e fertilizzanti. Il progetto dello stabilimento scelta che anticipava le speculazioni del Concilio Vaticano II. Gellner ricorda la perples-
è affidato agli architetti milanesi Bacigalupo e Ratti, spesso coinvolti nelle costruzioni sità di Mattei in proposito e il suo consenso finale, secondo un atteggiamento tipico
dell’ENI, mentre l’architetto Mario Baciocchi disegna un primo nucleo residenziale al- della sua persona, spesso sospesa fra tradizione e innovazione6. A Ravenna Mattei si
l’interno del recinto industriale. In seguito si avvicenderanno molti progettisti. Il piano premura che, fin dall’avvio della produzione, il villaggio sia seguito da un religioso e che
Baciocchi, infatti, è costruito in minima parte, mentre fin dal 1956-1957 si prevede un sia servita regolarmente la messa pur non avendo ancora un edificio per il culto7.
vero e proprio villaggio operaio, come negli altri insediamenti ENI4. I primi schizzi dello studio Nervi per Ravenna sono datati settembre 1960. Sul tavolo di la-
A Baciocchi subentrano Vito e Gustavo Latis, che redigono un vasto piano insediativo BN a 4 colori voro ci sono ancora il piano Latis, i primi aggiornamenti di Bacigalupo e Ratti e una serie
di concerto con Ludovico Quaroni e gli estensori del Piano Regolatore in un’area più vi- di riconsiderazioni dello spazio liturgico che stanno progressivamente emergendo dalle se-
cina alla città. Il progetto dei Latis configura una città satellite per 15.000 persone im- dute del Concilio Vaticano II. Il cardinale Lercaro, già arcivescovo di Ravenna e promotore
Vito e Gustavo Latis, Piano per il villaggio A.n.i.c.
mersa nel verde, autosufficiente e divisa in isole residenziali. È prevista in posizione a Ravenna, s.d. (1958 -1960). Roma, MAXXI, del ciclo delle nuove chiese bolognesi, è un forte sostenitore della riforma del rito: la cen-
Archivio Nervi, pacco 81A 1122, Chiesa
baricentrica una piazza-foro sulla quale si affacciano gli uffici pubblici, una torre albergo di Ravenna, cart. P 79/3 F11005 tralità liturgica, la connessione fra officiante e fedeli, passano attraverso la centralità geo-
e il complesso parrocchiale5. Lo studio Latis sviluppa il progetto sino al 1960, co- metrica dello spazio che parimenti connette il quartiere alla chiesa e l’altare all’assemblea.8
struendo solo alcune delle tipologie messe a punto. In seguito l’incarico è affidato a L’edificio religioso al villaggio A.n.i.c. è una nuova e diversa indagine sullo spazio sacro,
BN a 4 colori
Edoardo Gellner, già progettista dei villaggi ENI a Corte di Cadore e a Gela. Il progetto distante dalle esperienze condotte da Nervi nello stesso periodo, ad esempio al villaggio
di Gellner non va oltre alcuni studi planimetrici incentrati su viabilità, verde connettivo e INA CASA di Borgo Panigale (con Vaccaro), dove si predilige invece la pianta centrale.
aggregati residenziali: per la configurazione definitiva ENI ricorre nuovamente a Baci- Lettera di Marcello Boldrini a Pier Luigi Nervi, La chiesa ravennate torna a uno spazio cruciforme, più rigoroso e tradizionale. L’intero
29 luglio 1960, dattiloscritta. Roma, MAXXI,
galupo e Ratti, che lo completeranno nel 1964 basandosi sui tracciati precedenti. Archivio Nervi, pacco 81A 1122, impianto del centro parrocchiale si rivolge agli esempi della storia e, al contempo, ricerca
Chiesa di Ravenna, cart. P 79/1
Il centro religioso, qui come a Metanopoli, Gela e Corte di Cadore, è un elemento co- la contemporaneità sia nella scelta dei materiali, sia in alcune impostazioni distributive.
stante e fondamentale del programma urbanistico di Mattei. Le persone a lui vicine lo Il complesso si configura come un vero e proprio sistema conventuale composto di por-
descrivono, infatti, come un credente devoto e “tradizionalista”: il ruolo che assume du- tici e chiostri, attorno ai quali si dispongono gli edifici. La croce è l’elemento simbolico e
rante gli anni cinquanta a guida del Comitato per le nuove chiese della Diocesi di Mi- geometrico che genera tutto il progetto: dà forma alla chiesa; si ritrova sulla copertura
BN a 4 colori
lano, insieme a Boldrini, indica quale importanza tali architetture occupassero nella sua della chiesa stessa, come sistema d’illuminazione zenitale; compone il portico che lega
visione sociale e urbana. Nel 1954 Mattei chiede a Baciocchi di realizzare la chiesa di la chiesa alle opere parrocchiali. L’aula è un edificio compatto, ottenuto per reiterazione
Metanopoli, in modo tale da creare un punto di aggregazione sociale in un luogo ancora Pier Luigi Nervi, Chiesa al villaggio A.n.i.c. dell’elemento strutturale principale: il pilastro a fungo a sezione variabile che è, al con-
di Ravenna, vista prospettica interna, china
privo di qualsiasi identità e spirito di appartenenza. A Corte di Cadore Gellner e Carlo su lucido, 5 marzo 1963. Parma, CSAC, Sezione tempo, sostegno verticale e piano di copertura. L’elemento pilastro è anche il disposi-
Progetto - P. L. Nervi / Chiesa per il quartiere
Scarpa collocano la chiesa in posizione dominante, elemento emergente dal paesag- tivo di suddivisione dello spazio interno: la sua posizione scandisce ritmicamente la navata
ANIC Ravenna, 1963
gio. La cosa inedita in quest’ultimo progetto è il grande altare rivolto a guardare i fedeli, principale e la separa dalle laterali. L’ambiente è suddiviso longitudinalmente, come nelle

4
Per una completa trattazione sugli insediamenti residenziali dell’Eni si veda Dorothea Deschermeier, Impero Eni. L’architettu- 6
Giuseppe Accorinti, Quando Mattei era l’impresa energetica, io c’ero, Halley Editrice, Matelica 2006, p. 81.
ra aziendale e l’urbanistica di Enrico Mattei, Damiani, Bologna 2009. 7
Fiorenzo Mulazzani, Assistenza socio-religiosa nel grande stabilimento ANIC di Ravenna, Grafica Artigiana, Castel Bolognese
5
Maria Vittoria Capitanucci, Vito e Gustavo Latis. Frammenti di città, Skira, Milano 2008, pp. 106, 107. 1992, p. 51.
8
Cfr. Sandro Benedetti, L’architettura delle chiese contemporanee. Il caso italiano. Jaca book, Milano 2000, pp. 49-53.

50 51
chiese della tradizione ma, al contempo, l’aula è un ambiente unico e identificabile con
un unico sguardo. La chiesa è priva di abside, il fondale dell’aula è un corto presbiterio
rialzato che ospita l’altare maggiore. La posizione dell’altare, corretta durante le fasi di
progettazione, è in aderenza alla parete posteriore, in posizione rialzata e concentra in
un unico elemento l’altare, la cattedra e l’ambone. Così come a Corte di Cadore, anche
qui si opta per una liturgia rivolta ai fedeli cercando, forse, una mediazione fra necessità
di un rito rinnovato e la conservazione di spazialità tradizionali. Il progetto prosegue anche
Pier Luigi Nervi, Chiesa al villaggio A.n.i.c. dopo la scomparsa di Mattei: sarà approfondito per altri due anni e portato fino a uno
di Ravenna, schizzi di studio, china e pennarello
su carta. s.d. Parma, CSAC, Sezione Progetto - stadio quasi esecutivo dall’architetto Antonio Nervi e da Marcello Boldrini, che succederà
P. L. Nervi / Chiesa per il quartiere ANIC,
a Mattei, ma, nonostante gli apprezzamenti ricevuti, non sarà mai realizzato.
Ravenna, 1963
Si può facilmente intuire come l’abbandono del progetto ravennate sia dovuto ai cam-
biamenti di indirizzo nel dopo-Mattei e, soprattutto, alle disastrose conseguenze do-
vute al blocco dei crediti che ENI subì, in tale circostanza, dal sistema bancario
internazionale. È invece piuttosto singolare che questo sia l’unico progetto architetto-
nico affidato da ENI allo studio Nervi: i pochi incarichi seguenti riguarderanno esclusi-
vamente progettazioni “tecniche” o calcoli statici per cisterne e serbatoi.
Pier Luigi Nervi, Chiesa al villaggio A.n.i.c. di Ravenna, sezione trasversale, china su lucido, 5 aprile 1963. Parma, CSAC, Sezione Progetto - P. L. Nervi /
Chiesa per il quartiere ANIC, Ravenna, 1963
BN a 4 colori Il progetto ravennate rimane un caso isolato anche come tipologia indagata da Nervi
per lo spazio sacro. I progetti coevi di Pescara, di Trissino (con Vacchini), il già citato
Pier Luigi Nervi, Chiesa al villaggio A.n.i.c. Borgo Panigale e le chiese negli Stati Uniti e in Australia sono a pianta centrale e hanno
di Ravenna, planivolumetrico (studio), matita
su lucido, s.d. Parma, CSAC, Sezione Progetto - grandi invenzioni strutturali di copertura. Ravenna, se confrontata a questi esempi, ha
P. L. Nervi / Chiesa per il quartiere ANIC,
volumetrie e dispositivi strutturali molto più misurati.
Ravenna, 1963
Le indicazioni della particolare committenza e le opinioni differenti che dividono la Chiesa
stessa nel contesto del Vaticano II (e la conseguente posizione di Nervi in proposito) pos-
sono forse aver giocato un ruolo fondamentale in alcune scelte. Tuttavia un altro aspetto
att: vive a colori!
da considerare, pur con la dovuta cautela, è il peso culturale degli edifici religiosi bizan-
tini ravennati. La semplicità e la chiarezza geometrica dell’impianto cruciforme di Galla
Placidia, con i transetti di lunghezza uguale al presbiterio; il nartece che filtra l’ingresso
dal sagrato e il campanile isolato a pianta circolare di Sant’Apollinare in Classe e San-
t’Apollinare Nuovo; la tradizionale decorazione musiva, qui reinterpretata da vetrate po-
licrome e dalla foglia d’oro della croce nell’intradosso della copertura, sono tracce che
legano il progetto Nervi ai più alti esempi della tradizione architettonica locale, nel ten-
Pier Luigi Nervi, Chiesa al villaggio A.n.i.c. di Ravenna, vista prospettica del prospetto asbsidale, china su lucido, 16 febbraio 1963.
Parma, CSAC, Sezione Progetto - P. L. Nervi / Chiesa per il quartiere ANIC, Ravenna, 1963 tativo, forse, di rievocarne le suggestioni all’interno della moderna città dell’industria.

52 53
La fabbrica sospesa.
Pier Luigi Nervi, Gino Covre e la cartiera Burgo
a Mantova (1961-1964)
Alberto Bologna e Cristiana Chiorino

L’edificio progettato a Mantova da Pier Luigi Nervi per il produttore piemontese di carta
Burgo se analizzato all’interno della parabola dell’intera carriera nerviana rappresenta un
caso senza dubbio singolare. L’anno in cui venne concepito, il 1961, sancisce definitiva-
mente il ruolo dell’ingegnere all’interno di una scelta élite di progettisti capaci di imporre
la propria firma in Italia e all’estero. Architetture iconiche come gli hangars costruiti prima
della guerra, il Salone B di Torino Esposizioni, il Palazzetto dello Sport di Roma o il Pa-
lazzo del Lavoro di Torino hanno infatti consentito a Nervi, negli anni, di dare vita a una
neonata brand architecture caratterizzata da elementi ricorrenti quali volte o cupole scom-
poste in elementi prefabbricati dalle trame inedite, solai dalle affascinati nervature geo-
metriche e da slanciati ed eleganti pilastri atti a trasferire sul terreno, con apparente facilità
e leggerezza, i carichi agenti sulle sofisticate coperture in ferrocemento.
Nel 1961, ovvero un anno dopo la consacrazione avvenuta con le Olimpiadi di Roma del
1960 e anno di inaugurazione del Palazzo del Lavoro e del riconoscimento internazio-
nale sancito con l’avvenuto completamento della bus station di New York e la progetta-
zione della field house per il Dartmouth College, Nervi accetta la sfida di progettare un
edificio che si distacchi completamente dai modelli studiati in tanti anni di lavoro, sia da
un punto di vista prettamente formale che da quello degli schemi statici e strutturali im-
piegati: la cartiera Burgo di Mantova diventa quindi, nel tempo, un’icona per via dalla sua
unicità funzionale, chiarezza statica e intraprendenza compositiva.
Il mondo degli edifici dedicati all’industria, nel 1961, non è nuovo a Nervi, basti pen-
sare al suo lungo sodalizio con la Fiat che gli consentì di mettere a punto i raffinati si-
stemi di prefabbricazione, oltre che una precisa organizzazione razionale del cantiere1.
La cartiera Burgo si distacca tuttavia dagli edifici industriali studiati in precedenza da
Nervi: quello di Mantova diventa un’icona nella risoluzione di un problema funzionale
complesso ovvero quello di avere un unico ambiente lungo 250 metri, caratterizzato
da una facciata libera di 160 metri, in cui concentrare varie fasi lavorative. Il risultato
sarà quello di un’architettura singolare in grado di risolvere pienamente le esigenze di
funzionalità della committenza con un esito di grande forza che si staglia nettamente
nel panorama padano circostante: un’immagine statica che attinge più ai progetti di

1
Cfr. Michela Comba, Effetti costruttivi di una company town. Pier Luigi Nervi e il Servizio Costruzioni Fiat, in questo catalogo.

55
ponti sospesi del collega Riccardo Morandi che non all’insieme di strutture per la co-
pertura di grandi spazi in cui Nervi era ormai un maestro capace di declinare un lin-
BN a 4 colori
guaggio consolidato e derivante direttamente da impianti formali classicisti.
L’incarico giunse dunque alla Nervi e Bartoli tramite trattativa privata nel momento di mas-
sima notorietà del suo titolare: il prestigio e il ritorno d’immagine che un’azienda, in que-
sto caso la Burgo2, poteva trarre nell’affidare la progettazione di un suo nuovo edificio a
quello che era all’epoca il progettista italiano più noto al mondo è un fatto sicuramente
non trascurabile. Sono questi gli anni, in Italia, del cosiddetto “miracolo economico” in cui
si assiste, oltretutto, a una crescita della produzione cartiera da parte della Burgo che
vide anche alcune novità amministrative mirate all’espansione della struttura aziendale:
un primo accordo, fallito, con la Crown Zellerbach Corporation di San Francisco portò alla
collaborazione, nel 1960, con l’inglese Bowater Scott per la produzione e la vendita di
carte sanitarie per usi domestici e industriali3. Le Cartiere Burgo dovettero dunque diffe-
renziare e razionalizzare la propria produzione sottoponendo a una accurata revisione
Cartiera Burgo a Mantova, gennaio 1962: erezione dei cavalletti in cemento armato e realizzazione
tutti gli impianti produttivi: quello di Mantova, atto alla fabbricazione della cellulosa, fu il del solaio atto a ospitare la macchina per la produzione della carta; sullo sfondo il magazzino
progettato sempre da Nervi. Mantova, Archivio Ufficio Tecnico Cartiere Burgo
primo a subire degli interventi di modernizzazione per volontà dell’allora presidente Man-
sueto Ravizza. Si decise di installare qui, all’interno di un edificio progettato da Nervi, una
macchina continua, detta “di quattro altezze” appositamente studiata dalla Beloit Italia,
BN a 4 colori
che consentiva di ricavare dal foglio quattro volte l’altezza richiesta dai quotidiani e atta
a produrre ogni giorno da 20 a 30 vagoni di carta da giornale.
L’ingegnere, conscio del prestigio che il suo nome oramai portava, e consapevole delle
aspettative della committenza, in prima battuta per rispondere alla richiesta di uno spa-
zio continuo ininterrotto e possibilmente ampliabile in futuro propose un edificio ad
arco4 con elementi prefabbricati ondulati secondo le consuetudini formali consolidate

2
Le Cartiere Burgo spa vantano una consolidata tradizione nell’affidamento della progettazione dei propri stabilimenti e palaz-
zi per uffici a qualificati professionisti, cfr. Pier Luigi Bassignana, Un secolo di carta. I primi cento anni della Burgo, Edizioni del
Capricorno, Torino 2005.
3
Cfr. P.L. Bassignana, Un secolo di carta cit., pp. 113-114.
4
Cfr. Computo metrico estimativo manoscritto Cartiere Burgo. Volte ad elementi prefabbricati ondulati del 2 febbraio 1961, Roma,
MAXXI, Archivio Nervi. Significativo è anche quanto scritto da Pier Luigi Nervi a Ulrico Hoepli: “La Burgo mi ha a suo tempo conferi-
to l’incarico di studiare il progetto del costruendo stabilimento di Mantova, nel quale doveva essere montata una nuova grandiosa Cartiera Burgo a Mantova, agosto 1962: posa in opera del solaio di copertura in struttura metallica
macchina continua. La lunghezza della macchina, e particolari esigenze di futuri ampliamenti, ponevano specialissimi problemi per sorretto da cavi di sospensione. Mantova, Archivio Ufficio Tecnico Cartiere Burgo
l’architettura generale dell’edificio e, dopo vari studi con soluzioni ad arco, il committente approvò la soluzione a copertura sospe-
sa portata da una catenaria sostenuta da quattro cavalletti in cemento armato”, lettera 3 luglio 1962 da Pier Luigi Nervi a Ulrico Hoe-
pli, Roma, MAXXI, Archivio Nervi, Corrispondenza con Ulrico Hoepli per la ristampa di Costruire correttamente nel 1965.

56 57
che aveva messo a punto nel corso di tutta la sua carriera per la copertura di grandi in acciaio e della compilazione dei relativi calcoli statici, così come al già citato Fau-
spazi, facilmente identificabili con la sua firma. sto Martinengo spetta quello della direzione lavori.
Nel marzo del 1961, una soluzione a ponte sospeso con due cavalletti era già stata L’edificio si presenta, nella sua conformazione definitiva, con una struttura principale
preferita dalla committenza rispetto a quella più tradizionale ad arco e l’ufficio di Roma di sostegno della copertura metallica data da due monumentali telai in cemento ar-
era giunto a un dettaglio già piuttosto preciso anche per questo secondo progetto, sia mato dell’altezza di 50 metri sopra il piano di campagna, realizzati insieme a tutte le
per quanto concerne l’idea architettonica, sviluppata da Pier Luigi Nervi, sia per quanto altre opere in calcestruzzo dalla Nervi & Bartoli. Ogni telaio è caratterizzato da un ele-
riguarda le stime economiche da presentare, curate dal figlio Mario : l’offerta defini- 5
mento trasversale superiore della lunghezza di 35,6 metri che contiene gli ancoraggi
tiva verrà presentata dallo Studio Nervi tre mesi dopo, nel giugno 1961, da Mario Nervi delle catene di sospensione della copertura, realizzate tramite ferri piatti assemblati
all’ingegnere Fausto Martinengo, direttore dei lavori, per mano di Mario Desideri. e snodati e che riporta le azioni sui ritti perimetrali dalla caratteristica forma “a Y”. Il
Viva era la volontà di Nervi di realizzare sia il solaio di copertura dell’edificio principale progetto comprendeva, oltre il fabbricato per la macchina continua, anche un magaz-
sia le catene di sostegno in cemento armato: sarà la committenza a imporre di ese- 6
zino da realizzarsi inizialmente con il consueto sistema delle nervature isostatiche bre-
guire questi elementi in acciaio affidandone la realizzazione alla Società Badoni di vettato nel 1949 e utilizzato anche da poco nel solaio perimetrale del Palazzo del
Lecco e lo studio esecutivo all’ingegnere Gino Covre. Lo stesso era successo per il di Lavoro e poi costruito con un sistema a nervature ortogonali ottenute con casseforme
poco precedente Palazzo del Lavoro di Torino, dove la necessità di realizzare l’im- in ferrocemento e ponteggio mobile, come quello della Manifattura Tabacchi di Bolo-
menso padiglione espositivo in soli 17 mesi costrinse Nervi a rinunciare all’affascinante gna e definito nel mese di settembre del 196110.
idea di costruire gli ombrelli totalmente in cemento armato e per la prima volta a rea- Lo schema del procedimento costruttivo dei cavalletti, definito a luglio del 1961 e or-
lizzare una struttura mista in calcestruzzo e acciaio affidandosi alla perizia della Ba- ganizzato secondo moderni diagrammi direzionali11 provenienti con tutte probabilità
doni e del suo fidato progettista Covre7, noto strutturista romano esperto in strutture dalla sua oramai acquisita familiarità con il mondo professionale statunitense, prevede
metalliche e progettista, con Adalberto Libera, della soluzione in alluminio dell’arco la realizzazione delle fondazioni su pali franki in 5 fasi, tra luglio e novembre 1961, la
monumentale all’Eur. La ricerca archivistica dà conto di come Covre, non appena l’edi- posa dei cassoni metallici incorporati nella trave superiore dei cavalletti per l’ancorag-
ficio fu pubblicizzato, godendo di un immediato favorevole responso, abbia voluto ri- gio delle catene alla sommità dei cavalletti a cura della Badoni, tra novembre e dicem-
vendicare un ruolo per la paternità del progetto8, carica questa mai riconosciuta né da bre e l’ultimazione dei getti e lo smontaggio del ponte a dicembre. Nel maggio del
Pier Luigi Nervi né tantomeno dall’azienda stessa che ha dato, nel corso degli anni, il
9
1961, sette mesi prima dell’ottenimento della licenza edilizia giunta nel mese di dicem-
merito del progetto architettonico al solo professore di Roma. bre, il cantiere vede le prime opere di scavo; nel mese di settembre sono già state rea-
A Gino Covre spetta l’indiscusso ruolo di progettista in fase esecutiva delle strutture lizzate le fondazioni dei cavalletti che, attraverso un sistema di messa in opera
caratterizzato da una casseratura a perdere realizzata da elementi prefabbricati a piè
d’opera in cemento armato irrigiditi da pilastrini interni gettati in opera e realizzati su
5
Cfr. Computo metrico estimativo manoscritto del 16 marzo 1961, Roma, MAXXI, Archivio Nervi: è significativo rendicontare
come la soluzione computata venga constraddistinta da uno schizzo della soluzione architettonica rivelatasi definitiva. una forma a terra in 12 cicli, nel gennaio del 1962 saranno già eretti nella loro tota-
6
Cfr. lettera 3 luglio 1962 da Pier Luigi Nervi a Ulrico Hoepli cit.
7
Cfr. Cristiana Chiorino, Il Palazzo del Lavoro, in Pier Luigi Nervi. Architettura come Sfida, a cura di Carlo Olmo e Cristiana Chio-
rino, catalogo della mostra itinerante (Bruxelles - Venezia - Roma, 2010; Torino, 2011), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2010.
8
Cfr. lettera 23 giugno 1962 da Gino Covre a Direzione della rivista “Sapere”, Roma, MAXXI, Archivio Nervi, Corrispondenza con
Ulrico Hoepli per la ristampa di Costruire correttamente nel 1965. 10
Cfr. disegno del 5 settembre 1961, Magazzino alla testata ovest, progetto 4688, disegno n. 1008, Parma, CSAC, Archivio
9
Pier Luigi Nervi riconoscerà sempre a Gino Covre il ruolo di progettista esecutivo delle opere in acciaio ma non quello del pro- Nervi, Cartiera Burgo.
getto architettonico, cfr. anche Pier Luigi Nervi, Aesthetics and Technology in Building, Harvard University Press, Cambridge Mas- 11
Schema del procedimento costruttivo dei cavalletti in c.a., progetto 4688, disegno 21 c, 10/7/1961, Mantova, Archivio Uf-
sachusetts 1965, p. 36. ficio Tecnico Cartiere Burgo (MN 13-105/9).

58 59
lità. Nell’aprile 1962 viene costruito il solaio in cemento armato con elementi prefab-
bricati dove verrà appoggiata la macchina per la produzione della carta, a giugno viene
posta in opera, attraverso i cavi di sospensione, la copertura metallica e nel settem-
bre si incominciano a montare gli elementi verticali di facciata in alluminio. Nel novem-
BN a 4 colori
bre di quell’anno la Nervi e Bartoli ha anche già realizzato le fondazioni per i due
depuratori di filtraggio dell’acqua e procede con le strutture di elevazione degli stessi:
nel maggio del 1963 viene disposta l’armatura metallica alla base della serie di tegoli
Veduta interna della proprosta progettuale
prefabbricati in ferrocemento che verranno successivamente posati e che tutt’oggi do- di Nervi per gli stabilimenti Burgo di Verzuolo
e Romagnano. Parma, CSAC, Archivio Nervi,
nano ai due funghi di depurazione quelle peculiarità formali che caratterizzano in modo Cartiere Brugo, stabilimento di Verzuolo,
inequivocabile un’architettura di Pier Luigi Nervi e che si ritrovano nel serbatoio di Mi- copertura fabbricato continua n. 8, elementi
prefabbricati di controsoffitto, progetto 5403,
rafiori a Torino del 196312. disegno n. 3, 27/9/1967

Il curtain wall13, realizzato come per il Palazzo del Lavoro dalla Badoni con Covre, ri-
solve il problema delle dilatazioni termiche della copertura con lo stesso accorgimento
della facciata del Palazzo del Lavoro di Torino: elementi incastrati a terra ma liberi di
muoversi in sommità.
Il risultato è sorprendente sia in termini di espressività architettonica sia per quanto
concerne la funzionalità dell’edificio progettato: la leggerezza del curtain wall soste-
nuta dai poderosi ma, allo stesso tempo, slanciati cavalletti in calcestruzzo armato,
consente dal di fuori di cogliere il ciclo produttivo della carta che, con la realizzazione
di questo impianto, fece aumentare, dal 1963 al 1964, del 10,42% i vagoni di carta
venduta14.
La megastruttura della Burgo resterà un unicum nei progetti di Nervi. Se l’immagine fi-
nale è il frutto di una sperimentazione formale rimasta un caso isolato all’interno della
parabola professionale dell’ingegnere, il procedimento costruttivo invece ne riassume
il suo percorso di costruttore: i casseri a perdere, le forme a terra degli elementi pre-
fabbricati e i solai a nervature a ponteggio mobile sono la sintesi di un pensiero co-
struttivo caratterizzato da razionalità, praticità e intelligenza organizzativa.

Cartiera Burgo a Mantova, maggio 1962: veduta dei cavalletti e del primo solaio in corso di costruzione.
Mantova, Archivio Ufficio Tecnico Cartiere Burgo
12
Cfr. M. Comba, Effetti costruttivi cit., in questo stesso catalogo.
13
Un incendio avvenuto nell’aprile del 1974 danneggiò in maniera irreparabile l’involucro esterno della fabbrica: i vetri, frantu-
matisi per via del calore sviluppatosi all’interno, vennero sostitutiti con una più economica lamiera che oggi ancora resiste no-
nostante abbia tolto all’edificio le caratteristiche formali pensate da Pier Luigi Nervi.
14
Cfr. P.L. Bassignana, Un secolo di carta cit., p. 117.

60 61
L’esperienza lavorativa condotta dallo Studio Nervi per le Cartiere Burgo si rivelò altresì pio di buona tecnica19 esaltando il genio e l’“inventiva”20 del suo autore il quale, nel
singolare in quanto vide il neonato ufficio di Roma fondato con i figli misurarsi anche con tempo, approfitterà in prima persona di ogni occasione, specie delle più prestigiose21,
temi propri dell’architettura residenziale, rari se si analizza l’opera di Nervi nella sua inte- fornitegli dall’editoria internazionale22 per promuovere questa straordinaria prova di ef-
rezza: gli intenti dell’azienda erano quelli infatti di dotare la fabbrica di un certo numero di ficienza strutturale e razionalità costruttiva, segno tangibile della sua soddisfazione nel-
edifici destinati ai dipendenti nonché di una villa da assegnare al direttore dello stabili- l’aver potuto sperimentare un modello architettonico rimasto negli anni unico.
mento. Se la villa, nata probabilmente dalla matita di Antonio Nervi, mostra alcune pecu- BN a 4 colori
liarità progettuali degne di nota15, occorre notare come le case riservate agli operai non
abbiano nulla da condividere con l’eccellenza della produzione nerviana di quegli anni.
L’interesse da parte delle Cartiere Burgo di affidare la progettazione dei propri stabili- Cartiera Burgo a Mantova, maggio 1963:
posa in opera dei tegoli prefabbricati di uno
menti più significativi a progettisti di fama mondiale che, attraverso il loro lavoro, avreb- dei due depuratori progettati da Nervi. Mantova,
Archivio Ufficio Tecnico Cartiere Burgo
bero potuto contribuire allo sviluppo dell’immagine commerciale dell’azienda rimase
vivo nel corso degli anni. È infatti noto come ciò sia avvenuto, ad esempio, nel 1978
con l’affidamento a Oscar Niemeyer della progettazione per la nuova sede amministra-
tiva di San Mauro Torinese16, mentre invece solo la ricerca d’archivio ha potuto tra-
smetterci un altro interessante progetto di Nervi sempre per le Cartiere Burgo: del
1967 sono infatti le proposte per un edificio produttivo con copertura prefabbricata
per le sedi di Verzuolo e Romagnano17, mai realizzate. Le trame a rombo allungato del
soffitto, verosimilmente in ferrocemento, erano destinate a coprire, anche in questo
caso, un ampio spazio, paragonabile per certi versi a quello di Mantova.
L’edificio costruito da Nervi per le Cartiere Burgo rappresenta una vera eccezionalità ri-
conosciuta non solo dalla stampa specialistica italiana ma anche da quella straniera.
Le sue peculiarità vennero trasmesse anche oltreoceano soprattutto grazie alle pubbli-
cazioni di Mario Salvadori18, redatte con scopo didattico e giunte, nel corso degli anni,
a migliaia di aspiranti progettisti. L’edificio di Mantova viene portato sempre ad esem-

15
Dal materiale d’archivio studiato si evince che la grande copertura della villa, caratterizzata da un aggetto ben proprozionato
rispetto i volumi sottostanti, presenta quelle caratteristiche di modularità proprie dei solai in ferrocemento prefabbricati che ca-
ratterizzano la produzione nerviana, cfr. disegno n. 2 del 7 luglio 1961, Progetto Villa Direttore Cartiere Burgo - Mantova, Par- 19
Cfr. Mario Salvadori, Robert Heller, Structure in Architecture, Prentice-Hall, Inc., Englewood Cliffs (New Jersey) 1963, p. 120.
ma, CSAC, Archivio Nervi, Cartiera Burgo. 20
Cfr. Mario Salvadori, Why Buildings Stand Up, Norton Company, Inc., New York 1980, trad. It. di Sebastiano Brandolini, Per-
16
Cfr. Alessandra Coppa, La sede delle Cartiere Burgo (oggi Burgo Group), in Guido Laganà, Marcus Lontra (a cura di), Nieme- ché gli edifici stanno in piedi, Bompiani, Milano 1990, pp. 179-180.
yer 100, Electa, Milano 2008, pp. 122-123. 21
Cfr. ad esempio Pier Luigi Nervi, Buildings, Projects, Structures 1953-1963, Frederick A. Preager, Publisher, New York 1963,
17
Parma, CSAC, Archivio Nervi, Cartiere Brugo, stabilimento di Verzuolo, copertura fabbricato continua n. 8, elementi prefab- pp. 164-167 e Pier Luigi Nervi, Aesthetics and Technology cit., pp. 35-36 e 90-96.
bricati di controsoffitto, progetto 5403, disegno n. 3, 27/9/1967 e sezione trasversale, disegno n. 1, 27/9/1967. Stabilimen- 22
Nervi invierà in prima persona le fotografie della cartiera Burgo all’editor di “Architectural Forum” Mary Jane Lightbown che la
to di Romagnano, copertura fabbricato continua, n. 6, 27/9/1967. pubblicherà nel numero di luglio 1964, cfr. lettere 22 maggio 1964 e 1 giugno 1964 da Mary Jane Lightbown a Nervi e lette-
18
Cfr. Alberto Bologna, Pier Luigi Nervi. Rapporti statunitensi inesplorati. 1952-1979, in Atti del 3° convegno nazionale di Sto- ra 25 maggio 1964 da Nervi a Mary Jane Lightbown, Roma, MAXXI, Archivio Nervi, Corrispondenza Professore 1964-1966 A-
ria dell’Ingegneria (Napoli, 19-21 aprile 2010), Cuzzolin, Napoli, vol. II, pp. 1119-1129. D, lettera A.

62 63
Pier Luigi Nervi, o l’ingegnere che divenne architetto
BN a 4 colori
Sergio Pace

in attesa
correzioni

Pier Luigi Nervi (Sondrio, 1891 - Roma, 1979) è stato ingegnere, autore d’icone asso-
lute dell’ingegneria civile del Novecento, dagli hangars aeronautici in Toscana all’Am-
basciata italiana a Brasilia, dai saloni del complesso di Torino Esposizioni alla nuova
cattedrale cattolica di San Francisco: di là da ogni carattere peculiare, si tratta ovun-
que di opere in cui l’invenzione strutturale accompagna di pari passo l’invenzione figu-
rativa, spesso senza dar nemmeno la possibilità di comprendere quale si manifesti per
prima. È proprio questo, d’altra parte, l’elemento che determina l’unicità dell’espe-
rienza di Pier Luigi Nervi nel panorama del Novecento e rende impossibile racchiuderla
entro confini professionali e disciplinari impermeabili. Per comprendere davvero tale
sequenza abbagliante di edifici celeberrimi, occorre ricondurli alla storia dell’architet-
tura nel senso più completo del termine. Perché, paradossalmente, l’ingegner Nervi è
stato un grande architetto: alcuni indizi lo suggeriscono con evidenza.
Primo indizio. Quando Paolo VI, accompagnato a visitare la nuova aula per le udienze,
appena completata accanto alla basilica di San Pietro in Vaticano, si rivolge con affet-
tuosa cordialità a Pier Luigi Nervi chiamandolo architetto. Di certo sarebbe stato im-
barazzante correggere il pontefice, ma il dettaglio curioso è che non è questa la prima
né l’ultima volta che tal equivoco capita. L’ingegnere italiano per eccellenza, chi con
avveduta pazienza è riuscito a costruire la propria fama sulla qualità del proprio spe-
cifico disciplinare contribuendo a rivoluzionare la nozione stessa d’ingegnere civile nel
Novecento, non disdegna di farsi scambiare per architetto.
Secondo indizio. Benché sia laureato nel 1913 presso la Scuola di Applicazione per
gli Ingegneri della Regia Università di Bologna, Pier Luigi Nervi è architetto honoris
causa per innumerevoli università italiane e straniere, a cominciare da quella di Bue-
nos Aires che gli conferisce il titolo già nel 1950. D’altronde è soltanto presso la Fa-
coltà di Architettura dell’Università “La Sapienza” di Roma che l’ingegnere insegna tra
il 1946 e il 1961, contribuendo a educare al sapere costruttivo un’intera generazione

PIER LUIGI NERVI


di nuovi maestri dell’architettura italiana, da Carlo Aymonino a Paolo Portoghesi.
Terzo indizio. Pier Luigi Nervi è uno dei pochi ingegneri a conquistare uno spazio di ri-

E LA CULTURA ARCHITETTONICA
guardo sulle maggiori riviste di architettura, non solo italiane, del Novecento. Anche
grazie alle intuizioni di personaggi eterodossi, come Giulio Carlo Argan, Giuseppe Pa-
gano, Pietro Maria Bardi e Gio Ponti, fin dai primi anni trenta “Architettura”, “Quadrante”,
a cura di Sergio Pace “Domus” o “Casabella” riservano un’attenzione alle opere nerviane che mai verrà meno

65
anche nel secondo dopoguerra. Quando poi la fama avrà varcato i confini nazionali, tosto si tratta di un’“ipotesi” formale, cioè “un’intuizione fondata su un insieme di espe-
dopo il duplice exploit delle Olimpiadi a Roma nel 1960 e del Palazzo del Lavoro a To- rienze e rivolta a sintetizzarle e superarle”, proprio attraverso la modellazione tridi-
rino nel 1961, saranno soprattutto le riviste americane a rendere omaggio a un autore mensionale. Tale processo costruisce lo spazio, definito come “insieme di esperienze
che è divenuto ormai un’icona, al pari della propria opera. fisiche espresse per mezzo di forme”, assai meglio di quanto non riesca a fare il cal-
Quarto indizio. Nel 1997, la [una?] casa editrice milanese decide di dare alle stampe colo matematico puro e semplice. Le ipotesi formali non sono astrazioni, bensì na-
una nuova edizione di Scienza o arte del costruire? Caratteristiche e possibilità del ce- scono già all’interno di relazioni spaziali vere, verificabili al fine di costruire nuovi
mento armato, opera seminale pubblicata da Nervi nel 1945: dell’introduzione si oc- “fenomeni” spaziali. La cosiddetta architettura tecnica, frutto d’ipotesi formali conti-
cupa non un ingegnere, bensì uno degli architetti italiani all’apparenza più distanti dalle nuamente messe alla prova, scopre un meccanismo elementare ed essenziale del pen-
retoriche della costruzione e del cantiere, Aldo Rossi, che lo definisce “uno dei pochi siero moderno, istituendo una relazione diretta tra la forma e la costruzione dello
testi che ho sempre consigliato ai miei studenti”, verosimilmente di Composizione Ar- spazio: anche solo per tale motivo, tale architettura – secondo Argan – può dirsi “tipi-
chitettonica. camente funzionale”.
BN a 4 colori
Nonostante l’avviso contrario di un tenace detrattore come Bruno Zevi, Nervi è un in- Grazie all’invenzione della forma strutturale, l’ingegnere/architetto costruisce un feno-
gegnere che fa architettura, quasi sempre ma soprattutto nelle sue opere migliori: gli meno che immediatamente diviene oggetto di “valutazione estetica”: così non soltanto
architetti o anche soltanto coloro che amano l’architettura l’intuiscono con facilità. La la contrapposizione tra scienza e arte non ha più senso, ma “per questa via, si giunge
Pier Luigi Nervi con Giuseppe Capponi,
strabiliante capacità di controllo sperimentale della morfologia strutturale e l’altret- Palazzina in lungotevere Arnaldo da Brescia necessariamente a sostituire la concezione dello spazio come dimensionalità assoluta
a Roma, sede della Nervi e Nebbiosi,
tanto strabiliante abilità nel concepire spazi dalle dimensioni eccezionali con un nu- alla concezione tradizionale dello spazio come sistema proporzionale”. La forma as-
copertina "Domus", n. 37, gennaio 1931
mero assai esiguo di elementi dalle geometrie elementari rendono Pier Luigi Nervi un sume assoluta indipendenza nello spazio, lo costruisce senza aver bisogno di relazioni
modello quasi inarrivabile. Eredi di una tradizione gloriosa che, tuttavia, vedono ineso- con altro da sé, grazie allo sviluppo di una maglia sempre uguale al concept origina-
rabilmente modificata (quando non tradita) dai nuovi modelli formativi e dalle nuove BN a 4 colori rio, secondo una modalità che, in modo geniale, Argan definisce “questo straordina-
consuetudini professionali, gli architetti italiani del secondo Novecento guardano a Pier rio tricoter lo spazio”. Da qui, è brevissimo il passo che conduce a ritroso nella storia
Luigi Nervi come all’ultimo dei grandi costruttori del passato, da Brunelleschi a Anto- verso le opere dei grandi maestri della costruzione d’età moderna: Guarino Guarini,
nelli. Le sue opere, per giunta, sembrano risolvere un conflitto che ha lacerato l’archi- Francesco Borromini e, sopra tutti, Filippo Brunelleschi.
tettura moderna: funzione e rappresentazione, struttura e decorazione magicamente Probabilmente la lettura arganiana è per certi versi inattuale, anche se talune intuizioni
BN a 4 colori
paiono diventare tutt’uno, senza prevaricazioni, nel rispetto di un’economia che è in- paiono ancora del tutto verosimili; altrettanto probabilmente, inoltre, alcune di queste
nanzitutto scelta morale. intuizioni potrebbero essere ricondotte a chi rimane il vero e proprio inventore di Nervi
Giuseppe Capponi e Pier Luigi Nervi,
Così non è un caso, anche se a prima vista potrebbe apparir quasi paradossale, che Palazzina in Lungotevere Arnaldo da Brescia “architetto”, già negli anni trenta, cioè Pietro Maria Bardi. Rimane tuttavia inalterato il
a Roma, sede della Nervi e Nebbiosi, BN a 4 colori
uno tra i primi e migliori interpreti del Nervi architetto rimanga uno storico dell’arte, da “Domus, n. 37, gennaio 1931 valore storico e storiografico di un’interpretazione lungimirante, grazie alla quale Pier
Giulio Carlo Argan, autore della seminale e spesso insuperata monografia pubblicata Luigi Nervi è riuscito a costruire un dialogo alla pari, costante e serratissimo, con nu-
dalla casa editrice Il Balcone (Milano, 1955), dove s’individua in modo definitivo l’ele- Giuseppe Capponi e Pier Luigi Nervi, merosi architetti italiani e stranieri (da Ponti a Moretti, da Belluschi a Breuer), entrando
palazzina al Lungotevere Arnaldo da Brescia,
mento di maggior novità nel processo progettuale nerviano: la sperimentazione con- sede della Nervi e Nebbiosi, da “Domus n. 37, a far parte di una storia dell’architettura che, da un lato, appare più facile e consoli-
gennaio 1931
dotta sui modelli in scala. In questo senso, secondo Argan sarebbe improprio parlare data rispetto alle storie dell’ingegneria ma, dall’altro, forse è ancora in gran parte da
di un’“invenzione” formale, ancora legata a codici e linguaggi consolidati, laddove piut- scrivere.

66 67
Pier Luigi Nervi e Pietro Maria Bardi:
un’amicizia, due continenti
Roberta Martinis

Nei faldoni dell’archivio di Pietro Maria Bardi, conservato presso la Biblioteca Trivul-
ziana a Milano, si trova una cartella dedicata a Pier Luigi Nervi: in cima alle carte –
molti ritagli di giornale, foto, e lettere – due piccole fotografie danno conto di una vi-
sita allo stadio Berta di Firenze1. È il 15 febbraio 1932. Bardi si fa fotografare, appar-
tato dal gruppo di architetti fiorentini che lo accompagna, sotto i puntoni della pensilina
recentemente disarmata, sullo sfondo si svolge un allenamento di calcio, segno che
lo stadio è in perfetto funzionamento. È l’inizio di un’amicizia.
Il progetto dello stadio fiorentino sarà l’occasione per Nervi di accreditarsi come inge-
gnere-architetto, e partecipare al dibattito su architettura e tecnica2. Per l’esordio su
“Casabella” nel 1933 si uniscono i nomi di Argan, Bardi e Pagano: Argan, in Punti di
partenza della nuova architettura, invoca per Nervi il principio vitruviano dell’identità
tra decorazione e costruzione, come sintesi necessaria tra forma e contenuto3, intro-
ducendo le dichiarazioni perentorie di Bardi circa l’appartenenza di Nervi al mondo del-
l’architettura: “quella pensilina nell’aria con arditezza e con fiducia, permise di definire
l’autore come un architetto fra i nostri più vivi”4. Da qui inizia una fitta attività pubblici-
stica di Nervi sulle più importanti riviste italiane di architettura, tra cui “Casabella”, e
“Quadrante”5. Sarà Bardi a pubblicare i progetti per lo stadio da 120.000 posti, il mo-
numento alla Bandiera, la torre di Maratona, la casa girevole, l’Auditorium di Roma, e
i due scritti Pensieri sull’ingegneria e Arte e tecnica del costruire6.
Il sodalizio con Bardi viene suggellato dai progetti a quattro mani per il Padiglione della
Civiltà Italiana dell’Esposizione Universale di Roma, datati al 19387. Nella prima va-

1
Milano, Biblioteca Trivulziana, Archivio Bardi, cart. 6, docc. 2123, 2124.
2
R. Martinis, Stadio municipale, in Pier Luigi Nervi. Architettura come Sfida, a cura di Carlo Olmo e Cristiana Chiorino, catalogo
della mostra itinerante (Bruxelles - Venezia - Roma, 2010; Torino, 2011), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2010, pp. 142-145.
3
Giulio Carlo Argan, Punti di partenza della nuova architettura, in “Casabella”, XI, aprile 1933, pp. 2-3.
4
Pietro Maria Bardi, Lo stadio di Firenze, in “Casabella”, XI, aprile 1933, p. 5; Giuseppe Pagano, Lo stadio comunale Giovanni
Berta a Firenze, in “Casabella”, 4, aprile 1933, p. 40.
5
Pier Luigi Nervi, Banca d’America e d’Italia a Firenze, in “Architettura”, 1933; Id., Problemi dell’architetto, in “Casabella”, 5, 1933, p.
34; Id., Arte e tecnica del costruire, in “Quadrante”, n. 2, giugno 1933; Id., Pensieri sull’ingegneria, in “Quadrante”, n. 6, dicembre
1933; Id., Monumento alla bandiera, in “Quadrante”, n. 8, 1933; Id., Considerazioni tecniche e costruttive sulle gradinate e pensiline
per stadi, in “Casabella”, n. 12, 1933, pp. 10-11; Id, Problemi della realizzazione architettonica, in “Casabella”, n. 74, gennaio 1934,
pp. 2-3; Id, Progetto Auditorium Roma (Nervi-Valle-Guidi), in “Quadrante”, n. 25, 1934; Id., Il Golf dell’Ugolino a Firenze, in “Casabella”,
n. 88, aprile 1935, pp. 8-15; Id., Un’aviorimessa in cemento armato, in “Casabella-Costruzioni”, n. 124, aprile 1938, pp. 4-9.
6
Cfr. supra.
7
Pier Luigi Nervi, a cura di Paolo Desideri, Pier Luigi Nervi jr, Giuseppe Positano, Zanichelli, Bologna 1979, pp. 166-169; Fran-
cesco Tentori, P. M. Bardi. Con le cronache artistiche de “L’Ambrosiano” 1930-1933, Mazzotta, Milano 1990, pp. 164-165; Clau-
dio Greco, Pier Luigi Nervi. Dai primi brevetti al Palazzo delle Esposizioni di Torino. 1917-1948, Quart edizioni, Lucerna 2008,
pp. 136-141. L’ipotesi che Bardi sia il coautore dei progetti va confermata: le fotografie di questi si trovano in archivio Bardi cor-
redate da commenti autografi di Nervi: “Progetto di Palazzo della Civiltà Italiana P.M. Bardi-P.L.N.” (cart. 6, docc. 2243-2245).

69
riante del padiglione B viene messa in opera una soluzione a travi curve incrociate con foto nuova passate a tramite dell’incarico è un ex collaboratore di Nervi, impiegato nella costruzione della
server
sbalzo di 40 metri, trasposizione palmare del sistema della tribuna dello stadio Berta. tribuna coperta dello stadio Berta, un certo ingegner Pugno. Nervi e Valle rispondono
I due progetti di padiglioni tipo B (nella seconda variante) e D, presentano invece una affermativamente, ma la vicenda apparentemente non ha seguito15.
pianta circolare che dà luogo, tramite una figura geometrica a toroide, al tema archi- La vicenda dello stadio di Rio inaugura un filone precoce di relazioni e progetti suda-
tettonico-strutturale di uno spazio fluido ottenuto anche tramite una copertura studiata mericani che vedranno nel 1950 Nervi insignito della laurea honoris causa dalla Fa-
come “esempio tipico di resistenza per forma”8. Forma pura, geometria pura, consen- coltà di Architettura di Buenos Aires (dove insegna Giulio Pizzetti, allievo di Gustavo
tite da una perfetta padronanza della tecnica, richiamano gli altri progetti di Nervi per Colonnetti) e contestualmente tenere un ciclo di lezioni all’Università, che saranno pub-
l’E42 come il Palazzo dell’Acqua e della Luce, e l’Arco dell’Impero: in questo momento blicate col titolo El lenguaje arquitectonico16.
Nervi si propone come referente per un’intera generazione di architetti9. Gli esiti della Ai viaggi sudamericani non è estraneo Pietro Bardi: la tappa successiva del primo viag-
vicenda dell’E42, banco di prova per un’intera generazione di architetti, sono noti: la gio di Nervi a Buenos Aires è infatti San Paolo. Su invito del Museo d’Arte, nel novem-
virata monumentale imposta da Piacentini condurrà a quello che Adalberto Libera ha bre 1950 Nervi tiene un corso in 12 lezioni sulle costruzioni in cemento armato, mentre
tardivamente definito “il cimitero delle nostre sconfitte”10. viene annunciata una mostra dove è prevista l’esposizione di Scienza o arte del co-
Alla fine della guerra le strade dei due sodali si divideranno: nel 1946 Bardi partirà alla BN a 4 colori BN a 4 colori struire?, tradotto in portoghese17. Oltre alle conferenze, la presentazione di Nervi al
volta del Brasile con la moglie Lina Bo, e lì inizierà l’avventura del MASP, sotto gli au- pubblico brasiliano avviene attraverso l’articolo di Bardi, Nervi e o concreto, seguito
spici del potente Assis Chateaubriand, proprietario della catena di radio, periodici e da uno scritto dello stesso Nervi intitolato Resistencia de forma, pubblicati su “Habi-
giornali “Diarios Associatos”11. Nervi da parte sua si troverà perfettamente inserito nel Visita di Pietro Maria Bardi allo stadio Pier Luigi Nervi con Pietro Maria Bardi, tat” nel 195118. All’interno di una serie di volumi divulgativi del MASP sui grandi mae-
Berta di Firenze, 15 febbraio 1932. Progetto per il padiglione della Civiltà Italiana
clima della ricostruzione. Nel 1945 pubblica Scienza o arte del costruire?12, insegna Milano, Biblioteca Trivulziana, Archivio Bardi, dell’Esposizione Universale di Roma, 1938, stri, Bardi aveva poi in programma di pubblicare un libro su Nervi che sarebbe stato
cart. 6, docc. 2123, 2124 Padiglione tipo B, prima variante. Milano,
alla scuola di Architettura organica a palazzo del Drago a Roma, fa parte con Mario Ri- affiancato a quelli su Le Corbusier (edito in occasione della mostra al MASP del 195019)
Biblioteca Trivulziana, Archivio Bardi, cart. 6,
dolfi, Bruno Zevi e Biagio Bongiovanni, del comitato scientifico del Manuale dell’archi- doc. 2168 e Richard Neutra20.
tetto, patrocinato dal CNR e dall’USIS13. Da questo momento la sua carriera procederà L’occasione per un secondo viaggio in Sudamerica è poi offerta dal “Prix pour l’étran-
senza battute d’arresto. ger non résidant au Brésil” che il 29 novembre 1951 la giuria, presieduta da Siegfried
Una lunga corrispondenza attraverso l’Oceano si inaugura il 25 marzo 1947: Nervi Giedion, della prima Biennale del Museo di Arte Moderna di San Paolo, tenutasi nel
scrive a Bardi, già residente a San Paolo, circa la richiesta da parte della Camera di Museu de Arte Moderna, all’interno dell’Esposizione Internazionale di Architettura, gli
Commercio e Industria Brasile-Italia per la cessione del progetto dello stadio da assegna. Il Grand Prix International d’Architecture della stessa edizione viene confe-
120.000 posti, studiato per Roma con Cesare Valle, in vista dei campionati mondiali
di calcio a Rio del 1949, da modificare portandone la capienza a 150.000 posti14. Il
15
Parma, CSAC, Progetto per stadio da 150.000 posti, [s.d.]. Cfr. Pier Luigi Nervi, Idee per la costruzione di uno Stadio di 120.000
posti, in “Quadrante”, 4, 1933, pp. 36-37; Progetto per uno stadio a Roma: ingg. Pier Luigi Nervi e Cesare Valle, in “Architettu-
ra”, n. 12, nov. 1933, pp. 705-712. Pier Luigi Nervi, Costruire correttamente, Hoepli, Milano 1954, tav. LV. Cfr. Roma, MAXXI,
8
Archivio Bardi, cart. 6 cit. Archivio Nervi, Nervi Pro/34, stadio a Rio de Janeiro.
9
C. Greco, Pier Luigi Nervi cit., pp. 141-147. 16
Pier Luigi Nervi, El lengaje arquitectonico, Buenos Aires, Est. Graf. Platt SAC&I, Buenos Aires 1951.
10
Adalberto Libera, La mia esperienza di architetto, in “La Casa”, s.d. (1960), n. 6, pp. 171-175: “all’EUR, dove ancora si vede 17
Ivi, p. 2. Il corso di Nervi dedicato alle strutture di cemento per la nuova architettura registrò sessanta iscrizioni. Pietro Ma-
il cimitero delle nostre sconfitte, ognuno ha perso come poteva”. ria Bardi, 20 anos do Museu de Arte de Sao Paulo, in “Mirante das Artes”, n. 5, 1967.
11
F. Tentori, P.M. Bardi cit, pp. 181-184. 18
Pietro Maria Bardi, Nervi e o concreto, in “Habitat”, n. 3, 1951, pp. 16-17; Pier Luigi Nervi, Resistencia de forma, ivi, pp.
12
Pier Luigi Nervi, Scienza o arte del costruire? Caratteristiche e possibilità del cemento armato, Edizioni La Bussola, Roma 1945. 17-22.
13
Roberto Dulio, Bruno Zevi, Laterza, Roma 2008, pp. 52-59. 19
Pietro Maria Bardi, Leitura critica de Le Corbusier, Habitat Editora for Museu de Arte de Sao Paulo, Sao Paulo 1950.
14
Milano, Biblioteca Trivulziana, Archivio Bardi, cart. 6, doc. 2135, lettera di Pier Luigi Nervi a Pietro Maria Bardi, 25.III.1947. 20
Pietro Maria Bardi, A cultura nacional e a presença do MASP, Fiat do Brasil, 1982.

70 71
rito a Le Corbusier, e nella sezione progetti per la residenza viene premiato Lucìo sanpaolo redazione esecutivi – combinare sua partecipazione e contratto – sembrami
Costa21. Il premio è promosso da un industriale di San Paolo di origine italiana, Fran- momento arrivato per apertura sua filiale”, è eloquente: Nervi si sta preparando ad
cisco Matarazzo, finanziatore del MASP, e del Museo di arte moderna di San Paolo aprire uno studio a San Paolo26.
(Mam)22. Siamo nel 1951, ed è forse questa l’occasione che offre le basi per il futuro Intanto Bardi, che nel frattempo attende di tradurre Scienza o arte del costruire?27, pro-
sodalizio tra Costa e Nervi che li vedrà insieme nel progetto Unesco del 1953. cura a Nervi altre consulenze: una piscina, e la struttura in cemento armato della sta-
Dunque i viaggi del 1950 e del 1951 si presentano densi di opportunità che Nervi non BN a 4 colori zione di Belo Horizonte28.
si fa sfuggire: in questo contesto, sotto i diretti auspici di Bardi, egli si occupa a di- Il progetto per una piscina coperta nella Residencia Francisco Pignatari (nipote di
verso titolo di alcuni progetti che svilupperà al suo ritorno in Italia. Pier Luigi Nervi con Pietro Maria Bardi, Matarazzo, il fondatore della Biennale di San Paolo), a San Paolo, è datato 1952 (il
Progetto per il padiglione della Civiltà Italiana
Il primo, forse il più clamoroso, è la supervisione strutturale per il progetto della “casa dell’Esposizione Universale di Roma, 1938, piano generale è firmato da Charles S. Bosworth, un architetto residente a San
Padiglione tipo B, seconda variante. Milano,
de vidro”, Villa Bo-Bardi a San Paolo, progettata da Lina Bo. Dai disegni conservati nella Paolo)29. La villa sarà successivamente realizzata secondo un altro progetto da
Biblioteca Trivulziana, Archivio Bardi, cart. 6,
cartella allo CSAC di Parma si evince come tutto il progetto delle strutture sia da attri- doc. 2245 Oscar Niemeyer, mentre quello per il disegno del parco terrazzato è di Roberto Burle-
buire a Nervi, il quale lascia dei disegni corredati da indicazioni precisissime, tanto da Marx (1954-1956).30 La casa, mai completata, poi distrutta, è stata recentemente
far sospettare una non confidenza di Lina Bo con il cemento armato, materiale neces- sostituita da un albergo, mentre il giardino è stato trasformato nel parco pubblico
sario per realizzare un progetto di questo tipo23. dedicato a Burle-Marx.
In collaborazione con Lina, nell’ambito del MASP, vale a dire la committenza di Chateau- Nella gigantesca villa Pignatari, in pieno contesto “Hollywood party”, trova posto la
briand, Nervi si occupa di un altro progetto, molto complesso per genesi progettuale struttura della piscina coperta studiata da Nervi. Tre pilastri dendriformi in cemento
e studio delle strutture, per il fabbricato “Taba Guaiananses” a San Paolo (1951-1953), armato affondati nell’acqua, si accostano secondo una quota sfalsata al guscio
destinato a ospitare gli uffici della radio e della televisione dei “Diarios Associatos”, esterno, costituito dal muro che senza soluzione di continuità si piega verso l’interno.
che sarà pubblicato su “Domus” nel 1953 . Anche in questo caso troviamo Lina Bo
24
Oltre a lucernari posti obliquamente, con funzione di irrigidimento, tra le piastre di co-
alle prese con il problema di una struttura di dimensioni importanti, che viene affron- pertura altri lucernari composti da tubi di vetro pyrex assicurano il passaggio della
tato e risolto con il contributo di Nervi. Si tratta evidentemente di una collaborazione luce. È un progetto a scala piccolissima, ma che ha a che fare con i paradossi statici
proficua, tanto che nella corrispondenza si accenna alla possibilità per Nervi di aprire e l’utilizzo del vetro dei progetti di Wright per la Johnson Wax, unito agli studi sulle co-
uno studio a San Paolo, affidandone la direzione al figlio Antonio . Il telegramma di 25
perture con sostegno unico come il progetto per il Kursaal a Castel Fusano (1950),
Lina Bo, “lavoro concluso – chateau autorizzami chiederle se disposto venire subito peraltro appena presentato sull’argentina “Revista de Arquitectura”31.
Sulla base di questa ricostruzione, tutta affidata alle voci dei suoi protagonisti, che dia-

21
Zürich, ETH, Institut für Geschichte und Theorie der Architektur, Archiv Siegfried Giedion (1888-1868), Dokumente, Bienal do
Museu de Arte Moderna de Sao Paulo (1951-1954), “Biennale San Paolo Bericht”; Reyner Banham, Arquitetura na Bienal de Sao
Paulo - Architecture at Sao Paulo Biennal, Ed. Dante Paglia, Sao Paulo 1952. 26
Roma, MAXXI, Archivio Nervi, Corrispondenza San Paolo, s.d.; cfr. anche lettere datate 19/12/1951; s.d. (tra gennaio e mar-
22
Siegfried Giedion, La première Biennale de Sao Paulo, 10 dicembre 1951, in “Biennale San Paolo Bericht” cit. zo 1952); 26/11/1952; 05/11/1953.
23
Parma, CSAC, Archivio Nervi, Villa Bo-Bardi, San Paolo [s.d.]. Cfr. Roma, MAXXI, Archivio Nervi, Corrispondenza San Paolo, 27
Roma, MAXXI, Archivio Nervi, Corrispondenza Argentina, 25/01/1951, lettera di Nervi a Pizzetti: “Anche Bardi vuole pubbli-
25/11/1950, lettera di Nervi a Bardi: “Dì a tua moglie che domani inizierò lo studio della vostra casetta e che conto di mandar- care il mio libro in portoghese e inglese con aggiunte e varianti che in sostanza sarebbero queste lezioni”.
vi gli esecutivi entro 5 o 6 giorni”. Cfr. ibidem 13/12/1950. 28
Roma, MAXXI, Archivio Nervi, Corrispondenza San Paolo, 08/01/1951.
24
Parma, CSAC, Fabbricato per Diarios Associados, San Paolo, P. L. Nervi (1951). Cfr. L. Bo Bardi, P. L. Nervi, Il complesso 29
Parma, CSAC, Archivio Nervi, Residencia Francisco Pignatari, San Paulo Brasil, 1952. Cfr. Roma, MAXXI, Archivio Nervi, Cor-
Guajanazes a San Paolo, in “Domus”, n. 282, 1953, pp. 4-7; Multi-storey block “Taba Guaianases” for a radio and TV company, rispondenza San Paolo, 18/03/1952 e 23/04/1952.
Sao Paulo; designed by Lina bo Bardi and Pier Luigi Nervi, in “Habitat”, 14, 1954, pp. 4-10. Cfr. Lina Bo Bardi architetto, a cura 30
Ana Rosa de Oliveira, Nove anos sem Burle Marx, in “Arquitextos”, 37, 2003.
di Antonella Gallo, catalogo della mostra (Venezia, Ca’ Pesaro, 2004), Marsilio, Venezia 2004. 31
Alfredo Villalonga, Pier Luigi Nervi. Uno de los màs grandes especialistas contemporàneos del hormigòn armado, in “Revista
25
Roma, MAXXI, Archivio Nervi, Corrispondenza San Paolo, 16/12/1950 e 08/01/1951. de Arquitectura”, 10, 1950, pp. 287-305.

72 73
foto nuova passate a
server logano in una lunga corrispondenza intercontinentale, e ai disegni che danno forma ai
progetti più diversi, vediamo l’ingegnere italiano proporre l’applicazione del “Sistema
Nervi” in Argentina e Brasile, in anni piuttosto precoci, sotto l’auspicio di relazioni nate
nell’Italia degli anni tra le due guerre. Nervi persegue per tempo una lucida strategia
di costruzione della propria fama all’estero: si tratta di una “seduzione” che si attua at-
traverso diversi canali quali la didattica (i cicli di conferenze), la pubblicistica (gli arti-
coli, il libro), i premi, i progetti, e che darà luogo con una lunga rincorsa a quello che
sarà il suo mito e quello dell’ingegneria italiana degli anni sessanta.
Il Sudamerica era probabilmente sembrato il contesto adatto ad accogliere Nervi al-
l’inizio degli anni cinquanta, in particolare il Brasile, un paese giovanissimo, dove l’ar-
chitettura moderna avrebbe trovato la propria patria, e dove un ceto di ingegneri
andava letteralmente conquistando un continente32. Lo studio a San Paolo non verrà
BN a 4 colori BN a 4 colori mai aperto, ma sintomatico di ciò sarà l’apertura nel 1954 dello Studio Nervi, che la-
vorerà prevalentemente sulle opere all’estero. Dal 1952, con la progettazione della
sede parigina dell’Unesco, Nervi distoglierà la sua attenzione dal Sudamerica per con-
Pier Luigi Nervi con Pietro Maria Bardi, Progetto per il padiglione della Civiltà Italiana dell’Esposizione Pier Luigi Nervi, Lina Bo Bardi, Fabbricato
Universale di Roma, 1938. Roma, MAXXI, Archivio Nervi, neg. F07348-51 “Taba Guaiananses”, da “Domus”, n. 282, 1953 centrarsi su altri contesti internazionali. Solo nel 1969, vi tornerà, alla fine della pro-
pria carriera, per costruire la sede dell’Ambasciata d’Italia a Brasilia, l’ultima delle
icone nerviane33.

BN a 4 colori

32
Palacio de exposiciones en Turin, Italia, in “Arquitectura Mexico”, n. 34, giugno 1951, pp. 209-212; Giovanni M. Cosco, Espe-
cialidad y estructura en las arquitectura moderna y obra de Pier Luigi Nervi, in “Arquitectura Mexico”, n. 44, dic. 1953, pp. 197-
220; Palacio de los Deportes en Roma, in “Informes de la Construccion”, n. 98, 1958; Pier Luigi Nervi y su obra,in “Ingenieria
Pier Luigi Nervi con Pietro Maria Bardi, progetto per il padiglione della Civiltà Italiana dell’Esposizione Arquitectura”, n. 76, 1958; G. Guazzo, Pier Luigi Nervi, in “Construccion”, n. 112, 1958.
Universale di Roma, 1938. Roma, MAXXI, Archivio Nervi, neg. F07352-55 33
Tullia Iori, Sergio Poretti, Pier Luigi Nervi. L’ambasciata d’Italia a Brasilia, Electa, Milano 2008.

74 75
“L’architettura è facile”.
Le collaborazioni tra Pier Luigi Nervi e Gio Ponti (1931-1979)
Maria Manuela Leoni

L’architetto milanese Gio Ponti è una figura fondamentale sia per comprendere la for-
tuna critica di Nervi, sia soprattutto per aprire un significativo spiraglio d’indagine sulla
complessa socialità dei rapporti che l’ingegnere intesse con i molti architetti che s’intrec-
ciano alla sua lunghissima carriera. Ponti accompagna infatti l’intero cammino di Nervi,
fin dall’esordio nel mondo della cultura architettonica italiana, non solo attraverso la pub-
blicazione di opere, scritti e interventi nerviani nel dibattito sulla costruzione – grazie allo
sguardo privilegiato che gli deriva dall’essere alla guida di “Domus” – ma anche attra-
verso un crescente rapporto di stima e amicizia reciproca suggellato dalle oltre cento-
cinquanta lettere che ancora si conservano e che testimoniano di un’abitudine epistolare
che va ben oltre la semplice collaborazione professionale1. Nel corso degli anni infatti
questi continui scambi contribuiscono a trasformare l’ingegnere in un nume tutelare per
comprendere la posizione in merito alla costruzione assunta e sostenuta da Ponti, con
una significativa spinta a partire dagli anni cinquanta e fino alla consacrazione pontiana
di Nervi come maestro, enunciata già nel 1957 in occasione della pubblicazione di Amate
l’Architettura e ribadita, oltre vent’anni dopo, alla scomparsa dell’amico. Un’affinità elet-
tiva che passa attraverso la volontà di Ponti, tipica degli anni trenta, di contribuire nel pa-
norama italiano allo sforzo europeo di elevare la tecnica ad arte e che sfocia nella
sublimazione sulle pagine di “Domus” delle straordinarie opere di ingegneria del cemento
armato realizzate negli anni cinquanta e sessanta da Nervi insieme, per esempio, a per-
sonaggi come Riccardo Morandi. Senza dimenticare le quattro occasioni certe di inte-
razione progettuale che caratterizzano la seconda fase delle rispettive vite – accomunate
anche da curiose coincidenze biografiche e da strette relazioni con gli stessi personaggi
dell’universo architettonico2 – e che rendono Ponti l’interlocutore più assiduo nell’elabo-
razione nerviana di progetti compartecipati da architetti.

1
La corrispondenza superstite di Nervi è conservata, come noto, al MAXXI di Roma e copre un arco cronologico che ha inizio
con gli anni cinquanta; quella di Ponti, custodita dagli eredi presso il Gio Ponti Archives di Milano (d’ora in poi semplicemente
GPA), ha inizio con il carteggio relativo agli anni venti ma presenta alcuni vuoti legati allo smarrimento di una piccola parte dei
faldoni che componevano l’archivio. È quindi possibile che esistessero altre lettere scambiate tra i due, di cui non è rimasta trac-
cia nei rispettivi fondi.
2
Nati entrambi nel 1891, Nervi e Ponti moriranno nel 1979 (a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro, rispettivamente il 9 gen-
naio e il 16 settembre), dopo aver avuto dalle proprie mogli – Irene Calosi e Giulia Vimercati – quattro figli ciascuno. Entrambi
lasceranno un vuoto incolmabile nei rispettivi studi, che poco dopo il loro decesso saranno costretti a chiudere in mancanza de-
gli eredi designati: Antonio Nervi, figlio e collaboratore dell’ingegnere, scomparirà circa sei mesi dopo il padre, mentre Alberto
Rosselli – genero e braccio destro di Ponti, da lui ufficialmente investito alla successione quale “architetto al cui valore è affi-
dato l’avvenire di questo nostro ‘Studio di architettura’” (Gio Ponti, “Espressione” dell’edificio Pirelli in costruzione a Milano, in
“Domus”, n. 316, marzo 1956, pp. 1-16) – morirà due anni prima del suo mentore, nel 1976.

77
Il rapporto personale che lega tra loro Nervi e Ponti affonda probabilmente le proprie di un solo anno l’inaugurazione della V Triennale di Milano, che se da un lato sancisce
radici in uno degli eventi più significativi per la carriera dell’ingegnere: la V Triennale di definitivamente l’affermazione a livello mondiale dello stadio Berta, ripetutamente inse-
Milano (1933) che da molti viene considerata, insieme alla III Mostra del MIAR a Firenze, rito nella sezione della Mostra Internazionale di Architettura Moderna quale icona del-
il debutto ufficiale di Nervi nel mondo della critica architettonica3. È plausibile che i due l’architettura modernista e ormai già lanciato sulla scena architettonica italiana dal
progettisti si siano incontrati per la prima volta in quell’occasione, ma è certo che l’at- celebre articolo di Pietro Maria Bardi per “L’Ambrosiano”6, dall’altro offre anche nuovi
tenzione di Ponti per Nervi risale già al gennaio 1931, quando sulle pagine di “Domus” spunti per riflettere sul rapporto con Ponti. Nervi infatti è presente alla manifestazione
compare un lungo e per certi versi sorprendente articolo sulla palazzina in lungotevere – che l’architetto milanese coordina insieme agli altri membri del Direttorio (Guido Ba-
Arnaldo da Brescia (progettata con l’architetto romano Giuseppe Capponi ed eletta da rella, presidente della Triennale, Carlo Alberto Felice e Mario Sironi), ai rappresentati del
Nervi a dimora di tutta la vita), che è significativamente riassunta in un’immagine di co- Sindacato degli Architetti (Alberto Alpago Novello e Pietro Aschieri) e al segretario Agnol-
pertina della scalinata in cemento armato, di chiara impronta nerviana e intimamente domenico Pica – sia come autore di un nuovo stadio per cinquantamila spettatori, di
legata alla plasticità della più nota ma di poco successiva scala d’onore nell’atrio dello una piscina coperta e di due aviorimesse disegnate con Cesare Valle, sia come colla-
stadio Berta di Firenze. Nel testo apparso sulla rivista pontiana, corredato da numerose boratore all’organizzazione della sotto-sezione dedicata agli impianti sportivi e come
e poco note immagini degli interni dell’abitazione, l’edificio viene infatti presentato non autore, insieme a Paolo Vietti Violi, delle norme tecniche da seguire per la redazione dei
solo come opera di assoluta modernità ma anche come frutto del lavoro di Capponi in progetti partecipanti al concorso per gli stadi7. In questo modo, Ponti riconosce a Nervi
collaborazione con Nervi: contrariamente a quanto avviene negli altri scritti dell’epoca, l’autorevolezza e la fiducia necessarie a influenzare, almeno in parte, l’orientamento del
in cui l’ingegnere non viene nemmeno citato, il nome di Nervi compare immediatamente pensiero architettonico che dovrà erompere dalla mostra attraverso la stesura dei prin-
come conduttore della costruzione (accanto a quello del socio nell’impresa di costru- cipi tipologici che guideranno l’elaborazione di progetti per gli impianti sportivi. Gli stadi
zioni, Rodolfo Nebbiosi)4. Il precoce interesse di Ponti per Nervi è confermato anche sono l’oggetto nerviano preponderante anche alla VI Triennale di Milano, svoltasi nel
dalla pubblicazione di un altro articolo – firmato “Dir.”, ma chiaramente riferibile all’ar- 1936 e intesa dagli organizzatori (tra cui di nuovo Ponti e Sironi, insieme a Giovanni Mi-
chitetto milanese – comparso sul numero di “Domus” in cui si recensisce la III Mostra chelucci, Giuseppe Pagano e Marcello Piacentini) come rassegna della produzione pro-
del MIAR, apertasi a marzo del 1932 nel capoluogo toscano, anche attraverso la pub- gettuale del triennio che la precede: Nervi presenta, in due diverse sezioni – quella
blicazione di quattro tavole dell’“audace progetto di albergo galleggiante con stabiliz- italiana e quella sui sistemi costruttivi e sui materiali da costruzione, curata da Pagano
zatori, studiato dagli architetti Nervi e Magnani” . Il testo sulla mostra fiorentina precede
5
con Guido Frette – l’impianto per centoventimila spettatori disegnato per Roma, di nuovo
insieme a Cesare Valle. Lo stadio Berta ritorna invece nelle immagini presentate alla
mostra sulle Ossature portanti, insieme all’impressionante struttura del cinema-teatro
3
Cfr. Claudio Greco, Pier Luigi Nervi. Dai primi brevetti al Palazzo delle Esposizioni di Torino 1917-1948, Quart Edizioni, Lucerna
2008; Riccardo Dirindin, Lo stile dell’ingegneria. Architettura e identità della tecnica tra il primo modernismo e Pier Luigi Nervi, Augusteo di Napoli che Nervi ha disegnato con Arnaldo Foschini otto anni prima8.
Marsilio, Venezia 2010, il capitolo La cooptazione nella cultura architettonica, pp. 162-170.
4
Gio Ponti, Palazzina in Lungotevere Arnaldo da Brescia in Roma. Architettata da Giuseppe Capponi, in “Domus”, n. 37, gen- Tutte le iniziative editoriali di Ponti successive alla due Triennali, che evidentemente con-
naio 1931, pp. 15-33.
5
Dir. [Gio Ponti], Alla mostra di architettura in Firenze, in “Domus”, n. 53, maggio 1932, pp. 255-257. La figura di Rubens Magnani,
che a più riprese collabora con Nervi negli anni trenta, rimane ancor oggi praticamente sconosciuta. Di certo si sa che Magnani è
autore di uno dei progetti di concorso per il nuovo piano regolatore del Comune di Como del 1934 (si veda: Raimondo Campanini,
Rubens Magnani, Luciano Trolli, Saul Venturini, Relazione al progetto partecipante al Concorso per il piano regolatore di Como, G.
Colombo & figlio, Milano 1934) e che è il progettista della nuova sede milanese dell’ICESA, scelta per la campagna pubblicitaria del
vetrocemento armato della Saint Gobain che viene condotta anche sulle pagine di “Domus” del numero di gennaio 1939 (si veda: 6
Pietro Maria Bardi, Guida dell’Italia attuale. Spiegazione/Lo Stadio di Firenze, in “L’Ambrosiano”, 9 febbraio 1932, p. 1.
“Domus”, n. 133, gennaio 1939). Almeno nel 1956, inoltre, Magnani ha uno studio di progettazione in via Veronese 2 a Milano come 7
Si veda: V Triennale di Milano. Esposizione internazionale d’architettura moderna. Mostra dei progetti. Norme per lo studio di
testimoniato da una lettera che Nervi gli invia nel giugno di quell’anno, per ringraziarlo di avergli inviato copia di un opuscolo intito- edifici tipici, Società Anonima Milanese Editrice, Milano 1932, pp. 138-144.
lato Forme (lettera di Nervi a Magnani, 11 giugno 1956, Roma, MAXXI, Archivio Nervi). 8
Si veda: Agnoldomenico Pica (a cura di), Guida alla sesta Triennale, Società Anonima Milanese Editrice, Milano 1936.

78 79
solidano il rapporto con Nervi, recano traccia del lavoro dell’ingegnere. Questa afferma-
zione vale anche nell’ambito di un progetto particolare quanto quello messo in campo
nel 1940, dopo il momentaneo abbandono di “Domus”, con la fondazione della nuova ri-
vista “Lo Stile nella casa e nell’arredamento” che vedrà la luce nel gennaio dell’anno suc-
cessivo9: il carattere privo di connotazioni eccessivamente tecniche della nuova rivista
spiega l’assenza da “Stile” di una puntuale partecipazione di Nervi – che si rintraccia in-
vece in “Domus” dopo il ritorno alla direzione di Ponti – ma l’interesse multidisciplinare
per il contemporaneo giustifica la comparsa sulle stesse pagine di un importante scritto
dell’ingegnere. Nel numero di luglio-agosto 1942 “Stile” pubblica infatti il testo nerviano
La tecnica e i suoi orientamenti estetici, preceduto da un’introduzione di Bardi che as-
sume il titolo di Stile di Pier Luigi Nervi e che a sua volta è introdotta da un trafiletto di
Ponti, in cui si giustifica l’insolita attenzione della rivista per una figura tanto specialistica:
“di un grande ingegnere italiano la cui opera assurge ad architettura riportiamo questo
profilo e un articolo molto interessante. Queste personalità vanno conosciute. Noi vo-
gliamo creare una popolarità agli ingegni che contano”10. Parole che rievocano quelle
stampate da Bardi nove anni prima in un articolo intitolato Ingegneri, in cui si affermava Pier Luigi Nervi, Istituto italiano di Cultura “C.M. Lerici” a Stoccolma, pianta e sezioni dell’auditorium,
1957. Parma, CSAC, Archivio Nervi
che “bisogna conoscere gli ingegneri da vicino, vivere con loro, imparare il loro linguag-
gio sobrio e misurato”11. Nel testo della presentazione per “Stile”, prima rassegna mo-
nografica in nuce dell’opera nerviana, Bardi ricorda l’amicizia con l’ingegnere nata in
occasione dell’articolo per “L’Ambrosiano” e descrive lo stadio Berta, illustrato nelle pa-
gine successive da immagini di dettaglio delle ormai celebri scale elicoidali affiancate a
quelle della struttura geodetica delle aviorimesse di Orvieto, del progetto per il viadotto
sul Biedano, del monumento alle Bandiere (disegnato insieme a Magnani), dello stadio

9
Il provvisorio distacco da “Domus” è legato da un lato al cambiamento nella struttura azionaria della casa editrice e ai crescenti
contrasti tra Ponti e il nuovo editore Gianni Mazzocchi e dall’altro alla volontà di creare attraverso la nuova rivista e insieme alle al-
tre due testate edite dalla Bestetti e Tuminelli – “Dedalo” e “Architettura”, all’epoca guidata da Marcello Piacentini – un asse in grado
di contrastare “La Casa Bella” di Giuseppe Pagano, colpevole di continui attacchi alle figure professionali di Ponti, Piacentini e so-
prattutto di Ugo Ojetti. In realtà “Stile” nascerà poi per i tipi di Garzanti, rescindendo quel supposto legame di sorellanza con le due
riviste di Bestetti e Tuminelli e prendendo una strada del tutto autonoma e profondamente singolare nel panorama editoriale del breve
periodo della sua pubblicazione, che si concluderà nel 1947. Durante l’assenza di Ponti, “Domus” sarà diretta prima dal gruppo for- Pier Luigi Nervi, Istituto italiano di Cultura “C.M. Lerici” a Stoccolma, schema delle armature
mato da Melchiorre Bega e Massimo Bontempelli con lo stesso Pagano, quindi da Guglielmo Ulrich fino al ritorno di Ponti, avvenuto per il solaio della copertura, 1957. Parma, CSAC, Archivio Nervi
nel 1948. In questo lasso di tempo, la rivista non pubblicherà alcun articolo dedicato a Nervi. Si veda: Fulvio Irace, Gio Ponti. La casa
all’italiana, Electa, Milano 1988; Massimo Martignoni, Gio Ponti. Gli anni di Stile 1941-1947, Segesta, Milano 2002.
10
G.P. [Gio Ponti], [Introduzione allo stile di Pier Luigi Nervi], in “Lo Stile nella casa e nell’arredamento” (d’ora in poi semplice-
mente “Stile”), n. 19-20, luglio-agosto 1942, p. 9.
11
Pietro Maria Bardi, Ingegneri, in “Il Lavoro Fascista”, 2 dicembre 1933, p. IV.

80 81
per centomila persone progettato con Valle e del padiglione tipo studiato per l’EUR pro- Nel 1953 si registra infatti l’ingresso di Nervi nel team di progettazione per la sede del-
prio insieme a Bardi, che già da qualche tempo collabora con la nuova rivista di Ponti12. l’Istituto Italiano di Cultura a Stoccolma – poi conosciuto, dal nome del principale finanzia-
BN a 4 colori
La certezza delle capacità critiche e di elaborazione tipologica di Nervi, anticipata dalla tore, come Fondazione Carlo Maurilio Lerici – che vede impegnati dall’anno precedente
V Triennale, trova conferma nella scelta dell’architetto di coinvolgerlo in un’importante im- Ponti e l’architetto svedese Ture Wennerholm, autore della sede della compagnia telefo-
presa che riapre il dibattito sulla costruzione italiana dopo la violenta cesura della Seconda nica Ericsson (1939) tanto ammirata dal progettista milanese in occasione di un viaggio
guerra mondiale: l’inclusione dell’ingegnere nella giuria per l’assegnazione dei cinque in Scandinavia svoltosi nel 1950 e già recensita sette anni prima in “Stile”16. Nervi viene
premi, promossi dal Politecnico di Milano e dalla rivista “Il Giornale d’Italia” (di cui Ponti è coinvolto per risolvere la questione della struttura portante e della copertura dell’audito-
redattore) per dare impulso alla pubblicazione di altrettanti Testi per la ricostruzione, in- rium, che nonostante numerose varianti di progetto non ha ancora trovato una soluzione
tesi dai vari bandi come volumi-guida per indirizzare gli architetti nella riedificazione po- convincente e che al momento è ferma alla proposta di una tetto a diamante, resa nota
stbellica di edifici strategici quali scuole elementari, case unifamiliari, officine, chiese e attraverso la pubblicazione della fotografia di un modello sul numero di “Domus” del no-
scuole materne . Della giuria fa dunque parte anche Nervi che – come Ponti riferisce in
13
vembre 195317. Probabilmente per via dei crescenti problemi economici di Lerici che ren-
una lettera al direttore de “Il Giornale”, monsignor Vittore Maini – accetta l’incarico nel no- dono il finanziamento di questa complessa copertura impresa impossibile, verso la fine
vembre del 1945 su invito dell’architetto milanese, che si fa portavoce della testata . E 14
del 1954 viene elaborata la più semplice soluzione poi effettivamente realizzata: una dop-
L’interno dell’auditorium dell’Istituto Italiano Il soffitto dell’auditorium dell’Istituto Italiano
benché si tratti di un’occasione in tono minore rispetto a quella offerta dai testi per la ri- di Cultura - Fondazione Lerici, a Stoccolma, di Cultura - Fondazione Lerici, a Stoccolma, pia falda a protezione del suggestivo intradosso di evidente derivazione nerviana, in cui
in una foto di Sune Sundahl, da “Domus”, in una foto di Sune Sundahl, da “Domus”,
costruzione, la stessa fiducia è confermata anche dalla scelta di Nervi come membro di n. 355, giugno 1959 n. 355, giugno 1959 travi a sezione rettangolare variabile si intrecciano scandendo il soffitto in campiture a lo-
un’altra commissione che viene da Ponti formata per l’assegnazione del premio VIS Se- sanga che elaborano in chiave strutturale la predilezione di Ponti per la forma diamantata.
curit, promosso annualmente da “Domus”. Nervi compare come giurato sia nel 1951 sia All’ossatura portante è perfettamente integrato il sistema di finitura del soffitto, ordito da
nel 1953, cioè nel periodo di massima interazione tra l’architetto e l’ingegnere15. fasce trasparenti e retroilluminate che sottolineano l’andamento delle travi per contrasto
con l’opacità degli elementi in paniforte che compongono il controsoffitto. Le ristrettezze
economiche in cui Lerici si trova e i problemi di salute di Wennerholm – che morirà nel
12
Non si conosce con precisione la data d’inizio della collaborazione di Bardi con “Stile”, che secondo Francesco Tentori risalirebbe
già al 1941 (si veda: Francesco Tentori, P. M. Bardi. Con le cronache artistiche de “L’Ambrosiano” 1930-1933, Mazzotta, Milano 1990, 1957 prima della conclusione dell’opera, venendo sostituito da Ferruccio Rossetti – ritar-
p. 402). L’ipotesi sembrerebbe confermata dalla corrispondenza tra Ponti e Bardi, che in una lettera del 21 marzo 1941 spiega la
propria volontà di partecipare alla rivista prevalentemente in forma anonima, nonostante i numerosi inviti di Ponti a firmare i suoi pezzi dano l’apertura del cantiere che oltretutto è organizzato in modo da realizzare per ultimo
per garantire loro autorevolezza critica: “Se metto il mio nome tutti si rivolgono a me e ciò non è giusto. Deve essere la rivista a figu-
rare impersonalmente. […] D’altra parte ti farò certamente qualche articolo firmato, e così il mio nome comparirà” (lettera di Bardi a proprio l’auditorium. In questo modo accade che la struttura svedese venga completata
Ponti, 21 marzo 1941, GPA, CATGP002). Nell’archivio di Ponti è conservata anche la bozza di un articolo probabilmente inedito di Bardi
e destinato a “Stile”, scritto nel 1943 e nuovamente intitolato Ingegneri. In questo scritto gli ingegneri vengono definiti “i provveditori dopo quella di cui costituisce cronologicamente e idealmente una sperimentazione a scala
più diretti del progresso dell’umanità” e si fa esplicito riferimento ad Arturo Danusso, più tardi coinvolto nel progetto del grattacielo Pi-
relli, come “colui che sposta il corso di un fatto per via d’un suo singolare intervento” (Pietro Maria Bardi, Ingegneri, 1943, in GPA, CATGP002). minore, cioè lo scheletro in cemento armato dell’auditorium del grattacielo Pirelli che, tro-
13
I cinque concorsi, strenuamente voluti da Ponti che cerca la collaborazione delle principali testate di settore e di alcuni quotidiani
per pubblicizzare degnamente l’iniziativa, sono dedicati alla memoria di architetti caduti per via della guerra. Così, il primo bandito vandosi interrato al piede del complesso, non può che essere realizzato per primo: “qui
in ordine di tempo è intitolato a Paolo Masera e Giuseppe Terragni e ha per oggetto la scuola elementare e quella di campagna in
particolare. Il secondo potrebbe invece verosimilmente essere quello relativo alla casa unifamiliare (nelle declinazioni di abitazione
cittadina, rurale e popolare), intitolato a Filippo Beltrami e annunciato sulle pagine di “Stile” nel numero 4 del 1946 (pp. 4-5), in cui
oltre a Ponti e Nervi si citano quali membri della giuria Melchiorre Bega, Gino Cassinis, Carlo Chierichetti, Bruno Chiesa, Cesare
Chiodi, Ambrogio Gadola, Enrico Griffini, Adalberto Libera, Giovanni Michelucci, Carlo Mollino, Pietro Lingeri ed Emilio Pifferi.
14
Lettera di Ponti a Maini, 28 novembre 1945 (GPA, CATGP010). 16
Ponti si reca in Svezia, ma anche Finlandia, Danimarca, Svizzera e Germania con un duplice scopo: per incarico della Edison
15
Della giuria fanno parte, in entrambe le occasioni, anche Ponti, Jean Colombani (rappresentante della ditta Saint-Gobain), Luigi e della Montecatini (che gli ha appena affidato il progetto per il suo secondo palazzo milanese) al fine di visitare i più moderni
Carlo Daneri, Gustavo Pulitzer Finali, Carlo Mollino, l’editore Gianni Mazzocchi e André Magne (per l’azienda sponsorizzatrice). edifici per uffici realizzati all’estero e su richiesta della Triennale di Milano con il compito di stabilire rapporti con autorità, artisti,
Il premio per il 1953 viene assegnato ad Annibale Vitellozzi e Ferruccio Lombardi, mentre lo stesso Nervi vincerà nel 1962 con architetti e riviste svedesi in modo da allestire un’importante sezione nazionale alla IX Triennale prevista per il 1951. Si veda:
la torre di Montreal realizzata insieme a Luigi Moretti. Si veda: Premio annuale VIS Security-Domus, in “Domus”, n. 258, mag- lettera di Ponti a Ferruccio Rossetti, 13 marzo 1950 (GPA, CATGP008bis); l’articolo sulla sede della Ericsson è Gio Ponti, Cosa
gio 1951; Conferimento del premio VIS Security 1953, in “Domus”, n. 291, febbraio 1954; lettera di Ponti a Nervi, 6 marzo dovete cercare in queste pagine, in “Stile”, n. 29, maggio 1943.
1962, Roma, MAXXI, Archivio Nervi). 17
Un edificio Italiano a Stoccolma, in “Domus”, n. 288, novembre 1953, pp. 1-10.

82 83
alta passata in
pronto
a Milano – scrive infatti Ponti a Wennerholm nell’aprile 1957 – si sono fatte le travi se- L’inaugurazione del grattacielo Pirelli si svolge nell’aprile 1960, quando Nervi e Ponti
condo il disegno di Nervi e sono bellissime. Lei deve assolutamente pretendere che l’opera stanno già lavorando all’altro grande progetto che li vede coinvolti entrambi, anche se
di una personalità di fama mondiale sia interpretata con estrema fedeltà” . 18
su fronti diversi: la costruzione e l’allestimento interno del Palazzo del Lavoro di Torino
Nervi si unisce al gruppo di progettazione della torre milanese, probabilmente di nuovo in vista della celebrazione dei cento anni dell’Unità d’Italia. Ponti viene contattato prima
su esplicito invito di Ponti che coinvolge stavolta anche Arturo Danusso, alla fine del 1954 ancora che sia stato dichiarato il vincitore dell’appalto-concorso, attraverso il quale nel-
e dunque due anni dopo che l’architetto milanese ha ricevuto incarico diretto per colla- l’ottobre 1959 Nervi riceve l’incarico ufficiale salutato da un telegrafico ma eloquente
borare alla definizione architettonica della nuova sede Pirelli insieme allo studio di fidu- commento dell’architetto: “esultante vittoria Torino”21. Questa singolare vicissitudine fa
Gio Ponti, Grattacielo Pirelli a Milano, Grattacielo Pirelli a Milano, interno dell'Auditorium,
cia dell’impresa della gomma, guidato da Giuseppe Valtolina ed Egidio Dell’Orto19. E la prospettiva dell’auditorium, s.d. Parma, CSAC, da “Edilizia Moderna”, n. 71, 1960, p. 92 sì che l’occasione si trasformi in un fertile scambio di reciproci suggerimenti per giun-
fondo Gio Ponti
soluzione definitiva già predisposta subisce modifiche che si rivelano fondamentali sia gere al risultato finale, con un’attenzione particolare di Ponti per gli aspetti legati all’il-
per leggere l’apporto di Nervi e Danusso sia per comprendere fino in fondo il concetto luminazione naturale o artificiale che i due studiano contemporaneamente e che
d’integrazione assoluta tra forma e struttura che Ponti va auspicando già dalla fine degli l’architetto milanese discute in più di una lettera. Lo scopo di Ponti è esaltare il più pos-
anni trenta. Mentre infatti l’auditorium si configura – insieme alla suggestiva galleria degli sibile la spettacolare struttura stellata della copertura e i possenti pilastri in cemento
impianti – come una sorta di scrigno nascosto sotto il piazzale che precede il complesso, armato che la reggono, conosciuti in anteprima grazie ai disegni che Nervi gli manda
in alcuni punti l’architettura lascia il passo all’emersione in piena luce del talento ingegne- e strenuamente difesi da qualunque critica venga mossa all’operato dell’ingegnere22.
ristico: la copertura si stacca lasciando a vista la conclusione in altezza dell’ossatura Nel periodo di stretta collaborazione iniziato con la progettazione della Fondazione Le-
portante, il curtain wall arretra a filo dei pilastri per consentire di leggerne il progressivo rici va anche registrato un episodio in qualche modo marginale, ma che fa comprendere
assottigliarsi in funzione della diminuzione dei carichi e le punte del diamante si aprono con chiarezza quale fosse il livello di affinità personale raggiunto da Nervi e Ponti. La vi-
permettendo di scoprire la configurazione a doppia valva dell’impianto planimetrico e cenda è rappresentata dallo sfortunato coinvolgimento dell’ingegnere nel progetto di
strutturale, paradossalmente tenuto insieme dal vuoto centrale su cui si modellano i per- Pierre Vago per la nuova basilica di Lourdes iniziata quando, nel 1955, Ponti viene nomi-
corsi di distribuzione interna. Questo processo di affinamento del rapporto forma-strut- nato membro del Comité Consultatif per la realizzazione della stessa basilica nota anche
tura viene descritto da Ponti sulle pagine di “Domus” nel marzo 1956 come facile e come Grand Abri. Durante la riunione del Comité del 12-13 novembre, approvato il pro-
naturale, trovando la piena concordia di Nervi che all’amico scrive: “desidero […] dirti getto preliminare e preso atto della necessità di coinvolgere la figura di un eminente in-
quanto mi siano piaciute le considerazioni di ordine generale da te espresse e partico- gegnere che affianchi il gruppo di lavoro guidato da Vago (di cui fanno parte i suoi
larmente quelle dell’ultima parte dell’articolo che eri tentato di riunire sotto l’originale e collaboratori di lunga data, Pierre Pinsard e André Le Donné insieme, tra gli altri, al gio-
solo apparentemente assurdo titolo ‘l’Architettura è facile’. Hai perfettamente ragione e vane Claude Parent) Ponti suggerisce il nome di Nervi che viene accettato favorevol-
condivido pienamente quanto hai esposto in forma così chiara e brillante. Purtroppo il mente23. Una volta coinvolto – forse direttamente da Ponti il quale gli manda alcuni schizzi
difficile è crearsi quello stato d’animo per cui ‘l’Architettura è facile’”20.

21
Telegramma di Ponti a Nervi, 27 ottobre 1959 (Roma, MAXXI, Archivio Nervi).
18
Lettera di Ponti a Wennerholm, 2 aprile 1957 (GPA, CATGP030). 22
Sull’evento espositivo si veda Cristiana Chiorino, Sergio Pace, Michela Rosso, Italia ’61: la nazione in scena, Allemandi, To-
19
Si veda: Paolo Cevini, Dal progetto alla fabbrica: il percorso progettuale verso la “forma finita” Architettura e costruzione: rino 2005. Sull’allestimento interno del Palazzo del Lavoro invece il saggio di Cristiana Chiorino nel presente volume.
l’apporto di Pier Luigi Nervi e Arturo Danusso, in Paolo Cevini, Grattacielo Pirelli, Nuova Italia Scientifica, Roma 1996, pp. 23
“Le Comité a suggéré qu’un Ingénieur de tout premier ordre soit associé dès à présent aux études, et M. Ponti a suggéré
54-71. qu’il soit fait appel à M. Nervi. Cette suggestion a été retenue favorablement ; M. Vago doit prendre contact avec M. Nervi le
20
Lettera di Nervi a Ponti, 27 dicembre 1956 (Roma, MAXXI, Archivio Nervi). Il riferimento è all’articolo: G. Ponti, “Espressione” plus rapidament possible”. In Compte-rendu de la réunion du Comité Consultatif et du Groupe de Travail de Lourdes, les 12-13
dell’edificio Pirelli cit. november 1955 (GPA, CATGP105).

84 85
di proprio pugno che Nervi cerca di tradurre in chiave statica24 – l’ingegnere decide di trambi, i contatti tra gli ormai molto anziani progettisti si diradano a causa della loro
tenere aggiornato l’amico inviandogli copie della sua corrispondenza con Vago, dalla cattiva salute anche se le occasioni di scambio epistolare continuano con una serie di
quale emerge fin dall’inizio una sostanziale differenza di vedute con il progettista franco- biglietti a carattere strettamente privato, in cui s’informano a vicenda sulle rispettive
ungherese, su cui Nervi chiede a Ponti di esprimere un parere perché preoccupato dalla condizioni fisiche. Fino all’epilogo, che è costituito ancora una volta da un evento co-
“mancanza di un evidente ritmo strutturale” del progetto. Ciononostante continua a la-
25
mune: la celebrazione delle loro carriere professionali che si concretizza attraverso la
vorare sulla basilica, suggerendo a Vago una soluzione alternativa per risolvere il pro- mostra 28/78. Cinquanta anni di architettura italiana dal 1928 al 1978 ordinata da
blema delle rampe di accesso alla sala interrata, poi effettivamente adottata nella Agnoldomenico Pica, amico di entrambi, per festeggiare i primi cinquanta anni di
versione realizzata26. Ma la situazione si deteriora definitivamente con l’ingresso nel “Domus”. Tenutasi al Palazzo delle Stelline di Milano nei primi mesi del 1979, l’esposi-
Groupe du Travail di Eugène Freyssinet di cui Nervi racconta puntualmente a Ponti che, BN a 4 colori zione promossa dalla stessa rivista e dal Comune di Milano viene organizzata in due
di fronte allo scontro tra i due ingegneri, suggerisce all’amico di non abbandonare total- sezioni: una collettiva – in cui confluiscono una moltitudine di opere costruite in Italia
mente il progetto, ma di completare invece i disegni necessari a far realizzare il modello nell’arco cronologico coincidente con l’esistenza della rivista – e una dedicata a sette
del Gran Abri in modo che Vago e gli altri “si troveranno dinnanzi un termine di paragone, protagonisti del panorama architettonico nazionale di quegli stessi anni, che oltre ai
se vogliono ravvedersi” . Il consiglio viene accolto e Nervi promette di mandare copia
27
lavori di Nervi e Ponti ospita, in sottosezioni monografiche, alcuni di quelli realizzati da
Concorso per l’Oktoberzentrum a Monaco
dei disegni anche a Ponti28, ma il gruppo francese finisce per scegliere la soluzione di di Baviera, descrizione del progetto preliminare Castiglioni, Mangiarotti, Mollino, Moretti e Scarpa30. Concepita come evento in onore
inviata da Ponti a Nervi, 1970. Roma, MAXXI,
Freyssinet costringendo l’ingegnere italiano ad abbandonare l’impresa. Archivio Nervi di ciascuno di essi, la mostra non può però essere vista da Nervi, che scompare circa
Il Palazzo del Lavoro è di fatto l’ultima occasione di collaborazione concreta che vede due mesi prima dell’inaugurazione e che riceve l’ultimo commosso omaggio di Ponti
Nervi affiancato a Ponti, anche se i due partecipano insieme al concorso per un nuovo in una lettera che l’architetto invia alla famiglia dell’ingegnere di rientro dal Palazzo del
centro direzionale a Monaco di Baviera, noto come Oktoberzentrum, nel 1970. Nelle Lavoro: “Cari amici – scrive – sono reduce da una visita fatta a Torino […] in rispet-
tavole inviate in Germania il complesso è raffigurato come un isolato urbano elevato toso pellegrinaggio al capolavoro di Pier Luigi Nervi. Quel capolavoro che fu frainteso
su una piattaforma, dalla quale emergono due altissime torri e alcuni volumi cilindrici dal pubblico come un ritorno alle forme faraoniche, mentre esso è una lezione non solo
minori in cui sono ospitate una miriade di funzioni: un centro commerciale, un audito- di struttura, ma di un impiego strutturale collegato ad una attenzione economica con
rium, un albergo, uffici, un ristorante e molto altro. Ma – nonostante la sicurezza osten- l’adozione ripetuta e progressiva delle stesse casseforme, il che ha anticipato in un
tata da Ponti nella lettera in cui descrive all’amico gli altri progetti partecipanti dicendosi certo modo quello che poi venne chiamato ‘disegno industriale’. […] Ora vi prego, se
certo della vittoria29 – il progetto non viene loro assegnato e l’occasione di una nuova possibile, di farmi avere alcune sue fotografie, pensando che io ero tanto affezionato
costruzione firmata dai due svanisce. Da qui al 1979, anno della scomparsa di en- a Nervi e lui a me che quando ci si incontrava lui mi diceva: ‘Ponti, essere accanto a
te è per me come una festa!’ il che voleva dire che mentre io ascoltavo il suo insegna-
mento con gioia, egli si accorgeva con quanta comprensione di allievo io accoglievo
24
Lettera di Nervi a Ponti, 9 dicembre 1955 (GPA, CATGP105).
25
Lettera di Nervi a Vago, 22 dicembre 1955 (GPA, CATGP105). questo insegnamento”31.
26
“Io penso che la soluzione migliore sia quella di dividere le rampe in due tratti: uno esterno alla sala fino a circa tre metri
sotto il piano terreno e il rimanente entro la sala con rampe a sbalzo dal muro di sostegno” (lettera di Nervi a Vago, 25 gen-
naio 1956, GPA, CATGP105). Sulla costruzione della basilica di Lourdes si vedano: Pierre Pinsard, Naissance et évolution d’un
projet, in “L’Architecture d’Aujourd’hui”, n. 81, dicembre 1958 - gennaio 1959; Pierre Vago, Pierre Vago: une vie intense, AAM,
Bruxelles 2000.
27
Lettera di Ponti a Nervi, 15 febbraio 1956 (GPA, CATGP105). 30
Si veda: 28/78. Cinquanta anni di architettura italiana dal 1928 al 1978, a cura di Antonio Rossin et al.,catalogo della mos-
28
Lettera di Nervi a Ponti, 17 febbraio 1956 (GPA, CATGP105). tra (Milano, Palazzo delle Stelline, 28 marzo - 13 maggio 1979), Editoriale Domus, Milano 1979.
29
Lettera di Ponti a Nervi, 23 ottobre 1970 (Roma, MAXXI, Archivio Nervi). 31
Lettera di Ponti alla famiglia Nervi, 24 gennaio 1979 (GPA, CATGP064.4).

86 87
Ponti dentro Nervi. Il progetto di allestimento
per l’Esposizione Internazionale del Lavoro di Italia ’61
(1959-1961)
Cristiana Chiorino

Nell’ottobre del 1958 Giovanni Agnelli1, presidente del Comitato Ordinatore della Mo-
stra del Lavoro, grande manifestazione da allestire a Torino in occasione delle cele-
brazioni per il centenario dell’Unità d’Italia nel 1961, ne illustra al Bureau International
des Expositions di Parigi gli intenti. Concepita con scopi culturali e senza fini commer-
ciali, quella che poi sarà l’Esposizione Internazionale del Lavoro2 (EIL) intende svolgere
l’impegnativo tema “L’uomo al lavoro, 100 anni di sviluppo tecnico e sociale: conqui-
ste e prospettive”, attraverso il contributo originale di 21 tra stati esteri e organismi
internazionali e delle principali aziende italiane. L’impostazione iniziale della mostra si
deve a Gino Pestelli, allora a capo della Direzione Stampa e propaganda della Fiat e
ideatore della straordinaria campagna pubblicitaria della 600. Pestelli vede in una mo-
stra dedicata a illustrare con chiaro intento pedagogico l’uomo e l’evoluzione del la-
voro “il palcoscenico ideale in cui ribadire l’identità dell’Italia quale nazione moderna,
economicamente e socialmente progredita, ricca e orgogliosa della sua specifica tra-
dizione culturale”, ma anche l’occasione per sottrarre Torino al destino di ex capitale
e farne la metropoli della produzione industriale all’apice del suo boom economico3.
Della mostra, a cui si vuole dare un’ampia risonanza internazionale, si fanno portavoce
oltre a Giovanni Agnelli e Vittorino Chiusano, ambasciatori e delegazioni, ma anche l’ar-
chitetto milanese Gio Ponti, incaricato dell’allestimento e della supervisione artistica.
Il progetto viene affidato a Ponti ben prima che Pier Luigi Nervi si aggiudicasse l’ap-
palto concorso per la costruzione della sede della mostra, il Palazzo del Lavoro. Nel
giugno del 1959 è lo stesso Pestelli4 a prendere contatto con Gio Ponti5 per affidargli

1
Il comitato della mostra è presieduto da Giovanni Agnelli, allora presidente della Riv e ha come vice presidente Filiberto Guala, presi-
dente del Comitato di Attuazione del piano INA-Casa (cfr. Filiberto Guala. L’imprenditore di Dio. Testimonianze e documenti, Piemme,
Casale Monferrato 2001). Il segretario generale e vero regista dell’intera operazione è Vittorino Chiusano, consigliere personale di Gio-
vanni Agnelli e militante della Democrazia Cristiana. Il presidente della Fiat, Vittorio Valletta, coordina dietro le quinte. L’impostazione ge-
nerale della mostra invece nei primi anni è elaborata da Gino Pestelli a capo della Direzione Stampa e propaganda della Fiat (cfr. Corri-
spondenza Direzione Stampa e propaganda: GINO Pestelli, Relazione a Vittorio Valletta da sottoporre a Pella, 18 settembre 58; “To-61”
Mostra del Lavoro, 30 settembre 1958; Mostra Internazionale del Lavoro, 6 maggio 1959; L. Di Colloredo, Mostra del Lavoro, mag-
gio 1959, Torino, Archivio Storico Fiat, Fondo Italia ’61) per poi essere affidata nel settembre del 1959 a un apposito gruppo di idea-
zione e programmazione composto da Giovanni Enriques, figlio del matematico Federigo, in seguito dirigente della Olivetti e direttore
della casa editrice Zanichelli, dall’architetto Ludovico Quaroni e dal professor Mario Motta, braccio destro di Ettore Bernabei alla Rai.
2
Grazie all’intervento del Bureau International des Expositions di Parigi, la mostra assurge a Esposizione Internazionale e pre-
vede il coinvolgimento della filiale Onu dedicata al lavoro, l’Organisation Internationale du travail con sede a Ginevra.
3
Cfr. Sergio Pace, Cristiana Chiorino e Michela Rosso, Italia ’61: la nazione in scena. Identità e miti nelle celebrazioni per il cen-
tenario dell’Unità d’Italia, Umberto Allemandi & C, Torino 2005.
4
Corrispondenza, lettera di Gino Pestelli a Giovanni Agnelli, 19 maggio 1959: “Non è ancora stato designato l’uomo adatto a concre-
tare l’allestimento della Mostra si inizia a pensare a Ponti. Ponti non è solo un nome di rinomanza internazionale, ma anche un esperto
di esposizioni, una mente aperta anche ai problemi del lavoro industriale. È stato uno degli ideatori della Triennale”. Corrispondenza,
Gino Pestelli, Promemoria per Agnelli, primi contatti con Ponti, 4 giugno 1959, Torino, Archivio Storico Fiat, Fondo Italia ’61

89
la regia architettonica dell’EIL e quella urbanistica dell’area esterna adiacente al Pa- trariamente a Nervi, vuole far provenire solo dal basso per mettere in evidenza le co-
lazzo. Ponti, nel luglio del 1959, inizia a studiare l’impostazione della regia, rammari- lonne e la raggiera di travi11.
candosi però di non poter incominciare a lavorare prima di avere un’idea del contenitore BN a 4 colori Il Palazzo verrà costruito a tempo di primato, in soli diciassette mesi, ma di pari passo
in cui sarà ospitata la mostra, ossia quando sarà designato il vincitore dell’appalto con- con il procedere degli studi per l’allestimento e viene completato quando l’allestimento
corso per il Palazzo, e quindi anticipando la forte critica di “dissociazione architetto- è già in parte realizzato. Pertanto stante l’impossibilità di rendersi conto della realtà
nica” affermata da Bruno Zevi nel commentare le strutture progettate per Italia ’616. Il BN a 4 colori spaziale dell’ambiente espositivo sin dalla fase organizzativa e progettuale, Ponti e tutti
concorso viene indetto nel mese di luglio 1959 e il vincitore, Nervi, sarà proclamato gli architetti coinvolti si sono potuti rendere conto delle reali dimensioni del Palazzo e
a ottobre7. verificare gli effetti di ambientazione soltanto quando l’allestimento generale era total-
Palazzo del Lavoro a Torino, fotomontaggio
Nel maggio del 1960, lo studio Nervi presenta il progetto definitivo con alcune modifi- del modellino dell’allestimento elaborato mente già definito nella sua impostazione e parzialmente anche già posto in opera.
da Gio Ponti, 1959-1960. Torino, Archivio
che8, studiate in accordo con lo stesso Ponti: il salone seminterrato viene sollevato a Storico Fiat La mostra è divisa in due grandi sezioni: una perimetrale, riservata alle nazioni parte-
livello del piano di campagna, viene ristretto a una decina di metri il secondo livello, ini- cipanti e alle organizzazioni internazionali, e una centrale in cui espone l’Italia. Le due
zialmente previsto come una sorta di balconata profonda 60 metri appoggiata su quella Palazzo del Lavoro a Torino, fotomontaggio zone sono separate da un largo anello per la circolazione dei visitatori, che consente
del modellino dell’allestimento elaborato
che Ponti senza mezzi termini non esita a definire “una selva di 182 pilastrini che la- da Gio Ponti, 1959-1960. Torino, Archivio vedute diagonali dell’intero edificio.
Storico Fiat
sciava in vista solo le 4 colonne centrali e chiudeva la vista delle altre”. Sarà proprio Fortemente condizionato dall’imponente struttura di Nervi e “rinunciando ad ogni so-
Ponti a rivendicare a più riprese il suo ruolo nella trasformazione del progetto di con- luzione che non lasci in vista tutte le colonne”12, Ponti progetta delle architetture tran-
corso di Nervi9, che d’altra parte non mancherà di riconoscere il contributo dell’amico10. sitorie tali da creare il maggior numero di visuali sulle colonne e sull’immane copertura
Anche in avanzata fase di cantiere Ponti suggerisce una serie di modifiche al progetto, ad elementi stellari13 anche isolando le colonne con l’affiancamento di alte pareti14. I
in particolare per quanto riguarda l’impostazione dell’illuminazione dell’aula che, con- materiali di queste strutture provvisorie, esili elementi traslucidi o specchianti, rappre-
sentano volutamente la transitorietà accanto all’espressione monumentale delle co-
lonne di Nervi: alluminio e vedril (perspex) negli spazi perimetrali, mentre gli schermi
5
Ponti richiede un compenso di venti milioni e dichiara che avrebbe scontato la cifra in cambio di una Fiat carrozzata secondo centrali, che racchiudono la sezione italiana, sono rivestiti con lamiere di acciaio inos-
certe sue idee di vedere realizzato un modello studiato da lui e del quale avrebbe fatto omaggio alla Fiat. Ponti richiede inoltre
di avere l’incarico della sistemazione urbanistica e architettonica della zona esterna della Mostra. Corrispondenza, lettera di Gio sidabile specchiante. Le scelte di allestimento lasciano trasparire la difficoltà riscon-
Ponti a Gino Pestelli, 11 novembre 1959, Torino, Archivio Storico Fiat, Fondo Italia ’61.
6
“Gli architetti progettano i fabbricati indipendentemente dai contenuti, poi sopraggiungono gli architetti allestitori che si affan-
nano a riempire spazi predeterminati e generici. Alla radice di tutti i difetti estetici e tecnici delle architetture espositive sta que-
sta dissociazione procedurale”, Bruno Zevi, La dissociazione architettonica, tara delle Esposizioni, in “L’Architettura, cronache
e storia”, n. 70, 1961.
7
Nervi e Ponti si scriveranno spesso prima della decisione della giuria. “Io spero molto che tu risulti vincitore a Torino, pur- 11
Lettera di Pier Luigi Nervi a Gio Ponti, 14/11/1960, e di Ponti a Nervi, 2/12/1960, Roma, MAXXI, Archivio Nervi; “Con que-
troppo io non sono tuttavia nella giuria. Sono però ‘regista’ di quella esposizione, e come te sarei felice di un evento che ci fa- sta luce aberrante e con quella perimetrale (altrettanto abbagliante) i capitelli e l’intero soffitto risulteranno neri e piatti contro
cesse operare l’uno di fianco all’altro, tu all’opera duratura e io ahimè all’effimera.”, lettera di Ponti a Nervi, 23/10/1959, Roma, luce, perdendo tutti i loro valori plastici”, Lettera di Gio Ponti a Pier Luigi, Antonio e Mario Nervi, 11/4/1960, Milano, Archivio
MAXXI, Archivio Nervi. Gio Ponti, CATGP068.
8
Nervi aveva vinto con un’offerta di 1.64 miliardi di lire, escluso riscaldamento e impianti, che arriva poi a 1.88 miliardi. Il co- 12
Lettera di Ponti a Nervi, 28/11/1960, Roma, MAXXI, Archivio Nervi.
sto totale ammonta a 2,72 miliardi più 648 milioni per le opere successive alle celebrazioni. cfr. Palazzo del Lavoro, Esecuti- 13
Lettera di Ponti in risposta a Nervi che lamenta l’eccessiva altezza delle pareti del castello centrale dove si trova la sezione
vi costruzione, computi e relazioni, Bruino (Torino), Archivio Servizio Costruzioni e Impianti Fiat poi Fiat Engineering, rag. 0084, italiana: “Nervi aleggerà sul mio lavoro a lui devotamente sottomesso!”, Milano, Archivio Gio Ponti, CATGP069.
opera 004. 14
Documentazione EIL, Esposizione Internazionale del Lavoro, Cenni sulla regia, e Gio Ponti, Esposizione Internazionale del La-
9
Lettera di Gio Ponti a Giovanni Agnelli e per conoscenza a Filiberto Guala, a Pier Luigi Nervi e a Vittorio Bonadè Bottino, 2/11/1959, voro. Impostazione programmatica. Documentazione e sintesi, Torino, Archivio Storico Fiat, Fondo Italia ’61e Pianta dell’ordina-
Milano, Archivio Gio Ponti, CATGP068; “Al Suo Ponti, devoto amico di Nervi, si deve se a Torino la struttura di questo nostro mento architettonico, pianta in scala 1/2000 in cui sono selezionati i punti di vista principali sull’intero comprensorio; Distribu-
Maestro ha potuto apparire nella sua bellezza dell’isolamento dei suoi elementi. Si deve a me l’eliminazione di questa balcona- zione dello spazio circostante il palazzo del Lavoro; padiglioni espositivi circostanti 11/11/1959; Sezione italiana pianta spa-
ta, approfittando della strettezza del tempo d’esecuzione lasciato a Nervi, e cioè d’aver messo in luce tutte le 16 colonne, cioè zio n. 8, scala 1: 50, 17/8/1960; Scala in ferro. Particolare 4bis, scala 1:20, 8/8/1960; Studi sul simbolo delle colonne del
la bellezza pura dell’edificio”, lettera di Gio Ponti a Cesare Merzagora e in copia Pier Luigi Nervi, 7/6/1961 e lettera di Gio Pon- Palazzo del Lavoro Flessibilità D, spazio lasciato totale, scala 1:200, 29/4/1960; Flessibilità A, visione e circolazione perime-
ti a Arrigo Castellani, 15 maggio 1961, Milano, Archivio Gio Ponti, CATGP069. trale, 3/a, scala 1:200, 29/4/1960; Flessibilità C, visione e circolazione interna, 5, scala 1:200, 29/4/1960; Particolari delle
10
Lettera di Pier Luigi Nervi al presidente del Senato On. Cesare Merzagora, 26/6/1961, Milano, Archivio Gio Ponti, CATGP069. balaustre in vedril e alluminio, particolari 2, scala 1:20, 20/4/1960; Marchio T61, 31/1/1960, Parma, CSAC, Archivio Ponti.

90 91
trata da Ponti nello strutturare un percorso espositivo in un’aula affascinante, ma di di-
mensioni gigantesche e priva di proporzioni. Il palazzo di Nervi manca di ritmo spa-
ziale, lo spazio statico e non architettato richiede l’inserimento di un’altra sottostruttura
per essere modulato e plasmato. Di fronte a questo immenso ambiente, che esclude
visuali e resta vuoto e inerte, Ponti costruisce muraglie sghembe alte 12 metri che
scardinano la geometria rigida del contenitore, costruzioni complicate e farraginose
che tentano di contestare l’ingabbiatura imposta da Nervi. Il Palazzo del Lavoro, come
BN a 4 colori
il vicino Palazzo delle Mostre, allestito su progetto di Augusto Cavallari Murat, Roberto
Gabetti, Aimaro Isola e Giorgio Raineri, rischiano di essere enormi “ombrelli che per
essere utilizzati devono essere ricostruiti all’interno”.15 Gio Ponti presenta il plastico del Palazzo
del Lavoro a New York, 1959. Torino, Archivio
Numerose saranno le difficoltà che incontrerà Ponti nella progettazione e nel coordi- Storico Fiat
namento dell’intera operazione. Per impostare il progetto di allestimento viene istituito
un ufficio tecnico, capace di svolgere la progettazione di massima sulla scorta delle
indicazioni di Ponti, di tradurla in progettazione esecutiva con lo studio di ogni parti-
colare e di sviluppare parallelamente i progetti dei vari architetti chiamati a collabo-
rare, e poi di predisporre capitolati e appalti, di dirigere e controllare le forniture e i
lavori di montaggio. A capo dell’ufficio viene chiamato l’ingegnere Giuseppe Verzone Gio Ponti, Palazzo del Lavoro a Torino, pianta schematica del nucleo centrale destinato alla sintesi
storica realizzata dall’Italia con pareti compatte sorgenti dal pavimento marmoreo e superfici piene
del Comune di Torino, mentre Ponti incarica quale tramite il suo fidato collaboratore, che si compongono con le colonne non per contrasto ma per gioco di piani, rilievi, colori e luci,
29/4/1960. Parma, CSAC, Archivio Nervi
Giancarlo Pozzi16.
Ponti incontrerà anche diverse difficoltà nel coordinare ad un’unica espressione unita-
ria la molteplicità dei temi in mostra e il gran numero di architetti, artisti e fornitori. Tra
l’estate e l’autunno del 1960 vengono definiti tutti gli incarichi17.
La sezione italiana, collocata nel cuore della mole di Nervi e delimitata da simboliche
mura (soprannominate le mura di Lucca poiché riproducono il tracciato del bastione
fortificato dell’antica città toscana), si articola nella successione di nove spazi ambien-
tali, sette dei quali si presentano come grandi scenari spaziali visibili dal percorso pe-

15
Dino Buzzati, in “Corriere d’informazione”, 7-8 giugno 1961.
16
Lettera di Gino Pestelli a Gio Ponti, 13/6/1960, Torino, Archivio Storico Fiat, Fondo Italia ’61. Scoppia una crisi per il manca-
to stanziamento di denaro di cui Ponti possa disporre per l’organizzazione degli allestimenti. In calce Ponti minaccia di lasciare Gio Ponti, Palazzo del Lavoro a Torino, visione
la regia dell’EIL. Per i successivi rapporti con Ponti, Lettera di Ponti ad Agnelli, 4/4/1960, Torino, Archivio Storico Fiat, Fondo
e circolazioni perimetrali e interne, punti di vista
Italia ’61.
17
Guida per la partecipazione degli Enti e degli artisti alla sintesi italiana dell’EIL 61,1/6/60, Torino, Archivio Storico Fiat, Fon- sulle colonne, 29/4/1960. Parma, CSAC,
do Italia ’61 Archivio Nervi

92 93
rimetrale sopraelevato di 55 cm e largo 4 m, scenari aperti verso l’alto e nei quali si a una rappresentazione figurativa e al tempo stesso anticipa l’unità e l’universalità di
può penetrare. Ciascuno dei temi, nei quali è divisa la mostra italiana, è appaltato a stile come obiettivo dei moderni procedimenti lavorativi, in modo da non creare una
una o più grandi società industriali che hanno chiamato architetti o artisti italiani. Ai eccessiva separazione tra il settore italiano e quello internazionale, con interventi di
progettisti è richiesto di far ricorso a tutte le risorse nel creare spazi e volumi, gio- Max Huber, Bruno Munari, Pino Tovaglia, Albe Steiner, Fausto Melotti, Franco Grignani,
cando con luci naturali e artificiali, con i colori, con le materie e con l’intervento di pit- Confalonieri e Negri, Errico Ascione e Enrico Ciuti20.
tori, scultori e grafici per raggiungere quella che il Comitato Ordinatore chiama “un’alta Per la sezione estera Ponti, che sin da subito ha richiesto assoluta autonomia nella
magia ambientale”. Il compito assegnato dal Comitato alla sintesi italiana è utilizzare scelta e nei contatti con gli architetti21, aveva inizialmente pensato di chiamare Paul
un linguaggio persuasivo ed espressioni spettacolari, condizioni necessarie per rag- Rudolph per il padiglione USA e Kenzo Tange per quello Giapponese, e aveva tentato
Cartolina dell’Esposizione Internazionale
giungere il successo popolare. Il primo spazio ambientale è dedicato significativa- del Lavoro. Al centro le pareti della sezione di contattare Carlo Mollino con insuccesso, perché profondamente risentito per la per-
Evoluzione della forma con interventi
mente al genio precursore. È la grande sala di ingresso, Le origini, con un percorso di Max Huber, Bruno Munari, Pino Tovaglia, dita del concorso appalto22 del Palazzo del Lavoro. Costretto a dover ridimensionare
circolare curato da Rizzoli Editore su progetto di Achille e Piergiacomo Castiglioni e Albe Steiner, Fausto Melotti, Franco Grignani, le sue scelte, e dovendo vedersela con un ambiente artistico torinese profondamente
Confalonieri e Negri, Errico Ascione
l’apporto grafico di Bruno Munari. Le segue subito lo spazio dove si figura La ricerca ed Enrico Ciuti. Torino, Archivio Associazione risentito per essere stato escluso dagli allestimenti del padiglione Italia, Ponti e il Co-
Amici di Italia ’61
scientifica curato dalla Pirelli, su progetto di Franco Albini, dei grafici Giulio Gonfalo- mitato Ordinatore cercheranno di mediare facendo affidare parte della progettazione
nieri e Ilio Negri e del pittore Renato Guttuso che disegna il bozzetto per un mosaico architettonica dei padiglioni stranieri a quegli architetti torinesi esclusi dai concorsi per
inquadrato da profilati in ferro. Seguono gli spazi L’organizzazione industriale curato gli edifici, tra cui Gianfranco Fasana e Beppe Abbate, Mario Roggero e Leonardo
da Olivetti su progetto di Franco Albini e Egidio Bonfante, Le fonti d’energia coordinato Mosso23. Grazie alla sua consueta abilità diplomatica, l’architetto milanese così riesce
da diverse aziende petrolifere su progetto di Gianemilio Monti, Piero Monti, Anna Monti a rendere l’interno del Palazzo del Lavoro nerviano un piccolo parlamento internazio-
Bertarini con Albe Steiner e Lucio Fontana, Le materie prime curato da Assider e Mon- nale, oltre che un eccezionale ritratto dell’architettura italiana.
tecatini su progetto di Ettore Sottsass e del grafico Heinz Waibl; I trasporti curato da
Fiat18 su progetto di Erberto Carboni19 e Giovanni Ferrabini, Le comunicazioni allestito
20
Per i progetti di allestimento della Mostra del Lavoro: cfr. Schizzi per la sala materie prime. Etude d’implantation des cellules
a cura di Rai e Stet, su progetto di Gino Levi Montalcini con i pittori Riccardo Chicco, bases, realizzata da R.E. Brasseur, stagista presso lo studio Sottsass. Direzione edile del Laboratorio sperimentale di Alba: det-
tagli paniforti delle pareti nere a vetro smerigliato. Westinghouse e Montecatini. Ordinativo cabine tipo A e tipo B, scala 1:10,
Maurizio Pari e Gian Vogliotti; Le condizioni di lavoro a cura del Bit su progetto di Gino 20/2/1961; Specchi di formica nera a pavimento, profilati di alluminio e orditura di legno, cellule all’interno di divisori rivestiti
con pannelli fotografici. Studio sui riflessi. Pianta pentagonale ricoperta di specchi. Schizzi per belvedere su balaustra EIL, di-
Levi Montalcini e Paolo Ceresa, Il tenore di vita curato dall’ Eni su progetto di Aldo Rossi segni dell’ufficio tecnico di Italia ’61, 6/7/1960; Belvedere e uffici, scala 1:100 particolari Bar, 10/12/1960; Appalto Bar Lame
smaltate di Bucci, bancone circolare, colore e stoffa per il rivestimento delle poltrone. Sezione Muro Italia disegni dell’ufficio tec-
e Marco Zanuso con Pino Tovaglia e infine Le conclusioni a cura di Ferrania su progetto nico, 22/2/1961; Pianta definitva. Sezione Italiana sviluppo dello spazio n. 5, scala 1:100, n. 59, 19/8/1960, Parma CSAC,
Archivio Sottsass. Ricerca simboli del Lavoro, Parma CSAC, Archivio Bruno Munari.
di Ludovico Quaroni. Sui muri esterni è sviluppato il tema Evoluzione della forma, un’an- 21
Lettera di Gio Ponti a Giovanni Agnelli del 13/04/1960, Milano, Archivio Gio Ponti, CATGP068.
22
Lettera di Gio Ponti a Giovanni Agnelli del 24/03/1960, Milano, Archivio Gio Ponti, CATGP068.
tologia della grafica dell’epoca tra industrial design, pubblicità e pop art, che si presta 23
Per le sezioni estere saranno così suddivisi: Comunità europee - Ceca, Cee, Cea, Le fonti di energia (Giulio Minoletti); Gran
Bretagna, La ricerca scientifica (E.R. Allan); Stato Vaticano, La presenza della Chiesa nel mondo del Lavoro (Gianfranco Fasana
e Beppe Abbate con Domenico Cantore e Giacomo Manzù); U.S.A., Lo sviluppo tecnologico nell’industria. L’uomo e le comuni-
cazioni (Harley Earl Associates); Argentina, La meccanizzazione nell’agricoltura (Luigi Lanari e Danilo Nubioli); Polonia, La sicu-
rezza sociale (Wojciech Fangor e Kazimierz Husarski); Svizzera, L’ambiente naturale e il lavoratore (Gérard Miedinger); Unghe-
ria, Il lavoro artigiano (István Szabó); Messico, L’urbanistica sociale (Alejandro Prieto); Cecoslovacchia, Movimento cooperativo
18
Le partecipazioni della Fiat alle Esposizioni di “Italia ’61”, Fiat Direzione Stampa e propaganda, Torino, Archivio Storico Fiat, nell’agricoltura (Josef Svoboda); Francia, Il lavoro intellettuale (J. Abraham e Claude Parent); Finlandia, Il tempo libero (studio Esko-
Fondo Italia ’61 lam Kivikoski Periäinen, con la collaborazione di Leonardo Mosso); Oece (Organizzazione per la Cooperazione Economica Eu-
19
Erberto Carboni, Herbert Bayer, Ausstellungen und Vorführungen, Silvana Editoriale d’Arte, Milano 1957; Erberto Carboni, Elec- ropea), La prosperità attraverso la cooperazione internazionale (Gianfranco Fasana e Beppe Abbate); Cime (Comitato Intergo-
ta, Milano 1985. Il biglietto natalizio Fiat del 1959 viene affidato a Erberto Carboni scavalcando il lavoro della giunta allo sco- vernativo Migrazioni Europee), Un secolo di migrazioni (Leonardo Mosso); Giappone, L’industria navale e la vita della gente di
po di assicurarsi collaborazione futura. Il nome è suggerito da Ponti e Soldati per realizzare il padiglione Fiat e il padiglione uni- mare (Michitaka Yoshioka); Onu e organizzazioni collegate, La cooperazione internazionale per lo sviluppo economico e socia-
tario della Mostra delle Regioni. Cfr. Schizzi di idee di Carboni per il padiglione Fiat. Idea della velocità. Le ruote di tutti i tempi. le (Mario Roggero); Germania, L’orientamento e la formazione professionali (Herbert Knolle, Ulrich Hentrich e Erich Bundrock);
I cuscinetti a sfera. Velocità uomo/animale, Parma, CSAC, Archivio Carboni. U.R.S.S., La sicurezza, l’igiene e l’ambiente di lavoro (Cabadgian, C. Rojdestvensky, J. Sciotensky).

94 95
Pier Luigi Nervi, Marcello Piacentini e gli altri
Tullia Iori

Qual è il ruolo di Marcello Piacentini (1881- 1960) nel progetto del Palazzo dello Sport
all’Eur? E quello di Annibale Vitellozzi nel Palazzetto dello Sport?
Per queste domande, ci si può accontentare della risposta di Pier Luigi Nervi, che nelle
sue pubblicazioni più famose risolve il dubbio utilizzando la locuzione “progettista ar-
chitettonico”? Cosa resta, infatti, alla progettazione architettonica in opere in cui la
struttura si identifica con l’architettura?
Per capire meglio la natura di queste collaborazioni è utile distinguerle dalle tante pre-
cedenti, con architetti più o meno famosi.
Nella “prima vita”, quella di esperto di strutture di cemento armato addestrato alla
scuola di Attilio Muggia, concessionario del brevetto Hennebique, Nervi si accontenta
di risolvere silenziosamente i problemi statici-costruttivi. Quando con la Nervi e Neb-
biosi, per esempio, realizza il teatro Augusteo a Napoli di Arnaldo Foschini (1884-1968)
o la palazzina a lungotevere Arnaldo da Brescia a Roma, disegnata da Giuseppe Cap-
poni (1893-1936), con sapiente professionalità progetta il castello strutturale, rigoro-
samente celato nell’apparecchio murario. L’immagine architettonica, eclettica nel
primo edificio e modernamente barocca nel secondo, non ne viene di fatto influenzata
(nella palazzina solo la scala elicoidale ci ricorda che si tratta della casa privata del più
grande ingegnere italiano del Novecento).
Progressivamente la fama di Nervi però aumenta, a cominciare dall’impatto architetto-
nico dello stadio di Firenze, e gli consente di interagire con maggiore autorità. Per esem-
pio quando nel 1938 viene chiamato a collaborare alla soluzione strutturale del grande
Arco dell’Impero, immaginato da Adalberto Libera (1903-1963) a simbolo dell’Esposizione
Universale prevista a Roma nel 1942, Nervi non si limita a confortare staticamente l’ipo-
tesi architettonica ma ridisegna la sezione e brevetta un sistema costruttivo, fino a esporsi
personalmente in difesa della versione in cemento armato contro quella falsamente au-
tarchica in alluminio, che poi invece prevarrà (ma l’arco non sarà mai realizzato).
Nei primi anni della sua “seconda vita”, quella fase della carriera che lo vede sperimen-
tare e portare alla massima espressione architettonica le sue principali invenzioni, le
collaborazioni con alcuni amici architetti diventano occasioni preziose per mettere a
punto il Sistema Nervi.
Affascinati dalle sue intuizioni, molti colleghi progettisti gli lasciano provare tipi inediti, che
Nervi disegna e realizza investendo sul ferrocemento e sulla prefabbricazione strutturale.

97
Michele Busiri Vici (1894-1891), per esempio, a Torreinpietra, è ben lieto che l’amico terrato, così nascosto alla vista da essere considerato perduto qualche anno fa.
sperimenti nella copertura della facocchieria (1946) la versione pionieristica dei poi All’affacciarsi della stagione olimpica (1955-1960), superata la fase della sperimenta-
celebri tavelloni romboidali di ferrocemento: Nervi ne approfitta, riconoscente, per sag- zione delle tipologie strutturali, il Sistema Nervi è ormai perfetto e le sue opere sono
giare le potenzialità del sistema che ha ideato durante la guerra. famose in tutto il mondo. Nelle tante collaborazioni di questo periodo, la progettazione
E questa fase di messa a punto non si ferma ai primi grandi successi: completato il strutturale, condotta non più in successione ma in parallelo con la definizione architet-
Salone B di Torino Esposizioni (dove adotta, tra l’altro, una nuova tecnica per realiz- tonica, finisce per imporsi: la struttura ruba la scena all’architettura e risolve l’intera
zare i tavelloni e i conci d’onda), il Sistema Nervi ha ancora bisogno di perfezionamenti opera, soprattutto all’interno.
e tutte le occasioni sono valide per correggere la procedura o per verificarla su altre In questo nuovo ruolo, Nervi stimola un’operazione di progressiva semplificazione dell’ap-
figure geometriche. parato architettonico. Se si confrontano i primi progetti del Palazzetto e del Palazzo dello
Quando il giovane Attilio Lapadula (1917-1981) lo coinvolge, all’inizio del 1950, nella Sport di Roma4 con le versioni effettivamente realizzate, il processo di minimizzazione ar-
progettazione dello stabilimento balneare Kursaal al lido di Castel Fusano, per Nervi è chitettonica e conversione strutturale appare chiaramente. L’architetto con cui collabora
l’occasione di concretizzare, nella copertura del ristorante, un vero e proprio proto- diviene, alla fine dell’elaborazione progettuale, invisibile: isolando la sola struttura nuda di
tipo strutturale, tante volte disegnato in belle prospettive durante l’autarchia : l’iperbo- 1
entrambi gli impianti sportivi, essi restano perfettamente compiuti e riconoscibili mentre
loide a una falda, che si presta a generare una suggestiva copertura a fungo, possibile nell’opera completata è impossibile distinguere tratti identitari del linguaggio architetto-
alternativa alle più tradizionali cupole e volte (ma in seguito trascurata perché non del nico del coprogettista. Nervi disegna attentamente il cemento armato affidandogli il com-
tutto soddisfacente)2. pito di definire l’architettura partendo dall’interno: la struttura lasciata rigorosamente a
Analoga la collaborazione con altri colleghi , tra cui Mario Loreti e Mario Marchi, pro-
3
vista, esibita in forme originali ed espressive (dai conci d’onda e ai tavelloni romboidali di
gettisti incaricati delle nuove Terme demaniali di Chianciano: qui viene provata, per ferrocemento che pieghettano minutamente le superfici, alle nervature isostatiche che di-
la copertura del salone delle feste, una nuova geometria, la cupola ellittica (troppe segnano i solai fino ai cangianti pilastri a sezione variabile), informa l’intero spazio con tale
matrici diverse da preparare – si lamenterà poi l’ingegnere – che non giustificavano vigore da non favorire l’aggiunta di altro che minimi completamenti funzionali.
quasi l’adozione del Sistema Nervi). Anche il famosissimo solaio a nervature isosta- Questo processo non avviene in corso d’opera, mano a mano che la struttura costruita
tiche del Lanificio Gatti (1951) è in realtà un prototipo favorito dalla fiducia dell’amico mostra la sua potenza volumetrica e materica: si compie invece sulla carta, prima che
imprenditore e di Carlo Cestelli Guidi: per questo è riservato al buio magazzino in- il progetto arrivi sui tavoli delle commissioni di definitiva approvazione.
Il Palazzetto, per esempio, perde rapidamente il voluminoso lucernario anulare (che cor-
rispondeva a due giri di tavelloni lasciati aperti, soluzione simile a quella del salone C di
1
Su Scienza o arte del costruire?, a maggio 1945, Nervi aveva pubblicato, tra gli altri, il progetto dei padiglioni tipo B per l’E42, Torino e di Chianciano) così come la chiusura inclinata scalettata che definiva il perimetro
la cui copertura, di 70 metri di luce, è formata da una volta sottile a sezione iperboloidica in cemento armato con i soli appog-
gi centrali. La parete perimetrale è risolta con una semplice vetrata. La didascalia dell’immagine di quello stesso progetto, pub- dell’impianto sussidario, disegnati inizialmente con Vitellozzi e la collaborazione del gio-
blicata anche su “Lo Stile” di luglio-agosto 1942, recitava: “È come un ombrello rovesciato sostenuto dalle sole stecche: una
forma a fungo sottile”. Pier Luigi Nervi, La tecnica e i suoi orientamenti estetici, in “Lo Stile”, 19-20, luglio-agosto 1942, pp. 9- vane Sergio Musmeci. La fascia circolare di luce, come è noto, viene risolta sagomando
15. La stessa soluzione era riproposta in una delle versioni di progetto del Palazzo dell’Acqua e della Luce, sempre per l’E42,
e in alcuni studi di aviorimesse. direttamente il lembo esterno della cupola con la festonatura, progettata triangolare e
2
La geometria verrà ripresa molti anni dopo nella fontana-scultura posta in corrispondenza dell’ingresso del papa nell’aula pontificia
in Vaticano, confermando il carattere di testamento di questa opera tarda di Nervi, sintesi di tutte le invenzioni formali di Nervi.
3
In questi anni anche Luigi Carlo Daneri (1900-1972) lo accoglie nel progetto del cantiere navale La Tebaide (1947-1948) del-
lo sfortunato conte Carlo Felice Trossi, dove Nervi verifica le onde nella versione rettilinea del solaio di grande luce. Con Dane-
ri Nervi vincerà molti anni dopo il concorso per il Palazzo dello Sport e delle Esposizioni alla Fiera di Genova, per il quale riela- 4
Per approfondimenti sulle opere di Nervi per le Olimpiadi cfr.: Tullia Iori, Sergio Poretti (a cura di), Pier Luigi Nervi. Architettu-
bora una delle versioni di padiglione per l’E42, a geometria toroidale, intersecandola con una grande cupola. ra come Sfida. Roma. Ingegno e costruzione. Guida alla mostra, Electa, Milano 2010.

98 99
realizzata curvilinea (che risolve soprattutto un problema statico di disturbo flessionale

BN a 4 colori sul bordo). Il semplificato perimetro di chiusura, a sua volta, è spinto verso l’interno e
BN a 4 colori
scompare all’ombra dei cavalletti portanti, trasformati in possenti figure antropomorfe
che, ormai completamente libere, come sculture coronano l’immagine esterna. Il pro-
cesso di traduzione integrale dell’architettura in vocaboli strutturali è compiuto e poco
resta da fare, se non disegnare gli infissi e distribuire e attrezzare gli spazi accessori5.
Ancora più incisiva, infine, l’operazione condotta nel Palazzo dello Sport, nonostante
Piacentini sia assai più riluttante e opponga più di trenta versioni progettuali del peri-
Pier Luigi Nervi e Annibale Vitellozzi, Palazzetto
dello Sport a Roma, l’opera appena completata, metro prima di abbandonare la sfida. Certamente l’idea iniziale, elaborata a partire da
1957. Roma, MAXXI Archivio Nervi
settembre 1954 dall’architetto6, è assai più affine alla sua identità progettuale. Il pla-
stico di progetto, la cui foto è pubblicata su “Il Tempo” già il 10 luglio 1955, ben ne
sintetizza l’intento architettonico: una composizione monumentale, con al centro l’im-
ponente palazzo, un mausoleo circolare scandito da lesene di ordine gigante, e ai lati,
collegati da passaggi coperti, due lunghi bracci minori, simmetrici (uno per l’allena-
Annibale Vitellozzi (progettista), Sergio Musmeci (collaboratore), copertura in elementi prefabbricati mento atleti e l’altro per gli uffici di direzione).
brevetto prof. ing. Pier Luigi Nervi, Palazzo dello sport da costruirsi a Roma [poi Palazzetto dello Sport BN a 4 colori Nelle fasi successive Piacentini, che deve subito rinunciare ai corpi accessori, lascia lo stu-
al Flaminio], prospetto, s.d. [ma precedente febbraio 1955]. Roma, Coni servizi SpA, Archivio storico CONI
dio dell’interno del palazzo principale a Nervi, che ha bisogno di autonomia per risolvere la
cupola di 100 metri di luce, e si concentra di fatto solo sulla facciata dell’edificio, discu-
BN a 4 colori Pier Luigi Nervi e Marcello Piacentini, Palazzo
dello Sport a Roma, l’opera appena completata, tendo il progetto direttamente con Bruno Zauli, segretario generale del Coni. La corrispon-
1960. Roma, MAXXI Archivio Nervi
denza conservata consente di ricostruire le difficoltà dell’anziano Marcello a preservare il
carattere “maschio” e “romano” che aveva improntato i primi bozzetti, e il suo progressivo
indebolimento a favore del potente organismo strutturale con cui Nervi disegna lo spazio7.

5
Sull’opera cfr. Tullia Iori, Pier Luigi Nervi Annibale Vitellozzi Palazzetto dello sport a Roma, in “Casabella”, 782, ottobre 2009,
pp. 50-65.
6
Il 29 settembre 1954 viene firmata la convenzione tra il Coni e l’Eur per la concessione dell’area. Contestualmente Piacenti-
ni, in qualità di sovrintendente dell’Eur, suggerisce di affidare il progetto tramite una commissione composta da lui stesso, da
Cesare Valle, Francesco Guidi, Annibale Vitellozzi (rispettivamente consulente, direttore dei lavori e architetto del CONI) e da Ner-
vi come consulente strutturale. Il 14 maggio 1955 la commissione di lavoro viene effettivamente incaricata del progetto ma è
composta solo da Piacentini, Nervi e Valle, senza specifiche sui ruoli. Valle lascia l’incarico durante la fase elaborativa perché
entra a far parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
7
Il 22 ottobre 1956 Piacentini informa Zauli di aver concretato una nuova idea per il palazzo che prevale sulle altre “special-
mente per un carattere più maschio, più romano, più semplice, pur essendo assai più moderno di tutti gli altri”. Ma Nervi ha già
elaborato la concezione strutturale e occorre tenerne conto: il 2 novembre Ezio Cosolo, che collabora all’elaborazione del pro-
getto e lavora in locali messi a disposizione dal Coni al Foro Italico, gli manda la sezione provvisoria del palazzo e due piante
Marcello Piacentini, Palazzo dello Sport all’Eur a Roma, prospettiva, s.d. [1955]. Roma, Coni servizi SpA, dell’ossatura principale con l’indicazione delle scale esterne. L’8 gennaio 1957 Marcello chiede di nuovo udienza a Zauli per mo-
Archivio storico CONI strargli alcuni ulteriori progetti: “siamo arrivati al trentesimo studio”, si lamenta. Poi l’11 gennaio successivo consegna a Coso-
lo “uno schizzo del prospetto e un dettaglio di una ulteriore soluzione a vetrate“. Lo prega di “inserirlo nel pacco di tutti gli altri
progetti” e di mostrarlo a Nervi “quando viene costì”. La corrispondenza è conservata presso l’Archivio Marcello Piacentini, Fa-
coltà di Architettura, Università di Firenze.

100 101
Di versione in versione, la facciata perde ogni retorica e soprattutto ogni autonomia
architettonica nei confronti della struttura. Nella penultima variante, ancora, la parete
BN a 4 colori
è strutturalmente risolta con un intreccio di croci sagomate di cemento armato alle
quali Piacentini prova comunque a sovrapporre il disegno di una vetrata tradizionale.
Ma, a maggio 1957, nella versione infine approvata dalla Commissione degli impianti
sportivi, la facciata è semplicemente scomparsa: a chiudere il perimetro resta un’in-
differenziata vetrata cilindrica, neppure segnata dai pilastrini sagomati che la sosten-
gono, lasciati all’interno. Involucro così trasparente che, come si legge nella relazione,
avrebbe dovuto consentire “la visione dall’esterno delle scale [a dinosauro], dei pila-
stri [a sagoma variabile] e delle balconate interne [a nervature romboidali]”, cioè di
tutti quegli elementi in cemento armato utilizzati da Nervi “non soltanto nella sua fun-
zione portante, ma anche come elemento architettonico-decorativo”8. Un anno dopo
Piacentini consegna mestamente i dettagli in scala 1:20 dell’involucro, architettoni-
Marcello Piacentini, Palazzo dello Sport all’Eur a Roma, schizzi di un dettaglio della facciata, s.d.
Firenze, Università di Firenze, Facoltà di Architettura, Archivio Marcello Piacentini camente irrisolto, con indicati i materiali, contestualmente alla richiesta di anticipo
sulla parcella. Morirà il 19 maggio 1960, lasciando legittimamente Nervi da solo ad
Marcello Piacentini, Palazzo dello Sport all’Eur
a Roma, dettaglio prospettico della facciata, s.d. affrontare, durante i giochi olimpici, gli elogi internazionali e le critiche nazionali sul
Firenze, Università di Firenze, Facoltà di
Architettura, Archivio Marcello Piacentini
“loro” palazzo.
Del tutto peculiari, infine, ma oggetto di altri studi, le importanti collaborazioni interna-
zionali, in particolare nell’ultima fase della carriera, quella “terza vita” che vede il Si-
stema Nervi trasformarsi nello Stile Nervi.

Marcello Piacentini, Palazzo dello Sport all’Eur a Roma, schizzo dell’esterno, s.d. Firenze, Università
di Firenze, Facoltà di Architettura, Archivio Marcello Piacentini

Pier Luigi Nervi e Marcello Piacentini, Palazzo dello Sport all’Eur a Roma, prospetto: variante A, s.d.
Roma, Coni servizi SpA, Archivio storico CONI 8
Le citazioni sono tratte dalla “Relazione di progetto”, s.d., conservata presso l’Archivio storico del Coni, Coni Servizi SpA, Roma.

102 103
La struttura come forma.
Pier Luigi Nervi e Luigi Moretti (1950-1965)
Maria Manuela Leoni e Gabriele Neri

Restano oggi pochi riscontri concreti, soprattutto scritti, del rapporto che ha legato Nervi
a Luigi Moretti, con cui l’ingegnere instaura una delle più significative “collaborazioni non
imposte, ma liberamente scelte”1. Con l’amico romano Nervi condivide innanzitutto la
sempre mancata adesione ufficiale a una qualunque scuola di pensiero, ricordata dallo
stesso Moretti in un ritratto dell’architettura italiana alle soglie degli anni settanta come
la scelta di mantenersi equidistante dalle varie correnti per cercare la propria via alle “ra-
dici più profonde di una architettura quali oggi, con la complessità della vita moderna, si
sono andate formando”2. La stessa autonomia che dodici anni dopo Agnoldomenico Pica
– collaboratore assiduo di Moretti nella redazione della rivista da lui fondata con il titolo
di “Spazio” e intesa come personalissima rassegna d’arte e d’architettura3 – ricorda
come caratteristica condivisa non solo da Nervi, Castiglioni, Mangiarotti, Mollino e Ponti
ma anche dal medesimo architetto romano, che insieme agli altri progettisti definisce
“spregiudicatamente indipendenti nella propria opera, che risulta essere irriducibile a
schemi internazionali”4. Ciò che più accomuna tra loro queste due singolari figure è però
l’interesse per l’intima relazione tra fatto strutturale ed esperienza architettonica, intesa
come capacità espressiva ed emozionale della tecnica, che per entrambi passa attra-
verso il connubio imprescindibile tra ossatura e forma. Nervi scrive infatti, anticipando
la posizione espressa da Moretti sulle pagine di “Spazio” qualche anno dopo, che “lo
spontaneo legame esistente tra tecnica e forma, che ha favorito e in parte determinato
nel passato, l’evoluzione delle idee architettoniche, è diventato nel breve periodo della
nostra generazione, di una forza determinatrice senza precedenti”5 e in questo trova un
punto di contatto fondamentale con Moretti, quando egli racconta di come “oggi e nel-
l’immediato futuro non sia possibile un’architettura se non nella direzione della strut-

1
L’affermazione è del figlio dell’ingegnere, Mario Nervi, che tra i collaboratori per scelta del padre ricorda oltre a Moretti anche
Marcel Breuer, Gio Ponti, Annibale Vitellozzi e il fratello Antonio Nervi in contrapposizione a Marcello Piacentini, che sarebbe in-
vece stato imposto per il Palazzo dello Sport di Roma dal Comitato Olimpico Nazionale. Cfr: Mario Nervi, L’insegnamento pro-
fessionale e universitario di P.L. Nervi, in Luigi Ramazzotti (a cura di), Nervi oggi. Scritti dalle mostre e dai convegni, Kappa, Roma
1983, p. 67.
2
Luigi Moretti, Architecture italienne. Linéaments structuraux de son évolution, Charleroi, 6 marzo 1967, ora in Cecilia Rosta-
gni, Luigi Moretti 1907-1973, Mondadori Electa, Milano 2008, p. 81.
3
Si vedano: Cecilia Rostagni, Moretti teorico. Matematica e la rivista “Spazio”, in Luigi Moretti 1907-1973 cit., pp. 74-99; Le-
tizia Tedeschi, Algoritmie spaziali. Gli artisti, la rivista “Spazio” e Luigi Moretti, in Bruno Reichlin, Letizia Tedeschi (a cura di), Ra-
zionalismo e trasgressività tra barocco e informale, Mondadori Electa, Milano 2010, pp. 137-178.
4
Agnoldomenico Pica, Sette protagonisti, in 28/78. Cinquanta anni di architettura italiana dal 1928 al 1978, a cura di Antonio
Rossin et al., catalogo della mostra (Milano, Fondazione Stelline, 1979), Editoriale Domus, Milano 1979, p. 92.
5
Pier Luigi Nervi, La tecnica e i suoi orientamenti estetici, in “Stile”, n. 19-20, luglio-agosto 1942, p. 9.

105
tura-forma. Cioè, con dizione non esatta ma forse efficace, nella struttura come forma”6. tore edilizio, la Sogene, che a partire dalla fine degli anni cinquanta si avvale della col-
È sulla rivista dell’architetto romano che si trova la traccia teorica più consistente della laborazione tra gli altri di Albini, BBPR, Danusso, Gardella, Piacentini e degli stessi Nervi
sua interpretazione dell’opera di Nervi, in un articolo che Moretti gli dedica sul numero del BN a 4 colori e Moretti divenutone in breve il consulente principale8. È la Sogene che nel 1957 inca-
debutto uscito nell’estate del 1950. Si tratta del profilo di un progetto sudamericano poco rica i due, affiancandoli ad Alvar Aalto, della supervisione al progetto di risanamento
noto, con cui l’ingegnere partecipa due anni prima della sua pubblicazione al concorso in- per il quartiere San Berillo di Catania, che si traduce nella redazione di vincoli ambien-
ternazionale indetto dal Governo argentino per la realizzazione di nuove aviorimesse allo tali e stilistici e nel relativo controllo dell’applicazione da parte dei progettisti esterni che
scalo di Buenos Aires. Illustrato da disegni tecnici e viste prospettiche, il testo sostiene sviluppano l’intervento9. Al terzetto la Società Generale Immobiliare affida, nella stessa
le motivazioni per cui Nervi scavalca le ridotte dimensioni dei due corpi previsti dal bando, Luigi Moretti, Un progetto di Pier Luigi Nervi occasione, anche la costruzione di un complesso polifunzionale con una torre di diciotto
per un’aviorimessa a Buenos Aires, in “Spazio”,
fondendoli in un’unica aula che ha una luce netta di centoventi metri e che dunque meglio n. 1, luglio 1950: la pagina di apertura e alcuni piani, presentato con enfasi sulle pagine di “The Times”10 ma effettivamente realizzato,
disegni tecnici pubblicati
si adatterebbe ai rapidi cambiamenti dell’epoca nelle dimensioni delle aperture alari. Co- oltre dieci anni dopo, dal solo Moretti.
perto da una volta parabolica sottile, da realizzarsi in elementi prefabbricati di cemento Nel 1958, Nervi e l’architetto romano intrecciano nuovamente il proprio percorso profes-
molto simili a quelli che Nervi sta studiando per il Salone B al Palazzo di Torino Esposi- sionale, nell’ambito delle molteplici e febbrili attività che vedono l’ingegnere impegnato
zioni e che ne decreteranno il successo, l’invaso è affiancato lungo tre dei quattro lati da nei cantieri per le Olimpiadi del 1960: il mandato per il viadotto di corso Francia si tra-
corpi accessori rettangolari distribuiti su due livelli, che ospitano uffici e servizi. Le pareti duce in una collaborazione in differita, in cui Moretti e gli altri progettisti del Villaggio Olim-
lunghe della costruzione sono immaginate come una suggestiva scansione dettata dalla pico (Vittorio Cafiero, Adalberto Libera, Amedeo Luccichenti e Vincenzo Monaco) colgono
sequenza di ulteriori elementi prefabbricati ad andamento sinuoso, stavolta disposti in l’occasione offerta dalla spettacolare sequenza di piloni a sagoma variabile che Nervi rea-
verticale e da completare in opera con nuclei di cemento armato nascosti nel colmo e lizza per consentire al traffico di scavalcare in quota l’area dell’insediamento, disegnando
nell’incavo delle onde. Lungo il fronte d’ingresso si aprono i portali scorrevoli d’accesso alla base del ponte una via attrezzata che si configura come vera e propria spina della
all’aviorimessa, agganciati a una pensilina in leggero aggetto che segna orizzontalmente composizione urbana ma che non viene compiuta11. È però ancora la Sogene che – affi-
la composizione grazie alla linea d’ombra così generata. Per la parete opposta, Nervi im- dando alla coppia l’ambizioso progetto di tre torri per uffici a Montreal12 – consente final-
magina una chiusura parzialmente trasparente per via dell’inserimento di piastrelle in ve- mente a Nervi e Moretti di lavorare a stretto contatto e di tradurre l’evidente sintonia
troceramica, mentre la volta è nascosta all’estradosso da una soletta in cemento al cui intellettuale nell’allora più alto grattacielo in cemento armato al mondo, di cui l’origi-
interno corrono canali d’areazione in grado di garantire una parziale riduzione dei ponti nale sistema strutturale rappresenta uno dei punti di forza, confermando l’atipicità del-
termici tra i diversi componenti della struttura portante, nella cui raffinatezza Moretti trova
il significato più profondo del progetto: “il senso di questa cattedrale di cemento è tutto,
come in ogni opera di Nervi, nell’aderenza funzionale e nell’eleganza delle strutture”7. 8
Sulla Sogene si veda: Paola Pozzuoli (a cura di), La Società Generale Immobiliare - Sogene. Storia, Archivio, Testimonianze,
Palombi Editori, Roma 2003.
In queste poche righe è racchiuso il senso di ammirazione che Moretti nutre per Nervi, 9
Cfr: Roma, MAXXI, Archivio Nervi, pacco 35, cart. “1136 Catania Quart. San Berillo”.
10
Imaginative new work by Alvar Aalto, in “The Times”, 3 aprile 1957.
con cui si trova a collaborare – negli anni a venire – in diverse occasioni legate princi- 11
Cfr: Parma, CSAC, Archivio Nervi, cart. “Viadotto di Corso Francia - Roma”.
12
Nel novembre 1960 la Società Generale Immobiliare, già associata alla Banque Mercantile du Canada per dar via al progetto di
palmente alla Società Generale Immobiliare e alla sua società di riferimento per il set- un complesso per uffici sulla Place Victoria, si unisce ad altri investitori fondando la Società Place Victoria St. Jacques che commis-
siona ufficialmente a Nervi e Moretti il complesso – inizialmente previsto in tre distinte torri – solo nel marzo 1961, quando in real-
tà i due avevano già predisposto un progetto di massima. Per soddisfare i requisiti imposti dalla legislazione canadese, ai due pro-
gettisti italiani viene affiancato lo studio Greenspoon, Freedlander & Dunne che ha sede a Montreal. Problemi di carattere economi-
co e costruttivo costringeranno poi il team a concentrare gli uffici nell’unica torre effettivamente realizzata. Cfr: France Vanlaethem,
6
Luigi Moretti, Struttura come forma, in “Spazio”, dicembre 1951- aprile 1952, n. 6, pp. 21-30. Torre della Borsa – Place Victoria in: Pier Luigi Nervi. Architettura come Sfida, a cura di Calo Olmo e Cristiana Chiorino, catalogo del-
7
L. M. [Luigi Moretti], Un progetto di Pier Luigi Nervi per un’aviorimessa a Buenos Aires, in “Spazio”, n. 1, luglio 1950, p. 50. la mostra itinerante (Bruxelles - Venezia - Roma, 2010; Torino, 2011), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2010, pp. 174-177.

106 107
l’intuito nerviano ma anche la consueta attenzione di Moretti per il fatto strutturale. contrasto con i partners canadesi18), un nodo cruciale risiede nella definizione dei solai
Se dagli elaborati grafici conservati oggi presso l’Archivio Centrale dello Stato emerge BN a 4 colori tipo. Messo di fronte alla soluzione proposta da D’Allemagne e Barbacki nell’ottobre del
con chiarezza il tentativo di Moretti di smarcarsi dai tradizionali modelli tipologici ame- BN a 4 colori 1961, Nervi suggerisce di verificarne la validità facendo realizzare un modello al vero del
ricani per l’edificio in altezza, sviluppato ipotizzando molteplici soluzioni formali e co- solaio tipo: “Il Prof. Nervi dichiara di essere convinto trattarsi di un buon solaio, che all’atto
struttive , per cogliere appieno il contributo di Nervi è necessario concentrarsi sulla
13
pratico darebbe risultati più che soddisfacenti. [Tuttavia] Mostra la sua perplessità a difen-
fertile attività sperimentale da lui condotta tra la fine del 1961 e l’inizio del 1964, in derlo e sostenerlo nel campo puramente teorico data [sic] le molteplici ipotesi suscettibili
collaborazione con gli ingegneri canadesi D’Allemagne e Barbacki e soprattutto con di diverse interpretazioni, che si debbono fare a sostegno di calcoli teorici”19. Sebbene
l’Istituto Sperimentale Modelli e Strutture (ISMES) di Bergamo. Inizialmente infatti gli questi esperimenti vengano affidati allo studio d’ingegneria canadese20, l’esperienza e la
studi sulla struttura del grattacielo vengono svolti da Nervi soltanto in campo teorico; personalità di Nervi influiscono profondamente sullo svolgimento delle prove, come dimo-
ben presto però, data la sua peculiarità, emerge la necessità di ricorrere a uno stru- strano le numerose correzioni suggerite nel gennaio del 1962 rispetto a quanto pianifi-
mento tangibile – il modello strutturale – per precisare la correttezza di questi assunti, cato da Barbacki21. Le prove si svolgeranno però solo a ottobre, secondo un procedimento
Luigi Moretti e Pier Luigi Nervi, Tower of Stock
come già fatto in passato per molti altri progetti14: “Nessuna dimostrazione teorica Exchange a Montreal. Roma, Archivio Centrale particolarmente interessante: per scegliere la soluzione più adeguata si costruiscono due
dello Stato
può infatti chiarire il funzionamento elastico di una struttura, quanto il seguire i risul- porzioni del solaio tipo, l’una in base ai disegni di D’Allemagne & Barbacki e l’altra seguendo
tati di una ricerca sperimentale, e d’altra parte nessun procedimento può essere al- la proposta elaborata a Roma22. Si sceglie insomma un processo empirico di compara-
trettanto efficace per controllare l’esattezza delle nostre deduzioni teoriche”15. zione, dal quale emerge che la soluzione più resistente è quella dei canadesi23.
Luigi Moretti e Pier Luigi Nervi, Tower of Stock
Nell’estate del 1961, a pochi mesi dall’investitura ufficiale per il progetto, viene varata una Exchange a Montreal, il grattacielo in costruzione. Più significativi sono però gli altri modelli della torre che Nervi propone di far realizzare,
Roma, Archivio Centrale dello Stato
soluzione strutturale che contiene in nuce lo schema definitivo e che consente a Nervi 16
questa volta all’ISMES, dove pochi anni prima era stato testato il grande modello del grat-
di concentrasi su alcuni problemi specifici. Oltre alla questione degli effetti termici deter- tacielo Pirelli, un vero e proprio capolavoro di modellistica. Il primo – del quale purtroppo
minati dalla differenza di 100° Fahrenheit tra l’interno e l’esterno del palazzo (causa di 17 BN a 4 colori non rimane neanche una fotografia24 – è destinato a prove aerodinamiche e viene confe-
zionato in scala 1:181 a Bergamo per essere poi testato nella galleria del vento del Poli-

13
I disegni, conservati all’Archivio Centrale di Stato a Roma, “testimoniano […] anche del radicalismo della ricerca di Moretti sulla
forma e sulla volumetria del grattacielo moderno. In questi studi, egli respinge senza compromessi l’omogeneità del prisma ‘miesia-
no’, a vantaggio di un disegno che valorizzi la partizione del volume in sezioni distinti suddivise da profonde incisioni orizzontali” (Ré-
jean Legault, Place Victoria: La risposta di Moretti al paradigma miesiano, in B. Reichlin, L. Tedeschi, Razionalismo e trasgressività 17
Cfr. Roma, MAXXI, Archivio Nervi, pacco 55 A, cart. “Complesso edilizio Montreal – 1125 corrispondenza”, Mario Salvadori,
cit., p. 331). Cfr: ACSRo, fondo Luigi Moretti, Tower of Stock Exchange, Montreal (Canada), 1961, Disegni autografi. Relazione per Marcello de Leva, 22 giugno 1961.
14
Cfr. Guido Oberti, La modellazione strutturale, in Pier Luigi Nervi e la sua opera, Incontro di studio Comitato Premio Ingersoll 18
Cfr. R. Legault, Place Victoria cit., p. 333.
Rand Italia, 1980. 19
Ivi, p. 2.
15
Pier Luigi Nervi, Costruire correttamente. Caratteristiche e possibilità delle strutture cementizie armate, Hoepli, Milano 1955, p. 39. 20
Cfr. Roma, MAXXI, Archivio Nervi, pacco 55 A, cart. “Corrispondenza 1961”, D’Allemagne & Barbacki, Procedure for the load
16
Come spiega la relazione tecnica stilata da Nervi pochi giorni dopo, le strutture verticali portanti sono costituite da un nucleo Luigi Moretti e Pier Luigi Nervi, Tower of Stock test of a full scale Typical floor, Montreal, 6 dicembre 1961. Cfr. anche Roma, MAXXI, Archivio Nervi, pacco 39, cart. “Montre-
centrale a croce in cemento armato di sezione variabile; da quattro pilastri d’angolo in c.a. a sezione variabile e da otto pilastri Exchange a Montreal, veduta del cantiere. Roma, al Place Victoria Bldg. Solaio di prova Nervi & Barbacki” (in questa cartellina sono contenuti i disegni del solaio tipo datati di-
di facciata a sezione costante in c.a. dalla sommità fino a metà della torre, e in ferro rivestito da conglomerato da metà fino cembre 1961) e ivi, cart. “Complesso edilizio Montreal - 1125 corrispondenza”, Place Victoria - Montreal. Verbali delle riunioni
Archivio Centrale dello Stato
alle fondazioni. Nervi precisa che le dimensioni proposte sono del tutto indicative, e che saranno le minime consentite dalla strut- dei giorni 12-13-15 Gennaio 1962 a Roma.
tura portante in ferro oltre il rivestimento in c.a. Le strutture orizzontali principali sono invece costituite dai piani tecnici, dispo- 21
Ibidem.
sti ad altezza variabile. Esse sono formate da 6 robuste travi reticolari a diagonali incrociate dell’altezza complessiva di 6 me- 22
Cfr. Roma, MAXXI, Archivio Nervi, pacco 44, Typical Floor Test, Roof Plan, dwg. TC - 19, orditura dei solai, datato 4 settembre 1962.
tri: due disposte a 90 gradi tra di loro (secondo le diagonali del fabbricato) e le rimanenti quattro, a due a due, parallele ai lati 23
“The west portion [la parte corrispondente alla soluzione di Nervi] of this Typical Floor Structure failed at a distributed load of ap-
della torre, alle estremità del nocciolo centrale. La struttura orizzontale principale al piano tecnico è completata da quattro tra- proximately 234 lbs. per sq. ft. [1140 Kg/m2]. Failure occurred by shearing where ribs and slab joined the west end of cantilever beam
vi parete (con spessore di circa 50 cm) disposte lungo il perimetro esterno, con forometrie per gli impianti e per esigenze ar- B7. Evidence of similar failure was obvious at column L. The east portion [la parte progettata da D’Allemagne & Barbacki] of the Ty-
chitettoniche. Le strutture orizzontali secondarie dei piani tecnici – le quali sopportano i carichi verticali del piano stesso – sono pical Floor Structure failed at a distributed load of approximately 322 lbs. per sq. ft. [1570 Kg/m2]. Failure occurred by shearing of
formate da un “solettone” e da travi portanti che lo sostengono. I piani tipo presentano invece solai in c.a. e nervature incrocia- the slab at the drop panel which carries its load to column E.” Roma, MAXXI, Archivio Nervi, pacco 44, Donald Inspection, Limited
te, con un interasse di circa 2 metri e soletta superiore spessa 9 cm; le nervature hanno un’altezza di circa 40 cm e le travi (Montreal, Toronto), Report of Load Test of Typical Floor for Place Victoria for Place Victoria St. Jacques Co. Inc., 31 ottobre 1962.
principali che portano i campi di solaio di circa 75 cm. Cfr. Roma, MAXXI, Archivio Nervi, pacco 55 A, cart. “Corrispondenza 24
Presso l’Archivio Nervi al MAXXI di Roma sono però conservate numerose tavole di progetto del modello con i risultati da esso
1961”, Pier Luigi Nervi, Relazione tecnica. Place Victoria – Montreal. Gruppo grattacieli – Sol. A, Roma, 14 luglio 1961. dedotti. Cfr. Roma, MAXXI, Archivio Nervi, pacco 44.

108 109
tecnico di Torino25. Le prove sperimentali effettuate su di esso, eseguite tra l’agosto e il coidale ellittica in cemento armato ideata da Moretti per l’accesso ai livelli commerciali
settembre del 196226, si basano ancora sulla previsione di realizzare tre torri uguali af- BN a 4 colori della torre, sulla quale nel maggio del 1965 sarà installato un gigantesco lampadario
fiancate e tengono conto di queste condizioni per determinare l’andamento delle pres- in vetro colorato di Murano34. Su di esso, nei primi mesi del 1964, vengono effettuate
sioni aerodinamiche, differenti per il grattacielo centrale rispetto a quelli laterali. Grazie ai alcune prove statiche applicando alla struttura dei piccoli pesi mediante lunghi fili35.
risultati ottenuti è quindi possibile procedere con le verifiche sperimentali su un modello Anche per la torre di Montreal Nervi sfrutta dunque la tecnica del modello, sia per moni-
ben più grande, testato all’ISMES in scala 1:52,827. La scala adottata, che potrebbe ap- BN a 4 colori torarne la sanità complessiva sia per governare temi più ristretti e specifici, utilizzandola
parire curiosa, non dipende da fattori come la traduzione di misure americane nel sistema come strumento privilegiato per confermare la validità delle “intuizioni statiche” che qui
metrico decimale, ma semplicemente dalla convenienza di impiegare laminati in celluloide costellano l’opera compositiva di Moretti e che emergono in punti precisi dell’edificio. Al
Il modello in scala 1:10 della scala elicoidale
di dimensioni disponibili in commercio per la riproduzione dei diversi piani del grattacielo . 28 ellittica in cemento armato per l’accesso di là delle risposte ai quesiti della scienza delle costruzioni, grazie al modello l’ingegnere
ai livelli commerciali della torre di Montreal,
Su questo modello vengono così eseguite prove statiche relative all’effetto del vento sul- testato all’ISMES nel 1964 Seriate (Bergamo), è inoltre in grado di eludere l’astrattezza del disegno tecnico ottenendo un’immagine tri-
l’edificio, ma soprattutto prove dinamiche per l’analisi degli effetti delle oscillazioni provo- Archivio Storico ISMES dimensionale della propria invenzione, da manipolare all’occorrenza come fosse in can-
cate dai terremoti. Verso la metà degli anni cinquanta infatti l’analisi degli effetti delle azioni tiere. Nato come mero dispositivo di verifica, grazie alla sua tangibilità il modello assume
sismiche sulle strutture – e più in generale l’ingegneria sismica – comincia a divenire in- infatti un ruolo attivo nella definizione del progetto, facendosi garante della solidità di una
ternazionalmente uno dei campi di studio più tracciati29, e in questo l’ISMES si dimostra Il modello in scala 1:52,8 in celluloide della torre soluzione originale che anticipa gli schemi statici dei grattacieli della generazione succes-
di Montreal, confezionato e testato all’ISMES
all’avanguardia . Data la soggettività del regolamento edilizio canadese rispetto alle azioni
30
di Bergamo nel 1962. Seriate (Bergamo), siva36. Contrariamente alla consuetudine americana non si nasconde lo scheletro por-
Archivio Storico ISMES
sismiche da considerare in fase di progetto31, questa verifica sperimentale risulta piutto- tante dietro un’uniforme e più o meno anonima cortina in vetro ma si esaltano spessore
sto complessa ma alla fine dimostra la validità della soluzione progettata da Nervi , no- 32
e andamento verticale dei pilastri d’angolo, che si rastremano verso l’alto e la cui finitura
nostante avesse messo in evidenza la necessità di alcune modifiche strutturali33. in cemento contribuisce ad accentuarne la massa: “il sentimento della costruzione, che
Il secondo modello commissionato all’ISMES è invece di natura completamente diversa: è al fondo della commozione che dà un’opera di architettura, è qui portato al massimo
confezionato in scala 1:10 con un impasto di araldite e sabbia, riproduceva la scala eli- diapason con questi quattro piloni”37. Ne nascerà una “greca ossatura”38 particolarmente
apprezzata dalla critica nordamericana39 e in misura minore da quella italiana, nella quale
spicca l’apprezzamento privato fatto da Gio Ponti a Nervi: “la bellezza e l’originalità di que-
25
Cfr. Vittorio Marchis, Olivia Musso, Gabriele Neri, Pier Luigi Nervi, Carlo Mortarino e l’aerodinamica sperimentale, in Atti del Con-
vegno “Cantiere Nervi. La costruzione dell’identità”, Parma, 24-26 novembre 2010, in corso di pubblicazione. ste torri sono nel fatto che la struttura è tutto”40.
26
Cfr. Roma, MAXXI, Archivio Nervi, pacco 44, Istituto di Aeronautica del Politecnico di Torino, Prove su grattacielo isolato per con-
to della I.S.M.E.S. di Bergamo, disegni e diagrammi relativi alle prove aerodinamiche, copia per lo Studio Nervi, datata 5 agosto 1962.
Cfr. anche ivi, lettera da Luigi Goffi a Andrea Ciaccio, 9 agosto 1962.
27
Il modello fu realizzato sulla base dei disegni forniti dallo Studio Nervi datati maggio-giugno 1962. Cfr. Roma, MAXXI, Archivio Ner-
vi, pacco 44, lettera da Studio Nervi a ISMES, Roma, 8 giugno 1962.
28
Archivio Storico ISMES (Seriate, Bergamo), ACS 253, Esperienze statiche e dinamiche su un modello dei grattacieli di Victoria Pla-
ce - Montreal, pratica n. 350, settembre 1962, p. 3. 34
Cfr. Le verre: matériau artistique et décoratif, in “Bâtiment”, vol. 41, n. 5, maggio 1966, p. 61.
29
Cfr. ad esempio Proceeding of the World Conference on Earthquake Engineering (Berkeley, California, giugno 1956), Earthquake 35
Archivio Storico ISMES (Seriate, Bergamo), ACS 319, Prove statiche su modello di scala elicoidale, pratica n. 413, febbraio 1964.
Engineering Research Institute, San Francisco 1957 e Proceedings of the II World Conference on Earthquake Engineering (Tokyo e 36
Cfr. Sergio Poretti, Gianluca Capurso, Trasfigurazioni di strutture, in B. Reichlin, L. Tedeschi, Razionalismo e trasgressività cit., p. 375.
Kyoto, luglio 1960), Conference organized by the Science Council of Japan in cooperation with the Japan Society of Civil Engineers, 37
ACSRo, Fondo Luigi Moretti, b. 53, 2, Torre della Borsa di Place Victoria in Montreal cit., ora in: R. Legault, Place Victoria cit.,
the Architectural Institute of Japan, the Seismological Society of Japan, Association for Science Documents Information, Tokyo 1965. p. 329.
30
Cfr. Ad esempio Guido Oberti, Enzo Lauletta, Dynamic tests on Models of Structures, in Proceedings of the II World Conference 38
ACSRo, Fondo Luigi Moretti, b. 53, 2, Torre della Borsa di Place Victoria in Montreal, dattiloscritto, cit. in R. Legault, Place Victoria
(1960) cit., p. 956 (anche in “I Quaderni ISMES”, n. 19, 1962). cit., p. 329.
31
Cfr. ad esempio Roma, MAXXI, Archivio Nervi, pacco 55 A, cart. “Corrispondenza 1961”, Mario Salvadori, Relazione sulla verifica 39
In particolare si veda l’interpretazione di Peter Collins, Stock Exchange Tower, Montreal, in “Architectural Review”, vol. 139, giugno
antisismica degli edifici della S.A. Immobiliare a Montreal, New York, 5 maggio 1961 e Roma, MAXXI, Archivio Nervi, pacco 55 A, 1966, pp. 432-438.
Marcello de Leva, Progetto Moretti-Nervi, 17 aprile 1961. 40
Roma, MAXXI, Archivio Nervi, Corrispondenza Ponti-Nervi, lettera da Gio Ponti a Pier Luigi Nervi, 17 febbraio 1962. Tra le recensio-
32
Roma, MAXXI, Archivio Nervi, pacco 40, “Victoria Place Tower”. Effetto del vento e dei terremoti studiati a mezzo di modelli, s.d. ni negative, all’interno di un’indifferenza generalizzata da parte della critica italiana, spicca quella avanzata da Renato Bonelli, Moretti,
33
Roma, MAXXI, Archivio Nervi, pacco 44, Considerazioni statiche, 1 f. protocollo manoscritto, 10 maggio 1963. Editalia, Roma 1975, p. 13.

110 111
La concordia discors tra Pier Luigi Nervi e Ernesto N. Rogers
Roberta Martinis

Le strade di Pier Luigi Nervi e di Ernesto Rogers si erano incrociate fin dagli anni trenta
nella redazione della rivista “Quadrante” di Pietro Maria Bardi e Massimo Bontempelli,
ma solo a partire dagli anni cinquanta tra i due sembra stabilirsi un rapporto diretto e
continuo che si sviluppa all’interno della rivista “Casabella”, diretta dallo stesso Rogers
dalla fine del 1953.
L’interesse di Rogers per l’aspetto tecnico della progettazione d’architettura, inteso
quasi in modo albertiano, nel senso di “ricondurre il mestiere e l’arte alla sintesi origi-
nale: alla techne”, emerge chiaro fin dal principio della sua direzione di “Casabella”1.
Pier Luigi Nervi appare nel numero 202 con l’anticipazione del primo capitolo di Co-
struire correttamente2, presentato dal direttore con un attestato di stima profonda,
che ne coglie il significato pieno del “progetto”: costruttore, inventore, docente che
sollecita la critica di architettura, Nervi è agli occhi di Rogers accostabile a un’altra fi-
gura di progettista-imprenditore come Auguste Perret3. Sono due personalità cui Ro-
gers guarda con attenzione come detentrici di un sapere dove techne e eidos sono
alleate nel progetto di architettura. Architettura intesa come manifestazione dell’Etica
e luogo dove si fondono i termini dell’utilità e della bellezza sono concetti che vengono
precisati nell’editoriale Dialogo con i tecnici, del 1955: “è proprio in questo connubio
di intuizioni scientifiche ed elaborazioni tecniche con intuizioni estetiche ed elabora-
zioni artistiche che c’incontriamo tutti quanti insieme e possiamo stringerci la mano,
stabilendo un sempre più ampio cerchio di feconda umanità”4. L’exemplum principe è
l’edificio in rue Franklin dove “il cemento armato [...] subisce come qualsiasi strumento
la forma morale di chi se ne serve: e naturalmente la forma estetica non è che il ri-
flesso visibile di quella morale”5.
Contestualmente all’impegno con “Casabella”, Rogers torna a occuparsi della collana
editoriale Architetti del Movimento Moderno, diretta dai BPR, per la casa editrice Il bal-

1
Ernesto N. Rogers, Continuità, in “Casabella Continuità” (da qui in avanti: “CBC”), 199, dicembre 1953 - gennaio 1954, pp. 2
sgg. Cfr. Marco Zanuso, Un’officina per la prefabbricazione. Jean Prouvé ci scrive, in “CBC”, 199, dicembre 1953 - gennaiov1954,
pp. 38 sgg.; Ove Arup, Il “Punt System” (presentazione di M. Zanuso), in “CBC”, 200, febbraio-marzo 1954, pp. 44 sgg.; Erne-
sto N. Rogers, Auguste Perret, il costruttore, in “CBC”, 201, magggio-giugno 1954, pp. 21 sgg.; Marcello D’Olivo, Elio Zorzi,
Tre strutture in cemento armato precompresso, ivi, p. 24.
2
Pier Luigi Nervi, Costruire correttamente, Hoepli, Milano 1954; Pier Luigi Nervi, Costruire correttamente (con presentazione
Ernesto N. Rogers), in “CBC”, 202, agosto-settembre 1954, pp. 57-64.
3
Ibidem, p. 64.
4
Ernesto N. Rogers, Dialogo con i tecnici, in “CBC”, 205, aprile-maggio 1955, pp. 3-6.
5
Ibidem.

113
cone. Tra i protagonisti scelti, unico italiano vivente, Pier Luigi Nervi (che architetto non Nervi non sarà mai presente alle riunioni del comitato di redazione della rivista, non
è). Il volumetto è affidato a Giulio Carlo Argan, già autore di articoli e saggi su Nervi6, sembra molto interessato alle discussioni che si sviluppano al suo interno. Il suo ap-
ed esce nel 1955 (lo stesso anno del Perret di Rogers) . È la prima monografia sull’in- 7
porto alla rivista si tradurrà concretamente nella rubrica Critica delle strutture, da lui
gegnere, che sin dagli anni trenta persegue una lucida strategia di costruzione della stesso proposta in una lettera datata 20 ottobre 1958, oltre che nella pubblicazione
propria fama: attraverso rapporti con la critica di architettura e una notevole serie di di diversi progetti, spesso sollecitati da Rogers stesso13.
scritti pubblicati su “Casabella” e “Quadrante”8. BN a 4 colori Se da una parte lo scopo della rubrica affidata al più cosmopolita tra gli ingegneri ita-
La monografia successiva su Nervi viene pubblicata nel 1957 in quattro coedizioni, e liani, nelle parole di Rogers, è di “giudicare la struttura non soltanto entro i suoi termini
reca l’introduzione di Rogers9. “Nessun ingegnere dopo Maillart ha affrontato con mag- tecnici, ma come parte dell’espressione architettonica, come fatto esso stesso di cul-
BN a 4 colori Pier Luigi Nervi assieme, tra gli altri,
giore realismo il problema della tekne nel suo significato corretto e originario”, scrive a Ernesto N. Rogers e Bruno Zevi tura”14, dall’altro consente a Nervi di scrivere dall’osservatorio privilegiato della più im-
Rogers, dove “tekne” è intesa come “sintesi di arte, scienza, conoscenza, mestiere, portante rivista italiana di architettura.
abilità e professione” . 10

Alla fine del 1956 Nervi viene invitato a far parte del nuovo comitato di redazione di Il fatto che ogni giorno di più di fronte alla crescente importanza degli scheletri strutturali delle più si-
gnificative opere architettoniche, mi convinco che il punto più debole della preparazione e delle realiz-
“Casabella”: insieme a una “decina di nomi scelti tra persone di specifica competenza
zazioni degli architetti è sempre quello di una buona struttura. E siccome è evidente l’impossibilità di
nei diversi rami che costituiscono lo scibile della nostra attività [...] onde rendere sem-
nascondere o abbellire uno scheletro mal fatto, ne deriva che volenti o no la struttura diventa elemento
pre più valida la strumentalità pubblica di “Casabella”11. A febbraio 1960 il comitato di Pier Luigi Nervi, Costruire correttamente,
sempre più determinante del risultato. Altra considerazione che ogni giorno si può fare è che è ben
in "Casabella continuità", 202, agosto-settembre
redazione, oltre a Nervi, è formato da Enzo Paci, Filippo Sacchi, Roberto Guiducci, 1954, pp. 57-64 raro vedere delle belle strutture e che la maggior parte di esse denuncia l’assenza di una sincerità e
Marco Zanuso, Giuseppe Samonà, Giulio Carlo Argan e Ludovico Quaroni . 12 chiarezza statica, mentre va diffondendosi un pseudostrutturalismo formale ben peggiore di tutti i tanto
deprecati formalismi del passato. Io penso che se una rivista come “Casabella” istituisse una rubrica
Siamo in piena fase ascendente della fama di Nervi, alla quale il contributo teorico di
fissa di critica strutturale potrebbe raggiungere qualche risultato15.
Rogers è essenziale. Come negli anni trenta, egli necessita di un interlocutore accre-
ditato presso il mondo dell’architettura, e Rogers, per il suo ruolo di tramite con i “Mae-
stri”, e “Casabella Continuità”, come luogo di dibattito teorico, risultano perfettamente Il postulato della naturalezza statico-costruttiva, come corrispondenza tra statica
funzionali a mantenere Nervi all’interno del panorama dell’architettura internazionale. costruttiva ed estetica, informa gli articoli della rubrica: diviene condizione discrimi-
nante per un durissimo giudizio sugli edifici del Campidoglio di Brasilia (dove alla sen-
sazione di “spaurita meraviglia” Nervi senza tanti giri di parole obbietta un eccesso
6
Giulio Carlo Argan, voce Nervi, Pier Luigi, in Enciclopedia italiana di scienze, lettere e arti, appendice II (1928-1948), Roma 1949; Id.,
Nervi, in “Concrete Quarterly”, 25, aprile-giugno 1955; Id., The architecture of Nervi, in “Architects’ Year Book”, 6, 1955, pp. 45-52. ridondante di audacie tecniche e impiego di materiali pregiati che conduce a un “fatto
7
Giulio Carlo Argan, Pier Luigi Nervi, Il Balcone, Milano 1955.
8
R. Martinis, Stade municipal, in Pier Luigi Nervi, l’architecture comme defi, a cura di C. Olmo e Cristiana Chiorino, catalogo sculturale” e non architettonico)16, a una rassegna di progetti per ponti da Maillart a
della mostra (Bruxelles, 2010), Silvana editoriale, Cinisello Balsamo 2010, pp. 142-145.
9
Pier Luigi Nervi, prefazione di Pier Luigi Nervi, introduzione di Ernesto N. Rogers, testo di Jürgen Joedicke, Edizioni di Comu- Paolo Soleri (“naturalezza statica e corretta costruttività sono gli equivalenti, in
nità, Milano 1957 (trad. franc. Pier Luigi Nervi. Constructions et projets, Editions Vincent Fréal et Cie., Paris 1957; trad. ted.
Pier Luigi Nervi. Bauten und Projekte, Verlag Gerd Hatje, Stuttgart 1957; trad. ingl. The Works of Pier Luigi Nervi¸ The Architec-
tural Press, London 1957 e Frederick A. Praeger, New York 1957).
10
Ernesto N. Rogers, A portrait, in The Works of Pier Luigi Nervi, Frederick A. Praeger, New York 1957.
11
Roma, MAXXI, Archivio Nervi, Casabella, lettera di Ernesto N. Rogers a Pier Luigi Nervi, 29/12/1956. Tutte le lettere e i do-
cumenti citati nel presente saggio si trovano nel faldone Casabella nell’Archivio Nervi al MAXXI: da qui in avanti si considera sot-
tintesa l’indicazione della provenienza archivistica. 13
Lettera di Pier Luigi Nervi a Ernesto N. Rogers, 7 /1/1958.
12
Giancarlo De Carlo abbandona la rivista, criticandone la linea troppo inclusiva, dove “continuità diviene un’ambigua concilia- 14
Ernesto N. Rogers, presentazione della rubrica Critica delle strutture, in “CBC”, 223, p. 56.
zione”, cfr. lettera di Ernesto N. Rogers a Pier Luigi Nervi, 5/2/1957; Giancarlo De Carlo, Una precisazione, in “CBC”, 214 feb- 15
Lettera di Pier Luigi Nervi a Ernesto N. Rogers, 7 gennaio 1958.
braio-marzo 1957, sn. 16
Pier Luigi Nervi, Critica delle Strutture, in “CBC”, 223, p. 56,

114 115
foto nuova pas-
sata in pronto

campo strutturale, di quello che la buona funzionalità distributiva è nella concezione sueta libertà”24. Nulla risulta pubblicato al proposito. Nel faldone Casabella dell’Archi-
generale di un fabbricato”),17 al Palazzo dei Congressi di Berlino18, fino ai fraintendi- vio Nervi al MAXXI di Roma si trovano delle foto della sezione del progetto per il Mile-
menti dell’imitazione di un progetto esemplato sul modello del salone di Torino Espo- High Skyscraper di Wright (il progetto è del 1956), e un manoscritto intitolato Poesia
sizioni19. e realtà25:
Il tono di Nervi nella rubrica è decisamente assertivo, probabilmente dovuto a quella
che sentiva come un’esigenza didattica, anche nel caso di una descrizione autobioga- Due progetti che richiamano l’attenzione degli studiosi di architettura di tutto il mondo per la indiscussa
autorità e notorietà dei loro autori mettono in luce il contrasto che fatalmente si trova in parecchie crea-
fica come la vicenda dell’Unesco: “ancora una volta la statica era stata un’ottima e si-
zioni architettoniche tra la fantasia e la poetica inventiva e la dura e fredda realtà della tecnica attra-
cura ispiratrice architettonica”, purtuttavia riconoscendo, nel caso della pensilina, un
verso la quale l’invenzione deve prendere corpo.
“carattere aggressivo e arbitrario” dovuto proprio a un’“insincerità costruttiva” pro- E ancora una volta mi sia permesso di insistere su alcune constatazioni che per la loro stessa bana-
Pier Luigi Nervi, prefazione di Pier Luigi Nervi,
dotta da uno schema antistatico . Questo schematismo produrrà un duro attacco di
20 introduzione di Ernesto N. Rogers, testo lità vengono facilmente dimenticate o trascurate e precisamente:
di Jürgen Joedicke, Edizioni di Comunità,
Bruno Zevi che dalle pagine de “L’architettura cronache e storia” taccerà Nervi di una Milano 1957
a) Non è vero che la tecnica di oggi, i più efficienti materiali, i calcoli più raffinati ed una stessa illimi-
tata disponibilità di denaro possano risolvere qualsiasi problema e di un balzo superare di molte volte
“critica delle strutture che mutua la statica figurativa con quella costruttiva in discorsi
i limiti già raggiunti.
di un’ingenuità disarmante”21. Le argomentazioni di Nervi sono ampiamente condivise
b) Che non è esatto chiamare studio architettonico né si può considerare opera d’architetto una crea-
da Rogers, e insieme firmeranno l’editoriale Architettura e strutturalismo del numero zione che esca dai limiti realizzativi dell’oggi e dell’immediato futuro.
22922: dove la risposta congiunta sarà tutta contenuta dallo slogan ormai un po’ troppo c) Che nei casi in cui per un tecnico di normale esperienza sia certo il dubbio sulla realizzabilità, l’idea-
insistito della sintesi tra techne e espressione . 23 tore dovrebbe accompagnare i disegni che definiscono la sua ideazione con dati tecnici sufficienti a

La rubrica di Nervi chiude con questa aperta polemica, e forse con un paio di occa- togliere i legittimi dubbi.
d) Che le ideazioni non realizzabili sono non solo sterili ma dannose perchè deviano da quel rettilineo
sioni di dissenso interno alla rivista con lo stesso Rogers.
progresso che ha già negli ultimi cento anni ampliato meravigliosamente i campi delle tecnica costrut-
La prima. A maggio Nervi chiede una vacanza dalla rubrica. Il 16 maggio 1959 Rogers
tiva e perchè proponendo soluzioni impossibili svalutano i reali progressi fatti.
gli scrive: “Ti faccio avere il materiale per due possibili interventi. Uno è una struttura
in cemento armato di Mies van der Rohe e l’altro è di Wright. Sono due esempi, che
Si tratta di un chiaro attacco a due progetti: il Mile-High Skyscraper di Wright e un edi-
per l’autorità dei progettisti, sono molto significativi. Trattali naturalmente con la con-
ficio alto, non meglio identificato, di Mies. Wright era morto da poco, e l’ultimo numero
di “Casabella” gli era appena stato dedicato; ma all’interno dello stesso, Nervi si oc-
cupa d’altro26. Si tratta di un’apparente “svista”, indotta da programmi editoriali pre-
17
Pier Luigi Nervi, Cinque ponti, in “CBC”, 224, febbraio 1959, pp. 53-54, di seguito: Giuliano Guiducci, Rassegna di elementi
costruttivi. Volte sottili in laterizio. Il dattiloscritto per il secondo articolo, intitolato originariamente Critica strutturale, inviato il stabiliti?
3/1/1959, si trova in MAXXI, Archivio Nervi, Casabella.
18
Pier Luigi Nervi, Rapporti tra ingegneria e architettura, in “CBC”, 225, marzo 1959, p. 50. Giuliano Guiducci, Rassegna di ele- In una delle varie versioni del Mile-High Skyscraper, compare una lunga dedica di Wright
menti costruttivi: Volte sottili in laterizio, ivi, p. 51.
19
Pier Luigi Nervi, Modello e imitazione, in “CBC”, 227, maggio 1959, pp. 50-51; Giuliano Guiducci, Rassegna di elementi co- ai principali architetti e ingegneri contemporanei, e tra questi vi è anche Nervi: “Me-
struttivi: copertura a volte sottili triangolari, ivi, pp. 52-53 (Dattiloscritto Sulla interpretazione degli schemi statici e sul’influen-
za architettonica dei metodi costruttivi, MAXXI, Archivio Nervi, Casabella).
20
Pier Luigi Nervi, Le strutture dell’Unesco, in “CBC”, 226, aprile 1959, pp. 17 sgg. (Dattiloscritto Le strutture dell’UNESCO,
27 feb 1959, MAXXI, Archivio Nervi, Casabella).
21
Bruno Zevi, Due alibi polivalenti: tecnologismo e strutturalismo, in "L'architettura cronache e storia", n. 44, giugno 1959, pp.
78-79.
22
Ernesto N. Rogers e Pier Luigi Nervi, Architettura e strutturalismo, in “CBC”, 229, luglio 1959, pp. 4-5 (Dattiloscritto Archi- 24
Lettera di Ernesto N. Rogers a Pier Luigi Nervi, 16/5/1959.
tettura e strutturalismo, 16 giugno 1959, MAXXI, Archivio Nervi, Casabella). 25
Pier Luigi Nervi, Poesia e realtà, manoscritto, Archivio Nervi, Casabella.
23
Lettera di Pier Luigi Nervi a Ernesto N. Rogers, 23/7/1959. 26
Pier Luigi Nervi, Modello e imitazione, in “CBC”, 227, maggio 1959, pp. 50-51.

116 117
morial to Louis Sullivan, Elisha Otis, John Roebling, Lidgerwood, Coignet & Monier. Sa- È chiaro che un attacco così diretto ai “Maestri”, da parte di Nervi, Rogers non lo può
lutations: Eduardo Torroja, professor Beggs-Cross, professor Pier Luigi Nervi, dr. J.J. condividere. Stando alle date Poesia e realtà potrebbe essere un testo scritto nel mag-
Polivea, Maillart” . È un omaggio reso da Wright a tutti coloro che con i loro progetti,
27
gio-giugno 1959 per la rubrica di Critica delle strutture, successivamente rielaborato
invenzioni e brevetti hanno contribuito a mettere a punto la tipologia del grattacielo – (abbassando i toni) e incluso nell’editoriale Architettura e strutturalismo, pubblicato nel
“first made tall building tall” 28
– e dunque per rendere chiaro l’impegno richiesto dal numero 229.
suo progetto e il modo da lui ritenuto opportuno di interpretarlo, ovvero come uno stra- La seconda occasione di dissenso è offerta da uno scritto di P. Luigi Cosenza, Bilancio di
ordinario exploit strutturale. un trentennio, dattiloscritto a uso interno datato 18 novembre 1958, fatto girare da Ro-
Nervi e Wright s’incontrarono a New York, proprio nel 1956, a un party dato da “Archi- gers tra i membri del comitato di redazione34. Si tratta di un sofferto e durissimo atto di de-
tectural Record” in onore di Nervi: l’impressione ricavata da quest’ultimo era che Wright nuncia sulle condizioni della pratica e dell’insegnamento dell’architettura, e dei rapporti tra
fosse “un autentico buffone”29. Ciononostante, nell’archivio di Nervi è ben conservato professione e politica, scritto da Cosenza a ridosso delle proprie dimissioni dall’INU, dopo
l’invito per la cerimonia di inaugurazione del Guggenheim Museum del 1959 . Ancora 30
l’approvazione del PRG di Roma. Il parere di Nervi è che l’articolo non vada pubblicato:
nel 1962, durante la permanenza a Harvard, ritornerà sull’argomento del Mile-High Sky- Telegramma di Ernesto N. Rogers
a Pier Luigi Nervi, 27 novembre 1959.
scraper con Robert Einaudi facendosi tradurre da quest’ultimo le specifiche scritte da Roma, MAXXI, Archivio Nervi, Casabella si sta già troppo filosofando sull’architettura a base di frasi generiche o di accennati e non precisati
rapporti con la cultura, la politica, la dittatura passata, la democrazia e altre astrazioni del genere. Per
Wright per verificarne la fattibilità, mantenendo infine le proprie perplessità al ri-
me non c’è che un problema: fare della buona, onesta economica edilizia senza altre preoccupazioni.
guardo31. Pier Luigi Nervi, Poesia e realtà, manoscritto,
sd. (maggio-giugno 1959). Roma, MAXXI, Non potendo essere tanto profondamente intelligenti da scoprire i veri rapporti nascosti tra le astra-
Quanto a Mies le cose sono più semplici. Myron Goldsmith aveva lavorato con Nervi Archivio Nervi, Casabella zioni e le realtà costruttive [...] penso che sia molto più utile farsi un animo semplice e non torturarsi
(verso il quale nutrirà grande devozione), poi con Mies: nulla di più probabile che Nervi tanto. [...] In altre parole essere, apparentemente, meno intelligenti e meno colti.
ricevesse informazioni su Mies da Goldsmith32. Intorno al 1959 poi Mies stava co-
struendo i Promenade Apartments e aveva appena iniziato il Federal Center a Chicago,
E conclude “sarebbe proprio assurdo dare a ‘Casabella’ un tale indirizzo?”35 Il lungo ar-
mentre il Seagram era stato inaugurato l’anno prima33.
ticolo di Cosenza verrà pubblicato nell’agosto 195936. Nervi è divenuto nel frattempo
membro del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici37.
Segue un lungo periodo di silenzio della corrispondenza fra Nervi e Rogers che ri-
27
Questa versione è stata esposta alla mostra Frank Lloyd Wright: from Within Outward, New York, Guggenheim Museum, 15
maggio - 23 agosto 2009, ed è pubblicata in Bruce Brooks Pfeiffer, Frank Lloyd Wright 1943-1959. The Complete Works/Das prende alla fine del 1960 secondo toni molto formali; Nervi non scriverà più sulla rivi-
Gesamtwerk/L’oeuvre complète, Taschen, Köln 2009, p. 464. Ringrazio Francesco Dal Co per la segnalazione.
28
Ibidem. sta, ma verranno pubblicati alcuni progetti: il Palazzo del Lavoro38, lo stadio Flaminio39,
29
Mario Salvadori, Le strutture a guscio e le opere negli Stati Uniti di Pier Luigi Nervi, in Pier Luigi Nervi e la sua opera. Incon-
tro di studio organizzato dal Comitato del Premio Ingersoll Rand Italia, Milano 1980, p. 23; cfr. la voce Nervi, Pier Luigi, in Cur- il viadotto di corso Francia40.
rent Biography 1958, p. 301: “At a dinner given in his honor by the magazine Architectural Record, Nervi said he thought New
York was fantastic, beautiful, magnificent, and was very much impressed by the Lever building. Frank Lloyd Wright was on hand
to ‘disagree with Nervi entirely’”. Nervi si trova a New York dal 26-4 al 1-5-1956 e dall’11 al 18 maggio 1958: cfr. Cronologia,
in Alberto Bologna, Pier Luigi Nervi negli Stati Uniti. 1952-1979. Le relazioni interpersonali, gli incarichi professionali, la costru-
zione della fama, tesi di dottorato, Politecnico di Torino, 2011. Ringrazio Alberto Bologna per queste informazioni.
30
Roma, MAXXI, Archivio Nervi, Corrispondenza, A-Z, 1959.
31
Robert Einaudi, L’insegnamento di Pier Luigi Nervi: una testimonianza, in Annalisa Trentin, Tomaso Trombetti (a cura di), La 34
Roma, MAXXI, Archivio Nervi, Casabella, P. Luigi Cosenza, Bilancio di un trentennio, dattiloscritto, 18/11/1958.
lezione di Pier Luigi Nervi, Bruno Mondadori, Milano 2010, p. 51. 35
Lettera di Pier Luigi Nervi a Ernesto N. Rogers, 2/2/1959.
32
Francesco Dal Co, Mies van der Rohe. La casa Farnsworth, in “Casabella”, 767, 2008, pp. 90-97; Nicholas Adams, Myron 36
Ernesto N. Rogers, Luigi Cosenza, Per un dibattito costruttivo, in “CBC”, 230, ago 1959, pp. 2-5.
Goldsmith: Learning from the Farnsworth House, ivi, pp. 98-101. 37
Tullia Iori, Pier Luigi Nervi, Motta, Milano 2009.
33
Ernesto N. Rogers, Problematica di Mies van der Rohe, in “CBC”, 214 febbraio-marzo 1957, p. 5; Aldo Rossi, Un monumen- 38
I progetti vincitori del concorso per il palazzo del Lavoro a Torino, in “CBC”, 235, gennaio 1960, pp. 33-42.
to a New York: il Seagram Building, in “CBC”, 223, gennaio 1959, p. 3; Ernesto N. Rogers, Classicità di Mies van der Rohe, in 39
Lo stadio Flaminio a Roma, di Pier Luigi e Antonio Nervi, in “CBC”, 236, febbraio 1960, pp. 23-31.
“CBC”, 228, giugno 1959, p. 5. 40
Viadotto di corso Francia di Pier Luigi Nervi, in “CBC”, 246, dicembre 1960, pp. 20-25.

118 119
BN a 4 colori
A giugno 1961 il progetto del Palazzo del Lavoro viene attaccato senza appello sulle ticoli46, Argan nove47, Quaroni cinque48, Zanuso cinque49, Nervi sette50. L’ultimo arti-
pagine di “Casabella” da Franco Berlanda: “opere come questa finiscono per non con- colo di Nervi è del luglio 1959, di Sacchi del maggio 1959, di Paci del maggio 1959,
tribuire affatto a quel miglioramento delle condizioni di vita [...] cui collaborano le vere di Argan di ottobre 1960; di Quaroni di febbraio 1960, di Zanuso del 1961. Samonà
architetture”41. e Guiducci scriveranno sino alla fine della direzione Rogers. Ciò solleva un interroga-
Un anno più tardi, a luglio 1962, Rogers scriverà a Nervi: “caro amico, purtroppo i tivo sul senso e le funzioni del comitato di redazione della rivista formato nel 1957,
nostri rapporti riguardo a ‘Casabella’, non hanno funzionato e mi dispiace di non aver visto che già nel 1960 quasi nessuno dei suoi componenti vi scrive più. A sbilanciare
potuto approfittare della tua preziosa collaborazione” . Contestualmente è cambiata 42
ulteriormente i pesi intanto acquista sempre più importanza la revisione storiografica
la composizione della redazione43. del movimento moderno, curata da giovani architetti – quei “giovani delle colonne” di
A rimarcare una distanza ideologica ormai incolmabile, Rogers pubblica nel numero De Carlo – che, attraverso una posizione via via crescente dentro la rivista, si vanno
268 (ottobre 1962) lo stadio Berta in Testimonianza sugli architetti del ventennio44, e costruendo una fama di architetti-teorici51.
di seguito Francesco Tentori, in Stasi e dinamica nel panorama italiano 1962, scrive: I membri del Comitato di redazione rimarranno in carica sino alla fine della direzione
“Il fatto che Morandi costruisca in Venezuela, che Nervi costruisca a New York o a Mon- Rogers, ma si tratterà di cariche ormai svuotate di senso. E, in mancanza di documenti
Palazzo del Lavoro, copertina di “Casabella”,
treal ci inorgoglisce e ci fa piacere che ne parlino le riviste straniere; ma sappiamo che n. 235, 1960 e verbali relativi alla rivista, non sappiamo chi abbia partecipato sino all’ultimo alle riu-
esistono centinaia di cose più importanti da fare in Italia, anche se le riviste straniere nioni. Nervi sicuramente no. Nei ringraziamenti dell’ultimo editoriale Discontinuità o
non ne parleranno”: il richiamo all’intervento di Luigi Cosenza è esplicito . 45
continuità? nel dicembre 1964 nessuno dei membri del Comitato istituito nel 1957 è
Lettera di Ernesto N. Rogers
Scorrendo gli indici di “Casabella Continuità” si nota che Paci scrive in tutto quattro ar- a Pier Luigi Nervi, 2 aprile 1965. menzionato52. Del resto molti rapporti si erano già consumati: ne è testimonianza la
Roma, MAXXI, Archivio Nervi, Casabella
missiva di Rogers a Nervi del 2 aprile 1963: “Caro Nervi, grazie della tua lettera,
schietta nel manifestare alcuni dissensi ma fondamentalmente costruttiva nell’espri-
41
Ernesto N. Rogers, Un errore nazionale, in “CBC”, 252, giugno 1961, p. 3; Franco Berlanda, L’Italia ’61 a Torino, ivi, pp. 4- mere un’amicizia. Concordia discors: questo è ciò che conta”53.
17: “Si potrebbe perciò concludere, e qui intendo riferirmi alla posizione che il direttore di Casabella e la rivista hanno inteso
sostenere durante un lungo lavoro di chiarimento ideologico e culturale, che il giudizio estetico delle realizzazioni torinesi, non
potendo astrarre da un giudizio etico, risulta indubbiamente negativo”.
42
Lettera di Ernesto N. Rogers a Pier Luigi Nervi, 11/7/1962.
43
Con il numero 265, luglio 1962, cambia la redazione della rivista: Vittorio Gregotti viene promosso da caporedattore a mem-
bro del comitato, il Centro studi viene cancellato, e i componenti entrano nella redazione: Francesco Tentori (caporedattore),
Aldo Rossi, Julia Banfi, Gae Aulenti. E: Matilde Baffa, Guido Canella, Aurelio Cortesi, Giorgio Grassi, Luciano Semerani, Silvano
Tintori.
44
Ernesto N. Rogers, Testimonianza sugli architetti del ventennio, in “CBC”, 268, ottobre 1962, pp. 1-9.
45
Francesco Tentori, Stasi e dinamica nel panorama italiano 1962, in “CBC”, 268, ottobre 1962, pp. 10-16.
46
Enzo Paci, Il cuore della città, “CBC”, 202, agosto-settembre 1954, p. VII; Id., Problematica dell’architettura contemporanea, 49
Marco Zanuso, Un’officina per la prefabbricazione. Jean Prouvé ci scrive, in “CBC”, 199, dicembre 1953 - gennaio 1954, p.
in “CBC”, 209, gennaio-febbraio 1956, p. 41; Id., L’architettura e il mondo della vita, in “CBC”, 217, 1957, p. 53; Id., Wright e 38; Id., Esperienza alla X Triennale (presentazione Ernesto N. Rogers), 203, novebre-dicembre 1954, p. 5; Un dibattito sulla tra-
lo spazio vissuto, in “CBC”, 227, maggio 1959, p. 8. dizione in architettura, in “CBC”, 206, luglio-agosto 1955, p. 45; Id., L’unità di abitazione orizzontale dell’arch. Adalberto Libe-
47
Giulio Carlo Argan, Due progetti degli “Architects Collaborative”, in “CBC”, 199, dicembre 1953 - gennaio 1954, p. 8; Id., re- ra, in “CBC”, 207, settembre-ottobre 1955, p. 30; Id., Prefabbricazione popolaresca, in “CBC”, 213, novembre-dicembre 1956,
censione a “Spazio, tempo e architettura”, in “CBC”, 201, maggio-giugno 1954, p. VII; Id., Arte e produzione alla X Triennale, p. 56; Id., Dibattito sulla XII Triennale, in “CBC”, 243, settembre 1960, p. 3.
in “CBC”, 203, novembre-dicembre 1954, p. 39; Id., Problemi di museografia: la Mostra d’arte italiana all’esposizione del cen- 50
Cfr. supra.
tenario di San Paolo degli arch. Franco Albini e Franca Helg, in “CBC”, 207, setembre-ottobre 1955, p. 64; Id. e Ernesto N. Ro- 51
Cfr. Giovanni Durbiano, I nuovi maestri: architetti tra politica e cultura nel dopoguerra, Marsilio, Venezia 2000; Elisabetta Va-
gers, Dibattito su alcuni argomenti morali dell’architettura, in “CBC”, 209, gennaio-febbraio 1956, p. 1; Id., Il monumento ai Ca- sumi Roveri, E.N. Rogers e Aldo Rossi 1953-1964, relazione tenuta al convegno Esperienza dell’architettura. Ernesto Nathan
duti italiani nel Lager di Mauthausen di Mario Labò, in “CBC”, 210, marzo-maggio 1956, p. 49; Id., “Eliante o dell’architettura”, Rogers (1909-1969), Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura Civile, 2-4/11/2009.
in “CBC”, 216, 1957, p. 42; Id., La città-scuola, in “CBC”, 242, agosto 1960, p. 3; Id., La sintassi spaziale di Konrad Wachsmann; 52
Ernesto N. Rogers, Discontinuità o continuità?, in “CBC”, 294-295, dicembre 1964 - gennaio 1965, p. 1.
Prefazione a “Una svolta nelle costruzioni” di K. Wachsmann; Konrad Wachsmann, Concetti di architettura, in “CBC”, 244, otto- 53
Lettera di Ernesto N. Rogers a Pier Luigi Nervi, 2/4/1963.
bre 1960, p. 36. 51
Cfr. G. Durbiano, I nuovi maestri: architetti tra politica e cultura nel dopoguerra, Marsilio 2000; E. Vasumi Roveri, E.N. Rogers
48
Ludovico Quaroni, Pianificazione senza urbanisti, in “CBC”, 201, maggio-giugno 1954, p. 33; Id., La chiesa del villaggio La e Aldo Rossi 1953-1964, relazione tenuta al convegno Esperienza dell’architettura. Ernesto Nathan Rogers (1909-1969), Poli-
Martella, in “CBC”, 208, novembre-dicembre 1955, p. 30; Id., Opere recenti dell’architetto Mario Ridolfi, Unità residenziale al tecnico di Milano, Facoltà di Architettura Civile, 2-4/11/2009.
km. 7 della via Tiburtina, in “CBC”, 215, aprile-maggio 1957, p. 18; Id., La pianificazione urbanistica e le scienze sociali, in “CBC”, 52
E.N. Rogers, Discontinuità o continuità?, “CBC”, 294-295, dic 1964-gen 1965, p. 1.
231, settembre 1959, p. 5; Id., L’avvenire della città, in “CBC”, 236, febbraio 1960, p. 18. 53
Lettera ENR a PLN 2/4/1963.
.

120 121
La personalità e l’opera di Pier Luigi Nervi
Luigi Carlo Daneri

in attesa
correzioni

LA VOCE DI UN ARCHITETTO: [...] Quando Pier Luigi Nervi parla del suo lavoro lo fa con naturale modestia, scrive Ada
LUIGI CARLO DANERI Luise Huxtable. Alle domande intorno alle innovazioni tecniche delle strutture senza pre-
cedenti che ha costruito per quasi mezzo secolo, egli replica in tema di leggera sor-
presa: “E’ stato semplice...≠ la soluzione ovvia... la cosa più logica da fare”.
Anche dal più superficiale esame del suo lavoro, tuttavia è evidente che le soluzioni di
Nervi vanno di gran lunga al di là dell’ovvio, la sua straordinariamente personale com-
plicata logica strutturale ha portato ad un alto grado creativo la progettazione architet-
tonica e di ingegneria del nostro secolo.
Al contrario di tanti altri, egli non ama ostentare la propria genialità: il suo lavoro parla
per lui e la chiarezza delle sue strutture e la perfezione delle sue forme hanno dato un
nuovo significato alla parola “bellezza” ormai fuori moda.
Egli dice che a Bologna, nella scuola di ingegneria dove si laureò nel 1913, la parola
architettura si riferiva soltanto allo studio delle facciate e dei dettagli. Non veniva mai
in mente ai nostri professori come a noi, che un ponte, una struttura portante, un piano
urbanistico potessero rappresentare opere di architettura.
Era l’epoca nella quale stava per saldarsi faticosamente la grave frattura apertasi nel
XIX secolo tra un’arte morente, solidamente ancorata a superate tradizioni formali e le
nuove forme strutturali dovute al progresso tecnico.
L’epoca di Maillard e di Hennebique, l’epoca in cui si dibattevano le idee e le correnti
che sfociarono, dopo la prima guerra mondiale, nella rivoluzione della nuova architet-
tura razionalista europea.

Il testo che segue è estratto


dalla conferenza tenuta a
A tale superamento egli mostra di aver già pienamente e vigorosamente maturati
Barcellona, nel 1961, in occasione della mostra [manca qualcosa?], dopo un periodo di attività e di esperienze nel campo delle costru-
sull’opera di Pier Luigi Nervi. Il testo completo, 16
pagine dattiloscritte non datate, è conservato zioni in cemento armato, quando, nel 1929 esordisce con il progetto dello Stadio Co-
nell’archivio personale di Daneri, oggi curato dalla
munale di Firenze che, assegnato a seguito di un concorso, venne portato a termine
figlia Anna, ed è stato approfondito da Elisa Boeri e
Valentina Fantoni durante il lavoro di ricerca svolto nel 1932.
per il “Laboratorio di Storia e critica
dell’architettura” diretto da Federico Bucci e Marco La realizzazione di quest’opera innovatrice, uno dei capisaldi fondamentali del primo ra-
Introini presso la Facoltà di Architettura Civile del zionalismo italiano, che a sé lo avocò, e della quale, a distanza di decenni, ammiriamo
Politecnico di Milano.
Luigi Carlo Daneri (Borgo Fornari, 20 maggio 1900 la validità architettonica, la esilità e la prodigiosa arditezza della pensilina, con il suo
- Genova, 7 settembre 1972), laureato in ingegneria
a Roma, è stato legato a Nervi da un’antica grande sbalzo di 22 mt., delle gradinate e della scala esterna elicoidale, si deve ad una
amicizia, avviata fin dai primi anni trenta e saldata ragione di pura economia, ossia al basso costo che egli potè conseguire. Sta qui il suo
anche in alcune occasioni di collaborazione
professionale. grande segreto.

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Pietro Maria Bardi in Belvedere dell’Architettura Italiana fin dal 1933, già considerava prodotte da un primo esperimento nel padiglione dello Sport Nautico a San Michele di
Pier Luigi Nervi fra gli architetti che avrebbero avuta maggior parte nella determina- Pagana, si riscontra nel grande Salone delle Esposizioni di Torino, del 1948-49, magi-
zione dell’arte d’oggi. Egli fu buon profeta. strale opera costruttiva, la realizzazione della quale si deve ancora al basso costo ed
Guidato da una straordinaria prescienza intuitiva egli “vede” nel concepirle, l’esatto com- al limitato tempo, circa sei mesi, richiesto per la esecuzione.
portamento elastico delle sue strutture sotto l’azione dei carichi, l’andamento degli Tutti conoscono l’aspetto imponente e la forza emotiva di quello spazio interno delimi-
sforzi, dei quali valuta a priori l’importanza, traccia e modula in base a preliminari e som- tato dalla gigantesca volta della luce di quasi cento metri (mt 95), involucro traforato
mari calcoli forme e sezioni che si mostrano poi valide alle verifiche più rigorose ed ap- ed aereo composto di esili prefabbricati in ritmica e grandiosa armonia.
profondite, od alle prove sperimentali. Un altro sistema costruttivo venne sperimentato a Bologna nel fabbricato della Manifat-
È del 1938 la costruzione di una prima aviorimessa militare avvenuta dopo il supera- tura Tabacchi del 1951-52 e, successivamente, nel 1954-55, negli stabilimenti FIAT a
mento di un concorso bandito nel 1935. In questa struttura, a nervature lamellari, molto Torino. In queste nuove strutture i pilastri sono di tipo normale, planimetricamnte dispo-
sottili, gettate sul posto con impiego limitatissimo d’acciao e disposte sul tipo di un’in- sti a maglia rettangolare e quadrata, mentre i solai sono gettati a stampo con l’impiego
telaiatura geodetica, le parti funzionano come un tutto unico. di poche forme di ferro-cemento, montate su impalcature mobili, in senso verticale ed
Sono oltre 4000 mq. di copertura a volta, mt. 100 x 41, con soli sei appoggi al suolo. orizzontale, con la totale abolizione di qualsiasi cassaforma di legno.
Questa nuova esperienza, che pure doveva costituire un evento sullo sviluppo delle co- Nella filatura Gatti di Roma, del 1953, le nervature nei solai sono disposte con rigorosa
struzioni in cemento armato, venne sviluppata in seconda versione nel 1940 con l’im- aderenza alle leggi della statica, dietro determinazione sperimentale delle isostatiche
piego di elementi lamellari prefabbricati e traforati a traliccio, che consentirono di ridurre in lastre piane appoggiate agli angoli. Seguendo le leggi fisiche della natura, si otten-
ancora notevolmente il peso di tutto l’insieme, con il risultato di una incredibile legge- gono nuove implicazioni emotive. Le nervature seguono un doppio ordine di linee curve
rezza accompagnata da una eccellente solidità e da uno straordinario senso di perfe- complesse, radiali e concentriche rispetto agli appoggi.
zione architettonica. Il risultato, dice Nervi, rivela le misteriose affinità esistenti tra le leggi fisiche ed i nostri
Nell’uno e nell’altro caso vennero eseguiti preliminari esperimenti sul comportamento sensi. Le leggi d’armonia naturale, infatti, da noi percepite nelle forme geometriche, così
elastico di modelli di celluloide sotto l’azione di carichi. come nella musica e nei colori, e che si riflettono sui nostri sentimenti, eccitandoli, sono
Le aviorimesse, costruite nei due tipi, una dozzina, furono purtroppo distrutte dai tede- qui colte nell’ammirazione estatica delle forme e danno adito a profonde intime reazioni.
schi in ritirata. Una successiva preminente opera nella quale Pier Luigi Nervi impegna ancora a fondo se
Un’altra grande innovazione di Nervi, è rappresentata dalla lastra sottile di ferro-cemento: stesso è il Palazzo dell’Unesco. A seguito della segnalazione fatta da una commissione
formata da pochi centimetri di spessore di malta fine, a dose alta di cemento e sabbia composta dai più illustri rappresentanti dell’architettura moderna nel mondo, Pier Luigi
e di un’armatura a strati plurimi sovrapposti di rete di ferro leggera, a maglia fitta rettan- Nervi, Marcel Breuer e Bernard Zehrfuss, nel 1953 ebbero l’incarico di procedere alla pro-
golare, sussidiata da una trama, pure rettangolare, di tondini di ferro. Queste lastre si gettazione in “team” della nuova sede in Parigi di tale Istituto Internazionale di Cultura.
comportano elasticamente come se fossero composte di materiale omogeneo. L’esecuzione di questo edificio, portato a termine nel 1957, mostra come il Nostro, si
Esse furono in un primo tempo sperimentate in forme innervate, per costruzioni nor- spogli, nel caso specifico, della sua connaturata qualità di architetto-costruttore per li-
mali come per una nave di cemento armato, di 400 tonnellate che tenne lungamente il mitarsi a quella di puro professionista, di inventore impegnato nella collaborazione con
mare con pieno successo. altri, sotto la supervisione di un gruppo di “Grandi”, e come egli sovrintenda alla realiz-
Una estesa applicazione del sistema, con travi sottili ondulate prefabbricate e traforate, zazione dei lavori affidati a terzi.

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Nonostante la presenza di Breuer, figura di primo piano nel mondo internazionale degli grattacielo Pirelli a Milano, malauguratamente disposta dall’involucro esterno, il Palaz-
architetti moderni, e del francese Zehrfuss, la personalità di Nervi si rivela preminente, zetto dello Sport, il grande Palazzo dello Sport dell’EUR e lo stadio Flaminio, tutti lavori
specialmente laddove, come nel palazzo delle conferenze, sia all’esterno come all’in- dell’ultimo periodo che fanno parte di un gruppo di impianti predisposti per le Olimpiadi
terno, essenziali ed espressive si impongono le strutture lamellari innervate o corru- del 1960.
gate della copertura e dell’involucro, pensate staticamente “per forma”. Il Palazzetto dello Sport, capace di 5000 posti, periodo 1956-57. Giuseppe Vaccaro
Dice Nervi come noi non siamo ancora abituati a pensare staticamente “per forma” e scrive come, entrando all’interno di questo edificio, un’immediata emozione, precedente
come sia difficile dare una definizione di tali particolari sistemi resistenti, per quanto na- qualsiasi considerazione dell’intelletto, abbia rievocato in lui quella provata quando, per
tura e manufatti di uso comune ce ne offrano quotidianamente numerose applicazioni: la prima volta, visitò il Pantheon. Il diametro interno di questo antico monumento misura
calici di fiori, foglie lanceolate, canne, gusci di uova e di insetti, conchiglie, ventagli, pa- 43,40 mt, lo spazio interno è approssimativamente circoscritto ad una sfera ed il muro
ralumi, carrozzerie di automobili, vasi di vetro e perfino oggetti di vestiario, quali cap- perimetrale, pieno, ha uno spessore di mt 6,70. Il palazzetto pure a pianta circolare ha
pelli femminili, sono altrettanti esempi di resistenza per forma, ed è molto importante un diametro interno di metri 68,50 l’esterno di metri 78, mentre l’altezza s’abbassa ad
che un nuovo mezzo costruttivo ci permetta per la prima volta, di estendere queste un terzo circa rispetto a quella della forma sferica, il perimetro è totalmente traforato,
strutture a grandi e grandissime dimensioni... Gli effetti di questa caratteristica nelle trasparente e composto da una teoria di esili contrafforti equidistanti ed inclinati che si
strutture cementizie armate vanno molto più in là del semplice fatto tecnico. Ad essa, diramano a portare le nervature intrecciate della cupola, con risultato estetico, sia
sempre secondo Nervi, molto dobbiamo nel ritorno verso una verità architettonica che esterno che interno, di notevole efficacia.
era andata via via perdendosi. Le nervature di un solaio debbono disporsi seguendo le Il Palazzo dello Sport all’EUR, comprese le due gradinate e la platea, è capace di ben
isostatiche dei momenti principali all’interno di un sistema sollecitato da forze. Tali linee 16.000 posti. L’ambiente interno ha un diametro di circa 100 metri, senza pilastri in-
sono qualcosa di assoluto, dipendenti esclusivamente dal gioco di forza in atto. Il me- termedi. Capienza e dimensione sono i dati significativi e salienti dell’intero organismo
raviglioso è che, limitando il nostro compito a quello di modesti interpreti di realtà fisi- strutturale. La cupola di copertura, è formata da nervature ondulate e traforate, dispo-
che, veniamo a scoprire armonie di forme, imprevedute e quanto mai espressive. ste in senso meridiano ad elementi prefabbricati del tipo impiegato nel salone delle
Nello stesso Palazzo dell’Unesco egli compie una nuova esperienza sul cemento ar- esposizioni di Torino. Il getto delle strutture di cemento armato fu realizzato con l’ausi-
mato, da lui definito il più bel sistema costruttivo trovato dall’umanità fino ad oggi. Egli lio di matrici mobili rotanti attorno all’asse centrale, verticale del fabbricato. I carichi
realizza sistemi di pareti sottili coniugate all’impiego di casseri di cemento armato, an- vengono trasmessi dalle nervature ad un sottile anello perimetrale e da questo ad un
ziché di legno, e, al di fuori del concetto tradizionale di ricerca di uno stile, tende alla altro sistema di elementi ondulati, raccordati a ventaglio ai contrafforti perimetrali. Que-
scoperta di forme che si identificano con la struttura che è quanto a dire con la verità sti, impostati sul diametro massimo di mt. 95,40, portano le spinte direttamente al ter-
architettonica, estranea e indifferente a programmi, a manifesti ed a polemiche, ma reno. Come nel precedente Palazzetto dello Sport, una lanterna è sistemata al centro
coerente con il progresso della conoscenza scientifica dei nuovi sistemi e materiali. At- della cupola.
traverso questa impostazione e trascurando la ricerca dell’arte per se stessi, Nervi in- La sala è circondata da una vasta galleria di smistamento e passaggio alle scale, con
consapevolmente arricchisce l’umanità di grandiose strutture, di opere che dell’arte copertura a sbalzo, chiusa all’esterno a vetri.
sono autentiche espressioni, piene di lirismo poetico, giungendo così al risultato di una L’effetto interno è di una sorprendente ed equilibrata grandiosità. La vetrata perime-
sorprendente, affascinante e fortissima architettura. trale impedisce però di apprezzare, dal di fuori, gli eccezionali valori strutturali del
Tra le più recenti ed importanti realizzazioni figurano la originale ed ardita struttura del complesso.

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Lo stadio Flaminio venne eseguito tra il 1957 ed il 1959 in sostituzione di quello co- e che potrà esser destinato anche ad altri usi in futuro. Ancora una rivelazione, una via
struito nel 1911. Esso è dotato di circa 50.000 posti, dei quali 9.500 nella tribuna co- nuova indicata da Pier Luigi Nervi costantemente teso alla ricerca nel campo della tec-
perta, 9.800 nella tribuna scoperta ed il restante nelle curve. nica costruttiva, sotto l’aspetto scientifico ed economico, al superamento del consueto,
Una quarta opera, notevolissima, ancora connessa con le Olimpiadi del 1960 a Roma, delle sue stesse sperimentate scoperte e, inconsapevolmente, di nuove soluzioni for-
consiste nella strada sopraelevata o viadotto di Corso Francia. mali che sempre si traducono in manifestazioni di architettura al più alto livello.
Questo lavoro, indipendentemente dalle ragioni urbanistiche che l’hanno suggerito, rap- Lo schema geometrico costruttivo di questo edificio a pianta quadrata è estremamente
presenta sul piano della forma e della tecnica un’altra rivelazione del genio inventivo di semplice. Esso è formato da sedici piattaforme orizzontali d’acciaio quadrate e inner-
Pier Luigi Nervi. vate, di metri 38x38, distanziate l’una dall’altra di due metri e rialzate, con appoggio
Le sue caratteristiche ci riportano, rendendoli attuali, agli ambiziosi disegni di Le Cor- centrale, su altrettanti piloni di cemento armato. I pilastri di 25 metri d’altezza sono a
busier della “Ville Radieuse” nella quale le sedi del traffico, come gli edifici, si staccano sezione variabile, cruciformi alla base, circolari alla sommità risolti all’esterno in super-
aerei dal suolo su “pilotis”, mentre il terreno naturale totalmente libero, risistemato a fici rigate di raccordo. Il perimetro del palazzo è chiuso da una parete vetrata continua
verde e attrezzato per lo sport e la vita all’aperto, è restituito all’uomo, affinché lo usi con nervature d’acciaio che, dalla cornice, scendono fino a pochi metri da terra.
in dignità e sicurezza. All’interno, lo spazio è parzialmente suddiviso in due piani con un solaio intermedio in-
La struttura è di una sorprendente chiarezza; due corsie, due strade parallele ciascuna dipendente di cemento armato.
larga metri 13 circa, distanziate di cinque metri l’una dall’altra, corrono dall’innesto di Cartolina dell’Esposizione Internazionale L’area coperta è di ben 26.000 mq con soli 16 punti di appoggio al suolo.
del Lavoro inviata da Le Corbusier
corso Francia a quello del viale Pildusky. Ciascun impalcato è costituito da una serie di a Nervi, 25 maggio 1961, recto e verso. Questa nuova opera, realizzata a seguito di un concorso svoltosi nel 1959, nel quale
Roma, MAXXI, Archivio Nervi
altre mille travi prefabbricate, ondulate, portanti una soletta piana, lunghe 10 metri, lar- Nervi ebbe a collaboratore il figlio Antonio, appena nota, ebbe vasta eco nel mondo e
ghe metri 1,70 ed alte metri 1,20. non solo in quello degli architetti e degli esperti.
Le travi, la soletta di copertura e gli sbalzi dei marciapiedi, pure prefabbricati, vennero Disegni e fotografie, in un primo momento del progetto, poi dell’edificio, vennero larga-
montati con appositi carri gru a torre. mente e rapidamente pubblicati. Trattasi di un autentico monumento di cemento ar-
Le attrezzature meccaniche per il getto dei plinti, delle 130 pile e delle mensole ven- mato, acciaio e vetro, il valore del quale può stare alla pari con quello dei grandi esempi
nero montate su binari, lungo l’intervallo tra le due corsie. dell’antichità classica. [...]
I pilastri, di sezione variabile, a pianta cruciforme alla base, rettangolare la alta, svilup- I molti riconoscimenti ed onori tributati a Nervi attestano, se fosse necessario, come il
pano le fasce esterne in superfici rigate. Ciascuno di essi regge in equilibrio le mensole suo valore sia universalmente apprezzato, particolarmente come pioniere di forme con-
trasversali, rastremate. naturate alle esigenze ed alle risorse tecniche dell’epoca moderna, il cui significato più
La composizione e la forma dei singoli elementi, il cemento mantenuto nel suo aspetto intimo risiede nella loro perfetta funzionalità e completa pertinenza con i temi svolti,
naturale, comunicano un senso di pacato equilibrio, di rispondenza alle leggi naturali, mentre il loro complesso strutturale raggiunge un classico equilibrio ed una incompa-
di spontanea armonia e di poderosa forza espressiva, la quale richiama alla mente an- rabile finalità estetica.
tiche architetture megalitiche, composte da sapienti giganti.
L’ultima in ordine di tempo delle grandi opere giunte a compimento e la più importante
tra tutte, può ormai considerarsi il Palazzo del Lavoro che accolse le mostre interna-
zionali in occasione delle manifestazioni di Torino61, per il centenario dell’Unità d’Italia

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Pier Luigi Nervi e la cultura politecnica
Mario Alberto Chiorino e Gabriele Neri

BN a 4 colori
Se l’analisi del cursus honorum di Pier Luigi Nervi può talora stupire per la scarsa con-
sistenza di incarichi e riconoscimenti all’interno dell’Università italiana1, a confronto
con il notevole numero di lauree honoris causa anche da parte delle più note scuole
politecniche straniere e con i molteplici cicli di lezioni svolti in alcuni degli atenei più di
prestigiosi al mondo2, l’esame complessivo della sua figura, della sua carriera profes-
sionale e delle sue opere rivela invece una fitta trama di relazioni con gli ambienti ac-
cademici e la cultura scientifica e tecnica delle scuole politecniche italiane. In questo
senso appaiono emblematici i casi del Politecnico di Milano e di Torino: pur lontani geo-
graficamente dalla base logistica romana di Nervi, essi costituirono infatti dei preziosi
punti di riferimento per la sua attività progettuale e imprenditoriale.
Il legame tra Nervi e il Politecnico milanese si deve principalmente alla lunga collabo-
razione con Arturo Danusso3, con il quale condivideva la fiducia nelle potenzialità in-
trinseche del cemento armato e la convinzione che queste non potessero essere
costrette all’interno delle limitanti gabbie teoriche della coeva Scienza delle costru-
zioni. Per Danusso la via d’uscita da tali vincoli doveva infatti passare attraverso un ap-
proccio empirico al mondo delle strutture4, ponendo cioè in secondo piano l’impervia
ricerca di teorie generali per rivolgersi al caso particolare, osservato soprattutto spe-
rimentalmente. Fu così che egli si dedicò a ricerche sistematiche sia su prototipi di
elementi strutturali, sia in particolar modo su modelli strutturali in scala ridotta5 fon-
dando all’inizio degli anni trenta il Laboratorio “Prove Modelli e Costruzioni” presso il
Politecnico di Milano nel quale sviluppò in particolare questa seconda tecnica6. A lui

1
Gli incarichi e le attività di docente di Nervi in Italia raramente riguardarono la formazione degli ingegneri, il suo insegnamen-
to universitario come docente incaricato essendosi svolto essenzialmente all’interno della Facoltà di Architettura dell’Università
di Roma. Cfr. Annalisa Trentin, Tomaso Trombetti (a cura di), La lezione di Pier Luigi Nervi, Mondadori, Milano 2010.
2
Cfr. Cursus honorum. La costruzione della fama, in Pier Luigi Nervi. Architettura come Sfida, a cura di Carlo Olmo e Cristiana
Chiorino, catalogo della mostra (Venezia, Palazzo Giustinian Lolin, 28 agosto - 14 novembre 2010), Silvana Editoriale, Cinisel-
lo Balsamo 2010, pp. 222-223.
3
Arturo Danusso (1880-1968), allievo di Camillo Guidi al Politecnico di Torino, inizia la sua carriera come progettista per la Società

PIER LUIGI NERVI


Porcheddu Ing. G. A. di Torino, licenziataria in Italia del Sistema Hennebique. Divenuto ordinario di Scienza delle Costruzioni al Poli-
tecnico di Milano, è, con Guido Oberti, il principale artefice della nascita del filone della ricerca sperimentale su modelli in Italia.
4
A questo proposito sono eloquenti i testi dei suoi scritti e delle sue conferenze, raccolti in La scienza e lo spirito negli scritti
di Arturo Danusso, Morcelliana, Brescia 1978.

E LA CULTURA POLITECNICA
5
Cfr. Guido Oberti, La modellazione strutturale, in Pier Luigi Nervi e la sua opera, Incontro di studio Comitato Premio Ingersoll Rand
Italia, 1980. Cfr. anche Mario Alberto Chiorino, La sperimentazione nell’opera di Pier Luigi Nervi, in Pier Luigi Nervi. Architettura come
Sfida cit., pp. 61-83; Gabriele Neri, En miniature: Die Modelle des I.S.M.E.S. in Bergamo, in “Bauwelt”, n. 101, maggio 2010, pp.
20-27; Id., I modelli strutturali di Pier Luigi Nervi per la Cattedrale di San Francisco, in S. D’Agostino (a cura di), Storia dell’Ingegne-
ria, Atti del 3° Convegno Nazionale, Napoli, 19-20-21 aprile 2010, tomo secondo, Cuzzolin, Napoli 2010, pp. 1131-1140.
6
Arturo Danusso, Guido Oberti, Il Laboratorio Prove modelli e costruzioni” dell’Istituto di Scienza delle Costruzioni del R.° Poli-
a cura di Gabriele Neri tecnico di Milano, in “Il Cemento Armato - Le Industrie del Cemento”, fascicolo n. 5, 1941.

131
Nervi si rivolgerà la prima volta nel 1935 per la verifica su modello del sistema statico boratorio, negli anni cinquanta Nervi commissionò all’ISMES la verifica sperimentale
delle sue celebri aviorimesse a struttura geodetica di Orvieto, a quei tempi non calco- BN a 4 colori di diversi progetti11, e soprattutto di quello relativo all’ossatura del celebre grattacielo
labili per via teorica. Pirelli, il cui progetto architettonico era opera di Gio Ponti, ossatura che Nervi progettò
Come testimoniano i diversi scritti che Nervi dedicherà all’argomento7, tale metodologia e disegnò a quattro mani proprio con Danusso in collaborazione con alcuni suoi allievi
sperimentale lo colpì profondamente, portandolo a saldare il legame con la Scuola di Da- BN a 4 colori milanesi12. Per tali prove venne confezionato uno dei modelli più ambiziosi mai sotto-
nusso ed in particolare con il giovane Guido Oberti8, che presto divenne uno dei maggiori posti a prova in ISMES e uno dei più grandi al mondo, realizzato in micro calcestruzzo
esperti internazionali in questo campo. Tra la fine degli anni trenta e il corso del decennio di pomice e cemento a grande scala (1:15) per un’altezza complessiva di quasi 10
successivo Nervi fece infatti sottoporre a prova nel laboratorio di Milano anche il modello Modello in scala 1:37,5 in celluloide metri.
dell’aviorimessa di Orvieto, sottoposto a prova
della successiva serie di aviorimesse a elementi prefabbricati, il modello della struttura presso il laboratorio del Politecnico di Milano, Oltre che l’approvazione delle sue geniali intuizioni statiche, dal rapporto con gli inge-
1935-1936. Roma, MAXXI, Archivio Nervi
dell’Arco dell’Impero all’E42, quello delle “onde” del padiglione a emiciclo della Fiera di Mi- gneri del Politecnico di Milano e dell’ISMES Nervi otteneva anche un’importante pro-
lano e quello del Centro Civico di Tucumán, progettato da Horacio Caminos con il contri- mozione scientifica. Attraverso la divulgazione nei propri scritti, in quelli di Danusso e
buto di Oberti e Nervi 9, oltre a farvi svolgere diversi esperimenti sul ferrocemento. soprattutto di Oberti, delle immagini dei modelli strutturali in scala ridotta delle proprie
Per Nervi il laboratorio del Politecnico milanese era in pratica un’estensione di quello opere come punta di diamante delle ricerche in questo settore, Nervi ne usciva infatti
“a cielo aperto” per prove su prototipi che egli aveva attrezzato nell’area della Magliana come il progettista europeo più aggiornato, insieme allo spagnolo Eduardo Torroja13,
dell’impresa Nervi e Bartoli a Roma. A partire dal 1951, la collaborazione con l’am- in questo avanguardistico settore disciplinare14. Da semplice “cliente” del cenacolo da-
biente del Politecnico di Milano fece tuttavia un decisivo salto di scala: in tale data Da- Modello dell’Arco all’E42 sottoposto a prova nussiano, al quale forniva importanti (e redditizie) commesse legate alla sua attività
presso il laboratorio del Politecnico di Milano
nusso fonda a Bergamo l’Istituto Sperimentale Modelli e Strutture (ISMES), su incarico della Nervi & Bartoli, 1939 e seguenti.
specializzato nella verifica su modello di grandi dighe, tema progettuale di primo piano Roma, MAXXI, Archivio Nervi
11
Ad esempio diverse condotte forzate da lui progettate con la Nervi & Bartoli.
nel panorama della ricostruzione10. Comprese le eccezionali possibilità del nuovo la- 12
Piero Locatelli (1902-1988), collaboratore di Danusso, contribuì allo sviluppo dei calcoli delle strutture e alla predisposizione
degli esecutivi di cantiere su incarico dell’impresa. Locatelli fu docente di Scienza delle Costruzioni a partire dal 1943 presso
il Politecnico di Milano, e dal 1950 succederà a Danusso come direttore del Laboratorio per la sperimentazione dei materiali.
Oberti invece, insieme all’architetto Carlo Barbieri (anch’egli allievo di Danusso e progettista della sede dell’ISMES a Bergamo)
fu incaricato dalla Pirelli nel 1958 del collaudo delle opere in cemento armato del grattacielo. Cfr. Civico Archivio Amministrati-
vo del Comune di Milano, Guido Oberti, Verbale di collaudo delle opere in conglomerato cementizio armato del grattacielo Pi-
7
Ad esempio in Pier Luigi Nervi, Scienza o arte del costruire? Caratteristiche e possibilità del cemento armato, Edizioni della relli di Piazza Duca d’Aosta in Milano, Milano, 15 novembre 1958, p. 6.
Bussola, Roma 1945, pp. 27-33; Id., Costruire correttamente. Caratteristiche e possibilità delle strutture cementizie armate, 13
Eduardo Torroja (1899-1961), pioniere del calcestruzzo armato e precompresso, studioso e docente presso l’Università Po-
Hoepli, Milano 1955, pp. 37-39; Id. La ricerca sperimentale nel campo costruttivo, estratti da “Rapporto sulla ricerca”, Istituto litecnica di Madrid, fu anche progettista di strutture audaci e innovative di straordinaria eleganza formale. Figura per molti aspet-
Accademico di Roma, Roma 1970. ti simile a Nervi, con il quale condivideva da un lato l’affermazione della priorità del momento concettuale e di una ispirazione
8
Guido Oberti (1907-2003) si laurea a Milano nel 1929 come ingegnere industriale elettrotecnico, si diploma alla “Scuola di Spe- assimilabile a quella artistica nel progetto strutturale, e, dall’altro, un’attenzione estrema agli aspetti tecnici e costruttivi nelle
cializzazione Cementi Armati” e nel 1934 ottiene una seconda laurea in Scienze matematiche applicate. Nel 1931 diviene assi- successive fasi attuative del progetto e di realizzazione della costruzione, nutrendo la stessa fiducia negli importanti contributi
stente alla Cattedra di Scienza delle Costruzioni del Politecnico di Milano, tenuta allora da Danusso, e con lui comincia a lavo- della sperimentazione su prototipi e su modelli in scala ridotta, a differenza di Nervi fu parimenti interessato ai tentativi di mo-
rare all’allestimento del Laboratorio “Prove modelli e costruzioni”, diventandone presto vice direttore. Nel 1938 ottiene la libe- dellazione analitica avanzata degli schemi strutturali complessi (ad esempio le celebri volte cilindriche appaiate “ad ala di gab-
ra docenza di Scienza delle Costruzioni e l’incarico della stessa materia presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Mi- biano” del Frontón Recoletos del 1935). Fu inoltre promotore instancabile, fondatore e partecipe di organismi internazionali qua-
lano, e successivamente la cattedra nel 1951. Nel 1954 è chiamato alla cattedra di “Costruzioni in ferro, legno e cemento ar- li RILEM Réunion Internationale des Laboratoires sur les Essais des Matériaux (1947), FIP Fédération internationale de la pré-
mato” presso il Politecnico di Torino succedendo a Giuseppe Albenga, cattedra che mantiene con la nuova denominazione di contrainte (1952), CEB Comité Européen du Béton (1953), IASS International Association for Shell Structures (1959).
“Tecnica delle Costruzioni” fino al 1977. Oberti partecipa all’inizio degli anni cinquanta alla fondazione dell’ISMES Istituto Speri- 14
Oltre agli scritti di Nervi e Danusso, si vedano i numerosi lavori di Oberti nell’arco della sua intera carriera accademica e scien-
mentale Modelli e Strutture, con il quale collaborerà fino ad assumerne la Presidenza nel 1974, succedendo a Pier Luigi Nervi tifica dedicati alla presentazione e pubblicizzazione – in ambito nazionale, soprattutto attraverso la rivista “L’Industria italiana del
(vedi oltre nel testo). Cemento” dell’AITEC, e nelle sedi scientifiche internazionali – delle tecniche sperimentali d’avanguardia impiegate nei due labo-
9
Guido Oberti, Structural Design and Testing, by Means of Models, of Some Special Constructions (using ferro-cement), pub- ratori lombardi, con frequente riferimento a casi specifici relativi a prove su modelli inerenti a opere di Nervi. Si vedano inoltre
blicato nei pre-prints dell’International Symposium on Ferrocement, tenutosi presso l’ISMES di Bergamo nei giorni 22-24 luglio gli Atti del Convegno internazionale di Venezia I Modelli nella Tecnica del 1955 promosso dall’Accademia Nazionale dei Lincei
1981, 4a sessione, RILEM-ISMES 1981. in collaborazione con la SADE, nella ricorrenza cinquantenario della sua fondazione, con il forte coinvolgimento di Danusso, Ober-
10
Si veda ad esempio il primo numero della rivista “I Quaderni ISMES”, Bergamo 1953. Sulla storia di ISMES e sul ruolo nella ti (che anche qui illustra alcuni casi riguardanti opere di Nervi) e Gustavo Colonnetti, e fra gli stranieri di Torroja e Manuel da Ro-
sua fondazione, a fianco di Danusso e del Politecnico di Milano, degli ambienti imprenditoriali (Italcementi, SADE Società Adria- cha per il Portogallo. Questo convegno segna uno dei momenti più alti del dibattito scientifico su questa tecnica sperimentale
tica di Elettricità, e Impresa Torno) cfr. anche Giorgio Bocca, ISMES. Quarant’anni, edizione fuori commercio pubblicata in oc- prima del suo progressivo declino a partire dalla metà del decennio successivo per la comparsa delle tecniche computaziona-
casione del 40° anniversario dell’Istituto, ISMES, Bergamo 1993, e M.A. Chiorino, La sperimentazione cit. li di modellazione nmerica. Per i relativi riferimenti si veda M.A. Chiorino, La sperimentazione cit.

132 133
professionale, nei primi anni sessanta Nervi intensificò i rapporti con l’Istituto, tanto sto di calcestruzzo con graniglia di marmo e cemento bianco qui utilizzato18; mentre
da assumerne la Presidenza nel momento in cui aveva appena concluso l’importante all’ISMES vennero sottoposti a prova gli elementi che compongono le “onde” della co-
ciclo di prove sui modelli per la Tour de la Bourse di Montreal . 15 BN a 4 colori pertura e una porzione di catena, due pilastrini prismatici a sezione quadra, alcune co-
Successivamente al suo insediamento nel 1964, Nervi, nella doppia veste di progetti- lonnette monolitiche in marmo a rocchi per l’atrio dell’edificio e diversi campioni dello
sta e di presidente dell’Istituto, sottopose a prove su modello in ISMES molte delle altre speciale calcestruzzo, confezionati dalla Nervi & Bartoli19. Non a caso, per celebrare
sue strutture, con un’attenzione particolare a quelle realizzate in ambito internazionale: il suo centenario, nel 1964, la Italcementi chiese a Nervi – oltre che a Danusso, Ric-
la cattedrale St. Mary di San Francisco, con la sua cupola caratterizzata dalla partico- cardo Morandi e Gio Ponti – di descrivere le meraviglie di questa “trasformazione da
lare geometria a paraboloidi iperbolici concepita da Eduardo Catalano e Pietro Bellu- Modello in scala 1:5 delle “onde” di copertura miscuglio informe a solida pietra”20, nonché di tenere diverse conferenze al Corso di
del padiglione a emiciclo della Fiera di Milano,
schi, quest’ultimo autore poi del progetto finale assieme a Nervi, la Norfolk Scope sottoposto a prova presso il Politecnico di Milano, Perfezionamento per le Costruzioni in Cemento Armato, istituito dalla Fondazione Fra-
1947. Roma, MAXXI, Archivio Nervi
Arena in Virginia, USA (con Tazewell & Associates), la Thompson Arena al Dartmouth telli Pesenti nel 1928 presso il Politecnico milanese21.
College (New Hampshire, USA, con Antonio Nervi), gli “ombrelli” in cemento armato Proprio dai rapporti privilegiati con l’ambiente milanese e bergamasco deriva una parte
per l’aeroporto di Newark, il Mottagrill di Limena, il solaio della Cassa di Risparmio di dei legami di Nervi con il Politecnico di Torino. Negli anni sessanta si venne infatti a
Venezia ecc. creare, in relazione ad alcune celebri opere di Nervi, una fertile collaborazione tra
Attraverso i rapporti con il Politecnico di Milano e con l’ISMES, Nervi ebbe inoltre modo l’ISMES e i laboratori dell’Istituto di Meccanica applicata, Aerodinamica e Gasdinamica
di intensificare la collaborazione anche con l’Italcementi, Società che aveva finanziato del Politecnico. L’Istituto, diretto da Carlo Ferrari22, si era da poco dotato nella nuova
prima la creazione del Laboratorio milanese16 e poi la realizzazione dell’istituto berga- sede di corso Duca degli Abruzzi di una galleria del vento, attrezzatura di cui ISMES
masco . Con la società lombarda, che nel 1960 poteva dichiarare una produzione di
17
invece non disponeva. A cura in particolare di Carlo Mortarino23, che aveva collabo-
cemento pari ad un terzo dell’intera produzione nazionale, Nervi ebbe modo di colla- BN a 4 colori rato alla progettazione stessa della galleria, all’interno di questa vennero sottoposti a
borare per prove sugli impasti per il conglomerato cementizio per diverse opere, come prova aerodinamica, per determinare l’intensità delle azioni del vento sulle corrispon-
ad esempio il grattacielo Pirelli e l’aula delle Udienze Pontificie in Vaticano, prove che
si svolgevano in parallelo con quelle all’ISMES su modello o su prototipi di elementi
Modello in scala 1:25 di un elemento di copertura
strutturali. Per l’aula vaticana furono svolte numerose ricerche presso il Laboratorio del Centro Civico di Tucumán (architetto 19
Cfr. Archivio Storico ISMES, ACS 458, Relazione su prove statiche varie per nuovo Palazzo Udienze in Vaticano, settembre
Horacio Caminos), sottoposto a prova presso 1966; ACS 483, Determinazione del modulo elastico e del carico di rottura per compressione di due pilastrini in c.a., marzo
chimico centrale della Italcementi, finalizzate al confezionamento dello speciale impa- il laboratorio del Politecnico di Milano, 1949. 1967; pratica 628, Prove sul comportamento a rottura per compressione semplice su colonnette in marmo monolitiche e a roc-
chi, 1968; ACS 601, Prove per la determinazione della variazione nel tempo di alcune caratteristiche meccaniche di un calce-
Roma, MAXXI, Archivio Nervi struzzo con cemento bianco, aprile 1969.
20
Pier Luigi Nervi, in La Italcementi nel suo centenario, Italcementi, Bergamo 1964.
21
Ad esempio Nervi tenne la conferenza dal titolo Importanza dell’esatta conoscenza dei limiti e possibilità dei procedimenti ese-
15
Sui modelli realizzati per la torre di Montreal si rimanda al saggio di Maria Manuela Leoni e Gabriele Neri pubblicato in que- cutivi nell’impostazione progettistica delle opere in cemento armato il 4 marzo 1966. Tra i docenti del Corso verso la metà de-
sto catalogo. gli anni sessanta c’era anche Guido Oberti, che vi svolgeva l’insegnamento di “Indagini sperimentali sulle strutture e sui model-
16
“Gentilissimo Sig. Professore Ing. ARTURO DANUSSO - Milano. facendo seguito a quanto Le scrissi da Bergamo dal Consiglio li”. Cfr. Costruzioni in cemento armato. Studi e rendiconti, voll. 1-4, Italcementi, Bergamo 1964-1967.
dell’ITALCEMENTI, ho sottoposto la Sua idea, circa la fondazione dello speciale Laboratorio di studi. Ed i componenti del Con- 22
Carlo Ferrari (1903-1996) laureato in Ingegneria Meccanica si forma alla scuola di Modesto Panetti, fondatore del Laborato-
siglio, approvando altamente la Sua bella iniziativa, hanno deciso, su mia proposta di contribuire, una volta tanto, con la som- rio e della Scuola di Ingegneria Aeronautica del Politecnico di Torino di cui Ferrari sarà poi a lungo direttore. Dal 1957 al 1973
ma di L. 200.000 […] per l’attuazione di detto Laboratorio. […] Mi riserbo poi di perorare – come Presidente della Federazio- è direttore del Centro Studi sulla Dinamica dei Fluidi del CNR. La sua attività scientifica riguarda i campi più svariati dell’aerodi-
ne – presso gli altri industriali, affinché la Sua bella quanto utile iniziativa venga coronata da completo successo.” Archivio Cen- namica, con ricerche che vanno dallo studio dei flussi attorno ai profili alari sino al problema della turbolenza con risultati di ri-
trale del Politecnico di Milano, lettera di Antonio Pesenti ad Arturo Danusso, 9 giugno 1930. levanza internazionale. Nel 1965 Ferrari è tra i fondatori dell’AIMETA, l’Associazione Italiana di Meccanica Teorica e Applicata.
17
All’atto della fondazione dell’ISMES nel 1951, l’Italcementi aveva il 30% delle sue azioni. Cfr. G. Bocca, ISMES cit. La sede 23
Carlo Mortarino (1916-1993), laureato in Ingegneria Aeronautica al Politecnico di Torino nel 1939, ottiene la libera docenza
dell’Istituto fu infatti costruita proprio sui terreni messi a disposizione da Carlo Pesenti (il quale era stato allievo di Danusso al in Aerodinamica Sperimentale nel 1954 e successivamente la titolarità di tale insegnamento presso la Facoltà di Ingegneria. Nei
Politecnico) nella periferia bergamasca, di fianco alle case dei suoi dipendenti. laboratori di Aeronautica e di Meccanica Applicata, prima al Castello del Valentino e dal 1959 presso la nuova sede di corso
18
Cfr. L’aula delle udienze nella Città del Vaticano, in “L’Industria Italiana del Cemento”, n. 12, anno XLIII, dicembre 1973, pp. Duca degli Abruzzi, dove aveva contribuito alla progettazione della nuova galleria del vento, si dedica a numerose ricerche spe-
797-844. Cfr. in particolare le tabelle a p. 833. Cfr. anche Sergio Pace, Aula delle udienze papali 1963-1971, in Pier Luigi Ner- rimentali, da cui ottiene risultati di notevole rilievo. Fra i più noti quelli funzionali alla progettazione dei fumaioli dei transatlanti-
vi. Architettura come Sfida cit., pp. 182-185. ci Michelangelo e Raffaello.

134 135
denti strutture, i modelli in scala ridotta (1:181) della Torre di Montreal nel 1962, della parlare di un legame propriamente accademico: negli anni quaranta infatti Nervi fu coin-
cattedrale di San Francisco (1:100) nel 1964 e della Norfolk Scope Arena (1:100) nel volto a diverso titolo negli ambiziosi programmi di ricostruzione edilizia promossi dal
1967 . Il tutto in connessione con le verifiche di calcolo in corso su tali costruzioni e
24
Consiglio Nazionale delle Ricerche, la cui Presidenza fu assunta nel dicembre del 1944
il parallelo programma di prove in campo statico e dinamico che venivano svolte in da Gustavo Colonnetti, il celebre professore e scienziato torinese27, al rientro dall’esi-
ISMES sui modelli a scala maggiore, con il fine complessivo di determinare la capa- lio svizzero. Com’è stato evidenziato da recenti studi28, Colonnetti portò avanti, fin dagli
cità resistente delle costruzioni stesse sotto le varie azioni cui erano sottoposte. I mo- anni stessi dell’esilio29, un ostinato progetto di riforma dell’intero panorama edilizio ita-
delli aerodinamici di St. Mary e della Norfolk Arena sono stati recentemente ritrovati e liano, puntando soprattutto sul benefico ruolo che avrebbe potuto avere un’industria-
restaurati a cura del Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino lizzazione sistematica ed efficacemente coordinata e, appunto, una forte interazione
(CEMED) e sono esposti nella edizione torinese della mostra.
25 BN a 4 colori fra la cultura tecnica degli ingegneri e la cultura architettonica e urbanistica. Il primo
L’asse Bergamo-Torino fu sicuramente dovuto a Guido Oberti, che verso dalla metà compito di Colonnetti, convinto in questa sua visione dell’importanza morale e sociale
degli anni cinquanta era divenuto docente al Politecnico di Torino. dell’ingegnere30, fu quello di riformare dall’interno il complesso sistema gestionale del
Ripercorrendo la biografia di Nervi si individuano però contatti ben precedenti con la CNR (da lui ribattezzato Centro Nazionale della Ricostruzione), per farlo divenire un so-
cultura politecnica torinese, e in particolare con alcuni dei suoi protagonisti maggior- lido ponte tra le istituzioni governative, gli enti di ricerca e gli ambienti economici, pro-
mente interessati alle mutue interazioni fra la scienza e la tecnica degli ingegneri da fessionali e imprenditoriali, e più in generale tra scienza e società in vista della rinascita
un lato e, dall’altro, i più ampi spazi della cultura architettonica, urbanistica e dello svi- Copertina del primo numero Estratto da “I Quaderni ISMES”, n. 5, 1956. del Paese.
de “I Quaderni ISMES”, 1953 A corredo del testo di Guido Oberti sono presenti
luppo economico e sociale in senso lato26. Anche su questo versante però non si può le immagini del modello delle aviorimesse Tra le numerose iniziative, la riforma del CNR promosse la formazione di numerosi organi
di Orvieto e del grattacielo Pirelli
distaccati31, all’interno dei quali si muoverà anche Nervi, ad esempio come membro della

24
Vittorio Marchis, Olivia Musso, Gabriele Neri, Pier Luigi Nervi, Carlo Mortarino e l’aerodinamica sperimentale, in Atti del Con-
vegno “Cantiere Nervi. La costruzione dell’identità”, Parma, 24-26 novembre 2010, in corso di pubblicazione.
25
Il modello per Montreal, in scala 1:181, è invece andato disperso.
26
Cfr. Mario Alberto Chiorino, Filosofia strutturale: Jürg Conzett e l’eredità di Torino, in Mario Alberto Chiorino (a cura di), Jürg 28
P. Peruccio, La ricostruzione domestica cit.
Conzett, Architettura nelle Opere di Ingegneria, Allemandi, Torino 2007; Mario Alberto Chiorino, Gustavo Colonnetti, uno dei pa- 29
La Svizzera accolse molti dei protagonisti della classe dirigente italiana, esuli dal fascismo e in fuga dai rastrellamenti tede-
dri fondatori della scienza delle costruzioni, la biblioteca di Pollone e la cultura architettonica italiana, in “Casabella”, n. 794, ot- schi. Colonnetti oltrepassò il confine il 20 settembre 1943, e nei mesi successivi si fece promotore di numerosi “campi univer-
tobre 2010, pp. 94-97. sitari” dove i giovani italiani potevano proseguire gli studi forzatamente interrotti. In particolare Colonnetti fu nominato rettore
27
Gustavo Colonnetti (1886-1968), allievo di Camillo Guidi presso la Scuola d’Applicazione per Ingegneri di Torino (dal 1906 Politec- del Campo Universitario Italiano di Losanna, oltre che chargé de cours presso quella Università. Pur nelle difficoltà intrinseche,
nico di Torino) si laurea in Ingegneria Civile nel 1908 e quindi in Matematica con Corrado Segre nel 1911. Nel 1911 è professore quella dell’esilio fu una stagione straordinaria in cui si trovarono a collaborare, in un’osmosi feconda e in un clima di grandi en-
straordinario di Meccanica Applicata alle Costruzioni e alle Macchine alla Scuola Superiore d’Ingegneria Navale di Genova e succes- tusiasmi e forti aspettative per la rinascita della patria lontana, le più fervide intelligenze dei giovani espatriati e alcune delle più
sivamente alla Scuola di Ingegneria di Pisa, della quale nel 1918 assume la direzione. Chiamato per insegnare Meccanica Tecnica eminenti figure di intellettuali e uomini politici italiani: oltre a Colonnetti, per non ricordarne che alcuni, Luigi Einaudi, Concetto
Superiore al Politecnico di Torino, ne diviene il direttore dal 1922 al 1925, e nel 1928 succede a Camillo Guidi alla cattedra di Scien- Marchesi,Tommaso Gallarati Scotti, Amintore Fanfani, Adriano Olivetti, mentre tra gli architetti si possono citare Ernesto Nathan
za delle Costruzioni. Dopo l’esilio svizzero viene nominato presidente del CNR fino al 1956 e ne diviene poi presidente emerito. È Rogers, Maurizio Mazzocchi, Giulio Minoletti, Luigi Frattino, Lodovico Magistretti, Angelo Mangiarotti e Paolo Chessa. In quel cli-
fondatore dell’Istituto Dinamometrico Italiano di Torino (oggi Istituto di Metrologia del CNR). I suoi contributi scientifici di straordina- ma di fervore innovativo, uno dei temi che si era andato collocando al centro dell’attenzione e dei dibattiti sulla ricostruzione so-
ria rilevanza nell’ambito della Scienza delle costruzioni riguardano l’equilibrio dei corpi deformabili oltre il dominio elastico con la mes- ciale ed economica del paese ferito dalla guerra era in particolare quello della ricostruzione edilizia. Così dal “Centro studi in
sa in conto delle deformazioni plastiche e viscose, e di quelle impresse artificialmente, venendo così a porre le basi teoriche per la Svizzera per la ricostruzione italiana”, fondato a Losanna nel giugno 1944 con la presidenza di Colonnetti e la partecipazione
nuova tecnica del calcestruzzo armato precompresso, ideata da pionieri quali Eugène Freyssinet e da Colonnetti condotta entro i di Einaudi, deriverà quasi contemporaneamente il “Centro Studi per l’Edilizia” (Centre d’études pour le bâtiment) nel cui “comi-
canoni dell’ingegneria strutturale moderna. Fondatore di una scuola il cui valore è ancora oggi riconosciuto nel mondo, Colonnetti è tato esecutivo” Colonnetti sarà affiancato da figure proprie del mondo dell’architettura come Rogers e Mazzocchi. Fra i fili con-
stato al centro di un’ampia rete di contatti internazionali e ha sostenuto con il suo prestigio e con la collaborazione dei propri allievi duttori principali delle ricerche del centro – cui collaborano anche architetti svizzeri quali Alfred Roth e Max Bill – vi è certamen-
più diretti, tra i quali in particolare Franco Levi e Giulio Pizzetti, la nascita di organismi di ricerca e di armonizzazione tecnica a livel- te quello dell’industrializzazione edilizia e della prefabbricazione come strumenti essenziali per la nuova architettura della rico-
lo nazionale e internazionale che ancora oggi dominano lo scenario internazionale. Fra questi ultimi vanno ricordati in particolare il struzione, ma l’attenzione è concentrata anche sui temi dell’urbanistica, con contributi, fra gli altri, di Rogers, Roth e Olivetti. La
CEB Comité Européen du Béton (oggi fib Fédération Internationale du Béton) e inoltre la IASS International Association for Shell Struc- matrice culturale di quel centro – che Colonnetti rientrato a Roma e divenuto presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche
tures, alla fondazione dei quali diede un particolare impulso Eduardo Torroja. Cfr. anche Mario Alberto Chiorino, Gustavo Colonnet- prontamente rinominato Centro Nazionale della Ricostruzione si affretta a riconoscere come organo ufficiale dello stesso CNR
ti:tra tra scienza e società, in Paolo Peruccio, La ricostruzione domestica. Gustavo Colonnetti tra cultura politecnica e industrializ- – avrà larga influenza sui formati dell’architettura e dell’urbanistica della ricostruzione in Italia .
zazione (1943-1957), Celid, Torino 2005; M.A. Chiorino, Gustavo Colonnetti, uno dei padri fondatori cit.; Mario Alberto Chiorino, Mec- 30
Gustavo Colonnetti, L’importanza morale e sociale del tecnico, in “Azione fucina”, 7 novembre 1937.
canica strutturale: il contributo di Torino e del Piemonte 1750-2000, Accademia delle Scienze di Torino, Portale della storia della scien- 31
Ad esempio per rafforzare il coordinamento tra la sede romana e l’Alta Italia furono istituiti due distaccamenti a Milano e a To-
za e della tecnologia, in corso di pubblicazione. rino, gestiti rispettivamente da Franco Levi e Giulio Pizzetti.

136 137
“Commissione di studio per il cemento armato”, della “Commissione di studio per l’unifi- aveva anche partecipato, lo stesso anno, al concorso bandito dal CNR sul tema della
cazione nell’industria edilizia” e della “Commissione di studio per la stampa e le pubblica- casa prefabbricata (e “semi-prefabbricata”38), con due progetti di abitazioni prefab-
zioni” (parti integranti del Comitato nazionale per la ricostruzione edilizia32), ma anche bricate a elementi cementizi, una delle quali a forma circolare ed ampliabile39, parti-
fondo nero
intervenendo sul tema dell’unificazione dei modi e delle tecniche della progettazione33. come a fianco colarmente apprezzata dalla rivista “Metron”, che criticò invece duramente il giudizio
Scorrendo i tanti nomi che contribuirono a questi programmi troviamo quello di Giulio della commissione giudicatrice40. Nel 1946 inoltre Colonnetti stesso sceglierà, tra
Pizzetti34, allievo di Colonnetti, al quale nel settembre del 1945 fu affidata la gestione gli altri, il nome di Nervi come membro dell’Unrra-Casas41, istituito a maggio. Ma il
del distaccamento torinese del CNR. Pizzetti strinse con Nervi un particolare legame contributo più rilevante che Nervi diede su questi temi fu di certo quello relativo alla
d’amicizia. È ragionevole pertanto ritenere ad esempio che l’ingresso di Nervi negli stesura del Manuale dell’Architetto, come membro del comitato organizzativo insieme
ambienti universitari e professionali americani 35
possa essere messo in relazione in a Colonnetti (presidente), Bongioannini, Ridolfi e Zevi. Ad esempio nella terza edizione
parte proprio con gli ampi contatti e l’estesa attività di docente di Pizzetti tanto in Ame- Modello aerodinamico in scala 1:100 della del Manuale (1962), in cui Nervi figura come referente per la sezione sulla prefabbri-
cattedrale St. Mary di San Francisco, sottoposto
rica del Sud, e in particolare in Argentina, quanto negli Stati Uniti ; un ruolo importante 36
a prova aerodinamica presso la galleria del vento
cazione, compariranno le tavole delle Officine Fiat Mirafiori di Torino, del viadotto di
Modello aerodinamico in scala 1:100 della
potrebbero avere avuto in particolare le relazioni personali e le collaborazioni accade- Norfolk Scope Arena, sottoposto a prova del Politecnico di Torino nel 1964 (stato attuale corso Francia a Roma, delle aviorimesse a elementi prefabbricati, della copertura a
aerodinamica presso la galleria del vento del dopo il restauro). Torino, CEMED, Politecnico
miche e professionali di Pizzetti a Raleigh e Cambridge con Horacio Caminos e, so- Politecnico di Torino nel 1967 (stato attuale dopo di Torino volta ondulata del Palazzo delle Esposizioni di Torino, del Palazzo dello Sport all’EUR,
prattutto, con Pietro Belluschi ed Eduardo Catalano, gli ideatori come si è visto della il restauro). Torino, CEMED, Politecnico di Torino del grattacielo Pirelli e della stazione degli autobus al George Washington Bridge di
particolare geometria della cupola di St. Mary a San Francisco, il cui progetto sarà poi New York42.
sviluppato da Nervi con Belluschi. Attraverso il legame con Colonnetti, Nervi entrò anche a far parte del Comité Euro-
Significativa è poi la partecipazione di Nervi al primo convegno nazionale sulla rico- péen du Béton (CEB), l’organismo fondato nel 1953 dall’imprenditore francese André
struzione edilizia del dicembre 1945, dove afferma la necessità di riprendere a spron Balency Béarn e da Eduardo Torroja con lo scopo di coordinare a livello europeo le ri-
battuto gli studi e le ricerche sperimentali, concludendo così il suo intervento: “Pochi cerche e la conseguente elaborazione di linee guida e raccomandazioni tecniche sulle
campi come l’edilizio promettono un largo compenso ad un atto di buona volontà e strutture in calcestruzzo armato, con la partecipazione di studiosi, progettisti e co-
di elementare saggezza. Saremo ancora una volta incapaci a compierlo?” . Nervi 37
struttori. Pur prendendo parte solo marginalmente alle iniziative del Comitato, Nervi fu
membro della delegazione italiana – costituitasi in seno al CNR stesso – e su suo per-
Schizzo di studio redatto dai tecnici dell’Istituto
di Meccanica applicata, Aerodinamica e sonale invito si svolse a Roma la quarta sessione plenaria del CEB nel 195743, nella
Gasdinamica del Politecnico di Torino, relativo
32
Il Comitato nazionale per la ricostruzione edilizia era formato da Pasquale Prezioso, Mario Pinchera, Giuseppe Nicolosi, Ar-
alle prove aerodinamiche sul modello in scala
naldo Foschini, Aristide Giannelli, Emilio Battista e Giovanni Costantini, e a sua volta era suddiviso in varie Commissioni: oltre
alle tre citate, c’erano anche la “Commissione di studio per il precompresso”, la “Commissione di studio per l’urbanistica”, la 1:100 della cattedrale St. Mary di San Francisco,
“Commissione di studio per la casa prefabbricata” e la “Commissione di studio per il restauro ai monumenti”. Cfr. P. Peruccio, 1964. In evidenza la disposizione della batteria
La ricostruzione domestica cit. di manometri per ricavare la mappa delle 38
A questo proposito si veda la polemica sulle pagine di “Metron”, n. 4-5, novembre-dicembre 1945, pp. 48-91.
33
Su questo tema si concentrò l’attività dei distaccamenti del CNR di Napoli e Milano, formati insieme a quello di Torino (il Cen- pressioni agenti sulla superficie della struttura.
39
Cfr. Progetti di case prefabbricate ad elementi cementizi, in “Metron”, cit., pp. 54-55, 57-60.
tro di studio sugli stati di coazione elastica) in seguito all’istituzione del Centro Studi sull’Abitazione nel 1949. 40
Cfr. Prefabbricazione al Convegno di Milano, in “Metron”, cit., pp. 48-91. “È’ strano che l’Ing. Nervi (che noi stimiamo tra i mi-
Torino, IMAMAG, Politecnico di Torino
34
Giulio Pizzetti (1915-1990), oltre che presso il Politecnico di Torino, dove collabora inizialmente con Colonetti e otterrà alla gliori tecnici italiani) non sia finito in compagnia degli architetti prefabbricatori: era un suo diritto del quale è stato defraudato
fine degli anni sessanta la cattedra di Tecnica delle Costruzioni presso la Facoltà di Architettura, insegna negli anni precedenti senza apparente ragione”, ivi, p. 49.
in Argentina (presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Cuyo e la Facoltà di Architettura di Buenos Aires), negli Stati Uni- 41
Centro autonomo di soccorso ai senzatetto. Cfr. Marida Talamona, Dieci anni di politica dell’Unrra-Casas, in Carlo Olmo (a cura
ti (M.I.T. e School of Design di Raleigh), a Ulm (Hochschüle für Gestaltung) e a Venezia presso l’Istituto Universitario di Architet- di), Costruire la città dell’uomo. Adriano Olivetti e l’urbanistica, Edizioni di Comunità, Torino 2001, pp.190-197. Cfr. anche P. Pe-
tura. A Torino dirigerà l’Istituto di Scienza delle Costruzioni della Facoltà di Architettura del Politecnico dal 1969 al 1982. ruccio, La ricostruzione domestica cit.
35
Cfr. Alberto Bologna, Pier Luigi Nervi: rapporti statunitensi inesplorati. 1952-1979, in S. D’Agostino, Storia dell’Ingegneria cit., 42
Consiglio Nazionale delle Ricerche, Manuale dell’Architetto, terza edizione, CNR, Roma 1962.
pp. 1119-1130. 43
“Rendez-vous est pris, pour le printemps 1957, à Rome, où nous invite l’éminent Constructeur, Pier Luigi Nervi, réalisateur génial
36
Cfr. Francesco Catalano e Marina Dal Piaz, Giulio Pizzetti ingegnere tra gli architetti, C.E.V., Padova 1994. de nombreuses structures exceptionnelles, – en particulier, dans les récentes années, les deux Palais de Jeux Olympiques de Rome”,
37
Pier Luigi Nervi, Per gli studi e la sperimentazione nell’edilizia, in Rassegna del primo convegno nazionale per la ricostruzio- Y. Saillard (all’epoca Segretario del CEB), Un itinéraire exemplaire d’une communauté de travail dans l’amitié, in Testimonianze: 75°
ne edilizia, Milano, 14-15-16 dicembre 1945, fasc. 3, p. 12. compleanno di Franco Levi, Politecnico di Torino, Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Levrotto & Bella, Torino 1989, p. 193.

138 139
quale fu nominato presidente Franco Levi44, allievo di Colonnetti e autorevole membro volume del suo celebre manuale teorico di Scienza delle costruzioni48. Significativo è
della sua scuola di Scienza delle Costruzioni al Politecnico di Torino45. il fatto che la scelta di Colonnetti ricada proprio su Nervi, Torroja e Oberti, quest’ul-
Analizzando le rispettive linee di ricerca, è però possibile cogliere non poche divergenze timo, come si è visto, proprio il più brillante allievo di Danusso e il referente principale
BN a 4 colori
tra il pensiero di Nervi e quello di Colonnetti: a proposito della prefabbricazione, ad esem- di Nervi per la sperimentazione su modello delle sue strutture. Dopo aver trattato nei
pio , ma soprattutto sul modo di rivolgersi alla progettazione delle strutture. Se Colon-
46
primi due volumi, con particolare eleganza e raffinatezza, la teoria matematica del-
netti, grande scienziato e pioniere della precompressione in Italia, aspirava alla l’equilibrio dei corpi deformabili49, nel terzo tomo del manuale Colonnetti si proponeva
codificazione di norme generali fondate prevalentemente su basi teoriche e modellazioni invece di affrontare il tema delle strutture a parte sottile, di cui, come osserva nell’in-
di tipo analitico del comportamento dei materiali e delle strutture con le quali disciplinare troduzione al volume, “offre mirabili esempi la natura dei calici di certi fiori; nei gusci
l’utilizzo delle diverse tecniche costruttive, Nervi fu sempre in qualche modo ostile, in par- di uova, di insetti, di crostacei; in una infinita varietà di conchiglie. Ce ne offrono non
ticolare per le strutture in calcestruzzo armato con cui prevalentemente si confrontava, men mirabili esempi l’industria del vetro e quella delle materie plastiche”50.
BN a 4 colori
alle promesse di teorie matematiche che dai tempi di François Hennebique si dimostra- A questo proposito va considerato che all’epoca, sebbene lo sviluppo delle tecniche co-
vano arretrate rispetto alle intuizioni dei pionieri, alla loro sapienza costruttiva e alle pra- struttive e in particolare del cemento armato51 avesse mostrato la possibilità di realizzare
tiche di cantiere. Una divergenza di approccio al mondo delle strutture che rifletteva anche strutture a guscio a parete sottile pressoché di forma qualsiasi, le modellazioni teoriche
il divario tra le ricerche di Colonnetti, maggiormente attente ai fondamenti teorici, e quelle disponibili a base essenzialmente analitica – in assenza delle moderne tecniche compu-
di Danusso che privilegiavano invece l’approccio sperimentale . 47
tazionali a base numerica con l’ausilio degli elaboratori52 – erano in grado di fornire gli
Nonostante ciò, pochi anni più tardi proprio Colonnetti farà in modo di ricongiungere Frontespizio del terzo volume Pagina introduttiva del terzo volume strumenti idonei per la verifica di calcolo unicamente per alcune forme strutturali semplici
della Scienza delle costruzioni della Scienza delle costruzioni
questi diversi punti di vista, chiedendo, con un gesto del tutto inconsueto, a tre pro- di Gustavo Colonnetti (Einaudi, Torino 1957) di Gustavo Colonnetti (Einaudi, Torino 1957) come i gusci sferici e le volte sottili cilindriche a direttrice circolare53 e, limitatamente al
gettisti “scelti tra quelli che maggiormente stimo, e in cui mi sembra felicemente rag-
giunto il più intimo connubio tra prudenza e ardimento” di contribuire a scrivere il terzo
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Gustavo Colonnetti (a cura di), Scienza delle costruzioni, Vol. terzo, La tecnica delle costruzioni: le pareti sottili. Realizzazio-
ni di P. L. Nervi, E. Torroja e G. Oberti, Einaudi, Torino 1957; per la citazione vedi p. 5.
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Gustavo Colonnetti, Scienza delle costruzioni, Vol. primo, Teoria generale dell’equilibrio, Einaudi, Torino 1953; Id., Scienza del-
le costruzioni, Vol. secondo, La statica delle travi e degli archi, Einaudi, Torino 1955.
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Franco Levi (1914-2009) laureato a Parigi all’École Centrale e al Politecnico di Milano nel 1937, è assistente di Colonnetti al 50
G. Colonnetti (a cura di), Scienza delle costruzioni, Vol. terzo cit., p. 4. Il volume si apre proprio con un’elegante immagi-
Politecnico di Torino prima della guerra. Esule per motivi razziali dapprima in Francia, segue successivamente Colonnetti nel- ne di conchiglie, accanto alla quale compaiono una citazione di Newton (“...ho trovato... qualche conchiglia più bella..., men-
l’esilio svizzero collaborando agli insegnamenti del Campo Universitario Italiano di Losanna e alle attività di ricerca e al dibatti- tre l’infinito oceano della verità si stendeva non scoperto davanti a me...”) e quella del grande studioso di geometria Michel
to promossi da Colonnetti sulle nuove tecniche costruttive per la ricostruzione italiana. Partecipe dopo l’esilio delle correlate at- Chasles (“L’étendue figurée varie de formes à l’infini…les propriétés de chacune des figures que présente la nature ou que
tività svolte dai vari organismi istituiti attraverso il CNR dallo stesso Colonnetti, ne assume per supplenza l’insegnamento di Scien- l’esprit peut imaginer sont elles-mêmes extrêmement nombreuses, on pourrait même dire inépuisables”).
za delle Costruzioni a Torino. Postosi rapidamente all’attenzione della comunità scientifica internazionale per le proprie ricerche 51
In quegli stessi anni interessanti sperimentazioni avvenivano anche nel settore delle volte sottili in laterizio armato, in par-
sulla viscosità, l’analisi in campo anelastico e la tecnica della precompressione, dopo la presidenza del CEB che conserva fino ticolre a cura di Eladio Dieste (1917-2000) che darà ampio sviluppo a questa tecnica negli anni successivi, con un collega-
al 1968, viene nominato alla presidenza della Fédération Internationale de la Précontrainte (FIP) e guida successivamente a li- mento alle tradizioni della scuola catalana fra Ottocento e primo Novecento. Cfr. Mario Alberto Chiorino, Eladio Dieste: na-
vello della Comunità Europea il processo di fondazione del sistema degli Eurocodici. Ha tenuto la cattedra di Scienza delle Co- scita e radici di un’arte di costruire in laterizio, in Mercedes Daguerre (a cura di), Eladio Dieste, Electa, Milano 2003, pp.
struzioni all’Istituto universitario di Architettura di Venezia dal 1962 al 1969, e poi alla Facoltà di Ingegneria al Politecnico di To- 52-89.
rino, dove ha diretto l’Istituto di Scienza delle Costruzioni e poi il Dipartimento di Ingegneria Strutturale, contribuendo a esten- 52
La possibilità di applicare alla progettazione strutturale le nascenti tecniche computazionali numeriche agli elementi fini-
dere ulteriormente la notorietà a livello internazionale della scuola originata da Colonnetti. ti inizia ad affacciarsi agli inizi degli anni sessanta, in concomitanza con lo sviluppo degli elaboratori. Proprio nella fase di
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Cfr. Franco Levi, Cinquant’anni dopo. Il cemento armato dai primordi alla maturità, Testo & Immagine, Chieri 2002, p. 29. Sul- messa a punto del progetto esecutivo finale per la cupola a paraboloidi iperbolici della sattedrale St. Mary a San Francisco
l’attività del CEB si veda anche Franco Levi, Cinquante ans d’histoire du béton armé 1950-2000, Presses de l’école nationale ad opera dell’ingegnere americano Leonard Robinson, e nella successiva fase di controllo da parte della équipe di revisori
des Ponts et chaussées, Paris 2005; Id., Cinquant’anni prima. Dalle rovine belliche alle costruzioni funzionali, Testo & Immagi- locali, il progetto strutturale iniziale di Nervi, fondato su verifiche di calcolo semplici e soprattutto sui risultati delle speri-
ne, Chieri 2003. mentazioni svolte in ISMES, verrà affinato e sostanzialmente convalidato attraverso l’impiego dei primi codici di calcolo agli
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Già nel 1943 Nervi si dimostrava dubbioso sulla previsione di un impiego generalizzato dell’edilizia prefabbricata alla fine della guer- elementi finiti che si andavano rendendo disponibili agli inizi degli anni sessanta in particolare negli ambienti californiani le-
ra, suggerendo invece – in linea con le sue ricerche – la congiunzione di elementi prefabbricati e tecniche costruttive tradizionali. gati all’Università di Berkeley. Cfr. Sergio Pace, Cattedrale di St. Mary, in Pier Luigi Nervi. Architettura come Sfida cit., pp.
Cfr. Pier Luigi Nervi, Aspetti e problemi della ricostruzione edilizia, in “Architettura”, giugno-luglio-agosto 1943, pp. 171-173. 186-191.
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Cfr. ad esempio Tullia Iori, Il boom dell’ingegneria italiana. Il ruolo di Gustavo Colonnetti e Arturo Danusso, in S. D’Agostino (a 53
Per tali forme erano state sviluppate le soluzioni anche in campo flessionale con i contributi, fra gli altri, di Geckeler, Finster-
cura di), Storia dell’ingegneria. Atti del 2° Convegno Nazionale, Napoli, 7-8-9 aprile 2008, tomo secondo, pp. 1501-1510. walder, Dischinger e dello stesso Torroja. Cfr. M.A. Chiorino, Eladio Dieste cit.

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solo regime membranale, anche per alcune forme a guscio a curvatura inversa come i Una scelta dunque, quella di Colonnetti, che dimostra l’apprezzamento per l’attività pro-
paraboloidi iperbolici e poche altre. Come afferma Colonnetti nella sua introduzione al vo- gettuale del collega ingegnere e, anche se non esplicitamente menzionato nella lettera,
lume: “Una vera e veramente attendibile soluzione analitica del problema dell’equilibrio di il riconoscimento dell’importanza dell’approccio sperimentale allo studio delle strutture
siffatti sistemi è dunque da considerarsi, nella maggior parte dei casi, praticamente irrag- privilegiato da Nervi nella sua feconda sinergia con Oberti in tutti quei casi in cui le model-
giungibile. E ciò soprattutto e proprio in quei casi che, per la complicazione delle forme, lazioni teoriche cadono in difetto. Non a caso il il saggio di Guido Oberti è corredato so-
sono i più interessanti”54. Il rischio era pertanto quello dello stabilirsi di un legame stretto, prattutto da fotografie dei modelli strutturali di alcune fra le opere che Nervi illustra nel
talora anche improprio, fra teorie disponibili e forme strutturali adottate . 55
proprio testo61, le quali diventano così predominanti all’interno del volume. Lo stesso Tor-
È interessante dunque osservare come, per venirne a capo, Colonnetti decida perciò di roja nel suo contributo dedica una speciale attenzione alle prove su modello e su proto-
lasciare la parola alle “intuitions heureuses des pionniers” , “nell’attesa che le loro rea-
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tipo eseguite per alcune delle sue opere più celebri, quali la cupola sferica per il mercato
lizzazioni geniali possano un giorno trovare una giustificazione razionale e venire inqua- di Algeciras (1933), le volte cilindriche appaiate “ad ala di gabbiano” del Frontón Recole-
drate in una teoria scientifica” . Il passaggio di testimone non è tuttavia operato
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tos (1935) e le eleganti vele della copertura dell’ippodromo Zarzuela (1935).
acriticamente: dalla corrispondenza tra Nervi e Colonnetti relativa alla preparazione del Ma soprattutto questa scelta di Colonnetti dimostra un’apertura mentale per niente
libro traspare infatti in modo nitido la posizione dello scienziato torinese a proposito del scontata. Nella sua Scienza delle costruzioni si riannodano dunque i fili delle più signi-
delicato tema. Nella trattazione di “quei problemi che la teoria razionale è assolutamente ficative ricerche teoriche e progettuali dell’ingegneria del secolo scorso, e in qualche
incapace di risolvere” , egli dichiara di voler procedere “rinunciando decisamente a qual-
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modo si riassume l’intenso rapporto che Nervi seppe costruire con la cultura politec-
siasi tentativo di teorie approssimate che scientificamente non valgono niente e che pra- nica italiana, e quella milanese e torinese in particolare. Un rapporto alieno dai più con-
ticamente non fanno che alimentare l’illusione di un rigore inesistente, conducendo a sueti schemi accademici, e volto invece a cercare un reale sodalizio tra università,
risultati di cui non si conosce neppur lontanamente l’approssimazione”59. Difatti “la via ambienti scientifici, laboratori sperimentali, enti di ricerca, impresa, e ciò che più gli
da seguirsi quando la struttura si allontana dalle forme classiche (travi, archi, volte, cu- interessava: il progetto e la costruzione.
pole e simili) è a parer mio proprio quella che lei segue nel suo recente scritto: aiutare Di questo rapporto virtuoso ampia traccia resterà negli scritti e nell’insegnamento di
l’intuizione del fenomeno fisico con poche idee generali e con molti esempi” . 60
Nervi, pur nella puntigliosa riaffermazione – che caratterizza parimenti il pensiero e i ce-
lebri scritti di Torroja – del primato del momento concettuale e dell’ispirazione nel per-
corso progettuale. Un percorso che tuttavia non può fare assolutamente a meno, come
54
Ibidem, p. 4. Può essere interessante osservare come lo stesso contrasto, all’epoca insolubile, fra l’infinità da un lato delle entrambi non esitano a dichiarare e come dimostrano con il loro concreto operare, del
forme immaginabili – mutuate dalla natura o concepite dalla mente con l’eventuale ausilio degli strumenti della geometria – cui
si riferiscono le citazioni di Newton e di Chasles, e, dall’altro, i metodi di analisi disponibili per la loro verifica strutturale fosse contributo fondamentale della scienza degli ingegneri e della cultura politecnica in senso
già stato sottolineato agli albori dello sviluppo della tecnica del cemento armato da Félix Cardellach nella sua Filosofía de las
Estructuras (Barcellona 1910): “Arriveremo un giorno a disporre di un metodo integrale di verifica della sicurezza di tutte le co- lato nella traduzione dell’idea ispiratrice e dell’intuizione statica nel fatto costruttivo.
struzioni in grado fare luce a sufficienza per trovare nuove e infinite forme strutturali che certamente esistono in quel mondo
misterioso dal quale solamente la trave, l’arco, il telaio e la mensola sono stati faticosamente estratti dalle mani esperte di al-
cuni meccanici visionari?”.
55
Cfr. ad esempio Anna Maria Zorgno, Oltre la prigione cubica, in “Rassegna”, n. 49/1, marzo 1992, pp. 74-83.
56
Ibidem. Cfr. anche Gustavo Colonnetti, L’équilibre des corps déformables, Dunod, Paris 1955.
57
G. Colonnetti (a cura di), Scienza delle costruzioni, Vol. terzo cit., p. 5. Cfr. anche Roma, MAXXI, Archivio Nervi, cart. “Corri-
spondenza Nervi-Colonnetti”, lettera di Gustavo Colonnetti a Pier Luigi Nervi, 8 febbraio 1955 e ivi, lettera di Gustavo Colonnet-
ti a Pier Luigi Nervi, 12 febbraio 1955.
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Roma, MAXXI, Archivio Nervi, cart. “Corrispondenza Nervi-Colonnetti”, lettera di Gustavo Colonnetti a Pier Luigi Nervi, 8 feb-
braio 1955. 61
Esse mostrano infatti il modello del solaio in scala 1:5 del grattacielo Pirelli con tutta l’attrezzatura necessaria per le prove
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Ibidem. statiche; il modello della copertura del Palazzo dell’Abbigliamento alla Fiera di Milano; tre diverse immagini delle aviorimesse di
60
Ibidem. Colonnetti si riferisce a Costruire correttamente, edito da Nervi nello stesso anno di questa lettera. Nervi (con l’attrezzatura per la determinazione degli effetti del peso proprio e della pressione del vento).

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Le riproduzioni, la stampa e la rilegatura


sono state eseguite presso lo stabilimento
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Cinisello Balsamo, Milano

Finito di stampare
nel mese di aprile 2011

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