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Guida Linux: la directory /etc

La directory /etc e' la directory che contiene tutti i file di


configurazione di un sistema linux. In realta' alcuni file di
configurazione vengono creati all'interno della directory home di
ciascun utente. Cosi', l'utente maurizio ad esempio, avra' i propri
file di configurazione all'interno della directory /home/maurizio.
Per saper configurare un sistema linux, occorre acquisire il know-
how necessario leggendo la documentazione disponibile in
abbondanza sia all'interno del sistema stesso che in rete. Ad ogni
modo, un buon punto di partenza puo' essere l'esame della
directory /etc. I file contenuti in questa directory non sono visibili,
pertanto occorre usare il comando ls con l'opzione -a (ls -a). Molti
di questi file terminano con 'rc' che significa 'runtime
configuration', cioe' piu' o meno configurazione per l'esecuzione
(le parole run e time significano esecuzione/eseguire e tempo,
quindi: tempo di esecuzione, o meglio, fase, periodo di
esecuzione. Percio' runtime significa 'durante l'esecuzione').
Quindi il file aumixrc ad esempio, significa piu' o meno:
'configurazione per l'esecuzione del programma aumix'. Molti altri
file sono delle directory che a loro volta contengono dei file di
configurazione oppure altre directory. Analizzando il contenuto di
una directory /etc tipica di una distribuzione Mandrake (N.B.:
alcuni file possono variare leggermente da distribuzione a
distribuzione) e considerando i file piu' comuni ecco cosa
troveremo (per una descrizione dettagliata dei vari programmi si
puo' usare 'man'):

adjtime: File di configurazione per l'aggiustamento


dell'orologio hardware

at.deny: I file /etc/at.allow e /etc/at.deny possono essere


usati per limitare l'accesso ai comandi at e batch. Il formato
di entrambi i file di controllo dell'accesso è costituito da un
nome utente su ciascuna riga. Non possono essere lasciati
spazi vuoti. Il demone at (atd) non deve essere riavviato se i
file di controllo dell'accesso vengono modificati. Questi file
sono letti ogni volta che un utente cerca di eseguire i
comandi at o batch. L'utente root può sempre eseguire i
comandi at e batch, indipendentemente dai file di controllo
dell'accesso. Se il file at.allow esiste, solo gli utenti qui
elencati sono autorizzati a utilizzare at o batch e il file
at.deny viene ignorato. Se at.allow non esiste, tutti gli utenti
elencati in at.deny non sono autorizzati a utilizzare at o
batch.

aumixrc: Aumix è un applicativo per la gestione delle


funzionalità di miscelazione e di equalizzazione della scheda
audio.

bashrc: Contiene gli alias e le funzioni per il sistema. Il file


.bashrc è utilizzato dalla vostra shell quando vi registrate.
Assicuratevi di essere nella directory /home/login e copiate il
file .bashrc, mantenendolo nella stessa directory, ma con un
nome diverso, per esempio .bashrc2

bootsplash: sistema per nascondere i messaggi di boot del


kernel e visualizzare una barra di progressione grafica

chbgrc: programma per gestire l' immagine di sfondo del


desktop

conf.linuxconf: linuxconf e' un tool di amministrazione di


linux

coolicon.config: coolicon e' un programma per mostrare i


file pixmap (.XPM) come icone sul desktop

cron.d/, cron.daily/, cron.hourly/, cron.monthly/,


crontab, cron.weekly: configurazioni del demone cron.
Cron permette di eseguire dei compiti a delle scadenze
prefissate.

csh.cshrc, csh.login: file di inizializzazione della shell c

cups: file di inizializzazione del sistema di stampa cups:


Common Unix Printing System. Il sistema cups utilizza un
protocollo derivato da http chiamato IPP (Internet Printing
Protocoll, rfc 2568) e incorpora un server http che gli
permette di mantenere un'interfaccia amministrativa via web
in ascolto sulla porta 631. Per determinare il comportamento
di questa interfaccia e in generale del sistema di stampa si
lavora sul file di configurazione cupsd.conf che solitamente si
trova dentro /etc/cups. Questo file ha una sintassi ispirata al
file di configurazione di Apache. In questo file si specificano il
nome della macchina, il linguaggio di default, i parametri di
accesso e la directory radice del sistema, tutti i parametri
specifici della applicazione, file di log e comportamenti
particolari in caso di eventi differenti. Cups inoltre gestisce le
informazioni necessarie all'elaborazione dati per la specifica
stampante usata tramite dei file contenenti istruzioni di tipo
MIME, chiamati file PPD e generalmente posti in /usr/share
/cups/model/. Con cups si è in grado di configurare
stampanti locali e inoltre permette di aggiungere stampanti
remote sia che utilizzino il protocollo IPP che LPD. Supporta
inoltre la stampa via SMB in un network Samba. Con il
comando lpadmin si possono aggiungere od eliminare
stampanti logiche, inoltre una volta definite si possono
abilitare o disabilitare e si possono definire le policy per i
processi di stampa. In questo modo si ha la possibilità di
amministrare i comportamenti di una determinata
stampante. Se si disabilita una stampante questa continuerà
ad accettare comunque i processi di stampa inserendoli nella
sua coda e senza stamparli mentre se si è definito che deve
rifiutare i processi di stampa non verrà accodata nessuna
stampa. Si possono stabilire inoltre delle classi che
riuniscono sotto di se diverse stampanti, permettendo così
una gestione anche di gruppo. Se un utente invierà un
processo alla classe sarà cups a stabilire a quale stampante
va inviato. Le classi accettano gli stessi parametri enable e
disable, accept e refuse in modo da permettere una gestione
complessiva per gruppi di stampanti logiche. Va tenuto conto
tuttavia che le stampanti logiche non subiscono le direttive
riferite ad una classe sicchè si può disabilitare una classe ma
far elaborare processi di stampa ad una stampante del
gruppo. Le informazioni sulle stampanti e sulle classi
vengono memorizzate rispettivamente su i file /etc/cups
/printers.conf e su /etc/cups/classes.conf, due file che
volendo sono editabili a mano ma che generalmente si
gestiscono sempre attraverso i comandi di amministrazione
tra cui lpadmin. Per lavorare con cups si utilizzano i comandi
standard del sistema BSD, lp o lpr. Per definire code di
stampa remote si utilizza una sintassi del genere nome-
coda@host-remoto. Per compatibilità con programmi che
potrebbero richiederne la presenza, cups permette di
aggiornare il file printcap e nel caso si desiderasse
mantenere intatto questo file per il suo uso con sistemi BSD
esiste una direttiva di configurazione che permette di
specificarne uno alternativo, anche perchè comunque al suo
interno si troveranno le specifiche per le stampanti ma i
record classici di specifica delle stesse non sono necessari.
Questo versatile e potente sistema di stampa permette di
gestire anche delle direttive per i client. Il file principale per
questo è /etc/cups/client.conf ma si possono definire
direttive per singolo utente in un file chiamato .cupsrc
posizionato all'interno della home directory delllo stesso. Un
uso classico di questi file che generalmente sono vuoti può
essere quello di specificare un percorso di una stampante
predefinita per un utente diversa dalla stampante predefinita
sulla workstation.

cvs: CVS e' un sistema di controllo di versione nato alla fine


degli anni ottanta, basato su un precedente software
analogo (RCS). CVS e' essenzialmente un sistema che
permette di tener traccia delle modifiche apportate ai
sorgenti di vari progetti, mantenendo una sorta di 'database
centrale' di tale sorgenti (il 'repository'). Per fare cio' si serve
di un programma (un unico eseguibile chiamato anch'esso
'cvs') che si occupa di trasferire i file da e per il repository,
gestendo le modifiche apportate in base alle differenze tra la
copia locale del sorgente e la copia presente nel repository
(proprio come un comando 'diff'). L'architettura di lavoro
vede quindi 2 ambienti: la propria copia locale appunto, dove
si editano, compilano e testano i file dei progetti, ed il
repository, che ha la funzione di contenitore dei sorgenti
testati/approvati. ATTENZIONE! Cvs non include un sistema
di testing, ne' di compilazione, e non va a sostituire la
comunicazione tra gli sviluppatori; non fornisce pertanto
automatismi sulle decisioni da prendere in base alle
modifiche apportate. In parole povere: se in due si e'
modificato lo stesso sorgente, e vi sono dei conflitti su tali
modifiche, cvs non e' in grado di suggerire quale versione sia
da considerare "buona" o migliore, ma devono essere gli
sviluppatori a confrontarsi e decidere quali sono le modifiche
da tenere. Cvs e' free software; indirizzi di riferimento:
http://www.cyclic.com, http://www.loria.fr/~molli/cvs-
index.html, http://cvshome.org/

default/: contiene varie configurazioni di defalut del


sistema

devfs/, devfsd.conf: devfs è un sistema che permette al


kernel di creare magicamente rilevanti device hardware nella
directory /dev quando inizializza un driver incluso nel kernel
o quando viene caricato un modulo. non serve per ridurre i
file in /dev o perlomeno non e' il suo scopo primario. devfs e'
nato per ovviare al problema della scarsita' di major e minor,
entrambi a 8 bit. Adesso nei kernel 2.5 si stanno sviluppando
major a 12 bit e minor a 20. Questa soluzione e' di sicuro
migliore di quell'accrocchio di devfs
DIR_COLORS: Alcune persone considerano i colori con cui il
comando ls di Linux mostra i vari file sia un pò diverso da
quello che si vorrebbe. Be' basta editare il file
/etc/DIR_COLORS e cambiare i vari colori. Se poi la richiesta
è solamente di un utente specifico basta allora copiare il file
sopra nella propria home e chiamarlo .dir_colors

dynamic/: per gestire la creazione dinamica di icone sul


desktop quando viene inserito del nuovo hardware di tipo
plug & play, specialmente per le periferiche USB

emacs/: il noto editor emacs

enscript/, enscript.cfg: GNU enscript converte i file ASCII


in file PostScript e memorizza l'output all'interno di un file o
lo invia direttamente alla stampante

esd.conf: Enlightened Server Demon: e' un server sonoro


dell'ambiente GNOME. Utile anche per miscelare l'ouput di
varie applicazioni. Artsd invece e' il server sonoro
dell'ambiente KDE

fam.conf: fam e' un server che tiene traccia delle modifiche


al filesystem e le ritrasmette alle applicazioni interessate

fax.config: file di configurazione per i fax

fdprm: La tabella dei parametri dei floppy disk. Descrive le


caratteristiche di diversi formati di floppy disk. Viene usata
da setfdprm ; vedere la pagina man di setfdprm per altre
informazioni

filesystems: file che contiene la definizione dei file system


da montare

foomatic/: foomatic e' un programma per stabilire e


configurare le code di stampa, i driver, etc usando il
database foomatic

fstab: informazioni descrittive sui vari filesystem presenti


nel sistema

gconf/: sistema di configurazione di GNOME simile al


registro di Windows

gimp/: GNU Image Manipulation Program : programma di


grafica e fotoritocco
gnome/, gnome-vfs-2.0/, gnome-vfs-mime-magic:
ambiente desktop GNOME

gpm-root.conf: gpm e' un utility che permette il


taglia/incolla con il mouse

group, group-, gshadow, gshadow-: Simile a


/etc/passwd , ma descrive i gruppi anziché gli utenti

gtk/, gtk-2.0/: GIMP ToolKit: ambiente per la creazione di


interfacce grafiche multipiattaforma

host.conf, hosts, hosts.allow, hosts.deny: La traduzione


(risoluzione) del nome (e del dominio) della macchina nei
numeri realmente usati su Internet è compito di macchine
che offrono il servizio di Domain Name (Domain Name
Service). Quello che succede è questo: 1) la propria
macchina ha bisogno di sapere l'indirizzo IP di un particolare
computer. L'applicazione che richiede questa informazione
chiede al 'risolutore' (resolver) nel proprio PC Linux di fornire
quest'informazione; 2) il risolutore interroga il file locale
degli host (/etc/hosts e/o i domain name server di cui è a
conoscenza); l'esatto comportamento del risolutore è
determinato da /etc/host.conf; 3) se la risposta è trovata nel
file degli host, ne viene ritornato il valore in risposta; 4) se è
specificato un domain name server, il proprio PC interroga
questa macchina; se la macchina DNS sa già il numero IP
per il nome richiesto, lo ritorna in risposta. Se così non è,
interroga altri name server in Internet per trovare
l'informazione. Il name server poi passa questa informazione
al risolutore - che la dà all'applicazione che ne aveva fatto
richiesta. Quando si fa una connessione PPP, si deve dire alla
propria macchina Linux dove andare a prendere le
informazioni sulla conversione da nome a numero IP
(risoluzione dell'indirizzo - address resolution) in modo che
noi possiamo usare i nomi delle macchine ma il nostro
computer possa tradurli nei numeri IP di cui ha bisogno per
fare il proprio lavoro. Un metodo è quello di inserire ogni
host con il quale si vuole dialogare nel file /etc/hosts (il che
è in realtà totalmente impossibile se si è connessi ad
Internet); un altro è di usare i numeri IP delle macchine
invece dei loro nomi (un esercizio di memoria impossibile
tranne che per le LAN più piccole). Il metodo migliore è
configurare Linux in modo che sappia dove andare a
prendere queste informazioni nome/numero -
automaticamente. Questo servizio è fornito dai sistemi
Domain Name Server (DNS). Tutto quello che è necessario
fare è inserire il numero (o i numeri) IP dei domain name
server nel file /etc/resolv.conf

im_palette.pal, im_palette-small.pal, im_palette-


tiny.pal, imrc: imlb: libreria per visualizzare le immagini in
X11R6

info-dir: textinfo : programma per visualizzare la


documentazione GNU texinfo

init.d -> rc.d/init.d/ : La directory init.d contiene gli script


utilizzati dal comando /sbin/init per il controllo dei servizi.
Ciascuna delle directory numerate rappresenta i sei runlevel
predefiniti configurati per default in Red Hat Linux. Init è il
padre di tutti i processi. Il suo compito principale è di creare
processi da uno script immagazzinato nel file /etc/inittab (si
veda inittab (5) ). Questo file ha, di solito, delle voci che
fanno sì che init avvii getty su ogni riga nella quale possono
loggarsi gli utenti. Controlla anche processi autonomi
richiesti da qualsiasi sistema

initlog.conf: initlog: registra messaggi ed eventi nel file di


log di sistema

inittab: Il file inittab descrive quali processi sono avviati


all'avvio e durante le normali operazioni (p.es. /etc/rc,
getty...). Init distingue tra diversi runlevel , ognuno dei quali
può avere il suo insieme di processi da avviare. I runlevel
validi sono 0 -6 e A , B e C per le voci ondemand ("su
richiesta"). Una voce nel file inittab ha il seguente formato:

id :runlevel :azione :processo

Le righe che iniziano con `#' sono ignorate.


id è una sequenza unica di 1-4 caratteri che identifica una
voce nell'inittab (per versioni di sysvinit compilare con
librerie < 5.2.18 o librerie a.out il limite è di 2 caratteri).
Nota: Per getty o altri processi di login, il campo id dovrebbe
essere il suffisso a tty della tty corrispondente, p.es. 1 per
tty1 . Altrimenti, la registrazione del login potrebbe non
funzionare correttamente.
runlevel descrive in quali runlevel dovrebbe essere
intrapresa l'azione specificata.
azione descrive quale azione dovrebbe essere intrapresa.
processo specifica il processo da eseguire. Se il campo
processo inizia con il carattere ` ', init non effettuerà la
registrazione utmp e wtmp per quel processo. Questo è
necessario per le getty che insistono nel voler tenere il
proprio utmp/wtmp. Questo è anche un bug storico. Le
azioni valide sono:
respawn: il processo sarà riavviato quando termina (p.es.
getty).
wait: il processo sarà avviato quando si entra nel runlevel
specificato e init attenderà la sua terminazione.
once: il processo sarà eseguito solo una volta quando si
entra nel runlevel specificato.
boot: il processo sarà eseguito durante il boot del sistema.
Il campo runlevel è ignorato.
bootwait: il processo sarà eseguito durante il boot del
sistema, mentre init aspetta la sua terminazione (p.es.
/etc/rc). Il campo runlevel è ignorato.
off: non fa niente.
ondemand: un processo marcato con un runlevel
ondemand (su richiesta) sarà eseguito ogni volta che è
chiamato il runlevel ondemand specificato. Comunque, non
avverrà nessun cambio di runlevel (i runlevel ondemand
sono 'a', 'b' e 'c').
initdefault: una voce initdefault specifica il runlevel nel
quale si dovrebbe entrare dopo il boot del sistema. Se non
ne esiste nessuna, init chiederà in console un runlevel. Il
campo processo è ignorato.
sysinit: il processo sarà eseguito durante il boot del
sistema. Sarà eseguito prima di qualsiasi voce boot o
bootwait . Il campo runlevel è ignorato.
powerwait: il processo sarà eseguito quando init riceve il
signal SIGPWR, che indica che c'è qualcosa che non va
nell'alimentazione. Init aspetterà che il processo finisca
prima di continuare.
powerfail: come powerwait , ma init non aspetterà la
terminazione del processo.
powerokwait: il processo sarà eseguito quando init riceve il
signal SIGPWR, purché ci sia un file chiamato
/etc/powerstatus contenente la parola OK . Ciò significa che
l'alimentazione è ritornata.
ctrlaltdel: il processo sarà eseguito quando init riceve il
signal SIGINT. Ciò significa che qualcuno nella console del
sistema ha premuto la combinazione di tasti CTRL-ALT-DEL .
Tipicamente si vuole eseguire un qualche tipo di shutdown o
portare il sistema in single-user level oppure rebootare la
macchina.
kbrequest: il processo sarà eseguito quando init riceve un
segnale dall'handler della tastiera che indica che una
particolare combinazione di tasti è stata premuta nella
tastiera della console. La documentazione per questa
funzione non è ancora completa; maggiore documentazione
la si può trovare nei pacchetti kbd-x.xx (quando scrivevo
questo manuale il più recente era kbd-0.91). In parole
povere, se si vuole, ad esempio, mappare qualche
combinazioni di tasti per eseguire l'azione "Spawn_Console".
Per esempio per mappare Alt-Uparrow per questa azione si
usi quanto segue nel proprio keymap file:
alt keycode 103 = Spawn_Console
Il campo runlevel può contenere più caratteri per i diversi
runlevel, p.es. 123 se il processo dovrebbe essere avviato
nei runlevel 1, 2 e 3. Le voci ondemand possono contenere
un A , B o C . I campi runlevel delle voci sysinit , boot e
bootwait sono ignorati. Quando è cambiato il runlevel,
qualsiasi processo in esecuzione che non è specificato anche
per il nuovo runlevel è killato, prima con SIGTERM , e poi
con SIGKILL . Questo è un esempio di un inittab che
assomiglia al vecchio inittab di Linux:
# inittab per Linux
id:1:initdefault:
rc::bootwait:/etc/rc
1:1:respawn:/etc/getty 9600 tty1
2:1:respawn:/etc/getty 9600 tty2
3:1:respawn:/etc/getty 9600 tty3
4:1:respawn:/etc/getty 9600 tty4

Questo file inittab esegue /etc/rc durante il boot e lancia


getty su tty1-tty4

inputrc: contiene definizioni dei tasti e altri elementi

ioctl.save: Quando si entra in single user mode, init legge lo


stato ioctl (2) della console da /etc/ioctl.save . Se questo file
non esiste, init inizializza la linea a 9600 baud e con i
settaggi CLOCAL . Quando init lascia il single user mode,
salva i settaggi ioctl della console in questo file cosicché
possa riusarli nella successiva sessione in single-user

iproute2/: iproute2 è un pacchetto per la gestione avanzata


della configurazione di rete in ambente Linux. Si tratta in
pratica di una serie di utility che fanno uso delle rtnetlink
socket, una moderna e potente interfaccia di configurazione
dinamica dello stack di rete implementata da Alexey
Kuznetsov a partire dai kernel della versione 2.2. La
caratteristica più interessante di iproute2 è il fatto che
fornisce un unico comando per fare in maniera organica e
integrata tutte le cose che eravamo abitutati a fare con
ifconfig, arp, route e iptunnel, oltre a molte altre

isapnp.conf, isapnp.gone:Per gestire periferiche Plug &


Play in GNU Linux si dovrà utilizzare Isapnptools . Esso è
composto da isapnp e pnpdump . A grandi linee pnpdump
legge le varie porte delle periferiche Plug & Play (1) e
restituisce dei valori che possono essere reindirizzati su un
file. isapnp andrà a leggere i valori da tale file per attivare la
periferica (scheda audio, rete o altro). Ecco un esempio:
#·pnpdump > isapnp.conf[Invio]
oppure con le ultime versioni:
#·pnpdump --config > isapnp.conf[Invio]

issue, issue.net: issue e' un file di testo che contiene un


messaggio da visualizzare prima del prompt di login

krb5.conf: Kerberos è un protocollo di autenticazione dei


servizi di rete creato dal MIT che si serve della crittografia a
chiave segreta - evitando così la necessità di inviare
password attraverso la rete. Autenticare mediante Kerberos
impedisce agli utenti non autorizzati di intercettare le
password inviate attraverso la rete

ksysguarddrc: ksysguard: utility KDE per il controllo del


sistema

ld.so.cache, ld.so.conf: ld.so.conf: contiene la lista delle


directory che contengono le librerie dinamiche usate dai
programmi oltre alle canoniche /lib e /usr/lib

lftp.conf: client di FTP lftp

libuser.conf: la libreria libuser implementa un'interfaccia


standardizzata per amministrare gli account degli utenti e
dei gruppi

lilo.conf: file di configurazione che contiene le opzioni usate


dal boot loader lilo

links.cfg: file di configurazione di Links, un browser web


testuale simile a Lynx, ma con una gestione migliorata delle
tabelle

locale/: contiene i parametri relativi alla localizzazione. La


localizzazione e' la configurazione attraverso la quale si fa in
modo che un programma determinato si adatti a funzionare
secondo le particolarità linguistico-nazionali locali. Per
visualizzare le varie variabili qui contenute usare il comando
'locale'

localtime: informazioni relative all'ora locale

login.defs: file di configurazione per il programma di login

logrotate.conf, logrotate.d/: Logrotate e' un programma


che permette di comprimere, rimuovere ed inviare via mail i
file di log. Ogni file può essere gestito in base criteri
temporali (giornalmente, settimanalmente, o mensilmente)
oppure alle proprie dimensioni. Tipicamente l'utilizzo di
logrotate viene schedulato tramite il demone cron ed i file di
log da esso gestiti non vengono modificati più di una volta al
giorno salvo che il criterio sia basato sulla dimensione e
logrotate avviato più volte al giorno oppure che sia utilizzata
l'opzione -f o --force e quindi logrotate sia forzato a
rielaborare i file di log. Logrotate utilizza /var/lib/logrotate
/status per tenere traccia dei log elaborati e
/etc/logrotate.conf per quanto riguarda la configurazione.
Alcuni packages installano informazioni relative alla
rotazione dei log in /etc/logrotate.d/

ltrace.conf: Ltrace e' un programma che mostra le


chiamate di libreria e di sistema

mailcap, mailcap.vga: la mappatura dei tipi MIME impiega


due generi di file: un file Tipi e un file Mailcap (entrambi
possono essere configurati con file globali, di default e
personali). Un file Tipi collega un formato di file (sulla
sinistra) con un suffisso identificatore del nome del file (sulla
destra). Ecco un esempio da un file .mime.types:

application/dvi dvi
image/jpeg jpeg
audio/basic au, wav

Un file Mailcap collega un formato di file (sulla sinistra) con


un’applicazione software capace di interpretare il formato
(sulla destra). Ecco un esempio da un file .mailcap:

application/dvi; dvi-app-name %s
image/*; xv %s
audio/basic; audiotool %s

mail.rc: programma di posta mail

makedev.d/: MAKEDEV e' uno script che permette la


creazione di nuovi dispositivi (contenuti all'interno della
directory /dev, dove di solito si trova anche lo script
MAKEDEV). La directory /etc/makedev.d contiene gli script
usati da makedev (/sbin/makedev) per creare gruppi logici
di dispositivi. Gli script presenti all'interno di questa directory
possono essere usati come esempi per la creazione di nuovi
dispositivi

man.config: file di configurazione del programma man

mandrake-release: contiene la versione della distro


Mandrake che si sta usando

mcc.conf*: file di configurazione del Mandrake Control


Center

mc.global: file di configurazione di Midnight Commander

menu/, menu-methods/: Il pacchetto "menu" è stato


ispirato dal programma "install-fvwm2-menu" del vecchio
pacchetto "fvwm2". "menu" cerca di fornire un'interfaccia
comune per la costruzione dei menù. Con il comando
"update-menus" di questo pacchetto, nessun pacchetto deve
più essere modificato per ogni window manager di X, inoltre
fornisce un'interfaccia unificata per i programmi, siano essi
testuali o per X. In altre parole, ogni volta che viene
installato un pacchetto, viene aggiornato il menu con la voce
relativa, indipendentemente dal window manager usato

midi/: configurazioni relative al sistema MIDI

mime-magic, mime-magic.dat, mime.types:


Multipurpose Internet Mile Extension. File di configurazione
dei tipi mime. Lo standard mime permette di inviare e-mail
con allegati di tipo grafico, audio etc. Mime.magic e' un
sistema per riconoscere il formato di un file (avi, jpg, mp3
etc.)
modules, modules.conf, modules.conf.bak,
modules.devfs: file di configurazione relativi ai moduli
caricati dal kernel

motd: motd e issue contengono i messaggi del giorno e di


benvenuto che vengono visualizzati all'avvio di Linux. Inutile
modificarlo perche' in fase di boot viene ignorato, cosi' come
viene ignorato il file issue. Per cambiare i messaggi occorre
modificare gli script contenunti all'interno di /etc/rc.d

mtab: fstab contiene i filesystem del sistema, mtab


ugualmente ma viene azzerato e ricreato automaticamente
ad ogni boot. In pratica per modificare la configurazione del
sistema occorre modificare /etc/fstab. Al successivo boot il
sistema provvedera' ad aggiornare automaticamente la
fotografia del sistema nel file mtab

mtools.conf: gli mtools sono un insieme di strumenti per


gestire i file dos

nsswitch.conf: Name Service Switch: sistema modulare per


gestire le informazioni di sistema

oaf/: demone di attivazione degl oggetti di GNOME

openoffice/: file di configurazione di Openoffice

pam.d/: Pluggable Authentication Modules. Sistema di


librerie che gestisce le funzioni di autenticazione per le
applicazioni del sistema

pango/: libreria GNOME per fornire un supporto alla


visualizzazione di testo internazionale

passwd, passwd-: file delle password

pbm2ppa.conf: converte Portable BitMap in Printing


Performance Architecture: in pratica converte i pbm in un
formato stampabile da stampanti tipo HP

ppp/: Point to Point Protocol

pptp.d/: Point to Point Tunnelling Protocol: usato nelle reti


VPN, Virtual Private Network

printcap: database che contiene le caratteristiche delle


stampanti
profile, profile.d/: file di configurazione globale che
determina le variabili di ambiente e i programmi da eseguire
per ogni utente che manda in esecuzione la shell. Per fare un
paragone con il mondo Dos potrebbe essere qualcosa di
molto simile al file autoexec.bat.

protocols: file di definizione dei protocolli disponibili

pwdb.conf, .pwd.lock: indica dove reperire le password


degli utenti

rc -> rc.d/rc*, rc0.d -> rc.d/rc0.d/, rc1.d ->


rc.d/rc1.d/, rc2.d -> rc.d/rc2.d/, rc3.d -> rc.d/rc3.d/,
rc5.d -> rc.d/rc5.d, rc6.d -> rc.d/rc6.d/, rc.d/, rc.local
-> rc.local*, rc.sysinit -> rc.d/rc.sysinit*: file di
configurazione per i vari runlevel

redhat-release -> mandrake-release: link mantenuto per


compatibilita': contiene la versione della distribuzione linux
corrente

resolv.conf: contiene l'indirizzo IP del DNS, Domain Name


Server per risolvere i nomi dei domini in indirizzi IP

rpc: sistema RPC (Remote Procedure Call)

rpm/: Red Hat Package Manager (pacchetto creato dalla


RedHat per la gestione dei pacchetti

sane.d/: per gestire gli scanner

screenrc: screen e' un gestore di schermi per emulatori


terminali VT100

scrollkeeper.conf: database che mantiene una lista della


documentazione dei programmi sotto GNOME2, per potervi
accedere tramite l'help in linea

securetty: elenca le tty dalle quali puo' loggarsi root

security/: security e' uno script che esamina il sistema alla


ricerca di punti deboli dal punto di vista della sicurezza

services: elenco dei servizi di rete internet

sgml/: SGML
shadow, shadow-: password utenti

shells: elenca le varie shell disponibili nel sistema

skel/: quando viene creata la home directory di un nuovo


utente, viene inizializzata con i file dalla directory /etc/skel .
L'amministratore di sistema può creare dei file in /etc/skel
che daranno un ambiente di default per gli utenti. Ad
esempio può creare un file /etc/skel/.profile che imposta la
variabile d'ambiente EDITOR ad un editor facile da usare

sound/: eventi sonori ed altro relativi all'ambiente GNOME

ssh/: ssh sta per Secure SHell, client per login remoto con
utilizzo di crittografia. Versione piu' sicura di rsh

ssl/: Secure Socket Layer, algoritmo di crittografia usato


anche dai browser web

sudoers: contiene l'elenco degli utenti che possono usare il


comando sudo. Viene editato mediante il programma visudo

sysconfig/: contiene vari file di configurazione generali del


sistema

sysctl.conf: programma per modificare i parametri del


kernel in esecuzione. I parametri sono quelli visualizzabili
sotto /proc/sys

syslog.conf, syslog.conf.lock: file di configurazione di


syslogd, il demone del log di sistema

t1lib/: libreria per l'utilizzo dei font true type di tipo 1

termcap: elenca i vari tipi terminali e le varie sequenze di


escape utilizzabili da ciascun tipo di terminale

updatedb.conf: updatedb aggiorna la base dati che


contiene i nomi di file presenti nel sistema. Utilizzato dal
comando locate

urpmi/: interfaccia al programma RPM ideata da Mandrake


per gestire i pacchetti: dipendenze, pacchetti installati etc

vfs/: GNOME Virtual File System

webmin/: tool di amministrazione del sistema da remoto


mediante browser web

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X11/: file di configurazione del sistema X11R6

xinetd.conf, xinetd.d/: xinetd: versione X del demone


inetd. Questo demone attiva i vari demoni dei servizi
internet on demand, cioe' quando vengono richiesti
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