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Club UNESCO Comunità Montana Provincia di Reggio Emilia Soc.

Matilde di Canossa Pro Natura


Reggio Emilia dell’Appennino Reggiano

Con la collaborazione dei Lions Club e Rotary


della Città e Provincia di Reggio Emilia

DOSSIER DI PRESENTAZIONE
Proposta per il riconoscimento nella lista del Patrimonio Culturale e Naturale Mondiale
dell’UNESCO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato


delle Terre di Matilde di Canossa
Responsabili di progetto
Arch. Walter Baricchi (Club UNESCO di Reggio Emilia)
Arch. Anna Campeol (Provincia di Reggio Emilia)

Allegati
Parte 2

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


INDICE ALLEGATI - PARTE 2

2 - Parte seconda

PIANO DELLA CONOSCENZA

2.A - Schede identificative dei Comuni


2.B - Repertorio dell’insediamento storico e beni culturali
2.C - I castelli di Matilde di Canossa
2.D - I contesti paesaggistici di rilievo
2.E - Atlante delle unità del paesaggio rurale
2.F - Le visuali paesaggistiche – “POINTS VIEW”

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Allegato 2.A

SCHEDE IDENTIFICATIVE DEI COMUNI

 Comune di Canossa
 Comune di Carpineti
 Comune di Casina
 Comune di Castellarano
 Comune di Castelnovo nè Monti
 Comune di Montecchio Emilia
 Comune di Quattro Castella
 Comune di San Polo d’Enza
 Comune di Viano

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

SCHEDA IDENTIFICATIVA

Comune di Canossa

DOCUMENTO A: presenza/assenza dati ricevuti al 31/12/2007


Aspetti economico-territoriali informazioni al
31/12/2007
GENERALITA'
Superficie SI 53,36 km2
Altitudine SI
Abitanti SI - Dati censimento 3.377
ISTAT 2001
Variazioni demografiche nel SI – dal 1991 al 2001 1,4%
comune
Variazioni demografiche nel NO
capoluogo
TURISMO
Addetti settore turistico NO
N° tot. Esercizi alberghieri SI 0
N° tot. Posti letto esercizi SI 0
alberghieri
Agriturismi SI 2
Posti letto agriturismi SI 16
Altre strutture ricettive SI 8
(campeggi B&B)
Posti letto altre strutture SI 83
ricettive
Presenze esercizi alberghieri SI – anno 2006 0
Presenze esercizi SI – anno 2006 4.482
complementari
Provenienze turisti SI – anno 2006 3.736 italiani
746 stranieri
Distribuzione mensile SI Max giugno luglio agosto
Ristoranti e trattorie SI 23
Ristoranti e trattorie citati SI-guide locali 23
nelle guide turistiche
INFRASTRUTTURE
Km strade per tipologia SI SS 0 Km
SP 26 Km
SC 70 Km
Km ferrovia SI
Stazioni SI Stazione ferroviaria di Ciano d'Enza
Servizi trasporto locale SI Linea ACT e 4 autonoleggi
tipologia c/conducente
MUSEI, AREE E SITI
ARCHEOLOGICI,
MONUMENTI, AREE
PROTETTE, etc.
Tipologia (n° musei per SI n. 1 Case Coloniche, Mulini
tipologia) − n. 7 Castelli, Torri, Campanili
− n. 1 Cippi e Lapidi

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

commemorative
− n. 1 Siti archeologici
Proprietà SI Pubblica/Privata
Forme di gestione SI Varia
Soggetto di gestione SI Vari
N° addetti NO
Servizi offerti SI Visitabilità turistica / Attività liturgiche /
Manifestazioni pubbliche e private
N° visitatori/per provenienza NO
Tariffe SI − Castello di Canossa: ingresso
gratuito
− Castello di Rossena : € 4,50
intero con visita guidata, gratuito
per bambini da 0 a 5 anni,
promozioni per gruppi
Accessibilità/orari SI − Castello di Canossa: Orario
invernale: da novembre a marzo
tutti i giorni (tranne il lunedì) dalle
9.00 alle 16.30. Orario estivo: da
aprile a ottobre tutti i giorni (tranne
il lunedì) dalle 9.00 alle 12.30 e
dalle 15.00 alle 19.00
− Castello di Rossena : gennaio,
febbraio, novembre e dicembre:
domenica e festivi dalle 14.30 alle
17.30. Marzo e ottobre domenica
e festivi dalle 11.00 alle 19.00. Da
aprile a settembre: sabato dalle
15.00 alle 19.00, domenica e
festivi dalle 11.00 alle 19.00
FESTE POPOLARI
Cerimonie religiose/civili n. 3 cerimonie religiose
SI
n. 2 anniversari civili
Località/periodo SI Religiose: varie località del comune /
agosto, novembre
Civili: capoluogo Ciano d’Enza / fine
gennaio, 25 aprile
Rilevanza locale ed extra SI Locale, solo anniversario fine gennaio
extra
EVENTI CULTURALI DEGLI
ULTIMI ANNI (mostre, fiere,
spettacoli)
Periodicità SI Annuali, solo Estemporanea di Pittura
biennale
N° presenze SI 14.000
Soggetto promotore SI Comune di Canossa, Istituto
Superiore di Studi Matildici,
Associazioni e Pro Loco del territorio
Programmi/tipo attività SI Convegni e presentazioni libri
“Andare a Canossa – Gennaio 1077”
Rievocazione Storica Canossana
Concorso “Estemporanea Nazionale
di Pittura”

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Rassegna Corale di Primavera


Fiera “Ecomercato del Borgo”
Rassegna Corale “Antica Corte de’
Paoli”
Festa del Grano
Festa della Polenta
Fiera di Settembre
Festa della Castagna e della Nocciola
Festa d’autunno…della Castagna e
del Vino
Rassegna corale d’Autunno
Presepe a cielo aperto
Presepe vivente
Concerto corale di Natale
Spettacoli/Concerti a carattere
occasionale
N° spettacoli SI 103
Censimento itinerari NO
devozionali
Archeologia industriale SI Fornace di Ciano d'Enza
PROGETTI NEL SETTORE
CULTURA
Progetti ultimi tre anni SI - Canossa SuonArte Masterclasses:
Corsi di perfezionamento musicale
con concerti serali di musica classica
(antica e moderna) eseguita da
giovani musicisti iscritti ai corsi
- Al Chiaro di Luna: musica classica
(antica e moderna) eseguita dagli
studenti degli Istituti Musicali
pareggiati di Reggio Emilia
- PAB Parco Culturale dell’Ariosto e
del Boiardo: eventi nei luoghi di
passaggio e di ispirazione dei due
autori
- Lo Spirito dei Popoli: mostre
fotografiche e di oggetti della vita
quotidiana di popoli che rischiano di
scomparire
- La macchina del tempo: esposizione
dei lavori prodotti dalla Scuola
Primaria di Ciano d’Enza durante il
progetto di promozione alla lettura

Lista tipologia SI Progetti per la divulgazione della


cultura, della lettura, di valorizzazione
del territorio e delle risorse culturali
locali
Costo SI € 37.000,00
Fonte finanziamento Comune di Canossa, Provincia di
SI Reggio Emilia, Comunità Montana
dell’Appennino Reggiano
STRUTTURA ECONOMICO-

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

SOCIALE DELL’AREA
N° imprese SI - Dati censimento 317
ISTAT 2001
Tipologia SI - Dati censimento − Agricoltura, caccia e silvicoltura 5
ISTAT 2001 − Industrie alimentari e delle
bevande 11
− Industrie tessili e
dell’abbigliamento 2
− Industrie del legno e dei prodotti
in legno 5
− Fabbricazione articoli in gomma e
plastica 4
− Lavorazione di minerali non
metalliferi 1
− Produzione di metallo e prodotti in
metallo 14
− Fabbricazione macchine e
apparecchi meccanici 3
− Fabbricazione macchine e
apparecchi elettrici 5
− Altre industrie manifatturiere 5
− Costruzioni 84
− Commercio ingrosso e dettaglio.
Riparazione auto 76
− Alberghi e ristoranti 22
− Trasporti, magazzinaggio e
comunicazioni 18
− Intermediazione monetaria e
finanziaria 7
− Attività immobiliari, noleggio,
informatica 27
− Sanità e altri servizi sociali 9
− Altri servizi pubblici, sociali e
personali 13
N° addetti per settore SI - Dati censimento − Agricoltura, caccia e silvicoltura 7
ISTAT 2001 − Industrie alimentari e delle
bevande 78
− Industrie tessili e
dell’abbigliamento 2
− Industrie del legno e dei prodotti
in legno 8
− Fabbricazione articoli in gomma e
plastica 36
− Lavorazione di minerali non
metalliferi 23
− Produzione di metallo e prodotti in
metallo 110
− Fabbricazione macchine e
apparecchi meccanici 52
− Fabbricazione macchine e
apparecchi elettrici 26

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

− Altre industrie manifatturiere 39


− Costruzioni 143
− Commercio ingrosso e dettaglio.
Riparazione auto 259
− Alberghi e ristoranti 42
− Trasporti, magazzinaggio e
comunicazioni 27
− Intermediazione monetaria e
finanziaria 27
− Attività immobiliari, noleggio,
informatica 56
− Sanità e altri servizi sociali 16
− Altri servizi pubblici, sociali e
personali 16
Settore restauro NO
N° imprese NO
N° addetti per settore NO
restauro
N° imprese iscritte/cessate SI – dati CCIAA di RE Anno 2004 Iscritte 35 / Cessate 25
ultimi tre anni su dati Infocamere Anno 2005 Iscritte 28 / Cessate 22
Anno 2006 Iscritte 32 / Cessate 31
Settori in calo SI – dati CCIAA di RE Agricoltura e pesca
su dati Infocamere Servizi
varazione anni 2000-
2006
MERCATO DEL LAVORO
Occupati SI - Dati censimento 1.471
ISTAT 2001
Disoccupati ripartiti in: totale, NO - Dati censimento Tasso di disoccupazione 3.2
giovani in cerca di prima ISTAT 2001
occupazione, per titolo di
studio
PROCESSI DI
FORMAZIONE
N° Tipologia corsi SI 2 Formazione permanente
Fonti finanziamento SI Fondo Sociale Europeo
N° partecipanti SI 100 in totale
Soggetti promotori SI Comunità Montana dell’Appennino
Reggiano - Comune di Carpineti
Tematiche che riguardano Il SI − Corso “For Appennino” –
territorio sottoprogetti “Le tipologie edilizie
della montagna reggiana”;
“Comunicare il territorio”;
“Laboratorio per il recupero delle
antiche tecniche di lavorazione
della pietra”
− Corso “Ospitalità e turismo: la
formazione per competere”
sottopogetto “Il Territorio è il
nostro marketing”
STUDI
Raccolta, studi, ricerche, e SI − “I Numeri della Montagna” dalla

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

tesi su: situazione economico Conferenza Economica della


sociale dei comuni e Montagna, Provincia di Reggio
provincia Emilia, Camera di Commercio di
Reggio Emilia, Comunità Montana
dell'Appennino Reggiano;
− “Aspetti socio-economici della
Provincia di Reggio Emilia”,
Osservatorio Economico e
statistiche della Provincia di
Reggio Emilia

Bibliografia e Sitografia:
I Numeri della Montagna – Conferenza economica della montagna
Ufficio IAT
www.appenninoreggiano.it
www.castellireggiani.it
www.matildedicanossa.it
www.castellimatildici.it

DOCUMENTO B: aspetti presenza/assenza dati ricevuti al 31/12/2007


tecnico-urbanistici e di informazioni al
salvaguardia del patrimonio 31/12/2007
culturale
QUADRO LEGISLATIVO DI
RIFERIMENTO
Leggi regionali (P.R.G., piani SI Legge urbanistica regionale 20/2000
particolareggiati, piani di
recupero, piani di settore,
piano colore, di
valorizzazione turistica, ecc.)
Leggi di tutela e salvaguardia SI − D.P.R. n. 357/97 in attuazione
della Direttiva 92/43/CEE;
− D. lgs n. 42/2004 s.m. i. “Codice
dei Beni Culturali e del
Paesaggio”.
Leggi regionali in materia di SI − L. R. n. 44 del 15/12/1989 s. m. i.
beni architettonici, paesaggio “Promozione e valorizzazione
e ambiente, categorie di beni delle zone Matildiche dell’ Emilia
(archeologia rurale, Romagna”;
archeologia industriale, − L.R. n. 16/2002 s.m.i. “Norme per
itinerari storici, specie il recupero degli edifici storico-
botaniche e naturalistiche artistici e la promozione della
protette, vincoli idrogeologici, qualità architettonica e
leggi antisismiche, ecc.) paesaggistica del territorio”;
− L. R. n. 20/2000 “Disciplina
generale sulla tutela e l'uso del
territorio”;
− L.R. n. 32/1995 “Tutela e
valorizzazione degli itinerari storici
dell' Emilia Romagna”;
− L.R. n. 11/1998 s.m.i. “Disciplina

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

dei Parchi Regionali e delle


Riserve Natuali”;
− L.R. n. 6/2005 “Disciplina della
formazione e della gestione del
sistema regionale delle aree
naturali protette e dei siti della
rete natura 2000;
CARTOGRAFIA ESISTENTE
E CARTE TEMATICHE
Aerofotogrammetria e foto SI Ortoimmagini 2002-2004 dal satellite
satellitari Quickbird – Provincia di Reggio
Emilia – ortoimmagini e dati nel fuso
32
Carta uso dei suoli SI Carta Uso del Suolo 2003 – Regione
Emilia Romagna
Carta vincoli (idrogeologico, SI Allegata al P.R.G. delibera G.R. n°
sismico. Ex 1089/39 e 170 del 15/02/1999
1497/39)

Carta dell’insediamento SI Allegata al P.R.G. delibera G.R. n°


storico e beni culturali con 170 del 15/02/1999
censimento a schede di
monumenti vincolati o
segnalati
Carte di settore SI - Carta provincia sulla Direttrice
Matildica
- Carta del Sentiero dei Ducati
Soggetto promotore SI - Provincia di Reggio Emilia

Anno di redazione Sì Carta provincia sulla direttrice


matildica 1998
STRUMENTI URBANISTICI
PRESENTI A LORO
DISPOSIZIONE
P.R.G. SI Delibera G.R. n° 170 del 15/02/1999
P.S.C. NO
P.T.C.P SI Adottato con D.C.P. n. 79 del
29/09/2003
Variante adottata con D.C.P. n. 92 del
06/11/2008
Piani recupero SI Rossena
P.P. NO
Piano attività estrattive NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

SCHEDA IDENTIFICATIVA

Comune di Carpineti

DOCUMENTO A: presenza/assenza dati ricevuti al 31/12/2007


Aspetti economico-territoriali informazioni al
31/12/2007
GENERALITA'
Superficie SI 89,52 km2
Altitudine SI 565 m s.l.m.
Abitanti SI - Dati censimento 4.111
ISTAT 2001
Variazioni demografiche nel SI – dal 1991 al 2001 2,5%
comune
Variazioni demografiche nel NO
capoluogo
TURISMO
Addetti settore turistico NO
N° tot. Esercizi alberghieri SI 6
N° tot. Posti letto esercizi SI 189
alberghieri
Agriturismi SI 3

Posti letto agriturismi SI 38


Altre strutture ricettive SI 5
(campeggi B&B)
Posti letto altre strutture SI 53
ricettive
Presenza esercizi alberghieri SI – anno 2006 8.976
Presenza esercizi SI – anno 2006 925
complementari
Provenienze turisti SI – anno 2006 9.045 italiani
856 stranieri
Distribuzione mensile SI Max giugno luglio agosto
Ristoranti e trattorie SI 22
Ristoranti e trattorie citati SI – guide locali 22
nelle guide turistiche
INFRASTRUTTURE
Km strade per tipologia SI SS 4.37 km
SP 29.50 km
SC 206,00 km
Km ferrovia NO
Stazioni NO
Servizi trasporto locale SI Servizio ACT
tipologia
MUSEI, AREE E SITI
ARCHEOLOGICI,
MONUMENTI, AREE
PROTETTE, etc.
Tipologia (n° musei per SÌ − n. 2 Case Coloniche, Mulini

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

tipologia) − n. 3 Castelli, Torri, Campanili


− n. 11 Chiese, Pievi, Battisteri
− n. 3 Cippi e Lapidi
commemorative
− n. 1 Siti archeologici
− n. 2 Ville, Dimore e Teatri storici
Proprietà SI Pubblico e privata
Forme di gestione SI Varie
Soggetto di gestione SI Castello di Carpineti e Pieve di San
Vitale: Provincia di Reggio Emilia,
Comune di Carpineti e Ideanatura
N° addetti NO
Servizi offerti SI Visitabilità turistica / Attività liturgiche /
Manifestazioni pubbliche e private
N° visitatori/per provenienza SI anno 2007 − Castello di Carpineti 1536 di cui
gruppi organizzati provenienti da
Emilia, Liguria, Umbria, Toscana
e Francia.
Tariffe SI − Castello di Carpineti :
€ 2,00 con visita guidata
− Abbazia e Seminario di Marola:
ingresso gratuito
Accessibilità/orari SI − Castello di Carpineti:
Aprile/maggio e
settembre/ottobre: domeniche e
giorni festivi dalle ore 15.00 alle
19.00. Giugno: sabato, domenica
e festivi dalle 15.00 alle 19.00.
Luglio: da martedì a sabato dalle
15.00 alle 19.00; domeniche e
giorni festivi dalle 10.00 alle 12.30
e dalle 15.00 alle 19.00. Agosto:
da martedì a venerdì dalle 15.00
alle 18.30; sabato, domenica e
festivi dalle 10.00 alle 12.30 e
dalle 15.00 alle 18.30. Dall'8
agosto al 20 agosto: tutti i giorni
dalle 10.00 alle 12.30 e dalle
15.00 alle 19.00.
− Abbazia e seminari di Marola:
tutto l'anno
FESTE POPOLARI
Cerimonie religiose/civili − n. 6 Cerimonie Civili;

Località/periodo Varie
Rilevanza locale ed extra Locale
EVENTI CULTURALI DEGLI
ULTIMI ANNI (mostre, fiere,
spettacoli)
Soggetto promotore SI Comune di Carpineti
Programmi/tipo attività SI − Mostre prevalentemente
fotografiche;
− Spettacoli prevalentemente

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

musicali;
− Antica Fiera di San Vitale;
− Raduno internazionale di
Mongolfiere;
− Manifestazione ganostronomico-
culturale “Lo Scarpazzone in
forma”;
− Manifestazione ganostronomico-
culturale “Trofeo del Tortellino di
castagne;
− Manifestazione ganostronomico-
culturale “La maratona del
Sapore”.

N° spettacoli SI N° 5 mostre
N° 30 spettacoli
Periodicità SI Per le mostre: ogni 2 mesi
Per gli spettacoli: ogni settimana
Per la fiera e le manifestazioni
gastronomico-culturali annuale.
N° presenze SI − Per Antica Fiera di San Vitale ca.
5.000;
− Per Raduno internazionale di
Mongolfiere ca. 5.000
Censimento itinerari SI Pellegrinaggio al Santuario di Mandra
devozionali
Archeologia industriale SI Di particolare rilevanza:
− Mulino delle Noci;
− Metato di Marola.
PROGETTI NEL SETTORE
CULTURA
Progetti ultimi tre anni SI − Ricerca documentaria sulla
popolazione dei Liguri a Carpineti
− Ricerca sui frutti e le piante
dimenticate di Carpineti
− Progetto di pianificazione
strategica “La Montagna Sacra”
per la Pieve di San Vitale
− Realizzazione percorso didattico
nel metato di Marola
− Mostra Concorso “L'uomo morto
in noir”
Lista tipologia SI Progetti volti al recupero dell’identità
culturale e alla valorizzazione del
paesaggio carpinetano
Costo SI 25.000 € complessivi
Fonte finanziamento SI Comune di Carpineti – Gal Antico
Frignano e Appennino Reggiano
STRUTTURA ECONOMICO-
SOCIALE DELL’AREA
N° imprese SI - Dati censimento 311
ISTAT 2001

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- 12 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Tipologia SI - Dati censimento − Agricoltura, caccia e silvicoltura 6


− Estrazione di minerali non
ISTAT 2001
energetici 2
− Industrie alimentari e delle
bevande 11
− Industrie tessili e
dell’abbigliamento 3
− Industrie del legno e dei prodotti
in legno 4
− Fabbricazione di carta, stampa,
editoria 1
− Fabbricazione di prodotti chimici e
di fibre sintetiche artificiali 1
− Fabbricazione articoli in gomma e
plastica 3
− Lavorazione di minerali non
metalliferi 5
− Produzione di metallo e prodotti in
metallo 7
− Fabbricazione macchine e
apparecchi meccanici 4
− Fabbricazione macchine e
apparecchi elettrici 1
− Altre industrie manifatturiere 2
− Costruzioni 70
− Commercio ingrosso e dettaglio.
Riparazione auto 71
− Alberghi e ristoranti 27
− Trasporti, magazzinaggio e
comunicazioni 30
− Intermediazione monetaria e
finanziaria 6
− Attività immobiliari, noleggio,
informatica 39
− Sanità e altri servizi sociali 4
− Altri servizi pubblici, sociali e
personali 13
N° addetti per settore SI - Dati censimento − Agricoltura, caccia e silvicoltura
17
ISTAT 2001
− Estrazione di minerali non
energetici 22
− Industrie alimentari e delle
bevande 85
− Industrie tessili e
dell’abbigliamento 38
− Industrie del legno e dei prodotti
in legno 39
− Fabbricazione di carta, stampa,
editoria 2
− Fabbricazione di prodotti chimici e
di fibre sintetiche artificiali 5
− Fabbricazione articoli in gomma e
plastica 19
− Lavorazione di minerali non

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 13 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

metalliferi 95
− Produzione di metallo e prodotti in
metallo 57
− Fabbricazione macchine e
apparecchi meccanici 12
− Fabbricazione macchine e
apparecchi elettrici 1
− Altre industrie manifatturiere 6
− Costruzioni 185
− Commercio ingrosso e dettaglio.
Riparazione auto 106
− Alberghi e ristoranti 67
− Trasporti, magazzinaggio e
comunicazioni 46
− Intermediazione monetaria e
finanziaria 8
− Attività immobiliari, noleggio,
informatica 48
− Sanità e altri servizi sociali 6
− Altri servizi pubblici, sociali e
personali 22
Settore restauro NO
N° imprese NO
N° addetti per settore NO
restauro
N° imprese iscritte/cessate SI – dati CCIAA di RE Anno 2004 Iscritte 37 / Cessate 29
ultimi tre anni su dati Infocamere Anno 2005 Iscritte 52/ Cessate 38
Anno 2006 Iscritte 38 / Cessate 48
Settori in calo SI – dati CCIAA di RE Agricoltura e pesca
su dati Infocamere
varazione anni 2000-
2006
MERCATO DEL LAVORO
Occupati SI - Dati censimento 1.775
ISTAT 2001
Disoccupati ripartiti in: totale, NO - Dati censimento Tasso % 3.7
giovani in cerca di prima ISTAT 2001
occupazione, per titolo di
studio
PROCESSI DI
FORMAZIONE
N° Tipologia corsi SI 2 Formazione permanente
Fonti finanziamento SI Fondo Sociale Europeo
N° partecipanti SI 100 in totale
Soggetti promotori SI Comunità Montana dell’Appennino
Reggiano - Comune di Carpineti
Tematiche che riguardano Il SI − Corso “For Appennino” –
territorio sottoprogetti “Le tipologie edilizie
della montagna reggiana”;
“Comunicare il territorio”;
“Laboratorio per il recupero delle
antiche tecniche di lavorazione

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

della pietra”
− Corso “Ospitalità e turismo: la
formazione per competere”
sottopogetto “Il Territorio è il
nostro marketing”
STUDI
Raccolta, studi, ricerche, e SI − “I Numeri della Montagna” dalla
tesi su: situazione economico Conferenza Economica della
sociale dei comuni e Montagna, Provincia di Reggio
provincia Emilia, Camera di Commercio di
Reggio Emilia, Comunità Montana
dell'Appennino Reggiano;
− “Aspetti socio-economici della
Provincia di Reggio Emilia”,
Osservatorio Economico e
statistiche della Provincia di
Reggio Emilia (documento
disponibile sul sito
www.provincia.re.it)
ELENCO DOCUMENTI/DATI Numero di doc. ricevuti al 31/03/2008
RICEVUTI DAI COMUNI catalogazione
Convenzione gestione Castello delle
Carpinete (Provincia Comune e Idea
Natura)
Ricerca documentaria sulla
popolazione dei Liguri a Carpineti
Ricerca sui frutti e le piante
dimenticate di Carpineti
Progetto di pianificazione strategica
“La Montagna Sacra” per la Pieve di
San Vitale
Percorso didattico nel metato di
Marola
Mostra Concorso “L'uomo morto in
noir”
Studi socio economici
Fascicolo Conferenza economico
della Montagna

Bibliografia e Sitografia:
I Numeri della Montagna – Conferenza economica della montagna
Ufficio IAT
www.appenninoreggiano.it
www.castellireggiani.it
www.matildedicanossa.it
www.castellimatildici.it

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

DOCUMENTO B: aspetti presenza/assenza dati ricevuti al 31/12/2007


tecnico-urbanistici e di informazioni al
salvaguardia del patrimonio 31/12/2007
culturale
QUADRO LEGISLATIVO DI
RIFERIMENTO
Leggi regionali (P.R.G., piani SI Legge urbanistica regionale 20/2000
particolareggiati, piani di
recupero, piani di settore,
piano colore, di
valorizzazione turistica, ecc.)
Leggi di tutela e salvaguardia SI D.P.R. n. 357/97 in attuazione della
Direttiva 92/43/CEE;
D. lgs n. 42/2004 s.m. i. “Codice dei
Beni Culturali e del Paesaggio”.
Leggi regionali in materia di SI − L. R. n. 44 del 15/12/1989 s. m. i.
beni architettonici, paesaggio “Promozione e valorizzazione
e ambiente, categorie di beni delle zone Matildiche dell’ Emilia
(archeologia rurale, Romagna”;
archeologia industriale, − L.R. n. 16/2002 s.m.i. “Norme per
itinerari storici, specie il recupero degli edifici storico-
botaniche e naturalistiche artistici e la promozione della
protette, vincoli idrogeologici, qualità architettonica e
leggi antisismiche, ecc.) paesaggistica del territorio”;
− L. R. n. 20/2000 “Disciplina
generale sulla tutela e l'uso del
territorio”;
− L.R. n. 32/1995 “Tutela e
valorizzazione degli itinerari
storici dell' Emilia Romagna”;
− L.R. n. 11/1998 s.m.i. “Disciplina
dei Parchi Regionali e delle
Riserve Natuali”;
L.R. n. 6/2005 “Disciplina della
formazione e della gestione del
sistema regionale delle aree
naturali protette e dei siti della
rete natura 2000;
CARTOGRAFIA ESISTENTE
E CARTE TEMATICHE
Aerofotogrammetria esistente SI Ortoimmagini 2002-2004 dal satellite
alle diverse scale (foto aeree Quickbird – Provincia di Reggio
di appoggio per 1:500 o Emilia – ortoimmagini e dati nel fuso
1:1000) 32
Carta uso dei suoli SI Carta Uso del Suolo 2003 – Regione
Emilia Romagna
Carta vincoli (idrogeologico, SI Carta delle tutele ambientali e storico
sismico. Ex 1089/39 e culturali del PSC
1497/39)
Carta dell’insediamento SI All’interno del Quadro Conoscitivo del
storico e beni culturali con PSC
censimento a schede di
monumenti vincolati o

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 16 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

segnalati
Carte di settore (carta SI − Carta provincia sulla direttrice
itinerari storici, devozionali o matildica
di riferimento a particolari − Carta del sentiero dei ducati
episodi, ecc.) − Carta della sentieristica
carpinetana
Soggetto promotore SI Provincia di Reggio Emilia – Comune
di Carpineti
Anno di redazione SI − Carta provincia sulla direttrice
matildica 1998
− Carta della sentieristica
carpinetana 2007
STRUMENTI URBANISTICI
PRESENTI A LORO
DISPOSIZIONE
P.R.G. NO
P.S.C. SI Adottato con D.C.C. n. 35 del
26/04/2004
Approvato con D.C.C. n. 41 del
24/07/2008
P.T.C.P SI Adottato con D.C.P. n. 79 del
29/09/2003
Variante adottata con D.C.P. n. 92
del 06/11/2008
Piani recupero NO
P.P. NO
Piano attività estrattive SI Adottato con D.C.C. n. 27 del
21/07/2006

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 17 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

SCHEDA IDENTIFICATIVA

Comune di Casina

DOCUMENTO A: presenza/assenza dati ricevuti al 31/12/2007


Aspetti economico-territoriali informazioni al
31/12/2007
GENERALITA'
Superficie SI 63,78 km2
Altitudine SI 614 m s.l.m.
Abitanti SI - Dati censimento 4.392
ISTAT 2001
Variazioni demografiche nel SI – dal 1991 al 2001 7,5%
comune
Variazioni demografiche nel NO
capoluogo
TURISMO
Addetti settore turistico SI 50
N° tot. Esercizi alberghieri SI 2
N° tot. Posti letto esercizi SI 44
alberghieri
Agriturismi SI 3
Posti letto agriturismi SI 25
Altre strutture ricettive SI 5
(campeggi B&B)
Posti letto altre strutture SI 31
ricettive
Presenze esercizi alberghieri SI – anno 2006 3.816
Presenze esercizi SI – anno 2006 1.700
complementari
Provenienze turisti SI – anno 2006 4.220 italiani
1.296 stranieri
Distribuzione mensile SI Max giugno luglio agosto
Ristoranti e trattorie SI 19
Ristoranti e trattorie citati SI - guide locali 19
nelle guide turistiche
INFRASTRUTTURE
Km strade per tipologia SI SS km 8,50
SP km 20,50
SC km 148,0
Km ferrovia NO
Stazioni NO
Servizi trasporto locale SI Linea ACT e 4 autonoleggio
tipologia c/conducente
MUSEI, AREE E SITI
ARCHEOLOGICI,
MONUMENTI, AREE
PROTETTE, etc.
Tipologia (n° musei per SI − n. 2 Cappelle, Oratori, Tabernacoli
tipologia) − n. 2 Case Coloniche, Mulini

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 18 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

− n. 11 Castelli, Torri, Campanili


− n. 5 Chiese, Pievi, Battisteri
− n. 1 Cippi e Lapidi
commemorative
− n. 1 Fontane, Ponti e Canali
− n. 1 Siti archeologici
Proprietà SI Pubblica/Privata
Forme di gestione SI Varia
Soggetto di gestione SI Vari
N° addetti NO
Servizi offerti SI Visitabilità turistica / Attività liturgiche /
Manifestazioni pubbliche e private
N° visitatori/per provenienza NO
Tariffe SI Castello di Sarzano: ingresso gratuito
Accessibilità/orari SI Castello di Sarzano: Da aprile a
maggio dalle 15.00 alle 18.00, giugno,
luglio e agosto dalle 16.00 alle 19.00,
settembre dalle 15.00 alle 18.00 e
ottobre dalle 14.00 alle 17.00.
FESTE POPOLARI
Cerimonie religiose/civili SI 10
Località/periodo SI Varia
Rilevanza locale ed extra SI Locale
EVENTI CULTURALI DEGLI
ULTIMI ANNI (mostre, fiere,
spettacoli)
Periodicità SI Prevalentemente annuale
N° presenze SI Fiera del Parmigiano Reggiano
15.000 ca per 4 giornate di
svolgimento
Soggetto promotore SI Vari
Ente Fiera – Comune di Casina per la
Fiera del Parmigiano Reggiano
Programmi/tipo attività SI Attività enogastronomiche-culturali;
Concerti musica classica-leggera;
Mostre d'arte e di artigianato artistico;
Conferenze di cultura storica ed
attualità;
Soggiorni culturali (Scuola di
scrittura);
Rievocazioni storiche (Palio di
Sarzano, Pesepe vivente);
Sagre tradizionali delle frazioni.
N° spettacoli NO
Censimento itinerari NO
devozionali
Archeologia industriale SI − Mulino di Ariolo a Pianzo;
− Mulino di Leguigno.
PROGETTI NEL SETTORE
CULTURA
Progetti ultimi tre anni SI 4
Lista tipologia SI - Ristrutturazione Biblioteca

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 19 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Comunale;
- Ristrutturazione Centro Culturale;
- Scuola di scrittura “Alla ricerca
dell'Ombra”;
- Mostra Concorso “L'uomo morto in
noir”
Costo NO
Fonte finanziamento NO
STRUTTURA ECONOMICO-
SOCIALE DELL’AREA
N° imprese registrate SI - Dati censimento 357
ISTAT 2001
Tipologia SI - Dati censimento − Agricoltura, caccia e silvicoltura 7
− Industrie alimentari e delle
ISTAT 2001
bevande 13
− Industrie tessili e
dell’abbigliamento 4
− Industrie del legno e dei prodotti in
legno 5
− Fabbricazione articoli in gomma e
plastica 1
− Lavorazione di minerali non
metalliferi 6
− Produzione di metallo e prodotti in
metallo 5
− Fabbricazione macchine e
apparecchi meccanici 9
− Fabbricazione macchine e
apparecchi elettrici 10
− Fabbricazione di mezzi di
trasporto 1
− Costruzioni 122
− Commercio ingrosso e dettaglio.
Riparazione auto 76
− Alberghi e ristoranti 29
− Trasporti, magazzinaggio e
comunicazioni 10
− Intermediazione monetaria e
finanziaria 2
− Attività immobiliari, noleggio,
informatica 36
− Istruzione 1
− Sanità e altri servizi sociali 8
− Altri servizi pubblici, sociali e
personali 12
N° addetti per settore SI - Dati censimento − Agricoltura, caccia e silvicoltura 15
− Industrie alimentari e delle
ISTAT 2001
bevande 60
− Industrie tessili e
dell’abbigliamento 6
− Industrie del legno e dei prodotti in
legno 9
− Fabbricazione articoli in gomma e

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 20 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

plastica 12
− Lavorazione di minerali non
metalliferi 16
− Produzione di metallo e prodotti in
metallo 14
− Fabbricazione macchine e
apparecchi meccanici 58
− Fabbricazione macchine e
apparecchi elettrici 48
− Fabbricazione di mezzi di
trasporto 17
− Costruzioni 193
− Commercio ingrosso e dettaglio.
Riparazione auto 144
− Alberghi e ristoranti 61
− Trasporti, magazzinaggio e
comunicazioni 24
− Intermediazione monetaria e
finanziaria 2
− Attività immobiliari, noleggio,
informatica 65
− Istruzione 1
− Sanità e altri servizi sociali 13
− Altri servizi pubblici, sociali e
personali 28
Settore restauro NO
N° imprese NO
N° addetti per settore NO
restauro
N° imprese iscritte/cessate SI – dati CCIAA di RE Anno 2004 Iscritte 42 / Cessate 30
ultimi tre anni su dati Infocamere Anno 2005 Iscritte 53 / Cessate 43
Anno 2006 Iscritte 38 / Cessate 38
Settori in calo SI – dati CCIAA di RE Agricoltura e pesca
su dati Infocamere
varazione anni 2000-
2006
MERCATO DEL LAVORO
Occupati SI - Dati censimento 1.793
ISTAT 2001
Disoccupati ripartiti in: totale, NO - Dati censimento Tasso di disoccupazione 3.4
giovani in cerca di prima ISTAT 2001
occupazione, per titolo di
studio
PROCESSI DI
FORMAZIONE
N° Tipologia corsi SI 2 Formazione permanente
Fonti finanziamento SI Fondo Sociale Europeo
N° partecipanti SI 100 in totale
Soggetti promotori SI Comunità Montana dell’Appennino
Reggiano - Comune di Carpineti
Tematiche che riguardano Il SI − Corso “For Appennino” –
territorio sottoprogetti “Le tipologie edilizie

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 21 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

della montagna reggiana”;


“Comunicare il territorio”;
“Laboratorio per il recupero delle
antiche tecniche di lavorazione
della pietra”
− Corso “Ospitalità e turismo: la
formazione per competere”
sottopogetto “Il Territorio è il
nostro marketing”
STUDI
Raccolta, studi, ricerche, e SI − “I Numeri della Montagna” dalla
tesi su: situazione economico Conferenza Economica della
sociale dei comuni e Montagna, Provincia di Reggio
provincia Emilia, Camera di Commercio di
Reggio Emilia, Comunità Montana
dell'Appennino Reggiano;
− “Aspetti socio-economici della
Provincia di Reggio Emilia”,
Osservatorio Economico e
statistiche della Provincia di
Reggio Emilia
ELENCO DOCUMENTI/DATI Numero di doc. ricevuti al 31/03/008
RICEVUTI DAI COMUNI catalogazione
Ars canusina
Estremi dell’Atto costitutivo del
Consrozio Ars Canusina: notaio Ilaria
Acerra in Castelnovo ne’ Monti,
repertorio n. 442, raccolta n. 395,
registrato all’Agenzia delle Entrate di
Reggio E. il 18/07/2007 al n.12717-1T
Bibliografia e Sitografia:
I Numeri della Montagna – Conferenza economica della montagna
Ufficio IAT
www.appenninoreggiano.it
www.castellireggiani.it
www.matildedicanossa.it
www.castellimatildici.it

DOCUMENTO B: aspetti presenza/assenza dati ricevuti al 31/12/2007


tecnico-urbanistici e di informazioni al
salvaguardia del patrimonio 31/12/2007
culturale
QUADRO LEGISLATIVO DI
RIFERIMENTO
Leggi regionali (P.R.G., piani SI Legge urbanistica regionale 20/2000
particolareggiati, piani di
recupero, piani di settore,
piano colore, di
valorizzazione turistica, ecc.)
Leggi di tutela e salvaguardia Sì − D.P.R. n. 357/97 in attuazione
della Direttiva 92/43/CEE;
− D. lgs n. 42/2004 s.m. i. “Codice

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 22 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

dei Beni Culturali e del


Paesaggio”.
Leggi regionali in materia di − L. R. n. 44 del 15/12/1989 s. m. i.
beni architettonici, paesaggio “Promozione e valorizzazione
e ambiente, categorie di beni delle zone Matildiche dell’ Emilia
(archeologia rurale, Romagna”;
archeologia industriale, − L.R. n. 16/2002 s.m.i. “Norme per
itinerari storici, specie il recupero degli edifici storico-
botaniche e naturalistiche artistici e la promozione della
protette, vincoli idrogeologici, qualità architettonica e
leggi antisismiche, ecc.) paesaggistica del territorio”;
− L. R. n. 20/2000 “Disciplina
generale sulla tutela e l'uso del
territorio”;
− L.R. n. 32/1995 “Tutela e
valorizzazione degli itinerari storici
dell' Emilia Romagna”;
− L.R. n. 11/1998 s.m.i. “Disciplina
dei Parchi Regionali e delle
Riserve Natuali”;
− L.R. n. 6/2005 “Disciplina della
formazione e della gestione del
sistema regionale delle aree
naturali protette e dei siti della
rete natura 2000;

CARTOGRAFIA ESISTENTE
E CARTE TEMATICHE
Aerofotogrammetria e foto SI Ortoimmagini 2002-2004 dal satellite
satellitari Quickbird – Provincia di Reggio
Emilia – ortoimmagini e dati nel fuso
32
Carta uso dei suoli SI Carta Uso del Suolo 2003 – Regione
Emilia Romagna
Carta vincoli (idrogeologico, SI PAI – Piano Assetto Idrogeologico –
sismico. Ex 1089/39 e recepito dal PRG
1497/39)
Carta dell’insediamento SI All’interno del PRG
storico e beni culturali con
censimento a schede di
monumenti vincolati o
segnalati
Carte di settore SI - Carta provincia sulla Direttrice
Matildica
- Carta del Sentiero dei Ducati
Soggetto promotore SI - Provincia

Anno di redazione Sì Carta provincia sulla direttrice


matildica 1998

STRUMENTI URBANISTICI
PRESENTI A LORO
DISPOSIZIONE

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 23 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

P.R.G. SI Approvato con Delibera di Giunta


Regionale n° 2530 del 22/10/1996
P.S.C. NO
P.T.C.P SI Adottato con D.C.P. n. 79 del
29/09/2003
Variante adottata con D.C.P. n. 92 del
06/11/2008
Piani recupero NO
P.P. NO
Piano attività estrattive NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 24 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

SCHEDA IDENTIFICATIVA

Comune di Castellarano

DOCUMENTO A: presenza/assenza informazioni dati ricevuti al 31/12/2011


Aspetti economico-territoriali al 31/12/2011
GENERALITA'
Superficie SI 57,49 Km²
Altitudine SI 149 m s.l.m.
Abitanti SI 14.868
Variazioni demografiche nel NO
comune
Variazioni demografiche nel NO
capoluogo
TURISMO
Addetti settore turistico NO
N° tot. Esercizi alberghieri SI 3
N° tot. Posti letto esercizi NO
alberghieri
Agriturismi SI 2
Posti letto agriturismi NO
Altre strutture ricettive NO
(campeggi B&B)
Posti letto altre strutture NO
ricettive
Presenze esercizi alberghieri NO
Presenze esercizi NO
complementari
Provenienze turisti SI – ANNO 2010 1773
Distribuzione mensile NO
Ristoranti e trattorie SI 17
Ristoranti e trattorie citati nelle NO
guide turistiche
INFRASTRUTTURE
Km strade per tipologia NO
Km ferrovia NO
Stazioni NO
Servizi trasporto locale SI Linea ACT
tipologia
MUSEI, AREE E SITI
ARCHEOLOGICI,
MONUMENTI, AREE
PROTETTE, etc.
Tipologia (n° musei per SI − n. 4 Torri, Rocche, Castelli
tipologia)
Proprietà SI Pubblica/Privata
Forme di gestione NO
Soggetto di gestione NO
N° addetti NO
Servizi offerti SI Spazi culturali, ristorazione
N° visitatori/per provenienza NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 25 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Tariffe NO
Accessibilità/orari NO
FESTE POPOLARI
Cerimonie religiose/civili NO
Località/periodo NO
Rilevanza locale ed extra NO
EVENTI CULTURALI DEGLI
ULTIMI ANNI (mostre, fiere,
spettacoli)
Periodicità NO
N° presenze NO
Soggetto promotore NO
Programmi/tipo attività NO
N° spettacoli NO
Censimento itinerari NO
devozionali
Archeologia industriale NO −
PROGETTI NEL SETTORE
CULTURA
Progetti ultimi tre anni NO
Lista tipologia NO
Costo NO
Fonte finanziamento NO
STRUTTURA ECONOMICO-
SOCIALE DELL’AREA
N° imprese registrate SI − 374
Tipologia NO
N° addetti per settore NO
N° imprese artigiane NO
Tipologia NO
N° addetti per settore NO
Settore restauro NO
N° imprese NO
N° addetti per settore restauro NO
N° imprese iscritte/cessate NO
ultimi tre anni
Settori in calo NO
MERCATO DEL LAVORO
Occupati SI 6335
Disoccupati ripartiti in: totale, NO
giovani in cerca di prima
occupazione, per titolo di
studio
PROCESSI DI FORMAZIONE
N° Tipologia corsi NO
Fonti finanziamento NO
N° partecipanti NO
Soggetti promotori NO
Tematiche che riguardano Il NO −
territorio

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 26 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

STUDI
Raccolta, studi, ricerche, e tesi NO −
su: situazione economico
sociale dei comuni e provincia

Bibliografia e Sitografia:

I Numeri della Montagna – Conferenza economica della montagna


Ufficio IAT
www.appenninoreggiano.it
www.castellireggiani.it
www.matildedicanossa.it
www.castellimatildici.it

DOCUMENTO B: aspetti presenza/assenza informazioni dati ricevuti al 31/03/2008


tecnico-urbanistici e di al 31/03/2008
salvaguardia del patrimonio
culturale
QUADRO LEGISLATIVO DI
RIFERIMENTO
Leggi regionali (P.R.G., piani SI Legge urbanistica regionale
particolareggiati, piani di
20/2000
recupero, piani di settore,
piano colore, di valorizzazione
turistica, ecc.)
Leggi di tutela e salvaguardia SI − D.P.R. n. 357/97 in
attuazione della Direttiva
92/43/CEE;
− D. lgs n. 42/2004 Codice dei
Beni Culturali e del
Paesaggio ai sensi dell’art.
10 della Legge n° 137 del 6
luglio 2002;

Leggi regionali in materia di SI L. R. n. 44 del 15/12/1989 s. m.


beni architettonici, paesaggio e i. “Promozione e
ambiente, categorie di beni valorizzazione delle zone
(archeologia rurale, Matildiche dell’ Emilia
archeologia industriale, Romagna”;
itinerari storici, specie L.R. n. 16/2002 s.m.i. “Norme
botaniche e naturalistiche per il recupero degli edifici
protette, vincoli idrogeologici, storico-artistici e la
leggi antisismiche, ecc.) promozione della qualità
architettonica e
paesaggistica del territorio”;
L. R. n. 20/2000 “Disciplina
generale sulla tutela e l'uso
del territorio”;
L.R. n. 32/1995 “Tutela e
valorizzazione degli itinerari

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 27 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

storici dell' Emilia


Romagna”;
L.R. n. 11/1998 s.m.i.
“Disciplina dei Parchi
Regionali e delle Riserve
Naturali”;
− L.R. n. 6/2005 “Disciplina
della formazione e della
gestione del sistema
regionale delle aree naturali
protette e dei siti della rete
natura 2000;
Disposizioni di incentivazione NO
finanziaria per il recupero di
centri storici e di preesistenza
sul territorio
CARTOGRAFIA ESISTENTE
E CARTE TEMATICHE
Aerofotogrammetria e foto SI Ortoimmagini 2002-2004 dal
satellitari satellite Quickbird – Provincia di
Reggio Emilia – ortoimmagini e
dati nel fuso 32
Carta uso dei suoli SI Carta Uso del Suolo 2003 –
Regione Emilia Romagna
Carta vincoli (idrogeologico, SI PAI – Piano Assetto
sismico. Ex 1089/39 e Idrogeologico – recepito dal
1497/39) PRG
Carta dell’insediamento storico NO
e beni culturali con censimento
a schede di monumenti
vincolati o segnalati
Carte di settore NO
Soggetto promotore NO

Anno di redazione NO
STRUMENTI URBANISTICI
PRESENTI A LORO
DISPOSIZIONE
P.R.G. SI Delibera n°55 del 24/10/1989.
P.S.C. NO
P.T.C.P SI Adottato con D.C.P. n. 79 del
29/09/2003
Variante adottata con D.C.P. n.
92 del 06/11/2008
Piani recupero NO
P.P. NO
Piano attività estrattive NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 28 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

SCHEDA IDENTIFICATIVA

Comune di Castelnovo ne' Monti

DOCUMENTO A: presenza/assenza dati ricevuti al 31/12/2007


Aspetti economico-territoriali informazioni al
31/12/2007
GENERALITA'
Superficie SI 96,50 km2
Altitudine SI 702 m s.l.m.
Abitanti SI - Dati censimento 10.046
ISTAT 2001
Variazioni demografiche nel SI – dal 1991 al 2001 4,5%
comune
Variazioni demografiche nel NO
capoluogo
TURISMO
Addetti settore turistico NO
N° tot. Esercizi alberghieri SI 7
N° tot. Posti letto esercizi SI 181
alberghieri
Agriturismi SI 2
Posti letto agriturismi SI 38
Altre strutture ricettive SI 6
(campeggi B&B)
Posti letto altre strutture SI 65
ricettive
Presenze esercizi alberghieri SI – anno 2006 17.241
Presenze esercizi SI – anno 2006 2.618
complementari
Provenienze turisti SI – anno 2006 17.768 italiani
2.081 stranieri
Distribuzione mensile SI Max in giugno luglio agosto
Ristoranti e trattorie SI 32
Ristoranti e trattorie citati SI - guide locali 32
nelle guide turistiche
INFRASTRUTTURE
Km strade per tipologia SI SS Km 23,50
SP Km 20,80
SC Km 150
Km ferrovia NO
Stazioni NO
Servizi trasporto locale SI − Linea ACT
tipologia − 2 linee c/conducente
MUSEI, AREE E SITI
ARCHEOLOGICI,
MONUMENTI, AREE
PROTETTE, etc.
Tipologia (n° musei per SI − n. 2 Case Coloniche, Mulini
tipologia) − n. 3 Castelli, Torri, Campanili
− n. 11 Chiese, Pievi, Battisteri

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 29 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

− n. 3 Cippi e Lapidi
commemorative
− n. 1 Siti archeologici
− n. 2 Ville, Dimore e Teatri storici
− n. 2 SIC
Proprietà SI Pubblica/Privata
Forme di gestione SI Varia
Soggetto di gestione SI Vari
N° addetti NO
Servizi offerti SI Visitabilità turistica / Attività liturgiche /
Manifestazioni pubbliche e private
N° visitatori/per provenienza NO
Tariffe NO
Accessibilità/orari NO
FESTE POPOLARI
Cerimonie religiose/civili SI - S. Pancrazio: patrono (12 maggio);
- S. Maria Assunta (15 agosto): sagra;
- S. Michele (29 settembre): fiera;
- feste civili nazionali
Località/periodo SI Castelnovo ne’ Monti capoluogo e
frazioni
Rilevanza locale ed extra SI Locale ed extra
EVENTI CULTURALI DEGLI
ULTIMI ANNI (mostre, fiere,
spettacoli)
Soggetto promotore SI Comune di Castelnovo ne’ Monti, e/o
in collaborazione con altri soggetti
Programmi/tipo attività SI CULTURA
- Mostre diverse: pittoriche,
fotografiche, di scultura,
spesso di valorizzazione di
artisti locali, e in
collaborazione con due
cittadine estere gemellate;
- Rassegne cinematografiche
d’essay;
- Festival internazionale “Il
teatro va a scuola”;
- Iniziative varie di promozione
della lettura e laboratori
d’animazione rivolti alla fascia
dei più piccoli in concomitanza
con determinati periodi festivi
(Carnevale, Pasqua, ecc.)
- Cartellone artistico del teatro
Bismantova;
- Scambi coi comuni gemellati,
comprendenti iniziative varie
di carattere culturale,
ricreativo, sportivo, musicale,
scolastico ed
enogastronomico;
- Iniziative varie in

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 30 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

collaborazione con le scuole


del territorio;
TURISMO, SPORT E PROMOZIONE
DEL TERRITORIO
- Carnevale: promozione
iniziative varie:
- “Pasqua ne’ Monti”: iniziative
varie (spettacolo,
intrattenimento, sport e
cultura);
- Festa dello Sport: grande
gioco con gli sport
castelnovesi;
- “Sotto il segno del Leone”:
cartellone comprendente di
iniziative varie di spettacolo,
intrattenimento e cultura;
- “Sotto il segno dello Sport:
cartellone di iniziative sportive
e ritiri pre-campionato;
- Festival delle Cittaslow:
rassegna enogastronomica,
culturale e musicale delle città
del buon vivere;
- “Natale ne’ Monti”: cartellone
di iniziative varie di spettacolo,
intrattenimento e cultura;
- Fiere: fiera di Maggio, fiera S.
Michele;
- Altre iniziative artistiche di
vario genere (rassegne corali,
serate musicali (Il canto del
mondo, Tramonti, La bottega
dell’arte di Strabba,…)
N° spettacoli SI CULTURA
- Mostre diverse: n. 21 (5 nel
2005, 8 nel 2006, 8 nel 2007);
- Rassegne cinematografiche:
n. 16 (71 film complessivi);
- Festival internazionale “Il
teatro va a scuola”: circa 20
complessivamente;
- Altre iniziative artistiche di
vario genere: in media 15
all’anno;

TURISMO, SPORT E PROMOZIONE


DEL TERRITORIO
- n.70 iniziative
musicali/intrattenimento/gastro
nomia;
- n. 70 iniziative sportive;
- n. 2 fiere
Periodicità SI CULTURA

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 31 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Mostre: in media una ogni 2


-
mesi;
- Rassegne cinematografiche:
in media ogni 2-3 mesi (5-6
all’anno);
- Festival internazionale “Il
teatro va a scuola”: annuale;
- Altre iniziative artistiche di
vario genere: scadenze
diverse;
TURISMO, SPORT E PROMOZIONE
DEL TERRITORIO
- Iniziative
musicali/intrattenimento/gastro
nomia cadenza
settimanale/mensile;
- iniziative sportive cadenza
settimanale/mensile;
- fiere: annuale

N° presenze SI CULTURA
- Mostre: ca. 14000 (ca. 3200
nel 2005, 5650 nel 2006, 5087
nel 2007);
- Rassegne cinematografiche:
5886 (1822 nel 2005, 2136 nel
2006, 1928 nel 2007);
- Festival internazionale “Il
teatro va a scuola”: diverse
migliaia di persone (ca. 1500
per anno);
- Altre iniziative artistiche di
vario genere: 1940 (650 nel
2005, 940 nel 2006, 350 nel
2007);

TURISMO, SPORT E PROMOZIONE


DEL TERRITORIO
- Festa della Sport: ca. 2000
- Festival delle Cittaslow: ca.
15.000
- Fiera di Maggio: ca. ?
- Fiera di San Michele: ca.?
Censimento itinerari SI - Pellegrinaggio mariano il 15
devozionali agosto per le vie del
capoluogo;
- Pellegrinaggio, che si svolge
ai primi di agosto e si ripete da
20 anni, che parte dal
capoluogo ed è diretto a S.
Pellegrino in Alpe (LU), per
alcuni tratti ricalcando il
Sentiero Spallanzani;
- Processioni mariane

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 32 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Castelnovo-Pietra nel 13 di
ogni mese da maggio ad
ottobre?
- Esperienza di Sinapsi (Loreto
2007?)…
Archeologia industriale SI − Antica Fornace di Felina;
− Mulino di Burano;
− Mulino di San Barolomeo a Gatta.
− Azienda di Campane “Capanni”
PROGETTI NEL SETTORE
CULTURA
Progetti ultimi tre anni SI Progetto di scavo-esplorazione della
cima di monte Castello
Lista tipologia NO
Costo
Fonte finanziamento
STRUTTURA ECONOMICO-
SOCIALE DELL’AREA
N° imprese SI - Dati censimento 904
ISTAT 2001
Tipologia SI - Dati censimento − Agricoltura, caccia e silvicoltura
11
ISTAT 2001
− Estrazione di minerali non
energetici 1
− Industrie alimentari e delle
bevande 17
− Industrie tessili e
dell’abbigliamento 9
− Industrie del legno e dei prodotti
in legno 21
− Fabbricazione di carta, stampa,
editoria 2
− Fabbricazione articoli in gomma e
plastica 2
− Lavorazione di minerali non
metalliferi 4
− Produzione di metallo e prodotti in
metallo 12
− Fabbricazione macchine e
apparecchi meccanici 6
− Fabbricazione macchine e
apparecchi elettrici 17
− Altre industrie manifatturiere 3
− Costruzioni 170
− Commercio ingrosso e dettaglio.
Riparazione auto 278
− Alberghi e ristoranti 62
− Trasporti, magazzinaggio e
comunicazioni 52
− Intermediazione monetaria e
finanziaria 11
− Attività immobiliari, noleggio,

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 33 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

informatica 139
− Istruzione 3
− Sanità e altri servizi sociali 32
− Altri servizi pubblici, sociali e
personali 50
N° addetti per settore SI - Dati censimento − Agricoltura, caccia e silvicoltura
66
ISTAT 2001
− Estrazione di minerali non
energetici 1
− Industrie alimentari e delle
bevande 156
− Industrie tessili e
dell’abbigliamento 62
− Industrie del legno e dei prodotti
in legno 101
− Fabbricazione di carta, stampa,
editoria 9
− Fabbricazione articoli in gomma e
plastica 18
− Lavorazione di minerali non
metalliferi 50
− Produzione di metallo e prodotti in
metallo 100
− Fabbricazione macchine e
apparecchi meccanici 72
− Fabbricazione macchine e
apparecchi elettrici 35
− Altre industrie manifatturiere 10
− Costruzioni 370
− Commercio ingrosso e dettaglio.
Riparazione auto 638
− Alberghi e ristoranti 151
− Trasporti, magazzinaggio e
comunicazioni 99
− Intermediazione monetaria e
finanziaria 22
− Attività immobiliari, noleggio,
informatica 239
− Istruzione 9
− Sanità e altri servizi sociali 48
− Altri servizi pubblici, sociali e
personali 146
Settore restauro NO
N° imprese NO
N° addetti per settore NO
restauro
N° imprese iscritte/cessate SI – dati CCIAA di RE Anno 2004 Iscritte 92 / Cessate 86
ultimi tre anni su dati Infocamere Anno 2005 Iscritte 66 / Cessate 64
Anno 2006 Iscritte 89 / Cessate 56
Settori in calo SI – dati CCIAA di RE Agricoltura e pesca
su dati Infocamere
varazione anni 2000-
2006
MERCATO DEL LAVORO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 34 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Occupati SI - Dati censimento 4.262


ISTAT 2001
Disoccupati ripartiti in: totale, NO - Dati censimento Tasso di disoccupazione 3.3
giovani in cerca di prima ISTAT 2001
occupazione, per titolo di
studio
PROCESSI DI
FORMAZIONE
N° Tipologia corsi SI 2 Formazione permanente
Fonti finanziamento SI Fondo Sociale Europeo
N° partecipanti SI 100 in totale
Soggetti promotori SI Comunità Montana dell’Appennino
Reggiano - Comune di Carpineti
Tematiche che riguardano Il SI − Corso “For Appennino” –
territorio sottoprogetti “Le tipologie edilizie
della montagna reggiana”;
“Comunicare il territorio”;
“Laboratorio per il recupero delle
antiche tecniche di lavorazione
della pietra”
− Corso “Ospitalità e turismo: la
formazione per competere”
sottopogetto “Il Territorio è il
nostro marketing”
STUDI
Raccolta, studi, ricerche, e SI − “I Numeri della Montagna” dalla
tesi su: situazione economico Conferenza Economica della
sociale dei comuni e Montagna, Provincia di Reggio
provincia Emilia, Camera di Commercio di
Reggio Emilia, Comunità Montana
dell'Appennino Reggiano;
− “Aspetti socio-economici della
Provincia di Reggio Emilia”,
Osservatorio Economico e
statistiche della Provincia di
Reggio Emilia

Bibliografia e Sitografia:
I Numeri della Montagna – Conferenza economica della montagna
Ufficio IAT
www.appenninoreggiano.it
www.castellireggiani.it
www.matildedicanossa.it
www.castellimatildici.it

DOCUMENTO B: aspetti presenza/assenza dati ricevuti al 31/12/2007


tecnico-urbanistici e di informazioni al
salvaguardia del patrimonio 31/12/2007
culturale
QUADRO LEGISLATIVO DI
RIFERIMENTO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 35 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Leggi regionali (P.R.G., piani SI Legge urbanistica regionale 20/2000


particolareggiati, piani di
recupero, piani di settore,
piano colore, di
valorizzazione turistica, ecc.)
Leggi di tutela e salvaguardia SI − D.P.R. n. 357/97 in attuazione
della Direttiva 92/43/CEE;
− D. lgs n. 42/2004 Codice dei Beni
Culturali e del Paesaggio ai sensi
dell’art. 10 della Legge n° 137 del
6 luglio 2002;
− Decreto istitutivo del Parco
Nazionale dell’Appennino tosco-
emiliano (maggio 2001)

Leggi regionali in materia di SI L. R. n. 44 del 15/12/1989 s. m. i.


beni architettonici, paesaggio “Promozione e valorizzazione
e ambiente, categorie di beni delle zone Matildiche dell’ Emilia
(archeologia rurale, Romagna”;
archeologia industriale, L.R. n. 16/2002 s.m.i. “Norme per il
itinerari storici, specie recupero degli edifici storico-
botaniche e naturalistiche artistici e la promozione della
protette, vincoli idrogeologici, qualità architettonica e
leggi antisismiche, ecc.) paesaggistica del territorio”;
L. R. n. 20/2000 “Disciplina generale
sulla tutela e l'uso del territorio”;
L.R. n. 32/1995 “Tutela e
valorizzazione degli itinerari storici
dell' Emilia Romagna”;
L.R. n. 11/1998 s.m.i. “Disciplina dei
Parchi Regionali e delle Riserve
Naturali”;
L.R. n. 6/2005 “Disciplina della
formazione e della gestione del
sistema regionale delle aree
naturali protette e dei siti della
rete natura 2000;
CARTOGRAFIA ESISTENTE
E CARTE TEMATICHE
Aerofotogrammetria e foto SI Ortoimmagini 2002-2004 dal satellite
satellitari Quickbird – Provincia di Reggio
Emilia – ortoimmagini e dati nel fuso
32
Carta uso dei suoli SI Carta Uso del Suolo 2003 – Regione
Emilia Romagna
Carta vincoli (idrogeologico, SI − Carta delle tutele ambientali e
sismico. Ex 1089/39 e storico culturali del PSC
1497/39)
Carta dell’insediamento SI All’interno del Quadro Conoscitivo del
storico e beni culturali con PSC
censimento a schede di
monumenti vincolati o
segnalati

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 36 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Carte di settore SI − Sentiero Natura n° 22 “La Valle


dei Gessi”, dal programma
regionale investimenti delle aree
protette;
− Sentiero Natura dei Gessi
Triassici.
Soggetto promotore SI − Per sentiero Natura 22:
programma investimenti arre
protette regionali 2001-2003
(Ministero dell’ambiente, Regione
Emilia Romagna, Parco del
Gigante);
− Per Sentiero Natura dei Gessi
Triassici: Comune di Castelnovo
ne' Monti, CAI sezioni di
Castelnovo ne' Monti e Reggio
Emilia, Federazione Nazionale
Pro Natura.
Anno di redazione SI − Per sentiero Natura 22: anno
2001
STRUMENTI URBANISTICI
PRESENTI A LORO
DISPOSIZIONE
P.R.G. NO
P.S.C. SI Approvato con delibera di Consiglio
n° 30 del 31/03/2005
P.T.C.P SI Adottato con D.C.P. n. 79 del
29/09/2003
Variante adottata con D.C.P. n. 92 del
06/11/2008
Piani recupero NO
P.P. NO
Piano attività estrattive NO
ELENCO DOCUMENTI/DATI Numero di Titolarità dei progetti
RICEVUTI DAI COMUNI al catalogazione
31/03/2008
Progetto “Progetto di tutela e Regione Emilia Romagna e Comunità
valorizzazione dell’alta Val Montana dell’Appennino Reggiano
Secchia e della Pietra di
Bismantova
Progetto per il monitoraggio e Regione Emilia Romagna, Provincia
sperimentazione di tecniche di Reggio Emilia, Comunità Montana
innovative per il dell’Appennino Reggiano, Comune di
miglioramento della qualità Villa Minozzo
delle acqua del Fiume
Secchia
Progetto di riqualificazione Comune di Castelnovo ne’ Monti,
turistico-ambientale della Legambiente di Reggio Emilia
Pietra di Bismantova e dei
Gessi Triassici di Castelnovo
ne’ Monti
Tesi di laurea “Lo sviluppo Di Elisa Ferretti, Università degli studi
sostenibile del paesaggio di Firenze, facoltà di Architettura,

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 37 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

dell’alte Val Secchia” dipartimento di urbanistica e


Pianificazione del territorio – Anno
2001/2002
Progetto “Paesaggio. Programma investimenti 2005/2006
L’evoluzione del paesaggio del Parco Nazionale dell’Appennino
agro-forestale – tutela, tosco-emiliano. Soggetto promotore
gestione, valorizzazione” Provincia di Reggio Emilia
Delibera Commissariale n° 28 del
27/09/2006 e Decreto del Presidente
n°11 del 15/12/2006
Progetto “Conoscenza e Programma investimenti 2005/2006
valorizzazione del Patrimonio del Parco Nazionale dell’Appennino
geologico del Parco” tosco-emiliano. Soggetto promotore
Provincia di Reggio Emilia
Delibera Commissariale n° 28 del
27/09/2006 e Decreto del Presidente
n°11 del 15/12/2006
Progetto TRIAS 1 Comune di Castelnovo ne’ Monti e
società speleologica italiana
Progetto TRIAS 2 e relativa Parco Nazionale dell’Appennino
convenzione tosco-emiliano, Comune di
Castelnovo ne’ Monti, Università degli
studi di Modena e Reggio (facoltà di
Geologia, scienze della terra)

Bibliografia:
“L’area carsica dell’alta Val Secchia”
“Le rocce evaporitiche”
“La natura nel reggiano” (Pietro Patteri)

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 38 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

SCHEDA IDENTIFICATIVA

Comune di Montecchio Emilia

DOCUMENTO A: presenza/assenza dati ricevuti al 31/12/2007


Aspetti economico-territoriali informazioni al
31/12/2007
GENERALITA'
Superficie SI 24,65 Kmq
Altitudine SI 100 m.s.l.m.
Abitanti SI 8.742 (ultimo censimento)
TURISMO
Addetti settore turistico NO
N° tot. Esercizi alberghieri SI 2
N° tot. Posti letto esercizi SI 73
alberghieri
Agriturismi NO
Posti letto agriturismi NO
Altre strutture ricettive SI 2
(campeggi B&B)
Posti letto altre strutture SI 9
ricettive
Presenze esercizi alberghieri NO
Presenze esercizi NO
complementari
Provenienze turisti NO
Distribuzione mensile NO
Ristoranti e trattorie SI 9
Ristoranti e trattorie citati NO
nelle guide turistiche
INFRASTRUTTURE
Km strade per tipologia SI SS 0
SP 12 Km
SC 57 Km
Km ferrovia NO
Stazioni NO
Servizi trasporto locale SI Autobus
tipologia
MUSEI, AREE E SITI
ARCHEOLOGICI,
MONUMENTI, AREE
PROTETTE, etc.
Tipologia (n° musei per SI − Castello Medievale
tipologia) − Museo del Parmigiano Reggiano
e della civiltà contadina in Val
d’Enza
Proprietà SI Comune di Montecchio Emilia
Forme di gestione SI − Diretto
− Affidamento ad Associazione
Soggetto di gestione SI − Comune di Montecchio Emilia
− Associazione “La Barchessa”
N° addetti SI − Castello Medievale: 2 dipendenti

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 39 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

+ 9 guide
− Museo del Parmigiano Reggiano
e della civiltà contadina in Val
d’Enza: Volontari
Servizi offerti SI Visite libere e guidate, laboratori
didattici
N° visitatori/per provenienza SI Castello Medievale: anno 2007:
3189 paganti, totale visitatori 4588
Tariffe SI − Castello Medievale:
− € 1,5 Visita libera e ridotti
visita guidata
− € 3,5 Visita guidata
− Museo del Parmigiano Reggiano
e della civiltà contadina in Val
d’Enza: ingresso libero
Accessibilità/orari SI Castello Medievale: 350 giornate di
apertura al pubblico (33,50 ore
settimanali in orario invernale, 25
ore settimanali in orario estivo)
Museo del Parmigiano Reggiano e
della civiltà contadina in Val
d’Enza: su prenotazione
FESTE POPOLARI
Cerimonie religiose/civili SI Sagra di settembre
Santuario Madonna dell’Olmo
Località/periodo SI Celebrazione 25 aprile
P.zza della Repubblica
Rilevanza locale ed extra SI Celebrazione 2 novembre
P.zza della Repubblica

EVENTI CULTURALI DEGLI


ULTIMI ANNI (mostre, fiere,
spettacoli)
Periodicità SI Appuntamenti annuali
Mostre d’arte 2 appuntamenti
annuali
N° presenze SI − Montecchio Unplugged - 10.000
presenze
− Fiera di San Simone - 50.000
presenze
− Fiera di San Marco - 10.000
presenze
− Mostre d’arte al Castello - 5.000
presenze complessive
− Piccolo Festival di Teatro - 500
presenze
− Programmazione spettacoli estivi
– 4.000 presenze complessive
− Mostra di Antiquariato - 3.500
presenze
− Fotofestival - 3.000 presenze
Soggetto promotore SI Comune di Montecchio
Associazioni del territorio

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 40 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Programmi/tipo attività SI − Montecchio Unplugged - Festival


di musica di strada
− Fiera di San Simone - Fiera di 3
giorni con 500 opertori
commerciali
− Fiera di San Marco - Fiera di 1
giorno con 350 operatori
commerciali
− Mostre d’arte al Castello
− Piccolo Festival di Teatro -
Rassegna di spettacoli teatrali (5
spettacoli)
− Programmazione spettacoli estivi
- 15 iniziative spettacolari e
ricreative)
− Mostra di Antiquariato -
Rassegna con 40 espositori
− Fotofestival - Rassegna di
mostre fotografiche al Castello
N° spettacoli SI Oltre 50 eventi organizzati nell’anno
2007
Archeologia industriale NO
Censimento itinerari NO
devozionali
PROGETTI NEL SETTORE
CULTURA
Progetti ultimi tre anni SI Anno 2005
− Intervento di risistemazione del
cortile interno del castello con
copertura a volta in cristallo
− Sviluppo del percorso museale
con apertura di una nuova sala
− Progetto archivistico di recupero
dati dalle carte della leva
napoleonica
Anno 2006
− Riapertura delle finestre sui lati
nord e ovest del primo piano del
cortile interno del castello
− Acquisizione dell’archivio
fotografico Donia e progetti di
promozione
Anno 2007
− Risistemazione del percorso
museale nel sepolcreto del
castello
− Inizio dei lavori di restauro e
recupero dello storico palazzo
“Vicedomini” da adibire a centro
culturale e sede espositiva
− Studi preparatori per il ripristino
del fossato del castello
Lista tipologia NO
Costo NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 41 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Fonte finanziamento SI Risorse proprie del Comune di


Montecchio Emilia e contributi
Regione Emilia Romagna e
Fondazione Manodori
STRUTTURA ECONOMICO-
SOCIALE DELL’AREA
N° imprese SI 1.027
Tipologia SI Agricoltura, caccia e silvicoltura 2
Industrie alimentari e delle bevande
26
Industrie tessili e dell’abbigliamento
12
Industrie del legno e dei prodotti in
legno 7
Fabbricazione di carta, stampa,
editoria 7
Fabbricazione di prodotti chimici e di
fibre sintetiche artificiali 1
Fabbricazione articoli in gomma e
plastica 4
Lavorazione di minerali non
metalliferi 5
Produzione di metallo e prodotti in
metallo 341
Fabbricazione macchine e
apparecchi meccanici 601
Fabbricazione macchine e
apparecchi elettrici 275
Fabbricazione di mezzi di trasporto 1
Altre industrie manifatturiere 113
Costruzioni 127
Commercio ingrosso e dettaglio.
Riparazione auto 217
Alberghi e ristoranti 28
Trasporti, magazzinaggio e
comunicazioni 34
Intermediazione monetaria e
finanziaria 14
Attività immobiliari, noleggio,
informatica 107
Istruzione 1
Sanità e altri servizi sociali 26
Altri servizi pubblici, sociali e
personali 41
N° addetti per settore SI Agricoltura, caccia e silvicoltura 18
Industrie alimentari e delle bevande
163
Industrie tessili e dell’abbigliamento
37
Industrie del legno e dei prodotti in
legno 50
Fabbricazione di carta, stampa,
editoria 66
Fabbricazione di prodotti chimici e di

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 42 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

fibre sintetiche artificiali 18


Fabbricazione articoli in gomma e
plastica 23
Lavorazione di minerali non
metalliferi 144
Produzione di metallo e prodotti in
metallo 46
Fabbricazione macchine e
apparecchi meccanici 33
Fabbricazione macchine e
apparecchi elettrici 27
Fabbricazione di mezzi di trasporto 2
Altre industrie manifatturiere 113
Costruzioni 302
Commercio ingrosso e dettaglio.
Riparazione auto 541
Alberghi e ristoranti 76
Trasporti, magazzinaggio e
comunicazioni 171
Intermediazione monetaria e
finanziaria 20
Attività immobiliari, noleggio,
informatica 180
Istruzione 1
Sanità e altri servizi sociali 66
Altri servizi pubblici, sociali e
personali 95
Settore restauro NO
N° imprese NO
N° addetti per settore NO
restauro
N° imprese iscritte/cessate NO
ultimi tre anni
Settori in calo NO
MERCATO DEL LAVORO
Occupati SI 3.930
Disoccupati ripartiti in: totale, NO – Dati censimento Tasso di disoccupazione 4,05
giovani in cerca di prima ISTAT 2001
occupazione, per titolo di
studio
PROCESSI DI
FORMAZIONE
N° Tipologia corsi NO
Fonti finanziamento NO
N° partecipanti NO
Soggetti promotori NO
Tematiche che riguardano Il NO
territorio
STUDI
Raccolta, studi, ricerche, e SI Osservatorio economico Val d’Enza
tesi su: situazione economico Varie ricerche condotte dai Comuni e
sociale dei comuni e Istituto Silvio D’Arzo
provincia

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 43 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Bibliografia e Sitografia:
I Numeri della Montagna – Conferenza economica della montagna
Ufficio IAT
www.appenninoreggiano.it
www.castellireggiani.it
www.matildedicanossa.it
www.castellimatildici.it

DOCUMENTO B: aspetti presenza/assenza dati ricevuti al 31/12/2007


tecnico-urbanistici e di informazioni al
salvaguardia del patrimonio 31/12/2007
culturale
QUADRO LEGISLATIVO DI
RIFERIMENTO
Leggi regionali (P.R.G., piani Si Legge urbanistica regionale 20/2000
particolareggiati, piani di
recupero, piani di settore,
piano colore, di
valorizzazione turistica, ecc.)
Leggi di tutela e salvaguardia SI − D.P.R. n. 357/97 in attuazione della
Direttiva 92/43/CEE;
− D. lgs n. 42/2004 s.m. i. “Codice
dei Beni Culturali e del Paesaggio”.
Leggi regionali in materia di SI − L. R. n. 44 del 15/12/1989 s. m. i.
beni architettonici, paesaggio “Promozione e valorizzazione delle
e ambiente, categorie di beni zone Matildiche dell’ Emilia
(archeologia rurale, Romagna”;
archeologia industriale, − L.R. n. 16/2002 s.m.i. “Norme per il
itinerari storici, specie recupero degli edifici storico-artistici
botaniche e naturalistiche e la promozione della qualità
protette, vincoli idrogeologici, architettonica e paesaggistica del
leggi antisismiche, ecc.) territorio”;
− L. R. n. 20/2000 “Disciplina
generale sulla tutela e l'uso del
territorio”;
− L.R. n. 32/1995 “Tutela e
valorizzazione degli itinerari storici
dell' Emilia Romagna”;
− L.R. n. 11/1998 s.m.i. “Disciplina dei
Parchi Regionali e delle Riserve
Natuali”;
L.R. n. 6/2005 “Disciplina della
formazione e della gestione del
sistema regionale delle aree naturali
protette e dei siti della rete natura
2000;
CARTOGRAFIA ESISTENTE
E CARTE TEMATICHE
Aerofotogrammetria e foto NO
satellitari

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 44 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Carta uso dei suoli SI Carta Uso del Suolo 2003 – Regione
Emilia Romagna
Carta vincoli (idrogeologico, NO
sismico. Ex 1089/39 e
1497/39)
Carta dell’insediamento NO
storico e beni culturali con
censimento a schede di
monumenti vincolati o
segnalati
Carte di settore NO
Soggetto promotore NO

Anno di redazione NO
STRUMENTI URBANISTICI
PRESENTI A LORO
DISPOSIZIONE
P.R.G. SI - Variante Generale al vigente Piano
Regolatore Generale, approvata dalla
Giunta Regionale con atto deliberativo
n. 1004 nella seduta del 17/06/1997;
- Variante Speciale al vigente P.R.G. ex
art. 15 commi 4 e 5 L.R. 47/78 e succ.
modif., approvata dal Consiglio
Comunale con atto deliberativo n. 6 del
11/02/2000;
- Variante al vigente P.R.G. ex art. 14
L.R. 47/78 e succ. modif., approvata
dalla Giunta Provinciale con atto
deliberativo n. 296 del 29/10/2002;
- Variante al vigente P.R.G. ex art. 14
L.R. 47/78 e succ. modif., approvata
dalla Giunta Provinciale con atto
deliberativo n. 56 del 14/02/2006;
- Variante PRG centro storico
approvata dalla Giunta Provinciale con
atto deliberativo n. 403 del 27/12/2005.
P.S.C. NO
P.T.C.P SI
Piani recupero SI Piano di Recupero Rocca/Piazza della
Repubblica approvato con
Deliberazione del Consiglio Comunale
n. 6 del 25/01/2006.
P.P. SI
Piano attività estrattive SI - Piano delle Attività Estrattive (P.A.E)
del Comune di Montecchio Emilia è
stato approvato con Deliberazione del
Consiglio Comunale n. 17 del
29/04/1999;
- Variante Generale al Piano delle
Attività Estrattive (P.A.E) del Comune di

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 45 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Montecchio Emilia è stata approvata


con Deliberazione del Consiglio
Comunale n. 7 del 18/03/2008.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 46 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

SCHEDA IDENTIFICATIVA

Comune di Quattro Castella

DOCUMENTO A: presenza/assenza dati ricevuti al 31/12/2007


Aspetti economico-territoriali informazioni al
31/12/2007
GENERALITA'
Superficie SI 46
Altitudine SI 161
Abitanti SI 12.749
Variazioni demografiche nel 1998/2008 19 %
comune
Variazioni demografiche nel 1998/2008 13%
capoluogo
TURISMO
Addetti settore turistico SI 3 (dip. com. aventi anche altre
mansioni)
N° tot. Esercizi alberghieri SI 1
N° tot. Posti letto esercizi SI 31
alberghieri
Agriturismi SI 3 (2 senza camere)
Posti letto agriturismi SI 15
Altre strutture ricettive SI 5
(campeggi B&B)
Posti letto altre strutture SI 22
ricettive
Presenze esercizi alberghieri NO
Presenze esercizi NO
complementari
Provenienze turisti NO
Distribuzione mensile NO
Ristoranti e trattorie SI 18
Ristoranti e trattorie citati NO
nelle guide turistiche
INFRASTRUTTURE
Km strade per tipologia SI SS 4 Km
SP 15 Km
SC 81 Km
Km ferrovia NO
Stazioni NO
Servizi trasporto locale NO
tipologia
MUSEI, AREE E SITI
ARCHEOLOGICI,
MONUMENTI, AREE
PROTETTE, etc.
Tipologia (n° musei per SI Castello di Bianello
tipologia)
Proprietà SI Pubblica
Forme di gestione SI Gestione diretta (economia)

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 47 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Soggetto di gestione SI Comune di Quattro Castella


N° addetti SI 13 guide, 10 animatori (anno 2008)
Servizi offerti SI Visite guidate, animazioni per bambini
e famiglie, concessione sale,
spettacoli musicali, iniziative
istituzionali (anno 2008: Premio
Riverberi, Premio Matilde)
N° visitatori/per provenienza SI 10.000 per l’anno 2008
Tariffe SI Castello di Bianello: visita guidata
Euro 5 biglietto intero, Euro 2 ridotto
per residenti e over 65 anni, gratuito
fino a 12 anni. Promozioni per gruppi.
Animazioni per scuole e famiglie:
Euro 8 a bambino per ogni
animazione, Euro 12 a bambino per
giornata intera, gite Euro 10 per
bambini e adulti. Concessione sale:
Euro 1.500,00 per castello, Euro
800,00 pertinenze castello a giornata.
Accessibilità/orari SI Visite guidate: da marzo a ottobre
domeniche e festivi dalle 15.00 alle
19.00, su prenotazione durante la
settimana per tutto l’anno. Animazioni
per scuole e famiglie tutto l’anno su
prenotazione. Spettacoli estivi.
Concessione sale per tutto l’anno.
FESTE POPOLARI
Cerimonie religiose/civili SI Rievocazione storica matildica
Località/periodo SI Quattro Castella, maggio
Rilevanza locale ed extra SI Visitatori anche da province limitrofe,
da un paio d’anni anche gruppi
turistici per offerta di pacchetti ad hoc
EVENTI CULTURALI DEGLI
ULTIMI ANNI (mostre, fiere,
spettacoli)
Periodicità SI Quattro fiere con cadenza annuale
N° presenze SI 15.000 in totale
Soggetto promotore SI Comune, associazioni di
commercianti
Programmi/tipo attività SI Mercato, spettacoli di strada, mostre
N° spettacoli SI 25/30 annuali (media ultimi anni) tra
spettacoli nelle piazze, nei cinema e
al castello
Censimento itinerari NO
devozionali
Archeologia industriale NO
PROGETTI NEL SETTORE
CULTURA
Progetti ultimi tre anni SI Promozione della lettura (iniziative
varie), promozione della pratica
musicale (iniziative varie),
manifestazioni varie
Lista tipologia SI Incontri con i ragazzi, presentazione

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 48 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

pubblicazioni con l’autore, interventi


in classe, approfondimenti sul tema
della democrazia, repubblica,
iniziative commemorazione 60 anni
costituzione
Costo SI 40.000,00 Euro in media all’anno
Fonte finanziamento SI Risorse proprie dell’Ente
STRUTTURA ECONOMICO-
SOCIALE DELL’AREA
N° imprese SI 1257
Tipologia SI Agricoltura:179
Manifatturiero:233
Costruzioni 288
Commercio 273
Alberghi e ristoranti 48
Trasporti 40
Intermediazione finanziarie 16
Attività immobiliari 108
Altri servizi pubblici, sociali 42
Non classificate 30
N° addetti per settore NO
Settore restauro NO
N° imprese NO
N° addetti per settore NO
restauro
N° imprese iscritte/cessate NO
ultimi tre anni
Settori in calo SI Nei settori agricolo ed edile si
avvertono i segnali più preoccupanti.
A situazioni critiche si affiancano
anche situazioni di crescita
MERCATO DEL LAVORO
Occupati SI (Censimento 5.341
ISTAT 2001)
Disoccupati ripartiti in: totale, NO (Censimento Tasso di disoccupazione 2,87
giovani in cerca di prima ISTAT 2001)
occupazione, per titolo di
studio
PROCESSI DI
FORMAZIONE
N° Tipologia corsi NO
Fonti finanziamento NO
N° partecipanti NO
Soggetti promotori NO
Tematiche che riguardano Il NO
territorio
STUDI
Raccolta, studi, ricerche, e NO
tesi su: situazione economico
sociale dei comuni e
provincia

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 49 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Bibliografia e Sitografia:
I Numeri della Montagna – Conferenza economica della montagna
Ufficio IAT
www.appenninoreggiano.it
www.castellireggiani.it
www.matildedicanossa.it
www.castellimatildici.it

DOCUMENTO B: aspetti presenza/assenza dati ricevuti al 31/12/2007


tecnico-urbanistici e di informazioni al
salvaguardia del patrimonio 31/12/2007
culturale
QUADRO LEGISLATIVO DI
RIFERIMENTO
Leggi regionali (P.R.G., piani SI Legge urbanistica regionale 20/2000
particolareggiati, piani di
recupero, piani di settore,
piano colore, di
valorizzazione turistica, ecc.)
Leggi di tutela e salvaguardia SI − D.P.R. n. 357/97 in attuazione
della Direttiva 92/43/CEE;
− D. lgs n. 42/2004 s.m. i. “Codice
dei Beni Culturali e del
Paesaggio”.
R.D. 30/12/1923 n° 3267
Leggi regionali in materia di SI − L. R. n. 44 del 15/12/1989 s. m. i.
beni architettonici, paesaggio “Promozione e valorizzazione
e ambiente, categorie di beni delle zone Matildiche dell’ Emilia
(archeologia rurale, Romagna”;
archeologia industriale, − L.R. n. 16/2002 s.m.i. “Norme per
itinerari storici, specie il recupero degli edifici storico-
botaniche e naturalistiche artistici e la promozione della
protette, vincoli idrogeologici, qualità architettonica e
leggi antisismiche, ecc.) paesaggistica del territorio”;
− L. R. n. 20/2000 “Disciplina
generale sulla tutela e l'uso del
territorio”;
− L.R. n. 32/1995 “Tutela e
valorizzazione degli itinerari storici
dell' Emilia Romagna”;
− L.R. n. 11/1998 s.m.i. “Disciplina
dei Parchi Regionali e delle
Riserve Natuali”;
− L.R. n. 6/2005 “Disciplina della
formazione e della gestione del
sistema regionale delle aree
naturali protette e dei siti della
rete natura 2000;
− Piano Territoriale Paesistico
Regionale, approvato con D.
Consiglio Regionale del
28/1/1993 e n° 1551 del

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 50 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

14/7/1993.

CARTOGRAFIA ESISTENTE
E CARTE TEMATICHE
Aerofotogrammetria e foto SI Ortoimmagini 2002-2004 dal satellite
satellitari Quickbird – Provincia di Reggio
Emilia – ortoimmagini e dati nel fuso
32
Carta uso dei suoli SI Carta Uso del Suolo 2003 – Regione
Emilia Romagna
Carta vincoli (idrogeologico, SI Individuata nella tavola di
sismico. Ex 1089/39 e zonizzazione del PRG adeguata in
1497/39) sede di approvazione della 29°
variante parziale al PRG con D.C.C.
n° 52 del 22/6/2006 in adeguamento
al Piano Assetto Idrogeologico del
fiume Po e sulla sorta della Carta
Inventario del dissesto regionale.
Carta dell’insediamento SI Disciplina Particolareggiata allegata
storico e beni culturali con al PRG vigente con tavole di progetto
censimento a schede di sia dei centri storici che delle zone
monumenti vincolati o SA2 omogenee “A” estenuai centri
segnalati storici comprensivi degli immobili
tutelati ai sensi delle leggi 1089/39 e
1497/39.
Carte di settore NO
Soggetto promotore NO

Anno di redazione NO
STRUMENTI URBANISTICI
PRESENTI A LORO
DISPOSIZIONE
P.R.G. SI P.R.G. approvato con D.G.R n° 216
del 25/2/1997
P.S.C. NO
P.T.C.P SI D.G.P. n° 769 del 25/5/1999 e
attualmente adottato la Variante
Generale in data 6/11/2009.
Piani recupero SI Individuati nei tessuti urbani in cattivo
stato di conservazione . (escluso le
aree del castello interessato
comunque da un progetto pubblico di
recupero del complesso denominato
“Corte degli ulivi)
P.P. NO
Piano attività estrattive NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 51 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

SCHEDA IDENTIFICATIVA

Comune di San Polo d’Enza

DOCUMENTO A: presenza/assenza dati ricevuti al 31/12/2007


Aspetti economico-territoriali informazioni al
31/12/2007
GENERALITA'
Superficie SI 32,00 km2
Altitudine SI 166,00 m s.l.m.
Abitanti SI 5617
Variazioni demografiche nel dal 1991 al 2007 + 1,18
comune
Variazioni demografiche nel NO
capoluogo
TURISMO
Addetti settore turistico NO
N° tot. Esercizi alberghieri SI N° 1
N° tot. Posti letto esercizi SI N° 35
alberghieri
Agriturismi SI N° 2
Posti letto agriturismi SI N° 10
Altre strutture ricettive SI N° 4
(campeggi B&B)
Posti letto altre strutture SI N° 31
ricettive
Presenze esercizi alberghieri NO
Presenze esercizi NO
complementari
Provenienze turisti NO
Distribuzione mensile NO
Ristoranti e trattorie SI N° 8
Ristoranti e trattorie citati SI N° 8
nelle guide turistiche
INFRASTRUTTURE
Km strade per tipologia SI S.C. 46 Km (urbane 16 km –
extraurbane 30 km)
S.P. 10 Km
Km ferrovia SI 4,75 Km
Stazioni SI Stazione ferroviaria San Polo d’Enza
Servizi trasporto locale SI ACT Reggio Emilia – TEP Parma
tipologia
MUSEI, AREE E SITI
ARCHEOLOGICI,
MONUMENTI, AREE
PROTETTE, etc.
Tipologia (n° musei per SI n. 1 Pieve
tipologia) n. 1 Borgo con Castello, Torre e
Chiesa
Convento di Montefalcone
Proprietà SI Pubblica/Privata

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 52 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Forme di gestione SI Varia


Soggetto di gestione SI Vari
N° addetti NO
Servizi offerti SI Visibilità turistica/Attività liturgiche/
Manifestazioni pubbliche e private
N° visitatori/per provenienza NO
Tariffe SI ingresso gratuito
Accessibilità/orari SI Pieve: Visita solo su prenotazione
Borgo: accesso libero
Convento di Montefalcone: non
accessibile
FESTE POPOLARI
Cerimonie religiose/civili SI Festività civili della Repubblica
Festività religiose
Località/periodo SI Varie
Rilevanza locale ed extra NO
EVENTI CULTURALI DEGLI
ULTIMI ANNI (mostre, fiere,
spettacoli)
Periodicità SI Mostre in Torre: tutti gli anni per tutto
l’anno
Fiere: 2 volte all’anno
Spettacoli teatrali
GrassanoCabaret: ogni anno nel
periodo estivo con presenza di comici

Letture per adulti e bambini


Feste di Carnevale
Mercatino dell’antiquariato: 1°
domenica di ogni mese
Concerti Estivi in Pieve: ogni anno 1 o
2 volte all’anno
Concerti invernali: 1 volta all’anno nel
periodo natalizio
Cinema in Rocca nel periodo estivo
Vari eventi organizzati dalle locali
associazioni
N° presenze NO
Soggetto promotore SI Comune di San Polo d’Enza e
soggetti privati
Programmi/tipo attività NO
N° spettacoli NO
Censimento itinerari NO
devozionali
Archeologia industriale NO
PROGETTI NEL SETTORE
CULTURA
Progetti ultimi tre anni SI Mostre in Torre: tutti gli anni per tutto
l’anno
Fiere: 2 volte all’anno
Spettacoli teatrali
Letture per adulti e bambini
Feste di Carnevale

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 53 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Cinema in Rocca
Gemellaggi
Concerti Estivi in Pieve: ogni anno 1 o
2 volte all’anno
Concerti invernali: 1 volta all’anno nel
periodo natalizio
Lista tipologia NO
Costo NO
Fonte finanziamento SI Bilancio comunale e contributi privati
STRUTTURA ECONOMICO-
SOCIALE DELL’AREA
N° imprese SI (Istat 2001) N° 478
Tipologia Fonte Istat dati anno Agricoltura, caccia e silvicoltura 4
Industrie alimentari e delle bevande
2001
21
Industrie tessili e dell’abbigliamento
12
Industrie del legno e dei prodotti in
legno 4
Fabbricazione di carta, stampa,
editoria 3
Fabbricazione articoli in gomma e
plastica 1
Lavorazione di minerali non metalliferi
5
Produzione di metallo e prodotti in
metallo 20
Fabbricazione macchine e apparecchi
meccanici 16
Fabbricazione macchine e apparecchi
elettrici 9
Altre industrie manifatturiere 7
Costruzioni 100
Commercio ingrosso e dettaglio.
Riparazione auto 132
Alberghi e ristoranti 16
Trasporti, magazzinaggio e
comunicazioni 35
Intermediazione monetaria e
finanziaria 2
Attività immobiliari, noleggio,
informatica 63
Sanità e altri servizi sociali 10
Altri servizi pubblici, sociali e
personali 18

N° addetti per settore SI (Istat 2001) Agricoltura, caccia e silvicoltura 6


Industrie alimentari e delle bevande
84
Industrie tessili e dell’abbigliamento
82
Industrie del legno e dei prodotti in
legno 8
Fabbricazione di carta, stampa,

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 54 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

editoria 10
Fabbricazione articoli in gomma e
plastica 31
Lavorazione di minerali non metalliferi
63
Produzione di metallo e prodotti in
metallo 117
Fabbricazione macchine e apparecchi
meccanici 187
Fabbricazione macchine e apparecchi
elettrici 61
Altre industrie manifatturiere 35
Costruzioni 232
Commercio ingrosso e dettaglio.
Riparazione auto 271
Alberghi e ristoranti 31
Trasporti, magazzinaggio e
comunicazioni 58
Intermediazione monetaria e
finanziaria 4
Attività immobiliari, noleggio,
informatica 132
Sanità e altri servizi sociali 15
Altri servizi pubblici, sociali e
personali 32

Settore restauro NO
N° imprese NO
N° addetti per settore NO
restauro
N° imprese iscritte/cessate NO
ultimi tre anni
Settori in calo NO
MERCATO DEL LAVORO
Occupati SI (Istat 2001) 2.365
Disoccupati ripartiti in: totale, NO
giovani in cerca di prima
occupazione, per titolo di
studio
PROCESSI DI
FORMAZIONE
N° Tipologia corsi NO
Fonti finanziamento NO
N° partecipanti NO
Soggetti promotori NO
Tematiche che riguardano Il NO
territorio
STUDI
Raccolta, studi, ricerche, e NO
tesi su: situazione economico
sociale dei comuni e
provincia

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 55 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Bibliografia e Sitografia:
I Numeri della Montagna – Conferenza economica della montagna
Ufficio IAT
www.appenninoreggiano.it
www.castellireggiani.it
www.matildedicanossa.it
www.castellimatildici.it

DOCUMENTO B: aspetti presenza/assenza dati ricevuti al 31/12/2007


tecnico-urbanistici e di informazioni al
salvaguardia del patrimonio 31/12/2007
culturale
QUADRO LEGISLATIVO DI
RIFERIMENTO
Leggi regionali (P.R.G., piani SI Legge urbanistica regionale 20/2000
particolareggiati, piani di
recupero, piani di settore,
piano colore, di
valorizzazione turistica, ecc.)
Leggi di tutela e salvaguardia SI − D.P.R. n. 357/97 in attuazione
della Direttiva 92/43/CEE;
− D. lgs n. 42/2004 s.m. i. “Codice
dei Beni Culturali e del
Paesaggio”.
Leggi regionali in materia di SI − L. R. n. 44 del 15/12/1989 s. m. i.
beni architettonici, paesaggio “Promozione e valorizzazione
e ambiente, categorie di beni delle zone Matildiche dell’ Emilia
(archeologia rurale, Romagna”;
archeologia industriale, − L.R. n. 16/2002 s.m.i. “Norme per
itinerari storici, specie il recupero degli edifici storico-
botaniche e naturalistiche artistici e la promozione della
protette, vincoli idrogeologici, qualità architettonica e
leggi antisismiche, ecc.) paesaggistica del territorio”;
− L. R. n. 20/2000 “Disciplina
generale sulla tutela e l'uso del
territorio”;
− L.R. n. 32/1995 “Tutela e
valorizzazione degli itinerari storici
dell' Emilia Romagna”;
− L.R. n. 11/1998 s.m.i. “Disciplina
dei Parchi Regionali e delle
Riserve Natuali”;
− L.R. n. 6/2005 “Disciplina della
formazione e della gestione del
sistema regionale delle aree
naturali protette e dei siti della
rete natura 2000;
CARTOGRAFIA ESISTENTE
E CARTE TEMATICHE
Aerofotogrammetria e foto NO
satellitari
Carta uso dei suoli NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 56 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Carta vincoli (idrogeologico, SI Carta delle tutele ambientali e storico


sismico. Ex 1089/39 e culturali del PSC
1497/39)
Carta dell’insediamento SI All’interno del Quadro Conoscitivo del
storico e beni culturali con PSC
censimento a schede di
monumenti vincolati o
segnalati
Carte di settore NO
Soggetto promotore NO

Anno di redazione NO
STRUMENTI URBANISTICI
PRESENTI A LORO
DISPOSIZIONE
P.R.G. NO
P.S.C. SI PSC approvato 27.07.2003
RUE approvato 20.05.2003
Variante RUE 26.02.2005
POC 26.05.2005
P.T.C.P SI Adottato con D.C.P. n. 79 del
29/09/2003
Variante adottata con D.C.P. n. 92 del
06/11/2008
Piani recupero SI Piano di recupero del centro storico
25.02.1998

P.P. NO
Piano attività estrattive SI Approvato nel 1996
Adottata variante

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 57 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

SCHEDA IDENTIFICATIVA

Comune di Viano

DOCUMENTO A: presenza/assenza dati ricevuti al 19/11/2009


Aspetti economico-territoriali informazioni al
19/11/2009
GENERALITA'
Superficie SI 51,00 km2
Altitudine SI Da 230 a 420 m s.l.m.
Abitanti SI 3419
Variazioni demografiche nel dal 2000 al 2009 Da 3000 a 3400
comune
Variazioni demografiche nel
capoluogo
TURISMO
Addetti settore turistico SI N°1
N° tot. Esercizi alberghieri SI N° 3
N° tot. Posti letto esercizi SI N° 20
alberghieri
Agriturismi SI N° 2
Posti letto agriturismi SI N° 15
Altre strutture ricettive SI N° 3
(campeggi B&B)
Posti letto altre strutture NO
ricettive
Presenze esercizi alberghieri NO
Presenze esercizi NO
complementari
Provenienze turisti SI Inghilterra
Distribuzione mensile NO
Ristoranti e trattorie SI N° 10
Ristoranti e trattorie citati SI N° 1
nelle guide turistiche
INFRASTRUTTURE
Km strade per tipologia SI S.C. 50 Km S.P. 50Km vicinali 20Km
Km ferrovia NO
Stazioni NO
Servizi trasporto locale SI ACT Reggio Emilia
tipologia
MUSEI, AREE E SITI
ARCHEOLOGICI,
MONUMENTI, AREE
PROTETTE, etc.
Tipologia (n° musei per SI n. 1
tipologia)
Proprietà SI Curia Vescovile o prebenda S.Maria
di Q.la
Forme di gestione SI Comunale
Soggetto di gestione SI Ente
N° addetti SI N° 1

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 58 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Servizi offerti NO
N° visitatori/per provenienza SI N° 100 Inglesi Italiani
Tariffe NO
Accessibilità/orari NO
FESTE POPOLARI
Cerimonie religiose/civili SI Festività civili della Repubblica
Festività religiose
Località/periodo SI Agosto
Rilevanza locale ed extra SI
EVENTI CULTURALI DEGLI
ULTIMI ANNI (mostre, fiere,
spettacoli)
Periodicità SI Annuali
N° presenze SI 700-2000 persone
Soggetto promotore SI Comune di Viano
Programmi/tipo attività NO
N° spettacoli SI N°10
Censimento itinerari NO
devozionali
Archeologia industriale NO
PROGETTI NEL SETTORE
CULTURA
Progetti ultimi tre anni SI Mostra Pittura / Archeologica
Lista tipologia SI Mostra - Fiera
Costo SI €. 10,00
Fonte finanziamento SI Provincia
STRUTTURA ECONOMICO-
SOCIALE DELL’AREA
N° imprese SI N° 25
Tipologia SI Logistica / Metallurgica / Ceramica /
Tessile
N° addetti per settore SI Dai 2 ai 50
N° imprese artigiane SI 20
Tipologia SI Meccanica / Artigianato di Servizio
N° adetti per settore SI 5÷10
Settore restauro SI N° 2
N° imprese SI N° 2
N° addetti per settore SI N°4
restauro
N° imprese iscritte/cessate SI N°4
ultimi tre anni
Settori in calo SI Ceramico
MERCATO DEL LAVORO
Occupati SI N°400
Disoccupati ripartiti in: totale, SI N° 30
giovani in cerca di prima
occupazione, per titolo di
studio
PROCESSI DI
FORMAZIONE
N° Tipologia corsi NO
Fonti finanziamento NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 59 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

N° partecipanti NO
Soggetti promotori NO
Tematiche che riguardano Il NO
territorio
STUDI
Raccolta, studi, ricerche, e NO
tesi su: situazione economico
sociale dei comuni e
provincia

Bibliografia e Sitografia:
I Numeri della Montagna – Conferenza economica della montagna
Ufficio IAT
www.appenninoreggiano.it
www.castellireggiani.it
www.matildedicanossa.it
www.castellimatildici.it

DOCUMENTO B: aspetti presenza/assenza dati ricevuti al 31/03/2008


tecnico-urbanistici e di informazioni al
salvaguardia del patrimonio 31/03/2009
culturale
QUADRO LEGISLATIVO DI
RIFERIMENTO
Leggi regionali (P.R.G., piani SI L.R. 6/2009
particolareggiati, piani di L.R. 31/2002
recupero, piani di settore,
piano colore, di
valorizzazione turistica, ecc.)
Leggi di tutela e salvaguardia SI − D. lgs n. 42/2004
Leggi regionali in materia di SI − L.R. n. 16/2002
beni architettonici, paesaggio − D.Lvo 42/2004
e ambiente, categorie di beni − Legge Finanziaria IRPEF8%
(archeologia rurale, − R.D 1923 n°3267
archeologia industriale, − L.R. 19/2008
itinerari storici, specie
botaniche e naturalistiche
protette, vincoli idrogeologici,
leggi antisismiche, ecc.)
Disposizione di SI L.R. 16/2002
incentivazione finanziaria per L.R. 19/1998
il recupero di centri storici e
di preesistenza sul territorio
CARTOGRAFIA ESISTENTE
E CARTE TEMATICHE
Aerofotogrammetria e foto SI Google
satellitari
Carta uso dei suoli SI PSC
Carta vincoli (idrogeologico, SI Vincoli PSC
sismico. Ex 1089/39 e
1497/39)
Carta dell’insediamento NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 60 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

storico e beni culturali con


censimento a schede di
monumenti vincolati o
segnalati
Carte di settore SI PSC
Soggetto promotore SI Comune di Viano

Anno di redazione SI 2006


STRUMENTI URBANISTICI
PRESENTI A LORO
DISPOSIZIONE
P.R.G. NO
P.S.C. SI
P.T.C.P SI
Piani recupero SI
P.P. SI
Piano attività estrattive NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 61 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Allegato 2.B

REPERTORIO DELL’INSEDIAMENTO STORICO E BENI CULTURALI 1

 Comune di Canossa
 Comune di Carpineti
 Comune di Casina
 Comune di Castellarano
 Comune di Castelnovo ne’Monti
 Comune di Montecchio Emilia
 Comune di Quattro Castella
 Comune di San Polo d’Enza
 Comune di Viano

1
Il censimento dell’Insediamento storico e Beni Culturali nella Provincia di Reggio Emilia per l’area montana ed alta pianura è
stato promosso nel periodo 1981-1986 dall’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia Romagna, Provincia di Reggio
Emilia e Comunità Montana dell’Appennino Reggiano, con la pubblicazione dell’intero repertorio in due volumi:
BARICCHI W. a cura di, Insediamento storico e beni culturali. Comunità Montana dell’Appennino Reggiano. Comuni di Baiso,
Busana, Carpineti, Casina, Castelnuovo ne’Monti, Ciano d’Enza (Canossa), Collagna, Ligonchio, Ramiseto, Toano, Vetto,
Viano, Villa Minozzo, Tecnostampa, Reggio Emilia 1988.
BARICCHI W. a cura di, Insediamento storico e beni culturali. Alta pianura e collina reggiana. Comuni di Albinea, Bibbiano,
Casalgrande, Castellarano, Cavriago, Montecchio Emilia, Quattro Castella, Rubiera, S.Polo d’Enza, S.Ilario d’Enza, Scandiano,
Vezzano s/Crostolo, Tecnostampa, Reggio Emilia 1989.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Indice

COMUNE DI CANOSSA

Ceredolo dei Coppi 45 - Campotrera


1 - Canossa 46 - Casalecchio
2 - Castellaccio 47 - Casalino
3 - Cavandola 48 - Guardiola
4 - Ceredolo dei Coppi 49 - La Cava
5 - Chiesa di S. Biagio 50 - Rossena
6 - Mulino del Diavolo Vedriano
7 - Riverzana 51 - C. Fantuzzi
8 - Votigno 52 - C. Pao1i
Ciano d'Enza 53 - La Corte
9 - Carbonizzo 54 - La Croce
10 - Ciano d'Enza 55 - La Villa
11 - La Fornace 56 - Lesignola
12 - Luceria 57 - Mulino di Chichino
13 - Vico 58 - Mulino Paoli
14 - Villa Maria 59 - Mulino Rinaldi I già Rosati
Compiano 60 - Mulino Rinaldi 2
15 - Borzano 61 - Roncovetro
16 - C. Carli 62 - Trinità
17 - C. Papini 63 - Vedriano
18 - C. dei Re
19 - Chiesa di S. Antonino
20 - Compiano COMUNE DI CARPINETI
21 - Costa
22 - Crognolo Carpineti
23 - La Braglia 1 - Antognano/S.Gregorio
24 - La Piazza 2 - Banzola/Monte Banzola
Monchio delle Olle 3 - Borago
25 - Cerezzola 4 - Busanella
26 - Monchio delle Olle 5 - Ca' de' Berretti
27 - Selva 6 - Camminada
28 - Selvapiana 7 - Campovecchio
29 - Tempio di Petrarca 8 - Cantigalli
Roncaglio 9 - Carpineti
30 - Albareto 10 - C. Cavalletti
31 - Barco 11 - C. Serra
32 - Cadrazzolo 12 - Casella
33 - C. Curti 13 - Castello di Carpineti/Castel
34 - Casello Vecchio S.Pietro
35 - Iagarone 14 - Castello di Mandra
36 - lenza 15 - Cigarello
37 - Massalica 16 - Cogliolla
38 - Mulino Giaretta 17 - Colombaia
39 - Mulino di Rocchetto 18 - Gargola
40 - Roncaglio 19 - Giavello
41 - Solara 20 - lbatica
42 - Verlano 21 - I Boschi
Rossena 22 - La Costa
43 - Borghi 23 - Lamola
44 - Braglie 24 - Mandra

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

25 - Mondovilla Onfiano
26 - Mulinetto 78 - Ca' di Bigo
27 - Mulino Conca 79 - Ca' d'argini
28 - Mulino Giabatta 80 - Ca' Magnone
29 - Mulino Vecchio/Colombaia 81 - Cerpiano
30 - Pianzano 82 - Mulino delle Noci
31 - Pignedolo 83 - Mulino Signorana
32 - Poiago 84 - Mulino delle Vene
33 - Quercioli 85 - Onfiano
34 - Regigno 86 - Pissarotto
35 - Riana 87 - Tolada
36 - Romagnano 88 - La Torre
37 - S. Biagio Pontone
38 - S. Donnino 89 - Ca’ Piatta Vecchia
39 - S.Pietro 90 - Costa di latica
40 - S. Prospero 91 - Creta
41 - S. Vitale 92 - Crocetta
42 - Santa Caterina 93 - Iatica
43 - Savognatica 94 - Monte Fosola
44 - Stradella 95 - Mulino Baroni
45 - Valeccia 96 - Paolano
46 - Valmezzana 97 - Pontone
47 - Vesallo 98 - Saccaggio
48 - Villa Belvedere 99 - Saccheggiana
Marola-Pantano 100 - S. Maria Maddalena
49 - Anzagna 101 - Spignana
50 - Boastra 102 - Vellucciana
51 - Borgo 103 - Villaprara
52 - Branciglia Valestra
53 - Ca' Morelli 104 - Bebbio
54 - Ca' Nuova 105 - Ca' de' Lanzi
55 - Ca' Pietro 106 - Campo del Capitano
56 - Campo dell'Oppio 107 - C. Pantani/Sasso dei Corni
57 - Casigno 108 - Casteldaldo
58 - Castello 109 - Castello di Bebbio
59 - Chierisa 110 - Castello di Casteldaldo
60 - Corbella 111 - Castello di Vallestra
61 - Croce 112 - Colombaia
62 - Croce di Petrella 113 - Falbio
63 - La Piagna 114 - Formione
64 - Marola 115 - Masareto
65 - Monchio Ferrara 116 - Monte di Bebbio
66 - Monte Caudu 117 - Montelago
67 - Monte Coste 118 - Monte Vallestra
68 - Monte S.Maria 119 - Mulino di Bebbio
69 - Mulino del Castello 120 - Mulino di Caneparolo
70 - Pantano 121 - Mulino Dionigi
71 - Portola 122 - Mulino di Montelago
72 - Seminario/Abbazia di Marola 123 - Rantica
73 - S. Martino 124 - S.Michele
74 - Sorchio 125 - S. Maria Maddalena
75 - Valcava 126 - Tincana
76 - Valle Ferrara 127 - Valestra
77 - Villetta 128 - Villa Mandori

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

COMUNE DI CASINA 48 - La Ripa


49 - Lezzolo
Cortogno 50 - Margine
1 - Alle Costole 51 - Mulino della Bettola
2 - Cortogno 52 - Mulino di Monteduro
3 - Costa 53 - Mulino di Vaglio
4 - Faieto 54 - Paullo
5 - Mulino di Cortogno 55 - Salatte
6 - Oratorio di S. Lucia 56 - S.Giacomo
7 - Vercallo 57 - S.Pietro
Giandeto Pianzo
8 - Canicchia 58 - Ariolo
9 - Ca' de' Scolari 59 - Barazzone
10 - C. Bonini 60 - C.Sabbione
11 - Colonna 61 - Gamberto
12 - Croveglio 62 - Montale di Sopra
13 - Giandeto 63 - Montale di Sotto
14 - Mattioli 64 - Mulino di Ariolo
15 - Monte delle Ripe 65 - Pianzo
16 - Mulino dell' Abate Sarzano
17 - Mulino del Tasso 66 - Beleo
18 - Pradola 67 - Busanella
19 - Semiago 68 - Ca' Bertoni
20 - Strada 69 - Ca' de' Bertoloni
21 - Straduzzi 70 - Ca' Matta
22 -Villa 71 - Casaleo
Leguigno 72 - Casina
23 - Boastra 73 - Castello di Sarzano
24 - Casetico 74 - Cologno
25 - Castello di Leguigno 75 - Costa Medolana
26 - Cucchio 76 - La Borella
27 - Faggeto 77 - La Braglia
28 - Il Monte 78 - La Stella
29 - Incrostolo 79 - La Torre
30 - Leguigno 80 - Madonna del Carrobbio
31 - Montata 81 - Migliara
32 - Mulino di Leguigno 82 - Molinassa
33 - Trazzara 83 - Monchio di Sarzano
Monchi di Paullo 84 - Mulinello
34 - Banzola 85 - Mulino della Grotta
35 - Bergogno 86 - Oratorio di Beleo
36 - Boschi 87 - Vai Pegola
37 - Costa Ferrata
38 - La Basina
39 - Mulino di Bergogno COMUNE DI CASTELLARANO
40 - Mulino di Votigno
41 - Sordiglio Cadiroggio
42 - Susineta 1 - Cadiroggio
Paullo 2 – Caseificio
43 - Brugna 3 - Monti di Cadiroggio
44 - C. Vaglio di Sopra Castellarano
45 - C. Vaglio di Sotto 4 - Ca’ de Minonni
46 - Castello 5 - Castagneto
47 - La Canala 6 - Castellarano

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

7 - Cavriana 8 - Bondolo
8 - Madonna di Campiano 9 - Bora del Musso
Montebabbio 10 - Bora del Prato
9 - Barca 11 - Braglia
10 - Bedeschi 12 - Burano
11 - Ca’ de Grimaldi 13 - Ca' di Cagnola
12 - Canicchio 14 - Ca' del Grosso
13 - Gambarata 15 - Ca' Rovina
14 - Le Viole 16 - Ca' Serafino
15 - Lorano 17 - Cagnola
16 - Montebabbio 18 - Carnpolungo
17 - Monte Caria 19 - Carnola
18 - Monte Lianella 20 - Casale
19 - Spallanzani 21 - Casolara
20 - Telarolo 22 - Castello
Roteglia 23 - Castello di Vologno
21 - C.stantino 24 - Castelnovo ne' Monti
22 - Mulino di Roteglia 25 - Cinqueterre
23 - Oratorio di S. Maria 26 - Croce
24 - Roteglia 27 - L'Ererno
25 - Rovinella 28 - Fontanacornia
S. Valentino 29 - Frascaro
26 - Ca’ de Bursi 30 - Ginepreto
27 - Ca’ de Prodi 31 - Il Molinello
28 - Castello di San Valentino 32 - Il Monte
29 - Gavardo 33 - La Fornace
30 - Il Casale 34 - La Grotta
31 - Il Fiscale 35 - La Noce
32 - L’Ara 36 - Le Bore
33 - La Croce 37 - Maillo
34 - La Rocca 38 - Montarotto
35 - Le Ville 39 - Monte Gandolfi
36 - Melino 40 - Monte Merlo
37 - Oratorio di San Rocco 41 - Monte Monterò
38 - Pieve di San Valentino 42 - Mozzola
39 - Rontano 43 - Mulino di Burano
40 - Valfosca 44 - Mulino Calcinaro
Tressano 45 - Mulino di Casale
41 - Farneto di Sotto 46 - Mulino di Fontanabona
42 - La Vigna/M. Armone 47 - Mulino di Pregheffio
43 - Tressano 48 - Mulino di Vologno
49 - Ottosalici
50 - Parisola
COMUNE DI CASTELNOVO NE' 51 - Pianello
MONTI 52 - Pietradura
53 - Pieve di Carnpiliola
Castelnovo ne' Monti 54 - Poio
1 - Acquasanta 55 - Pregheffio
2 - Bagnolo 56 - Quarqua
3 - Bell'Essere 57 - Ronco Po
4 - Berzana 58 - Rossolo
5 - Bisrnantova 59 - Schiezza
6 - Bismantova/Campo Pianelli 60 - Stabbio
7 - Bocedre 61 - Vezzolo

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

62 - Virola 113 - Capanna


63 - Vognano 114 - Cerreto
64 -Vologno 115 - Garfagnolo
Costa de' Grassi 116 - La Possione
65 - Costa de' Grassi 117 - Monteduro
66 - Mulino Capanna 118 - Monte Scattola
67 - Mulino Vei 119 - Regnola
68 - Mulino di Vigolo 120 - Terminaccio
69 - Vigolo Gatta
Felina 121 - Gatta
70 - Ca' Martino 123 - Mulinello
71 - Ca' di Perizzi 124 - Mulino Gnana
72 - Ca' Rovina 125 - Pioppella
73 - Casetta di Villaberza Gombio
74 - Castagnedolo 126 - Ca' Ferrari
75 - Cavicchiolo 127 - Ca' Tommasi
76 - Cestilio 128 - Chiesa di Gombio
77 - Colombaia 129 - Gombio
78 - Coriano 130 - Monte Castello
79 - Costa 131 - Monte Venera
80 - Felina 132 - Mulino di Beleo
81 - Felina Matta 133 - Mulino Zannoni
82 - Feriolo 134 - Perdarolo
83 - Fornace 135 - Soraggio
84 - La Ca'
85 - Le Piane
86 - Le Tegge COMUNE DI MONTECCHIO EMILIA
87 - Magonfia
88 - Maiola Montecchio
89 - Metati di Roncroffio 1 - Aiola
90 - Monchio 2 - Belvedere
91 - Monchio di Felina 3 - Boni
92 - Monte 4 - Borgo Enza
93 - Monte Castagneto 5 - C. Del Bosco
94 - Mulino di Cerreto 6 - C. Dell'Ospedale di Parma
95 - Palareto 7 - C. Denti
96 - Piazza 8 - C. Farina
97 - Pietre 9 - C. Ferrarini
98 - Pietre Bianche 10 - C. Gazzoli
99 - Ramusana 11 - C. lemmi
100 - Roncadello 12 - C. Lunga
101 - Ronchi 13 - C. Mariotti
102 - Roncoberchio 14 - C. Pattacini
103 - Roncosubbio 15 - C. Pozzi
104 - Roncroffio 16 - C. Reverberi
105 - Ruola 17 - Casone
106 - S.Giovanni 18 - Chiodena
107 - Stetto 19 - Cornocchio
108 - Strada 20 - Convoglio
109 - Torre 21 - Costa Bassa
110 - Viacava 22 - Costa Bassa
111 - Villaberza 23 - Croce
Garfagnolo 24 - Franzana
112 - Ca' di Scattola 25 - Fusoni

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

26 - Gabriella Mucciatella
27 - Gazzano 22 - Botteghe
28 - Levata 23 - Braglie
29 - Lorenzana 24 - Ca' Matta
30 - Madonna di Montecchio 25 - Cammelline
31 - Montecchio Emilia 26 - Casali
32 - Mulino di Aiola 27 - C. Bizzocca
33 - Mulino della Civica 28 - C. Bosco
34 - Mulino del Maglio 29 - C. Costa
35 - Mulino Maglio Vecchio 30 - C. Marconi
36 - Mulino Pellizza 31 - C.delRio
37 - Mulino di Pozzoferrato 32 - C. S. Felice
38 - Mulino Pratorotto 33 - C. Tirelli
39 - Oratorio della B. V. della Neve 34 - Casone
40 - Piazza 35 - Castello di Mucciatella
41 - Piazza Alta 36 - Colombarola
42 - Piazza Bassa 37 - Colombarone
43 - Podere Peschina 38 - Corticella
44 - Ponte di Montecchio 39 - Fornace
45 - Possessione La Grande 40 - Fornace
46 - Quarticello 41 - Fornace
47 - S. Antonio 42 - Il Più Bello
48 - S. Lucia 43 - La Costa
49 - Spadarotta 44 - La Rosta
50 - Stramazzo 45 - Le Forche
51 - Valle 46 - Mora
52 - Valletta 47 - Mucciatella
53 - Ventura 48 - Palazzina
49 - Pamperduto
50 - PontediPuianello
COMUNE DI QUATTRO CASTELLA 51 - Puianello
52 - Via della Fornace
Montecavolo 53 - Villa Falcetti
1 - Ca' de' Fanti 54 - Villa Montegaio
2 - Cantone 55 - VillaPiccinini
3 - C. Bambasino Quattro Castella
4 - C.Fola 56 - Bergonzano
5 - C. Marasina 57 - Bianello
6 - C. Saidelle 58 - Calinzano
7 - C. Vallestra 59 - C. Garfagnani
8 - Cascina Cipriani 60 - C. Marzano
9 - Montecavolo 61 - C. Predalago
10 - Orologia 62 - C. Rosso
11 - Scampate 63 - C. Ruspecchio
12 - Scampate di Sopra 64 - C. Valle
13 - Strada Provinciale n° 23 65 - C. Vannina
14 - Via Kennedy 66 - Casino Tognoni
15 - Via della Polita/Rubbiano 67 - Ghesiola
16 - ViaO. Strozzi 68 - La Fornace
17 - Viappiani 69 - Madonna della Battaglia
18 - Villa Caselli 70 - Madonna del Soadino
19 - Villa Favorita 71 - Mangalano
20 - Villa Montecavolo 72 - Mediana
21 - Villa Toschi/Monte dell'Orto 73 - Monte Lucio

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

74 - Mone Vetro 2 - Casello


75 - Monte Zagno 3 - Cornacchia
76 - Monticelli 4 - Mulino Bertoni
77 - Oratorio della Beata Vergine 5 - Mulino Grisanti
Addolorata 6 - Mulino Spadoni
78 - Quattro Castella 7 - Tugurio
79 - Quattro Castella/Chiesa di S. Grassano
Antonino 8 - Borsea
80 - Rio Corte 9 - Carbognano
81 - Selvarola di Sopra 10 - C. Fontanile
82 - Selvarola di Sotto 11 - Chiesa di Grassano
83 - Via Ancona 12 - Grassano
84 - Via V. Veneto 13 - Le Pietre
85 - Villa Ferrarini 14 - Macigno
86 - Villa Fontana 15 - Osteria delle Pietre
Roncolo 16 - Reverbera
87 - C. Calcagni 17 - Sedignano
88 - C. Caselina S. Polo d'Enza
89 - C.Emilia 18 - Cadorio
90 - C.Tripoli 19 - C. Bertolini
91 - C. Zecchini 20 - C. Curti
92 - Fossetta 21 - C. dell'Eva
93 - La Buca 22 - Caverzana
94 - La Casella 23 - Cimitero
95 - Madonna della Mercede/Rubbiano 24 - Colombarone
96 - Podere Biagini 25 - Crocetta
97 - Roncolo 26 - Fontaneto
98 - Roncolo Nuovo 27 - Gianmaestri
99 - Via C. Colombo 28 - Ghilghetta
100 - Villa Baroni 29 - Madonna del Rastello
101- Villa Cavazzoni 30 - Montefalcone
102 - Villa Gherardini 31 - Monte Pezzola
103 - Villa Manodori 32 - Mulino Predele
104 - Villa Pieracci 33 - Mulino Zanettini
105 - Villa Saccani 34 - Pezzano
106 - Villa Tirelli 35 - Pieve di S. Polo
Salvarano 36 - Podere Notari
107 - Bedogno 37 - Ponte Enza
108 - C. Alguergna 38 - Pontenovo
109 - C.Monte Locco 39 - Predele
110 - C.Montereggiolo 40 - S.Matteo
111 - Cerreto 41 - S. Polo d'Enza in Caviano
112 - Mulinetto 42 - Servirola
113 - Piazza Navona 43 - Sessanta
114 - Salvarano 44 - Torlonia
115 - Salvarano/Chiesa di S. Michele 45 - Vedruzzo
116 - Tramicello 46 - Villa Bosi
117 - Villa Mont'Angelo 47 - Villa Muzzarini-Bogatto
48 - Villa delle Ville

COMUNE DI S. POLO D'ENZA


COMUNE DI VIANO
Barcaccia
1 - Barcaccia Cà Bertacchi

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

1 - Cà Arbiola Viano
2 - Cà Bertacchi 49 - Ca’ Bersana
3 - Cà del Lupo 50 - Ca’ Fabbrica
4 - Cà Nuova 51 - Ca’ Grassi
5 - Cà de Rossi 52 - Ca’ Pralzi
6 - Cà Lago di Sotto 53 - Cadonega
7 - C.Ronco 54 - Casella
8 - Casola Querciola 55 - Casella
9 - Castetto 56 - Castello di Viano
10 - Cavazzone 57 - Corte
11 - La Capanna 58 - La Minghetta
12 - Sassatello di Cà Bertacchi 59 - Mamorra
Casella 60 - Mulino Armani
13 - Cà Valle 61 - Mulino della Botte
14 - S.Pietro di Querciola 62 - Mulino Tabello
Faggiano 63 - S.Polo
15 - Cà dè Gatti 64 - Spillamborchia
16 - Faggiano 65 - Viano/Chiesa Parrocchiale
17 - Ortale
Regnano
18 - Cà Ferrarini
19 - Cà de Vezzoli
20 - Casino
21 - Cortevedola
22 - Fondiano
23 - Monte S.Lorenzo
24 - Mulino di Regnano
25 - Regnano
26 - Salsa di Querciola
27 - S.Maria di Castello
28 - Tedola
29 - Via Provinciale
S.Giovanni di Querciola
30 - Ai Maseroli
31 - Cà dé Pazzi
32 - Cà Schiavino
33 - Caldiano
34 - Monte Pilastro
35 - Mulino di Caldiano
36 - Mulino del Sasso
37 - Predale
38 - Prediera
39 - Pulpiano
40 - S.Giovanni di Querciola
41 - S.Siro
42 - Sorriva
Tabiano
43 - Ca’ Bonacini
44 - La Chiesuola
45 - Lingora
46 - Mont’Alvi
47 - Pernaga
48 - Tabiano
Comune di Canossa

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

1
Ceredolo dei Coppi
CANOSSA
alt. m. 576 IGM F 86 IV SO

Le rovine del castello di Canossa sorgono su un'aspra rupe in arenaria bianca a balcone
naturale tra il torrente Crostolo ed il fiume Enza con ampio vista alle valli sottostanti. Lo
sfaldamento della rupe ha concorso a diminuire l'estensione della piattaforma su cui
poggiava il castello. Il complesso fu costruito nel 940 c. da Atto Adalberto, figlio di Sigifredo
da Lucca, di stirpe longobarda. Infatti Donizone nei suoi versi, facendo parlare il maniero
così scrive: "Prospiciens nudam silicem me stare Canossam. In proprium castrum me
suscepit Comes Atto" (1). La sua edificazione si può, induttivamente, quindi porre verso la
metà del X secolo. Il castello divenne il fulcro della potenza di quella famiglia che di qui
prese il nome. Racconta ancora la rocca: "Ditescens Atto mea moenia duxit in altum. Per me
dives erat, sua per me cuncta tenebat. Ac ideo quae sibi pulchra, loricas, hastas, clipeos,
enses mihi mandat". Il luogo era fondo allodiale dei Canossa e loro discendenti (2). Nella
Bolla dell'anno 976 con cui Benedetto VII approva la fondazione della chiesa di Canossa si
dice che Atto Adalberto l'aveva fondata: "in suis propriis rebus, videlicet in rupe quae
Canuxia vocatur, ab imis fundamentis construxerat" (3), e nella nota dei beni che il
Marchese Bonifacio aveva in enfiteusi dalla Chiesa di Reggio si nomina una cappella vicina
a Canossa: "Capella S. Prosperi prope Canusio cum decimis" ma non vi è menzione di
Canossa. Nel 950 Adelaide, vedova di Lotario Re d'Italia, si rifugia nel castello per sfuggire
alla persecuzione di Berengario II, Marchese d'Ivrea che, volendola sposare al figlio
Adalberto, assedia inutilmente Canossa. Ottone I, Re di Germania, libera Adelaide e la fa
sua sposa; favorisce la fortuna di Atto Adalberto creandolo dapprima Conte, poi Marchese. Il
luogo rimane famoso per l'umiliazione dovuta da Enrico IV al Pontefice Gregorio VII ed alla
Contessa Matilde. Nel 1075 un decreto del Papa, richiamandosi al Concilio del 1059, vieta le
ingerenze delle autorità civili e dell'Imperatore nelle investiture episcopali (4). La risoluzione
non venne tuttavia accettata da Enrico IV, Re d'Italia e di Germania e Imperatore del Sacro
Romano Impero. Alla Dieta di Worms del 1076 venne decretata la deposizione del Papa da
parte del quale segue la scomunica e lo scioglimento dell'ubbidienza di quanti avevano
prestato giuramento all'Imperatore. L'incontro tra il Papa, ospite di Matilde a Canossa, con
Enrico IV ebbe luogo il 28 gennaio 1077. Dopo tre giorni di penitenze l'Imperatore, tramite la
mediazione della Contessa, chiese perdono al Pontefice che lo assolse dalla scomunica. Le
ostilità ripresero comunque dopo breve tempo e la lotta per le investiture termina solo nel
1122 con la pace di Worms concordata da Enrico V e da Papa Callisto. Pur tra varie vicende
un ramo della famiglia "di Canossa" tenne il possesso del castello sino al 1449 anno in cui
Canossa fu acquistata da Lionello d'Este, marchese di Ferrara; tuttavia già nel 1409
Simone, Guido e Albertino di Canossa avevano ceduto il loro dominio a Nicolò d'Este pur
mantenendone la proprietà. Il Tiraboschi sostiene l'opinione che vorrebbe discesa la famiglia
che prese il nome "di Canossa" da Rolandino, i cui tre figli Guido, Rolandino e Albertino
furono investiti dei feudi di Bianello, di Gesso e di Canossa nel 1185 dall'Imperatore
Federico I Barbarossa. Il Castello, difeso da molteplici mura e dai naturali precipizi della
rupe, venne distrutto nel 1255 dai Reggiani, durante le lotte tra guelfi e ghibellini. Il Castello
fu quindi ricostruito dai Canossa. Nuovamente rovinato dai reggiani nel 1412 fu restaurato
dagli Estensi nel 1452. Lodovico Ariosto ne ebbe il comando del presidio negli anni 1502-
1503. Le artiglierie di Ottavio Farnese lo smantellarono nel 1557. Fu ridotto a dimora
signorile dal Conte Bonifazio Ruggeri di Reggio, che lo ebbe in feudo nel 1570 da Alfonso II,
duca di Ferrara. Passa ai conti Rondinelli nel 1593 e nel 1642 ai Valentini di Modena, che lo
conservano fino alla soppressione dei feudi nel 1796 (5). Venne loro restituito nel 1819. Nel
1878 il governo acquista Canossa dai conti Valentini e lo dichiara monumento nazionale.
Con la costruzione della rocca, Atto Adalberto aveva fondato anche la chiesa di S. Apollonio
come risulta dalla Bolla di Benedetto VII in data 29 dicembre 976 (6). Era detta da Donizone:
"eccelso tempio" ricco di arredi e reliquie. Alla chiesa ed alla abbazia venne concesso un

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

diploma di libertà, di immunità e di protezione apostolica, riconfermato da Papa Pasquale II


dopo la morte della Contessa Matilde. Era stata pure creata una collegiata di dodici canonici
per l'ufficiatura della chiesa ma intorno al 1080 essi furono sostituiti dai Monaci Benedettini.
Una prima spoliazione del tesoro del Tempio mandato a Roma dal Papa avvenne nel corso
della lotta contro Enrico IV. Nei secoli seguenti la chiesa di S. Apollonio segue le vicende
della rocca finchè dopo la metà del sec. XIV fu totalmente abbandonata dall'abate e dai
monaci. Nel 1392 la chiesa è profanata. La Visita del Vescovo Cervini del 1575 la dice
"pene destructa". La Visita Marchesani nel 1575 la indica ridotta a cella vinaria e piena di
botti. Ancora nel 1584 era profanata, indecente e priva delle cose necessarie al culto.
L'ultima Visita pastorale a nominarla è quella del Vescovo Rangone nel 1607 che lo trova in
stato miserando ed ancora ridotta a cantina (7). Si ricorda tuttavia che ancora verso il 1822
vi veniva ascoltata la Messa. Nel 1877, sotto la guida dell'insigne archeologo e paletnologo
prof. Don Gaetano Chierici, furono iniziati a Canossa gli scavi proseguiti in seguito sotto la
direzione del prof. Naborre Campanini. Attualmente si stanno conducendo importanti lavori
di restauro per opera della Soprintendenza per i Beni Architettonici ed Ambientali dell'Emilia.
Canossa era sede di Comune e come tale la troviamo nell'Estimo del 1315 conservandosi
inoltre fino al 1831 come sede di giurisdicenza. Alla fine del settecento il Ricci ne indica la
popolazione in 237 abitanti (8).
Nel borgo rimane visibile un interessante complesso rustico con torre, ora dei Conti;
presenta una bella struttura inpietra, copertura a due falde e cordolo di colombaia in laterizio
a dente di sega.

(1) MURATORI 1726, I, VV.120-121; (2) MURATORI 1726, I,VV.397-400; (3) MURATORI 1738-1742, V.207; (4)
DALL'OGLIO1975, I, 84-87; (5) BERTOLANI 1965, 106-111; (6) SACCANI 1965, 176-188; (7) SCURANI 1895,
IV, 417-437; (8) RICCI1788, 33-34.

2
Ceredolo dei Coppi
CASTELLACCIO
alt. m. 560 IGM F 85 I SE

Il toponimo serve a definire un monticello boscoso a ponente del paese di Ceredolo dei
Coppi da cui è separato da una piccola profonda vallata. Sulla sua sommità sorgeva un
castello di cui non rimangono notizie (1). Non vi sono ruderi tranne le tracce di qualche muro
di fondazione. Le leggende dicono vi sia un pozzo profondo dove furono rinvenuti parecchi
oggetti antichi. Si dice pure che molti anni fa vi abbiano trovato un tesoro di monete d'oro
racchiuse in una pentola, sepolta sotto una fornacella (2).

(1) BERTOLANI 1965, 207; (2) CREMONA-CASOLI 1941, II, 19.

3
Ceredolo dei Coppi
CAVANDOLA
alt. m. 599 IGM F 86 IV SO

Piccolo nucleo di case disposto sulle pendici di levante del monte Tesa a circa un chilometro
dal castello di Canossa. Il Cremona-Casoli suggerisce l'identificazione della località con quel
"Lavadello" nominato da Donizone (1) dove pare si sia accampato Berengario II nel 953
durante l'assedio di Canossa. Vi si trova una casa, di tipologia signorile e padronale, forse di
un vassallo dell'antico castello feudale. Già dei Moscatelli è ora dei Cavandoli. Presenta
bugnature di pietra negli angoli architravi ed archi pure in pietra tagliata su porte e finestre; è
datata di una torre a pianta quadrata con copertura a quattro falde. La struttura è in pietra
con cornicione di colombaia lineare all'intorno in laterizio, come pure l'elegante soffitto di
gronda in cui si aprono i fori per i rondoni. Sopra la porta di un locale annesso è visibile una
architrave a forma di timpano scolpito con la Croce di Malta. Un altro complesso edilizio, ora

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 12 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

dei Magnani, recava dipinti, in una nicchia quadrangolare posta sul prospetto, due santi,
S.Rocco ed un altro di cui si scorgeva solo la testa. Era una pittura rozza e grossolana, non
antica, ora scomparsa. La stessa casa presenta una finestrella del sec.XIII-XIV, archivoltata
a tre elementi, recanti graffiti in chiave una foglia di palma ed un animale con le quattro
zampe all'aria e la testa ricadente indietro. Un'altra finestrella pure di antica fattura reca la
caratteristica ruota con la croce o simbolo solare. La casa-torre è in stato di abbandono e
minaccia rovina. Le altre abitazioni mantengono in parte le caratteristiche dell'impianto
planivolumetrico originale.

(1) CREMONA-CASOLI 1941, II, 19

4
Ceredolo dei Coppi
CEREDOLO DEI COPPI
alt. m. 576 IGM F 85 I SE

Nei dintorni di Ceredolo furono rinvenuti degli oggetti dell'età della pietra oltre ad alcune
frecce di selce ed una ascia. Il Cremona-Casoli suggerisce la derivazione del nome da
Cerro (Quercus Cerris di Linneo) che si trova un tempo più abbondante nei dintorni; il
termine poi "dei Coppi" gli viene dall'industria delle tegole o "copp" che si producevano dalle
sue fornaci, numerosissime in paese e costituenti l'industria principale di quegli abitanti,
essendovi nei dintorni terreni argillosi ed argille di ottima qualità che si prestavano non solo
per mattoni, ma per laterizi più fini come tegole ed anche vasi. L'ultima di queste fornaci fu
abbandonata intorno al 1870 c.. I laterizi e specialmente le tegole degli edifici di quella zona
sono tutti provenienti da quelle fornaci; alcune grandi tegole di cm.90 (per angolo dei
pioventi o per scolo degli impluvii) portavano graffito il nome di Ceredolo (1). Nella carta con
cui Enrico V nel 1116 riconosceva i possessi del clero canusino troviamo l'indicazione "in
Ceretullo", dove erano due mansi dei monaci di S. Apollonio (2). Il borgo sorge lungo il dorso
di una collina, volgente ad ovest, nel medio bacino dell'Enza. Si distende con impianto
direzionale lungo una strada che lo attraversa tutto fino alla chiesa posta alla estremità
verso ponente. Faceva parte in antico della giurisdizione di Canossa e dipendeva da quella
parrocchia avendo fino alla metà del sec. XIX un semplice oratorio dedicato a S. Pellegrino,
nominato già nel 1691 come "Jubsidium curae" del Rettorato di Canossa (3). In sagrestia si
conserva una pietra ovale, portante la data 1685 murata sulla porta dell'oratorio; forse
ricordava la data della sua costruzione o di un rifacimento. Tra il 1820 ed il 1830 venne
costruita l'attuale chiesa nel luogo dove sorgeva l'antico oratorio, che vi fu incorporato, con
l'asse perpendicolare a quello della chiesa. Più tardi dal 1840 al 1850 fu fondata la nuova
Parrocchia di Ceredolo dei Coppi con titolo di rettorato e dipendente dal vicariato di S. Polo
d'Enza. Caratteristica del borgo erano le case più antiche delle famiglie benestanti
circondate da un muro racchiudente un cortile con aspetto di piccole corti. Sette od otto in
tutto in parte sono ancora recinte. Una delle prime case, entrando in paese, rivela una
caratteristica torre ben costruita e conservata, di proprietà della famiglia Moscatelli. Presenta
una struttura in pietra con copertura a quattro falde, di fattura cinquecentesca. Un cornicione
di colombaia in laterizio con motivo a dente di sega corre all'intorno mentre superiormente è
visibile un soffitto di gronda a decorazioni sovrapposte, in cui si aprono i fori per i rondoni. Il
rustico comprendeva nella sua parte interna un loggiato a più luci ora tamponato e
ristrutturato ad abitazione. Le altre unità edilizie pur presentando alcuni processi di degrado
conservano diversi elementi ambientali e tipologici di interesse.

(1) CREMONA-CASOLI 1941, II, 16-19; (2) DREI 1950, III, 39;(3) SCURANI 1895, IV, 443-446.

5
Ceredolo dei Coppi
CHIESA DI S. BIAGIO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

alt. m. 496 IGM F 86 IV SO

E' situata sui pendii declinanti ad est della rupe di Canossa da cui dista alcune centinaia di
metri. Dopo la prima metà del sec. XIV, con l'abbandono della chiesa di S. Apollonio entro il
Castello da parte dell'abate e dei monaci e la successiva profanazione del Tempio, si
dovette costruire un nuovo edificio da adibire al culto (1). La chiesa di S. Biagio appare
nominata per la prima volta in un atto di vendita di certi terreni confinanti con la chiesa il 22
aprile 1400 e successivamente nelle Visite Vescovili dei secoli XV e XVI che la riportano
unita a quella di Grassano, dalla quale si separa in seguito formando una parrocchia
distinta. Dalla Visita Marliani del 1664 apprendiamo che era orientata liturgicamente e
"tabulata" (2). L'edificio attuale presenta una semplice facciata a capanna conclusa da un
frontispizio triangolare.

(1) SCURANI 1895, IV, 436; (2) SACCANI 1926, 194.

6
Ceredolo dei Coppi
MULINO DEL DIAVOLO
alt. m. 454 IGM F 85 I SE

Di questo mulino probabilmente esistente fin dalla prima metà del sec. XIX non rimangono
che poche tracce della canalizzazione e del volto di adduzione dell'acqua, sommerse dalla
vegetazione.

7
Ceredolo dei Coppi
RIVERZANA
alt. m. 408 IGM F 85 I SE

Piccolo nucleo situato su un poggio sotto i declivi di Canossa in vista della valle dei rii Ferrari
e di Vico. Vi si trova una torre colombaia di probabile fattura seicentesca. Presenta una
struttura in pietra con copertura a quattro falde. Il cordolo di colombaia mostra una sobria
decorazione in laterizio disposto in testa ed a dente di sega. Il portale di accesso è
leggermente sopraelevato e sormontato da una finestrella lobata. Sul prospetto sud è
visibile una feritoia. La Visita del Vescovo Picenardi del 1705 vi indica un oratorio di San
Domenico in giuspatronato del "Capitanei Petri Vognoni et da Villa".

8
Ceredolo dei Coppi
VOTIGNO
alt. m. 435 IGM F 86 IV SO

Piccolo nucleo arroccato sui declivi della costa di Cavandola; presenta un interessante
complesso rustico con volto passante sopra la strada. La struttura in pietra mostra una
torretta con copertura a quattro falde su coronamento in laterizio a "T", di probabile fattura
settecentesca.

9
Ciano d'Enza
CARBONIZZO
alt. m. 184 IGM F 85 I NE
Piccolo nucleo situato a lato della antica strada da Ciano a Guardasone. Si segnalano un
complesso rustico con loggiato a tre luci su archi a tutto sesto ed una maestà dedicata alla
Madonna e S.Giuseppe datata "1855". Verso il fiume Enza, sul canale Ducale, si trova
ancora il vecchio mulino di Ciano tuttora in funzione; vi rimangono le tracce degli antichi

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 14 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

impianti idraulici insieme a tre coppie di macine con telaio ligneo e diversi attrezzi della
lavorazione. Un tempo era azionato da tre ruote verticali. L'esistenza del mulino di Ciano è
attestata fin dal sec. XIV.

10
Ciano d'Enza
CIANO D'ENZA
alt. m. 219 IGM F 85 I NE

Anticamente denominata "Cilianum" forse derivato della sua posizione sul ciglio destro del
torrente Enza. Figura in una denominazione fatta dal Conte Arduino nel 1062 al Monastero
di S. Prospero di Reggio (1). Nel 1116 Enrico V riconosceva alla chiesa di Canossa il
possesso di tre mansi "in Ciliano" (2). Fu feudo imperiale dei Correggeschi. La chiesa sotto
il titolo di S. Martino figura nel 1156 tra le dipendenti di Canossa. E' nominata tra quelle della
Pieve di Caviliano in una carta del 1210 (3). Nel 1302 compare una chiesa di S.Lucia di
Rossena; il doppio titolo dei SS.Martino e Lucia figurerà in documenti del 1555-1556. La
Visita del Vescovo Marliani del 1664 la indica orientata in senso inverso (0-E) e "tabulata", a
capriate con orditura di tavole. L'attuale chiesa venne realizzata tra il 1689 ed il 1704 ed in
tale occasione venne probabilmente cambiato l'orientamento. E’ notabile il bel campanile.
Nella chiesa è custodita una tela attribuita a Guido Reni raffigurante la scena biblica di Agar
ed Ismaele nel deserto (4). Il nucleo storico del borgo era ad impianto direzionale, ancora
riscontrabile articolandosi in una vasta piazza centrale, a corte chiusa; l'accesso
settentrionale con il sottopasso ne accentuava un particolare carattere difensivo. La chiesa
era separata dal paese dal rio della Chiesa che scorreva nell'area occupata dalla moderna
piazza. I caratteri ambientali originari sono stati in gran parte alterati. Il centro è terminale
della linea ferroviaria Reggio-Ciano d'Eza realizzata agli inizi del sec. XIX.

(1) MURATORI 178-1742, I, 424; (2) DREI 1950, III, 39; (3)SACCANI 1926, 76; (4) DALL'OGLIO 1975, I, 92.

11
Ciano d'Enza
LA FORNACE
alt. m. 212 IGM F 85 I SE

Fornace da calce situata alla destra dell'omonimo fosso confluente nell'Enza; ancora in
attività è probabilmente riferibile alla seconda metà del sec. XIX. Vi veniva lavorata in
particolare la pietra da calce estratta da Neviano degli Arduini.

12
Ciano d'Enza
LUCERIA
alt. m. 186 IGM F 85 I NE

Città romana nominata dal geografo alessandrino Claudio Tolomeo nella sua "Geographia"
come appartenente alla Gallia Togata. L'importante insediamento è disposto sullasommità di
un terrazzo alluvionale compreso tra il rio di Vico ed il rio Luceria. Il sito archeologico era
noto sin dal sec. XVIII e nel 1776 una "Società di dotti parmensi" aveva avuto la
autorizzazione ducale per eseguire scavi, nel corso dei quali fu rintracciato un ampio edificio
a pianta rettangolare con acquedotto. Altri scavi eseguiti in epoche successive hanno
portato alla luce un pozzo, due tombe, un altro fabbricato, una strada lastricata, una
necropoli gallo-romana con numerose monete in argento, urne in rame, lucerne, fiale in
vetro, fibule di argento. Nel 1927 fu raccolto un bucranio in bronzo. Il sito ha fornito reperti in
ftanite, selce ed ossidiana riferibili al paleolitico ed al neolitico (1).

(1) PATRONCINI 1962.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

13
Ciano d'Enza
VICO
alt. m. 202 IGM F 85 I NE

Nel catasto di Maria Luigia del 1821 è indicato con il termine di "Cianello" mentre la
denominazione "Vico" è riferita al nucleo di case situato oltre il rio omonimo, verso S.Polo
d'Enza. Il borgo conserva in parte la struttura urbanistica originaria pur nella alterazione
continua dei caratteri ambientali. In particolare presenta un interessante rustico con torre
colombaia secentesca della famiglia Giovannini. La torretta è molto sobria, con struttura in
pietra e copertura a quattro falde; vi si riscontrano un breve cordolo di colombaia ed un
soffittino di gronda in laterizio con motivi lineari ed a dente di sega. Nel complesso della
abitazione sono pure visibili due feritoie per avvistamento. Dalla lettura del catasto del182 1
figura una ampia ala di fabbricato a sud racchiudente un cortile interno. Del vecchio impianto
rimangono pochi ruderi ed una pietra siglata "FE.A.D.I...". Fin dalla fine del secolo XVII un
oratorio dedicato a S.Antonio affiancava l'abitazione (1); successivamente demolito è stato
ricostruito ad alcuni metri di distanza e "restaurato" nel sec. XX, dopo avere subito danni
dagli eventi bellici. Nell'abitato è presente un'altra struttura a torre, in pietra, con copertura a
due falde e tracce dei posatoi di colombaia.

(1) SCURANI 1895, II, 541.

14
Ciano d'Enza
VILLA MARIA
alt. m. 212 IGM F 85 I NE

Vi rimane l'interessante complesso della fornace da calce con lo slanciato camino a tronco
di cono, riferibile alla fine '800-inizi '900; ora ha cessato completamente ogni attività. Nei
pressi, a margine della strada, è visibile una cappellina dedicata a S.Luca.

15
Compiano
BORZANO
alt. m. 561 IGM F 85 I SE

Nucleo costituito da diversi gruppi di case sparse con nomi propri: "La Braglia" - "Case
Papini" - "La Piazza", disposte in costa sui pendii ad ovest del monte Staffola.
La chiesa si trova su un rilievo sovrastante le "Case Papini". Borzano fu feudo della casa
Pepoli di Bologna. Il Molossi ne indica la popolazione in 152 abitanti (1). La tradizione vuole
che la chiesa derivi dallo smembramento della Parrocchia di Compiano. E' nominata nel
1560 come filiale della Pieve di Bazzano (2). La chiesa è dedicata a San Bartolomeo
Apostolo. Presenta un orientamento liturgico con semplice struttura in pietra. Sul prospetto
sud sono murati due conci recanti il primo la data "1654.6.4." e l'altro una serie di simboli
calligrafici; sullo stesso prospetto si apre l'ingresso mentre sul fianco settentrionale rimane
un antico portale tamponato. Scendendo dalla chiesa verso il cimitero è visibile una maestà
dedicata a Sant'Antonio.

(1) MOLOSSI 1832-1834, 39; (2) SCURANI 1895, II, 548-549.

16
Compiano
C. CARLI
alt. m. 300 IGM F 85 I SE

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Casa-torre di fattura quattrocentesca della famiglia Corradi; la struttura è in pietra con


copertura a quattro falde. Alla base rimane un portale architravato, tamponato, del sec. XV
con decorazione floreale nel rilievo della gola. Superiormente è visibile un cornicione lineare
di colombaia. L'ingresso della corte è costituito da un ampio portale settecentesco ad arco in
pietra; la chiave di volta presenta un elegante cartiglio con l'emblema di un incudine e la
sigla "P.E.D.C.FE". Nel catasto di Maria Luigia del 1821 è indicato come Case Corradi a cui
più propriamente ci si dovrebbe riferire; erroneamente la cartografia della C.T.R. riporta il
toponimo di Case Re. Alla deviazione con la strada rimane un complesso di antica fattura
come dimostrano parti del paramento ed alcuni elementi tipologici, purtroppo in condizione
di parziale degrado. Sul fronte è osservabile traccia di una meridiana datata "1806".

17
Compiano
C. PAPINI
alt. m. 550 IGM F 85 I SE

E' uno dei gruppi di case sparse con nomi propri costituenti l'abitato di Borzano. Nel catasto
di MariamLuigia del 1821 è indicato con il termine di Case Laurenti. Le abitazioni denotano
una certa antichità che, purtroppo, le continue ristrutturazioni hanno in parte alterato. Sono
situate ai piedi del poggio della chiesa parrocchiale. Nella casa Laurenti rimane un concio
datato "1879" sono ancora in parte riscontrabili elementi seicenteschi e settecenteschi.

18
Compiano
C. DEI RE
alt. m. 349 IGM F 85 I SE

Il complesso occupa una bella posizione di pendio in vista sulla valle dell'Enza.
L'interessante rustico della famiglia Re, recentemente ristrutturato presenta un caratteristico
loggiato archivoltato a sei luci rivolto a sud; le colonnette sono in laterizio mentre la struttura
dell'edificio è in pietra con paramento a scarpa. La tipologia è riferibile al XVI-XVII secolo.

19
Compiano
CHIESA DI S. ANTONINO
alt. m. 281 IGM F 85 I SE

La chiesa parrocchiale trovasi discosta dall'abitato di Compiano. Era una antica cappella
della Pieve di Bazzano come indicato da un documento del 1233 (1). La tradizione locale
vorrebbe che questa chiesa fosse un'antica pertinenza di un Monastero di Monache. Nel
1691 faceva parte del Vicariato di Scurano. Pare che un tempo la chiesa si trovasse in luogo
più alto, sulla vetta del monte al confine tra Compiano e Borzano. Venuta in rovina fu
riedificata nella posizione attuale. Nel 1581 questa chiesa era in costruzione; consisteva in
una piccola navata in volto alla quale si accedeva per mezzo di alcuni gradini. L'edificio
attuale presenta una facciata dalle forme classiche scandita da lesene e suddivisa in due
parti da una alta cornice.

(1) SCURANI 1895, II, 552-555.

20
Compiano
COMPIANO
alt. m. 281 IGM F 85 I SE

Villa situata sulla destra del torrente Tassobbio presso la fonte dell'Enza. Il luogo è forse

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

quel "Complanum" in cui Ragimberga dona nel 1080 dei beni al Monastero di S.Prospero di
Reggio insieme alla sua parte di una cappella che vi si trovava dedicata a S. Antonio (1). E'
ricordato ancora in una carta del Monastero di Marola dell'anno 1149 (2). Nel 1230 la
"Cappella de Complano" dipendeva dalla pieve di Bazzano, ed era compresa nella diocesi di
Parma (3). Fu feudo della casa Pepoli di Bologna e vi risiedeva una dogana per il confine
estense. Il Molossi ne indica una popolazione di 54 abitanti (4). Vi si trovava un antico
mulino, ora ristrutturato a residenza, del quale rimangono alcune macine interrate sotto il
portico. L'opificio è già segnato nella cartografia storica agli inizi del sec. XIX. Nell'abitato è
osservabile un interessante complesso rustico, in parte alterato, con un caratteristico
loggiato; nel catasto di Maria Luigia del 1821 è indicata come "Casa Corradi". Il borgo è in
gran parte di fattura ottocentesca e novecentesca: vi rimane, molto rimaneggiata, una
torretta di probabile fattura secentesca, a pianta quadrata con coperto a quattro falde in
coppi.

(1) MURATORI 1733-1737, I, 392; (2) TIRABOSCHI 1824-1825,I, 99; (3) R.D.I. 1933, 343; (4) MOLOSSI 1832-
1834, 107.

21
Compiano
COSTA
alt. m. 562 IGM F 85 I SE

E visibile un rustico con torre-colombaia settecentesca di proprietà dei Sozzi. La struttura è


in pietra con copertura ad una falda su un coronamento ad altana rivolta a levante; sullo
stesso prospetto è disposto un cordolo di colombaia in laterizio sormontato da una croce.

22
Compiano
CROGNOLO
alt. m. 449 IGM F 85 I SE

Interessantissimo complesso rurale con struttura a corte ed annesso oratorio. L'impianto


originario a corte chiusa di evidente carattere difensivo riportato nella cartografia storica agli
inizi del sec. XIX. Attualmente manca tutta l'ala meridionale. Si riscontrano tuttora tracce di
elementi probabilmente riferibili al sec. XIV-XV. Sotto al passaggio di collegamento con la
parte interna è osservabile un portale siglato e datato sull'architrave "1536". Altri elementi
cinquecenteschi rimangono nelle mensole e riquadrature delle finestre. La struttura degli
edifici è in pietra, con rari inserti in laterizio. La parte più propriamente adibita a residenza si
presenta in buone condizioni mentre l'edificio dei servizi è in abbandono la sagrestia
conserva pregevoli opere in stucco tra cui un elegante camino. L'oratorio dedicato alla
Madonna della Neve ha una struttura a capanna in pietra, con inserti in laterizio. Sulla
facciata sopra ad una icona della Madonna col Bambino si apre una finestrella lobata ad
elementi in arenaria monolitici; all'interno rimane una bellissima ancona in gesso
settecentesca.

23
Compiano
LA BRAGLIA
alt. m. 504 IGM F 85 I SE

E' uno dei gruppi di case sparse con nomi propri costituenti l'abitato di Borzano. Vi si trova
una casa-torre completamente ristrutturata ed alterata nei caratteri originari, con copertura a
due falde. In proprietà dei Manenti presenta sul prospetto nord un cordolo di colombaia; sul
prospetto sud è visibile l'architrave triangolare di una finestrella recante i simboli della croce
e delle ruote solari. L'interessante rustico dei Frignani, anch'esso completamente

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

ristrutturato, conserva parte di un loggiato a colonne sfaccettate ed un mascherone in pietra


murato in angolo al paramento esterno. Alla biforcazione della strada per la "Piazza" e per la
chiesa parrocchiale, si trova una cappellina ottocentesca dedicata all'Ave Maria. Nel
timpano di facciata è un concio con l'iscrizione "V.ED...NATALE E I-FRATELLI SOZZI
ANNO MDCCCXLVII-AVE MARIA".

24
Compiano
LA PIAZZA
alt. m. 522 IGM F 85 I SE

E' uno dei gruppi di case sparse con nomi propri costituenti l'abitato di Borzano. Nel catasto
di Maria Luigia del 1821 è indicato con i termini di Casa Sozzi e Casa Frignani. Di grande
pregio è la villa dei Sozzi: su un portale è la data di costruzione (o di ristrutturazione) "1651";
un altro portale reca la data degli ultimi interventi del 1925 a cui si deve anche la
realizzazione della torretta. Il rustico dei coloni, annesso al complesso della villa reca un
interessante concio di pietra con un volto scolpito in profilo e la data "1537". Nelle unità
edilizie sottostanti (già indicate come Case Frignani) è visibile una torretta colombaia.

25
Monchio delle Olle
CEREZZOLA
alt. m. 234 IGM F 85 I SE

Il borgo è situato su un piccolo poggio tra il rio di Cerezzola e la strada per Vedriano a
levante della Strada Provinciale. Il nucleo ad impianto indifferenziato conserva in parte la
forma e le caratteristiche medioevali: i fabbricati sono in pietra, con grande spessore dei
muri, finestre piccole, alcuni balchi. Un tempo erano presenti numerosi forni a sbalzo sulla
via, sostenuti da un pilastro in muratura. Il borgo di "Ceresole" fu citato circa 50 anni fa dal
Ferrari come uno di quei "castelli" popolari o rustici dei secoli XV-XVI e precedenti che
presero ispirazione dalla architettura aulica dei centri maggiori: "La......principale via è
perfettamente orientata; un torrione massiccio non colombario, come si usava in quella
regione, ma di uso evidentemente militare s'innalzava vicino all'ingresso sud." I valori
ambientali così decantati dal Ferrari e da altri autori sono solo parzialmente recepibili a
causa delle modificazioni intercorse nei tempi recenti pur riscontrandoli ancora diversi
elementi di interesse. E’ notabile la torre-casa già dei Fontana ora dei Boschi di probabile
fattura quattro-cinquecentesca. Presenta una struttura in pietra con copertura a quattro falde
su un soffitto di gronda a fasce decorative sovrapposte in laterizio. Sul prospetto sud figura
un cornicione di colombaia pure in laterizio, lineare. A ponente della Strada Provinciale è
visibile la chiesetta dedicata a S.Maria Maddalena con struttura a capanna absidata e
campaniletto a vela. Vi si conservano alcuni frammenti di dipinti, rappresentanti Santi
quattrocenteschi. Con il nome di "Cirezula" la chiesa è nominata fin dal 1144 e 1146 (1);
presso di essa forse sorgeva, nel sec. XIV, un eremitaggio. Nel 1230 l'"ecclesia S.Marie de
Cerezula in plebe Bazani" dipendeva dall'abate di S.Maria "de Virgiliiaccensis" in Borgogna
(2). Nel 1299 era indipendente (3), e nel 1354 sotto la pieve di Bazzano (4). Di fronte è
situato il complesso del mulino costruito nel 1880; l'attività è cessata nel 1972 a seguito
dell'alluvione dell'Enza. Rimangono tracce degli impianti. Alla base della costruzione, sul
prospetto est, è una artistica icona a bassorilievo siglata raffigurante la Madonna e
S.Francesco.

(1) SACCANI 1926, 75; (2) R.D.I. 1933, 354; (3) R.D.I. 1933, 364;(4) SCHIAVI 1925-1940, I, 70.

26
Monchio delle Olle

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

MONCHIO DELLE OLLE


alt. m. 582 IGM F 85 I SE

Villa situata in costa ai pendii sulla destra del fiume Enza. "Mons de Ollis" è nominato in una
carta della abbazia di Marola del 1240 (1), ma già, secondo il "Rotulus" del 1230, vi esisteva
una cappella "de Montibus" dipendente dalla pieve di Bazzano (2). Riteniamo che non si
possa identificare con questa località il "Monte de Baratis" posto nel "Plebatu Lezoli" come
riportato nell'indice delle "Rationes Decimarum" (3). Infatti nel 1354 troviamo documentata
nella pieve di Bazzano esplicitamente l'"Ecclesia de Montibus Ollarum" (4). Monchio faceva
parte del Contado Parmense e fu a lungo dominio dei Signori Da Correggio. Con la permuta
effettuata nel 1479 dal Duca Ercole I di Ferrara, la villa passa al Ducato di Reggio (5). Nel
1596 ne fu investito il Marchese Ugo Pepoli di Bologna. Successivamente ne furono
infeudati i Gherardini da Verona che la tennero fino alla soppressione dei feudi nel 1796.
Monchio era quindi un Comune del Marchesato di Scurano; dopo la restaurazione fu
aggregato a San Polo e quindi a Ciano d'Enza. Il Ricci ne indica una popolazione di 171
abitanti (6). La chiesa di San Pietro Apostolo è ricordata nel 1233 come cappella della Pieve
di Bazzano. Nel 1691 è compresa nel Vicariato di Scurano (7). L'edificio presenta una
facciata a capanna tricuspidata con portale a frontispizio arcuato. Il campanile si innalza sul
prospetto settentrionale; l'interno è ad unica navata in volto con tre altari, presbiterio e coro
di forma rettangolare. La Villa è costituita dall'aggregazione di nuclei di case sparse. Alla
"Cà di Villa" è osservabile una casa già dei Fontana ora Comastri, con torre colombaia a
struttura in pietra, copertura a quattro falde e cordolo di colombaia. Un'altra torre dei
Comastri, con struttura in pietra e coronamento ad altana rivolta ad est, si trova alla
deviazione per il "Castello". In località "Fontana" sono situate una casa con torre colombaia
dei Rossi ed una casa-torre cinquecentesca già degli Alfieri, ora Serao. Quest'ultima torre si
erge massiccia con un coperto a quattro falde su soffittino di gronda in laterizio a dente di
sega; l'ingresso è costituito da un semplice portale in pietra archivoltato recante in chiave il
simbolo bernardiniano. Assai interessante è il prospetto meridionale, sul retro del cortile,
conservante ancora le forme originali nella compostezza del volume, articolato a capanna, in
cui si aprono le luci, piccole, regolari e simmetriche. Al margine della strada sul pilastrino di
accesso alla corte è visibile una graziosa formella raffigurante la Beata Vergine ed un
fedele. Una seconda maestà è posta alla base della casa Rossi a cui appartiene anche la
torretta colombaia. L'edificio è riferibile al XVIII secolo ed è concluso da una copertura ad
altana. Recenti interventi ne hanno alterato l'unità tipologica e lo slancio verticale; sono
osservabili il classico motivo del laterizio a dente di sega che sottolinea la colombaia ed i
frontespizi laterali. Al bivio con la strada comunale per Trinità è una visibile maestà dedicata
alla "Madonna della Guardia" datata al 1942.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825,II, 79; (2) R.D.I. 1933, 343; (3) R.D.I.1933, 295; (4) SCHIAVI 1925-1940,I, 70; (5)
SCURANI 1895,II, 565-569; (6) RICCI 1806, 160; (7) SCURANI, op. cit.

27
Monchio delle Olle
SELVA
alt. m. 465 IGM F 85 I SE

Vi si trova un complesso rustico con torre colombaia settecentesca già dei Davoli ed ora
della famiglia Zorra. La torre presenta una pianta quadrata, strutturata in pietra con ricorsi in
laterizio; la copertura è a quattro falde su coronamento ad altana rivolta a sud. Il cordolo di
colombaia è appena accennato mentre superiormente è osservabile un concio in pietra con
la data "1770". Alla base rimane la traccia di un ampio arco.

28
Monchio delle Olle
SELVAPIANA

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

alt. m. 466 IGM F 85 I SE

L'abitato è situato in amena posizione sui rilievi del poggio delle Pendici. Nel 958, secondo
un documento riportato dal Muratori, Adalberto-Atto di Canossa vi acquistava sei masserie
(1). Forse è la stessa località che incontriamo anche in un documento del 995 con cui si
cede parte della corte di Vestola di Corniglio "in comitatu Parmensi" (2). Il Tiraboschi non ha
dubbi nell'identificazione, ma rimangono motivi di incertezza (3). Il Petrarca scriveva che
dopo essere stato incoronato poeta a Roma, nel 1341 venne a Parma presso i Da Correggio
e "cum die quodam in montana conscendes forte trans Entiam amnem reginis in finibus
silvam que Plana dicitur adiissem, subito loci specie percussus, ad intermissam Africam
stilum verti" (4). Il nucleo originario del borgo non presenta caratteri architettonici e
ambientali particolari pur conservando parte della sua definizione primitiva. All'intorno si sta
sviluppando un moderno insediamento a villette. La chiesa, dedicata a S. Teresa d'Avila, è
orientata liturgicamente (5); presenta una facciata a capanna con un concio recante la sigla
"FRANGO-LI-SI-LU 1769 SI". Il campanile a monofore si innalza sul fianco meridionale.

(1) MURATORI 1738-1742, II, 777; (2) DREI 1928, I, 243; (3)TIRABOSCHI 1824-1825, 349; (4) PETRARCA
1955, 16; (5)SCURANI 1895, II, 585.

29
Monchio delle Olle
TEMPIO DEL PETRARCA
alt. m. 294 IGM F 85 I SE

Il tempietto è situato in amena posizione presso il poggio delle Pendici. Nell'estate del 1341
il Petrarca, ospite di Azzo da Correggio nel vicino castello di Guardasone, ebbe occasione di
salire a Selvapiana e di tale visita scrisse a Barbato di Sulmona facendone ricordo nella
Epistola "Ai posteri" (1). Il luogo gli piacque tanto che lo alletta al punto da riprendere il
poema interrotto dell'Africa. Nel 1815 alcuni insigni cittadini di Parma, tra cui il Marsand,
pensarono di erigere un monumento al Petrarca in Selvapiana, allora territorio Parmense.
L'idea non ebbe subito attuazione e solo nel 1835 una Società di studiosi potè acquistare un
terreno sulla destra dell'Enza, chiamato "Alle Pendici" e su di esso nel 1838 con disegno
dell'architetto Nicola Bettoli, realizzare il Tempietto che ancora si vede, decorato nella volta
ad encausto dal pittore Francesco Scaramuzza per munificenza di Maria Luigia; nel frontone
Pietro Giordani volle scolpire la dicitura "MDCCCXXXIX PER VISIBILE SEGNO
DELL'ONORE DATO A QUESTO LUOGO" (2). Nell'interno del Tempietto fu collocata la
statua marmorea del Poeta, opera pregevole di Tommaso Bandini.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 348-349; (2) SCURANI 1895,II, 585

30
Roncaglio
ALBARETO
alt. m. 566 IGM F 85 I SE

Interessante nucleo ad impianto direzionale disposto ai margini dei pendii declinanti a nord
del monte Cavaliere. All'ingresso dell'abitato è visibile una cappellina dedicata alla
Madonna. Nel borgo si trova un complesso rustico degli Alberti; presenta una sobria torre
con struttura in pietra e copertura a due falde. Sul prospetto nord rimangono parte dei
cornicioni di colombaia a mensola. Alla base del rustico figura un ampio arco a conci radiali
in pietra, delimitante un passaggio in volto, ora tamponato sul fronte della strada. Alla base
di una finestra, è visibile la data "1541". Poco oltre si trova un altro impianto a torre della
seconda metà del secolo XVI, della famiglia Saccardi. La struttura è in pietra con copertura
a due falde e coronamento a frontespizio triangolare. E' osservabile un portale in pietra con
arco a tutto sesto. Una esile colonnetta serve da appoggio ad un forno pensile. Nella casa a

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

fianco, dei Conti è conservato un bel portale ad arco ogivale, tamponato, nella cui chiave di
volta è riportato uno stemma illeggibile.

31
Roncaglio
BARCO
alt. m. 591 IGM F 85 I SE

Il complesso rustico principale presenta due torri abbinate già dei Bertoni. La torre situata a
nord, completamente alterata nelle caratteristiche tipologiche, è ora in proprietà dei Ferrari. Il
corpo di mezzo presenta un portale riquadrato con arco a tutto sesto su mensole, di fattura
ottocentesca. La torre a sud mostra una struttura in pietra con copertura a quattro falde; vi
figurano tracce di un portale rialzato architravato, e di alcune finestrelle. La tradizione locale
vi indica una antica sede di tribunale o prigioni.

32
Roncaglio
CADRAZZOLO
alt. m. 634 IGM F 85 I SE

Nucleo ad impianto direzionale ai limiti delle pendici del monte Staffola. All'ingresso
dell'abitato è visibile una cappellina di probabile fattura tardo ottocentesca dedicata alla
Madonna col Bambino. Vi si trova una interessante torre dei Saccardi. La struttura è in pietra
con copertura a due falde. Le luci sono state in parte alterate. Presenta una cornice
marcapiano lineare e, sui prospetti sud ed est, un soffittino di gronda con aperture a
triangolo per colombi; sono inoltre tuttora individuabili alcune feritoie. Sul prospetto nord è
posto un portale, rialzato ed architravato. In fondo all'abitato è osservabile un rustico con
caratteristico loggiato a quattro luci ad archi a tutto sesto impostati su colonnette in pietra;
già in proprietà degli Zibarelli è ora della famiglia Pingani.

33
Roncaglio
C. CURTI
alt. m. 442 IGM F 85 I SE

Rispetto alle indicazioni fornite dalla carte I.G.M. le due località di Case Curti e Massalica
presentano il loco una inversione dei toponimi; la cartografia storica agli inizi del sec. XIX
riporta correttamente le indicazioni degli stessi. La tradizione indica il luogo quale sede di un
castello ed i suoi abitanti vengono talora ancora chiamati i Castellani. Su una finestrelle di
Casa Chierici è la data "1707" mentre un'altra finestra datata "1668" si riscontra nel fienile
della Casa Ariotti. E' osservabile una torre con struttura in pietra, copertura a due falde e
cornicione di colombaia appartenente alla famiglia Chierici.

34
Roncaglio
CASELLO VECCHIO
alt. m. 373 IGM F 85 I SE

Piccolo nucleo rurale dai caratteri tipologici originari parzialmente alterati. Vi si trova una
casa-torre probabilmente cinque-secentesca già dei Caselli. Presenta una struttura in pietra
con tracce di sopraelevazione; le luci principali sono state modificate ma si riscontrano
ancora diverse finestre dalla semplice fattura del primitivo impianto. La copertura è a due
falde. Il rustico che l'affianca è dotato di un forno pensile al primo piano. In una vicina casa
dei Caselli era stata rintracciata, sopra una trave di solaio, la data "1548", ora scomparsa.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

35
Roncaglio
IAGARONE
alt. m. 456 IGM F 85 I SE

Nucleo ad impianto indifferenziato; conserva in parte le caratteristiche tipologiche originarie.


Gli interventi di alterazione sono comunque localizzati. Vi si trova una casa-torre già dei
Ferrarini, poi Prati ed ora Montanari di probabile fattura cinquecentesca. L'impianto
pressoché quadrato con struttura in pietra a conci angolari squadrati e copertura a quattro
falde; all'intorno corre un cordolo di colombaia lineare. Un'altra torre con struttura analoga e
dello stesso periodo, è presente nel complesso rustico già dei Gambini ora Fontana. Anche
in questo edificio è riscontrabile un cordolo di colombaia lineare, in laterizio. Nelle altre unità
edilizie sono visibili diversi elementi riferibili al XV-XVI secolo.

36
Roncaglio
IENZA
alt. m. 326 IGM F 85 I SE

Piccolo nucleo sulle pendici dominanti alla destra del fiume Enza. Nel complesso delle
abitazioni è notabile una torre colombaia settecentesca con copertura ad altana e frontespizi
laterali. L'aggregato edilizio, un tempo di carattere signorile e probabilmente organizzato a
corte, ha subito diverse alterazioni che ne hanno in parte compromesso i rapporti ambientali
e tipologici.

37
Roncaglio
MASSALICA
alt. m. 440 IGM F 85 I SE

Rispetto alle indicazioni fornite dalla carta I.G.M. le due località di Case Curti e Massalica
presentano in loco una inversione dei toponimi testimoniata anche dalla denominazione
rilevabile dalla cartografia storica agli inizi del sec. XIX; comunque si può constatare come
nella località indicata Case Curti vi sia effettivamente una continua presenza di questa
famiglia che non si ritrova in Massalica nonostante lo scambio locale delle denominazioni. E'
presente una torretta colombaia tardo secentesca con struttura in pietra e copertura a
quattro falde, già dei Ferrarini ora degli Ugoletti, ed una casa-torre appartenente ad un
complesso con impianto a corte; nel sec. XIX era in proprietà dei Ferrari e successivamente
dei Curti. La torre è di fattura secentesca. Sono osservabili su due conci riportanti le date
"1657" e "1661". La struttura è in pietra con copertura ad una falda su coronamento ad
altana. Un semplice e lineare motivo in laterizio determina il cornicione di colombaia mentre
alla base dell'edificio è visibile una feritoia archibugiera. Al bivio della strada per Case Curti
è situata una cappellina ottocentesca dedicata alla Madonna del Rosario.

38
Roncaglio
MULINO GIARETTA
alt. m. 245 IGM F 85 I SE

Il mulino conserva la struttura e gli impianti originari. Il fabbricato è in pietra articolato su due
piani, di probabile fattura ottocentesca. Figura censito nella Carta idrografica della Provincia
di Reggio del 1888. Era alimentato dal torrente Enza attraverso un canale di derivazione che
azionava tre ruote orizzontali a mescolo. Vi si trovano tuttora le tre coppie di macine con

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

relativo telaio ligneo e tramoggia; rimangono inoltre diversi attrezzi per la lavorazione.
L'attività è cessata nel 1975.

39
Roncaglio
MULINO DI ROCCHETTO
alt. m. 229 IGM F 85 I SE

E' situato nei pressi della località di Currada sulla destra del torrente Enza. L'impianto, pur
ristrutturato nei meccanismi, è ancora in funzione con azionamento di 2 coppie di macine.
Fino al 1941 erano presenti le ruote motrici in legno di tipo verticale. Rimane una
interessante campionatura degli arredi, attrezzi ed accessori tradizionali ancora in uso.
L'edificio presenta una struttura in pietra e laterizio ed è articolato su due piani con annessa
residenza.

40
Roncaglio
RONCAGLIO
alt. m. 532 IGM F 85 I SE

La villa di Roncaglio è situata sulle pendici alla destra del fiume Enza. L'Affò riporta un
diploma del Re Lotario dell'anno 948 con il quale, in adempimento della volontà di Alda, sua
madre, dona al Vescovo di Parma Adeodato, tre corti fra le quali quella di "Runcaria" sul
fiume Enza (1). Il Ricci asserisce inoltre che vi si trovava un castello nominato nel 1056 (2).
Nel 1214 Salinguerra di Ferrara giurava fedeltà al papa Innocenzo III; tra i beni un tempo
appartenenti alla contessa Matilde di Canossa e che egli possedeva a titolo feudale c'erano
quelli anche "in....Runcallis" (3). Fin dal sec. XIII fu feudo dei Da Correggio e
successivamente dei Visconti. Con la permuta fatta nel 1479 dal Duca Ercole I la villa passa
sotto il Ducato di Modena e Reggio. Nel 1596 fu data in feudo al Marchese Ugo Pepoli di
Bologna il quale nel 1614 cambia questo feudo con quello di Guiglia nel modenese. In
seguito ne ebbero l'investitura i Gherardini di Verona i quali lo conservarono fino alla
soppressione dei feudi nel 1796. Il Ricci ne riporta la popolazione al tempo in 435 abitanti
(4).
La tradizione locale vuole che l'antica chiesa di Roncaglio venisse distrutta da una frana e
che la presente fosse fabbricata sugli avanzi dell'antico castello insieme con la canonica. La
chiesa dedicata a S. Michele Arc., era una antichissima cappella della Pieve di Bazzano e
come tale è indicata in un documento del 1230 (5). L'edificio attuale risale alla seconda metà
del secolo XVII e fu consacrato dal Vescovo di Parma Carlo Nembrini nel 1660. E' orientato
liturgicamente con facciata a capanna conclusa da un frontispizio triangolare cuspidato. Il
campanile, slanciato, si innalza sul fianco meridionale con cella a monofore archivoltate su
doppio ordine. L'interno presenta una sola navata con tre altari. Nel maggiore è visibile una
ancona intagliata, probabilmente della scuola del Ceccati. Al complesso è unita un torre
"colombaia" del sec. XVII a struttura in pietra con copertura a quattro falde e semplice
cordolo posatoio; sul prospetto sud rimane impressa una meridiana.

(1) AFFO’ 1792-1795, I, 231-249; (2) RICCI 1806, 213; (3)THEINER 1861, 45; (4) RICCI 1788, 213; (5) R.D.I.
1933, 343.

41
Roncaglio
SOLARA
alt. m. 510 IGM F 85 I SE

Nucleo ad impianto direzionale con interventi di alterazione localizzati. All'ingresso


dell'abitato è visibile una prima casa-torre dei Marconi. Presenta una struttura in pietra con

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

copertura a quattro falde e breve cordolo di colombaia. Sul prospetto sud reca un concio con
la data "1799". Seguendo la strada si trova sulla sinistra una seconda casa-torre sempre dei
Marconi; anche questa presenta una struttura in pietra, rivestita di intonaco bianco,
copertura a due falde su frontespizio e cordolo di colombaia sul prospetto a sud-est. In
fondo al paese è un'ultima torre riferibile al XVI-XVII sec., già degli Ugoletti, poi Carletti ed
ora Maffei. Sui prospetti sud e nord rimane un cornicione di colombaia in laterizio con motivo
a dente di sega.

42
Roncaglio
VERLANO
alt. m. 428 IGM F 85 I SE

Nucleo ad impianto focalizzato sulla casa-torre già dei Ferrarini, poi Tagliavini ora Rosati; il
borgo presentava un tempo un impianto a corte la cui direttrice di accesso ha determinato la
struttura urbanistica dell'abitato. Della corte rimane il portale di ingresso ad arco e parte
della recinzione. La torre è in pietra con copertura a due falde. Non sono presenti cordoli di
colombaia ma solo un posatoio sopra il quale è un concio recante, in cartiglio con croce, la
data "1634". Nonostante alcune alterazioni il complesso presenta ancora gran parte degli
elementi originari.

43
Rossena
BORGHI
alt. m. 399 IGM F 85 I SE

Piccolo nucleo situato presso la località di Casalino. Si evidenzia un edificio residenziale di


antica fattura, ora ristrutturato con alterazione delle caratteristiche primitive; durante i lavori
sono stati rinvenuti campioni di ceramica dei secoli XVI e XVII. Il rustico della stalla riporta
due conci datati "1706" e "1789". Un secondo complesso comprende un edificio padronale,
riferibile forse al XVI secolo; presenta un portale datato "1787". Lungo la strada per Casalino
è visibile una cappellina dedicata alla Madonna.

44
Rossena
BRAGLIE
alt. m. 389 IGM F 85 I SE

Il piccolo nucleo è costituito nella sua parte principale da un complesso rustico il linea. Si
può osservare una torre, dei Chiapponi, con struttura in pietra e copertura a due falde; un
soffittino di gronda in laterizio con disegno a dente di sega, vi corre all'intorno. Sul prospetto
nord figurano alcune finestre con mensole scolpite a semplice disegno geometrico. La
tradizione vuole che vi si trovasse la primitiva chiesa di Rossena (1).

(1) SCURANI 1895, II, 584

45
Rossena
CAMPOTRERA
alt. m. 291 IGM F 85 I SE

Cava abbandonata di offiolite diabasica attiva fino al 1955-56. La località è nota per le
pregevoli mineralizzazioni di datolite e prenhite contenute entro fratture della roccia
vulcanica; la rupe di Campoterra è una delle ultime zone della collina reggiana in cui
nidifichino varie specie di rapaci.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

46
Rossena
CASALECCHIO
alt. m. 433 IGM F 85 I SE

Sulla destra in alto lungo la strada da Canossa per Rossena è visibile un piccolo nucleo di
case in cui si evidenzia un bel edificio rustico presso cui è posta una maestà dedicata a
Sant'Antonio. Il complesso mostra diversi rifacimenti dovuti ad interventi di epoche
successive. Nel prospetto rivolto a sud rimane traccia di una finestrella ad elementi
monolitici attribuibile al XIV-XV secolo. L'ingresso si apre sul prospetto ad est con un portale
archivoltato sormontato da un oculo lobato. Nella parte ad ovest, rivolta verso Rossena, si
osservano diverse feritoie del tipo a cannoniera.

47
Rossena
CASALINO
alt. m. 432 IGM F 85 I SE

Nel 1116 in "Casalino" i monaci di Canossa possedevano un manso (1). Nucleo costituito da
"Casalino di Sopra" e "Casalino di Sotto"; in questo ultimo gruppo di abitazioni si trova un
interessante complesso rustico articolato ed un oratorio. Sono osservabili due torri
colombaie, di probabile fattura settecentesca, con copertura ad una falda su coronamento
ad altana rivolta a sud. La prima casa con torre, dei Ramolini comprende anche un rustico
recante un concio siglato "1668-IN SUDORE VLTUST VIVE SCERIS PAIVE TUO".
L'abitazione annessa alla torre presenta un forno sospeso ed aveva, un tempo, un loggiato
a più luci ora tamponato. La casa con torre colombaia dei Fontana è contigua ad un rustico
su cui sono segnate le date "1787", "1851" e "Bolondi 1899". Vi si trova inoltre un oratorio
secentesco dedicato a S. Carlo Borromeo ed alla Madonna del Popolo detta anche
dell'Aiuto dipendente dalla Chiesa di Rossena. Presenta una semplice struttura con
campanile a vela e rustico annesso già dei Pellegri. A Casalino di Sopra le unità edilizie
sono state in gran parte alterate o sono soggette a processi degradativi; sono ancora
leggibili tuttavia diverse particolarità tipologiche riferibili al XVI-XVII secolo.

(1) DREI 1950, III, 40

48
Rossena
GUARDIOLA
alt. m. 463 IGM F 85 I SE

Definita anche con il termine di Rossenella, fece parte del feudo Imperiale annesso alla
giurisdizione temporale di Parma. Si trova su un cocuzzolo disposto a sud della rupe di
Rossena. Appartenne ai Correggeschi. Dopo la morte di Giberto Azzo da Correggio nel
1402, il Duca di Milano, signore allora di Parma, investe Rossena, Gombio e Rossenella al
celebre Otto Terzi. Ritorna poi ai da Correggio fino alla confisca del feudo da parte del Duca
Ranuccio Farnese (1). La Guardiola è un possente torrione a pianta quadrata già circondato
da mura e fossati, ed altri apprestamenti difensivi (2).

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 171-272; (2) DALL'OGLIO 1975,I, 83-84

49
Rossena
"LA CAVA"
alt. m. 390 IGM F 85 I SE

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

La cava attualmente abbandonata, forniva un tempo una arenaria appartenente al


complesso della formazione di Bismantova. La tradizione locale la indica come la cava del
Castello di Rossena e ne riporta la denominazione dialettale "Al Mingoun".

50
Rossena
ROSSENA
alt. m. 493 IGM F 85 I SE

Il Castello di Rossena è situato su una rupe vulcanica rossastra che gli da il nome. Domina
un amplissimo panorama sulla pianura e la valle dell'Enza, a circa tre chilometri ad ovest di
Canossa. Intorno al 1070 si documenta come Bonifacio, duca e marchese di Toscana,
avesse concesso alla Chiesa di Reggio il "castellum de Rosena" (1). Nella carta contenente
il riconoscimento imperiale dei beni appartenenti nel 1116 al clero di Canossa appare un
"mansus in Rosina"; nel 1159 risultava che anche il monastero di S. Prospero di Reggio
aveva avuto dei beni "in Rosena" (2). L'Imperatore Enrico VI, nel 1193, ne conferma il
possesso alla Chiesa. Nel 1246 se ne impadronì il marchese Uberto Pallavicino, podestà di
Reggio. Mezzo secolo dopo venne in possesso della famiglia dei da Correggio.
Nell'inventario dei beni di Azzo da Correggio fatto nel 1364 risulta "quoddam Castrum cum
turribus, domibus, palatijs et fortilitijs sitis et edificatis in ipso Castro, quod appellatur
Castrum de Roxena..." (3). Salvo brevi periodi il Castello si mantenne in proprietà dei da
Correggio fino al 1612 quando fu conquistato a Girolamo da Correggio, accusato di aver
preso parte alla congiura contro Ranuccio I Farnese. Passata in proprietà dei duchi di
Parma, Rossena fu prima dei Farnese, poi dei Borboni e infine di Maria Luigia. Alla morte
della duchessa nel 1847, fu aggregata al ducato di Modena. Il Castello fu danneggiato nel
1558 dalle milizie del duca di Ferrara e dallo scoppio del magazzino delle polveri; subì
inoltre le conseguenze del terremoto del 1832 che ne stacca grossi brandelli di mura (4). Nel
1871 il Demanio vendette il Castello al conte Luigi Ratti Opizzoni i cui eredi ne curarono la
manutenzione. Nel 1938 venne in possesso a privati desiderosi di restaurarlo radicalmente
ma dopo circa un decennio fu rivenduto a una Società che ha portato all'interno del castello
notevoli trasformazioni per renderlo adatto a convegni. Secondo la Bertolani del Rio l'edificio
avrebbe posseduto un tempo delle torri, poi abbassate e modificate (5). Eretto in pietra con
rari inserti in mattoni esso possiede un impianto ad L, composto da un corpo doppio verso
nord-est (donde fuoriesce un elemento simile ad un puntone, nell'angolo settentrionale) e da
un corpo semplice verso sud-est; tali due corpi delimitano i lati di un cortile-spalto. Il castello
si trova in buono stato di conservazione ed è accessibile (6).
La chiesa di S. Matteo si trova nominata nel già citato Diploma di Enrico VI del 1193
"Curtem in loco et fundo Rossene cum Rocca et Capella inibi existentibus" (7). Figura come
filiale della Pieve di Caviano nei privilegi vescovili del 1201 e 1210 e nelle decime del 1302.
La tradizione vuole che la primitiva chiesa fosse situata nella vicina villa detta delle Braglie.
La visita del Vescovo Marliani del 1664 ci indica la chiesa orientata liturgicamente e
"scandulata". Ancora nel 1707 la visita Picenardi la trova formata da una unica nave con tre
altari (8). Alla fine del sec. XVIII la chiesa, ormai in rovina, è ricostruita. Presenta una
semplice facciata con portale sormontato dalla statua del Santo titolare ed un finestrone
trapezoidale sagomato in vertice. Il borgo conserva il caratteristico impianto direzionale
focalizzato, ben riscontrabile inoltre dalla lettura del catasto di Maria Luigia del 1821.
Recenti alterazioni e ristrutturazioni della cortina edilizia ne stanno comunque
compromettendo i rapporti ambientali originari. Alla rovina di alcuni complessi si
contrappongono interventi esteticamente e tecnicamente discutibili. All'ingresso del borgo, in
corrispondenza del primo sottopasso, in cui è visibile un tondo con l'immagine della
Madonna, rimane memoria di una antica torretta.

(1) MURATORI 1738-1742, III, 184; (2) DREI 1950, III, 40;(3) AFFAROSI 1733-1737, I, III; (4) DALL'OGLIO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

1975, I,83-84; (5) BERTOLANI 1965, 139-141; (6) PEROGALLI 1981,160; (7) SACCANI 1926, 74; (8) SCURANI
1895, II, 581-587

51
Vedriano
C. FANTUZZI
alt. m. 560 IGM F 85 I SE

Interessante complesso rustico con struttura a corte in proprietà dei Fantuzzi. E' indicata con
tale denominazione nel catasto di Maria Luigia del 1821. Presenta una torre colombaia
settecentesca con struttura in pietra e copertura ad una falda su coronamento ad altana
rivolta ad est.

52
Vedriano
C. PAOLI
alt. m. 465 IGM F 85 I SE

Nel catasto di Maria Luigia del 1821 figurano unite alle Case di Pietra Nera che hanno poi
dato il nome alla località attualmente costituita dalle stesse, dalle Case del Busso, Case
Corradi e Case della Croce. Le Case Paoli presentano un pregevole complesso che la
tradizione locale indica quale antico convento di frati. Si evidenzia una elegante torre
colombaia con struttura in pietra e coronamento ad altana a tre luci archivoltate; un sobrio
motivo lineare delimita la cornice di colombaia e, superiormente, il soffittino di gronda a due
fasce in cui si aprono i fori per rondoni. L'interno è costituito da un ampio cortile selciato in
pietra; vi si prospetta un bel loggiato a otto luci archivoltate su colonnette cilindriche in
laterizio. Si osservano anche un portale rialzato, archivoltato ed in parte tamponato, ed una
icona marmorea raffigurante un angelo ed un fedele con la dicitura: "POSUERUNT ME
CUSTODEM". Ancora sul prospetto est, ora ristrutturato, sono visibili tracce di un portale in
pietra, ed in un concio angolare riportante la data "1790". Anticamente forse in proprietà dei
Pepoli in seguito fu dei Romani, dei Ragazzi ed ora dei Motti.

53
Vedriano
LA CORTE
alt. m. 558 IGM F 85 I SE

E' uno dei nuclei costituenti l'abitato di Vedriano e definito nel catasto di Maria Luigia del
1821 come "Casa delle Aje". Presenta un caratteristico complesso rustico dall'impianto
originario probabilmente cinquecentesco, con un loggiato a tre luci archivoltate su colonne
cilindriche nel prospetto est. Già dei Dallari è ora della famiglia Baroni.

54
Vedriano
LA CROCE
alt. m. 483 IGM F 85 I SE

La località è uno dei nuclei costituenti l'abitato di Pietra Nera, all'incrocio delle antiche strade
di comunicazione con il territorio di Vetto e Castelnuovo Monti. Attualmente comprende le
Case del Busso, Case Corradi e Case della Croce. Alle Case del Busso (denominazione
attualmente dimenticata e riscontrabile nei catasti del 1821) è un interessante complesso a
corte già dei Pepoli, poi Dallari ed ora Formentini. L'ingresso interno presenta un portichetto
con colonnette in pietra arenaria, capitello e mensole di fattura secentesca; a lato è visibile
un concio recante l'iscrizione "I.P. 1569". Alcuni ambienti presentano decorazione ed
affresco. Pur nelle continue trasformazioni l'impianto ha conservato in parte i caratteri

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 28 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

originari. La torretta risale alla prima metà del sec. XX. Alla Croce rimane una torre
colombaia settecentesca dei Formentini. La struttura è in pietra con coronamento ad altana
e copertura ad una sola falda; è visibile un cornicione di colombaia in laterizio con motivo
decorativo a dente sega. In un edificio della vicina piazzetta è possibile osservare una
finestra con stipiti ed architravi incisi a motivi geometrici, riferibile al XVI secolo.

55
Vedriano
LA VILLA
alt. m. 572 IGM F 85 I SE

E' uno dei nuclei costituenti l'abitato di Vedriano. E' indicato nel catasto di Maria Luigia del
1821 con il termine "Case di Vedriano". Presenta un interessante complesso rustico già dei
Dallari ed ora della famiglia Baroni, con torre di probabile fattura secentesca a struttura in
pietra e copertura a quattro falde. Sui prospetti sud e nord sono visibili due cordoli di
colombaia in laterizio; un altro cordolo è riscontrabile in angolo dei prospetti nord ed ovest
insieme alla struttura di un'altra torre più antica in cui rimangono tracce di portali rialzati ed
altre aperture. Nelle altre unità edilizie, in gran parte rimaneggiate, sono ancora notabili
alcuni elementi architettonici originari. All'ingresso del borgo, al "Casale" si trova un
complesso rustico su cui si rileva un loggiato archivoltato a due luci.

56
Vedriano
LESIGNOLA
alt. m. 371 IGM F 85 I SE

Tra i beni confermati dall'imperatore nel 1116 al monastero di Canossa c'era un manso "in
Lisignolo" (1). E' indicato nel catasto di Maria Luigia del 1821 con il termine "L'Usignola". Vi
si trova una interessante torre riferibile al XVII-XVIII secolo ad impianto quadrato, struttura in
pietra con conci angolari rifiniti e copertura ad una falda su coronamento al altana. Presenta
un semplice cordolo di colombaia, in laterizio disposto di testa; nell'angolo a sud è murato
un bel esemplare di “coppo” invetriato di colore verde. Il complesso appartiene alla famiglia
Formentini.

(1) DREI 1950, III, 39.

57
Vedriano
MULINO DI CHICHINO
alt. m. 303 IGM F 85 I SE

Il mulino, ora abbandonato, sviluppa un corpo di fabbrica a pianta rettangolare con struttura
in pietra e copertura a due falde in coppi. Era alimentato dal torrente Tassobbio che
azionava un impianto costituito da 3 ruote orizzontali a mescolo, ora scomparse. Figura
indicato nella Carta idrografica del 1888 ma è già presente nel catasto di Maria Luigia del
1821 con il nome di "Mulino Dallari" e nella cartografia militare austriaca della stessa epoca
come "Mulino Lusignola".

58
Vedriano
MULINO PAOLI
alt. m. 326 IGM F 85 I SE

Il mulino, indicato nella Carta idrografica del 1888, è inattivo da circa un secolo e localmente
non ne rimane memoria della conduzione. Lo stabile è attualmente adibito a stalla. Vi si

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

trovavano probabilmente due ruote orizzontali a mescolo; non vi sono tracce degli impianti e
meccanismi. E' già segnalato come "Mulino Ragazzi" nella cartografia storica agli inizi del
sec. XIX.

59
Vedriano
MULINO RINALDI I già ROSATI
alt. m. 348 IGM F 85 I SE

Il mulino è stato realizzato nel 1900 c. ed ha da tempo cessato ogni attività. Presenta una
pianta rettangolare con struttura in pietra e copertura a due falde in coppi. Le macine erano
azionate da due ruote orizzontali a mescolo; in origine il mulino aveva una ruota verticale
che però non era funzionale per le caratteristiche del corso d'acqua. Degli impianti rimane
visibile una sola macina all'esterno della casa.

60
Vedriano
MULINO RINALDI 2
alt. m. 344 IGM F 85 I SE

Il mulino realizzato nel 1910 c. è stato ristrutturato a residenza cessando ogni attività nel
1950. Presenta una pianta rettangolare con struttura in pietra e copertura a due falde in
coppi. Le macine erano azionate da tre ruote orizzontali a mescolo. Dell'impianto rimangono
solo due pietre da macina.

61
Vedriano
RONCOVETRO
alt. m. 551 IGM F 85 I SE

Villa situata sulle pendici alla destra del torrente Tassobbio. Nel 1116 in "Roncoveteri" il
monastero di Canossa possedeva un manso (1). Rimangono tracce di una vecchia casa-
torre di proprietà Codeluppi, ora completamente ristrutturata dopo la distruzione dell'edificio
da parte di un incendio. Il complesso a corte già dei Gramoli presenta sull'arco di ingresso
una iscrizione e la data "1861"; su un concio si legge la data "1776-F.F.D.S.". A fianco è una
torre colombaia di fattura settecentesca della famiglia Boni completamente ristrutturata ed
alterata nelle luci. Rimane un leggero cordolo di colombaia ed i fori per rondoni disposti sotto
la copertura a quattro falde. Nella villa è situato anche un oratorio dedicato a S. Giovanni
Battista; presenta una facciata a capanna, portale architravato con nicchia e finestrella
lobata superiore.

62
Vedriano
TRINITA'
alt. m. 590 IGM F 85 I SE

Nucleo ad impianto indifferenziato costituito da edifici sparsi in costa lungo la strada per
Vedriano. Alla deviazione per Gombio è osservabile un piccolo oratorio di probabile fattura
ottocentesca dedicato alla SS. Trinità; presenta una semplice fattura a capanna con
orientamento liturgico. Nella facciata del rustico che vi si appoggia sul fianco meridionale è
visibile, un concio inciso con una rozza croce. Sulla sinistra della strada all'inizio dell'abitato
sorge il villino con torretta della famiglia Saccardi.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

63
Vedriano
VEDRIANO
alt. m. 578 IGM F 85 I SE

Villa costituita da diversi nuclei di case sparse dai nomi propri di "La Villa", "La Corte", "Il
Casale", "La Chiesa", disposti sui pendii alla destra del torrente Tassobbio. L'Overmann e lo
Schumann identificano con questa località il "Verianum" ricordato nel documento del 958 in
cui Adalberto Atto di Canossa risulta acquistare delle masserie (1). D'altra parte, viene
spontanea la supposizione che tale forma possa riflettere più da vicino l'attuale toponimo
"Verlano", che corrisponde ad un centro abitato non distante (2). Vedriano già feudo della
casa Pepoli di Bologna, fu annesso alla Provincia di Reggio nel 1847 alla morte della
Duchessa Maria Luigia di Parma. Il Molossi ne indica una popolazione di 258 abitanti agli
inizi del XIX secolo (3). La chiesa parrocchiale, dedicata a S.Salvatore, appartenne sempre
alla Diocesi di Parma ed era una antica cappella della Pieve di Bazzano come risulta in un
documento del 1230 (4). Nel 1691 è soggetta al Vicariato di Scurano. Presenta una
semplice struttura con campanile a monofore, cuspidato ed è orientata in senso liturgico.

(1) OVERMANN 1980; (2) SCHUMANN 1973, map. 3.31; (3)MURATORI 1738-1742,II, 777; (4) MOLOSSI 1806,
581; (5) R.D.I.1933, 343.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Comune di Carpineti

1
Carpineti
ANTOGNANO/S. GREGORIO
alt. m. 499 IGM F 86 III NO

Il Muratori riporta come il Conte Lodolfo figlio di Re Ottone fosse sepolto nel 957 nella
chiesa di S.Prospero di Antognano. La corte di Antognano è una delle dodici corti donate nel
1071 dalla Contessa Beatrice di Canossa al Monastero di Frassinoro. Nel 1092 le chiese di
S.Gregorio di Antognano e di S.Prospero sono donate dalla Contessa Matilde al Monastero
di S. Benedetto di Polirone (1). Il Rombaldi afferma come la corte continuasse
probabilmente un "fundus Antonianum" presso il quale vi era quel "Forum Antonianum"
documentato in diverse carte del Monastero di Marola del 1156, 1179 e 1181 (2). Dopo il XII
secolo non si trova più notizia della località. Il luogo ove sorgeva l'antica chiesa di S.
Gregorio si trova a circa 300 metri ad est della attuale chiesa di S. Prospero sopra un
altopiano detto Valcisia (individuato dallo Scurani con il toponimo di Giusetto "Geugeul" (3)
verso la fonte del torchio; si crede che il primitivo edificio sia stato distrutto da un incendio
nel XIII secolo (4).

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 16; (2) ROMBALDI 1976, 81; (3) SCURANI 1895, V, 721; (4) SACCANI 1926, 41.

2
Carpineti
BANZOLA/MONTE BANZOLA
alt. m. 818 IGM F 86 III NO

Insieme al castello di Cavazzola era situato poco ad occidente del castello di Carpineti. Nel
1182 Alberto da Banzola, che ne era in possesso, fece atto di annessione al Comune di
Reggio. I due castelli furono poi espugnati dal Podestà di Reggio, Manfredi da Cornazzano,
nel febbraio-marzo 1237 (1).

(1) BERTOLANI 1965, 213.

3
Carpineti
BORAGO
alt. m. 517 IGM F 86 III NO

Nucleo disposto sui pendii a settentrione del M.Valestra. Vi si evidenzia un oratorio ed un


complesso rurale con torre. L'oratorio dedicato a S.Luigi presenta una pianta ad aula con
fronte a capanna; il portale architravato è sormontato da un concio riportante la data "1740"
mentre al centro si apre una finestrella quadrilobata. La torre a pianta quadrangolare si
sviluppa su tre livelli e la colombaia superiore, delimitata in gronda da un sottile cordolo in
arenaria. Sul tetto a quattro falde si imposta un campaniletto a vela.

4
Carpineti
BUSANELLA
alt. m. 660 IGM F 86 III NO

Nel 1218 trenta uomini della comunità di Busanella giurarono fedeltà al Comune di Reggio,
rinnovato in seguito da altri 25 uomini nel 1240 (1). La vicina chiesa di S.Biagio è ricordata
nel 1302 tra le figliali della Pieve S.Vitale (2). Nel 1633 il feudo di Busanella reso vacante
per la morte del Conte Orazio Malaguzzi fu investito al celebre Fulvio Testi; il figlio del Testi

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 33 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

lo cambiò in seguito con quello di Toano (3). Dopo i Testi ne furono investiti i Pegolotti ai
quali apparteneva nel 1705 (4). Alla fine del XVIII secolo era feudo della casa Benedetti di
Fivizzano (5) e comprendeva una popolazione di 76 abitanti (6). Nel piccolo borgo sono
riscontrabili valori ambientali e tipologici.

(1) ROMBALDI 1976, 128 - SCURANI 1895, V, 486; (2) SACCANI 1926, 26; (3) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 81;
(4) SCURANI 1895, IV, 486; (5) TIRABOSCHI, op. cit.; (6) RICCI 1788, 23.

5
Carpineti
CA' DE' BERRETTI
alt. m. 548 IGM F 86 III NO

Interessante nucleo rurale posto su un rilievo a ponente della chiesa di S.Prospero.


Nell'ampio piazzale del borgo si innalza una significativa casa-torre. La costruzione assai
slanciata si articola su quattro livelli conclusi da un coperto a due falde. Il paramento è in
pietra con angolari parzialmente rifiniti. Nella parte superiore, adibita a colombaia, si
evidenziano due cordoli in cotto, uno lineare ed uno a dente di sega, oltre ad un rosone a
ruota. Le luci sono rade e riquadrate da elementi monolitici. Nella casa vicino rimane un
concio siglato "1784-d.d.p. - f.b.". Nel borgo si riscontra l'antica casa dei Berretti, in parte
ristrutturata, con l'originario portale d'ingresso recante in chiave lo stemma della famiglia. Al
complesso è articolato anche un oratorio dedicato alla Beata Maria Vergine, già di patronato
della famiglia Berretti (1), su cui svetta un elegante campanile a cella monofora. Negli altri
edifici del borgo si riscontrano diversi elementi tipologici riferibili al XVI-XVIII secolo.

(1) Visita 1707, III, 388.

6
Carpineti
CAMMINADA
alt. m. 568 IGM F 86 III NO

Nella località sorge l'interessante villa della famiglia Grandi, circondata da un piccolo parco e
realizzata nel 1906 c. dall'ing. G.Tirelli. Presenta un volume articolato ad una torretta a
trifore superiori. Nell'interno vi sono decorazioni del Poli di Scandiano. Annesso alla villa è
un oratorio non consacrato che ne riprende i motivi architettonici. Da segnalare inoltre anche
il nucleo rurale con tipologie ristrutturate, riferibili al XVI secolo.

7
Carpineti
CAMPOVECCHIO
alt. m. 659 IGM F 86 III NO

Nucleo di interesse tipologico; tra gli elementi distintivi si evidenziano alcuni sottopassi ad
architrave ed in volto. L'oratorio dedicato a S. Antonio Abate già indicato nella Visita
Picenardi del 1709, è dipendente della chiesa di S.Donnino di Marola (1). Un tempo era di
patronato della famiglia Beretti di Carpineti (2). La facciata è a capanna. Sopra il portale,
architravato, figura un concio datato "1778"; in vertice, al centro, si apre un'ampia finestra
trapezoidale.

(1) Visita 1707, III, 390; (2) SCURANI 1895, IV, 490.

8
Carpineti
CANTIGALLI

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

alt. m. 679 IGM F 86 III NO

Si evidenziano una casa-torre e le tracce di un edificio seicentesco. La prima presenta una


pianta quadrangolare, sviluppata su quattro livelli e conclusa con un coperto a due falde. La
colombaia è sottolineata da un sottile cordolo lineare. Il paramento è in pietra e vi si aprono
piccole e rade finestre. Dell'edificio seicentesco rimangono una finestra, un portale ed un
concio datato "1684" all'interno di un porticato di servizio.

9
Carpineti
CARPINETI
alt. m. 560 IGM F 86 III NO

Un "prato di Carpineto" è nominato in una memoria del 957 (1). La località doveva poi
identificarsi con la corte canossana donata nel 1071 da Beatrice all'Abbazia di Frassinoro
(2) mentre nel 1092 è siglato un "Actum Carpineta" in un documento di Matilde di Canossa
in favore del Monastero di S.Benedetto (3). Nel 1218 Carpineti con 52 uomini presta il
giuramento di fedeltà al Comune di Reggio (4). Il borgo dovette seguire anticamente le
vicende del castello. Passò quindi ai Salinguerra ed ai Fogliani, investitene dal Papa nel
1254 e dall'Imperatore Federico III nel 1320 (5). Fu poi assoggettata dagli Estensi agli inizi
del XV secolo (6). All'inizio del XVII secolo era feudo del Marchese Alfonso Fontanelli, in
seguito fu del Marchese Cesare Molza e nel 1711 del Conte Giannini, inviato del Duca
Rinaldo alla corte di Vienna (7). Alla fine del XVIII secolo era feudo della casa Valdrighi
contando 134 abitanti nella villa e 836 nella contea, vi si trovava inoltre la sede del Pretorio e
vi si teneva un mercato il mercoledì (8). Tra le tipologie architettoniche dell'abitato si
evidenziano gli edifici circostanti la piazzetta della sede municipale ed in particolare il
palazzo Amorotti. Anche se ristrutturato rileva ancora parte delle caratteristiche originarie
con un volume articolato ad una torre cinquecentesca. La Visita Picenardi del 1709 vi
riscontra già esistente un oratorio dedicato a S.Filippo Neri di patronato della stessa famiglia
(9).

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 133; (2) ROMBALDI 1976, 81; (3) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 133; (4)
ROMBALDI 1976, 127; (5) ROMBALDI 1976, 137-139; (6) ROMBALDI 1976, 147; (7)
TIRABOSCHI, op. cit.; (8) RICCI 1788, 38; (9) Visita 1707, III, 388.

10
Carpineti
C. CAVALLETTI
alt. m. 590 IGM F 86 III NO

Interessante edificio cinquecentesco. Le luci al livello terreno sono riquadrate in arenaria


sagomata. Si notano un portale con arco a tutto sesto con chiave di volta cuspidata ed un
massiccio architrave in arenaria siglato "MDLXXXIIII - DOMINICUS - CABALLETTUS-ET
FRATRES-F.P.".

11
Carpineti
C. SERRA
alt. m. 680 IGM F 86 III NO

Piccolo nucleo di case a ponente di S. Pietro di Savognatica, in stato di parziale abbandono.


Vi si evidenzia una maestà a pilastrino di fattura ottocentesca, con nicchia riquadrata, priva
della immagine votiva.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 35 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

12
Carpineti
CASELLA
alt. m. 534 IGM F 86 III NO

Il piccolo gruppo di case conserva parte dei caratteri tipologici originari nell'articolazione dei
volumi e nei paramenti in pietra. Tra i particolari si notano gli architravi di una finestra ed un
portale su cui si distinguono una rosa a sei punte ed una croce.

13
Carpineti
CASTELLO DI CARPINETI/CASTEL S. PIETRO
alt. m. 809 IGM F 86 III NO

Sotto il castello sono stati recuperati frammenti ceramici attribuibili al VI-V secolo a.C. (1). Il
complesso sorge sul monte Antoniano, sovrastante il borgo di Carpineti. Deve la sua
fondazione a Matilde di Canossa che nel 1077 vi accolse Papa Gregorio VII. Nel 1082 ospita
il Vescovo di Lucca, S.Anselmo, che governò la diocesi di Reggio dal 1082 al 1086 e
successivamente i pontefici Urbano II e Pasquale II (2). Nel 1092 vi si svolse l'assemblea di
vescovi, prelati e monaci che decise la continuazione della guerra contro Enrico IV. Alla
morte della contessa passò in possesso di Enrico V (3). Nel 1168 ne era signore "Gherardo
da Carpineto" che ne affida la difesa ai fratelli Ugo, Raimondo e Alberto da Baiso; questi
furono poi sostituiti nel 1070 da Ubaldo da Mandria (4). Nel 1182 fu occupato dai parmigiani
al comando di Morello Malaspina, poi dal Comune di Reggio in cui favore prestarono
giuramento gli abitanti, nel 1218. Passa quindi ai Salinguerra e nel 1245 ai Fogliani che ne
tennero il possesso fino al 1412 quando cadde in potere di Nicolò III d'Este (5). Nel 1513,
passata Reggio sotto il domino del Pontefice, il Governatore della città Giovanni Gozzadini
concesse il castello a Domenico d'Amorotto con una donazione confermata da Leone X e da
Adriano VI (6). Il castello rimane in possesso dei suoi seguaci fino al 1523 quando ritornò
agli Estensi che dall'inizio del XVII secolo ne fecero feudatari successivamente i Fontanelli, i
Molza, i Giannini ed i Valdrighi cui venne tolto nel 1796 all'epoca della soppressione dei
feudi; fu poi loro restituito nel 1803. L'ultimo discendente fu il conte Francesco, storico
modenese, deceduto nel 1899 (7). Già dalla prima metà del XVII secolo il castello era in
rovina. La struttura del complesso è riferibile a quella di un castello-recinto, con una cinta a
pianta irregolare prossima tuttavia ad un trapezio. All'estremità del lato corto meridionale si
trova un piccolo ambiente absidato, configurandosi come un torrione rotondo, attraverso il
quale si entrava nel castello. All'interno emerge significativamente la torre isolata. Questa è
a pianta quadrata costituita da masselli di pietra ben squadrati; le finestre con arco a pieno
centro poste sulle fronti meridionali ed occidentali e quella sul prospetto settentrionale ne
fanno propendere ad una datazione non posteriore al XIII secolo (8). All'epoca di fondazione
del castello sembra debba riferirsi anche la chiesa di S. Andrea, consacrata il 20 settembre
1117 dal vescovo Bonseniore; aveva titolo di Prevostura ed era officiata da Canonici. Era
dipendente dalla Pieve di S. Vitale cui figurava ancora soggetta nel 1709. Nel 1543
necessitava di riparazioni ed era quasi diroccata. Sulla porta esterna reca la data del
restauro del 1902 (9). L'edificio è orientato liturgicamente con pianta ad aula ed abside
rettangolare. Nella facciata a capanna si apre il portale architravato con lunetta superiore
decorata con un fregio romanico; al centro è posta una finestra quadrilobata. Il campanile
con cella a monofore riquadrate si innalza sul fianco settentrionale. L'intero complesso è
stato oggetto recentemente di un interessante intervento di restauro condotto dalla
Soprintendenza per i Beni Architettonici dell'Emilia sotto la direzione dell'arch. M. Cristina
Costa.

(1) SCARANI 1962, II, 527; (2) BERTOLANI 1965, 165; (3) BERTOLANI, op. cit.; (4) BERTOLANI, op. cit.; (5)
BERTOLANI, op. cit.; (6) BERTOLANI, op. cit.; (7) BERTOLANI, op. cit.; (8) PEROGALLI 1981, 51-52; (9)
SCURANI 1895, II, 666.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 36 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

14
Carpineti
CASTELLO DI MANDRA
alt. m. 575 IGM F 86 III NO

Interessante complesso dominante il corso del torrente Tresinaro sulle pendici del
M.Uccellara. Il castello è nominato in una carta del 1115 e fu per lungo tempo in possesso
della famiglia che ne prese il nome (1). Nel 1184 Jacopo da Mandra cede al Comune di
Reggio la sua parte del castello e della corte di Mandra, giurando fedeltà con i suoi uomini
(2). Il castello figura poi, pare erroneamente, nella investitura del patrimonio Matildico a
Salinguerra nel 1215 (3); fu quindi espugnato nel 1348 dai Gonzaga, signori di Reggio, che
tuttavia non riuscirono a prendere la Rocca (4). Nel trattato con Bernabò Visconti del 1373
figura tra i castelli assegnati a Guido Savina Fogliani ma affidato in "gestione" a Matteo e
Giorgio Cattani, forse discendenti della famiglia da Mandra (5). Si assogetta infine nel 1427
a Nicolò III d'Este (6). Nel 1604 ne viene investito il Conte Alessandro Ariosti (7). Passa nel
1709 al Marchese Molza (8) ed infine alla fine del Settecento come feudo della casa
d'Ottone Chiodini della Lunigiana, comprendendo a questa data 191 abitanti (9). La chiesa
di S.Martino di Mandra è nominata in una carta del Monastero di Marola del 1148 (10). Una
chiesa parrocchiale con il titolo dei SS.Fabiano e Sebastiano è elencata insieme a quella di
Pianzano nelle Decime del 1302 quale dipendente della Pieve di S.Vitale (11); ora non
rimane che un oratorio, in abbandono, indicato erroneamente dalla Bertolani con il titolo di
S. Liberata (12) e dedicato invece a S. Leonardo. Poche tracce rimangono dell'antico
castello; sono visibili parte della cinta muraria e di un torrione quadrangolare adibito a fienile.
L'unica emergenza è costituita dall'oratorio con gli edifici annessi. Presenta una semplice
facciata a capanna con portale a tutto sesto e due finestrelle superiori. L'abside è
semicircolare mentre sulla copertura si trova un campaniletto a vela. Sulla porta d'ingresso
alla parte civile è visibile un concio datato "1810".

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 10; (2) ROMBALDI 1976, 111; (3) TIRABOSCHI, op. cit.; (4) TIRABOSCHI, op.
cit.; (5) TIRABOSCHI, op. cit.; (6) SCURANI 1895, V, 699; (7) TIRABOSCHI, op. cit.; (8) BERTOLANI 1965, 218;
(9) RICCI 1788, 126; (10) SACCANI 1926, 29; (11) SCURANI, op. cit.; (12) BERTOLANI, op. cit.

15
Carpineti
CIGARELLO
alt. m. 476 IGM F 86 III NO

Nucleo rurale alla deviazione della fondovalle del t. Tresinaro. Vi si evidenzia un complesso
articolato a due caratteristiche case-torri. Queste sono a pianta quadrata sviluppate su tre
livelli con colombaia superiore e concluse da un coperto a quattro falde. Le luci sono piccole
e rade. Le colombaie sono delimitate da un corridoio lineare modanato su cui si impostano
delle aperture a trifora. La torre verso nord, probabilmente rialzata presenta un soffittino di
gronda modanato in mattoni con fori per rondoni; l'altra torre di dimensioni più ridotte mostra
un soffittino di gronda a sguscio. Alla sinistra del torrente Tresinaro si trova il mulino del
Cigarello ora completamente ristrutturato. L'antico impianto figura già esistente agli inizi del
XIX secolo ed è censito nella Carta idrografica d'Italia del 1888 (1). Era dotato di quattro
macine azionate da ruote orizzontali a "ritrecine".

(1) C.I.I. 1888, 148.

16
Carpineti
COGLIOLLA
alt. m. 609 IGM F 86 III NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 37 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Nucleo rurale sulle pendici declinanti alla sinistra del t. Secchia. E' costituito da un
complesso padronale con oratorio annesso; questo presenta una pianta ad aula e facciata a
capanna. Vi si apre il portale architravato con riquadro superiore per l'effige del titolare e
finestrella quadrilobata in vertice. Il paramento in pietra con angolari rifiniti a ricorsi alterni.
La Visita Picenardi del 1709 lo indica dedicato alla Natività della Beata Maria Vergine ed in
patronato della famiglia Cavalletti (1). L'edificio civile si articola in un volume compatto ad
ampia pianta sviluppata su due livelli. Il portale scolpito a bugnato, è a tutto sesto e
sormontato da una elegante finestra barocca con decorazioni a volute. Le luci sono regolari,
simmetricamente disposte e, in facciata, composte da elementi monolitici in arenaria. Nel
pozzo antistante si nota la data "1685"; un'altra finestrella datata "1889"
è visibile su un rustico.

(1) Visita 1707, III, 370.

17
Carpineti
COLOMBAIA
alt. m. 330 IGM F 86 III NO

Nella località si notano alcuni rustici di interesse. Vi si trova anche un piccolo oratorio
dedicato alla B.V. Del Rosario ed a S.Giovanni Battista, eretto nel 1897. Presenta una
semplice struttura con facciata a capanna in cui si aprono il portale architravato ed una
finestrella rotonda centrale. La cornice di gronda è modanata mentre sulla copertura si
imposta un campaniletto a vela. A lato dell'oratorio sorge il mulino della Colombaia già dei
Ferri ora Vezzosi censito nella Carta idrografica d'Italia del 1888 come mulino "Colombara
Inferiore" (1). L'impianto ancora in funzione, ed in cui sono presenti due macine con relativo
telaio ligneo, era un tempo azionato da ruote orizzontali a ritrecine. Il complesso del mulino
è articolato da una antica casa-torre di cui rimane parte della struttura nell'angolo nord-est;
probabilmente ribassata ne sono visibili ancora tracce della colombaia da cui deriva il nome
alla località.

(1) C.I.I. 1888, 138.

18
Carpineti
GARGOLA
alt. m. 606 IGM F 86 III NO

Vi sorge un interessante complesso padronale con villa ed oratorio della famiglia Spadacini-
Ferrarini. La villa realizzata nella seconda metà dell'Ottocento presenta un volume compatto
su pianta quadrata, sviluppata su tre livelli e sottotetto. La copertura è a quattro falde
impostate su una cornice di gronda mensolata. Le luci sono regolari, simmetricamente
distribuite e balconate al piano nobile. L'oratorio probabilmente può riferirsi ad una
ricostruzione di un edificio più antico indicato dalla Visita Picenardi del 1709 come esistente
nella località di Vesallo, dedicato alla Natività di Maria Vergine e di patronato della famiglia
Ferrarini. E' di semplice impianto con facciata a capanna orientata liturgicamente; il portale
architravato è sormontato, in vertice del prospetto, da una finestrella quadrilobata. Una
cornice di gronda a gola corre all'intorno. Sopra alla porta del rustico adiacente figura una
finestra di recupero ovoidale, modanata. Alla deviazione con Savognatica è posta una
maestà a pilastrino, cuspidata.

19
Carpineti
GIAVELLO
alt. m. 502 IGM F 86 III NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 38 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Nucleo rurale cinquecentesco. Tra i fabbricati emerge un edificio articolato ad una torre.
Questa presenta una pianta quadrata con paramento in pietra ad angolari parzialmente
rifiniti. Il coperto è a quattro falde disposto su un soffitto di gronda a mensole lignee
intercalate dai fori per i rondoni; un cordolo lineare di colombaia corre all'intorno su tre lati,
gli accessi per i colombi sono sia a bifora che semplici con mensola aggettante in pietra.

20
Carpineti
IBATICA
alt. m. 583 IGM F 86 III NO

Nucleo rurale con struttura a corte costituito da un edificio signorile e da un complesso di


rustici articolati ad una casa-torre. Il primo sviluppa un volume compatto con ampia pianta
su due livelli; nella facciata si apre un portale seicentesco con arco a tutto sesto in arenaria,
sormontato da una finestrella quadrilobata. La torre è di ridotte dimensioni. La parte
superiore adibita a colombaia è sottolineata da un cordolo lineare su cui si impostano le
aperture a trifora; il coperto è a falda unica. Al centro del prospetto della facciata si apre una
finestrella a stipiti trapezoidali in arenaria.

21
Carpineti
I BOSCHI
alt. m. 632 IGM F 86 III NO

Alla deviazione con Casa Bazzoni è visibile una cappellina ottocentesca dedicata alla Beata
Vergine. Presenta una cornice modanata su cui si imposta la copertura a padiglione.

22
Carpineti
LA COSTA
alt. m. 571 IGM F 86 III NO

La località è costituita dal palazzotto della famiglia Silvi e dagli edifici rurali annessi. Un
tempo vi si trovava anche un oratorio, ora demolito, dedicato a S. Maria Maddalena;
l'oratorio è indicato nella Visita Picenardi del 1709 nella località "Mondovilla" in patronato
della famiglia Tamponi (11). Il palazzo pur nelle diverse ristrutturazione presenta ancora
parti dell'impianto originario ed elementi tipologici di interesse. Si articola con una pianta
quadrata sviluppata su tre livelli e sottotetto; il tetto è a quattro falde concluso in vertice da
una torretta. Le luci sono regolari e simmetricamente distribuite. Il portale d'ingresso è molto
elegante con arco a tutto sesto in arenaria, intagliato a bugnato a punta di diamante. Il
nucleo degli edifici può essere probabilmente riferito al XVI-XVII secolo.

(1) Visita 1707, III, 390.

23
Carpineti
LAMOLA
alt. m. 548 IGM F 86 III NO

Piccolo nucleo rurale ad occidente del capoluogo. Si evidenzia un interessante complesso


derivato da aggregazioni successive. La struttura presenta una pianta quadrangolare
articolata a levante ad una parte in aggetto con colombaia superiore definita da un cordolo
lineare. L'edificio ora delle famiglie Piagni e Merciari presenta un concio angolare datato
"MDCCCLV". Nel rustico a fronte è rilevabile un concio scolpito con una testa antropomorfa

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 39 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

ed un elemento datato "1828".

24
Carpineti
MANDRA
alt. m. 511 IGM F 86 III NO

Il borgo di Mandra sorge a valle delle pendici in cui si trovano le rovine dell'omonimo castello
del quale seguirà le sorti. Nel 1184 Jacopo da Mandra cede al Comune di Reggio la sua
parte del castello e della corte di Mandra, giurando fedeltà con i suoi uomini (1). Il piccolo
agglomerato è costituito da alcuni edifici rurali in parte ristrutturati. Vi si evidenziano elementi
tipologici di interesse tra cui alcune finestre in arenaria decorate a zigrino.

(1) ROMBALDI 1976, 111.

25
Carpineti
MONDOVILLA
alt. m. 500 IGM F 86 III NO

Complesso rurale, dei Silvi, forse riferibile al XVI secolo situato sui rilievi immediatamente a
ponente di Cigarello. L'edificio principale di impronta "signorile" presenta un volume
articolato ad "L", compatto e sviluppato su due livelli. Tra gli elementi architettonici si
evidenzia un bel portale, ora tamponato, con arco a tutto sesto ad elementi monolitici in
arenaria. Nel prospetto a meridione si rilevano luci riquadrate in arenaria tipicamente
cinquecentesche.

26
Carpineti
MULINETTO
alt. m. 596 IGM F 86 III NO

Interessante complesso costituito da una serie di edifici scalarmente disposti sul pendio alla
sinistra del rio di Riana. La parte prossima al corso d'acqua era un tempo l'antico mulino di
Regigno già esistente agli inizi del XIX secolo. La tipologia è articolata ad una struttura a
torre, ora ristrutturata. Già della famiglia Ovi, il mulino è disattivato dagli inizi del secolo.
Sviluppa una caratteristica pianta quadrata, su quattro livelli e coperto a quattro falde; la
parte superiore adibita a colombaia è delimitata da un cordolo lineare, spezzato per
l'inserimento di una finestrella (forse ampliamento di una luce anteriore).

27
Carpineti
MULINO CONCA
alt. m. 592 IGM F 86 III NO
Situato alla destra del torrente Tresinaro, era già esistente agli inizi del XIX secolo ed è
censito nella Carta idrografica d'Italia del 1888 (1). Il mulino, di proprietà della famiglia Olmi,
era composto da due impianti: il mulino Conca superiore ed il mulino Conca inferiore. Il
primo costituiva il corpo principale ancora esistente ma ristrutturato e ridotto a residenza. E'
stato attivo fino al dopoguerra ed era azionato da due ruote orizzontali a ritrecine; un'altra
ruota si trovava nel mulino inferiore.

(1) C.I.I. 1888, 148.

28
Carpineti

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 40 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

MULINO GIABATTA
alt. m. 510 IGM F 86 III NO

Mulino situato presso S.Donnino, alla confluenza del rio Lamburana nel t. Tresinaro. Il
mulino fu dei Gramoli, poi Silvi ed ora è dei Panciroli. Figura già esistente agli inizi del XIX
secolo ed è censito nella Carta idrografica d'Italia del 1888 (1). Rinnovati gli impianti nel
1926 cessa ogni attività nel 1948-49. Un tempo era dotato di tre ruote orizzontali a ritrecine.

(1) C.I.I. 1888, 148.

29
Carpineti
MULINO VECCHIO/COLOMBAIA
alt. m. 332 IGM F 86 III NO

Il mulino figura già esistente agli inizi del XIX secolo. Nella Carta idrografica d'Italia del 1888
sono censiti due impianti: il mulino Colombaia superiore con annessa tintoria ed il mulino
Colombaia inferiore (1). Già dei Vezzosi è stato da tempo disattivato. Era azionato da tre
ruote orizzontali a ritrecine.

(1) C.I.I. 1888, 138.

30
Carpineti
PIANZANO
alt. m. 585 IGM F 86 III NO

La località, nominata nel 1106 e nel 1115, era compresa nella Contea di Mandra (1). La
chiesa dedicata alla Natività della Beata Vergine dipendeva nel 1302 dalla Pieve di S.Vitale
di Carpineti (2); nel 1538 era unita alla chiesa di Debbia in Comune di Baiso (3). La chiesa
presenta una facciata a capanna assai sobria, orientata a levante. Il portale architravato è
sormontato al centro del prospetto da una finestrella quadrilobata. Il campanile svetta
elegante a fianco del prospetto meridionale. Mostra conci angolari rifiniti a ricorsi alterni ed è
concluso da una cella a monofore.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 201; (2) R.D.I. 1933, 294; (3) SACCANI 1926, 33.

31
Carpineti
PIGNEDOLO
alt. m. 727 IGM F 86 III NO

Località situata ai confini del territorio comunale verso Felina, alle pendici del monte
Frambolara. Nell'abitato è presente un oratorio settecentesco dedicato alla SS.Trinità; la
Visita Picenardi del 1709 lo indica in patronato della famiglia Pignedoli (1). E' di semplice
fattura con facciata a capanna; vi si apre un portale architravato con nicchietta superiore e
una finestra quadrilobata in vertice. Tra le altre emergenze si evidenzia una casa a torre
articolata ad altri edifici. E' caratterizzata da una pianta quadrangolare su tre livelli e
conclusa da un coperto a doppia falda. La parte superiore adibita a colombaia è sottolineata
da un cordolo continuo all'intorno costituito da elementi in laterizio disposti a dente di sega.
Nelle altre unità edilizie sono ancora rilevabili un portale ed una finestrella in arenaria con
decorazioni a losanga.

(1) Visita 1707, III, 391.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 41 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

32
Carpineti
POIAGO
alt. m. 550 IGM F 86 III NO

La località forse può riferirsi al "Pulacum" citato in una carta del 1108. Nel 1115 è
denominata "Pulliacum" (1). Nel 1623 era possesso insieme a Piagna del Conte Camillo
Seghini di Modena, passa quindi nel 1709 ai Conti Carandini ed infine, elevata a
Marchesato, alla Casa Calani di Sarzana (2), di cui era feudo alla fine del Settecento
comprendendo una popolazione di 150 abitanti (3). La chiesa dedicata a S.Agata figura nel
1302 tra le dipendenti della Pieve di S.Vitale di Carpineti (4). La Visita Cervini del 1543
indica la chiesa in cattive condizioni. Viene riedificata e probabilmente consacrata agli inizi
del XVII secolo. La tradizione riporta come un antico oratorio di S. Giacomo venisse ridotto
alla attuale chiesa parrocchiale (5). L'edificio presenta una facciata rivolta a levante. Il
prospetto è a capanna delimitato da lesene angolari e da un frontespizio superiore; vi si apre
il portale architravato ed una finestra circolare a filo del frontespizio. Il campanile, a cella
monofora, si innalza a fianco del prospetto settentrionale. Nell'edificio annesso della
canonica è visibile un loggiato seicentesco a due luci ad arco su colonnette. Il borgo è
costituito dall'antico complesso dei Cavalletti ora in parte ristrutturato, ampliato ed adibito a
ricovero per anziani. Dietro alla palazzina padronale, articolata ai moderni edifici, si sviluppa
una piccola corte dominata da un edificio rustico con casa a torre ed un'oratorio. La torre
riferibile al XVI secolo è impostata con una pianta quadrata su tre livelli e colombaia
superiore, conclusa da un coperto a quattro falde. Particolarmente interessante il cordolo
spezzato di colombaia, in laterizio a dente di sega e la cornice di gronda con elementi in
laterizio disposti a "T" intercalati dai fori per i rondoni. L'oratorio settecentesco, ora ridotto a
rustico, è dedicato all Presentazione di Maria Vergine. La visita del Vescovo Picenardi del
1709 riporta invece la dedicazione a S.Massimo, in patronato della famiglia Cavalletti (6).
Sotto la finestrella a due lobi, tamponata, della facciata è posto un concio recante le sigle
della dedicazione.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 228; (2) SCURANI 1895, V, 708; (3) RICCI 1788, 195; (4) R.D.I. 1933, 294; (5)
SCURANI, op. cit.; (6) Visita 1707, III, 385.

33
Carpineti
QUERCIOLI
alt. m. 350 IGM F 86 III NO

Vi figura un complesso dalle caratteristiche signorili con annesso oratorio. L'edificio sviluppa
una pianta rettangolare su due livelli, con paramento a leggera scarpa e coperto a quattro
falde. Le luci sono regolari e simmetricamente distribuite con un portale a tutto sesto
centrale. A fianco del prospetto settentrionale sorge l'oratorio di cui non rimane memoria
della dedicazione. E' in completa rovina; presenta caratteristiche riferibili al XIX secolo.
Sopra il portale architravato è visibile una finestrella bilobata.

34
Carpineti
REGIGNO
alt. m. 617 IGM F 86 III NO

Nucleo di grande pregio situato su un rilievo alla sinistra del rio Riana. Alla deviazione della
strada per Felina è visibile una maestà a pilastrino cuspidata. Il complesso, articolato a
corte, comprende il palazzo signorile già dei Crovegli ed ora della famiglia Ovi, un oratorio
dedicato a S.Lucia, come indicato nella Visita Picenardi del 1709 (1) e diversi rustici. Il
palazzo si erge imponente, con un volume compatto a pianta quadrangolare sviluppata su

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 42 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

tre livelli. Sull'angolo a nord-est è connesso ad una bella struttura a torre che si innalza,
rispetto all'edificio, con la parte superiore della colombaia; questa è delimitata da un cordolo
lineare modanato e vi si apre un bel rosone a ruota in laterizio. Il tetto a quattro falde si
imposta su una cornice di gronda a sguscio mentre a filo del prospetto è collocato un
campaniletto a vela. Il paramento in pietra è a leggera scarpa. La facciata del palazzo è
ampia e luminosa con luci regolari e simmetricamente distribuite. L'oratorio settecentesco
presenta un prospetto a capanna, rivolto a sud, delimitato da lesene angolari con capitelli
ionici e concluso in vertice da un frontespizio triangolare. Il portale architravato è sormontato
da un rosone ottagonale. Nei fabbricati colonici rimangono elementi architettonici di
interesse quali conci angolari scolpiti ed un portale in arenaria. Il palazzo pure se riferibile
nelle forme attuali ad una probabile ristrutturazione settecentesca deriva da una più antica
tipologia, forse del XVI secolo.

(1) Visita 1707, III, 390.

35
Carpineti
RIANA
alt. m. 534 IGM F 86 III NO

L'abitato composto da due nuclei è variamente disposto sui pendii a lato dei rio omonimo;
comprendendo alcune tipologie di interesse. Il primo nucleo, a ponente, è probabilmente
quello di più antica origine. Vi si individua un complesso di edifici disposti intorno a due case
a torre. La prima presenta un impianto cinquecentesco, di grande pregio, ma pesantemente
deturpato con l'aggiunta di una struttura esterna ed ampliamento della falda di copertura al
posto dell'originario balchio di accesso al primo piano in cui si apre il portale con stipiti e
architrave in arenaria lavorata con motivi rinascimentali. La tipologia è a pianta quadrata,
massiccia, sviluppata su quattro livelli. Il paramento è in pietra con angolari rifiniti disposti a
ricorsi alterni; su uno spigolo si trovano tre conci decorati con una bugna quadrata,
un'incisione semisferica ed una bandiera e due punte in rilievo. Le luci primitive sono ancora
visibili, parte tamponate, riquadrate in arenaria scolpita, disposte centralmente ai prospetti,
cui successivamente si sono aggiunte finestre binate. La seconda casa-torre è riferibile al
XVII secolo. Ha una pianta piÑ ridotta ma assai più slanciata. La parte superiore, a
colombaia, è delimitata da un cordolo lineare all'intorno. Vi si aprono due luci, una tonda ed
una recentemente sostituita da un moderno manufatto a losanga di pessimo gusto. Il soffitto
di gronda è costituito da eleganti mensole in arenaria. Il tetto è a quattro falde. Nell'edificio
annesso emerge dall'intonaco della facciata una curiosa bugna antropomorfa. Nel nucleo a
levante si evidenzia una terza torre, settecentesca, a pianta quadrangolare e coperto a due
spioventi. La colombaia è individuata da un cordolo spezzato, in pietra.

36
Carpineti
ROMAGNANO
alt. m. 495 IGM F 86 III NO

Significativo nucleo rurale conservante pressochè inalterato impianto e tipologie originarie.


Gli edifici presentano paramenti in pietra ad angolari rifiniti. Tra i diversi complessi si
evidenzia una casa-torre, in parte ristrutturata, con coperto a due falde. La muratura è a
leggera scarpa; i conci d'angolo riportano fitte zigrinature e decorazioni semisferiche in
rilievo, simboli di fertilità. Anche le finestrelle a feritoia del piano terreno sono riccamente
incise, le altre luci sono rade, variamente disposte con tamponatura di quelle più antiche di
cui ancora si riscontrano le tracce. L'edificio è riferibile al XV-XVI secolo. Ancora è possibile
riscontrare in un altro complesso un portale di grandissimo pregio, molto raro nell'Appennino
reggiano. E' rialzato a livello del primo piano e tamponato. L'architrave in arenaria reca

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 43 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

scolpite la croce di S.Andrea, la croce latina, la croce greca, una rosa iscritta a sei punte e la
data "MCCCCXVI" con "M" gotica.

37
Carpineti
S. BIAGIO
alt. m. 672 IGM F 86 III NO

La chiesa di San Biagio è nominata in una carta del 1240 (1). Nel 1302 è compresa tra le
dipendenti della Pieve di S. Vitale di Carpineti (2). E' situata sopra un colle dominante alla
sinistra del torrente Tresinaro, poco a levante dal borgo di Busanella. La chiesa, dimessa,
presenta una facciata a capanna, orientata liturgicamente, con basamento a bugnato, due
leggere bande a lesena angolari ed un frontespizio superiore. Lo stretto portale è ad arco a
tutto sesto sormontato da una cornice a triangolo e al centro del prospetto da una finestra
semicircolare. Il campanile massiccio si innalza leggermente discosto al fianco
settentrionale. E' concluso da una cella a bifore riquadrata da un motivo decorativo ad
archetti.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 81; (2) R.D.I. 1933, 294.

38
Carpineti
S. DONNINO
alt. m. 495 IGM F 86 III NO

Nel 1240 diciotto uomini di S.Donnino prestano il giuramento di fedeltà al Comune di Reggio
(1). Nel 1623 la località era feudo della Casa Fontanelli con sede di Pretorio (2). Alla fine del
settecento apparteneva ancora alla stessa casa Fontanelli comprendendo una popolazione
di 435 abitanti (3). La chiesa di S.Donnino di Tresinara è nominata fin dal 1191 (4) ed è
compresa nelle Decime del 1302 tre le dipendenti della Pieve di S.Vitale (5). Vuole la
tradizione che la chiesa fosse fatta costruire dalla Contessa Matilde di Canossa (6). Nel
1596 rovina la torre trascinando la chiesa e la canonica. Questa data si legge in un lato della
finestra del coro mentre nel muro esterno è riportata quella del "1822" (7). La chiesa è in
stile romanico con orientamento liturgico. L'impianto è ad aula, in volto. La parte inferiore
della costruzione è composta da un paramento murario con i caratteristici conci regolari. Il
portale, di grande interesse, è architravato con lunetta superiore a tutto sesto recante una
decorazione a treccia. Agli stipiti si affiancano due semicolonne con capitelli fogliati ed a
treccia. Il prospetto è stato probabilmente ristrutturato insieme all'edificio nel XVIII secolo;
ora si presenta con un fronte a capanna su cui si apre una finestrella quadrilobata ed è
concluso da una cornice di gronda modanata. Di rilievo è anche l'attiguo complesso della
canonica nel quale è distinguibile una parte di sottotetto a colombaia, sottolineata da un
breve cordolo lineare. Il campanile, assai slanciato, si innalza isolato con una cella a
monofore riquadrate. Una lapide ne riporta forse l'anno di costruzione al "1766".

(1) ROMBALDI 1976, 133; (2) SCURANI 1895, IV, 490; (3) RICCI 1788, 79; (4) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 266;
(5) R.D.I. 1933, 294; (6) SCURANI op. cit.; (7) SCURANI, op. cit.

39
Carpineti
S. PIETRO
alt. m. 685 IGM F 86 III NO

La cappella di S. Pietro di Savognatica è nominata in un documento del 1240. La chiesa


figura poi nel 1538 unita alla plebana di S.Vitale di Carpineti (1). Ancora nel 1709 è descritta
come ad una nave, tavellata, con tre altari e volta a meridione (2). La chiesa sorge su un

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 44 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

poggio a ponente del borgo di Savognatica. Presenta un orientamento liturgico con facciata
a capanna. Sul prospetto si apre il portale architravato, la nicchia per l'immagine del titolare
ed un rosone circolare superiore. Il campanile si innalza sul fianco settentrionale ed è
concluso da una cella a monofore; la copertura a quattro falde si imposta su una cornice di
gronda modanata. Alla chiesa è articolato il complesso della canonica.

(1) SACCANI 1926, 38; (2) SCURANI 1895, V, 718.

40
Carpineti
S. PROSPERO
alt. m. 496 IGM F 86 III NO

L'antica chiesa di San Prospero di Antognano era situata a nord di Carpineti circa 300 mt.
ad est dell'attuale chiesa di S.Prospero, sopra un altopiano detto Valcisia, verso la fonte del
Torchio (1), (la località è individuata dallo Scurani con il toponimo Giusetto - "Geugeul" (2).
Si crede che questo primitivo edificio sia stato distrutto da un incendio nel XIII secolo (3). La
"Ecclesiam S. Prosperi" viene donata insieme a quella di S.Gregorio di Antognano, nel
1092, dalla Contessa Matilde di Canossa al Monastero di S.Benedetto di Polirone (4); il
Muratori riporta come vi fosse sepolto nel 957 il Conte Lodolfo figlio di Re Ottone (5).
L'attuale chiesa è eretta sul finire del XVI secolo e compiuta nel 1605 - secondo il Saccani
nel 1609 (6) - con i materiali della demolita chiesa di S.Gregorio di Antognano (7). Nel 1593
è chiamata chiesa di S.Prospero di Cadebrittis dalla vicina borgata di Ca' de Beretti (8). Nel
1724 è realizzata la cappella maggiore, in volto, con fregi ed ornamenti in gesso per volontà
dei feudatari i Conti Giannini (9). L'edificio è orientato liturgicamente. Presenta una facciata
a capanna su cui si apre il portale in arenaria bugnato, a tutto sesto con chiave di volta
datata "1609" e siglata con il monogramma di Cristo ed il simbolo di una rosa a sei punte.
Superiormente è posta una finestra rastremata chiusa da un arco a tutto sesto. Il campanile
si innalza sul fianco settentrionale ed è concluso da una cella a monofore. Nel 1218 la
località comprendeva 4 uomini (10). Alla fine del settecento contava 295 abitanti ed era
feudo della Casa Valdrighi (11). Insieme alle ville di S.Andrea, S.Caterina e S.Pietro formava
il feudo delle Carpinete prima dei Conti Giannini poi Valdrighi (12).

(1) SACCANI 1926, 41; (2) SCURANI 1895, V, 721; (3) SACCANI, op. cit.; (4) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 16;
(5) MURATORI 1726, V, 349; (6) SACCANI, op. cit.; (7) SCURANI, op. cit.; (8) SACCANI, op. cit.; (9) SCURANI,
op. cit.; (10) ROMBALDI 1976, 127; (11) RICCI 1788, 200; (12) SCURANI, op. cit.

41
Carpineti
S. VITALE
alt. m. 843 IGM F 86 III NO

La Pieve probabilmente di origine bizantina è nominata nel Diploma di Ottone II del 980 (1).
Nel 1070 la "Plebem de Sancto Vitale cum dominicato magno et mansibus et plurimus
capellis" viene compresa tra i possessi in enfiteusi del Marchese Bonifcio di Canossa (2). Il
tempio fu consacrato il 29 agosto 1145 dal Vescovo Alberio (3). Le Decime del 1302 ne
indicano le chiese dipedenti: S. Prospero di Cassolo, S. Tommaso di Saltino, S. Maria di
Prignano, S. Biagio di Busanella, S.Maria di Pontone, SS.Vito e Modesto di Onfiano, SS.
Fabiano e Sebastiano di Mandra, S. Salvatore di Casola, S.Maria di Debbia, SS. Ippolito e
Cassiano di S.Cassiano, S. Agata di Poiano, S. Maria di Pianzano, S. Giovanni Battista di
Guiliga, S. Donnino di Tresinara, S. Martino di Pantano, S. Pietro di Vallestra e S. Lorenzo di
Prignano (4); a queste si aggiungeranno nel 1318 quelle di S. Apollinare di Casteldaldo, S.
Pietro di Savognatica, S.Paolo di Bebbio e S. Maria di Tregaso (5). La circoscrizione si
estendeva per c.kmq. 139.24 sconfinando nel modenese (6). La visita del Vescovo Rangone
nel 1593 la descrive ad una nave grande e due minori con colonne ad archi in pietra

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 45 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

picchiata. L'edificio doveva comunque già presentare alcuni problemi strutturali e funzionali
se la visita del Vescovo Coccapani del 1625 lascia che già si possa officiare nell'oratorio di
S. Caterina dando disposizioni per ripristinare il tetto della Pieve (7). Nel 1652 comparve la
nuova chiesa di S.Caterina mentre i rilievi del Marliani nel 1664 indicano la Pieve come
antica ed angusta, abbandonata ed utilizzata solo per i battesimi ed i funerali (8). Nel 1677
minaccia rovina; nel frattempo il titolo di "Pieve" inizia ad essere trasferito a S.Caterina. Il
Vescovo Picenardi denuncia il crollo delle due navate laterali cosa che consente all'arciprete
conte Francesco della Palude, utilizzandone i materiali, di ricavare, nella canonica a fronte,
un palazzo principesco con seminterrato a foggia di cripta (9). Alla fine dell'Ottocento non
rimangono che i muri. Così descrive il Campanini: "Rimangono la facciata, ora tronca
orizzontalmente, appena sopra l'arco della porta, di stile lombardo, il semicentro di
un'abside; il muro settentrionale della nave maggiore e, pure a settentrione, la parte
orientale della nave di fianco, ora ridotta a fienile (...). La fabbrica era di pietra calcare
giallognola accuratamente tagliata e lavorata (...) - ed ancora sono ricordati - un grosso
capitello scolpito con un rilievo raffigurante un mostro e diversi frammenti del fregio a
palmette" (10). Attualmente le migliori sculture della antica pieve sono disperse a Firenze,
Modena, Reggio, Roncolo e in una decina di chiese della montagna tra cui 15 pezzi in
marmo romano di reimpiego costituiti da 13 capitelli, 1 basamento di colonna ed 1
frammento di abaco dovuti a maestranze campionesi operanti nel duomo di Modena attorno
al 1170 (11). Nella facciata orientata liturgicamente si apre il portale strombato con due
colonnine a capitelli fogliati; la lunetta superiore è decorata con due cornici in arenaria, l'una
con motivo a treccia e l'altra a foglie di vite. Sul fianco del fabbricato della canonica è visibile
una interessante trifora in arenaria. All'interno rimane l'ambiente seminterrato con volta a
crociera, in rovina, impostata ora su due colonnette con capitelli scolpiti a figure
antropomorfe. Probabilmente nei pressi di S.Vitale doveva situarsi la corte di Verabolo
donata dalla Contessa Beatrice di Canossa nel 1071 al Monastero di Frassinoro (12).

(1) ROMBALDI 1976, 71; (2) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 134; (3) MILANI 1976, 293-300; (4) R.D.I. 1933, 294-
311; (5) R.D.I., op. cit.; (6) MILANI, op. cit.; (7) MILANI, op. cit.; (8) MILANI, op. cit.; (9) MILANI, op. cit.; (10)
MILANI, op. cit.; (11) ARTIOLI 1976, 396; (12) TINCANI 1974, 89.

42
Carpineti
SANTA CATERINA
alt. m. 605 IGM F 86 III NO

Insieme alle ville di S.Andrea, S.Pietro e S. Prospero formava il feudo delle Carpinete, prima
dei Conti Giannini poi dei Valgrighi (1). Assai scarse sono le notizie riferibili a questa chiesa.
L'edificio primitivo non doveva essere comunque molto antico e non figura compreso negli
elenchi delle Decime del XIV secolo tra le dipendenti della Pieve di S.Vitale. Dell'oratorio di
S.Caterina si ha memoria nel 1625 quando inizia a sostituire le funzioni parrocchiali della
Pieve di S.Vitale. La Visita del card. Rinaldo d'Este nel 1652 segnala la recente costruzione
della nuova chiesa di S. Caterina e della vicina canonica (2). La chiesa è orientata
liturgicamente con una facciata tripartita in cui si apre il portale a tutto sesto, una triplice
nicchia per l'immagine del titolare e, superiormente, una finestra rastremata. Il campanile si
innalza sul fianco meridionale; è scandito da riquadrature e concluso da una cella a bifore.
Al primo livello, sotto una finestrella quadrilobata, è posto un concio siglato con la data di
costruzione "1807". Vi si trovano due campane provenienti dal vecchio campanile di
S.Vitale.

(1) SCURANI 1895, V, 718; (2) MILANI 1976, 298.

43
Carpineti
SAVOGNATICA

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

alt. m. 619 IGM F 86 III NO

Il nucleo conserva in gran parte l'impianto e le tipologie originarie. Gli interventi di


ristrutturazione sono localizzati. Insieme con le ville di S.Andrea, S. Caterina e S. Prospero
formava il feudo delle Carpinete, prima dei Conti Giannini poi dei Valdrighi (1). Nella
piazzetta del paese è visibile una maestà a pilastrino cuspidata. Un ampio voltone a tutto
sesto conduce ad una corte chiusa da un edificio settecentesco; il portale a sesto ribassato
presenta due eleganti infissi in legno intagliato mentre in chiave è posta una finestrella
quadrilobata. Tra gli elementi architettonici riscontrati figura un pregevole portale con
mensole modanate a scaletta ed architrave in arenaria siglato con un fregio gigliato e croce
latina oltre alla data "MCCCCLXIIII". All'interno dello stesso complesso si trova un bel
portale archivoltato ad elementi monolitici con fine modanatura lineare e piccola voluta alla
base, attribuibile al XVII secolo. Un altro portale, tamponato, era posto al primo piano di
un'altro edificio del borgo: presenta mensole concave, un architrave con fregi raffiguranti
una rosa a quattro punte, una rosa a sei punte, un giglio ed una mano; recentemente è stato
ricoperto da uno strato di intonaco. Ancora sono osservabili due finestre di cui una
cinquecentesca in arenaria riquadrata con elementi incisi a zigrino, l'altra probabilmente
quattrocentesca con architrave monolitico recante una croce in bassorilievo.

(1) SCURANI 1985, V, 718.

44
Carpineti
STRADELLA
alt. m. 453 IGM F 86 III NO

Alla sinistra del torrente Tresinaro era situato il mulino della Stradella. L'impianto figura già
esistente agli inizi del XIX secolo. A questa data è pure indicato un secondo mulino poco più
a valle con la denominazione mulino di "Innocenzo". Entrambi gli opifici sono poi censiti
nella Carta idrografica d'Italia del 1888 con la denominazione di "Stradale Superiore" e
"Stradale Inferiore" (1). A quest'ultimo farà poi riferimento il "mulino della Punta". Entrambi,
di proprietà della famiglia Fontana, hanno cessato da tempo ogni attività e sono stati
ristrutturati. Il primo era dotato di tre ruote orizzontali a ritrecine, il secondo di due ruote dello
stesso tipo.

(1) C.I.I. 1888, 148.

45
Carpineti
VALECCIA
alt. m. 630 IGM F 86 III NO

La tradizione riporta come vi sorgesse l'antica chiesa di S.Domenico di Tresinara, fatta


costruire dalla Contessa Matilde di Canossa (1). La chiesa è nominata nel 1191 (2), ed è
compresa nelle Decime del 1302 tra le dipendenti della Pieve di S.Vitale di Carpineti (3).
Nella località rimangono alcuni edifici rurali di interesse ambientale.

(1) SCURANI 1895, IV, 490; (2) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 266; (3) R.D.I. 1933, 294.

46
Carpineti
VALMEZZANA
alt. m. 525 IGM F 86 III NO

Nucleo rurale di particolare interesse tipologico ed ambientale, ora in completo abbandono.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

E' costituito da un impianto a corte con edificio padronale, oratorio e diversi rustici. Il corpo
principale è rappresentato da un complesso articolato ad una torre sul fronte a levante.
Questa è a base quadrata sviluppata su tre livelli e colombaia superiore, definita da un
cordolo spezzato lineare su tre lati. La copertura a quattro falde si imposta su una cornice di
gronda a sguscio. Di fronte si trova l'oratorio dedicato a San Francesco di Paola di
giuspatronato della famiglia Cavalletti. Presenta una semplice facciata a capanna con
portale architravato, finestrella trapezoidale sagomata in vertice ed un concio datato "1696".

47
Carpineti
VESALLO
alt. m. 500 IGM F 86 III NO

Alla deviazione della strada che porta alla località è posta una maestà a pilastrino di non
antica fattura. Il nucleo è costituito da due complessi a casa-torre e corte rurale. La prima è
databile al XVII secolo. Presenta una pianta rettangolare sviluppata su quattro livelli, con
colombaia superiore, conclusa da un coperto a due falde. E' affiancata da un corpo di
fabbrica in cui è visibile il portale in arenaria esagonale, ora tamponato, che attraverso un
voltone, immetteva nella corte interna; reca in chiave lo stemma della famiglia Berretti. Sullo
stesso prospetto figura una bella nicchia votiva riquadrata con una cornice in arenaria
elegantemente scolpita e datata "8-8 BR - 1701". Nell'edificio interno si apre un portale
settecentesco a tutto sesto con bugne di arenaria. Poco distante si trova una pregevole
corte rustica ad impianto chiuso; vi si può ammirare il loggiato di accesso coperto da falda in
aggetto, a tre luci architravate scandite da colonnine di arenaria a sezione quadrata. Su un
porticato laterale di servizio è posta una lapide con l'iscrizione "D.O.M. - QUAS AEDES -
IOH.BAPT. FERRARINI - CONDIDERAT A. MDCLXXXIV - HAS - IOH.BAPT. EX FIL.
NEPOS - LAXABAT - A. XXVIII AB SEC.". La Visita Picenardi del 1709 vi riscontra un
oratorio dedicato alla Natività della Beata Maria Vergine di patronato della famiglia Ferrarini
(1); non ne rimane alcuna traccia - non si esclude possa essere stato trasportato
successivamente nella località di Gargola.

(1) Visita 1707, III, 370.

48
Carpineti
VILLA BELVEDERE
alt. m. 587 IGM F 86 III NO

Interessante villa tardo ottocentesca della famiglia Grappi, posta su un poggio a ponente del
centro di Carpineti. La villa presenta un volume compatto articolato a due avancorpi
congiunti da un porticato con loggiato superiore che spezzano la staticità della facciata. Una
scalinata a rampa diritta conduce all'atrio porticato a tre luci, rialzato rispetto al livello
terreno; un alto cornicione lo separa dalla loggia balconata sopra al quale è ancora un'ampia
terrazza. L'edificio si sviluppa su tre livelli. Nelle decorazioni dell'atrio è riportata la data
"1897". Vi è anche annessa una cappellina dedicata a S. Francesco d'Assisi.

49
Marola-Pantano
ANZAGNA
alt. m. 700 IGM F 86 III NO

Piccolo nucleo rurale ampiamente demolito e ristrutturato. Il corpo di fabbrica principale,


disposto a schiera, presenta ancora tratti dell'antico paramento con una struttura forse
riferibile al XV secolo. In un'altro complesso si può osservare un architrave scolpito al centro

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 48 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

con il simbolo della rosa a sei punte; in una pietra angolare a bugna, a probabile
raffigurazione antropomorfa molto corrosa, sono riportate le iniziali "MM".

50
Marola-Pantano
BOASTRA
alt. m. 618 IGM F 86 III NO

Piccolo nucleo rurale presso il "Castello" di Marola. Il Milani ne indica la citazione in un


documento del 1130 (1). I fabbricati presentano ancora caratteri tipologici di interesse per
l'uso dei materiali tradizionali e le soluzioni planivolumetriche.

(1) MILANI 1967, 52.

51
Marola-Pantano
BORGO
alt. m. 630 IGM F 86 III NO

Complesso rurale in cui si evidenzia un edificio padronale probabilmente riferibile al XVIII


secolo. Presenta un volume compatto articolato con un'ampia pianta quadrangolare su due
livelli. Il tetto si imposta su una cornice di gronda a sguscio. Le luci sono regolari e
simmetricamente distribuite. Nella facciata a ponente si apre il portale con arco a tutto sesto.

52
Marola-Pantano
BRANCIGLIA
alt. m. 703 IGM F 86 III NO

Alla deviazione con la strada è posta una maestà ottocentesca, con ampia nicchia a tutto
sesto, dedicata alla Madonna. Il nucleo rurale conserva alcune tipologie di interesse per
l'uso dei materiali e le disposizioni planivolumetriche. Si evidenzia anche un edificio con
ricorsi angolari alterni, ampiamente ristrutturato ed intonacato, che non si esclude riferibile
ad una antica casa-torre cinquecentesca.

53
Marola-Pantano
CA' MORELLI
alt. m. 659 IGM F 86 III NO

Nell'abitato si nota un edificio, in gran parte ristrutturato, articolato ad una torretta


probabilmente riferibile al XVIII secolo. Presenta una pianta rettangolare con coperto a due
falde su cornice di gronda a gola. Un cordolo lineare individua l'antica colombaia. Nel corpo
di fabbrica adiacente è visibile un bel portale, rialzato e tamponato, con arco a tutto sesto
composto da conci regolari di arenaria decorati con zigrinatura incrociata a losanga.

54
Marola-Pantano
CA' NOVA
alt. m. 750 IGM F 86 III NO

Complesso rurale di grande pregio della famiglia Canovi. Il corpo di fabbrica principale
presenta un volume compatto articolato ad aggregazioni successive. Si evidenziano
soprattutto il bel loggiato a quattro luci a tutto sesto su colonne cilindriche e la
cinquecentesca torre sul prospetto a sud. Questa presenta una pianta quadrata sviluppata

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 49 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

su quattro livelli con paramento in pietra ad angolari rifiniti. Le luci sono regolari,
simmetricamente disposte ed in alcuni casi riquadrate in arenaria. Un cordolo lineare
delimita la colombaia superiore mentre la copertura si imposta su una cornice di gronda in
laterizio disposto a "T" ed a dente di sega. Anche nel vicino rustico, forse la parte più antica,
si riscontrano elementi tipologici di interesse riferibili al XV secolo.

55
Marola-Pantano
CA' PIETRO
alt. m. 676 IGM F 86 III NO

Nel nucleo rurale si riscontra un complesso padronale a corte con rustici ed oratorio. Gli
edifici comprendono un corpo di fabbrica principale, aggregato ad una torretta colombaia;
questa presenta un cordolo in cotto lineare ed una cornice di gronda a gola. Nel prospetto a
sud è visibile un bel loggiato a quattro luci ad arco a tutto sesto su colonne cilindriche. A
levante rimangono invece due interessanti mensole in pietra forse a sostegno di un
balconcino o di una antica bertesca. Nell'edificio si aprono due portali pure a tutto sesto in
cotto, riferibili al XVIII secolo, uno dei quali sovrastato da una finestrella quadrilobata. In
angolo al corpo rustico è ricavata una nicchia recante dipinta una immagine sacra ormai
rovinata raffigurante forse S.Martino o S.Giorgio. A fronte, isolato, sorge l'oratorio dedicato a
S. Giovanni Battista; fu realizzato nel 1755 da Don Giovanni Corbelli. E' di semplice struttura
con una facciata a capanna rivolta ad oriente, caratterizzata da un portale architravato
decorato a zigrino e da una finestra quadrilobata al centro. Nella parte colonica del
complesso, cui si accede attraverso un passaggio coperto e recentemente ristrutturata, è
visibile un concio di recupero cinquecentesco, che presenta analogie con quello individuato
a Cortogno di Casina, in cui è raffigurata una composizione di ispirazione religiosa con i
simboli della croce, del calice e del gallo.

56
Marola-Pantano
CAMPO DELL'OPPIO
alt. m. 671 IGM F 86 III NO

Alla deviazione con la Strada Statale sorge il piccolo oratorio settecentesco dedicato ai
SS.Prospero e Carlo. Presenta un semplice impianto con facciata a capanna orientata
liturgicamente. Il portale architravato è sormontato da una finestrella trapezoidale. Nel
nucleo rurale si evidenzia un bell'edificio padronale in parte ristrutturato. Il volume è
compatto con pianta quadrangolare sviluppata su due livelli e sottotetto. Il coperto è a
quattro ampie falde. Il portale d'ingresso, da cui sale un'ampia scalinata, è ad arco a tutto
sesto impostato su stipiti mensolati.

57
Marola-Pantano
CASIGNO
alt. m. 625 IGM F 86 III NO

La tavoletta dell'Istituto Geografico Militare riporta erroneamente l'indicazione di questo


toponimo attribuendolo al nucleo di Valle Ferrara. Vi si trova un complesso rurale articolato
ad una casa-torre probabilmente riferibile al XVI-XVII secolo. L'intonacatura dell'edificio non
consente il rilievo di particolari architettonici. L'impianto è a base quadrata. Il coperto è a
quattro falde su cornice di gronda in laterizio disposto a dente di sega ed a "T".

58
Marola-Pantano

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

CASTELLO
alt. m. 686 IGM F 86 III NO

Complesso rurale ad impianto articolato probabilmente riferibile al XVI-XVII secolo. Il corpo


di fabbrica principale è connesso ad una torre colombaia con coperto a due falde e cordolo
lineare spezzato; vi si aprono alcune finestrelle quadrate in cotto. Il vicino oratorio dedicato a
S.Rocco è orientato a mezzogiorno. Presenta una facciata a capanna con portale
architravato, sormontato da una nicchia affrescata ed, in vertice, da una finestrella
trapezoidale. Una cornice di gronda a gola corre all'intorno.

59
Marola-Pantano
CHIERISA
alt. m. 676 IGM F 86 III NO

L'oratorio, dalle caratteristiche ottocentesche, è stato realizzato nel 1928, sul luogo di una
antica maestà. E' dedicato alla Madonna delle Piagne ed è stato restaurato nel 1972. E'
orientato con la facciata a levante. Il prospetto, elegante, è a capanna sottolineato da due
lesene laterali con frontespizio triangolare; il portale architravato è sormontato da una
finestrella circolare mentre la copertura a due falde si imposta su una cornice di gronda
modanata. Un campaniletto a vela si innalza sul fianco settentrionale.

60
Marola-Pantano
CORBELLA
alt. m. 705 IGM F 86 III NO

Vi si rileva una casa-torre riferibile al XVIII-XIX secolo. L'edificio, a pianta quadrangolare


sviluppata su tre livelli, è stato intonacato nascondendo così possibili elementi di più precisa
datazione. Il tetto è a due falde; sul lato a nord presenta una cornice in arenaria formante
una specie di timpano con gli spioventi. Su questo cordolo si apre una finestrella di
colombaia. Il paramento angolare in pietra rifinita è a ricorsi alterni. A lato della Strada
Statale è posta una semplice maestà a pilastrino con nicchia trapezoidale, dedicata alla
Madonna.

61
Marola-Pantano
CROCE
alt. m. 610 IGM F 86 III NO

La località è citata in un documento del 1374 in merito alla chiesa di Pantano (1). Il nucleo
rurale è caratterizzato da edifici riferibili al XVI secolo. Si evidenzia un primo complesso
congiunto ad una casa-torre ristrutturata. Questa sviluppa una pianta rettangolare su tre
livelli ed è conclusa da un tetto a due falde. Il paramento a scarpa è in pietra con angolari
rifiniti. Il cordolo di colombaia è in cotto disposto a dente di sega. Sul prospetto nord rimane
un bel portale, tamponato, in arenaria con arco a tutto sesto, sovrastato da una feritoia
fuciliera. Quasi a fronte sorgono altri due edifici di interesse: un fabbricato a volume
compatto con ampia facciata a capanna su cui si aprono luci regolari e simmetriche ed un
rustico recante un'architrave incisa con il simbolo della croce.

(1) SCURANI 1895, III, 512.

62
Marola-Pantano
CROCE DI PETRELLA

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

alt. m. 597 IGM F 86 III NO

L'emergenza principale del nucleo, in abbandono, è costituita da un pregevole fabbricato


cinquecentesco. La pianta quadrangolare è conclusa da un coperto a due falde. Il
paramento è in pietra a ricorsi regolari con grossi conci angolari alterni in arenaria. Le luci
sono rade e simmetricamente distribuite, tra cui alcune riquadrate in arenaria. Il portale ad
elementi monolitici con arco a tutto sesto si apre sul prospetto a levante.

63
Marola-Pantano
LA PIAGNA
alt. m. 635 IGM F 86 III NO

Edificio rurale riferibile probabilmente al XV-XVI secolo. Presenta un volume compatto con
pianta quadrangolare articolata su due livelli e conclusa da tetto a due ampie falde. Il
prospetto a sud si dispiega con una vasta superficie a capanna. Il paramento è in pietra a
ricorsi regolari con grossi conci angolari alterni.

64
Marola-Pantano
MAROLA
alt. m. 807 IGM F 86 III NO

In un ripiano posto a mezza costa si rinvennero tombe ad inumazione formate da casse


rettangolari di pietra, cementate, e coperte da una lastra di arenaria. Tutte le disposizioni
erano prive di corredo. Secondo lo Scarani (1) si tratta di tombe della seconda età del Ferro
(VI-V sec.a.C.); tuttavia l'impiego di un legante per formare la cassa esclude la datazione
proposta e fa pensare che il cimitero possa essere attribuito all'epoca medievale.

(1) SCARANI 1962, II, 526.

65
Marola-Pantano
MONCHIO FERRARA
alt. m. 709 IGM F 86 III NO

A lato della strada si trova l'oratorio della B.V. Di Loreto fondato nel 1634 da Battista Bizzarri
che ne riserva il giuspatronato alla famiglia (1). E' orientato liturgicamente con una pianta ad
aula. La facciata è a capanna conclusa in vertice da un campaniletto a vela. Il portale
architravato in arenaria è affiancato da due finestrelle a sguancio ed arco a sesto ribassato.
Sopra al portale è posta una nicchia per l'immagine del titolare ed al centro una finestrella
bilobata. A fronte dell'oratorio rimane un pregevole complesso con edificio padronale e
rustici di servizio. Il corpo di fabbrica sviluppa una ampia pianta quadrangolare sviluppata su
due livelli e sottotetto, conclusa da un tetto a quattro falde su cui insiste un campaniletto a
vela. Nel prospetto della facciata, rivolto a sud, è visibile una meridiana ed un portale ad
arco a tutto sesto in cotto, con chiave di volta a sbalzo. Su un rustico adiacente si individua
un cordolo di colombaia in cotto con finestrelle semicircolari. Sulla facciata di un altro edificio
rimane invece un portale sempre in cotto, a tutto sesto con lunetta tamponata sovrastata da
una finestrella quadrilobata.

(1) SCURANI 1895, III, 515.

66
Marola-Pantano
MONTE CAUDU'

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

alt. m. 550 IGM F 86 III NO

L'esame della cartografia storica degli inizi del XIX secolo ci consente di individuare con il
toponimo di "Cavedù" questo rilievo immediatamente a sud-ovest del Monte S. Maria, già
segnalato dallo Scurani. Questi riporta la tradizione che vi si trovasse l'antica chiesa di
Pantano. Vi si potrebbe supporre la coincidenza con la chiesa di S. Margherita di Canedolo
indicata "sine cura" nel 1538 e 1543 ed unita a quella di Pantano (1).

(1) SCURANI 1895, III, 513.

67
Marola-Pantano
MONTE COSTE
alt. m. 714 IGM F 86 III NO

Poco oltre la deviazione della strada per Canicchia è visibile una maestà settecentesca, a
pilastrino, dedicata alla Beata Vergine con il Bambino. La nicchia a sesto ribassato è
riquadrata, mentre la copertura a quattro falde in coppi insiste su una cornice di gronda
sagomata.

68
Marola-Pantano
MONTE S.MARIA
alt. m. 630 IGM F 86 III NO

Probabilmente sulla cima del monte ad una quota compresa tra i 600 e i 630 mt., è da
riferirsi la segnalazione di tracce di una stazione dell'età del bronzo da parte dei sig.ri
G.Branchetti e M.Cremaschi nel 1968 (1).

(1) TIRABASSI 1979, 156.

69
Marola-Pantano
MULINO DEL CASTELLO
alt. m. 616 IGM F 86 III NO

Il mulino, ora in completo abbandono, sorge alla destra del rio Belleo. Fu costruito dalla
famiglia Canovi verso la seconda metà del XVII secolo (1). E' censito nella Carta idrografica
d'Italia del 1888 (2). Era azionato da ruote orizzontali a ritrecine.

(1) MILANI 1967, 143; (2) C.I.I. 1888, 156.

70
Marola-Pantano
PANTANO
alt. m. 646 IGM F 86 III NO

Pantano è nominato tra i luoghi nei quali il Marchese Bonifacio di Canossa aveva acquistato
beni dalla Chiesa di Reggio nel 1070; figura ancora in documenti del 1144 e 1168 (1). Nel
1218 la villa con 89 uomini giura fedeltà al Comune di Reggio (2). Possesso dei Fogliani
passa in seguito agli inizi del XV secolo agli Estensi (3). La chiesa di S. Martino compare
citata nel 1302 (4). Nel 1668 Pantano fu comperato in feudo dai Conti Caprara di Bologna
(5) e nel 1734 assegnato al Conte Borso Santagata di Modena (6). Alla fine dello stesso
secolo era ancora in possesso di questa famiglia e contava una popolazione di 537 abitanti
(7). Era Comunello autonomo con propria Adunanza di Reggenti, sede di Pretorio e di un

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 53 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

giusdicente con il titolo di Podestà (8). Il nucleo è ad impianto complesso, articolato ad una
serie di edifici riferibili al XV-XVII secolo. Tra questi si evidenzia una casa-torre con
colombaia. Il paramento è in pietra con ricorsi angolari alterni; il cordolo di colombaia è in
laterizio a dente di sega e lineare sovrapposti, spezzato ad angolo retto mentre il soffitto di
gronda è definito sempre in laterizio sia a dente di sega che a "T". E' pure visibile una
finestrella seicentesca in arenaria con davanzale modanato a gola. Nell'ampio prospetto a
capanna del fabbricato adiacente rimangono due finestrelle tamponate a tutto sesto: una in
cotto e l'altra ad elementi monolitici in arenaria. Verso levante si apre un bel loggiato a
quattro luci ad arco sorrette da colonnine. All'ingresso del paese è posta una maestà a
pilastrino, di non antica fattura, con nicchia a volto ribassato alla Beata Vergine.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 179; (2) ROMBALDI 1976, 128; (3) SCURANI 1895, III, 512; (4) R.D.I. 1933,
294; (5) SCURANI, op. cit.; (6) SCURANI, op. cit.; (7) RICCI 1788, 186; (8) SCURANI, op. cit.

71
Marola-Pantano
PORTOLA
alt. m. 742 IGM F 86 III NO

Complesso rurale di pregio caratterizzato da un fabbricato civile, forse settecentesco.


Presenta una pianta quadrata sviluppata su due livelli e conclusa con un coperto a quattro
falde. Sul prospetto della facciata a fianco del portale, sono disposti alcuni bassorilievi,
probabilmente di recupero, raffiguranti un angelo alato, un volto ed un elemento inciso con
un sole raggiato, un gallo e diverse decorazioni. Sopra il portale è situata invece una nicchia
con una scultura a tutto tondo raffigurante la Madonna con il Bambino.

72
Marola-Pantano
SEMINARIO/ABBADIA DI MAROLA
alt. m. 778 IGM F 86 III NO

Secondo il Mercati la fondazione della chiesa, ad opera della Contessa Matilde di Canossa,
si pone tra il 1076 ed il 1092 con consacrazione nel 1102/1106 e costruzione del monastero
in un periodo precedente il 1101 (1). Già nel 1143 aveva un ordinamento consolidato
comprendendo beni a Levizzano, Tregaso, Trignano, Rivalta, Saltino, Cassola, Polinago,
Palagano, Riccovolto, Rubbiano, Monte Stefano, Guiliga, Bebbio, S.Cassiano e Debbia (2).
A partire dalle Visite Pastorali della fine del Cinquecento troviamo diverse indicazioni sulle
condizioni del complesso. Spesso viene messo in rilievo la necessità di riparazioni al tetto o
di imbiancarne i muri, così nelle visite del 1563 e 1594 (3). Il sopralluogo del Cardinale
Rinaldo d'Este nel 1652 segnala grosse crepe, la sagrestia in cattive condizioni e stretta
oltre al riscontro di pareti fessurate (4). Ancora il Marliani (1664) dispone il rifacimento del
tetto. Il rilievo che ci ha tramandato mostra come già, si era intervenuti sulle absidi minori
sostituendole con un muro rettilineo (5). La descrizione del Vescovo Picenardi nel 1709
riporta la chiesa costituita da "tre navate, di antichissima struttura, costruita con pietre a
parallelepipedo ben levigate, in parte a volto in parte con le tegole, scoperte" (6). Tra il 1736
ed il 1738 iniziarono lavori di sistemazione che, mal diretti, provocarono gravi danni alle
murate ed al volto. La chiesa è successivamente ristrutturata nel periodo 1747-1745 sotto la
direzione del capomastro sig. Bernardo Pignedoli di Reggio con una trasformazione
baroccheggiante. Se ne ricava una chiesta a croce latina, con cupola, cappelle laterali a
navata unica, selciata a nuovo e con volto in mattoni (7). Interventi minori di ripristino
verranno eseguiti nel 1874 ed alla fine dello stesso secolo (8). Nel 1955 con l'assistenza
tecnica del geom. Gianni Baldini viene avviato un progetto di ricostruzione tendente a
ripristinare il complesso nella sua struttura primitiva e consolidando le parti superstiti
dell'antica facciata e dell'abside (9). Al monastero era un tempo annesso un ospedale per
pellegrini. In una carta del 1176 si legge "actum ad Monasterium da Maraula sub porticu

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

hospitalis"; agli inizi del XIII sec. venne ingrandito distinguendo un ospedale nuovo ed un
ospedale vecchio (10). Il convento fu presto abbandonato dalla vita monastica e in gran
parte inutilizzato. Nel 1631 il "palazzo" era livello alla famiglia Fontanelli feudatari di Marola
e S.Donnino. Il Conte Giulio provvide a trasformarlo in residenza civile munendolo di
"quattro torrioncelli ossiano gharetti (...), in faccia allo stradone aprì un altro portone ornato
come l'altro (...)" e sistemando un giardino principesco entro il recinto (11). Ai Fontanelli
seguirono gli Amorotti ed i Sabbatini. Agli inizi dell'Ottocento era in livello alla famiglia
Moretti che cedettero poi i loro diritti all'Intendenza per i Beni Camerali di Modena nel 1824.
Nello stesso anno un Decreto speciale del Duca erigere il Seminario (12). Nel 1921 l'edificio
è ampliato con innalzamento del corpo frontale e del raccordo centrale. La chiesa è
orientata liturgicamente. Presenta una facciata a capanna con il portale a tutto sesto,
strombato e sovrastato da un tettuccio a due falde; al centro del prospetto si apre una bifora.
Si evidenzia inoltre nell'abside la decorazione del coronamento ad archetti. Il palazzo
sviluppa una pianta ad "H" su tre livelli con due chiostri interni. In quello disposto a fianco
della chiesa si rileva un porticato a sette luci architravate. All'esterno rimangono i torrioni
circolari sul prospetto a levante ed ampie tracce dell'antico paramento murario.

(1) ROMBALDI 1976, 97; (2) ROMBALDI, op. cit.; (3) MILANI 1967, 92-93; (4) MILANI 1967, 92-93; (5) MILANI
1967, 97; (6) MILANI 1967, 97; (7) MILANI 1967, 102; (8) MILANI 1967, 170; (9) MILANI 1967, 175; (10)
BERTOLANI 1966, 56; (11) MILANI 1967, 110; (12) SACCANI 1924, 41.

73
Marola-Pantano
S. MARTINO
alt. m. 646 IGM F 86 III NO

La chiesa di S. Martino sorge immediatamente a levante del borgo di Pantano. Lo Scurani


riporta la tradizione che indicava il primitivo edificio posto sul monte Caudù (1). Nel 1302
figura tra le dipendenti della Pieve di S. Vitale (2). Nel 1538 le venne unita la chiesa di S.
Margherita di Canedolo "sine cura" forse coincidente con quella di M. Caudù (3). La visita
del Vescovo Picenardi del 1709 trova l'edificio orientato liturgicamente con tre navate (4).
Alla fine del XVIII secolo la chiesa è allungata e ridotta nella forma presente, di forma
rettangolare con coro e cinque altari, aggiungendovi inoltre la sagrestia e la torre (5).
L'edificio presenta un ampio volume compatto. La facciata è tripartita con la parte centrale
leggermente avanzata e scandita da lesene angolari; vi si apre il portale, architravato,
riquadrato da cornice e sormontato dalla nicchia con la figura del titolare e da una finestra
superiore rastremata. Sul prospetto meridionale si nota un concio che riporta il giubileo del
1450 mentre sulla porta laterale è posto un architrave di recupero scolpito in rilievo con il
monogramma di Cristo inserito nell'emblema solare ed affiancato da una decorazione con
foglie di quercia e da fiori a più petali. All'interno si conserva un capitello romanico
proveniente dalla chiesa di S. Andrea di Carpineti. Il campanile svetta sul fianco
settentrionale, con cella a monofore e coronamento piramidale.

(1) SCURANI 1895, III, 512; (2) R.D.I. 193, 224; (3) SCURANI, op. cit; (4) SCURANI, op. cit.; (5) SCURANI, op.
cit.

74
Marola-Pantano
SORCHIO
alt. m. 563 IGM F 86 III NO

Corte rurale seicentesca di grande interesse, ora in abbandono. Il complesso è articolato ad


una massiccia casa-torre a pianta quadrata, sviluppata su cinque livelli con colombaia
superiore e conclusa da tetto a quattro falde. Il paramento in pietra presenta conci angolari a
ricorsi alterni. Due cordoli lineari corrono all'intorno, uno dei quali a delimitare la colombaia.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Le luci sono rade e simmetricamente distribuite. La cornice di gronda è riccamente decorata


con laterizi variamente disposti. Sul cortile si apre una bel loggiato riferibile al XVIII-XIX
secolo; è a cinque arcate a tutto sesto impostate su colonnette scanellate e decorato alla
parete interna con pitture a tempera raffiguranti drappeggi e paesaggi. A lato del complesso
sorge l'oratorio dedicato, come riporta la visita del Vescovo Picenardi del 1709, a
S.Francesco, già di patronato dei Leoni poi Bizzarri (1). Presenta una semplice facciata a
capanna con portale architravato, finestrella rastremata superiore e cornice a gola di
sottotetto.

(1) Visita 1707, III, 390.

75
Marola-Pantano
VALCAVA
alt. m. 733 IGM F 86 III NO

Nucleo a corte chiusa settecentesca, articolata a diversi corpi di fabbrica ed annesso


oratorio dedicato a S.Vincenzo Ferrari. Questi presenta una semplice facciata a capanna
rivolta a nord-est; vi si apre il portale architravato con finestra trapezoidale al centro sopra
cui è disposto un concio datato "1757". In vertice è posto un campaniletto a vela. Un arco a
sesto ribassato conduce al cortile interno. Su questo si affaccia l'edificio padronale a pianta
quadrangolare sviluppata su due livelli e sottotetto. Le luci sono regolari e simmetricamente
distribuite. Il portale è in cotto a tutto sesto su mensole modanate e chiave di volta a voluta.
A fronte si trova un edificio rustico, ristrutturato, con torre colombaia cinquecentesca. Vi si
evidenziano il cordolo di colombaia, spezzato, in laterizio a dente di sega e lineare
sovrapposto, i posatoi a mensola per i colombi e la cornice di gronda sempre in laterizio a
dente di sega ed a "T" con intercalati i fori per i rondoni. E' adiacente ad un ampio fabbricato
con portale richiamante lo stile di quello padronale e ad un corpo minore con balchio; sul
lato esterno è conservata una finestrella quadrata in arenaria con architrave decorato da
una incisione raffigurante due galli che si abbeverano ad un calice.

76
Marola-Pantano
VALLE FERRARA
alt. m. 628 IGM F 86 III NO

Il toponimo è stato invertito nelle indicazioni delle tavolette I.G.M. con quello di Casigno. Si
evidenzia in particolare un complesso articolato a tre corpi di fabbrica disposti scalarmente.
Il prospetto a ponente è compatto con luci piccole, rade e variamente disposte. Il paramento
è in pietra a ricorsi regolari e conci angolari rifiniti. L'edificio più alto, forse una antica
struttura a torre, adibito ad abitazione, presenta a levante una scala esterna con balchio e
forno. Il portale d'ingresso è ad architrave decorato a spirale. Sul fianco a nord è visibile un
cordolo lineare di colombaia. Il rustico centrale mostra una finestra con architrave scolpito al
centro da una croce latina affiancata da due rose a quattro petali. Ancora in un altro edificio
rimane traccia di una finestra tamponata con architrave decorato con il motivo della ruota in
bassorilievo e davanzale ad arcatelle cieche. A lato del sentiero per la località di Borgo si
trova una maestà settecentesca a pilastrino con nicchia a tutto sesto e coperto a due falde
su cornice modanata.

77
Marola-Pantano
VILLETTA
alt. m. 628 IGM F 86 III NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Piccolo nucleo sui pendii alla destra del rio Beleo-Boastra. Nel 1584 lungo la via dei Cerri vi
sorgeva una osteria (1). Gli edifici conservano caratteristiche tardo medievali nell'uso dei
materiali e nelle soluzioni planivolumetriche.

(1) MILANI 1967, 145.

78
Onfiano
CA' DI BIGO
alt. m. 645 IGM F 86 III NO

Interessante edificio rurale restaurato e ristrutturato in epoca recente. Il volume è compatto


su pianta quadrangolare. Le luci sono regolari e simmetricamente distribuite. Si evidenzia un
architrave in arenaria scolpito in fregio al centro e siglato "I.B.E.C.C. - MDLXII".

79
Onfiano
CA' D'ORSINI
alt. m. 399 IGM F 86 III NO

Il nucleo rurale è caratterizzato da un edificio a volume compatto sviluppato su pianta


quadrangolare e concluso con tetto a padiglione ad ampie falde. Il prospetto a levante
presenta una vasta superficie con luci regolari e simmetricamente distribuite. Poco discosto
dalla strada di fondo valle si trova una edicoletta ottocentesca in abbandono con colonnette
frontali e coperto a quattro falde su cornice modanata.

80
Onfiano
CA' MAGNONE
alt. m. 544 IGM F 86 III NO

Il nucleo rurale presenta una casa a torre probabilmente ribassata, riferibile al XVI-XVII
secolo. Il paramento è in pietra con angolari parzialmente rifiniti. La struttura è a pianta
quadrata sviluppata su tre livelli e conclusa con un coperto a due falde. Le luci sono
riquadrate in arenaria e disposte al centro della facciata. Nelle altre unità edilizie si notano
una feritoia balestriera a croce ed un portale in arenaria, a tutto sesto, scolpito con solchi a
raggiera.

81
Onfiano
CERPIANO
alt. m. 445 IGM F 86 III NO

Le unità edilizie sono articolate in corpi di fabbrica aggregati lungo il pendio. Si evidenzia la
torretta colombaia riferibile al XVII-XVIII secolo. Presenta una pianta rettangolare sviluppata
su tre livelli e colombaia superiore sottolineata da un cordolo in cotto modanato; il coperto è
a due falde ad altana. A lato della torre è visibile un architrave monolitico scolpito al centro
con il monogramma di Cristo iscritto nel cerchio. Si può ancora notare un balchio coperto in
gran parte crollato.

82
Onfiano
MULINO DELLE NOCI
alt. m. 417 IGM F 86 III NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Il mulino figura esistente in una carta topografica del 1778 (1), disposto alla destra del
torrente Tresinaro. E' censito nella Carta idrografica d'Italia del 1888 con due impianti: il
mulino Noci superiore e quello inferiore (2). Già degli Amorotti è stato completamente
disattivato nel 1960 c.. Presentava tre ruote orizzontali a ritrecine e vi si trovava anche una
quarta macina per le noci detta grola ad azione verticale (3).

(1) TINCANI 1982, II, 225; (2) C.I.I. 1888, 148; (3) TINCANI,op. cit.

83
Onfiano
MULINO SIGNORANNA
alt. m. 380 IGM F 86 III NO

Il mulino della "S. Anna" è indicato in una carta topografica del 1778 (1) alla sinistra del
torrente Tresinaro. Un concio murato nell'edificio, ora in parziale abbandono, riporta la data
"1765". L'impianto è censito nella Carta idrografica d'Italia del 1888 (2). Già dei Rivi, è stato
completamente disattivato. Era azionato da tre ruote verticali. Presso l'edificio sorge
l'oratorio di S.Anna ora ridotto a rustico di servizio. La facciata a capanna presenta la traccia
di un grande arco a tutto sesto affiancato da due nicchie sagomate.

(1) TINCANI 1982, II, 225; (2) C.I.I. 1888, 148.

84
Onfiano
MULINO DELLE VENE
alt. m. 440 IGM F 86 III NO

Il mulino situato alla sinistra del torrente Tresinaro figura indicato in una carta topografica del
1778 (1). E' censito nella Carta idrografica d'Italia del 1888 con tre impianti: il mulino Vene
superiore, di mezzo ed inferiore (2). Il sistema era azionato da ruote verticali ed orizzontali a
ritricene con complessive quattro macine. Vi era anche annessa una tintoria ed un mangano
(3). Già della famiglia Grasselli, è stato completamente disattivato.

(1) TINCANI 1982, II, 225; (2) C.I.I. 1888, 148; (3) TINCANI,op. cit.

85
Onfiano
ONFIANO
alt. m. 475 IGM F 86 III NO

La chiesa di S.Vito "in loco Onfiano" è ricordata in una carta del 1965 nell'Archivio della
Cattedrale di Reggio (1) ed è ancora nominata tra quelle soggette alla Pieve di Campiliola in
una Bolla di Eugenio III del 1146 (2). Nel 1302 figura tra le dipendenti della Pieve di S.Vitale
di Carpineti (3). Nel 1543 la chiesa si trovava in cattivo stato; fu in seguito ricostruita con
ottima forma in ordine misto toscano sulla foggia di quella di S.Agostino di Reggio (4); la
facciata a capanna presenta un portale architravato con nicchia rastremata superiore ed al
centro una finestrella quadrilobata. L'interno è a navata unica con tre altari, orientata
liturgicamente. Il campanile, con cella a bifore, decorate a bassorilievo, si innalza a fianco
del prospetto settentrionale. Nel 1315 compare il Comune e la villa di Onfiano di Tresinara;
successivamente entra a far parte del feudo di Giandeto di cui seguì le sorti (5). Alla fine del
XVIII secolo comprendeva 243 abitanti segnalandovi una cava di sale e fonti copiose di
acque sulfuree e salate (6). Tra gli edifici del nucleo rurale si evidenzia una casa padronale
con torre riferibile alla fine del XVI secolo. Il portale d'ingresso è ad arco a tutto sesto con
decorazione e cordonatura, recante in chiave uno stemma abraso seicentesco. Altri
elementi tipologici sono riscontrabili nei diversi edifici del borgo.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 418; (2) TIRABOSCHI, op. cit.; (3) R.D.I. 1933, 294; (4) SCURANI 1895, III, 507;
(5) SCURANI, op. cit.; (6) RICCI 1788, 182.

86
Onfiano
PISSAROTTO
alt. m. 342 IGM F 86 III NO

Interessante complesso rurale in linea, articolato ad una torre cinquecentesca. Questa


presenta una pianta quadrata sviluppata su tre livelli e colombaia superiore delimitata da un
cordolo spezzato. Il coperto è a quattro falde su soffitto di gronda in laterizio disposto a "T"
ed a dente di sega. Sul prospetto a levante dell'edificio si apre un portale seicentesco, a
tutto sesto in arenaria, con chiave di volta a voluta ed un balchio con loggiato di accesso al
piano superiore. E' ancora visibile anche una piccola maestà in nicchia riquadrata.

87
Onfiano
TOLADA
alt. m. 451 IGM F 86 III NO

Piccolo nucleo rurale, in abbandono, a poca distanza verso settentrione da Ca' d'Orsini. E'
visibile un complesso riferibile forse ad una antica struttura a torre cinquecentesca. Il
fabbricato presenta una ampia pianta quadrata sviluppata su tre livelli, con coperto a quattro
falde. Il paramento è in pietra con ricorsi parzialmente rifiniti. Le luci sono rade,
simmetricamente disposte e riquadrate da elementi, monolitici in arenaria. Su un adiacente
edificio si riscontra una maestà in nicchia, di recente fattura, scolpita in vertice con una
testina antropomorfa sormontata dalla croce.

88
Onfiano
LA TORRE
alt. m. 346 IGM F 86 III NO

Pregevole complesso costituito dal vecchio mulino articolato alla cinquecentesca torre da cui
il toponimo della località. Il mulino figura esistente agli inizi del XIX secolo ed è censito nella
Carta idrografica d'Italia del 1888 (1). Già dei Lanzi ed ora Melioli era azionato da tre ruote
orizzontali a ritrecine; è stato completamente disattivato circa 20 anni fa. Alla torre era
annessa una antica fornace per laterizi. La struttura, riformata da alcuni anni, conserva
ancora parte dell'impianto originario. Presenta una ampia pianta quadrata sviluppata su tre
livelli conclusi da un coperto a quattro falde. Il paramento, ora intonacato, è a leggera
scarpa. Le luci sono regolari e simmetricamente distribuite. Poco a valle è visibile una
maestà a pilastrino.

(1) C.I.I. 1888, 148.

89
Pontone
CA' PIATTA VECCHIA
alt. m. 611 IGM F 86 III NO

Interessante edificio rurale a levante della chiesa di Pontone. Pure se in abbandono


conserva ancora la tipologia originaria. Presenta una pianta rettangolare su due livelli con
coperto a due falde in lastre di arenaria. Un balchio si appoggia al prospetto a levante. Su
un rustico di servizio è visibile un portale ad elementi composti con architrave monolitico

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

siglato in chiave con il simbolo della croce.

90
Pontone
COSTA DI IATICA
alt. m. 532 IGM F 86 III NO

Nucleo disposto in costa sui pendii alla sinistra del torrente Secchia. Le tipologie rurali, in
parte ristrutturate, pur non presentando caratteristiche di particolare pregio architettonico,
rivelano elementi di interesse nell'uso tradizionale dei materiali e nella composizione
strutturale. Si può notare un edificio forse un tempo a torre, ora ribassata, con paramento in
pietra a ricorsi angolari alterni rifiniti e cordolo lineare di colombaia formante con le due falde
del tetto una specie di frontespizio. Nell'abitato è pure visibile una piccola cappellina con
nicchia ad arco ribassato.

91
Pontone
CRETA
alt. m. 635 IGM F 86 III NO

A margine della strada di accesso alla località è visibile una edicola ottocentesca. Il
prospetto mostra un arco ogivale impostato su due colonnette con capitello modanato ed è
concluso da un frontespizio spezzato. Il nucleo rurale è caratterizzato da un passaggio
coperto e dalla conservazione nelle tipologie rurali dei materiali e strutture tradizionali.

92
Pontone
CROCETTA
alt. m. 895 IGM F 86 III NO

Località posta sul rilievo immediatamente a nord dell'abitato di Villaprara. Vi si sono rinvenuti
i resti di una stazione dell'età del Bronzo. I sondaggi eseguiti nel 1976 non portarono alla
individuazione di strutture riconoscibili affacciando così l'ipotesi che l'insediamento, posto
più a sud, sia franato lungo la falda meridionale. I materiali raccolti nei vari strati sono
piuttosto esigui e non permettono la loro attribuzione a facies cronologicamente distinte (1).

(1) TIRABASSI 1979, 157.

93
Pontone
IATICA
alt. m. 491 IGM F 86 III SO

Nella visita del Vescovo Cervini del 1543 parlando della chiesa di Saccaggio si fa riferimento
ad una chiesa di S. Lazzaro in Iatica di cui non rimane altra memoria (1). Nel 1734 vi fu fatto
costruire un oratorio dedicato forse a S.Lazzaro ma di cui non si hanno notizie precise (2).
L'edificio ridotto a magazzino e ribassato si trova al centro del nucleo rurale. Presenta
ancora una facciata a capanna con angolari in pietra rifinita a ricorsi alterni mentre in vertice
è posto un rosone ottagonale tamponato in arenaria. L'oratorio era connesso ad un
interessante complesso articolato ad una parte rustica con sottopasso in volto a tutto sesto
ed un fabbricato padronale con finestre a davanzale in cotto modanato. Nel borgo si
evidenzia ancora una abitazione con portale seicentesco, a tutto sesto, con bugnato
disposto in conci radiali; su uno stipite è la data "1652". All'inizio dell'abitato è situata una
casa-torre in gran parte ristrutturata. La pianta quadrata si sviluppa su tre livelli con
colombaia superiore delimitata da un cordolo lineare ed è conclusa da un tetto a due falde.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Vi si apre una finestra a ruota in cotto. Un edificio ora adibito a fienile riporta un'architrave di
finestra con incisioni stilizzate.

(1) SCURANI 1895, II, 714; (2) SCURANI, op. cit.

94
Pontone
MONTE FOSOLA
alt. m. 988 IGM F 86 III NO

Di una tomba che lo Scarani data al VI-V sec. a. C., restano una fibula in bronzo ed un
anello ad otto globetti, oltre ad altri oggetti in bronzo non meglio specificati (1).

(1) SCURANI 1962, II, 527.

95
Pontone
MULINO BARONI
alt. m. 364 IGM F 86 III SO

Il mulino è censito nella Carta idrografica d'Italia del 1888 con il nome di Pontone (1). E'
stato da tempo disattivato e completamente ristrutturato; ora rimangono alcune macine nel
cortile. Era alimentato dalle acque del torrente Secchia che azionavano tre ruote orizzontali
a ritrecine.
(1) C.I.I. 1888, 138.

96
Pontone
PAOLANO
alt. m. 746 IGM F 86 III NO
Complesso rurale in abbandono costituito da un edificio padronale e dai rustici di servizio. Il
corpo principale presenta un volume articolato su pianta quadrangolare e coperto a più falde
differenziate. Le luci sono regolari e simmetricamente distribuite. Nel prospetto a levante si
evidenziano le tracce di una antica torre colombaia di cui rimane il cordolo lineare. Sono
ancora visibili un concio angolare recante scolpite due testine antropomorfe ed un architrave
datato "1770".

97
Pontone
PONTONE
alt. m. 642 IGM F 86 III NO

La villa di Pontone è nominata nel 1240 quando 11 uomini prestano il giuramento di fedeltà
al Comune di Reggio (1); la località figura ancora nell'estimo del 1315 (2). Nel 1705 era
feudo del Conte Francesco Maria Coccini di Venezia (3). Fino al 1796 era contea con sede
di Pretorio; a questa data apparteneva alla Casa Mastriggiani Simonazzi di Pontremoli e
comprendeva una popolazione di 423 abitanti (4). La chiesa di S. Maria è compresa nel
1302 tra le dipendenti della Pieve di S.Vitale di Carpineti (5). Fu ristrutturata nel XVII secolo;
ora è ad unica nave con tre altari (6). E' posta sul colle dominante l'abitato. Presenta una
facciata a capanna, orientata liturgicamente. Il portale architravato è sormontato da una
lunetta a sesto ribassato e da una finestra rastremata superiore. Il campanile si innalza a
fianco del prospetto meridionale ed è concluso con una cella a monofore riquadrate. Di
interesse è la canonica ottocentesca un tempo decorata in facciata da affreschi ormai
rovinati. Ancora nel borgo rimangono tipologie rurali di pregio ambientale per l'uso di

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 61 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

materiali tradizionali quali le coperture in piagne e le particolari soluzioni planivolumetriche.

(1) ROMBALDI 1976, 133; (2) SCURANI 1895, V, 712; (3) SCURANI, op. cit.; (4) RICCI 1788, 197; (5) R.D.I.
1933, 197; (6) SCURANI, op. cit.

98
Pontone
SACCAGGIO
alt. m. 610 IGM F III NO

La "contea" di Saccaggio e Pontone ha origini antiche seguendo le vicende storiche di


quest'ultima località. Nel 1218 il comunello presta il giuramento di fedeltà al Comune di
Reggio (1) ed è ancora compreso con 46 fuochi comuni con Villaprara e Pontone nell'estimo
del 1315 (2). L'antica chiesa di S.Maria Maddalena, discosta dall'abitato, figura citata fin dal
1191 (3). Il nucleo rurale, ad impianto indifferenziato, occupa le pendici digradanti verso il rio
Spirola. Nonostante l'abbandono, il degrado e le profonde trasformazioni conserva un
particolare valore tipologico ed ambientale. Le emergenze più significative sono
rappresentate da due case-torre riferibili al XV-XVI secolo. L'edificio più antico presenta una
pianta quadrata con struttura in pietra ad angolari rifiniti a ricorsi alterni. Si sviluppa su tre
livelli con colombaia superiore delimitata da un cordolo lineare. La struttura probabilmente
ribassata è coperta da un tetto a due falde. Al prospetto frontale era appoggiato un balchio
ora completamente distrutto. Il portale d'ingresso è in arenaria ad arco ogivale. La seconda
casa- torre è stata devastata al suo interno. Anche questa è a pianta quadrata su quattro
livelli. Si evidenziano i ricorsi angolari alterni, il cordolo lineare di colombaia, una finestra a
ruota in laterizio e le mensole di una bertesca. Pure a mensole è il coronamento di gronda
mentre sulle spigolo di nord-ovest si aprono due feritoie. L'edificio adiacente conserva nella
stalla un interessante solaio a travi lignee oltre a tracce di portali architravati sul prospetto
frontale. E' ancora inoltre rilevabile un complesso con ingresso al primo piano cui si accede
per mezzo di una larga scalinata in cotto. Il portale di questo edificio, a tutto sesto, è in conci
di arenaria.

(1) SACCANI 1926, 240; (2) BARICCHI, CERVI, FABBRICI 1982, I, 112; (3) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 283.

99
Pontone
SACCHEGGIANA
alt. m. 525 IGM F 86 III NO

Nucleo rurale di notevole pregio. Vi si rileva un oratorio settecentesco datato "1701" di cui
non si riporta la dedicazione. Presenta una facciata a capanna in cui si apre il portale
architravato sormontato da un frontespizio spezzato a volute, stemmato al centro e concluso
da una finestrella quadrilobata superiore. Il paramento è in pietra con ricorsi angolari alterni.
I fabbricati civili sono articolati in linea ad una casa-torre preesistente del XVI secolo. La
struttura è a pianta quadrata su tre livelli con colombaia superiore, delimitata da un cordolo
lineare, in cui è visibile una finestrella a ruota in cotto. Il tetto è a quattro falde impostato su
una cornice di gronda a mensole di arenaria modanate. Una scalinata conduce al portale di
accesso a tutto sesto, pure in arenaria, datato "1595". Nell'edificio adiacente, a levante, si
riscontra un loggiato a tre luci sostenute da colonnette circolari in cotto. Nella parte a
ponente un passaggio coperto separa la torre da un corpo di fabbrica di notevoli dimensioni
già probabilmente adibito a convento.

100
Pontone
S.MARIA MADDALENA
alt. m. 696 IGM F 86 III NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 62 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

La chiesa di S. Maria Maddalena figura consacrata nel 1191 (1). E' ancora indicata in una
Bolla dell'Abbazia di Marola del 1240 (2). Nel 1302 compare tra le chiese dipendenti della
Pieve di S.Vitale di Carpineti (3). Con la visita del Vescovo Cervini del 1543 la chiesa, in
grave disordine, è unita a quella di Pontone (4). L'attuale edificio è di modeste dimensioni.
La facciata a capanna è orientata liturgicamente; il portale architravato è sormontato in
vertice da una finestrella quadrilobata. Un campaniletto a vela è posto a filo del prospetto
spezzando la continuità della linea di gronda.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 283; (2) TIRABOSCHI, op. cit.; (3) R.D.I. 1933, 294; (4) SCURANI 1895, V, 712.

101
Pontone
SPIGNANA
alt. m. 700 IGM F 86 III NO

Nucleo ad impianto lineare situato a ponente di Pontone. Gli edifici pur non presentando
caratteri architettonici di particolare pregio conservano elementi tipologici di rilievo. Si può
ancora individuare un edificio, ristrutturato e serrato dai complessi adiacenti, probabilmente
riferibile ad una struttura a torre del XVI secolo. Vi si può osservare il portale sopraelevato
ed i fori circolari della colombaia superiore. Alla deviazione della strada è posta una maestà
a pilastrino con nicchia in volto.

102
Pontone
VELUCCIANA
alt. m. 430 IGM F 86 III SO

La villa di "Vulzana" è nominata in un documento del 1218 nel giuramento di fedeltà al


Comune di Reggio da parte di nove dei suoi uomini (1). Figura ancora insieme alla chiesa di
S.Michele del Bosco di Vulzana in una carta del 1240 (2). Questa Chiesa è indicata come
"sine cura" nel 1538 e come oratorio nella Visita Rangone del 1593 (3). L'attuale edificio,
posto a monte dell'abitato rurale ed in abbandono, è orientato liturgicamente con una
semplice struttura. Presenta una facciata a capanna con portale architravato, un
campaniletto a vela ed alcuni conci squadrati derivati probabilmente dall'originario impianto.
Il vecchio borgo è assai degradato. Vi si riscontrano tuttavia elementi tipologici di interesse
nell'uso dei materiali tradizionali e nelle soluzioni planivolumetriche. Si segnala un architrave
zigrinato recante incisa una croce greca.

(1) ROMBALDI 1976, 128; (2) SCURANI 1895, V, 714; (3) SACCANI 1926, 26.

103
Pontone
VILLAPRARA
alt. m. 750 IGM F 86 III NO

La località è nominata nel 1218 con il giuramento di fedeltà da parte di 58 uomini al Comune
di Reggio (1). Nel 1709 la visita del Vescovo Picenardi riporta l'esistenza dell'oratorio di
Villaprara dedicato a S.Antonio da Padova (2). A levante del nucleo troviamo un primo
complesso ampiamente ristrutturato con una tipologia a torre; la parte superiore a colombaia
è delineata da un cordolo in cotto a dente di sega e lineare. All'ingresso dell'antico borgo è
posta una maestà a pilastrino con nicchia in volto. L'oratorio presenta una facciata a
capanna. Il portale architravato è sormontato da un frontespizio spezzato e da una nicchia
per il Santo titolare; in vertice è posta una finestrella bilobata. Un concio riporta la data di
costruzione al 28 settembre 1655. L'edificio è stato restaurato nel 1970. Di fronte si sviluppa

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

una corte rurale. Sull'architrave di una finestra è visibile la data "1551". I fabbricati si
articolano a due case-torre. Una è stata ristrutturata ed intonacata, l'altra conserva il suo
impianto originario con prospetto a capanna su cui si aprono le luci, regolari, riquadrate in
arenaria e simmetricamente distribuite. Il paramento è in pietra a ricorsi regolari ed angolari
rifiniti a conci alterni.

(1) ROMBALDI 1976, 128; (2) SCURANI 1895, V, 718.

104
Valestra
BEBBIO
alt. m. 518 IGM F 86 III NE

La località è nominata nel 1065 insieme con una chiesa di S. Bartolomeo non più esistente,
in una carta dell'Archivio Nonantolano (1). Il castello compare nel 1115. Era possesso dei
Bebbi cui fu tolto nel 1341 dai Fogliani. Parte di esso fu poi venduto alla famiglia Sessi (2).
L'impianto del castello sorgeva ove si trova la chiesa parrocchiale. Il palazzo feudale ancora
esistente fu costruito nel XV secolo ed alla fine del XIX secolo era in proprietà della famiglia
Roggi (3). Nel 1623 Bebbio era feudo con il titolo di Contea di Marc'Antonio Ricci ferrarese
ai cui discendenti ancora appartiene nel 1707. In seguito passa ai Marchisio (4). Alla fine del
settecento era in possesso di questa casata e comprendeva 291 abitanti (5). La primitiva
chiesa di S.Bartolomeo fu unita nel XIV secolo a quella di S. Apollinare di Casteldaldo (6).
La chiesa di S. Paolo è invece ricordata nelle Decime dell'anno 1318 come dipendente della
Pieve di S. Vitale (7). Viene ricostruita tra il 1664-1675 (8). L'edificio è situato entro il recinto
dell'antico castello di cui rimangono parti delle mura e tracce dei sistemi difensivi e di
fortificazione tra cui una feritoia arciera. Un sottoportico, in cui è visibile un concio datato
"MAI-XXII-1789", conduce al piazzale della chiesa. Questa presenta una facciata a capanna
orientata a sud. Il portale architravato reca l'iscrizione "AD MAJOREM DEI GLORIAM -
AMEN -R.D.J. (OANNES B.) MANF. (redi). REC. (tor) ET POPULUS BEBBII UNA CUM
SOC. BUS. S.S. (s.ti SACRAMENTI) ATQUE ROS. (Rii) HOC TEMPLUM COSTRUENDUM
CURARUNT. ANNO DOMINI 1675". Su uno stipite è incisa la data "1810". In centro al
prospetto è posta una elegante finestrella barocca a cartella con decorazioni a volute in
rilievo. Il campanile si innalza a filo della facciata con basamento a scarpa, conci angolari a
ricorsi alterni e cella a monofore. All'inizio del sentiero verso la sommità del colle della
chiesa sorge un complesso a corte riferibile probabilmente al XVIII secolo. Si evidenzia
l'edificio padronale a volume compatto con pianta quadrangolare sviluppata su due livelli e
coperto a quattro falde.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 46; (2) TIRABOSCHI op. cit.; (3) BERTOLANI 1965, 161; (4) SCURANI 1895, V,
674; (5) RICCI 1788, 12; (6) SCURANI, op. cit.; (7) R.D.I. 1933, 311; (8) SCURANI, op. cit.

105
Valestra
CA' DE' LANZI
alt. m. 453 IGM F 86 III NE

Nella parte a valle del nucleo rurale si evidenzia un edificio articolato ad una casa-torre
riferibile al XVI- XVII secolo, questa presenta una pianta quadrata su cinque livelli ed è
conclusa da un coperto a quattro falde sviluppato su un soffitto di gronda a sguscio con
decorazioni pittoriche raffiguranti colombi. In vertice è posta una banderuola in ferro battuto.
Le luci sono regolari e simmetricamente distribuite. Una maestà a pilastrino con nicchia
cuspidata è visibile a lato della strada che conduce verso gli edifici a monte del borgo. Qui si
trova l'elegante oratorio settecentesco dedicato alla Concezione di Maria Vergine della
famiglia Lanzi (1). La facciata a capanna è delimitata da lesene angolari. Il portale
architravato, la finestrella centrale e la nicchia superiore sono riquadrati da un motivo

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

architettonico in rilievo a composizione mistilinea. Nel complesso rurale posto a fronte è


invece visibile una torretta vignaiola isolata adibita quale ricovero attrezzi colombaia.

(1) SCURANI 1895, V, 689.

106
Valestra
CAMPO DEL CAPITANO
alt. m. 680 IGM F 86 III NE

In questa località prossima alla borgata di Vallestra è documentata la presenza di materiale


archeologico attribuito all'età del ferro (1). La genericità della notizia non consente ulteriori
precisazioni cronologiche. Tuttavia il richiamo al materiale trovato a Bismantova suggerisce
due possibili datazioni o al bronzo finale, epoca a cui si riferisce il sepolcreto di Campo
Pianelli di Bismantova od al V sec.a.C. periodo a cui è databile il livello superiore del
deposito archeologico di Campo Pianelli (2).

(1) SCARANI 1962, II, 423; (2) CATARSI, DALL'AGLIO 1978.

107
Valestra
C. PANTANI / SASSO DEI CORNI
alt. m. 856 IGM F 86 III NE

Nel 1958 furono trovate due tombe ad incenerizione sepolte da circa 40 cm. di terreno
agricolo e poste in due piccole fenditoie naturali della roccia. Le tombe erano formate da
cassette in lastra di arenaria in una delle quali erano stati collocati due ossari ed una fibula
ad arco serpenteggiante con contorno quadrangolare; l'altra presentava un solo cinerario ed
una fibula analoga alla precedente. Il complesso sulla base del tipo delle due fibule è
databile all'ultima fase del bronzo finale (sec. X a.C.) (1).

(1) TIRABASSI 1979, 154.

108
Valestra
CASTELDALDO
alt. m. 539 IGM F 86 III NE

Fin dai tempi piÑ antichi la località fu possesso dei Sessi; un Oberto da Casteldaldo è
nominato in una carta del 1185. L'Azzari riporta che a questa data la famiglia ne ottenne
l'investitura da Federico I (1). Nel 1218, undici uomini di Casteldaldo prestano il giuramento
di fedeltà al Comune di Reggio (2). Il castello viene distrutto nel 1265 durante le lotte tra
Guelfi e Ghibellini. Recenti scavi ne hanno messo in evidenza le fondamenta (3). Nel 1408
Frignano e Niccolò figli di Azzo da Sesso divisero i loro beni toccando Casteldaldo in sorte al
primo la cui famiglia deterrà il feudo (4). Alla fine del settecento è ancora in possesso della
casa Sessi di Verona e contava una popolazione di 190 abitanti (5). La chiesa dedicata a S.
Apollinare viene consacrata alla metà del XII secolo (6). Nel 1318 figura tra le dipendenti
della Pieve di S.Vitale di Carpineti (7). Già nel 1376 il Vescovo Pinotti dà disposizioni per un
suo restauro (8); crollerà verso il 1450 in seguito ad un grosso movimento di terreno che ne
aveva definitivamente compromesso le strutture (9). Fin dal XIV secolo alla chiesa fu unita
quella di S.Bartolomeo di Bebbio (titolo probabilmente trasferito all'oratorio dei Sessi entro il
castello di Casteldaldo (10) e di S.Michele detta Saxeto (11). L'attuale chiesa fu ricostruita
verso la metà del XVII secolo con i sassi delle mura diroccate del castello; nel frattempo per
la durata di circa due secoli, gli uffici religiosi vennero celebrati nel citato oratorio di
S.Bartolomeo (12). L'edificio è orientato liturgicamente. Presenta una semplice facciata a

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 65 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

capanna in cui si apre un portale architravato ed una finestrella quadrilobata superiore. Il


campanile si innalza sul fianco settentrionale ed è concluso da una cella a bifore. L'interno è
a navata unica con tre altari.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 175; (2) ROMBALDI 1976, 127; (3) BERTOLANI 1965, 215; (4) TIRABOSCHI,
op. cit.; (5) RICCI 1788, 45; (6) TIRABOSCHI, op. cit.; (7) R.D.I. 1933, 311; (8) SACCANI 1926, 39; (9) TINCANI
1974, 59; (10) TINCANI, op. cit.; (11) SCURANI 1895, V, 687; (12) TINCANI, op. cit.

109
Valestra
CASTELLO DI BEBBIO
alt. m. 476 IGM F 86 III NE

L'antico castello di Bebbio è nominato in una carta del 1115 (1) e si trovava sul colle ove
sorge la chiesa parrocchiale. Fu in possesso della omonima famiglia fino al 1341 e
successivamente distrutto (2). Agli inizi del XV secolo, in una posizione più bassa, fu
costruito l'attuale complesso (3). Nel 1623 Bebbio era feudo con il titolo di Contea di
Marc'Antonio Ricci di Ferrara ai cui discendenti apparteneva ancora nel 1707 (4). Passa in
seguito alla famiglia Marchisio il cui stemma è visibile sul portale. Fu acquistato quindi nel
1826 dalla famiglia Ruggi che lo conserva disabitato. L'ultima discendente sposata al nobile
De Marinis nel ha provveduto al suo riattamento (5). E' stato poi venduto nel 1954 al
modenese Conte Benedetto Pignatti Morano di Custoza ed attualmente è in proprietà alla
famiglia Prodi (6). L'aspetto attuale del castello deriva probabilmente da una sua tarda
rielaborazione nella ricerca di una propria originalità ed inserimento ambientale. L'edificio
consiste di un corpo rettangolare, con spigoli orientati sui punti cardinali, fiancheggiato da
due alte torri a pianta circolare (7). Quella a sud racchiude una scala a chiocciola che porta
ai vari piani. Nella torre a nord, in corrispondenza di ogni piano, si trova una piccola stanza
che, nel piano nobile, presenta decorazioni. Una scalinata esterna conduce al secondo
piano (piano nobile) dove è la porta principale del castello. Ai lati della porta si notano due
feritoie che attraversano il muro della sala interna. La sala e le altre camere di questo piano
hanno il soffitto a cassettoni dipinto. Pure a cassettoni sono i soffitti degli altri piani. In una
camera al piano terreno, cui si accede per una porta che si apre sul lato nord, si trova una
botola che si dice in origine conducesse ad un passaggio sotterraneo. In una terza torre,
pure rotonda, ma più bassa delle precedenti, sul lato lungo di sud-est, è situata la cappella a
pianta ottagonale con ingresso anche sull'esterno (8). Il castello è inoltre circondato da un
giardino delimitato da un recinto merlato.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 46; (2) TIRABOSCHI, op. cit.; (3) BERTOLANI 1965, 161-162; (4) BERTOLANI,
op. cit.; (5) BERTOLANI, op. cit.; (7) PEROGALLI 1981, 148; (8) BERTOLANI, op. cit.

110
Valestra
CASTELLO DI CASTELDALDO
alt. m. 530 IGM F 86 III NE

Il castello, di antiche origini, fu investito nel 1184 ai Conti Sessi da parte di Federico
Barbarossa (1). Diverse sono le denominazioni riportate tra le quali ricordiamo:
Castellumdardum, Castridaldum, Castrum Retaldum. Il castello figura distrutto nel 1265
durante le lotte tra Guelfi e Ghibellini (2); probabilmente ricostruito fu successivamente
travolto da una frana proveniente da Masereto (3). Vi si trovava la chiesa di S. Bartolomeo
che a partire dal XIV secolo è unita a quella titolare di S.Apollinare e di cui espleterà poi le
funzioni fino alla ricostruzione di questa nel XVII secolo (4). Dell'originaria struttura del
castello rimangono solo poche tracce. Attualmente vi si trova un complesso rurale a corte
con corpo principale lineare coperto a due falde ed interessanti rustici a fienile.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 66 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 175; (2) BERTOLANI 1965, 215; (3) TINCANI 1974, 59; (4) TINCANI, op. cit.

111
Valestra
CASTELLO DI VALLESTRA
alt. m. 644 IGM F 86 III NE

La cartografia storica agli inizi del XIX secolo riporta chiaramente il toponimo di "Castello di
Vallestra" ad alcune centinaia di metri a nord dell'abitato di Vallestra. Il Tincani ci segnala,
pur senza specifici riferimenti storici, dell'esistenza di un castello medievale ora ridotto ad un
cumulo di macerie. Nel 1920 infatti, in seguito ad una paurosa frana staccatasi alla base del
monte e scesa verso il torrente Lucenta, crolla l'unico avanzo dell'antica costruzione situata
nel luogo che conserva tuttora il nome di Torre dei Molza (1) riferita però alla casata che
detenne il feudo di Vallestra dal XVII alla fine del XVIII secolo. Dai vecchi documenti
fotografici la torre mostrava una pianta quadrata con paramento in pietra, a leggera scarpa
con ricorsi regolari ed angolari rifiniti alterni (2).

(1) TINCANI 1974, 58; (2) CARPINETI 1976, 304.

112
Valestra
COLOMBAIA
alt. m. 539 IGM F 86 III NO

Vi si trova un oratorio settecentesco dedicato al Nome di Maria, dipendente da Casteldaldo


e restaurato nel 1906 (1). Presenta una semplice facciata a capanna orientata a levante. Vi
si apre il portale architravato affiancato da due finestrelle e sovrastato al centro da un oculo
quadrilobato. Ha una pianta ad aula con abside semicircolare; sulla copertura è posto un
campaniletto a vela.

(1) SCURANI 1895, V, 689.

113
Valestra
FALBIO
alt. m. 352 IGM F 86 III SE

Nucleo rurale in completo abbandono. Probabilmente corrisponde alla località di Casa de'
Ruffaldi citata dallo Scurani. Questi vi riporta l'esistenza di un oratorio dedicato a S.Antonio
da Padova fatto costruire con disposizione testamentaria dalla Contessa Laura Bonmartini in
Ricci nel 1606 ed eseguita quindi dai F.lli Conti Francesco e Marcantonio Ricci di Modena
nel 1638 (1). Il borgo conserva tipologie di interesse sia nell'uso dei materiali tradizionali sia
nelle soluzioni planivolumetriche.

(1) SCURANI 1895, V, 676.

114
Valestra
FORMIONE
alt. m. 530 IGM F 86 III NE

Nucleo in rovina situato ai confini con il Comune di Baiso sui pendii alla destra del torrente
Lucenta. L'architrave di un portale riporta la data "1771". Vi si trovava anche un oratorio
dedicato a S.Antonio da Padova, dipendente dalla Chiesa di Vallestra, demolito da circa 20
anni a seguito di una frana.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 67 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

115
Valestra
MASARETO
alt. m. 667 IGM F 86 III NE

La località è costituita da un complesso rurale articolato ad una casa-torre cinquecentesca


probabilmente ribassata, a cui si sono aggiunti successivi corpi di fabbrica adibiti abitazione
e rustico. Presenta una pianta quadrangolare ed un coperto a due falde. Il paramento è a
ricorsi regolari con angolari rifiniti a conci alterni. Sui prospetti a levante e ponente la
colombaia, in cui si aprono due finestre riquadrate in arenaria, è delimitata da un cordolo
lineare che forma una specie di frontespizio con gli spioventi del tetto. A lato della strada è
posta una maestà ottocentesca a pilastrino con nicchia in volto a tutto sesto.

116
Valestra
MONTE DI BEBBIO
alt. m. 463 IGM F 86 III NE

Alla deviazione con la strada principale è posta una cappellina di recente fattura. Il nucleo
rurale poco discosto è costituito da diversi fabbricati articolati intorno ad un complesso a
corte chiusa. L'ingresso si apre con un portale di accesso ad arco sagomato, in cotto; sopra
al concio di chiave si trova un mattone recante incisa la data "1819".

117
Valestra
MONTELAGO
alt. m. 622 IGM F 86 III NO

Il nucleo principale degli edifici è disposto a formare una specie di corte cui si accede
attraverso un passaggio coperto; questo presenta sui due prospetti le impronte di due ampi
archi a tutto sesto ora tamponati e sovrastati da una finestrella ovale. Gli edifici conservano
un impianto ed elementi tipologici di interesse. Tra i particolari una finestrella a volute datata
"1860" ed un portale quattrocentesco con architrave inciso da una croce inscritta in una
cordonatura.

118
Valestra
MONTE VALLESTRA
alt. m. 933 IGM F 86 III NO

Nel 1901 presso la sommità del monte venne segnalato il ritrovamento di frammenti
ceramici, tra cui uno decorato, riferibili ad una tarda età del bronzo. Altri ritrovamenti si
ebbero poi in anni successivi in diverse località poste sempre nei pressi della cima. Tutta la
zona quindi è interessata da un abitato dell'età del bronzo finale (1) a cui forse è da riferire
la necropoli di Case Pantani situata tra la cima del monte e Vallestra. A breve distanza dalla
vetta si è poi notato un recinto circolare formato da un muro a secco attraversato da una
mulattiera che ha inciso terreno antropico di colore scuro con frammenti fittili, ossa e
carboni. Lo Scurani attribuisce questa struttura all'età del ferro (2), tuttavia è più probabile
che si tratti di una di quelle fortificazioni denominate "castellieri" la cui datazione è
controversa, anche se recenti studi hanno proposto la loro attribuzione all'alto medioevo.
Vuole la tradizione che il nome derivi dal brigante Balista del quale Virgilio compose
l'epitaffio: "Monte sub hoc lapidum tegitur Balista sepultus nocte die que tute carpe viator
iter"; si riporta anche che nella caverna sulla sommità sia sepolto un enorme tesoro dei
Manodori.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

(1) TIRABASSI 1979, 149; (2) SCARANI 1962, II, 423; (3) SCURANI 1895, V, 734.

119
Valestra
MULINO DI BEBBIO
alt. m. 323 IGM F 86 III NO

L'impianto figura già esistente agli inizi del XIX secolo ed è in seguito censito dalla Carta
idrografica d'Italia del 1888 (1). Il mulino era alimentato dalle acque dei torrente Secchia che
azionavano tre ruote orizzontali a ritrecine.

(1) C.I.I. 1888, 139.

120
Valestra
MULINO DI CANEPAROLO
alt. m. 320 IGM F 86 III NO

L'impianto figura già esistente agli inizi del XIX secolo ed è in seguito censito nella Carta
idrografica d'italia del 1888 (1). Al mulino era anche annessa una tintoria (2). Il caseggiato è
stato demolito all'inizio degli anni sessanta per realizzare l'area di essicazione della cava
d'argilla.

(1) CII 1888, 139; (2) Tincani 1982, II, 224.

121
Valestra
MULINO DI DIONIGI
alt. m. 387 IGM F 86 III NO

Il mulino figura già esistente agli inizi del XIX secolo ed è censito nella Carta idrografica
d'Italia del 1888 (1) con il toponimo di mulino Dorgola. Era azionato da ruote orizzontali a
ritrecine.
(1) C.I.I. 1888, 148.

122
Valestra
MULINO DI MONTELAGO
alt. m. 620 IGM F 86 III NE

Il mulino figura già esistente agli inizi del XIX secolo ed è censito in seguito nella Carta
idrografica d'Italia del 1888 (1). Era un impianto di piccole dimensioni attivo solo in periodo
invernale, situato tra la strada di Colombaia e Casa Manodori (2); era azionato da ruote
orizzontali a ritrecine.
(1) C.I.I. 1888, 148; (2) TINCANI 1979, 224.

123
Valestra
RANTICA
alt. m. 647 IGM F 86 III NE

Complesso di fabbricati aggregati in linea ad una preesistente casa-torre; la struttura di

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 69 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

questa è solo parzialmente visibile a causa degli edifici adiacenti. Si nota la parte superiore
a pianta quadrata coperta da tetto a quattro falde in piagne.

124
Valestra
S. MICHELE
alt. m. 804 IGM F 86 III NO

A quota 750 si apre una grotta intitolata a Ferdinando Malavolti. Lavori di sgombero per
facilitare l'accesso alla cavità hanno evidenziato un "sottoroccia" intasato da materiali di
diverse dimensioni con un terreno di colore scuro contenente ossa di animali e frammenti
ceramici. Ai piedi di un pinnacolo roccioso posto a poche decine di metri dalla grotta, a
partire dal 1955, sono stati condotti numerosi scavi con metodo non sempre rigoroso. Nel
complesso è stata messa in luce una stratigrafia formata da un livello con materiale
medievale e romano ed un secondo livello con materiale dell'età del ferro e protovillanoviani.
Questi due strati antropici erano separati in alcuni punti da un livello sterile. All'interno poi
dello strato riferibile al bronzo finale sono stati evidenziati un focolare ed un fondo di
capanna (1). Il vicino oratorio di S.Michele figura unito nel 1351 alla chiesa di S. Apollinare
di Casteldaldo. L'unione delle due chiese è ancora registrata nel 1538 come dipendenti dalla
Pieve di S.Vitale di Carpineti (2). L'edificio, in totale abbandono, presenta una semplice
pianta ad aula con facciata a capanna orientata liturgicamente. Il portale architravato è
affiancato da due finestrelle strombate. Il paramento è in pietra con conci angolari
parzialmente rifiniti.

(1) TIRABASSI 1979, 150-151; (2) SACCANI 1926, 40.

125
Valestra
S. MARIA MADDALENA
alt. m. 933 IGM F 86 III NO

Fin dal 1337 si ha menzione di un eremitaggio ed un oratorio sul Monte Vallestra.


Probabilmente andò in rovina e non se ne ha più notizia fino al 1630. In tale anno la
Comunità e gli uomini di Vallestra fondarono un'Opera Pia detta dell'Ospedale costruendo
l'anno successivo, in occasione del contagio, un oratorio dedicato a S.Maria Maddalena
sulla sommità del monte (1). L'oratorio è stato recentemente restaurato.

(1) SCURANI 1895, V, 736.

126
Valestra
TINCANA
alt. m. 647 IGM F 86 III NE

Un certo "Petrus de Tencana" è nominato in una carta del 1341 (1). Lungo la strada per
l'abitato è posta una maestà ottocentesca a pilastrino con nicchia triangolare, dedicata alla
Beata Vergine. Il nucleo rurale pur essendo parte in abbandono e parte ristrutturato
conserva ancora caratteristiche tipologiche di interesse. Tra gli edifici si evidenzia una
struttura probabilmente riferibile ad una antica casa-torre ribassata. L'edificio può essere
attribuito al XV-XVI secolo. Presenta una pianta quadrangolare sviluppata su tre livelli e
conclusa da un tetto a due falde in piagne. Si notano l'accesso sopraelevato ed il paramento
in pietra, a leggera scarpa, con ricorsi regolari. Ancora si rilevano, tra gli elementi, un
passaggio coperto in volto, una maestà in nicchia oltre a diverse luci riquadrate in arenaria.
L'oratorio dedicato agli Angeli Custodi, si trova nella parte alta dell'abitato. E' di moderna
fattura con facciata a capanna rivolta a sud.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 70 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

(1) TINCANI 1974, 59.

127
Valestra
VALLESTRA
alt. m. 663 IGM F 86 III NE

La villa è citata nel 1218 con il giuramento di fedeltà da parte di 46 uomini al Comune di
Reggio (1) ed è ancora nominata nell'Estimo del 1315 (2). In possesso dei Fogliani fu poi
assoggettata nel XV secolo agli Estensi che nel 1536 la investirono al Conte Antonio Maria
Fontanelli (3). Nel 1623 era feudo del Conte Andrea Molza modenese (4). Alla fine del
settecento apparteneva al Marchese Gherardo Molza (5). A tale data comprendeva una
popolazione di 213 abitanti (6), era Comune con la propria adunanza dei reggenti ed una
giusdicente con il titolo di Podestà (7). La chiesa di S. Pietro è compresa nel 1302 tra le
dipendenti della Pieve di S.Vitale di Carpineti (8). Nel 1543 si trova in cattive condizioni e
necessita di restauro, analoga valutazione verrà segnalata dalla Visita Marliani del 1664 (9).
Fu in seguito restaurata costruendovi anche la canonica. E' posta a settentrione dell'abitato.
Presenta una facciata a capanna orientata liturgicamente; l'ampio portale con architrave a
cornice modanata è sovrastato da una finestra semicircolare. L'interno è a navata unica con
tre altari. Il campanile, con cella a monofore riquadrata, si innalza a fianco del prospetto sud.
La parte centrale del nucleo rurale si dispone a perimetro di una piazzetta quadrangolare. Si
evidenzia un palazzotto a volume compatto, con colombaia superiore, già sede della
vecchia Opera Pia. All'interno di un passaggio coperto di un altro edificio vicino si osserva
un portale quattrocentesco a mensole convesse ed architrave monolitico a forma
trapezoidale, tamponato. Nel cortile interno è visibile un interessante prospetto con luci
piccole, rade, ad elementi di arenaria fra cui un architrave seminascosto dall'intonaco, inciso
con una rozza corce o rosa stilizzata, iscritta nel cerchio.
(1) ROMBALDI 1976, 127; (2) SCURANI 1898, V, 734; (3) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 386; (4) SCURANI, op.
cit.; (6) RICCI 1788, 247; (7) SCURANI, op. cit.; (8) R.D.I. 1933, 294; (9) SCURANI, op. cit.

128
Valestra
VILLA MANODORI
alt. m. 622 IGM F 86 III NO

Pregevole complesso a corte comprendente i fabbricati padronali, l'oratorio ed alcuni edifici


di servizio. E' articolato in due corpi principali distinti ed a differente quota. Si accede
all'interno attraverso il portone principale con arco a tutto sesto, siglato in chiave dallo
stemma della famiglia Manodori, rappresentante una mano, tre monete, un'aquila ed una
stella. Il palazzo più elevato Deriva probabilmente da un intervento ottocentesco. Presenta
una pianta rettangolare leggermente curvilinea. sviluppata su due livelli e conclusa da tetto a
quattro falde. Sul prospetto settentrionale le finestre sono coronate da un motivo bugnato ad
arco ogivale. La parte a valle è invece riferibile al XVII-XVIII secolo. Si dispone con una
pianta quadrangolare, composta al centro da una elegante torre cui alla base è la scalinata
con l'ingresso ad arco al palazzo. Nel prospetto esterno, a levante, si trova un altro portale
ad elementi monolitici sormontato da un balconcino a mensola con ringhiera in ferro battuto
e, nel sottotetto, un rosone monolitico di arenaria a sei raggi iscritti in una cordonatura a
rilievo. Su un rustico annesso è visibile un portale recante sull'architrave il monogramma
della Madonna e la data "1757". L'oratorio presenta una facciata a capanna orientata a nord
con portale architravato e finestrella quadrilobata al centro. Il tetto a due falde si imposta su
una cornice di gronda modanata. La visita del Vescovo Picenardi nel 1709 nota un oratorio
di S.Carlo dei Manodori (1). Nella villa si trovava anche il primitivo emblema della famiglia
Manodori siglato "MAN(us) AUR(ea) - DEI GRA(tia) SI BAL(ista) - MON(s) EST - MCXXXIIII"

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 71 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

trasportato nell'altra villa di Roncolo (Quattro Castella) quando i Conti abbandonarono la


casa di Montelago lesionata in più parti a seguito del terremoto del 1922 (2).

(1) Visita 1707, III, 361; (2) TINCANI 1974, 35.

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- 72 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Comune di Casina

1
Cortogno
ALLE COSTOLE
alt. m. 510 IGM F 86 IV SO

L'emergenza del nucleo è costituita da una casa a torre,purtroppo parzialmente occlusa nella
facciata da uno stridente intervento di recente ristrutturazione. Presenta un coperto a due
falde con linea di gronda in laterizio disposto a dente di sega. Sul prospetto nord è visibile
una interessante finestrella attribuibile al XV-XVI secolo;questa è a mensole concave
riquadrate ed architrave monolitico recante due tondi con il simbolo del diamante e della
ruota a croce romanica.

2
Cortogno
CORTOGNO
alt. m. 556I GM F 85 IV SO

Nucleo arroccato sulle pendici degradanti alla destra del t.Tassobbio. Cortogno appare
nominato per la prima volta nel 1318; in quell'anno infatti risulta che la chiesa di "S. Gregori
de Cortogna" dipendeva dalla Pieve di Campigliola e ad essa doveva le decime. Nel 1349 il
cancelliere ducale dovette emettere una sentenza per ben definire i confini tra i comuni di
Leguigno e quello di Cortogno (1). Nel 1373 la "Villa de Cortogno" dipendeva dal castello di
Sarzano del quale segue poi tutte le vicende. Alla fine del Settecento risulta contare 298
abitanti (3). La parrocchia di Cortogno passa nel 1811 dal vicariato di Castelnuovo a quello di
Paullo (4). La chiesa presenta una semplice facciata a capanna con ampio finestrone
trapezoidale sormontato dall'emblema del santo patrono S.Giorgio; l'edificio è ad un'unica
nave conclusa da un abside a catino semicircolare al cui esterno è riportata in due punti
diversi la data "1700". Nella parte destra della chiesa, sul fondo, si erge lo svettante
campanile con cella a quattro luci archivoltate ed acroterio a palla superiore. La vicina
canonica reca murato sul fronte una bellissima lastra scolpita a bassorilievo, già architrave di
una finestra, con la raffigurazione del gallo, del calice e l'emblema di N.S. Gesù Cristo, il tutto
contornato da un fregio a dentelli ed ovuli; è siglata con due date "1506" e "12(5)09". Un
tempo questa lastra era situata in uno degli edifici rustici del paese ed in particolare nella
casa dei Vezzosi. Il Cremona - Casoli riporta che nella stessa casa era presente una
seconda pietra scolpita, simile, ricoperta da intonaco (5). Indica inoltre anche alcune torri-
colombaie in pietra tagliata e bugnature d'angolo, ora ridotte. Le abitazioni rivelano
comunque numerosi elementi architettonici e di impianto attribuibili al XV secolo
evidenziandosi in particolare
portali e finestre di varia foggia.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 231; (2) TIRABOSCHI, op. cit.; (3) RICCI 1788, 73; (4) MILANI 1980, 22; (5)
CREMONA-CASOLI 1940, I, 17

3
Cortogno
COSTA
alt. m. 550 IGM F 86 IV SO

Nucleo situato poco a valle del centro del borgo di Cortogno. Nella parte bassa dell'abitato
un edificio (già casa dei Guidetti) reca una raffigurazione antropomorfa, quasi un ridente
volto solare datato "A.G. 1706". Le abitazioni sono state in gran parte ristrutturate ma
presentano ancora elementi riferibili al XVII-XVIII secolo.

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- 73 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

4
Cortogno
FAIETO
alt. m. 689 IGM F 86 IV SO

Piccolo abitato disposto in costa alle falde orientali del monte Muggi tra la valle del t.
Tassobbio e la valle del t. Campola. Presenta una disposizione lineare a bastione
particolarmente evidente dalla sottostante strada da Sarzano a Canossa. Gli edifici sono
comunque dimessi, in parte recentemente ristrutturati ed impropriamente rivestiti ad intonaco
bianco. In una delle case è visibile la traccia di un portale ad arco a tutto sesto, con elementi
monolitici zigrinati, ora tamponato con finestra; sopra è posto un concio rozzamente siglato
"Tenente Sante Rinaldi - 1760". Il Cremona - Casoli vi aveva inoltre rinvenuto una "rozza e
grossolana scultura in pietra arenaria di quelle stesse montagne, raffigurante una testa
d'uomo, murata fra i sassi della rustica facciata". Lo stesso visitatore avrebbe acquistato ed
asportato il reperto. Il Saccani vi segnala un antico ed abbandonato oratorio al quale
suggerisce un poco probabile riscontro con la chiesa di Monte de' Baratti (1).

(1) SACCANI 1926, 109

5
Cortogno
MULINO DI CORTOGNO
alt. m. 449 IGM F 86 IV SO

Il mulino figura già attivo nei primi decenni del sec. XIX; nel 1821 ne è proprietario Ferri
Giorgio. Nel 1888 sono distinti il mulino Cortogno Superiore ed il mulino Cortogno Inferiore
(1). L'impianto, disattivato nel 1968, era azionato da due ruote orizzontali a mescolo, con
derivazione dal t. Tassobbio.

(1) C.I.I. 1888, 156

6
Cortogno
ORATORIO DI S. LUCIA
alt. m. 676 IGM F 86 IV SO

La località è citata dal Cremona - Casoli nel corso della sua visita del 1941 che così descrive:
"Era nel castagneto del 'Fail' dipendente dalla parrocchia di Cortogno. In una insenatura del
monte, vicino al passo che conduce a Cortogno e dove convergono le strade mulattiere che
vengono da Fornile, dal Crocicchio di Paullo e dalla Torre di Casina . Sorgeva in mezzo ai
castagneti in posizione isolata e tranquilla Fino a pochi anni fa dell'Oratorio non esistevano
più che i quattro muri coperti dal tetto, in due pioventi . Vi erano due finestrelle allora chiuse
ai lati della porta ed altre due più piccole, pure chiuse posteriormente. All'interno era un unico
vano da terra a tetto e lasciava vedere le traccie di un volto a botte. Di fronte dove era
l'altare, esisteva ancora in parte una cornice rettangolare in stucco di stile seicentesco, nella
quale si trovava il quadro, raffigurante S.Lucia, poi trasportato nella Chiesa di Cortogno".
Dell'oratorio si era anche in parte già persa la memoria tanto da denominare i resti come
"metato" ossia essicatoio di castagne (1). Nella relazione del visitatore viene inoltre
sottolineato il fatto che vi passasse una antica strada che, provenendo da Casina e Sarzano
conduceva per il Fornile, Vercallo e Cavandola al Castello di Canossa e di cui si ricordano
ancora i tratti selciati a lastricato visibili in qualche traccia tra i castagneti.

(1) CREMONA-CASOLI 1941, 11.

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- 74 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

7
Cortogno
VERCALLO
alt. m. 617 IGM F 86 IV SO

Nucleo rurale disposto su un piccolo terrazzo delle falde occidentali del Monte Pulce.
Conserva ancora pressochè inalterate le caratteristiche originarie del tipico borgo rurale del
nostro appennino, sviluppandosi in un aggregato morfologicamente omogeneo. Rimangono
diverse testimonianze, per lo più portali e finestre architravati, a semplici elementi monolitici,
talvolta zigrinati e riferibili al XVI-XVII secolo. La prima casa posta all'ingresso dell'abitato
figura come tipologia atipica ed è di recente realizzazione, reca tuttavia un concio angolare
siglato "Guigetti Adelmo fece fare 2.1.1919 L. S.R.". Interessante è la dicitura riscontrata in
un altro complesso "AMA DIO NON FA(L)LIRE FA BENE E LASCIA DIRE LI 9 GIUGNO
1671". E' ancora notabile una casa con torre del XVI secolo cui si accompagna un
sottopasso che la articola con i fabbricati vicini ad un complesso rurale.

8
Giandeto
CANICCHIA
alt. m. 673 IGM F 86 III NO

Si individua un elegante palazzotto signorile ad ampia pianta sviluppato su tre livelli, riferibile
al XVIII secolo. La facciata, ad est, presenta un semplice portale ad arco ribassato con
concio di chiave; sul tetto è posta una piccola intelaiatura metallica con la campana e la
croce. Poco discosto è visibile una tozza torre colombaia con coperto a quattro falde; la
ricostruzione è intonacata e mostra ricorsi angolari in pietra a denti alterni.

9
Giandeto
CA' DE SCOLARI
alt. m. 668 IGM F 86 IV SO

Pur non rilevandosi particolari elementi architettonici il complesso presenta una interessante
articolazione a corte. Sono evidenziati soprattutto i caratteri ambientali.

10
Giandeto
C. BONINI
alt. m. 601 IGM F 86 IV SO

Questo borgo è citato in una descrizione del feudo di Giandeto del 1604 (1) e da cui fu
sempre dipendente. Vi si trova una maestà ottocentesca raffigurante la Madonna con il
Bambino.

(1) MILANI 1953, 83

11
Giandeto
COLONNA
alt. m. 693 IGM F 86 III NO

Singolare maestà dedicata alla Madonna con il Bambino; la tipologia è a pilastrino coperto
con quattro falde in coppi su linea di imposta sagomata e sormontata da un semplice
acroterio.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

12
Giandeto
CROVEGLIO
alt. m. 608 IGM F 86 III NO

Nel corso di opere di scasso ad est dell'abitato sono venute alla luce diverse sepolture a
cassa lapidea contenenti inumati privi di corredo, attribuite al periodo alto-medievale. Il
"Comune de Crovella" giura fedeltà al comune di Reggio nel 1218; in quell'anno risultava
essere "in terris de curia Carpineti" (1). Nel 1240 in "Corvea" possedeva beni il monastero di
Marola (2). Il comunello rurale fu in seguito legato al castello ed al feudo di Giandeto,
troviamo infatti la villa nominata nell'elenco delle località dipendenti dal castello nell'atto del
1373 in cui Bernabò Visconti riconobbe beni a Guido Savina Fogliani (3). Il borgo di
eccezionale interesse si articola in un complesso a corte dominato da due massicce case a
torre impostate a scarpa sulla base rocciosa. La struttura è in pietra con paramento ad "opus
incertum" ed angolari rifiniti. Gli edifici sono conclusi da un coperto a due falde in coppi. Sono
riconoscibili piccole aperture mensolate e finestrelle di colombaia, due finestre ad arco a tutto
sesto in laterizio sul prospetto est ora tamponate, ed una finestrella con architrave monolitico
triangolare. Le tipologie sono probabilmente del XV secolo; a questo periodo è anche
riferibile un interessante affresco in nicchia raffigurante la Madonna con il Bambino posto sul
prospetto nord. Sull'aia antistante la corte è visibile un antico rustico con portico a tre luci
architravate recanti diversi conci finemente scolpiti.

(1) GATTA 1944-1963, I, 106; (2) TIRABOSCHI 1824- 1825, I, 232; (3) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 346.

13
Giandeto
GIANDETO
alt. m. 646 IGM F 86 III NO

Se si accetta la identificazione di un non meglio specificato "Glandetum" con la località in


oggetto la prima menzione potrebbe risalire all'anno 898 (1). Il nome di Giandeto riappare in
un documento privato della pieve di Campigliola nel 1158 (2). Nel "Liber grossus" alla data
del 1218 troviamo il "seguimentum" della villa di Giandeto al comune di Reggio (3). La chiesa
primitiva, situata secondo il Milani sulla riva sinistra del rio Dorgola, non era niente piÑ che
una cappella dedicata a San Paolo dipendente dal 1318 al 1538 della pievana di Baiso (4).
Del castello di Giandeto situato sul monte delle Ripe abbiamo notizia nel 1335 e nel 1373
anno in cui Bernabò Visconti conferma a Guido Savina Fogliani il "Castrum de Glandeto" con
le ville dipendenti di "Simiago, de Posticio, de la Praza, de Zumignano, de Coltigno, de
Miniano, de la Casina, de Corvea et de Paulpia" (5). La data di costituzione della attuale
parrocchia è da situare intorno al 1446 (6). Giandeto segue le vidende delle zone viciniori,
passa sotto gli Estensi che la confermarono ai Fogliani, in seguito ne furono infeudati i
Manfredi divenendo poi commenda della famiglia Ariosto. Nel 1605 passa al Conte Ercole
Coccapanni. In quell'anno Giandeto contava 140 abitanti di cui 58 atti all'uso delle armi; le
ville dipendenti erano "Crovea", Stroppeda, Serraduci, la
Strada, Simiago, la Valle, Ca' de Schiavini, Ca' de Bonini ed Ca' de Mattiuoli" (7). Dal 1538 al
1623 la parrocchia rimase oscillante come dipendenza tra la Pieve di Baiso e S. Vitale di
Carpineti cui appartenne da quest'ultima data fino al 1799 (8). Il feudo passa ai Rosselli ed
infine alla famiglia dei Conti Bussetti che lo tennero sino al 1796 (9). Nel 1788 la contea
contava 648 abitanti e la villa 415 (10). Giandeto segue le vicende di tutta l'alta valle del
Crostolo sino ad essere incorporato nel 1859 al neonato comune di Casina. La costruzione
della chiesa attuale va fissata verso la metà del sec. XVII. Vi avrebbero influito le norme
architettoniche della basilica di S.Pietro e della chiesa di S.Agostino di Reggio (11). Presenta
una elegante facciata barocca scandita da lesene e conclusa da un fastigio arcuato,
cuspidato. La verticalità del prospetto è spezzata da due fascie marcapiano. Il portale è

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 76 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

archivoltato, riquadrato con frontispizio spezzato mentre a lato figurano due nicchie con
statue di santi. L'interno è in volto. Il campanile si innalza a fianco del prospetto
settentrionale ed è concluso da una cella a monofore. La chiesa è stata restaurata nel 1848
e nel 1869.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 346; (2) TIRABOSCHI, op. cit.; (3) GATTA 1943-1963, I, 93; (4) MILANI 1953,
117; (5) TIRABOSCHI, op. cit.; (6) MILANI 1953, 117; (7) MILANI 1953, 84; (8) MILANI 1953, 118; (9)
BERTOLANI 1965, 98; (10) RICCI 1788, 107; (11) MILANI 1953, 125.

14
Giandeto
MATTIOLI
alt. m. 546 IGM F 86 IV SO

E' possibile individuare in questa località la villa di "Ca' de Mattiuoli" indicata nel 1605 come
dipendente dalla Contea di Giandeto (1). Vi si trova il complesso a corte della famiglia
Munarini. Si osserva un edificio ora totalmente ristrutturato con scala di accesso in loggia a
quattro luci archivoltate; in una nicchia è posta una piccola statua della Beata Vergine.
Rimane ancora visibile nel nucleo di abitazioni un sottopasso in aderenza ad una
interessante casa a torre già ribassata. Si evidenzia in particolare il prospetto sud-est su cui
corre un cordolo di colombaia lineare. La struttura presenta angolari rifiniti e coperto a due
falde in coppi. Le luci sono piccole, rade, disposte regolarmente ed architravate con elementi
monolitici; l'impianto è riferibile al XV - XVI secolo.

(1) MILANI 1953, 84.

15
Giandeto
MONTE DELLE RIPE
alt. m. 625 IGM F 86 IV SO

Vi si innalzava il castello di Giandeto. Secondo la Bertolani il Castello di Giandeto risale al X


sec. (1). Esso risulta essere appartenuto ai Fogliani nel sec. XIV (2). Il castello era già in
rovina nei primi anni del XVII sec. ma se ne riportano notizie sino al 1731 (3). Il Milani
afferma che "era disegnato a carcassa di nave con la prua ben speronata verso sud-est, cioè
proprio in faccia al presunto pericolo di attacco, circondato da una seconda cinta, sia per una
prima difesa sia per raccogliervi dentro il bestiame all'addiaccio" aggiunge inoltre che "il
castello di tale tipo valeva e serviva per le occasioni straordinarie della comunità". Del
castello restano ora soltanto poche macerie.

(1) BERTOLANI 1965, 118; (2) TIRABOSCHI 1824- 1825, I, 346; (3) BERTOLANI, op. cit.

16
Giandeto
MULINO DELL'ABATE
alt. m. 396 IGM F 86 III NO

L'opificio, attualmente in rovina, era alimentato dal fosso Burano, alla sinistra del t. Dorgola.
Aveva una coppia di macine, tuttora presenti, azionate da due ruote orizzontali a mescolo.
Sul telaio ligneo di una delle macine è visibile la dicitura "Giacopini Bertolane F. Anno 1873".
Rimangono ancora parte dei meccanismi, sebbene in pessimo stato. L'impianto è censito
nella Carta idrografica d'Italia del 1888 (1).

(1) C.I.I. 1888, 150.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

17
Giandeto
MULINO DEL TASSO
alt. m. 469 IGM F 86 IV SO

Il mulino situato alla sinistra del rio Dorgola ed ai piedi delle pendici settentrionali del Monte
delle Ripe, è stato completamente ridotto e trasformato in trattoria. Il mulino figura già
esistente nella prima metà del sec. XIX, ed è censito nella Carta idrografica d'Italia del 1888
(1).

(1) C.I.I. 1888, 150.

18
Giandeto
PRADOLA
alt. m. 618 IGM F 86 III NO

Pur non presentando elementi architettonici di rilievo, il complesso conserva un particolare


impianto volumetrico e caratteri attribuibili al XVI-XVII secolo.

19
Giandeto
SEMIAGO
alt. m. 528 IGM F 86 IV SO

Interessante nucleo disposto sulle pendici degradanti alla sinistra del rio Dorgola. La prima
citazione di Semiago è contenuta in un documento dell'Abbazia di Marola del 1240 (1). Nel
1373 è nominata tra le ville dipendenti dal Castello di Giandeto (2). Nel 1605 è legata alla
Contea di Giandeto ed Onfiano e di questa ne segue tutte le vicende (3). E' visibile una
torretta colombaia attribuibile al sec. XVI; un cordolo di colombaia lineare sovrapposto ad un
motivo a dente di sega corre all'intorno. Il coperto a quattro falde si imposta su una linea di
gronda in laterizio a "T" con interposti i fori circolari per i rondoni. Il vicino oratorio, dedicato a
S. Domenico, presenta una semplice facciata a capanna con oculo quadrato lobato e
soffittino di gronda con laterizi disposti a dente di sega.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 349; (2) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 346; (3) MILANI 1953, 84.

20
Giandeto
STRADA
alt. m. 571 IGM F 86 IV SO

Questa località è ricordata come appartenente al feudo di Giandeto in una descrizione fatta
nell'anno 1604 (1). L'oratorio di San Gregorio Magno di proprietà di Don Serri è ricordato
come officiato nel 1890 (2). Sono conservati in gran parte inalterati i caratteri vernacolari
degli edifici del borgo. Su un vicino rialzo è visibile una torretta colombaia; questa presenta
una struttura in pietra con coperto a quattro falde, portale archivoltato ed un cordolo di
colombaia a dente di sega e lineare sovrapposti, disposto molto in alto quasi sotto alla linea
di gronda.

(1) MILANI 1953, 83; (2) MILANI 1953, 141.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 78 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

21
Giandeto
STRADUZZI
alt. m. 656 IGM F 86 III NO

Il luogo è ricordato come facente parte del feudo di Giandeto nel 1604 e di questo segue poi
tutte le vicende (1). Il piccolo abitato è arroccato sui pendii a fronte di Giandeto; gran parte
dei suoi caratteri tipologici originari sono stati alterati da successive ristrutturazioni.
Attualmente non rimangono elementi architettonici di rilievo.

(1) MILANI 1953, 83.

22
Giandeto
VILLA
alt. m. 601 IGM F 86 IV SO

La principale emergenza è costituita dalla pregevole casa-torre già dei Pazzani. Presenta
una struttura in pietra su pianta quadrata, sviluppata su cinque livelli e conclusa da tetto a
quattro falde in coppi; un semplice cordolo di colombaia lineare corre all'intorno quasi
all'altezza del soffitto di gronda. Le luci sono piccole, rade e disposte simmetricamente
aprendosi per lo più sul prospetto est. A fronte del prospetto ovest si trova la casa dei Chiesi
in cui è visibile una formella in cotto siglata "Chiesi Giuseppe - 1890". Le abitazioni vicine
conservano diversi elementi di recupero tra cui un architrave finemente scolpito con elementi
geometrici a quadrati e losanghe oltre alla parte superiore di una bifora con capitellino,
maschera antropomorfa ed elemento sagomato a piccole volute. Alla deviazione sulla strada
per Giandeto, è posta una maestà priva di immagine votiva.

23
Leguigno
BOASTRA
alt. m. 631 IGM F 86 IV SO

Le complesse ristrutturazioni hanno in gran parte alterato le caratteristiche tipologiche


dell'abitato. Sono ancora visibili nelle luci diversi elementi architettonici riferibili al XVI-XVII
secolo.

24
Leguigno
CASETICO
alt. m. 630 IGM F 86 IV SO

Piccola cappellina a frontispizio arcuato e portale con architrave a bifora. Sul frontale è
possibile leggere la scritta "Madre di Misericordia prega per noi".

25
Leguigno
CASTELLO DI LEGUIGNO
alt. m. 632 IGM F 85 I SE

Se si accetta l'identificazione del toponimo "Laguia" con Leguigno il castello appare nominato
per la prima volta nel "Memoriale potestatum" che all'anno 1197 ne segna l'assoggettamento
al Comune reggiano. La prima citazione sicura è del 1347, anno in cui viene richiamato in
una lite di confine con il comune di Cortogno appartenendo in quest'epoca alla famiglia
Fogliani (1). Ad essa fu confermato da Bernabò Visconti nel 1373, quando i Fogliani si

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 79 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

ribellarono all'Estense. Leguigno fu uno degli ultimi castelli a cedere e solo nel 1427 ritorna
alla ubbidienza di Nicolò III (2). Gli Estensi riconsegnarono Leguigno ai Fogliani i quali con
l'approvazione dela Ducale Camera nel 1468 lo cedettero al conte Giangiacomo Bebbi (3). I
Bebbiebbero alterne vicende: il castello fu distrutto dal loro terribile avversario Domenico
Amorotto nel 1512. Dalla famiglia proprietaria venne ricostruito e poi di nuovo restaurato nel
1623. I Bebbi tennero il castello ed il feudo sino alla loro estinzione nel 1635 (4). Nel 1645 il
duca Francesco I ne investì con il titolo di conte il patrizio modenese Antonio Scapinelli che
divenne così patrizio reggiano; gli Scapinelli tennero il feudo fino alla sua soppressione nel
1796. La proprietà del castello rimase loro sino circa alla metà del nostro secolo (5). Nel
1788 la contea contava 302 abitanti (6). Dopo un periodo di proprietà dei Signori Dallari, fu
ricomprato dal Conte Monsignor Raffaele Scapinelli (7). All'ultimo discendente degli
Scapinelli, il cardinale Raffaele, si devono la ricostruzione della parte centrale, il rialzamento
di una torre e la costruzione di una cappella. Il castello sorge su un poggio dominante le
pendici alla sinistra del torrente Tassobbio. Presenta due caratteristiche torri quadrate che si
profilano da lontano, mentre il corpo centrale è di modeste proporzioni. Un alto muro lo
circonda e circoscrive un ampio cortile abbellito da conifere. Avanzi di mura di cinta si
trovano all'esterno. Le mura sono disposte a quadrilatero con torri agli angoli e cortile
centrale. Della primitiva struttura rimangono alcuni ambienti.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 367; (2) TIRABOSCHI, op. cit.; (3) BERTOLANI 1965, 139-140; (4) BERTOLANI,
op. cit.; (5) BERTOLANI, op. cit.; (6) RICCI 1788, 117; (7) SCURANI 1895, IV, 27.

26
Leguigno
CUCCHIO
alt. m. 591 IGM F 86 IV SO

Il nucleo pur mantenendo in parte le sue caratteristiche vernacolari non presenta particolari
architettonici di rilievo; sono visibili alcune luci ad elementi monolitici in pietra ed alcune
interessanti tessiture murarie.

27
Leguigno
FAGGETO
alt. m. 616 IGM F 86 IV SO

E' visibile la parte superiore di una torretta colombaia inserita in un complesso rustico; la
torretta presenta una struttura in pietra con angolari parzialmente rifiniti, articolata su pianta
quadrata e con coperto a due falde in coppi. Sul prospetto occidentale è posto un semplice
cordolo di colombaia lineare su cui si apre una apertura bifora per colombi in un unico concio
monolitico.

28
Leguigno
IL MONTE
alt. m. 647 IGM F 86 IV SO

Borgo disposto lungo il sentiero in costa che dal Castello di Leguigno/Montata conduceva
alla chiesa. La parte più antica dell'abitato, in gran parte abbandonato o ristrutturato,
presenta caratteri architettonici attribuibili al XV-XVI secolo, bisognosi di un rapido intervento
di salvaguardia e tutela. Le strutture sono in pietra con ricorsi angolari parzialmente rifiniti. Si
evidenziano i valori ambientali determinati dal particolare impianto volumetrico e distributivo
dei complessi. Si distinguono un primo edificio con un ampio portale ad arco a tutto sesto
formato da grossi conci e stipiti ad unico elemento monolitico; superiormente si trova un
portale tamponato. Un secondo edificio (sec.XV) conserva un interessante balchio a tre luci

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 80 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

architravate; sono ancora visibili una finestrella con mensole concave ed un altro ampio
portale a tutto sesto. Un terzo edificio presenta infine diversi elementi, in particolare le luci
tipicamente cinquecentesche, tra cui una finestrella datata "1582".

29
Leguigno
INCROSTOLO
alt. m. 610 IGM F 86 IV SO

Nucleo disposto sui pendii degradanti alla sinistra del torrente Tassobbio. Rimangono ancora
alcune testimonianze dei caratteri vernacolari della montagna nella tessitura dei paramenti
murari in pietra e nelle luci ad elementi monolitici attribuibili al XVI-XVII secolo. Non sono
comunque rilevabili particolari architettonici di rilievo.

30
Leguigno
LEGUIGNO
alt. m. 645 IGM F 85 I SE

Leguigno appare citato per la prima volta nel 1100. In quell'epoca infatti Matilde di Canossa
dona ai monaci di Sant'Apollonio un "Boschum -........quod prius erat forestum propem villam
de Lachini"; l'identificazione di Lachini con Leguigno è del Tiraboschi (1). Il nome di Leguigno
muta diverse volte nel corso dei secoli. Troviamo infatti la località indicata da diversi toponimi
quali Avigno, Aguigno, La Guigna, Lagogna ecc. (2). La villa di Lavigno o Avigno giura
fedeltà, secondo il Saccani, al Comune di Reggio nel 1188 rinnovandola nel 1218. Leguigno
doveva essere Comune autonomo da Felina perchè nel 1315 il "Liber focorum" ne ricorda il
nome di un proprio console. La villa segue le sorti del castello. Agli inizi del XIX secolo
comprendeva una popolazione di 302 abitanti ed era feudo della casa Scapinelli di Modena
(4). Con il titolo di Contea aveva il proprio Comune con giusdicente e Pretorio. Dopo la
restaurazione estense fu aggregato al Comune di Carpineti e nel 1860 a quello di Casina (5).
La chiesa di San Giovanni Battista risulta con il nome di "Ecclesia di Lagoia" nelle decime del
1302 come dipendente dalla Pieve di Campiliola. Si ha notizia di un suo restauro eseguito
nel 1623 a cura dei Conti Bebbi. Attualmente è compresa nel vicariato di Paullo (6). La
chiesa presenta una facciata tripartita scandita da lesene con coronamento ad archetti. Vi si
aprono tre portali archivoltati. Al centro del prospetto è posta una trifora. Il campanile,
slanciato, è concluso da una cella a monofore. A lato dell'edificio è visibile una casa-torre
probabilmente seicentesca in cui si evidenzia il sottile cordolo di colombaia spezzato.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 46; (2) SACCANI 1926, 252-253; (3) SACCANI, op. cit.; (4) RICCI 1788, 117; (5)
SCURANI 1895, IV, 27; (6) SACCANI, op. cit.

31
Leguigno
MONTATA
alt. m. 618 IGM F 86 IV SO

Borgo di grande interesse tipologico ed ambientale. Pur osservandosi alcuni interventi di


alterazione e ristrutturazione i complessi edilizi mantengono le proprie caratteristiche
originarie. Edifici ed elementi architettonici sono per lo più riferibili al sec. XVI. La casa
Pedretti conserva i particolari di maggior pregio: si distinguono nell'ordine un portale con
architrave inciso con la croce patente iscritta nel cerchio, un secondo portale a mensole
concave riquadrate sormontato da un eccezionale concio recante i simboli della croce, della
ruota e del diamante, infine una finestrella tamponata con mensole a scaletta, architrave
scolpito ora consunto e stipiti riportanti l'emblema della croce e del calice. Assai bella nella
sua unitarietà e slancio strutturale è la casa Orlandini con balchio, conci angolari rifiniti,

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 81 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

cordolo di colombaia lineare, coperto a due falde in coppi ed una tipica finestra
cinquecentesca, zigrinata e datata "1585" - questa potrebbe però essere stata inserita
successivamente nell'edificio che per le sue caratteristiche è piuttosto attribuibile al XIV-XV
secolo. Ancora si evidenzia la casa già dei Chiesi ed ora Vezzosi con una pianta quadrata,
sviluppata su tre livelli, coperto a quattro falde; ristrutturata conserva in vista i ricorsi angolari
rifiniti e due belle luci di portali, tamponati, ad arco ribassato. Ai lati della strada, presso il
bivio per la chiesa, è situato l'oratorio dedicato a Sant'Anna. Presenta una semplice facciata
a capanna con portale architravato affiancato da due finestrelle, un'ampia luce trapezoidale
superiore, soffittino di gronda in laterizio a dente di sega e campaniletto a vela sul prospetto
sud-est. A fronte è posta una maestà al pilastrino.

32
Leguigno
MULINO DI LEGUIGNO
alt. m. 430 IGM F 86 IV SO

Il mulino èè indicato nel catasto parmense di Maria Luigia; la tipologia dell'edificio ne farebbe
supporre la costruzione al sec. XVII. Nei primi decenni del sec.XIX è segnato come Mulino di
Barazzone. Era alimentato dal t.Tassobbio ed azionato da quattro ruote del tipo orizzontale a
mescoli. L'impianto èstato abbandonato nel 1935 ed in seguito ristrutturato e ridotto a
residenza. E' censito nella Carta idrografica d'Italia del 1888 (1). Attualmente vi si riscontra
un interessante complesso edilizio ottocentesco a corte.

(1) C.I.I. 1888, 157.

33
Leguigno
TRAZZARA
alt. m. 566 IGM F 86 I SE

Piccolo gruppo di abitazioni sugli erti pendii alla destra del rio di Leguigno. E’ notabile
soprattutto un vasto fabbricato a struttura in pietra ad angolari rifiniti, articolato con pianta
quadrangolare su tre livelli e coperto a due ampie falde in coppi. E' testimonianza di un
impianto volumetrico e distributivo attribuibile alla seconda metà del sec.XVI come parrebbe
anche riferirsi la data "15 " parzialmente leggibile sul concio di chiave del portale archivoltato
a tutto sesto.

34
Monchi di Paullo
BANZOLA
alt. m. 369 IGM F 86 IV SO

Banzola è nominata nel 1315 come facente parte del comune rurale di "Monte dei Baratti"
(1). Nel 1611 passa sotto la giurisdizione di Canossa e nel 1636 fu legata al feudo di
Sordiglio di cui segue tutte le vicende (2). Nel 1788 contava 40 abitanti (3). Il nucleo disposto
in costa lungo la strada Pecorile-Casina non presenta elementi architettonici di rilievo. Si
individuano solo alcuni elementi e tipologie di carattere ambientale.

(1) MILANI 1980, 27-31; (2) MILANI, op. cit.; (3) RICCI 1788, 10.

35
Monchi di Paullo
BERGOGNO
alt. m. 475 IGM F 86 IV SO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 82 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Secondo il Saccani in questa località doveva trovarsi l'antica chiesa del comune rurale di
Monte dei Baratti nominato nelle decime del 1302 (1). Il territorio segue le vicende del
paullese. In questa località risiedeva la famiglia dei conti Pegolotti e el 1632 vi fu fondato un
oratorio dedicato alla Concezione di Maria Vergine; l'oratorio fu restaurato nel 1851 (3). Il
nucleo presenta un impianto a sviluppo lineare disposto sulle falde settentrionali del Poggio
Coste, alla destra del torrente Campola. Già con la costruzione della Strada Nazionale, nel
1785, sviluppatasi con un tracciato di crinale ed alte coste, il paese era stato relegato ad un
ruolo secondario allacciato alla viabilità con una semplice strada mulattiera o per "birocci",
ora completamente asfaltata e transitabile (3). La strada che attraversa il paese prosegue
con un percorso di antica origine, non carreggiabile, sino al torrente Campola, biforcandosi
verso Cavandola/Canossa e verso Votigno. All'ingresso del borgo, sulla destra, si trova
l'oratorio con fronte a capanna. Sulla sinistra è il pregevole complesso cinquecentesco, già
dei conti Giovanardi, con impianto a pianta quadrangolare e torre colombaia: ha una struttura
in pietra con bugnato angolare e cornice di gronda a mensole sagomate. La torretta con
coperto a quattro falde presenta un cordolo di sottotetto dalla tipica decorazione a "T" con
intercalati i fori per rondoni. Sul prospetto rivolto a sud rimane parte del cordolo di colombaia
con elementi in laterizio disposti a dente di sega; sullo stesso lato si apre un bel portale di
ingresso archivoltato a tutto sesto. Una finestrella di antica fattura reca raffigurata,
nell'architrave triangolare una luna con una freccia diretta verso l'insenatura, circondata da
una cordonatura e datata "M 526" seguita da alcune lettere indecifrabili. Discosto dalla
strada, a destra, è visibile una seconda casa a torre, probabilmente ribassata con
coronamento ad altana e parte del cordolo di colombaia a dente di sega. Un rustico a fronte
mostra ancora diversi particolari architettonici caratteristici tra cui finestrelle a tre elementi
con architrave triangolare, feritoie e tracce di un portale sopraelevato. Proseguendo lungo la
strada si osserva un interessante caseggiato dalla massiccia struttura cinquecentesca
dominante lo stretto vicolo, che scende verso rio Bergogno. Al centro dell'abitato si innalza
un'altra casa-torre su pianta rettangolare e coperto a quattro falde. Profondamente alterato
nelle luci, il fabbricato conserva ancora il cordolo di colombaia in laterizio a dente di sega e la
cornice di gronda a "T". Di una quarta casa a torre, già dei conti Pegolotti "con il grande volto
sottostante per il quale passa la strada che attraversa il paese" (4), non rimane che qualche
misero avanzo. E' visibile una grande pietra siglata "B.G.F.F.-MDCL". Diversi conci siglati e
datati sono ancora rintracciabili in diverse abitazioni tra cui è notabile un blocco di arenaria
scolpito in rilievo con un rosone e siglato "B.P.N.-MDCXXXII".

(1) SACCANI 1926, 109; (2) MILANI 1980, 42;(3) CREMONA-CASOLI 1940, I, 13; (4) CREMONA-CASOLI, op.
cit.

36
Monchi di Paullo
BOSCHI
alt. m. 619 IGM F 86 IV SO

La località i "Boschi" fu assegnata attorno alla metà del XVII sec. al feudo di Sordiglio di cui
segue tutte le vicende (1). Il borgo situato su un terrazzamento dei declivi meridionali dei
Monchi di Paullo, conserva un carattere prevalentemente ambientale. Le unità edilizie sono
state in gran parte ristrutturate e non presentano elementi architettonici di rilievo.

(1) MILANI 1980, 31.

37
Monchi di Paullo
COSTAFERRATA
alt. m. 601 IGM F 86 IV SO

Località situata sulla strada provinciale (già nazionale) Pecorile-Casina dopo la salita di

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 83 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Sordiglio nel punto dove si stacca la deviazione per la Chiesa di Paullo. Un tempo vi esisteva
un'unica casa, quella della bottega ed osteria, probabilmente realizzata a seguito della
realizzazione della strada alla fine del sec.XVIII.

38
Monchi di Paullo
LA BASINA
alt. m. 583 IGM F 86 IV SO

La località è situata a lato della strada provinciale Pecorile-Casina sulla deviazione per
l'abitato di Bergogno. La Basina fu intorno alla metà del XVII sec. assegnata al feudo di
Sordiglio della famiglia Bosio di cui segue poi tutte le vicende (1). "La Basina" fu già una
modesta villetta del Duca di Modena Ercole III, fatta da lui costruire come dimora di caccia
quando nel 1785 fu aperta la strada nazionale. Nel 1941 figurava in proprietà della famiglia
Pizzarelli. E' un modesto fabbricato, ristrutturato, che conserva solo parte delle antiche
caratteristiche. Presso la casa è notabile una maestà della Immacolata Concezione dedicata
nel "MCMXXIX" da "JOSEPH PIZZARELLI ET ELISA CORSI CONIUGES".

(1) MILANI 1980, 31.

39
Monchi di Paullo
MULINO DI BERGOGNO
alt. m. 354 IGM F 86 IV SO

Il mulino è già indicato nella cartografia storica dei primi decenni del XIX[ secolo ed ancora
citato negli elenchi della Carta idrografica del 1888 con il nome di mulino Ferrarini (1).
L'impianto, non più in funzione, era costituito da tre ruote di tipo orizzontale a mescolo.

(1) C.I.I. 1888, 160

40
Monchi di Paullo
MULINO DI VOTIGNO
alt. m. 333 IGM F 86 IV SO

Il mulino è indicato nella cartografia storica dei primi decenni del XIX secolo ed ancora come
mulino di Votigno nella Carta idrografica del 1888 (1). L'impianto disattivato da circa 15 anni
era azionato da tre ruote di tipo orizzontale a mescoli.

(1) C.I.I. 1888, 160.

41
Monchi di Paullo
SORDIGLIO
alt. m. 410 IGM F 86 IV SO

Nucleo ad impianto indifferenziato arroccato sui pendii alla destra del torrente Campola. Da
una carta degli archivi parmensi sappiamo che la chiesa di Canossa possedeva nel 1116 "in
Surdillio mansos duos" (1). Il territorio di Sordiglio dopo aver fatto parte per anni del feudo
del castello di Paullo fu trasformato il 15 febbraio 1636 in feudo autonomo, comprendente
anche Banzola, Susineta, Squassata, Fornace, Il Monte ed assegnato al conte Bosio di
Reggio (2). Nel corso degli anni si aggiunsero le località i Boschi e la Basina. I Bosio tennero
il feudo sino al 1679 anno in cui la contea passa ai Parisetti di Reggio Emilia (3). Al conte
Paolo Parisetti si deve la costruzione dell'oratorio di Sordiglio nel 1697 (4). La famiglia

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 84 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Parisetti tenne il feudo sino alla soppressione nel 1796. Alla fine del Settecento Sordiglio
contava 182 abitanti (5). Nel periodo napoleonico, esattamente nel 1805, Sordiglio era la
sede del comune comprendente le località finitime e nominato comune di Sordiglio. Nel 1811
il territorio di questo comune fu diviso in due parti assegnate rispettivamente a Quattro
Castella e a Querciola. Sordiglio come tutto il paullese passa nel 1860 a far parte del nuovo
costituito comune di Casina (6). Nel borgo si sono conservate in gran parte le caratteristiche
ambientali ed architettoniche originarie. Ai lati della strada che lo attraversa è un vasto
piazzale dell'antica corte. Vi si prospetta l'oratorio secentesco (1697) dedicato alla
Decollazione di S.Giovanni Battista. Esso apparteneva come abbiamo visto ai Conti Parisetti
che lo donarono agli abitanti del luogo. Ha una struttura in pietra con fronte a capanna,
portale architravato con piattabanda in laterizio, riquadro superiore e soffittino di gronda
sagomato. All'interno, sulla porta d'ingresso è scritta l'epigrafe: "CO. Paulus Parisettus - anno
1696 - D.S.G.B.V.P. - F.R. anno 1791" (le iniziali maiuscole significano: Dicatum S.ti
Giovanni (ic) Baptistae Venerabili Praecursori). A lato è visibile un fabbricato rustico, l'antica
casa Amari, con portico ad arco a due luci ed una torre colombaia con coperto a quattro
falde; un cordolo lineare di colombaia spezzato corre all'intorno su tre prospetti. Altri parziali
elementi attribuibili ai secoli XVII-XVIII rimangono nelle diverse unità edilizie. Il Cremona-
Casoli nella sua visita del 1941 vi riscontrava diverse torri colombaie ed alcune pietre
scolpite con grossolani rilievi; tra questi figura ancora esistente una Madonna con il Bambino
in bassorilievo, di buona fattura imbiancata con l'intonaco della facciata. La visita citata ci
riporta ancora diverse notizie di dipinti a fresco quali una Madonna con aureola di carattere
quattrocentesco, un Sant'Antonio Abate di fianco alla stessa Madonna a guisa di dittico ed
ancora una Madonna con il Bambino coronati entrambi con triregno forse riproduzione della
Madonna di Oropa o di Montenero (7).

(1) DREI 1950, III, 39; (2) MILANI 1980, 28-39; (3) MILANI, op. cit.; (4) MILANI, op. cit.; (5) RICCI 1788, 235; (6)
MILANI, op. cit.; (7) CREMONA-CASOLI 1940, I, 15.

42
Monchio di Paullo
SUSINETA
alt. m. 471 IGM F 86 IV SO

Susineta appare nominata nel 1315 come facente parte del comune rurale di Monte dei
Baratti. Nel 1611 fu aggregata al territorio di Canossa e nel 1636 inclusa nel feudo di
Sordiglio di cui segue in seguito tutte le vicende (1). Nel borgo sono rilevabili caratteri per lo
più ambientali. Sopra un rustico sono visibili due conci siglati "B.C. 1888" e "1893".

(1) MILANI 1980, 31.

43
Paullo
BRUGNA
alt. m. 257 IGM F 86 IV SO

Borgo ad impianto indifferenziato situato su una piana alla sinistra del torrente Crostolo. Le
abitazioni sono state in gran parte ristrutturate ed anche i caratteri ambientali hanno subito
alterazioni irreversibili. Tra le emergenze si segnala la pregevole torre colombaia attribuibile
al XVII secolo - prima metò sec. XVIII con elegante sviluppo su pianta quadrata e coperto a
quattro falde in coppi; un semplice cordolo di colombaia corre all'intorno quasi all'altezza dei
soffittino di gronda, mentre al di sotto si dispongono due serie parallele di fori per rondoni. In
aderenza alla struttura sul prospetto nord si articola un fabbricato con interessante loggiato a
sei luci archivoltate al piano nobile. L'indiscriminata realizzazione di un moderno edificio ha
ora totalmente occluso la percezione ambientale del complesso. Poco oltre è situato
l'oratorio dedicato alla Annunciazione della Beata Vergine. Si ha notizia della sua fondazione

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 85 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

in un periodo compreso tra il 1725 e il 1793 per munificenza della famiglia dei Lolli (1).
Mostra una semplice facciata a capanna con un bel portale ligneo archivoltato affiancato da
due finestre strombate ed oculo lobato superiore. Il tetto a due falde si imposta su un
soffittino di gronda sagomato. Al vertice è posto un campaniletto a vela.

(1) SCURANI 1895, IV, 9

44
Paullo
C. VAGLIO DI SOPRA
alt. m. 451 IGM F 86 IV SO

Eccezionale complesso rustico arroccato su uno sperone roccioso in una vallecola discosta
alla sinistra del torrente Crostolo. Forse vi si riferisce la villa di "Vagis" citata nel trattato del
1373 tra Guido Savina Fogliani e Bernabò Visconti, sotto il feudo di Sarzano (1). La casa a
torre dei Cineroli è attribuibile al sec. XVI. Ha una struttura in pietra sviluppata su quattro
livelli con coperto a quattro falde in coppia. Un cordolo di colombaia con motivi a dente di
sega e lineare sovrapposti, in laterizio, corre all'intorno. Il soffittino di gronda è costituito dalla
tipica decorazione sempre in laterizio a "T" intercalata dai fori per i rondoni. Sul prospetto est
si innalza in aderenza il pregevole loggiato a due ordini sovrapposti, rarissimo esempio nel
nostro appennino, con quattro luci archivoltate su pilastrini cilindrici, riferibile al sec. XVII-
XVIII. A lato è situato un rustico recante un concio datato "1770". Le precarie condizioni
statiche e l'indubbio valore architettonico ne richiederebbero un rapido intervento di
salvaguardia e tutela anche in considerazione dei particolari caratteri ambientali.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 339.

45
Paullo
C. VAGLIO DI SOTTO
alt. m. 450 IGM F 86 IV SO

Delle due case-torre che si contrapponevano a quella di Case Vaglio di Sopra, una è stata
completamente distrutta nella ristrutturazione di una moderna palazzina mentre la seconda,
dei Cineroli, è stata ribassata ma è ancora in parte identificabile; ne rimane testimonianza
parte del paramento murario ed alcune luci ad elementi monolitici, probabilmente riferibili al
sec. XVI. Gli incontrollati interventi edilizi hanno anche irreversibilmente alterato i valori
ambientali del nucleo. Alla deviazione della strada è visibile una maestà dedicata alla
Madonna.

46
Paullo
CASTELLO
alt. m. 425 IGM F 86 IV SO

Il castello di Paullo fece parte di quella serie di fortificazioni che i Canossa costruirono in tutta
la nostra montagna. La prima notizia certa è comunque del 1197, anno in cui questo si
assogetta al comune di Reggio (1). Secondo la Bertolani il castello era già nel 1254
possesso dei Fogliani ma Salimbene nella sua cronaca cita testualmente "Nicholaus de
Foliano cepit Carpinati et Paulum" sotto l'anno 1287. Rimase ai Fogliani anche nel periodo in
cui i Gonzaga occuparono Reggio e parte del nostro territorio, subendo nel 1349 gravi danni
da parte dei seguaci di questa famiglia (2). Nel periodo comunale il castello venne occupato
e rioccupato per diverse volte dal comune di Reggio e nel 1315 risulta iscritto al libro dei
fuochi con 10 capifamiglia e un console (3). Nel 1373 Bernabò Visconti lo conferma ai
Fogliani con le ville dipendenti di "Lezulo, Caxallo, Monte, Sarladis" (4). I Fogliani

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

mantennero il possesso di Paullo sino al 1427, quando fu ceduto a Nicolò III d'Este, il quale
nel 1434 infeuda del castello i fratelli Bartolomeo e Giorgio da Bismantova i cui discendenti
tennero il feudo sino al 1538 (5). Nel 1960 Paullo passa alla famiglia Malvezzi; nel 1611 le
furono tolte diverse ville che, assegnate provvisoriamente a Canossa, nel 1636 formarono il
feudo di Sordiglio (6). Nel 1620 nella contea così ridotta si contavano "90 fuochi, 600 bocche,
80 soldati" Estintisi i Malvezzi nel 1624 entra in Paullo il dottore Matteo Baracchi di Modena,
segretario ducale (7). Dopo la fine della casa Baracchi il feudo passa alla famiglia Sora di
Modena che lo tenne sino alla estinzione dei feudi (8). Nel 1788 la contea di Paullo contava
436 abitanti (9). Il castello nel 1811 fu incamerato nei beni demaniali del dipartimento del
Crostolo. Paullo segue le sorti delle vicine frazioni (vedi Sordiglio) e nel 1860 passa a fare
parte del neo costituito comune di Casina (10). Per curiosità citiamo che nel 1946 un
discendente di un ramo collaterale della famiglia Baracchi ottenne dalla casa Savoia
l'investitura a conte di Paullo (11). Un'interessante descrizione del castello ci è riportata dal
Cremona-Casoli: "Sorge sopra un'altura, che è la sommità di uno dei contrafforti del monte
più alto, sul quale si trova la chiesa e, al nord di essa. Dal lato di settentrione e anche a
levante e ponente è circondato da una profonda e stretta vallata dove scorre il rio Fiumicello,
piccolo affluente del Crostolo alla Vecchia. L'avanzo dell'antico castello è un vetusto
casamento di forma pressochè rettangolare, formato da grossi muri, che nella base si
estendono a scarpata come mura di rinforzo, quasi a picco ai lati di levante, di settentrione e
di ponente, rivestendo in parte la sommità del monte . In un camerone a levante si conserva
un grande camino in pietra con cappa larga . I muri sono in sassi con gli angoli di buona
pietra arenaria squadrata . Vi è traccia di qualche locale sotterraneo . I piani sono in legno
con grossissime travi ben conservate" (11). Già adibito a casa colonica dopo il recente
acquisto è stato oggetto di diversi lavori di ripristino e ristrutturazione che lo hanno
preservato dal progressivo degrado.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 186; (2) BERTOLANI 1965, 126; (3) MILANI 1890, 29-38; (4) TIRABOSCHI, op.
cit.; (5) MILANI, op. cit.; (7) MILANI, op. cit.; (8) MILANI, op. cit.; (9) RICCI 1788, 189; (10) MILANI, op. cit.; (11)
MILANI, op. cit.

47
Paullo
LA CANALA
alt. m. 391 IGM F 86 IV SO

Il Cremona-Casoli identifica con questa località il "Pediano o Chiesa di Pediano" con titolare
S.Giacomo, dipendente nel 1302 dalla Pieve di Lezzolo. Negli antichi documenti è citato un
oratorio di San Giacomo del Canale, ricordato nella visita pastorale del Vescovo Picenardi
(1701-1722) (1). Nella località esisteva anche un mulino già indicato nella cartografia storica
agli inizi del sec. XIX. Esso era detto mulino di S. Giacomo del Canale presso cui, secondo il
Saccani, si sarebbe trovato anche l'oratorio citato.

(1) CREMONA-CASOLI 1940, I, 20.

48
Paullo
LA RIPA
alt. m. 496 IGM F 86 IV SO
Si segnala un interessante palazzotto articolato con pianta a "L", struttura in pietra ad
angolari rifiniti e concio datato "1838". L'oratorio, modernamente ristrutturato, è dedicato a
S.Luigi Gonzaga.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

49
Paullo
LEZZOLO
alt. m. 255 IGM F 86 IV SO

Nucleo disposto su un terreno a meriggio della Pieve di Paullo. Il borgo segue le vicende
storiche della Pieve. Tra la fine del sec. XV e l'inizio del XVI una frana rovina ed asporta
buona parte del paese. Vi si distingue una vecchia casa di aspetto già signorile, di proprietà
della famiglia Montruccoli. Presenta una torretta colombaia, con coperto a quattro falde in
coppi e sottile cordolo di gronda, attribuibile al XVII-XVIII secolo. A questa si articola un
rustico in cui è ancora visibile un elegante loggiato a quattro luci archivoltate ed un ballatoio
ligneo aperto. Il Cremona-Casoli, nel corso dei suoi sopraluoghi, aveva incontrato alcuni
elementi architettonici di grande interesse che l'incuria degli abitanti ha poi distrutto. Tra
questi segnalava un architrave triangolare scolpito in basso rilievo con un sole raggiato a 10
lunghi raggi parte diritti e parte ricurvi alternati accompagnato da una incisione datata "1500".
Vi si riscontrava inoltre una finestra scolpita a bassorilievo con rozze figure e lo stesso
motivo del sole raggiante con la data "1506" (1).

(1) CREMONA-CASOLI 1940, I, 20-23.

50
Paullo
MARGINE
alt. m. 478 IGM F 86 IV SO

Piccolo nucleo disposto sulle pendici orientali del Monte Vaglio dominante la stretta valle del
torrente Crostolo. Rimangono in gran parte inalterati i caratteri architettonici ed ambientali
originari. Le unità edilizie presentano una struttura in pietra ed una tipologia "povera"
vernacolare. Si evidenzia una torretta colombaia con ricorsi angolari parzialmente rifiniti e
coperto a due falde in coppi; un semplice cordolo di colombaia lineare, in pietra, corre
all'intorno. La torretta è interamente visibile solo nel prospetto sud.

51
Paullo
MULINO DELLA BETTOLA
alt. m.302 IGM F 86 IV SO

L'antico mulino, già dei Simonini, ha cessato l'attività nel 1979 ed è stato in parte ristrutturato.
Era alimentato dal torrente Crostolo di cui è ancora parzialmente visibile la deviazione
interrata. Un tempo era azionato da quattro ruote a mescolo orizzontali. Rimangono ora due
coppie di macine del tipo anconitane e con il telaio ligneo. Un primo motore elettrico era stato
istallato nel 1949 sostituito nel 1955-1956 da un motore Landini.

52
Paullo
MULINO DI MONTEDURO
alt. m. 330 IGM F 86 IV SO

Il mulino è situato nella stretta valle del torrente Crostolo, che lo alimenta, chiusa dalle ripide
pendici occidentali del Monte Duro. L'impianto già dei Bernardi ed ora Incerti, ha cessato
l'attività nel 1973/74. Era azionato da tre ruote a mescolo orizzontali con relative tre coppie di
macine ancora in luogo con telaio, tramogge e palanchino. I paramenti risultano realizzati
dalla Ditta Villani Sante - Montatore di Mulini a Scandiano (RE). Ai meccanismi è anche
collegata una turbina da 10/12 Hp.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

53
Paullo
MULINO DI VAGLIO
alt. m. 371 IGM F 86 IV SO

Il mulino, in proprietà Morani Domenico, era alimentato dal rio di Mancasale; ha cessato
l'attività nel 1965. L'impianto era azionato da tre ruote orizzontali a mescolo con macine del
tipo Verdone di Brescia.

54
Paullo
PAULLO
alt. m. 600 IGM F 86 IV SO

Per tutte le notizie di storia politica e civile rimandiamo alla voce "Castello". Riportiamo
invece le notizie riguardanti la antichissima Pieve di Lezzolo. La prima citazione è nel
diploma dell'imperatore Ottone II del 14 Ottobre 980, in cui sono elencati i beni della chiesa
di Reggio (1). La pieve ricompare poi in diversi documenti quali i diplomi imperiali di Federico
I (1160) Enrico VI (1191) Federico II (1224) e in atti dei pontefici Lucio II (1144) ed Eugenio
III (1146) (2). La chiesa di San Bartolomeo riappare poi nell'elenco delle decime del 1302 e
del 1318 con numerose cappelle figliali (3). Il territorio amministrato dalla Pieve rimase per
molto tempo immutato se si esclude la sparizione della chiesa di Pediano e Monte dei Baratti
intorno al XVI sec Dalle visite pastorali riscontriamo come la parrocchia di Paullo contasse
nel 1608 circa 450 abitanti nel 1631 ridotti a circa 300 (4). Nel 1779, in occasione della
formazione dei vicariati furono staccate da Paullo le parrocchie del Querciolese nel 1811
aggiungendovi quelle di Cortogno, Leguigno e Pianzo (5). La chiesa ha origini romaniche ed
ha subito diversi interventi di ristrutturazione. La facciata a capanna è rivolta a ponente
seguendo l'orientamento liturgico; presenta un portale architravato con riquadro timpanato
superiore recante l'epigrafe: "D.O.M. Templum Deo Dicatum in Honorem Sancti Bartolomei
Ap. in Meliorem Formam Redactum Anno Domini 1820" - in alto, a lato, si aprono due
finestrelle. Le parti più recenti delle murature sono costruite in sassi così come la parte alta
che fiancheggiano la navata centrale, mentre i paramenti più antichi sono in pietra arenaria
tagliata. Sul fianco settentrionale si innalza il campanile con cella a quattro luci archivoltate e
riquadrate. Anche il primitivo abside, affiancato da due absidi minori ora scomparse, è stato
completamente ricostruito con l'ampliamento della costruzione. L'abside attuale è in gran
parte realizzato in sasso a cui sono però frammezzate belle pietre squadrate (su una delle
quali è la data "1674"), forse appartenenti al primitivo impianto. Al fianco meridionale
dell'edificio sono articolate la sagrestia e la canonica. L'interno è a pianta basilicale a tre
navate divise da sei colonne rotonde in pietra tagliata su cui si impostano quattro archi a tutto
sesto. I capitelli delle colonne sono di carattere romanico " tagliate ai lati a formare quattro
facce piane terminate in basso a semicerchio ed uniti agli angoli dove è una piccola
maschera a forma di testina umana appena abbozzata. Eguali sono pure i mezzi capitelli dei
due pilastri fiancheggianti la porta d'ingresso mentre quelli degli altri due a fianco dell'altare
maggiore sono romanici di tipo corinzio, a foglie d'acanto, ricci e volute, recanti nel plinto
superiore due fregi diversi ." (6). Il soffitto è a travature lignee in parte rifatte nel restauro del
1924.
(1) TORELLI 1921, 179; (2) SACCANI 1926, 106; (3) MILANI 1980, 22-25; (4) MILANI, op. cit.; (5) MILANI, op.
cit.; (6) CREMONA-CASOLI 1940, I, 23.

55
Paullo
SALATTE
alt. m. 363 IGM F 86 IV SO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Lo Scurani vi riporta l'esistenza di un oratorio dedicato a S.Gaetano di ragione della famiglia


Venturi di Montalto ed ora non più esistente (1).

(1) SCURANI 1895, IV, 9.

56
Paullo
S. GIACOMO
alt. m. IGM F 86 IV SO

In questa località è da identificarsi probabilmente l'antica Pediano. Il Milani afferma che quivi
esisteva la chiesa di San Prospero in "Pidiliano" citata dal diploma di Ottone II del 980 (1). Il
nome di Pediano comunque si trova nell'elenco delle decime del 1302 con la chiesa dedicata
a San Giacomo; questa parrocchia appare officiata sino al 1575 poi di essa non si hanno più
notizie (2). Nel 1373 Pediano figura aggregato al feudo Fogliani di Sarzano e di questo
segue tutte le vicende (3). L'intensa ed incontrollata edificazione ha alterato le caratteristiche
ambientali del sito. Si segnala per l'omogeneità tipologica un complesso rustico articolato su
un costone dominante alla sinistra del torrente Crostolo.

(1) MILANI 1890, 20; (2) SACCANI 1926, 109; (3) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 340; (4) SCURANI 1895, IV, 9.

57
Paullo
S. PIETRO
alt. m. 343 IGM F 86 IV SO

Lo Scurani vi riporta la notizia di un oratorio al tempo non più esistente, dedicato a S. Pietro.
Il quadro del titolare venne trasportato fin dagli inizi del XVIII secolo nella parrocchia di Paullo
(1).

(1) SCURANI 1895, IV, 9.

58
Pianzo
ARIOLO
alt. m. 401 IGM F 85 I SE

L'abitato conserva alcune tipologie tipiche del XVI secolo. I paramenti sono in pietra
parzialmente squadrata, talora con basamento a leggera scarpa. Le luci sono piccole,
riquadrate in arenaria, e regolarmente distribuite. Tra questi edifici si evidenzia una probabile
casa-torre modificata e ribassata.

59
Pianzo
BARAZZONE
alt. m.575 IGM F 86 IV SO

Nel 1116 i monaci di Canossa possedevano "in Baraconi" un mezzo manso (1). Nel 1159
risultava che il monastero di San Prospero di Reggio aveva avuto dei beni che erano stati
alienati anche "in Monte Barazono" (2). Nella località si doveva poi probabilmente trovare la
Chiesa di Monte dei Baratti consacrata nel sec.XII e sottoposta nel 1302 al plebanato di
Lezolo. Esisteva anche un comune di "Monte de Baratis" che il Libro dei Fuochi del 1315
elenca dopo quello di Pediano e prima di Paullo (3). Il nucleo attuale è ad impianto
indifferenziato disposto sulle pendici meridionali dell'omonimo monte. Un tempo era
accessibile soltanto con percorsi mulattieri. Delle caratteristiche architettoniche ed ambientali

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

ricordate dal Cremona-Casoli poco è sopravissuto alle continue ristrutturazioni (4). Rimane
visibile una casa con torre colombaia, di probabile fattura settecentesca, con coronamento
ad altana e tetto a due pioventi; presenta cordoli e cornici di gronda in laterizio con la
classica disposizione a dente di sega. Risulta scomparsa una architrave in pietra posta sotto
il loggiato in capo ad una scala esterna della casa di un certo Ferri Alfonso recante scolpita
una croce romanica racchiusa in un cerchio e la data "1463" in altorilievo. Una recente
inqualificabile superfetazione nasconde ora alla vista un pregevole arco in pietra a tutto sesto
datato "1437", scolpito alle estremità con due croci di tipo romanico a quattro bracci uguali,
leggermente patenti, circondate da un circolo. Delle altre numerose date incise riportate dalla
fine del sec. XV non rimane più traccia. Distrutti i balchi ed i loggiati esterni, è ancora visibile
un bel sottopasso ad archi a tutto sesto in conci di pietra con cantonali sagomati e scolpiti a
figurazioni geometriche.

(1) DREI 1950, III, 39; (2) AFFAROSI 1733-1737, I-III; (3) SACCANI 1926, 108-109; (4) CREMONA-CASOLI
1940, I, 5-9.

60
Pianzo
C. SABBIONE
alt. m. 539 IGM F 85 I SE

Vi si osserva un rustico a due corpi scalari, con annessa una torretta di non antica fattura
conclusa da un coperto a due falde.

61
Pianzo
GAMBERTO
alt. m. 488 IGM F 85 I SE

E' il piccolo borgo di Pianzo, a breve distanza verso ponente, dalla omonima chiesa; vi si
osserva una casa-torre, recentemente manomessa, probabilmente riferibile al XVII secolo.

62
Pianzo
MONTALE DI SOPRA
alt. m. 548 IGM F 85 I SE

Il borgo si articola con impianto vagamente lineare su un rilievo dominante la valle del
torrente Tassobbio. La principale emergenza è rappresentata da una casa a torre attribuibile
al sec. XVI; mostra un coperto a due spioventi con un cordolo di colombaia in laterizio
disposto a dente di sega sormontato da una finestrella a ruota. Nel prospetto è visibile una
pregevole finestra cinquecentesca con architrave e mensola di davanzale scolpiti. Si può
osservare, sopra l'ingresso della abitazione, una bella pietra con croce di Malta iscritta
affiancata da una rosa a sei punte ed una falce lunare; alla base è riportato il millesimo
"MCCCCXXX". A fronte dell'edificio sorge un fabbricato, probabilmente coevo. Vi si conserva
un cordolo di colombaia in pietra ed una "rosa celtica" posta alla base dell'ingresso nel cortile
(1).

(1) BARICCHI, CERVI, FABBRICI 1982, I, 60.

63
Pianzo
MONTALE DI SOTTO
alt. m. 532 IGM F 85 I SE

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Località situata a ponente di Pianzo, su di una costa che ne fa corona in vista della valle del
torrente Tassobbio. Vi si rilevano diversi edifici attribuibili al XVI-XVII secolo; è notabile una
casa con torre a pianta quadrata e tetto a quattro falde; la cornice di gronda è ad elementi di
laterizio disposti a "T" intercalati da fori per rondoni. Numerosi altri elementi architettonici in
pietra lavorata sono visibili negli edifici circostanti. Rimangono in gran parte inalterate le
caratteristiche ambientali (1).

(1) BARICCHI, CERVI, FABBRICI 1982, I, 60.

64
Pianzo
MULINO DI ARIOLO
alt. m. 397 IGM F 85 I SE

Nei carteggi degli archivi della Prefettura del 1827 il mulino è definito "feudale" e "camerale".
Nel 1816 è indicato il mulino Riolo di Pianzo; in tale anno viene completamente rifatto dal
proprietario Marchese Gherardini. L'impianto è censito nella Carta Idrografica d'Italia del
1888 (1). L'edificio del mulino è ancora conservato. Vi si trovano due ruote orizzontali a
mescolo con relative macine e meccanismi. Era alimentato dalle acque del torrente
Tassobbio.

(1) C.I.I. 1888, 156.

65
Pianzo
PIANZO
alt. m. 478 IGM F 85 I SE

In questa località è segnalato il ritrovamento di materiale attribuito alla media età del bronzo,
consistente in frammenti fittili di varie dimensioni (1). La località appare nominata per la
prima volta nel 1057, anno in cui il Papa Stefano II conferma i beni posseduti dal monastero
di S.Prospero e nuovamente nel 1073 dal Vescovo di Reggio (2). Nel 1116, l'abate di
Canossa aveva tre mansi in "Planzone" (3). Secondo lo Scurani nel 1215 questo luogo è
nominato assieme ad altri del patrimonio Matildico. Nel 1349 il castello di Pianzo sollevatosi
assieme a molti altri di proprietà Fogliani contro il dominio dei Gonzaga venne da questi
ultimi distrutto (4). Nel 1420 avendo gli abitanti ucciso il messo del Marchese Nicolò III d'Este
il paese fu messo a ferro e fuoco (5). Pianzo è pure ricordato come facente parte dei beni dei
nobili da Correggio e quando nel 1461 Manfredi da Correggio fu dichiarato ribelle e bandito
da Parma, la villa passa sotto questo Comune (6). In seguito a permute entra in possesso
degli Estensi e da questi unita al ducato di Reggio nel 1479 (7). Nel 1596 Pianzo ed altre ville
vennero infeudate ai marchesi Pepoli di Bologna che ne mantennero la proprietà sino al
1614 (8). In seguito (1750) unita al marchesato di Scurano e a quello di S. Polo passa ai
Gherardini di Verona sino al 1796 (9). Nel 1788 contava 405 abitanti (10). Nel 1814 con la
restaurazione estense entra a far parte del Comune di S. Polo e nel 1860 fu infine unita a
quello di Casina. La chiesa di Santa Maria di Pianzo, per la sua posizione di confine, è stata
causa di notevoli contestazioni tra le diocesi di Reggio e di Parma. Già la prima citazione nel
1233 la pone come dipendente dal Vescovo di Reggio ma sotto la giurisdizione della Pieve
parmense di Bazzano mentre nelle Decime del 1299 troviamo solamente nominata la pieve
di Bazzano. Negli anni seguenti, a partire dal 1356, Pianzo è ricordata negli atti della curia
reggiana come dipendente direttamente dal vescovo e non legata a nessuna Pieve (11). La
lite per l'appartenenza della chiesa scoppia nel XVI sec.; dopo diversi carteggi e discussioni
si giunse al compromesso che Pianzo "alternis anni" risultava legata ora alla Pieve di
Bazzano ora a quella di Castelnuovo Monti (12). La vicenda ebbe soluzione nel 1620 quando
si decise la sua totale appartenenza a Reggio. Dal 1811 essa fa parte del vicariato di Paullo

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

(13).Il toponimo indica attualmente i soli edifici della chiesa situati in una località dalle
rilevanti qualità paesaggistiche che accentuano le caratteristiche architettoniche del
complesso. Nella facciata a capanna si apre un portale archivoltato recante in chiave una
raffigurazione antropomorfa che era già stata localizzata dal Cremona-Casoli in una vicina
casa rustica. Alcuni concirecano i millesimi del "1665", "1696" e "1706" ricordando
probabilmente vecchi restauri o la quasi totale ricostruzione avvenuta nel XVIII secolo. In
quella occasione, narra la tradizione, fu appositamente aperta una cava di pietra nel vicino
monte Venera, con il cui materiale è stato realizzato il bel paramento in pietra tagliata della
facciata (14). Una porticina tamponata, osservabile nel fianco occidentale conserva un
architrave a lunetta in pietra su cui è scolpita una croce a quattro bracci leggermente patenti
affiancata da motivi circolari: nel fregio a sguscio che circonda l'arco è incisa la data
"MCCXX .". Nell'abside sono murate delle pietre ad archetto che appartenevano ad una
antica cornice assai simile a quella ancora osservabile sui fianchi dell'oratorio romanico di
Beleo. Nell'interno della canonica, ormai in totale rovina, è visibile un portale con architrave
del XVI secolo. Il tozzo campanile con cella a monofore archivoltate si innalza a fianco del
prospetto est. Nei pressi della chiesa sono visibili le rovine di un fabbricato a pianta quadrata,
localmente indicato con il termine di "castello".

(1) SCARANI 1962, II, 356; (2) SACCANI 1926, 250-252; (3) DREI 1950, III, 250; (4) BERTOLANI 1965, 141; (5)
TIRABOSCHI 1824-1825, II, 202; (6) SCURANI 1895, IV, 47-55; (7) SCURANI, op. cit.; (8) SCURANI, op. cit.; (9)
SCURANI, op. cit.; (10) RICCI 1788, 191; (11) SCURANI, op. cit.; (12) SCURANI, op. cit.; (13) SACCANI, op. cit.;
(14) CREMONA-CASOLI 1940, I, 7.

66
Sarzano
BELEO
alt. m. 610 IGM F 86 III NO

La località di Beleo fu nominata la prima volta come corticella assieme alla cappella nel 980
(1). Troviamo poi che in essa aveva beni il monastero di Marola nel 1141 e nel 1240; citata
nel diploma del 1160 in cui Federico I conferma beni alla chiesa di Reggio (2). Beleo divenne
poi feudo dei Fogliani seguendo tutte le vicende delle località vicine. All'imbocco del sentiero
per l'oratorio sul cantonale di un rustico è visibile una raffigurazione antropomorfa a tutto
tondo.

(1) TORELLI 1921, 181; (2) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 47.

67
Sarzano
BUSANELLA
alt. m. 606 IGM F 86 IV SO

Vi si trova solo il piccolo oratorio dedicato a San Pietro Apostolo, datato 1758 (?). Presenta
una semplice struttura con paramento in pietra ad angolari rifiniti a ricorsi alterni; la facciata è
a capanna con portale architravato ed oculo trapezoidale superiore mentre un sottile cordolo
corre all'intorno.

68
Sarzano
CA' BERTONI
alt. m. 575 IGM F 86 III NO

E' osservabile un edificio, probabilmente ridotto, a struttura in pietra e angolari a ricorsi


alterni rifiniti; il coperto è ad una falda in coppi. Presenta diverse luci ad elementi monolitici,
in parte tamponate, ed un portale archivoltato con chiave datata "1642 - P.D.V." - un concio

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

angolare riporta invece la sigla "1641 - P.D.V.".

69
Sarzano
CA' DE' BERTOLONI
alt. m. 468 IGM F 86 IV SO

Interessante complesso rurale articolato ad una torretta colombaia. Questa è interamente


visibile solo sul prospetto nord. Ha una struttura in pietra con angolari parzialmente rifiniti e
coperto a quattro falde in cotto. Un cordolo lineare in pietra spezzato corre sui prospetti nord
ed ovest. E' probabilmente attribuibile al XVII-XVIII secolo.

70
Sarzano
CA' MATTA
alt. m. 540 IGM F 86 IV SO

Vi si trova una curiosa torretta colombaia, isolata, ad uso esclusivamente agricolo


probabilmente attribuibile alla seconda metà del sec. XIX. Presenta una struttura mista con
angolari in laterizio. Il tetto a quattro falde in coppi si imposta su una cornice di gronda
sagomata ad elementi decorativi mentre un sottile cordolo di colombaia corre all'intorno. Le
luci sono di tipo ogivale.

71
Sarzano
CASALEO
alt. m. 525 IGM F 86 IV SO

Casaleo sotto il nome di "Casalio" risulta essere aggregata al feudo dei Fogliani di Sarzano
nel 1373; di questo feudo segue poi tutte le vicende (1). Nonostante siano riscontrabili alcune
alterazioni il nucleo conserva gran parte delle caratteristiche ambientali ed architettoniche
originarie. Il complesso principale si articola intorno a due pregevoli case-torre. La prima, dei
Ghirelli, ha una struttura in pietra con angolari rifiniti, rivestita da intonaco e coperto a due
falde in cotto. Presenta un cordolo di colombaia lineare sul prospetto ovest ed un cordolo
scalare spezzato sui prospetti sud ed est. Un soffittino di gronda a dente di sega conclude
l'edificio che può essere attribuito alla prima metà del sec. XVII. Più interessante è la
seconda torre, dei Domenichini, dal massiccio impianto cinquecentesco; anch'essa ha una
struttura in pietra ad angolari rifiniti e basamento a leggera scarpa. !E notabile il caratteristico
balchio. Un doppio cordolo di colombaia con motivo a dente di sega e lineare sovrapposti
corre all'intorno. La copertura a quattro falde in coppi si imposta su un soffittino di gronda con
lo stesso motivo a dente di sega e la tipica disposizione in laterizio a "T" o intercalati dai fori
per i rondoni. Le luci, assai rade, sono ad elementi monolitici. Al termine dell'abitato è visibile
un altro complesso, ora totalmente ristrutturato, mostrante tracce nei paramenti e nelle luci di
una antica tipologia.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 340.

72
Sarzano
CASINA
alt. m. 574 IGM F 86 IV SO

Una località chiamata "Casina" appare tra i beni del Monastero di Santo Apollonio di
Canossa nell'XI secolo (1). "La Casina" è dipendente nel 1373 del castello di Giandeto (2).
Fu collegata in seguito al feudo di Sarzano di cui segue le vicende e divenne capoluogo del

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 94 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Comune con il decreto Farini nel 1860. Nella parte alta dell'abitato di cui alla scheda
"Braglia", sono ancora osservabili alcune antiche tipologie riferibili, dagli scarsi elementi
superstiti, al XVI - XVII secolo. Oltre ad alcuni edifici volumetricamente caratterizzati quali il
Municipio e l'antica osteria/albergo, si evidenzia alla deviazione per Giandeto, un elegante
palazzotto probabilmente settecentesco. In facciata si apre un portale ad arco sormontato da
un oculo ovale. La chiesa di Casina, dedicata a San Bartolomeo Ap. è stata iniziata nel 1934.
Presenta una struttura in pietra rifinita con facciata tripartita e coronamento ad archetti. Sul
prospetto, scandito da lesene, si aprono tre portali ed un rosone centrale.

(1) ROMBALDI 1976, 74; (2) TIRABOSCHI 1824- 1825, I, 346.

73
Sarzano
CASTELLO DI SARZANO
alt. m. 682 IGM F 86 IV SO

La prima citazione di Sarzano risale al 958. In quell'anno infatti Adalberto Atto di Canossa
acquistava da un cugino alcuni beni posti "in fundo et loco Serzana" (1). Nel 1070 risulta che
il Marchese Bonifacio possedeva in Sarzana "mansos tres" concessigli dalla chiesa di
Reggio (2). Nel 1116 abbiamo la prima notizia del castello e della cappella riconosciuti
dall'imperatore Enrico V come possesso dei monaci di Sant'Apollonio di Canossa (3). Nel
1157 una bolla di Papa Adriano IV conferma la proprietà al suddetto monastero (4). Il
castello di Sarzano ed i suoi abitanti giurano fedeltà al comune reggiano nel 1197 (5). Poco
meno di un secolo dopo, esattamente nel 1287, Sarzano fu al centro di aspri combattimenti
tra due fazioni del partito Guelfo. I vincitori appartenenti alla famiglia dei Fogliani si
instaurano stabilmente nel castello (6). Durante le lotte tra il comune di Reggio ed i Fogliani,
alleati dei Canossa, il castello venne preso e riperso diverse volte finché nel 1332 i reggiani
conquistarono il castello, lo incendiarono e ne concessero il dominio ai Canossa del Gesso
del Crostolo rivali dell'altro ramo della famiglia (7). I Fogliani in breve ritornarono in possesso
dei loro beni, ricostruirono il castello e ne ottennero il feudo nel 1335, grazie al trattato
stipulato con Mastino della Scala (8). Nel 1373 Guido Savina Fogliani strinse alleanza con
Bernabò Visconti che gli confermò il feudo di Sarzano con la giurisdizione delle ville di
"Migliara, Cortogno, Montibus, Vagis, Pediano, Casalio” (9). Nel 1427 Nicolò III d'Este tolse
ai Fogliani il castello, lo fece fortificare sotto la direzione di Beltramo Comastri e di Francesco
da Salvaterra poi, nel 1434, lo restituì ai Fogliani (10). I Fogliani tennero il castello fino al
1516 insieme ai Canossa ed ai Visdomini; questo condominio durò sino alla metà del XVII
sec. quando vediamo infatti nel 1568 subentrare ai Canossa il ministro ducale Girolamo
Graziani della Pergola (11). Nel 1694 con la morte dell'ultimo Visdomini il duca riunì il feudo
nelle mani di Paolo Carandini, marito della figlia del ministro Graziani; i Carandini tennero
Sarzano sino alla soppressione dei feudi e vi fecero importanti restauri ristrutturandone la
rocca nel 1698 (12).
Nel 1788 il marchesato contava 790 abitanti, la villa 492 (13). Nel 1796 il castello passò al
comune, ritornò nel 1815 agli Estensi che nel 1839 ne fecero dono alla chiesa (14).
La chiesa di Sarzano, ora in rovina, trovasi a mezza costa per accedere alla rocca. Non ha il
campanile usufruendo della torre del Castello. L'attuale costruzione incominciò nel 1659 e
nel 1662 e 1663 si fabbricarono le due cappelle del Rosario e di S.Caterina con S.Antonio.
L'interno è in volto ad una sola navata con tre altari (15).
Il Castello è situato sul cocuzzolo di un monte dominante l'abitato di Casina e parte della
valle del Crostolo. Restano avanzi di muri di cinta, l'alta torre (ora adibita a campanile) e
un'altra torre quadrata, più bassa con la merlatura guelfa, provvista di piombato i e coperta
da tetto. L'ingresso, di cui rimane la porta del ponte levatoio con massiccio architrave su
mensole convesse, era rivolto verso mezzogiorno; vi, si trova murata una pietra di arenaria
scolpita con lo stemma gentilizio e siglata "Paolo Carandini Marchese di Sarzano e
Marchesa Francesca Graziani Carandini Contessa di detto Feudo - Consorti e Condomini

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 95 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

restaurano questa Rocca -Anno 1698". Il Castello fu ancora salvato da ulteriore distruzione
nel 1885 per iniziativa di Corrado Ricci che lo visitò definendolo "un complesso
stupendamente pittoresco".
Lungo la strada proveniente da Casina è visibile una torretta colombaia isolata avente
caratteristiche analoghe a quella riscontrata alla "Ca' Matta",

(1) MURATORI 1738-1742, II, 777; (2) SACCANI 1926, 195; (3) DREI 1950, III, 40; (4) SACCANI, op. cit.; (5)
TIRABOSCHI 1824-1825, II, 339-340; (6) BERTOLANI 1965, 153-155; (7) BERTOLANI, op. cit.; (8) BERTOLANI,
op. cit.; (9) TIRABOSCHI, op. cit.; (10) BERTOLANI, op. cit.; (11) BERTOLANI, op. cit.; (12) BERTOLANI, op.
cit.; (13) RICCI 1788, 220-221; (14) BERTOLANI, op. cit.; (15) SCURANI 1895, IV 67.

74
Sarzano
COLOGNO
alt. m. 502 IGM F 86 IV SO

E' visibile una interessante torretta colombaia. Ha una struttura in pietra e coperto a quattro
falde in coppi. Due cordoli di colombaia lineari si sviluppano lungo i prospetti. Agli angoli
sono collocati i classici coppi invetriati per impedire la risalita dei roditori. La tipologia è
attribuibile al sec. XVIII.

75
Sarzano
COSTA MEDOLANA
alt. m. 579 IGM F 86 III NO

Vi sorge un interessante complesso signorile la corte ora in parte ridotto a rustico. Il volume è
ampio, con strut tura in pietra. L'edificio si articola su tre livelli ed è concluso da un coperto a
quattro falde. Nella facciata si apre il portale archivoltato con oculo superiore; al vertice. è
posta una piccola colombaia con cordolo di gronda sagomato ad arco. Le luci sono
simmetricamente distribuite. Vi si può anche osservare un bell'affresco raffigurante una
figura umana ed una prospettiva rinchiuse in losanga con una scritta superiore scarsamente
leggibile. A breve distanza dal nucleo abitato, a margine di un laghetto artificiale rimane un
antico cippo confinario tra il Ducato di Modena e Parma recante sulle facce le iniziali "M" e
"P".

76
Sarzano
LA BORELLA
alt. m. 560 IGM F 86 IV SO

Vi si riscontra un pilastrino cuspidato attribuibile al XIX secolo dedicato alla Beata Vergine.

77
Sarzano
LA BRAGLIA
alt. m. 591 IGM F 86 IV SO
Vi si riscontrano alcune antiche tipologie, in gran parte ristrutturate, riferibili al XVI-XVII
Secolo. Sono ancora notabili le tracce di un loggiato a 4 luci con ampio portico sotto stante a
2 arrate, un balchio coperto ed. in una delle ultime case, una raffigurazione antropomorfa in
tondo murata nel paramento.

78
Sarzano
LA STELLA

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 96 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

alt. m. 705 IGM F 86 IV SO

Nel 1785 viene costruita la Strada Nazionale Reggio-Spezia voluta dal Duca di Modena
Ercole III su progetto dell'Ing. Lodovico Bolognini. Poco dopo la sua apertura cominciarono a
sorgere lungo il suo tracciato diverse abitazioni; si dice che la prima casa fosse quel la detta
"La Gua" poco più a meriggio della Stella. Successivamente sorsero i due vasti edifici: della
"Stella", proprietà dell'antica famiglia Margini di Casina che possedeva molti terreni e boschi
circostanti e della "Torre" costruità dalla famiglia Rossi. Il nome richiamava l'insegna delle
due osterie che esistevano in quelle località al tempo delle diligenze e corriere a cavalli (1).

(1) CREMONA-CASOLI 1941, II,5.

79
Sarzano
LA TORRE
alt. m. 710 IGM F 86 IV SO

Nel 1785, su progetto dell'Ing. Lodovico Bolognini viene costruita la strada nazionale Reggio-
Spezia. La "Torre" insieme alla "Stella" erano il nome di due osterie che esistevano in quelle
località nel tratto della strada compreso tra Pecorile e Casina. All'epoca vi fu realizzato il
vasto fabbricato, tuttora esistente, costruito dalla famiglia Rossi originari del vicino paesello
di Monchio. Vi fu anche impiantata una scuderia ad uso dei cavalli delle diligenze postali e
per il distacco dei cavalli da punta che si attaccavano a Pecorine per superare le forti e
lunghe salite. La località è situata in una bellissima posizione naturale, godendo di un vasto
panorama. Ivi fece sosta, nel 1848, il Battaglione Toscano nella sua marcia verso Mantova
come ricordato dalla lapide muraria che vi è infissa (1). Si evidenzia l'imponente fabbricato a
fronte della locanda piccola. Ha una pianta rettangolare con struttura in pietra ad angolari
rifiniti ed è sviluppato su tre livelli con coperto a quattro falde impostato su un soffitto di gron-
da sagomato scalarmente. A meriggio, su un rilievo, è una curiosa torretta "vignaiola" a base
esagonale, con parametro in pietra e portale ogivale riquadrato. Un sentiero verso nord con-
duce ad una elegante torretta colombaia a pianta quadrata con relativo coperto in coppi; la
struttura è in pietra con tre cordoli sagomati di cui il superiore sovrapposto al classico motivo
in laterizio a dente di sega.

(1) CREMONA-CASOLI 141, II,5.

80
Sarzano
MADONNA DEL CARROBBIO
alt. m. 626 IGM F 86 IV SO

Sin dal 1575 su di un colle in vicinanza del piccolo santuario del Carrobbio esisteva una
chiesa detta di "Santa Maria del Campanile". La chiesa era "sine cura" e le sue collazioni
sono conservate negli atti della Parrocchia di Sarzano (1). Non si conosce la data della
costruzione dell'oratorio del Carrobbio. Esso sorge a fronte della deviazione per il castello di
Sarzano. Nell'interno sopra alla porta d'ingresso figura uno stemma troncato nel primo
d'azzurro, nel secondo bianco in capriolo (2). Mostra una semplice facciata a capanna con
portale architravato e finestra trapezoidale superiore.

(1) SACCANI 1926, 196; (2) SCURANI 1895, IV, 69

81
Sarzano
MIGLIARA
alt. m. 624 IGM F 86 III NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 97 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Nel 976 Atto Adalberto donava al monastero di Sant' Apollonio beni in "Miliara" (1). Nel 1102
Matilde di Canossa confermava allo stesso monastero un bosco compreso tra Leguigno e
Migliara (2). Nel 1373 Migliara risultava aggregata al feudo dI Sarzano del quale seguì tutte
le vicende (3). La costitu- zione di Migliara a parrocchia autonoma dipendente dal vicariato di
Paullo è recentissima risalendo al 1948.
L'abitato pur interessato da notevoli interventi di ristrutturazione presenta ancora diversi
elementi architettonici di rilievo. Prima del bivio per Leguigno, sulla destra, è visibile
annegato nel recente intonaco, un concio siglato "1595 -G.M.". Lo Scurani riporta che il
concio figurava murato sulla porta dell'oratorio di San Geminiano già dei Lorenzetti (4). Di
pregio è anche l'ampio sottopasso utilizzato dalla carreggiabile per Marola. Portali zigrinati
riferibili al sec. XVI -XVII sono visibili in diversi fabbricati. Sulle pendici sovrastanti l'abitato è
rintracciabile una torretta colombaia a struttura in pietra, cordolo lineare e coperto a quattro
falde.

(1) ROMBALDI 1976, 74; (2) MURATORI 1738–1742, i, 208; (3) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 340; (4) SCURANI
1895, IV, 71.

82
Sarzano
MOLINASSA
alt. m. 240 IGM F 86 IV SO

Il "Mulinaccio" figura già esistente nella prima metà del sec. XIX, indicato come Mulino di
Casina. E' censito nella Carta Idrografica d'Italia del 1888 (l). L'impianto era costituito da tre
ruote orizzontali a mescolo, ora scomparse, ed alimentato dalle acque del torrente
Tassobbio. Il Mulino ha cessato ogni attività nel 1955 ed ora è ridotto a residenza.

(1) CII 1895, 156.

83
Sarzano
MONCHIO DI SARZANO
alt. m. 634 GM F 86 IV SO

Forse è da identificarsi con la villa "Montibus" sotto il feudo di Sarzano citata nel trattato del
1373 tra Guido Fogliani e Bernabò Visconti (1). Alla Stella, presso la deviazione della strada
è posta una maestà della Regina Pacis. Il borgo è situato sui rilievi sud-orientali del monte
Ferri da cui talora riprende la denominazione. E' uno dei più rilevanti nuclei dell'appennino
reggiano. La località è divisa in due gruppi di case: quello più a settentrione, ove sono case
più moderne e l'altro più a levante e meriggio con le vecchie case signorili. Fra queste si
evidenzia quella della famiglia Rossi, con un impianto a corte recinto da muro ed articolata,
con gli edifici dipendenti, a due caratteristiche torri. Le strutture attribuibili al sec. XVI sono in
pietra. La prima torre si erge maestosa su quattro livelli e relativo coperto in coppi impostato
su un soffitto di gronda a classico motivo in laterizio disposto a dente di sega sovrapposto
alla ritmica scansione a "T" intercalata dai fori per rondoni; a livello della colombaia è un
secondo cordolo con motivi a dente di sega e lineare abbinati. Sui prospetti sud ed ovest
sono due finestrelle a mensola concave riquadrate; alla base è un concio recante la data"
1670" testimonianza forse di eventuali lavori ivi eseguiti. La seconda torre, più bassa, pur
presentando ele- menti comparabili alle caratteristiche della prima, potrebbe anche riferirsi
ad un periodo successivo quale i primi decenni del sec. XVII. Sulla sommità è posta una
intelaiatura metallica con la campana. Un sottopasso architravato conduce alla parte
posteriore del complesso dove è possibile ammirare la compostezza volumetrica ed
architettonica tipicamente cinquecentesca. La corte interna straordinaria nel suo intimo
raccoglimento presenta numerose tracce di luci ed arcate (di portici o loggiati) ora

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 98 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

tamponate.
Vi è anche annesso un oratorio della famiglia Rossi. In esso è da notare un bel quadro
nell'altare raffigurante la Madonna della Ghiara in alto circondata da Angeli ed in basso S.
Pellegrino e S.Apollonia. Sulla facciata dell'oratorio, a sinistra di chi guarda, è posta una
pietra scolpita con la data "1763" ed il nome "D.Antonius Bertolotti" seguito da due linee di
iniziali di difficile interpretazione. Non è stato possibile rinvenire, a causa probabilmente della
fitta ed invadente vegetazione sul lato a meridione, la pietra i bugnatura d'angolo citata dal
Cremona-Casoli in un suo articolo del 1941 recante gli emblemi dell'arte murari quali un
martello, la cacciola ed un rettangolo (2). In una vicina casa è notabile, l'artistico portale
ligneo intagliato a motivi floreali, siglato "D-C". NeIle altre unità edilizie rimangono diversi
elementi riferibili al XVI -XVII secolo pur non presentando valori architettonici di particolare
rilievo.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 339; (2) CREMONA-CASOLI 1941, II, 10.

84
Sarzano
MULINELLO DI BELEO
alt. m. 510 IGM F 86 III NO

Il mulino figura esistente agli inizi d sec. XIX. Nel 1847 è ricordato il "Mulino della Casa del
Mulinello" in proprietà Coppellini, successivamente "Molinello Belleo". Il mulino è ancora
censito nella Carta Idrografica d'Italia d 1888 (1). L'impianto era azionato da tre ruote
idrauliche orizzontali a mescolo. Nel 1954 il mulino è stato disattivato.

(1) CII 1888, 158.

85
Sarzano
MULINO DELLA GROTTA
alt. m. 510 IGM F 86 IV SO

Il mulino è segnato nella carta Austriaca del 1848 ma probabilmente risale: sec. XVIII. E'
indicato nei primi decenni del sec. XIX con il nome di "Mulino di Miara". E' inoltre censito
nella Carta Idrografica d'Italia del 1888 (1). L'impianto del tipo a ruota orizzontale a mescolo
era alimentato dalle acque del t. Tassobbio. L'edificio è distrutto da molto tempo.

(1) CII 1888, 156.

86
Sarzano
ORATORIO DI BELEO
alt. m. 597 IGM F 86 III NO

Nel diploma del 980 in cui Ottone Il confermava i beni della chiesa di Reggio, viene ricordata
la cappella di Beleo (1). Nel 1070 la cappella è ricordata tra i beni di Bonifacio di Canossa
(2). La Chiesa di San Michele risulta essere sottoposta alla Pieve di Campigliola nel 1302
(3). Nelle visite del XVI sec. non si trova citazione dell' oratorio se si esclude la visita
Marchesani che nel 1575 consigliava restauri (4). Solo di recente ad opera della sezione
reggiana della Associazione Nazionale Alpini si è provveduto al restauro.
La costruzione è tutta in pietra squadrata con semplice struttura ad aula rivolta secondo
l'orientamento liturgico. Ha una facciata a capanna con mono-fora superiore portale
archivoltato a lunetta (5) recante incisa la seguente epigrafe dettata dal rev. Don Francesco
Milani: "CEU PHONICA ULTRO EX OSSI- BUS ET MEDULLIS RENATUM BENIAMIN
REGIEN EPUS FAUSTA RECONCILLATIONE LUSTRVIT - VII KAL. JUN. A. SAL. MCMLII".

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 99 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Lo zoccolo ed una cornice di gronda sagomata ne completano l'ornamento. Sulla copertura,


in coppi a due falde, a filo della facciata dalla parte destra è disposto il campanile a vela. Sul
fianco meridionale si apre una bifora finemente ornata di una fet- tuccia a zig-zag sormontata
da una serie di rombi. E' pure visibile un concio recante scolpita la data "MCCCCIII - XXXX".
Di particolare rilievo è l'abside di eleganza e fattura squisite, su cui si aprono tre monofore.
Sotto la cornice che segna la linea di gronda è disposta una serie di conci a dente formante
una fascia sovrapposta alla teoria degli archetti monolitici nascenti dalle due lesene laterali. I
capitellini di imposta sono scolpiti a raffigurazioni antropomorfe e geometriche diverse.
Danneggiato da una incursione aerea degli alleati il 10 maggio 1944 fu successivamente
restaurato e ripristinato. L'interno con pavimento a lastroni di arenaria conserva una
ricostruzione ideale dell'antico altare ad opera dello scultore Scorticati.

(1) TORELLI 1921, 181; (2) SACCANI 1926, 237; (3) SACCANI, op. ct.; (4) SACCANI, op. ct.

87
Sarzano
VAL PEGOLA
alt. m. 618 IGM F 86 IV SO

Il nucleo conserva in gran parte inalterati i caratteri ambientali ed architettonici originari. Alla
deviazione della strada è visibile una maestà dedicata alla Sacra Famiglia. Un primo edificio
presenta una tipologia tipicamente cinquecentesca. Ha una struttura in pietra con angolari a
lunghi conci rifiniti. Il coperto è a due falde in coppi. Le luci sono architravate a tre elementi
monolitici con mensola di davanzale sagomata. Nella facciata si apre un bel portale a tutto
sesto. Un altro interessante portale sempre a tutto sesto ma di più ampia luce, probabilmente
riferibile al sec. XV, è osservabile in un complesso rustico sul fondo. Sulla destra è situata
un'altra unità edilizia, in parte ristrutturata, in cui è ancora visibile la tessitura del paramento e
tracce delle aperture; non è da escludere per l'impostazione strutturale, che possa riferirsi ad
una antica casa-torre ribassata.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 100 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Comune di Castellarano

1
Cadiroggio
CADIROGGIO
alt. m. 224 IGM F 86 I SO

"Casa de Rozis" nominata nelle investiture dei Vescovi di Reggio alla famiglia dei Signori
del Gesso ma secondo il Saccani non in quella anteriore al 1134 riportata dal
Tiraboschi (1). La villa di "Caderoza" riportata in un elenco del 1302, in una vendita del
1311 e nel Libro dei Fuochi del 1315 (2).Il Comune di Cadiroggio fu poi annesso al feudo di
S.Valentino seguendone le sorti. La Chiesa di S.Apollinare compare nel 1302 (3).L'edificio
presenta una facciata tripartita orientata a nord-est. La parte inferiore è scandita dalla
sequenza di cinque lesene con alto cornicione; due volute laterali delimitano la
composizione della parte superiore. Cadiroggio presenta un impianto urbanistico
disaggregato distribuito scalarmente al pendio. Tra le emergenze architettoniche e
tipologiche si segnala in particolare la Villa Severi. L'esistenza della villa documentata già
nel secolo XVI in carte dell'archivio della famiglia Severi che in tale secolo lascia la località
di Gavardo per trasferirsi a Cadiroggio. Attorno alla villa si sviluppava una corte
autosufficiente con botteghe artigianali, quali una falegnameria ed un mulino demolito
negli anni 1937-38, oltre ad un complesso rurale, ora ricostruito, in località
"Ca'de'Canti". La villa conserva in gran parte inalterata la struttura planivolumetrica
originaria a base quadrangolare, articolata su tre livelli con luci regolari e simmetricamente
distribuite, conclusa da un tetto a quattro falde. Il paramento murario in pietra.Sul
prospetto meridionale si può ammirare uno stemma araldico dei Sacrati, già Signori di
S.Valentino.La villa circondata da un vasto giardino in cui si trova una bella fontana
seicentesca;nello stesso giardino, durante alcuni scavi eseguiti dalla proprietà, stata
rinvenuta una lapide marmorea su cui riportata la scritta "1762 Fratribus Severi".E'notabile
anche un torriotto merlato in stile neo-medievale. Quasi a fronte, a nord della strada, si
evidenzia un villino novecentesco pure in stile medievale. Vicino alla villa sorge un
complesso rurale a corpi separati, già inserito nella corte dei Severi ed adibito a caseificio
fino ad alcuni anni fa. Ora in abbandono e disabitato. Sull'ampio prospetto occidentale
dell'abitazione, a capanna, osservabile un interessante affresco raffigurante la Madonna
con il Bambino Gesù; questo attribuito agli inizi del Seicento. Nel 1790 e nel 1880 sono
stati eseguiti importanti lavori di sistemazione dell'edificio. Le ultime case ad
oriente dell'abitato comprendono un altro complesso a corpi separati con abitazione
padronale ed edificio con rustico ed abitazione del colono, disabitato e di proprietà
della famiglia Casali. A margine della strada è posta un'edicola ottocentesca delimitata
da due lesene e coronamento a frontespizio superiore.

(1) SACCANI 1976,140;TIRABOSCHI 1821-25,I,82;(2)SACCANI,op.cit.; (3)SACCANI,op.cit.

2
Cadiroggio
CASEIFICIO
alt. m. 179 IGM F 86 I SO

Vi si segnala un interessante caseificio novecentesco detto "Rana". Presenta una tipologia


a pianta rettangolare con caratteristiche luci a traforo in laterizio. Nel prospetto verso la
strada è posta una nicchia con l'immagine votiva in tondo della Beata Vergine.

3
Cadiroggio
MONTI DI CADIROGGIO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 101 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

alt. m. 346 IGM F 86 I SO

Interessante borgo rurale lungo la strada da Montebabbio-Cadiroggio. I fabbricati


conservano ancora in gran parte inalterati i caratteri tipologici originari. E' notabile in
particolare una struttura a torre, nella parte di levante dell'abitato, riferibile
probabilmente al XV-XVI secolo. Presenta una pianta quadrata sviluppata su tre livelli e
colombaia superiore; questa è distinta dai caratteristici cordoli posatoi in laterizio. La
copertura è a quattro falde. A margine della strada si segnala una maestà a pilastrino di
fattura novecentesca.

4
Castellarano
CA' DE' MINNONI
alt. m. 247 IGM F 86 I SO

Nella carta topografica del Ducato Estense del 1828 la località è distinta con il toponimo
di "Palazzino". Si evidenzia un complesso articolato con casino civile ed abitazione rurale,
attribuibile probabilmente al secolo XVIII. Già in proprietà Benassi-Pantani è ora della
famiglia Simonetta- Boni. Il complesso presenta un impianto planivolumetrico
compatto a pianta quadrangolare sviluppata su tre livelli e conclusa da un tetto a quattro
falde. In vertice al casino si eleva una piccola torretta. Le luci sono regolari e
simmetricamente distribuite.

5
Castellarano
CASTAGNETO
alt. m. 298 IGM F 86 I SO

Si evidenzia un grande corpo di fabbrica rurale con abitazione civile in proprietà


Ruffaldi-Barbanti. Sviluppa un impianto planivolumetrico compatto a pianta quadrangolare,
su tre livelli e coperto a due falde; è notabile l'ampio prospetto a capanna. In vicinanza
sorge un casino articolato ad una torretta angolare già degli Algeri ed ora della famiglia
Mariani. Si segnala il caratteristico pozzo a cono.

6
Castellarano
CASTELLARANO
alt. m. 155 IGM F 86 IV SO

Già nei primi decenni del secolo XIX la località è stata soggetta a scavi archeologici. Vi
è stata ritrovata una stazione dell'età del bronzo a stratigrafia complessa con resti di
palificazioni. Secondo il Chierici si estendeva su tutta l'area interna della Rocca
medievale segnalando tuttavia materiali preistorici in vari punti del borgo (1). Più
recentemente alla periferia dell'abitato, nel 1971, si sono rinvenuti manufatti di
un'epoca anteriore, appartenenti al neo-eneolitico (2).Da diversi altri scavi intercorsi negli
ultimi decenni sono inoltre emersi frammenti e manufatti del periodo romano oltre a
tombe e reperti barbarici della fine del secolo VI-prima metà del secolo VII (3).In una
carta dell'898 si nomina "Castello Dariano" ed ancora nel 900 e nel 944 come
"Castrum" o "Castellum Olerianum" fino ad "Castrum Arianum"del 967.Nel 968 "Castrun
Alarianum" apparteneva al Contado di Parma insieme a Dinazzano e Fogliano, in
questo documento si fa menzione anche di una corte (4). Nel 1039 la Chiesa di Parma
cede al Marchese Bonifacio di Canossa, in enfiteusi, i beni che essa aveva in "Castro
Ariani" mentre dalla Chiesa di Reggio nel 1075 gli pervenne la cappella di S.Prospero.
Castellarano fu compreso tre i beni allodiali della Contessa Matilde, la quale vi tenne un

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

placido nel 1106 "apud ecclesiam S.Mariae", passando quindi ad una nobile famiglia che
dal borgo prese il nome (5). Nel 1197, i Signori e gli abitanti di Castellarano prestano
giuramento di fedeltà al Comune di Reggio confermando la loro dedizione già avvenuta
nel1169 (6).Durante il secolo XIV fu possesso dei nobili Da Roteglia. Nel 1419 fu
conquistato dalle milizie estensi. Nel 1432 fu assegnato a Giacomo Giglioli passando nel
1454 a Lorenzo Strozzi (7). Il mercato risale forse al secolo XV; nel 1479 il Duca Ercole I lo
esentò dai dazi e gabelle. La fiera fu invece istituita nel 1610 (8).Ercole I, nel 1501,
investì del feudo il fratello Sigismondo ai cui discendenti rimase fino all'estinzione delle
linea nel 1752. Fu poi venduto nel 1754 ai Vallotti di Brescia che lo tennero fino al 1796.
Estinta anche questa famiglia, il titolo di Marchesi di Castellarano passò nel 1924 ai
Conti Lechi di Brescia (9). Alla fine del Settecento Castellarano comprendeva 835 abitanti
ed il feudo 1999 (10).Trascorso il periodo napoleonico e del primo Regno d'Italia,
Castellarano ritornò agli Estensi con la restaurazione. Nel 1860 entrò a far parte del
Regno d'Italia sabaudo rapportandosi con le vicende ed avvenimenti contemporanei
della sua storia. Il borgo con il castello sorge sopra un colle, prospicente il fiume Secchia,
un tempo interamente circondato da mura che facevano capo alla Rocchetta. Il complesso
fortificato consiste di due parti distinte:ai piedi della collina appunto la cosiddetta
"Rocchetta", un fortilizio dall'esterno apparentemente lineare, costituente una sorta di
enorme rivellino nei confronti del castello posto invece sulla collina. Occorreva entrare
nella Rocchetta ed attraversare il suo angusto e ben controllabile cortiletto per salire a
quello.La Rocchetta possiede in realtà una pianta irregolare, munita di tre porte un
tempo con saracinesche. Tuttora essa forma un ambiente di notevole interesse e
comunque la parte più singolare e meglio conservata dell'intero sistema. Il suo aspetto
esterno è caratterizzato da una torre centrale in corrispondenza dell'ingresso archiacuto,
con apparato a sporgere sull'intera sua estensione, costituito da beccatelli che reggono una
vera e propria muratura a sbalzo forata da finestre ad arco scemo con una torre a sinistra
sbieca. Delle tre porte della Rocchetta due sono " esterne" mentre la terza, munita di
piombatoie, porta direttamente al castello (11).
Il complesso, acquistato dal Comune di Castellarano, è stato oggetto di un importante
restauro e recupero funzionale, curato dagli architetti Walter Baricchi e Paolo Soragni tra il
2000 e 2003.
La Rocca dovrebbe risalire a Matilde di Canossa che comunque l'affida ad un suo
vassallo, Raniero, poi Conte di Castellarano. Nel 1257 la Rocca viene distrutta. Numerose
sono le trasformazioni ed i ripristini seguiti nel tempo. Una gravissima manomissione
ebbe luogo nel 1557 o 1558 con la rovina anche di parte della torre. Le strutture
superstiti furono adattate ad abitazione. Nel 1741 il Marchese Carlo Filiberto IIl¿ riformò
in palazzo signorile con giardini e fontane. A lui si deve anche la costruzione
dell'acquedotto, ad uso romano, con cui dalla collina sovrastante condusse l'acqua
necessaria. Lavori di restauro su progetto dell'ingeniere Giovanni Costa dovettero
essere effettuati nel 1777-80 (12). Dopo la morte del Vallotta nel 1795, il feudo e la rocca
ritornarono sotto la dipendenza della Camera Ducale. Gran parte degli arredi con statue,
balaustre ed un camino furono trasferiti dal Duca nella villa di Mugnano. Con la venuta
dei francesi nel 1796 la rocca fu spogliata del rimanente e venduta alla famiglia
Canevazzi. Da questa passò nell'Ottocento ai Casali, i cui eredi tuttora la detengono. Il
castello fu pressochè dirottato in seguito ad azioni belliche durante la seconda guerra
mondiale. Rimasto per quasi trent'anni in quelle condizioni, è stato fatto in gran parte
ricostruire negli anni 1973-74. Si evidenzia la torre quadrata con coronamento merlato. Dal
muro di cinta del piazzale emerge un torrione di vedetta provvisto di orologio. Ha un
robusto basamento che scende lungo il bastione e si affonda nelle fosse che circondano il
castello verso la valle (13). Anche la storia e le vicende ecclesiastiche di Castellarano sono
state di grande rilievo. La chiesa plebana di S.Maria si trova nominata nel privilegio del
Vescovo Adelardo del 944 che rinnova quello degli antecessori Azzo e Pietro, ed in quelli
imperiali del 980, 1160 e 1224, "Plebem de Castro Oleriano cum curte" e nelle bolle

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 103 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

pontificie di Lucio I del 1144 ed Eugenio III del 1146.Non e` certo che la chiesa fosse
elevata a plebana gia` nel secolo IX. E` compresa nel 1070 tra le pievi concesse in
enfiteusi al Marchese Bonifacio di Canossa (14).Nelle decime del 1302 e 1318 le sono
dipendenti le chiese di S.Michele dei Mucchietti, la chiesa del Ponte, la chiesa del Casale
de la Rocha, di S.Maria di Cavriana, dei SS. Nazario e Celso, la chiesa di S.Apollinare a
Pigneto, di S.Pietro a Roccatiniberga, di S.Salvatore di Villalunga, di S.Giacomo Ap. a
Chiozza, di S.Maria a Ventoso, di S.Ruffino, di S.Bartolomeo e di S.Martino a Casalgrande,
la chiesa di S.Maria del Piano e di S.Antonino a Dinazzano, la chiesa di S.Giorgio M., di
S.Paolo e di S.Giovanni di Braida a Sassuolo, la chiesa di S.Biagio V. e M., di
S.Stefano M. a Casalpennano (Monte Baranzone), la chiesa di S.Andrea Ap. e di S.Michele
a Casalcicogna (15), da cui poi si formeranno i vicariati di Scandiano e di Sassuolo.Il loro
numero comprova l'importanza della Pieve ed il ruolo di centro nella valle del Secchia.
Attualmente ne dipendono le chiese di S.Maria della Neve a Campiano, di S.Croce nel
borgo inferiore, del SS.Nome di Maria a Tressano, di S.Apollinare a Cadiroggio e
S.Salvatore di Villalunga (16). Scarse sono le notizie storiche fino al secolo XV. L'antica
chiesa era un'ampia basilica romanica a tre navate, voltata a crociera con cripta
sotterranea e presbiterio rialzato. I resti architettonici della cripta sono costituiti da un vasto
vano sotterraneo con resti di 12 colonne in pietra (17).In una delle pareti della chiesa si
legge la data "1464 die XI Junii" forse riferita ad un restauro (18). Nella visita pastorale del
Vescovo Cervini nel 1543 si riscontra la necessita` di riparazioni. Negli anni intorno al
1635 la parrocchiale fu rifabbricata di nuovo ma non ancora ultimata nel 1652.Altri
importanti lavori sono stati compiuti nel 1678. La visita del Vescovo Picenardi del 1707
descrive la chiesa ad una sola navata a forma di croce con cupola emergente e
presbiterio rialzato. La presente struttura deriva dai lavori di riforma eseguiti tra il 1678 ed
il 1720, quando si riempi` di rottami la vecchia cripta. Questa fu poi riscoperta nel corso
degli interventi attuati nel 1899-1901. Nel 1912 fu restaurata la facciata. Il campanile
minacciava rovina nel 1622;fu atterrato e ricostruito nel 1683 quindi restaurato nel 1912 e
nel 1975 (19).La chiesa, pur avendo subito frequenti trasformazioni, conserva ancora
capitelli ed una lunetta dell'impianto primitivo. Nella facciata sono poi due magnifici stipiti
che si fanno risalire al XII secolo alla scuola del grande Wiligelmo (20). Oltre alla
Pieve altri edifici hanno manifestato l'espressione della fede. Una chiesa di
S.Prospero risulta citata nella carta di enfiteusi al Marchese Bonifacio di Canossa nel
1070.La chiesa e` donata nel 1092 da Matilde di Canossa al Monastero di Polirone ed
ancora nominata in una donazione del 1097 al Monastero di S.Prospero di Reggio.Agli
inizi del ' 600 il Cardinale Toschi la volle ricostruire a sue spese, ma anche questo
edificio, chiuso al culto alla meta` circa dell'Ottocento, e` scomparso restandone solo
il muro esterno dell'abside (21). Un oratorio di S.Biagio sorse probabilmente nel XVI secolo
del borgo. Agli inizi del '600 fu ricostruito in un altro luogo ed il vecchio abbattuto nel
1619; al tempo dello Scurani era scoperchiato e scadente (22). Fuori dal paese verso
Campiano si trovava un oratorio dedicato a S.Pietro esistente fin dalla prima meta` del
'500 ed ora scomparso.Nel 1574 vi furono aggiunte un'abitazione per il sacerdote
e ad uso ospitalità per i pellegrini e i mendicanti. Rovinato nel 1635 fu abbattuto ed i
materiali utilizzati per erigere la chiesa di S.Croce (23).Questa fu realizzata nella
piazza ricavata tra la via Maestra ed il massiccio su cui sorgeva il borgo. I lavori
iniziarono di fatto nel 1645, la facciata portata a termine nel 1682 e la sagrestia nel 1712.
La chiesa fu chiusa dalle soppressioni napoleoniche ed interdetta al culto nel 1851. Da
proprieta` del Demanio passo` al Comune che nel 1820 l'affitto` alla Filodrammatica per
darvi spettacoli e rappresentazioni teatrali.Nel 1926 se ne dispose la sistemazione ed il
restauro per la realizzazione del monumento ai caduti della grande guerra (24).Il borgo
conserva tuttora tipologie di interesse architettonico, tra cui diversi edifici a corte, ed in
parte inalterati i propri valori storico-ambientali. Tra le realizzazioni piu` recenti è infine da
segnalare il palazzotto del Municipio in stile neo-medievale, sorto su progetto dell'ingeniere
Carlo Reina nel 1923 (26).Il mulino di Castellarano e` riportato nella carta topografica del
Ducato Estense del 1828 e quindi indicato nella Carta Idrografica d'Italia del 1888,

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

insieme ad un torchio (25).Era alimentato da acque derivate dal fiume Secchia con il canale
Grande.

(1) TIRABASSI 1979,138; (2) SRA 1973,II,27; (3) SRA 1977,III,161-201; STURMANN CICCONE 1977,12; SRA
1980,IV,201; (4) TIRABOSCHI 1821-25,I, 182; (5) TIRABOSCHI,op.cit.; (6) BERTOLANI 1971,117-119;
SCURANI 1895, V,563; (7) TIRABOSCHI,op.cit.; (8) SCHENETTI 1976,124; (9) BERTOLANI, op.cit.; (10) RICCI
1788,45; (11) BERTOLANI,op.cit.; PEROGALLI 1981,154; (12) BERTOLANI,op.cit.; SCHENETTI 1976,115-120;
(13) BERTOLANI,op.cit.; SCHENETTI 1976,115-120; (14) TIRABOSCHI,op.cit.; SCHENETTI 1976,134-139; (15)
RDI 1933,296-314; (16) SCHENETTI 1976,137-151; (17) SCHENETTI 1976,137-151; (18) SCURANI,op.cit.; (19)
SCURANI,op.cit.; SCHENETTI 1976,137-151; (20) BERTOLANI,op.cit.; (21) SCURANI,op.cit.; (22)
SCURANI,op.cit.; (23) SCURANI,op.cit.; (24) SCURANI,op.cit.;SCHENETTI 1976,158-160; (25) C.I.I.1888,138;
(26) SCHENETTI 1976,124.

7
Castellarano
CAVRIANA
alt. m. 197 IGM F 86 II NO

In un campo di fronte al Pescale sono stati raccolti gruppi di cocci dell'eta` del bronzo (1).
Vi nasceva una chiesa con titolo S.Maria dipendente dalla Pieve di Castellarano.E`
riportata nelle Decime del 1302 e 1318 ma gia` nel secolo XVI non esisteva piu`(2). Agli
inizi del secolo XVII il Cardinale Toschi ne volle la ricostruzione con il nuovo titolo di S.
Margherita, l'opera non giunse pero` a compimento. La visita pastorale del Vescovo
Coccapani del 1636 riporta il sopraluogo alla chiesa, incompleta ed abbandonata con la
sospensione dei lavori (3).Nella localita` si segnala l'esistenza di una casina
appartenente alla parrocchia, denominata il "Palazzo".Il nome indica come un tempo vi si
trovasse un palazzo citato in un rogito del secolo XIV relativo alla cessione da parte dei Da
Roteglia a Feltrino Gonzaga della rocca di Cavriana, realizzata come avamposto per
contrastare eventuale attacchi alla montagna. Di questa rocca rimaneva fino a poco tempo
fa ancora in piedi un torrazzo (4).

(1)TIRABASSI 1979,199;(2)RDI 1933,296,314;(3)SCHENETTI 1976,160; (4)SCHENETTI 1976,124.

8
Castellarano
MADONNA DI CAMPIANO
alt. m. 178 IGM F 86 IV

Dietro alla chiesa si sono ritrovati diversi frammenti vascolari oltre a reperti in ferro e
bronzo di eta` romana (1).La bella chiesa Santuario della Beata Vergine della Neve di
Campiano sorge tra la via delle Radici ed il canale incile del Secchia. Fin dagli inizi del '500
nella localita` si venerava un'immagine dipinta su pietra e denominata "Madonna della
Neve", sistemata in un primo tempo sopra un pilastro o maesta` al bordo della via (2).La
visita pastorale del Vescovo Cervini nel 1543 riporta l'esistenza di una cappella, ingrandita
nel 1558 e rifatta nel 1599 (3).Nel 1719 si diede inizio ai lavori di ristrutturazione; il
crescere delle offerte dei devoti diede impulso all'idea di costruire un nuovo Santuario.
La nuova costruzione fu realizzata nel 1734-35 su disegno dell'architetto modenese Gio.
Battista Massari detto il Padovano. Nel 1737 si decise la costruzione del coro su disegno
del maestro Sozzi, posto sul lato di mezzogiorno cosi` ad avere la porta del Santuario
rivolta al paese. Diversi lavori di abbellimento sono eseguiti nel 1776, 1786, 1790. Nel 1885-
86 fu rifatta la facciata, a capanna, secondo il progetto dell'ingegnere Annibale Casali.
Infine nel 1893 si provvide ad un elegante campanile, cuspidato con cella a monofore, ad
opera del capomastro Ferdinando Lusuardi di Castellarano. La chiesa e`in stile dorico-
romano ad una sola navata con tre altari (4)

(1)SRA 1977,III,162;(2)SCHENETTI 1976,152-157;(3)SCURANI 1895, 157;(4)SCHENETTI,op.cit.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 105 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

9
Montebabbio
BARCA
alt. m. 272 IGM F 86 IV SE

La villa di "Barca" dipendente dal castello di Montebabbio e` compresa tra quelle


confermate nel 1373 da Bernabo` Visconti ai Fogliani (1).

(1)SCURANI 1895,V,538-545.

10
Montebabbio
BEDESCHI
alt. m. 336 IGM F 86 IV SE

Nel 1633 era una delle ville dipendenti da Montebabbio. Piccolo borgo costituito da alcuni
fabbricati rurali in parte abbandonati o non piu` in funzione. Pur non riscontrandosi
caratteristiche architettoniche di rilievo si segnala l'interesse tipologico per gli impianti
planivolumetrici degli edifici.

11
Montebabbio
CA' DE' GRIMALDI
alt. m. 388 IGM F 86 IV SE

La villa compare nel 1373 come dipendente dal castello di Montebabbio nella conferma fatta
da Bernabo` Visconti ai Fogliani (1). E`notabile una casa-torre di probabile fattura
seicentesca. Gia` del Comune di Castellarano e`attualmente in proprieta` della famiglia
Ciarlini. La struttura conserva ancora in parte i caratteri originari. Sviluppa una pianta
quadrangolare su quattro livelli e colombaia superiore delimitata da un cordolo modanato
all'intorno. Il tetto e` a quattro falde.

(1)SCURANI 1895,V,538-545.

12
Montebabbio
CANICCHIO
alt. m. 184 IGM F 86 IV SE

Complesso costituito da una casa padronale, abitazione rurale e l'attiguo rustico, in


proprieta` Barbanti fino la fine del secolo XIX. Attualmente e` suddiviso tra le famiglie Rivi e
Poli. La casa padronale, riferibile probabilmente al XVII secolo, e` stata in parte ristrutturata.
Ne e` stato ridotto l'ingresso che si trovava sul lato orientale, costituito un tempo da un
grande arco a tutto sesto. Sono ancora notabili una finestrella quadrilobata, lo scalone
principale, oltre ad una stanza interna con affreschi a grottesche. Su una finestra tamponata
si puo` leggere la data "1828"; la stessa e` riportata su un coppo, unitamente al nome
"Romoli", conservato dalla famiglia Rivi. Probabilmente in tale data si e` costruita la casa
colonica.

13
Montebabbio
GAMBARATA
alt. m. 206 IGM F 86 IV SE

Gambarata e` il nome di un podere del beneficio parrocchiale di Montebabbio sito

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 106 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

all'estremo margine di ponente del Comune di Castellarano. Esso occupa un antico terrazzo
fluviale alla destra del torrente Tresinaro. Nel 1978 si sono scoperti alcuni elementi che gli
scavi condotti tra il 1979-1980 permisero di identicare ad una "domus rustica" attribuibile al
I secolo d.C. dell'eta` romana, di cui si effettuo` il completo rinvenimento. Le sue strutture
presentavano una pianta articolata formante diversi ambienti tra cui un locale da frantoio e
un deposito. Vicino alla villa era anche situato un pozzo la cui esplorazione permise il
recupero di interessanti reperti (1).

(1)SRA 1980,IV,125-147.

14
Montebabbio
LE VIOLE
alt.m.168 IGMF 86 IV SE

La localita' nel 1663 era una delle ville dipendenti da Montebabbio. Si segnala un
complesso rurale, articolato in vari corpi separati, di interesse tipologico. Il nucleo
centrale, con edifici costruiti interamente in pietra, e' certamente il piu' antico. In
proprieta' della famiglia Ovi e' in stato di abbandono. Il vicino oratorio presenta una semplice
facciata a capanna orientata a levante. La struttura in pietra con angolari parzialmente rifiniti
e' in pessime condizioni. Sul tetto e' collocato un campaniletto a vela.

15
Montebabbio
LORANO
alt.m.267 IGM F 86 IV SE

Nel 1197 i consoli e gli abitanti di Lorano prestano il giuramento di fedelta' al Comune di
Reggio. Vi si trovava un castello appartenente ai Fogliani nel 1335 quando il dominio di
Reggio fu ceduto ai Gonzaga(1). Anche la chiesa di S. Pietro, non piu' esistente, e' nominata
in una carta del 1302 tra quelle dipendenti dalla Pieve di S.Valentino(2) ed ancora nella
visita pastorale del 1543(3). Un oratorio di S.Pietro e' comunque riportato a sud-ovest di
Lorano nella carta del territorio di Scandiano diretta e pubblicata da G.B.Venturi nel
1822(4). La villa fu quindi soggetta alla Contea di Montababbio. Alla fine del Settecento
appartiene ancora a questo feudo, in possesso dei Prini-Cabrietti(5). Nel borgo si segnalano
fabbricati rurali di interesse tipologico tra cui la casa all'ingresso dell'abitato articolata ad un
struttura con muratura a scarpa, probabilmente riferibile ad una antica casa-torre.

(1) TIRABOSCHI 1821-25,I,409; (2) TIRABOSCHI,op.cit.; (3) SACCANI 1903,19; (4) VENTURI 1822,mappa; (5)
RICCI 1788,123.

16
Montebabbio
MONTEBABBIO
alt.m.328 IGM F 86 IV SE

La villa di Montebabbio e' nominata fra quei luoghi in cui la Chiesa di Reggio possedeva beni
fin dal secolo XI. Nel 1092 il Diploma dell'Antipapa Ghiberto conferma al Capitolo di
Reggio "in Montebabuli mansum unum". Il Vescovo di Reggio nel 1210 e 1242 ne
concesse l'investitura ai Signori di Gesso rinnovata nel 1245 dall' Imperatore Federico a
Giacomo Salinguerra. Dopo una rivolta dei Fogliani il castello fu espugnato nel 1296 dal
Marchese Azzo d'Este. Il Comune compare nel 1315 nel Libro dei Fuochi di Reggio. Dal
borgo ha preso il nome una famiglia che ne tenne il possesso nella prima meta` del
secolo XIV; questi consegnarono il castello al Marchese Obizzo d'Este nel 1345.Nel
1373 Bernabo` Visconti lo confermo` ai Fogliani con le ville di "Valspelenzano, Montecerelli,

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 107 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Soiolla, Costa, Cadagrimaldi, Barca e Cadelenorini" (2). Nel 1428 ad istanza del Marchese
Nicolo` d'Este, il Comune di Reggio lo diede in livello ad Alberto della Sala ritornando alla
sua morte agli Estensi.Dal Duca Borso fu ceduto nel 1452 a Feltrino Boiardi. Estinta
questa famiglia nel 1560 il feudo fu acquisito dalla Camera Ducale.Solo nel 1687 fu
assegnato alle famiglie Prini e Cabrietti cui rimase, insieme a Lorano, fino alla soppressione
dei feudi. Montebabbio era Contea con una propria adunanza di Reggenti formando con
Lorano un solo Comune (3).Alla fine del Settecento comprendeva 370 abitanti (4). Dopo la
restaurazione estense entro` a far parte del Comune di Castellarano. La prima notizia
della Chiesa di S.Nicolo` risale al 1256. Si trova quindi compresa nelle Decime del 1318 tra
le dipendenti della Pieve di S.Eleocadio (50). Durante la visita pastorale del Vescovo
Cervini del 1543 la chiesa e` trovata in pessime condizioni e bisognosa di riparazioni. Nel
1625 il Vescovo Coccapani ordino` che fosse ricostruita altrove. La nuova costruzione e`
visitata dal Vescovi Marliani nel 1663 e trovata con "eleganti dorico ornata".Nei primi decenni
del Seicento la chiesa fu completamente restaurata insieme alla canonica (6).Attualmenta
presenta una facciata con parte centrale elevata con trifora al centro, affiancata dai due
corpi laterali piu` bassi.Come sussidiaria della parrocchiale si trova anche un oratorio
dedicato alla Beata Vergine della Pieve posto tra Montebabbio e Ca'Grimaldi. Dell'antico
castello rimane imponente la torre; questa presenta una struttura slanciata con paramento
di base a scarpa, coronata da merlatura ghibellina a coda di rondine. Il borgo sorge su un
piccolo colle di roccia arenacea dominante la valle del torrente Tresinaro, conservando
caratteristiche tipologiche ed ambientali di interesse, soprattutto nell'arroccamento degli
edifici, quasi a baluardo, presso la torre.

(1) SCURANI 1895,V,538-545; (2) SCURANI,op.cit.; (3) BERTOLANI 1971, 127; BERTOLANI,op.cit.; (4) RICCI
1788,162; (5) RDI 1933,315; (6) SCURANI,op.cit.

17
Montebabbio
MONTE CARIA
alt. m. 321 IGM F 86 IV SE

La localita` coincide forse con quella villa di "Montecerelli" dipendente dal castello di
Montebabbio e confermata nel 1373 da Bernabo` Visconti ai Fogliani (1). Vi si riscontra un
interessante complesso rurale ad elementi giustapposti ripartito in diverse proprieta`.
Sviluppa un impianto planivolumetrico compatto su pianta rettangolare su due livelli con
coperto a tre falde e cresta frangifuoco. E` notabile un loggiato a tre luci archivoltate. La
struttura e` probabilmente riferibile al XVII-VIII secolo.

(1)SCURANI 1895,V,538-545.

18
Montebabbio
MONTE LIANELLA
alt. m. 334 IGM F 86 IV SE

Sul confine del Comune di Baiso a lato della carreggiabile e` visibile una maesta` diruta di
probabile fattura ottocentesca.

19
Montebabbio
SPALLANZANI
alt. m. 345 IGM F 86 IV SE

La villa di "Valspelenzano" figura tra quelle dipendenti dal castello di Montebabbio nel 1373
e confermate da Bernabo` Visconti ai Fogliani (1). Complesso di pregio architettonico in

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 108 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

proprieta` della famiglia Valentini. Si segnala la casa-torre di probabile impianto


seicentesco. Questa sviluppa una pianta quadrangolare su quattro livelli e colombaia
superiore sottolineata da due cordoli lineari modanati. Il tetto e` a quattro falde. La
struttura e` in pietra. Presso la casa sorge un antico oratorio, ora sconsacrato ed in
precarie condizioni, riferibile forse al XVI-XVII secolo e dedicato alla Beata Vergine del
Buon Consiglio.

(1)SCURANI 1895,V,538-545

20
Montebabbio
TELAROLO
alt. m. 196 IGM F 86 IV SE

Il borgo conserva pressoche` inalterate le sue tipologie di carattere rurale tra cui si
evidenziano alcuni fabbricati d'interesse. A margine della strada e` anche notabile una
cappellina ottocentesca dedicata alla Madonna.

21
Roteglia
C.STANTINO
alt. m. 225 IGM F 86 III NE

Si segnala un grande edificio rurale ad elementi giustapposti in proprieta` della famiglia


Pranduzzi. Sviluppa un volume compatto a pianta rettangolare con struttura in pietra
articolata su tre livelli e conclusa da un tetto e due falde a colmo indifferenziato. Il rustico
e` disposto a nord; le luci sono regolari e simmetricamente distribuite. L'impianto e`
probabilmente riferibile alla prima meta` del secolo XIX. Alla deviazione della strada per
Roteglia e` posta una maesta` a pilastrino di fattura novecentesca.

22
Roteglia
MULINO DI ROTEGLIA
alt. m. 186 IGM F 86 II NE

Il mulino, a sud-est del cimitero, e` riportato nella carta topografica del Ducato Estense del
1828 e quindi indicato nella Carta Idrografica d'Italia del 1888 (1). Era alimentato, con un
canale di deviazione, dalle acque del fiume Secchia. Il fabbricato, ancora esistente,
presenta una pianta rettangolare articolata su due livelli e tetto a due falde. Nella facciata si
apriva un porticato con luci a sesto ribassato in parte tamponate.

(1)C.I.I.1888,138.

23
Roteglia
ORATORIO DI S.MARIA
alt. m. 192 IGM F 86 III NE

Nella visita pastorale del 1456-62 e` ricordata una chiesa di S.Maria il cui beneficio fu in
seguito unito a S.Donnino. L'edificio, che risulta distrutto nel 1545, venne
successivamente riedificato (1). L'attuale oratorio, bene ristrutturato, presenta una
semplice struttura a paramento misto. La facciata, in laterizio, orientata liturgicamente, e`
a capanna, serrata da due lesene con frontespizio triangolare.

(1)SACCANI 1976,300-303.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 109 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

24
Roteglia
ROTEGLIA
alt. m. 194 IGM F 86 III NE

Nella localita` si e` scoperta una stazione dell'eta` del bronzo con argine e tracce di pali,
oltre ai resti di una seconda stazione. La prima venne scavata dal Chierici nel 1864 ed
era posta su un lembo del terrazzo fluviale olocenico presso il cui argine trovavasi
anche i resti della torre medievale del castello di Roteglia. La seconda stazione era gia`
notevolmente compromessa da lavori di estrazione e coperta della periferia del paese (1).
Nella piana ai piede di questo ponticello, verso il Secchia, si sono rinvenuti nel corso
degli anni '30 diversi manufatti testimonianza di un abitato di eta` romana, tra cui elementi
architettonici, esagonette per pavimentazioni, pavimenti a mosaico ed una colonna in
calcare scannellata, mentre resti di un edificio romano sono stati individuati nel 1934 nel
campo detto della "Maria" lungo la valle del rio Roteglia (2). Una cappella di Roteglia
compare nel 980 con il Diploma dell'Imperatore Ottone III in favore del Vescovo di Reggio,
seguito da quelli di Federico I nel 1160, Enrico VI nel 1191 e Federico II nel 1224 (3). La
"ecclesia de Rodellia" compare nell'elenco delle Decime del 1302 direttamente dipendente
dal Vescovo di Reggio (4). E` controversa la coincidenza della chiesa di S.Donnino con
la primitiva chiesa di Roteglia. Infatti, solo a partire dal sec.XV si trova
espressamente nominata una chiesa con lo stesso nome. Potrebbe anche trattarsi di
quella chiesa di S.Maria riportata in quella visita del 1456-62 il cui beneficio fu in seguito
unito a S.Donnino. Nella permuta delle chiese del 1492 e` avvertibile un accenno all'unione
e nel conferimento del 1504 appare il doppio titolo della Nativita` di Maria SS. e di
S.Donnino. Nella visita pastorale del Vescovo Cervini del 1545 e` annotato che l'oratorio di
S.Maria e` stato distrutto. Successivamente sara` ricostruito (6). La moderna chiesa,
realizzata nel 1956-58 su progetto dell'Arch. Corradini e dell'Ing. Spallanzani, presenta
una facciata a capanna, orientata liturgicamente, serrata da due lesene laterali e
coronata da una fuga di archetti ciechi nel sottotetto. Si evidenzia il portale con protiro
su colonnette binate ed il grandissimo rosone centrale. Il campanile sorge discosto, tozzo,
in stile moderno con cella bifore balaustrate. E` ancora notabile il fabbricato dell'antica
chiesa ridotto ad uso profano. Alcuni scavi hanno consentito di mettere in luce elementi
strutturali dell'impianto originario. Roteglia prende il nome da un'illustre famiglia di cui si ha
notizia fin dall'XI secolo e che ne teneva la Signoria. Il castello sorgeva nella localita` detta
"Il Castello" a ponente dell'abitato. Il titolo feudale dipendeva dal Vescovo di Reggio. Agli
inizi del XIV secolo era in potere dei da Roteglia insieme a quelli di Pineto e Prignano (7).
Nel 1361 il Vescovo ne concede l'investitura a Feltrino Gonzaga (8). Passato agli Estensi
nel 1421, fu quindi affidato nel 1432 a Jacopo Gilioli ed in seguito annessa al feudo di
Castellarano (9). Alla fine del Settecento era feudo dei comprendeva una popolazione di
318 abitanti (10). Il borgo conserva ancora alcune tipologie di interesse. La casa con torre
colombaia gia` della famiglia Caiti, situata nel centro, e` stata demolita recentemente dalla
proprieta`. In localita` "Castello" si conserva un'antica costruzione dei Ravazzini da cui
emerge una modesta torretta. Di maggior rilievo e` invece il complesso, sito nella via
della Rocca , costituito da un grande corpo di fabbrica con due strutture a torre: l'una
angolare in proprieta` Lugari, l'altra centrale degli eredi Rivi. Entrambe presentano
caratteri riferibili al XV-XVI secolo. I paramenti sono in muratura con coperto a quattro
falde nella prima ed a due falde nella seconda. Sono notabili i cordoli di colombaia in
laterizio disposto a denta di sega.
Notevole anche il complesso a corte chiusa del XVII secolo di casa Maffei, acquistato dal
Comune di Castellarano, ed oggetto di un accurato restauro con destinazione a luogo di
cultura della comunità.

(1)TIRABASSI 1979,143; (2) SILIPRANDI 1936,63,71; (3) SACCANI 1976, 300-303; (4) RDI 1933,297; (5)
SACCANI,op.cit.; (6) SACCANI,op.cit.; (7) TIRABOSCHI 1821-25,II,264; (8) SACCANI,op.ct.; (9) TIRABOSCHI,
op.cit.;(10)RICCI 1788,215.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 110 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

25
Roteglia
ROVINELLA
alt. m. 219 IGM F 86 III NE

Nel nucleo rurale si evidenzia l'antica casa padronale gia` in proprieta` Gherardini ed ora
della famiglia Bertocchi. L'edificio conserva ancora l'impianto planivolumetrico
originario riferibile al secolo XVII. La struttura con murature in pietra dello spessore di c.
1,5 metri sviluppa un volume compatto a pianta quadrangolare articolata su tre livelli. Il
paramento e` a leggera scarpa mentre le luci sono regolari e simmetricamente distribuite.
Nell'angolo di sud-est sorgeva una torre demolita nel 1958. Sono anche notabili i vicini
fabbricati rurali semi-abbandonati in proprieta` Telani.

26
S. Valentino
CA' DE' BURSI
alt. m. 342 IGM F 86 IV SE

Complesso rurale a corpo unico di modeste dimensioni gia` dei Bursi ed ora della famiglia
Ferri. Su un architrave della cantina e` segnata la data "1768".

27
S. Valentino
CA' DE' PRODI
alt. m. 261 IGM F 86 IV SE

Vi sorge una grande abitazione civile costruita nel 1893 da Guazzetti Antonio, come prova
una piccola targa posta sulla facciata siglata "1893 - G.A.". Pochi anni dopo la sua
costruzione la casa fu acquistata dalla famiglia Matteotti. Attualmente e` in proprieta` Parisi.
L'edificio sviluppa un impianto planivolumetrico compatto a pianta quadrangolare su tre
livelli e sottotetto. La copertura e` a quattro falde con cornice di gronda a mensole. La
struttura e` in pietra sottolineata da cordoli marcapiano. Le luci sono regolari e distribuite
simmetricamente.

28
S. Valentino
CASTELLO DI S. VALENTINO
alt. m. 343 IGM F 86 I SO

Il luogo di S. Eleocadio (S. Valentino) e` indicato su una carta del 1010 e la corte
compresa tra i possedimenti del Vescovo di Reggio in un Diploma del 1160
concesso dall'Imperatore Federico I (1). Nel 1070 il Vescovo di Reggio vi teneva un presidio
e cio` fa pensare che all'epoca gia` fosse esistente un castello di cui nel 1205 i Signori di
Magreta possedevano la nona parte (2). Gli stessi presteranno il giuramento di fedelta` al
Comune di Reggio. Molti beni, anche allodiali, aveva la chiesa di Reggio in quel territorio
poiche` il Vescovo Pietro nel 1210 ne diede l'investitura ai Signori del Gesso (3). Nel 1255 il
castello passo` ai Fogliani e quindi distrutto nel 1288 durante la lotta tra le frazioni di
questa casata, che lo riebbe nel 1296. Nel 1320 il castello fu occupato dai reggiani e
nuovamente distrutto nel 1341 dai Gonzaga. Ricostruito da Bonifacio Fogliani nel 1350,
venne ceduto da Guido Savina nel 1373 ai Visconti insieme ad altri 24 castelli tra cui
anche Rocca Tiniberga. Pervenuto in dominio degli Estensi questi, nel 1432, lo diedero a
Jacopo Gilioli. Nel 1455 Leonello d'Este cedette il feudo alla famiglia Sacrati di Ferrara in
permuta del Castello di Fusignano in Romagna; nel 1507 Jacopo Sacrati ne ottenne
l'investitura. S. Valentino rimarra` sotto il governo di questa famiglia fino alla fine del secolo
XVIII quando passo` a far parte del Comune di Castellarano. In quest'epoca il Ricci ne

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 111 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

riporta la popolazione in 349 abitanti (4). Il castello e` attuamente in proprieta` della


famiglia Messori Passatore di S. Giorgio. Castello e borgo determinano un impianto
tipicamente medievale, arroccato su un costone elevato, tra le valli del Tresinaro e del
Secchia, a sviluppo lineare focalizzato sull'emergenza del castello cui si accede per
un erta stradetta fiancheggiata da case. All'inizio del borgo sono ancora individuabili le
tracce del portale d'ingresso e di un largo fossato. Spicca il torrione merlato medievale
unito alla parte dell'antico maniero ricostruito nel XVI secolo. Oltre alla torre seicentesca
documentata anche da una piccola lapide datata "Aprile 1384" che ricorda i restauri del
Fogliani, e le mura perimetrali di sostegno a forte scarpata, e` da segnalare un bel loggiato
cinquecentesco con quattro colonne in pietra, decorate da capitelli con lo stemma della
famiglia Sacrati. Lo stesso stemma orna anche un camino in arenaria con decorazioni a
fogliami ed animali, posto in una sala al piano terreno (5). Entro il recinto del castello si
trovava anche un oratorio dedicato a S. Biagio, diroccato nel 1707. In suo luogo e` stato
in seguito costruito un oratorio dedicato a S. Domenico ed alla Madonna del Rosario (6).
Il castello, acquistato dal Comune di Castellarano,è stato oggetto nel 2008 di un primo
intervento di restauro. Nel 2010 uno scoscendimento ha causato il parziale crollo delle
murature di contenimento.
La Pieve, di cui si rimanda alla relativa scheda, e` nominata nei privilegi dell'Imperatore
Ottone II del 960 (7).

(1) TIRABOSCHI 1821-25,I,270; (2) SACCANI 1903,7-8; (3) SACCANI, op.cit.; (4) RICCI 1788,246; (5)
BERTOLANI 1971,147-148; (6) SACCANI 1903,18; (7) SCURANI 1895,V,519.

29
S. Valentino
GAVARDO
alt. m. 339 IGM F 86 IV SE

Il castello fu venduto nel 1364 da Neri da Roteglia a Feltrino Gonzaga. Nel 1421 viene
ceduto dal Duca di Milano Filippo Maria Visconti a Nicolo` III d'Este, questi lo affidera`
nel 1432 a Jacopo Gilioli. Nel 1445 fu concesso alla famiglia Sacrati di Ferrara con il
Feudo di S. Valentino, cui appartenne fino la fine del Settecento (1). Il Ricci ne riporta la
popolazione, alla fine del XVIII secolo, in 221 abitanti (2). La chiesa di S. Martino di
Gavardo o Meleno e` riportata nell'elenco delle Decime del 1302 come dipendente della
Pieve di S. Eleocadio, cessando il culto alla meta` del Seicento (3). Nella localita` si
trovava anche un oratorio dedicato a S. Francesco diroccato nel XVII secolo(4).
Attualmente rimangono alcune rovine del castello e, nel borgo, una casa-torre di modesta
fattura, adibita ad usi rurali, in parte rimaneggiata, forse riferibile al XVII secolo.
(1) TIRABOSCHI 1821-25,I,335; BERTOLANI 1971,125; (2) RICCI 1788, 104; (3) SCURANI 1895,V,529; (4)
SACCANI 1903,18-19.

30
S. Valentino
IL CASALE
alt. m. 333 IGM F 86 I SO

Vi sorgeva l'antica chiesa di S. Almansio, detto impropriamente S. Damaso,


diroccata verso la fine del XVII secolo (1).

(1)SACCANI 1903,18.

31
S. Valentino
IL FISCALE
alt. m. 276 IGM F 86 IV SE

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 112 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

La tradizione locale riporta come la costruzione esistente sia una delle piu` antiche di
S.Valentino, forse riferibile al XIV secolo. Successivamente fu stazione di posta lungo la
strada che collegava il castello di Viano con quello di S. Valentino. La struttura presenta un
volume articolato su pianta quadrangolare in parte ristrutturata. E` notabile il paramento a
leggera scarpa; le luci sono piccole e rade.

32
S. Valentino
L'ARA
alt. m. 263 IGM F 86 IV SE

Vi si trovava un oratorio con il titolo di S.Giovanni Evangelista dedicato prima del 1724 alla
SS.ma Annunziata. E` da segnalare un grandissimo complesso dalle caratteristiche
padronali, disabitato ed in precarie condizioni, gia` dei Conti Manodori ed ora della famiglia
Claser. Il fabbricato, riferibile forse al XVII secolo, sviluppa un volume compatto a pianta
quadrangolare articolata su due livelli e sottotetto, conclusa da un coperto a quattro falde. Le
luci sono regolari e simmetricamente distribuite. Nell'angolo di sud-est si conserva ancora
l'ingresso ad un locale che fungeva da oratorio, sconsacrato alla fine del XIX secolo,
coincidente forse con quello citato. Accanto all'edificio sorgeva una casa-torre demolita
durante la seconda guerra mondiale.

33
S. Valentino
LA CROCE
alt. m. 321 IGM 86 I SO

Si riporta l'esistenza di una chiesa dedicata alla Nativita` di Maria Vergine sita nel luogo
detto alla "Chiesa della Croce" presso la borgata omonima, dipendente dalla Pieve di
S.Eleocadio. La chiesa rovina agli inizi del secolo XIX ed al tempo dello Scurani non
rimanevano che le fondamenta ed i muri del coro (1).

(1) SCURANI 1895,V,529;SACCANI 1903,18.

34
S. Valentino
LA ROCCA
alt. m. 192 IGM F 86 I SO

Vi sorgeva l'importante Rocca di Tiniberga. La prima menzione risale al 1107 con la vendita
della rocca fatta da Bernardo, Guido e Lanfranco detti da Crema a Rainero, Conte di
Castellarano e a Gherardo, a Branca ed ai loro fratelli detti di Corrado. Nello stesso anno la
Contessa Matilde appare detenere un quarto del castello. Diversi sono i passaggi del
possesso nel corso del XII secolo (1). Nel 1198 essa figura in potere dei Signori di Magreta,
nel 1264 acquistata da Manfredo della Rosa, Signore di Sassuolo (2) ed in seguito, nel
1311, dai Fogliani. L'anno 1373 Bernabo` Visconti assicuro` a Guido Savina da Fogliano
la "Roccha Tiniberga cum villis de Caderoza et de Caxallo". A questi subentro`la famiglia
di Gesso la cui ultima discendente Antonia nel 1422 cedette al Mrchese Nicolo` III tutti i
diritti (3).Con il dominio estense, nel 1432, ne viene investito Jacopo Giglioli ma la rocca
non e` piu` esistente. Successivamente la localita` passo` con il castello e le terre di S.
Valentino, in feudo alla famiglia Sacrati (4). Una chiesa di S. Pietro della stessa Rocca
compare alla meta` del XIV secolo. Nel 1456 la chiesa e` sotto la giurisdizione di
Castellarano. Nel 1538 e` detta di "Rocca Limberta" di S. Valentino; dopo la meta` di questo
secolo non se ne trova piu` menzione (5). Ai giorni nostri e` riscontrabile un fabbricato
ampiamente ristrutturato che presenta tuttavia, nell'impianto strutturale dei muri

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 113 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

massicci con paramento a scarpa, precisi riferimenti ad un'antica origine.

(1)TIRABOSCHI1821-25,II,261-63;(2)SCHENETTI1976,122-23;(3)
TIRABOSCHI,op.cit.;(4)TIRABOSCHI,op.cit.;(5)SACCANI 1976,140-141.

35
S. Valentino
LE VILLE
alt. m. 346 IGM F 86 I SO

Nel borgo sorge un'interessante casa-torre di probabile fattura quattro-cinquecentesca.


Sviluppa una pianta quadrangolare articolata a corpi rustici. Superiormente e`posta la
colombaia delineata da un cordolo spezzato in laterizio variamente disposto. La copertura
a quattro falde e` delimitata da una cornice di gronda con motivi decorativa in laterizio.
Attualmente e` in proprieta` della famiglia Maioli. All'incrocio della strada per S. Valentino
e` situata una cappellina ottocentesca dedicata alla Regina Pacis.

36
S. Valentino
MELINO
alt. m. 430 IGM F 86 IV SE

Piccolo borgo situato in una sella alle pendici settentrionali del Monte Stadola. Pur non
presentando caratteri architettonici di particolare rilievo, conserva in parte inalterati
alcuni edifici rurali di interesse tipologico.

37
S. Valentino
ORATORIO DI S. ROCCO
alt. m. 304 IGM F 86 IV SE

Alla deviazione della strada per Gavardo sorge un piccolo oratorio dedicato a S. Rocco
gia` esistente agli inizi del secolo XIX. Presenta una semplice facciata a capanna definita da
lesene angolari; il portale archivoltato e` sormontato da una finestrella a forma di croce.
Nella cornice di sottotetto corre un motivo decorativo ad archetti in laterizio.

38
S. Valentino
PIEVE DI S. VALENTINO
alt. m. 306 IGM F 86 I SE

La Pieve sorge discosta a sud-ovest del castello, tra le valli del Secchia e del Tresinaro.
E` una delle piu` antiche della Diocesi di Reggio figurando gia` esistente nei privilegi
dell'Imperatore Ottone II del 960. Fu confermata al Vescovo di Reggio dai Pontefici Lucio II
nel 1143 ed Eugenio III nel 1146. La chiesa e` quindi consacrata dal Vescovo Alberico
nel 1160 (1).
L'elenco delle Decime del 1302 riporta come dipendenti alla "Plebs S. Elocadij" le chiese
di S. Pietro di Lorano, S.Giovanni di Rondinara, S. Valentino di Meleno e di Gesso dei
Malpensa, cui si aggiungono nel 1318 quelle di S. Romano, S.Michele di Montebabbio,
Lorano e Rondinara.
Nel 1502 il patronato della chiesa venne concesso ai nobili Sacrati (3). Ancora nel secolo
XV la chiesa venne ricostruita ed il Saccani ne riporta notizia del ricordo in una lapide
posta un tempo sulla facciata della chiesa con la data "...446". Fino al 1626 al titolo
originario di S. Eleucadio fu aggiunto quello di S. Valentino Martire e cio` risulta
daun'epigrafe murata nella navata maggiore (3).

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 114 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

La chiesa, anche dal riscontro con il rilievo eseguito dalla visita Pastorale del Vescovo
Marliani nel 1664, conserva in gran parte le strutture derivate dalla riforma
quattrocentesca. Presenta una facciata orientata liturgicamente mentre l'interno e`
pianta basilicale con tre navate e relativo abside, ripartite da colonne e capitelli in forma
antica (4).
Nella bella canonica sono dipinti gli stemmi dei diversi arcipreti. Sul monte a nord-est
dell'attuale chiesa dove forse trovasi la chiesa di S. Valentino, in luogo detto Varana (5).

(1)SACCANI1903,14-19;SCURANI1895,V,519-530;(2)RDI1933,298-315;
(3)SACCANI,op.cit.;(4)SACCANI,op.cit.;(5)SCURANI 1895,V,529.

39
S. Valentino
RONTANO
alt. m. 405 IGM F 86 IV SE

Borgo disabitato ed in stato di completo abbandono e parziale rovina. Si riscontra un


antico oratorio, in pessime condizioni,dedicato a S. Pellegrino gia` in patronato della
famiglia Moreali (1); presenta una facciata a capanna com un portale architravato,
finestrella lobata superiore e cornice di gronda modanata. Accanto all'oratorio sorge una
casa-torre di probabile fattura seicentesca. Questa sviluppa una pianta quadrangolare
di ridotte dimensioni. La colombaia superiore e` distinta da un cordolo spezzato lineare;
i fori di accesso per i rondoni si aprono direttamente nella cornice di gronda sagomata.
Sono notabili coppi invetriati angolari.
Le altre abitazioni del borgo rivestono un interesse di carattere tipologico-ambientale.

(1)SCURANI 1895,V,519-530.

40
S. Valentino
VALFOSCA
alt. m. 294 IGM F 86 I SO

Nucleo rurale in abbandono arroccato sulle pendici dominanti del rio della Rocca. I fabbricati
presentano alcune tipologie rurali di interesse. Si evidenzia una casa-torre
probabilmente riferibile al XVI-XVII secolo. Sviluppa una pianta quadrangolare su
quattro livelli e colombaia superiore; questa e` delimitata da una cornice modanata
all'intorno mostrando i caratteristici fori per colombi e rondoni. Sono notabili anche i
coppi invetriati angolari murati per impedire la risalita dei roditori.

41
Tressano
FARNETO DI SOTTO
alt. m. 192 IGM F 86 IV SO

Borgo di case d'interesse tipologico il cui nucleo originario e` costituito da un unico corpo di
fabbrica articolato in una struttura a "T" affiancato ad est ed a sud da due rustici ora
inutilizzati. In passato era in proprieta` della famiglia Bursi. In una formella del
pavimento di una stanza dell'abitazione in proprieta` Stefani e` riportata la data "1864".

42
Tressano
LA VIGNA/M. ARMONE
alt. m. 177 IGM F 86 I SO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 115 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Il toponimo individua un interessante complesso rurale sito sul Monte Armone.


Monte Armone e` nominato in alcune carte medievali come "Mons Castellarius" e "Veza de
Castellario" dove esisteva un castello. Negli Statuti di Reggio del 1313 e` notata la
richiesta del Comune e degli uomini di Dinazzano affinche` fosse loro affidata la
manutenzione della "Veza de Castellario". Occupato dai Signori Della Rosa di Sassuolo,
il 28 Marzo del 1320 fu conquistato dalle milizie di Reggio che vi posero un presidio.
Ritornati i Dalla Rosa, dopo il 1420 passo`agli Estensi e nel 1432 lo troviamo elencato tra
i castelli e le localita` concesse in feudo dal Marchese Nicolo` III a Jacopo Gilioli; dopo
questa citazione, allo stato attuale delle ricerche, non se ne hanno altre notizie (1).Il
complesso rurale citato era anticamente posseduto dalla Camera Ducale Estense che lo
cedette ai Bislei nella seconda metà del Settecento. Rimangono i rogiti di successione a
partire dal 1765 in cui vengono nominate due case rusticali.Nella carta topografica del
Ducato Estense del 1828 la località individuata con il toponimo di "Agnelli".In seguito
passo'ai Valentini che ne conservano
la proprietà. Il fabbricato comprende in un unico grande corpo l'abitazione padronale,quella
del colono oltre al rustico ed al fienile, sviluppando una struttura articolata a pianta
rettangolare.

(1)SCHENETTI 1976,120-121.

43
Tressano
TRESSANO
alt.m.135 IGM F 86 IV SO

Nella località esisteva anticamente una chiesa detta del "Ponte di Castellarano"riportata
nell'elenco delle Decime del 1318 tra le dipendenti della Pieve di Castellarano(1). In una
mappa del secolo XVIII conservata presso l'Archivio di Stato di Modena la si vede ancora
disegnata poco al di sopra della Veggia;il ponte presso cui dovette sorgere non può essere
che quello del Canale di Secchia(2).

1)RDI 1933,314;(2)SCHENETTI 1976,151.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 116 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Comune di Castelnovo ne' Monti

1
Castelnovo ne' Monti
ACQUASANTA
alt. m. 512 IGM F 85 Il NE

Dalla cartografia storica dei primi decenni del XIX secolo vi figura il "Mulino dell' Acquasanta"
di cui rimangono oggi solo poche tracce.

2
Castelnovo ne' Monti
BAGNOLO
alt. m. 697 IGM F 85 Il NE

Tra il 1820 ed il 1830 vi si costruisce il Palazzo Ducale poi occupato dalla ex stazione dei
Carabinieri. Il progetto dell'edificio è dell'architetto Domenico Marchelli, progetti sta ducale,
particolarmente attivo soprattutto nella città di Reggio Emilia. Il fabbricato è caratterizzato da
una pianta lineare sviluppata su due livelli, con superfici ampie e luminose; gli angolari sono
rifiniti in conci di pietra orsata disposti a ricorsi alterni. Si osserva anche l'aggetto del tetto
marcato da una cornice decorata a dentelli e sormontata da una fascia in arenaria.

3
Castelnovo ne' Monti
BELL' ESSERE
alt. m. 571 IGM F 85 Il NE

Nucleo disposto alla sinistra del rio di Maillo, sulle pendici settentrionali dei colli a valle del
capoluogo. L'abitato presenta un impianto urbanistico di tipo indifferenziato con edifici
distribuiti scalarmente lungo il declivio. I fabbricati sono realizzati in muratura in pietra a vista
con manto in coppi sostituiti parzialmente da tegole "marsigliesi". Alcune piccole corti cui si
accede tra- mite un sottopasaggio architrvato, sono intercalate alle costruzioni. L'abitato è
citato nel 1630-31 (1) epoca alla quale probabilmente risale il locale oratorio, dedicato ai SS.
Antonio e Saverio. E' caratterizzato da una pianta ad aula con tetto a due falde e cornice di
gronda sagomata a gola. In facciata spicca una finestrella rastremata sormontata da una
croce latina. Nel piccolo borgo non sono stati rintracciati elementi datati o strutture
architettoniche antecedenti al XVII-XVIII secolo, ma l'abitato conserva un pregio
paesaggistico motivato dalle limitate alterazioni subite. Nelle adiacenze esisteva un mulino
ora andato distrutto, azionato dalle acque del rio Maillo. L'impianto era fornito di due macine
azionate da altrettante ruote orizzontali; figura censito nella Carte Idrografica d'Italia del 1888
(2).

(1)Archivio Storico Comunale di Castelnovo ne' Monti, Estimi, sec. XVII; (2)CII 1888, 157

4
Castelnovo ne' Monti
BERZANA
alt. m. 630 IGM F 85 II NE

Nucleo disposto alle pendici declinanti alla sinistra del Rio Canedole. Località già nota nel
1059 (v. Campolungo). Nella prima metà del XVII secolo vengono estimati 9 nuclei famigliari
e vi figurano 14 case ed un mulino (1). All' ingresso dell'abitato è visibile una cappellina
dedicata alla Madonna con il Bambino; ha una semplice fattura a capanna con una porticina
ad arco riquadrata. La copertura è di tegole marsigliesi, escluso il colmo in cotti; l'interno è a

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 117 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

cupola. Una cornice di sottotetto a gola modanata corre all'intorno. L'oratorio dei SS. Fabiano
e Sebastiano presenta una struttura in pietra con conci angolari rifiniti nella facciata a
capanna orientata ad est. Il portale d'ingresso, in arenaria architravato, reca la scritta:
"OMNES DE VILLA BRESANE-HOC OPUS FACERE FECERUNT - MDCXCII"; è
sormontato da una prima finestra a quattro elementi, architravata e tamponata e quindi da
una finestrella monolitica sempre in arenaria, quadrilobata. Sulla copertura a due falde in
coppi, si innesta il campaniletto a vela. La struttura è collegata nei prospetti sud ed ovest alla
"Corte" dei Casoli già Ferrari. Questo complesso appare completamente ristrutturato nella
parte superiore sviluppando, nell'angolo sud-est, una torretta che ne spezza l'unità
compositiva e la linea copertura; è stridente anche il contrasto tra l'impiego delle tegole
marsigliesi e la varietà tonale del preesistente coppo che conclude le diverse parti della
struttura. La corte conserva comunque l'impianto distributivo originario con corpo principale a
vasta pianta quadrata e copertura a quattro falde. In un basso corpo rimane un portale in
arenaria archivoltato siglato "L.F.F.F.F. OLLDS - ASU 1862 T-M MAGO". Dietro all'edificio, di
cui si ammira il particolare volume sui prospetti sud-orientali, sorge la casa Mercati, già Silvi;
in essa è in evidenza il loggiato a sette luci archi- voltate in laterizio su colonne cilindriche
con semplice base a capitello, un tempo esteso all'intero fronte del complesso ed attribuibile
alla seconda metà del secolo XVII.

(1) Archivio Storico Comunale di Castelnovo nè Monti, Estimi, sec. XVII.

5
Castelnovo ne' Monti
BISMANTOVA
alt. m. 1047 IGM F 85 II NE

"Vassi in Sanleo e discendesi in Noli,/ montasi su Bismantova in cacume/con esso i piè; ma


qui convien ch' om voli/". La suggestione fortissima esercitata dalla "Pietra" sui visitatori colpì
anche Dante che la scelse con San Leo e Noli di Savona per raffigurare l'impervio cammino
sul Monte del Purgatorio (Purg. IV, vv.25-27). Bella la descrizione che di Bismantova diede
Benvenuto da Imola, il celebre commentatore di Dante: "pietra montanea in montibus Regii,
tota saxea viva altissima, ita quod superat omnes colles vicinios, et habet unam solam viam
in circuitu, quam pauci defendeven a toto mundo. Bene dicit poeta 'montasi su Bismantova',
idest usque ad summitatem, quae plana est; et addit 'in cacume. "quia in ista sumitate est
una pars in extremo eminens et altior..."(1). Su questa calcarea "vedetta dell' Appennino"
(Carducci) la ricerca archeologica ha, in più riprese, evidenziato stanziamenti a partire dal
periodo eneolitico e di cui si rimanda anche alla scheda "Bismantova/Campo Pianelli". Più
correttamente, dall'epoca della cultura dei vasi campaniformi, databile tra il 2000 ed il 1850
a.C. (2). Molto importanti sono le attestazioni archeologiche del bronzo finale (XII-X sec.
a.C.). La necropoli Protovillanoviana di Campo Pianelli ha fornito materiale cospicuo ed assai
significativo durante le campagne di scavo effettuate tra 1865 e 1883 e nel biennio 1973-74,
oltre a rinvenimenti episodici degli anni '60 di questo secolo (3). Anche la fase del ferro (VI-V
sec. a.C.) è documentata in modo significativo. Livio, riferendo dei combattimenti di M.Emilio
Lepido, Aulo Postumio Albino e Gaio Claudio Pelero con i "Ligures" tra il 187 ed il 172 a.C.
menziona, tra i baluardi di quella popolazione, il monte "Suismontium". E' opinione corrente
che in esso debba riconoscersi la rupe di Bismantova (4). Nel corso degli scavi, il Chierici
ebbe modo di evidenziare tracce di un fortilizio romano con sovrapposizioni più tarde,
ascrivibili al periodo altomedioevale. L'archeologo reggiano si era probabilmente trovato di
fronte al celebre "Castrum Bismantum" menzionato da Giorgio da Cipro nella "Descriptio
orbis romani", databile alla fine del VI secolo od agli inizi del seguente (5). La fonte, tuttavia,
fotografa una situazione politica e territoriale anteriore al590 d.C. A quell' epoca, Bismantova
era saldamente nelle mani delle truppe Bizantine. Poco meno di un quarantennio dopo, nel
628, si ha un'ulteriore citazione del "castrum" a proposito di un viaggio compiuto da San
Bertulfo, abate di Bobbio, a Roma. Come scrisse Jona di Susa nel "vita sancti Vertulfi",

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 118 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

l'abate gravemente malato ebbe miracolosa guarigione sulla Pietra (6). Se autentico (7), il
passo non stabilisce tuttavia, chi detenesse il Castello, se i Bizantini od i Longobardi. Rimane
invece certa l'esistenza di una via di comunicazione tra il nord Italia e Roma passante per
Bismantova. La datazione del trapasso del centro dagli uni agli altri è quanto mai incerta,
oscillando tra i primi del VII secolo, all'avanzata di Rotari del 643-644, per giungere fino a
Liutprando (727). Recentemente è stato proposto un ulteriore abbassamento della cronologia
relativa al 593 ca., ricollegandola, con argomentazioni interessanti, alla discesa di Agilulfo
verso l'Italia centro-meridionale (8). Di sicuro e positivo, comunque, vi è la circostanza che
Bismantova venne eretta in "iudiciaria gastaldale". Ne sono prova due documenti dell'870 e
dell'890 in cui le corti di "Felina" e "Malliaco" sono dette "sitas in comitatu Parmense in
gastaldato Bismantino". La circoscrizione civile Parmense si intrometteva quindi in profondità
nel reggiano forse a ricordo della provenienza dei Longobardi che avevano assoggettato
Bismantova. Quelle due menzioni, chiare e che non danno adito a dubbi, rivestono un
interesse tutto particolare, essendo le uniche anteriori al secolo X ad attestarci una così
importante realtà pubblica territoriale (9). Fino alla seconda metà del X secolo, il Gastaldato
Bismantino fece parte del Comitato Parmense, dal quale risulta distaccato nel 964 (lO). Per
quanto attiene alla storia della giurisdizione civile facente capo a Bismantova, poco si sa per
il X secolo. Nel 962-967 un "Vualbertus qd. Vualberti de Bismanto" è menzionato tra i vassalli
di Adalberto Atto di Canossa (11). Non è da escludere aprioristicamente che già allora il
territorio Bismantino cominciasse a rientrare, più o meno direttamente, nella sfera d'influenza
Canossiana, con il consenso e l'appoggio della chiesa reggiana che vantava su quei luoghi
la supremazia "in spiritualibus", ribadita esplicitamente da Ottone Il nel 980 (12). Di certo
l'interesse dei Canossa per la parte montagnosa della Contea di Reggio si accentuò con
Bonifacio e la figlia Matilde che annovera tra i suoi possedimenti anche Bismantova (13). La
morte della "Gran Contessa" fu seguita in breve dal frazionamento dei beni Canossiani.
Bismantova sul finire del XII secolo appare in possesso dei Dallo, un cui ramo prese appunto
il nome di da Bismantova. Nel 1198 Rodolfo da Bismantova, per altro già conosciuto dal
1187 (14), si assoggettava al Comune di Reggio (15), ma nel 1200 Bismantova è
nuovamente libera dalla soggezione (16). Nominalmente il territorio era parte integrante dell'
eredità Matildica e come tale, nel 1215, venne infeudato dapprima a Iacopo Salinguerra (17)
e trent'anni dopo, nel 1245, a Salinguerra Torelli da parte dell'imperatore Federico II (1&).
Nella realtà, gà nel 1218 gli "homines, i sequitores ed i consules" del Comune Bismantino,
inserito nell'ambito di Carpineti, si erano sottomessi a Reggio (19). Ciò nonostante i da
Bismantova a più riprese tentarono di staccare il territorio dall'area di influenza reggiana ed il
castello dovette subire assedi ed occupazioni nel 1257 e nel 1277-79 (20). Nonostante le
traversie, la famiglia potè mantenere il predominio sul territorio Bismantino il cui comune
figurava con 38 fuochi nell'estimo del 1315 (21). Bismantova venne temporaneamente
sottratta ai legittimi signori allorchè nel 1320 Federico III concesse l'investitura della curia di
Carpineti e del distretto, comprendente anche Bismantova, ai Fogliaiù. Già nel 1374, tuttavia,
il castello era tornato ai vecchi signori (22). Nel secolo XV la politica estense nella montagna
reggiana spinse il Marchese Nicolò III a concedere la piena giurisdizione ai Da Bismantova
sui loro feudi. Il 7 settembre 1404 ai fratelli Feltrino, Bartolomeo e Giorgio venne concesso il
feudo del castello di Bismantova con le corti dipendenti, cioè Bagnolo, Ceresola, Montale,
Noce, Campolungo, Fontanacornia, Costa, Marola, Vigola, Cervarezza ed altre terre (23). Il
castello di Bismantova, restaurato nel 1422, fu riconfermato nel 1428 ai nobili da Bismantova
che ne detennero il possesso fino all'estinzione della casata (1540-1553). Nel 1603
Bismantova venne infeudata ai Bevilacqua, poi ai Malvasia (1653-1664), seguito da un
cinquantennio di regime podestarile. Dal 1719 fino alla soppressione del feudo nel 1798 fu
dei Lucchesini (24). Negli estimi seicenteschi il nucleo abitato appare assai frazionato ed
articolato su 32-33 famiglie estimate con una trentina di abitazioni e 5-6 botteghe più un
mulino, mentre nel 1653-57 i fuochi erano ben 300 (25). Alla fine del '700 la popolazione del
Marchesato, che possedeva una adunanza di Reggenti ed un Podestà con pretorio a
Vologno, ascendeva a 1426 abitanti (26), risultando poi inglobata nei 9120 complessivi del
Castelnovese della metà '800 (27). A quell'epoca, tuttavia, il centro si era da tempo spostato

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

a Castelnuovo ed a Bismantova erano rimaste solo poche decine di anime. Della Pieve di
Bismantova si rimanda alla scheda "Campiliola".

(1) ALIGHIERI 1970,11, 38; (2) PREISTORIA 1975, 29; (3) CATARSI, DALL'AGLIO 1978,176-183; (4)
PREISTORIA 1975, 59; (5) CONTI 1970, 113; (6) CONTI, Op. cit.; (7) CONTI, Op. cit.; (8) DALL' A- GLIO; (9)
FUMAGALLI 1966, 5; (lO) TORELLI 1921, 164; (Il) FUMAGALLI 1966, 54; (12) TORELLI 1921, 181; (13)
OVERMANN 1980, 84; (14) TIRABOSCHI 1824-1825, l, 55; (15) OYERMANN, op. cit.; (16) OVERMANN, op. cit.;
(17) TIRABOSCHI 1793-1795, 111, n.DCXCIX; (18) TIRABOSCHI 1793,1795, V, n.DCCCXXVII; (19) GATTA
1944-1963, I, 91; (20) TlRABOSCHI 1824-1825, I, 55; (21) TACOLI 1748, Il, 73-75; (22) TlRABOSCHI 1793-1795,
V, n.CMXCI; (23) TIRABOSCHI 1824- 1825, l, 56; (24) BERTOLANI 1965, 214; (25) Archivio Storico Comunale di
Castelnovo nè Monti, Estimi di Bismantova, sec.XVII; (26) RICCI 1788, 14-15; (27) RONCAGLIA 1849, 192-93.

6
Castelnovo ne' Monti
BISMANTOVA/CAMPO PIANELLI
alt. m. 919 IGM F 85 Il NE

In questo pianoro posto a nord-est della "Pietra" venne scavata, nella seconda metà del
secolo scorso e poi nel 1973 e '74, una necropoli databile al bronzo finale e precisamente ai
secoli XI e X a.C. In totale le tombe recuperate o individuate, sia durante gli scavi regolari
che in seguito a scavi più o meno abusivi, sono 49. Si ha però ragione di credere che molte
altre andarono distrutte o disperse. Le tombe erano ricavate all'interno di uno strato formato
da sfaldature di arenaria e sistemato intenzionalmente alla superficie in modo da formare
una massicciata. Il pozzetto era rivestito da lastre di arenaria e chiuso con un'altra lastra
posta orizzontalmente. Dentro era sistemato l'ossario, generalmente privo di copertura, con
all'interno le ceneri e l'eventuale corredo. Sullo strato della necropoli insiste un livello con
materiali sicuramente databili al V sec. a.C., mentre al di sotto è stato possibile riconoscere
un livello presumibilmente riferibile al bronzo recente a cui sono riferibili le tracce di cotto e
battuto pertinenti a strutture abitative non ancora esplorate. A contatto tra questo strato ed il
terreno sterile sono state poi riconosciute alcune concentrazioni di materiale che pare
possono attribuirsi cronologicamente all’ eneolitico (1).

7
Castelnovo ne’ Monti
BONDOLO
alt.m.670 IGM F 85 II NE

Piccolo nucleo situato alla destra del Rio Dorgola. Vi sono censite cinque famiglie nell’estimo
Castelnovese del 1630-31.

(1) Archivio Storico Comunale di Castelnovo Monti, Estimi, sec. XVII.

8
Castelnovo ne' MQnti
DONDOLO
alt. m. 557 IGM F 85 II SE

Nucleo ad impianto indifferenziato disposto sui pendii declinati alla sinistra del torrente
Dorgola. Un "Mazzolinus de Bondolo" compare nel 1218 tra quei "sequitores" di Bismantova
che giurarono fedeltà al Comune di Reggio (1). Bondolo fin dal XIII secolo rientrava nella
sfera di influenza dei "da Bismantova" e, spiritualmente, della Pieve di S.Maria di Campiliola
che vi possedeva terre già nel 1221. Il ramo dei da Dallo, che si erano insignoriti del territorio
Bismantino, eresse in Bondolo un castello che, ancora agli inizi del sec. XV, estendeva la
propria giurisdizione sulle ville di Ginepreto, Carnola, Parisola e Bodolo. Ciò si ricava dalla
investitura concessa nel 1404 dal Marchese Nicolò IIIai signori di Bismantova .Negli estimi
seicenteschi vi figurano sei estimati con cinque case e duna casa “molendinata”. L’oratorio di

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 120 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

santa Caterina, dipendente dalla Pieve di Castelnovo , nel sec.XVIII era in cattive condizioni
e privo di tetto. L’oratorio è orientato in senso inverso, con fronte a capanna, portale
architravato ed oculo quadrilobato superiore. Si riscontra pure un interessante complesso
probabilmente riferibile al XVII secolo con accesso al primo piano e loggiato a tre luci
archivoltate.

9
Castelnovo ne' Monti
BORA DEL MUSSO
alt. m. 643 IGM F 85 II NE

Abitato situato sulla sommità di un colle marnoso-arenaceo alla sinistra del rio "Acqua
Marcia". La località è citata nell'estimo del 1630-31 (1), ove sono registrati due "fuochi" con
tre case. L'abitato attuale mostra un impianto urbanistico di tipo indifferenziato che si
distende su una linea di costa particolarmente panoramica al centro di una ampia area
agricola intensamente antropizzata. Non sono stati censiti edifici particolarmente significativi,
ma è notabile un loggiato ligneo con ballatoio articolato su due livelli che si stacca dal
prospetto di un fabbricato.

10
Castelnovo ne' Monti
BORA DEL PRATO
alt. m. 579 IGM F 85 Il NE

Località alla destra del rio di Maillo, situata sulla sommità di un colle arenaceo fittamente
boscato. L'area circostante è di rilevante pregio ambientale e paesaggistico essendo
caratterizzata da ampio bosco e da ricca fauna animale. Vi si osserva un edificio. rurale
pregevole di tipologia ottecentesca, caratterizzato da una pianta rettangolare con tetto a
quattro spiventi; la muratura è in pietra riportando una formella datata "1859".

11
Castelnovo ne' Monti
BRAGLIA
alt. m. 629 IGM F 85 Il NE

Abitato situato sulle pendici meridionali del monte Gandolfi, alla destra del rio di Maillo. La
"villa di Braglia" è citata in documenti del XV secolo (1) ma acquistò un certo rilievo
solamente nel XVIII secolo (2). Appartenne alla contea di Felina, feudo Chiodini sotto il
Ducato e la Diocesi di Reggio. A breve distanza era il percorso della strada della Lunigiana,
che favorì le comunicazioni con l'abitato.Il borgo attuale è articolato in due nuclei a differente
quota. E' particolarmente significativo quello superiore, in quanto ha mantenuto originali
caratteristiche architettoniche e volumetriche. Presenta un impianto urbanistico di tipo
indifferenziato distribuito scalarmente lungo il pendio. Vi si evidenzia un ampio edificio a
pianta quadrata con massicci conci di pietra angolari ed alcune finestrelle in laterizio
archiacute; il paramento di facciata è in pietra a vista con ricorsi paralleli, mentre il manto di
copertura è a due acque con fori per colombaia in timpano. L'edificio è stato in parte
abbassato e ricostruito, ma l'impianto è attribuibile al XV secolo. Sulle ante lignee di un
ingresso che si apre al piano terra di un fabbricato contiguo è notabile un'asta in ferro per
catenaccio XVI-XVII secolo.

12
Castelnovo ne' Monti
BURANO
alt. m. 608 IGM F 85 Il NE

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

L'abitato si distende sui pendii a nord del M.Castellina a valle della Statale Vetto-
Castelnuovo Monti. L'abbazia di Marola vi possedeva beni nel 1163 e nell'estimo
castelnovese del 1630-31 vi sono censiti 14 nuclei famigliari e 16 case (1). Il borgo mostra un
impianto urbanistico di tipo indifferenziato aggregato in margine ad un rilievo marnoso-
arenaceo. Vi si osserva una "casa a torre" con colombaia delimitata da un cordolo di laterizio
e dal soffittino di gronda modanato. Il tetto è a quattro spioventi cui sono sottesi alcuni fori
per rondoni. Immediatamente ad est della torre è ancora visibile un fabbricato rurale di pregio
ambientale e di interesse tipologico: mostra un coperto a due falde irregolari, con limitata
finestratura aperta sul paramento di pietra a vista. Questi due edifici sono attribuibili al XVI-
XVII secolo. Al piano terra di una costruzione alla estremità orientale del paese si osserva un
portale a mensola concava e stipiti composti con architrave ad arco scemo. L'oratorio del
paese mostra una pianta ad aula con coperto a due acque sormontate in facciata da un
campaniletto a vela. Probabilmente risale al XVII secolo.

13
Castelnovo ne' Monti
CA' DI CAGNOLA
alt. m. 585 IGM F 85 II NE

Nucleo situato sulla sommità di un rilievo arenaceo, alla sinistra del rio Acquamarcia a monte
della chiesa di Cagnola. L'abitato è segnalato nell'estimo di Castelnuovo del 1630-31 con
quattro famiglie ed altrettante abitazioni(1). Il borgo attuale conclude una vallecola di grande
pregio paesaggistico; l'impianto urbanistico è di tipo indifferenziato originariamente articolato
attorno ad un'ampia corte. Recenti rifacimenti ne hanno compromesso l'impianto di, che, dal
riscontro delle dimensioni, era indubbiamente di grande valore architettonico. Rimane
solamente il grande portale di ingresso ed una porzione della cinta muraria. Intonaci-
plastificati, alterazioni dei volumi, tinteggiature stridenti hanno per il resto compromesso le
tipologie caratteristiche del luogo.

14
Castelnovo ne' Monti
CA' DEL GROSSO
alt. m. 575 IGM F 85 Il NE

Località a valle della statale Vetto-Castelnuovo, situata immediatamente ad est del paese di
Rosano. Questo abitato è citato negli estimi del 1630-31 con cinque "fuochi", sei case ed un
forno (1). Il nucleo attuale conserva un impianto urbanistico di tipo indifferenziato. Vi si
osserva una massiccia "casa a torre" con copertura a due acque e portale in pietra con arco
a tutto sesto al piano terreno; l'edificio ha subito alterazioni funzionali, è stato probabilmente
abbassato e sono state aperte in facciata nuove luci, ma nel complesso è ancora leggibile la
tipologia originale riferibile al sec. XVI-XVII. A breve distanza dalla torre, nel fianco di un
sottopasso, si apre un pregevole portale quadrangolare a stipiti monolitici e architrave
finemente decorato con incisioni a losanga e lettere non decifrabili. Sulle ante lignee è
ancora imposta una seratura in ferro battuto inciso, probabilmente coeva ed attribuibile al
XVIII secolo

15
Castelnovo ne' Monti
CA' ROVINA
alt. m. 707 IGM F 85 II NE

Anticamente "Rovina", nome con il quale compare nell'estimo Castelnovese del 1630-31 In
cui vi furono censiti 8 nuclei famigliari e 9 case (1). Nucleo situato alla estremità sud-

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 122 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

occidentale del capoluogo, impostato su di un substrato calcareomarnoso. E' articolato in più


fabbricati che conservano particolari costruttivi e caratteristiche tipologiche attribuibili al XVI-
XVII secolo. E' notabile un edificio di pregio architettonico attribuibile al XVI secolo e
costituito da più corpi edilizi realizzati in differenti periodi; nel fianco occidentale è visibile in
facciata un portale parzialmente tamponato recante in architrave il millesimo "1511". Questo
portale è impostato su due stipiti composti sormontati da un massiccio architrave irregolare.
A livello del primo piano è visibile una finestrella tamponata in arenaria a luce quadrangolare,
mentre una seconda finestra, a quota del secondo piano, è caratterizzata da un architrave ad
arco abbassato ricavato da un monolite arenaceo. Una mensola di davanzale sottende il
manufatto. A questo complesso era probabilmente annessa una "casa a torre",
successivamente abbassata, che ancora si sopraeleva parzialmente dalle coperture mentre
una corte selciata è interposta tra i fabbricati. Immediatamente a valle è visibile un edificio
rurale con ampio manto di copertura a doppio spiovente attribuibile al XIX secolo; non ha
subito particolari alterazioni, con l'eccezione di una stridente tinteggiatura. Un adiacente
fabbricato reca un balchio con colonnine in arenaria monolitiche e smussate del XVII-XVIII
secolo. L'anta lignea di un portale vicino, mostra un pregevole battente in metallo,
tipologicamente attribuibile al XVIII -inizio XIX secolo.

16
Castelnovo ne' Monti
CA' SERAFINO
alt. m. 778 IGM F 85 Il NE

Nucleo ad occidente del capoluogo, sulle pendici marnoso-arenacee a nord del monte
Castelletto. L'abitato è costituito da un aggregato di edifici rurali innalzati lungo una linea di
spartiacque. Non sono stati rilevati edifici di pregio storico-architettonico, ma il sito è di
interesse ambientate. Gli edifici sono articolati su due piani con manto di copertura in
laterizio e muratura a pietra a vista. Nei coltivi ad occidente del nucleo si elevano numerose
torrette ad uso di ricovero per gli attrezzi agricoli. Questi edifici recano spesso in facciata una
nicchia votiva con icona marmorea ad ispirazione religiosa, attribuibile al XVIII-XIX secolo.
L'immagine sacra è generalmente sovraimposta al portale d'ingresso. Queste torrette
caratterizzano il paesaggio antropico della ampia conca a nord del monte Castelletto, hanno
manto di copertura in laterizio a doppio spiovente, deposito attrezzi agricoli a livello del piano
di campagna e fienile al piano superiore cui si accede tramite un ampio ingresso sbarrato da
una unica anta mobile realizzata ad intreccio con rami di ginestra.

17
Castelnovo ne' Monti
CAGNOLA
alt. m. 537 IGM F 85 Il NE

Località prossima alla confluenza tra il rio Acquamarcia ed il rio Budiolo, a sud-est del borgo
di Rosano. Narra Donizzone che nel 1030 circa Bonifacio di Canossa, per onorare la morte
del fratello Corrado, donò la corte di Cagnola al Monastero di S. Apollonio di Canossa(I). Se
dunque "in tempo- ralibus" dipendeva dall'ente ecclesiastico Canusino, "in spiritualibus"
venne assogettata nel 1112 alla pieve di Campiliola (2), salvo poi essere cappella ancora
sotto Canossa nel 1116(3). Dal secolo XIII ritornò sotto Campiliola, di cui risultava figliana
con Castelnuovo nel 1302 e 1318(4). Nel 1630 è compresa tra i borghi di Castelnuovo con
quattro estimati e tre case. Alla fine del XVIII secolo comprendeva 318 abitanti (5). La
tradizione vuolo che la chiesa dedicata a S. Prospero fosse una di quelle fatte costruire dalla
Contessa Matilde. Nel XV secolo figura unita a Ginepreto e Groppo e nel XVII secolo a
Frascaro. Fu rifabbricata verso il 1700 circa e di nuovo ricostruita nel 1828 con l'aggiunta
dell'impianto matildico. Nel 1964 alcuni lavori hanno permesso il recupero di larghi frammenti
del testo originario. Tra questi due tratti, scolpiti a "foglia" e ad "onda", il residuo di muro a

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 123 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

settentrione con la porticina laterale, oltre a peducci d'archetto pensili(7). Nel fianco
meridionale dell'edificio religioso appare una sequenza di una antica muratura ad "opus
quadratum" con stretta finestrella a sguancio; è quanto probabilmente rimane della antica
chiesa medievale.

(1) MURATORI 1726, I, 579; (2) TACOLI 1748, Il, 267; (3) DREI 1950, 111, no42; (4) RDI 1933, 296- 310; (5)
RICCI 1788, 26; (6) SCURANI 1895, 111, 36; (7) ARTIOLI 1978, 170

18
Castelnovo ne' Monti
CAMPOLUNGO
alt. m. 702 IGM F 85 Il NE

Nucleo ad impianto indifferenziato disposto sui versanti nord-orientali della Pietra di


Bismantova. Se ne ha menzione già nel 1059 allorchè "Dezo 'del fu Tendicione", professante
legge longobarda, donò alla Pieve di S. Maria di Campigliola i beni posseduti anche in
"Campolongo". L'atto venne rogato a "Bresana", luogo d'origine del donatore e poco distante
da Campolungo(l). Anche il Monastero dei SS. Pietro e Prospero di Reggio vi possedeva
beni terrieri nel 1095. Era sempre, tuttavia, Campigliola ad esercitare un'influenza maggiore
in tutta quest'area. La conferma della esistenza di un nucleo insediativo ed abitativo è
costituita da un atto del 1106. Con esso l'arciprete di Campigliola, Frogerio, da in cocessione
livellaria alcune terre in "Campolongo" a tal "Buto figlius quomdam Rolandi de Campolongo".
La determinazione dell'origine paterna è chiara e significativa. Nel 1218 alcuni membri della
Comunità di Campolungo figurano come personaggi di un certo rilievo anche nei Comuni
limitrofi assoggettati da Reggio mediante un “sequimentum potestatis sub comunis regii”. Un
“Atolinus” si trova tra gli “iuratori” di Sarzana; “Rodulfinus, Gracianus e Gerardinus” sono tra i
consoli di Bismantova, “Rolandinus , Ubertinus e Odolinus “tra i “sequitores”, uno “Zaninus “
tra quelli di Cavola. Nel prosequio dei secoli Campolungo perse gradualmente l’importanza
acquistata e già XVI secolo era semplice borgata rurale di Castelnuovo Monti. Passata sotto
Bismantova, l’abitato contava nel 1611 sette nuclei famigliari iscritti nel estimo per un totale
di sei abitazioni. Alla fine del settecento, con una popolazione complessiva di 392 anime,
risultava facente parte del marchesato di Bismantova e totalmente soggetta a quella
comunità. Della chiesa, dedicata ai SS. Pietro e Paolo, si ha menzione dal 1226, ma ubicata
nella frazione di Montale. Figura tra le chiese dipendenti dalla Pieve di Campigliola nel 1302
e nel 1318, alla quale rimase sempre legata per passare poi sotto Castelnuovo né Monti al
momento del trasferimento dell’ antica Pieve. La chiesa di Campolungo in condizioni precarie
nel 1543, alla metà circa del secolo seguente(1652) era fornita di adeguata canonica, di
campanile e campane, ma sprovvista di sacrestia e coro. Il Marliani nel 1664 la trovò antica,
orientata in senso est-ovest e “tabulata”, mentre la visita Picenardi del 1705 riporta la
menzione di un soffitto favellato e di tre altari. Nel 1748 fù ricostruita ad una navata con tre
cappelle semicircolari presso il presbiterio infine nella seconda metà dell’ 800 venne
ampiamente restaurata. Dell’edificio originario nulla rimane se non il portale dell’ arco
avanzato situato nel suo recinto per l’accesso al sentiero del cimitero. L'attuale complesso
sorge ai margini della strada verso Casale ed è stato recentemente ristrutturato. E' ad aula
unica con soffitto a cassettoni. Vi si affianca una assai discutibile canonica. Gli edifici del
borgo non presentano caratteri di particolari rilievo pur conservando in parte l'impianto
planivolumetrico. Si segnala una casa con balchio e finestrella in arenaria a quattro elementi.
In un edificio attiguo è un portale in laterizio archivoltato con cornice d'imposta, facente parte
di un complesso in parte ristrutturato ed intonacato in bianco.

(1) TORELLI, GATTA 1941, n° XLV; (2) CARRI 1922, n° 191; (3) GATTÀ 1944-1963, I, 96; (4) GATTA 1944-
1963, I, 41, 97, 102; (5) GATTA 1944-1963, I, 103; (6) GATTA 1944-1963, I, 100; (7) Archivio Storico Comunale
di Castelnovo ne' Monti, Estimi, sec. XVII; (8) RICCI 1788, 30; (9)SACCANI 1926, 237; (lO) RDI 1933, 296-310;
(11)SCURANI 1895, 111, 41.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 124 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

19
Castelnovo ne' Monti
CARNOLA
alt.m. 751 IGM F 85 II SE

Nucleo ad impianto indifferenziato situato alle pendici sud-occidentali della Pietra di


Bismantova. Nel 1404 figurava tra le "ville" dipendenti dal castello di Bondolo che vennero
riconfermate dagli Estensi alla famiglia dei da Bismantova (1). Forse erano ubicate a Carnola
la chiesa di S.Apollinare (già dal 1229), e la chiesa S.Michele "sine cura" nel 1543.
Quest'ultima, forse, corrisponde all'odierno oratorio degli Angeli Custsodi (2). L'oratorio è
orientato verso ovest con facciata a capanna riquadrata da semplici lesene angolari. Il
portale architravato in laterizio è sormontato da un concio con la scritta "D.O.M. - VILLA
CARNOLAE F.D. 1710 Z"; superiormente si apre una finestrella trapezoidale. Sul prospetto
sud è posto un piccolo campaniletto a vela. Il rivestimento è ad intonaco. Poco oltre
l'oratorio, sulla sinistra, è visibile una interessante nicchia settecentesca con volute ed
elementi policromi, contenente una statuetta della B.V.Maria. Nell'abitato si osservano
interventi di alterazione negli elementi e nelle strutture. Tra gli elementi riscontrabili: alcune
finestrelle a tre parti monolitiche, con architrave triangolare, tracce di cordoli di colombaia ed
elementi monolitici a ruota. Le strutture sono in pietra, generalmente squadrate e rifinite negli
angolari. Nella veduta meridionale del borgo rimangono chiaramente conservate ed
identificabili le caratteristiche ambientali ed il profilo volumetrico originario.

20
Castelnovo ne' Monti
CASALE
alt.m.708 IGM F 85 II SE

Nucleo ad impianto indifferenziato sui pendii orientali della Pietra di Bismantova. In questa
località venne trovata una tomba ad incinerazione il cui corredo è databile al VI-V sec. a.C.
(1). Un'abitazione ed una famiglia di Casa le compaiono nell'estimo di Castelnuovo del 1630-
31 (2), mentre 26 nuclei familiari con oltre 27 case ed un capannone sono indicati nell'estimo
di Bismantova del 1611 (3). Si evidenzia senza particolari distinzioni la casa con torretta dei
Baroncini; presso la stessa è posta una maestà dedicata alla Madonna col Bambino siglata e
datata "B.G.S. 1879". L'oratorio dedicato ai SS.Angeli Custodi ha una semplice struttura con
facciata a capanna conclusa da una cornice di sottotetto a gola, portale architravato e
finestrella quadrilobata superiore. L'interno è a volta a botte; sulla soglia una epigrafe ricorda
il restauro del 1920. La copertura è in coppi, sormontata da un campaniletto a vela. Nella
casa a fianco è visibile un concio siglato e datato "1708 MV". In fondo all'abitato è un
interessante esempio di struttura vernacolare, appartenente ai Baroncini, di antica fattura
anche se in parte rimaneggiata ed in parte cadente. Presenta un pregevole paramento
rustico con prospetto est fuori piombo; il coperto è a due ampi spioventi in coppi. Isolata dal
borgo è visibile una curiosa torretta a pianta ottagonale adibita a residenza. Il rivestimento ad
intonaco non consente l'esame delle caratteristiche del paramento murario. Nell'abitato sono
evidenti diverse alterazioni degli elementi tipologici e strutture originarie.

(1) SACCANI 1962, Il, 527; (2) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi, sec. XVII; (3)
Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi di Bismantova, sec. XVII.

21
Castelnovo ne' Monti
CASOLARA
alt. m. 584 10M F 8S II NE

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 125 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Nucleo alla sinistra del rio Acquasanta; mostra un impianto urbanistico a corte distribuito alla
sommità della linea di costa. Il complesso è in parte attraversato da una carreggiabile e
conserva fabbricati della prima metà del XIX secolo. Nelle facciate si notano alcuni conci ed
una formella rispettivamente datati "1837", "1843", poste sopra un portale ad arco
abbassato. Un monolite inserito nella muratura di un fabbricato ad uso fienile reca il
millesimo "1778".

22
Castelnovo né Monti
CASTELLO
alt.m. 812 IGM F 85 II NE

Il complesso fortificato di Castelnovo viene costruito dai Canossa tra il 1062 ed il 1110.
Successivamente viene donato dalla contessa Matilde al Monastero di Canossa. La
denominazione” Castrum Novum” lo distingueva dall’ antico castello situato sulla Pietra di
Bismantova. Nel 1257 Castelnuovo fu occupato da Bernardino Fogliani e da Rolandino
Canossa, alla cui famiglia rimase poi in possesso fino al 1415 quando gli Estensi ebbero la
signoria del luogo Che divenne sede di podesteria. Già nel 1336 il castello era stato distrutto
da Luigi Gonzaga. Attualmente sono visibili parte del mastio e lembi della cortina muraria. La
torre è ridotta ad una muratura capitozzata che si innalza di alcuni metri dal piano di
campagna; è a pianta quadrata con un paramento in conci di arenaria rifinita. La cortina
muraria è osservabile ad oriente della torre ed ancora a meridione e settentrione. Nella
estremità sud di questo "campo trincerato" rimangono altre strutture di difficile
interpretazione, forse facenti parte di una cisterna.

23
Castelnovo ne' Monti
CASTELLO DI VOLOGNO
alt. m. 609 IGM F 85 II SE

In questa località sono visibili i ruderi di una struttura fortificata cui era annesso un piccolo
borgo, ora quasi completamente distrutto. Il” castello” più noto un tempo con il nome
di”castello di Vologno”, controllava la valle del fiume Secchia occupando la sommità di un
colle anidritico, appositamente apprestato a difesa, tramite, tagli ripiani difensivi. Il complesso
era articolato in una massiccia torre contornata da più cerchie di cui rimane la traccia in una
muratura alta parecchi metri osservabile nel fianco meridionale. Il sottostante borgo conserva
un architrave di finestra recante il millesimo”16 ”. La zona è di rilevante pregio paesaggistico
e naturalistico.

24
Castelnovo ne' Monti
CASTELNOVO NE' MONTI
alt. m. 702 10M F 8511 NE

"Castrum Novum Domini Abbatis de Canossa". Così si nomina la terra di Castelnovo ne'
Monti in una carta del 1188 (1). Nel 1197 gli uomini e i signori di Castelnovo ne' Monti
giurano fedeltà al Comune di Reggio (2). I nobili di Canossa conservarono il possesso di
Castelnovo ne' Monti di cui vennero riconosciuti in seguito, nel 1413, dai Marchesi d'Este (3).
Castelnuovo e Felina erano dapprima governati da un solo podestà ma nel 1429 il Duca
Ercole I ne fece due separate podesterie. Nel 1568 dipendevano da Castelnovo le ville di
Vetto, Cola, Gazzolo, Nismozza, Gottano, Acquabona, Vaglie e Campo. Alla fine del XVIII
secolo comprendeva una popolazione di 2296 abitanti (4). Il borgo presenta un impianto
urbanistico di tipo lineare, sviluppato lungo un asse di percorrenza in direzione nord-sud.
L'attuale centro storico si è originato in epoca relativamente recente forse riferibile al XV

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 126 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

secolo. I fabbricati hanno caratteristiche omogenee costituendo una particolare qualifica


ambientale. L'unità edilizia più diffusa è quella a fronte stretta con portale ad arco a tutto
sesto a livello del piano stradale, distribuita su due piani con manto di copertura a due
spioventi in coppi. La cortina edilizia che perimetra la "piazza dei fiori", già "piazza d'armi" è
invece di rilevante pregio storico-architettonico. Nel lato meridionale della piazza si eleva un
massiccio fabbricato, articolato su quattro piani, con tracce di finestre riquadrate centrali,
tamponate e conci angolari in arenaria. Un cordolo di colombaia osservabile in prossimità del
cornicione, attesta una antica destinazione d'uso e concorre ad indicare un primitivo impianto
di casa-torre cinquecentesca. Il prospetto settentrionale della piazza è occupato da una
costruzione, già apparentemente ai Rabotti, recante in facciata un portale in arenaria con
arco a tutto sesto decorato a rilievo e bugnato perimetrale a punta di diamante con doppia
cordonatura all'intorno. Il manufatto è attribuibile al XVIII secolo. Il lato orientale della piazza
è delimitato da un edificio a pianta rettangolare formato da tre corpi di fabbrica congiunti. Si
osservano rinforzi angolari in pietra arenaria orsata, la traccia di una finestra riquadrata
secentesca ed un concio datato "1666". Lo sporto del tetto, a mensole finemente intagliate, è
assai interessante. Nella parte mediana dell'edificio rimangono alcune finestrelle tamponate
ad arco ogivale in laterizio (sec. XV) che rappresentano la più antica testimonianza
architettonica del capoluogo.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 181; (2) ROMBALDI 1976, 114; (3) TIRABOSCHI, op. cit.; (4) RICCI 1788, 50

25
Castelnovo ne' Monti
CINQUETERRE
alt.m. 551 IGM F 85 Il NE

Nucleo alla destra del rio di Maillo, posto alla sommità di un rilievo marnoso che fiancheggia
la valle. Presenta un impianto urbanistico di tipo indifferenziato di costa attraversato dalla
carreggiabile per Maillo. L'abitato ha subito notevoli trasformazioni che hanno modificato il
paesaggio architettonico originale. Due portali con arco in laterizio a tutto sesto prospicenti la
strada sono attribuibili alla fine del XIX secolo. Un terzo portale con arco a botte, peducci
d'imposta, e chiave di volta, è sormontato da una finestrella quadrilobata, attribuibile
tipologicamente al XVIII -inizio XIX secolo.

26
Castelnovo ne' Monti
CROCE
alt. m. 682 10M F 85 Il NE

Il borgo è attraversato dalla strada carreggiabile che conduce a Pietradura e Ca' del Cavo.
L'abitato è nominato nell'estimo di Bismantova del 1611 con 6 nuclei e 5 abitazioni censite
(1), mentre nell'estimo Castelnovese del 1630-31 vi risultano 4 "forastieri" (2). Il moderno
paese si distende lungo una linea di costa sui pendii argillosi a valle della località di
Pietradura con un impianto urbanistico di tipo lineare distribuito scalarmente. Il paesaggio
architettonico è stato modificato dai numerosi interventi di ristrutturazione è tuttavia ancora
osservabile l'oratorio dedicato a S.Martino, con pianta ad aula, una cornice di gronda
modanata, il tetto a due acque in coppi ed il portalino rialzato. L'impianto è tipologicamente
attribuibile ai XVIII-inizio XIX secolo.

(1) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi di Bismantova, sec. XVII; (2) Archivio Storico del
Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi, sec. XVII.

27
Castelnovo ne' Monti
L'EREMO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

alt. m. 811 IGM F 85 II NE

Nella zona dell'Eremo venne recuperata una fibula presumibilmente databile al V sec. (1).
Allo stesso periodo è riferibile anche il materiale rinvenuto nel 1974 tra i massi che
fiancheggiano la strada che porta all'Eremo (2). Nel 1956, infine, Degani, in un riparo sotto
roccia a piazzale Dante, trova un vaso rinascimentale coperto da un ciottolo (3). Il Santuario
venne eretto già nel 1411 (4) e nel 1422 si ha la testimonianza della dedicazione al
SS.Salvatore (5). Solo con l'erezione nel 1617 della attuale chiesetta sotto l'egida del
Marchese Lucchesini, si comincia ad associare l'intitolazione originaria a quella della Beata
Vergine che già nel 1635 era divenuta di uso corrente (6). Di pochi anni anteriore a questa
data è il Convento, potendolo fare risalire al 1620-23 circa (7). Rimane in luogo una epigrafe
recante la dicitura "MCCCCXXII - DIE XVI IUNII". Degno di nota è anche il corredo di
affreschi quattrocenteschi ivi conservati, tra cui spicca una pregevole immagine della
Madonna con il Bambino, opera di maestranze emiliane dell'epoca.

(1) TIRABASSI 1979, 173; (2) TIRABASSI, op. cit.; (3)TIRABASSI, op. cit.; (4) Biblioteca Municipale di Reggio
Emilia, Schedario Saccani; (5) SACCANI 1926, 238-239; (6) SACCANI, op. cit.; (7) Biblioteca Municipale di
Reggio Emilia, Schedario Saccani.

28
Castelnovo ne' Monti
FONTANACORNIA
alt. m. 702 IGM F 86 II NE

Il borgo occupa i pendii argillosi ad oriente della Pietra di Bismantova, immediatamente a


monte della carreggiabile che conduce a Casale ed a Maro. Nell'estimo del comune di
Bismantova del 1611 sono indicate tre case con ara e cortile (1). Le instabili caratteristiche
del substrato roccioso costituito prevalentemente da argille hanno certamente condizionato
l'insediamento e le tipologie dei fabbricati. Attualmente infatti non si conservano particolari
architettonici di interesse storico. All'ingresso del nucleo, nella sua estremità meridionale, è
notabile un fabbricato con balchio ed ingresso sopraelevato, in cattive condizioni statiche. Il
borgo di Fontanacornia, nonostante il limitato corredo storico ed architettonico mantiene un
leggibile impianto urbanistico ed una squilibrata distribuzione di volumi fra i fabbricati che
contribuiscono a dare valore paesaggistico al sito.

(1) Archivio Storico Comunale di Castelnovo ne' Monti,Estimi, sec. XVII.

29
Castelnovo ne' Monti
FRASCARO
alt. m. 65 IGM F 85 II NE

Borgo alle pendici occidentali del monte Castelletto, alla destra del fosso Gradellino.
L'abitato non conserva edifici di pregio storico-architettonico anche in conseguena di
massicci interventi di ristrutturazione che hanno modificato l'originale paesaggio
architettonico. L'insediamento rurale è relativamente recente (secolo XV), nel 1630-31
venne censito tra i borghi immediatamente prossimi a Castelnovo ne' Monti. Nell'estimo
figurano 17 case e, nella frazione Campora, due mulini dotati di acqua e due paia di macine
(1). Alla fine del XVIII secolo la popolazione era di 150 abitanti (2). Anticamente la chiesa di
Frascaro era dedicata a S.Bartolomeo e nella visita del Vescovo Cervini del 1543 è detta
"non curata". Alla distanza di circa 300 passi da questa chiesa ve ne era un'altra detta dei
SS.Giacomo e Filippo di Villola, chiesa parrocchiale di tutto il villaggio che ne prendeva
anche il nome. Quest'ultima chiesa fu distrutta da una frana ed il titolo venne trasportato nel
1665 nell'oratorio di S.Bartolomeo (3). La chiesa è situata a monte del nucleo a fianco di un
relitto roccioso-arenaceo che domina la valle del rio Atticola. L'edificio, con coperto a due

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 128 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

acque, cui è incorporato il campanile, reca su di un lato un concio di pietra datato"1869".


L'interno è ad una sola navata con tre altari.

(1) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi, sec. XVII; (2) RICCI 1788, 94; (3) SCURANI
1895, III, 72.

30
Castelnovo ne' Monti
GINEPRETO
alt. m. 714 IGM F 85 II SE

Il borgo occupa i pendii meridionali a valle della Pietra di Bismantova. Gli edifici sono stati
innalzati in corrispondenza di una zolla arenacea, che in parte sovrasta l'abitato riparandolo
anche dai venti dominanti occidentali. Territorialmente era soggetta, ancora agli inizi del XV
secolo, dal castello di Bondolo. Troviamo infatti questa località tra quelle soggette a tale
centro nella investitura concessa nel 1404 dagli Estensi ai da Bismantova (1). Nel XVII
secolo dipendeva direttamente dalla Comunità Castelnovese, costituendone con
Gottano,Gazzolo, Acquabona, Campolungo e Bismantova una delle sei ville rurali (2). Alla
fine del XVIII secolo contava 103 abitanti e 190 alla metà del secolo successivo (3). Il nucleo
attuale conserva un ampio fabbricato che, benchè fortemente rimaneggiato, era
probabilmente in origine una "casa a torre". A monte del piccolo borgo si innalza la chiesa
dedicata a S.Apollinare. Il fabbricato occupa una linea di costa di elevato interesse
paesaggistico da cui si spazia su gran parte del territorio circostante. La chiesa di
S.Apollinare è nota dal 1229. Dipendente dalla pieve di Castelnovo ne' Monti, nel 1664 era
antica e orientata in senso est-ovest ed in buone condizioni generali unica navata e con tre
altari (4). Attualmente il fabbricato non mostra particolari architettonici di rilievo. La facciata,
in pietra a vista con conci d'angolo alternati, mostra un recente portale con arco a botte; il
tetto è a due spioventi cui è adiacente il tozzo campanile ad ampia cella campanaria.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 232; (2) Archivio di Stato di Modena, Rettori, Castelnovo ne' Monti; (3) RICCI
1788, 107; (4) SACCANI 1926, 235.

31
Castelnovo ne' Monti
IL MOLINELLO
alt. m. 522 IGM F 85 II NE

Il vecchio opificio idraulico denominato "mulinello" è situato poco a valle della confluenza tra
il rio Budriolo con il rio Acquamarcia. Il vecchio opificio figura già esistente nei primi decenni
del XIX secolo e rimarrà attivo fino all'inizio del XX secolo. Successivamente sarà
abbandonato e ridotto a civile abitazione. Era azionato da tre ruote idrauliche di tipo
orizzontale. Nella facciata è notabile un concio con millesimo del XVIII secolo (17 )

32
Castelnovo ne' Monti
IL MONTE
alt. m. 750 IGM F 85 II NE
Nucleo ad occidente del capoluogo disposto sulla sommità di un rilievo marnoso-naceo a
lato della strada statale n. 63. L'abitato è formato da alcuni fabbricati distribuiti scalarmente
attorno ad un'area cortiliva centrale. Numerosi interventi edilizi hanno alterato l'originale
paesaggio architettonico ma sono ancora visibili alcune strutture murarie con rinforzi
angolari in conci di pietra orsata e finestrelle a luce assai stretta riferibili al XVII-XVIII secolo.
La Pieve di Campiliola vi possedeva beni terrieri nel 1163 e nel 1194. Nell'Estimo di
Castelnuovo del 1630-31 vi figurano con 8 famiglie e 12 case (1).

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 129 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

(1) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti,Estimi, sec. XVII.

33
Castelnovo ne' Monti
LA FORNACE
alt. m. 489 IGM F 85 II NE

Località alla confluenza tra il rio Acquamarcia ed il rio di Maillo. Vi si conserva un fabbricato
cui era annesso un mulino idraulico azionato da tre ruote a mescolo. La fornace ed il mulino
sono indicati nella cartografia storica agli inizi del XIX secolo ed ancora nella carta
Idrografica d'Italia del 1888 (1). Il fabbricato è di interesse architettonico con particolari ed
elementi di recupero attribuibili a più periodi. Nella facciata, sul fianco meridionale, è
osservabile un loggiato a quattro luci sostenute da colonnine mentre agli angoli si
evidenziano conci finemente zigrinati. Una pietra, ora rimossa, recava un millesimo del XVII
secolo. Al complesso è annesso un oratorio sconsacrato, con pianta ad aula e coperto a due
acque, tipologicamente attribuibile al XVIII secolo. Nell'interno sono osservabili pregevoli
modanature e stucchi in gesso.

(1) C.I.I. 1888, 157.

34
Castelnovo ne' Monti
LA GROTTA
alt. m. 670 IGM F 85 II NE

E' notabile un tabernacolo posto a fianco della carregiabile Croce-La Grotta, a circa 250 ml.
ad oriente dell'abitato. Il manufatto, attribuile alla seconda metà dell'Ottocento, mostra a
base quadrata con nicchia votiva centrale al cui interno sono alloggiate immagini sacre della
Beata Vergine. Un tettuccio a quattro falde conclude il piccolo fabbricato.

35
Castelnovo ne' Monti
LA NOCE
alt. m. 626 IGM F 85 II NE

Nucleo ad impianto lineare disposto sui pendii declinanti alla sinistra del rio delle Bove. Nel
'600 il territorio era suddiviso tra Bismantova (10 estimati) e Felina (10 estimati) (1). Il borgo
conserva l'impianto planivolumetrico senza particolari alterazioni pur non presentando edifici
od elementi architettonici di rilievo. Si segnala all'ingresso dell'abitato una struttura,ora
adibita a servizi ed attività agricole, con paramento in pietra con conci angolari alternati
rifiniti e copertura a due falde.

(1) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi di Bismantova e Felina, sec. XVII.

36
Castelnovo ne' Monti
LE BORE
alt. m. 630 IGM F 85 II NE

Piccolo nucleo a nord-est di Bora del Musso. Su uno stabile ad uso agricolo è visibile una
interessante finestrella quadrangolare con architrave decorato a zigrino datato "1670".

37
Castelnovo ne' Monti
MAILLO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

alt. m. 445 IGM F 85 II NE

Località tra le più antiche del territorio Comunale posta alla destra dell'omonimo rio, a valle
della frazione di Cagnola. La corte di "Malliaco" (oggi Maillo) compare infatti con Felina
all'interno del Gastaldato di Bismantova, facente parte del Comitato parmense nell'870 (1).
Probabilmente vi era ubicata una delle due cappelle di Felina donate al monastero di
Canossa nel 1082 (2). Di certo, nel 1272, vi sorgeva una chiesetta dipendente da
Campigliola (3), forse dedicata a S.Maurizio. Nel 1315 i "fuochi" di Maillo erano ben 23 (4). A
monte del nucleo si osservano i ruderi dell'antico castello, cui era probabilmente annessa la
citata cappella. Ben poco rimane delle strutture, ampiamente usate nei secoli passati come
cava di pietra da costruzione. Il borgo attuale mostra un impianto urbanistico a corte aperta,
con oratorio ed un ampio fabbricato centrale articolato ai corpi laterali. L'oratorio, dedicato a
S.Ignazio, presenta una pianta ad aula, con tetto a due acque sotteso da un soffittino a gola.
E' probabilmente attribuibile al XVII secolo. Ad esso è adiacente un edificio di grande
volumetria che conserva in facciata elementi architettonici di vari periodi: nel fianco orientale
sono notabili finestre quadrangolari riquadrate con davanzalino a gola tipologicamente;
l'architrave di una finestra reca a rilievo la dicitura "AC 1605 DM", mentre un altro concio è
datato "1688". Un sottopasso ad arco a tutto sesto indica ancora la traccia della antica
strada di fondovalle che conduceva a Castelnuovo lungo la valle del rio Maillo. Un fabbricato
aggregato presente nel fianco settentrionale mostra in facciata una stretta finestrella a
mensole concave, con tipica tipologia della fine se. XV - inizi sec. XVI.

(1) ROMBALDI 1976, 55; (2) SACCANI 1926, 230-231; (3) SACCANI, op. cit.; (4) TACOLI 1748, II, 97.

38
Castelnovo ne' Monti
MONTAROTTO
alt. m. 707 IGM F 85 II NE

Località a breve distanza dall'abitato di "Croce", a monte della Strada Statale n.63. In
facciata ad un fabbricato è visibile un elemento scolpito in pietra raffigurante a rilievo una
croce greca con cornice quadrangolare. L'elemento, probabilmente di recupero, è stato
ricoperto da recente tinteggiatura.

39
Castelnovo ne' Monti
MONTE GANDOLFI
alt. m. 721 IGM F 85 II NE

In alcuni regesti del secolo XIII (ca.1254-56) dell'archivio Capitolare di Reggio è citato
"Mons. Gandulfo de Castronovo" e forse già nel 1184 come "Mons. Gaidulfi" secondo
quanto riportato in regesti settecenteschi di Marola (1).

(1) Archivio di Stato di Modena, Abbazia di Marola,Regesti, sec. XVIII, n.53.

40
Castelnovo ne' Monti
MONTEMERLO
alt. m. 709 IGM F 85 II SE

L'oronimo indica un rilievo gessoso anidritico che fiancheggia l'alveo del fiume Secchia,
innalzandosi ad occidente del borgo di Vologno. Nel corso di un sopraluogo si sono
evidenziate sulla sommità del colle alcune strutture murarie probabilmente appartenenti ad
una costruzione di epoca medioevale. Non si esclude che i residui murari possano essere
riferibili al castello di Bondolo, già appartenente ai Da Dallo di cui non è stato sino ad oggi

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 131 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

riscontrata traccia sul territorio. In loco sono anche riscontrabili i resti di una costruzione con
pianta orientata probabilmente appartenente ad una cappella od oratorio. (Vedi anche
scheda di Bondolo).

41
Castelnovo ne' Monti
MONTE MONTERO'
alt. m. 634 IGM F 85 II NE

Nel 1864 il Chierici compie un sopralluogo per verificare se vi fossero tracce di un


insediamento preistorico dell'età del bronzo. Vi si rinvenne un'ascia in bronzo; il reperto
venne trovato in una frana sul fianco settentrionale del Monte Monterò sovrastante l'abitato
di Bell'Essere (1).

(1) TIRABASSI 1979, 191.

42
Castelnovo ne' Monti
MOZZOLA
alt. m. 671 IGM F 85 II NE

Località alla destra del rio Budriolo, sulle pendici settentrionali del monte Forco. L'estimo
Castelnovese del 1630-31 registra in questa borgata ben 14 case, due portici e tre botteghe.
Segno quest'ultimo che la località si trovava in un ambito territoriale più vasto facente capo a
questo centro in cui venivano pertanto, a concentrarsi alcune attività artigianali e
commerciali. I nuclei famigliari estimati erano 17 (1). Il borgo attuale sviluppato su di un
substrato arenaceo-marnoso, mostra un impianto urbanistico indifferenziato con edifici
distribuiti scalarmente in pendio. Non vi sono stati censiti edifici di particolare pregio artistico
ma l'abitato è comunque notabile per le caratteristiche tipologiche e paesaggistiche dei suoi
fabbricati.

(1) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi, sec. XVII.

43
Castelnovo ne' Monti
MULINO DI BURANO
alt. m. 590m IGM F 85 II NE

L'impianto è alimentato dal rio Burano e da attive sorgenti locali. Figura già in attività agli
inizi del secolo XIX ed è ancora censito nella Carta idrografica d'Italia del 1888 (1); cesserà
ogni attività nel 1950 ca. L'edificio si articola scalarmente con tre coppie di macine azionate
da rispettive ruote orizzontali a mescolo; attualmente è abbandonato ma conserva impianti e
strutture originali.

(1) C.I.I. 1888, 156.

44
Castelnovo ne' Monti
MULINO CALCINARO
alt. m. 617 IGM F 85 II NE

Il mulino figura esistente agli inizi del XIX secolo ed è censito nella Carta idrografica d'Italia
del 1888 (1). Era alimentato dal rio Spirola.

(1) C.I.I. 1888, 144.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 132 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

45
Castelnovo ne' Monti
MULINO DI CASALE
alt. m. 600 IGM F 85 II NE

Il mulino di Casale alimentato dal rio della Pietra figura censito nella Carta idrografica d'Italia
del 1888 (1). Era probabilmente azionato da due ruote a mescoli di tipo orizzontale.

(1) C.I.I. 1888, 144.

46
Castelnovo ne' Monti
MULINO DI FONTANABUONA
alt. m. 470 IGM F 85 II NE

Il mulino figura in attività nei primi decenni del XIX secolo ed è ancora censito nella Carta
idrografica d'Italia del 1888 (1). Era azionato da una coppia di ruote a mescolo di tipo
orizzontale.

(1) C.I.I. 1888, 144.

47
Castelnovo ne' Monti
MULINO DI PREGHEFFIO
alt. m. 610 IGM F 85 II NE

Il mulino era situato a sud-est dell'abitato di Pregheffio ed alimentato dal rio Gusciola. Figura
esistente nei primi decenni del XIX secolo. Probabilmente è riferibile al "Mulinello di
Campolungo" censito nella Carta idrografica d'Italia del 1888 (1).

(1) C.I.I. 1888, 145.

48
Castelnovo ne' Monti
MULINO DI VOLOGNO
alt. m. 430 IGM F 85 II SE

L'opificio si innalza sulla sponda sinistra dell'alveo del fiume Secchia a valle dell'omonimo
borgo. Il fabbricato originale ha subito notevoli trasformazioni ed è stato recentemente
adibito a civile abitazione. Il precedente mulino era azionato dalle acque del fiume Secchia,
che attivavano tre macine collegate a ruote orizzontali a mescolo. Il mulino figura esistente
nella cartografia storica agli inizi del XIX secolo ed ancora nella Carta idrografica d'Italia del
1888 (1). La attività molitoria è cessata nell'immediato dopoguerra.

(1) C.I.I. 1888, 138.

49
Castelnovo ne' Monti
OTTOSALICI
alt. m. 576 IGM F 85 II NE

L'abitato occupa i fianchi orientali del monte Puson alla sinistra del rio di Maillo. Il nucleo
mostra un impianto urbanistico di tipo indifferenziato con alcuni fabbricati di interesse
storico-artistico. Il settecentesco oratorio dedicato a S.Girolamo possiede una pianta ad aula
con tetto a capanna sotteso da una cornice di gronda in laterizio. In facciata spicca una

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 133 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

finestrella quadrilobata cui è sottoimposto un concio in pietra recante la dicitura "Facerunt


hoc sacellum fratres ZAN- Soldati 1778". Nel fianco orientale del borgo si conservano edifici
di pregio tipologico nelle cui facciate si notano portali e formelle. Di questa una rece il
millesimo "17 ". Un portale sopraelevato in arenaria a stipiti composti, che si affaccia sul
fronte orientale di un edificio, appartiene probabilmente ad una preesistente casa a torre.

50
Castelnovo ne' Monti
PARISOLA
alt. m. 549 IGM F 85 II SE

Nucleo disposto sui pendii alla sinistra del torrente Dorgola. Compare tra le "ville" dipendenti
da Bondolo nel 1404 (1). Un "Lazzarellus de Parixola" figura già tra i "terrerii" di Bismantova
nel 1315 (2). E' un complesso di valore ambientale conservando tipologie a struttura in
pietra senza particolari elementi architettonici. Diversi edifici sono datati da probabili
ristrutturazioni riportando "1906" - "1931" - "1936". Rimane in loco una cappellina a pianta
quadrata, in pietra e laterizio, in parte cadente, dedicata alla Madonna con il Bambino (Ave
Maria) e datata "1893".

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 63; (2) TACOLI 1748, II, 73.

51
Castelnovo ne' Monti
PIANELLO
alt. m. 453 IGM F 85 II SE

Complesso rurale situato alla sinistra del torrente Dorgola nella breve piana alla confluenza
nel torrente Secchia. E' presente un edificio di probabile fattura ottocentesca, di impianto
signorile, a pianta quadrata e copertura a quattro falde. La struttura è mista pietra e laterizi.
Presenta un semplice portale archivoltato. Agli inizi del XIX secolo vi si trovava un mulino
ancora indicato nella Carta idrografica d'Italia del 1888 (1).

(1) C.I.I. 1888, 142.

52
Castelnovo ne' Monti
PIETRADURA
alt. m. 791 IGM F 85 II NE
Sito tra i più significativi di tutto il territorio comunale a causa delle pregevoli caratteristiche
paesaggistiche abbinate ad un interessante complesso storico-architettonico. Il nucleo
occupa la sommità di un rilievo arenaceo a sud-est del monte Gandolfi da cui si gode ampia
vista su tutto il crinale appenninico. Si evidenziano due case a torre con annesso oratorio e
fabbricato rurale contornato da una cinta muraria parzialmente abbattuta. L'impianto
urbanistico è del tipo a corte con ampia aia selciata. La torre più alta è caratterizzata da un
coperto a due acque sotteso da un soffittino di gronda modanato. La stretta colombaia è
marcata da un cordolo in laterizio e da numerose piccole finestrelle di accesso. La seconda
casa a torre mostra una ampia superficie di pianta con coperto a quattro acque; ha subito
alcuni rimaneggiamenti tra cui il probabile abbassamento. Alla torre è aggregata una stretta
schiera di fabbricati, in cui si evidenzia un massiccio fumaiolo, delimitati nel fianco
occidentale da un oratorio dedicato a S.Giuseppe; questo nel XVIII secolo era giuspatronato
Zanelli, nella parrocchiale di Felina (1). Un concio di recupero, notabile su un fabbricato
vicino, reca il millesimo "1620". A valle dell'abitato a lato della strada Croce-La Grotta è
visibile un tabernacolo in nicchia dedicato alla Beata Vergine, di recente edificazione.

(1) SCURANI 1895, III, 67.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 134 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

53
Castelnovo ne Monti
PIEVE DI CAMPILIOLA
alt. m. 737 IGM F 85 II NE

Conosciuta anche come "de Bismantova", la Pieve di Campiliola è stata senza dubbio la più
vasta ed una delle più importanti della Diocesi reggiana. Nel 980 la "plebem de Bismanto"
(1) era tra quelle possedute dall'Episcopato reggiano costituendo un importante punto di
riferimento nell'area appenninica nella quale avrebbe esteso la sua giurisdizione spirituale
su quasi 300 Kmq. del territorio. Nella fase più antica, le donazioni e le concessioni del
Vescovo Bonsegnore (1112), e degli Imperatori Federico I (1154-1160), Enrico VI (1191) e
Federico II (1224)sancirono la formazione di un cspicuo patrimonio (2). In quel periodo, e
fino al XV secolo, la Pieve era variamente detta "Sancta Maria de Campiliola o de
Bismanto". Questo in virtù del fatto che la chiesa più antica sorgeva appunto sulla sommità
della Pietra da cui venne trasferita solo nel XIII secolo, forse già nei primissimi anni (3).
Accanto alla giurisdizione spirituale coesisteva una zona di influenza temporale facente
capo direttamente alla Pieve. Nel novembre 1197 quattro "homines plebis de Campiliola"
giurarono il "Sacramentum" di fedeltà al Comune di Reggio, insieme ai Sarzanesi ed ai
Paullesi (4). Tuttavia il prestigio e l'importanza della Pieve non si basava tanto sui beni
materiali quanto sull'autorità di Campiliola nei confronti di un sempre maggior numero di
chiese dipendenti. Se tra il XII e il XIII secolo erano 17, all'atto della stesura degli elenchi per
le decime del 1302 e 1318 erano già 24 (5). Dell'aspetto dell'edificio sacro di quei secoli non
si sa quasi nulla. Nel 1175 è ricordato il "porticum plebis", un atrio anteriore, una struttura
porticata o forse un protiro (6). Nel 1272 vi era una "domus conversorum dictae plebis" ed
un "casamentum cum clausura", cioè la chiesa con edifici attigui situata non più sulla Pietra
(7). Sempre nell'inventario del 1272 (8) apprendiamo che Campiliola aveva terre in circa 60
località, una fornita cucina, paramenti sacri e liturgici adeguati e 15 libri. Come ricordato in
precedenza, l'edificio sacro venne trasferito nell'attuale località nel secolo XIII. Nel 1365 il
Vescovo Pinotti, resosi conto della fatiscenza delle strutture murarie della "nuova" Pieve di
Campiliola/Bismantova che aveva già oltre 150 anni, sollecita la Diocesi a concorrere al suo
restauro (9). Quando questo sia stato realizzato non è noto, ma dovette essere stato
eseguito in tempi relativamente brevi. Nel '400 la giurisdizione temporale della Pieve si
amplia ulteriormente, contando fino a 27 chiese. L'inventario Pittori (1439-1441) seppur
incompleto per quanto riguarda i beni immobili, ci mostra un ricchissimo corredo dei beni
mobili, sia per uso liturgico che quotidiano, tra cui 20 libri (10). Nel secolo XV 30 chiese
dipendevano da Campiliola. Le chiese "filiane" aumentarono nei tre secoli seguenti: 32 nel
1538, 43 nel 1543, solo 27 nel 1539, 36 nel 1664. Tra XVII e XVIII secolo ben 57 edifici sacri
rientrarono nel plebanato di Campiliola/Castelnovo ne' Monti che ai primi del settecento
venne smembrato e ridotto a 29 chiese (11). Nel '600 le strutture romaniche dell'antica
Pieve furono completamente modificate secondo l'imperante gusto barocco. Secondo la
visita Marliani (1664), l'impianto era a tre navate separate da cinque archi su colonne
semplici. Due colonne polistile erano antistanti il presbitero. Il portale era protetto da un
protiro. Solo le cappelle laterali non erano "tabulatae", cioè soffittate in legno,ma "dorice
fornicatis nova structura", con archi su colonne doriche di recente costruzione e così pure
nel coro (12). Di alcuni anni posteriore dovrebbe quindi essere l'intervento di radicale
ricostruzione che ridusse la chiesa nei termini attuali, contrariamente a quanto propone il
Saccani che fissa la data della ristrutturazione tra il 1629 ed il 1666 (13). Il trapasso del
titolo, o meglio della denominazione, da Campiliola a Castelnuovo, fu graduale ma già nel
secolo XV comparivano ambedue. Nel '500 non sono infrequenti le citazioni del tipo
"plebatus Campiliole seu Castrinovi". Nel secolo XVII la situazione si evolve in favore di
Castelnuovo e dal 1705, dall'epoca cioè del Vescovo Picenardi, si fissa nella forma attuale.
Alla data di questa visita la pieve è ancora di forma antica. Lo stile è comunque
settecentesco mentre la facciata è stata restaurata nella seconda metà del XIX secolo (14).
Il complesso reca evidenti tracce di diversi interventi con utilizzo di conci di recupero distinti

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 135 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

da millesimi del XVI secolo. I caratteri stilistici generali sono comunque riferibili alla seconda
metà del secolo XVII. Particolarmente significativa è la facciata, liturgicamente orientata a
ponente. E' scandita da due lesene in pietra battuta concluse da un timpano delimitato da
una cornice perimetrale modanata. Due lesene minori affiancano il portale archivoltato su
cui si imposta un frontispizio spezzato e la nicchia centrale. Il movito delle
lesene,sormontate da semi-capitelli variamente sagomati, contraddistingue anche l'ingresso
alla corte. All'interno di questa figura un bel portico con loggiato a tre luci nel quale si
inserisce la scala per la canonica. Le archeggiature sono in laterizio con arco a tutto
sesto sostenenti un ballatoio coperto. Una nicchia al piede della rampa ospita una statua in
gesso a tutto tondo seicentesca. Nella corte sono anche riuniti frammenti lapidei
probabilmente riferibili ai primitivi edifici.

(1) TORELLI 1921, 181; (2) SACCANI 1026, 218-229; (3) SACCANI, op. cit.; (4) GATTA 1944-1963, 212; (5)
R.D.I. 1933,296-310; (6) SACCANI, op. cit.; (7) SACCANI, op. cit.; (8)Archivio di Stato di Reggio, Pergamene di
Ippolito Malaguzzi; (9) SACCANI, op. cit.; (10) Archivio di Stato di Reggio, Notai, A.Pittori, b.201; (11) SACCANI,
op. cit.; (12) SACCANI 1926, 362; (13) SACCANI 1926, 225; (14) SCURANI 1895, III, 3-23.

54
Castelnovo ne' Monti
POIO
alt. m. 678 IGM F 85 II NE

Nucleo sulle pendici meridionali del monte Castellino, alla destra del fosso Gradellino. Vi si
osservano alcuni fabbricati aggregati sulla sommità di un piccolo rilievo marnoso, a breve
distanza dall'abitato di Virola. Le radicali ristrutturazioni hanno alterato il paesaggio
architetttonico originale che conserva traccia di una "casa a torre" con loggiato, oggi
pressochè illeggibile, formato da due colonnine che sostengono tre luci ad arco ribassato.
L'ingresso è sopraelevato con accesso tramite una rampa che conduce ad un portale di
tipologia settecentesca ad arco a tutto sesto recante in chiave la dicitura "B.U.U.F.F. 1786".
Vi è contiguo un bassorilievo marmoreo raffigurante la Beata Vergine probabilmente coevo.

55
Castelnovo ne' Monti
PREGHEFFIO
alt. m. 609 IGM F 85 II NE
Nucleo ad impianto indifferenziato alla sinistra del rio Grascola. L'estimo di Bismantova del
1611 vi segnala 5 nuclei familiari con ben 10 case (1). Il borgo conserva pressochè
inalterate le caratteristiche tipologiche originarie. Si evidenzia in particolare la torre
colombaia della famiglia Pergheffi Marco; presenta una struttura in pietra con angolari rifiniti
e copertura a due falde. Sul prospetto occidentale rimane traccia del cordolo di colombaia
con foro per colombi ed una apertura a ruota monolitica in arenaria mentre altre tracce del
cordolo e aperture binate per colombi sono presenti nel prospetto orientale. La casa
Ciccarelli conserva un portale rialzato in arenaria a mensole concave modanate attribuibile
al secolo XIV-XV analogo a similare portale nella casa a fronte. In fondo all'abitato rimane
una interessante struttura con balchio e copertura a due falde. Il portale è a stipiti in pietra a
più elementi, mensole concave ed architrave monolitico recante incisa la croce in chiave.
Sono riscontrabili ristrutturazioni successive che tuttavia hanno rispettato l'impianto
strutturale.

(1) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi di Bismantova, sec. XVII.

56
Castelnovo ne' Monti
QUARQUA
alt. m. 669 IGM F 85 II NE

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 136 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Località alla destra del rio di Maillo, a valle della borgata di Pietradura. E' probabilmente il
"Cerqua de curia Filine" documentato forse nel 1163 (1). E' ancora visibile un oratorio
dedicato alla "Mater Amabilis", recentemente ritinteggiato, con pianta ad aula, coperto a due
spioventi e cornice a gronda; è tipologicamente attribuibile al XIX secolo. Nella estremità
orientale si innalza una maestà su pilastro con nicchia votiva dedicata alla Beata Vergine,
probabilmente della seconda metà del XIX secolo.

(1) Archivio di Stato di Modena, Abbazia di Marola, Regesti, sec. XVIII, n.53.

57
Castelnovo ne' Monti
RONCO PO
alt. m. 730 IGM F 85 II SE

Piccolo nucleo, in parte ristrutturato, disposto sui pendii nord-orientali del monte Camorra.
Nell'estimo di Vologno del 1615 vi sono censiti 6 nuclei famigliari e 4 case (1). Gli edifici con
paramento murario in pietra presentano poche testimonianze degli elementi architettonici
caratteristici delle antiche tipologie: alcune piccole finestrelle a tre o quattro elementi in
pietra un architrave con croce parzialmente leggibile, un concio monolitico con foro binato
per colombi, forse di riporto.

(1) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi, Vologno, sec. XVII.

58
Castelnovo ne' Monti
ROSSOLO
alt. m. IGM F 85 II SE

Nelle immediate vicinanze della Pietra di Bismantova, probabilmente nell'odierna località di


Carnola, era ubicato il "Montem Insuper quo Roxolu dicitur" documentato già nel 1132. In
quella data venne composta una controversia tra l'arciprete di Campiliola e l'abate del
Monastero di S.Prospero di Reggio circa la dipendenza della Chiesa di S. Michele. Questa
venne assegnata al Monastero con l'obbligo di un canone annuo a Campiliola. Ulteriori,
sporadiche menzioni si hanno nei secoli XIII e XIV; la località scompare definitivamente
dopo il 1543, forse già al termine del '400 (1).
(1) SACCANI 1926, 275-279.

59
Castelnovo ne' Monti
SCHIEZZA
alt. m. 622 IGM F 85 II NE

Borgata alla sinistra del rio di Budriolo, a valle della statale Vetto-Castelnuovo. Nell'estimo
Castelnovese del 1630-31 vi figurano tre famiglie sottoposte a tassa e quattro case censite
(1). Il borgo attuale mostra un impianto urbanistico indifferenziato distribuito in prossimità di
una linea di costa, con fabbricati disposti scalarmente lungo il pendio. Non vi sono stati
rilevati edifici di particolare pregio storico-architettonico. E' notabile l'antico mulino
settecentesco, alimentato dalle acque del rio Budriolo che azionavano due ruote a mescolo
di tipo orizzontale. L'impianto figura nella cartografia storica agli inizi del XIX secolo e nella
Carta idrografica d'Italia del 1888 (2). L'opificio è stato ristrutturato e ridotto ad abitazione
con conseguente alienazione dei macchinari; sono visibili alcune macine ed un concio del
XVIII secolo.

(1) Archivio Storico di Castelnovo ne' Monti, Estimi, sec. XVII; (2) C.I.I. 1888, 158.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 137 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

60
Castelnovo ne' Monti
STABBIO
alt. m. 690 IGM F 85 II NE

La località, situata alle pendici nord occidentali della Pietra di Bismantova, è nota già
nell'agosto 1218 allorchè un "Iacopius de Stabullo" compare tra i "sequietores" di
Bismantova che giurarono il "consulatum pro comunis Regii" (1). Cinque case risultano
estimate a Stabbio nel 1630-31 (2).

(1) GATTA 1944-1963, I, 103; (2) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi, sec. XVII.

61
Castelnovo ne' Monti
VEZZOLO
alt. m. 572 IGM F 85 II NE

L'abitato occupa una linea di costa alla destra del rio Acquamarcia, a monte dalla frazione di
Cagnola. Un "Pugnetus de Vezolo" è tra coloro che pagavano le colte alla pieve di
Campiliola alla fine del XIII secolo. Nel 1630-31 vi sono estimati sei nuclei con sette case ed
un mulino (1). Mostra attualmente un impianto urbanistico con edifici distribuiti scalarmente
in declivio su di un substrato calcareo-marnoso. Un edificio presenta nel fianco meridionale
un loggiato su due ordini con colonnine sia quadrangolari che a tutto tondo in laterizio e
capitelli modanati. Il fabbricato ha subito notevoli ristrutturazioni ma è probabilmente
attribuibile alla prima metà dell'Ottocento.

(1) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi, sec. XVII.

62
Castelnovo ne' Monti
VIROLA
alt. m. 707 IGM F 85 II NE
Il nucleo abitato si innalza sulle pendici meridionali del monte Castelletto, alla destra del
"fosso Gradellino". Nell'estimo del 1315 contava 13 "fuochi" (1), mentre nel 1630-31 essi
erano saliti a 15 con otto case registrate (2). La chiesa dedicata ai SS.Giacomo e Filippo
figura tra quelle soggette alla pieve di Campiliola nel 1318 (3). "Male aptata" all'epoca
del Cervini (1543), venne spogliata del titolo parrocchiale, trasferito nel 1665 a Frascaro di
cui si rimanda alla scheda. Il borgo attuale mostra un impianto urbanistico di tipo
indifferenziato con edifici distribuiti scalarmente in pendio. L'originale paesaggio
architettonico ha subito alcune alterazioni ma nel complesso si sono mantenute le
caratteristiche planovolumetriche. A fianco della carreggiabile che conduce a Frascaro si
innalzano due pilastrini con tabernacoli a nicchia contenenti immagini a tutto tondo della
Beata Vergine. Sono attribuibili alla fine del XIX - inizio del XX secolo.

(1) TACOLI 1748, II, 96; (2) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi di Castelnovo, sec.
XVII; (3) R.D.I. 1933, 311.

63
Castelnovo ne' Monti
VOGNANO
alt. m. 622 IGM F 85 II NE

Il nucleo occupa il fianco di un rilievo marnoso alla destra del rio Atticola a valle della Strada
Statale Castelnuovo-Vetto d'Enza. L'estimo Castelnovese del 1630-31 vi registra un solo
nucleo famigliare, mentre sono censite 9 case, un torresino ed un mulino (1). Non si sono

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 138 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

riscontrati edifici di particolare pregio storico-architettonico. E' segnalabile l'oratorio a monte


dell'abitato, con caratteristica facciata decorata a lesene, timpano modanato, tetto a due
acque ed un portale di ingresso ad arco acuto. Una elevazione a pianta circolare funge da
tiburio sui cui fianchi sono osservabili altre finestrelle archiacute. L'edificio risente del gusto
"neogotico" ed è attribuibile alla fine del XIX - inizi del XX secolo.

(1) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi, sec. XVII.

64
Castelnovo ne' Monti
VOLOGNO
alt. m. 694 IGM F 85 II SE

Il toponimo indica due agglomerati di fabbricati a breve distanza tra essi, innalzatesi sulle
pendici argillose-marnose a meridione della Pieve di Bismantova ed alla destra del fiume
Secchia. Nel discusso, diploma che l'imperatore Ottone II concesse alla Chiesa di Reggio
nel 980 figura per la prima volta la cappella di Vologno. A quel tempo essa risulta
dipendente dalla Chiesa reggiana (1) ma fu sempre assai contesa. Nel 1112 la troviamo già
passata alle dipendenze della pieve di Campiliola con tutto il suo territorio (2). Tale territorio
ben presto finì attratto dall'area Bismantina, di cui fu uno dei principali componenti.
Nell'estimo del 1315 venivano censiti a Vologno sei "fuochi" (3). Il castello che vi sorgeva
estendeva la sua originaria giurisdizione su Maro e Roncopò (4). Allorchè i Da Bismantova,
signori di Bismantova, Vologno e dei relativi territori si ritirano dalla "Pietra", pare che
stabilissero proprio in quel Castello la loro residenza ed il pretorio della giurisdizione
"Bismantina" (5). Nell'estimo del 1615 sono rilevate a Vologno 32 case, di cui 15 al Poggiolo,
7 al "Castello", 9 alla "Chiesa" ed una nei sobborghi, per un totale di 27 famiglie; nelle ville
dipendenti vennero invece censite 42 abitazioni e 34 famiglie, che portarono il totale
rispettivamente a 74 e 61 (6). Alla fine del XVIII secolo vi erano 261 abitanti (7), saliti a 313
nella metà del XIX secolo (8). La chiesa, dedicata a S.Prospero, risulta da sempre
dipendente dalla pieve di Campiliola prima e Castelnovo poi. Così figura nelle decime del
1302 (9) e del 1318 (10). Al tempo del Vescovo Cervini (1543) non si segnalano particolari
condizioni di conservazione mentre il Marliani nel 1664 la descrive come "antiqua", orientata
est-ovest e tabulata (11). Nel 1775 risulta ad una sola navata, tabulata e con tre altari.
Venne quasi totalmente rifabbricata poco prima del 1874 (12). L'attuale edificio religioso
appare ancora orientato ma con l'abside rivolta ad occidente. Nel suo fianco meridionale è
visibile parte di un paramento ad "opus quadratum" in massicci conci di arenaria locale,
probabilmente facenti parte della primitiva chiesa romanica. L'architrave di una finestrella
presente nel lato settentrionale reca incisa la dicitura "AMS 1644". Il borgo superiore di
Vologno, pur non conservando edifici di rilevante pregio architettonico, ha tuttavia
mantenuto le originali caratteristiche dei fabbricati ed è quindi di elevato interesse
paesaggistico. I fabbricati occupano una linea di costa immediatamente a monte della
chiesa e sono distribuiti scalarmente rispetto al pendio di cui costituiscono una valida
emergenza morfologica. Il borgo inferiore mostra un impianto urbanistico di tipo
indifferenziato a nuclei aggregati articolati da sottopassi ad arco abbassato. Vi si osservano
alcuni edifici con balchio di elevato interesse tipologico. Anche il nucleo inferiore di Vologno
è notabile per le qualità del paesaggio architettonico. A valle di questo ultimo nucleo si
osservano le rovine del piccolo borgo di "Castello" di cui si rimanda alla scheda.

(1) SACCANI 1926, 242; (2) SACCANI, op. cit.; (3) TACOLI 1748, II, 73; (4) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 395; (5)
BERTOLANI 1965, 221; (6) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi, sec. XVII; (7) RICCI
1788, 258; (8) RONCAGLIA 1849, I, 93; (9) R.D.I. 1933, 297; (10) R.D.I. 1933, 310; (11) SACCANI 1926, 368;
(12) SCURANI 1895, III, 110-114.

65
Costa de' Grassi

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 139 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

COSTA DE' GRASSI


alt. m. 742 IGM F 85 II SE

L'abitato presenta un impianto indifferenziato disposto sui versanti declinanti alla destra del
torrente Dorgola. Il Siliprandi vi segnala il ritrovamento di oggetti di bronzo (1). Di questa
località si hanno menzioni dal XIII secolo. Nell'agosto 1218 otto "iuratores" della comunità di
Costa prestano il giuramento del "sequimentum potestatis" al Comune di Reggio (2). La
pieve di Campigliola vi possedeva beni terrieri dal XIII secolo (1221, 1240 ecc.). La chiesa di
S.Margherita, nota dal 1240, è sempre appartenuta al plebanato di Campigliola prima (1302-
1318) (3) e di Castelnovo ne' Monti poi. Dall'originario edificio fornito di un solo altare (1543),
si passa poi ad uno maggiore, orientato in senso est-ovest (1664) (4), fornito di tre altari
(1705) (5). Dai dodici nuclei famigliari e le sei abitazioni estimate nel 1610-60 (6) si giunse ai
233 abitanti della fine del secolo XVIII (7). La chiesa dedicata a S.Margherita Vergine e
Martire, ampiamente ristrutturata, è orientata liturgicamente con una facciata a capanna su
cui si apre un portale archivoltato ed un grosso rosone. Il paramento è in pietra con angolari
rifiniti. La pianta è ad un'unica nave con tre altari. Il campanile a pianta quadrata si innalza
sul fianco del prospetto nord; la cella campanaria, sottolineata da un leggero cordolo,
presenta una apertura archivoltata e riquadrata per ogni lato. Nel borgo si riscontrano due
icone della Beata Vergine ed una maestà dedicata al Sacro Cuore. Un'altra icona marmorea
raffigurante Madonna col Bambino, probabilmente settecentesca, si trova murata in una
nicchia di un edificio all'inizio dell'abitato.

(1) SILIPRANDI 1936, 22; (2) GATTA 1944-1963, I, 96; (3) SACCANI 1976, 248; (4) SACCANI 1976, 363; (5)
SCURANI 1895,III, 52; (6) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi, Vologno, sec. XVII; (7)
RICCI 1788, 74.

66
Costa de' Grassi
MULINO CAPANNA
alt. m. 570 IGM F 85 II SE

Il mulino composto da due impianti era alimentato dal torrente Dorgola. Figura esistente
nella cartografia storica agli inizi del XIX secolo ed è censito nella Carta idrografica d'Italia
del 1888 (1).
(1) C.I.I. 1888, 142.

67
Costa de' Grassi
MULINO VEI
alt. m. 460 IGM F 85 II SE

Del vecchio mulino è ancora visibile il corpo di fabbrica. L'edificio si innalza al margine della
piana alluvionale che ospita l'alveo del fiume Secchia nei pressi della confluenza in esso del
rio Vei. La località è rinserrata tra le pareti gessoso-anidritiche di monti Rosso e Gebolo, a
valle del borgo di Costa de Grassi. Il mulino è indicato nella Carta idrografica d'Italia del
1888 (1). L'opificio era alimentato da un lungo canale adducente dal fiume Sechia; in loco è
ancora visibile la gora mentre le tre macine originali in pietra sono state asportate. Annesso
al mulino era un frantoio di più recente realizzazione; tutto il complesso non è più in funzione
dal secondo dopoguerra.

(1) C.I.I. 1888, 138.

68
Costa de' Grassi

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 140 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

MULINO DI VIGOLO
alt. m. 547 IGM F 85 II SE

Il mulino figura esistente agli inizi del XIX secolo ed è censito nella Carta idrografica d'Italia
del 1888 (1). L'opificio idraulico è attualmente in disuso ma era funzionante agli inizi degli
anni '50. Mostra una pianta rettangolare articolata su due piani con le macine al piano terra
azionate da ruote orizzontali a mescolo.

(1) C.I.I. 1888, 142.

69
Costa de' Grassi
VIGOLO
alt. m. 644 IGM F 85 II SE

Nucleo disposto sui pendii del monte Marola declinanti alla destra del rio Dorgola. Un tempo
era una delle borgate rurali più importanti tra quelle che facevano capo a Castelnovo ne'
Monti. La consistenza del territorio, che gravitava su Vigolo, permetteva al borgo di avere un
estimo separato nel 1610-40. Da esso si apprende che nel centro di Vigolo erano soggette
all'estimo 22 case ed in tutto il territorio ben 97, di cui addirittura 32 a Sommo Villa. Circa
una ottantina erano le famiglie iscritte all'estimo (1). Forse fin dal 1114 la Pieve di
Campigliola vi possedeva beni. L'abitato non presenta tipologie di rilievo, nè vi si riscontrano
particolari elementi architettonici; conserva tuttavia caratteri ambientali.

(1) Archivio Storico del Comune di Castelnuovo ne' Monti, Estimi, sec. XVII.

70
Felina
CA' MARTINO
alt. m. 664 IGM F 86 III NO

L'abitato di Ca' Martino occupa le estreme propaggini settentrionali del colle su cui è visibile
la torre del castello di Felina. E' notabile un edificio a pianta rettangolare con manto di
copertura a quattro falde e portale di ingresso in laterizio ad arco a tutto sesto. La
costruzione mostra conci angolari in pietra, un aggetto del tetto sorretto da mensole lignee
sagomate e finestratura originale. All'altezza dell'intradosso sono visibili tracce di
intonacatura tinteggiata a calce. Il manufatto è attribuibile alla metà del XIX secolo ed è
indicativo delle caratteristiche archittettoniche locali dell'epoca.

71
Felina
CA' DI PERIZZI
alt. m. 614 IGM F 86 III NO

Località sui pendii meridionali della conca di Felina, a valle della chiesa di S.Maria lungo la
strada per Carpineti. E' osservabile soltanto un ampio caseggiato con manto in coppi a due
spioventi recante in chiave del tetto alcuni fori per colombaia; la ridotta superficie finestrata
ed un soffittino di gronda modanato che si osserva sul fianco settentrionale attestano
l'interesse storico del fabbricato. A monte dell'abitato, lungo la strada provinciale per
Carpineti, è visibile una maestà con tetto a capanna recante in facciata la seguente dicitura
"Fermati passegger il capo inchina saluta Maria del ciel regina". Nell'interno si conserva un
arredo del XVIII secolo.

72
Felina

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 141 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

CA' ROVINA
alt. m. 549 IGM F 81 II NE

Il toponimo indica un ampio fabbricato a pianta rettangolare situato sulla linea spartiacque
ad ovest del borgo di Montecastagneto. Nel fianco occidentale dell'edificio si può osservare
la traccia di un portale ad arco cuspidato e tamponato, tipologicamente attribuibile al XVIII
secolo.

73
Felina
CASETTA DI VILLABERZA
alt. m. 709 IGM F 85 II NE

Posta in una conca sotto Predolo ed ai piedi dei pendii occidentali del monte Faiedolo. Alla
svolta di accesso ad un interessante complesso colonico dal significativo impianto
volumetrico, è posta una semplice cappellina dedicata alla Madonna della Salute eretta
dopo la prima Guerra Mondiale.

74
Felina
CASTAGNETO
alt. m. 670 IGM F 85 III NO

Nucleo ad impianto indifferenziato. Pur non presentando elementi e tipologie architettoniche


di rilievo, conserva senza particolari alterazioni l'impianto volumetrico e distributivo originale,
riferibile al XVI-XVII secolo.

75
Felina
CAVICCHIOLO
alt. m. 663 IGM F 86 III NO

Il nucleo si innalza sulle pendici occidentali del colle che ospita la torre di Felina,
immediatamente a valle della Strada Statale n. 63. Vi si innalzava una torre colombaia di cui
sono ancora visibili alcune parti per altro assai rimaneggiate; il solo fianco settentrionale
mantiene una tipologia di facciata originale. Adiacente alla torre è un basso fabbricato, di
probabile epoca medioevale, caratterizzato da un portale sopraelevato indicato
tradizionalmente in loco con il termine di "comune". Al suo interno si narra che venisse un
tempo amministrata la giustizia. Poco più a valle è visibile un massiccio edificio con ingresso
sopraelevato, rilevanti conci angolari in pietra variamente disposti e pregevoli finestrelle
riquadrate in arenaria. Il complesso è probabilmente attribuibile al XVII secolo. L'adiacente
stalla fienile conserva un concio recante il millesimo "1707".

76
Felina
CASTILIO
alt. m. 698 IGM F 85 II NE

Località sulle pendici collinari alla destra del rio di Maillo, a valle del borgo di Pietradura.
L'abitato occupa la sommità di un piccolo dosso marnoso ed è formato da due corpi di
fabbrica principali con caratteristiche tipologiche ed architettoniche di pregio, probabilmente
attribuibili al XVII - inizio XVIII secolo. L'ampio fienile sostenuto da pilastri in pietra si affaccia
su di un cortile in parte lastricato. Si conservano due portali con arco a tutto sesto, in pietra e
laterizio.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 142 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

77
Felina
COLOMBAIA
alt. m. 645 IGM F 86 III NO

Località a valle della Strada Statale n.63, adiacente al borgo di Viacava. Non vi sono stati
riscontrati elementi significativi; è soltanto visibile un portale tamponato in laterizio con arco
a tutto sesto e chiave di volta tipologicamente attribuibile alla fine del XVIII-inizio XIX secolo.

78
Felina
CORIANO
alt. m. 623 IGM F 85 II NE

Località situata sulle pendici occidentali del monte Corvo. Nel 1228 due consoli e sei
"sequitores" giurarono fedeltà al Comune di Reggio (1). Ancora nel secolo XV-XVI la
Comunità di Coriano era sottoposta a quella di Castelnuovo ne' Monti di cui costituiva una
"Villa" (2).

(1) GATTA 1944-1963, I, 102; (2) Archivio di Stato di Modena, Rettori, Castelnovo ne' Monti, sec. XVII.

79
Felina
COSTA
alt. m. 584 IGM F 85 II NE

A valle della chiesa di Villaberza rimane l'oratorio di S.Antonio, ora sconsacrato e ridotto ad
uso profano con fronte a capanna, portale architravato, paramento in pietra con conci
angolari rifiniti. Poco oltre è visibile un eccezionale edificio riferibile al XIV-XV secolo, in
proprietà Tamburini. Pure se soggetto a diverse e successive integrazioni della tipologia,
conserva pressochè integro il prospetto rivolto a sud (ora adibito a fienile). Questo presenta
una tipica conformazione a capanna, molto slanciata, in cui sono visibili alcune delle piccole
luci originarie. In particolare è da considerarsi il caratteristico profilo tipologico ed il rapporto
ambientale. Sul prospetto del complesso rivolto a nord, rimane una piccola finestrella con
architrave triangolare recante in chiave il simbolo della croce.

80
Felina
FELINA
alt. m. 664 IGM F 86 III NO

Le indagini archeologiche occasionalmente avviate nel territorio felinese hanno evidenziato


stratificazioni storiche in un periodo compreso tra l'età del bronzo e quella del ferro. Durante
gli scavi eseguiti nel 1974 a lato del campo sportivo parrocchiale venivano individuati reperti
in pietra calcinati, abbondante ceramica, un'ambra a bastoncello, parti di vasetto cilindrico a
fondo piatto ed altri manufatti (1). La prima menzione scritta risale invece alla seconda metà
del IX secolo. Nell'anno 870 l'Imperatore Lodovico II dona al suo vassallo Suppone le corti di
"Malliaco" (vedi scheda di Maillo) e di "Fellinas", con "capella et omni domo et mansio" con
la "silva" ed il "gaio in Monte Cervario" (2). La concessione venne confermata in momenti
successivi da diplomi di Calomagno e di Carlo il Grosso, dei quali si ha menzione in quello
emanato nell'890 da Berengario I. In esso si riconferma ad Unroch, figlio di Suppone,
Mallaico e Felina (3). Dal patrimonio dei Supponidi la corte passa a quello del Marchese
Adalberto di Canossa, che nel 1033 si riserva il possesso di cinque castelli, tra cui "Filina
sitas loco Besemanto" (4). Attraverso canali che ancora oggi non sono precisabili, ma
verosimilmente nell'ambito del processo di espansione dell'influenza Canossana nella

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 143 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

montagna reggiana, la "egregiam curtem, dantem fruges sat adunde" perviene a Matilde.
Dopo la sua morte, nel 1116 viene nominato il "castellum Felinae" tra i possedimenti del
monastero di Canossa (5). L'instabilità politica del XII secolo spinse i Felinesi a giurare
fedeltà, nel novembre 1197, al Comune di Reggio (6). Il perdurare del vuoto di un fermo
potere centrale e la conseguente crisi di credibilità nelle istituzioni reggiane, riaccesero
nel 1200 le lotte, che si polarizzarono tra Guelfi e Ghibellini.Nel 1254 Reggio rioccupa
Felina, che un quarantennio dopo fu distrutta (1287) dai Da Dallo, signori di Bismantova
(7). Alla fine del secolo i Canossa ottennero il castello ed il territorio, i cui fuochi
assommavano nel 1315 ad 86 (8). Nel 1414 Nicolò d'Este lo passa alla camera
Marchionale e solo nel 1598 venne reinfeudato ai Molza per passare poi ai Chiodini fino alla
soppressione dei feudi (9). Del castello rimangono strutture della torre, assestate all'inizio
del XX secolo (1920 circa). Pur facendo parte territorialmente del Castelnovese, Felina ne fu
giurisdizionalmente separata, godendo del privilegio di un proprio giusdicente e dell'essere
sede del pretorio. Alla metà del XVII secolo (1653-57) Felina contava circa 220 fuochi
(circa 890-990 abitanti) (10), alla fine del XVIII secolo i residenti erano 882 (11) saliti a
993 alla metà del XIX secolo (12). Abbiamo già visto come nell'870 esistesse nell'ambito
della corte di Felina una cappella. Fin dal 1082 S.Anselmo aveva assoggettato al monastero
di Canossa le due cappelle di Felina che vennero ad esso confermate nel 1116 (13).
L'essere tuttavia nell'ambito del plebanato di Campiliola suscitò verso la metà del XII secolo
una violenta lite tra l'abate canossiano e l'arciprete Campiliolese, lite composta nel 1157.
Da allora S.Maria di Felina fece parte del plebanato di Campiliola e nel secolo XV venne
eretta in priorato (14). Al tempo del Vescovo Marliani era"antiqua", orientata a est-ovest, e
fornita di soli tre altari (15). La visita Picenardi (1705) ce ne descrive due nuovi, per un totale
quindi di 5. Nel 1875 venne rifatto il coro (16). Nell'ambito del priorato vi sono 7 oratori, a
Roncroffio, Felina Matta, Fariolo, Ramusana, Mangofia, Piane e Pietradura. Il toponimo
"Felina" indica una vasta conca ad oriente dell'omonimo castello. Attualmente con detto
toponimo viene soltanto indicata una serie di fabbricati assai prossimi alla località di
"Magonfia", tutti di recente realizzazione (XIX-XX secolo). La chiesa di S. Maria conserva
invece strutture di elevato interesse storico, tra cui si evidenzia una torre a pianta quadrata
realizzata in muratura a ricorsi paralleli, probabilmente attribuibile al XII-XIII secolo e forse
già apparentemente all'antico impianto difensivo del castello. Della torre è visibile il solo
prospetto occidentale, inserito in parte della canonica, ed emerso nel corso di recenti opere
di restauro. Sul medesimo prospetto si osserva anche un pregevole portale in pietra con
arco a tutto sesto sormontato da cuspide scolpita a rilievo recante la sigla "AD 1793".

(1) Preistoria 1975, 90; (2) TORELLI 1921, 37; (3) TORELLI 1921, 61; (4) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 281; (5)
TIRABOSCHI, op. cit.; (6) GATTA 1944-1963, I, 213; (7) TIRABOSCHI, op. cit.; (8) TACOLI 1748, II, 97-98; (9)
TIRABOSCHI 1824-1825, I, 282; (10) Archivio di Stato di Modena, Rettori, Castelnovo, b.16; (11) RICCI 1788,
86; (12) RONCAGLIA 1849, I, 92; (13) SACCANI 1926, 201; (14) Archivio di Stato di Reggio, Carteggio del
Reggimento, 1396 e 1433; (15) SACCANI 1926, 363; (16) SCURANI 1895, III, 64-71.

81
Felina
FELINA MATTA
alt. m. 714 IGM F 86 III NO

Località sulle pendici meridionali del monte Tosco, immediatamente a monte della Strada
Statale n. 63. Un "Giliolus de Felina mata" è tra quei castellani di Felina che nel novembre
1197 giurarono fedeltà al Comune di Reggio (1). Il borgo conserva edifici di interesse
storico-architettonico seppure in parte alterati. La casa della famiglia Pignedoli mantiene in
facciata un concio datato "1708" mentre a valle della stessa è osservabile un fabbricato di
notevole interesse con finestre riquadrate in pietra e conci d'angolo zigrinati sulla superficie
tra i quali è notabile il millesimo "1696". L'oratorio della SS.Trinità di Felina Matta era
soggetto nel 1721 al giuspadronato Pignedoli, fondato nel 1521 prima a Villaberza e poi a
Busanella (2). Il fabbricato religioso di caratteristica tipologia settecentesca conserva

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 144 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

pregevoli stucchi e decorazioni parietali interne con lesene e cornici modanate; ora è ridotto
a magazzino mangimi. Nel fianco orientale della casa di proprietà Pignedoli è visibile una
stretta finestrella in pietra, tamponata, recante in chiave una croce latina a rilievo.

(1) GATTA 1944-1963, I, 213; (2) SCURANI 1895,III, 67.

82
Felina
FERIOLO
alt. m. 690 IGM F 86 III NO

Nucleo ad impianto indifferenziato situato ai margini sud-orientali dei pendii del monte Tosco
a fronte dell'abitato delle Pietre. Era comunello rurale della podesteria di Castelnuovo. Vi
sorge dal XVII secolo l'oratorio della Concezione (1). L'oratorio presenta una semplice
facciata a capanna con portale architravato nicchia del titolare ed oculo superiore. Ha un
basamento a bugnato, conci angolari a denti alterni, cornice di gronda e rivestimento ad
intonaco rustico. Di fronte è posta una maestà dedicata all'Ave Maria. Un'altra icona della
Beata Vergine è murata, poco oltre, sul prospetto di una abitazione. All'inizio dell'abitato è
visibile il fabbricato antica sede della Podesteria; la pianta è quadrangolare con portale
d'ingresso archivoltato e chiave di volta scolpita (ora illeggibile e cadente), con elegante
porta lignea intagliata; a lato dello stesso portale si apre una feritoia. Sullo stesso prospetto
è notabile una finestrella a tre elementi monolitici con architrave triangolare. Le abitazioni
conservano senza manifeste alterazioni l'impianto volumetrico e distributivo originario. Si
riscontrano diversi particolari architettonici tra cui interessanti paramenti in pietra, finestre e
portali di diversa fattura riferibili ai secoli XVI-XVII. Rimangono ancora un concio siglato
"1779-G.F.S.", un portale archivoltato inciso con il motto "FORAS-FORES-FUROS" e, sotto
la colonna di un balchio, una pietra siglata "1866 - D.F.".

(1) SCURANI 1895, III, 67.

83
Felina
FORNACE
alt. m. 633 IGM F 86 III NO

Nelle cave di argilla utilizzate dalla locale fornace sono stati rinvenuti reperti fittili attribuibili
alla prima età del ferro (1). A valle della chiesa di S.Maria di Felina, ad una distanza di circa
500 ml. ad Est della stessa, è visibile un impianto industriale per la cottura di laterizi. Il
complesso è indicativo per la tipologia e di interesse come archeologia paleoindustriale.
Figura già esistente agli inizi del XIX secolo.

(1) SCARANI 1962, II, 420.

84
Felina
LA CA'
alt. m. 663 IGM F 86 III NO

Il toponimo indica un aggregato a corte disposto sulle pendici occidentali del monte Fosola,
a settentrione del borgo di Ramusana. E' leggibile l'impianto urbanistico a corte chiusa con
annessa torretta colombaia e sottopasso di accesso. Nell'interno del cortile è notabile un
portale quadrangolare in arenaria scolpita a rilievo attribuibile al XVIII secolo, con pregevoli
ante lignee, probabilmente coeve. Una traccia di loggiato, purtroppo recentemente
manomesso da inopportuni interventi edilizi, è conservato al primo piano; numerosi altri
particolari stilistici architettonici di pregio sono nell'interno. Il fianco settentrionale

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 145 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

dell'ingresso alla corte è costituito da un ampio sottopasso a doppio arco, strutturalmente


articolato in funzione difensiva. La torretta svettante nel cortile, con coperto a quattro acque
e ridotta superficie di pianta, è tipologicamente attribuibile al XVIII secolo.

85
Felina
LE PIANE
alt. m. 687 IGM F 86 III NO

L'oratorio dedicato alla Beata Vergine del Carmelo si trova sui pendii declinanti alla sinistra
del rio Faggio Grosso a sud-est dell'abitato di Roncroffio (1). Presenta una semplice
struttura con fronte a capanna e portale architravato affiancato da due finestrelle strombate.
Una cornice di gronda corre alla imposta della copertura su cui è collocato un piccolo
campanile a vela. L'interno è a volta a botte ed in pessime condizioni.

(1) SCURANI 1895, III, 67.

86
Felina
LE TEGGE
alt. m. 650 IGM F 86 III NO

Località sulle pendici settentrionali del monte Gazzo, a breve distanza dall'abitato di Felina.
Il nucleo di "Le Tegge" occupa la sommità di un piccolo rilievo arenaceo dominante l'ampia
valle retrostante il castello di Felina. Vi si osserva un complesso edilizio con impianto
urbanistico a corte aperta, al cui centro si innalza una pregevole casa con torre,
tipologicamente attribuibile al XVII secolo. Il fabbricato mostra una torre a pianta quadrata
con soffittino di gronda in laterizio variamente disposti e tetto a quattro spioventi con manto
in coppi. Un rosone monolitico ed un cordolo in pietra sono notabili sulla facciata meridionale
della colombaia, mentre il rimanente prospetto conserva alcune finestrelle quadrangolari in
arenaria. Alla torre è annesso un ampio edificio caratterizzato da mensole di cornicione
modanate con conci angolari alterni. Un campaniletto a vela sormonta il tetto. Al principale
corpo di fabbrica sono annesse varie dipendenze, probabilmente coeve, con destinazioni
multiple a fienile e stalla. La corte di "Le Tegge" è tra i più significativi esempi di architettura
rurale del seicentesca ancora visibili nel territorio del Comune di Castelnuovo ne' Monti.

87
Felina
MAGONFIA
alt. m. 656 IGM F 86 III NO

Il borgo che occupa la sommità di una piccola costa marnoso-arenacea innalzatesi a


meridione del colle che ospita la torre di Felina. Nel nucleo si osservano due corti disgiunte
da una cortina comune; la corte a quota inferiore ha subito alterazioni dell'impianto originale
mentre quella superiore è ancora pregevolmente articolata. Vi si osserva infatti un ampio
fabbricato di tipologia settecentesca con adiacente casa torre ed un pregevole oratorio con
facciata in laterizio a bugnato liscio sagomato, recante il millesimo "1747". Questo oratorio,
dedicato al SS. nome di Maria venne ivi edificato in quell'anno per volontà del notaio Ducchi
(1). La casa a torre, benchè ancora riconoscibile, ha subito alterazioni nelle caratteristiche
della facciata. Inglobato nel paramento dell'edificio centrale della corte è notabile una chiave
di recupero di portale recante uno stemma a rilievo. Alla corte superiore di Magonfia sono
anche annessi edifici rustici nelle ante lignee di ingresso è posta un'asta di serratura in ferro
battuto decorato a tacche, attribuibile al XVI-XVII secolo.

(1) SCURANI 1895, III, 67.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 146 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

88
Felina
MAIOLA
alt. m. 715 IGM F 85 II NE

Località posta ad occidente dell'abitato di Felina, a lato della carreggiabile per Rivolvecchio.
Il toponimo indica un ampio fabbricato rurale sulla sommità di un colle marnoso prospiciente
il Castello di Felina. Il complesso attualmente osservabile è il risultato dell'aggregazione
lineare di più elementi tipologici; conserva un pregevole fumaiolo ed un ampio arco a tutto
sesto realizzato in conci di pietra orsata. L'edificio è da considerarsi di pregio storico
architettonico e, benchè non siano stati ritrovati elementi datati, è verosimilmente attribuibile
al XVII secolo.

89
Felina
METATI DI RONCROFFIO
alt. m. 662 IGM F 85 II NE

Nella località si trovano tre interessanti metati (essicatoi per castagne) due a monte ed uno
a valle del sentiero per Salatte. Sull'ingresso di uno di questi impianti è visibile un concio
siglato e datato "p.f.a.i.d.c. 1762"; su un altro impianto si conservano due conci di recupero
con una doppia datazione: "A.D. X.G.V.O. 1684 P.E." e "Fratelli PIGOZZI FAT.1904".

90
Felina
MONCHIO
alt. m. 598 IGM F 85 II NE

Provenendo da Zuccognano diretti a Villaberza si incontra, sulla destra, una maestà a


pilastrino in pietra con copertura a quattro pioventi in coppi; presenta una nicchia a campana
ed è dedicata alla Beata Vergine. Il gruppo di edifici presenti poco oltre sulla sinistra
dimostrano per la maggior parte caratteri tipologici recenti; nella corte interna di un edificio è
riscontrabile la data "1882". L'ultimo complesso presenta tuttavia una struttura più antica,
probabilmente secentesca, visibile solo in parte del prospetto a sud.

91
Felina
MONCHIO DI FELINA
alt. m.731 IGM F 86 III NO

Località situata sulle pendici settentrionali del monte Fosola, ad est dell'abitato di Felina. Il
borgo mostra un impianto urbanistico di tipo indifferenziato distribuito scalarmente alla linea
di pendenza. Numerosi recenti interventi edilizi hanno in parte alterato il paesaggio
architettonico del sito; vi si evidenzia una casa a torre, notevolmente abbassata, recante un
concio angolare decorato a rilievo con una rosa celtica ed il millesimo "1509"; un semplice
balchio sostenuto da un pilastro in muratura conduce all'ingresso sopraelevato. Nelle
immediate adiacenze è visibile una schiera di fabbricati di interesse tipologico, caratterizzati
da ridotta elevazione ed ampio manto di copertura a due falde.

92
Felina
MONTE
alt. m. 598 IGM F 85 II NE

Nel fianco di un edificio di complessa tipologia è notabile una finestra recante in architrave il

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 147 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

millesimo "1600". All'ingresso del paese è collocata una maestà a pilastro dedicata alla
Madonna. Altri edifici adiacenti conservano particolari architettonici attribuibili al XVI-XVII
secolo.

93
Felina
MONTECASTAGNETO
alt. m. 576 IGM F 85 II NE

Località situata alla destra del rio Maillo, a valle della confluenza con il rio Acquasanta. Il
toponimo indica un colle boscato a sommità capitozzata sulle cui pendici si osserva
l'omonimo borgo. Il sito fu abitato in epoca preistorica. Sulla cima di Montecastagneto venne
individuato e scavato dal Chierici un insediamento pluristratificato. Al di sotto infatti di un
livello rinascimentale, probabilmente connesso ad un muro che attraversa il pianoro con
direzione est-ovest, è stato individuato uno strato databile al VI-V secolo a.C., alto anche
1,60 mt., contenente un muro a secco in ciottoli largo metri 1 e alto 70 cm., un acciottolato
ed un pozzo simile per struttura a quelli di Servirola (S. Polo). Il livello del V secolo poggiava
sullo strato pertinente all'età del Bronzo al cui interno vennero riconosciute tracce di
palificazioni. La lunga durata della frequentazione di monte Castagneto è attestata anche
dal ritrovamento, in un campo del lato di ponente detto "La Mandria", di un'ascia piatta in
rame databile all'eneolitico e dalla scoperta in località Ferniola, un pianoro posto a mezza
costa e sporgente 100 mt. dal monte,di alcune tombe a inumazione con deposizione in nuda
terra con due numille, una fibula e un puntale (1).L'insediamento archeologico occupa la
sommità del colle ed è adiacente ai ruderi di una struttura fortificata medievale, di cui sono
solo in parte ancora visibili i muri di contenimento della cinta e della scarpata di contorno.
Importante punto strategico, fu in possesso dei Fogliani fin dal XIV secolo. Nel 1367 Ugolino
cedette la "villa" agli Estensi e ne fu immediatamente reinvestito (2). Nel 1451 vi sorgeva un
importante mulino di proprietà di Guido da Fogliano (3). Questa famiglia tenne il borgo fino
al 1568, allorchè lo vendette a Stefano Moreni che a sua volta lo cedette, nel 1610, ai
Calcagni, cui rimase sino alla soppressione dei feudi (4). Nell'estimo Castelnuovese del
1630-31 vi figurano quattro famiglie e tre case (5). Forse in Montecastagneto è da ravvisarsi
il "Monte" in cui il monastero di Marola aveva beni sin dal 1262 (6) e quel "Mons Cesarius"
che Bernabò Visconti conferma a Guido Savina da Fogliano nel 1373 (7). Alla fine del XVII
secolo vi erano 162 abitanti (8) ed oltre 182 alla metà del XIX secolo (9). Il borgo attuale
occupa le pendici orientali del colle su cui rimangono i resti del castello medievale; il
medesimo toponimo indica anche un piccolo agglomerato di edifici osservabili nel fianco
occidentale è notabile un edificio rurale pregevole attribuibile al XVI-XVII secolo. Questa
costruzione è formata dalla aggregazione di più corpi di fabbrica appartenenti a diversi
periodi; l'ingresso, collegato con un balchio coperto, è contrassegnato da un portale in
laterizio con arco a tutto sesto, chiave di volta e peducci d'imposta. Nel fianco meridionale
è visibile un architrave a lunetta, già appartenente ad una finestra tamponata, recante incisa
una croce latina. Il borgo principale ha subito numerosi rifacimenti che ne hanno
modificato l'antico paesaggio architettonico; il fianco di un oratorio settecentesco,dedicato
a San Prospero, reca a lato un concio con la dicitura: "IHS CB A.D. 1796".

(1) TIRABASSI 1979, 169; (2) TIRABOSCHI 1824- 1825, II, 66; (3) TIRABOSCHI,op. cit.; (4) TIRABOSCHI,OP.
cit.; (5) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi di Castelnovo, sec. XVII; (6) Archivio di Stato
di Modena, Marola e Campagnola; (7) TIRABOSCHI,op. cit.; (8) RICCI 1788, 164; (9) RONCAGLIA 1849, I, 93.

94
Felina
MULINO DI CERRETO
alt. m. 542 IGM F 86 III NO

Il mulino figura esistente agli inizi del XIX secolo ed è censito nella Carta idrografica d'Italia

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 148 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

del 1888 (1). Era alimentato dal rio di Beleo.

(1) C.I.I. 1888, 156.

95
Felina
PALARETO
alt. m. 757 IGM F 86 III NO

In zona sono stati raccolti frammenti di embrici di epoca romana. Il toponimo indica due
nuclei di edifici posti a breve distanza tra loro, a quote differenziate. "Palareto basso" si
distende sulla stretta linea di costa compresa tra il rio Gazzo e le pendici occidentali del
monte Fosola, mentre "Palareto alto" è a valle del Fosola. Il primo dei due abitati consta di
una piccola schiera di fabbricati, privi di particolare interesse storico-architettonico. Il nucleo
a monte mostra un impianto urbanistico di tipo indifferenziato interrotto da alcune corti; non
vi sono state censite emergenze architettoniche di rilievo, ma il sito è di elevato pregio
paesaggistico. A breve distanza dal borgo si innalza un tabernacolo su pilastrino dedicato
alla Beata Vergine.

96
Felina
PIAZZA
alt. m. 583 IGM F 85 II NE

Nucleo ad impianto direzionale concluso da una pregevole casa gentilizia con torre. In
frammenti di memoriali notarili del secolo XIV della curia di Felina è nominata una "Domus
Clausurata" di Rodolfino de Platea, localizzata in Platea (1). Pressochè l'intero abitato
presenta caratteri architettonici assai notevoli con elementi riferibili ai secoli XV-XVI. Nel
primo edificio provenendo dalla strada per Villaberza si riscontra, nel volto alla corte interna,
un bel portale archivoltato cinquecentesco con stipiti ad imposta modanata recante la scritta
"FORAS-FORES-FUROS". Il complesso presenta tracce di portali sopraelevati e finestrelle
di epoca anteriore, sia nel corpo residenziale che nell'ala a portico di servizio. Nel fabbricato
seguente è visibile una corte con loggiato a tre luci architravate con colonnette in arenaria
sagomate; il portale d'ingresso, in laterizio, è impostato su un più antico accesso in pietra a
mensole convesse di imposta. Nei locali della cantina rimane uno stretto portale, di ridotte
dimensioni, con architrave siglato in chiave dal simbolo della croce, forse riferibile al secolo
XIV ed un interessante tratto di acciottolato. Altri due portali di cui uno sopraelevato ed
archivoltato in pietra, sono emersi sul prospetto sud di un edificio in corso di ristrutturazione.
Il nucleo rurale è focalizzato sulla casa-torre dei Baschieri. Il complesso presenta una tipica
tipologia cinquecentesca anche se successivamente soggetta ad interventi di ampliamento
come dimostra un concio datato "1777". Anche il portale originale a punta di diamante è
stato sostituito negli anni '60 con un modello analogo. La torre presenta una pianta quadrata
con coperto a quattro falde in coppi. Il paramento murario in pietra è stato rivestito da un
intonaco grezzo di cemento; è osservabile una bella finestra, tamponata, con architrave e
stipiti scolpiti a simboli e decorazioni geometriche. Nell'interno, ben conservato, è visibile
una bella pietra da camino, un tempo scolpita a felci ed uccellini, con simbolo bernardiniano
centrale e la sigla "L - P" riferibile al XVI secolo.

(1) Archivio di Stato di Reggio, Archivio Notarile, Frammenti, sec.XIV.

97
Felina
PIETRE
alt. m. 690 IGM F 86 III NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 149 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Nucleo ad impianto indifferenziato disposto ai margini dei pendii sud-orientali del monte
Corvo a lato della Strada Statale del Cerreto. Diversi edifici mostrano un bel paramento in
pietra, talora di antica fattura. Si evidenzia al centro dell'abitato una grossa costruzione di
carattere signorile probabilmente attribuibile al XVI-XVII secolo, recentemente ristrutturata e
rivestita con stridente intonaco bianco. Si articola in un volume compatto, con luci
regolarmente distribuite, su pianta quadrangolare e copertura a quattro falde su cui si
innalza un piccolo campanile. L'ingresso principale, ad arco ribassato, si apre verso una
piccola corte sul prospetto settentrionale. Sul prospetto orientale invece, in una nicchia a
quattro elementi monolitici in pietra, è visibile una icona marmorea raffigurante la Vergine
con il Bambino. Sul lato occidentale dell'area prospieciente l'edificio è situata una
interessante costruzione riferibile al secolo XVI, successivamente ampliata. E' ancora
identificabile la facciata originale alta e slanciata a capanna con finestratura simmetrica e
paramento in pietra a vista; sul prospetto settentrionale rimane una tipica finestra
cinquecentesca, tamponata, con mensola modanata ed architrave scolpito con due rose
iscritte a sei petali e due testine antropomorfe. In un corpo di servizio presso il palazzetto, a
lato del vialetto d'accesso sono osservabili altri elementi architettonici tra cui un architrave
triangolare di finestra con simbolo della croce. Nella parte meridionale dell'abitato è notabile
un altro complesso a carattere signorile ma di più tarda realizzazione a cui è riferibile anche
la vicina torretta colombaia, isolata, con pianta quadrata e coperto a due falde Infine in
un'altra unità edilizia vicina è murata una icona in terracotta raffigurante la Beata Vergine
con il Bambino.

98
Felina
PIETRE BIANCHE
alt. m. 754 IGM F 86 III NO

Piccolo nucleo sui pendii declinanti alla sinistra del rio Faggio Grosso. L'impianto è
indifferenziato e di non tardo insediamento. Gli edifici presentano strutture in pietra o mista
pietra e laterizio. Rimane visibile una parte di colombaia ed un concio siglato "1760-I.G.".

99
Felina
RAMUSANA
alt. m. 700 IGM F 86 III NO

L'abitato mostra un impianto urbanistico di tipo indifferenziato conservando le originali


caratteristiche tipologico-volumetriche. Il nucleo contempla per lo più complessi attribuibili al
XVII-XIX secolo. L'oratorio dedicato alla Beata Vergine dell'Addolorata era soggetto nel XVIII
secolo al giuspatronato Zanelli e posto nell'ambito della parrocchia di Felina (1); è costruito
in aderenza ad un fabbricato mostrando in facciata una finestrella sagomata e rastremata
settecentesco. A breve distanza è osservabile un ampio fabbricato con coperto a quattro
spioventi, articolato su due livelli, recante in facciata un portale cuspidato con arco a tutto
sesto cui è sovraimposta una meridiana ad affresco. Questo complesso è tipologicamente
attribuibile al XVIII (fine) - metà del XIX secolo. A monte si innalza una seconda analoga
costruzione con portale in laterizio, ritmato da peducci d'imposta sagomati.

(11) SCURANI 1985, III, 67.

100
Felina
RONCADELLO
alt. m. 643 IGM F 86 III NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 150 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Nucleo situato alla sommità di un piccolo rilievo ad est della "Torre" di Felina. L'impianto
urbanistico è indifferenziato articolato ad una grande corte centrale. Una costruzione rurale
conserva in facciata una finestrella quadrangolare finemente incisa in architrave e sugi
stipiti; vi si osservano rose celtiche e palmette scolpite a rilievo. Il manufatto è stato
probabilmente recuperato da un preesistente fabbricato.

101
Felina
RONCHI
alt. m. 606 IGM F 85 II NE

Nucleo situato alla destra della strada da Villaberza per Felina. Pur non presentando
elementi architettonici di rilievo, conserva con la sua disposizione arroccata particolari
caratteristiche ambientali ed elementi tipologici riferibili al XVI secolo.

102
Felina
RONCOBERCHIO
alt. m. 662 IGM F 86 III NO

Nucleo disposto sui declivi settentrionali del monte della Torre di Felina. Un "Ianius de
Roncobertulis" ed un "Gigliolus de Roncobertulis" compaiono tra quegli abitanti della curia di
Felina che nel Novembre 1197 giurarono fedeltà al Comune di Reggio (1). Sul prospetto
posteriore, a sud, di un edificio all'ingresso dell'abitato, sono visibili una finestra a mensola
con tre elementi monolitici probabilmente dei secoli XVI-XVII e le tracce di un portale
riferibile alla stessa epoca.

(1) GATTA 1944-1963, I, nn. 100, 213, 214.

103
Felina
RONCOSUBBIO
alt. m. 633 IGM F 86 III NO

Il toponimo indica un borgo a breve distanza dalla chiesa di S.Maria di Felina in direzione
est, immediatamente a monte della strada provinciale Felina-Carpineti. Vi si innalza un
fabbricato a pianta quadrangolare con portale sopraelevato parzialmente tamponato, tracce
di strette finestrelle e paramenteo in conci di pietra. La tipologia è riferibile alla fine del
Quattrocento - inizi Cinquecento. L'apertura di nuove luci e massicce ristrutturazioni interne
hanno in parte compromesso il fabbricato di cui rimane tuttavia particolamente significativo il
prospetto orientale.

104
Felina
RONCROFFIO
alt. m. 714 IGM F 86 III NO

Nucleo ad impianto indifferenziato situato sui pendii orientali del monte Faiedolo alla sinistra
del rio Boastra. Nel 1197 "Simon de Roncoroforis" figura fra i castellani di Felina che
giurarono il breve di fedeltà e sottomissione al Comune di Reggio(1). Nel secolo XV il borgo
si sviluppa contemporaneamente a Villaberza ed alcune località limitrofe, fino a diventare
una grossa borgata di Felina da cui dipendeva. La chiesa di S. Lorenzo ora ridotta ad
oratorio dipendente da Felina (2) ha molto probabilmente una origine assai antica. Forse è
una delle chiese di Felina ricordata nel 1157(3). Comunque è citata fra quelle soggette a
Campigliola nel 1311 unitamente a Felina(4).Compare quindi nelle decime del 1318(5). Alla

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 151 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

fine del secolo XV era unita con Montecastagneto (6). La chiesa, discosta dall'abitato,è
orientata liturgicamente in senso inverso con semplice fronte a capanna, portale architravato
ed oculo superiore; un concio angolare reca la data "1680". Sul prospetto meridionale
s'innalza il campanile con cella campanaria a quattro luci archivoltate e riquadrate. Tra le
emergenze del borgo è notabile una casa-torre probabilmente riferibile alla seconda metà
del secolo XVI, con coperto a due falde in coppi; sul prospetto settentrionale rimangono
tracce di un portale, tamponato, architravato con mensola convessa e, superiormente il
cordolo di colombaia lineare con due coppie di fori binati per i colombi; sul prospetto est è
visibile un concio monolitico a ruota. Nella parte a sud la costruzione si appoggia ad un
complesso con volto di passaggio sottostante a travi lignee. Le altre unità edilizie
conservano senza alterazioni di rilievo le tipologie ed i caratteri architettonici originari; tra
questi in particolare sono riscontrabili diverse luci quadrate del XVI-XVII secolo, a tre
elementi monolitici con mensola modanata di davanzale, un cantonale sagomato e diversi
conci datati "1670", "1709" e "1733". Nella casa Bussi, durante lavori di ristrutturazione, è
stato rinvenuto un concio datato del secolo XV.

(1) GATTA 1944-1963, I, 213; (2) SCURANI 1895, III, 70; (3) SACCANI 1926, 200; (4) Biblioteca Municipale di
Reggio, Schedario Saccani; (5) R.D.I. 1933, 310; (6) SACCANI 1926, 201.

105
Felina
RUOLA
alt. m. 700 IGM F 86 III NO

Il toponimo qualifica una costruzione rurale sulle pendici settentrionali della Torre di Felina. Il
fabbricato ha subito nel tempo notevoli trasformazioni ed ampliamenti ma conserva strutture
murarie di antica data; pur non essendo stati rilevati elementi di particolare pregio, l'edificio
mantiene un interesse. E' tradizionalmente indicato come uno dei più antichi fabbricati di
tutta la conca di Felina.

106
Felina
S. GIOVANNI
alt. m. 549 IGM F 85 II NE

La chiesa di S.Giovanni Battista quasi completamente diruta è sempre stata filiale della
Pieve di Castelnuovo ne' Monti. E' tradizione che la chiesa si trovasse in una località diversa
dalla presente. Nel 1575 si inizia la ricostruzione dell'edificio completato nel 1577. Nella
visita Picenardi del 1705 si riporta che la chiesa era tabulata, edificata di nuovo sopra un
solido colle, con una sola navata e tre altari ed era rivolta ad oriente (1). La chiesa
regolarmente officiata sino ad alcune decine di anni fa, è rovinata in seguito ad una frana.
Rimane integro lo slanciato e caratteristico campanile; sono notabili due conci con le date
"1591" e "1680".

(1) SCURANI 1895, III, 83-84.

107
Felina
STETTO
alt. m. 645 IGM F 86 III NO

Località a valle del borgo di Via Cava, sulla sommità di un rialzo marnoso arenaceo
prospiciente la vallata di Felina.Vi si osserva un ampio fabbricato a pianta quadrangolare, in
parte rimaneggiato sul cui fianco settentrionale, sono visibili un portale tamponato in pietra
con arco a tutto sesto ed una finestrella riquadrata in arenaria a stipiti zigrinati,

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 152 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

tipologicamente attribuibili al XVII secolo.

108
Felina
STRADA
alt. m. 666 IGM F 86 III NO

Il toponimo indica un nucleo di fabbricati immediatamente a valle del colle del castello di
Felina, in direzione nord-ovest. E' visibile un edificio a pianta rettangolare con manto di
copertura in laterizio a quattro acque. E' articolato su due piani con portale di ingresso in
laterizio posto al centro della facciata a livello del piano terreno. Si può osservare una
cornice di gronda modanata e rinforzi angolari in pietra orsata disposti in sequenza
alternata. La costruzione è attribuibile alla fine del XIX - inizio XX secolo.

109
Felina
TORRE
alt. m. 753 IGM F 86 III NO
Il complesso fortificato occupa la sommità di un colle di natura marnosa che si innalza in
posizione isolata all'interno della ampia conca di Felina. Il colle ha avuto origine da fenomeni
di erosione residuale interessanti tutta la zona determinandone la caratteristica morfologia. Il
castello di Felina è già documentato in epoca altomedioevale (vedi scheda Felina); delle
antiche strutture murarie rimane visibile soltanto il mastio in quanto tutta l'area ad esso
circostante è stata destinata a parco-sacrario negli anni immediatamente successivi alla
prima Guerra Mondiale. La torre presenta una pianta circolare articolata su più livelli. La
sommità è stata probabilmente rimaneggiata in epoca recente. Il paramento murario è
realizzato in conci di pietra arenaria distribuiti in corsi paralleli; alla altezza di alcuni metri dal
piano di campagna è notabile uno stretto portale parzialmente tamponato a stipiti composti
ed architrave rettangolare. In prossimità del piano terreno rimane una piccola feritoia
tamponata. Avanzi di strutture murarie notevolmente rimaneggiate dalle opere necessarie
alla realizzazione del parco sono situati nella estremità meridionale del pianoro su cui si
innalza il mastio.

110
Felina
VIACAVA
alt. m. 630 IGM F 86 III NO

Nucleo disposto sulle estreme pendici meridionali del monte Tosco, a settentrione
dell'abitato di Felina. Il borgo occupa una linea di costa attraversata dalla antica via della
"Pioppa" che da Feriolo conduceva al Tresinaro. Il borgo mostra un impianto urbanistico di
tipo indifferenziato entro cui sono osservabili edifici di interesse storico-artistico. Nella
estremità orientale dell'abitato si innalza un massiccio fabbricato a pianta rettangolare, che
viene in loco definito come "casa del podestà", in quanto avrebbe tradizionalmente ospitato
funzionari dell'Amministrazione Ducale. Nonostante numerosi interventi di ristrutturazione
che hanno notevolmente danneggiato il complesso, sono ancora visibili tre finestre in
laterizio ad arco acuto, probabilmente attribuibili al XV secolo, mentre una torre colombaia
che si innalzava nel fianco orientale è stata demolita da circa un anno. Un ampio
sottopasso con un pregevole arco in pietra a tutto sesto attraversa l'edificio in direzione
est-ovest. Al piano terreno si aprivano alcune strette feritoie ora tamponate mentre una
recente superfetazione costruita in aderenza nel fianco orientale era adibita ad essiccatoio.
Al piede del prospetto meridionale di questo fabbricato visibile un paramento murario in
pietra a vista con conci di arenaria distribuiti in corsi paralleli, di antica fattura. Un vicino
fabbricato conserva in facciata un portale sopraelevato a stipiti composti con mensole

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 153 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

centrali, ora tamponate. All'ingresso occidentale dell'abitato si innalza un fabbricato con


portale d'ingresso in laterizio con arco a tutto sesto e chiave di volta, tipologicamente
attribuibile al XVII - inizi XVIII secolo. Nel medesimo fabbricato si conserva una finestrella in
laterizio con arco a tutto sesto cinquecentesca; l'adiacente cortile è indicato quale luogo
delle esecuzioni capitali in epoca ducale; su detto cortiletto si affaccia anche un portale
sopraelevato appartenente ad un edificio ribassato. Nelle immediate adiacenze è ancora in
uso la antica sorgente che alimentava il borgo, formata da uno stretto ipogeo con architrave
in pietra.

111
Felina
VILLABERZA
alt. m. 613 IGM F 85 II NE

Fu uno dei primi e più antichi possedimenti del Monastero di S. Apollonio di Canossa.
Adalberto Atto di Canossa dona, infatti nel 976 circa a quel Monastero terre "in loco ed
fundo Villabarce" (1). Nei secoli XII e XIII sia il Monastero di S.Prospero di Reggio che quello
di Marola vi possedevano beni terreni. Nel secolo XIII la Comunità si era strutturata in
Comune rurale autonomo entrando a far parte della sfera di influenza di Reggio dall'agosto
1218, all'atto cioè del giuramento dei "sequimentum potestatis". In un primo momento
giurarono 47 "homines" (2), a cui fecero seguito, in due riprese, rispettivamente altre sette e
dodici persone (3). Nel 1315 vi erano 31 fuochi (4). Il comune di Villaberza venne poi
inglobato, parzialmente, nel dominio dei da Bismantova, ed infine, nel secolo XV, entra a far
parte della comunità Castelnovese di cui segue le sorti. Nel '700 divenne contea dei
Bellencini ritornando comune autonomo con le soppressioni napoleoniche. Alla fine del XVIII
secolo aveva 277 abitanti (5), saliti a 301 verso la metà del successivo (6). La chiesa di S.
Ambrogio di Villaberza è nota già agli inizi del secolo XIV come dipendente da Campiliola
(7).Descritta dal Vescovo Cervini (1543) come dotata di cattivo fonte battesimale e dal
Mariani (1664) come orientata in senso est-ovest e tabulata, nel 1705 figura essere stata da
poco ricostruita in volto con tre altari (8). Dipendevano da essa i tre oratori di S.Lucia,
S.Antonio e della SS. Trinità eretto fin dal 1575 in patronato Piazza e poi Premavori (9).
L'attuale chiesa presenta una semplice facciata con portale architravato, nicchia a finestra
superiore. Nel prospetto meridionale è posta una lapide in gran parte illeggibile, datata
"1690"; ancora, sulla canonica è visibile una nicchia contenente un concio con motivo a
treccia, siglato "H.D.N. - I.H.S.X.R. .MDCCI. P.D.V.R.". Nell'interno si conserva un pregevole
capitello con storia di Daniele, proveniente dalla Pieve di S.Vitale di Carpineti (1160-1170).

(1) FUMAGALLI 1966, 25; (2) GATTA 1944-1963, I, n.309; (3) GATTA 1944-1963, I, N.42, N.115; (4) TACOLI
1748, II, 97; (5) RICCI 1788, 254; (6) RONCAGLIA 1849, I, 93; (7) SACCANI1926, 245; (8) SCURANI 1895, III,
105-109; (9) SACCANI 1926, 245.

112
Garfagnolo
CA' DI SCATTOLA
alt. m. 850 IGM F 85 II NE

Abitato disposto sulle pendici sud-orientali del monte Scattola alla destra del rio delle Vaine.
Il borgo è citato nell'estimo Castelnovese del 1630-31 che censisce due nuclei famigliari (1).
L'abitato attuale mostra un impianto urbanistico di tipo indifferenziato con edifici di
dimensioni contenute. Non sono stati censiti fabbricati con caratteristiche tipologico-
architettoniche antiche, in conseguenza probabilmente dell'instabile sub-strato argilloso.
Sulla facciata di un fabbricato sorge un ballatoio ligneo sostenuto da mensole sagomate,
mentre le aste di alcune serrature in ferro battuto sono probabilmente riferibili al XVIII
secolo.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 154 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

(1) Archivio Storico Comunale di Castelnovo ne' Monti, Estimi, sec. XVII.

113
Garfagnolo
CAPANNA
alt. m. 649 IGM F 85 II SE

Nucleo disposto sui pendii alla destra del rio Dorgola. Si presenta ristrutturato pur
conservando pressochè inalterati impianti distributivi e volumetrici. Non si riscontrano
tipologie architettoniche di rilievo. E' visibile un concio siglato e datato "1687 F.C.". Un altro
edificio rustico è datato "1934". Al bivio della strada per Ca' del Fattore è visibile una maestà
con una icona raffigurante "Maria SS.ma ai Quercioli" siglata e datata "F.L.L.I. GIGLIOLI
PER DEVOZIONE - 1905"; nel borgo è posta una altra maestà dedicata alla SS.ma Vergine
dei Quercioli datata "1935".

114
Garfagnolo
CERRETI
alt. m. 735 IGM F 85 II NE

Località situata sui declivi ad est del monte Zuccalone, alla destra dell'omonimo rio.
Nell'estimo Castelnovese del 1630-31 vi sono censiti otto "forastieri" (1). L'abitato mostra un
impianto urbanistico di tipo indifferenziato che ha probabilmente risentito dell'instabile
substrato argilloso su cui sorge. Non vi si osservano edifici particolarmente significativi in
quanto le continue ristrutturazioni ne hanno cancellato le eventuali tracce storiche. E'
tuttavia notabile un unico fabbricato alla estremità orientale del borgo: si tratta di un edificio
rurale pregevole che ha mantenuto volumi e caratteristiche tipologiche attribuibili al XVII-
XVIII secolo, tipiche della architettura vernacolare montana.

(1) Archivio Storico del Comune di Castelnuovo ne' Monti, Estimi, sec. XVII.

115
Garfagnolo
GARFAGNOLO
alt. m. 781 IGM F 85 II SE

Villa situata alla sinistra della Strada Statale del Cerreto. Nel 1098 "in Villa quae dicitur
Garphagnolo" era redatto un documento relativo a contrasti tra il Monastero di S.Prospero di
Reggio e gli "homines qui dicintur de Vallibus", sorti perchè questi ultimi "iniuste tenebant
quasdam res territorias in Curte de Nasseto, quae erant Juris Ecclesie Sancti Prosperi" (1).
In un documento del 1169 troviamo una donazione alla Pieve di Campigliola fatta da
"Girardini figlius condam Guiduzzi de Garfagnolo", che professa di videre secondo la legge
romana. Il motivo di questo gesto è che "Girardinus" si appresta a partire per il Santo
Sepolcro come crociato. Infatti egli stesso fa sapere: "Crucem suscepi, et viam Beati
Sepulchri, ad redimenda mes peccata, incoepi" (2). Il Tiraboschi indica la località come villa
del Marchesato di Bismantova con chiesa parrocchiale dedicata a S. Andrea nel vicariato di
Castelnuovo ne' Monti (3). Questa chiesa è nominata ancora in una carta del 1240 (4). Nel
1302 l'"ecclesia de Garfagnola" era dipendente dalla Pieve di Campigliola (5). La chiesa
sorge isolata su un rilievo della stessa Strada Statale ed è elegantemente costruita in volto
con una unica navata a tre altari, come già risulta dalla visita pastorale del Vescovo
Picenardi nel 1705. Probabilmente la chiesa era stata ristrutturata dopo che nel 1594 la
visita Rangone trova l'edificio cadente aveva trovato imponendone il restauro (6). Il
substrato roccioso, assai plastico, ha probabilmente inciso sul patrimonio storico-
architettonico che, attualmente, è pressochè assente. I fabbricati sono nella quasi totalità dei
casi rimodernati; il nucleo mostra un impianto urbanistico di tipo indifferenziato.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 155 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

(1) AFFAROSI 1733-1737, I, 67-69; (2) TACOLI 1748, II, 438; (3) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 334; (4)
TIRABOSCHI,op. cit.; (5) R.D.I. 1933, 297; (6) SCURANI 1895, III, 77.

116
Garfagnolo
LA POSSIONE
alt. m. 664 IGM F 85 II NE

Località disposta sulla linea di spartiacque compresa tra il fosso Gradellino ed il fosso
Rimale, a nord-ovest di Regnola. In loco è visibile una ampia corte murata con annesso
oratorio sconsacrato. L'impianto non conserva particolari di rilievo ed è stato probabilmente
realizzato nel corso del XIX secolo. Un concio del muro perimetrale reca inciso il millesimo
"1901".

117
Garfagnolo
MONTEDURO
alt. m. 820 IGM F 85 II NE

Nucleo situato ai margini della Strada Statale del Cerreto. Nell'estimo di Garfagnolo del
1647 vi sono censite due case (1).

(1) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi, Garfagnolo, sec. XVII.

118
Garfagnolo
MONTE SCATTOLA
alt. m. 853 IGM F 85 II NE

E' il "Monte Scaptuli" sul quale Marola possedeva beni nel 1163 (1).

(1) Archivio di Stato di Modena, Abbazia di Marola, Regesti, sec. XVIII, n.53.

119
Garfagnolo
REGNOLA
alt. m. 702 IGM F 85 II NE

L'abitato di Regnola sorge sulla sommità di un modesto rilievo calcareo-marnoso, alle


pendici settentrionali del monte Zuccalone. Un "Iohannes de Regnola" compare tra i
"sequitores" di Bismantova che nel 1218 giurarono fedeltà a Reggio (1). Nella "clausura" di
Regnola la Pieve di Campiliola possedeva beni fin dal 1272 (2) e nell'estimo del 1315 viene
citato un "Zanebonus de Rignola" a Garfagnolo (3). Nel 1630-31 vi sono censite sette
famiglie (4) mentre nel 1647 si citano anche due case in cattive condizioni. Il borgo mostra
un impianto urbanistico di costa distribuito scalarmente lungo il pendio; una serie di vicoli e
sottopassi cadenzano il tessuto edilizio qualificandone il paesaggio architettonico. Recenti
ed inopportuni interventi edilizi hanno parzialmente alterato le originali caratteristiche del
nucleo in cui tuttavia è notabile un complesso rurale pregevole con probabile "casa a torre"
ribassata, balchio e sottopasso. Sulla facciata di un fabbricato è incastonata una mensola
concava antropomorfa di tipologia quattrocentesca.

(1) GATTA 1944-1963, I, 103; (2) Archivio di Stato di Reggio, Carte Malaguzzi, Pergamene; (3) TACOLI 1748, II,
95; (4) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi, Castelnovo, sec. XVII.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 156 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

120
Garfagnolo
TERMINACCIO
alt. m. 709 IGM F 85 II NE

La località Terminaccio, disposta linearmente sulla costa a sud di Castelnuovo ne' Monti,
figura nel 1647 nell'estimo di Garfagnolo con 10 case registrate e 7 nuclei famigliari
assoggettati alla tassa d'estimo (1). Non si rilevano tipologie architettoniche caratteristiche.
E' visibile una nicchia con icona marmorea di probabile fattura ottocentesca raffigurante la
Madonna col Bambino ed un Santo (Maria SS.ma ai Quercioli).

(1) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi, Garfagnolo, sec. XVII.

121
Gatta
GATTA
alt. m. 400 IGM F 86 III SO
Nucleo di grande valore monumentale ad impianto indifferenziato con nucleo originario a
corte aperta, presso la confluenza del rio Spirola nel torrente Secchia, serrato tra il monte
Castellaro ed il monte Sassoso. Nella località sono state ritrovate una quarantina di epolture
con corredo funebre costituenti una necropoli di età romana (1). Agli inizi del XVII secolo la
Gatta era uno dei borghi rurali di Vologno. Nel secolo XVIII venne eretto in contea e dato il
feudo alla casa Munarini di Reggio. Ebbe quindi non solo la propria adunanza dei Reggenti
ma giurisdizione propria ed un giusdicente col titolo di Podestà e Pretorio (2). Il Ricci ne
indica la popolazione in 109 abitanti (3). L'antico palazzo dei Gatti si sviluppa in un
complesso a struttura compatta, con chiara matrice fortilizia probabilmente attribuibile al
secolo XVI; si articola ad una torretta a pianta quadrata con copertura a quattro falde e
paramento in pietra parzialmente rifinita negli angolari. Vi rimangono tracce del cordolo di
colombaia, in pietra, spezzato nel prospetto nord. Sul prospetto sud è visibile un concio
monolitico a ruota. Una cornice a modanature lineari conclude l'edificio. Il corpo principale
presenta un portale d'ingresso monolitico, archivoltato,con ampia scala d'accesso ai piani
superiori. La disposizione delle luci è variamente simmetrica. Le finestre sono architravate a
tre elementi con mensola di davanzale; il paramento è in pietra con angolari squadrati e
rifiniti a ricorsi alterni. Assai pregevole è l'aggetto della linea di gronda con sottotetto a travi
lignee, a vista, artisticamente intagliate. Un edificio di recente realizzazione contrasta
visibilmente con il profilo volumetrico.L'antica chiesa, eretta parrocchiale nel 1669, dedicata
a S.Antonio da Padova, è ora ridotta a servizi ed abitazioni. Presenta una facciata a
capanna rivolta ad est con portale 'ingresso tamponato, ricorsi angolari in pietra squadrata e
mensole sagomate di sottotetto. L'interno si presentava ad una navata in volto. Sul fianco
sud è una porta secondaria, anch'essa tamponata ed architravata, recante in chiave il
simbolo Bernardiniano e l'iscrizione "CAMILLUS GATTUS ET HIPPS EJUS FRATER
MAJUS SACELLI AUCTORES ET ACTORES FUERUNT - 1616". Sullo stesso prospetto si
innalza il campanile a pianta quadrata e copertura ad un solo spiovente. Il coronamento è ad
altana, derivato da un abbassamento della torre che un tempo aveva una cella campanaria
a bifore riquadrate e copertura a quattro falde; al livello del piano d'accesso, rialzato, è
visibile una finestra archivoltata a volute. Sul complesso dell'antico mulino, già abbandonato
ed ora in fase di completa ristrutturazione è collocata una lapide riportante il ricordo di un
probabile rifacimento dello stesso "ANC MOLETP. N.M. CUM. MOLIS. OVINQUE/OVALIS.
MOLO. EXTAT/TRES FRATRES GATTI/ ANCISCUS. IURIST. GUGLIELMUS ET THOMAS
RESP./EIS PATER EUGENIUS/ANNO MDCCCLXIV/FERE FENITUS EX TRUXERE". Nel
cortile rimangono disperse alcune macine. Il mulino figura esistente agli inizi del XIX secolo.
Imponente figura il palazzo nuovo dei Gatti, riferibile al XVII secolo. Presenta una pianta
rettangolare, articolata su tre ampi livelli, con copertura a tetto a quattro falde in coppi. I
prospetti mostrano una ampia e luminosa superficie delineata dalla leggera tessitura del

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 157 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

motivo delle lesene. Sul fronte principale è osservabile un pregevole stemma della famiglia
in pietra arenaria. Danneggiato nel corso del secondo conflitto mondiale e successivamente
ristrutturato, conserva ancora nell'interno alcune pitture ad affresco della seconda metà del
secolo XVIII. La nuova chiesa parrocchiale sempre dedicata a S. Antonio, nel borgo, mostra
una semplice struttura con fronte a capanna, portale archivoltato, finestre ed oculo lobato
superiore, senza particolari caratteri architettonici.

(1) BARICCHI-IELLI 1984, 29; (2) SCURANI 1895, III, 80; (3) RICCI 1788, 104.

122
Gatta
MARO
alt. m. 705 IGM F 85 II SE

Nucleo ad impianto lineare di costa in vista della valle del Secchia. Antico borgo rurale nella
giurisdizione di Vologno, dipendeva da quel castello fin dal 1404 (1). Gli estimi di Vologno
del 1611 indicano in Maro il più importante dei sobborghi rurali. Con le sue 30 case estimate
e le 22 famiglie rilevate costituiva la località più rilevante del contado (2). Con
l'accentramento nel capoluogo della popolazione rurale, verificatosi nel corso del secolo
XVIII (3), Maro perdette gran parte della sua importanza. L'oratorio di S. Anna è noto dal
XVIII secolo (1746) (4); di patronato Ferri, è situato all'ingresso del borgo. Presenta una
semplice struttura a capanna con paramento murario in pietra ed angolari a ricorsi alterni in
arenaria rifinita. La facciata è rivolta a meridione; il portale d'ingresso architravato reca in
chiave la data "1759" ed è sovrastato da un oculo monolitico con volute di raccordo ai lati.
Nei prospetti laterali corre una cornice di sottotetto a gola. Nel prospetto est si apre una
porta secondaria architravata a tre elementi ed una finestra a leggera strombatura.
Nell'abitato non si riscontrano particolari tipologie; sono comunque presenti diverse
alterazioni degli elementi architettonici originari. E' visibile una struttura a torre con
paramento in pietra, in gran parte rivestito ad intonaco con copertura a due falde; sui
prospetti frontale e posteriore sono disposti due conci con fori binati per colombi. L'edificio è
stato notevolmente ristrutturato con introduzione di elementi atipici. Rimangono inoltre visibili
diverse icone marmoree tra cui quelle dedicate a "San Giuseppe ed il Bambino", la "Beata
Vergine", al "il Signore, la Colomba e la Sacra Famiglia", ed una "Beata Vergine col
Bambino" di fattura ottocentesca siglata "B.V. - M.D.C.G.".

(1) Vedi scheda 65 "Vologno"; (2) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi, Vologno, sec.
XVII; (3) Archivio di Stato di Modena, Rettori, Castelnovo ne' Monti, sec. XVIII; (4) SCURANI 1895, III, 110-114.

123
Gatta
MULINELLO
alt. m. 468 IGM F 86 III NO

Nella località possedevano terre sia Campigliola nel 1145 che Marola nel 1163. Nell'Estimo
di Vologno del 1616 vi compaiono due fuochi con tre case (1). Il mulinello figura indicato
nella cartografia storica agli inizi dell'800; attualmente ne rimane il rustico.

(1) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi, Vologno, sec. XVII.

124
Gatta
MULINO GNANA
alt. m. 509 IGM F 86 III NO

Il mulino si trovava alla sinistra del rio Spirola. Figura già esistente agli inizi del XIX secolo

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 158 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

ed è censito nella Carta idrografica d'Italia del 1888 (1). Aveva quattro ruote orizzontali;nel
1954 vi era stata istallata una turbina. Successivamente è stato smantellato e ridotto ad
abitazione. Lungo la strada verso Felina, sulla destra, è visibile una maestà dedicata alla
Beata Vergine.

(1) C.I.I. 1888, 144.

125
Gatta
PIOPPELLA
alt. m. 405 IGM F 86 III SO

Piccolo nucleo situato alla sinistra del rio Spirola, in appendice dell'abitato della Gatta. Vi si
trova un bel palazzotto a pianta quadrata, articolato su tre livelli con coperto a quattro falde
in marsigliesi e campaniletto cuspidato al vertice; presenta un interessante portale in pietra,
archivoltato con stipiti ad imposta modanata e chiave di volta stemmata e datata "1776",
sormontato da un piccolo balconcino sostenuto da mensole sagomate. Il pavimento in pietra
a ricorsi angolari alterni rifiniti è stato rivestito da un improprio intonaco bianco. A fianco è
situato l'oratorio di S.Giacomo A.P.; presenta una semplice facciata a capanna, slanciata,
timpanata con oculo e cartiglio datato "1843". Il portale architravato è concluso da un
frontispizio a cartoccio con una lapide della dedicazione e costruzione. Pure l'oratorio ha un
paramento in pietra ad angolari alterni rifiniti, rivestito da intonaco bianco. La copertura, a
due falde, è in coppi.

126
Gombio
CA' FERRARI
alt. m. 616 IGM F 85 II NE

Borgo situato a levante del monte Castello. Come per Casale, l'Estimo del 1630-31 riporta
una sola abitazione, con annessi rustici, dei Ferretti (1). All'ingresso del piccolo nucleo è
posta una casa in cui è visibile una finestrella tamponata, archivoltata a tre elementi, forse
del secolo XVI. L'oratorio dedicato a S. Vincenzo (o alla B.V. della Ghiara) con paramento in
pietra, rifinita negli angolari ed inserti in laterizio, presenta una facciata a capanna con
portale architravato, nicchia per l'immagine del santo titolare e, superiormente, una ampia
finestra trapezoidale a voluta di raccordo tra arco e stipiti. E' sconsacrato ed adibito a
legnaia e deposito. L'oratorio è inserito nella struttura della casa dei Ferrari; è notabile il bel
portale di pietra arenaria, archivoltato, con cornice di imposta e concio di chiave stemmato e
datato "1677", sormontato infine da un oculo lobato in laterizio. Un ampio scalone originale
conduce ai piani superiori. Un sottopasso a travature lignee accede alla corte interna
soggetta a diversi interventi di alterazione. Si è comunque conservato l'impianto volumetrico
e distributivo.

(1) Archivio Storico del Comune di Castelnovo ne' Monti, Estimi, sec. XVII.

127
Gombio
CA' TOMMASI
alt. m. 490 IGM F 85 II NE

Interessante aggregato a corte chiusa ad occidente di Gombio. Vi si trova l'oratorio di


S.Luigi (indicato dallo Scurani con il titolo di S.Giuseppe); è orientato liturgicamente con
semplice facciata a capanna su cui si apre un portale in laterizio ad arco ribassato
sormontato da un oculo lobato. Nella linea di sottotetto è visibile la traccia di una cornice di
gronda a gola. Sul prospetto sud rimane un secondo portale rialzato a tre elementi monolitici

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 159 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

ed una finestra. L'interno è a volta a botte costolonata, in rovina; sull'altare è posta una
ancona riquadrata con motivo a conchiglia. Il complesso principale di Ca' Tommasi si
articola intorno ad una bella torre attribuibile probabilmente ai secoli XVI-XVII. E' a pianta
quadrata con paramento in pietra ad inserti in laterizio nella fascia e nelle luci superiori; la
copertura è a quattro falde in coppi. Nel prospetto est sono visibili due cordoli di colombaia,
lineari in pietra, spezzati nelle viste a nord e sud. Sotto la cornice a gola del tetto si aprono i
fori per i rondoni. Nel voltone di accesso alla recante in chiave lo stemma della famiglia e la
data "1781". Un'ampia scala in cotto antico conduce ai piani superiori che, pur ristrutturati,
hanno conservato parte delle caratteristiche originarie come le travature e le orditure lignee
dei soffitti. Le unità edilizie presentano pressochè inalterati gli impianti volumetrici e
distributivi. Il nucleo evidenzia particolari valori ambientali.

128
Gombio
CHIESA DI GOMBIO
alt. m. 495 IGM F 85 I SE

La località è costituita dalla chiesa parrocchiale dedicata a S.Maria con la casa e rustici
annessi, disposti su un aspro colle in vista del torrente Tassobbio. La chiesa di S.Maria di
Gombio è nota come dipendenza di Campigliola nel 1208 (1). Fu a lungo sotto il patronato
dei da Correggio (2). Il Vescovo Cervini nel 1543 trova l'edificio sacro in pessime condizioni,
per metà diroccate e con il cimitero scoperto (3). Restaurato, venne descritto dal Vescovo
Marliani come "antiqua" e "scandulata", cioè a capriate lignee con orditura minuta listellata.
L'orientamento era in senso est-ovest (4). Nel 1821 passa sotto la Diocesi dei Parma (5
Sono tuttora conservati i caratteri architettonici ed ambientali. Il massiccio campanile, a
pianta quadrata con cella campanaria a luci archivoltate, si innesta sulla facciata a capanna
soffocandone in parte il prospetto rivolto ad est. Il portale archivoltato è sormontato da un
riquadro per l'effice del Santo titolare ed, in alto, da una finestra rettangolare. L'interno è a
navata unica con coro semicircolare.

(1) R.D.I. 1933, 297-310; (2) SACCANI 1926, 250; (3) SCURANI 1895, III, 558-563; (4) SACCANI 1926, 363; (5)
SACCANI 1926, 250.

129
Gombio
GOMBIO
alt. m. 590 IGM F 85 II NE

Centro rurale ad impianto indifferenziato di grande interesse e valore monumentale disposto


sui pendii settentrionali del monte Ferrari. La tessitura del monte che sostiene questa villa è
varia: gli strati di arenaria friabilissima sono i più frequenti mentre verso il nord è tutto di
carbonato di calcio (1). Nel 1188 Albertino di Gigliola e Gerarduzzo, consoli di Gombio,
giurarono "per nuncios comunis Regii" il breve del consolato di quella terra e con loro
quattro "vicini" (2). Di pochi anni posteriore, nel 1196, è la menzione del territorio facente
capo al "castrum" di Gombio in cui Campigliola prima e Marola poi nel secolo XII e XIII
avevano beni (3). Nel 1198 un "Gibertinus de Gombia" è tra i consoli di Carpineti che
stipulano un accordo territoriale e militare con Reggio (4). Nel 1315 aveva 23 fuochi (5). Il
Tiraboschi riferisce la "Villa inclusa nel territorio e nella diocesi di Reggio ma di stato
imperiale e soggetta alla temporale giurisdizione di Parma; era sottoposta ai nobili della
Palude e perciò quando essi osarono di rivolgersi contro il Comune di Reggio, per ordine del
Comune stesso, l'anno 1315 fu interamente rovinata. Nel decreto pubblicato si nomina solo
"terra seu Villa Gumbia" e del Castello non si fa motto. Per quindi che esso fosse fabbricato
dopo quest'epoca e che fosse poi rovinato e distrutto. Ma la villa fu rifabbricata e sussiste
ancora" (6). Il castello fu per lungo tempo dipendenza di Rossena all'epoca della

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 160 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

dominazione dei da Correggio (7). Il Molossi indica la popolazione della villa in 387 abitanti
(8). Gli interventi di ristrutturazione nell'abitato sono strettamente localizzati. Si evidenzia
nella parte centrale del borgo una casa rimodernata con torre colombaia, a pianta quadrata
con copertura a quattro falde inserita nel complesso. Il paramento è in pietra squadrata e
rifinita negli angolari. Un cordolo di colombaia in laterizio a dente di sega sottoposto a
listello lineare, corre all'intorno con le ampie aperture per colombi. La cornice di gronda è
costituita da una seconda decorazione in laterizio a "T" intercalata negli interassi dai fori
circolari per rondoni.L'adiacente copertura in marsigliesi contrasta l'armonia dei materiali
originali. L'unità edilizia già dei Costa, poi Birsi è ora dei Rodolfi. Di fronte sono osservabili
due edifici particolarmente significativi riferibili al XV-XVI secolo: la casa Gherardi già Birsi
presenta un ampio prospetto con coperto a due falde in coppi; vi si riscontrano due finestre
ora tamponate di cui una a mensola convesse; superiormente è posta una fila di aperture
per colombi sovrastati da una finestrella a tre elementi. Alla base del prospetto est è
notabile un bel portale, tamponato, archivoltato con chiave cuspidata e datata "1576". Un
piccolo vicolo chiuso separa la casa Gherardi-Birsi alla casa già dei Costi a cui è raccordata
da un terzo corpo sul fondo. La casa dei Costi appare più slanciata e più sviluppata in
altezza rispetto alla precedente, pur essendo stata ribassata da qualche tempo ha un
coperto a due falde in coppi e presenta nel prospetto nord due finestrelle assiali a tre
elementi. All'imposta del tetto è disposto un cordolo ad elementi in laterizio con motivi
lineare ed a dente di sega sovrapposti. Nel prospetto ad ovest, all'interno di un vano a
portico aperto è visibile un notevole portale con architrave siglato da croce patente del
secolo XV. Entrambi gli edifici hanno un paramento murario in pietra a leggera scarpa.
Ancora all'interno del loggiato moderno della casa che prospetta sulla piazzetta è visibile
una nicchia in arenaria datata:"MCCCX". Nei complessi retrostanti rimangono diverse
testimonianze di portali, finestre ed altri elementi in pietra dei secoli XVI e XVII tra cui tre
portali, due architravati ed uno archivoltato, presenti sotto il voltone e nel cortiletto interno di
casa Birsi. Un portale rialzato, tamponato, è pure visibile nella casa dei Ceci. Nel cortile del
complesso detto delle "Anime purganti" è un portale architravato a stretta luce
accompagnato da una feritoia arciera, di fattura attribuibile probabilmente al XIV-XV secolo;
il prospetto frontale della stessa unità presenta un secondo portale cinquecentesco, sempre
rialzato ed archivoltato. Ancora in una corte interna, quasi a fronte, è un portale archivoltato
con finestrella ovale in testa alla chiave, sormontata da un concio siglato e datato "G-1840-
A.M.-P.G.F.F.". In fondo all'abitato sorge una seconda casa a torre colombaia già dei
Coppellini, ora Landini, sempre riferibile al secolo XVI: presenta un impianto quadrato con
copertura a quattro falde in coppi, paramento in pietra con angolari rifiniti; un cordolo di
colombaia in laterizio, a motivo lineare ed a dente di sega sovrapposti, corre all'intorno,
spezzato sul prospetto sud. La cornice di sottotetto è costruita da una fascia sempre in
laterizi con motivo a "T" intercalato dai fori per rondoni. La struttura è interamente visibile
solo nel prospetto nord, ove rimane un massiccio architrave di portale con la croce e la rosa
a sei punte iscritta nel cerchio. Assai discutibile la copertura in marsigliesi nel tetto adiacente
al prospetto est. Nella corte retrostante è osservabile un edificio con un portale in pietra
architravata, tamponato,ed un portale il principale archivoltato, tardo barocco, riquadrato,
con artistiche ghiere in ferro.

(1) MOLOSSI 1832-1834, 159; (2) GATTA 1944- 1963, I, 238-239; (3) Archivio di Stato di Modena, Pergamene,
Marola; (4) GATTA 1944-1963, I, 48; (5) TACOLI 1748, II, 105; (6) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 369; (7)
BERTOLANI 1965, 216; (8) MOLOSSI,op. cit

130
Gombio
MONTE CASTELLO
alt. m. 645 IGM F 85 II NE

Nella boscaglia rimangono diverse tracce delle strutture murarie dell'antico Castello di

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 161 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Gombio, diruto da una frana. La Rocca è indicata dalla Bertolani M. del Rio come essere
quella di Gombio soggetta a lungo ai da Correggio (dal secolo XIV) e dipendenza del
Castello di Rossena (1). Già nel 1196 è riportata una menzione del territorio facente capo al
"castrum" di Gombio (2).

(1) BERTOLANI 1965, 216; (2) Archivio di Stato di Modena, Pergamene, Marola.

131
Gombio
MONTE VENERA
alt. m. 467 IGM F 85 I SE

Sul pianoro che costituisce la cima del monte Venera furono condotte dal Chierici alla fine
del secolo scorso diverse campagne di scavo che portarono al riconoscimento di un
insediamento dell'età del Bronzo (1). Negli strati superiori è stato recuperato materiale che lo
Scarani data al VI-V secolo a.C. (2).

(1) TIRABASSI 1979; 164-168; (2) SCARANI 1962, II, 525-526.

132
Gombio
MULINO DI BELEO
alt. m. 481 IGM 86 III NO

Il "Mulino di Beleo" figura già esistente agli inizi del XIX secolo. La carta Idrografica d'Italia
del 1888 lo riporta con la denominazione di "Mulino Don Alessandro" (1). L'impianto era
azionato da tre ruote di tipo orizzontale alimentate dal rio Castello e dal fosso Salatte (2).

(1) C.I.I. 1888, 156; (2) FORESTI, BARICCHI, TOZZI-FONTANA 1984, 194.

133
Gombio
MULINO ZANNONI
alt. m. 360 IGM F 85 II NE

E' tradizione che nel gruppo di edifici vi fosse un antico mulino forse già esistente nel XVII
secolo. Il mulino è ancora notato come esistente nella cartografia degli inizi del XIX secolo;
attualmente non ne rimangono testimonianze.

134
Gombio
PERDAROLO
alt. m. 559 IGM F 85 II NE

Nucleo situato sulle coste a ponente di Gombio. Vi si trova un piccolo edificio con struttura in
pietra e copertura a due falde in coppi. E' visibile, sul prospetto nord, il portale d'ingresso
architravato con croce incisa in chiave ed al centro una finestrella a tre elementi. Una lapide
ricorda il sacrificio di "LUTESCHER AUGUSTA e ROSER IDA" durante l'occupazione
tedesca nella seconda guerra mondiale.

135
Gombio
SORAGGIO
alt. m. 710 IGM F 85 II NE

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 162 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Nucleo di valore storico-ambientale, disposto in costa ai pendii settentrionali del monte


Battuta. All'ingresso del paese è situato un rustico adibito a fienile di cui rimane un portale
sopraelevato, tamponato, con architrave trapezoidale su cui è graffiata una croce e la data
"1606". Negli edifici a fronte, rinchiudenti l'aia, si riscontrano un concio angolare rovesciato
siglato "1743- G.D.C.", un concio di imposta datato "1676" ed un portale con architrave
trapezoidale siglato "MA I.... 69 MB". Sulla sinistra è visibile l'oratorio della Visitazione di
Maria Vergine o di S. Elisabetta ristrutturato nel 1766. Presenta una semplice facciata a
capanna con portale architravato, riquadro del Santo e finestrella superiore rimangono
tracce della cornice di sottotetto. Il paramento è in pietra con diversi elementi rifiniti
probabilmente di recupero e di antica origine. Sul prospetto nord, in angolo, sono riportate
su una pietra di sottotetto, una croce latina ed una rosa a sei punte iscritta circa a metà della
altezza dell'edificio; ancora sul fondo è osservabile il simbolo di uno squadro. Sul prospetto
ovest sono tre conci recanti incisi "I.F.C. (?) 1764 D.", un quadrante ed un martello. Un
campaniletto a vela in laterizio si innalza sul prospetto sud; l'interno è a volta a botte
costolonata con trabeazione e il pavimento in cotto rustico. Si vuole che l'oratorio sia stato
realizzato con il materiale proveniente dal vecchio oratorio situato a valle sotto il monte del
Castello, diruto da una frana in epoca remota. Diversi edifici riportano date incise su pietra
tra cui si evidenziano "1670" (su una finestrella), "1776" (in due diversi impianti), "1785 T",
"A.D. 1796" e "1838 P.R.F.F.".

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 163 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 164 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Comune di Montecchio

1
Montecchio
AIOLA
alt. m. 82 IGM F 74 III SO

Il 31 ottobre 1028 il Vescovo di Reggio Teuzone cede in enfiteusi a Giovanni, diacono di


Montecchio, alcuni terreni posti nel fondo "Montiglio" in luoghi detti Aiola e Pecorile (1).
Aiola è inoltre da riferirsi a quel "Adiola" citato in un documento dell'Archivio della Cattedrale
di Reggio nel 1029 in cui Stefano del fu Domenico del" Monticlo" dona a quella Chiesa ed al
Vescovo Teuzone i suoi beni in diversi luoghi (2). Nella località di Aiola sorgevano due
caseifici; il più antico, settecentesco a pianta ottogonale, è stato ricostruito fedelmente
accanto alla nuova chiesa parrocchiale mentre sul posto rimane il caseificio annesso al
complesso rurale di proprietà della famiglia Farini. Il caseificio è inattivo ed inutilizzato da
circa 20 anni ma non ha subito trasformazioni. Presenta una tipica struttura a pianta
quadrangolare con luci archivoltate e tetto a quattro falde con camino in vertice.

(1)FABBI 1960,6;(2)TIRABOSCHI 1821-25,II,101.

2
Montecchio
BELVEDERE
alt. m. 83 IGM F 74 III SO

La località è indicata dall'I.G.M. di primo impianto con il toponimo di "C.Sidoli". Vi sorge un


complesso rurale a corpi separati, disposti in linea, con annesso caseificio, in proprietà
Magnani. Rustico ed abitazione civile presentano una pianta rettangolare con coperto a due
falde; il primo è disposto verso mezzogiorno. È’ notabile il grande caseificio novecentesco
situato a settentrione del complesso. L'edificio sviluppa una pianta rettangolare su due livelli
con coperto a quattro falde. Al piano terreno si trovano i locali per la lavorazione mentre al
piano superiore risiede la famiglia del casaro.

3
Montecchio
BONI
alt. m. 77 IGM F 74 III SO

La località è individuata nell'I.G.M. di primo impianto con il toponimo di "C.se Spalletti". Vi si


riscontra un edificio rurale ad elementi giustapposti ad "L". Il rustico sorge ad occidente
mentre l'abitazione civile è disposta a meridione. Il coperto è a due falde con colmo
indifferenziato. Il complesso, denominato "Lucia", è in proprietà della famiglia Spalletti; sul
fronte dell'abitazione è notabile la data "1940" cui si riferisce una probabile riforma degli
edifici.

4
Montecchio
BORGO ENZA
alt. m. 95 IGM F 73 II SE

Nel borgo si trova l'oratorio dedicato alla Madonna del Carmine. Fu costruito nel 1918 dal
Sig. Rabitti Geremia. Originariamente la struttura comprendeva un portico frontale che
delimitava l'aula interna a circa metà del presente impianto. Nel 1920 il portico è stato
tamponato e l'oratorio completato nella forma attuale (1). È caratterizzato da un semplice
prospetto a capanna; nella parte posteriore a nord si imposta il campaniletto con cella

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 165 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

cuspidata. L'interno è a pianta rettangolare con volta a botte. Anticamente in prossimità


dell'Enza esisteva unaltro oratorio dedicato a Santa Veronica, ceduto dal Comune ai Padri
Serviti e distrutto nel secolo XVIII da una piena (2).

(1)FABBI 1960,155;(2)FABBI 1960,155.

5
Montecchio
C. DEL BOSCO
alt. m. 107 IGM F 73 II SE

La località è indicata nell'I.G.M. di primo impianto con il toponimo di "C.Montalto". Vi si


riscontra un complesso rurale costituito da due edifici disposti ad "L" in proprietà della
famiglia Morini. E’ notabile l'edificio con elementi giustapposti con porta morta, recentemente
ristrutturato, caratterizzato da un portico in aggetto a cinque luci architravate e da finestre
ogivali.

6
Montecchio
C. DELL'OSPEDALE DI PARMA
alt. m. 77 IGM F 73 III SO

E’ notabile un edificio rurale ad elementi giustapposti in linea con porta morta. Il rustico
dall'ampio volume è disposto a ponente ed è fronteggiato da un moderno porticato a luci
architravate. Il tetto è a due falde con colmo indifferenziato. L'edificio è in corso di
ristrutturazione.

7
Montecchio
C.DENTI
alt. m. 88 IGM F 74 III SO

La cartografia dell'I.G.M. di primo impianto indica la località con il toponimo "C.Cobianchi". E’


notabile un interessante edificio rurale ad elementi giustapposti con porta morta a tutto sesto
in proprietà della famiglia dello scrittore Campioli. L'abitazione è disposta verso ponente e
sviluppata su due livelli con sottotetto. Il coperto è a due falde con colmo indifferenziato e
cresta frangifuoco. Nella cantina si può osservare una formella datata "1825". Nei pressi
quasi in angolo tra la strada vicinale della Madonna e la strada Comunale Piazza si trova un
piccolo oratorio detto della "Madonna del Barbiere". Nella tradizione locale l'oratorio
risulterebbe costruito nel secolo XVIII; nel 1925 fu poi ristrutturato dai Sigg.Denti Ercole e
Cobianchi Ing. Vittorio riducendolo alle forme attuali.Presenta le caratteristiche di un
tempietto con un protiro anteriore. La facciata, distila, è sormontata da un frontone
triangolare di ordine dorico con gocce. L'interno consta di un unico vano con voltina a botte.

8
Montecchio
C.FARINA
alt. m. 73 IGM F 73 II SE

La località è indicata dall'I.G.M. di primo impianto con il toponimo di "C. dei Terzi". Vi sorge
un edificio rurale ad elementi giustapposti in linea. Il rustico è disposto a levante e
caratterizzato da un portico a cinque luci a sesto ribassato. Il tetto è a due falde con colmo
indifferenziato.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 166 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

9
Montecchio
C.FERRARINI
alt. m. 71 IGM F 74 III SO

La località è indicata sulla cartografia dell'I.G.M. Di primo impianto con il toponimo di "C.
Boniburini". Si segnala un edificio rurale ad elementi giustapposti in linea. Il tetto è a colmo
indifferenziato con tre falde nella parte civile e due nel rustico; questo presenta un prospetto
caratterizzato da un portico a cinque luci a sesto ribassato.

10
Montecchio
C.GAZZOLI
alt. m. 62 IGM F 74 III SO

L'edificio rurale,appartenente alla tenuta Spalletti, presenta una tipologia ad elementi


giustapposti in linea con porta morta. L'abitazione è disposta verso mezzogiorno. Il rustico
presenta un prospetto caratterizzato da cinque luci a tutto sesto. Il tetto è a due falde con
colmo indifferenziato.

11
Montecchio
C.IEMMI
alt. m. 99 IGM F 73 II SE

Il sito è indicato come "C. dall'Orto" nella cartografia dell'I.G.M. di primo impianto. Vi si
riscontra un complesso rurale ad elementi giustapposti costituito da un casino civile disposto
a levante e da un rustico di moderna ricostruzione a ponente. Il casino abbandonato e
disabitato, in proprietà Iemmi, presenta un impianto ottocentesco ed è caratterizzato in
facciata da una scalinata a rampe doppie balaustrate che portano all'ingresso del piano
nobile.

12
Montecchio
C.LUNGA
alt. m. 109 IGM F 73 II SE

Il complesso è costituito da un unico grande corpo di fabbrica variamente articolato.La


denominazione deriva probabilmente dal lungo prospetto adiacente alla strada. Le strutture
hanno subito trasformazioni sopratutto dopo la prima guerra mondiale. Sino ai primi anni del
'900 il rustico, ora garage-magazzino, aveva un solo piano ed esisteva, enucleato nel corpo
di fabbrica, un cortile interno con porticato, ora tamponato. Sul muro dello stesso rustico si
può ancora osservare un affresco assai rovinato,datato"1917", rappresentante un drappo di
gonfalone.

13
Montecchio
C.MARIOTTI
alt. m. 66 IGM F 74 III SO

Interessante edificio rurale ad elementi giustapposti in linea. E’ notabile l'ampio volume del
rustico, disposto a ponente, caratterizzato da un portico frontale a tutta altezza con quattro
luci architravate. Il tetto è a due falde con colmo indifferenziato. Notabili la grandi luci a
traforo in laterizio.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 167 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

14
Montecchio
C.PATTACINI
alt. m. 70 IGM F 74 III SO

Il sito è distinto con il toponimo "C.Lissindrini" nella cartografia dell'I.G.M. di primo impianto.
Complesso rurale articolato in vari edifici separati, in parte demoliti. E’ notabile un corpo di
fabbrica ad elementi giustapposti in linea con porta morta e coperto a due falde a colmo
indifferenziato.

15
Montecchio
C.POZZI
alt. m. 72 IGM F 74 III SO

Il toponimo individua un pregevole complesso rurale ed il vicino oratorio. Il primo è costituito


da un fabbricato ad elementi giustapposti in linea e porta morta asesto ribassato.
L'abitazione, disposta a levante, è sviluppata su tre livelli e conclusa da un coperto a quattro
falde. Sulla facciata spicca una bella meridiana. Il rustico presenta un prospetto
caratterizzato da tre grandi luci di portico a tutto sesto contigue alla porta morta; il tetto è a
due falde con colmo differenziato rispetto al corpo civile. La proprietà attuale è della Sig.ra
Augusta Massa, vedova Pozzi, famiglia cui dipendeva anche l'oratorio dedicato alla Beata
Vergine del Caravaggio.Anticamente l'oratorio apparteneva alla famiglia Insani. Nel 1713
era del Conte Paolo Bosisio. Nel 1791 e 1816 figura in proprietà dei F.lli Fusoni. Lavori di
restauro furono fatti eseguire nel 1863 dai coniugi Teresa Fusoni e Adeodato Ferrarini,
come ricorda una lapide posta sopra l'ingresso, passando in seguito ai Pozzi. Fino al 1950
svolse le funzioni di chiesa parrocchiale di Aiola trasferita poi nel 1960 nella nuova
costruzione opera dell'Arch. Enea Manfredini (1). L'edificio presenta una fronte a capanna,
orientata a mezzogiorno, con porta centrale sormontata da una vetrata semicircolare e da
un colmo lobato. Sulla copertura si imposta il piccolo campanile a vela. L'interno è a pianta
rettangolare e volta a botte.

(1)SCURANI 1895,V,781;(2)FABBI 1960,155

16
Montecchio
C.REVERBERI
alt. m. 82 IGM F 74 III SO

Interessante edificio rurale ad elementi giustapposti in linea. La parte civile prospicente alla
strada verso levante, è stata in parte ristrutturata. E’ ancora notabile il corpo del rustico
caratterizzato da un porticato a luci architravate, in parte tamponate dall'ampliamento della
stalla. Il tetto è a tre ampie falde con cresta frangifuoco.

17
Montecchio
CASONI
alt. m. 71 IGM F 74 III SO

Nella località al campo "La Motta" si sono rinvenute alcune ascieinferro e suppellettili
maschili delperiodo longobardo (1).

(1)MONTECCHIO 1981,60-61;STURMANN CICCONE 1977,20-39.

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- 168 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

18
Montecchio
CHIODENA
alt. m. 105 IGM F 74 III SO

Nella località sono stati raccolti alcuni reperti a spigoli vivi attribuibili al paleolitico (1).
L'I.G.M. di primo impianto ne riporta la denominazione di "C.Chiodola". Si evidenzia un
complesso rurale costituito dacorpi separati; a nord-ovest sorge il rustico mentre l'abitazione
rurale è articolata in un organismo compatto con il casino civile e la torre che divide le due
parti. La struttura sviluppa un impianto planivolumetrico a pianta quadrangolare su due livelli
e sottotetto, conclusa da una copertura a quattro falde.

19
Montecchio
CORNOCCHIO
alt. m. 72 IGM F 74 III SO

Il nucleo è costituito da alcuni fabbricati rurali. Si evidenzia un edificio ad elementi


giustapposti in linea con porta morta a due luci binate a sesto ribassato di cui una
tamponata. Il rustico è disposto verso settentrione. Il tetto è a quattro falde.

20
Montecchio
CONVOGLIO
alt. m. 81 IGM F 73 II SE

Il toponimo individua un complesso rurale di grande interesse, in proprietà Gallinari,


probabilmente già stazione di posta. Si evidenzia un grande corpo di fabbrica variamente
articolato, caratterizzato da una torre colombaia posta nell'angolo sud-occidentale. Questa è
a pianta quadrangolare, sviluppata su tre livelli. La colombaia è distinta da un cordolo lineare
modanato.

21
Montecchio
COSTA BASSA
alt. m. 85 IGM F 74 III SO

Località situata a levante del Mulino Pratorotto lungo la Canalina. Nel nucleo rurale si
evidenzia un edificio ad elementi giustapposti in linea. Il rustico, disposto a levante, è
caratterizzato da un portico a quattro luci a tutta altezza, architravate, di cui due tamponate
derivandone un ampliamento della stalla. Il tetto è a due falde con colmo differenziato. E’
inoltre notabile un ampio fabbricato rustico quasi completamente aperto a"teza" e ricovero
dei carriaggi con struttura a pilastrate.

22
Montecchio
COSTA BASSA
alt. m. 90 IGM F 74 III SO

Complesso rurale articolato in vari corpi separati già appartenente ai Caronzi. La parte a
levante è caratterizzata da un edificio rurale ad elementi giustapposti con porta morta a tutto
sesto e tetto a due falde con colmo indifferenziato; l'abitazione è posta a levante ed è in
proprietà della famiglia Badodi. Nella parte ad occidente si evidenzia un rustico con ampio
portico architravato a "teza" aperta.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 169 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

23
Montecchio
S.CROCE
alt.m.86 IGM F 73 II SE

Nei pressi della località lungo la via Pratorotto il Chierici rinvenne nel 1855 le rovine di un
antico tempietto di età romana definito poi come "larario" con un interessante corredo di
statuette in bronzo e stagno rappresentanti Dei e Dee del Pantheon pagano (1). Alla Croce
si riscontrano due complessi rurali di interesse tipologico. Il primo posto a ponente della
strada rivela le caratteristiche di un casino civile articolato all'adiacente corpo di fabbrica
rurale. L'edificio è in proprietà della famiglia Zavaroni. Presenta una struttura compatta a
pianta quadrangolare, sviluppata su tre livelli e sottotetto. Le luci sono regolari e
simmetricamente distribuite mentre la copertura è a tre falde. Sulla facciata si evidenziano
due maestà murali in nicchia raffiguranti la Beata Vergine e San Giuseppe. Il secondo
complesso sorge quasi a fronte, sul lato di levante della strada da cui si accede attraverso
un tipico arco d'ingresso, ed è costituito da un organismo in più corpi separati, parte
disabitati ed in cattive condizioni, parte restaurati e ristrutturati. Presso l'incrocio è collocata
una piccola maestà a pilastrino dedicata alla Madonna, mentre al centro dello stesso rimane
una croce da cui deriva il nome della località.

(1)MONTECCHIO 1981,65-72;BRONZONI 1976,26-27.

24
Montecchio
FRANZANA
alt.m.77 IGM F 74 III SO

Complesso rurale appartenente alla tenuta Spalletti. Il catasto di primo impianto dell' 1887
riporta l'esistenza di un caseificio tradizionale con la caratteristica pianta ottagonale.
L'abitazione civile riporta la data "1904" riferibile probabilmente ad un intervento di
ristrutturazione. Il rustico invece presenta una più moderna struttura datata"1937".

25
Montecchio
FUSIONI
alt.m. 74 IGM F 73 II SE

La cartografia dell'I.G.M. di primo impianto riporta il toponimo di "Casoni". Vi sorge un


complesso rurale ad elementi separati disposti a squadra, disabitato ed in abbandono, di
proprietà Medici. L'abitazione civile è ubicata a ponente; sviluppa una pianta quadrangolare
su tre livelli e coperto a due falde. Il rustico è caratterizzato da un portico frontale.

26
Montecchio
GABRIELLA
alt.m.71 IGM F 74 III SO

Edificio rurale appartenente alla tenuta Spalletti di S.Ilario. Presenta una tipologia ad
elementi giustapposti in linea con porta morta a sesto ribassato. In chiave è siglatala data di
costruzione "1892". Il rustico, disposto a settentrione, è caratterizzato da un portico a più
luci. Il tetto è a due falde con colmo indifferenziato.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 170 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

27
Montecchio
GAZZARO
alt.m. 70 IGM F 74 III SO

A ponente della strada sorge un piccolo edificio rurale ad elementi giustapposti in linea
realizzato nei primi anni del Novecento. Il fabbricato, denominato podere "Teresa", fa parte
della tenuta Spalletti di S.Ilario. Il rustico è disposto a nord.Il tetto è a due falde con colmo
indifferenziato. Il prospetto è caratterizzato da un ampio portico con due luci asimmetriche a
sesto ribassato.

28
Montecchio
LEVATA
alt.m.108 IGM F 73 II SE

Si evidenzia un edificio ad elementi giustapposti in linea con porta morta. L'impianto


planivolumetrico è variamente articolato;il rustico è disposto a ponente ed è fronteggiato da
un portico a due luci architravate a tutta altezza adiacente alla porta morta con arco a tutto
sesto. Le coperture sono a colmi differenziati, a due falde nella parte civile ed a tre ampi
spioventi nel rustico. Al centro si innalza una struttura a torre colombaia su cui è riportata la
scritta "Levata". È notabile la decorazione del prospetto a bande orizzontali alternate di
colore rosso e giallo.

29
Montecchio
LORENZANA
alt.m. 80 IGM F 74 III SO

Complesso rurale costituito da un edificio ad elementi giustapposti in linea con porta morta
architravata e diversi fabbricati di servizio che delimitano con una struttura ad "L" il cortile
centrale. Nell'edificio principale il rustico è disposto a levante. Sul retro rimane un secondo
rustico con ampio portico a luci a tutto sesto di più moderna fattura.

30
Montecchio
MADONNA DI MONTECCHIO
alt.m.99 IGM F 74 III SO

Nel 1476-93 i Montecchiesi ingrandirono un oratorio presso il quale i padri dell'Ordine del
Servi di Maria fondarono un convento. Esso sorgeva nel primitivo luogo ove nel 1484 un
soldato caduto da cavallo ed invocata la Madonna la vide apparire su di un olmo vicino.
Incendiato nel 1558 da tedeschi e spagnoli assoldati da Duca Ottavio Farnese, che aveva
occupato Montecchio, fu rifabbricato più ampio nell'anno seguente quando il paese fu
restituito al suo legittimo signore. Nel 1663 il Priore del Convento, Vincenzo Fontanelli di
Reggio, con il contributo della propria famiglia iniziò la trasformazione dell'oratorio in una
decorosa chiesa. L'opera era in corso quando una nuova guerra tra franco-spagnoli ed
imperiali fece sospendere i lavori. Le vicende derivate da successivi conflitti e dalla
soppressione dei Serviti impedirono il completamento della costruzione. Ricorrendo nel
1884 il IV Centenario dell'Apparizione un apposito comitato volle compiere l'opera intrapresa
nel 1663. L'incarico venne affidato all'Architetto Pio Casoli che fece gratuitamente il
progetto. Sotto la sua direzione la navata venne innalzata di otto metri e coperta in volto al
pari del coro. Sopra alle cappelle venne costruito un ampio loggiato, rinnovata la facciata,
dipinta la chiesa e restaurata la torre. Negli anni seguenti non mancarono lavori di

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 171 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

abbellimento all'interno della chiesa. Fra il 1902-1903 si perfezionò il campanile


aggiungendovi il doppio quadrante dell'orologio. Nuovi interventi alla decorazione interna
sono eseguiti nel 1935-'36; nel 1954 viene costruita, nel presbiterio, una larga scala di
marmo che conduce al simulacro della Beata Vergine dell'Olmo. La facciata è restaurata nel
1963-64 e ne viene scoperta una parte abbattendo le mura del vecchio parlatoi delle
monache del vicino convento (1). La facciata, orientata liturgicamente, è tripartita con un
alzato in corrispondenza della navata interna; presenta un portale timpanato con un
semplice rosone superiore. Sono notabili i motivi decorativi in laterizio e le fascie ad archetti
ciechi. Il cornicione è sormontato da acroteri con elemento piramidale, sfera e croce in
vertice. I prospetti laterali sono suddivisi in due parti corrispondenti, l'inferiore alle cappelle e
la superiore allo sviluppo in alzato della navata; la prima è caratterizzata da una serie di
finestre oblunghe fortemente strombate, scandite dalla ripartizione delle lesene, la superiore
dalla sequenza delle lesene, dalle archeggiature e da rosoni. Il campanile si erge sul fianco
posteriore del prospetto meridionale presentando una bella struttura in stile barocco.
L'interno è a navata unica con volta a botte lunettata. Ai lati si aprono quattro cappelle per
parte sopra le quali si imposta un ampio loggiato ora tamponato. L'adiacente convento,
anch'esso bruciato nel 1558 e ricostruito l'anno seguente, fu sistemato nel 1626-1632
ampliando e formando attorno al suo cortile un doppio chiostro di 20 arcate su pilastri di
ordine dorico; lavori di rifinimento vengono eseguiti nel 1683. Dopo la soppresione
dell'Ordine dei Serviti nel 1797 i locali vennero adibiti ad altre attività e ceduti quindi dal
1805 al 1832 in uso di Caserma della Guardia di Finanza. Nel 1897 il complesso fu
acquistato dal Vescovo di Reggio che, intestandolo al nipote Conte Alessandro Rocca-
Saporiti, vi dispose il trasferimento delle Suore dell'Ordine delle Serve di Maria Addolorata di
cui è attualmente in proprietà. Il Monastero è stato in gran parte ricostruito e rinnovato nel
1960 (2). Nei pressi del cimitero nelle vicinanze della chiesa della Madonna dell'Olmo si
trovava un oratorio dedicato a S.Rocco; divenuto cadente fu ceduto dal Comune ai Serviti
che lo riedificarono comprando nel 1632 anche le terre attorno. Nel 1783 passò alla
Confraternita del SS.Sacramento. Esso venne poi dedicato al S.Filippo Benizzi; infine nel
1942 venne abbattuto e in suo luogo eretta una maestà su cui trovasi tuttora l'immagine del
Santo (3). Nella località occorre ancora segnalare il complesso della cantina sociale "Le due
torri" di notevole rilievo nella sua originalità architettonica sviluppata dalle due possenti
strutture a torre.

(1)SCURANI 1895,V,772-780;FABBI 1960,146-150;(2)FABBI 1960, 150-153;(3)FABBI 1960,157-158.

31
Montecchio
MONTECCHIO EMILIA
alt. m. 95 IGM F 73 II SE

Nel 1875 si segnala il rinvenimento presso Montecchio di un'ascia in rame riferibile al


periodo eneolitico cui seguì nel 1881 un pugnale litico di tipo "Remedello", entrambi
conservati presso i Civici Musei di Reggio Emilia (1). Durante l'esecuzione dei lavori per la
sistemazione della strada al Ponte, nel 1894, furono scoperte cinque tombe romane alla
cappuccina; il Chierici suggerisce l'ipotesi che possano essere anteriori a quelle di "Mavarta"
individuate a S.Ilario nel 1180 ed attribuite alla fine del V secolo-inizi VI secolo (2). Dai
numerosi scavi eseguiti in vari siti dell'abitato negli anni '50 sono invece emersi resti di
murature, di lastricati stradali, monete, epigrafi, inumazioni e testimonianze diverse sempre
di età romana (3). Al periodo barbarico sono da riferirsi una croce in lamina d'oro, parte di
collana, una spada di ferro, una sepoltura longobarda ed una fibbia di tipo gotico ( 4). La
località di Montecchio è ubicata lungo l'antica direttrice che da Brescello congiungeva
Taneto con Luceria e risaliva verso il Passo del Lagastrello, seguendo uno dei primitivi rami
dell'Enza. Il territorio segnava il confine tra le giurisdizioni di Parma e Reggio. Montecchio è
nominata per la prima volta nel presunto Diploma di Carlo Magno del 781 in cui si fissano i

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 172 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

confini della Diocesi di Reggio riportando: "per fluvium Inciam sicut ipsa Incia descendit a
summa villa Monticlo..." (5). Nell'822 il Vescovo di Reggio Norberto concede in enfiteusi a
Giovanni e Standelberga "de vico Monteclo" alcune case e campi (6). Altri acquisti di terre
sono documentati nel 903, in cui si cita la "villa Montiglio", nel 913, 920, 991, 1028, 1039 (7).
"Monticulo cum curte sua" è compreso nella conferma dei benidella Chiesa di Parma fatta
nel 1195 dall'Imperatore Enrico VI e successivamente nel 1210 in quella dell'Imperatore
Ottone V (8). Occupato dal Comune di Parma gliene fu confermato il possesso nel 1245
dopo profonde controversie con il Papa. Nel XIII secolo il potere diretto venne affidato ad un
"Vicedomino" del Vescovo che tramandata la carica ai discendenti dette origine in seguito al
nome all'omonima famiglia. Quando Parma nel 1247 è occupata dai Guelfi, Montecchio ed i
Vicedomini restano fedeli all'Imperatore (9). Già negli Statuti di Parma del 1255 si trovano
disposizioni al "Comune et homines de Monticulo". Nel 1259 viene nominato un "castrum
vetus de Monticulo"(10). Dopo un lungo periodo d'incertezze politiche, tra la seconda metà
del XIII secolo e la prima metà del secolo XIV, nel 1348 Obizzo d'Este cedette il paese ai
Visconti che tolsero il potere ai Vicedomini per darlo ad un loro vicario, rafforzandone
prontamente il castello (11). Questo dapprima fu donato ad Alberigo da Barbiano dal 1394 al
1403 ed in seguito affidato ad Ottobono e Giacomo Terzi. Nel 1411 il Marchese Nicolo' III
d'Este lo assegna in ricompensa a Muzio Attendolo Sforza per i suoi servigi. Ripreso nel
1420 da Filippo Maria Visconti ritorna infine agli Estensi nel 1426che lo conservarono salvo
brevi intermezzi fino all'Unità d'Italia (12). Nel 1438 Montecchio ha un proprio Statuto
riconfermato da Lionello d'Este nel 1441 cui si aggiunse l'anno seguente la concessione
dello stemma e dello stendardo. Tra il 1512 e il 1527 è in potere del Papa e governato dal
1518 dal Capitano Ludovico Rangoni (13). Ritornato agli Estensi nel 1533 Alfonso I lo dona
al figlio costituendolo in feudo privilegiato per i cadetti della Casa d'Este sino al 1713. Nel
1569 l'Imperatore d'Austria eleva Montecchio a Marchesato (14). Un censimento del 1614
ne riporta la popolazione in 3890 abitanti senza contare le ville ed i cittadini di Reggio
residenti. Le ville comprendono al tempo, Pozzoferrato, Costa, Casoni, Aiola e Piazza
mentre al Marchesato sono aggregati oltre al Comune di Montecchio, quelli di Barco,
S.Eulalia, Calerno e Gaida (15). Nel 1771 Montecchio fu ceduto in feudo dal Marchese
Clemente Bagnesi; con la sua morte avvenuta nel 1784 ritorna alla Camera Ducale (16).
Alla fine del '700 comprendeva 7446 abitanti (17). Nel 1798 fu elevato a capoluogo Distretto
con annesso Barco; segue quindi le vicende della Repubblica Cispadana, Cisalpina e del
Regno d'Italia (18). Con il ripristino del dominio estense Montecchio è dichiarato Comune di
II rango con i territori degli ex-Comuni di Barco, Bibbiano e Cavriago cui si aggiunsero nel
1827 quelli di S.Ilario e Calerno. Dopo il 1859 fu compreso nel Regno d'Italia sabaudo,
nominato capoluogo di mandamento con i Comuni di Bibbiano, Cavriago e S.Ilario e ridotto
all'attuale giurisdizione con le antiche frazioni di Aiola, Costa, Piazza, Pozzoferrato e Casoni
(19). La Rocca rappresenta certamente la principale emergenza architettonica di
Montecchio. Una primitiva fortezza è forse da fare risalire all'età matildica o post-matildica
(XII-XIII secolo) ma è solo dalla seconda metà del '200 che si può parlare di un vero e
proprio fortilizio smantellato nel 1317 ad Gilberto da Correggio (20). Al condottiero Alberico
da Barbiano è assegnata dalla tradizione la costruzione della "Rotonda", opera ancora
visibile per 3/4dellasua circonferenza con buona parte delle caditoie. Nel 1426 si ha notizia
di riparazioni alla rocca eseguite da Agnolo della Pergola. Tra il 1437-'38 il castello viene
fortificato con la sistemazione delle fosse (21). Nuovi interventi risultano nel 1440, 1443,
1447, 1448, 1454-'55 con continue opere di rafforzamento e restauri diretti dagli ingegneri
Accorsio e Guglielmo da Fano. Grossi bastioni, cortine e fossati sono realizzati durante
l'occupazione di Guido Torello di Torrechiara ed ancora dagli Estensi nel 1486 e 1495 con
l'intervento dello stesso Architetto Biagio Rossetti (22). Si trattò di un'imponente
ricostruzione degli apprestamenti difensivi portando lo sviluppo delle mura ad un perimetro
di oltre 1300 metri e destinando la nuova area recintata all'urbanizzazione civile che
caratterizzerà l'impianto del centro storico (23). Nel 1536 si notifica la necessità di rafforzare
le mura con innalzamento dei merli, ricostruzione di archibugiere e riparazione dei torrioni
con le cannoniere e le fosse (24). Diverse opere sono realizzate soprattutto alla metà del

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 173 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

secolo XVI con il concorso dei maestri muratori Cesare e Leonello Agazzi ferraresi,
Tommaso Casteldardi reggiano, Matteo Alghisio da Carpi, Antonio Maria Natoli di Parma.
Altri rinforzi e sistemazioni seguono nel corso del secolo XVIII. Nel 1752 viene allestito un
teatro in una sala presso la galleria di collegamento del castello con la "Rotonda". Dalle
relazioni dell'ingegnere ducale Ludovico Bolognini nel 1775 e 1789 la rocca appare in cattive
condizioni. Con i restauri del 1813-23 viene anche costruita la sequenza dei portici verso la
piazza. Nel 1947 viene coperto il cortile d'armi internom (25). La rocca chiude il lato di
ponente dell'abitato trovandosi al centro di un vasto recinto fortificato o cittadella con
muratura a scarpa e bastioni rotondi agli angoli. La struttura forma un quadrilatero irregolare
con cortile interno, derivato da interventi di epoche successive. La parte più
antica,potendone ascrivere forse il primo impianto al secolo XIII, è costituita dalla torre del
mastio o torre dell'orologio sita nell'angolo nord-est. Questa, a pianta quadrata, emerge al
pari di una torre minore che l'affianca dal lato nord-ovest, dal corpo dell'edificio merlato.
Entrambe sono provviste di un giro completo di piombatoi e di merlatura ghibellina ricoperta
da tetto. Sono ancora osservabili tratti di mura di cinta con le basi dei tre torrioni perimetrali
e residui della fossa. Il circuito delle mura urbane, di cui rimangono parti delle ortine, era
costituito da un muro a scarpa con torri quadrate agli angoli e rompitratta lungo i lati; vi si
aprivano due accessi, la porta Vecchia a settentrione demolita nel 1874 e la porta Nuova
sita all'inizio di via Veneto verso sud, abbattuta nel 1902. Nell'arco di questo periodo sono
inoltre ridotte le stesse mura (26). Nella parte settentrionale dalla piazza sorgeva fin dal
1354 l'oratorio di S.Giovanni Battista della Commenda dell'Ordine Gerosolimitano dei
Cavalieri di Malta; restaurato nel 1786 fu distrutto nel 1867 (27). La costruzione della Chiesa
della Madonna del Popolo o Chiesa Nuova risale probabilmente al 1618 con annesso un
piccolo convento, ad opera della Confraternita del Suffragio. Ai lavori di ripristino del 1927
seguono i restauri del 1961 con l'abbattimento della cupola a lanterna pericolante per danni
di guerra (28). L'edificio in angolo tra la piazza e la via del Mercato Nuovo presenta una
facciata seicentesca orientata a nord. Il prospetto è ripartito da quattro lesene e concluso da
un frontone triangolare raccordato a voluta con l'alto cornicione modanato. Ai vertici sono
disposti quattro acroteri piramidali con sfera. Il basso campanile s'innalza a fianco del
prospetto orientale. L'interno è ad una sola spaziosa navata con pianta a croce latina,
abside a catino e volta a botta lunettata. In fondo a via 1° Maggio ed a chiusura della stessa
si trovava fino al 1953 l'oratorio di S.Rocco. Se ne riporta l'esistenza nel 1584; fu restaurato
nel 1611 ed allungato nel 1615 (29). Sono ancora da ricordare l'oratorio di S.Francesco
fondato presso la parrocchiale agli inizi del'600 dalla Confraternita del SS.mo Sacramento e
l'ospedale costruito nel 1615. Questo fu ricostruito nel 1685, trasferito nel 1797 nel convento
dei Serviti, ritornato nella sede originale nel 1819 ed infine ricostruito nel 1958 in una più
ampia e funzionale sede su progetto dell'Arch. E. Manfredini (30). Nel centro storico sono da
segnalarsi in particolare la quattrocentesca Casa Cantoni con il suo pregevole loggiato, i
cinquecenteschi Palazzodel Municipio e Palazzo della Banca Agricola Commerciale e la villa
Comini poi Manfredi (1918-19), significativo esempio di stile Deco'. Appena fuori dal paese,
in via al Forte, inserito nel complesso di una casa di abitazione, si riscontra un oratorio
dedicato alla Visitazione di Maria Vergine costruito nel 1798 e da sempre appartenente alla
famiglia Violi (31), mentre proseguendo verso il Santuario della Beata Vergine all'Olmo si
segnala ancora la villa Manfredi. La Pieve di Montecchio, dedicata a S.Donnino, è situata a
ponente della strada Provinciale per S.Ilario d'Enza a circa 200 metri nord del centro storico.
La fondazione di questa chiesa deve indubbiamente risalire ai primi secoli in cui si
evangelizzò questa parte del territorio padano. Se nell'822 il Vescovo di Reggio, come
abbiamo visto, vi possedeva terreni e beni, non doveva mancare allora un oratorio che poi
prese l'attuale dedicazione; forse questa derivò dal diacono Rainaldo della Pieve di S.
Donnino (Fidenza) che nel 991 aveva acquistato in Montecchio un fondo da Prangarda
moglie del Marchese Manfredo del fu Arduino (32). La chiesa, compresa fino al secolo
scorso nella Diocesi di Parma, si trova nel 1233 con titolo di "Plebs de Monticulo" cui
dipendevano le chiese di S.Pietro in Barco, S.Giuliano di Gaida, S.Nicolo' di Cavriago,
S.Maria Maddalena di Reggio ed una cappella in Casaloffia (33). Trail 1596 ed il 1600 la

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 174 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

primitiva costruzione è rifabbricata insieme al campanile aggiungendovi nel 1613 anche la


canonica. Lavori alla facciata sono eseguiti nel 1687. Dopo la sua aggregazione alla Diocesi
di Reggio nel 1828 fu in seguito dichiarata di libera collocazione, indipendente dal Vicario e
soggetta direttamente al Vescovo (34). L'architettura della chiesa è di ordine toscano con
forma basilicale a tre navate ed abside a catino semicircolare. La facciata è tripartita ed
orientata a levante. La parte orientale, corrispondente alla navata maggiore, sopravanza la
struttura interna e gli ingressi alle navate laterali, comprendendo alla base un porticato a tre
luci con copertura a vela. Il prospetto è slanciato, riquadrato da un accenno di lesene e
caratterizzato al centro da una nicchia timpanata con la statua del martire S.Donnino; il
coronamento è costituito da un frontespizio triangolare con cornice modanata. L'interno con
volto a vela è scandito da quattro pilastri a base rettangolare. A lato delle navate minori si
aprono sei cappelle per parte. La torre del campanile sopraelevato nel 1948 si erge tra la
cappella destra del presbiterio, l'abside e la canonica.

(1)MONTECCHIO 1981,26-27;(2)SILIPRANDI 1936,15-18;MONTECCHIO 1981,53;BRONZONI 1966,19;


(3)BRONZONI 1966,10-54;(4)MONTECCHIO 1981,57-62;(5)TIRABOSCHI 1821-25,II,100;(6)FABBI 1960,6;(7)
1960,6-8;(8)TIRABOSCHI,op.cit.;FABBI 1960,8;(9)FABBI 1960,10- 11;(10)FABBI 1960,11;(11)FABBI 1960,14-
22;(12) (13)MONTECCHIO 1981,93;FABBI 1960,23-47;(14)FABBI 1960,48-51;(15)FABBI 1960,63;(16)FABBI
1970,69;(17)RICCI 1788,164;(18) FABBI 1960,91-102;(19)F ABBI 1960,103-112;(20)FABBI 1960,17-41;(21)(22)
(23)MONTECCHIO 1981,167-185;(24)FABBI 1960,49;(25)MONTECCHIO 1981,167-185;(26)FABBI
1960,115;(27)FABBI 1960,156;(28)FABBI 1960,143;(29)FABBI 1960,156;(30)FABBI 1960,157-158;(31)FABBI
1960,155;(32)FABBI 1960,138;(33)SCHIAVI 1940,II,29;(34) BRONZONI 1976,67-87;FABBI 1960,138-
143;SCURANI 1895,V,755.

32
Montecchio
MULINO DI AIOLA
alt. m. 82 IGM F 74 III SO

L'antico mulino è indicato nella carta topografica del Ducato Estense del 1828 ed ancora
nella Carta Idrografica d'Italia del 1888, alimentato dal canale d'Enza (1). Il mulino ha
cessato la sua attività circa 20 anni fa. All'interno conserva comunque parte degli impianti ed
attrezzature; in particolare si può osservare il punto in cui il canale scorre sotto l'edificio
incanalandosi in uno stretto passaggio e dove alloggiava la ruota del mulino in legno,
sostituita poi da una turbina. Già della famiglia Lombardi è ora dei Fantuzzi. Ad occidente
del mulino sorge il grande complesso rurale ad elementi giustapposti con porta
morta.L'abitazione è disposta a levante; il tetto è a due falde con colmo differenziato. Nella
Località si trova poi un oratorio dedicato a S.Geminiano.Esso apparteneva ai Signori
Vicedomini e poi ai Vallisneri. L'oratorio, di semplice fattura, presenta una facciata a
capanna, orientata a sud- est, con portale centrale ed oculo trapezoidale superiore. L'interno
è ad aula con volta a botte.

(1)C.I.I.1888,152;(2)SCURANI 1895,V,781;FABBI 1960,155.

33
Montecchio
MULINO DELLA CIVICA
alt. m. 113 IGM F 73 II SE

Il mulino, alimentato dal canale Ducale d'Enza, è segnato nella Carta Idrografica d'Italia del
1888 (1). L'impianto è ancora in funzione ed in proprietà dei F.lli Menozzi. L'edificio conserva
in parte le caratteristiche strutturali originarie con pianta rettangolare articolata su due livelli
e muratura in pietra. Al piano terreno sono i locali della lavorazione e superiormente
l'abitazione, ora inutilizzata, del mugnaio. Sulla turbina esterna non più in funzione è
riportata la data del "1908". Nel prospetto del mulino è visibile un affresco murale in nicchia
raffigurante S.Caterina, patrono dei mugnai.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 175 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

(1)C.I.I.1888,150.

34
Montecchio
MULINO DEL MAGLIO
alt. m. 100 IGM F 73 II SE

Il mulino è segnalato nella carta topografica del Ducato Estense del 1828. La Carta
Idrografica d'Italia del 1888 riporta l'esistenza nella località di un mulino "Maglietto" cui
seguiva il mulino del Maglio (1). Del primo non rimane notizia, il secondo non è più in
funzione da almeno 20 anni ed è stato completamente ristrutturato. Già dei F.lli Neviani è
ora della famiglia Avanzi.

(1)C.I.I.1888,150.

35
Montecchio
MULINO MAGLIO VECCHIO
alt. m. 93 IGM F 74 III SO

Il mulino è riportato nella carta topografica del Ducato Estense del 1828 ed è ancora
segnalato nella carta idrografica dell'Italia del 1888, alimentato dalle acque del canale
d'Enza (1). Il mulino ha cessato ogni attività nel 1976, quando è stato venduto dai Melloni
alla famiglia Carenza. L'edificio è stato ristrutturato e gli impianti rimossi. Accanto al portone
d'ingresso sul muro settentrionale del corpo di fabbrica si nota una formella ovale siglata
"G.M. 1696".

(1)C.I.I.1888,152.

36
Montecchio
MULINO PELLIZZA
alt. m. 95 IGM F 73 II SE

Il mulino è segnalato dalla Carta Idrografica d'Italia del 1888, alimentato dalle acque del
canale Ducale d'Enza (1). Si trovava a levante del borgo di Montecchio a circa 500 metri dal
mulino di Pozzoferrato.Rimane ancora il vecchio fabbricato.

(1)C.I.I.1888,152.

37
Montecchio
MULINO DI POZZOFERRATO
alt. m. 97 IGM F 73 II SE

E’ forse uno dei più antichi opifici del territorio di Montecchio. Il mulino è raffigurato fin dalla
metà del secolo XVI in una carta di Prospero Camuncoli. L'impianto è quindi segnalato nella
Carta Idrografica d'Italia del 1888 con l'annesso torchio (1). Il mulino è ancora in funzione ed
è proprietà Giglioli. La struttura ha subito notevoli modifiche e trasformazioni; degli antichi
meccanismi ed attrezzature rimane una sola macina in pietra non più utilizzata.

(1)C.I.I.1888,152.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 176 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

38
Montecchio
MULINO PRATOROTTO
alt. m. 85 IGM F 74 III SO

Il mulino è riportato nella carta topografica del Ducato Estense del 1828 e segnalato nella
Carta Idrografica d'Italia del 1888 (1). Il vecchio mulino, alimentato dalle acque del canale
della Vernazza, ha cessato la sua attività circa 35 anni fa e riformato nella nuova struttura
che ne continua le funzioni. La struttura dell'opificio originario è stata conservata mentre
meccanismi ed attrezzature sono stati distrutti.

(1)C.I.I.1888,152.

39
Montecchio
ORATORIO DELLA B.V. DELLA NEVE
alt. m. 99 IGM F 73 II SE

L'oratorio, detto anche del Bugino, era situato lungo la strada che dal Mercato conduce a
Barco. Fu rifabbricato nel 1725 presso un altro vecchio oratorio da cui trasse un affresco con
l'immagine della Vergine. Venne abbattuto nel 1912 per far posto alla Stazione ferroviaria di
Reggio-Ciano
(1).

(1)FABBI 1960,156-157.

40
Montecchio
PIAZZA
alt. m. 88 IGM F 74 III SO

Vi sorge un edificio rurale ad elementi giustapposti in linea con porta morta; il tetto è a due
falde con colmo differenziato e cresta frangifuoco. L'abitazione è posta a levante. Il rustico è
caratterizzato da una “teza” a quattro luci aperte e da un pozzo sul prospetto esterno. Il
corpo di fabbrica è stato recentemente ampliato nella parte occidentale ricavando una
seconda abitazione. Il complesso, già in proprietà Barigazzi, è ora della famiglia Colli.

41
Montecchio
PIAZZA ALTA
alt. m. 95 IGM F 74 III SO

La località è denominata "C. Paterlini" nella cartografia di primo impianto dell'I.G.M. Si


riscontra un complesso rurale costituito da un lungo corpo di fabbrica in linea derivato da
successive aggregazioni. Il fienile è caratterizzato da grandi arcate a tutto sesto ora
tamponate; vi si trova una formella datata "1926". Già della famiglia Boni, è ora in proprietà
Giglioli e Reverberi.

42
Montecchio
PIAZZA BASSA
alt. m. 90 IGM F 74 III SO

Edificio rurale ad elementi giustapposti in linea con porta morta a doppia luce, coperto a due
falde con colmo indifferenziato e cresta frangifuoco. L'accesso all'abitazione avviene con

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 177 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

una rapida scala frontale in pietra. Il complesso, già in proprietà della Cura Vescovile di
Reggio Emilia, è ora della famiglia Costi. La tradizione locale ne vuole riportare l'origine al
XV-XVI secolo.

43
Montecchio
PODERE PESCHINA
alt. m. 95 IGM F 74 III SO

Complesso rurale ad elementi giustapposti in linea con abitazione a levante e rustico a


ponente. Il tetto è a due falde con colmo differenziato. A sud-ovest sorge un grande fienile.
E’ notabile una formella datata "1847". Già in proprietà dell'Ospedale di Montecchio, passò
in seguito alla famiglia Bertozzi e Paglia Reverberi.

44
Montecchio
PONTE DI MONTECCHIO
alt. m. 105 IGM F 73 II SE

Nell'agostodell'anno 1895,durante lo scavo perle fondazioni del ponte sul fiume Enza, si
rinvennero un'ascia di rame e diversi frammenti fittili di incerta cronologia, forse dell'età
eneolitica (1). La costruzione dell'attuale ponte deliberata nel 1891 fu compiuta nel 1897
agevolando così la viabilità ed il commercio con il territorio parmense che venne poi
collegato ad una tramvia, sulla linea Montecchio-Pilastrello- Parma, cessato nel 1920 (2).

(1)TIRABASSI 1979,205;MONTECCHIO 1981,27;(2)FABBI 1960,115-116.

45
Montecchio
POSSESSIONE LA GRANDE
alt. m. 71 IGM F 74 III SO

Interessante complesso rurale a corpi separati, in proprietà dell'Opera Pia Orfanotrofi. Il


nucleo più antico è costituito da un edificio ad elementi giustapposti con rustico a ponente e
d abitazione a levante cui si accede con una rapida scala frontale serrata fra le murature. Il
tettoè a due falde con colmo differenziato. Il fabbricato era abitato ed in uso di diversi nuclei
famigliari, rapportandosi ad una struttura tipo a schiera. Sono inoltre notabili un fienile a
"teza" aperta cui era annesso un caseificio ed una stalla con ampio portico a doppia luce a
sesto ribassato.

46
Montecchio
QUARTICELLO
alt. m. 108 IGM F 73 II SE

Si riscontra un edificio rurale ad elementi giustapposti in linea con porta morta ora
tamponata. L'abitazione è disposta a ponente ed è stata ricostruita alcuni anni fa in laterizio,
conservando le caratteristiche planovolumetriche della struttura. Il rustico presenta invece
una muratura in pietra. Il tetto è a due falde con colmo differenziato. Presso il complesso, in
proprietà Trabelloni, sorge anche un piccolo caseificio ora inattivo.

47
Montecchio
S.ANTONIO
alt. m. 103 IGM F 73 II SE

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 178 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Il toponimo riporta la dedicazione dell'oratorio sito nella località di Pozzoferrato. Si ritiene


che l'oratorio di S.Antonio sia stato fondato insieme ad un ospedale annesso, al principio del
XIV secolo dai monaci di S.Antonio di Vienna in Parma. Nel 1364 esisteva già ed era in
funzione. Forse la dote dell'ospedale fu trasformata in seguito in Benefizio che divenne
collativo dal Vescovo allorchè fu soppressa la Precettoria di S.Antonio in Parma.
Risulterebbe da una nota dell'Archivio Parrocchiale di Montecchio che il Benificio sia stato
fondato da Nicolò e Bartolomeo Nizzardi, uno dei quali divenne Vescovo di Genova nel
1321-1326. L'oratorio fu ricostruito nel 1630 (1). Presenta un fronte a capanna orientato a
ponente con porta centrale architravata, finestrelle laterali ed oculo superiore. L'interno è ad
aula con abside pentagonale e volta a botte. L'oratorio è annesso ad un complesso rurale in
abbandono. Nei pressi, lungo la strada dell'Enza, è osservabile una maestà a pilastrino con
nicchia inserita alla congiunzione di due caratteristiche mura di cinta in pietra.

(1)SCHIAVI 1940,185;SCURANI 1895,V,782;FABBI 1960,154.

48
Montecchio
S.LUCIA
alt. m. 80 IGM F 74 III SO

Il catasto del 1887 riporta la denominazione di "Casone Monte" mentre la cartografia I.G.M.
dello stesso periodo individua la località come "C.Montalto". I terreni circostanti
corrispondono all'area della cosidetta terramara del "Monte" esplorata da Gaetano Chierici
nel 1870-76.Vi venne infatti scoperto un grande villaggio dell'età del bronzo a stratigrafia
complessa con resti di palificazioni sovrapposte e numerosi reperti litici, fittili e prodotti della
tecnica metallurgica. Si trovò inoltre uno strato antropico dell'età del ferro e diverse
suppellettili maschili longobarde (1). L'attuale possessione evidenzia un complesso rurale di
particolare pregio posto su un terrapieno elevato sulla pianura di circa 2 metri. I fabbricati
sono disposti a corte con annesso l'oratorio. Nel 1713 il sito era in proprietà del Marchese
Gaetano Canossa di Reggio e di sua moglie Marchesa Caterina Scoffoni di Parma. Alla fine
del '700 figura dei Conti Re. Nel 1816 passa infine alla famiglia Spalletti che ancora ne
detiene la proprietà(2). L'oratorio, dedicato a S.Antonio da Padova, forse riferibile al XVII
secolo, presenta una semplice facciata a capanna, orientata a levante con portale centrale.
L'interno è a pianta ad aula con volta a botte. L'edificio principale, dalle caratteristiche
signorili,sviluppa un organismo compatto a pianta rettangolare articolato su due livelli e
sottotetto, orientato in senso est-ovest. Al centro si apre l'atrio d'ingresso con portico a tre
luci archivoltate. Le luci sono regolari e simmetricamente distribuite. Il tetto è a due falde con
colmo indifferenziato; in vertice è posto un campaniletto a vela. Nel rustico è murata una
formella datata "1898".

(1)STURMANN CICCONE 1977,23-39;TIRABASSI 1979,62-63;MONTECCHIO 1981,28-59;(2)FABBI 1960,155.

49
Montecchio
SPADAROTTA
alt. m. 65 IGM F 74 III SO

Interessante complesso rurale articolato in più corpi di fabbrica. Si segnalano in particolare


due fabbricati ad elementi giustapposti in linea con porta morta, un casino civile ed un
caseificio. L'edificio rurale principale sviluppa un ampio volume a pianta rettangolare con
abitazione disposta a settentrione su tre livelli; il coperto è a due falde con colmo
indifferenziato. Il fienile è caratterizzato dalla sequenza delle "gelosie" a traforo nel
sottotetto. Il casino civile presenta un volume compatto a pianta quadrangolare su tre livelli e

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 179 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

tetto a quattro falde. Poco discosto verso nord è notabile un secondo edificio rurale con
abitazione disposta verso levante, tetto a due falde con colmo indifferenziato e cresta
frangifuoco. A sud di C.Spadarotta, verso Aiola, è visibile un edificio rurale ad elementi
giustapposti in linea con porta morta sesto ribassato. Il rustico è disposto a settentrione; il
tetto è a tre falde con colmo indifferenziato.

50
Montecchio
STRAMAZZO
alt. m. 119 IGM F 73 II SE

Vi si riscontra un fabbricato rurale ad elementi giustapposti in linea con porta morta.


Sviluppa un volume compatto a pianta quadrangolare con abitazione disposta a levante;
questa presenta il prospetto principale sul lato minore dell'edificio ed è caratterizzato dalla
regolaree simmetrica distribuzione delle luci. Il tetto è a tre falde con colmo indifferenziato.
Notabile la porta morta ed il portico a luci a tutto sesto.

51
Montecchio
VALLE
alt. m. 105 IGM F 73 II SE

Interessante edificio rurale ad elementi giustapposti in linea, riferibile probabilmente al XVII-


XVIII secolo; il rustico è disposto a mezzogiorno fronteggiato da un portico a cinque luci
architravate a tutta altezza. La parte civile è articolata ad una torretta colombaia che
caratterizza l'impianto planovolumetrico del complesso in proprietà della famiglia Morini.

52
Montecchio
VALLETTA
alt. m. 105 IGM F 73 II SE

Complesso rurale ad elementi giustapposti in linea con porta morta a sesto ribassato. La
struttura ha subito diversi interventi di ristrutturazione che ne hanno in parte alterato le
caratteristiche d'impianto. Sono notabili un mattone datato "1828" e vicino allo stesso una
formella su cui è incisa la data "1562" (?). Attualmente il fabbricato è in proprietà della
famiglia Paglia.

53
Montecchio
VENTURA
alt. m. 80 IGM F 74 III SO

Interessante edificio rurale ad elementi giustapposti in linea con porta morta a sesto
ribassato. Il rustico è disposto a settentrione, caratterizzato da un ampio porticato a cinque
luci sempre a sesto ribassato.La parte dell'abitazione è probabilmente più antica ed
evidenzia un portico architravato nella congiunzione con il rustico. Il tetto è a due falde con
colmi differenziati. Una schiera di bassi servizi chiude l'area cortiliva a mezzogiorno.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 180 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Comune di Quattro Castella

1
Montecavolo
CÀ DE FANTI
alt. m. 50 IGM F 86 IV NO

Interessante complesso della famiglia Corradi disposto alladestra del torrente Modolena.
Scarsissime sono le notizie storiche. L'oratorio annesso al fabbricato rustico è forse quello di
S.Domenico citato nella visita pastorale del Vescovo Picenardi nel 1707 (1). Gli edifici,
circondati dal parco, comprendono il fabbricato rustico con ampio prospetto a capanna,
paramento a scarpa e coperto a due falde oltre alla villa, in stile neoclassico.Questa si
presenta in una composta eleganza con pianta quadrata sviluppata su tre livelli. Le luci sono
regolari e simmetricamente distribuite; quelle del piano nobile sono ad arco.

(1)VISITA 1707,II,517.

2
Montecavolo
CANTONE
alt. m. 144 IGM F 86 IV NO

Il gruppo di case a margine dell'incrocio stradale costituiva l'antico borgo di Montecavolo


che, come località, è nominata nel 1080 (1). Il nucleo presenta ancora tipologie
diderivazione rurale. La cortina edilizia si dispone al l'incrocio della strada di Reggio con la
Pedemontana e lungo la via per Salvarano. Nel 1650 è costruito l'oratorio di S.Rocco che,
rovinato, è riedificato nel 1742; sarà atterrato alla metà del XIX secolo ed ancora ricostruito
nel luogo attuale (2). L'oratorio fiancheggia la vecchia strada del borgo per Salvarano.
L'accesso avviene direttamente dalla strada a lato della struttura che è priva della facciata. Il
prospetto volto ad est presenta solo una lunetta superiore ed un coronamento a frontespizio.
L'oratorio è articolato ad un complesso di edifici civili di interesse tipologico. A fianco di
questo, internamente al cortile, è visibile una torretta colombaia del '600, conclusa da una
cornice di gronda sagomata, appartenente allla famiglia Nobili. All'ingresso dell'abitato si
trova un caseificio novecentesco in stile neo-rinascimentale.

(1)TIRABOSCHI 1821-25,II,64;(2)SCURANI 1895,III,415.

3
Montecavolo
C.BAMBASINO
alt. m. 126 IGM F 86 IV NO

Vi si riscontra un edificio rurale ad elementi giustapposti in linea con porta morta. Il rustico è
disposto verso meridione; la copertura è a due falde con colmo indifferenziato. Il fabbricato è
censito nel catasto di primo impianto del 1880.

4
Montecavolo
C.FOLA
alt. m. 136 IGM F 86 IV NO

Negli arativi a sud-est della località è stato segnalato il ritrovamento di un raschiatoio dell'età
paleolitica (1).

(1)SRA 1980,IV,18.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 181 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

5
Montecavolo
C.MARASINA
alt. m. 143 IGM F 86 IV NO

Complesso rurale riferibile probabilmente al XVII-XVIII secolo. Presenta un impianto


tipologico a corpi separati disposti a squadra; il rustico è orientato secondo l'asse nord-sud
con copertura a due ampi spioventi. La parte civile è costituita da un edificio a pianta
quadrata con volume compatto e paramento a leggera scarpa, si articola su due livelli ed è
concluso da un tetto a quattro falde.

6
Montecavolo
C.SALDELLE
alt. m. 128 IGM F 86 IV NO

Vi si riscontra un edificio rurale ad elementi giustapposti in linea con porta morta. Il rustico è
disposto a ponente; la copertura è a due falde con colmo differenziato. Il fabbricato è censito
nel catasto di primo impianto del 1880.

7
Montecavolo
C.VALLESTRA
alt. m. 145 IGM F 86 IV NO

Nucleo rurale riferibile al XVII-XVIII secolo. La denominazione compare già nella cartografia
storica agli inizi dell'800. Il rustico presenta un volume compatto con pianta rettangolare
sviluppata su tre livelli e conclusa da un coperto a quattro falde. In appendice al prospetto di
levante si trova il caseificio ottocentesco con le caratteristiche luci a traforo in laterizio.

8
Montecavolo
CASCINA CIPRIANI
alt. m. 126 IGM F 86 IV NO

La cascina era costituita da un interessante complesso rurale, ora completamente stravolto


da un improprio intervento di ristrutturazione. L'edificio è ad elementi giustapposti in linea
con porta morta. Il rustico era disposto a ponente e fronteggiato da un porticato a cinque
arcate; la copertura è a due falde con colmo differenziato. A poca distanza lungo la strada
per le Tibbie è visibile un secondo fabbricato, pure ristrutturato, ad elementi giustapposti in
linea con porta morta. Il rustico è ubicato a settentrione; la copertura è a due falde con
colmo indifferenziato e cresta frangifuoco. Entrambi i complessi sono riferibili al XIX secolo e
figurano censiti nel catasto unitario del 1880.

9
Montecavolo
MONTECAVOLO
alt. m. 209 IGM F 86 IV NO

Nel piano medio del torrente Modolena si sono riscontrate tracce di insediamento del
periodo neolitico (1), mentre lungo la strada per la chiesa parrocchiale sono stati rinvenuti
reperti di una stazione del bronzo (2). La località è nominata in un documento del 1080. Nel
1156 un decreto di Anselmo Arcivescovo di Ravenna nomina la "cappellam S.Maria de
Monte calvulo" e la "cappellam S.Venerij de Mozatella" dipendenti dalla Pieve di Puianello.
Nel 1288 si ha notizia del castello di Montecavolo, forse ubicato sul colle presso al chiesa ed

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 182 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

ora completamente scomparso (3). Un ospedale di S.Maria di Montecavolo è citato nel 1483
(4). La chiesa, in rovina nel 1543, è rifabbricata alla fine del XVI secolo. Nel Settecento è
nuovamente ristrutturata. Il corpo maggiore è costruito nel 1749 presumibilmente su disegno
dell'Architetto Ferraboschi e ad opera di Mastro Lusignani di Puianello, ed infine compiuta
nel 1751 con una pianta a croce greca. Nel 1882 viene ricostruito il pavimento (5). L'edificio
è orientato liturgicamente. La facciata è a capanna, slanciata; due coppie di lesene su alto
basamento ne sottolineano il prospetto concluso da un frontespiziospezzato al centro da un
ampio finestrone trapezoidale. La villa di Mont ecavolo alla fine del Settecento era feudo
dicasa Frosini, soggetta a Mucciatella, con una popolazione di 550 abitanti (6). Nel 1814
Montecavolo fu annesso al Comunedi Reggio e nel 1860 a Quattro Castella (7).

(1)SACCANI 1963,226;(2)TIRABASSI 1979,128;(3)TIRABOSCHI 1821- 25,II,64;(4)SCURANI 1895,III,415;


(5)SCURANI,op.cit.;(6)RICCI 1788,164;(7)SCURANI,op.cit.

10
Montecavolo
OROLOGIA
alt. m. 133 IGM F 86 IV NO

Nucleo situato alla sinistra del torrente Modolena. La cartografia storica agli inizi del XIX
secolo vi riporta il toponimo di "Rossi"; quello di "Orologio" compare nel catasto unitario del
1880. Vi si trova un casino civile già dei Bellegati ed in seguito della Curia Vescovile.
L'impianto pur non rilevando elementi architettonici di particolare pregio è probabilmente
riferibile al XVII-XVIII secolo. Presenta un volume compatto con pianta quadrata sviluppata
su quattro livelli; le luci sono piccole e regolari, il paramento è in pietra. A lato della strada
provinciale sorge una cappellina dedicata alla Beata Vergine con il Bambino; è di semplice
fattura con ampio parco frontale e concluso da un frontespizio spezzato.

11
Montecavolo
SCAMPATE
alt. m. 127 IGM F 86 IV NO

Vi sorge un elegante "casino" il cui impianto originario è forse riferibile al XVII-XVIII secolo.
Già dei Ferrari è ora della famiglia Lasagni. Presenta una pianta quadrangolare articolata in
una parte centrale rialzata, a capanna, con orientamento est-ovest, affiancata da due corpi
laterali sviluppati su due livelli e sottotetto. Gli ingressi contrapposti sono rialzati e vi si
accede con una semplice scalinata. Nel prospetto di levante, al centro, è murato uno
stemma probabilmente della famiglia Agliati rappresentante una scala ed un leone
rampante. Dopo gli Agliati passò in eredità ai Malaguzzi, da essi l'acquistò il Dott. Viani e
quindi venduta alla famiglia Rabitti. A ponente della villa si trova un piccolo nucleo di
fabbricati rustici in cui è possibile riscontrare alcune caratteristiche tipologiche d'interesse.A
sud della strada è visibile un fabbricato rurale isolato ad elementi giustapposti in linea con
porta morta. Il rustico è disposto verso meridione. La copertura è a due falde con colmo
differenziato. Nell'angolo a nord-est si riscontra la traccia di un portico angolare architravato.
Il complesso è certamente antecedente al XIX secolo.

12
Montecavolo
SCAMPATE DI SOPRA
alt. m. 135 IGM F 86 IV NO

È visibile un complesso rurale a pianta quadrangolare articolato su due livelli con paramento
a leggera scarpa. Il rustico è ubicato a settentrione. Il fabbricato è censito nel catasto
unitario del 1880.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 183 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

13
Montecavolo
STRADA PROVINCIALE N° 23
alt. m. 148 IGM F 86 IV NO

A margine della strada provinciale verso Quattro Castella prima dello svincolo della nuova
tangenziale è visibile un fabbricato rurale ad elementi giustapposti in linea con porta morta. Il
rustico è disposto a levante. La copertura è a due falde con colmo indifferenziato e cresta
frangifuoco. L'edificio è censito nel catasto unitario del 1880.

14
Montecavolo
VIA KENNEDY
alt. m. 170 IGM F 86 IV NO

In uno stradello laterale alla via per Salvarano si trova una maestà a pilastrino con nicchia,
dedicata alla Beata Vergine, di origine novecentesca. Oltre alla strada, verso il torrente
Modolena è visibile un fabbricato rurale con pianta articolata e copertura a larghe falde;
l'edificio è riferibi le alla metà del secolo XIX.

15
Montecavolo
VIA DELLA POLITA/RUBBIANO
alt. m. 131 IGM F 86 IV NO

Sono visibili due fabbricati rurali di particolare interesse tipologico. Entrambi sono ad
elementi giustapposti con porta morta e copertura a due falde con colmo indifferenziato. Il
primo presenta il rustico disposto a ponente con pianta in aggetto ed ampio fienile aperto su
pilastrature. Il secondo, riferibile alla seconda metà del secolo XIX presenta unvolume
compatto con rustico disposto a levante.

16
Montecavolo
VIA O. STROZZI
alt. m. 123 IGM F 86 IV NO

Vi si riscontra un fabbricato rurale di probabile matrice ottocentesca ad elementi giustapposti


in linea con porta morta. Il rustico è disposto al ponente; la copertura è a due falde con
colmo indifferenziato.

17
Montecavolo
VIAPPIANI
alt. m. 151 IGM F 86 IV NO

Nucleo situato ai piedi della salita alla chiesa di Montecavolo. Si evidenzia un complesso
con casino civile erustico articolato ad interessante torretta con coronamento ad altana. Già
delle contesse Pettinengo è ora della famiglia Ferrari-Menozzi. Un arco passante, chiuso da
un pregevole cancello settecentesco in ferro battuto, divide la parte residenziale dai
fabbricati rurali. La pianta è rettangolare sviluppata su due livelli. Le luci sono regolari e
simmetricamente distribuite; nel prospetto della facciata le mensole del davanzale sono
composte con figure a maschera. L'impianto derivato da successive aggregazioni è forse
riferibile nellesue parti originarie al XVI-XVII secolo. Di fronte, sep arato dalla strada, figura
un secondo edificio di pregio, in abbandono, a volume compatto con pianta
quadrataarticolata su due livelli e coperto a quattro falde.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 184 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

18
Montecavolo
VILLA CASELLI
alt. m. 135 IGM F 86 IV NO

Assai scarse sono le notizie storiche relative a questo complesso. Nel catasto unitario del
1880 vi figurerebbe ancheun oratorio poi demolito ed a questa villa forse si riferisce la nota
del Balletti sulla ve ndita di alcuni bassorilievi con grifoni alati tratti dall'antico Duomo di
Reggio (1). La villa si presenta in una forma architettonica eclettica in stileneo-medievale,
probabilmente derivata dalla ristrutturazione di un impianto di più antica origine. La pianta è
articolata e composta in più corpi di fabbrica. E’ dominata da una snella torre con
coronamento in progressivo aggetto su tre falde ad archetti e conclusa in vertice da un
terrazzino a merlatura ghibellina, motivo che sottolinea anche la parte dell'edificio disposto a
sud. Alla base si apre un bel portale ad arco ogivale sormontato da due ordini con finestre a
bifora. Al centro figura uno stemma nobiliare.

(1)BALETTI 1937,8.

19
Montecavolo
VILLA FAVORITA
alt. m. 172 IGM F 86 IV NO

Nella località è segnalato il ritrovamento di un manufatto non fluitato del periodo paleolitico,
raccolto in arature intaccanti il loess rissiano (1). Vi si è individuato anche un insediamento
romano sovrapposto ad uno dell'età del bronzo (2). La villa Favorita era forse un tempo un
"casino" della famiglia Estense come testimonierebbe l'emblema murato nel prospetto
settentrionale del portico passante. Le attuali caratteristiche architettiniche derivano da
interventi di ristrutturazione ottocenteschi molto probabilmente attribuibili agli architetti
Marchelli di cui non si esclude fosse anche in proprietà. Passò poi ai Cipriani ed ora èdella
famiglia Bondavalli. Lo stile eclettico neomedievale è individuato dalle luci ad arco ogivale,
dalle torrette a bifore e trifore e da un falso tratto di muro merlato con torrazzo circolare
scapitozzato a finta rovina. L'impianto è a pianta quadrangolare sviluppato su due-tre livelli
con paramento a leggera scarpa. Il complesso è costituito, oltre ai rustici,da due corpi di fa
bbrica raccordati dal corpo di disimpegno. Quello a levante forma la parte signorile. Su
questo prospettoè dipinta una meridiana siglata "G.M.F.A. 1851", il prospetto a ponente, di
ser vizio, reca una formella datata "J.C.-1925" riferita ad alcune trasformazioni apportatevi.

(1)BISI,CREMASCHI,PERETTO 1980,42;(2)TIRABASSI 1979,198.

20
Montecavolo
VILLA MONTECAVOLO
alt. m. 121 IGM F 86 IV NO

La località è denominata con il toponimo di "Cà Nova" nellacartografia agli inizi del XIX
secolo. Il catasto unitario ben evidenzia l'esistenza di un complesso edilizio
successivamente ristrutturato o ricostruito in un villino "liberty" probabilmente nel secondo
decennio del novecento. L'edificio appartenne ai Salvarani, poi ai Tirelli, ai Barbieri ed ora è
della famiglia Biondi. L'impianto è apianta quadrangolare articolato su tre livelli con torretta
angolare al prospetto sud-est. Son o notabili interessanti motivi decorativi in stile.

21
Montecavolo
VILLA TOSCHI/

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 185 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

MONTE DELL'ORTO
alt. m. 167 IGM F 86 IV NO

Sul primo rilievo, a ponente di Montecavolo, denominato Monte dell'Orto, si trova una villa di
grande pregio ed interesse già dei Toschi, poi Alessio ed ora Ferretti. L'impianto originario fu
probabilmente realizzato per iniziativa del Cardinale Toschi nella seconda metà del '500. Si
ricorda un intervento di rifacimento promosso da Girolamo Toschi, Vicario Vescovile, nella
metà del Settecento. L'aspetto attuale potrebbe derivare da una ristrutturazione
ottocentesca, forse opera di G.Manzini nel 1849, con riferimento al nome e datariportati sulla
meridiana della facciata a sud. Nell'interno si trova l'oratorio di S.Francesco, dalle preziose
decorazioni, già nominato nella visita pastorale del Vescovo Picenardi del 1707 (1). La villa
presenta un volume compatto con pianta quadrangolaresviluppata su tre livelli e conclusa in
vertice da un corpo articolato, sopraelevato a torretta. Sul fronte a sud figura un abbaino
recante in centro un orologio; analogo orologio èdisposto anche sul prospetto a nord.
Questa facciata è assa sobria, con un ingresso rialzato cui si accede da una scalina ta
rettilinea ed un terrazzino. Il paramento è a leggera scarpa. Le luci sono regolari e
simmetricamente distribuite. La villa è circondata da un vasto parco. Sotto al complesso, a
lato della strada per Salvarano, sorgeva l'antico mulino di Monte dell'Orto che non si esclude
coevo ai fabbricati signorili. Apparteneva alla famiglia Toschi da cui poi pervenne ai
Bonilauri. L'opificio è indicato nella Carta Idrografica d'Italia del 1888 (2). Fu disattivato dopo
la guerra; era alimentato dalle acque del torrente Modolena che vi azionavano due ruote
orizzontali a mescolo. Si evidenzia una serie di fregi decorativi in laterizio variamente
disposti ed una maestà in nicchia dedicata alla Madonna della Ghiara. Tra la villa ed il
cimitero è da segnalare il rinvenimento di mattonelle per pavimentazione romane (3).

(1)VISITA 1701,II,537;(2)C.I.I.1888,160;(3)SRA 1980,IV,188,

22
Mucciatella
BOTTEGHE
alt. m. 143 IGM F 86 IV NO

A lato della Strada Statale figura una maestà con ampia nicchia ad arco riportante un
affresco dedicato alla Vergine, probabilmente tardo ottocentesco. Le unità edilizie
prospicienti la strada conservano ancora parte dei caratteri tipologici riferibili al XVI-XVII
secolo con volumi compatti, prospetti a capanna e tetto ad ampi spioventi. Proseguendo
verso Vezzano, ai piedi della collina di Mucciatella sono visibili due fabbricati rurali isolati di
interesse tipologico. Il primo è ad elementi giustapposti in linea con porta morta. Il rustico,
disposto a sud, è fronteggiato da un portico architravato a tutta altezza. La copertura è ad
ampie faldecon colmo differenziato. Il secondo fabbricato è ugualmente ad elementi
giustapposti in linea ma caratterizzato da un'inusuale ripartizione frontale a tre arcate di
portico con arco a sesto ribassato di cui il centrale tamponato. Il rustico è disposto verso
sud; la copertura è a tre falde con colmo indifferenziato.

23
Mucciatella
BRAGLIE
alt. m. 150 IGM F 86 IV NO

Vi si trova un elegante villino della famiglia Corezzola. L'impianto a base quadrata si


sviluppa su tre livelli. Le luci sono regolari e simmetricamenta distribuite. Il coperto è
aquattro falde concluse in vertice da una torretta. L 'edificio, realizzato forse alla fne dell'800,
fu destinato in lascito nel 1923 dal sig. Fontanesi Andrea all'IstitutoCiechi.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

24
Mucciatella
CÀ MATTA
alt. m. 150 IGM F 86 IV NO

Il Balletti riporta la possibilità che vi si trovasse l'antica chiesa dei Templari di Reggio(1); più
propriamente le memorie locali ne attribuiscono invece la denominazione di un
acquartieramento o "casa matta" dipendente dal vicino castello di Mucciatella. A lato della
strada si trova un oratorio dedicato a S. Matteo costruito dai Sidoli nel 1936; si presenta in
maniera assai elegante con un prospetto a capanna su cui si apre un portale architravato,
leggermente strombato, con lunetta superiore ed oculo quadrilobato al centro. A fianco si
innalza il campaniletto con cella a monofore. Posteriormente si trova il complesso del rustico
e del casino civile appartenente ai Sidoli dalla metà dell'Ottocento. Il rustico mostra
un'interessante pianta a basilica con un prospetto a ponente tripartito richiamante le forme di
una chiesa. Il casino, ora in completo abbandono, è a pianta quadrata sviluppata su tre
livelli, conclusa da un tetto a quattro falde. Le luci sono regolari e simmetricamente
distribuite. Il paramento è a leggera scarpa. Le caratteristiche tipologiche potrebbero riferire
l'edificio al XVII-XVIII secolo.

(1)BALLETTI 1937,9.

25
Mucciatella
CAMMELLINE
alt. m. 132 IGM F 86 IV NO

Nella tavoletta dell'IGM la località è distinta dal toponimo "Bacchi". Vi si trova un casino
realizzato nella seconda metà dell'800. Nel 1897 fu venduto dall'avv. Bottazzi alla famiglia
Pellizzi che ancora è proprietaria. Il fabbricato sviluppa un'ampia pianta rettangolare,
articolata su tre livelli. Il coperto è a due falde; nella sua parte a sud vi si innesta una torretta
con tetto a quattro falde. Le luci sono regolari e simmetricamente distribuite.

26
Mucciatella
CASALI
alt. m. 155 IGM F 86 IV NO

Ai piedi della collina del castello di Mucciatella, alla deviazione della Casa del rio, è visibile
un'edicola dedicata alla Beata Vergine. Presenta una semplice pianta ad aula. Il prospetto di
facciata è timpanato con un portale architravato.

27
Mucciatella
C. BIZZOCCA
alt. m. 155 IGM F 86 IV NO

Vi si riscontra un fabbricato rurale ad elementi giustapposti e porta morta, disposti ad "L". Il


rustico è disposto a sud. La copertura è a due falde con colmo indifferenziato. Il complesso
è censito nel catasto unitario del 1880.

28
Mucciatella
C. BOSCO
alt. m. 152 IGM F 86 IV NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 187 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Sono visibili due complessi rurali di interesse tipologico. La "C. Bosco" vera e propria è
costituita da un edificio ad elementi giustapposti in linea con porta morta. Il rustico è
disposto a levante. La copertura è a due falde con colmo indifferenziato. Si segnala la
completezza dell'impianto tipologico con i bassi servizi ed il pozzo. Lungo la strada sorge un
complesso ad elementi separati. Il corpo principale, articolati su due livelli è a pianta
quadrangolare con coperto a quattro falde; è notabile il paramento murario in pietra.
Entrambi i complessi sono censiti nel catasto unitario del
1880.

29
Mucciatella
C. COSTA
alt. m. 258 IGM F 86 IV NO

Nella località sono state rilevate tracce di insediamento dell'età del bronzo (1).

(1)TIRABASSI 1979,198.

30
Mucciatella
C. MARCONI
alt. m. 151 IGM F 86 IV NO

In terreni arativi ad est della casa sono stati rinvenuti materiali diversi di epoca romana (1).
La carta tecnica regionale distingue il sito con il toponimo di "C. Cavrioli". L'edificio rurale è
ad elementi giustapposti in linea con porta morta. Il rustico è disposto a ponente. La
copertura è a due falde con colmo indifferenziato. La porta morta è costituita da due arcate,
di cui una tamponata, a sesto ribassato. La tipologia è riferibile al XIX secolo.

(1)SRA 1980,IV,188.

31
Mucciatella
C. DEL RIO
alt. m. 16 IGM F 86 IV NO

Gruppo di case situato nella valletta compresa tra Mucciatella e la Costa di Montegaio. Vi si
evidenzia una casa-torre probabilmente riferibile al XVIII secolo. La torre vera e propria è
disposta in posizione angolare rispetto al complesso del fabbricato rurale. E’ a pianta
quadrata articolata su cinque livelli compresa la colombaia di sottotetto ed è conclusa da un
coperto a quattro falde. Il paramento murario è in pietra rozzamente disposto. La colombaia
è sottolineata da un cordolo lineare modanato. Le luci sono piccole e simmetricamente
distribuite.

32
Mucciatella
C.S. FELICE
alt. m. 144 IGM F 86 IV NO

Si individua un complesso rurale di interesse tipologico. Il fabbricato, censito nel catasto


unitario del 1880, è ad elementi giustapposti in linea con porta morta. Il rustico è disposto a
ponente. La copertura è a due falde con colmo indifferenziato.

33
Mucciatella

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 188 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

C.TIRELLI
alt. m. 148 IGM F 86 IV NO

E’ visibile un complesso rurale in abbandono di particolare interesse. La tipologia è a corpi


separati con rustico a levante. Il rustico presenta un volume aperto con ampioportico a tre
luci architravate e copertura a falde composte. Il fabbricato civile è di fattura più recente
sviluppato su due livelli e sottotetto. Si evidenzia inoltre un pozzo esterno. Poco distante da
"C.S.Felice" si individua un edificio rurale ad elementi giustapposti in linea con porta morta.
Il rustico è disposto a ponente. Il tetto è a due falde con colmoindifferenziato e cresta
frangifuoco.

34
Mucciatella
CASONE
alt. m. 147 IGM F 86 IV NO

Complesso rurale situato sulla destra del torrente Modolena. L'impianto tipologico è a corpi
separati. Gli edifici sono a pianta rettangolare con coperto a due falde e colmo
indifferenziato. Nel fabbricato civile sono notabili alcune interessanti tracce di arcate in
laterizio mentre nel rustico si evidenzia un portico angolare architravato. Le caratteristiche
costruttive consentono di riferire il complesso probabilmente al XVII-XVIII secolo.

35
Mucciatella
CASTELLO DI MUCCIATELLA
alt. m. 211 IGM F 86 IV NO

Nel 1037 è riportato un "Actum infra Castrum Muzzadella" (1). Nel 1156 un decreto di
Anselmo, Arcivescovo di Ravenna, nomina la "cappella S. Venerij ed Mozatella" dipendente
dalla Pieve di Puianello (Mucciatella) (2), a cui sarà ancorasoggetta nel 1302 (3). Nel 1287 il
castello apparteneva al Monastero di Canossa (4), fu quindi riedificato dai reggiani nel 1320
(5). Nel 1335 il castello era in possesso dei Fogliani ed in seguito con Albinea, dei Manfredi
(6). Nel 1415 i Manfredi divisero i loro beni: Borzano e Mucciatella furono assegnati a Paolo,
Taddeo e Simone. Nel 1625 il duca Cesare d'Este creò marchesi i conti di Borzano
eMucciatella. La famiglia si estinse nel 1695 ed allora beni e ti toli passarono al ramo dei
Manfredi di Albinea (7).I resti del castello sono notevoli per lo spessore dei muri e la
grandiosità degli amb ienti e delle strutture. Sottol'attuale proprietario sig. Franco
Lombardini, sono stati intrapresi importanti restauri. Al piano terreno si può ammirare una
sala con soffitto quattrocentesco a cassettonidipinto ed un camino seicentesco con rilievi in
gesso. Nei sotterranei figurano imponenti archi a crociera con gli stemmi della famiglia
Manfredi. In un avanzo isolato del castello era la cappella nella quale si trovava un affresco
raffigurante la Madonna in trono con il Bambino ed i SS. Pietro e Venerio ai lati. Il dipinto era
stato attribuito dal Prof. D. Mariotti a Bernardino Orsi e fatto risalire ai primi anni del '500
mentre il Rev. prof.Nerio Artioli, citando Adolfo Venturi, lo riporta a Michele ea Pier Ilario
Mazzola, pittori parmensi. Nel 1968 l'affresco è stato staccato, restaurato e sistemato nella
villa di Montegaio di proprietà Saracchi a cui apparteneva, al tempo, l'attiguo castello (8).

(1)TIRABOSCHI 1821-25,II,109;(2)TIRABOSCHI 1821-25,II,64;(3) RDI 1933,300;(4)TIRABOSCHI 1821-


25,II,109;(5)TIRABOSCHI 1821-25, II,228;(6)TIRABOSCHI 1821-25,II,109;(7)BERTOLANI 1971,133-
135;(8)BERTOLANI,op.cit.

36
Muciatella
COLOMBAROLA
alt. m. 120 IGM F 86 IV NE

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 189 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Il toponimo è ripreso dal catasto del 1880. Nel gruppo di case a levante della "Vasca
Corbelli" si individua una casa-torre. La tipologia può essere riferibile al secolo XVII. La
pianta è quadrata, articolata su tre livelli, conclusa daun tetto a quattro falde delimitato da
una cornice di gronda modanata. Nel prospetto a sud rimane visibile un cordolo marcapiano
lineare. Il paramento è in pietra rozzamente disposto.

37
Mucciatella
COLOMBARONE
alt. m. 207 IGM F 86 IV NO

Nella costa che conduce alla Chiesa di Mucciatella è visibile un interessante casino già dei
Manenti ed ora della famiglia Iori. Il toponimo "Colombarone" deriva dal catasto unitario del
1880 e si riferiva senza dubbio alla torre chein antico caratterizzava il fabbricato. Ne rimane
infatti la testimonianza all'interno nel sottotetto ove si sono riscontrate quattro coppie di fori
binati per colombi. L'edificio faceva forse parte di una possessione del Convento delle Suore
Bianche di Reggio Emilia. Nella seconda metà dell'800 l'edificio deve essere stato ridotto
nella presente forma. La pianta è quadrata ed articolata su tre livelli e sottotetto con coperto
a quattro falde e campaniletto a vela superiore. Le luci sono regolari e simmetricamente
distribuite. Un balconcino aggetta sul portale d'ingresso. Il paramento in pietra presenta
angolari a ricorsi alterni. All'interno rimangono pregevoli cantine.

38
Mucciatella
CORTICELLA
alt. m. 145 IGM F86 IV NO

Vi si sono riscontrati diversi reperti dell'età paleolitica (1) e tracce di un insediamento


romano su uno dell'età del bronzo (2). Il vecchio mulino, ora disattivato, era probabilmente
esistente fin dal secolo XVII. Nel prospetto è infisso un concio recante la data "1881". E’
censito nella Carta Idrografica d'Italia del 1888 come "Mulino Corticella"; l'impianto era
alimentato dal torrente Crostolo e comprendeva anche un torchio (3).

(1)SRA 1980,IV,17;(2)TIRABASSI 1979,197;(3)C.I.I.1888,158.

39
Mucciatella
FORNACE
alt. m. 165 IGM F 86 IV NO

Lungo la strada per Pecorile si evidenzia un fabbricato rustico, recentemente ristrutturato,


probabilmente riferibile al secolo XVI-XVII. Il volume è compatto con pianta quadrangolare
sviluppata su tre livelli, coperto a due ampie falde concluso in vertice da un'appendice a
torretta e colombaia. Il toponimo richiamerebbe la presenza nel sito di una antica fornace.

40
Mucciatella
FORNACE
alt. m. 122 IGM F 86 IV NO

Il toponimo, che richiama la presenza un tempo di una fornace, si riferisce ad un complesso


rurale ai piedi dei pendii alla sinistra del torrente Crostolo sotto la località delle Forche. E’
notabile un edificio ad elementi giustapposti in linea con porta morta. Il rustico è
dispostoverso sud. Il coperto è a due falde con colmo indiffere nziato. Il complesso è censito

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 190 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

nel catasto unitario del 1880.

41
Mucciatella
FORNACE
alt. m. 124 IGM F 86 IV NO

Nucleo situato alla destra del torrente Modolena. Vi si trova un interessante complesso con
rustico e casino civile, già esistente agli inizi del XIX secolo. Dalla famiglia Io ripassò in
proprietà all'Asilo di Villa Minozzo ed ora è dei Bedocchi. Sul rustico rimangono tracce di
decorazioni ott ocentesche tra cui una meridiana. Casino e rustico sono giustapposti inlinea.
Il casino è stato ristrutturato nel 1920. Presenta una pianta rettangolare su tre livelli con
paramento a leggera scarpa; le luci sono regolari e simmetricamente distribuite. Nei pressi si
trova un elegante edicola con maestà in nicchia dedicata a S.Francesco.

42
Mucciatella
IL PIÙ BELLO
alt. m. 220 IGM F 86 IV NO

Sui terrazzi fluviali prospicienti il torrente Crostolo si è rinvenuta una sepoltura,


probabilmente dell'età del ferro, composta di una grande urna e parte del corredo (1). La
villa è costruita alla fine del Settecento dal Conte Antonio Re governatore di Reggio e
fratello dell'agronomo Filippo Re. Fu realizzata nella forma neomedievale in una
possessione detta "Il più bello" già dei Marchesi Scaltriti (2). Dopo i Re passò ai Cremona-
Casoli che nel 1892 lo cedettero ai Cassoli-Tirelli, quindi ai Degola ed ora è in proprietà dei
Ferrarini (3). Nella corte della villa si trovava anche un oratorio, dedicato a S.Giovanni in
Laterano (4); una fotografia degli inizi del '900 ce lo mostra, pure in stile neo-medievale, con
facciata a capanna tripartita da due lesene e coronamento ad archetti. Il complesso è a
pianta quadrangolare sviluppata su tre livelli con quattro torriotti pentagonali angolari. Un
elegante fregio in cotto corre all'intorno della cornice di gronda su cui si imposta il tetto a
quattro falde. Di interesse è anche il rustico all'inizio della salita di accesso alla villa;
anch'esso è realizzato in stile, con porta morta e luci ad arco ogivale.
(1)CORRADINI 1979,38;(2)CORRADINI 1979,113;(3)RE 1799,mss.; (4)SCURANI 1895,III,400.

43
Mucciatella
LA COSTA
alt. m. 225 IGM F 86 IV NO

Interessante complesso rurale ad elementi giustapposti in linea con porta morta, sulla costa
di Montegaio. Nella facciata è visibile una maestà in nicchia dedicata al SS. Rosario;
un'epigrafe che l'accompagna ricorda come l'edificio ed il piccolo altare siano stati costruiti
da Francesco Manfredi nel 1715. Il rustico, situato verso sud, presenta un volume notevole
con il fienile caratterizzato da luci a traforo in laterizio. La copertura è a due falde.

44
Mucciatella
LA ROSTA
alt. m. 225 IGM F 86 IV NO

Vi si riscontrano due complessi rurali di particolare interesse tipologico. Il primo, salendo


verso Mucciatella, sulla destra, è costruito da un edificio ad elementi giustapposti in linea. Il
rustico, disposto a settentrione, è fronteggiato da un portico a cinque arcate a sesto

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 191 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

ribassato. Il tetto è a tre falde con colmo indifferenziato e cresta frangifuoco. Il secondo
complesso è a corpi separati con impianto volumetrico compatto. Il rustico presenta una
pianta articolata ed è disposto verso ponente. Le coperture sono costituite da ampie falde.
Entrambi i complessi sono censiti dal catasto unitario del 1880. Il secondo è probabilmente
riferibile al XVII-XVIII secolo.

45
Mucciatella
LE FORCHE
alt. m. 150 IGM F 86 IV NO

Interessante casino costruito alla fine del XIX secolo, già della famiglia Menozzi ed ora dei
Casoli. Presenta una pianta quadrangolare sviluppata su due livelli. La costruzione è
conclusa da un tetto a quattro falde con terrazzino in vertice. La facciata è rivolta a ponente.
L'ingresso è rialzato con atrio porticato cui si accede per mezzo di una scala rettilinea.
Superiormente si trova un loggiato a tre luci, vetrate.

46
Mucciatella
MORA
alt. m. 151 IGM F 86 IV NO

Interessante complesso situato a lato della strada perMucciatella. L'oratorio di S.Croce,


insieme al casino civile della famiglia Mora, faceva parte dei benefici dell'Abbazia della Mora
fondata nel 1763 dal maggior Andrea Mora. Con la soppressione degli enti ecclesiastici
passò al Demanio ed ora è della famiglia Bellegati (1). Nel 1895 la villa è sopraelevata di un
piano su progetto dell'Ing. Ferrari. L'edificio presenta una pianta quadrata sviluppata su tre
livelli e conclusa da un coperto a quattro falde. Il paramento, a leggera scarpa, mostra
unafascia a bugnato all'intorno del livello inferiore e nei riqu adri angolari. Le luci sono
regolari e simmetricamente distribuite. Nel prospetto nord-est si evidenzia un bel loggiato, a
tre luci architravate in corrispondenza del piano superiore. L'oratorio è di semplice fattura
con facciata a capanna, campaniletto a vela superiore ed una piccola sagrestia che ne
chiude la pianta con un semplice abside circolare.

(1)SCURANI 1895,III,400.

47
Mucciatella
MUCCIATELLA
alt. m. 230 IGM F 86 IV NO

Nel 1887 una segnalazione dell'avv. Cremona-Casoli aveva individuato i resti di una
stazione dell'età del bronzo a nord e ad est della chiesa lungo il versante prospicente il
torrente Crostolo e la pianura. Una visita del dott. Ambrosetti nel 1967 localizza i resti di una
costruzione romano-imperiale (1). La Pieve, detta di Puianello, figura fra quelle soggette al
Vescovo di Reggio e ricordate nel Diploma di Ottone II del 980 (2). Un documento del 1156
nomina come dipendenti della Pieve, dedicata alla Beata Vergine, le cappelle di S.Giovanni
di Gesso, S.Pietro di Sedrio, S.Michele di Salvarano, S.Zenone di Montelocco, S.Maria di
Montecavolo, S.Venerio di Mozadella e S.Martino di Vezzano (3). Le chiese di Savarano,
Montecavolo e Gesso sar anno ancora riconfermate nelle Decime del 1318 (4). La vecchia
chiesa aveva il coro rivolto a ponente. Fu rifabbricata, invertendone l'orientamento, nel 1724.
I lavori figurano compiuti nel 1765. Danneggiata dal terremoto del 1832 fu in seguito
restaurata (5). Il complesso è articolato all'ampio fabbricato della canonica. Presenta
un'elegante facciata tripartita con fronte centrale a capanna concluso dal frontespizio. Le

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 192 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

lesene evidenziano la verticalità mentre un fastigio arcuato la raccorda ai due riquadri


laterali. Lungo la salita della strada è visibile una maestà ottocentesca a pilastrino. Già nel
1197 gli uomini della Mucciatella giurano fedeltà al Comune di Reggio Emilia (6). Secondo il
Tiraboschi, presso la chiesa forse sorgeva un "castello" di Puianello riedificato dai reggiani
nel 1302 (7). Alla fine del Settecento Mucciatella era feudo Frosini e comprendeva 469
abitanti (8). Dopo la restaurazione fu annessa a Reggio e poi con decreto Farini del 1859 a
Vezzano; dopo alcuni anni fu unita a Quattro Castella (9).

(1)TIRABASSI 1979,129;(2)ROMBALDI 1976,67;(3)TIRABOSCHI 1821-25, II,69;(4)RDI 1933,316;(5)SCURANI


1895,III,400;(6)ROMBALDI 1976, 114;(7)TIRABOSCHI 1821-25,II,228;(8)RICCI 1788,174;(9)SCURANI
1895,III,400.

48
Mucciatella
PALAZZINA
alt. m. 175 IGM F 86 IV NO

È notabile un edificio rurale ad elementi giustapposti in linea con porta morta a tutto sesto; il
rustico è disposto verso sud. Il tetto è a due falde con colmo differenziato. Il complesso
figura censito nel catasto unitario del 1880.

49
Mucciatella
PAMPERDUTO
alt. m. 127 IGM F 86 IV NO

Complesso rurale di particolare interesse tipologico. L'edificio principale è ad elementi


giustapposti in linea con porta morta a sesto ribassato. Il rustico è ubicato a levante. Il tetto è
a tre falde con colmo indiferenziato. L'impianto planovolumetrico è rilevante ed attribuibile
forse al XVIII secolo.

50
Mucciatella
PONTE DI PUIANELLO
alt. m. 139 IGM F86 IV NO

Nell'ottobre 1908 ha luogo un convegno con i Sindaci dei Comuni di Albinea e Quattro
Castella per lo studio del progetto del futuro ponte di Puianello. L'opera sarà compiuta nel
1913 con un impianto a sei arcate a sesto ribassato (1), consentendo un deciso
miglioramento alle comunicazioni lungo la strada pedemontana.

(1)CORRADINI 1979,140.

51
Mucciatella
PUIANELLO
alt. m. 140 IGM F 86 IV NO

Nei pressi della via Virgilio si segnala il rinvenimento di frammenti ceramici e vari di età
romana (1). La località è segnalata in una carta dell'898 ed ancora citata in una Bolla di
Alessandro II dell'anno 1072 tra i luoghi in cui il Monastero di S. Prospero aveva i beni (2).
La pieve di Puianello (vedi Mucciatella) figura tra quelle soggette al Vescovo di Reggio fin
dal secolo XI. Si ha notizia di un castello, forse situato sul colle presso la pieve, riedificato
dai reggiani nel 1320 (3). Alla fine del Settecento nel borgo si teneva una fiera di settembre
(4). Il nucleo presso l'incrocio della Strada Statale è stato in gran parte ristrutturato e

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 193 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

trasformato; rimane notabile un edificio probabilmente riferibile al XVII-XVIII secolo con un


caratteristico loggiato a tre luci archivoltate al piano superiore. E’ l'antica casa padronale
della famiglia Guidotti con annessa la corte rurale. Lungo la vecchia strada del borgo è
visibile un secondo edificio di interesse. Presenta un volume compatto a pianta rettangolare.
Sull'ampio prospetto rivolto a levante le luci sono regolari e simmetricamente distribuite; vi si
trova murata una maestà in nicchia. Un'altra maestà di non antica fattura, a pilastrino, è
situata a margine della Strada Statale presso la nuova chiesa parrocchiale.

(1)SRA 1980,IV,189;(2)TIRABOSCHI 1821-25,II,228;(3)TIRABOSCHI,op.cit.;(4)RICCI 1788,201.

52
Mucciatella
VIA DELLA FORNACE
alt. m. 149 IGM F 86 IV NO

Si evidenzia un fabbricato rurale ad elementi giustapposti in linea con porta morta a tutto
sesto. Il rustico, rilevante rispetto all'abitazione, è ubicato verso sud. Il tetto è adue falde con
colmi differenziati. il complesso è censito nel catasto unitario del 1880.

53
Mucciatella
VILLA FALCETTI
alt. m. 142 IGM F 86 IV NO

Nella località si sono rinvenuti alcuni reperti dell'età paleolitica (1). Il complesso della villa,
insieme all'oratorio di S. Matteo, figura già esistente agli inizi del Seicento. La visita del
Vescovo Picenardi del 1707 riporta l'esistenza dell'oratorio di S.Matteo dei Coscelli (2). Da
questa famiglia passò poi per permuta ai Tallenti, nel 1831 ai Fantuzzi e nel 1960 ai Falcetti.
La villa è costituita da una massiccia casatorre, probabilmente seicentesca, cui si
raccordano due corpi civili posteriori. La parte centrale è a pianta quadrata sviluppata su
quattro livelli con coperto a quattro falde su cornice digronda modanata. Un cordolo lineare
corre all'intorno. L'ingresso rialzato è preceduto da un loggiato. Le luci dei fabbricati sono
regolari e simmetricamente distribuite. L'oratorio presenta un prospetto tripartito con
partecentrale a capanna. Vi si apre un ampio portale architravato con o culo ovale superiore.
Proseguendo verso Corticella è visibile un complesso rustico pure articolato ad una casa-
torre; questa è a pianta quadrata su cinque livelli e coperto a due falde. Superiormente corre
un cordolo lineare di colombaia.

(1)SRA 1980,IV,17;(2)VISITA 1707,II,517.

54
Mucciatella
VILLA MONTEGAIO
alt. m. 248 IGM F 86 IV NO

Nella località si sono rinvenute tracce d'insediamento dell'età del bronzo (1). Vi si trovano
due ville dieccezionale interesse. Scarsissim e sono le notizie storiche relative ai complessi.
Sulla cima del rilievo sorge la villa Montegaio della famiglia Saracchi. Agli inizi del XIX
secolo (1820-1836) era del cav. Villani, passò quindi fino al 1860 ai Trivelli, dal 1860 al 1908
ai marchesi Menafoglio di Modena ed infine alla famiglia Saracchi. L'impianto originale, di
anticaorigine probabilmente cinquecentesca, fu ristrutturato verso la met à dell'800 con la
realizzazione del secondo piano e l'aggiunta della parte a levante; nel selciato rimane
riportata la data "B.P.F. - 1843". Presenta una pianta quadrangolare, su tre livelli, serrata da
quattro caratteristiche torrette angolari cilindriche con cornice di gronda a sguscio ripresa
nell'intero perimetro del palazzo; vi si può riscontrare un'analogia con il palazzo delle

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 194 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Quattro Torri a S. Agostino (Ferrara). L'edificio è circondato da uno splendido giardino


neoclassico sapientemente ricercato nella disposizione scenografica dei fondali
architettonici e nella sistemazione dei terrazzamenti (2). A fianco della bella casa rustica dei
custodi è visibile il complesso della villa e l'oratorio del Volonterio (nome derivato dalla
recente famiglia di proprietari) ora deiBertolini. La cartografia storica agli inizi del XIX secolo
vi riporta la denominazione "Casali" forse proprietari all'epoca. L'elegante oratorio
seicentesco dedicato a S.Carlo (3) è orientato con il prospetto a levante; la facciata è a
capanna con frontespizio superiore. La villa è a pianta quadrangolare su tre livelli, di cui uno
solo " nobile", con paramento a leggera scarpa. Le luci sono regolari e simmetricamente
distribuite. Anche questo edificio può essere riferito al XVI secolo. Vi si accompagna un
ampio terrazzamento, parzialmente sistemato a giardino dominante al vista della pianura.

(1)TIRABASSI 1979,198;(2)ADANI,FOSCHI,VENTURI 1982,I,87-92; (3)BALLETTI 1937,35; (4)ADANI,FOSCHI,


VENTURI 1982,I,99.

55
Mucciatella
VILLA PICCININI
alt. m. 150 IGM F 86 IV NO

Nella tavoletta IGM è riportato il toponimo di "C.Ferrari". Vi si trova un casino già dei
marchesi Menafoglio, passato ai Piccinini nella seconda metà dell'800, ai Ferrari ed oradella
famiglia Serri. L'attuale struttura deriva forse dalla riforma ottocentesca di più antico impianto
esistente agli inizi dello stesso secolo. Presenta una pianta quadrangolare con un corpo
centrale sviluppato su tre livelli ed articolato a due parti laterali. Le luci sono regolari e
simmetricamente distribuite. Nel prospetto posteriore figura una loggia ad unica luce
architravata. Prima di arrivare al fabbricato, sulla destra, si può osservare un gruppo di
edifici rurali in cui si evidenzia una torretta di elegante fattura in parte ristrutturata e
probabilmente ribassata. Il paramento è in laterizio, rimangono tracce di una luce ad arco a
tutto sesto, elementidecorativi in laterizio disposti a "T" ed ora a cordolocontinuo a dente di
sega.

56
Quattro Castella
BERGONZANO
alt. m. 377 IGM F 86 IV NO

Nel 1472 la località dipendeva dalla giurisdizione di Bianello (1), cui era ancora soggetta
allla fine del XVIII secolo (2). Nel 1920-21 sorse l'Osteria del Tortello, per iniziativa dell'avv.
Mario Curti, ove si trovavano alcuni rustici colonici della stessa famiglia. Il fabbricato è in
stile neomedievale. È notabile anche un fabbricato a casino cui si articola una snella torretta
con cordolo lineare all'intorno e coperto a quattro ampie falde.

(1)FABBI 1960,17;(2)RICCI 1788,14

57
Mucciatella
BIANELLO
alt. m. 291 IGM F 86 IV NO

Bianello è il secondo verso ponente dei quatttro famosi colli. Forse già dalla prima metà del
X secolo vi sorgeva una torre di avvistamento od apprestamenti difensivi (1). Nel 1022
rimane l'attestazione di un "Teuzo de Bibbianello". Nel 1044 Beatrice di Canossa acquista
sei corti, tra le quali è Bibbianello da Gottofredo del fu Enrico. Era composta da uncastello
con torre, cappella, casa signorile e masserizie con 1200 iugeri di terreni arabili e boschivi

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 195 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

(2). Bianello fu uno dei castelli allodiali della contessa Matilde di Canossa ed una iscrizione
sulla porta indica "Castrum Bibianelli, comitissae Mathildis Opus". Nel 1077 vi furono accolti
Gregorio VII ed Enrico IV (3). In una carta del 1156 dipendevano dalla Corte di Bianello
"Curnianum, Lesignanum, Montesellum, Quatrinum" (4). Nell'anno 1160 il duca Guelfo, in
possesso del patrimonio matildico, ne investiva Guido Canossa. Con la divisione dei beni
fatta da questa famiglia si dette origine ad un ramo della stessa che fu detto Bianello (5).
Agli inizi del XIV secolo Gilberto da Correggio si appropriò del castello e di quello di Monte
Lucio. Il marchese Azzo d'Este li fece immediatamente diroccare ma nel 1307 Gilberto
provvide affinchè fossero restaurati (6). Nel 1315 è nominato il comune di Bianello (7). Il
castello ritorna in potere dei Canossa nel 1342. Nel 1358 Gabriotto da Canossa ne ottiene
l'investitura dall'imperatore Carlo IV, confermata poi nel 1459 dall'imperatore Federico III a
Nicolò del fu Alberto Canossa dalla cui famiglia fu in seguito conservato (8).Nel 1472 la
giurisdizione di Bianello, divisa nel 1474 con Monte Vetro, comprendeva Corniano, Piazzola,
Monticelli, Bergonzano, Valle e Rosso (9). Nel 1497 sono rinforzate lemura, alzata la porta
d'entrata e rifatto il tetto della torre mentre nel 1498 si danno ordini per completare i lavori
ed i restauri nella sala dove presso il camino trovasidipinta l'immagine della contessa
Matilde (10). Con la rinnovata investitura del 1573 ai Canossa, si eseguono nuovirestauri;
nella faccia ta è posto lo stemma con l'arma inquadrata dei Canossa e degli Scaioli (11).
Dopo che nel 1664 il castello è pervenuto al marchese d'Este, si compiono altri rifacimenti e
decorazioni al palazzo. A questo periodorisalgono forse le pitture dello scalone che porta al
piano superiore, le pitture della cappella e della sala dibigliardo, il soffitto a cassettoni della
sala da ballo e di altre camere. Viene inoltre innalzata la porta a sesto acuto con la
camminata per la sentinella (12). Un oratorio di S. Giovanni Battista ora ridotto a rimessa è
indicato nella Visita Pastorale del Vescovo Picenardi del 1707 (13). Il 6 giugno 1747 il
palazzo è venduto al conte Giovanni del fu Antonio Gabbi (14).Altri restauri sono eseguiti
alla fine del Settecento. A tale epoca vi erano soggette per intero el ville di Coriano,
Bergonzano, Monticelli e Piazzola ed in parte divise con Monte Vetro quelle di Bibbiano,
Mangalano, Roncolo e Salvarano; Bianello era sede di Pretorio e comprendeva una una
popolazione di 1596 abitanti (15). Il feudo, soppresso nel 1796, fu riconfermato ai Gabbi nel
1803 (16). Il castello fu anche sede del Comune e restaurato dal Duca. Con il Regno d'Italia
fu adibito a caserma. Messo all'asta nel 1867, venne aggiudicato al dott. Luigi Caggiatidi
Parma che lo trasformò in residenza estiva (17). Nel 1881 fu acquistato dal genovese
Comm. Gio. Battista figlio di Stefano Bacigalupo. Passato al figlio Cav. Uff. Carlo questi ne
fece grandi restauri (18). Fu in seguito (1897) ereditato dal Conte Girolamo Cantarelli di
Parma e quindi dall'attuale proprietaria contessa Isabella Cantarelli Cremonini (19). Il
castello presenta un volume compatto impostato su una delimitazione strutturale a forma di
poligonale chiusa. I corpi di fabbrica si sono sviluppati per successiva articolazione
all'impianto originario probabilmente costituito dalla torre sul lato occidentale che, crollata
come riporta Salimbene nel 1285, dovette subito essere stata ripristinata (20). Diverse sono
le tracce e gli elementi tipologici distintivi delle varie fasi ed ampliamenti tra cui finestre a
bifore e fregi decorativi ni cotto. In una sala del castello si trova un quadro del pittore
reggiano ottocentesco Giuseppe Ugolini che vi ha riprodotto un affresco esistente nello
stesso luogo raffigurante al contessa Matilde che regge nelle mano destra una
melograna(21). L'edificio mantiene nel complesso in gran parte le caratteristi che di castello
conservatasi anche negli adattamenti degli ambienti interni e della continua curadella
residenza. Bianello è sottoposto a vincolo di valore monumentale del Ministero dei Beni
Culturali. Ai piedi della salita del castello è notabile un edificio rurale ad elementi
giustapposti in linea con porta morta . Il rustico, disposto a levante, è fronteggiato da un
portico a tutta altezza con tre luci architravate. Il tetto è a due falde con colmo
indifferenziato.

(1)VALLI 1978,448;(2)FABBI 1960,6;(3)BEROLANI 1971,97;(4)TIRABOSCHI 1821 25,I,50;(5)TIRABOSCHI,


op.cit.;(6TIRABOSCHI,op.cit.;(7)FABBI 1960,17;(8)TIRABOSCHI,op.cit.;(9)FABBI 1960,17;(10)FABBI 1960,18;
(11)FABBI 1960,20;(12)FABBI 1960,23;(13)VISITA 1707,II,510;(14) FABBI 1960,26;(15)RICCI 1788,14;

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 196 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

(16)FABBI 1960,26;(17)FABBI 1960,27;(18)FABBI 1960,27;(19)FABBI 1960,27;(20)VALLI 1978,447-469;


(21)BERTOLANI 1971,99.

58
Mucciatella
CALINZANO
alt. m. 283 IGM F 86 IV NO

Materiali sporadici della seconda età del ferro sono stati rinvenuti sotto l'abitato di Calinzano
verso il torrente Modolena (1). Il Comune di "Calesano" è nominato nel 1347 (2). Nel 1472 la
villa era compresa parte nella giurisdizione di Monte Zagno eparte in quella di Monte Vetro
(3). Nel borgo sono osservabili diverse tipologie rurali.

(1)SRA 1980,IV,122;(2)SACCANI 1933,7;(3)FABBI 1960,17.

59
Quattro Castella
G. GARFAGNANI
alt. m. 192 IGM F 86 IV NO

Pregevole complesso rustico della famiglia Secchi. Lecaratteristiche tipologiche potrebbero


riferirsi al XV secolo. Presenta un volume compatto a pianta quadrangolare sviluppata su tre
livelli e conclusa da con un coperto a grandi falde. Interessante è il prospetto rivolto a sud,
ampio a capanna con rade luci. Davanti all'edificio sorgeva un tempo una maestà a
pilastrino probabilmente ottocentesca, successivamente demolita.

60
Quattro Castella
C.MARZANO
alt. m. 171 IGM F 86 IV NO

Il Balletti vi segnala un'edicola dedicata alla Beata Vergine (1). Forse si riferisce alla
cappellina, di fattura ottocentesca, sita a lato della strada Provinciale, di patronato della
famiglia Borsiglia. E’ a pianta quadrata con facciata rivolta a nord-est. Vi si apre l'accesso ad
arco a tutto sesto con coronamento superiore a frontespizio. A nord della stradaProvinciale
è visibile un edificio ad elementi giustapposti in line a con porta morta a sesto ribassato. Il
tetto è a duefalde con colmo indifferenziato e cresta frangifuoco.

(1)BALLETTI 1937,35.

61
Quattro Castella
C.PREDALAGO
alt. m. 235 IGM F 86 IV NO

Sui declivi alla sinistra del rio Corte si osserva un fabbricato rurale ad elementi giustapposti
in linea. Il rustico è ubicato a levante con portico architravato a livello terreno. Il tetto è a due
falde con colmo indifferenziato e cresta frangifuoco.

62
Quattro Castella
C.ROSSO
alt. m. 360 IGM F 86 IV NO

Nel 1472 il borgo dipendeva dalla giurisdizione di Bianello (1). Nella località non si

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 197 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

riscontrano tipologie di particolare rilievo. Sono notabili alcuni fabbricati rurali.

(1)FABBI 1960,17.

63
Quattro Castella
C. RUSPECCHIO
alt. m. 138 IGM F 86 IV NO

Agli inizi dell'Ottocento la località era denominata "Cà dè Speci". Vi si riscontra un


complesso rurale di pregio. Il fabbricato è ad elementi giustapposti con stalla/fienile a
ponente raccordata al corpo civile da due luci di portico di cui quello di disimpegno è ad arco
passante ribassato; sotto di questo, sopra la porta d'ingresso, figura un concio siglato
"MDCCXXXXIV KALEN - NOVEM. - CONFECTU" (costruito alle calende di novembre del
1744).

64
Quattro Castella
C. VALLE
alt. m. 377 IGM F 86 IV NO

Nel 1472 la villa era compresa nella giurisdizione di Bianello (1). Il gruppo di case è stato in
gran parte ristrutturato ma vi si riscontrano ancora elementi tipologici d'interesse. Tra questi
si notano un sottopasso architravato e due luci di un loggiato a tutto sesto, forse riferibili al
XVI-XVII secolo.

(1)FABBI 1960,17.

65
Quattro Castella
C. VANNINA
alt. m. 143 IGM F 86 IV NO

Il complesso rurale si presenta con una tipologia rurale adelementi giustapposti in linea
separati da una porta morta luce architravata. Il rustico è situato a settentrione: il tetto è a
due falde con colmi differenziati.

66
Quattro Castella
CASINO TOGNONI
alt. m. 187 IGM F 86 IV NO

Lungo l'antica strada che dalla chiesa parrocchiale conduce a Mediano si trova
l'interessante casino della famiglia Tognoni cui appartiene fin dal XIX secolo. Il fabbricato
presenta un volume compatto a base quadrata, articolato su tre livelli econcluso con un
coperto di tre falde. Le luci sono regolari e simmetricamente distribuite. L'impianto potrebbe
riferirsi al XVII-XVIII secolo. Nel prospetto verso la strada è infissa una maestà innicchia,
dedicata alla Madonna della Ghiara, contornata da una cornice a tutto sesto su pilastrini.
Nella seconda metà dell'800, la casa fu anche adibita a caserma per la guarnigione di
Quattro Castella.

67
Quattro Castella
GHESIOLA
alt. m. 187 IGM F 86 IV NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 198 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Il Balletti e la tradizione locale affermano come ai piedi della antica salita per Calinzano,
presso il bivio dellastrada che scende a Salvarola, sorgesse la primitiva chiesadi Quattro
Castella rovinata verso il XII secolo (1). Sarebbe stata situata lungo l'importantissimo
tracciato pedecollinare, che ancora la cartografia ottocentesca definisce "via Emilia", forse di
origine pre-romana. Un'altra localizzazione potrebbe ubicarla lungo i pendii compresi tra il rio
Corte e la salita di Calinzano ove è riferita lapresenza di alcuni ruderi.

(1)BALLETTI 1937,25.

68
Quattro Castella
LA FORNACE
alt. m. 135 IGM F 86 IV NO

Il toponimo riportato nella Carta Tecnica Regionale si riferisce ad elementi giustapposti in


linea con porta morta. Il rustico è disposto a levante, fronteggiato da un portico a luci
archivoltate. Il tetto è a due falde con colmidifferenziati.

69
Quattro Castella
MADONNA DELLA BATTAGLIA
alt. m. 373 IGM F 86 IV NO

Nel 1528 si ha notizia di alcuni miracoli nella località. Vi si trovava probabilmente una
primitiva chiesetta che nel 1665 risulta in stato precario causa un incendio e l'incuria (1). In
documenti del XVIII secolo l'oratorio della Madonna della Battaglia figura come "subsidium
curae" della chiesa di Grassano. E’ rifabbricato nel 1724, come attesta la data riportata sulla
facciata, sulle fondamenta di una costruzione sacra precedente. Sul prospetto è visibile
anche un'altra data "1868" relativa forse ad un successivo intervento di restauro o di
ristrutturazione. La canonica e la chiesetta sono state infine restaurate nel 1975-1977 (2). E’
da correggere il Ricci che nella sua "Corografia" lo chiama Oratorio della Bastiglia (3). La
facciata è orientata liturgicamente; ha una semplice struttura a capanna confrontespizio
triangolare. Il portale architravato è affiancato da due oculi lobati; superiormente si apre
lafinestra centrale. Sul tetto si imposta un campaniletto av ela. Come ricorda una lapide
fattavi apporre nel 1971 da L. Lionello Ghirardini, l'oratorio rievocherebbe la vittoria matildica
sulle milizie imperiali nell'ottobre del 1092.

(1)CANOVESI 1978,22;(2)CANOVESI 1978,23;(3)RICCI 1788,111.

70
Quattro Castella
MADONNA DEL SOADINO
alt. m. 124 IGM F 86 IV NO

Lungo l'antica strada che si dirigeva verso le case del Ghiardello è visibile una cappellina,
precariamente abbandonata, dedicata alla Madonna della Ghiara. Presenta una
caratteristica tipologica con nicchia preceduta da un por ico ad arco.

71
Quattro Castella
MANGALANO
alt. m. 127 IGM F 86 IV NO

Nel 1472 la villa dipendeva dalla giurisdizione di Monte Zane (1). Alla fine del Settecento era

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 199 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

soggetta parte a Monte Vetro e parte a Bianello, feudo Gabbi (2). Il piccolo nucleo rurale è
ora diviso a metà tra il Comune di Bibbiano e quello di Quattro Castella. Vi si evidenzia un
interessante complesso rustico a corte aperta. Il fabbricato è ad elementi giustapposti con
rustico a ponente; questo presenta tre luci di portico a tutto sesto ed è separato nel corpo
civile da un portico di disimpegno chiusoverso al strada da un pregevole portone ligneo
siglato in chiave "1871".

(1)FABBI 1960,17;(2)RICCI 1788,14.

72
Quattro Castella
MEDIANA
alt. m. 200 IGM F 86 IV NO

Nella cartografia storica agli inizi dell'800 la località è definita con il toponimo "Lamberti" in
riferimento alla famiglia che vi possedeva una vasta proprietà fin dagli inizidel XVII secolo.
Nel 1837 il casino passò ai Liuzzi, successivamente (1906) ai Beltrami di S. Martino in Rio
ed ora è della famiglia Moretta - Bernabei (1). Il casino di Mediana è probabilmente riferibile,
nell'impianto originale del corpo principale, al XVI-XVII secolo. È composto di una struttura
articolata da una parte più antica rivolta a nord con un'ampia facciata conclusa da un tetto a
doppio spiovente, ed uno posteriore verso sud sopraelevata rispetto alla precedente.
L'impianto è quadrangolare sviluppato su tre livelli. L'ampliamento del fabbricato avvenne tra
il 1775 ed il 1780; fino agli ultimi recenti restauri, ne rimaneva il ricordo di una piastrella con
fondo smaltato in bianco datat a "1781", ora perduta. All'interno della casa vi si trovava
anche un locale destinato ad infermeria che accolse diversi ricoveratinell'epidemia di colera
del 1836. Dalle memorie locali dei proprietari e da alcune tracce emerse durante lavori di
demolizione di alcuni annessi rustici, non si esclude la possibilità dell'esistenza in loco di un
oratorio di cui però non rimane alcuna notizia certa (2). Di interesse è anche il vicino
fabbricato della famiglia Tognoni sopratutto nel corpo a ponente (quello a levante deriva da
un accorpamento successivo alla seconda metà dell'ottocento). Le sue caratteristiche lo
conducono ad un fabbricato padronale, forse seicentesco. Il volume è compatto con pianta
quadrangolare sviluppata su tre livelli e conclusa da un tetto a quattro falde. Scendendo
lungo la strada è visibile un'altro villino ottocentesco della famiglia Cattania-Muratori.
Presenta una pianta ad "L" articolata su due livelli, ed è circondato da un piccolo parco.

(1)MORRETTA 1973,100-115;(2)MORRETTA,op.cit.

73
Quattro Castella
MONTE LUCIO
alt. m. 307 IGM F 86 IV NO

È il terzo colle verso ponente delle famose Quattro Castella. Già dei Canossa non è escluso
vi sorgesse fin dalla prima metà del X secolo una torre di avvistamento od apprestamenti
difensivi come sulle cime vicine (1). Il castello fu venduto nel 1297 da Attolino da Canossa ai
parmigiani (2). Pare avesse una chiesa in comune con Monte Zane, così infatti compare
citato nelle Decime del 1302 dipendenti dalla Pieve di Caviliano (S.Polo) (3). Nel 1307 dopo
la sua distruzione ad opera di Azzo d'Este, signore di Reggio, il castello è ricostruito (4). Nel
1778 la casa gentilizia è descritta come composta da cinque camere, cucina, cantina,
portico e stalla al piano terreno, un camerone ed un oratorio (5). Attualmente è in proprietà
della famiglia Cremonini - Cantelli; ne rimane parte dell'antico mastio, diroccato.

(1)VALLI 1978,,448;(2)TIRABOSCHI 1821-25,II,77;(3)RDI 1933;(4) BERTOLANI 1971,208;(5)FABBI 1960,24.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 200 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

74
Quattro Castella
MONTE VETRO
alt. m. 301 IGM F 86 IV NO

E’ il primo a levante dei colli delle Quattro Castella. Non si esclude che fin dalla prima metà
del X secolo vi potesse sorgere come nelle cime vicine, una torre di avvistamento od altri
apprestamenti difensivi (1). Dopo i Canossa il complesso passò probabilmente ai Fogliani
cui era in possesso nel 1296 quando fu espugnato dai parmigiani (2). Nel 1344 Bonifacio del
fu Guido Savina da Fogliano vendette un terzo del castello ad Albertino e Guglielmo da
Canossa per 250 fiorini d'oro, ancora una seconda parte nel 1349, per 1200 fiorini, a
Gabriotto figlio di Albertino da Canossa ed infine il terzo restante per 500 fiorini nel 1354
sempre a Gabriotto alla cui famiglia rimase fino all'estinzione (3). Montevetro è elevato in
contea nel 1469. Nel 1472 Ercole d'Este ne concede l'investitura a Gabriotto di Canossa con
titolo di Conte; la giurisdizione comprendeva parte di Salvarano e Calenzano, con Roncolo
ed il territorio del Ghiardello (4). Alla fine del Settecento era sede delPretorio con una
popolazione di 826 abitanti e la soggetta villa di Castione (5). Il Balletti cita l'esistenza di un
oratorio dedicato a S. Antonio da Padova, già ricordato dalla visita pastorale del Vescovo
Picenardi agli inizi del XVIII secolo (6). Attualmente rimangono gli avanzi del mastio di cui gli
studi dell'Arch. F.M. Valli hanno relzionato le analogie dimensionali con quello di Montezane
(7). Sono ancora visibili alcune tipologie dell'antico borgo nella maggiore delle quali si può
osservare la traccia di un ampio portale ad arco. Gli scavi compiuti nel 1976 hanno messo
alla luce diversi elementi dell'impianto strutturale.

(1)VALLI 1978,448;(2)TIRABOSCHI 1821-25,II,85;(3)TIRABOSCHI,op. cit.;(4)FABBI 1960,17;(5)RICCI


1788,172;(6)BALLETTI 1937,35; (7)VALLI 1978,454-455.

75
Quattro Castella
MONTEZAGNO
alt. m. 313 IGM F 86 IV NO

Monte Zane (Zagno) o Mon Giovanni è l'ultimo, a ponente, dei quattro colli. Sul versante del
rio si sono rinvenuti frammenti di vasi e materiale della seconda età del ferro (1). In epoca
matildica vi si trovava probabilmente la chiesa di S.Nicolò in cui furono stabiliti i patti
dell'incontro di Canossa. La chiesa di Monte Zane figurerà poi nelle Decime del 1302
soggetta a quella di Bibbiano (2). Monte Zane è nominato più volte nelle carte del Monastero
di Marola del 1147, 1155, 1163, 1181, 1204 e successive (3). Nel 1204 èriortata l'esistenza
del palazzo in possesso di Corrado della Palude. Giovanni della Palude, occupato il castello,
lo consegnò nel 1296 al Comune di Parma (4). Nel 1320 è dipendente dal Comune di
Reggio e si danno disposizioni agli uomini di Caviano (S.Polo) e Bibbiano di restaurarne le
mura (5). Nel 1339 Guglielmino Canossa ne ottenne l'investitura dai Gonzaga mantenendolo
fino alla estinzione dela propria famiglia (6). Nel 1472 la sua giurisdizione comprendeva le
ville di "Pergolini, Mangalano, Bibbiano, Regnolo, Bennoni, Caro, Salvarano, Calenzano, Rio
di Corte e Salvarola" (7). Sotto la direzione dell'ingegnere della cittadella di Reggio,
Girolamo Casotti, nel 1497 vengono compiuti lavori alle mura, alla casa gentilizia ed a quella
del Podestà, ma già nel 1609 rimaneva la sola torre bisognosa di riparazioni. In questo
periodo nel sottostante borgo vi erano 147 persone e 11 case disabitate (8). Nel 1620
figurano nella torre "due camere, una sala e molti muri vecchi" (9). Nel 1777 il feudo fu
incamerato a Montevetro (10). La proprietà è attualmente della famiglia Cremonini-Cantelli.
Rimane parte della antica torre diroccata con uncaratteristico coronamento in fregio alla
capuccina. Sono interessanti i riferimenti delle ricostruzioni d'impianto studiate
dall'arch.F.M.Valli dimostranti le analogie dimensionali del mastio con quello di Montevetro
(11). Nella cresta del colle a sud del castello, lungo il sentiero di accesso è visibile un

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 201 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

fabbricato colonico ad elementi giustapposti di antica origine.

(1)SCARANI 1963,528;(2)RDI 1933,205-317;(3)TIRABOSCHI 1821-25, II,75;(4)TIRABOSCHI,op.cit.;(5)FABBI


1960,14;(6)TIRABOSCHI,op.cit.; (7)FABBI 1960,14-17;(8)FABBI 1960,18-22;(9)FABBI 1960,22;(10) FABBI
1960,24;(11)VALLI 1978,454.

76
Quattro Castella
MONTICELLI
alt. m. 199 IGM F 86 IV NO

Il Fabbi cita un documento del 985 con cui si nomina un certo Teuzo "de Monticelli" figlio di
Ermengarda (1). Forse vi si riferisce il "Montesellum" riportato in una carta del 1156 come
dipendente della Corte di Bianello (2). Vi sarà soggetonel 1472 (3) ed ancora alla fine del
Settecento come feudo Gabbi (4). Diverse sono ancora le tipologie e gli elementi di
interessetra cui si segnala un fabbricato con evidenti caratteris tiche signorili. Non è escluso
possa essere l'antica casa dei Gabbi, ricordata dal Balletti (5), davanti alla quale era una
pozzo con un mattone siglato "Fuso, post-fata, resurgo - 1721". L'edificio presenta una
ampia pianta quadrata, con paramento a leggera scarpa, sviluppata su tre livelli, sottotetto in
pietra e coperto a tre falde. Le luci sono regolari e simmetricamente distribuite.
Probabilmente era articolato in un complesso a corte comprendente anche l'attiguo rustico
su cui è visibile una maestà in nicchia. Nel nucleo centrale del borgo si può notare un
sottoportico ad arco, una maestà della Beata Vergine con il Bambino, un pregevole rustico
con balchio e scala coperta, oltre a diverse tipologie rurali di interesse.

(1)FABBI 1960,4;(2)TIRABOSCHI 1821-25,I,52;(3)FABBI 1960,17;(4)RICCI 1788,172;(5)BALLETTI 1937,74.

77
Quattro Castella
ORATORIO DELLA BEATA VERGINE ADDOLORATA
alt. m. 131 IGM F 86 IV NO

L'oratorio si trova all'estremo confine del Comune di Quattro Castella con Bibbiano nella
curva della Strada Provinciale. Dopo i gravi danni subiti dall'investimento di un camion
èridotto in cattive condizioni ed in stato di abbandono. L 'oratorio è stato costriuto nel 1828 e
nell'anno successivo fu dotato di una buona dote con rogito di Domenico Ghiacci.
Apparteneva alla famiglia Carpi che lo fece resturare nel 1867 (1). Presenta una semplice
pianta ad aula con abside circolare. La facciata è a capanna con portale architravato. Sul
tetto è posto un campaniletto a vela. Vicino all'oratorio rimane un complesso rurale a pianta
articolata. Il corpo principale è costituito da un edificio ad elementi giustapposti in linea con
porta morta a sesto ribassato. Il rustico è situato a levante. Il tetto è a due falde con colmo
indifferenziato e cresta frangifuoco.

(1)VIOLI 1984,94.

78
Quattro Castella
QUATTRO CASTELLA
alt.m.184 IGM F 86 IV NO

Nella zona dell'abitato di Quattro castella si sono rinvenuti tre manufatti di tipo musteriano
(Paleolitico) (1). Il Tiraboschi considera la denominazione di Quattro Castella come recente
e risalente al 1560 secondo quanto riportato in un Diploma del Duca Alfonso II; si dubita
inoltre che vi si potesse riferire la donazione dell'835 fatta dalla Regina Cunegonda al
Monastero di S.Alessandro di Parma in cuileggesi "curte ad quattuor arca" (2). Il Saccani
riporta invece la testimonianza del nome in un documento del 1439 (3). Dagli studi del

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 202 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Balletti in nucleo originario della località chiamato "Il borgo" e riportato in un rogito delnotario
Giovanni Mazali nel 1392, si trovava ai piedi di Montevetro e Bianello (4). Il territorio era
composto dalle due giurisdizioni di Bianello e Montevetro ed alla fine del settecento
comprendeva 3422 abitanti con una estensione di 14120 biolche (5). Nle 1798 Quattro
Castella fu unita a Bibbiano ma nel 1805 ne viene ricostituita la Comunità insieme a
Roncolo. La restaurazione estense nel 1815 la sciolse e l'assorbì al Comune di S.Polo.
Riottenne l'autonomia con il Regno d'Italia nel 1859 unendovi le ville di Roncolo, Salvarano
e Montecavolo e Puianello (6). Nel borgo, sebbene in gran parte ristrutturato, rimangono
diverse tipologie di interesse molte delle quali denotano ancora la matrice tipicamente rurale
dell'abitato. Scendendo dalla Chiesa si incontrano le due ville Dianese-Toschi e Borsiglia.
Nella prima il Balletti cita il rinvenimento di una epigrafe del Gabbi datata "1612" a chiusura
di un pozzo (7). L'impianto riferito forse al XVI-XVII secolo deriva le forme attuali da un
progetto di ristrutturazione ottocentesco. Rimane infatti un disegno datata 1.5.1851 dell'ing.
Pietro Marchelli, studiato e disegnato da Enrico Bagnoli p er le nobili signore sorelle Toschi.
Rispetto aquesto progetto non furono eseguite l'ala est, rimastaincompiuta e la torretta
superiore. L'edifici o è articolato ad “L” con uno sviluppo su tre livelli. La facciata principale,
tronca, prospetta verso nord-est. L'ingresso è rialzato e vi si accede con una monumentale
scalinata rettilinea. Nel prospetto rivolto a sud, nella parte forse corrispondente al nucleo
originario del complesso, si osservano le tracce di quattro arcate in laterizio di cui non si
esclude il riferimento ad un loggiato. La villa Borsiglia potrebbe risalire al XVI secolo: è infatti
a partire dal 1500 che troviamo le registrazioni di questa famiglia a Quattro Castella (8).
L'edificio sviluppa un volume compatto con pianta quadrangolare su tre livelli. Le luci sono
regolari e simmetricamente distribuite mentre la copertura è a quattro falde. Nel paramento
a leggera scarpa rivolto verso la strada, durante lavori interni, si sono rinvenute delle feritoie.
Nella casa in angolo alla cinta dell'area dell'ex-palazzo S.Anna si può osservare un
interessante loggiato posto alprimo piano. Attraverso l'elegante ingresso a pilastrini un
lungo vialetto alberato conduce allo stesso palazzo S.Anna o "Casino da Basso" già dei
Canossa, Torello, Bacigalupo e Cantelli che rappresenta una delle emergenze più
significative del borgo. E’ un ampio fabbricato con corpo centrale a pianta quadrata a due ali
laterali ad “Ù”. La tipolo gia può riferirsi al XVI-XVII secolo. Nel prospetto rivolto a levante si
evidenzia la maestosa torre; questa è sviluppata su tre livelli, con campaniletto in vertice al
coperto e due fastigi arcuati di raccordo all'edificio. Nel prospetto a ponente è visibile un bel
loggiato a tre luci archivoltate sovrapposto al portico. Nel palazzo si trovava un oratorio
dedicato a S.Anna già citato nella visita pastorale del Vescovo Picenardi nel 1707 (9). Nel
gruppo di case più vicino alla piazza si possono ancora osservare le tracce di una casa-torre
in gran parteristrutturata e l'ex-oratorio di S.Michele Arcangelo, ridotto a residenza, che
sorgeva dietro l'antica casa dei Mazzali. Esso conserva la caratteristica pianta a forma
ottagonale con un fregio lungo la cornice di gronda (10). A nord della piazza sorge una
interessante palazzina “liberty” articolata ad uan snella torretta con loggia a trifora balconata
e terrazzo superiore. Giunti al bivio delle strade di Bibbiano e Mangalano si trova una
cappellina dedicata alla Madonnadella Ghiara con nicchia ad arco siglato in vertice con la
scritta "Q uem Genuit Adoravit MDCCCXXI".

(1)SCURANI 1963,202;(2)TIRABOSCHI 1821-25,II,234;(3)SACCANI 1976,75; (4)BALLETTI 1937,5;(5)RICCI


1788,202;(6)FABBI 1960,26;(7)BALLETTI 1937,73;(8)BALLETTI 1937,80;(9)VISITA 1707,II,510;(10)BALLETTI
1937, 79.

79
Quattro Castella
QUATTRO CASTELLA/CHIESA DI S.ANTONINO
alt. m. 184 IGM F 86 IV NO

A seguito di lavori di allargamento della strada che conduce alla chiesa si sono ritrovati
frammenti fittili dell'età del ferro (1).Una epigrafe nella chiesa di S.Antonino la dice fondata

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 203 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

nel 1112 (2). Non è escluso che la primitiva chiesa si trovasse nei pressi in un campo detto
"Ghesiola" lungo l'antica via di Mediano ed all'inizio della salita per Calinzano. La chiesa
compare comunque dopo il 1000 come figliale della Pieve di Bibbiano. L'impianto dell'attuale
edificio si deve forse ad una primitiva ristrutturazione della metà del XVI secolo (3). Una
ancona della famiglia Borsiglia reca la data "1570". Nel 1615 si iniziarono i lavori della
navata. I restauri furono terminati nel 1618. Nel 1664 il Vescovo Marliani la troverà ancora
incompleta e con una vaga forma a croce greca. La navata fu poi prolungata dal priore
Alfonso Canossa con la realizzazione di una nuova facciata ne l1716. Nel 1797 fucostruita la
sagrestia. La torre figura restaurata nel 1778 mentre la canonica si trova forse citata fin dal
1525 ed unita alla chiesa da un porticato (4). Altri lavori diconsolidamento e di abbellimento
vennero eseguiti sotto l'arciprete Luigi Bertani (1935) con il contributo del pittore G.Baroni e
dell'ing.T.Ferrari. La chiesa è orientata liturgicamente. La facciata, incompiuta, è coronata da
un frontespizio triangolare; il prospetto è bipartito da un cordolo marcapiano e scandito dal
tenue risalto delle lesene. Nel paramento rimangono ampie parti costituite da blocchi
squadrati di arenaria. Diversi sono i frammenti di sculture romaniche (fine 1000 - inizi 1100)
in pietra d'arenaria canossina, di semplice fattura, già parti integranti della ricca decorazione
della originaria chiesa matildica ed ora inseriti nei muri esterni della chiesa e della canonica;
tra questi figurano un'architrave scolpito con fiori ed animali, segmenti di ghiere d'arco ed, in
particolare, una lunetta con Cristo chestrozza due dragoni simboleggianti il demonio (6). Il
campanile sorge su una base quadrata costruita per un buon tratto con blocchi d'arenaria
“matildici”; la cella campanaria assume una forma ottagonale per finire in una bella cuspide
(7). Non lontano dalla chiesa si trovava un ospitaletto già nominato nel XVIII secolo (8) ed
atterrato nel 1725 con il consenso dei Canossa per allargare il viale che conduceva alla
chiesa (9).

(1)SRA 1973,II,154;(2)BALLETTI 1937,23-25;(3)BALLETTI,op.cit.; (4)BALLETTI,op.cit.;(5)CANOVESI 1978,8;


(6)MUSSINI 1980,19-20; (7)CANOVESI,op.cit.;(8)BALLETTI 1937,20;(9)BERTOLANI 1966,51.

80
Quattro Castella
RIO CORTE
alt. m. 183 IGM F 86 IV NO

Nel 1472 la località era compresa nella giurisdizione di Monte Zane (1). Il nucleo conserva
ancora pressochè inalterate le sue caratteristiche rurali con diverse interessanti tipologie.
Lungo la strada che fiancheggia il rio si nota un fabbricato probabilmente cinquecentesco
con largo prospetto a capanna e tetto a due ampie falde; le luci sono regolari e
simmetricamente distribuite. Un edificio a “casino” riferibile forse al XVIII-XIX secolo
presenta un impianto a base rettangolare sviluppato su tre livelli con portale a tutto sesto;
sul rustico è visibile una piccola maestà in nicchia.

(1)FABBI 1960,14.

81
Quattro Castella
SELVAROLA DI SOPRA
alt. m. 170 IGM F 86 IV NO

Nel 1472 la località dipendeva dalla giurisdizione di Monte Zane (1). Nell'abitato, in gran
parte ristrutturato, si riscontrano ancora tipologie di interesse tra cui un fabbricato di
probabile origine cinquecentesca con largo prospetto a capanna, tetto a due ampie falde,
luci regolari e simmetricamente distribuite. Notabili anche alcuni fabbricati rurali.

(1)FABBI 1960,14.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 204 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

82
Quattro Castella
SELVAROLA DI SOTTO
alt. m. 161 IGM F 86 IV NO

Il nucleo rurale si distribuisce in maniera indifferenziata ai lati della strada provinciale. Sono
notabili alcune tipologie rurali di interesse. Un tempo si evidenziava in particolare un
fabbricato di fronte alla deviazione per Selvarola di Sopra. E’ un edificio ad elementi
giustapposti in linea ora completamente atterrato da recenti interventi. Il rustico è situato a
ponente ed è fronteggiato da un portico a tutta altezza ripartito in sette luci dalle pilastrature,
in parte tamponate. Il tetto è a due falde con colmi differenziati. Il complesso era
probabilmente da riferire al XVIII secolo.

83
Quattro Castella
VIA ANCONA
alt. m. 139 IGM F 86 IV NO

Nella piana verso il rio Enzola si osserva un edificio rurale ad elementi giustapposti in linea
con porta morta a sesto ribassato. Il rustico è ubicato a ponente. Il tetto è a due falde con
colmo indifferenziato. La tipologia è riferibile al XIX secolo.

84
Quattro Castella
VIA V. VENETO
alt. m. 133 IGM F 86 IV NO

E’ notabile un edificio rurale ad elementi giustapposti in linea con porta morta. Il rustico è
disposto a levante ed è fronteggiato da un portico a tre luci a tutto sesto in parte tamponate.
Il tetto è a due falde con colmo indifferenziato. La tipologia è riferibile al XIX secolo.

85
Quattro Castella
VILLA FERRARINI
alt. m. 143 IGM F 86 VI NO

La villa pur riconducendosi ad un primitivo impianto del XVI- XVII secolo, deriva la sua
struttura da una ristrutturazione della seconda metà del XIX secolo forse attribuibile all'ing.
P.Marchelli. Già dei Manzotti, agli inizi dell'Ottocento figura in proprietà dei Ferrarini ed ora è
della famiglia Peri. Nel secondo decennio del Novecento inopportune trasformazioni hanno
irreversibilmente alterato il prospetto originario tra più caratteristici della Provincia
nell'espressione del gusto neogotico ottocentesco. Il complesso, ora compredente anche
diversi fabbricati rustici di interesse, tra cui la vecchia filanda, è costituito da una parte
“signorile” a pianta quadrangolare sviluppata su tre livelli. Il prospetto frontale è tripartito con
un corpo centrale coronato da balaustra e due ali sopraelevate. Le luci sono regolari e
simmetricamente distribuiti; al piano terreno sono ad arco ogivale strombate. Nell'interno si
riscontra una pregevole scalinata a crociera. Nel parco è visibile l'oratorio dedicato a S.Carlo
in stile neogotico ed a pianta ottagonale.

86
Quattro Castella
VILLA FONTANA
alt. m. 187 IGM F 86 IV NO

Pregevole complesso probabilmente derivante da un primitivo impianto seicentesco. Al 1886

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 205 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

si riferisce un progetto di ristrutturazione del parco e della villa, coronata dalla torretta, ad
opera dell'ing.Anto nio Venturi. La facciata subisce quindi un intervento di rifacimento tra la
fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo sotto la direzione dell'ing.Tienno Ferrari. La villa
si presenta con una pianta rettangolare a corpo centrale, sviluppato su tre livelli, concluso in
vertice da una torretta ed affiancato da due ali minori. Una fascia a bugnato corre all'intorno
del piano terreno. Le luci sono regolari e simmetricamente distribuite; quelle al primo piano
sono concluse da frontespizio. L'interno conserva una vasta ghiacciaia con volto in laterizio.
Durante la prima guerra mondiale in una stanza fu allestita una cappella di cui rimangono
tracce delle decorazioni. Nella ringhiera di un balconcino è visibile il monogramma "G-G"
forse riferito alla famiglia Grasselli. Annesso alla villa è il parco di grande interesse. Nel
complesso rustico che sorge a valle, oltre la strada, un tempo parte della tenuta, si trovava
fino al 1960 c. un camino, ora a Bologna, recante lo stemma della famiglia Aldini.

87
Roncolo
C. CALCAGNI
alt. m. 127 IGM F 86 IV NO

Il toponimo è riportato nella Carta Tecnica Regionale mentrel'IGM indica quello di "C.Emilia".
Esso individua un complesso rurale a corpi separati. L'impianto planovolumetrico è compato,
a base quadrata, con coperto a quattro falde. Il rustico, situato a levante è stato
recentemente demolito. Nella abitazione è notabile la traccia di un portico a due arcate con
luci a tutto sesto. Le caratteristiche tipologiche consentono l'attribuzione al XVII-XVIII secolo.

88
Roncolo
C. CASELINA
alt. m. 295 IGM F 86 IV NO

Il fabbricato rurale, recentemente ristrutturato, è articolato ad una torre colombaia o di


avvistamento riferibile al XVII-XVIII secolo. La torre, orientata a sud, presenta una snella
struttura a pianta quadrangolare conclusa da un tetto a due spioventi. Il paramento, molto
rimaneggiato, è in pietra con rinforzi angolari e diversi inserti in laterizio disposto di testa
corre nell'imposta del sottotetto. Nel prospetto si notano due luci ovali probabilmente
ricavate posteriormente nell'impianto originario.

89
Roncolo
C. EMILIA
alt. m. 127 IGM F 86 IV NO

Il toponimo è riportato nella Carta Tecnica Regionale. E’ notabile un interessante edificio


rurale ad elementi giustapposti in linea. Il rustico presenta un volumerilevante ed è
fronteggiato da un portico con cinque luci a sesto ribassato. Il tetto è a due falde con colmi
differenziati.

90
Roncolo
C. TRIPOLI
alt. m. 142 IGM F 86 IV NO

Nelle carte topografiche del XIX secolo la località è indicata con il toponimo "Gasti". Il
riferimento potrebbe essere associabile per derivazione al nome della famigliaGuaschi. La
visita pastorale del Vescovo Picenardi del 1707 riporta sotto Roncolo un oratorio di

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 206 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

S.Giorgio in patronato di questa famiglia (1). Attualmente non ne rimane memoria. Alle case
Tripoli è visibile un interessante complesso rustico che, sebbene in parte ristrutturato,
conserva le caratteristiche tipologiche riconducibili ad un antico casino padronale. L'edificio
presenta un volume compatto a base quadrangolare sviluppata su tre livelli e conclusa con
un coperto a quattro ampie falde.

(1)VISITA 1707,II,517.

91
Roncolo
C. ZECCHINI
alt. m. 122 IGM F 86 IV NO

E’ notabile un edificio rurale ad elementi giustapposti in linea. Il rustico, situato a levante, è


fronteggiato da un alto portico a tutta altezza ripartito dalle pilastrature in tre luci
architravate. Il tetto è a due falde con colmi differenziati. La cornice di gronda della
abitazione presenta una decorazione novecentesca in fascia.

92
Roncolo
FOSSETTA
alt. m. 130 IGM F 86 IV NO

Piccolo nucleo rurale a ponente della Villa Tirelli, già esistente nel XVIII secolo. Attualmente
rimangono diversi rustici ed un casino, probabilmente derivato da una ristrutturazione
ottocentesca, articolato ad una torretta su tre livelli con luci superiori a bifora. I fabbricati
rurali pur evidenziando caratteri architettonici di rilievo conservano alcuni elementi tipologici
d'interesse.

93
Roncolo
LA BUCA
alt. m. 168 IGM F86 IV NO
Vi si riscontra un interessante complesso rurale. Il fabbricato principale è ad elementi
giustapposti in linea. Il rustico, ubicato a nord, è caratterizzato da una "teza" aperta con luci
architravate. Il tetto è a due falde con colmo indiffereziato. E’ notabile anche la barchessa in
parte rimaneggiata annessa al complesso. Le tipologie sono riferibili probabilmente al secolo
XVII-XVIII.

94
Roncolo
LA CASELLA
alt. m. 243 IGM F86 IV NO

Piccolo nucleo abbandonato sui pendii a sud della villa Pieracci. Si evidenzia un massiccio
rustico con un impianto probabilmente riferibile ad un'antica casa-torre. La pianta è
rettangolare sviluppata su quattro livelli e conclusa ad un coperto a quattro falde; le luci sono
rade mentre il paramento è in pietra nella parte inferiore ed in laterizio in quella superiore.

95
Roncolo
MADONNA DELLA MERCEDE/
RUBBIANO
alt. m. 133 IGM F 86 IV NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 207 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Vi si trova l'oratorio dedicato alla Madonna della Mercede o del "Coppo". Un tempo era dei
Friggeri che nel 1781 lo fecero restaurare (1). E’ ricordato ancora nella visita del Vescovo
Picenardi agli inizi del Settecento con il titolo della Beata Vergine Maria (2). Passò poi ai
Caselli ed infine alla famiglia Gualtieri. L'oratorio presenta una semplice pianta ad aula. La
facciata conclusa da frontespizio è preceduta da un portico a tre luci architravate; le quattro
colonne cilindriche poggiavano su antiche sculture di leoncini, in seguito vendute (3).

(1)SACCANI 1933,14;(2)VISITA 1707,II,517;(3)BALLETTI 1937,8.

96
Roncolo
PODERE BIAGINI
alt. m. 144 IGM F 86 IV NO

Il complesso è costituito da un fabbricato ad elementi giustapposti in linea con porta morta. Il


rustico è disposto a ponente. Il tetto è a due falde con colmi differenziati. Ai lati della strada
per il Tramicello, a sud della strada provinciale sono notabili altri due edifici ad elementi
giustapposti. Il primo presenta il rustico a sud; il tetto èa due falde con colmo indifferenziato
e cresta frangifuoco. Nel secondo il rustico è situato a ponente; la copertura è a due falde
con colmo indifferenziato. Si evidenziano due caratteristiche barchesse aperte.

97
Roncolo
RONCOLO
alt. m. 170 IGM F 86 IV NO

Lo Scarani vi riporta il ritrovamento di un manufatto di tipo musteriano (Paleolitico) (1).


Presso il rio della chiesa è stato inoltre individuato un deposito archeologico con materiale
vario attribuibile all'età del ferro ed al periodo romano (2). Già nel secolo XVIII era stata
rintracciata una lapide romana in copertura di una sepoltura di mattoni etavole di selce. La
lapide fu poi conservata nella casa dei Sig.ri Rubini: riportava l'indicazione della tribù Pollia
ricordandovi Gneo Biennio figlio di Lucio, della famiglia Barocchi (3). Anticamente la località
era denominata "Fano" o "Isola di Fano" come indicata nelle investiture del patrimonio
matildico, in carte del 1169 e successivamente nel 1245, 1254, 1320 (4). La più antica
notizia della villa di Roncolo è del 1185. Roncolo è citato nella cronaca di Salimbene del
1278.Nel nucleo più antico dell'abitato si evidenzia un casino probabilmente settecentesco.
Il fabbricato, cui è congiunta una parte rustica, presenta una facciata con parte centrale
sopraelevata. In vertice la costruzione è conclusa da una torretta ad altana rettangolare; le
luci sono regolari e simmetricamente distribuite. Diverse sono le tipologie rurali di interesse
riscontrate nell'abitato.

(1)SCARANI 1963,202;SRA 1973,II,177;(2)DEGANI 1957,190;(3) SACCANI 1933,3-15;(4)SACCANI


1976,197;(5)SACCANI 1933,op.cit.; (6)RICCI 1788,214;(7)SACCANI 1976,197;(8)SACCANI 1976,op.cit.;
(9)SACCANI 1933,op.cit.;(10)SACCANI 1933,op.cit.

98
Roncolo
RONCOLO NUOVO
alt. m. 144 IGM F 86 IV NO

Alcune notizie storiche vogliono che la località si costituisse con parte ella popolazione un
tempo residente alle "C. Montelocco" presso cui sorgeva la chiesa di S. Zenone distrutta nel
XVI secolo (1). Il toponimo è riportato nel catasto unitario del 1880. Esso individua un
fabbricatorurale ad elementi giustapposti in linea con porta morta. Ilrustico è u bicato a
levante. Il tetto è a due falde con colmi differenziati. Due bassi pilastrini sono collocati al

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 208 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

limite della strada di accesso.

(1)SCURANI 1895,III,400.

99
Roncolo
VIA C. COLOMBO
alt. m. 141 IGM F 86 IV NO

All'incrocio della strada provinciale è visibile una maestà tardo ottocentesca dedicata alla
Beata Vergine con nicchia a tutto sesto e cornice di gronda sagomata.

100
Roncolo
VILLA BARONI
alt.m.206 IGM F 86 IV NO

In un pianoro digradante ad anfiteatro della villa Baroni, si sono rinvenute due tombe di
cremati con vasi, accessori e suppellettili della terza età del ferro (1). La località era
anticamente denominata "Benano". Vi si trova il complesso della villa Baroni, già dei Conti
Paradisi. Dai Baroni fu ceduta al Pio Istituto degli Artigianelli di Reggio ed ora è della
Camera di Commercio. L'impianto originario è forse riferibile al XVIII secolo e figura
comunque già esistente agli inizi dell'800. Non se ne esclude una ristrutturazione nel corso
dello stesso secolo ad opera degli architetti Marchelli. Il complesso si articola con una pianta
rettangolare sviluppata su tre livelli e conclusa con un coperto a due falde. Il prospetto
frontale, verso la pianura, presenta un coronamento centrale a frontispizio stemmato al
centro e luci balaustrate al piano nobile. Annesso alla villa è anche un oratorio dedicato alla
Madonna della Ghiara. Ha una semplice struttura ad aula con prospetto a capanna concluso
da frontispizio e cornice di gronda modanata. Lungo la strada che conduce alla villa si
osserva un interessante edificio rurale ad elementi giustapposti. Il rustico situato a ponente è
fronteggiato da un portico a luci architravate.
(1)DEGANI 1957,189.

100
Roncolo
VILLA BARONI
alt. m. 206 IGM F 86 IV NO

In un pianoro digradante ad anfiteatro della villa Baroni, si sono rinvenute due tombe di
cremati con vasi, accessori e suppellettili della terza età del ferro (1). La località era
anticamente denominata "Benano". Vi si trova il complesso della villa Baroni, già dei Conti
Paradisi. Dai Baroni fu ceduta al Pio Istituto degli Artigianelli di Reggio ed ora è della Camera
di Commercio. L'impianto originario è forse riferibile al XVIII secolo e figura comunque già
esistente agli inizi dell'800. Non se ne esclude una ristrutturazione nel corso dello stesso
secolo ad opera degli architetti Marchelli. Il complesso si articola con una pianta rettangolare
sviluppata su tre livelli e conclusa con un coperto a due falde. Il prospetto frontale, verso la
pianura, presenta un coronamento centrale a frontespizio stemmato al centro e luci
balaustrate al piano nobile. Annesso alla villa è anche un oratorio dedicato alla Madonna
della Ghiara. Ha una semplice struttura ad aula con prospetto a capanna concluso da
frontespizio e cornice di gronda modanata. Lungo la strada che conduce alla villa si osserva
un interessante edificio rurale ad elementi giustapposti. Il rustico situato a ponente è
fronteggiato da un portico a luci architravate.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 209 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

101
Roncolo
VILLA CAVAZZONI
alt. m. 162 IGM F 86 IV NO

L'elegante “casino” deriva da un impianto realizzato nei primi decenni dell'Ottocento


dall'arch. Marchelli per la famiglia Fratti. Passò poi ai Toschi, ai Massa, ai Gorisi e, dal 1929,
alla famiglia Cavazzoni. Gli attuali proprietari conservano un progetto di ristrutturazione
datato al febbraio 1898 con la denominazione di Villa Teresa. L’edificio presenta una pianta
a base quadrangolare sviluppata su tre livelli. Il prospetto frontale mostra il corpo centrale in
aggetto tripartito con ingresso rialzato. Le luci sono regolari, riquadrate e simmetricamente
distribuite. L'interno conserva alcuni soffitti con decorazioni del XIX e XX secolo. A ponente
della villa sorge un fabbricato rurale ed elementi giustapposti in linea con porta morta. Il
rustico è disposto ad est ed è fronteggiato da un portico pilastrato a tre luci architravate, in
parte tamponate. Il tetto è a due falde con colmi differenziati.

102
Roncolo
VILLA GHERARDINI
alt. m. 194 IGM F 86 IV NO

Non si sono potute rintracciare notizie storiche particolari riferite a questo complesso. Già
della famiglia Gherardini, passò poi ai Ferrarini ed ora agli Arduini. Figura comunque già
esistente agli inizi del XIX secolo e non si esclude che possa derivare da un primitivo
impianto settecentesco. Le forme attuali risalgono probabilmente ad interventi di
ristrutturazione ottocenteschi. La villa presenta una pianta rettangolare articolata sul fronte,
al piano terreno e primo piano, con un corpo circolare a veranda recante in fascia la dicitura
"Villa Anna" e lo stemma nobiliare. Nelle vecchie foto è denominata come "Villa Alda". Il
fabbricato si sviluppa su tre livelli con una sopraelevazione nella parte centrale dominata,
nella parte a valle, da una loggia a tre luci balconate. Ai piani superiori i prospetti sono
scanditi da lesene riquadranti le luci regolari e simmetricamente disposte.

103
Roncolo
VILLA MANODORI
alt. m. 228 IGM F 86 IV NO

In un pianoro ad est della strada padronale che conduce alla villa è stato scoperto nel 1954
un forno per ceramiche di origine romana insieme a diversi manufatti di produzione. Nei
Musei Civici di Reggio si conservano anche numerosi reperti dall'età del ferro all'età romana
rinvenuti nel vicino "campo delle tortore" (1). La villa, in proprietà della famiglia Venturini,
deriva le sue forme attuali da un intervento di ristrutturazione ottocentesco. Scarsissime
sono le notizie storiche riferibili a questo pregevole complesso. Agli inizi dell'800 la località è
denominata "La Colombara"; non si esclude quindi l'esistenza di una tipologia a casa-torre
spesso associate a tali toponimi. Anticamente era della famiglia Manodori che vi si trasferì
definitivamente con l'abbandono della vecchia casa di Valestra (Comune di Carpineti)
lesionata dal terremoto del 1922. Nella collezione privata Manodori si conservava lo stemma
della famiglia su marmo bianco riproducente l'immagine della mano aperta e delle monete in
procinto di cadere con l'iscrizione "MAN/AUR - DEI/FRA/SI BAL - MON/EST - MCXXXIII (2).
La villa presenta un impianto planovolumetrico compatto con base rettangolare sviluppata
su tre livelli e concluso con un tetto a quattro falde. Il paramento è a leggera scarpa. Un
cordolo marcapiano sagomato distingue il piano terreno dai paini superiori. Le luci sono
regolare e simmetricamente distribuite; quelle al piano nobile sono contornate da una
riquadratura con lunetta a tutto sesto. La facciata è orientata verso sud. Una scalinata a

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 210 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

doppia rampa, balaustrata, consente l'accesso al piano nobile. Sopra all'ingresso figura un
tondo in cotto con l'immagine della Beata Vergine ed il Bambino. Nell'angolo sud-ovest della
villa è ubicato l'oratorio padronale il cui campaniletto a vela figura su ltetto dell'edificio. La
villa è circondata da un parco. Sono ancora da segnalare gli edifici di servizio all'ingresso.
L'intero complesso con l'azienda agricola annessa è oggetto di continue cure da parte degli
attuali proprietari consentendo un valido ripristino tipologico dei fabbricati.

104
Roncolo
VILLA PIERACCI
alt. m. 199 IGM F 86 IV NO

La località è indicata nel catasto unitario del 1880 con toponimo "Vernardello". La villa
ottocentesca, forse derivata da un più antico impianto, fu dei Friggeri poi Signoretti, Pieracci,
Beccari ed ora è della famiglia Camurani. L'edificio si imposta con una pianta quadrangolare
articolata su due livelli. Il primo livello è rialzato e delimitato verso la pianura da un ampio
terrazzamento balaustrato. La copertura è a quattro falde, conclusa in vertice da una
torretta. Le luci sono regolari e simmetricamente distribuite.

105
Roncolo
VILLA SACCANI
alt. m. 145 IGM F 86 IV NO

Villa riferibile alla seconda metà del XIX secolo. Gia dei Baroni passò successivamente ai
Patroncini ed ora è della famiglia Saccani. Presenta un impianto a base rettangolare con
rustico a settentrione. L'edificio è articolato su tre livelli con coperto a quattro falde. La
facciata assai elegante nella sua compostezza è rivolta a sud. L'ingresso è leggermente
rialzato e sovrastato da un balconcino. Le luci sono regolari e simmetricamente disposte;
quelle dei piani superiori sono riquadrate e mensolate.

106
Roncolo
VILLA TIRELLI
alt. m. 134 IGM F 86 IV NO

Interessante villa derivata da un primitivo impianto probabilmente seicentesco; in un pozzo


dell'ala colonica fu rinvenuto un concio datato alla seconda metà del XVII secolo. Già dei
Friggeri passò alla famiglia Tirelli verso il 1860 c. La villa si imposta su una pianta
quadrangolare con paramento a scarpa e basamento a bugnato, sviluppandosi su tre livelli.
La copertura è a quattro falde coronata da un terrazzo con torretta. La facciata è rivolta a
sud. Il portale d'ingresso, archivoltato, è sovrastato da un balconcino. Le luci sono regolari e
simmetricamente distribuite; quelle a piano terreno sono a tutto sesto. Nel prospetto a
ponente si apre l'accesso all'oratorio dedicato a S.Filippo Neri, con un bel portale
architravato ed una maestà della Madonna della Ghiara posta in una nicchia con conchiglia
superiore. Sul fronte dell'oratorio erano situati un tempo due leoncini in pietra forse analoghi
a quelli segnalati dal Balletti nell'altro oratorio dei Friggeri a Rubbianino. Nell'interno della
villa rimangono un pregevole scalone settecentesco, decorazioni ottocentesche, stucchi con
paesaggi. L'edificio è collegato al complesso rustico attraverso un portico ad arco passante.
Sul fronte reca unameridiana, un orologio ed un campanilletto. Anche gli edifici rurali sono di
interesse. Tra questi si segnala una stalla/fienile con luci archivoltate. Particolare attenzione
è inoltre da riferirsi alla struttura della serra nel parco.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 211 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

107
Roncolo
BEDOGNO
alt. m. 369 IGM F 86 IV NO

Allo stato attuale delle ricerche non si è potuto riscontrare, nella bibliografia corrente, alcuna
notizia storica della località se non un riferimento ad un oratorio dedicato a S.Pellegrino della
famiglia Dondarinis alias Grasselli, indicato nella visita del Vescovo Picenardi del 1707 (1) e
demolito tra la fine dell'ottocento e gli inizi del novecento. L'antichità del borgo è comunque
testimoniata dalle sue tipologie edilizie che, sebbene in parte ristrutturate, ancora
conservano elementi di particolare interesse. Si evidenzia una maestosa casa-torre ad
oriente dell'abitato. L'impianto, riferibile probabilmente al XV secolo, sviluppa una pianta a
base quadrata articolata su quattro livelli più la colombaia ed è conclusa da un coperto a
quattro falde. Le luci sono piccole e rade, tra gli elementi decorativi notiamo due caratteristici
cordoli in laterizio a composizione lineare ed a dente di sega sovrapposti. Il paramento
murario è in laterizio nella parte inferiore ed in pietra in quella superiore. Alla casa-torre vera
e propria è collegato un complesso fabbricato delimitante una struttura interna a corte cui si
accede attraverso un sottoportico architravato. A lato di questo accesso sono due nicchie
recanti un tempo affreschi dei Santi protettori di cui rimane ancora visibile quello di destra
benchè in cattive condizioni. Nella parte centrale del borgo vicino alla piazzetta si trova una
seconda casa-torre con un bell'andito e scalinata di ingresso. L'impianto anche se di più
ridotte dimensione è analogo al precedente. Solo il tetto si presenta a due falde mentre il
cordolo di colombaia figura nei prospetti laterali. La struttura potrebbe anche avere subito un
abbassamento assumendo una nuova configurazione della copertura.

108
Salvarano
C.ALGUERGNA
alt. m. 259 IGM F 86 IV NO

Piccolo nucleo rurale sulle pendici del M.Biliano. Le tipologie pur non presentando
particolare valori architettonici conservano alcuni elementi caratteristici della antica origine
quali i paramenti a leggera scarpa, le luci piccole e rade, volumi compatti a pianta
quadrangolare. Gli impianti in gran parte ristrutturati sono probabilmente riferibili al XVI-XVII
secolo.

109
Salvarano
C.MONTE LOCCO
alt. m. 282 IGM F 86 IV NO

Nel versante sud-est del M.Ricò si è rinvenuto un deposito di materiale vario attribuibile
all'età del ferro ed al periodo romano, costituito da frammenti ceramici, laterizi, ciottoli sferici,
ossa umane e di animali ed un coltello in ferro (1). In una carta del 1156 è nominata la
cappella di S.Zenone posta nella corte di "Montis cuculi" dipendente dalla Pieve di Puianello.
La località è ancora nominata nel 1167 in una carta del Monastero di S.Prospero (2). La
chiesa era “sine cura” nel 1538 e successivamente distrutta. Si vuole che, quando fu
soppressa, la popolazione venisse aggregata parte a Roncolo, nella frazione che fu detta
Roncolo Nuovo e parte a Montecavolo (3).

110
Salvarano
C.MONTEREGGIOLO
alt. m. 286 IGM F 86 IV NO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 212 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

La “Corografia” del Ricci riporta la divisione di Salvarano in due parti: quella occidentale
formava la villa di Salvarano propriamente detta mentre quella orientale era della "Salvarano
Ghisilieri" il cui centro era riferibile alle case di Montereggiolo. La località era costituita a
Comune in feudo della casa Ghisilieri di Bologna, con la propria adunanza dei Reggenti ed
un guidicante avente il titolo di Podestà. La sua popolazione alla fine del Settecento
comprendeva 160 abitanti con una estensione do 1182 biolche (1). Le terre, anticamente
della famiglia Bussetti di Reggio, passarono poi ai Moreni di Modena. L'ultimo proprietario di
questa famiglia lasciò la possidenza alla Basilica di S.Prospero. Vi si trovava un magnifico
palazzo di tre piani con molte “delizie”. Nel 1750 ne era investito in canonico Prospero
Guidelli. Gli successi il sac. Don Felice Sorattini (?) che ottenne da Roma il permesso di
poter demolire il palazzo e di costruirvi una abitazione comune. Dopo la soppressione
napoleonica pervenne in seguito alla famiglia Manenti (2). Probabilmente annesso al
complesso avrebbe dovuto trovarsi l'oratorio di S.Lorenzo, appunto dei Bussetti, indicato
nella visita del Vescovo Picenardi del 1707 (3) sotto la pieve di Mucciatella e di cui non
rimane altra memoria. Nel complesso rustico che attualmente vi sorge è visibile la traccia di
un loggiato, tamponato, con luci in laterizio a tutto sesto. A poca distanza si osserva un altro
edificio rurale ad elementi giustapposti con porta morta a sesto ribassato. Il rustico è ubicato
a nord. Il tetto è a due falde con colmo indifferenziato e cresta frangifuoco.

111
Salvarano
CERRETO
alt. m. 332 IGM F 86 IV NO

Interessante complesso rurale arrocato sui rilievi alla destra del torrente Modolena. E’
osservabile un fabbricato ad elementi giustapposti in linea con porta morta architravata.
L'impianto planovolumetrico è notevole. Il rustico è situato a nord. Il tetto è a tre falde con
colmo indifferenziato e cresta frangifuoco. Il nucleo è individuato nella cartografia storica gli
inizi dell'800 ed è probabilmente riferibile al XVIII secolo.

112
Salvarano
MULINETTO
alt. m. 191 IGM F 86 IV NO

La cartografia dell'Istituto Geografico Militare, del 1934, vi riporta il toponimo "Mulinetto"


riferibile ad un opificio idraulico forse ivi attivo. Non si hanno altre indicazioni su tale impianto
di cui non rimane traccia o memoria e che doveva essere alimentato dalle acque del torrente
Modolena.

113
Salvarano
PIAZZA NAVONA
alt. m. 169 IGM F 86 IV NO

Piccolo nucleo alla destra del torrente Modolena a nord di Salvarano. Vi si evidenzia
l'oratorio dedicato dapprima a S.Prospero, quindi alla Madonna della Ghiara e, più
recentemente, alla Madonna di Lourdes. L'oratorio probabilmente ottocentesco è in
patronato della famiglia Giorgini. Presenta una bella facciata a capanna rivolta a ponente. Il
portale architravato è sormontato dalla nicchia per l'immagine del santo titolare e da una
finestra trapezoidale. Il prospetto, sottolineato da due lesene angolari, e concluso da un
frontespizio triangolare e da un campaniletto a vela in vertice. A fianco dell'oratorio si

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 213 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

sviluppa un eccezionale complesso riferibile forse al XV secolo sempre dei Giorgini.


L'edificio si imposta con una pianta rettangolare articolata su due livelli e coperto a due
ampie falde. Gli elementi architettonici più caratteristici si trovano sul prospetto a levante ove
si riscontrano due portali ad arco e sul prospetto a sud, qui si sono conservati un portale
sopraelevato in laterizio con arco a tutto sesto, una finestrella in pietra a stipiti ed architrave
monolitica e tracce di posatoi. Al centro della casa sorgeva fino a circa 30 anni fa una
imponente torre di antica origine; notevoli erano anche gli ambienti interni tra cui un
grandioso salone. Non è da escludere fosse sede o proprietà di un convento, come
tramandato dalla memoria locale. Anche il rustico connesso all'oratorio mostra una
interessante struttura con grandi portici di disimpegno. Tra gli altri edifici si segnala un bel
fabbricato con rustico e casino civile su cui è visibile una nicchia con una maestà dipinta.

114
Salvarano
SALVARANO
alt. m. 175 IGM F 86 IV NO

A questa villa si riferisce probabilmente il "Silvaranum" nominato in una carta dell'898 ed


ancora nella Bolla dell'Antipapa Guiberto del 1092 tra i luoghi ove la Chiesa di Reggio aveva
beni (1). Secondo la “Corografia” del Ricci, Salvarano era diviso in due parti (2). La parte
occidentale formava la villa di Salvarano propriamente detta, soggetta in parte al
Marchesato e Comunità di Bianello, feudo Gabbi, ed in parte alla giurisdizione ed alla
Comunità di Montevetro. La parte orientale poi formava "Salvarano Ghisilieri"; questa era
Comune con la propria adunanza dei Reggenti, un guidicante con il titolo di Podestà ed era
feudo della Casa Ghisilieri di Bologna. Con l'abolizione dei feudi, nel 1796, tale divisione
cessò formandosi una unica villa. Dapprima fu soggetta al Comune di Quattro Castella poi,
dopo la Restaurazione estense del 1814, passò a far parte del Comune di S.Polo d'Enza, ed
infine con il Decreto del dittatore Farini del 1859 aggregata al nuovo Comune di Quattro
Castella insieme a Montecavolo e Roncolo (3). Nell'abitato rimangono alcuni elementi
tipologici di interesse, tra cui il massiccio fabbricato presso il ponte della Modolena recante
sul prospetto una maestà in nicchia della Beata Vergine. Le diverse costruzioni rilevano la
matrice tipicamente agricola del borgo.

115
Salvarano
SALVARANO/CHIESA DI S.MICHELE
alt. m. 244 IGM F 86 IV NO

La chiesa di S.Michele di Salvarano fu sempre soggetta alla Pieve di Puianello come appare
nel Decreto dell'Arcivescovo Anselmo del 1156 e dai documenti successivi (1). Nel 1547 la
visita del Vescovo Cervini riporta la chiesa in cattivo stato e rovinata, come pure la canonica.
La descrizione del Codice Marliani del 1664 indica la chiesa come "antiqua, orientata e
scandulata" (=capriate con orditura lignea minuta listellata) (2). L'edificio è completamente
ristrutturato e trasformato intorno alla metà del XIX secolo. La chiesa è posta sul colle,
dominando l'abitato di Salvarano. Presenta una semplice facciata a capanna conclusa da un
frontespizio spezzato e scandita da due coppie di lesene impostate su un alto basamento. Il
portale, architravato, è sormontato da un lunetta e, superiormente, dall'ampia finestra
trapezoidale. Il campanile si innalza a fianco del prospetto meridionale con cella campanaria
a monofore riquadrate, una seconda cella a bifore ed una copertura cuspidata; vi si
riscontrano motivi decorativi in laterizio disposto a 'T'. L'interno della chiesa, a navata unica,
è a volta a botte costolonata con lunette ed abside semicircolare a catino. Recenti interventi
ne hanno consentito un parziale restauro e recupero strutturale.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 214 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

116
Salvarano
TRAMICELLO
alt. m. 209 IGM F 86 IV NO

Gruppo di case posto sui rilievi che dal Cerro scendono verso Roncolo Nuovo. I fabbricati,
già dei Fornaciari, ed ora dei Corradi, sono in stato di parziale abbandono. Vi si evidenzia un
complesso rustico dall'ampio prospetto a capanna, un casino civile di non antica fattura ed
un oratorio. Il casino presenta una pianta rettangolare articolata su tre livelli con coperto a
due falde. Le luci sono regolari e simmetricamente distribuite. L'oratorio, dedicato alla "Mater
Gratia", è a pianta ottagonale. Il portale architravato è sormontato da un finestra
trapezoidale.

117
Salvarano
VILLA MONT'ANGELO
alt. m. 184 IGM F 86 IV NO

Interessante villa derivata da un primitivo impianto probabilmente seicentesco. Già agli inizi
del XVIII secolo la visita del Vescovo Picenardi vi segnala infatti un oratorio dedicato agli
Angeli Custodi della famiglia Affarosi. Da questa famiglia pervenne ai Padri Benedettini e
quindi alla famiglia Advocati. Una incisione del 1788 (1) mostra la villa elegantemente
slanciata su un terrazzamento coronato ai vertici da quattro torriotti di cui i due rivolti a valle
rimanevano ancora, con pianta ottagonale nella seconda metà dell'ottocento; in quello a
ponente, ora circolare, si trovava l'oratorio. Il Fantuzzi in una memoria manoscritta ricorda
lavori di restauro eseguiti da Camillo Affarosi nella seconda metà del settecento ed un
soggiorno nel 1839 di Francesco IV d'Este. La villa passò successivamente agli Scapinelli,
agli Scolari, ai Cabrini, alla famiglia Romano ed ultimamente alla Brevini S.p.A. Il fabbricato
è stato ristrutturato agli inizi del novecento con la realizzazione della torretta ed alcuni
alterazioni nel coronamento dell'edificio verso sud.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 215 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 216 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Comune di San Polo d’Enza

1
Barcaccia
BARCACCIA
alt. m. 124 IGM F 85 I NE

In siti imprecisati nei pressi della località si sono segnalati frammenti fittili diversi di età
romana (1).

(1) C.A.SP. 1987, 31.

2
Barcaccia
CASELLO
alt. m. 125 IGM F 73 II SE

In angolo con la strada della Barcaccia ed il confine del comune di Bibbiano è notabile una
maestà ottocentesca a pilastrino dedicata alla Beata Vergine. Nella località si evidenzia in
particolare un complesso rurale ad elementi separati. Il corpo principale, con le abitazioni, si
articola ad una massiccia casa-torre probabilmente riferibile al XV-XVI secolo. La struttura
presenta un volume compatto, a pianta quadrangolare, sviluppata su due livelli; il paramento
è in pietra ed il tetto a quattro falde. Notabile anche il vicino rustico con ampio portico frontale
a cinque luci architravate.

3
Barcaccia
CORNACCHIA
alt. m. 131 IGMP F 85 I NE

Vi è stato rinvenuto un pozzo con ciottoli a secco e reperti diversi della età del ferro (1); nel
campo detto “I Dossi” è stata scoperta una tomba di inumato di età romana (2).

(1) C.S.SP. 1987, 28; (2) C.A.SP. 1987, 32.

4
Barcaccia
MULINO BERTONI
alt. m. 121 IGM F 85 I NE

Nel 1852 venne rilasciata la concessione governativa per la costruzione del mulino a Pietro
Curti (1). L’impianto ottocentesco, alimentato dalle acque del Canale Ducale d’Enza e
censito nella Carta Idrografica d’Italia del 1888 (2) era azionato da una ruota verticale a pale
piane e due ruote orizzontali a “ritrecine”. Dal 1929 è introdotta una turbina che sostituisce i
meccanismi originali. Nel sottotetto dell’edificio su una trave ed un laterizio è riportata la data
“1882” (3). In margine alla strada per Piazzola si trova un edificio rurale ad elementi
giustapposti con porta morta. La parte civile è disposta a levante; il tetto è a tre falde con
colmo indifferenziato e cresta frangifuoco.

(1) Foresti, Baricchi, Tozzi Fontana 1984, 189; (2) CII 1888, 150; (3) Foresti, Baricchi, Tozzi Fontana, op. cit.

5
Barcaccia
MULINO GRISANTI
alt. m. 121 IGM F 73 II SE

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Nel 1840 il mulino figura in proprietà del Dott. P.G. Sartori; è quindi censito nella Carta
Idrografica d’Italia del 1888 (1). L’impianto alimentato dalle acque del Canale Ducale d’Enza
era azionato da ruote verticali a pale piatte in legno sostituite nel 1933 da una turbina
idraulica di tipo “Francis” (2). Il mulino conserva in gran parte la sua struttura originaria. Su
un concio in laterizio murato nel prospetto a sud è riportata la data “1836”.

(1) Foresti, Baricchi, Tozzi Fontana 1984, 187; CII 1888, 150; (2) Foresti, Baricchi, Tozzi Fontana, op. cit.

6
Barcaccia
MULINO SPADONI
alt. m. 131 IGM F 85 I NE

Nel 1840 il Dott. Giuseppe Spadoni inoltra la domanda per la costruzione dell’opificio (1).
L’impianto alimentato dalle acque del Canale Ducale d’Enza è censito nella Carta Idrografica
d’Italia del 1888 (2). Era azionato da tre ruote in legno verticali e da una ruota orizzontale a
ritrecine sostituite nel 1930 da una grande ruota tipo “Francio” ancora esistente. Sono inoltre
osservabili tre coppie di macine con relativi telai e meccanismi di caricamento (3).

(1) Foresti, Baricchi, Tozzi Fontana 1984, 188; (2) CII 1888, 150; (3) Foresti, Baricchi, Tozzi Fontana, op. cit.

7
Barcaccia
TUGURIO
alt.m. 126 IGM F 85 I NE

Il piccolo nucleo rurale è caratterizzato da una interessante casa-torre in proprietà della


famiglia Zanni. La struttura, riferibile al XV secolo, presenta una pianta quadrangolare
sviluppata su tre livelli con colombaia superiore e coperto a due falde. Sono notabili il cordolo
di colombaia e la cornice di gronda in laterizio con composizione lineare ed a dente di sega
sovrapposte.

8
Grassano
BORSEA
alt. m. 388 IGM F 85 I NE

L’oratorio, dedicato a S. Antonio e dipendente da Grassano, presenta una semplice struttura,


in pietra, con fronte a capanna. Sopra alla porta d’ingresso è un riquadro per la immagine del
Santo e, superiormente, una finestra lobata. E’ indicato nella visita pastorale del Vescovo
Picenardi del 1705 in giuspatronato della famiglia “de Giapponis”.

9
Grassano
CARBOGNANO
alt. m. 550 IGM F 86 IV NO

Piccolo nucleo situato in bella posizione panoramica sui pendii in vista della rupe di Canossa.
Il luogo è nominato, tra quelli nei quali i Canonici di Reggio avevano beni, nella bolla
dell’Antipapa Guiberto dell’anno 1092 (1).

(1) Tiraboschi 1821-25, I, 131.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 218 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

10
Grassano
C. FONTANILE
alt. m. 326 IGM F 85 I NE

Il complesso rustico si presenta in cattive condizioni e denota una certa antichità di impianto.
Vi si trovava un mulino ottocentesco ora completamente trasformato ed adibito ad abitazione
rurale. Nel 1821 era in proprietà della famiglia Marchi Guidotti (1). E’ censito nella Carta
Idrografica d’Italia del 1888 (2).

(1) Foresti, Baricchi, Tozzi Fontana 1984, 188; (2) CII 1888, 158.

11
Grassano
CHIESA DI GRASSANO
alt. m. 462 IGM F 85 I NE

La Chiesa di S. Prospero di Grassano appare tra quelle possedute nel 1070 dal Marchese
Bonifacio di Canossa in enfiteusi dalla Chiesa di Reggio riportandola “Capellam Sancti
Prosperi propre Canusia cum decimis” (1). E’ ancora nominata nel diploma del 1116 di
Enrico V in favore del Monastero di Canossa e nelle Bolle di Lucio II ed Eugenio III del 1144
e 1146 (2). Apparteneva al Monastero di Canossa e si trova anche sempre menzionata fra le
cappelle soggette alla Pieve di Caviano (S. Polo d’Enza) (3). Al titolo originario di S.
Prospero venne a sostituirsi, sul finire del secolo XIV, quello di S. Maria (Natività di M.V.) che
tuttora conserva. Per lungo tempo le Chiese di Grassano e di S. Biagio di Canossa erano
unite e conferite al medesimo Rettore; furono poi separate sulla fine del secolo XVI. La visita
pastorale del Vescovo Cervini nel 1543 ci dice la chiesa mal tenuta. La visita del Vescovo
Marliani del 1664 la indica orientata liturgicamente e “tabulata”. La data “1697” scolpita nella
facciata indica la probabile ricostruzione della chiesa riscontrata nella visita Picenardi del
1707. All’esterno presenta una facciata assai slanciata, a capanna, orientata liturgicamente,
scandita da esili lesene su cui si imposta il frontespizio triangolare. Sul prospetto nord si
innalza il campanile. Il fabbricato è caratterizzato da pareti esterne in blocchi squadrati di
arenaria. L’interno è ad unica navata in volto con due cappelle laterali per parte. A fianco
della chiesa si articola il complesso della canonica in cui è notabile il bel loggiato a luci
archivoltate su colonnette.

(1) Tiraboschi 1821-25, I, 350, (2) Drei 1950, 40; (3) RDI 1933, 295;

12
Grassano
GRASSANO
alt. m. 412 IGM F 85 I NE

Nel 991 Prangarda, figlia del marchese Adalberto-Atto di Canossa, vendeva alla canonica
della pieve di S. Donnino, l’attuale Fidenza, numerosi beni, posti in pertinenze della corte di
“Vilinianum” e, tra queste, “in Graziano” (1). Nel 1059 il Papa Niccolò II confermava ai
canonici della Chiesa di Reggio molte terre, anche “in...Grazano” (2). Questi beni venivano
riconosciuti dall’antipapa Guiberto, Clemente III, nel 1092 (3). L’abitato era feudo dei
Valentini ed alla fine del settecento il Ricci ne indica una popolazione di 353 abitanti (4). Il
borgo è situato a circa 500 metri dalla Chiesa di Grassano, su un terrazzo in prospettiva di
Riverzana e della valle del rio Ferrari. Vi si trova una torre, di proprietà dei Tognoli, di
probabile fattura cinquecentesca. L’edificio è a pianta pressochè quadrata con struttura in
pietra e copertura a quattro falde; il cordolo di colombaia ed il soffittino di gronda sono in
laterizio a dente di sega. Le abitazioni, pur non dimostrando particolari architettonici di rilievo,

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 219 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

mantengono in parte le caratteristiche tipologiche ed ambientali originarie.

(1) Drei 1924, I, 238; (2) Torelli, Gatta 1938, 69; (3) Tiraboschi 1821-25, I, 360; (4) Ricci 1788, 111.

13
Grassano
LE PIETRE
alt. m. 513 IGM F 85 I NE

Nel borgo si evidenziano le tracce di una probabile antica casa-torre mozzata, un pregevole
esempio di balchio, un sottopasso architravato e diversi elementi tipologici di interesse. Si
conservano ancora in parte inalterate le caratteristiche ambientali originarie pure nel
progressivo degrado delle strutture architettoniche. Notabile l’adozione dei paramenti in
pietra e delle travature lignee sagomate.

14
Grassano
MACIGNO
alt. m. 421 IGM F 86 IV NO

Nucleo situato in posizione di costa sui rilievi tra il rio Barghe ed il rio delle Bercemme. E’
indicato nelle carte del catasto con il toponimo di “Masigno”. Il piccolo gruppo di case
presenta, pur nelle alterazioni subite, parte dei caratteri originari. Vi rimane una piccola
torretta colombaia a pianta quadrata e copertura a quattro falde.

15
Grassano
OSTERIA DELLE PIETRE
alt. m. 508 IGM F 86 IV NO

A margine della strada è notabile una cappellina tardo ottocentesca dedicata alla Madonna
col Bambino ed a San Bertoldino.

16
Grassano
REVERBERA
alt. m. 343 IGM F 86 IV NO

Piccolo nucleo in rovina ed abbandono situato in bella posizione sui pendii del monte Covra
declinanti verso il torrente Modolena. L’impianto principale presenta caratteri assai antichi e
signorili, probabilmente ristrutturati nei secoli XVIII-XIX. A questo periodo si devono attribuire
un grazioso loggiato a 3 luci archivoltato con colonnette cilindriche in laterizio ed un
interessante camino all’interno.

17
Grassano
SEDIGNANO
alt. m. 389 IGM F 85 I NE

Tra i beni riconosciuti da Enrico V ai monaci di S. Apollonio di Canossa nel 1116 c’erano due
mansi “in Sadugnano” (1). A margine della strada è visibile una semplice maestà
novecentesca.

(1) Drei 1950, III, 39.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 220 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

18
S. Polo d’Enza
CADORIO
alt. m. 202 IGM F 85 I NE

Si segnala il rinvenimento della tomba di un inumato di epoca romana (1). Nucleo rurale
situato ai margini del rio dei Bertolini, ai piedi della salita della strada per Canossa, riferibile
probabilmente ai secoli XVI-XVII. Una casa conserva in facciata un affresco sbiadito
rappresentante Gesù che porta la croce e la dicitura “Dio sia benedetto”; a lato è posta
l’immagine di un fedele dipinto in una finta finestra. Sul prospetto laterale si riscontra una
bella meridiana con l’indicazione “Di ferro è lo stile ma il tempo d’oro segna le ore serene/col
mio segno conto l’ore/Chi nasce vive e muore”. Sono particolarmente notabili due complessi
a corte delle famiglie Ramusani e Magnavacchi in cui si evidenziano i casini civili conclusi da
una torretta colombaia in vertice. A margine della Strada Provinciale emerge la villa del Sole
già proprietà Magnavacchi in un elegante stile eclettico neo-medioevale.

(1) C.A.SP. 1987, 32.

19
S. Polo d’Enza
C. BERTOLINI
alt. m. 160 IGM F 85 I NE

In alcuni terreni distinti con le denominazioni “Podere Azzimondi”, “Vezzanella” e “Crocetta”


riconducibili nei pressi del sito indicato sulla cartografia dell’I.G.M., dal toponimo “C. Bertolini”
si sono rinvenuti diversi reperti con tracce di abitato e quattro sepolture dell’età romana (1).

(1) SRA 1977, III, 181.

20
S. Polo d’Enza
C. CURTI
alt. m. 215 IGM F 85 I NE

Interessante complesso rurale a corpi separati recentemente ristrutturati. Si riporta che sia
stato realizzato da un vescovo appartenente alla famiglia Curti, tuttora proprietaria. E’
notabile la parte civile con l’ampio prospetto a capanna orientato a ponente. Il tetto è a due
falde; le luci sono regolari e simmetricamente distribuite.

21
S. Polo d’Enza
C. DELL’EVA
alt. m. 189 IGM F 85 I NE

Presso il fondo “Mazzali” si è rinvenuta una stazione archeologica del periodo paleolitico (1);
altri materiali romani sono stati scoperti nella zona (2).

(1) C.A.SP. 1987, 14; (2) C.A.SP. 1987, 33.

22
S. Polo d’Enza
CAVERZANA
alt. m. 365 IGM F 85 I NE

Vi si trova un oratorio dedicato a S. Bernardino, dipendente da Grassano; presenta una

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 221 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

facciata a capanna cui si appoggia il campanile, nel prospetto settentrionale. Due coppie di
lesene scandiscono il prospetto ed il campanile inserendosi nel motivo ad archetti che marca
la linea di gronda. Il portale è sormontato da una ampia lunetta e da un rosone.
L’orientamento è liturgico. Appaiono evidenti notevoli interventi di ristrutturazione che ne
hanno in gran parte alterate le caratteristiche originali. Nella stessa località è la bella villa
Bonfanti, con corpo a torretta il cui slancio è sottolineato dalle lesene angolari scanellate. Il
complesso è variamente articolato presentando inoltre un ampio terrazzo sul prospetto est.
Diversi sono i motivi decorativi riscontrabili. Lo stabile si trova in condizioni precarie. Fu
costruito dall’ing. Ferrari verso il 1920 c. Successivamente dalla famiglia Fontana di Parma è
passato agli attuali proprietari.

23
S. Polo d’Enza
CIMITERO
alt. m. 149 IGM F 85 I NE

Nella località si sono rinvenuti diversi manufatti del periodo paleolitico (1).

(1) Bisi, Cremaschi, Peretto 1980, 14; C.A.SP. 1987, 14.

24
S. Polo d’Enza
COLOMBARONE
alt. m. 140 IGM F 85 I NE

Nei pressi della località si sono rinvenuti alcuni manufatti del periodo paleolitico (1). Si riporta
come vi sorgesse un antico torrione completamente modificato e ristrutturato circa 25-30
anni fa; attualmente parte della abitazione del complesso rurale è in proprietà della famiglia
Ugolotti. Non si esclude potesse presentare caratteristiche simili a quello presente tuttora
nella vicina località di “Tugurio”.

(1) C.A.SP. 1987, 14.

25
S. Polo d’Enza
CROCETTA
alt. m. 167 IGM F 85 I NE

Tra questa località e la chiesa di Pontenuovo si sono rinvenuti frammenti vascolari d’impasto
dell’età del ferro oltre a reperti diversi di età romana (1).

(1) C.A.SP. 1987, 29, 32, 33.

26
S. Polo d’Enza
FONTANETO
alt. m. 185 IGM F 85 I NE

Nei campi verso “C. dell’Eva” si sono rintracciate molte tombe attribuite all’età del ferro (1)
Interessante complesso di probabile fattura settecentesca articolato in linea, per fasi
successive, a lato del primo impianto a torre; quest’ultima presenta una struttura in pietra e
laterizio nella parte alta, su base pressochè quadrata con copertura a quattro falde. Un
semplice cordolo scalare in laterizio corre all’intorno. Sono pure notabili due coppi angolari
invetriati di colore giallo a protezione della colombaia. Il tetto è stato leggermente rialzato e
ristrutturato da alcuni anni.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 222 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

(1) C.A.SP. 1987, 22.

27
S. Polo d’Enza
GIANMAESTRI
alt. m. 178 IGM F 85 I NE

Vi si trova una cappellina della seconda metà dell’800 dedicata alla Beata Vergine. Il
prospetto frontale presenta due lesene concluse da un frontespizio triangolare; il minuscolo
interno è a volta a botte decorata. In angolo alle vie Lido e Togliatti si trovava un oratorio
dedicato a S. Antonio abate ora demolito, a cui era annesso, in epoca medioevale, un
ospizio per i poveri. Era un patronato della famiglia Magnavacchi (1).

(1) Millenni 1985, 93.

28
S. Polo d’Enza
GHILGHETTA
alt. m. 225 IGM F 85 I NE

Vi si trova una bella torre colombaia di cui si hanno notizie fin dal 1770. Fu degli Alberti, dei
Franzoni ed ora è in proprietà dei Pasini. La torre si erge, isolata, a pochi metri dal
complesso rustico. La tarda aggiunta di due corpi di fabbrica ad uso deposito, poggianti sui
prospetti nord e sud, ha parzialmente alterato la sua collocazione ambientale. Presenta una
pianta quadrata con copertura a quattro falde, in coppi. Ai due terzi della altezza è notabile
un leggero cordolo a semplice filare di laterizio disposto a dente di sega, sopra il quale si
aprono i fori per colombi. La cornice di gronda mostra una decorazione, pure in laterizio, con
sovrapposizione del motivo a dente di sega ad una fascia inferiore a “T” nei cui interspazi si
aprono i fori per i rondoni. La struttura è in pietra con luci riquadrate in laterizio fino al
cordolo; superiormente la composizione è in solo laterizio. Si potrebbe supporre una
ristrutturazione e sopraelevazione di un fabbricato più antica.

29
S. Polo d’Enza
MADONNA DEL RASTELLO
alt. m. 175 IGM F 85 I NE

Nella località si è rinvenuta la tomba di un inumato dell’età romana (1). Poco oltre l’inizio
della strada che conduce a Canossa, si trova una edicola, con fronte cuspidato e stemma
consunto in chiave, dedicata alla Madonna del Rastello; la tipologia è di probabile fattura
tardo ottocentesca.

(1) C.A.SP. 1987, 32.

30
S. Polo d’Enza
MONTEFALCONE
alt. m. 187 IGM F 85 I NE

Nella località si è individuato un pugnaletto in selce dell’età eneolitica (1). L’antica Chiesa
dedicata a S. Stefano è indicata tra le dipendenti della Pieve di Caviliano (S. Polo d’Enza) in
privilegi del 1201, 1210 e nei documenti delle decime del 1302 e 1318 (2). Vi si trovava fino
alla metà del secolo XVII ed era posta sopra l’ultima sommità di Montefalcone; agli inizi del
secolo si vedevano ancora le sue rovine con avanzi di muri in pietre tagliate quadre (3).

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 223 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Narrano le cronache che Guido II Canossa donasse nel 1218 il colle di Montefalcone a S.
Francesco perchè vi fosse edificato il Convento e la Chiesa. La donazione venne accettata
da frate Ugo che fu poi Papa con il nome di Gregorio IX ed in breve sorsero le costruzioni.
Salimbene racconta che Beatrice, moglie di Pino da Gente, “morabatur cum Pino viro suo in
Bibianello... et frequenter veniebat cum aliis dominabus ad locum fratrum Minorum de
Montefalconis, deductionis causa et ut cum fratribus loqueretur. Et habitabam tunc temporis
ibi” (4). Era probabilmente l’anno 1285. Nel 1652 il complesso venne soppresso. Con la
restaurazione estense fu ceduto al Collegio dei Nobili diretto dai padri Gesuiti, fondato nel
1817. Dopo il 1859 i Gesuiti dovettero allontanarsi ed il Collegio passa in potere del
Municipio di Reggio con il nuovo titolo di Convitto Civico Nazionale. Già sotto i primi reggitori
gesuiti si erano intrapresi lavori per migliorare il complesso e soprattutto la chiesa. Altri
importanti restauri vi si compirono nel decennio 1840-1850 (5). Il complesso si articola in un
impianto ad “U”. La chiesa è situata nell’ala a sud. La vasta area cortiliva centrale, in parte
porticata, è aperta ad ovest verso la valle dell’Enza; attualmente rimane in stato di
abbandono e parziale rovina. Colpisce la visione della rilevante monumentalità del grande
insieme di edifici, sottoposti a vincolo della Soprintendenza per i Beni Ambientali ed
Architettonici dell’Emilia nel 1980.

(1) C.A.SP. 1987, 16; (2) Tiraboschi 1821-25, I, 192; (3) Scurani 1895, IV, 378; (4) Salimbene, II, 883; (5)
Casolari, Barani 1984, 90-98.

31
S. Polo d’Enza
MONTE PEZZOLA
alt. m. 445 IGM F 85 I NE

Si segnala la probabile presenza di una terramara dell’età del bronzo oltre al ritrovamento di
un pozzo con ciottoli a secco e reperti dell’età del ferro oltre ad alcuni avanzi di edifici romani
(1).

(1) C.A.SP. 1987, 22, 29, 33.

32
S. Polo d’Enza
MULINO PREDELE
alt. m. 152 IGM F 85 I NE

Nel 1797 Carlo Ferrarini di Reggio costruisce il mulino con un torchio da olio passando poi
nel 1820 in proprietà del Dott. P.G. Sartori (1). Il mulino è censito nella Carta Idrografica
d’Italia del 1888 (2). Gli impianti, azionati dalle acque del Canale Ducale d’Enza, erano
costituiti da quattro ruote verticali in legno sostituite nel 1929 da una turbina “Calzoni”. Nel
1950 viene installato il moderno laminatoio a cilindri (3). Attualmente il mulino, in proprietà
Panciroli, figura completamente rinnovato nella struttura e nelle attrezzature.

(1) Foresti, Baricchi, Tozzi Fontana 1984, 190; (2) CII 1888, 150; (3) Foresti, Baricchi, Tozzi Fontana, op. cit.

33
S. Polo d’Enza
MULINO ZANETTINI
alt. m. 175 IGM F 85 I NE

Il mulino, già Zanettini, quindi Paterlini, è stato costruito nel 1842 ed è censito nella Carta
Idrografica d’Italia del 1888 (1). Alimentato dalle acque del Canale Ducale d’Enza, in origine
possedeva un impianto costituito da una ruota in legno di tipo orizzontale “a ritrecine” e due
ruote in legno verticali. Nel 1950 si installa una turbina. L’impianto attualmente non è più in

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 224 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

funzione.

(1) Foresti, Baricchi, Tozzi Fontana 1984, 190; CII 1888, 150.

34
S. Polo d’Enza
PEZZANO
alt. m. 303 IGM F 85 I NE

In località imprecisata è stato raccolto un dolio in terraccotta di età romana (1).

(1) C.A.SP. 1987, 32.

35
S. Polo d’Enza
PIEVE DI S. POLO
alt. m. 154 IGM F 85 I NE

Nei coltivi a sud verso il “Casino Valcavi” è stato rinvenuto un piccolo cucchiaio della età del
ferro (1). La Pieve dei SS. Pietro e Paolo è menzionata fin dal 980 con il diploma
dell’Imperatore Ottone (2). Venne consacrata dal Vescovo Adalberto verso la metà del
secolo XI e fu una della Pievi che il Marchese Bonifacio di Canossa ebbe in enfiteusi dalla
Chiesa di Reggio nel 1070, “Plebem de Caviliano cum dominicato magno” (3). Nel 1160
l’imperatore Federico I, “per tuitioni paginam”, riconosceva al clero di Reggio la pieve di
Caviliano, già ricordata nella bolla del papa Eugenio III del 1146 (4). Le chiese ad essa
soggette sono nominate in un decreto in suo favore fatto dal Vescovo Niccolò Maltravesi
l’anno 1210 in cui ne conferma un altro fatto l’anno 1201 dal suo antecessore Pietro. Esse
sono la Chiesa di S. Stefano di Montefalcone, S. Prospero di Grassano, S. Matteo di
Rossena, S. Martino di Ciano d’Enza, S. Polo di Caviliano, S. Egidio nella città di Reggio
Emilia (5). E’ successivamente nominata nei rotoli delle Decime del 1302 e 1318, nell’Elenco
della Curia Vescovile del 1538 e quindi, dal 1543, nelle visite pastorali (6). La chiesa
conserva ancora l’impronta della primitiva forma basilicale benchè alterata dalle
superfetazioni compiute nel corso dei secoli. La visita pastorale del Vescovo Marliani del
1664 riporta il rilievo della struttura a tre navate, orientata liturgicamente. La visita del
Vescovo Picenardi nel 1705, riscontra la necessità di forti restauri. Nel 1724 si decisero i
lavori di riadattamento della chiesa (7). Altri interventi portarono alla constatazione che
l’antico piano della chiesa era assai basso e che i pilastri in pietra che dividono le navate
minori dalla maggiore erano in parte sepolti sotto l’attuale pavimento. Le cappelle laterali
sono poi aggiunte del secolo XVIII allorchè, forse, si soppressero gli altari delle due absidi
minori ed alla vecchia trabeazione venne sostituita l’attuale volta in cotto. La pregevole fonte
battesimale ad immersione, in pietra scolpita, è conservata nella Gliptoteca dei Musei Civici
di Reggio Emilia. Recenti scavi hanno rinvenuto l’antica cripta sotterranea. A margine della
strada per Vedruzzo è notabile una maestà a pilastrino dedicata alla Beata Vergine.

(1) C.A.SP. 1987, 28; (2) Scurani 1895, IV, 380-390; (3) Tiraboschi 1821-25, I, 192; (4) Muratori 1738-42, VI, 250;
(5) Saccani 1976, 68; (6) RDI 1933, 295, 317; (7) Scurani, op. cit.

36
S. Polo d’Enza
PODERE NOTARI
alt. m. 232 IGM F 85 I NE

Lungo l’antica strada che da Villa Bonini conduceva a Caverzana si sono rinvenuti frammenti
vascolari di età romana (1).

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 225 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

(1) SRA 1977, III, 181; C.A.SP. 1987, 33.

37
S. Polo d’Enza
PONTE ENZA
alt. m. 155 IGM F 85 I NE

Vi si sono scoperti i resti di una tomba di cremato e reperti diversi dell’età del ferro (1).

(1) C.A.SP. 1987, 22.

38
S. Polo d’Enza
PONTENOVO
alt. m. 170 IGM F 85 I NE

Si segnala il rinvenimento di frammenti vascolari di età romana (1). Vuole la tradizione che
sopra un pilastro posto a levante della Strada Provinciale fosse dipinta la sacra Immagine
che ora si venera nella chiesa. E’ una rozza effige della Vergine a mezzo busto che allatta il
bambino. Dapprima vi si eresse attorno un tempietto ed in seguito un oratorio. Già nel 1724
tra le proposte scaturite per affrontare il problema della chiesa pievana, allora in rovina, era
quella di costruire una nuova chiesa parrocchiale nel luogo ove sorgeva l’oratorio della
Madonna di Pontenuovo; il progetto non venne tuttavia attuato. Circa un secolo più tardi,
ripresa la devozione verso la venerata immagine, si aggiunse all’oratorio una casetta per il
sacerdote. Una iscrizione venne posta a ricordo dei lavori riportando l’esistenza della sacra
Immagine fin dal 1550. Nel 1860 il Signor Carlo Sartori volle dare vita alla realizzazione di un
nuovo tempio su modello di quello che con disegno dell’Arch. Santini era stato eretto a
Spalato. Il Sartori affida l’esecuzione dell’opera all’Arch. Pietro Marchelli di Reggio. I lavori
iniziarono nel 1861. La diminuzione delle offerte porta all’arresto dell’opera a circa un terzo
del progettato disegno ed ancora oggi la fabbrica appare troncata verso il presbiterio e la
parte absidale (2).

(1) C.A.SP. 1987, 32; (2) Scurani 1895, IV, 393-395.

39
S. Polo d’Enza
PREDELE
alt. m. 154 IGM F 85 I NE

Nei campi verso Piazzola si sono rinvenuti reperti ceramici e materiali edilizi di età romana
(1). Vi sorge un complesso rurale con casino civile realizzato nel secolo XVIII. Nella
cartografia topografica del Ducato Estense del 1828 è indicato con il toponimo di “C. Sartori”.
Rimase in proprietà di questa famiglia fino alla metà dell’Ottocento, quando passa ai
Magnavacchi. La corte rurale è ancora recintata da un basso muro ai cui angoli erano quattro
torrette di cui si conservano quelle di nord-est e sud-est, particolari per la tipologia
ottagonale. Il casino presenta un volume compatto a base quadrata articolata su tre livelli,
coperto a quattro falde con coronamento di vertice a filo della facciata, recante un orologio
frontale. Le luci sono regolari e simmetricamente distribuite. Sul tetto si trova una campana
datata “1749”.

(1) C.A.SP. 1987, 33.

40
S. Polo d’Enza
S. MATTEO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 226 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

alt. m. 175 IGM F 85 I NE

Piccolo nucleo completamente inserito nell’abitato di S. Polo d’Enza. E’ notabile una


interessante torre di probabile fattura cinquecentesca già dei Manuelli, quindi Mazzieri.
Presenta una base rettangolare con struttura in pietra e copertura a quattro falde su soffittino
di gronda in laterizio disposto a “T”. Un cordolo di colombaia con motivo a dente di sega,
sempre in laterizio, corre all’intorno. Al complesso è articolato, verso sud, un secondo
impianto con torretta colombaia appartenente alla famiglia Campioli; questa sviluppa una
base quadrata, copertura a quattro falde e semplice cordolo di colombaia. Sul prospetto a
sud rimane traccia di una meridiana. Presso la torre Mazzieri si trova anche una edicola
ottocentesca dedicata a S. Matteo. Dietro a questa è infine da segnalare il villino della
famiglia Chierici, già Ingenuo. L’impianto planivolumetrico è compatto, a pianta
quadrangolare articolata su tre livelli e sottotetto, concluso da un coperto a quattro falde.
L’impianto è ottocentesco.

41
S. Polo d’Enza
S. POLO D’ENZA IN CAVIANO
alt. m. 163 IGM F 85 I NE

Nei pressi del castello è stata individuata una Terramara dell’età del bronzo, i resti di un
pozzo a secco e reperti della età del ferro ed un’urna funeraria romana (1). Centro situato in
bella posizione sulla destra del torrente Enza al suo sbocco nella pianura. Nella località pose
quartiere Enrico IV nel 1092 durante la lotta contro la Contessa Matilde. Secondo la
narrazione di Donizone, biografo della Contessa Matilde di Canossa, Enrico IV si ferm˜ a
Reggio “Inde movens castra finxit se pergere Parmam. Tempus erat clarum rediit retro
Cavilianum” (2). Qui i Canossa da tempo avevano dei possessi; infatti Bonifacio, padre di
Matilde, aveva ottenuto dalla Chiesa di Reggio “Plebem de Caviliano cum domnicato magno”
(3). Nel 1116 Enrico V confermava al monastero di S. Apollonio di Canossa “decimam braide
S. Petri de Caviliano que fuit domnicatum Canosse”, nonchè due mansi (4). Per tradimento
di Azzolino da Canossa, passa nel 1297 in potere del Comune di Parma. Mastino della
Scala, diventato Signore di Reggio, diede in feudo, nel 1335, questa terra ad Albertino da
Canossa il quale, in seguito, la permuta con Bianello. S. Polo passa poi nel 1371 in potestà
di Niccolò dei Signori Canossa di Bianello. Nel 1372 fu occupato da Bernabò Visconti quindi,
durante la rivolta di Reggio, cadde in mano a Nicolò d’Este, marchese di Ferrara (5).
L’attuale S. Polo corrisponde all’antico “Cavianum” o “Cavilianum”; ma questa
denominazione, dapprima più estensiva, forse si era ristretta ad un nucleo: in una carta del
1429 si leggeva “Villa de Caviano territory S. Pauli Episcopatus Regy” (6). Dal Duca Alfonso
I, nel 1505, fu concesso in feudo al Conte Uguccione Contrari. Nel 1520 subisce il
saccheggio e la devastazione dei soldati di Carlo V. Il 5 ottobre 1557 Ottavio Farnese occupa
S. Polo, signoria del Conte Ercole Contrari ed ancora il 7 febbraio 1558 quando fu
nuovamente occupato e distrutto. Il Duca d’Este lo vendette nel 1576 a Giovanni Ricci da
Montepulciano che ne ebbe contemporaneamente l’investitura. Nel 1591 era possesso di
Ippolito Gonzaga. Nel 1603 la rocca fu ceduta dal Gonzaga a titolo di feudo al Marchese
Angelo Gherardini di Verona. Questi rinuncia nel 1652 ricevendone in cambio Castelnovo
Sotto. Riebbe nuovamente S. Polo nel 1659 con il titolo di Conte (7). Rimase quindi in
possesso di questa famiglia fino alla soppressione dei feudi. Alla fine del settecento
nell’intera villa si comprendevano 1250 abitanti (8). La rocca, abbattuta quasi completamente
nel 1707 dalle truppe austriache durante la guerra di successione spagnola, fu ricostruita allo
stato attuale dai Gherardini durante l’ultimo ventennio dello stesso secolo. Insieme al torrione
essa rappresenta l’emergenza più significativa del nucleo storico. Durante il periodo
napoleonico fu sede comunale ed il 9 novembre 1859, per decreto del Dittatore Farini, fu
resa libera dal vincolo di primogenitura per il feudo investito ai Gherardini e quindi venduta al
Comune nel 1884 (9). La rocca di S. Polo occupava una vasta area ed era fortemente

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 227 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

munita. Circondata da fosse profonde, era provvista di cinta di torri e di ponti levatoi di cui
rimangono le feritoie nel bell’ingresso alla cittadella. Nel 1494, all’interno del Castello, era
stato fondato l’oratorio di S. Giovanni Battista oggi chiesa parrocchiale (10). L’interno, ad
aula, con volto a crociera, è del secolo XVIII. La chiesa non ha facciata e la porta d’ingresso
si trova nel muro che guarda il piazzale. Una lapide all’interno ricorda come la cappella di S.
Giovanni Battista sia dovuta al patrizio modenese Simone Marchesi ed alla di lui moglie
Jacoba. Sulla parete di sinistra è visibile un affresco, opera di Nicolò dell’Abate,
rappresentante l’Adorazione dei Magi. Il battistero è stato sistemato nell’incavo di una torre,
mozzata, che si trova nel muro della chiesa rivolto al paese.

(1) C.A.SP. 1987, 17, 22, 31; (2) Millenni 1985, 99-115; (3) Tiraboschi 1821-25, I, 192; (4) Drei 1950, III, 39-40;
(5) Bertolani 1971, 143-145; (6) Tiraboschi, op. cit.; (7) Bertolani, op. cit.; (8) Ricci 1788, 196-197; (9) Bertolani,
op. cit.;

42
S. Polo d’Enza
SERVIROLA
alt.m. 160 IGM F 85 I NE

Grande villaggio dell’età del bronzo con resti di palificazione sottostante un abitato della età
del ferro. Il sito archeologico si estende probabilmente dal piazzale della Rocca di S. Polo
alla sponda destra del rio della Madonna ed interessa la sommità di terreni di epoca
wurmiana. I primi scavi archeologici furono attuati dal paletnologo G. Chierici nel 1862, cui ne
seguirono altri nel 1863, 1873, 1876, 1898, 1914. La stazione ha permesso il rinvenimento di
oggetti in osso, argilla, pietra, bronzo, ambra assieme a tracce di costruzioni a secco. Alcuni
pozzi scavati hanno fornito vasellame e situle in bronzo, ora raccolti presso le collezioni dei
Civici Musei di Reggio Emilia; altre tracce sono segnalate nel campo “Santagine” (1). Questo
insediamento archeologico mostra le tracce della frequentazione antropica anche in epoca
paleolitica, neolitica, eneolitica e romana (2). Dopo la Prima Guerra Mondiale nella località di
Servirola è stato installato un trasformatore per la produzione di energia elettrica.
Successivamente è stata realizzata la segheria ed il mulino, non più esistenti. Sul luogo era
una antica fornace per mattoni di cui rimane ancora il forno di cottura.

(1) Tirabassi 1979, 66-75; C.A.SP. 1987, 17, 22; (2) C.A.SP. 1987, 14, 15, 16.

43
S. Polo d’Enza
SESSANTA
alt. m. 157 IGM F 85 I NE

Nei campi a sud della località si sono rinvenute tracce di abitato e diverse tombe di età
romana (1). Complesso rurale in proprietà della famiglia Bolondi, sito a lato del canale
demaniale. Il fabbricato è articolato alla torretta colombaia dalla semplice struttura in laterizio
conclusa da un coperto a quattro falde. Sono notabili un cordolo di colombaia lineare
all’intorno ed un coppo invetriato angolare di colore giallo.

(1) C.A.SP. 1987, 33.

44
S. Polo d’Enza
TORLONIA
alt. m. 252 IGM F 85 I NE

Nella località si è scoperto un villaggio della età del bronzo formato da capanne isolate con
tracce di un insediamento di epoca romana e materiale sparso dell’età del ferro; lo strato

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 228 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

antropico interessa la sommità di un pianoro residuale formato da terreni rissiani poggianti


sulle “arenarie di Bismantova” (1). A breve distanza, nel sito “Torlonia di Sotto”, si sono
anche riscontrate tracce di stazione dell’età del bronzo. Vi si trova inoltre una interessante
struttura ottocentesca, già dei Magnavacchi, in stile neo-medievale, richiamante un castello o
torrione; è situata in bella posizione panoramica in vista dello sbocco della valle dell’Enza
nella pianura. Presenta un impianto a base ottagonale, con struttura in pietra e laterizio, a lati
lunghi e corti alternati; ha una copertura piana con soffittino di gronda a motivo decorativo in
laterizio a “T”. Le si affianca un torriotto cilindrico contenente la scala a chiocciola.
Nell’interno, completamente rovinato, rimangono tracce delle primitive disposizioni.

(1) Tirabassi 1979, 125-126; SRA 1977, III, 61; C.A.SP. 1987, 22, 23, 31.

45
S. Polo d’Enza
VEDRUZZO
alt. m. 162 IGM F 85 I NE

Nei pressi della località si sono rinvenuti alcuni pozzi in ciottoli a secco, una tomba di
cremato e diversi reperti attribuiti all’età del ferro mentre presso il rio Bottazzo sono state
segnalate tombe a cassetta e altri manufatti dell’era romana (1). Nel piccolo nucleo rurale si
evidenzia un casino civile probabilmente di matrice settecentesca in proprietà Maggiali-
Ciffoni. Sviluppa un volume compatto a pianta quadrangolare su due livelli e sottotetto,
conclusa da un coperto a quattro falde. In angolo al viottolo dei Tedeschi è posta una maestà
a pilastrino dedicata alla Sacra Famiglia. A sud della località è notabile l’interessante centrale
elettrica dell’ENEL.

(1) C.A.SP. 1987, 28, 29, 32.

46
S. Polo d’Enza
VILLA BOSI
alt. m. 189 IGM F 85 I NE

E’ notabile una semplice edicola novecentesca dedicata alla Beata Vergine della
Concezione.

47
S. Polo d’Enza
VILLA MUZZARINI-BOGATTO
alt. m. 180 IGM F 85 I NE

La villa è stata edificata nella seconda metà dell’Ottocento, probabilmente negli anni 1870-
1875. In origine la costruzione doveva apparire assai diversa dall’attuale non tanto per la
struttura o la ripartizione interna quanto per lo stile e le decorazioni della facciata. Queste
presentano riferimenti all’arte Decò e derivano dagli interventi di riforma fatti eseguire intorno
agli anni 1920-1930 dall’On. Muzzarini, proprietario della villa.

48
S. Polo d’Enza
VILLA DELLE VILLE
alt. m. 165 IGM F 85 I NE

Nei pressi della località si sono rinvenuti reperti archeologici del periodo eneolitico e romano
(1). Vi si trova il “Casino Dionigi” con annesso piccolo parco. E’ un interessante complesso
con torre centrale affiancata da due corpi minori laterali. All’interno sul fianco della stessa

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 229 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

torre, nel corso di lavori di trasformazione è stata scoperta la data “1721”. La torre presenta
una copertura a quattro falde su un coronamento a mensole lignee della struttura del tetto.
Intorno corrono i fori di ingresso per i rondoni. Sul prospetto sud è affrescata una meridiana.
A levante della strada, verso Montecchio, è notabile una palazzina in cui pare vi fosse una
vecchia filanda. Il complesso, in proprietà Margini, ristrutturato, presenta ancora parte dei
caratteri architettonici originali. Sulla facciata è visibile un portale archivoltato recante in
chiave il simbolo della croce entro un cartiglio, con le lettere “O.V.”, datato “1691”.

(1) C.A.PS. 1987, 16, 31.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 230 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Comune di Viano

1
Ca' Bertacchi
CA' ARBIOLA
alt. m. 491 IGM F 86 IV SE

Il Milani propende ad identificare in questa località precisamente sul monte Vedetta e non in
quella di Ripiola presso Minozzo, uno dei castelli tenuti dal Vescovo di Reggio nominato nel
1070, nel contratto di enfiteusi con Bonifacio di Canossa, nel 1070, tra quelli che il Vescovo
si riserva (1).

(1) MILANI 1971, 24.

2
Ca' Bertacchi
CA' BERTACCHI
alt. m. 453 IGM F 86 IV SO

La visita pastorale del Vescovo Coccapani nel 1626 riscontra l'esistenza di un oratorio a "Ca'
Bertachiorum" (1). L'oratorio sarà dedicato a S.Maria della Rosa; si cambiò poi in tempo di
peste ai SS.Rocco e Sebastiano ed ancora alla Madonna del Carmelo. Con tale titolo sarà
indicato dalla visita Marliani del 1664. Nel 1725 l'oratorio è pericolante e si minaccia di
demolirlo se non si fossero provveduti ai restauri entro due anni (2). Si trovava a lato della
provinciale diretta a Regnano e fu interamente abbattuto nel corso degli scorsi anni (3). Nel
1971 la Società Reggiana di Archeologia vi conduceva uno scavo autorizzato dalle
competenti autorità. Venivano riportate alla luce importanti reperti in terracotta, osso, pietra e
bronzo cronologicamente attribuiti al bronzo finale protovillanoviano (4). In un edificio a
margine della strada è visibile una maestà in nicchia dedicata nel 1911 da Caraffi Giuseppe
alla Madonna delle Grazie. Nel gruppo di fabbricati contigui si evidenzia una torre colombaia
riferibile al XVII-XVIII secolo; presenta una pianta quadrangolare con coperto a quattro falde
impostato su una cornice di gronda a gola.

(1) MILANI 1971, 107-111; (2) MILANI, op. cit.; (3) NEVIANI 1978, 76; (4) S.R.A. 1973, II, 57-59.

3
Ca' Bertacchi
CA' DEL LUPO
alt. m. 489 IGM F 86 IV SO

Durante le arature si sono segnalati reperti fittili dell'età romana consistenti in un fondo di
patera, una spalla di lucerna, un fondo con piede ad anello e numerosi frammenti parietali
indicanti la presenza di un abitato di questo periodo (1).
Il nucleo rurale è posto sul confine con il Comune di Vezzano. Narra la tradizione che a Ca'
del Lupo, e precisamente in un campo detto "Ver(r)a", anticamente Vari, si trovasse la
primitiva chiesa parrocchiale di Casola (2). La visita pastorale del Vescovo Raffaelli del 1851
vi riscontra l'esistenza di un oratorio dedicato al S.Rosario; causa le cattive condizioni viene
"sospeso in perpetuo" (3).

(1) S.R.A. 1977, III, 187; (2) MILANI 1971, 87; (3) MILANI, op. cit..

4
Ca' Bertacchi
CA' NOVA
alt. m. 457 IGM F 86 IV SO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 231 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Il toponimo indica una tozza casa a torre situata a breve distanza ad ovest della chiesa di
Casola. Il fabbricato a pianta quadrata è concluso da un tetto a due falde, probabilmente
capitozzato. Pur essendo difficile una attribuzione cronologica può probabilmente riferirsi al
XVI-XVII secolo.

5
Ca' Bertacchi
CA' DE' ROSSI
alt. m. 360 IGM F 86 IV SE

Presso il bivio con la strada per Regnano è posta una maestà a pilastrino cuspidato,
novecentesca. Nel primo gruppo di case della località è visibile un complesso civile, in
abbandono, conservante caratteristiche tipologiche di pregio. E' articolato con un impianto a
villa, probabilmente settecentesca, con piccolo parco annesso. Il corpo principale è a pianta
quadrangolare con accesso rialzato e fronteggiato da un elegante belvedere. Al fabbricato si
innesta una appendice ad "L" con prospetto a sud rifinito e concluso da un frontespizio
triangolare.

6
Ca' Bertacchi
C. LAGO DI SOTTO
alt. m. 407 IGM F 86 IV SO

Vi è documentato il rinvenimento di materiale fittile vario, consistente in tegole, mattoni e


ceramica attribuiti al periodo romano o riferibili ad un insediamento rurale (1).

(1) S.R.A. 1973, II, 182.

7
Ca' Bertacchi
C. RONCO
alt. m. 471 IGM F 86 IV SO

E' segnalata la presenza di embrici ed altro materiale fittile attribuibile ad un insediamento di


età romana (1).

(1) S.R.A. 1973, II, 182.

8
Ca' Bertacchi
CASOLA QUERCIOLA
alt. m. 430 IGM F 86 IV SO

L'antica borgata di Casola sorge in prossimità di una linea di costa diretta al monte Lupo, a
lato di una via di comunicazione che nel passato raggiungeva la vallata del torrente Crostolo.
Nel 1302 è nominata la chiesa di S. Maria di "Casola Poza" come dipendente dalla Pieve di
Paullo (Lezzolo) (1). Il Milani riporta la tradizione che l'antica chiesa si trovasse a Ca' del
Lupo e precisamente in un campo detto anticamente Vari (2). La villa è nominata in un
trattato di aderenza tra Guido Savina da Fogliano e Bernabò Viscaonti nel 1373 (3). La visita
pastorale del Vescovo Coccapani del 1626 riscontra i restauri alla chiesa e sacrestia.
L'attuale edificio risale al 1851 (4). Presenta una facciata a capanna delineata da due lesene
angolari. Il portale architravato è sormontato da una lunetta e da un rosone centrale.
L'interno sviluppa una pianta ad aula, orientata liturgicamente, con cappelle laterali.
Numerosi fabbricati mostrano in facciata elementi costruttivi cronologicamente attribuibili a

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 232 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

diversi periodi storici. Nel paramento di un edificio ristrutturato è visibile un portale


secentesco sopraelevato in laterizio con arco a tutto sesto e stipiti composti in arenaria. A
livello del primo piano di un contiguo fabbricato si apre una loggia settecentesca con due luci
residue sorrette da colonnine a tutto tondo. Il fronte di un edificio a schiera conserva un
originale portale di ingresso ad arco abbassato sormontato da una finestrella quadrilobata
attribuibile al XVII-XVIII secolo. E’ notabile l'originale serratura in ferro battuto ancora
immorsata sulle ante lignee. Una nicchia votiva murale racchiude un dipinto su tavola
raffigurante la Beata Vergine col Bambino. Nella estremità occidentale del borgo si innalza
un edificio ottocentesco a pianta rettangolare con paramenti in pietra a vista, articolato su
due livelli con soffitto di gronda modanato. Una maestà a pilastro si innalza isolata nella
estremità dell'abitato; racchiude in nicchia una immagine a stampa novecentesca della Beata
Vergine. In prossimità della chiesa di Casola si evidenzia un edificio ristrutturato e
rimaneggiato nel corso del XIX secolo, originariamente articolato come casa a torre.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, I, 165; (2) MILANI 1971, 83-87; (3) TIRABOSCHI, op. cit.; (4) MILANI, op. cit..

9
Ca' Bertacchi
CASTETTO
alt. m. 470 IGM F 86 IV SE

In questa zona venne individuato e scavato dalla Società Reggiana di Archeologia un


insediamento esteso su di una superficie di circa 1500 mq. (1). Il materiale recuperato è
estremamente abbondante. Stando a quanto pubblicato pare individuabile un excursus
cronologico che va da una fase avanzata del bronzo medio a tutto il bronzo recente (XV-XIII
a.C.). Contrariamente a quanto sostenuto dal Patroncini (2), non sembra possibile
riconoscere una fase riferibile al bronzo finale.

(1) S.R.A 1973, II, 50-64; (2) S.R.A. op. cit..

10
Ca' Bertacchi
CAVAZZONE
alt. m. 445 IGM F 86 IV SE

Nelle immediate vicinanze della località "la Capanna" è notabile, a lato della strada
principale, un ampio fabbricato colonico a pianta allungata caratterizzato da un grande corpo
centrale articolato su due piani, delimitato da due ali di edifici funzionali, questi presentano la
falda del tetto spezzata e canali di gronda sottesi da una decorazione a dentelli in ferro.
L'edificio faceva parte della tenuta Franchetti ed era collegato alla "Capanna", di cui
costituiva la residenza dei fattori e dei braccianti agricoli. Benchè irrigidito da avancorpi
sorretti da pesanti colonne a sezione quadrata, anche questo fabbricato riprende le
caratteristiche costruttive ed architettoniche in stile fine '800-inizi '900, reso evidente oltre che
dalla decorazione a dentello, anche dal paramento policromo a bande alternate in pietra e
mattone che danno movimento alla intera costruzione.

11
Ca' Bertacchi
LA CAPANNA
alt. m. 425 IGM F 86 IV SE

Località situata a lato della strada provinciale che da Albinea porta a Regnano, nella
estremità settentrionale del territorio del Comune. In questo luogo, da cui si gode un
vastissimo panorama sulla pianura, il Barone Franchetti fece innalzare e ristrutturare alcuni
fabbricati validi esempi della cosiddetta "architettura Liberty", ampiamente rappresentata da

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 233 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

articolate sovrastrutture in ferro. Assai significativo è l'artistico "belvedere", interamente


realizzato in ferro ed adibito ad osservatorio panoramico. Egualmente interessante è l'ampio
edificio residenziale, caratterizzato da un tetto a due acque con muratura a ricorsi alternati di
pietra e cotto, sormontato in prossimità del culmine del tetto da un motivo "floreale" in ferro
battuto.

12
Ca' Bertacchi
SASSATELLO DI CA' BERTACCHI
alt. m. 501 IGM F 86 IV SE

Nel 1976 vennero recuperati dalla Società Reggiana di Archeologia frammenti ceramici datati
all'età del bronzo (1) ed all'età romana (2).

(1) S.R.A. 1977, III, 71-187; (2) S.R.A., op. cit..

13
Casella
CA' LA VALLE
alt. m. 319 IGM F 86 IV SE

Il toponimo indica un ampio fabbricato a pianta quadrata articolato su due livelli e concluso
da un tetto a quattro falde. Deriva dalla aggregazione di un corpo di fabbrica ottocentesco ad
un preesistente edificio cinquecentesco. Di quest'ultima costruzione rimane ancora visibile
una finestra tamponata a stipiti regolari orsati, sormontati da un pregevole architrave
modanato a dentelli.

14
Casella
S. PIETRO DI QUERCIOLA
alt. m. 476 IGM F 86 IV SE

La località era definita anticamente "Cerclanum" ed ivi aveva beni la chiesa del Ponte di
Cavella (Toano) come risulta da un documento del 1141 (1). Il Comune di Cerchiano è
nominato nel Libro dei Fuochi del 1315. La villa figura nel 1373 tra le dipendenti del castello
di Querciola nel trattato di Guido Savina Fogliani con Bernabò Visconti (2). La chiesa è
nominata nell'elenco delle decime del 1302 ed era dedicata a S.Salvatore (3). La chiesa di
S.Pietro le succederà, almeno nel titolo, solo nel 1538. La visita del Vescovo Cervini del
1543 riscontra l'edificio in cattive condizioni. Tra il 1564 ed il 1574 iniziano i lavori di
ristrutturazione, ma nel 1584 non sono ancora completati. Nel 1636 è realizzata la canonica.
Nel 1664 la chiesa presenta un soffitto a capriate lignee mentre la parrocchia conta 27
famiglie e 131 abitanti. Il campanile è innalzato con la visita Forni del 1724 probabilmente a
seguito di più recenti lavori di rifacimento del complesso. La chiesa è allungata nel 1792 e
riformata nel 1887 (4). Sarà abbandonata e sostituita con la moderna costruzione nel 1967
(5). Il fabbricato si innalza in corrispondenza di un rilievo marnoso dominante la valle del
Tresinaro. Presenta una facciata a capanna su cui si apre una finestra rastremata,
sormontata da una nicchia votiva. Il campanile si innalza sul fianco con cella a bifore.
L'interno è a pianta ad aula, in volto, con tre altari. Nel muro esterno è collocato un concio
siglato "DE ANNO 1727 AEDIFICARUNT ME SPE-ROQ ALTIUS OLIMIRE" mentre sulla
porta maggiore, scolpita nel macigno, trovasi la data, in caratteri poco leggibili "F. MCCLXV"
(1265) (6).

(1) SACCANI 1926, 13; (2) SACCANI, op. cit.; (3) MILANI 1971, 138-150; (4) MILANI, op. cit.; (5) NEVIANI 1978,
103; (6) SCURANI 1895, I, 315.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 234 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

15
Faggiano
CA' DE' GATTI
alt. m. 150 IGM F 86 IV SE

Località situata in prossimità delle propaggini orientali del monte Guardia, a valle della strada
provinciale per Viano. L'antica casa Gatti è caratterizzata da una esile torretta colombaia a
pianta quadrata con tetto a quattro acque; in facciata presenta una decorazione in laterizio
che sottende la colombaia. Il manufatto è probabilmente attribuibile al XVII secolo. A breve
distanza si trova il settecentesco oratorio dedicato a S.Anna. Fu costruito nel 1764 ca., a
seguito della scoperta di una miracolosa immagine, ed aperto al culto nel 1768 (1). Nel 1806
viene costruito il coro cui seguiranno nel 1807 il portico antistante (ora incluso nell'oratorio)
ed ancora nel 1860-61 la scalinata d'accesso. Una maestà a pilastrino è posta nel 1853 sul
luogo del rinvenimento dell'immagine, lungo l'attuale provinciale (2). Nuovi restauri vengono
eseguiti nel 1970 (4). L'edificio è orientato liturgicamente. Presenta una facciata a capanna
scandita da lesene e conclusa da un frontespizio delineato da una cornice sagomata.

(1) MILANI 1971, 163; (2) NEVIANI 1978, 126; (3) NEVIANI, op. cit..

16
Faggiano
FAGGIANO
alt. m. 145 IGM F 86 IV SE

La località è indicata con il toponimo il "Cerro" nei rilievi militari dell'I.G.M. Mentre agli inizi del
XIX secolo risale la denominazione "La Pioppa - Osteria". Una osteria del Cerro è comunque
già citata nella visita pastorale del Vescovo Marliani del 1664 (1). Nell'abitato, leggermente
discosto dalla provinciale Scandiano-Viano ed a lato della deviazione per Regnano, si
evidenzia una casa a torre articolata su due livelli. E' conclusa da una colombaia delimitata
da un cordolo in laterizio e da un coperto a due falde. Il fabbricato di proprietà Panini versa in
precario stato di conservazione. A breve distanza è visibile una maestà murale sottolineata
da un filarino in cotto entro cui si conserva una immagine a tutto tondo della Beata Vergine.
Nell'estremità occidentale del borgo si osserva un vecchio pozzo chiuso superiormente e
cuspidato.

(1) MILANI 1971, 160.

17
Faggiano
ORTALE
alt. m. 159 IGM F 86 IV SE

Significativo nucleo rurale situato a lato della strada di fondovalle per Regnano. La borgata è
dominata da una casa a torre cinquecentesca; questa conserva i volumi ed i caratteri del
fabbricato originale. La colombaia è delimitata da un cordolo interrotto in laterizio mentre un
secondo cordolo superiore, perimetrale, marca il soffitto di gronda. Al complesso è adiacente
l'oratorio di S.Maria Maddalena. L'oratorio figura in pessime condizioni nel 1575; nel 1594
sostituisce la parrocchiale di Viano nel corso dei restauri (1). Probabilmente era già
sconsacrato agli inizi del XIX secolo. Nel 1830 è in ragione di Gaetano Gaspari di Viano e nel
1851 di Pietro Manodori di Reggio (2). Presenta una semplice pianta ad aula con tetto a
doppio spiovente. Sulla facciata è visibile una finestra rastremata.

(1) MILANI 1971, 158; (2) NEVIANI 1978, 124.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 235 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

18
Regnano
CA' FERRARINI
alt. m. 439 IGM F 86 IV SE

Durante opere di scavo sono stati rinvenuti numerosi embrici romani in ottimo stato di
conservazione. Il toponimo si riferisce ad una borgata adiacente alla rotabile Albinea-
Regnano, a breve distanza verso nord da quest'ultima località. Si riscontra un ampio
fabbricato ottocentesco a pianta rettangolare, articolato su due livelli; è caratterizzato da un
portale con arco a tutto sesto posto al centro della facciata. Una formella in cotto innestata
nel paramento reca il millesimo "1851". Un adiacente sottopasso è sormontato da una
maestà murale rinchiudente in nicchia una immagine a tutto tondo della Beata Vergine.

19
Regnano
CA' DE' VEZZOLI
alt. m. 369 IGM F 86 IV SE

Vi si trovava l'oratorio costruito nel 1709 dalla famiglia Ferrarini. Nel 1725 la visita pastorale
del Vescovo Forni lo descrive in cattive condizioni; verrà riparato e riscontrato in buono stato
nel 1790. Scomparirà con il sopralluogo della visita Cattani nel 1830 (1). Il nucleo rurale è
caratterizzato da una casa a torre a pianta quadrata, articolata su due livelli, sormontata da
un tetto a quattro falde. Il fabbricato è stato alterato nel corso del XIX - inizi XX secolo. Di
interesse è anche un adiacente edificio rurale a pianta rettangolare articolato su un solo
livello con coperto a due falde; mostra in facciata un portale sopraelevato, tamponato, con
arco abbassato in laterizio delimitato da ghiera in cotto. Un sottostante portale tamponato
presenta un arco acuto sempre in laterizio.
L'edificio è probabilmente attribuibile al XVI secolo.

(1) NEVIANI 1978, 78.

20
Regnano
CASINO
alt. m. 06 IGM F 86 IV SE

Il toponimo indica un nucleo rurale situato ad est di S.Maria di Castello. E' notabile un
oratorio sconsacrato, con pianta ad aula. Mostra in facciata un portale quadrangolare
delimitato da una cornice perimetrale ed affiancato da due finestre neogotiche. Il manufatto è
attribuibile alla fine del XIX-inizio del XX secolo.

21
Regnano
CORTEVEDOLA
alt. m. 445 IGM F 86 IV SE

Il toponimo indica una borgata situata immediatamente a monte, in direzione ovest, della
chiesa parrocchiale di Regnano. E' presente un massiccio fabbricato a pianta quadrangolare
perimetrato a scarpa e residui di vetuste murature con rinforzi angolari. Il fabbricato è
verosimilmente riferibile ad un apprestamento difensivo adibito a residenza, forse
appartenente ad una casa a torre.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 236 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

22
Regnano
FONDIANO
alt. m. 434 IGM F 86 IV SO

Il 5 novembre 1626, con rogito del notaio Vincenzo Gazzoni di S.Giovanni di Querciola, viene
costruito un oratorio intitolato a S. Maria della Rosa. Nel 1753 l'oratorio è restaurato per
iniziativa della famiglia Ballarini (1).
Era incorporato in una casa ora di proprietà Casotti e recava una immagine secentesca della
Vergine dipinta a fresco sul muro; questa figura già danneggiata dalla umidità verso la metà
del 1830. L'oratorio ora è completamente abbandonato (2). Sulla facciata dell'edificio è
murata una formella datata "1609". Nella località di Fondiano, nel 1629, viene istituito un
mercato settimanale; al tempo dei feudatari era inoltre sede di pretorio e di guarnigione (3).

(1) MILANI 1971, 95; (2) NEVIANI 1978, 13-60; (3) NEVIANI, op. cit..

23
Regnano
MONTE S.LORENZO
alt. m. 501 IGM F 86 IV SO

Sulla sommità del colle durante lavori di aratura sono venuti alla luce materiali attribuiti all'età
del bronzo (1) e avanzi di tegole e mattoni d'epoca romana (2).

(1) S.R.A. 1977, III, 67-71; (2) S.R.A. 1977, III 87.

24
Regnano
MULINO DI REGNANO
alt. m. 230 IGM F 86 IV SE

E' citato nella visita del Marchese Selvatico d'Este nel 1750 (1). L'impianto figura inoltre
probabilmente censito nella Carta idrografica d'Italia del 1888 con la denominazione "delle
Pioppe" (2). Già in possesso della municipalità di Scandiano fu da questa ceduto a quella di
Viano alla fine del XIX secolo. Il fabbricato è ora ridotto a civile abitazione e sorge alla
sinistra del rio Fagiano (3).

(1) NEVIANI 1978, 326; (2) C.I.I. 1888, 150; (3) NEVIANI, op.cit..

25
Regnano
REGNANO
alt. m. 412 IGM F 86 IV SE

In zona è stata raccolta moneta bronzea di Antonio Pio in cattivo stato di conservazione. Nel
retro mostra una testa imperiale laureata e nel verso una figura di offerente (1).
La villa apparteneva al feudo di Querciola di cui seguì le vicende. L'antica chiesa di Regnano
si trovava ai piedi del monte Danese, a sinistra della via pubblica prima di giungere alla
attuale chiesa, ove ancora si scorge un pilastrino o maestà con una immagine sacra (2). La
chiesa dedicata a S.Prospero era stata consacrata alla metà del XII secolo. Dal 1302 figura
dipendente dalla Pieve di Paullo (Lezzolo) (3). La visita pastorale del Vescovo Marchesani,
nel 1575, dà disposizioni per il suo restauro.
La chiesa venne ricostruita e nel 1664 è descritta come "nuova". Era di ordine dorico ed in
volto. Ancora nel 1677, i lavori erano da finire. Nel 1830 la visita Cattani riscontra un oratorio
dedicato a S.Sebastiano in patronato Fornaciari (4). Nel 1856 la chiesa rovina insieme alla

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 237 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

canonica a seguito di una frana (5). Viene quindi deliberato di costruire un nuovo edificio su
disegno dell'Ing. Pietro Marchelli. Questo sarà terminato nel 1858. Nel 1888 è realizzata la
torre campanaria dal maestro Tosi di Albinea (6). La chiesa presenta una facciata a capanna
conclusa da ampio timpano delimitato da una cornice a modiglioni. Il profilo è sottolineato da
due lesene angolari con capitello. L'edificio è a croce latina. Sul fondo svetta l'elegante
campanile con cella a monofore.

(1) S.R.A. 1973, II, 182; (2) SCURANI 1895, 362; (3) SACCANI 1926, 107; (4) MILANI 1971, 113; (5) MILANI
1971, 109; (6) MILANI 1971, 75.

26
Regnano
SALSA DI QUERCIOLA
alt. m. 425 IGM F 86 IV SO

Uno scavo per fondazione effettuato nel 1957 a breve distanza dalle emanazioni gassose ha
portato alla luce uno strato di resti fittili con ceramica "Figulina" e numerose monete bronzee
romane (1).

27
Regnano
S. MARIA DI CASTELLO
alt. m. 391 IGM F 86 IV SE

Il sito è di grande suggestione e bellezza paesaggistica. Il borgo è articolato linearmente e


scalarmente lungo lo spartiacque in sommità alla linea di costa alla destra del rio Fagiano.
Nel 980 è indicato il "Castellum de Querzolla" tenuto dal Vescovo di Reggio (1) ed ancora nel
989 è siglato un atto in "roca et castro qui dicitur Querciola". Nel contratto di enfiteusi tra il
Vescovo ed il Marchese Bonifacio di Canossa nel 1070, Querciola figura tra i castelli riservati
al vescovo (2). Nel 1252 ne furono investiti i Fogliani. Il castello è citato nel trattato di
adesione fra Guido Savina Fogliani e Bernabò Visconti del 1374 (3).I Fogliani ne mantennero
il possesso salvo brevi interruzioni fino al 1739 quando per rinuncia dell'ultimo discendente
passò alla Camera Ducale estense; questa nel 1749 ne investì la famiglia Salvatico con il
titolo di Marchesato (4). Nel periodo di interregno feudale il castello minaccia rovina e si trova
in pessime condizioni. Un rapporto del 1750 ci precisa "la pianta di questa abitazione è di
figura trapezia...di ottima mura...composta di pietra viva...un buon tetto a quattro
acque...divisa in tre piani"; segue quindi una descrizione del complesso e l'indicazione che la
torre di guardia sul monte è già in parte diroccata (5). Il castello era munito di due torri di
guardia. La prima era posta sul monticello poco lontano dalla borgata e fino a poco tempo fa
non ne restava che una piccola stanza in volto; la seconda torre era invece sul monte della
Guardia (6). Il Comune di Querciola è nominato nel Libro dei Fuochi del 1315 (7). Con la
Restaurazione Estense del 1815 è aggregato a Scandiano; ritornerà a Viano alla metà del
secolo (1859) (8). La chiesa di S. Maria compare nel XIII secolo. Diverse iscrizioni sulla
facciata dell'edificio riportano le date "...III i(n) tr(ante) iunio nora none" che l'Artioli riferisce al
ricordo dell'eclissi totale del 3 giugno 1239 ed ancora "MCCXLIIII I(N)DIC(TIONE) II DIC"
(1244) "MCCCLXVII DIE III MARCII" e "MCCCCXXXIII" (9). La chiesa è citata nelle decime
del 1302 come dipendente dalla Pieve di Baiso (10). Dalle iscrizioni riportate si può supporre
un intervento di ristrutturazione risalente al 1376 (11). Nel 1551 si ha notizia di un oratorio
feudale costruito nel seminterrato della canonica. Secondo i Conti Fogliani avrebbe dovuto
sostituire la chiesa (che si sarebbero riservati) nell'uso per gli abitanti. Dalla visita pastorale
del 1584 quest'ultima necessitava di restauri. Per tutto il secolo XVII la chiesa continuerà a
rimanere in cattive condizioni (12). L'oratorio si presenta invece in ottimo stato nel 1609 e dal
1605 era stata eretta in esso una Società del Rosario (13). Lavori di ripristino devono essere
stati condotti alla fine del XVIII secolo in quanto sia la chiesa che l'oratorio figurano in buone

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 238 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

condizioni nel 1790 (14). Nel 1851 vengono intrapresi restauri al salone della canonica e nel
1859 si innalza di un piano la torre (15). La chiesa posta all'estremità settentrionale mostra
una semplice facciata a capanna con alto portale architravato, lunetta centrale e monofora in
vertice. Il paramento murario è ancora quello originario in conci squadrati ed orsati, molti dei
quali siglati ed incisi. L'interno si sviluppa con una pianta ad aula. Il campanile si innalza sul
lato sud ed è concluso da una cella ottocentesca a monofore. L'originale palazzo dominicale,
residenza del feudatario, è stato inglobato dalla canonica. Nell'antico oratorio del Rosario
rimangono interessanti affreschi raffiguranti la Madonna col Bambino, S.Antonio Abate e un
frate in preghiera, di scuola emiliana della fine XIV - inizi XV secolo (16). La grande sala al
piano superiore è invece caratterizzata da un bellissimo fregio ad affresco con figure
fantastiche e stemmi, tradizionalmente riferito a Lelio Orsi e databile tra il 1535 ed il 1540
(17). Nel fianco meridionale del fabbricato si apre il portale che introduce alla cappella del
Rosario, sovrastato da una finestrella monofora rastremata. Nel borgo non si riscontrano
tipologie di particolare pregio architettonico pur conservando un indubbio valore ambientale.
E' notabile un ipogeo adibito a ricovero attrezzi anticamente destinato a cisterna.

(1) MILANI 1971, 31-202; (2) MILANI, op. cit.; (3) MILANI, op. cit.; (4) BERTOLANI 1965; (6) NEVIANI 1975; (7)
MILANI, op. cit.; (8) MILANI, op. cit.; (9) Il Querciolese 1981, I, 49-54; (10) TIRABOSCHI 1824-1825,II, 235; (11)
NEVIANI 1978, 9; (12) MILANI, op. cit.; (13) MILANI, op. cit.; (14) MILANI, op. cit.; (15) MILANI, op. cit.; (16) Il
Querciolese 1981, 1, 97-123; (17) Il Querciolese 1981, I, 97-123;

28
Regnano
TEDOLA
alt. m. 289 IGM F 86 IV SE

L'abitato è caratterizzato da un edificio rurale settecentesco che conserva in facciata un


pregevole portale smussato, con arco a tutto sesto e chiave di volta a peducci. Nelle
immediate vicinanze si innalza una torretta colombaia con tetto a quattro acque e soffittino di
gronda a gola, probabilmente coeva.

29
Regnano
VIA PROVINCIALE
alt. m. 440 IGM F 86 IV SO

Nel corso di scavi per fondazione è venuto alla luce uno strato di frammenti fittili attribuibili al
periodo romano. Vi sono state osservate mattonelle esagone per pavimentazione, frammenti
d'anfore ed olle, probabilmente testimonianza di una "villa" di età romana (1).

(1) S.R.A. 1977, III, 186.

30
S.Giovanni di Querciola
AI MASEROLI
alt. m. 607 IGM F 86 IV SO

Pregevole nucleo rurale a breve distanza dal borgo del Predale. Vi si evidenzia una
massiccia casa a torre articolata su due livelli di abitazione e sormontata da una ampia
colombaia; questa è delineata da un cordolo arenaceo interrotto da una monofora
quadrangolare. Alcuni conci angolari recano incisioni e motivi a zigrino. In corrispondenza
dell'edificio padronale si apre un portale con arco a tutto sesto in arenaria e stipiti monolitici
orsati attribuibile al XVIII secolo.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 239 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

31
S.Giovanni di Querciola
CA' DE' PAZZI
alt. m. 554 IGM F 86 IV SO

Il luogo prende nome da una nobile famiglia reggiana ivi trasferitasi nel XIII secolo ed
estintasi nel XVIII secolo (1). L'abitato conserva tracce dell'originale paesaggio storico-
architettonico. I corpi di fabbrica sono distribuiti scalarmente lungo il pendio. In posizione
centrale rispetto al borgo è visibile una significativa costruzione a pianta rettangolare,
delimitata ad ovest da un balchio sorretto da una colonnina in laterizio e riportabile ad una
antica casa-forte capitozzata. La tesi è avvalorata dalla presenza di resti dell'originale
paramento ad "opus quadratum", unitamente a strette finestre tamponate sulle facciate,
nonchè dalle sei feritoie che caratterizzano i fronti. Il fabbricato attribuibile al XV-XVI secolo è
tradizionalmente indicato quale antica dimora della famiglia Pazzi. Nella estremità orientale
dell'abitato è invece osservabile una slanciata casa a torre articolata su due piani di
abitazione, sormontati da un'ampia colombaia delineata da un cordolo in laterizio; il tetto è a
quattro acque con manto in laterizio. Nei prospetti della colombaia sono individuabili
numerose mensole in cotto per la posa dei volatili. L'oratorio del borgo, dedicato alla Beata
Vergine delle Grazie è un significativo esempio di architettura minore del XVIII secolo, con
facciata angolata mossa da una monofora strombata. Era ricavato in un cantone della casa
Ferrarini (2). Nel 1932 l'oratorio è stato restaurato dagli eredi Ferrarini (3).
(1) NEVIANI 1978, 93; (2) MILANI 1971, 136; (3) NEVIANI, op. cit..

32
S.Giovanni di Querciola
CA' SCHIAVINO
alt. m. 598 IGM F 86 IV SO

Località situata a breve distanza a nord-ovest del borgo di S.Giovanni di Querciola. Il nucleo
di pregio ambientale non conserva edifici di particolare valore storico-artistico. E' notabile un
frammento arenaceo siglato "1872".

33
S.Giovanni di Querciola
CALDIANO
alt. m. 510 IGM F 86 IV SO

Località situata a breve distanza in direzione est della parrocchiale di S.Giovanni. Sulla
facciata settentrionale di un edificio di pregio ambientale è notabile una nicchia votiva a tutto
tondo della Beata Vergine attribuibile al XIX secolo.

34
S.Giovanni di Querciola
MONTE PILASTRO
alt. m. 583 IGM F 86 IV SE

Sulle pendici di monte Pilastro è stato ritrovato nel secolo scorso un ripostiglio attribuibile alla
età del bronzo, dal quale provengono quattro falci messorie in bronzo (1).

(1) TIRABASSI 1979, 188.

35
S.Giovanni di Querciola
MULINO DI CALDIANO
alt. m. 474 IGM F 86 IV SO

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 240 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

L'opificio è censito nella Carta idrografica d'Italia del 1888 (1); è indicato come mulino "Ca'
de' Lupi" ed era alimentato dalle sorgive di S.Giovanni di Querciola. L'impianto, attivo fino
alla metà del nostro secolo, è stato disattivato e l'edificio trasformato. Era azionato da due
ruote orizzontali a ritrecine con relative coppie di macine per grano e mistura. Rimangono i
resti delle opere di raccolta e canalizzazione delle acque.

(1) C.I.I. 1888, 148.

36
S.Giovanni di Querciola
MULINO DEL SASSO
alt. m. 514 IGM F 86 IV SO

L'antico mulino del Sasso figura esistente agli inizi del XIX secolo. Forse è il "mulino Sasso
del becco" censito dalla Carta idrografica d'Italia del 1888 (1). L'impianto, situato alla destra
del rio delle Castagne, era attivo fino alla metà del nostro secolo. Ne rimane ancora l'edificio
articolato scalarmente al pendio.

(1) C.I.I. 1888, 150.

37
S.Giovanni di Querciola
PREDALE
alt. m. 651 IGM F 86 IV SO

Il nucleo rurale è costituito da una schiera di edifici tra cui si evidenzia una casa a torre
secentesca. Il fabbricato è articolato su due livelli di abitazione, con portale sopraelevato ed
ampia colombaia delineata da un cordolo in laterizio. Superiormente è notabile un soffittino di
gronda a gola su cui si imposta il coperto a quattro falde. Un rosone in laterizio caratterizza i
prospetti rivolta a levante e ponente. Gli altri complessi presentano elementi tipologici riferibili
al XVII secolo. Si può osservare, su un prospetto, un portale con il millesimo "1679" ed una
croce latina.

38
S.Giovanni di Querciola
PREDIERA
alt. m. 583 IGM F 86 IV SO

Nella località si trovava l'antico oratorio dedicato alla Madonna Annunziata della Prediera.
Era costruito all'angolo in cui la strada si divide fra lo stradello alla chiesa di S. Giovanni di
Querciola e quello verso Ca' de' Pazzi; era anche detto "Maestà" e portava il nome tipico
delle "fontanelle" o "al fontanello". Con rogito del 20 giugno 1426, di Manfredo Pagani, vi fu
annesso un beneficio semplice. Il fondatore Paolo fu Antonio della Cagna ne riservò il
patronato alla famiglia. Nel 1636 è dedicato alla Annunziata e di patronato della famiglia
Predieri da cui prenderà la denominazione nel XVIII secolo (1). Esisteva ancora nel 1905 ed
in seguito fu distrutto; ora rimane solo una piccola maestà (2). Nel nucleo rurale si innalza
una significativa casa a torre attribuibile alla fine del XV-inizi XVI secolo. La torre è articolata
su due livelli delimitati superiormente da un soffittino di gronda in laterizio variamente
disposto, con intercalati i fori per rondoni. Nel fianco di un adiacente sottopasso si osserva
un portale tamponato a luce quadrata; è ad elementi composti, in arenaria e reca un
architrave inciso con tre rose ed una dicitura in caratteri carolini. Un secondo portale in
arenaria con arco a tutto sesto e stipiti composti reca in chiave una croce greca iscritta.
Nell'avancorpo che affianca la torre, in direzione ovest, è notabile un portale riquadrato in
arenaria zigrinata con stipiti composti regolari, attribuibili al XVIII secolo.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 241 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

(1) MILANI 1971, 136; (2) NEVIANI 1978, 92.

39
S.Giovanni di Querciola
PULPIANO
alt. m. 520 IGM F 86 IV SO

Nella località "Donatula" in territorio di Pulpiano compare nel 1021 una pezza di terra con
cappella in onore di S. Paolo (1). Nel 1283 è riportato il riferimento alla Chiesa di S.Michele
unita nel XV secolo a S.Siro. Nella visita pastorale del 1584 l'oratorio figura in pessime
condizioni e quasi in rovina; di conseguenza viene dato l'ordine di atterrarlo entro sei mesi
(2). Nel 1609 non rimangono che le macerie ancora osservabili in una boscaglia a circa 200
metri della attuale borgata.

(1) MILANI 1953, 116; (2) MILANI 1971, 118.

40
S.Giovanni di Querciola
S.GIOVANNI DI QUERCIOLA
alt. m. 512 IGM F 86 IV SE

La chiesa o meglio la primitiva cappella di S.Giovanni venne probabilmente realizzata verso


la metà del XVI secolo. La visita del Vescovo Marchesani del 1575 la considera di fatto
parrocchiale. La trasformazione del complesso in una chiesa vera e propria avvenne nel
1660 ca., adottando uno stile in ordine dorico e corinzio, così come viene indicato il "nuovo"
edificio nella visita Marliani del 1664. La descrizione della chiesa ad una nave a tre altari si
ricava dalla visita Picenardi del 1709. Il volto della chiesa era stato iniziato nel 1678 per
opera di Mastro Francesco Franzini detto Coradino da Ca' de Mazzoni (Ca' de' Schiavini) e
perfezionato nel 1681 dal Mastro Francesco Peroni di Lugano; gli stucchi, soprattutto nella
cappella di Rosano, sono dovuti a Gio.Martino Ferraboschi, cremasco di Luino (1). La chiesa
rimane in buone condizioni per tutto il XVIII e XIX secolo. Nel 1962-63 vengono eseguiti
alcuni interventi di restauro (2). L'edificio è caratterizzato da una semplice facciata a
capanna; il portale ad arco a tutto sesto è delimitato da una cornice a rilievo. Superiormente
si apre una finestra modanata, leggermente rastremata. A breve distanza dalla chiesa si
innalza una tozza casa a torre articolata su due livelli con un breve spezzone di cordolo di
colombaia sormontato da una trifora. Il soffitto di gronda è a gola delimitato inferiormente da
un cordolo in laterizio. Il fabbricato è tipologicamente attribuibile al XVIII secolo. Agli inizi del
Settecento la villa conta una popolazione di 280 abitanti ridotti a 254 alla fine dello stesso
secolo (3).

(1) MILANI 1971, 118-136; (2) NEVIANI 1978, 56-86; (3) NEVIANI, op. cit..

41
S.Giovanni di Querciola
S.SIRO
alt. m. 438 IGM F 86 IV SE

Il comune di S.Siro è nominato nell'estimo del 1315 (17. La chiesa di S.Siro si trova nel XV
secolo unita a quella di S.Michele di Pulpiano (atterrata alla fine del secolo successivo). Nella
visita pastorale del 1584 l'edificio è riscontrato in pessime condizioni (2). La chiesa è ancora
semidistrutta nel 1636 quando il vescovo Coccapani dà ordine di demolirla a metà e ridurla
ad oratorio (3). L'oratorio denominato anche "Madonna della Rondine" è poi riedificato e
benedetto il 7 dicembre 1672 (4). Nel corso del XVIII secolo si presenta in buone condizioni.
Nel 1856 sarà rinnovato ed ancora allungato nel 1862 (5). Il terremoto del 1920 arrecherà

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 242 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

gravi danni risarciti poi dai restauri del 1925 (6). Il complesso si innalza isolato sulla sommità
di un ripiano argilloso alla sinistra del torrente Tresinaro. Mostra una facciata a capanna
conclusa con l'imposta del frontespizio dalle caratteristiche composite senza particolari pregi.
Il portale, architravato, è affiancato da due bifore; superiormente si apre una finestra
rastremata.

(1) SACCANI 1926, 15; (2) MILANI 1971, 118-123; (3) NEVIANI 1978, 94; (4) NEVIANI, op. cit.; (5) MILANI, op.
cit.; (6) NEVIANI, op. cit..

42
S.Giovanni di Querciola
SORRIVA
alt. m. 513 IGM F 86 IV SO

Località situata in prossimità dell'estremità occidentale del territorio comunale, sui pendii
arenacei disposti alla sinistra del rio Tasso. Nella piccola borgata si innalza una casa a torre
in cui è visibile il rosone in laterizio che si apre in colombaia. Un tetto a quattro acque
delimita superiormente il fabbricato, attualmente in proprietà della famiglia Sorrivi.

43
Tabbiano
CA' BONACINI
alt. m. 270 IGM F 86 IV SE

Il nucleo rurale si innalza in prossimità della estremità nord-orientale del borgo di Tabiano. E'
notabile un complesso edilizio articolato su due corpi di fabbrica con intercluso balchio di
accesso sorretto da pilastri in muratura e da una colonnina a tutto tondo. Gli edifici sono
conclusi da tetti a doppio spiovente con larga falda, mentre in facciata si aprono piccole e
rade luci. Il corpo di fabbrica occidentale, riconoscibile per le maggiori dimensioni, è
verosimilmente attribuibile al XVI-XVII secolo.

44
Tabiano
LA CHIESUOLA
alt. m. 256 IGM F 86 IV SE

L'antica chiesa probabilmente esistente agli inizi del XIII secolo e di cui si riportano le notizie
nella scheda di Tabiano sorge a breve distanza a levante del borgo. Il fabbricato, ora
pericolante, è orientato liturgicamente, con pianta ad aula retroabsidata cui è annessa una
esile torre campanaria.

45
Tabiano
LINGORA
alt. m. 226 IGM F 86 IV SE

Il toponimo si riferisce ad un complesso rurale articolato in diversi corpi di fabbrica, attribuibili


a differenti periodi. Nell'estremità orientale del nucleo si può osservare un vetusto edificio a
pianta quadrangolare, ridotta superficie finestrata e traccia di un accesso sopraelevato,
facente probabilmente parte di una casa a torre ribassata.

46
Tabiano
MONT'ALVI
alt. m. 358 IGM F 86 IV SE

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 243 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Sulla sommità del colle nel 1872 furono rinvenute numerose sepolture, poste in nicchie
scavate nell'arenaria od all'interno di casse realizzate con grandi lastre di pietra (1). Gli
scheletri avevano il capo rivolto ad occidente. Le sepolture erano prive di corredo, con la sola
eccezione di un vasetto in terra mal cotta ad impasto grossolano e lavorato a mano. Le
sepolture sono attribuite dallo Scarani alla seconda età del ferro (2) od al periodo
altomedioevale, cronologia, quest'ultima, più probabile.

(1) MANTOVANI 1872, 1; (2) SCARANI 1962, II, 527-528.

47
Tabiano
PERNAGA
alt. m. 229 IGM F 86 IV SE

E' notabile un edificio facente probabilmente parte in origine di una casa a torre; è adiacente
ad un fabbricato con balchio e loggia sorretta da colonne in muratura a sezione quadrata. Il
complesso, è probabilmente attribuibile al XVII-XVIII secolo.

48
Tabiano
TABIANO
alt. m. 265 IGM F 86 IV SE

Località situata alla sinistra del rio Fagiano. Tabiano è nominato nella Bolla dell'Antipapa
Guiberto dell'anno 1092 tra i luoghi ove aveva beni la Chiesa di Reggio (1). La chiesa di
S.Maria Assunta figura probabilmente esistente agli inizi del XIII secolo. Nel 1229 una
pergamena riporta notizia di un chierico di Tabiano; la chiesa è nominata nell'elenco delle
decime del 1318 come dipendente della Pieve di Baiso (2). Alla fine del XVI secolo la chiesa
necessitava di riparazioni alla copertura. Nella visita pastorale del 1626 si doveva ancora
provvedere ai lavori; è invece citata l'esistenza di una casa con la colombaia che figura
attaccata alla chiesa nel 1677 (3). Agli inizi del Settecento è costruito il coro (4). Nuovi lavori
di restauro sono prescritti nel 1888. Attualmente è sconsacrata ed adibita a deposito (5).
L'abitato non conserva edifici di particolare interesse storico architettonico ma alcuni
fabbricati rivestono pregio ambientale. Le abitazioni sono articolate scalarmente lungo il
pendio, fiancheggiando linearmente una carreggiabile che attraversa il paese. Nei pressi del
crocicchio situato allo sbocco della strada diretta da Tabiano con la rotabile di fondovalle si
innalza una maestà a pilastro in cemento stampato di fattura novecentesca; racchiude in
nicchia una immagine votiva dedicata alla Beata Vergine.

(1) TIRABOSCHI 1824-1825, II, 372; (2) R.D.I. 1933, 313; (3) MILANI 1971, 150-154; (4) MILANI, op. cit; (5)
MILANI, op. cit..

49
Viano
CA' BERSANA
alt.m. 292 IGM F 86 IV SE

Il nucleo rurale è situauto in corrispondenza della sommità di uno sperone arenaceo-


marnoso, alla destra del torrente Tresinaro ed immediatamente a monte della strada
provinciale diretta a Baiso. E' notabile una casa a torre con pianta quadrata e tetto a quattro
spioventi sotteso da un soffittino di gronda realizzato a modiglioni in laterizio. Un doppio
cordolo in laterizio sagomato caratterizza la colombaia. Il fabbricato è stato oggetto di
interventi di ristrutturazione che hanno alterato le originali caratteristiche della facciata. E'
tipologicamente attribuibile al XVII secolo.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 244 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

50
Viano
CA' FABBRICA
alt. m. 182 IGM F 86 IV SE

Vi si innalza una interessante casa-torre di probabile origine cinquecentesca. Il corpo di


fabbrica è a pianta quadrata sviluppato su tre livelli e colombaia superiore; è concluso con un
coperto a quattro falde in coppi. Le luci sono piccole e rade. Nella parte di colombaia si apre
una doppia fila sovrapposta di fori circolari per rondoni. Un cordolo di sottotetto sagomato
corre all'intorno. A lato della strada lungo il Tresinaro è visibile una maestà ottocentesca
dedicata a S.Antonio.

51
Viano
CA' GRASSI
alt. m. 266 IGM F 86 IV SE

Il borgo si innalza al margine della linea di spartiacque che conduce al castello di Viano, a
sud-ovest dello stesso. Il nucleo era anticamente articolato a corte caratterizzata da una
massiccia casa-torre, un oratorio ed edifici funzionali di servizio. La casa-torre, attribuibile al
XV secolo, presenta una ampia superficie di pianta sviluppata su due livelli di abitazione.
Recenti interventi hanno alterato i lineamenti della facciata con l'apertura di anonime luci
riquadrate e l'eliminazione del cordolo di colombaia ancora reso manifesto da una finestrella
centrale. Sul fianco meridionale in corrispondenza del secondo piano, sono osservabili le
strette luci originali. Il tetto a quattro spioventi si imposta su un elegante soffitto di gronda in
laterizio e filarini di cotto. L'oratorio, ora sconsacrato, è dedicato alla Maria Immacolata e
figura esistente con la visita Forni del 1724. Nel 1830 era di giurisdizione Franceschini e nel
1851 dei fratelli Antonio e Paolo Germini. E' ancora in funzione nel 1890. Fronteggia un
interessante complesso probabilmente cinquecentesco; mostra un prospetto con fronte a
capanna, luci rade e simmetriche, meridiana e coperto a due larghe falde.

52
Viano
CA' PRALZI
alt. m. 280 IGM F 86 IV SE

Vi si innalza una massiccia casa a torre capitozzata a pianta quadrata e tetto a quattro
acque; mostra un cordolo laterizio di colombaia interrotto a metà facciata. E' notabile una
luce centrale tamponata quadrangolare e l'ampio fumaiolo a capanna. Il fabbricato è
attribuibile al XVII secolo.

53
Viano
CADONEGA
alt. m. 217 IGM F 86 IV SE

La borgata di Cadonega è situata a breve distanza dall'abitato di Viano, in prossimità della


sponda sinistra del torrente Tresinaro. Il nucleo rurale è caratterizzato da due case a torre
articolate su più livelli di abitazione che, benchè in parte rimaneggiate conservano originali
particolari architettonici attribuibili al XVII secolo. Il manto di copertura delle due torri è in
laterizio con tetto a quattro spioventi sotteso da soffittini di gronda a gola. La torre più elevata
conserva traccia del cordolo di colombaia ed una serie di fori per rondoni. Il mulino a pianta
rettangolare è stato completamente ristrutturato e ridotto a residenza. Figura già esistente
agli inizi del XIX secolo ed è censito nella Carta idrografica d'Italia del 1888 (1). Vi era

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 245 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

annessa anche una segheria demolita alcuni anni orsono (2). Rimane il canale di adduzione
e l'impianto delle macine azionate da ruote orizzontali "a ritrecine". Nella località si trova
anche l'oratorio dedicato alla Natività del Cristo, da sempre in proprietà Spadoni (3); se ne
riscontra la presenza nella visita pastorale del Vescovo Forni del 1724 (4). E' caratterizzato
da una semplice pianta ad aula con facciata a capanna su cui si apre una finestra bilobata.

(1) C.I.I. 1888, 148; (2) Il Querciolese 1982, II, 219; (3) NEVIANI 1978, 123; (4) MILANI 1971, 162.

54
Viano
CASELLA
alt. m. 469 IGM F 86 IV SE

Nell'estremità meridionale dell'abitato si innalza una maestà a pilastrino recante in nicchia


una immagine a tutto tondo della Beata Vergine con il Bambino. Il manufatto è attribuibile agli
inizi del XX secolo. Una seconda maestà è notabile nel paramento di un edificio
recentemente ristrutturato; è in ceramica dipinta e raffigura anch'essa la Beata Vergine con il
Bambino.

55
Viano
CASELLA
alt. m. 235 IGM F 86 IV SE

Nell'estremità occidentale dell'abitato di Viano si innalza una casa con torre probabilmente
secentesca. Il fabbricato è articolato su tre livelli con la torre sopraelevata di un quarto piano.
La pianta è quadrata con muratura a leggera scarpa e coperto a quattro falde. L'edificio è
stato recentemente ristrutturato; nel fianco meridionale è visibile un portale tamponato ad
arco in laterizio cui è prossima una archibugiera. Alla casa-torre è annessa una corte su cui
si affaccia l'oratorio. Questi presenta una pianta ad aula e tetto a doppio spiovente
caratterizzato in chiave da una finestra a trifora. Un soffitto di gronda in laterizio contorna
l'imposta della copertura. L'oratorio era dedicato alla Beata Vergine della Ghiara e
successivamente ai SS. Fabiano e Sebastiano. Era in proprietà della famiglia Rantighi per
passare poi ai Grassi nel 1830 ca. (1). L'oratorio compare con la visita pastorale del Vescovo
Forni del 1724 (2). Nel 1950 ca. viene restaurato dai F.lli Grassi ed ora è in abbandono.
Un'altro complesso rustico pure articolato ad una torre è visibile all'inizio della salita che da
Casella reca al Municipio di Viano.

(1) NEVIANI 1978, 123; (2) MILANI 1971, 162; (3) NEVIANI, op. cit..

56
Viano
CASTELLO DI VIANO
alt. m. 344 IGM F 86 IV SE

Vi si trovava l'antica chiesa di S.Salvatore probabilmente esistente nel 1187 e rovinata nel
1582 (1). Il castello era posseduto dai Fogliani nel 1335 (2). Secondo l'Artioli una lapide
proveniente dal Castello riporta la sua costruzione a poco dopo il 1370 (3). Nel 1426 Viano si
sottomise agli Estensi ma fu riconfermata ai Fogliani dal Marchese Nicolò III (1433) insieme
al castello di Piagna (4). Rimarrà ai Fogliani fino al 1589; a tale epoca la rocca si presenta in
cattive condizioni e parte in rovina (5). Nel 1596 ne è infeudato il conte Pompeo Aldrovandi di
Bologna ai cui discendenti Aldrovandi Marescotti rimase fino alla abolizione dei feudi (6). Un
diroccamento nella muraglia è segnalato nel 1793 (7). Dopo un periodo di abbandono è stato
restaurato negli anni 1970 ca. dal proprietario dott. Eusebio Corti (8). Il castello di Viano
occupa la sommità di un rilievo arenaceo-marnoso con lembi ciottolosi che interrompe

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 246 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

bruscamente la valle del Tresinaro. La fortificazione è di dimensioni inusuali per l'ambito


collinare reggiano, occupando una ampia superficie complessiva accompagnata da parte del
borgo originale con tratti dei contrafforti e delle cortine difensive. La struttura fortificata è
articolata tra una alta torre quadrata, merlata, visibile ad ovest ed il palazzo signorile con
torre circolare che si innalza verso est. Tra i due corpi di fabbrica si inserisce il borgo, ad
impianto lineare con edifici a schiera. L'altra torre a pianta quadrata è stata oggetto di
interventi di restauro nel corso del XIX e XX secolo. Nel fianco orientale si apre il portale
sopraelevato a mensole concave con architrave a lunetta cui è adiacente un concio di pietra
stemmato. Una sequenza alterna di stretti e lunghi conci di pietra rafforza gli angoli della
torre; questa è delimitata superiormente da una cortina di merli guelfi. Il paramento murario è
ad "opus incertum", con interclusi conci arenacei. L'ampio fabbricato attualmente adibito a
residenza, che si innalza isolato nella estremità orientale del pianoro, è caratterizzato da una
pianta su base rettangolare, rafforzata da contrafforti perimetrali ed articolata su due livelli di
abitazione. Nel fianco meridionale dell'edificio si evidenzia la torre circolare capitozzata e
ricostruita, delimitata superiormente da un soffittino a gronda in laterizio variamente disposto.
Nel fianco orientale del medesimo fabbricato sono ancora osservabili elementi costruttivi
derivati dai successivi interventi di ristrutturazione. Tra questi è notabile una finestra
tamponata archiacuta in laterizio con ghiara, a livello del secondo piano immediatamente al
di sotto di un soffittino di gronda in laterizio disposto a "T". La struttura è perimetrata da una
scarpata che nel fianco settentrionale assume aspetto di cortina muraria, inglobando nel suo
fronte gli edifici del borgo. Recenti interventi edilizi, in particolare in prossimità della torre
merlata, hanno compromesso alcuni edifici. Le facciate presentano strette finestre medievali
a stipiti composti ed architrave a lunetta oltre ai bassi portali in arenaria e cotto con arco a
tutto. Alcuni vani conservano artistici camini in pietra e festoni in gesso, attribuibili al XVI
secolo, unitamente a tortuose scale di collegamento in laterizio. A breve distanza dal
castello si innalza l'oratorio, con semplice pianta ad aula e tetto a due spioventi. E'
dedicato a S.Antonio ed è ricordato nella visita del Vescovo Rangone del 1609; è stato
restaurato nel 1858.

(1) MILANI 1971, 158-196; (2) BERTOLANI 1965, 153; (3) Il Querciolese 1981, I, 58; (4) BERTOLANI, op. cit.; (5)
MILANI, op. cit.; (6) BERTOLANI, op. cit.; (7) MILANI, op. cit.; (8) NEVIANI 1978, 16.

57
Viano
CORTE
alt. m. 197 IGM F 86 IV SE

Il nucleo rurale si innalza in corrispondenza di un ripiano alluvionale immediatamente a sud-


est della chiesa parrocchiale. Vi si trova un massiccio edificio a pianta quadrangolare
articolato su più livelli concluso da un tetto a quattro spioventi. Il fabbricato di proprietà Corti
è attribuibile alla metà del XIX secolo.

58
Viano
LA MINGHETTA
alt. m. 260 IGM F 86 IV SE

Località adiacente alla strada provinciale diretta a Viano, in corrispondenza dell'estremo


margine orientale del colle su cui sorge il castello. Vi si osserva una casa a torre articolata su
due livelli sormontati da una colombaia sottesa da un cordolo interrotto lateralmente. Il
soffitto di gronda, a gola, è marcato da un secondo cordolo su cui insiste il tetto a quattro
acque. L'edificio è probabilmente attribuibile al XVII secolo. A meridione dell'edificio, in
prossimità dell'incrocio con la strada principale, si innalza una maestà a pilastro di recente
costruzione recante in nicchia una immagine a tutto tondo di S.Francesco.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

59
Viano
MAMORRA
alt. m. 320 IGM F 86 IV SE

Vi si innalza una casa a torre a pianta quadrata attribuibile al XVI secolo. La colombaia è
delineata da un cordolo in laterizio mentre la copertura si imposta su un soffittino di gronda in
laterizio variamente disposto a "T" con intercalati i fori per i rondoni ed a dente di sega,
sovrapposti. Il tetto è a quattro falde; le luci sono rade e benchè alterate, simmetricamente
distribuite. Alla torre è articolato un complesso di fabbricati, in linea, ad uso civile ed agricolo.

60
Viano
MULINO ARMANI
alt. m. 187 IGM F 86 IV SE

Lungo la strada verso il mulino è visibile una edicola novecentesca, a pianta quadrata e
portalino a tutto sesto; una doppia cornice sottende lo sporto della copertura. E' dedicata alla
Beata Vergine. Il mulino è segnato nella cartografia storica agli inizi dell'Ottocento ed è
censito nella Carta idrografica d'Italia del 1888 come mulino "Viano" (1). Era anche detto
"mulino del Comune" ed era dotato di un mangano. Degli impianti non rimane traccia se non
attraverso la testimonianza della lunga fila di macine lungo la strada. Era condotto dalla
casata degli Armani che gestivano direttamente o indirettamente gran parte dei mulini della
zona (2). Nel 1896 il mulino è acquistato dal Comune da parte dei F.lli Armani che lo
avevano in affitto (3). Ora è ridotto a residenza. Nel fianco meridionale è incastonato un
concio siglato "MVIIXXI".

(1) C.I.I. 1888, 148; (2) Il Querciolese 1982, II, 205-224; (3) NEVIANI 1978, 27.

61
Viano
MULINO DELLA BOTTE
alt. m. 235 IGM F 86 IV SE

Il mulino è censito nella Carta Idrografica d'Italia del 1888 (1). L'edificio esternamente non ha
subito modifiche: esistono ancora il canale e la gora o bottazzo con la grande ruota verticale.
Si vuole che all'interno si trovasse anche una seconda ruota, probabilmente più antica,
orizzontale "a ritrecine" (2).

(1) C.I.I. 1888, 148; (2) Il Querciolese 1982, II, 205-224.

62
Viano
MULINO TABELLO
alt. m. 234 IGM F 86 IV SE

Un atto del 1632 ricorda il mugnaio della Valle (attuale mulino del Tabello), Bartolomeo del
già Cesare Richini (1). Il mulino è ancora esistente agli inizi del XIX secolo; in questo periodo
è già indicato anche il mulino "Vecchio" situato poco più a monte. L'opificio è censito nella
Carta Idrografica d'Italia del 1888 (2). Il fabbricato è caratterizzato da una torre a base
quadrangolare con tetto a quattro spioventi e con marcato cordolo di colombaia; questa
sovrasta il corpo di fabbrica allungato ad un solo livello che ospitava i locali della lavorazione.
L'attività è cessata alla fine degli anni '50. Il mulino era azionato da ruote orizzontali "a
ritrecine". Vi si conservano gli impianti e meccanismi originari, oltre al sistema di adduzione.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

(1) GANDINI 1891, I, 91; (2) C.I.I. 1888, 148.

63
Viano
S.POLO
alt. m. 230 IGM F 86 IV SE

Il borgo di S.Polo è situato a breve distanza, in direzione nord, dal Municipio del Comune di
Viano. La borgata, forse tra le più significative del territorio comunale, è caratterizzata da due
slanciate case a torre quattrocentesche inserite armoniosamente nell'ambiente paesaggistico
circostante. La prima torre si affaccia su di una piccola corte a lato della antica carreggiabile
diretta al castello Viano. Il pregevole fabbricato è costituito da una colombaia delimitata da
un cordolo in laterizio recante, superiormente, un articolato soffittino di gronda pure in
laterizio variamente disposto. A livello del terzo piano di abitazione è notabile una
interessante finestrella a mensole concave con architrave scolpito a rilievo con una rosa
celtica e due decorazioni fitomorfe. A quota del piano rialzato si osserva un pregevole
affresco quattrocentesco raffigurante la madonna con il Bambino, S. Antonio e l'arma
dell'antico committente. La seconda torre, ad impianto massiccio, mostra caratteri tipologici
similari. Nella facciata del fabbricato annesso rimane un portale settecentesco smussato con
arco a tutto sesto sormontato da una chiave recante il millesimo "1784". In prossimità del
Municipio è visibile una maestà a pilastro realizzata in cemento granulare di fattura
noceventesca. Nella nicchia figura una immagine a tutto tondo di S.Paolo. Nella località si
trovava l'antico oratorio di "S.Pauli" che divideva, in qualità di parrocchiale, l'attuale territorio
di Viano insieme con la chiesa del SS.mo Salvatore (1). La visita del Vescovo Coccapani del
1626 lo riscontra già in rovina (2). Fu sospeso dal culto nel 1851 e demolito nel 1914 per fare
posto al Palazzo Municipale (3). La sede "municipale" di Viano nel 1796 era nella casa di
Grassi Eugenio alla Colombaia, successivamente migliorata ed utilizzata fino al 1895. Il
presente edificio fu realizzato nel 1915-21 su disegno dell'Ing.Antonio Sartori (4).

(1) NEVIANI 1978, 123; (2) MILANI 1971, 162; (3) NEVIANI, op. cit.; (4) MILANI 1971, 209.

64
Viano
SPILLAMBORCHIA
alt. m. 190 IGM F 86 IV SE

Località situata in prossimità della sponda sinistra del torrente Tresinaro a valle della
provinciale Viano-Rondinara. Il toponimo si riferisce ad una casa a torre annessa ad un
fabbricato residenziale. Il corpo del complesso si articola su due livelli conclusi da una
colombaia. Numerosi interventi hanno modificato le originali caratteristiche architettoniche
dell'edificio tra cui recentemente la distruzione del balchio che si poteva osservare nel fianco
occidentale. A breve distanza dall'edificio si osserva una maestà novecentesca a pilastro con
nicchia recante immagini sacre della Beata Vergine.

65
Viano
VIANO/CHIESA PARROCCHIALE
alt. m. 211 IGM F 86 IV SE

L'Artioli non esclude che a Viano si possa riferire il "Vivianum" citato in un documento del
1044 (1). La chiesa di S.Salvatore è nominata nel 1187 ma, al tempo, si trovava presso il
castello (2). Nel 1302 figura come dipendente della Pieve di Baiso. La visita pastorale del
1543 riscontra l'edificio in stato pericolante. La chiesa, rovinata, fu poi riedificata nel 1582 nel
luogo attuale; la costruzione non era ancora completata nel 1594 (3). A seguito delle piene

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

- 249 -
Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

del Tresinaro si dovette rifare l'edificio verso il 1679 quando la visita del Vescovo Bellincini
riporta una prima parte costruita di nuovo e la seconda ancora vecchia. Nel 1666 si ha
notizia di un oratorio privato della famiglia Piazzi. Agli inizi del XVIII secolo la chiesa è ad una
nave con tre altari. La visita Forni del 1724 trova la Chiesa completamente ricostruita (4). La
canonica verrà rinnovata nel 1890 mentre importanti lavori di ripristino alla chiesa sono
eseguiti nel 1970 ca.. La villa dipendeva dal castello dei Fogliani. Nel 1596 ne viene
infeudato il Conte Pompeo Aldrovandi ai cui discendenti Aldrovandi-Marescotti rimarrà fino
alla soppressione dei feudi (5). La popolazione era agli inizi del '600 di 200 abitanti passati a
350 dopo un secolo (6) ed a 487 alla fine del '700 mentre la contea comprendeva 620
persone (7). Con la Restaurazione il Comune venne aggregato a Carpineti. Verrà istituito
autonomamente con il Decreto Farini del 1859 (8). La chiesa parrocchiale sorge a breve
distanza ad est del capoluogo. Presenta una bella facciata settecentesca scandita da lesene
e conclusa da un frontespizio triangolare. L'unità verticale del prospetto è interrotta da due
alte cornici marcapiano sagomate. Il portale, riquadrato, è a tutto sesto. Superiormente si
apre una ampia finestra archivoltata con relativo frontespizio. L'interno è ad una unica nave,
con cappelle laterali, in volto; vi si trovano artistici stucchi. Il campanile con cella a bifore,
cuspidato, svetta sulla parte posteriore dell'edificio. In prossimità sorge il complesso della
canonica caratterizzato da un bel loggiato a cinque luci sorretto da colonne a tutto tondo; una
breve scalinata a doppia rampa convergente introduce al loggiato. Il fabbricato mostra
caratteristiche riferibili al XVIII secolo.

(1) Il Querciolese 1981, I, 49-54; (2) SACCANI 1926, 14; (3) MILANI 1971, 155-166; (4) MILANI, op. cit.; (5)
BERTOLANI 1965, 153; (6) MILANI, op. cit.; (7) RICCI 1788, 251-252; (8) MILANI, op. cit..

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa

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Carta dell’insediamento storico nel comune di Carpineti
Carpineti, Pieve San Vitale Carpineti, Marola-Pantano - Cà Nuova

Carpineti, Regigno Carpineti, Savognatica


Carta dell’insediamento storico nel comune di Canossa (Ciano d’Enza)
Canossa, Casa Carli Canossa, Casa Carli

Canossa, Cavandola Canossa, Cavandola


Carta dell’insediamento storico nel comune di Casina
Casina, Monchio dè Ferri Casina, Paullo

Casina, C.Vaglio Casina, Pianzo


Carta dell’insediamento storico nel comune di Castelnovo ne’ Monti
Castelnovo nè Monti, Pietradura

Castelnovo nè Monti, Piazza

Castelnovo nè Monti, Villaberza Castelnovo né Monti, Gatta


Carta dell’insediamento storico nel comune di San Polo d’Enza
San Polo d'Enza, Convento di Monfalcone San Polo d'Enza, Pieve

San Polo, Convento di Monfalcone

San Polo d'Enza, Fontaneto


San Polo d'Enza, Caviano

San Polo d’Enza, Grassano


Carta dell’insediamento storico nel comune di Quattro Castella
Quattro Castella, I quattro colli con il Castello di Quattro Castella, Salvarano
Bianello

Quattro Castella, Montegaio Quattro Castella, Villa Caselli

Quattro Castella, Il più bello


Quattro Castella, Casa torre Quattro Castella, Palazzo Sant’Anna

Quattro Castella, Chiesa di San Antonino


Carta dell’insediamento storico nel comune di Montecchio Emilia
Montecchio Emilia, C.Pozzi (Aiola) Montecchio Emilia, Santa Lucia

Montecchio Emilia, Levata


Carta dell’insediamento storico nel Comune di Viano
Viano, Cà Bersana, casa torre. Viano, Ca’ de Pazzi, casa a torre

Viano, S.Maria di Castello, borgo storico.

Viano, Cadonega, casa torre.


Carta dell’insediamento storico nel Comune di Castellarano.
Castellarano, la Torre dell’Orologio. Castellarano, La Rocca.

Castellarano, Castello di S. Valentino.


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Allegato 2.C

I CASTELLI DI MATILDE DI CANOSSA1

Comune di Canossa
 Castello di Canossa
 Castello di Rossena
 Torre di Rossenella

Comune di Carpineti
 Castello di Carpineti
 Castello di Mandra

Comune di Casina
 Castello di Sarzano

Comune di Castellarano
 Rocca di Castellarano
 Rocchetta di Castellarano
 Castello di San Valentino

Comune di Castelnovo ne’ Monti


 Castello di Castelnovo ne’ Monti
 Castello di Bismantova
 Torre di Felina
 Castello di Montecastagneto

Comune di Montecchio Emilia


 Castello di Montecchio Emilia

Comune di Quattro Castella


Complesso delle Quattro Castella
 Castello di Bianello
 Monte Vetro
 Monte Lucio
 Monte Zane

Comune di San Polo d’Enza


 Borgo fortificato di San Polo d’Enza

Comune di Viano
 Castello di Viano

1
Sono stati ricompresi le architetture o i resti archeologici di proprietà pubblica e quelle oggetto di scavi e convenzioni.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Comune di Canossa

 Castello di Canossa
Proprietà: Demanio dello Stato-MiBAC
N.C.E.U.: Fg. 17, mappali 84-85-88-89
Vincolo: Declaratoria 19/1/1981
Uso attuale: Monumento Nazionale.
Cordinate geografiche UTM: 32 T 2615607.64 E 4936872.69 N

Descrizione
Canossa rappresenta un mito nella storia universale. “Andare a Canossa”, in oltre 30 lingue,
è sinonimo di umiliazione e perdono.
Canossa svolse un ruolo centrale nella storia europea, al tempo della lotta tra Impero e
Papato per le investiture dei vescovi, quando era retto dalla grande contessa Matilde.
L’immagine più famosa legata alla storia del castello è quella dell’imperatore Enrico IV,
supplice in veste di penitente, in attesa di essere ricevuto da Papa Gregorio VII nel freddo
gennaio del 1077. L’eccellente posizione strategica di questo castello ha costituito un
caposaldo naturale fin dai tempi più remoti. Da esso era possibile collegare, mediante
segnalazioni visive, tutta la rete di castelli del feudo, che andavano ben oltre il confine
reggiano.
La leggenda vuole che il primo castello fosse costruito nella prima metà del X secolo da
Sigifredo da Lucca, guidato sul luogo da una cerva durante una battuta di caccia sugli
Appennini. Certo è invece il fatto che nel 950 qui trovasse rifugio, sfuggendo a Berengario re
dei Longobardi, la giovane vedova di Lotario, Adelaide, difesa e protetta da Azzo Adalberto di
Canossa, figlio di Sigifredo. Verso la metà del X secolo Azzo Adalberto impiegò gran parte
delle sue ricchezze per rendere munito e resistente il castello, che fu assediato nel 953 dai
Longobardi di Berengario. Canossa divenne il centro fortificato degli Attonidi, la potente
famiglia di origine longobarda che con Matilde svolse un ruolo centrale nella storia europea
agli inizi del Mille. Risale all’epoca di Matilde il momento di maggior splendore della rocca,
infatti il complesso cominciò a decadere alla morte della Gran Contessa, passando di
proprietario in proprietario perché Matilde non aveva lasciato eredi diretti. Dal 1878, ormai
divenuto rudere, divenne proprietà dello Stato Italiano e oggetto di restauri e scavi
archeologici.
Gli scavi e le testimonianze documentarie ci permettono di ricostruire la struttura del maniero.
La difesa era assicurata da tre cinte di mura entro le quali venivano incluse le abitazioni del
borgo ai piedi della roccia, gli alloggi dei soldati, le scuderie, i depositi collocati lungo il
pendio. Vi era una strada carrabile che saliva con forte pendenza verso la parte alta della
fortezza. Tre porte facevano da passaggio: una alla base, una in ingresso alla seconda cinta
muraria, la terza dava ingresso al castello vero e proprio. Nel punto più elevato del colle si
erigeva il mastio che inglobava la cisterna principale. Oltrepassata la griglia ferrata
dell’ingresso, vi era un piccolo cortile che immetteva in una piccola piazza d’armi con il
palazzo signorile, mentre gli altri due lati erano occupati da edifici residenziali. A sud del
palazzo signorile vi era una elegante struttura chiusa da due torrette che immetteva nel
vestibulum, tramite il quale si accedeva alla chiesa di S.Apollonio e da qui al convento con le
celle dei monaci.
Le devastazioni degli uomini e del tempo, aggiunte a rovinosi fenomeni franosi, hanno fatto
crollare gran parte della rupe; nonostante i pochi ruderi rimasti si intuisce la grandezza della
rocca prediletta da Matilde e la potenza delle strutture di cui rimangono tracce delle mura
meridionali e della cripta della chiesa di Sant’Apollonio.
Al centro del complesso, dove un tempo era il palazzo, protetto dal mastio, ora si trova il
Museo “Naborre Campanini”, in cui sono conservate testimonianze del luogo, in particolare
un prezioso fonte battesimale monolitico del XII sec.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Cronologia storica

Metà del X secolo. Atto Adalberto inizia l’incastellamento dell’Appennino reggiano. Canossa,
subito a levante del fiume Enza, diventerà il centro di scacchiere del sistema fortificato

950. Adelaide, vedova di Rotario I re d’Italia, ottiene rifugio a Canossa. Il suo successivo
matrimonio con l’imperatore Artone il Grande agevolerà l’ascesa della potenza degli Attonidi.

953. Assedio alla rocca da parte di Berengario, re dei Longobardi, che si protrae per tre anni
e mezzo.

957. Assedio da parte di Alberto, figlio di Berengario.

1077. Nel gennaio di quest’anno si svolge l’evento storico che ha reso celebre il castello; la
penitenza di Enrico IV e la sua assoluzione da parte del papa Gregorio VII.

1082. Il tesoro aureo della chiesa di Sant’Apollonio viene inviato da Matilde a papa Gregorio
VII, impegnato nuovamente nella lotta contro l’imperatore Entico IV.

1092. Enrico IV, dopo l’assedio di Monteveglio, tenta l’assalto alla rocca, ma è sconfitto dalle
truppe di Matilde.

1102. Matilde rinnova la donazione di tutti i suoi beni alla Chiesa.

1106. Il castello viene ulteriormente ampliato e fortificato da Matilde.

1115. Alla morte della contessa Matilde i castelli compresi nell’ampio patrimonio canossano
rimangono temporaneamente in potere dei capitani per poi venire incamerati dall’impero, con
continue rivendicazioni da parte della chiesa.

1255. Assalto e distruzione da parte delle milizie reggiane del castello. Vengono risparmiati il
monastero e la chiesa di Sant’Apollonio. Probabile primo cedimento sulla rupe dalla parte
meridionale.

1321. Il castello viene in possesso del Comune di Reggio che ne affiderà la custodia al conte
Albertino Canossa di Bianello.

1391. Un castellano di Canossa, Antonio degli Arrigoni deruba il tempio di Sant’Apollonio.


Viene sospesa la celebrazione dell’ufficio religioso e i monaci trasferiti a Reggio.

1409. Gli Estensi, al governo di Reggio, ampliano gradualmente il loro dominio sulla
montagna e danno inizio a un organico sistema di potenziamento delle strutture fortificate.

1412. Seconda distruzione del castello ad opera di Guido Torello e Gozzardino dei
Gozzardini, capitani dell’esercito estense.

1449. Il marchese di Ferrara Leonello d’Este acquista il castello per 1000 ducati d’oro e ne
inizia, dopo due anni, il restauro.

1502. Ludovico Ariosto, nominato da Ercole I capitano della rocca, vi risiede per sei mesi.

1512. Cessa il dominio estense nel distretto di Reggio e il castello passa allo Stato pontificio.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

1523. Con la fine del dominio pontificio e l’occupazione di Reggio da parte degli Estensi, si
consolidano le fortificazioni appenniniche.

1557. Ottavio, duca di Parma, attacca la rocca con le artiglierie, con conseguenti gravi
distruzioni. E’ probabile che in quest’occasione siano stati arrecati anche gravi danni al
monastero e al tempio di Sant’Apollonio.

1558. Alfonso I d’Este costringe il castello alla resa togliendolo ai Farnese. Ristrutturazione
successiva del palazzo e fortificazione della cinta difensiva.

1570. Sono investiti del feudo i Ruggeri che trasformano il castello in dimora signorile.

1593. Il feudo passa a Ercole e Camillo Rondinelli.

1642. Il castello passa ai Valentini di Modena per investitura di Francesco I.

1796. Soppressione dei feudi con l’avvento di Napoleone e passaggio dei feudi ai distretti.

1805. Napoleone sancisce con decreto che Canossa rimanga comunque comune autonomo
e faccia parte del distretto di Reggio.

1815. Reintegrazione dei domini ai proprietari dopo il Congresso di Vienna.

1821. Il castello subisce distruzioni da parte degli abitanti dei dintorni che radono al suolo
quanto ancora esiste. E’ l’ultima distruzione di Canossa.

1831. La rupe è interessata da un violento terremoto.

1846. Ulteriore smottamento del terreno: si stacca dalla rupe un masso enorme.

1861. Con l’Unità d’Italia i castelli passano in giurisdizione ai rispettivi comuni. Canossa viene
aggregata al Comune di Ciano d’Enza.

1877. I soci della sezione del CAI della Val d’Enza iniziano una campagna di scavi sulla rupe
sotto la direzione di Gaetano Chierici per riportare in luce i ruderi ancora esistenti.

1878. La rupe è acquistata dal governo italiano e dichiarata monumento nazionale.

1893. Per iniziativa di Naborre Campanini viene costruito sulla sommità della rupe un museo
che raccoglie vari reperti provenienti dai ruderi del castello e dalle zone circostanti. Di
particolare rilevanza la vasca battesimale.

Anni 1980. Consolidamento della rupe sul versante nord e delle strutture murarie della cripta
nella fascia di sud est da parte della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici
dell’Emilia.

1999-2000. Lavori in corso da parte della stessa Soprintendenza per opere di


consolidamento alla rupe e di ristrutturazione al Museo.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Ortofoto

Estratto I.G.M.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto C.T.R.

Estratto Catastale

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto P.T.C.P

Estratto P.R.G.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Adunanza della sezione C.A.I. a Canossa, 1877

Avanzi del Castello di Canossa veduti dagli Alpinisti


della Sezione dell’Enza il 31 Maggio 1877. E.Spagni,
G.F, Relazioni delle gite

Castello di Canossa. In primo piano Naborre


Campanini, 1919 c. (Fototeca Biblioteca Municipale di
Reggio Emilia)
Mappa del Castello di Canossa. G.Chierici, 1880.
(Archivio centrale dello Stato, Roma)

Foto storica del Castello di Canossa (Archivio


Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio
delle Provincie di Bologna, Modena e Reggio Emilia) Foto storica del Castello di Canossa

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Foto aerea della rupe del Castello di Canossa Vista del museo e dei resti del Castello di Canossa

Museo del castello di Canossa

Interno del museo di Canossa

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

 Castello di Rossena
Proprietà: Ente Pia Dottrina Cristiana (Diocesi Reggio Emilia e Guastalla)
N.C.E.U.: Fg.14, mappali 21-22-23-24-25-26-27-28-29-30
Vincolo: Decreto 6/10/1939
Coordinate geografiche UTM: 32 T 613160.77 E 4937531.95 N

Descrizione
Il castello di Canossa era difeso a ponente dalla roccaforte di Rossena, a sua volta affiancata
dalla torre segnaletica di Rossenella. Il profilo della fortezza e della torre, impiantati su un
rossastro colle vulcanico, costituisce uno degli scorci paesaggistici più suggestivi di tutta
l'area matildica. A differenza di altri castelli che nel tempo si sono trasformati in residenze
signorili, Rossena ha conservato l’impianto originario di macchina da guerra che doveva
fermare eventuali aggressioni provenienti dalla Valle dell’Enza. Il maniero forse fu edificato
da Azzo Adalberto, bisavolo di Matilde, nel 950. All’inizio si trattava di un mastio isolato, la cui
struttura è ancor oggi ben visibile al centro della fortificazione; questa primitiva torre venne
poi inglobata in una cinta quadrilatera, a sua volta circondata da altre costruzioni. Nel 1300 la
famiglia dei Da Correggio prende il possesso di Rossena e, salvo brevi interruzioni, lo tiene
sino al 1612. La rocca e la torre nel 1557 subiscono danni per un assalto delle milizie del
Duca di Ferrara a causa dello scoppio del magazzino delle polveri. Nel 1613 il feudo passa a
Ranuccio Farnese, signore di Parma. Da questo momento il castello entra a far parte
integrante del ducato di Parma e Piacenza fino al 1847 quando il castello viene aggregato al
Ducato di Modena e Reggio. Si accede al maniero percorrendo l’unica strada del borgo
medioevale che conserva ancora la tipologia e l’assetto urbanistico antico. Un grande portale
immette nella prima cerchia di mura, dove c’è l’antica chiesetta di S. Matteo, da qui per una
ripida scala si sale verso l’interno della fortezza, giungendo ad un ampio terrazzo circondato
dal camminamento di ronda. L’interno del castello, che in antico ospitava solo soldati, è stato
sistemato a dimora signorile dal 1300 in avanti e conserva sale affrescate, una cappella,
stanze di ricevimento.
Di proprietà dell’Istituto della Pia Dottrina, Rossena ha subito un profondo restauro in
occasione del Giubileo dell’anno 2000, condotto dall’Arch. Fausto Bisi, che ne ha permesso il
recupero per usi ricettivi. Oggi ospita un ostello con una cinquantina di posti letto. Dal
cammino di ronda si ammira uno splendido panorama che spazia sulla valle dell’Enza e sulla
riserva naturale di Campotrera dove il paesaggio è dominato da aspre rocce vulcaniche
rossastre, le stesse rocce che, con il loro colore, hanno dato il nome al castello. Di fronte a
Rossena si staglia la torre di Rossenella.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Ortofoto

Estratto I.G.M.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto C.T.R.

Estratto Catastale

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto P.T.C.P

Estratto P.R.G.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Foto storica del Castello di Rossena Foto aerea del Castello di Rossena

Castello di Rossena Vista sud-ovest del Castello di Rossena

Castello di Rossena

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Cappella Museo

Stanza delle virtù

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

 Torre di Rossenella
Proprietà: Comune di Canossa
N.C.E.U.: Fg.14, mappale 320
Vincolo: Decreto 17/5/1932
Coordinate geografiche UTM: 32 T 613144.78 E 4937566.50 N

Descrizione
Collocata su un picco roccioso a sud della rupe di Rossena, la Torre di Rossenella risale al
XII- XIII secolo. Appartenuta ai Correggeschi, dopo la scomparsa di Giberto Azzo da
Correggio nel 1402, il Duca di Milano, signore di Parma, investì Rossena, Gombio e
Rossenella ad Ottobono Terzi.
Ritornò poi sotto ai Da Correggio fino alla confisca del feudo da parte del Duca Ranuccio
Farnese.
E’ un possente torrione a pianta quadrata, esemplare modello di antica torre difensiva,
chiamata anche “Guardiola”. Corrisponde ad un modulo costruttivo diffusissimo con il quale
furono edificate diverse strutture difensive nelle terre matildiche sullo scorcio del X secolo. La
torre, come la rocca, s'innalza alle due sommità della formazione vulcanica dal singolare
profilo bicipite.
Essa è orientata secondo le coordinate cardinali, con i lati lunghi rivolti a nord e a sud ed i lati
corti ad est e ovest. Strutturata su tre piani: il piano terra, senza accesso, veniva utilizzato
come magazzino viveri; Il piano superiore venne utilizzato probabilmente come abitazione
dal feudatario o dal capitano posto a difesa della postazione, o con funzione di avvistamento.
Un’unica feritoia strombata costituiva l’apertura al piano terra. Fori di ridottissime dimensioni,
delimitate da conci lapidei, costituivano le finestre: in tal modo veniva garantita l’osservazione
di sicurezza.
Singolare l’ampio varco interno tagliato secondo un profilo antropomorfo, che consentiva il
movimento all’armigero. Nel lato sud, nella zona dove la roccia è a strapiombo, si possono
ancora notare due particolari aperture sovrapposte: i servizi igienici. La torre è stata
recentemente acquistata dal Comune di Canossa che ne ha intrapreso il restauro a cura
dell’arch.Franca Manenti Valli.
La sua ubicazione consente l'accesso alla riserva naturale di Campotrera.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Ortofoto

Estratto I.G.M.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto C.T.R.

Estratto Catastale

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto P.T.C.P

Estratto P.R.G.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Foto storica del Castello di Rossena e della Torre


di Rossenella

Primo piano della Torre di Rossenella

Torre di Rossenella

Vista della Torre di Rossenella e del castello di


Rossena

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Comune di Carpineti

 Castello di Carpineti
Proprietà: Provincia di Reggio Emilia e Comune di Carpineti
N.C.E.U.: Fg.48, mappali 266-267 (Provincia di Reggio Emilia), mappali A-B (Comune di
Carpineti)
Vincolo: Decreto 14/07/1910 e Decreto 29/07/1988
Coordinate geografiche UTM: 32 T 620937.98 E 4923501.69 N

Descrizione
Il castello di Carpineti, uno dei prediletti da Matilde, si trova ad 800 m d’altezza, in una
posizione strategica a guardia delle vallate del Secchia e del Tresinaro. Ciò che rimane
dell’antico maniero è stato restaurato con cura ed offre anche la possibilità di un percorso
didattico-museale di grande interesse. La naturale posizione di difesa fa supporre che le
origini della cinta muraria risalgano all’epoca delle invasioni ungare, mentre la costruzione
del primo fortilizio difensivo viene fatta risalire al X secolo, per opera di Atto Adalberto, avo di
Matilde. Il padre di Matilde, Bonifacio, nel 1043 risulta l’amministratore del castello, mentre
più tardi la stessa Gran Contessa ne valorizzerà il complesso, provvedendolo di un doppio
ordine di mura e di una cappella, ancora oggi conservata. Per quasi mezzo secolo Carpineti
fu al centro del mondo cristiano, nel periodo della lotta per le investiture. Nel 1077 la fortezza,
posta in un punto strategico sul monte Antoniano lungo lo spartiacque tra la vallata del
Secchia e quella del Tresinaro, ospita papa Gregorio VII, reduce dall’incontro di Canossa.
Nel 1082 accoglie il vescovo di Lucca Anselmo. Nel 1092 Matilde aduna a Carpineti
l'assemblea di vescovi, prelati e monaci che decide la continuazione della guerra contro
Enrico IV. La morte di Matilde chiude il periodo più intenso della vita di questa fortificazione,
che venne poi rivendicata dall’imperatore Enrico V, che qui vi dimorò nel 1117 con la moglie.
Nei secoli seguenti si susseguono al potere più proprietari, fra i quali anche il leggendario
"bandito della montagna" Domenico Amorotto (secolo XVI). Di proprietario in proprietario il
castello è infine acquisito,nel 1978, dalla Provincia di Reggio, che ne ha iniziato consistenti
restauri conservativi a cura dell’arch.Maria Cristina Costa, dalla fine degli anni ’80 ai giorni
nostri.
La struttura dell’insieme è quella di un castello-recinto in cui una prima cinta muraria con una
cinta a pianta irregolare prossima tuttavia ad un trapezio includeva originariamente il borgo
con la chiesa di S. Andrea. Un camminamento coperto a cannocchiale immette nello spazio
dove si articolano i diversi edifici, di cui il principale è il Palatium, la dimora del signore. In
fondo al complesso vi è un altro elemento della cinta difensiva: il rivellino a forma circolare,
del XIV sec. All’interno del castello si sviluppava un altro circuito di mura che delimitava l’area
del Dongione, ossia lo spazio fortificato, più ridotto ed elevato, posto all’interno della cerchia
murata. Qui vi erano le costruzioni militari e residenziali più importanti, come il mastio e le
cisterne d’acqua. La possente torre quadrata si sviluppava su quattro piani; dalla sua cima
ancora oggi si può godere di un panorama a 360°. All’interno del borgo ben conservata è la
cappella di fondazione matildica. In stile romanico, conserva all’interno murature originali a
grossi blocchi e la mensa d’altare con la data 1145.
Appena sotto il castello si ammira, ben conservata, una chiesa di stile romanico dedicata a
Sant’Andrea, consacrata il 20 settembre 1117 dal vescovo Bonseniore; conserva all’interno
murature originali a grossi blocchi e la mensa d’altare con la data 1145.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Ortofoto

Estratto I.G.M.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto C.T.R.

Estratto Catastale

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto P.T.C.P

Estratto R.U.E.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Foto storica del Castello di Carpineti Vista aerea del Castello di Carpineti da nord

Vista aerea del Castello di Carpineti da sud Foto da terra del Castello di Carpineti

Ritrovamento chiesa interna al castello

Particolare dei resti della mura del Castello

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

 Castello di Mandra
Proprietà: Parrocchia di Pianzano
N.C.E.U.: Fg.19, mappali 54-A
Vincolo: Decreto Lgs.vo n° 42/2004 art.15 c.1
Coordinate geografiche UTM: 32 T 622967.30 E 4925623.77 N

Descrizione
Interessante complesso dominante il corso del torrente Tresinaro sulle pendici del
M.Uccellara. Il castello è nominato in una carta del 1115 e fu per lungo tempo in possesso
della famiglia che ne prese il nome. Nel trattato con Bernabò Visconti del 1373 figura tra i
castelli assegnati a Guido Savina Fogliani ma affidato in "gestione" a Matteo e Giorgio
Cattani, forse discendenti della famiglia da Mandra. Si assoggetta infine nel 1427 a Nicolò III
d'Este. Passa nel 1709 al Marchese Molza ed infine alla fine del Settecento come feudo
della casa d'Ottone Chiodini della Lunigiana.
Poche tracce rimangono dell'antico castello; sono visibili parte della cinta muraria e di un
torrione quadrangolare adibito a fienile. L'unica emergenza è costituita dall'oratorio con gli
edifici annessi, retaggio della antica chiesa castellana dedicata a San Martino.
Per il recupero dei resti del castello e dell’oratorio è stata sottoscritta una convenzione tra
Club Unesco di Reggio Emilia e la Parrocchia di Pianzano, cui appartiene l’immobile, in base
alla quale è stato possibile attuare nel 2008 un primo cantiere di restauro sotto la direzione
della competente Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Ortofoto

Estratto I.G.M.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto C.T.R.

Estratto Catastale

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto P.T.C.P

Estratto R.U.E.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Vista aerea della chiesa e dei resti del castello di Vista aerea della chiesa e dei resti del castello di
Mandra Mandra

Resti del castello di Mandra

Chiesa di Mandra

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Comune di Casina

 Castello di Sarzano
Proprietà: Comune di Casina
N.C.E.U.: Fg.38, mappali 112-113-114-115-117-A-466
Vincolo: Tutela Prot. N. 7562/21-10-1980
Coordinate geografiche UTM: 32 T 618440.85 E 4930448.21 N

Descrizione
Il Castello di Sarzano si trova nel territorio di Casina, a circa 30 km a sud di Reggio Emilia.
Ciò che rimane dell’antico maniero (porta d’ingresso, mastio, campanile e piccolo borgo con
la chiesa di San Bartolomeo) si trova su di un colle che fin dall’antichità era una difesa per la
strada che da Reggio portava in Toscana. Il primo documento che ne attesta l’esistenza è del
958, in un antico rogito di un avo di Matilde, Adalberto. Nel 1116 abbiamo notizia del castello
e di una cappella. Nel XIII secolo vi si instaura la famiglia dei Fogliani. Seguono le signorie
dei Canossa e dei Visdomini. Nel 1694 con la morte dell’ultimo Visdomini, il feudo passa
nelle mani dei Carandini che ristrutturano la rocca nel 1698, come ricordava una bella pietra
scolpita posta sulla porta di ingresso, purtroppo trafugata in anni recenti, fino a diventare, nei
nostri giorni, proprietà comunale.
In origine la struttura del castello era organizzata all’interno di tre cerchia di mura; quella
inferiore aveva tre porte d’accesso e comprendeva la chiesa e un’abitazione civile. Le due
superiori erano concentriche: quella mediana conchiudeva un piazzale a recinto a uso ricetto
e difesa degli abitanti, delimitato internamente da un fossato con ponte levatoio e cortile
interno con bastione merlato, mentre la cortina superiore delimitava un cortile con torre
difensiva più alta. L’attuale impianto è frutto dei rifacimenti del XV secolo, al tempo del
marchese Nicolò III Este. Ciò che oggi Rimangono una torre, adibita poi a campanile, il
mastio dalle rilevanti dimensioni, con merlatura guelfa provvista di piombatoi e coperta da
tetto e i resti della cinta muraria. Notabile l’ingresso di cui si conserva la porta, con massiccio
architrave. Suggestiva la vista sulle vette del crinale tosco-reggiano dalla sommità del colle. Il
complesso è stato acquistato dal Comune di Casina che ne ha avviato il piano di recupero ed
una serie di interventi di restauro curati dagli architetti Walter Baricchi e Paolo Soragni che
hanno permesso il ripristino di gran parte delle sue strutture. Con i fondi statali stanziati per il
Giubileo dell’anno 2000 si è già completato il recupero degli edifici del borgo, dove oggi sono
a disposizione del turista un raffinato ristorante e nove camere doppie per l’alloggio. In
particolare, la ex chiesa parrocchiale di S.Bartolomeo, oggi sconsacrata, è diventata una sala
convegni per cento posti particolarmente raffinata, con evidenziati gli affreschi e gli elementi
decorativi cinque-secenteschi scoperti durante i lavori ristorazione. Da segnalare, nella
chiesa, un altare altomedioevale, la scoperta più importante effettuata durante la recente
campagna di restauro.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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Ortofoto

Estratto I.G.M.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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Estratto C.T.R.

Estratto Catastale

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto P.T.C.P

Estratto P.S.C.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Foto storica del castello di Sarzano Foto aerea del castello di Sarzano

Foto della Torre e del Torrazzo del castello di Sarzano Chiesa del castello di Sarzano

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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Interni della chiesa del castello di Sarzano

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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Comune di Castellarano

 Rocca di Castellarano
Proprietà: privata
Vincolo: Decreto 17/7/1964
Coordinate geografiche UTM: 32 T637485.45 E 4930097.64 N

Descrizione
Il complesso, acquistato dal Comune di Castellarano, è stato oggetto di un importante
restauro e recupero funzionale, curato dagli architetti Walter Baricchi e Paolo Soragni tra il
2000 e 2003.
Il borgo con il castello sorge sopra un colle, prospiciente il fiume Secchia, un tempo
interamente circondato da mura che facevano capo alla Rocchetta.
La Rocca dovrebbe risalire a Matilde di Canossa che comunque l'affida ad un suo
vassallo, Raniero, poi Conte di Castellarano. Nel 1257 la Rocca viene distrutta. Numerose
sono le trasformazioni ed i ripristini seguiti nel tempo. Una gravissima manomissione
ebbe luogo nel 1557 o 1558 con la rovina anche di parte della torre. Le strutture superstiti
furono adattate ad abitazione. Nel 1741 il Marchese Carlo Filiberto IIl riformò in palazzo
signorile con giardini e fontane. A lui si deve anche la costruzione dell'acquedotto, ad uso
romano, con cui dalla collina sovrastante condusse l'acqua necessaria. Lavori di
restauro su progetto dell'ingegnere Giovanni Costa dovettero essere effettuati nel 1777-
80. Dopo la morte del Vallotta nel 1795, il feudo e la rocca ritornarono sotto la dipendenza
della Camera Ducale. Gran parte degli arredi con statue, balaustre ed un camino furono
trasferiti dal Duca nella villa di Mugnano. Con la venuta dei francesi nel 1796 la rocca fu
spogliata del rimanente e venduta alla famiglia Canevazzi. Da questa passò nell'Ottocento
ai Casali, i cui eredi tuttora la detengono. Il castello fu pressochè dirottato in seguito ad azioni
belliche durante la seconda guerra mondiale. Rimasto per quasi trent'anni in quelle
condizioni, è stato fatto in gran parte ricostruire negli anni 1973-74. Si evidenzia la torre
quadrata con coronamento merlato. Dal muro di cinta del piazzale emerge un torrione di
vedetta provvisto di orologio. Ha un robusto basamento che scende lungo il bastione e si
affonda nelle fosse che circondano il castello verso la valle.

 La “Rocchetta”
Proprietà:Comune di Castellarano
Vincolo: Decreto: 18/4/1910
Coordinate geografiche UTM: 32 T 637490.71 E 4929975.96 N

Descrizione
Il complesso fortificato consiste di due parti distinte:ai piedi della collina appunto la
cosiddetta "Rocchetta", un fortilizio dall'esterno apparentemente lineare, costituente una
sorta di enorme rivellino nei confronti del castello posto invece sulla collina. Occorreva
entrare nella Rocchetta ed attraversare il suo angusto e ben controllabile cortiletto per salire
a quello. La Rocchetta possiede in realtà una pianta irregolare, munita di tre porte un
tempo con saracinesche. Tuttora essa forma un ambiente di notevole interesse e
comunque la parte più singolare e meglio conservata dell'intero sistema. Il suo aspetto
esterno è caratterizzato da una torre centrale in corrispondenza dell'ingresso archiacuto,
con apparato a sporgere sull'intera sua estensione, costituito da beccatelli che reggono una
vera e propria muratura a sbalzo forata da finestre ad arco scemo con una torre a sinistra
sbieca. Delle tre porte della Rocchetta due sono " esterne" mentre la terza, munita di
piombatoie, porta direttamente al castello.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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Ortofoto

Estratto I.G.M.

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Estratto catastale

Estratto C.T.R.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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 Castello di San Valentino


Proprietà: Comune di Castellarano
Vincolo: Decreto 24/2/1917
Coordinate geografiche UTM: 32 T 635469.33 E 4932277.06 N

Descrizione
Il luogo di S. Eleocadio (S. Valentino) e` indicato su una carta del 1010 e la corte
compresa tra i possedimenti del Vescovo di Reggio in un Diploma del 1160
concesso dall'Imperatore Federico I. Nel 1070 il Vescovo di Reggio vi teneva un presidio e
cio` fa pensare che all'epoca gia` fosse esistente un castello di cui nel 1205 i Signori di
Magreta possedevano la nona parte. Gli stessi presteranno il giuramento di fedelta` al
Comune di Reggio. Molti beni, anche allodiali, aveva la chiesa di Reggio in quel territorio
poiche` il Vescovo Pietro nel 1210 ne diede l'investitura ai Signori del Gesso. Nel 1255 il
castello passo` ai Fogliani e quindi distrutto nel 1288 durante la lotta tra le frazioni di
questa casata, che lo riebbe nel 1296. Nel 1320 il castello fu occupato dai reggiani e
nuovamente distrutto nel 1341 dai Gonzaga. Ricostruito da Bonifacio Fogliani nel 1350,
venne ceduto da Guido Savina nel 1373 ai Visconti insieme ad altri 24 castelli tra cui
anche Rocca Tiniberga. Pervenuto in dominio degli Estensi questi, nel 1432, lo diedero a
Jacopo Gilioli. Nel 1455 Leonello d'Este cedette il feudo alla famiglia Sacrati di Ferrara in
permuta del Castello di Fusignano in Romagna; nel 1507 Jacopo Sacrati ne ottenne
l'investitura. S. Valentino rimarra` sotto il governo di questa famiglia fino alla fine del secolo
XVIII quando passo` a far parte del Comune di Castellarano. In quest'epoca il Ricci ne
riporta la popolazione in 349 abitanti. Il castello e` attualmente in proprieta` della famiglia
Messori Passatore di S. Giorgio. Castello e borgo determinano un impianto tipicamente
medievale, arroccato su un costone elevato, tra le valli del Tresinaro e del Secchia, a
sviluppo lineare focalizzato sull'emergenza del castello cui si accede per un erta
stradetta fiancheggiata da case. All'inizio del borgo sono ancora individuabili le tracce del
portale d'ingresso e di un largo fossato. Spicca il torrione merlato medievale unito alla
parte dell'antico maniero ricostruito nel XVI secolo. Oltre alla torre seicentesca documentata
anche da una piccola lapide datata "Aprile 1384" che ricorda i restauri del Fogliani, e le
mura perimetrali di sostegno a forte scarpata, e` da segnalare un bel loggiato cinquecentesco
con quattro colonne in pietra, decorate da capitelli con lo stemma della famiglia Sacrati. Lo
stesso stemma orna anche un camino in arenaria con decorazioni a fogliami ed animali,
posto in una sala al piano terreno . Entro il recinto del castello si trovava anche un oratorio
dedicato a S. Biagio, diroccato nel 1707. In suo luogo e` stato in seguito costruito un
oratorio dedicato a S. Domenico ed alla Madonna del Rosario.
Il castello, acquistato dal Comune di Castellarano,è stato oggetto nel 2008 di un primo
intervento di restauro. Nel 2010 uno scoscendimento ha causato il parziale crollo delle
murature di contenimento.

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Ortofoto

Estratto I.G.M.

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Estratto catastale

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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Comune di Castelnovo ne’Monti

 Castello di Castelnovo ne’Monti


Proprietà: Comune di Castelnovo ne’ Monti
N.C.E.U.: Fg.37 Map.363
Vincolo: Decreto 4/7/1911
Coordinate geografiche UTM: 32 T 611145.77 E 4921089.92 N

Descrizione
Le notizie su Castelnovo ne’ Monti e sul suo castello sono poche e frammentarie. Un fortilizio
(castrum) sulla Pietra di Bismantova venne costruito dai Romani, probabilmente sul sito di
una preesistenza ligure, per controllare le popolazioni residenti nelle zone circostanti.
Con la caduta dell’Impero romano il presidio passò ai bizantini. Nella seconda metà del X
secolo il castrum passò sotto il controllo dei Canossa.
Tra il 1062 e il 1100, viene costruito un nuovo castello sul monte che sovrasta Castelnovo - il
“castrum novum” che doveva poi dare il nome al paese, in contrapposizione al “castrum
vetus” che sorgeva su Bismantova. Nel 1111 il nuovo castello fu donato da Matilde al
monastero di Canossa, insieme con Felina e Sarzano. In una bolla di Adriano IV del 1156
vengono confermati a Manfredi, abate di quel monastero, Sarzano e Felina e Castrum
Novum cum capella et curte, e lo stesso si dirà in un'altra carta del 1188. Nel 1257, gli Abbati
perdettero Castelnovo, che venne occupato da Bernardino Fogliani e da Rolandino Canossa.
In seguito, il feudo restò ai Canossa che ne rimasero padroni anche nel 1336, quando Luigi
Gonzaga, divenuto signore di Reggio, fece distruggere le fortificazioni di Castelnovo. Nel
1415, gli Estensi ebbero la signoria di Castelnovo, che divenne poi sede di Podesteria unita a
Felina, formalmente riconosciuta nel 1492.
Con un decreto ducale del 1471 è istituita la Fiera di S. Michele. Da questo documento
apprendiamo che Castelnovo aveva non solo una rocca, ma anche una cinta di mura con le
sue porte. Nella tradizione degli anziani del paese è ancora viva la memoria di un piccolo
oratorio, dedicato a San Pancrazio, che si trovava sul monte Castello. Presso la torre vi
erano alcuni fabbricati che dovevano servire per i guardiani; alcuni erano interrati e servivano
forse da prigione. Alla superficie erano disseminate ossa umane, indizio di un antico cimitero.
A partire dai primi decenni del Novecento si è intensificata soprattutto negli anni ’50 la
piantumazione di essenze sempreverdi, incongrue con il contesto, che hanno
progressivamente e completamente occultato alla vista le rovine.
Attualmente sono visibili parte del mastio e lembi della cortina muraria, completamente
immersi nel bosco che domina la montagna. La torre è poco più di un rudere, in stato di
abbandono. Si ha notizia e documentazione dell’esistenza di quattro cunicoli sotterranei che
sboccano ai margini inferiori della pineta o del vecchio borgo.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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Ortofoto

Estratto I.G.M.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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Estratto C.T.R.

Estratto Catastale

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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Estratto P.T.C.P

Estratto P.S.C.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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Foto storica Vista aerea di Monte Castello

Ruderi del castello

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 Castello di Bismantova
Proprietà: Pubblica
N.C.E.U.: Fg.52, mappale 328
Vincolo: Decreto 21/4/1910
Coordinate geografiche UTM: 32 T 612493.75 E 491495.64 N

Descrizione
"Vassi in Sanleo e discendesi in Noli,/ montasi su Bismantova in cacume/con esso i piè; ma
qui convien ch' om voli/". La suggestione fortissima esercitata dalla "Pietra" sui visitatori colpì
anche Dante che la scelse con San Leo e Noli di Savona per raffigurare l'impervio cammino
sul Monte del Purgatorio (Purg. IV, vv.25-27). Livio, riferendo dei combattimenti di M.Emilio
Lepido, Aulo Postumio Albino e Gaio Claudio Pelero con i "Ligures" tra il 187 ed il 172 a.C.
menziona, tra i baluardi di quella popolazione, il monte "Suismontium". E' opinione corrente
che in esso debba riconoscersi la rupe di Bismantova. Nel corso degli scavi, il Chierici ebbe
modo di evidenziare tracce di un fortilizio romano con sovrapposizioni più tarde, ascrivibili al
periodo altomedioevale. L'archeologo reggiano si era probabilmente trovato di fronte al
celebre "Castrum Bismantum" menzionato da Giorgio da Cipro nella "Descriptio orbis
romani", databile alla fine del VI secolo od agli inizi del seguente. Poco meno di un
quarantennio dopo, nel 628, si ha un'ulteriore citazione del "castrum" a proposito di un
viaggio compiuto da San Bertulfo, abate di Bobbio, a Roma. Come scrisse Jona di Susa nel
"vita sancti Vertulfi", l'abate gravemente malato ebbe miracolosa guarigione sulla Pietra. Se
autentico, il passo non stabilisce tuttavia, chi detenesse il Castello, se i Bizantini od i
Longobardi. Rimane invece certa l'esistenza di una via di comunicazione tra il nord Italia e
Roma passante per Bismantova. La datazione del trapasso del centro dagli uni agli altri è
quanto mai incerta, oscillando tra i primi del VII secolo, all'avanzata di Rotari del 643-644, per
giungere fino a Liutprando (727). Probabilmente fin dal X secolo il territorio Bismantino
rientra, più o meno direttamente, nella sfera d'influenza Canossiana, con il consenso e
l'appoggio della chiesa reggiana che vantava su quei luoghi la supremazia "in spiritualibus",
ribadita esplicitamente da Ottone Il nel 980. Di certo l'interesse dei Canossa per la parte
montagnosa della Contea di Reggio si accentuò con Bonifacio e la figlia Matilde che
annovera tra i suoi possedimenti anche Bismantova. La morte della "Gran Contessa" fu
seguita in breve dal frazionamento dei beni Canossiani. Bismantova sul finire del XII secolo
appare in possesso dei Dallo, un cui ramo prese appunto il nome di da Bismantova. Passato
sotto la giurisdizione del Comune di Reggio Emilia, il castello dovette subire assedi ed
occupazioni nel 1257 e nel 1277-79. Il castello di Bismantova, restaurato nel 1422, fu
riconfermato nel 1428 ai nobili da Bismantova che ne detennero il possesso fino
all'estinzione della casata (1540-1553). Del castello rimangono oggi solo pochi ruderi.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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Ortofoto

Estratto I.G.M.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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Estratto C.T.R.

Estratto Catastale

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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Estratto P.T.C.P

Estratto P.S.C.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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Viste aeree

Vista panoramica della Pietra di Bismantova

Il sito archeologico

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 Torre di Felina
Proprietà: Comune di Castelnovo ne’Monti
N.C.E.U.: Fg.33, mappale 201
Vincolo: Decreto 4/7/1911
Coordinate geografiche UTM: 32 T 616376.94 E 4923258.76 N

Descrizione
Il complesso fortificato occupa la sommità di un colle di natura marnosa che si innalza in
posizione isolata all'interno della ampia conca di Felina. Il colle ha avuto origine da fenomeni
di erosione residuale interessanti tutta la zona determinandone la caratteristica morfologia. Il
castello di Felina è già documentato in epoca altomedioevale (vedi scheda Felina); delle
antiche strutture murarie rimane visibile soltanto il mastio in quanto tutta l'area ad esso
circostante è stata destinata a parco-sacrario negli anni immediatamente successivi alla
prima Guerra Mondiale. La torre presenta una pianta circolare articolata su più livelli. La
sommità è stata probabilmente rimaneggiata in epoca recente. Il paramento murario è
realizzato in conci di pietra arenaria distribuiti in corsi paralleli; alla altezza di alcuni metri dal
piano di campagna è notabile uno stretto portale parzialmente tamponato a stipiti composti
ed architrave rettangolare. In prossimità del piano terreno rimane una piccola feritoia
tamponata. Avanzi di strutture murarie notevolmente rimaneggiate dalle opere necessarie
alla realizzazione del parco sono situati nella estremità meridionale del pianoro su cui si
innalza il mastio.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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Ortofoto

Estratto I.G.M.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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Estratto C.T.R.

Estratto Catastale

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto P.T.C.P

Estratto P.S.C.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Foto storica della Torre di Felina Foto aerea di Felina

Foto della Torre di Felina

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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 Castello di Montecastagneto
Proprietà: Comune di Castelnovo ne’Monti
N.C.E.U.: Fg.12, mappale 78
Vincolo: -
Coordinate geografiche UTM: 32 T 613342.04 E 4926137.23 N
Descrizione
Località situata alla destra del rio Maillo, a valle della confluenza con il rio Acquasanta. Il
toponimo indica un colle boscato a sommità capitozzata sulle cui pendici si osserva
l'omonimo borgo. Il sito fu abitato in epoca preistorica. L'insediamento archeologico occupa
la sommità del colle ed è adiacente ai ruderi di una struttura fortificata medievale, di cui sono
solo in parte ancora visibili i muri di contenimento della cinta e della scarpata di contorno.
Importante punto strategico, fu in possesso dei Fogliani fin dal XIV secolo. Il borgo attuale
occupa le pendici orientali del colle su cui rimangono i resti del castello medievale.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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Ortofoto

Estratto I.G.M.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


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Estratto C.T.R.

Estratto Catastale

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto P.T.C.P

Estratto P.S.C.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Il sito archeologico

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Comune di Montecchio Emilia

 Castello di Montecchio
Proprietà: Comune di Montecchio Emilia
N.C.E.U.: Fg.17, mappale 413
Vincolo: Decreto 9/7/1911
Coordinate geografiche UTM: 32 T 614470.27 E 4950640.58 N

Descrizione
In posizione strategica a cavallo tra l’Appennino reggiano e parmense, Montecchio ha una
storia antichissima che risale al neolitico. Liguri, Etruschi e Romani passarono da qui per
entrare nella Pianura, attraverso la via Tabularia.
Il nucleo fortificato risale all’epoca matildica, come si desume da un documento autografo
della grande contessa datato 1114. Fu più volte assediato nel corso dei secoli, prima durante
le lotte comunali, poi nel periodo delle signorie quando subì il dominio di Alberico da
Barbiano (1392-1402), Ottobono Terzi (1403-1409), Muzio Attendolo Sforza (1411-1420). Nel
1426 ritornò agli Estensi che già lo avevano occupato nel 1298 con Azzo d’Este. Montecchio
fu elevato a marchesato nel 1562 sotto l’ormai consolidato dominio della casa d’Este.
L’attuale struttura del castello risale al tardo Medioevo. Il Comune di Montecchio Emilia ha
intrapreso importanti interventi di restauro condotti dall’architetto Alfredo Capovani.
Recentissimi lavori di scavo archeologico, in parte ancora in corso, hanno restituito
eccezionali testimonianze: come il sepolcreto carolingio (sec.VIII-X), un affresco di fine
trecento, il percorso degli spalti e le antiche prigioni medioevali che conservano ancora
integre l’arredo carcerario, graffiti e bassorilievi opera di carcerati. La visita ai sotterranei
costituisce una delle attrattive più interessanti: oltre al vasto sepolcreto (esplorate 28 tombe,
alcune delle quali ancora integre) è possibile vedere una calcara (sec. X) una cisterna e
diversi pozzi, una cannoniera, l’originaria porta d’ingresso del castello, con torre pontaia e
ponte levatoio. Emozionante la salita al Torrione che rivela uno splendido affresco gotico di
notevoli influssi giotteschi di "Madonna con Bambino e San Giacomo" (autore ancora ignoto
di fine ‘300). Proseguendo si vedono: un pendolo di Focault, il complesso marchingegno di
un orologio settecentesco, la cella campanaria di impianto estense del XVII sec.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Ortofoto

Estratto I.G.M.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto C.T.R.

Estratto Catastale

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto P.T.C.P

Estratto al Piano di Recupero – Variante alla vigente disciplina particolareggiata zona omogenea “A”
Destinazioni d’uso in progetto

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Foto storica della Rocca di Montecchio Emilia Foto aerea del centro storico di Montecchio Emilia

Foto della Rocca di Montecchio Emilia Particolare

Interni della Rocca

Il cortile interno

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

I sotterranei

Il cortile interno

Le prigioni Il camminamento

Gli scavi archeologici L’affresco del sec.XV

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Comune di Quattro Castella

 Complesso delle Quattro Castella-Castello di Bianello


Proprietà: Comune di Quattro Castella
Vincolo: Decreto 15/4/1910 e Decreto 19/1/1985
Coordinate geografiche UTM: 32 T 616506.71 m N 4942644.50 m N

Descrizione
Il complesso delle Quattro Castella è uno dei più rappresentativi dell’intero sistema fortificato
canossano. Monte Vetro, Bianello, Monte Lucio, Monte Zane si innalzano da levante a
ponente, sui quattro colli contigui che disegnano un singolare profilo nella prima dorsale
appenninica, appena al limite di mezzogiorno della valle padana. Tranne Bianello degli altri
castelli rimangono solo i ruderi.
Acquistato nel 2002 dal Comune di Quattro Castella, il complesso è oggetto di un
programma di interventi di recupero e restauro conservativo condotti dagli architetti Walter
Baricchi, Enrico Franzoni e Paolo Soragni.

 Castello di Bianello
N.C.E.U.: Fg.24 sviluppo A, mappali 42-44-45-47,
Coordinate geografiche UTM: 32 T 616507.38 E 4942632.13 N

Descrizione
Bianello è il secondo verso il ponente dei quattro famosi colli; forse già dalla prima metà del
X secolo vi sorgeva una torre di avvistamento od apprestamenti difensivi. La sua storia si
lega alle vicende del castello di Canossa, del quale fu coevo, e soprattutto agli eventi che
hanno avuto come protagonista la Grande Contessa. Una iscrizione sulla porta indica
"Castrum Bibianelli/ comitissae Matllildis Opus", anche se certamente è di epoca anteriore.
Qui però Matilde risiedeva quasi abitualmente; qui ospitò Enrico IV penitente, prima
dell'incontro del 1077; qui soggiornarono papi e principi, e a Bianello nel 1111 Matilde
ricevette Enrico V, reduce dall'incoronazione a Roma, e fu da lui proclamata vicaria imperiale
in Italia: erano i prodromi della pace, di dieci anni dopo, al Concordato di Worms. Nel 1160 il
duca Guelfo, in possesso del patrimonio matildico, ne investiva Guido Canossa Con la
divisione dei beni fatta da questa famiglia si dette origine ad un ramo della stessa che fu
detto di Bianello. Agli inizi del X1V secolo Gilberto da Correggio si appropriò del castello e di
quello di Monte Lucio. ll castello ritorna in potere dei Canossa nel 1342. Nel 1358 Gabriotto
da Canossa ne ottiene l'investitura dall'imperatore Carlo lV, confermata poi nel 1459
dall'imperatore Federico III a Nicolò del fu Alberto Canossa dalla cui famiglia fu in seguito
conservato. Nel 1747 il palazzo è venduto al Conte Giovanni del fu Antonio Gabbi. I feudo
soppresso nel 1796, fu riconfermato ai Gabbi nel 1803. Nel 1814 gli Estensi, a seguito della
Restaurazione, ne fecero la sede del Comune. Con il Regno d'Italia fu adibito a caserma;
messo all'asta nel 1867, venne acquistato dal dott. Luigi Caggiati di Parma che lo trasformò
in residenza estiva. Nel 1881 fu acquistato dal genovese Comm. Giovan Battista, figlio di
Stefano Bacigalupo. Passato al figlio, Cav. Uff. Carlo, fu in seguito (1897) ereditato dal Conte
Girolamo Cantelli di Parma, da cui alla famiglia Cantelli-Cremonini che lo ha infine ceduto al
Comune di Quattro Castella. In epoca matildica Bianello e gli altri tre fortilizi erano semplici
fortificazioni costituite da una robusta torre quadrata; le torri furono ampliate con edifici e
mura perimetrali e attorno ad esse sorsero dei veri e propri borghi con la chiesa e le strutture
indispensabili alla vita dei contadini e dei soldati Bianello è il solo, tra i quattro castelli, che
mantenga oggi una notevole consistenza edilizia. Sebbene trasformato attraverso i secoli
dall'avvicendarsi degli eventi storici, suscita ancora largo interesse.
Il castello presenta un volume compatto impostato su una delimitazione strutturale a forma
poligonale chiusa. I corpi di fabbrica si sono sviluppati per successiva articolazione
all'impianto originario probabilmente costituito dalla torre sul lato occidentale che, crollata
come riporta il Salimbene nel 1285, dovette essere stata subito ripristinata. Diverse sono le
tracce e gli elementi tipologici distintivi delle varie fasi ed ampliamenti, tra cui finestre a bifore
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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

e fregi decorativi in cotto. La forma rettangolare e ampia del salone centrale ne suggerirebbe
una realizzazione agli ultimi decenni del XV secolo. Nella stanza che fu camera da letto di
Matilde si può ammirare copia di un dipinto del XIV sec. raffigurante la Contessa che tiene in
mano un fiore di melograno e la scritta, tuetur et unit (protegge e unisce).
Di grande interesse risulta la sezione a levante del corpo di fabbrica, nel suo livello inferiore,
ove la strutturazione degli ambienti rispecchia moduli costruttivi riconoscibili alla cultura
rinascimentale di ambito estense, e cioè al linguaggio di Biagio Rossetti, la cui consulenza
nella riorganizzazione del sistema difensivo di questo complesso è documentata per l'ultimo
decennio del 1400.
A partire dal XVII secolo si accentua la sua trasformazione in residenza Gli ambienti di
maggior pregio artistico sono quelli toccati dalla ristrutturazione voluta negli anni intorno al
1644 da Gaetano Canossa; tra essi si deve ricordare la cappelletta interna e soprattutto
l'appartamento al piano superiore dell'ala di levante con ornati di Gian Giacomo Monti e
Baldassarre Bianchi. Interventi di pregevole qualificazione architettonica si legano alla corte
interna, il cui prospetto di fondo è rispondente a quel gusto neoclassico di declinazione
eclettica, tipico delle elaborazioni prodotte dallo Studio Marchelli alla metà dell'Ottocento.
Ancora di grande effetto è lo scalone neo-barocco che conduce al salone d'onore decorato
secondo moduli neo-medievalistici e neo-rinascimentali.

 Monte Vetro
N.C.E.U.: Fg.24, mappale 55

Descrizione
E' il primo a levante dei colli delle Quattro Castella. Non si esclude che fin dalla prima metà
del X secolo vi potesse sorgere, come nelle cime vicine, una torre di avvistamento od altri
apprestamenti difensivi. Dopo i Canossa il complesso passò probabilmente ai Fogliani cui
era in possesso nel 1296 quando fu espugnato dai parmigiani. Nel 1344 Bonifacio del fu
Guido Savina da Fogliano vendette un terzo del castello ad Albertino e Guglielmo da
Canossa per 250 fiorini d'oro, ancora una seconda parte nel 1349, per 1200 fiorini, a
Gabriotto figlio di Albertino da Canossa ed infine il terzo restante per 500 fiorini nel 1354
sempre a Gabriotto alla cui famiglia rimase fino all'estinzione. Montevetro è elevato in contea
nel 1469. Nel 1472 Ercole d'Este ne concede l'investitura a Gabriotto di Canossa con titolo di
Conte; la giurisdizione comprendeva parte di Salvarano e Calenzano, con Roncolo ed il
territorio del Ghiardello. Alla fine del Settecento era sede del Pretorio. Il Balletti cita
l'esistenza di un oratorio dedicato a S. Antonio di Padova, già ricordato dalla visita pastorale
del Vescovo Picenardi agli inizi del XVIII secolo. Della fortificazione di Montevetro rimangono,
oggi, uno spezzone di muratura in elevazione del lato nord della torre, alcune tracce a piano
di campagna che rimarcano la definizione perimetrale degli altri lati e, ancora, brevi tratti della
cinta difensiva.

 Monte Lucio
N.C.E.U.: Fg.23, mappale 3

Descrizione
E' il terzo colle verso ponente delle famose Quattro Castella. Già dei Canossa non è escluso
vi sorgesse fin dalla prima metà del X secolo una torre di avvistamento od apprestamenti
difensivi come sulle cime vicine. Il castello fu venduto nel 1297 da Attolino da Canossa ai
parmigiani. Pare avesse una chiesa in comune con Monte Zane, così infatti compare citato
nelle Decime del 1302 dipendenti dalla Pieve di Cavilliano (S. Polo). Nel 1307 dopo la sua
distruzione ad opera di Azzo d'Este, signore di Reggio, il castello è ricostruito. Nel 1778 la
casa gentilizia è descritta come composta da cinque camere, cucina, cantina, portico e stalla
al piano terreno, un camerone ed un oratorio.

 Monte Zane
N.C.E.U.: Fg.23, mappale 2-3
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Descrizione
Monte Zane (Zagno) o Mon Giovanni è l'ultimo, a ponente, dei quattro colli. In epoca
matildica vi si trovava probabilmente la chiesa di S. Nicolò in cui furono stabiliti i patti
dell'incontro di Canossa. La chiesa di Monte Zane figurerà poi nelle Decime del 1302
soggetta a quella di Bibbiano. Monte Zane è nominato più volte nelle carte del Monastero di
Marola del 1147, 1155, 1163, 1181, 1204 e successive. Nel 1204 è riportata l'esistenza del
palazzo in possesso di Corrado della Palude. Giovanni della Palude, occupato il castello, lo
consegnò nel 1296 al Comune di Parma. Nel 1320 è dipendente dal Comune di Reggio e si
danno disposizioni agli uomini di Caviano (S. Polo) e Bibbiano di restaurarne le mura. Nel
1339 Guglielmino Canossa ne ottenne l'investitura dai Gonzaga mantenendolo fino alla
estinzione della propria famiglia. Sotto la direzione dell'ingegnere della cittadella di Reggio,
Girolamo Casotti, nel 1497 vengono compiuti lavori alle mura, alla casa gentilizia ed a quella
del Podestà, ma già nel 1609 rimaneva la sola torre bisognosa di riparazioni. Nel 1620
figuravano nella torre "due camere, una sala e molti muri vecchi". Nel 1777 il feudo fu
incamerato a Montevetro. A Montezane la torre, meglio conservata rispetto alle altre, ci
rimanda attualmente tratti della muratura in elevazione dei lati est, sud, nord.

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Ortofoto

Estratto I.G.M.

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Estratto C.T.R.

Estratto catastale del complesso delle Quattro Castella

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto P.T.C.P

Estratto P.R.G.

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Foto storica del complesso delle Quattro Castella Foto aerea del complesso delle Quattro Castella

Foto aerea del castello di Bianello


Foto aerea del castello e del borgo di Bianello

Foto aerea dei resti del castello di Monte Lucio

Rudere del castello di Monte Vetro

Foto aerea dei resti del castello di Monte Zane

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Portale d’ingresso del castello

Ingresso del castello di Bianello

Borgo del castello. Ex oratorio e portico

Interni del Castello di Bianello. Stanza del Paesaggio e Salone di Intrattenimento

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Decorazione quadraturista. Seconda metà sec.XVII. Gian Giacomo Monti e Baldassarre Bianchi

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Sala da Bigliardo

Interno dell’ex-oratorio

Scalone monumentale

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Comune di San Polo d’Enza

 Borgo fortificato di San Polo


Proprietà: Comune di San Polo d’Enza
N.C.E.U.: Fg.20, mappali
Vincolo: Decreto8/7/1911
Coordinate geografiche UTM: 32 T 612783.03 E 494204.23 N

Descrizione
Testimone di innumerevoli dominazioni e fatti d’arme, la rocca di San Polo controllava la
confluenza dell’antichissima strada pedemontana con quella della Val d’Enza, in posizione
strategica. Fonti antiche raccontano che la rocca era "circondata da fosse molto profonde,
era provvista di cinta, di torri, di ponti levatoi". L’ampia cinta muraria racchiudeva, oltre alla
fortezza, diverse torri, abitazioni e una cappella.
La data di fondazione si suppone sia posteriore al 980, anno di edificazione della pieve di
Caviano, il più antico monumento di S. Polo. Trascorso il periodo matildico la rocca fu
smantellata nel 1199 dal comune di Reggio che la contese a lungo con le famiglie feudali del
luogo e con il comune di Parma. Questo castello appartenente a Canossa, nel 1297 per
tradimento di Azzolino da Canossa, passa in potere del Comune di Parma. Mastino della
Scala, diventato Signore di Reggio, dà in feudo, nel 1335, questa terra ad Albertino da
Canossa il quale, in seguito, la permuta con Bianello. Nel 1371 figura soggetto in podestà di
Niccolò dei Signori Canossa di Bianello. Nel 1372 è occupato da Bernabò Visconti quindi,
durante la rivolta di Reggio, cade in mano a Nicolò d'Este, marchese di Ferrara. Con il
consolidamento del dominio estense e soprattutto con Leonello e Borso d'Este si avrà un
periodo di relativa pace.
Dopo altre innumerevoli vicende, assedi e distruzioni, nel 1633 subentra la famiglia
Gherardini durante la cui signoria sono rifatte le fosse, viene sistemato il canale ed è
ricostruito ex novo il ponte levatoio. Costanti risultano gli interventi commissionati dai
Gherardini anche nel corso del XVIII secolo, con la ristrutturazione del ponte e della cinta
muraria e l’innalzamento della torre posta sopra l’ingresso a levante, in cui vengono collocati
una campana ed un orologio.
Alla fine del Settecento il cantiere si concentra sulla rocca, convertendola in signorile dimora.
L’accesso al cuore medioevale di San Polo, dal lato del paese, avviene ancora oggi
attraverso la suggestiva Torre dell’Orologio nella quale si aprono due porte fortificate ad arco
acuto, una grande e una più piccola per i soli pedoni, protette un tempo da ponti levatoi di cui
sono evidenti le tracce.
Superata la cortina muraria di difesa, sulla sinistra una piccola porta immette nell’antica
cappella, inglobata nella chiesa parrocchiale. In questa cappella si conserva un bell’affresco
di Nicolò dell’Abate, del secolo XVI. Il complesso della rocca vera e propria ospita gli uffici
comunali.

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Ortofoto

Estratto I.G.M.

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto C.T.R.

Estratto Catastale

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto P.T.C.P

Estratto P.S.C.

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Foto storica Foto storica

Foto aerea del Borgo fortificato di San Polo d’Enza La Rocca di San Polo d’Enza

La Torre dell’Orologio

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Comune di Viano

 Castello di Viano
Proprietà: Famiglia Corti – Comune di Viano
N.C.E.U.: Fg.23 allegato A, mappale 225,219,220,221,224,216,214,213,499
Vincolo: Codice dei Beni Culturali e del paesaggio. Decreto 08.05.1910
Coordinate geografiche UTM: 32 T 630108.76 E 4934323.47 N

Descrizione
Scarse sono le notizie storiche sulle origini del Castello di Viano.Vi si trovava l’antica
chiesa di S. Salvatore probabilmente esistente nel 1187 e rovinata nel 1582. Il castello
era posseduto dai Fogliani nel 1335. Secondo l’Artioli una lapide proveniente dal castello
riporta la sua costruzione a poco dopo il 1370. Nel 1426 Viano si sottomise agli Estensi
ma fu riconfermata ai Fogliani dal marchese Nicolò III (1433) insieme al castello di
Piagna. Rimarrà ai Fogliani fino al 1589; a tale epoca la rocca si presenta in cattive
condizioni e parte in rovina. Nel 1596 ne è infeudato il conte Pompeo Aldrovandi di
Bologna ai cui discendenti Aldrovandi Marescotti rimase fino all’abolizione dei feudi. Un
diroccamento nella muraglia è segnalato nel 1793. Dopo un periodo di abbandono è
stato restaurato negli anni 1970 ca. dal proprietario dott. Eusebio Conti.
Il castello di Viano occupa la sommità di un rilievo arenaceo-marmoso con lembi
ciottolosi che interrompe bruscamente la valle Tresinaro. La fortificazione è di dimensioni
inusuali per l’ambito collinare reggiano, occupando un’ampia superficie complessiva
accompagnata da parte del borgo originale con tratti dei contrafforti e delle cortine
difensive. La struttura fortificata è articolata alle due principali emergenze costituire
dall’alta torre quadrata , merlata,ora in proprietà del Comune di Viano, visibile ad ovest
ed il palazzo signorile con torre circolare che si innalza verso est. Tra i due corpi di
fabbrica si inserisce il borgo, ad impianto lineare con edifici a schiera. L’altra torre a
pianta quadrata è stata oggetto di interventi di restauro nel corso del XIX e XX secolo.
Nel fianco orientale si apre il portale sopraelevato a mensole concave con architrave a
lunetta cui è adiacente un concio di pietra stemmato. Una sequenza alterna di stretti e
lunghi conci di pietra rafforza gli angoli della torre; questa è delimitata superiormente da
una cortina di merli “guelfi”. Il paramento murario è ad “opus incertum”, con interclusi
conci arenacei. L’ampio fabbricato attualmente adibito a residenza, che si innalza isolato
nell’estremità orientale del pianoro, è caratterizzato da una pianta su base rettangolare,
rafforzata da contrafforti perimetrali ed articolata su tre livelli di abitazione. Nel fianco
meridionale dell’edificio si evidenzia la torre circolare capitozzata e ricostruita, delimitata
superiormente da un soffitto a gronda in laterizio variamente disposto. Nel fianco
orientale del medesimo fabbricato sono ancora osservabili elementi costruttivi derivati
dai successivi interventi di ristrutturazione. Tra questi è notabile una finestra archiacuta
in laterizio con ghiera, a livello del secondo piano immediatamente al di sotto di un
soffittino di gronda in laterizio disposto a “T”.
La struttura è perimetrata da una scarpata che nel fianco settentrionale assume aspetto
di cortina muraria, inglobando nel suo fronte gli edifici del borgo. Nella seconda metà del
Novecento alcuni interventi edilizi hanno in parte ripristinato la funzionalità del fabbricato.
Le facciate presentano strette finestre medievali a stipiti composti ed architrave a lunetta
oltre ai bassi portali in arenaria e cotto con arco a tutto sesto. Alcuni vani conservano
artistici camini in pietra e festoni in gesso, attribuibili al XVI secolo, unitamente a tortuose
scale di collegamento in laterizio. A breve distanza dal castello si innalza l’oratorio, con
semplice pianta ad aula e tetto a due spioventi. E’ dedicato a S. Antonio ed è ricordato
nella visita del Vescovo Rangone del 1609; è stato restaurato nel 1858.
Verso la metà degli anni ’90 del Novecento l’ala nord del castello è stata messa in
sicurezza con il tamponamento provvisorio delle finestrature e l’incatenatura sempre
provvisoria delle murature che presentavano un quadro fessurativo preoccupante e in
grado di compromettere la stabilità della struttura.

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Ortofoto

Estratto I.G.M.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto C.T.R.

Estratto Catastale

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Estratto P.T.C.P

Estratto P.S.C.

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Foto storica Foto storica

Foto aerea del Castello e borgo di Viano Castello di Viano

Foto aerea della torre

Torre

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Allegato 2.D

I CONTESTI PAESAGGISTICI DI RILIEVO 1

 Val d’Enza e Pianura occidentale


 Cuore del sistema Matildico
 Ambito Centrale
 La Montagna
 Fascia fluviale del fiume Enza
 Distretto ceramico

Nel testo *Comuni interessati dal Piano di Gestione

1
Fonte:Provincia di Reggio Emilia, P.T.C.P.2010

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Val d’Enza e Pianura occidentale

Comuni di Brescello, Poviglio, Gattatico, Campegine, Castelnuovo Sotto, S.Ilario d’Enza,


Montecchio Emilia*, San Polo d’Enza*, Bibbiano, Canossa*, Vetto, Ramiseto.

 Caratteri distintivi dell’ambito da conservare.

L’ambito definisce la media valle dell’Enza, fortemente integrata con il parmense:


- il nodo storico di S.Ilario sulla via Emilia, porta di accesso alla Provincia e centro con
funzioni integrative;
- l’ecomosaico fluviale dell’Enza, corridoio ecologico di rango inter-provinciale;
- il sistema rurale della centuriazione e dell’alta pianura orientale, caratterizzato dalla diffusa
presenza dei prati stabili finalizzati alla produzione agro-alimentare d’eccellenza del
Parmigiano Reggiano;
- il sistema dei centri posti lungo l’Enza e nella fascia dell’alta pianura: Montecchio con
funzione di centro ordinatore e S. Polo che, insieme a Canossa, rappresentano le porte di
accesso alle terre matildiche.

 Contesti paesaggistici di rilievo provinciale che caratterizzano l’ambito.

- fascia fluviale del torrente Enza


- asse infrastrutturale - via Emilia

 Strategia d’ambito.

Il Piano conferisce alle direttrici nord-sud un ruolo funzionale strategico per il futuro, dato il
notevole carico gravante oggi sulle principali direttrici insediative regionali, consolidatesi
storicamente in direzione est-ovest.
L’ambito 2 interpreta tale impostazione, trattandosi di un territorio con caratteri e relazioni
fortemente
trasversali, di grande varietà paesaggistica, avente un ruolo potenziale di legame fra elementi
territoriali funzionali più omogenei e consolidati.
In tal senso la Val d’Enza, anche in relazione all’accesso autostradale di Caprara ed al
completamento dell’asse viario occidentale, si configura come porta d’accesso privilegiata al
“cuore delle terre matildiche” ed ambito di interfaccia con il parmense (authority alimentare),
dove coniugare la connotazione di “culla” storica della produzione del Parmigiano Reggiano
con i processi in atto di rinnovamento infrastrutturale d’ampio respiro.
La messa a sistema dell’estrema varietà di valori paesaggistici dell’ambito costituisce la
strategia primaria per perseguire da un lato la rivitalizzazione di contesti di elevato interesse
storico-paesaggistico (come Valle Re e le corti del Traghettino e del Gualtirolo, fulcri storici
della produzione casearia) dall’altro la propulsione alla qualità dei nuovi paesaggi, quali quelli
delle nuove infrastrutture (TAV, casello di Caprara, asse Val d’Enza) ovvero di territori
compromessi o degradati (ad es. attività estrattive/produttive cessate).
Il Fiume Enza costituisce inoltre un corridoio ecologico fluviale fondamentale e va inteso
come asse portante di un potenziale “Parco fruitivo-ecologico”, spina blu e verde cui
agganciare azioni di ripristino formale e funzionale dei territori e dei centri urbani rivieraschi.

Sistema ambientale e territorio rurale:


- attuazione del progetto di rete ecologica attraverso il potenziamento della funzionalità
ecologica del torrente Enza e della connettività con il sistema dei canali, con l’entroterra
agricolo ed in particolare con la fascia delle conoidi pedecollinari e con il nodo ecologico della
risorgive;

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

- tutela dell’immagine qualitativa del territorio rurale, in termini di salubrità e paesaggio, in


quanto strettamente legata al comparto agro-alimentare ed al prodotto cardine costituito dal
Parmigiano Reggiano;
- gestione del territorio rurale orientata alla salvaguardia dell’acquifero e dell’agroecosistema
dei prati stabili;
- attuazione del Piano strategico Valle dell’Enza 2010 per la valorizzazione e la fruizione della
fascia fluviale, applicando un modello progettuale innovativo costituente il tema centrale della
Biennale del Paesaggio del 2010 che riguarderà il Fiume Enza;

Sistema infrastrutturale:
- completamento dell’asse stradale della val d’Enza e qualificazione delle connessioni
strategiche quali il casello di Campegine, la via Emilia, la viabilità di accesso alle terre
matildiche;
- realizzazione della via Emilia bis quale asse paesaggisticamente ed ecologicamente
efficiente e sua connessione con l’asse val d’Enza.

Sistema insediativo:
- limitare lo sviluppo insediativo in particolare nell’alta pianura e lungo le direttrici di sviluppo
arteriale, al fine di non penalizzare ulteriormente la connettività ecologica e le zone di ricarica
diretta della falda acquifera;
- qualificazione e governo delle previsioni urbanistiche, ed in particolare di quelle pregresse,
secondo la gerarchia dei centri urbani e in relazione all’accessibilità su ferro, organizzando le
nuove previsioni su una matrice di spazi verdi, in grado di qualificare i margini delle aree
urbane e al contempo eliminare i punti critici per la connettività ecologiche;
- potenziare la centralità dell’ambito anche in rapporto alle relazioni funzionali che esso può
supportare a scala interprovinciale e con i capoluoghi provinciali di Parma e Reggio.

 Obiettivi di qualità ed indirizzi di valorizzazione e tutela

Valorizzazione del territorio rurale:


- salvaguardare il territorio dal consumo di suolo, dalla diffusione insediativa e di attività
estranee
all’agricoltura;
- salvaguardare il fondamentale ruolo di connettività ecologica delle campagne verso i
corridoi fluviali e favorire il riequilibrio dell’ecosistema agricolo incentivando interventi
compensativi a carattere naturalistico da collegare alle trasformazioni;
- incentivare il consolidamento delle identità locali legate alla grande varietà colturale
dell’ambito, caratterizzato dall’alternanza di vigneti, prati stabili, aziende zootecniche, con
paesaggi diversificati ed a tratti sufficientemente integri;
- incentivare il recupero del patrimonio edilizio di interesse storico-testimoniale, la
demolizione dei manufatti zootecnici dismessi e la qualità degli interventi trasformativi, in
particolare nelle aree agricole ancora integre quali: l’area fra il torrente Enza, Poviglio e
Castelnuovo di Sotto; area tra Montecchio, l’Enza e l’asse di Bibbiano (s. p. 22); area a sud-
est di S. Ilario, compresa tra la via Emilia, la SP 67 e la SP12;
- definire nuove tipologie edilizie per le strutture agricole che utilizzino anche tecnologie e
materiali contemporanei, ma che siano architettonicamente valide e che risultino compatibili
con gli schemi distributivi tradizionali in rapporto agli accessi, al reticolo idrografico, alla
distribuzione dei corpi di fabbrica (v. Allegato n. 4 alle presenti Norme, “Linee guida per la
disciplina del territorio rurale”).

Riqualificazione insediativa e linee di sviluppo urbanistico compatibili:


- consolidare il sistema insediativo policentrico contenendo ulteriori previsioni e gestendo il
pregresso al fine di compattare i centri, ridefinendone i margini edificati e creare aree
tampone alberate. In particolare si indirizzano i comuni a recepire le seguenti disposizioni:

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

- contenere i nuovi sviluppi insediativi dei centri di Poviglio e Castelnovo di sotto, nelle aree
interstiziali
definite da assi viari già compromessi;
- contenere strettamente sviluppi arteriali sull’asse Poviglio-Reggio, con particolare riguardo
ai punti di
conflitto con il ruolo ecologico del reticolo idrografico, quale ad es. il Canale di Fossa Marza
(cfr. tav. P2);
- compattare ulteriori urbanizzazioni nell’alta pianura già caratterizzata da densificazione
arteriale e diffusione insediativa, e segnatamente nell’area tra Calerno, Montecchio, Bibbiano
e San Polo (in particolare nell’area Campegine-Caprara verso il canale Cavo, lungo le radiali
di Montecchio, fra San Polo e Canossa, nella cintura urbana di San Polo);
- consolidamento di Sant’Ilario quale luogo-cerniera, in quanto centro con funzioni integrative
investito del ruolo di snodo funzionale fra gli assi infrastrutturali arricchiti dei nuovi elementi
funzionali (Emilia bis, Casello Caprara, TAV), della riqualificazione della via Emilia storica,
dell’attuazione dell’ambito produttivo sovraprovinciale ecologicamente attrezzato di Caprara,
ecc…
- rilanciare la centralità di Montecchio valorizzando la possibilità di connessione alla linea
ACT Reggio-Ciano attraverso una linea di trasporto in sede propria;

Valorizzazione di particolari beni:


- conservare e qualificare il carattere naturale dei bordi boscati fluviali, individuando le aree
agricole adiacenti e i sistemi di beni storici ad esse collegate su cui evitare di interventi di
nuova edificazione, e
conservare la leggibilità del rapporto tra bordo boscato e aree prative;
- valorizzare i beni di interesse storico, paesaggistico e documentario lungo il sistema della
Via Emilia,
definendo le azioni e gli interventi di recupero ed individuando le aree di pertinenza dei
singoli beni da
mantenere liberi da interventi trasformativi, e progettati in modo coerente ed integrato rispetto
al complessivo sistema dell’asse viario storico;
- incentivare la valorizzazione del territorio delle Corti benedettine per il valore storico,
testimoniale e simbolico, di ruolo strategico in quanto costituente il cuore storico della
produzione del Parmigiano Reggiano;
- enfatizzare il ruolo di porta delle terre matildiche rivestito da San Polo attraverso la
qualificazione e l’allestimento del percorso preferenziale di accesso al territorio canossiano.

Qualificazione aree in trasformazione:


- in accordo con le disposizioni dell’art. 11 delle Norme di attuazione, qualificare l’area
comprendente il casello autostradale e l’ambito produttivo sovraprovinciale di Caprara
attraverso una progettazione unitaria di elevata qualità formale e di adeguato valore
simbolico in quanto porta di accesso al territorio matildico.
- l’allocazione di funzioni terziarie avanzate, commerciali e di servizi di supporto al comparto
turistico e
agroalimentare, accanto alle attività manifatturiere ad alto contenuto tecnologico, andrà
opportunamente progettata attraverso la pianificazione attuativa d’insieme che tenga conto
inoltre dei requisiti di sostenibilità e delle compensazioni ecologico-ambientali richiesti dalle
norme di attuazione;
- consolidare la vocazioni agroalimentare dell’ambito attraverso la rivalutazione delle
previsioni industriali pregresse inattuate in comune di San Polo e la qualificazione dell’ambito
produttivo sovracomunale di Canossa a servizio dei comuni di Canossa, San Polo,
Montecchio, Bibbiano, Quattro Castella, Vetto e Ramiseto.
- l’allocazione di attività produttive del settore agro-alimentare, in relazione con la direttrice
viaria della Val d’Enza ed il nodo del casello autostradale di Caprara, andrà qualificata

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

attraverso una progettazione unitaria di elevata qualità formale e che tenga conto dei valori
simbolici e del legame fra
territorio rurale ed attività di trasformazione dei prodotti agro-alimentari. La sua realizzazione
dovrà inoltre tener conto di opportune opere di mitigazione degli impatti sul corridoio
ecologico fluviale.

Riqualificazione di luoghi compromessi o degradati:


- ripristino e rinaturazione dei siti interessati da attività estrattive esaurite;
- definire le azioni di recupero e riuso di Villa Pollina e del Casino Corazza, con
l’individuazione delle pertinenze ad esse legate da mantenere e qualificare, prevedendo la
qualificazione degli accessi ed i collegamento con altri beni, in particolare: qualificare la
strada Poviglio-Sorbolo, quale asse “verde” (formazioni arbustive, pista ciclopedonale) di
collegamento con i circuiti dell’Enza, e il sistema dei beni storici e naturali dell’ambito
infrastrutturale;
- definire azioni di riqualificazione paesistica ed edilizia dei fronti edificati lungo il fiume dei
principali centri;
- definire le azioni di recupero e riuso di Villa Monzagna con attenzione per i territori
all’intorno, prevedendo la qualificazione del sistema degli accessi e di collegamento con altri
beni, tra cui il castello di Montecchio.

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Cuore del sistema Matildico

Comuni di San Polo d’Enza*, Canossa*, Bibbiano, Montecchio Emilia*, Quattro Castella*,
Vezzano sul Crostolo, Casina*, Carpineti*, Baiso, Viano*, Vetto

 Caratteri distintivi dell’ambito da conservare.

L’ambito costituisce il cuore del più vasto territorio dominato dalla contessa Matilde nel XII
secolo, poiché nella collina reggiana la contessa stabilì la propria dimora (Carpineti) e
soprattutto definì la struttura dei suoi assi difensivi (Dinazzano-Casalgrande-Albinea-Quattro
Castella, Roteglia- Baiso Paullo, Casina-Canossa-Rossena, Debbia-Bebbio-Carpineti-Felina-
Castelnovo nè Monti-Gottano).
Si riconoscono come caratteri distintivi:
- il sistema di ruderi e di architetture fortificate disposte sui luoghi più alti e dominanti ampi
distretti visivi;
- il sistema dei centri abitati poggiati su un sistema di strade di elevato interesse
paesaggistico e fruitivo, legati da relazioni storiche micro-territoriali,
- gli ecomosaici di estremo valore ecologico (sistema dei calanchi, fasce boscate con specie
autoctone),correlati a elementi di valore paesistico (monti e crinali boscati),
- il sistema di beni di interesse geologico e geomorfologico,
- il sistema di punti panoramici qualificati da distretti percettivi ampiamente sovrapposti,
- il sistema di crinali insediati alternati a valli di elevata naturalità,
- il sistema insediativo multipolare, i cui centri principali di riferimento sono San Polo d’Enza,
Montecchio e Quattro Castella, di interfaccia con la pianura e gli ambiti 2 e 5, Casina e
Carpineti nel territorio collinare.

 Contesti paesaggistici di rilievo provinciale che caratterizzano l’ambito.

- sistema “Canossa / Rossena”


- sistema “Quattro Castella / Roncolo”
- “Dorsale di Carpineti”

 Strategia d’ambito.

Per questo territorio è nodale valorizzare la dimensione di “paesaggio culturale” che deve
agganciare la propria identità all’essere “cuore del sistema delle terre Matildiche”. In ragione
di ciò vanno promosse azioni ed investimenti finalizzati ad incrementare l’appeal dei luoghi,
ad attrarre turismo e a costituire una rete di interesse di livello internazionale.
La strategia d’ambito si struttura sui contesti di eccezionale rappresentatività costituenti un
sistema storico-naturalistico che va dai colli di Quattro Castella, a Montefalcone, a Canossa e
Rossena, a Carpineti: ciascun contesto deve consolidare uno specifico ruolo trainante nella
costruzione di un progetto di territorio che, partendo dalla messa a sistema delle iniziative e
dei processi in atto a livello locale, investa contesti oggi meno conosciuti al fine di creare una
forte rete di fruizione e valorizzazione diffusa.
Necessario è il recupero degli edifici, dei castelli, dei borghi storici e di ogni manufatto che
conservi memoria dei percorsi e delle relazioni che li uniscono, ma soprattutto è oggi nodale
la corretta gestione delle opere incongrue, l’incentivazione di formule integrate di offerta
turistica a scala interprovinciale, l’impulso verso l’impiego di tecnologie innovative a sostegno
di un turismo di alta qualità.

Sistema ambientale e territorio rurale:


- qualificazione di un sistema di luoghi in grado di attrarre turismo motivazionale, legato alla
fruizione di valori naturalistici, culturali e rurali, attraverso la loro valorizzazione e la
promozione del territorio finalizzata a costruire un interesse di livello internazionale;

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- assegnare all’agricoltura collinare il giusto ruolo, fondato sulla multifunzionalità dell’attività


aziendale (integrare turismo e produzione qui è fondamentale) e sostenere la vitalità delle
aziende e le potenzialità della viticoltura e della produzione lattiero-casearia;
- promozione integrata dell’intero territorio e messa a sistema dei luoghi di maggiore
rappresentatività con il territorio rurale e le emergenze minori;
- governo delle neoformazioni boschive critiche per le visuali panoramiche e le emergenze
monumentali;

Sistema infrastrutturale:
- completamento pedemontana e razionalizzazione dell’asse centrale (variante s.s. 63) e suo
raccordo con le direttrici territoriali interne;
- consolidamento della fondovalle intercomunale Viano-Baiso-Carpineti-Casina, la SP98,
quale connessione principale al sistema della S.S.63.

Sistema insediativo:
- recupero e valorizzazione del patrimonio storico e monumentale finalizzato allo sviluppo di
formule integrate di offerta turistica a scala interprovinciale;
- qualificazione della nuova produzione edilizia, laddove necessaria agli usi agricoli ed a
quelli urbani;
- contenimento della diffusione insediativa slegata dagli usi agricoli.

 Obiettivi di qualità ed indirizzi di valorizzazione e tutela.

Valorizzazione del territorio rurale:


- favorire gli interventi diretti alla multifunzionalità delle aziende agricole, considerando anche
l’integrazione con attività ricettive, didattiche, artigianali;
- conservare le aree agricole ancora integre incentivando la rifunzionalizzazione del
patrimonio rurale storico dismesso, e prevedendo la sostituzione delle opere incongrue, in
particolare in aree agricole di crinale e nelle aree di pertinenza dei nuclei storici;
- incentivare il rispetto delle “buone pratiche agricole” che possano coniugare il
mantenimento della produzione e la difesa del suolo (si rinvia alle linee guida di cui
all’Allegato 12 alle presenti Norme), escludendo attività intensive, conservando e mettendo a
dimora sistemi di filari che segnino la morfologia dei luoghi e la trama dei lotti agricoli;
- definire progetti-tipo (con precisazione di materiali e tecniche costruttive) per la
realizzazione delle nuove strutture per l’agricoltura, in considerazione dei criteri localizzativi e
tipologici, in coerenza con gli impianti storici e in rapporto ai contesti paesistici. In particolare
per la sensibilità paesaggistica del contesto i nuovi impianti andranno di norma realizzati in
continuità con i centri aziendali esistenti, evitando le localizzazioni in crinale o ad elevata
visibilità, nonchè sulla linea di connessione tra le fasce boscate e le aree agricole dei crinali
insediati, ed evitando recinzioni se non ambientate attraverso un attento studio di schermi
vegetali.

Riqualificazione insediativa e linee di sviluppo urbanistico compatibili:


- limitare nuovi sviluppi insediativi e favorire la rifunzionalizzazione dei tessuti esistenti allo
scopo di recuperare lo storico policentrismo e salvaguardando il delicato rapporto fra
edificato, agricoltura e aree naturali;
- le nuove urbanizzazioni, laddove necessarie ed ammissibili, compatibilmente con le tutele
paesaggistiche, ambientali e con le altre disposizioni del presente Piano, dovranno
conformarsi a criteri di qualità: non dovranno di norma addensarsi lungo le strade di crinale,
se non in continuità con i nuclei esistenti qualora idonei a ricevere carichi urbanistici
aggiuntivi; dovranno dialogare correttamente e rispettare le tipologie
storiche, la localizzazione rispetto alla viabilità; evitare la realizzazione di recinzioni o di
accessi che interferiscano con la leggibilità dell’impianto insediativo; privilegiare la
localizzazione in aree già compromesse;

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- le politiche urbanistiche di medio/lungo termine dovrebbero orientarsi verso la


valorizzazione produttivo-commerciale del comparto agro-alimentare o verso l’offerta turistica
nei luoghi storicamente insediati;
- qualificare il patrimonio storico attraverso:
a. un’attenta disciplina e progettualità degli interventi sul patrimonio edilizio esistente, che
coniughino il rispetto dello tipologie storiche, l’uso di nuove tecnologie per il contenimento
energetico e il riuso a fini ricettivi. A questi fini vanno definite le modalità di intervento per il
recupero o la conservazione dei nuclei storici, con particolare riferimento alla riqualificazione
delle cortine edilizie in particolare emergenza, considerando anche interventi trasformativi e
sostitutivi sui fronti edificati alterati;
b. la definizione di aree di pertinenza dei nuclei storici, in relazione alle diverse giaciture e
morfologie particolari (bordi di terrazzo, speroni rocciosi..), e i principali punti di vista dalle
strade, in cui escludere interventi di nuova edificazione; incentivare interventi di
mantenimento del prato da sfalcio evitando la crescita del bosco e la modificazione dei lotti
catastali, promuovere la messa a dimora di siepi e filari atte anche a sottolineare la
morfologia dei luoghi;
c. la dotazione di servizi di urbanizzazione di base (parcheggi o servizi) da localizzare di
norma in posizioni idonee e con modalità tali da minimizzare l’impatto visivo;
d. la realizzazione di by-pass viari degli abitati (San Polo, Canossa, Puianello), ove previsti,
dovrà essere accompagnata dalla ricucitura e riqualificazione dei bordi urbani, rafforzandone
la matrice storica e identitaria;

Valorizzazione di particolari beni:


- conservare i beni di interesse storico, paesistico e documentario, definendo le azioni e i
requisiti degli interventi di recupero, tenendo conto della morfologia e dell’orografia
dell’intorno (poggi, speroni rocciosi, piccole conche prative). Tali aree saranno da mantenere
libere da interventi trasformativi, che non siano legati alla specifica fruibilità del singolo bene
e progettati in modo coerente ed integrato al bene da conservare. Potranno essere previsti
interventi di sfoltimento del bosco recente che impedisce la visuale e la leggibilità del bene
storico e delle sue relazioni con i luoghi, qualora il bosco non sia di particolare valore
naturale, e l’intervento non alteri la struttura ecologica o non contribuisca alla formazione di
dissesti. Sono inoltre da prevedere interventi di conservazione e valorizzazione dei
collegamenti storici tra i beni isolati e i nuclei storici, la previsione di percorsi di fruizione con
la formazione di aree di attestamento che non alterino comunque il rapporto tra fasce
boscate, aree prative e nuclei storici;
- attivare idonee forme di governo del bosco per il ripristino di beni e visuali paesistiche di
eccellenza quali il Castello di Canossa e quello del Bianello;
- conservare le valenze panoramiche dell’ambito attraverso l’individuazione dei punti
panoramici e dei coni visivi che li relazionano al fine di controllare l’impatto degli interventi
trasformativi che li intercettano, in particolare lungo le strade di crinale;
- conservare e qualificare il carattere naturalistico dei “valloni naturali”, in cui devono essere
evitati interventi trasformativi se non in funzione del recupero delle strutture storiche presenti
o in funzione della loro integrazione con il sistema di valorizzazione dei beni storico-culturale
dell’ambito;
- in raccordo con i contenuti dell’Allegato 2, schede n. 12, 13 e 14 dei Beni paesaggistici
(sistema della dorsale monte Duro-monte Pilastro e di rio Fiumicello) valorizzare il sistema
storico-paesaggistico complesso caratterizzato da diversi ambienti quali gli affioramenti
arenacei di rio Fiumicello e monte Pilastro, dalle salse di Regnano, dalle emergenze
architettoniche di Paullo e Paderna, dai nuclei storici quali quello di santa Maria di Castello, di
Casella e di Vronco, dal sistema boschivo e geomorfologico di monte Duro. Azioni di
valorizzazione significative possono essere intraprese per il miglior inserimento paesaggistico
di espansioni insediative recenti quali Banzola, Sordiglio, Costaferrata, Brugna;
- garantire la conservazione, valorizzazione e fruizione del sistema naturalistico caratterizzato
dal rilevante sistema boschivo unito alle emergenze litologiche e geomorfologiche della

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Pietra Nera e delle valli dei torrenti Tassobbio e Maillo. Riqualificare contestualmente i nuclei
storici di La Croce, Casalecchio e Case Paoli;

Progetti specifici:
- “Progetto integrato di messa in rete dei paesaggi e dei beni di interesse identitario dell’area
matildica”.
La Provincia, con i comuni appartenenti all’ambito, promuove un progetto/programma
integrato di valorizzazione del paesaggio. Nell’ambito del progetto saranno individuati i beni
storici e naturali che possono costituire elementi di un progetto diffuso di valorizzazione e
fruizione dell’area matildica in cui ciascun contesto di eccezionale rappresentatività (Quattro
Castella, Rossena-Canossa, il Castello ed il crinale di Carpineti, Montefalcone) consolida uno
specifico ruolo trainante al fine di creare una rete che investa anche i contesti meno
conosciuti.

Qualificazione aree in trasformazione:


- progettazione della variante s.s. 63 che minimizzi l’effetto-barriera rispetto alla permeabilità
ecologica del sistema collinare e che costituisca occasione per la creazione di un nuovo
paesaggio di qualità e per l’allestimento contestuale di fasce di ambientazione compensative,
complementari agli elementi funzionali della rete ecologica;

Riqualificazione di luoghi compromessi o degradati:


- recupero e valorizzazione dell’"Ambito di riqualificazione di Monte del Gesso di Vezzano",
riconosciuto nel PIAE vigente tra gli "Ambiti territoriali da sottoporre a progetto di recupero e
riqualificazione ambientale" in corrispondenza di una zona interessata, in passato, da attività
estrattive esaurite e sistemate senza un sufficiente grado di reinserimento nel contesto
paesaggistico-ambientale. Il progetto di recupero dovrà perseguire gli obiettivi e utilizzare gli
indirizzi di riqualificazione fissati nell'appendice 2 delle NTA del PIAE.

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Ambito centrale

Comuni di Reggio Emilia, Cadelbosco di Sopra, Bagnolo, Castelnuovo di Sotto, Novellara,


Cavriago, Albinea, Vezzano sul Crostolo, Quattro Castella*.

 Caratteri distintivi dell’ambito da conservare.

- la città storica e l’area urbana di Reggio Emilia;


- la fascia territoriale tra l’autostrada/TAV, la ferrovia storica e la via Emilia;
- il sistema dei dossi fluviali di pianura;
- le aree agricole dell’alta pianura, strutturate dai rii incisi e segnate dai canali derivatori del
Secchia e
dell’Enza, in stretta relazione con la quinta collinare;
- la fascia fluviale del Crostolo, caratterizzata a nord dal sistema rurale diffuso e dalle corti
agricole e a
sud dal sistema del parco territoriale e delle ville ducali (Rivalta, Rivaltella, Villa d’Este);
- la quinta collinare di Montecavolo-Puianello-Albinea-Montericco-Borzano caratterizzata dal
sistema delle ville storiche e delle fortificazioni in posizione dominante rispetto agli accessi
alle valli appenniniche;
- il paesaggio agrario delle bonifiche benedettine con le Corti di Casaloffia e Barisella;

 Contesti paesaggistici di rilievo provinciale che caratterizzano l’ambito.

- asse infrastrutturale / via Emilia;


- direttrice Reggio-Novellara;
- sistema “Crostolo-Rivalta”.

 Strategia d’ambito.

La strategia per l’ambito centrale è fortemente incentrata sul ruolo di Reggio Emilia, quale
nodo del sistema di città-territorio sull’asse Parma-Modena, e sulla necessità di attivare
politiche territoriali coordinate a scala sovralocale nell’ottica della competitività internazionale
del sistema mediopadano, di cui Reggio Emilia è baricentro. La scommessa dell’efficienza
del sistema si gioca su due piani: da un lato la polarizzazione delle funzioni di eccellenza nel
campo della cultura, del sapere, del sistema direzionale, dei servizi e della produzione di
punta, dall’altro il rafforzamento del sistema dei collegamenti, sia merci che passeggeri.
A tal fine occorrerà incrementare la vocazione direzionale, culturale e commerciale della città
di Reggio Emilia, integrando paesaggio e territorio, a partire dalla rivitalizzazione della città
storica verso la zona nord (paesaggio contemporaneo) e verso la zona sud (paesaggio
storico). In una logica sovracomunale andranno rafforzati e specializzati i diversi centri
dell’ambito, decongestionando le radiali e favorendo l’accessibilità alla città regionale tramite
politiche di riorganizzazione della mobilità con particolare attenzione al trasporto pubblico su
ferro, nonché ad altri sistemi innovativi (ad es. trasporto pubblico leggero in sede propria).

Sistema ambientale e territorio rurale:


- razionalizzare il rapporto fra grandi insediamenti e un territorio periurbano ad alta vocazione
produttiva agricola, soprattutto attraverso il contenimento del consumo di suolo e della
diffusione insediativa;
- nell’ambito caratterizzato da maggiore sviluppo insediativo occorre attivare azioni di tutela e
di potenziamento delle continuità ecologiche residue, il ripristino delle interruzioni critiche per
le connessioni ecologiche considerate strategiche, il potenziamento della funzionalità
ecologica delle zone umide (risorgive, sistema idrografico), la corretta gestione del territorio
periurbano al fine di costituire aree tampone per la fornitura di servizi ambientali e la
mitigazione delle pressioni reciproche città/campagna;

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

- salvaguardia e valorizzazione dei varchi agricoli fra le principali aree insediate e dei brani di
paesaggio rurale ancora relativamente integro, fra i quali in particolare l’alta pianura e la
prima quinta collinare;

Sistema infrastrutturale:
- portare a completamento il sistema viario tangenziale principale, la connessione a sud con
la Pedemontana attraverso la variante ss 63, e realizzare la via Emilia bis con progetti di
corretto inserimento ambientale;
- valorizzare le due moderne porte della provincia costituite dal nuovo casello autostradale e
dalla stazione medio-padana della Tav;
- il riequilibrio del sistema della mobilità attraverso il potenziamento del servizio di trasporto
pubblico (utilizzo delle linee ACT ed RFI come servizio di bacino per il trasporto passeggeri in
area metropolitana), la realizzazione dei parcheggi scambiatori e di attestamento nei
principali centri del sistema;
- la strutturazione di una vera e propria rete di mobilità non motorizzata in sede propria di
collegamento dei principali nodi funzionali dell’area urbana;

Sistema insediativo:
- rafforzamento delle funzioni direzionali, culturali e commerciali della città di Reggio Emilia,
che investa prioritariamente la direttrice settentrionale, dove si colloca la nuova porta
provinciale sull’Europa (casello autostradale e stazione medio-padana dell’Av);
- rafforzamento dei diversi centri dell’ambito attraverso: interventi di specializzazione
funzionale; potenziamento di una rete di servizi integrati e complementari da localizzare nei
diversi poli (in particolare nei centri a sud di Reggio per limitare il pendolarismo), interventi di
decongestionando delle radiali, favorendo l’accessibilità con il trasporto pubblico su gomma e
ferro qualificazione delle aree produttive esistenti secondo le regole delle aree
ecologicamente attrezzate.

 Obiettivi di qualità ed indirizzi di valorizzazione e tutela.

Valorizzazione del territorio rurale:


- incentivare la multifunzionalità aziendale per la fornitura di servizi plurimi di natura
ambientale, ricreativa,didattica, alimentare, ecc.;
- valorizzare il ruolo del territorio rurale interstiziale, quale serbatoio di naturalità residua e
luogo ove incentivare la salvaguardia, la creazione di paesaggi, il potenziamento delle
dotazioni ecologiche;
- sfruttare le opportunità introdotte dalla legge regionale n. 20/2000 in tema di accordi
territoriali e perequazione territoriale al fine di perseguire finalità di tutela di ambiti agricoli di
importanza strategica, quali ad esempio i prati stabili dell’alta pianura costituenti aree di
qualità dal punto di vista dei foraggi e del paesaggio, oltre che serbatoi di elevata
biodiversità;
- salvaguardare il fondamentale ruolo di connettività ecologica delle campagne verso i nodi
ed i corridoi ecologici primari e favorire il riequilibrio dell’ecosistema agricolo incentivando
interventi compensativi a carattere naturalistico da collegare alle trasformazioni urbanistiche,
ovvero integrando le risorse del Piano di sviluppo rurale destinate alla rinaturazione delle
pertinenze idrauliche del sistema idrografico;
- salvaguardare le aree agricole ancora integre di rilievo paesaggistico (quali in particolare
quelle dell’alta pianura, quelle delle bonifiche benedettine e le aree limitrofe al Canalazzo
Tassone), evitando conversioni ad usi urbani, incentivando la rifunzionalizzazione del
patrimonio rurale storico, prevedendo interventi di conservazione e potenziamento della
vegetazione lungo il sistema dei rii e dei corsi d’acqua in generale;
- incentivare la conservazione del valore agroecosistemico del prato-bosco caratterizzante la
prima quinta collinare.

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Riqualificazione insediativa e linee di sviluppo urbanistico compatibili:


- qualificare le funzioni di eccellenza e valorizzarne la visibilità all’interno del tessuto edilizio
ordinario,
orientando gli interventi verso un’alta progettualità dei principali fuochi di attrazione;
- sfruttare l’opportunità di realizzazione della via Emilia bis per la riqualificazione delle
funzioni e del
patrimonio edilizio sulla via Emilia storica, che dovrà essere qualificata come asse urbano
ospitante funzioni e servizi di qualità ad accessibilità preferenziale pubblica in sede propria;
- riqualificare l’ambito di Mancasale secondo i criteri delle aree ecologicamente attrezzate,
eventualmente valorizzando le funzioni di terziario e di servizi avanzati, e limitando i nuovi
interventi in modo tale da formare una ampia fascia libera verso Bagnolo di Piano,
costituente corridoio ecologico primario del progetto di Rete ecologica di cui all’art. 5 delle
Norme di attuazione;
- contenere l’edificazione arteriale lungo strada evitando ulteriori saldature e densificazioni
sul sistema della viabilità radiale (Cavriago-Barco-Bibbiano), individuando varchi da tenere
liberi per consentire anche una maggiore connessione ecologica, compattando gli
insediamenti, evitando edifici fuori scala in rapporto a contesti agricoli ed edificati, e
realizzando ampie fasce verdi tampone;
- in relazione al sistema insediativo a sviluppo lineare delle direttrici Reggio-Bibbiano e
Montecavolo-Borzano, costituente “ambito territoriale con forti relazioni tra centri urbani” di
cui all’art. 8, com. 12 delle norme di attuazione, attivare politiche intercomunali di maggiore
integrazione al fine di migliorare l’efficienza delle scelte territoriali, ambientali e socio-
economiche;
- contenere l’edificazione arteriale lungo la direttrice pedemontana individuando ampie fasce
da mantenere libere ed evitando di occupare le aree interstiziali tra le circonvallazioni dei
centri e l’asse storico, in quanto fasce di rispetto dei punti di vista sulla quinta collinare ed i
suoi beni di interesse storico culturale;
- ipotizzare previsioni residenziali prioritariamente nei centri dotati di trasporto su ferro TPL;
- qualificare il paesaggio edificato dei centri dell’alta Pianura, contenendo le pressioni
insediative, orientando i nuovi sviluppi verso la compattazione delle aree più sfrangiate, a
qualificare di spazi pubblici, a formare aree verdi organizzate sulle trame del territorio
agricolo circostante, con tipologie che non alterino il paesaggio complessivo;
- ricostruire il bordo urbano di Reggio, organizzando cortine edificate e fasce arborate sulle
trame del paesaggio agrario, ed integrandole ad un sistema di aree verdi di compensazione
ecologica.

Valorizzazione di particolari beni:


- rafforzare e qualificare le eccellenze storico-architettoniche delle ville di Rivalta, Rivaltella e
d’Este, a costituire un sistema di funzioni di rilievo sovraprovinciale, orientate alla cultura, al
sapere ed alle attività del tempo libero, e collegate da un’infrastruttura ambientale di spazi
periurbani da rinaturalizzare ed tematizzare;
- valorizzare il sistema storico-naturalistico dell’area pedecollinare, salvaguardando in
particolare l’unitarietà delle strutture insediative storiche di Montecavolo ed Albinea e la
caratteristica geomorfologia del “bacino del rio Groppo”, e garantire la valorizzazione e la
fruizione del sistema paesaggistico-naturalistico dell’area Borzano-Le Croci;
- attivare occasioni di concertazione, di ragionamento e di co-progettazione con il Comune,
l’Università, le associazioni ed i cittadini per la rivitalizzazione del centro storico di Reggio
Emilia, inteso quale luogo complesso ed irripetibile da abitare e da fruire in quanto sede di
funzioni plurime di ruolo sovraprovinciale;
- in accordo con quanto previsto all’art. 13 delle Norme di attuazione del PTCP, attuare la
riqualificazione dell’area delle ex Officine Reggiane per la creazione di un polo funzionale di
scala sovraprovinciale dedicato alle funzioni del terziario avanzato, alla formazione e alla
ricerca. Attraverso l’architettura dei manufatti e degli spazi pubblici si potrà arricchire la città
di luoghi in cui enfatizzare la visibilità e la riconoscibilità delle funzioni di eccezione, e si potrà

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

sfruttare l’occasione di intervento sulla centralissima ex area produttiva allo scopo di


conseguire una pluralità di obiettivi coinvolgenti un ambito territoriale allargato quali in
particolare: potenziare il ruolo di scambio intermodale dell’area in relazione alla vicinanza con
il CIM e con la stazione ferroviaria;
- migliorare le connessioni della parte nord della città con il centro; creare relazioni funzionali
e visive con il vicino centro Malaguzzi; innescare la riqualificazione del quartiere gravitante su
via Turri;
- conservare ed identificare i beni di interesse storico, paesistico e documentario, definendo
le azioni e i requisiti degli interventi di recupero estesi alle aree di pertinenza, da mantenere
libere da interventi trasformativi, che non siano legati alla specifica fruibilità del singolo bene;
prevedendo interventi di conservazione e valorizzazione dei collegamenti storici tra i sistemi
di beni, percorsi di fruizione e fasce libere che consentano la leggibilità delle relazioni
storiche;
- conservare le valenze panoramiche dell’ambito attraverso l’individuazione di percorsi, punti
panoramici e dei coni visivi che intercettano i beni di particolare valore e le porzioni di
paesaggio più integre, al fine di controllare l’impatto degli interventi trasformativi, in
particolare sulla pedecollinare e lungo le strade di poggio.

Progetti speciali:
- “Progetto integrato di valorizzazione paesaggistica ed ambientale del Crostolo”
comprendente: la riqualificazione e rinaturazione del tratto urbano del Crostolo, finalizzato a
dare continuità alla rete ecologica e a costituire un’armatura verde fruibile nella città; la
formazione di una greenway ciclo-pedonale che collega la città con i contesti paesistici e
storici del parco del Crostolo, del sistema di ville storiche di Rivalta-Albinea, delle corti del
Traghettino e di Gualtirolo, della costituzione di fasce tampone e di percorsi lungo il canale
Tassone ed altri elementi del reticolo idrografico.

Qualificazione aree in trasformazione:


- enfatizzare la funzione dell’area “Stazione Mediopadana-Nuovo casello-Fiera” di porta della
città e della provincia, garantendo la qualità architettonica delle nuove funzioni nei pressi del
nodo multimodale e migliorando la qualità degli spazi periurbani, l’ambientazione di
insediamenti e progettando itinerari riconoscibili che accompagnino l’utente dentro la città;
- qualificare l’ambito produttivo di Prato-Gavassa in accordo con l’art. 11 delle Norme di
attuazione, tenendo conto in particolare: della qualifica di area ecologicamente attrezzata; del
contenimento di ulteriori previsioni a sud dell’autostrada e del ridisegno urbanistico di quelle a
nord al fine di compattare l’insediamento e di qualificarne il bordo verso il territorio rurale e le
sue trame; nella progettazione unitaria dovrà essere dato il giusto peso alla progettazione
delle reti, delle infrastrutture e dei servizi comuni in quanto elementi strategici della qualità
insediativa complessiva, nonchè alla progettazione degli accessi che rispetti la viabilità
storica;
- qualificare l’ambito produttivo di Corte-Tegge in accordo con l’art. 11 delle Norme di
attuazione, con particolare riguardo al completamento ed all’efficienza delle infrastrutture
tecnologiche, alla qualità architettonica e degli spazi gravitanti sulla via Emilia ed evitando
potenziamenti che possano pregiudicare i varchi agricoli residui.

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

La Montagna

Comuni di Vetto, Ramiseto, Casina*, Carpineti*, Castelnovo ne’Monti*, Busana, Ligonchio,


Villa Minozzo, Toano, Collagna

 Caratteri distintivi dell’ambito da conservare.

L’ambito si presenta come un sistema paesaggistico a forte integrazione storica e naturale,


con una buona conservazione degli equilibri naturali, caratterizzato da una molteplicità di
contesti e numerose componenti di valore, naturali, storiche e geomorfologiche, che si
distinguono in:
- la fascia della dorsale caratterizzata dai crinali, dalle faggete e dalle emergenze
geomorfologiche,
- il sistema di centri della dorsale appenninica, legati a comunità autonome ma fortemente
integrate, a corona del Parco Nazionale, in cui emergono alcuni paesaggi a forte specificità :
la Valle dei Cavalieri, la Valle del Cerreto, il sistema Ligonghio-Villa Minozzo, il sistema di
Febbio;
- le incisioni fluviali del sistema Secchia/Dolo, e dell’ Enza, a forte connotazione naturale;
- il sistema di Vetto, nodo tra la fascia fluviale e la dorsale retrostante,
- i versanti insediati di Toano e Ramiseto, fortemente caratterizzati dal paesaggio agrario
plasmato dalle morfologie e dalle geometrie delle fasce arborate;
- il contesto paesistico di eccellenza di Castelnuovo ne’ Monti, centro ordinatore dell’ambito e
polo di un sistema complesso di comunità identificabile anche nel carattere e nella struttura
paesistica, in cui la fruizione “circolare” fa della Pietra di Bismantova un punto di riferimento
visivo e identitario indiscutibile.

 Contesti paesaggistici di rilievo provinciale che caratterizzano l’ambito:

- “Pietra di Bismantova”

 Strategia d’ambito.

La qualità ambientale è l’elemento che assume oggi il valore di risorsa strategica dell’area
appenninica, e che la distingue rispetto al resto del territorio. La scommessa è la
valorizzazione di tale risorsa in uno scenario di sviluppo costruito attorno ad essa, basato su
attività compatibili quali la ricettività e le produzioni agro-forestali, integrate in un tessuto
produttivo da consolidare e potenziare.
In quest’ottica va colta la grande opportunità di valorizzazione del Parco Nazionale
dell’Appennino toscoemiliano, in quanto organismo in grado di mettere in rete comunità più
ampie (province limitrofe e Regione Toscana), veicolo di risorse e strumento di tutela dei
valori ambientali, di valorizzazione dei paesaggi culturali e delle produzioni agroalimentari
locali. Il Parco costituisce un’opportunità ed un’occasione di crescita economica e sociale per
tutta l’area della montagna, estendendo le strategie di valorizzazione al territorio che lo
circonda, facendo leva sulla vitalità delle aziende, sulla capacità di mettere a sistema le
numerose risorse, sul valore dei luoghi e l’identità delle comunità che li abitano. Si tratta di
attivare un modello di sviluppo che coinvolga un sistema che comprende l’intera area
collinare e sub-montana per il rilancio dell’agricoltura di qualità, il recupero dei centri storici
anche in termini turistici (villaggi-albergo), la realizzazione di un sistema di fruizione culturale
e turistico integrato.

Sistema ambientale e territorio rurale:


- il Parco Nazionale quale risorsa strategica di sviluppo: dalla valorizzazione dei contesti ad
alta naturalità alla qualificazione e rilancio delle attività agro-forestali, alla strutturazione dei
luoghi-porta del Parco in un’ottica di rilancio dell’economia fondata sulle risorse irripetibili del

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

territorio. Un progetto che deve fondarsi sulla cooperazione interistituzionale, sulla messa in
rete con comunità più ampie (versante Toscano e province emiliane confinati);
- contrasto all’abbandono dell’agricoltura attraverso la valorizzazione delle produzioni minori
ad alto valore aggiunto e l’incentivo alla multifunzionalità delle aziende;
- gestione del bosco e contrasto delle criticità socio-economiche, paesaggistiche, ambientali,
del dissesto;
- istituzione di un Paesaggio Protetto montano, per la valorizzazione del contesto della
dorsale, che potrà garantire la ricucitura territoriale e un ruolo centrale della Comunità
Montana, dei Comuni e dell’Ente Parco nello snellimento procedurale, nel coordinamento
della progettualità e nell’attingimento di risorse finanziarie.

Sistema infrastrutturale:
- potenziamento dell’infrastrutturazione informatica (banda larga) nella montagna, al fine di
sostenere le aziende sia turistiche che agricole per la commercializzazione dei prodotti,
aprire opportunità per il tele-lavoro e favorire un migliore accesso ai servizi per la
popolazione; la qualificazione del sistema infrastrutturale e della mobilità, con la realizzazione
delle varianti SS63, la qualificazione dei collegamenti minori, la rimodulazione dei servizi TPL
su gomma;

Sistema insediativi:
- il recupero dei centri storici anche in termini turistici, incentivando progettualità integrate e
progetti pilota (“villaggi a emmisione zero” per riscaldamento, rifiuti, utilizzo delle acque...);
- la realizzazione di un sistema di fruizione culturale e turistica integrata;
- il rafforzamento del ruolo di centro ordinatore di Castelnuovo Monti attraverso il
consolidamento della gamma dei servizi di attrazione sovracomunale, anche in riferimento al
duplice ruolo che può assumere: nodo del più ampio sistema collinare e “Porta
dell’Appennino”;
- la riqualificazione dell’ambito di qualificazione produttiva di rilievo sovracomunale (in
compatibilità con i limiti e condizionamenti di natura ambientale) di riferimento per la
montagna in località Fora di Cavola, da completare, con processi di riqualificazione
ambientale, ecologica, paesaggistica, secondo quanto definito con Regione, Sovrintendenza,
Comunità Montana, Comune e Provincia.

 Obiettivi di qualità e indirizzi di valorizzazione e tutela.

Valorizzazione del territorio rurale:


- incentivare la multifunzionalità dell’agricoltura per il mantenimento del presidio del territorio
e della difesa del suolo, per contrastare l’abbandono dei territori montani e favorire
l’occupazione locale;
- favorire una gestione flessibile del bosco in relazione al diverso stato e qualità delle
formazioni boschive, da un lato tutelando le biocenosi di valore e le direttrici di continuità
ecologica (siti Rete Natura 2000), e dall’altro incentivando la gestione produttiva del bosco ed
il governo delle neoformazioni spontanee critiche per il paesaggio e la biodiversità;
- mantenere e valorizzare le aree prative di pertinenza dei nuclei abitati, gli agroecosistemi a
radure clausurate, i prati cacuminali, contrastando l’avanzata dei boschi di recente
formazione per scongiurare la perdita di paesaggi culturali e ad elevato contenuto ecologico;
- incentivare lo sfruttamento a fini energetici della biomassa legnosa (ottimizzazione della
filiera a scala micro-locale), il rilancio dell’industria del legno;
- incentivare le produzioni tipiche delle zone montane a sostegno dell’industria alimentare,
che producono innovazione nelle imprese e esternalità positive (filiera del Parmigiano, ad
esempio).

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Riqualificazione insediativa e linee di sviluppo urbanistico compatibili:


- rispondere al fabbisogno abitativo o ricettivo attraverso interventi opportunamente inseriti
paesaggisticamente, evitando nuove costruzioni di tipologie estranee ai contesti;
- valorizzare il patrimonio storico attraverso la codificazione di “buone pratiche” per gli
interventi di recupero, ispirate ai principi di cui all’allegato 4 delle presenti norme, in relazione
alle diverse tipologie edilizie, agli impianti storici e alle diverse giaciture dei centri (di conca, di
crinale, di versante, di poggio), individuando in particolare i fronti edificati da recuperare e le
aree di pertinenza agricole da mantenere libere da interventi trasformativi anche isolati;
- promuovere progetti di recupero integrato dei nuclei storici, anche attraverso la
sperimentazione di interventi pilota che sappiano coniugare il rispetto delle tipologie storiche
con le tecniche innovative per il contenimento energetico, il riuso a fini turistici (ricettività
diffusa), la qualificazione degli spazi pubblici, la formazione di aree attrezzate e servizi per il
turismo e il mantenimento delle pertinenze agricole;le progettazioni integrate potranno
prevedere anche quote di nuovi impianti ove necessari alla realizzazione del progetto;
- qualificare il centro di Castelnovo nè Monti, anche con interventi di potenziamento del ruolo
di centro ordinatore, qualificare l’insediamento sugli assi di accesso al centro con interventi di
recupero del paesaggio edificato e della viabilità in particolare nelle aree che costeggiano le
aree di interesse paesistico della Pietra di Bismantova;
- rilanciare i luoghi del turismo montano nei territori di Busana, Collagna, Ligonchio, Villa
Minozzo e Ramiseto, attraverso le seguenti azioni: qualificando l’offerta turistica in quanto a
tipologie ricettive, attività culturali, ricreative, sportive; qualificazione degli spazi urbani;
qualificazione dell’offerta commerciale e di servizi alla persona;

Valorizzazione di particolari beni:


- valorizzare i luoghi strategici costituenti le porte del Parco Nazionale al fine di evidenziarne
l’individualità territoriale e di attrezzarne funzionalmente gli accessi con riferimento a
specifiche tematizzazioni: “Porta dell’Appennino” a Feriolo (Felina, s.s. 63); “Porta dei Gessi”
a Poiano (val Secchia); “Porta dei Cavalieri” a Gazzolo (Rasmiseto, s.p. 57); “Porta delle due
Valli” a Cervarezza (Fortino di Sparavalle); “Porta euromediterranea” al Passo del Cerreto; la
“Porta dell’acqua e dell’energia” a Ligonchio (complesso idroelettrico storico Enel); “Porta del
cervo” a Cervarezza (Parco della flora appenninica); “Porta sport e natura” a Febbio (ex
Vivaio);
- garantire la conservazione, valorizzazione e fruizione dei diversi sistemi naturalistici
costituiti dal lago Calamone/monte Ventasso, dall’altopiano torbiero del paleobacino del
Mescà, del lago Cerretano e dalla val Riarbero. Nei contesti attrezzati per la ricettività, quale
Ventasso Laghi, Varvilla, Cerreto Alpi e Cerreto Laghi, occorre attivare azioni per la
riqualificazione, valorizzazione ed adeguamento degli insediamenti e delle strutture
necessarie allo sviluppo economico dell’ambito, incentivando interventi di miglioramento della
qualità architettonica e di inserimento paesaggistico dei manufatti o dei complessi turistici
esistenti o programmati;
- garantire la conservazione, valorizzazione e le migliori condizioni di fruizione del borgo di
Cecciola e del suo particolare contesto paesaggistico;
- garantire la conservazione, valorizzazione e riqualificazione del sistema paesaggistico-
naturalistico del territorio e del sistema insediativo storico, anche a carattere rurale, che lo
caratterizza;
- attivare idonee forme di governo del bosco per il ripristino di beni e visuali paesistiche di
eccellenza quali: la Petra di Bismantova, gli “schiocchi” del Secchia, il rifugio di Pratizzano, la
pieve di Toano, il fortino dello Sparavalle, i punti panoramici fra Cerrè Sologno e Primaore e
quello di Feriolo;
- conservare le aree di particolare valore naturalistico, storicamente non insediate, in via di
rinaturalizzazione, (incisioni fluviali del Secchia, del Dolo e dell’Enza, nei valloni naturali),
destinandole a forme di utilizzo naturalistiche, tramite limitati interventi diretti alla fruizione dei
siti;

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- qualificare i percorsi pedonali e ciclopedonali, sugli antichi percorsi, al fine di creare un


sistema diffuso di fruizione poggiato sui percorsi principali legati all’itinerario Matildico, dei
Ducati e Spallanzani, di collegamento con il territorio parte collinare;
- identificare e valorizzare la “strada del Parco” e i percorsi viabilistici turistici in modo tale che
intercettino i beni e le mete di principale interesse, da attrezzare con punti panoramici, luoghi
di sosta e punti interpretativi del paesaggio e sui quali evitare interventi trasformativi che
possono alterare le visuali sul paesaggio;
- identificare un sistema di attrezzature per lo sport e la fruizione turistica di specializzazione
dei singoli centri, collegati alla “strada del parco”, localizzati in modo tale da non costituire
impatto sulle aree di maggior valore naturalistico nè alterare le visuali principali;
- definire per il contesto visivo del nucleo di Vetto le modalità per: il recupero e la
qualificazione del nucleo, del suo fronte edificato verso valle, considerando anche riusi di tipo
turistico ricettivo; la riqualificazione delle aree di fondovalle, controllando che gli interventi
non costituiscano impatto dalle visuali del Centro storico; le previsione di interventi di
attestamento dei sentieri verso l’area naturale del Monte Pineto/Rio Tassaro, potenziandone
il ruolo ecologico; qualificazione delle strade di accesso anche per una fruizione turistica;

Progetti speciali:
- Progetto intergrato di “organizzazione e promozione della fruizione turistica compatibile”
della dorsale appenninica, nei territori di Castelnovo nè Monti, Vetto, Toano, Ligonchio,
Busana, Collagna, Villa Minozzo, Ramiseto. Il progetto è orientato all’istituzione di un
Paesaggio Naturale e Seminaturale Protetto che, previo accordo tra i Comuni e la Provincia,
dovrà prevedere:
a) la ricerca e il coordinamento di forme di finanziamento attraverso: lo sviluppo di forme di
coordinamento gestionale e progettuale con il Parco Nazionale, per accedere a fondi
Europei;
b) l’utilizzo delle misure del PSR e quelle previste per le aree di paesaggio Protetto;
c) le azioni per l’integrazione tra l’agricoltura di qualità, le attività di difesa e mantenimento del
suolo, e le attività turistiche compatibili (punti tappa; attività educative...), con particolare
riferimento alle attività zootecniche minori;
d) interventi di recupero integrato, con azioni pilota, finalizzati anche alla ricettività diffusa,
attraverso il coinvolgimento dei privati;
e) le azioni per attrezzare la “strada del Parco”;
f) le azioni di qualificazione, recupero, manutenzione ordinaria e straordinaria per gestire la
rete di percorsi interregionali, variamente fruibili (a piedi, a cavallo, in bici...);
g) il recupero e la valorizzazione di edifici e manufatti di importanza storico-culturale e di
contenitori in disuso, a fini fruitivi, educativi e museali;
h) gli interventi di gestione forestale attraverso azioni di miglioramento delle formazioni
forestali, diradamento dei soprassuoli artificiali di conifere, sistemazione dei versanti,
scarpate stradali e sponde di torrenti, opere di regimazione idraulico-forestale con interventi
di ingegneria naturalistica;
i) le azioni gestionali e promozionali per la messa in rete e l’animazione delle risorse di valore
fruitivo, educativo e culturale, eventualmente diretto alla realizzazione di un eco-museo
distribuito lungo la strada del Parco;
l) gli interventi diretti alla realizzazione di attività ricreative e sportive in modo coordinato nei
diversi comuni al fine di qualificare i diversi centri e diversificare l’offerta, anche attraverso
forme di promozione coordinate ed unitarie;
m) gli interventi diretti alla qualificazione degli spazi pubblici dei centri a sostegno della
qualificazione dell’offerta commerciale, artigianale e dei servizi alla persona.

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Fascia fluviale del fiume Enza

Comuni di Brescello, Gatattico, Sant’Ilario d’Enza, Montecchio Emilia*, San Polo d’Enza*,
Canossa*, Vetto d’Enza, Ramiseto

 Caratterizzazione e valori.

Comprende l’area del fiume e le aree agricole ad esso connesse ancora integre e/o
caratterizzate da beni storici e naturali.
Paesaggio dominato dal torrente distinto nelle tre sezioni morfologiche:
- piana occidentale (foce-S.Ilario): andamento del fiume a meandri, in parte sospeso, chiuso
dalla vegetazione ripariale, in stretta relazione con le aree agricole vallive, con presenza di
ampi paesaggi rurali altamente rappresentativi legati alle grandi ‘corti rurali’, inserite in spazi
agricoli non edificati, strettamente legati alla vegetazione del fiume;
- alta pianura: (S.Polo-Montecchio), limitato dalla strada provinciale e caratterizzato dalla
relazione dei terrazzi fluviali con il territorio agricolo, con modesta fascia ripariale
arboreoarbustiva e aree di importante interesse naturale, ampie visuali limitate in parte da
insediamenti lineari lungo strada;
- parte montana con morfologia di valle a V: fondovalle a caratterizzazione naturale, con gole
e incisioni, definite dai terrazzi fluviali, versanti acclivi, prevalentemente boscati, importanti
relazioni visive tra il sistema dei centri dei due versanti (Valle dei Cavalieri,) che legano
paesisticamente e storicamente il versante reggiano con quello parmense, ambiti visivi di
pregio definiti dalla morfologia della valle con fondali lontani, e importanti nodi in emergenza
(Vetto).

 Dinamiche di trasformazione del territorio.

- rilevante presenza di attività estrattive o produttive ed ecomosaico fluviale sottoposto a forti


pressione nella fascia tra S. Ilario a S. Polo;
- luoghi di conflitto per la continuità del corridoio ecologico fluviale in particolare a S. Ilario, a
S. Polo e sull’asse infrastrutturale;
- sviluppi insediativi critici lungo il fiume;
- dinamiche di sviluppi lineari lungo la viabilità principale che limita il contesto;
- paesaggio fluviale alterato da numerosi insediamenti industriali, in particolare a sud di
S.Polo;
- vaste aree agricole in abbandono nella parte montana e forti processi di erosione dei
versanti.

 Temi-obiettivo generali.

a) Valorizzazione del paesaggio rurale


b) Riqualificazione insediativa e linee di sviluppo urbanistico compatibili;
c) Qualificazione di particolari beni;
d) Qualificazione aree in trasformazione;
e) Progetti specifici di valorizzazione.

 Disciplina di valorizzazione e tutela per ciascun tema-obiettivo.

Valorizzazione del paesaggio rurale:


- conservazione dell’integrità dei paesaggi agrari lungo il fiume attraverso: la ricostruzione
morfologica di fasce boscate perifluviali, l’integrazione con le aree agricole alla fascia fluviale,
il miglioramento della connettività lungo i canali di bonifica in relazione alle aree di riequilibrio
ecologico esistenti, il sistema delle casse di espansione delle acque di scolo, e il sistema del

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verde urbano dei centri connettibili al fiume (in particolare tra S. Ilario d’Enza e Montecchio e
tra S. Ilario e Sorbolo);

Riqualificazione insediativa e linee di sviluppo urbanistico compatibili:


- ricostruzione e qualificazione dei bordi urbani lungo il fiume (S.Ilario, Montecchio, S.Polo,
Sorbolo)
con interventi di miglioramenti edilizio e di potenziamento del verde;
- mantenimento di varchi liberi verso il fiume lungo la SP12, evitando la proliferazione di
edificazione
lungo strada;
- progettazione integrata, architettonica, ecologica, paesaggistica dell’ambito di qualificazione
produttiva di rilievo provinciale sito nell’area del casello di Campegine-Terre di Canossa.

Qualificazione di particolari beni:


- recupero delle corti storiche e dei loro contesti agricoli, integrati dalla formazione di circuiti
che li colleghino ai centri storici, considerando il mantenimento dei punti di vista dalle strade
che li lambiscono ed il recupero per usi anche legati alla valorizzazione dei prodotti agricoli;
- in raccordo con i contenuti dell’Allegato 2, scheda n. 5 dei Beni paesaggistici (Fontanili e
bosco golenale di Gattatico) attivare azioni e politiche, anche in accordo con i privati,
finalizzate al recupero ed alla fruizione collettiva del sistema storico-naturalistico costituito
dalle Corti dei Pantari, dai fontanili e dai relitti di bosco planiziale golenale di Gattatico;
- incentivare, anche tramite l’attivazione di progetti e programmi di valorizzazione
paesaggistica, il risanamento e la valorizzazione delle corti benedettine di Gualtirolo,
Traghettino e Valle Re quali beni di elevato valore storico, testimoniale e simbolico,
costituenti il cuore storico della produzione del Parmigiano Reggiano;
- attuazione del Piano strategico Valle dell’Enza 2010 per la valorizzazione e la fruizione della
fascia fluviale, che assuma la percezione del paesaggio come tema di fondo, esteso alla
riscoperta degli elementi della memoria e della cultura, alla conversione delle criticità
esistenti (cave, industrie, ecc.) in nuove centralità legate alla vita contemporanea, quali i
servizi per il tempo libero, la rinaturazione della golena, il potenziamento del sistema dei
percorsi e dei servizi, le attività agricole compatibili;
- indirizzare le azioni sul territorio ad una valorizzazione a fini agro-ambientali, paesaggistici e
ricettivi, le quali basandosi sulla reinterpretazione dei segni del paesaggio, documentino le
trasformazioni naturali e culturali del contesto;

Qualificazione aree in trasformazione:


- integrazione nel più ampio contesto del fiume dei progetti di recupero delle aree estrattive,
finalizzate al potenziamento della funzione ecologica e ricreativa del fiume, in particolare
nella fascia tra S Ilario a S Polo.

Progetti specifici di valorizzazione:


Progetto integrato ed eventualmente concertato con la provincia di Parma orientato a:
- potenziamento delle piste ciclo-pedonali esistenti lungo l’asse fluviale, predisposizione di
interventi di incremento delle masse arboree di rigenerazione ecologica, ed interventi di
collegamento con i principali centri;
- formazione e qualificazione degli assi viari lungo il fiume con formazione di aree di sosta per
la fruizione del fiume e allestimento di fasce verdi;
- connessione dei percorsi con i centri di interesse culturale e fruitivo, in particolare nelle aree
di maggior pregio storico;
- connessione paesistica e fruitiva tra fascia fluviale ed il sistema di accesso a Canossa sul
nodo di S. Polo d’Enza;
- realizzazione di attrezzature destinate alla cultura, educazione e formazione da localizzare
nei beni di interesse storico.

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Distretto ceramico

Comuni di Rubiera, Scandiano, Casalgrande, Castellarano, Baiso, Viano*.

 Caratteri distintivi dell’ambito da conservare.

L’ambito è caratterizzato dall’organizzazione degli usi e delle attività legate al distretto


produttivo della ceramica, cui si associano produzioni metal meccaniche e tessili. La
preponderante struttura insediativa sviluppatasi nella fascia pedemontana si relaziona con i
seguenti elementi:
- Le strutture di interesse naturale, quali la fascia fluviale del Secchia, la quinta collinare, il
Monte Evangelo e le sue valli;
- Il sistema dei centri pedemontani: Scandiano, con funzione di centro ordinatore,
Casalgrande e castellarano con funzione di centri integrativi;
- Il sistema delle ville di Pratissolo-Fellegara, il castello di Arceto, villa Spalletti e gli ambiti
agricoli ad esse connessi;
- Il sistema dei nuclei-castelli collinari di Rondinara, Montebabbio, S.Valentino, Casalgrande;
- Il sistema rurale dei piani inclinati dell’alta pianura con tipicità èrpduttive importanti
(viticoltura e zootecnica bovina soprattutto) legate al settore agro-alimentare.

 Contesti paesaggistici di rilievo provinciale che caratterizzano l’ambito:

- CP5 fascia fluviale del Secchia


- “Bacino del Rio Rocca”

 Strategia d’ambito.

Questo ambito lega più di altri la propria strategia all’interrelazione tra territori di province
differenti, dati i rapporti con il distretto di Modena-Sassuolo. L’avvio del processo di
terziarizzazione, innovazione tecnologica e ricerca qualitativa del settore ceramico
rappresenta la leva per riequilibrare il delicato rapporto tra risorse paesaggistiche e
opportunità di crescita economica e di identità di filiera produttiva nel mercato globale. In
questo contesto si prospetta l’opportunità di decongestionare e razionalizzare la
conurbazione pedecollinare attraverso la gestione e la rivalutazione del ruolo di volumetrie
dismesse e/o di previsioni inattuate, al fine anche di migliorare l’efficienza del sistema sia dal
punto di vista logistico-funzionale, che da quello eco sistemico ed abitativo.
Ciò avverrà anche attraverso il consolidamento delle relazioni interprovinciali, già molto forti,
e mettendo a sistema quanto avviene in ambito locale, perseguendo con decisione azioni
corali che sottendano ad uno scenario strategico chiaro e condiviso che riconosca nella
razionalizzazione delle scelte urbanistiche, nell’innovazione e nel recupero dei valori naturali
(fascia fluviale), storici e paesistici (alta pianura e quinta collinare) le sfide principali per
questo ambito.
Strategia decisiva sul piano paesaggistico è la ricucitura delle connessioni fruitive, percettive
ed ecologiche tra il paesaggio fluviale del Secchia e quello collinare, con il borgo fortificato di
Castellarano quale porta di accesso alla media e alta Valle del Secchia.

Sistema ambientale e territorio rurale:


- Istituzione di un’area protetta del fiume Secchia (Riserva Naturale Orientata), per rafforzare
la funzionalità del nodo ecologico costituito dalle casse di espansione del Secchia e la
funzionalità dell’intero ecosistema fluviale. Analogamente deve essere dato impulso
all’attuazione degli interventi previsti dal progetto di valorizzazione del Tresinaro, che unisce
il valore ecologico a quello paesistico e storico-culturale.;
- Istituzione del Paesaggio Protetto collinare esteso anche agli ambiti 5 e 3;

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

- Sostegno alla competitività del settore agricolo, tutelando le aree di maggiore integrità,
dalla diffusione di usi impropri, dalla densificazione arteriale (direttrice Reggio-Scandiano),
dalla saldatura degli insediamenti sparsi (lungo il Secchia verso Rubiera);

Sistema infrastrutturale:
- Potenziamento dell’intermodalità merci: scalo di Dinazzano; connessione con Marzaglia,
con ipotesi di tratto ferroviario nel corridoio della bretella autostradale Campogalliano-
Sassuolo, da concertare con la Provincia di Modena;
- Adeguamento della ferrovia Reggio-Sassuolo per il trasporto passeggeri e merci;
- Realizzazione della via Emilia-bis a sud di Rubiera

Sistema insediativo:
- alleggerimento della pressione insediativa sulla campagna, privilegiando il recupero e la
rifunzionalizzazione del patrimonio edilizio esistente e del residuo dei piani inattuato;
- la riqualificazione delle aree produttive esistenti favorendo i nuovi processi produttivi e di
commercializzazione, con interventi di accorpamento, nelle adiacenze dei nodi di interscambio ferro-
gomma;
- il potenziamento dell’offerta di servizi alla persona di rango sovracomunale nel centro di Scandiano,
anche in complementarietà con Casalgrande e Castellarano.

 Obiettivi di qualità ed indirizzi di valorizzazione e tutela.

Valorizzazione del territorio rurale:


- tutelare il ruolo dell’alta pianura orientale quale porta di accesso al distretto viti-vinicolo del
Doc di Scandiano e Canossa, evitando consumo di suolo e diffusioni di funzioni estranee,
incentivando il recupero del patrimonio edilizio esistente e della multifunzionalità delle
aziende agricole. In tal senso particolare attenzione va posta all’integrità paesaggistica dei
territori tra Villa Spalletti, Rubiera, Casalgrande ed Arceto;
- favorire il riequilibrio ecologico dell’ecosistema agricolo incentivando interventi di
compensazione ecologica da attuare soprattutto nelle zone di tutela delle acque sotterranee
(cfr. tavv. P 10.a, P10.b);

Riqualificazione insediativa e linee di sviluppo urbanistico compatibili:


- incentivare la riqualificazione degli insediamenti produttivi attraverso il sostegno alla
terziarizzazione e la gestione delle delocalizzazioni e del residuo inattuato, anche al fine di
potenziare i nodi di interscambio ferro-gomma, di migliorare la funzionalità ecologica
(ripristino o tutela dei varchi agricoli, rinaturazione di punti di conflitto), di tutelare la risorsa
idrica con particolare riferimento alle zone di ricarica della falda, di tutela del suolo e
prevenzione dissesto;
- lungo le direttrici di maggiore urbanizzazione mantenere o ricostituire varchi agricoli liberi,
agendo sulla riqualificazione attraverso progetti di qualità architettonica integrati al recupero
del paesaggio fluviale e rurale, in particolare nelle aree a nord-est di Scandiano, lungo la SS.
467, a sud-ovest di Casalgrande verso la collina di Dinazzano, nelle aree tra Villalunga e
Salvaterra lungo la fascia del F. Secchia, nelle aree a sud-est di Bosco lungo la lungo la
SS467,
- in relazione al sistema insediativo a sviluppo lineare della direttrice Scandiano-Castellarano,
costituente “ambito territoriale con forti relazioni tra centri urbani” di cui all’art. 8, com. 12
delle norme di attuazione, attivare politiche intercomunali di maggiore integrazione al fine di
migliorare l’efficienza delle scelte territoriali, ambientali e socio-economiche;
- rafforzare la dotazione di servizi alla persona del centro di Scandiano al fine di consolidarne
il ruolo di centro ordinatore multipolare. Prioritariamente occorrerà migliorare l’offerta e
l’accessibilità di attrezzature per l’istruzione secondaria;

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

- limitare ulteriori sviluppi insediativi nelle aree agricole collinari incentivando al recupero
dell’esistente e all’adeguamento tecnologico e qualitativo delle strutture produttive agro-
zootecniche;

Valorizzazione di particolari beni:


- valorizzare l’asta fluviale del Tresinaro in considerazione del ruolo di corridoio ecologico e di
componente generatrice dell’insediamento storico di Scandiano;
- in raccordo con i contenuti dell’Allegato 2, scheda n. 18 dei Beni paesaggistici (Bacino del
Rio Rocca) attivare azioni e politiche finalizzate alla fruizione del sistema paesaggistico e
naturalistico dell’area;
- tutelare il sistema della prima quinta collinare caratterizzato da un sistema di piccoli nuclei
abitati e fortificazioni (Rondinara, Montebabbio, S. Valentino, castello di Casalgrande)
immersi in un territorio rurale integro;
- valorizzare il sistema di beni di interesse storico, paesistico e documentario costituito tra
l’altro dal sistema Corte Ospitale-Palazzo Rainusso, le ville di Fellegara, la Villa Spalletti di
San Donnino, Castello di Torricella, Castello di Dinazzano, incentivando le azioni di recupero
estese alle aree di integrazione storico-paesaggistica costituenti l’ambientazione dei beni.
Valorizzazione di sistema significa anche progettazione dei circuiti che li colleghino ai centri,
considerando il miglioramento dei punti di vista privilegiati;
- qualificazione del complesso M.te Evangelo-Maestà Bianca, attraverso il potenziamento dei
servizi ambientali e ricreativi forniti dall’agricoltura, la formazione di circuiti e poli turistico-
ricreativi collegati con i centri dell’alta pianura.

Qualificazione aree in trasformazione:


- potenziare le connessioni ecologiche tra la fascia collinare e quella fluviale attraverso la
razionalizzazione delle previsioni urbanistiche, anche del residuo;
- definire gli interventi atti a limitare i possibili impatti ambientali delle aree estrattive di Rio
Rocca presso San Valentino in corrispondenza del SIC;
- definire gli interventi relativi al completamento dell’asse stradale orientale in prossimità di
Dinazzano garantendo la continuità ecologica con la fascia collinare;
- individuare di concerto con la Provincia di Modena il tracciato alternativo della bretella
ferroviaria di interconnessione tra i due terminal di Dinazzano e Marzaglia al fine di: non
alterare la continuità e la funzionalità ecologica della fascia del fiume Secchia e del progetto
del Parco Fluviale; ipotizzare interventi di rigenerazione ecologica di compensazione; non
alterare le geometrie dell’area agricola di particolare integrità; prevedere interventi di
inserimento paesaggistico dell’infrastruttura;
- qualificare gli ambiti produttivi di Casalgrande e di Castellarano in accordo con l’art. 11 delle
Norme di attuazione, tenendo conto in particolare: della progressiva trasformazione in area
ecologicamente attrezzata; degli obiettivi di tutela delle acque sotterranee; del miglioramento
dell’accessibilità merci e passeggeri; delle misure di rinaturazione necessarie a migliorare
l’inserimento paesaggistico e le connessioni ecologiche verso il F. Secchia e la collina; di
progettare attentamente i bordi in relazione alle aree agricole limitrofe di particolare integrità
paesaggistica.

Riqualificazione di luoghi compromessi o degradati:


- recupero ambientale delle aree individuate nel PIAE vigente come "Ambiti territoriali da
sottoporre a progetto di recupero e riqualificazione ambientale" ("Valle del Rio Rocca" e
"Gambarata" a Castellarano), corrispondenti a zone interessate, in passato, da attività
estrattive esaurite e sistemate senza un sufficiente grado di reinserimento nel contesto
paesaggistico-ambientale. I progetti di recupero dovranno perseguire gli obiettivi e utilizzare
gli indirizzi di riqualificazione fissati nell'appendice 2 delle NTA del PIAE.

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Allegato 2.E

ATLANTE DELLE UNITA’ DEL PAESAGGIO RURALE 1

 Unità rurale n°7: Terrazzi Fluviali


 Unità rurale n°8: Piana Pedemontana recente
 Unità rurale n°9: Piana Pedemontana antica
 Unità rurale n°10: Conoidi pedemontane
 Unità rurale n°11: Terrazzi del margine appenninico
 Unità rurale n°12: Terrazzi alti del margine appenninico
 Unità rurale n°13: Prima collina
 Unità rurale n°14: Alta Collina instabile
 Unità rurale n°15: Alta Collina con fenomeni erosivi
 Unità rurale n°16: Bassa Montagna
 Unità rurale n°17: Montagna dei versanti instabili
 Unità rurale n°18: Montagna dei crinali secondari
 Unità rurale n°19: Montagna della prima quinta emergente
 Unità rurale n°20: Versanti ripidi dell’alta valle del Secchia-Ozola
 Unità rurale n°21: Montagna dei versanti stabili dendritici

Nel testo * Comuni interessati dal Piano di Gestione

1
Fonte:Provincia di Reggio Emilia, P.T.C.P. 2010 - Gli usi del suolo delle Unità rurali sono stati ricavati dalla Carta d'uso del
suolo della Regione Emilia Romagna, ed. 2003.

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Unità rurale n°7: Terrazzi Fluviali

L’area si estende su kmq 8252,9 suddivisi in cinque delineazioni poste nei comuni di
Montecchio Emilia*, S. Ilario d’Enza, Campegine, Gattatico, Reggio Emilia, Cavriago,
Scandiano, Casalgrande.

Si tratta del territorio a cavallo tra la media e l'alta pianura, caratterizzato da superfici distali
delle conoidi pedemontane a quote indicativamente da 37 m s.l.m. (Gattatico) a ca.100 m
s.l.m. (a Sud di Fogliano). La densità insediativa in questa parte di territorio è piuttosto alta.
L'unità rurale è fortemente interessata dall'interferenza di centri urbani di notevoli estensioni:
si tratta di parte dell’abitato di Reggio, di Sant’Ilario e dell’abitato di Arceto, oltre a numerosi
insediamenti minori e piccoli nuclei rurali sparsi.
La conformazione del rilievo è caratterizzata da antiche aree di pianura pedemontana,
debolmente incise da corsi d'acqua appenninici di minore entità; tali aree conservano
localmente tracce del reticolo centuriale romano.
Le quote sono tipicamente comprese fra 50 e 125 m.
L'uso attuale dei suoli è prevalentemente a seminativo, prato poliennale e vigneto.
I suoli di quest'unità cartografica sono pianeggianti, con pendenza che varia tipicamente da
0,2 a 1%; molto profondi; a tessitura media; a buona disponibilità di ossigeno; variano,
all'aumentare della profondità, da non calcarei a molto o fortemente calcarei, da neutri o
debolmente alcalini a moderatamente alcalini. Localmente hanno tessitura fine e moderata
disponibilità di ossigeno. Questi suoli si sono formati in sedimenti fluviali a tessitura media, la
cui deposizione si ritiene risalga ad alcune migliaia di anni fa.
Rispetto ai materiali originari, i suoli mostrano evidenze di alterazione di qualche minerale
primario, con decarbonatazione completa degli orizzonti superficiali e della parte superiore di
quelli profondi. Essi si caratterizzano per l'accumulo dei precipitati carbonatici, a poco più di
un metro di profondità, sotto forma di concrezioni o concentrazioni soffici. Localmente
fenomeni di contrazione e rigonfiamento delle argille agiscono sui suoli, parallelamente ai
processi prima descritti.
Gli usi del suolo dell’unità rurale sono così ripartiti:
- territori modellati artificialmente: 2314,1 ha
- aree agricole: 5499,0 ha di cui:
5031,9 ha seminativo
261,8 ha vigneti
162,7 ha frutteti
0 ha arboricoltura
0 ha prati stabili
42,6 ha zone agricole eterogenee
- boschi: 0 ha
- vegetazione in evoluzione, rada o assente: 12,4 ha
- zone umide 4,8 ha
- corsi-corpi d'acqua: 23,2 ha

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Unità rurale n°8: Piana Pedemontana recente

L’area si estende su kmq 8252,9 suddivisi in cinque delineazioni poste nei comuni di
Montecchio, S. Ilario, Campegine, Gattatico, Reggio Emilia, Cavriago, Scandiano,
Casalgrande.

Si tratta del territorio a cavallo tra la media e l'alta pianura, caratterizzato da superfici distali
delle conoidi pedemontane a quote indicativamente da 37 m s.l.m. (Gattatico) a ca.100 m
s.l.m. (a Sud di Fogliano). La densità insediativa in questa parte di territorio è piuttosto alta.
L'unità rurale è fortemente interessata dall'interferenza di centri urbani di notevoli estensioni:
si tratta di parte dell’abitato di Reggio, di Sant’Ilario e dell’abitato di Arceto, oltre a numerosi
insediamenti minori e piccoli nuclei rurali sparsi.
La conformazione del rilievo è caratterizzata da aree nella pianura pedemontana o ai piedi
dei primi rilievi collinari, incise da numerosi canali che scorrono per lo più all'interno di alvei
regolarizzati secondo percorsi rettilinei; l'originario reticolo centuriale romano è ancora in vari
punti esteso e ben conservato.
L'uso attuale dei suoli è prevalentemente a seminativo semplice, secondariamente a vigneto
e frutteto.
I suoli di quest'unità cartografica sono pianeggianti, con pendenza che varia tipicamente da
0,2 a 0,8%; molto profondi; a tessitura media; a buona disponibilità di ossigeno; calcarei;
moderatamente alcalini. Questi suoli si sono formati in sedimenti fluviali a tessitura media, la
cui deposizione si ritiene risalga in larga parte ad epoca pre-romana o romana.
Gli usi del suolo dell’unità rurale sono così ripartiti:
- territori modellati artificialmente: 1956,8 ha
- aree agricole: 6222,1 ha di cui:
5478,4 ha seminativo
392,9 2 ha vigneti
292,7 ha frutteti
19,2 ha arboricoltura
0 ha prati stabili
38,9 ha zone agricole eterogenee
- boschi: 0 ha
- vegetazione in evoluzione, rada o assente: 10,4 ha
- zone umide: 0 ha
- corsi-corpi d'acqua: 63,3 ha

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Unità rurale n°9: Piana Pedemontana antica

L’unità rurale si estende su ettari 7853,5 suddivisi in sette delineazioni poste nei comuni di
S.Ilario d’Enza, Campegine, Reggio Emilia, Bibbiano, Quattro Castella*, Albinea, Scandiano,
Casalgrande, situate al passaggio tra media ed alta pianura e nell’alta pianura.

Antiche superfici della pianura pedemontana .Quote da 175 m s.l.m. (Quattro Castella) a 35
m s.l.m. (Casaloffia, Campegine), in quest’area si riscontra un’alta densità insediativa: buona
parte dell’abitato di Reggio insiste sull’area, così come le frazioni poste sulla Via Emilia ad
ovest del capoluogo oltre a numerosi insediamenti minori, sia frazioni che piccoli nuclei rurali
sparsi.
La conformazione del rilievo è caratterizzata da antiche aree di pianura pedemontana,
debolmente incise da corsi d'acqua appenninici di minore entità; tali aree conservano
localmente tracce del reticolo centuriale romano. Le quote sono tipicamente comprese fra 50
e 125 m. L'uso attuale dei suoli è prevalentemente a seminativo, prato poliennale e vigneto.
I suoli di quest'unità cartografica sono pianeggianti, con pendenza che varia tipicamente da
0,2 a 1%; molto profondi; a tessitura media; a buona disponibilità di ossigeno; variano,
all'aumentare della profondità, da non calcarei a molto o fortemente calcarei, da neutri o
debolmente alcalini a moderatamente alcalini. Localmente hanno tessitura fine e moderata
disponibilità di ossigeno.
Questi suoli si sono formati in sedimenti fluviali a tessitura media, la cui deposizione si ritiene
risalga ad alcune migliaia di anni fa. Rispetto ai materiali originari, i suoli mostrano evidenze
di alterazione di qualche minerale primario, con decarbonatazione completa degli orizzonti
superficiali e della parte superiore di quelli profondi. Essi si caratterizzano per l'accumulo dei
precipitati carbonatici, a poco più di un metro di profondità, sotto forma di concrezioni o
concentrazioni soffici. Localmente fenomeni di contrazione e rigonfiamento delle argille
agiscono sui suoli, parallelamente ai processi prima descritti.
Gli usi del suolo dell’unità rurale sono così ripartiti:
- territori modellati artificialmente: 2314,1 ha
- aree agricole: 5499,0 ha di cui:
5031,9 ha seminativo
261,8 ha vigneti
162,7 ha frutteti
0 ha arboricoltura
0 ha prati stabili
42,6 ha zone agricole eterogenee
- boschi: 0 ha
- vegetazione in evoluzione, rada o assente: 12,4 ha
- zone umide: 4,8 ha
- corsi-corpi d'acqua: 23,2 ha

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Unità rurale n°10: Conoidi Pedemontane

L’area si estende su kmq 8003,5 ed è costituita da tre delineazioni poste lungo i principali
corsi d’acqua appenninici, T. Enza e F. Secchia, nei comuni di S. Polo d’Enza*, Montecchio
Emilia*, S. Ilario d’Enza, Gattatico, Cavriago, Bibbiano, Quattro Castella*, Casalgrande,
Rubiera.

Si tratta di antiche superfici della pianura pedemontana e della collina, in prossimità dei corsi
d’acqua appenninici, su conoidi fluviali. Le superfici sono pianeggianti, poste a quote tra 220
m s.l.m. (zona Ciano d’Enza) e 38 n s.l.m. (zona Gattatico), l’area presenta una densità
insediativa medio-alta, ospitando parte del centro di Montecchio e S.Ilario, quasi
completamente S. Polo d’Enza e Ciano d’Enza, parte di Castellarano, oltre a diverse frazioni.
La conformazione del rilievo è caratterizzata da antiche superfici della pianura pedemontana,
generalmente poste in prossimità dei maggiori corsi d'acqua appenninici.
L'uso attuale dei suoli è in prevalenza a prato poliennale e seminativo semplice; subordinati il
vigneto ed il frutteto. I suoli di quest'unità cartografica sono pianeggianti, con pendenza che
varia tipicamente da 0,2 a 1%; molto profondi; a tessitura media, ghiaiosa; a buona
disponibilità di ossigeno; non calcarei; neutri o debolmente alcalini. Questi suoli si sono
formati in sedimenti fluviali a tessitura media con ghiaie, la cui deposizione si ritiene risalga
ad alcune migliaia di anni fa.
Gli usi del suolo dell’unità rurale sono così ripartiti:
- territori modellati artificialmente: 1686,1 ha
- aree agricole: 6209,8 ha di cui:
5681,0 ha seminativo
333,9 ha vigneti
94,7 ha frutteti
14,8 ha arboricoltura
26,2 ha prati stabili
59,2 ha zone agricole eterogenee
- boschi: 18,7 ha
- vegetazione in evoluzione, rada o assente: 30,7 ha
- zone umide 10,0 ha
- corsi-corpi d'acqua: 48,0 ha

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Unità rurali n°11: Terrazzi del margine appenninico

L’area si estende su ettari 9642,1 ed è costituita da sei delineazioni poste tra alta pianura e
margine collinare nei comuni di Cavriago, Bibbiano, Quattro Castella*, Reggio Emilia,
Albinea, Scandiano, Casalgrande, Castellarano.

SI tratta di paleosuperfici del margine appenninico, costituite da superfici sommitali ampie e


poco inclinate, pianeggianti od ondulate, solcate da incisioni e scarpate di varia entità e
raccordate alla pianura pedemontana tramite brevi scarpate. Si estende indicativamente da
quota 200 m s.l.m. (zona di Castellarano) a quota 60 m s.l.m. (zona di Cavriago). Impostata
su depositi fluviali di varia tessitura con copertura superficiale di origine eolica, deposizione
risalente da decine a centinaia di migliaia di anni, formazione dei suoli lunga e risalente ad
una diversa fase climatica. L’area presenta una densità insediativa alta, ospitando importanti
centri urbani come Scandiano, Cavriago, Bibbiano, buona parte di Montecchio e di
Casalgrande, oltre ed una fitta rete di centri minori.
La conformazione del rilievo è caratterizzata da ampie paleosuperfici, debolmente incise e
rilevate di alcuni metri rispetto alla pianura pedemontana.
Le quote sono tipicamente comprese fra 80 e 120 m.
L'uso attuale dei suoli è prevalentemente a seminativo semplice e prati poliennali.
I suoli di quest'unità cartografica sono pianeggianti, con pendenza che varia tipicamente da 1
a 3%; molto profondi; a tessitura media o tendenzialmente fini in profondità; a moderata
disponibilità di ossigeno; non calcarei; variano, all'aumentare della profondità, da neutri a
moderatamente alcalini. Localmente sono a tessitura media e ghiaiosi oltre il metro di
profondità, a buona disponibilità di ossigeno e debolmente acidi. Questi suoli si sono formati
in sedimenti a tessitura media o fine. I suoli mostrano evidenze di forte alterazione, sotto
forma di totale perdita di carbonati, intensa rubefazione degli orizzonti profondi, illuviazione di
argilla. Localmente presentano orizzonti ghiaiosi fortemente alterati.

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Unità rurale n°12: Terrazzi alti del margine appenninico

L’unità rurale si estende su ettari 1984,0 ed è composta da tre delineazioni, strette ed


allungate, che si sviluppano nei comuni di S. Polo d’Enza*, Quattro Castella*, Scandiano,
Casalgrande, Castellarano.

Si tratta di paleosuperfici sommitali pianeggianti od ondulate, percorse da frequenti incisioni,


estesa indicativamente tra quota 300 m s. l.m. (zona Castagneto, Castellarano) e 150 m
s.l.m. (zona di Quattro Castella). L’area presenta una densità insediativa alta, interessando il
margine dell'abitato di San Polo, l’abitato di Quattro Castella, numerosi centri minori
sviluppatisi lungo la viabilità pedecollinare quasi senza soluzione di continuità. In particolare
gli usi agricoli sono fortemente impattati dall'espansione dei centri urbani di Scandiano e
Casalgrande e soprattutto la vasta zona industriale di quest'ultimo.
La conformazione del rilievo è solitamente caratterizzata da superfici sommitali, passanti con
gradualità a versanti dolcemente ondulati; nel settore orientale di quest'unità cartografica le
parti basse dei versanti sono molto ripide e possono raggiungere pendenze dell' 80%.
L'uso attuale dei suoli è in prevalenza a seminativo semplice alternato a vigneto. I suoli di
quest'unità cartografica sono dolcemente ondulati od ondulati, con pendenza che varia
tipicamente da 3 a 15%; molto profondi; a tessitura fine o tendenzialmente fine; a moderata
disponibilità di ossigeno. Variano, all'aumentare della profondità, da non calcarei a
scarsamente o moderatamente calcarei, da neutri a fortemente alcalini. Questi suoli si sono
formati in sedimenti a tessitura media e fine. Nonostante la diffusione di fenomeni di
scoscendimento gravitativo superficiali, i suoli mostrano evidenze di alterazione, con totale
perdita di carbonati negli orizzonti superficiali e in parte di quelli profondi, formazione di
concrezioni calcaree e ferromanganesifere. L'immobilizzazione di ossidi di ferro, all'interno
della matrice argillosa, conferisce il tipico colore bruno olivastro. I suoli presentano inoltre
fessurazioni ed altri caratteri legati alla dinamicità delle argille.
Gli usi del suolo dell’unità rurale sono così ripartiti:
- territori modellati artificialmente: 734,2 ha
- aree agricole: 1175,0 ha di cui:
1054,5 ha seminativo
61,9 ha vigneti
14,3 ha frutteti
1,7 ha arboricoltura
2,6 ha prati stabili
40,0 ha zone agricole eterogenee
- boschi: 65,5 ha
- vegetazione in evoluzione, rada o assente: 9,3 ha
- zone umide 0 ha
- corsi-corpi d'acqua: 0 ha

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Unità rurale n°13: Prima collina

L'unità rurale si estende per kmq 44,97 ed interessa principalmente i comuni di Quattro
Castella*, Vezzano s.C., Albinea, Scandiano, Casalgrande e Castellarano.

Si tratta delle prime pendici collinari costituenti i versanti settentrionali dei colli più bassi,
come ad esempio il Monte Gesso ad Albinea e il Monte Evangelo a Scandiano. I limiti
altimetrici dell’area tipicamente sono compresi tra 140 - 160 m s.l.m. per il limite inferiore ed i
250 – 350 m s.l.m. per il limite superiore. Le quote massime sono attorno ai 400 m s.l.m. a
Cà di Vara (comune di Viano, all’incrocio tra i confini comunali di Viano, Vezzano s/C e
Albinea), e attorno ai 375 m s.l.m. nella propaggine meridionale dell’area.
L’area insiste principalmente su litotipi argillosi (Argille Azzurre, Argille a Palombini, Argille
Varicolori), marginalmente sulle Sabbie Gialle; con lembi di scarsa estensione di Evaporiti
Messiniane e Arenarie di Scabiazza e la presenza di altri litotipi di minore estensione. Tra i
litotipi argillosi si differenziano le Argille Azzurre, che per le proprie caratteristiche risultano
decisamente meno favorevoli ai fenomeni di dissesto, così come anche i litotipi sabbiosi,
arenacei ed evaporitici. Grazie anche alle pendenze modeste, l’area è complessivamente
soggetta in modo limitato a tali fenomeni che si localizzano in modo più sensibile nelle zone
a substrato ad Argille a Palombini o Argille Varicolori, nella zona a sud di Scandiano e nelle
località di Castello di S. Valentino e La Rocca in comune di Casalgrande.
La carta clivometrica evidenzia la quasi totale assenza di ambiti con pendenze al di sotto del
10%, mostrando la dominanza della classe clivometrica caratteristica di questi suoli, che
varia tipicamente da 15 a 25%. La pendenza è generalmente tale da non costituire un
problema grave per la lavorazione dei terreni. Localmente l’erosione idrica può considerarsi
un fattore limitante. La conformazione del rilievo è caratterizzata dall'alternarsi di versanti
brevi, rettilinei e di versanti lunghi, paralleli, localmente associati a calanchi; tipicamente i
versanti si raccordano con lembi di superfici sommitali dolcemente ondulate, residui di
depositi alluvionali di età molto antica.
I suoli di quest'unità cartografica sono moderatamente ripidi; a tessitura media; a buona
disponibilità di ossigeno; calcarei; moderatamente alcalini. Hanno un'elevata variabilità per la
profondità (superficiali o molto profondi). Localmente sono dolcemente ondulati, a tessitura
fine, a moderata disponibilità di ossigeno, con orizzonti superficiali non calcarei, neutri o
debolmente alcalini negli orizzonti superficiali e fortemente alcalini in profondità.
Rispetto alla fascia pedecollinare, cui la prima collina si relaziona per funzioni e relazioni
visive, presenta una densità insediativa nettamente più bassa, con piccoli nuclei distanziati.
Mentre sul versante occidentale l’unità lambisce centri di una certa importanza (Quattro
Castella, Montecavolo, Vezzano s.C., ecc.) senza includere centri significativi, la
delineazione più orientale presenta una densità più elevata con la presenza di nuclei
insediativi secondari ma di una maggiore importanza, tra cui Tressano, Castello di
Dinazzano, Castello di S. Valentino. In questa unità rurale si riscontra una diffusa
persistenza di edifici rurali storici (fonte: Quadro Conoscitivo, Sistema insediativo storico)
nelle parti collinari più prossime alla viabilità pedecollinare, caratterizzati per clivometria più
bassa. In totale l’unità rurale ha un indice di densità insediativa storica pari a 67 ettari per
ogni edificio storico. In particolare se ne deduce uno sfruttamento storico a fini agricoli del
territorio soprattutto sulle prime pendici collinari a monte di Quattro Castella, Montecavolo e
Albinea. La parte più alta di questa unità territoriale dimostra invece scarsa attitudine
all’attività produttiva agricola, come dimostra la quasi totale assenza di manufatti agricoli
storici.
L'uso attuale dei suoli è in prevalenza di tipo agricolo, con seminativi, vigneti e frutteti.
Localmente è tuttavia elevata la densità di urbanizzazione, di tipo residenziale.
Capacità d’uso agricolo del suolo: IV/VI
Natura delle limitazioni alle coltivazioni: e3 (rischio erosione)
Gli usi del suolo dell'unità rurale sono così ripartiti:
- territori modellati artificialmente: 355,9 ha

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

- aree agricole: 2972,9 ha di cui:


2599,3 ha seminativo
4,2 ha arboricoltura
27,4 ha prati stabili
44,3 ha frutteti
98,7 ha vigneti
199,0 ha zone agricole eterogenee
- boschi: 936,5 ha
- vegetazione in evoluzione, rada o assente: 224,0 ha
- corsi-corpi d'acqua: 7,8 ha

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Unità rurale n°14: Alta Collina instabile

L'unità rurale si estende per kmq 188,84 ed interessa principalmente i comuni di S. Polo
d’Enza*, Quattro Castella*, Albinea, Vezzano s.C., Casina*, Canossa*, Vetto, Baiso, Viano*,
Scandiano, Castellarano, in misura minore in comune di Castelnovo Monti* e marginalmente
nei comuni di Bibbiano, Casalgrande e Carpineti*.

Di queste delineazioni una si sviluppa in direzione est-ovest, costituendo una fascia


posizionata immediatamente a monte dell’allineamento dei centri abitati della pedecollina (S.
Polo, Quattro Castella, Albinea, Scandiano, Casalgrande), dalla quale si diparte un
prolungamento in direzione sud, comprendendo m.te Barazzone, e parte della valle del
Tassobbio e del Rio di Leguigno. La seconda ricopre quasi completamente il territorio di
Baiso.
Altimetricamente l’area si sviluppa principalmente tra 250 e 550 m s.l.m., con alcune
propaggini a quote inferiori e superiori. Questa unità rurale si caratterizza per suoli originati
prevalentemente da rocce argillose caotiche che ne condizionano fortemente le
caratteristiche fisico chimiche e la stabilità, in relazione soprattutto alla locale pietrosità e
forte clivometria. La pendenza è infatti da considerare un fattore diffusamente limitante, che
aggrava il rischio potenziale di perdita di suolo soprattutto per erosione idrica. L’idoneità
produttiva di questo tipo di suoli è dunque sensibilmente condizionata alla realizzazione di
interventi di sistemazione e ad indirizzi colturali conservativi (utilizzo a prato, a pascolo
permanente o la rotazione con ampia presenza di foraggere). L’unità 5Ac presenta alcuni
limitati ambiti a clivometria più favorevole, al di sotto del 10% come ad esempio nel pianoro
di Ca’ Bertacchi, situato a monte di Albinea.
In diretta correlazione con la clivometria si verifica su questa unità di suolo diffusa
suscettività alle frane. La carta del dissesto evidenzia frane attive sui versanti del m.te della
Sella, soprattutto fra Rossena e Canossa. Diffusa presenza di dissesti si ha lungo la valle del
Crostolo (versanti di La Vecchia), sui versanti del m.te Gesso presso Borzano e del m.te
Evangelo presso Scandiano. Anche le delineazioni ricadenti nel territorio di Baiso sono
generalizzatamente interessate da frane, anche attive e di dimensioni notevoli. Addirittura
critica è poi la diffusione di fenomeni franosi caratterizzanti la delineazione 5Ab della valle
del torrente Tassobbio a confine fra Vetto e Canossa.
Il sistema insediativo storico in questa parte di collina è scarsamente sviluppato. La densità
insediativa storica è pari a un edificio ogni 385 ettari, che è un valore nettamente più basso
rispetto a tutte le altre unità della provincia, se si escludono quelle dell’alta montagna. Va
peraltro segnalato che nella delineazione più occidentale dell’unità 5Bb si trovano i castelli di
Rossena e di Canossa, facenti parte del sistema fortificato storico di crinale, organizzato
lungo la viabilità di impianto in relazione con la viabilità storica di accesso vallivo alla pianura
padana. Nella delineazione settentrionale dell’unità 5Ac si trova inoltre il castello di san
Giovanni presso Borzano.
Al di fuori dunque di importanti elementi legati al sistema insediativo di tipo difensivo e
militare storico, nelle unità cartografiche esaminate è molto poco frequente la persistenza di
edifici rurali storici, a dimostrazione della problematica conduzione di attività produttive su
questo tipo di terreni e della conseguente scarsa presenza umana stabile sul territorio.
L’uso del suolo dimostra che l’attività agricola è limitata alle parti di questo territorio meno
acclivi e dunque meno limitate da difficoltà di sistemazione dei terreni e di erosione. Più della
metà della superficie dell’unità rurale è infatti caratterizzata in primo luogo da superfici
boscate e secondariamente da ambiti a vegetazione rada o assente. La porzione di territorio
utilizzata a fini agricoli non supera il 40% ed è quasi esclusivamente destinata a foraggi.
Gli usi del suolo dell'unità rurale sono così ripartiti:
- territori modellati artificialmente: 611,2 ha
- aree agricole: 7.775,2 ha di cui:
6872,2 ha seminativo
16,4 ha vigneti

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

15,1 ha frutteti
6,3 ha arboricoltura
491,7 ha prati stabili
373,5 ha zone agricole eterogenee
- boschi: 6.520,2 ha
- vegetazione in evoluzione, rada o assente: 4.614,9 ha
- corsi-corpi d'acqua: 23,1 ha

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Unità rurale n°15: Alta Collina con fenomeni erosivi

L'unità rurale si estende per kmq 71,60 suddivisi in diverse delineazioni distribuite
principalmente nei comuni di San Polo d’Enza*, Quattro Castella*, Vezzano s.C., Casina*,
Viano*, Castellarano, marginalmente Baiso e Scandiano.

L’altimetria dell’area è generalmente compresa tra 150 e 400 m s.l.m., con alcune propaggini
a quote superiori, fino ad una quota massima di 600 m s.l.m., il substrato è composto
prevalentemente da litotipi prevalentemente arenaceo-pelitici appartenenti alla formazione
Ranzano.
A causa della variabilità litologica caratteristica della formazione la propensione al dissesto è
anch’essa variabile all’interno dell’area. La carta del dissesto evidenzia fenomeni gravitativi
attivi soprattutto nella delineazione a NO di Castellarano, basata su litotipo pelitico (RAN3-
membro di Varano de’ Melegari), nella delineazione Pecorile - Costaferrata sono presenti
corpi franosi attivi di limitate dimensioni, oltre ad una porzione di un grande corpo franoso ad
est di Costaferrata, mentre le restanti delineazioni presentano una minor incidenza dei
fenomeni gravitativi. In particolare le unità 5De1 mostrano una maggiore stabilità dei
versanti.
Questa unità collinare si differenzia dal resto della collina in quanto persiste una certa
diffusione di fabbricati rurali tradizionali soprattutto sulle pendici collinari fra i nuclei abitati di
Lavecchia, Pecorile, Regnano e Viano. Significativo è pure il sistema insediativo rurale che
caratterizza l’unità 5Dm1 nei pressi di Baiso, a dimostrazione di una discreta attitudine allo
sfruttamento agricolo di questa unità rurale. La densità insediativa storica è pari a un edificio
ogni 133 ettari, che è in effetti un valore molto più alto rispetto a quello della collina instabile.
Si tratta comunque di una densità piuttosto bassa rispetto alle aree meno dissestate della
bassa montagna.
L’unità è piuttosto eterogenea dal punto di vista dell’uso reale del suolo: ad ampie fasce di
territorio destinato a colture seminative (quasi esclusivamente foraggi), si alternano numerosi
ambiti boscati, soprattutto nelle porzioni di territorio maggiormente acclivi. Degna di nota è
inoltre la presenza di alcuni nuclei viticoli che, sebbene sporadici, caratterizzano le unità
cartografiche 5De ed in particolar modo la 5De1 fra Quattro Castella e San Polo.
Gli usi del suolo dell'unità rurale sono così ripartiti:
- territori modellati artificialmente: 314,2 ha
- aree agricole: 3629,7 ha di cui:
3307,8 ha seminativo
42,4 ha vigneti
8,0 ha frutteti
10,0 ha arboricoltura
141,6 ha prati stabili
119,9 ha zone agricole eterogenee
- boschi: 2298,0 ha
- vegetazione in evoluzione, rada o assente: 245,6 ha
- corsi-corpi d'acqua: 12,5 ha

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Unità rurale n°16: Bassa Montagna

L'unità rurale si estende su kmq 43,71 suddivisi in zone distribuite principalmente nei comuni
di Vetto, Castelnovo ne’Monti* e Carpineti*, e subordinatamente nei comuni di Casina*,
Vezzano e Viano*.

L’area si colloca prevalentemente a quote superiori a 550 m s.l.m., ad eccezione della


delineazione più settentrionale, tra La Vecchia e Viano, che si trova a quote al di sotto dei
400 m s.l.m. e della delineazione nei pressi di Carpineti, che si trova in prevalenza a quote
leggermente inferiori ai 550 m s.l.m.
Le litologie prevalenti sono marnoso-arenacee (Unità Pantano, Antognola) che danno luogo
raramente a fenomeni franosi, ad eccezione della delineazione più settentrionale, che si
imposta in parte su argille di Viano e, conseguentemente, presenta una maggiore frequenza
di fenomeni franosi.
Questa unità rurale costituisce storicamente il cuore dell’attività agricola non planiziale nella
provincia di Reggio Emilia. Il sistema insediativo storico ha in queste zone alcuni dei suoi
principali capisaldi: si trovano nella bassa montagna alcuni dei principali Feudi della
montagna reggiana, quali Felina e Carpineti, così come alcuni importanti Comuni rurali
preunitari quali Pantano e Poiago. Anche l’antica “Villa” di Casina ricade all’interno di questa
unità. Le unità cartografiche presentano con una certa frequenza la persistenza di edifici
rurali storici, spesso ancora legati all’attività produttiva agricola. Nella bassa montagna si
riscontra una densità insediativa storica ai livelli della pianura, con un edificio ogni 51 ettari di
territorio. Soprattutto sulle pendici attorno ai centri di Casina, Carpineti e Felina si può
individuare il cuore del sistema insediativo rurale di montagna. Si tratta di una densità molto
maggiore ad esempio rispetto alle unità dell’alta collina, laddove vi è mediamente un edificio
rurale storico ogni 180 ettari di territorio. La maggior parte del territorio è ad uso agricolo di
tipo perlopiù seminativo, subordinatamente a prati stabili, colture da legno e zone agricole
frammiste a spazi naturali. I boschi occupano circa 1/3 dell'unità cartografica, e si
distribuiscono principalmente nelle aree a maggiore pendenza.
Gli usi del suolo dell'unità rurale sono così ripartiti:
- territori modellati artificialmente: 465,2 ha
- aree agricole: 2.793,9 ha di cui:
2640,0 ha seminativo
3,2 ha vigneti
3,6 ha arboricoltura
29,8 ha prati stabili
117,4 ha zone agricole eterogenee
- boschi: 1.190,1 ha
- vegetazione in evoluzione, rada o assente: 53,8 ha
- corsi-corpi d'acqua: 0,1 ha

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Unità rurale n°17: Montagna dei versanti instabili

L'unità rurale si estende su kmq 153,09 suddivisi in 5 delineazioni distribuite principalmente


nei comuni di Castelnovo ne’ Monti*, Ramiseto, Collagna, Busana, Ligonchio e Villa
Minozzo, e subordinatamente nel comune di Toano.

L’area si sviluppa prevalentemente tra i 600 ed i 900 m s.l.m., con quote massime oltre 1200
metri nella zona di Febbio-Monte Orsaro. La litologia comprende sia formazioni arenaceo
calcaree (flysch ed arenarie) sia formazioni argillose (Argille Varicolori, Argille a Palombini);
ovviamente i terreni argillosi presentano una maggiore frequenza di fenomeni franosi. L’unità
6aa è molto estesa ed articolata. Una prima delineazione è quella che per la parte
occidentale interessa il territorio di Ramiseto e per quella orientale circonda il centro di
Castelnovo ne’ Monti sul versante orientale dei depositi della Pietra di Bismantova,
interessando il nucleo abitato di Casale.
L’area di Ramiseto presenta clivometrie spesso ripide o molto ripide, con ampie aree
boscate (anche a faggio ad ovest del capoluogo), a prato stabile, a vegetazione in
evoluzione o aree agricole eterogenee. Le quote sono comprese fra i 500 e i 1200 metri, ma
tipicamente si distribuiscono fra i 600 m e gli 800 m. L’esposizione dei versanti è
prevalentemente settentrionale con l’esclusione della parte a nord di Ramiseto, fra Gazzolo e
Cerreggio, che si caratterizza per clivometria più dolce ed esposizione meridionale. La parte
di Castelnovo si caratterizza per una maggiore estensione di aree a clivometria ed
esposizione più favorevole allo sfruttamento agricolo.
In questa parte sono infatti più diffuse le colture foraggere. Il territorio fra Ramiseto e
Castelnovo è ampiamente interessato da fenomeni franosi che costituiscono un
condizionamento all’attività produttiva agricola. Una seconda delineazione interessa l’area
fra il centro di Collagna, quello di Busana ed il monte di Ca’ Velaneto, attraversata dal primo
tratto della valle del fiume secchia. Il territorio presenta vegetazione in evoluzione ed
ampiamente boscata o talvolta a prato stabile. Le zone agricole sono molto limitate. Le
esposizioni sono favorevoli lungo la parte bassa del versante del monte Ventasso, fra
Busana e Collagna. La parte di territorio fra Busana ed il nucleo di Cinquecerri è interessante
per la presenza di forme agricole clausolate, caratterizzate da prati delimitati da vegetazione
prevalentemente di tipo arbustivo.
Una terza delineazione interessa il territorio di Cerrè Sologno, Primaore e Piolo, interessata
dal crinale del monte Regnolo. Gli usi sono scarsamente agricoli con la presenza, nella
porzione settentrionale lungo il versante sud del m.te Carù, delle forme agricole clausolate
descritte nella precedente delineazione. Quest’area è diffusamente interessata da movimenti
franosi. La quarta delineazione, sul lato sud-orientale del territorio provinciale, si estende fra
il m.te Penna 1259m, ed i contrafforti settentrionali del massiccio del m.te Cusna (2120 m).
SI tratta di un territorio ampiamente condizionato dall’altimetria, sempre superiore ai 600 m,
interessato da fenomeni franosi piuttosto diffusi ma dalla clivometria spesso favorevole.
L’uso del suolo dimostra in effetti la diffusione di colture seminative soprattutto nella parte
settentrionale di questa delineazione.
L’unità cartografica 6Bb interessa la parte bassa dei versanti del crinale Prampa-Argento, ad
ovest di Villa Minozzo, su sottofondo in parte di flisch luguri e in parte di argille scagliose. La
parte est della delineazione contiene il capoluogo comunale ed ha pendenze particolarmente
basse con ampie aree agricole. L’esposizione è favorevole nel versante a sud del capoluogo.
Il lato ovest è più articolato, con pendenze variegate e a tratti ripide. Qui è più diffuso l’uso
forestale con prati stabili, ma anche foraggi e alcuni centri urbani minori (Minozzo, Poiano,
Villa). L’esposizione è ampiamente sfavorevole con l’eccezione del versante sud del monte
pianellina, e può condizionare significativamente gli usi agricoli anche in funzione delle quote
piuttosto elevate di questa parte del territorio montano, quasi sempre superiori ai 600 m.slm.
Sono presenti numerosi ambiti con problemi di instabilità, pur trattandosi generalmente di
aree ad estensione limitata.

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

L’insediamento storico è piuttosto strutturato soprattutto nell’unità di Ramiseto, alla base


delle pendici del monte Ventasso. L’attuale capoluogo, in epoca storica centro di rango
secondario, era Comune preunitario al pari di Casalobbio, Canova, le Teggie, Bora e
Montemiscoso, a formare una corona di insediamenti attorno al più importante Feudo di
Nigone. Anche il versante orientale del Ventasso è intensamente insediato in epoca storica,
con una direttrice di centri sull’alta val Secchia gravitanti sul feudo di Busana, quali i Comuni
preunitari di Collagna, Acquabona, Nismozza, Cinquecerri, Cervarezza e Talada. Di rilievo
sono anche i centri attorno ai Feudi di Piolo e Minozzo. Questa parte di montagna, pur
caratterizzata dall’instabilità dei versanti, presenta una significativa densità insediativa in
epoca storica, pari a 152 ettari per edificio. Dunque le tecniche colturali tradizionali più
attente alla sistemazione del suolo ed al contenimento del dissesto, pur in assenza di
meccanizzazione erano idonee a rendere produttiva questa parte di territorio.
Gli usi del suolo dell'unità rurale sono così ripartiti:
- territori modellati artificialmente: 711,4 ha
- aree agricole: 7.433,8 ha di cui:
3.452,3 ha seminativo
2,7 ha frutteti
751,9 ha prati stabili
3.226,9 ha zone agricole eterogenee
- boschi: 7.256,5 ha
- vegetazione in evoluzione, rada o assente: 854,8 ha
- corsi-corpi d'acqua: 51,6 ha

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Unità rurale n°18: Montagna dei crinali secondari

L'unità rurale si estende su kmq 173,84 suddivisi in 7 delineazioni distribuite nei comuni di
Canossa*, Toano, Carpineti* e Baiso.

Altimetricamente l’area si sviluppa tra quote comprese tra i 250 m s.l.m. (in prossimità dei
fondovalle dei t. Enza e Tresinaro e del f. Secchia) ed i 1000 m s.l.m. della Pietra di
Bismantova. La litologia è prevalentemente arenaceo calcarea (arenarie e flysch) con
formazioni marnose (Monte Piano) ad eccezione della delineazione del m.te Staffola,
caratterizzata da litologia prevalentemente argillosa (Argille e Calcari); conseguentemente in
questa zona la frequenza dei fenomeni franosi è maggiormente elevata, anche se comunque
la presenza di frane è diffusa in tutta l’area.
L’unità cartografica 6Ca è costituita da due versanti. Ad ovest sono i versanti del monte
Staffola (693m) sull’Enza a nord di Vetto con alcuni centri abitati, in particolare Vedriano. La
clivometria è bassa su ampie superfici dove l’uso agricolo è a seminativo. Localmente si
riscontrano aree eterogenee e con vegetazione in evoluzione anche a causa degli
abbandoni. Secondariamente sono presenti boschi. Il versante est interessa il crinale di
Toano, fra Secchia e Dolo con una propaggine settentrionale oltre il Secchia sui versanti del
monte Falò. I centri abitati sono numerosi: oltre Toano ci sono Cavola, Cerredolo, Quara,
Valestra. Buona la clivometria. Uso ampiamente a foraggi, in parte vegetazione in evoluzione
e eterogenee.
Unità 6cc. versante occidentale: è l’altopiano di Castelnovo ne’ Monti includente il capoluogo
e la Pietra di Bismantova. Dal lato ovest c’è la valletta del torrente Atticola fino al fiume Enza,
lungo i versanti della valletta. La clivometria è più pianeggiante nell’area del capoluogo per
assumere forme variegate lungo il torrente Atticola. Diffusi i seminativi e aree agricole
eterogenee e prati stabili. Boschi nelle parti più acclivi soprattutto lungo il torrente. Versante
orientale: segue il versante sud del crinale che divide carpineti dall’alta valle del secchia, con
ampia esposizione a sud e clivometria articolata, ma con ampie parti scarsamente acclivi e
dunque ad uso di seminativi inframezzati da aree boscate e zone eterogenee. Sparsi piccoli
centri come Maro, Gatta, Valestra. Caratterizzati da pietrosità e a tratti rocciosità e calanchi,
erosioni. L’unità rurale fa parte di un territorio che ha assunto nella storia un ruolo centrale:
ricadono nell’unità Castelnovo Monti, capoluogo di distretto con importante ruolo mercantile
ed artigianale, e il feudo di Toano. Anche la densità insediativa misurata tramite la presenza
di edifici rurali storici, pari ad un edificio ogni 159 ettari di territorio, mostra la vitalità di
quest’ambito sino ad epoche relativamente recenti, soprattutto se si considera che parte
dell’unità è occupata da aree naturali a forte clivometria.
Gli usi del suolo dell'unità rurale sono così ripartiti:
- territori modellati artificialmente: 981 ha
- aree agricole: 9.951,7 ha di cui:
8.508,7 ha seminativo
1,7 ha vigneti
2,4 ha frutteti
328,2 ha prati stabili
1.110,7 ha zone agricole eterogenee
- boschi: 5.395,0 ha
- vegetazione in evoluzione, rada o assente: 881,1 ha
- corsi-corpi d'acqua: 157,2 ha

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Unità rurale n°19: Montagna della prima quinta emergente

L'unità rurale si estende su kmq 21,05 suddivisi in 2 delineazioni distribuite nei comuni di
Canossa*, Casina*, Viano*, Vezzano s.C. e Baiso.

Altimetricamente l’area è compresa tra quota 250 m s.l.m. (T. Enza) e quota 737 m s.l.m. (M.
Duro), la litologia è quasi completamente caratterizzata dalla formazione calcareo-arenacea
Flysch di M. Cassio, dove i fenomeni franosi attivi sono quasi completamente assenti, ad
eccezione della frana di Cà Carazzeto, nei pressi di Currada e della zona ed est de Il Bocco,
caratterizzata da litologie meno stabili (marnoso - pelitiche). La conformazione del rilievo è
caratterizzata da emergenze, prevalentemente boscate, costituite da versanti a profilo
longitudinale e trasversale rettilineo, talora interrotti da piccoli ripiani. Nell'insieme l'unità è
caratterizzata da una notevole uniformità nella conformazione del rilievo.
I suoli di questo Soilscape sono ripidi; moderatamente profondi; a tessitura media, ghiaiosi
negli orizzonti superficiali, ciottolosi in quelli profondi; a buona disponibilità di ossigeno;
calcarei; debolmente alcalini negli orizzonti superficiali, moderatamente alcalini in profondità.
Localmente sono, di volta in volta, molto ripidi, rocciosi, superficiali, a tessitura fine, con
scheletro assente negli orizzonti superficiali e profondi, non calcarei, moderatamente alcalini
o neutri negli orizzonti superficiali, moderatamente acidi negli orizzonti profondi.
Date le caratteristiche orografiche questa unità rurale non si caratterizza per una presenza
antropica significativa. L'uso attuale dei suoli è in prevalenza di tipo forestale, con boschi
cedui di latifoglie mesofile.
Capacità d’uso agricolo del suolo: VI/VII
Natura delle limitazioni alle coltivazioni: e1 (clivometria)
Gli usi del suolo dell'unità rurale sono così ripartiti:
- territori modellati artificialmente: 66,0 ha
- aree agricole: 539,1 ha di cui:
491,7 ha seminativo
4,0 ha prati stabili
43,3 ha zone agricole eterogenee
- boschi: 1434,6 ha
- vegetazione in evoluzione, rada o assente: 63,8 ha
- corsi-corpi d'acqua: 1,7 ha

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Unità rurale n°20: Versanti ripidi dell’alta valle del Secchia-Ozola

L'unità rurale si estende su kmq 16,53 suddivisi in 6 delineazioni distribuite nei comuni di
Castelnovo ne’Monti*, Busana, Ligonchio e Villa Minozzo.

L’area corrisponde ai Gessi Triassici della Val di Secchia, con quote altimetriche comprese
tra i 400 m s.l.m. nei pressi del Secchia e oltre gli 800 m s.l.m nella parte alta dei versanti.
Solo nei pressi di Ligonchio si raggiungono quote superiori ai 900 m s.l.m. Franosità quasi
assente.
La conformazione del rilievo è caratterizzata da versanti semplici ad esposizione fresca,
boscati, associati a versanti semplici o parti medio-basse di versanti, con vaste zone ad
affioramento roccioso, a copertura vegetale scarsa; localmente, sono presenti parti alte di
versante a maggiore stabilità.
I suoli di quest'unità cartografica sono molto ripidi; a tessitura media, ciottolosi in superficie,
molto ciottolosi negli orizzonti profondi; a buona disponibilità di ossigeno; calcarei;
moderatamente alcalini. Hanno un'elevata variabilità per la rocciosità (molto rocciosi o non
rocciosi), la profondità (moderatamente profondi o superficiali). Localmente sono ripidi, molto
profondi, scarsamente ghiaiosi negli orizzonti superficiali, ciottolosi in profondità, non
calcarei, moderatamente acidi negli orizzonti superficiali, da debolmente acidi a neutri in
profondità.
Date le caratteristiche orografiche questa unità rurale non si caratterizza per una presenza
antropica significativa. L'uso attuale dei suoli è in prevalenza di tipo forestale, con boschi
cedui di latifoglie mesofile.
Capacità d’uso agricolo del suolo: VI/VII
Natura delle limitazioni alle coltivazioni: e1/s3 (clivometria/pietrosità)
Gli usi del suolo dell'unità rurale sono così ripartiti:
- territori modellati artificialmente: 4,0 ha
- aree agricole: 106,7 ha di cui:
15,6 ha seminativo
25,5 ha prati stabili
65,6 ha zone agricole eterogenee
- boschi: 1.494,3 ha
- vegetazione in evoluzione, rada o assente: 44,1 ha
- corsi-corpi d'acqua: 3,9 ha

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Unità rurale n°21: Montagna dei versanti stabili dendritici

L'unità rurale si estende su kmq 115,10 in 4 delineazioni distribuita nei comuni di Ramiseto e
Vetto, Castelnovo ne’ Monti*., Casina*, Carpineti* e secondariamente nel comune di
Canossa*.

Altimetricamente l’area si sviluppa tutta a quote superiori ai 500 m s.l.m., mediamente


compresa entro i 700-750 m s.l.m. con quote oltre i 900 m s.l.m. nella dorsale m.te Fosola –
m.te Valestra.
La litologia è prevalentemente arenacea, secondariamente marnosa. In quanto tale l’unità si
caratterizza per la scarsa incidenza dei fenomeni franosi, soprattutto in rapporto alla restante
parte del territorio provinciale non pianeggiante. Quando presenti i dissesti sono di modesta
estensione.
L’orografia è però piuttosto accidentata, tanto da consentire usi prevalentemente boschivi.
Solo localmente si riscontrano aree a clivometria tale da consentire l’agricoltura, che però
assume caratteri di tipo residuale.
L’unità interessa parti di territorio che lambiscono centri storici importanti quali Castelnovo
ne’ Monti e Casina, ma è scarsamente insediata. Il territorio è interessato da utilizzi
soprattutto boschivi e presenta una densità di edifici rurali storici piuttosto bassa, pari a 181
ettari per ogni edificio.
Gli usi del suolo dell'unità rurale sono così ripartiti:
- territori modellati artificialmente: 282,4 ha
- aree agricole: 3313,0 ha di cui:
2763,4 ha seminativo
0,3 ha frutteti
148,2 ha prati stabili
401,1 ha zone agricole eterogenee
- boschi: 7782,3 ha
- vegetazione in evoluzione, rada o assente: 129,4 ha
- corsi-corpi d'acqua: 2,9 ha

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Allegato 2.F

LE VISUALI PAESAGGISTICHE - “POINTS VIEW” 1

 Visuale di Minozzo
 Visuale di Poiano
 Visuale di Monte Rosso
 Visuale di Carnola
 Visuale di Bismantova
 Visuale di Sparavalle
 Visuale di Montelago
 Visuale di Pietradura
 Visuale di Rosano
 Visuale di S.Vitale
 Visuale La Svolta
 Visuale di Felina Matta
 Visuale di Villaberza
 Visuale di Montecastagneto
 Visuale di Onfiano
 Visuale del Monte Staffola
 Visuale di Roncaglio
 Visuale di Sarzano
 Visuale di Monchio
 Visuale di Pianzo-Tassobbio
 Visuale di Cerredolo
 Visuale dei calanchi di Canossa
 Visuale di Casola Querciola
 Visuale da Canossa
 Visuale da Rossenella
 Visuale di Rossena e Canossa
 Visuale di Canossa dalla sella di Carbognano
 Visuale di Grassano
 Visuale di Casone di Sotto
 Visuale di Bergonzano
 Visuale di Pietranera
 Visuale di San Polo
 Visuale di Montefalcone
 Visuale della Val Crostolo
 Visuale da Villa Favorita
 Visuale di Quattro Castella
 Visuale di Carù-Sologno

1
G:Cervi, Itinerari di paesaggio - Percorsi di scoperta delle bellezze paesaggistiche della provincia di Reggio Emilia, Provincia di
Reggio Emilia-Biennale del Paesaggio, Reggio Emilia 2007

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

VISUALE DI MINOZZO

DESCRIZIONE
Questo punto di visuale, che si coglie percorrendo la strada comunale che collega Razzolo a Minozzo,
abbraccia in modo completo la caratteristica fisionomia di paesaggio del settore orientale della Pietra
di Bismantova, evidenziando il particolare assetto geologico di questo ambito del territorio
appenninico, definendone con chiarezza i complessi assetti geologici; in particolare, è notabile la
successione tra i terreni più antichi che affiorano nel fondovalle e le dure arenarie della Pietra di
Bismantova. In primo piano si stagliano i caratteristici campi “clausurati” dei coltivi appenninici.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
La dorsale dal quale ha origine il punto di sorgenza della
visuale, costituisce un ambito di particolare sensibilità
paesaggistica meritevole di specifica pianificazione
tutelatoria; in tale contesto, in un ambito prossimale di
circa 500 metri attorno al punto di sorgenza, occorre
interdire la realizzazione di infrastrutture e manufatti in
grado di interferire con la percettibilità del paesaggio.

La località si raggiunge percorrendo la Strada Provinciale


che dal fondovalle Secchia (località La Gatta) conduce a
Villa Minozzo, incontrando Carniana ove, sulla destra, si
distacca la laterale diretta a Minozzo; percorrendo
quest’ultima rotabile, dopo circa 1,5 km si incontra il punto
di sorgenza della visuale.

Estratto Carta della Provincia 1:100.000

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

VISUALE DI POIANO

DESCRIZIONE
In prossimità del borgo di Poiano, lungo la strada che conduce a Sologno, si apre una suggestiva
visuale sulla Pietra di Bismantova, ergentesi direttamente al di sopra delle ripide falesie boscate dei
cosiddetti “gessi triassici”. La visuale consente di comprendere i caratteri del locale assetto geologico,
e, in particolare, la complessa intercalazione e successione tra i diversi terreni (arenarie, bio-
calcareniti, gessi e argille) che caratterizzano questo angolo di appennino e che danno luogo alla tipica
ed esclusiva fisionomia di questo paesaggio.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
L’area prossima al punto di sorgenza deve essere
preservata dalla eventuale realizzazione di interventi che
modifichino le caratteristiche dei luoghi, con particolare
riferimento alle infrastrutture tecnologiche a rete
(elettrodotti, linee telefoniche, ecc.).

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
L’itinerario più breve segue la Strada Provinciale di
fondovalle che da Castellarano conduce a Cerredolo di
Toano, sino ad incontrare la laterale che risale il Secchia
in direzione di La Gatta; in quest’ultima località occorre
imboccare la pista che risale il fiume in destra idrografica,
sino a raggiungere le Fonti di Poiano; oltrepassato
l’abitato, si prosegue in salita verso Sologno,
raggiungendo dopo circa 2 km il punto di sorgenza della
visuale.

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

VISUALE DI MONTE ROSSO

DESCRIZIONE
Questa visuale, benché sia raggiungibile esclusivamente tramite un sentiero escursionistico, è stata
tuttavia inserita in questo atlante in quanto fornisce uno dei più completi scorci visivi sulla Pietra di
Bismantova. La veduta che si coglie dalla sommità del Monte Rosso, è infatti esaustiva di tutte le
componenti paesaggistiche riguardanti il contesto territoriale della Pietra di Bismantova, mettendo ben
in evidenza le diverse componenti geologiche, morfologiche, vegetazionali e storico-insediative della
zona, facilitando in tal modo la comprensione della realtà ambientale di questo importante monumento
geologico. Uno degli aspetti più significativi che si possono cogliere riguarda il cosiddetto paesaggio
agrario e culturale, qui caratterizzato da una articolata serie di campi cintati intercalati ad una serie di
borghi di antico impianto che tramandano un'immagine ancora viva della fisionomia del vecchio
paesaggio agrario che un tempo caratterizzava questo territorio.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
L'intero comparto territoriale compreso tra la Pietra di
Bismantova e il colle di Monte Rosso, costituisce un
ambito di particolare rilevanza paesaggistica,
caratterizzato da una rilevante sensibilità alle
trasformazioni. Per questo motivo, il comparto necessita di
essere sottoposto ad una specifica normativa di gestione
paesaggistica al fine di assicurare un'equilibrata
coniugazione tra opere, manufatti e paesaggio.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Per avvicinare la visuale occorre recarsi nell'abitato di
Costa dè Grassi, facilmente raggiungibile percorrendo la
Strada Statale n°63 fino a Castelnovo nè Monti, e di qui
proseguendo per pochi km sino al successivo bivio per
quest'ultima località. Dal centro di Costa dè Grassi si
distacca una carrareccia che scende sulla sinistra, in
Estratto Carta della Provincia 1:100.000

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

direzione del fondovalle del Secchia, conducendo


direttamente sulla sommità del Monte Rosso (ore 0,30 di
facile escursione).

Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

VISUALE DI CARNOLA

DESCRIZIONE
Percorrendo la strada provinciale che collega Castelnovo né Monti con il fondovalle del fiume Secchia,
si osserva, a breve distanza dall'abitato di Carnola, il versante meridionale della Pietra di Bismantova,
qui caratterizzato da una spettacolare esposizione delle calcareniti che formano l'ossatura della
montagna. Questa visuale, situata lungo il tracciato dell'antica via medievale che attraverso Pradarena
conduceva in Toscana, è probabilmente quella che si avvicina maggiormente alla citazione della Pietra
fatta da Dante nella “Divina Commedia”. La “Pietra” si presenta, infatti, in tutta la sua imponenza
fornendo anche una chiara immagine del suo assetto geologico: sono ben visibili le potenti
stratificazioni orizzontali di calcareniti sovrimposte a plastici terreni argillosi e marnosi, ultimo residuo
di una più vasta bancata rocciosa progressivamente smantellata nel corso dei tempi geologici.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
L'intero comparto territoriale, compreso tra l'abitato di
Carnola ed il versante meridionale della Pietra di
Bismantova, costituisce un ambito di rilevante importanza
paesaggistica sul quale è opportuno prevedere una
specifica regolamentazione che assicuri il corretto
adeguamento di tutte le opere edilizie infrastrutturali
presenti o in previsione di attuazione in tale comparto
territoriale.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Il punto di visuale si raggiunge percorrendo la Strada
Statale n°63 sino all'abitato di Castelnovo né Monti,
incontrando, prima di entrare nel capoluogo, la strada che
sulla sinistra sale in direzione della Pietra di Bismantova.
Percorse poche centinaia di metri, si incontra un bivio in
corrispondenza del quale occorre proseguire in direzione
Estratto Carta della Provincia 1:100.000 di Carnola e Sologno, scendendo dopo pochi chilometri

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lungo i versanti sottostanti la Pietra di Bismantova,


incontrando, poco dopo l'abitato di Carnola, un tornante in
corrispondenza del quale ha sede il punto di sorgenza
della visuale.

Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

VISUALE DI BISMANTOVA

DESCRIZIONE
La visuale mostra con particolare evidenza la successione dei tipi rocciosi che caratterizzano questo
particolare settore della montagna reggiana, ai quali corrisponde, di volta in volta, una specifica
morfologia di paesaggio: l’elevata erodibilità dei gessi triassici dà origine a ripidi versanti boscati,
mentre le argille danno luogo a versanti poco acclivi sui quali si sviluppano borghi e coltivi che
conservano ancora in parte l’antica fisionomia dei “campi clausurati”. Sullo sfondo, le dure arenarie
dello spartiacque tosco-emiliano conservano traccia evidente dei circhi glaciali quaternari.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
Le principali condizioni di disturbo visivo conseguono
all'uso di cromatismi, di intonaci e di manti di copertura
aventi caratteristiche non compatibili con le tonalità base
del paesaggio locale. Occorre inoltre evitare modifiche del
perimetro dei nuclei storici, ad opera delle nuove
costruzioni distribuite a "macchia di leopardo".

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
La Pietra di Bismantova è facilmente raggiungibile da
Castelnovo né Monti, seguendo una carrozzabile che
conduce direttamente nel piazzale-parcheggio sottostante
il monumento geologico. Per raggiungere la sommità
occorre risalire il sentiero pedonale che dal locale
“santuario” conduce in vetta, perimetrandone le falesie
meridionali. In caso di chiusura del sentiero, si può
accedere in sommità seguendo un altro percorso che
risale il monte dal suo versante settentrionale (sentiero
Estratto Carta della Provincia 1:100.000
CAI).

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Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI SPARAVALLE

DESCRIZIONE
Il punto di origine della visuale è situato in corrispondenza della Strada Statale n° 63, in prossimità
della sella dello Sparavalle. La particolare collocazione altimetrica del punto di visuale, consente di
abbracciare l’intero versante occidentale della Pietra di Bismantova, mostrando con chiarezza le
componenti paesistico-percettive ed anche storico-culturali che contraddistinguono il contesto
territoriale circostante la “rupe dantesca”. La visuale rende inoltre di facile comprensione i processi di
modellamento che hanno dato origine alla formazione della Pietra di Bismantova, a causa della
particolare successione stratigrafica tra arenarie calcaree e le sottostanti argille e marne. La visuale
evidenzia la distribuzione dei nuclei rurali in relazione alla differente affidabilità dei suoli e
l’organizzazione dei coltivi, delimitati da orlature di siepi intercalate ad aggruppamenti boschivi.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
L'area prossimale al punto di sorgenza della visuale, deve
essere preservata da interventi di tipo infrastrutturale od
altre opere edilizie che possano interferire con la completa
percezione del paesaggio. In zona sono presenti situazioni
di disturbo costituite da linee elettriche e cromatismi di
fabbricati e manufatti infrastrutturali (reti idriche) che
hanno carattere di incongruità con l'equilibrio
paesaggistico e dovrebbero essere sottoposti a interventi
di integrazione nel paesaggio stesso.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Il punto di visuale è situato in corrispondenza della Strada
Statale n°63, in località Sparavalle; il luogo si raggiunge
risalendo la Statale sino a Castelnovo nè Monti,
proseguendo poi in direzione del Passo del Cerreto sino
alla località di Monteduro, oltrepassata la quale, poche
Estratto Carta della Provincia 1:100.000 centinaia di metri prima della sella di Sparavalle, si
incontra il punto di visuale.

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Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI MONTELAGO

DESCRIZIONE
Visuale d’ampia portata che dalla strada provinciale soprastante Montelago di Carpineti, coglie
d’infilata l’allineamento della dorsale del Monte Valestra-Fosola, incentrato sulla Pietra di Bismantova,
sullo sfondo del crinale appenninico. La visuale permette di osservare, con particolare chiarezza, la
successione dei contesti litologici che caratterizzano questo settore dell’appennino, con alternanza di
affioramenti di argille ed arenarie. In primo piano sono visibili i siti estrattivi delle locali cave di argilla,
che introducono un marcato effetto di dissonanza percettiva. La distribuzione dei borghi è condizionata
da tale assetto geologico, con i nuclei di più antica origine, come quello della rocca di Carpineti
(visibile in alto a destra), solidamente ancorati all’arenaria.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
Questo contesto paesaggistico risente delle trasformazioni
estetico-percettive causate dalle attività estrattive. L’intero
comparto estrattivo necessita di un piano complessivo di
riqualificazione paesaggistica ed inserimento ambientale
incentrato su questo asse visuale.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Il punto di sorgenza della visuale è situato a lato della
carrozzabile che collega Villaprara a Valestra, a circa 2
Km prima di quest’ultima località.

Estratto Carta della Provincia 1:100.000

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Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI PIETRADURA

DESCRIZIONE
In borgo di Pietradura è situato sulla sommità di un colle arenaceo, antistante il versante settentrionale
della Pietra di Bismantova; la particolare collocazione del luogo consente di osservare uno dei più
significativi scorci paesaggistici sulla Pietra di Bismantova. Il paesaggio, oltre a comprendere la rupe di
Bismantova, si estende anche ai circostanti versanti argillosi sui quali si innalzano numerosi nuclei
rurali, alcuni dei quali di antica origine. Sullo sfondo, alle spalle della “Pietra”, si staglia netto il margine
del crinale appenninico tosco-emiliano, connotato dalle sue vette principali.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
Conservazione dei caratteri del “paesaggio storico di
borgo” nel nucleo rurale di Pietradura, sede del punto di
sorgenza della visuale.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
La località si raggiunge seguendo la Strada Statale n°63,
sino all’abitato di Felina, proseguendo per Castelnovo nè
Monti e incrociando in località Croce una strada laterale
che sale sulla destra diretta a Pietradura.

Estratto Carta della Provincia 1:100.000

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Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI ROSANO

DESCRIZIONE
La visuale offre lo scenario completo del settore nord-occidentale della Pietra di Bismantova,
evidenziandone il particolare assetto geo-morfologico. Questa visuale facilita anche la comprensione
dei processi geo-tettonici che hanno condotto alla formazione della Pietra di Bismantova, nel contesto
della più ampia sinclinale di Vetto e Carpineti. La prevalenza dei terreni arenaceo-marnosi, con folte
coperture boschive, caratterizza la visuale, rendendo manifeste le tipiche fisionomie boscate degli
affioramenti arenacei.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
Interdizione alla trasformazione dei luoghi ad opera di
infrastrutture ed opere edificatorie nell'intorno del punto di
visuale.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Il punto di visuale si raggiunge seguendo la Strada
Provinciale che collega Castelnovo nè Monti con Vetto,
sino ad incontrare, presso Rosano, il bivio con la laterale
che sale a Pineto; seguendo quest’ultima carrozzabile, si
avvicina a breve distanza dalla chiesa di Santo Stefano il
punto di sorgenza della visuale.

Estratto Carta della Provincia 1:100.000

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Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI S.VITALE

DESCRIZIONE
Dalla sommità del colle di San Vitale si osserva, in direzione sud, un'ampia veduta panoramica
sull'intera dorsale del Monte Fosola-Rocca di Carpineti, che si sviluppa linearmente sullo sfondo della
dorsale appenninica principale. Questa visuale paesaggistica è rappresentativa dell'assetto geologico
che contraddistingue ampio tratto del medio appennino reggiano, nel quale si alternano grandi
“zattere” di rocce arenacee che sormontano plastici substrati argillosi, dando origine a contrastanti
morfologie: le prime si riconoscono per le ripide pareti ed i versanti ammantati di bosco, mentre le
seconde sono prevalentemente occupate da coltivi con lunghi versanti a debole pendenza, esposti a
gravitazione.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
E' consigliabile predisporre una segnaletica di indirizzo che
guidi al punto di sorgenza della visuale in quanto esso è
situato in corrispondenza di un'area boscata attualmente
priva di sentieri od altre tracce utili per l'individuazione del
punto. La zona, inoltre, richiede la messa in sicurezza del
ciglio roccioso che strapiomba sul fondovalle, dal quale si
scorge con particolare efficacia la visuale descritta.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
La località si avvicina seguendo la Strada Provinciale che
collega Scandiano a Carpineti: raggiunta quest’ultima
località si imbocca la carrozzabile diretta a Baiso,
incontrando dopo pochi chilometri la laterale diretta a
Valestra e Villaprara; proseguendo in direzione di
Estratto Carta della Provincia 1:100.000 quest’ultimo centro abitato, si incontra, dopo poche
centinaia di metri, la strada che sulla destra conduce a
San Vitale. Il punto di sorgenza della visuale è situato
all’interno di un’area boschiva visibile alcune centinaia di

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

metri ad ovest dell’antico complesso di San Vitale


(raggiungibile esclusivamente a piedi - prestare attenzione
ai cigli dirupati del versante montuoso).

Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE LA SVOLTA

DESCRIZIONE
Da questo punto di visuale, si coglie con grande efficacia l'assetto paesaggistico della Valle del
Tresinaro, che costituisce un esempio importante di assetto geo-tettonico (“sinclinale” di Vetto-
Carpineti). La visuale illustra anche il rapporto tra questo assetto geomorfologico e l'incastellamento
fortificato (vista diretta sulla Rocca di Carpineti) ed è inoltre indicativa dei processi di insediamento
post-medievali, concretizzatisi con la formazione del borgo di Carpineti e degli altri nuclei rurali
adiacenti. La visuale evidenzia la permanenza di terreni boschivi in corrispondenza di affioramenti di
rocce dure (arenarie) mentre prevalgono i coltivi foraggieri nelle aree a prevalenza di terreni argillosi e
marnosi, riconoscibili per la minore acclività.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
L'intero contesto paesistico-territoriale della conca di
Carpineti, costituisce un ambito omogeneo nel quale è
opportuno adottare precise misure di tutela,
riqualificazione e valorizzazione del paesaggio. Tali misure
si concretizzano nell'adozione di gamme cromatiche di
riferimento, nella definizione di volumetrie e tipologie
sostenibili per i nuovi fabbricati, nell'attuazione di opere di
mitigazione di manufatti particolarmente incidenti o
contrastanti con l'equilibrio paesistico percettivo dei luoghi
(area industriale, capannoni agricoli, ecc.) e nella
protezione diretta dei punti percettivi emergenti di sommità
o di spartiacque situati all’interno del contesto. Più in
dettaglio, occorre definire una zona di interdizione alle
trasformazioni entro i primi seicento metri dal punto di
Estratto Carta della Provincia 1:100.000 sorgenza della visuale, evitando la realizzazione di opere o
manufatti in grado di interferire con la leggibilità della
visuale stessa.

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PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Il punto di sorgenza della visuale è situato lungo la Strada
Statale n°63, circa 500 metri prima dell'imbocco della
galleria “Seminario” in direzione di Reggio Emilia.

Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI FELINA MATTA

DESCRIZIONE
Nota visuale paesaggistica, che costituisce il “portale visivo” di ingresso e di presentazione della
montagna reggiana, pubblicato in numerosi studi e pubblicazioni turistiche. Essa mostra con grande
evidenza la fisionomia tipica delle montagne simbolo della terra reggiana: la Pietra di Bismantova,
l’erta guglia isolata del Monte Ventasso, la dorsale del Monte Cusna e, in primo piano, la singolare
fisionomia del colle “conico” del cosiddetto “salame” di Felina. Queste morfologie esprimono le
complesse vicende geologiche, tettoniche ed erosive che hanno coinvolto tale contesto territoriale, ed
in particolare quello della cosiddetta sinclinale di Vetto-Carpineti, dando luogo a manifesti processi di
erosione selettiva e/o residuale. Nel fondovalle, si estendono zone industriali non adeguate alla
rilevanza paesaggistica di questa visuale.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
La visuale, nonostante la sua notorietà, è stata interessata
da interventi alterativi che hanno in parte compromesso il
suo equilibrio estetico-percettivo: complessi industriali
attuati con materiali, volumi e caratteristiche estranee
all’identità paesistico-percettiva e cromatico-tonale proprie
del luogo. L’area necessita di una azione complessiva di
riqualificazione paesistico-percettiva, introducendo idonee
misure di mitigazione e riequilibrio ambientale.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Il punto di sorgenza della visuale è situato a lato della
Strada Statale n°63 a circa 1 Km prima dell’uscita per
Felina.

Estratto Carta della Provincia 1:100.000

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

VISUALE DI VILLABERZA

DESCRIZIONE
L’appartata chiesa di Villaberza costituisce un importante “balcone” proiettato sul settore occidentale
del medio appennino reggiano. L’elemento fisico-orografico che domina tale visuale è la Pietra di
Bismantova, qui stagliantesi con la sua inconfondibile morfologia altopianata. La fisionomia di questo
paesaggio costituisce l’espressione diretta del contesto geomorfologico e storico culturale che è tipico
della zona: gli affioramenti di rocce arenacee, più resistenti all’azione disgregativa degli agenti
atmosferici, danno origine a ripidi contrafforti rocciosi ammantati da densi boschi, mentre, in primo
piano, le vaste superfici condotte a prati foraggeri, testimoniano il perpetuarsi di pratiche culturali
legate ad una economia rurale che tende a ridurre sempre più la sua presenza nel territorio.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
Nel contesto territoriale immediatamente circostante il
punto di visuale occorre evitare la realizzazione di
interventi edilizi ed infrastrutture tecnologiche a rete che
interferirebbero direttamente con la percezione della
visuale. A maggiore distanza, occorre invece
regolamentare paesaggisticamente opere e manufatti che
si intendessero attuare e/o ristrutturare, con particolare
riferimento alla gamma dei cromatismi, tipologie e volumi.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
La località si raggiunge seguendo la Strada Statale n°63
sino all’abitato di Felina, ove si distacca la laterale diretta a
Gombio e Villaberza; raggiunta quest’ultima località,
occorre risalire il viottolo che conduce alla chiesa
parrocchiale, in prossimità della quale ha origine il punto di
sorgenza della visuale.
Estratto Carta della Provincia 1:100.000

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Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI MONTECASTAGNETO

DESCRIZIONE
La vallata del torrente Maillo-Tassobbio, ha costituito in passato un’importante via di penetrazione
all'interno dell'alto appennino; la testimonianza diretta di tale utilizzo è costituita dalle numerose
risultanze archeologiche che costellano i versanti, abbracciando un arco temporale assai vasto che,
dall'età del bronzo, si estende al tardo medioevo. In prossimità di uno di questi importanti siti
archeologici, quello di Monte Castagneto in Comune di Castelnovo né Monti, si apre una significativa
visuale incentrata sulla non lontana Pietra di Bismantova. Questa visuale, consente di comprendere il
ruolo che ebbe questa valle nell'antichità, in virtù della sua particolare collocazione geografica e dello
specifico assetto morfologico, caratterizzato da ripidi versanti che fiancheggiano rilievi rocciosi,
naturalmente vocati a difesa e quindi idonei per realizzarvi insediamenti fortificati.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
Nell'intorno immediatamente circostante il punto di
sorgenza della visuale, occorre evitare la realizzazione di
infrastrutture e di altri manufatti al suolo o aerei che
possano alterare la percettibilità diretta del contesto
panoramico. Nel contesto territoriale più allargato, occorre
invece adottare un criterio di regolamentazione dei colori e
dei volumi di qualsiasi manufatto ed opera che si intenda
attuare, affinché sia assicurato il rispetto dell'equilibrio
paesistico-percettivo dei luoghi.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Per raggiungere il punto di visuale occorre percorrere la
Strada Statale n° 63 in direzione di Castelnovo nè Monti,
giungendo all'ingresso nord dell'abitato di Felina, in
prossimità del quale si distacca la strada provinciale diretta
a Villaberza, che prosegue poi fino a Monte Castagneto.
Estratto Carta della Provincia 1:100.000
Raggiunta questa località, si prosegue fino ad incontrare,

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appena fuori del nucleo rurale, l'area del punto di


sorgenza, posto alle falde meridionali del Monte
Castagneto.

Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI ONFIANO

DESCRIZIONE
La visuale mostra i caratteri salienti del contesto territoriale dell'alta Val Tresinaro nel tratto compreso
tra il Monte Valestra, la Rocca di Mandra e la zona di Onfiano. La fisionomia del paesaggio è indicativa
dei processi morfogenetici che si sono manifestati all’interno della sinclinale di Vetto e Carpineti e che
si esprimono in particolare con la dorsale del Monte Valestra. Significativa l'articolazione di
appezzamenti colturali condotti a foraggere, frammisti a falesie e ripidi versanti boscati. Le
caratteristiche di questo paesaggio sono inoltre indicative dei criteri in base ai quali si è sviluppato
l'insediamento storico della media montagna reggiana. La visuale è penalizzata dal tracciato non
mitigato di una linea elettrica.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
Ambito territoriale assai sensibile agli effetti indotti da
passaggi di infrastrutture, con particolare riferimento ai
varchi boschivi legati alla realizzazione di elettrodotti e
dall’utilizzo di cromatismi di manti di copertura ed intonaci
non adeguati alle tonalità tipiche della zona.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Il punto di sorgenza della visuale si raggiunge percorrendo
in direzione di Cigarello-Carpineti la strada provinciale n°
98 (fondovalle Trasinaro) sino ad incontrare, presso la
stretta di Mandra, il bivio con la laterale diretta ad Onfiano.
Oltrepassata quest’ultima località, si prosegue in salita per
breve tratto sino ad incontrare il punto panoramico.

Estratto Carta della Provincia 1:100.000

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Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI MONTE STAFFOLA

DESCRIZIONE
La visuale che si coglie dalla sommità del Monte Staffola, in Comune di Canossa, è tra le più vaste e
suggestive dell'intera provincia. Essa, infatti, abbraccia ampio tratto dell'Alto appennino, preceduto dai
contrafforti boscosi della Valle del Tassaro, fornendo un quadro esauriente del locale contesto
geologico e morfologico, caratterizzato da una alternanza di terreni arenacei ed argillosi, sui quali, con
distinte modalità, si sono sviluppati nuclei rurali di antico impianto. Il territorio abbracciato dalla visuale,
è delimitato dal versante settentrionale della dorsale montuosa di Pineto, in comune di Vetto.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
Le particolari caratteristiche di questa visuale, che
abbraccia un contesto territoriale essenzialmente limitato
alla dorsale montuosa che delimita il versante sud del
bacino del torrente Tassobbio, rende particolarmente
evidenti eventuali introduzioni di cromatismi incongrui sui
fabbricati (intonaci, manti di copertura, ecc.), modifiche al
perimetro dei nuclei storici e piste di attraversamento delle
aree boschive ad opera di elettrodotti od altre infrastrutture
a rete.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Per raggiungere il punto di visuale, occorre percorrere la
fondovalle dell’Enza (ex SS 513) sino all’abitato di
Currada, ove si incontra la rotabile diretta a Roncaglio, che
si segue sino all’abitato di Cadrazzole, situato a breve
distanza dalla sommità del Monte Staffola.

Estratto Carta della Provincia 1:100.000

Il Castello di Canossa e il sistema fortificato delle Terre di Matilde di Canossa


Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

VISUALE DI RONCAGLIO

DESCRIZIONE
La visuale mostra la successione dei borghi storici che risalgono la valle, in direzione della chiesa di
Roncaglio visibile in primo piano. Sullo sfondo si staglia la pianura, preceduta dai contrafforti
pedecollinari, al piede dei quali si allarga l’ampio greto dell’Enza. Il fianco destro della valle,
caratterizzato da affioramenti arenaceo-marnosi, dà origine a ripidi versanti ricoperti da un bosco rado;
il fianco sinistro, il territorio parmense, è invece contraddistinto da estesi coltivi, con interclusi antichi
nuclei rurali, resi possibili dalla particolare morfologia semipianeggiante, in parte conseguente alla
presenza di potenti coltri argillose.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
Occorre regolamentare gli interventi al fine di evitare che
l’adozione di tonalità cromatiche non compatibili e/o di
materiali estranei all’identità culturale dei luoghi, possano
introdurre situazioni di alterazione del contesto
paesaggistico abbracciato dalla visuale.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Per raggiungere il punto di visuale, occorre risalire la
strada provinciale della Val d’Enza, oltrepassando Ciano,
sino a giungere in località Currada, ove si incrocia, verso
monte, la laterale diretta a Roncaglio. Raggiunta
quest’ultima località si prosegue verso Cadrazzole-Monte
Staffola, sino ad incontrare a alato della strada, il punto di
visuale.

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Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

VISUALE DI SARZANO

DESCRIZIONE
La visuale ha il proprio punto di sorgenza in corrispondenza della strada provinciale che collega
Casina al bivio della Stella, a circa 2 km a nord della località “Carrobbio”. La visuale definisce con
chiarezza il rapporto tra insediamento storico fortificato (Rocca di Sarzana) e l'assetto geo-morfologico
medio appenninico, al quale l'incastellamento è strettamente tributario; fanno da sfondo alla visuale le
principali “strutture guida” dell’alta montagna reggiana, tra le quali spicca la Pietra di Bismantova e, più
in profondità, il caratteristico profilo del Monte Cusna. In primo piano è visibile l’infilata di pali di
cemento di un elettrodotto, che si inoltra nel bosco dando origine ad un varco che altera notevolmente
l’equilibrio percettivo dello scenario.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
La visuale ha carattere di “ambito di percezione ristretto”,
e, conseguentemente, si sviluppa essenzialmente
all'interno di una angusta vallecola, e possiede, nella sua
interezza, particolare sensibilità alle trasformazioni.
All'interno di detto contesto, occorre regolamentare le
trasformazioni, introducendo idonei cromatismi al fine di
evitare incongrue pigmentazioni ai fabbricati esistenti e,
nel contempo, interdire la realizzazione di cavi aerei ed
altre infrastrutture tecnologiche interferenti con le visuali
stesse. La particolare pregevolezza della visuale, impone
l'attuazione di misure di mitigazione delle reti
infrastrutturali esistenti al fine di enfatizzare al massimo la
pregevolezza del locale ambito paesaggistico.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Per raggiungere il punto di visuale, occorre seguire la
Estratto Carta della Provincia 1:100.000 Strada Statale n°63 fino all’abitato di Casina, ove si
incontra la laterale diretta a Canossa; oltrepassata la

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località “Carrobbio”, si incontra, dopo breve tratto di strada,


il punto di sorgenza della visuale.

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LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI MONCHIO

DESCRIZIONE
Carattere saliente di questa visuale è la sua ampiezza visiva; vi compare, infatti, l’intero contesto
paesistico-percettivo dell’appennino reggiano, contraddistinto dalla inconfondibile struttura guida della
Pietra di Bismantova. La complessa articolazione dei versanti collinari, che si rincorrono
accavallandosi, rende manifeste le dinamiche che sono alla base degli eventi orogenetici che hanno
dato origine all’appennino. In tale contesto, si colloca l’articolazione dei nuclei rurali di antico impianto,
la distribuzione dei coltivi, le aree a minore acclività e gli aggruppamenti boschivi situati in
corrispondenza degli affioramenti boscosi di tipo arenaceo.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
La particolare significatività della visuale impone
l’adozione di un piano generale di tutela a valorizzazione
del paesaggio da svilupparsi sino ai primi contrafforti
collinari antistanti la sorgenza della visuale stessa. In tale
contesto occorre regolamentare l’uso dei cromatismi, i
volumi, le previsioni di trasformazione territoriale anche a
livello di infrastrutture, nonchè produrre interventi di
mitigazione delle situazioni incongrue che penalizzano la
percezione del paesaggio.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
La visuale si raggiunge seguendo la Strada Statale n°63
fino a Casina, incontrando in quest’ultima località la
laterale diretta a Canossa che si segue fino al bivio in
località Monchio con la Provinciale per Canossa;
seguendo quest’ultima si incontra, a breve distanza, l’area
di sorgenza della visuale.

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Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI PIANZO - TASSOBBIO

DESCRIZIONE
Il punto di visuale è situato in corrispondenza della strada di collegamento Barazzone-Trinità a breve
distanza dal bivio con la rotabile che scende a Pianzo. Questa visuale abbraccia uno dei contesti
territoriali del Medio Appennino reggiano più ricco di testimonianze storico-culturali e paesaggistiche,
lungo l’antica direttrice di penetrazione nella montagna, costituita dalla valle del torrente Tassobbio. In
primo piano si scorge l’antico borgo di Montale, mentre sullo sfondo si staglia il netto profilo della pietra
di Bismantova, direttamente antistante l’inconfondibile sagoma del Monte Cusna.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
L’efficacia visiva del punto panoramico può essere
penalizzata dalla eventuale introduzione di cromatismi e
volumi di fabbricati non compatibili con il contesto
paesaggistico ricompreso nella visuale. Gli ambiti più
prossimali al punto di sorgenza della visuale sono
particolarmente sensibili anche alla realizzazione di
infrastrutture tecnologiche, in particolare elettrodotti ed altri
manufatti a rete aerea.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Per raggiungere la visuale si consiglia di risalire la
provinciale della Val d’Enza sino a Ciano, proseguendo
poi per Cerezzola ove ha inizio la rotabile diretta a
Selvapiana-Trinità. Raggiunto l’abitato di Monchio, si
incontra sulla sinistra la strada diretta a Barazzone, dalla
quale, dopo circa 2,5 Km, si raggiunge il punto di visuale.
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Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI CERREDOLO

DESCRIZIONE
Questa visuale offre la più completa ed organica visioned’insieme del contesto storico-paesaggistico di
Rossena e Canossa in tutte le sue componenti geomorfologiche e storico-insediative. Si osservi
l’articolazione dei borghi storici interclusi tra le Rocche di Rossena e Canossa e la sucessione dei
litotipi che hanno dato origine alla esclusiva fisionomia di questo pesaggio, con particolare riferimento
all’affioramento vulcanico della Riserva Naturale Regionale della Rupe di Campotrera, visibile sullo
sfondo sulla sinistra.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
La presenza di fabbricati tinteggiati con tonalità non
compatibili con il cromatismo tipico della zona, costituisce
un fattore di alterazione della visuale, unitamente alla
presenza di tipologie edilizie estranee alla identità
culturale della zona. Questo territorio è in parte sottoposto
a tutela paesaggistica ai sensi del D.lgs 42/04,
attualmente (2007) in corso di revisione.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Il punto di visuale si raggiunge percorrendo la Strada
Provinciale che collega Ciano a Canossa: oltrepassato
l’abitato di Rossena, si prosegue lungo i tornanti sino alle
falde del Monte Tesa, ove si incontra il bivio con la
provinciale che, dopo breve tratto, il punto di sorgenza
della visuale.

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Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DEI CALANCHI DI CANOSSA

DESCRIZIONE
Il vasto anfiteatro calanchivo sottostante la rupe di Canossa costituisce una componente di primo
piano del contesto paesaggistico circostante lo storico maniero. La visuale più suggestiva di questi
calanchi si coglie a lato della strada che collega Canossa con Cerredolo dei Coppi: in questo punto, le
“creste” argillose dei calanchi canossani si profilano in tutta la loro imponenza, fornendo un completo
quadro visivo delle caratteristiche geologiche e morfologiche di tali terreni. La visuale permette di
osservare i caratteri salienti del paesaggio geologico del territorio canossano, caratterizzato da una
continua alternanza tra rocce arenacee, plastiche argille ed affioramenti di rocce vulcaniche ben visibili
sullo sfondo, sulle quali si staglia la torre di Rossenella e la Rocca di Rossena.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
L'area dei calanchi di Canossa costituisce un importante
geotopo mèta di numerosi studiosi di scienze geologiche.
La zona ricade all'interno dell'area di tutela di Canossa ed
è sottoposta ad una specifica regolamentazione
paesaggistica. La costante progressione dei processi
erosivi, che minacciano in più punti la strada provinciale
che collega Canossa a Cerredolo, comporta
periodicamente degli interventi di consolidamento dei
versanti: occorre in questi casi adottare attenti criteri di
mitigazione paesaggistica al fine di evitare l'attuazione di
manufatti che possono compromettere la rilevanza
paesaggistica.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Estratto Carta della Provincia 1:100.000 Il punto di visuale è situato in corrispondenza della strada
provinciale che collega Canossa a Cerredolo dei Coppi,
sul lato destro rivolto ad ovest della strada stessa, a poche
centinaia di metri a valle dell'abitato di Canossa. Il luogo è
facilmente raggiungibile percorrendo l'ex Statale di

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fondovalle della Val d’Enza fino all'abitato di Ciano, dove,


tramite una strada provinciale, si raggiunge direttamente
Canossa.

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LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI CASOLA QUERCIOLA

DESCRIZIONE
In prossimità di questa località, è situato un piccolo altopiano che si estende in quota dominando la
sottostante valle del Crostolo e dal quale si coglie un suggestivo scenario della rupe di Canossa; la
rupe, con lo storico monumento che la sovrasta, mostra il suo fianco orientale - il più favorevole per
comprendere le fasi salienti delle vicissitudini geologiche che nel tempo hanno portato alla formazione
di questo scoglio roccioso - che costituisce un esempio didattico di “erosione residuale”, ovvero l’ultimo
frammento di una vasta bancata rocciosa che è stata progressivamente smantellata, riducendosi ad
un isolato relitto successivamente incastellato nel medioevo.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
Occorre preservare la zona dalla realizzazione di
infrastrutture tecnologiche a rete ed interventi edilizi,
poiché interferirebbero con il punto di sorgenza della
visuale.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
La visuale di Canossa ha il proprio punto di sorgenza in
corrispondenza dell’altopiano che sovrasta in direzione
ovest l’abitato di Casola di Querciola; per raggiungerlo
occorre seguire la Strada Provinciale che da Albinea
conduce a Regnano, sino ad incontrare presso Cà
Bertacchi il bivio con la rotabile diretta a Casola di
Querciola, donde, proseguendo per carrareccia rivolta ad
ovest, si raggiunge il sito paesaggistico.

Estratto Carta della Provincia 1:100.000

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LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI CANOSSA

DESCRIZIONE
Dalla sommità della rupe di Canossa, si osserva ampio tratto del contesto paesaggistico che
caratterizza il territorio compreso tra la rupe stessa e il torrente Enza; questa visuale mette in evidenza
gli elementi caratterizzanti l'antico paesaggio storico dell'area canossana, formato da una serie di
borghi di origine medievale arroccati su punti emergenti, meno esposti a scoscendimenti franosi. In
direzione ovest si staglia la rupe vulcanica della rocca di Rossena, che con il suo inconfondibile profilo
contribuisce ad accrescere la suggestione di questo panorama, fornendo nel contempo una chiara
immagine dei criteri insediativi di questi fortilizi medievali, che sfruttavano abilmente le morfologie
geologiche per realizzarvi altrettanti luoghi preposti a difesa e presidio territoriale.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
Al fine di conservare l’efficacia visiva del punto di visuale,
occorre controllare l’esubero della vegetazione che si
sviluppa nei fianchi della rupe sulla quale sorge il castello.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Il percorso per raggiungere la rocca di Canossa è
comodamente raggiungibile seguendo l’ex Statale della
Val d’Enza; ha inizio dall’abitato di Ciano, in
corrispondenza del quale si trova la Provinciale diretta a
Rossena e alla vicina rocca di Canossa.

Estratto Carta della Provincia 1:100.000

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Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DA ROSSENELLA

DESCRIZIONE
Dalla sommità della torre di Rossenella, situata presso la rocca di Rossena, si osserva una visuale di
grande profondità paesaggistica che si estende sull'intero altopiano di Selvapiana, proiettandosi sullo
sfondo della Pietra di Bismantova e della vetta del Monte Cusna. Questa visuale permette di
comprendere i complessi processi geo-morfologici che hanno condotto all'attuale fisionomia
dell'appennino, offrendo una articolata serie di scenari che, dalle eruzioni laviche giurassiche della
vicina rupe di Campotrera, giungono ai depositi eolici del periodo glaciale dell’altopiano di Selvapiana.
Sono altresì evidenti i processi di modellamento del suolo che hanno coinvolto tali contesti, favorendo
l’estendersi di vasti coltivi.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
L'ampiezza dello scenario paesaggistico che si coglie dalla
torre di Rossenella, rende particolarmente sensibile la
visuale ad eventuali modifiche di tipo cromatico od
infrastrutturale che venissero eseguite nell'intorno del
punto di sorgenza della visuale stessa. In tale ambito, che
si sviluppa a ricomprendere buona parte dell'altopiano di
Selvapiana, deve essere prevista l’introduzione di
cromatismi ben definiti, compatibili con il paesaggio e di
misure specifiche di compatibilità paesaggistica per
infrastrutture.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Il punto di visuale è situato in corrispondenza dell’antica
torre di Rossenella; per raggiungerlo, occorre seguire la
strada provinciale della Val d’Enza, sino a Canossa,
imboccando poi la laterale che conduce a Rossena, sino a
Estratto Carta della Provincia 1:100.000 raggiungere il parcheggio sottostante Rossenella. Un
breve, comodo sentiero, conduce direttamente alla torre.

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LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI ROSSENA E CANOSSA

DESCRIZIONE
Il punto di visuale è situato in corrispondenza della strada provinciale di collegamento Ciano-Canossa,
all'altezza dei tornanti che conducono a Rossena. Questa visuale ha conservato quasi integro il
proprio scenario a causa della esistenza di un contesto geologico che inibisce l'insediamento sparso.
Per questo motivo, possiede elevato significato testimoniale comparendo in numerose vedute ed
immagini storiche del paesaggio canossano. In primo piano è visibile la rocca di Rossena, ergentesi
sulla sommità di uno sperone di roccia vulcanica, mentre sullo sfondo si staglia la rupe calcarea di
Canossa.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
La presenza di un’articolata sequenza di dorsali montuose
dall’elevata sensibilità paesistico-percettiva, impone
grande cautela nell’autorizzare la costruzione di edifici,
manufatti o linee elettriche. Situazioni di degrado possono
conseguire dalla eventuale coloritura dei fabbricati già
presenti in zona con cromatismi estranei al linguaggio
percettivo del sito.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Il punto di visuale si coglie in corrispondenza dei tornanti
della Strada Provinciale che collegano l’abitato di Ciano
con Canossa e Rossena, pochi chilometri prima di
raggiungere quest’ultima località.del quale ha sede il punto
di sorgenza della visuale.

Estratto Carta della Provincia 1:100.000

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Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

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Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI CANOSSA DALLA SELLA DI CORBOGNANO

DESCRIZIONE
E’ questa la più nota delle visuali paesaggistiche riguardanti la storica rupe di Canossa riportata in
numerose pubblicazioni, tra le quali la fondamentale opera “Il paesaggio” edita dal TCI nel 1963. Le
morfologie del paesaggio sono rese con particolare efficacia, permettendo di comprendere
agevolmente i complessi processi che hanno condotto all’attuale fisionomia di questo ambito di
eccellenza, nel quale la rupe canossana costituisce l’ultimo relitto erosivo di un processo di
disfacimento roccioso che, nel corso dei tempi geologici, ha progressivamente smantellato una più
estesa formazione litoide.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
La rinomanza internazionale di Canossa richiede una
attenta regolamentazione paesaggistica del contesto
territoriale nel quale ricade la storica rupe. Particolare
attenzione deve essere rivolta alla realizzazione di nuovi
intonaci edilizi, all’uso di materiali costruttivi e cromatismi
coerenti con il linguaggio cromatico della zona, nonché alla
realizzazione di infrastrutture tecnologiche a rete
(elettrodotti). L’intorno della rupe necessita inoltre di una
complessiva riqualificazione paesaggistica, rivolta a ridurre
l’impatto visivo di edifici ed opere incongrue (linee
elettriche, cromatismi di intonaci, tipologie edilizie, apparati
di illuminazione ecc.). La zona è sottoposta a tutela
paesaggistica ai sensi del Dlgs 42/04, attualmente (2007)
in corso di revisione.
Estratto Carta della Provincia 1:100.000
PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Per raggiungere il punto di visuale occorre risalire la
fondovalle del torrente Enza sino a Ciano, imboccando in
quest’ultima località la laterale per Rossena e Canossa,

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proseguendo poi in direzione di Grassano sino al bivio con


Carbognano, ove è situato il punto di visuale.

Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

VISUALE DI GRASSANO

DESCRIZIONE
Percorrendo la Strada Provinciale che collega San Polo a Canossa, si incontra poco prima di
raggiungere Grassano una selletta dalla quale si scorge una delle più significative visuali
paesaggistiche sul basso appennino reggiano; questa visuale si estende su ampio tratto dei versanti
collinari a prevalente natura argillosa che si sviluppano a nord della rocca di Rossena, il cui profilo si
staglia sulla sommità di un affioramento vulcanico che costituisce la fondamentale “struttura guida” di
tale contesto paesaggistico. Il paesaggio che viane evidenziato dalla visuale è quello tipico delle
cosiddette “argille caotiche di origine abissale” proprie del basso appennino emiliano, caratterizzato da
lunghi versanti a debole pendenza ammantati da estesi coltivi foraggeri intercalati ad aggruppamenti
boschivi e superfici denudate intagliate da calanchi. L’instabilità del substrato scoraggia gli
insediamenti che si sono storicamente sviluppati soltanto in corrispondenza degli affioramenti di rocce
più stabili, dando origine alla caratteristica fisionomia di paesaggio a vaste plaghe disabitate che è
propria di questi terreni argillosi.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
Il particolare equilibrio estetico-percettivo del contesto
territoriale abbracciato dalla visuale, richiede un’attenta
programmazione paesistica degli interventi affinchè non
siano realizzate opere o manufatti in grado di alterare
l’assetto della visuale stessa. L’intero comparto non è
indicato, in particolare, per la realizzazione di infrastrutture
tecnologiche a rete aerea (elettrodotti, stazioni radiobase,
ecc.).

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Per raggiungere la località occorre seguire la Strada
Provinciale diretta a San Polo, incontrando, poco prima di
entrare nell’abitato, la laterale che risale verso sud in
Estratto Carta della Provincia 1:100.000 direzione di Canossa e Grassano. Poco prima di
raggiungere quest’ultima località, in corrispondenza di un

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Parte seconda PIANO DELLA CONOSCENZA

breve tratto pianeggiante della strada, si incontra sulla


destra il punto di sorgenza della visuale descritta.

Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI CASONE DI SOTTO

DESCRIZIONE
La visuale consente di osservare il singolare assetto geomorfologico e fisionomico-percettivo che
caratterizza lo sbocco della vallata del torrente Crostolo nell'alta pianura. Questo paesaggio è assai
rappresentativo dei complessi eventi geo-tettonici che hanno condotto alla attuale fisionomia della
fascia pedecollinare, nonché delle più antiche fasi del popolamento preistorico e protostorico del basso
colle reggiano. All'interno di tale ambito, infatti, si assiste ad una rilevante concentrazione di siti
archeologici che nel loro interrelarsi definiscono con insolita continuità le fasi della più antica
antropizzazione pedecollinare (siti archeologici paleolitici e neolitici di Corticella, Vendina e Puianello,
villaggio terramaricolo di Mucciatella, insediamenti romani del Casone di sotto, rio Giano, Puianello, siti
altomedievali di Puianello e la antica pieve della Mucciatella).

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
L'area è caratterizzata da elevata sensibilità alle
trasformazioni, poiché è ormai serrata tra complessi
industriali e residenziali che tendono progressivamente ad
esaurire lo spazio inedificato che consente al paesaggio di
esprimersi nella sua piena efficacia. Occorre quindi
prevedere azioni di interdizione dei processi di nuova
occupazione del territorio nell’intorno diretto del punto di
sorgenza della visuale e, nel contempo, introdurre attente
regolamentazioni in tema di volumetrie, colori e
cromatismi, in particolare con riferimento alle nuove
realizzazioni infrastrutturali.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Per raggiungere il punto di visuale occorre seguire la
Estratto Carta della Provincia 1:100.000 Strada Statale n° 63 sino all'abitato di Puianello, ove si
incontra la Strada Provinciale che, rivolta ad est, conduce
ad Albinea; alcune centinaia di metri dopo aver
oltrepassato il ponte sul torrente Crostolo, si incontra, sulla

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destra, la laterale via Conte Re, seguendo la quale,


tenendosi sempre sulla destra, si giunge, dopo aver
oltrepassato il ponte sul torrente Vendina, al punto di
visuale del Casone di Sotto.

Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI BERGONZANO

DESCRIZIONE
Dalla località di Bergonzano, situata in posizione retrostante ai colli di Quattro Castella, si coglie uno
dei più suggestivi scorci paesaggistici sul sistema dei quattro “colli turriti” che costituiscono una delle
principali peculiarità paesaggistiche della provincia di Reggio Emilia. La significatività di questo scorcio
paesaggistico, ha da tempo condotto alla realizzazione di un “terrazzo belvedere” espressamente
rivolto al godimento dello scenario. Questa visuale consente anche di evidenziare le morfologie
connesse ai differenti tipi di terreni che affiorano in zona: le grigie e pietrose argille del “caotico” che
danno origine ai ripidi calanchi contrastano con i dolci versanti boscati formati da ghiaie e depositi
marini quaternari che formano l’ossatura dell'ultimo fronte appenninico prima della “vasta pianura” che
si estende verso nord.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
La spettacolarità del punto di visuale che si osserva dal
“belvedere” di Bergonzano comporta la riqualificazione del
belvedere stesso. Tale struttura, essendo ormai di vecchia
realizzazione, necessita di manutenzione e, nel contempo,
non è adeguata alle caratteristiche e alle funzioni che
attualmente si richiedono per analoghi manufatti.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Il punto di visuale si raggiunge agevolmente percorrendo
la Strada Provinciale che collega Quattro Castella a
Grassano fiancheggiando il colle di Montevetro; dopo
pochi chilometri, si incontra l’abitato di Bergonzano, in
prossimità del quale è situato l’omonimo “belvedere” dal
quale si scorge la visuale descritta in questa scheda.

Estratto Carta della Provincia 1:100.000

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Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI PIETRANERA

DESCRIZIONE

La visuale abbraccia in direzione ovest il vasto anfiteatro calanchivo retrostante i colli di Quattro
Castella. La concomitanza di due distinti tipi di argille (le argille “caotiche” di origine abissale, dense di
detriti rocciosi, e le argille grigio-azzurre del terziario marino padano), dà luogo a differenti
conformazioni di calanchi con opposti effetti cromatici. La visuale paesaggistica riveste particolare
interesse geologico, poiché permette di osservare con chiarezza il succedersi dei terreni appenninici
immediatamente precedenti l'inizio della pianura.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
Il punto di visuale ha la sua sorgenza a lato della strada
provinciale che collega Quattro Castella a Bergonzano;
l'elevata acclività del luogo e il ridotto spazio a
disposizione non rende agevole la sosta per osservare
questo importante scorcio paesaggistico. E' quindi
consigliabile predisporre un punto attrezzato di sosta che
agevoli l'osservazione.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Il punto di visuale si osserva in corrispondenza del
margine ovest della Strada Provinciale che collega Quattro
Castella con Grassano; dopo aver fiancheggiato il colle di
Montevetro, si prosegue lungo un rettilineo, risalendo il
versante, sino ad incontrare alcuni tornanti, in
corrispondenza dei quali ha origine lo scenario.

Estratto Carta della Provincia 1:100.000

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Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI SAN POLO

DESCRIZIONE
La visuale, che ha punto di sorgenza dal ponte che a S. Polo oltrepassa il torrente Enza diretto a
Traversetolo, consente di osservare gli aspetti salienti della fisionomia del paesaggio che caratterizza
lo sbocco della valle del torrente Enza nella pianura. E’ visibile, sullo sfondo a sinistra, l’erto profilo
della rocca di Rossena, mentre in primo piano si staglia nettamente il margine morfologico dell’alto
terrazzo alluvionale che fiancheggia per lungo tratto l’alveo fluviale. Di fronte all’osservatore si allarga
l’ampio greto del torrente, la cui fisionomia a “reticolo intrecciato” è tipica delle zone di sbocco delle
principali vallate appenniniche nella pianura. Si osservi anche il paesaggio vegetale, qui rappresentato
da aggruppamenti igrofili a pioppi e salici.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
Nell'intorno del punto di sorgenza, per un'ampiezza di
alcune centinaia di metri verso sud, occorre evitare
trasformazioni nel contesto paesistico circostante, in modo
da salvaguardare la leggibilità diretta delle componenti
principali dell'anfiteatro paesistico-percettivo che si coglie
dal ponte.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
La visuale si raggiunge agevolmente percorrendo le
principali arterie stradali che conducono a S. Polo e di qui
varcano il torrente Enza in direzione Traversetolo. È
vietato sostare con automezzi sul ponte.

Estratto Carta della Provincia 1:100.000

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Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI MONTEFALCONE

DESCRIZIONE
La visuale abbraccia uno scorcio particolarmente significativo del contesto paesaggistico del pedecolle
reggiano prospiciente la Valle dell'Enza. Il paesaggio è qui caratterizzato da una equilibrata
integrazione di distinti componenti del paesaggio naturale e storico pedemontano, tra i quali,
particolarmente significativi, i colli di Quattro Castella sormontati dal fortilizio del Bianello. La presenza
di folti corpi boschivi che ammantano i versanti collinari, concorre a dare origine ad un contesto visivo
di particolare valenza estetico-percettiva, che ha conservato la sua efficacia in quanto la zona è stata
sino ad oggi preservata da interventi edilizi od infrastrutturali di particolare incidenza.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
La visuale paesaggistica di Montefalcone, interessa uno
degli ultimi contesti territoriali del pedecolle reggiano
ancora in grado di fornire un'immagine efficace del proprio
assetto paesaggistico; la conservazione paesaggistica di
tale comparto comporta quindi la necessità di evitare di
realizzare in zona nuovi insediamenti edilizi, sia di tipo
residenziale abitativo che produttivo, nonché infrastrutture
tecnologiche a cavo aereo che introdurrebbero
insostenibili condizioni di alterazione visiva dei luoghi.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Il punto di vista è situato in corrispondenza della strada
provinciale che collega S. Polo a Quattro Castella. Per
individuarlo più facilmente, si consiglia di percorrere la
strada provinciale in direzione est, lasciandosi alla spalle
la Val d’Enza, giungendo in prossimità dell'antico convento
Estratto Carta della Provincia 1:100.000 di Montefalcone, a breve distanza dal quale, sulla destra,
si staglia la visuale.

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Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DELLA VAL CROSTOLO

DESCRIZIONE
Lo scorcio paesaggistico abbracciato da questa visuale fornisce una immagine completa delle
caratteristiche fisionomiche e storico culturali del contesto territoriale che caratterizza lo sbocco della
vallata del Crostolo nell'alta pianura, presso Puianello. Questa zona fu, storicamente, sede di
importanti dimore nobiliari realizzate da alcune tra le più importanti famiglie patrizie reggiane: tali
elementi connotano tuttora in modo significativo il paesaggio, creandovi effetti di particolare rilievo
anche sotto il profilo dell’architettura dei giardini storici. Al centro della visuale, infatti, compare il
complesso paesaggistico del Più Bello, che costituisce uno dei più significativi esempi di architettura
del paesaggio sviluppatosi a fine XVIII° sec. nel territorio reggiano.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
Il comparto territoriale abbracciato dalla visualità è
caratterizzato da elevata sensibilità paesaggistica alle
trasformazioni; tale condizione è accentuata dal fatto che il
sito è collocato in un contesto territoriale nel quale le
dinamiche di trasformazione sono molto incisive; in
particolare la zona è interessata da previsione di nuove
infrastrutture viarie che potrebbero penalizzare
notevolmente la valenza paesistico-percettiva dei luoghi
qualora non venissero introdotte accurate modalità di
mitigazione ed inserimento paesaggistico delle opere. Al
fine si ridurre l'inquinamento visivo, occorre prescrivere
l'utilizzo di cromatismi e volumi che siano in efficace
sintonia con l'identità del paesaggio, limitando al massimo
Estratto Carta della Provincia 1:100.000
la realizzazione di apparati illuminanti, limitandone il
numero allo stretto necessario, utilizzando esclusivamente
apparati a luce protetta ed inibendo la realizzazione di pali
centrali di illuminazione in corrispondenza di eventuali
rotatorie.

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PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Il punto di visuale si incontra percorrendo la Strada Statale
n° 63, da Reggio, in direzione di Puianello; oltrepassato
l’abitato di “Le Forche”, poco prima di raggiungere
Puianello, si apre lo scenario descritto in questa scheda.

Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI VILLA FAVORITA

DESCRIZIONE
La visuale consente di osservare uno degli scorci più significativi del pedecolle reggiano, nel quale è
frequente la presenza di rocche e dimore storiche di “villeggiatura”, realizzate da alcune delle più
importanti famiglie del patriziato reggiano. Questo patrimonio storico-architettonico, tuttavia, è in più
luoghi penalizzato da espansioni edilizie che hanno alterato lo storico rapporto tra bene architettonico
e contesto paesaggistico. Tale rapporto, invece, si è preservato nel caso del comparto territoriale
pedecollinare di Villa Favorita presso Montecavolo, nel quale una serie di ville storiche (Villa Favorita,
Villa Manodori, ecc.) tramanda l’immagine del rapporto paesaggistico originario che intercorreva tra
questi fabbricati ed il loro contesto geomorfologico ed agricolo-colturale.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
In virtù delle sue peculiarità paesaggistiche il contesto
territoriale abbracciato dalla visuale è sottoposto sin dal
1985 a tutela paesaggistica ai sensi dei D.M dell’agosto
1985 (”Galassini”). Il delicato equilibrio paesistico-
percettivo della zona non ammette la realizzazione di
eventuali interventi edilizi ed infrastrutturali.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Per raggiungere la visuale occorre seguire la Statale n°63
sino a Rivalta ove si incontra la provinciale per
Montecavolo, incontrando presso quest’ultima località il
punto di visuale descritto.

Estratto Carta della Provincia 1:100.000

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Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI QUATTRO CASTELLA

DESCRIZIONE
Questa visuale è l'unica che attualmente consente ancora di osservare frontalmente in modo organico
ed efficace il monumentale complesso dei quattro colli di Quattro Castella; tale complesso, che
costituisce una delle principali emergenze geo-morfologiche della regione, esprime quì pienamente il
suo storico rapportarsi ai sottostanti territori agricoli, senza subire l’interferenza di opere o manufatti
che penalizzino la percezione dello scenario paesaggistico. Questa visuale originariamente si coglieva
con eguale efficacia anche in numerosi altri contigui punti di vista, che tuttavia sono stati inibiti da
incongrue espansioni edilizie ed opere infrastrutturali.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
L'ambito territoriale direttamente pertinente il punto di
visuale deve essere mantenuto nel suo attuale assetto
agricolo privo di edificazioni, infrastrutture, ed altri
manufatti alterativi.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Il punto di sorgenza della visuale è situato a lato della
carrozzabile diretta a Corniano che si distacca dalla Strada
Provinciale che collega Quattro Castella a Bibbiano.

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Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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VISUALE DI CARU’ - SOLOGNO

DESCRIZIONE
Questa visuale costituisce uno dei classici punti di vista sulla Pietra di Bismantova e la sottostante
formazione dei “Gessi Triassici”. L’immagine consente di comprendere il complesso assetto geologico
di questo settore dell’appennino reggiano, evidenziando, grazie alla differente morfologia dei versanti,
la diversa natura dei terreni. Particolarmente significativa la veduta della Pietra di Bismantova, il cui
scorcio mette in risalto il suo carattere di “monolito” residuale, ultima testimonianza di una più vasta
formazione rocciosa che è stata progressivamente smantellata.

INDICAZIONI DI TUTELA E DI RAGGIUNGIMENTO DELLA VISUALE

LA TUTELA
Ambito visivo caratterizzato da elevata sensibilità lungo
l'asta di fondovalle: la realizzazione di infrastrutture, opere
e manufatti di vario tipo in tale zona, incide direttamente
sull'equilibrio estetico-percettivo della visuale. Occorre
subordinare l’eventuale realizzazione di tali opere ad una
normativa di tutela che definisca materiali, colori, volumi
ed ambiti suscettibili di intervento, al fine di non
determinare interazioni negative con la visuale stessa.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO
Il punto di sorgenza della visuale è situato in prossimità del
bivio tra la Strada Provinciale che collega Sologno a
Ligonchio e la laterale che scende a Carù, diretta nel
fondovalle Secchia e Castelnovo né Monti.

Estratto Carta della Provincia 1:100.000

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Cartografia: CTR 1:25.000 Quadrante 218

LEGENDA

Contesto territoriale che occorre preservare da trasformazioni urbanistiche e/o


infrastrutturali al fine di salvaguardare l’efficacia percettiva della visuale.

Contesto territoriale meritevole di essere sottoposto a specifica regolamentazione per


coniugare eventuali previsioni di intervento urbanistico-infrastrutturale con la salvaguardia
del paesaggio.

Punto di visuale

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