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INTERVISTA A VICENTE TODOLI

1/06/2020

1) Ritiene che i musei d’arte contemporanea negli ultimi anni siano più attenti al contesto socio-
culturale in cui operano? Parlo di musei nello specifico e non di fondazioni.
2) Cosa cambia a livello gestionale e nel rapporto con il pubblico tra un museo pubblico e una
fondazione?
3) Ho notato che negli ultimi anni le istituzioni museali pongono particolare attenzione nel proporre
una partecipazione diretta del fruitore, chiamato a mettere in campo la propria coscienza critica. In
alcuni casi, le proposte mi sembrano mirate a far sì che il pubblico faccia esperienza diretta e quindi
riesca di fatto a uscire dal museo con domande di senso che dall’arte si allargano a tutti gli ambiti
della vita; in altri, però, le proposte mi sembrano, invece, uno stratagemma per “attirare
l’attenzione” e alimentare interessi puramente economici. Cosa ne pensa?
4) Secondo lei l’arte è davvero aperta a tutti?
5) Noto in diversi musei un distacco tra arte e vita. Ammiro le proposte di Hangar perché abolendo un
biglietto di ingresso e le “guardie” che dettano uno specifico comportamento, riesce, a mio avviso,
a ridurre questo divario, che non dovrebbe esistere. Come fare a sradicare dalla mentalità del
fruitore l’ideologia che per accedere a un luogo d’arte è necessario conoscere l’arte o l’artista in
mostra a priori?
6) Durante il lockdown, numerose sono state le proposte virtuali delle istituzioni: da tour virtuali, a
talks, a corsi online, alla promozione di materiali inediti ecc. Penso che il “virtuale” sia un’arma a
doppio taglio: da un lato permette la partecipazione a un maggior numero di persone, dall’altra
distacca la persona dall’esperienza diretta del reale. Come il “virtuale” può rafforzare un’
esperienza senza sostituirla?
7) Qual è il ruolo di un museo all’interno di una società?

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