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AUSTRALIA.

STORIE DAGLI ANTIPODI


17.12.2019 – 9.2.2020
PAC Padiglione d’Arte Contemporanea
di Elisa Tenedini, febbraio 2020

L’ultima parte del video Smash It (2018) è il momento della visita in cui maggiormente ho
riconosciuto quell’Australia che ho vissuto per due anni e mezzo. Io: italiana, immigrata,
stanziata a Melbourne, a contatto quindi con altri immigrati, qualche “australiano europeo”
e un solo aborigeno, Uncle Ray. Tra musica elettronica e uno sfondo rosso accecante, con
ironia grottesca e spensieratezza tipicamente australiane, Brook Andrew, futuro curatore
della Biennale di Sydney, rimaneggiando il celebre film di Charles Chauvel, Jedda (1955)
tratta due tematiche estremamente sentite all'"australiano europeo": il senso di colpa che si
trascina dalla violenta colonizzazione del continente e la persistente ricerca di un'identità
culturale. L'Australia colonizzata è un paese relativamente nuovo, si sa, e un paese
d'immigrazione. E' chiaro come questo sentimento di appartenenza risulti più confuso e
ricercato rispetto a un Italiano che volente o nolente si porta dietro la croce del "Berlusconi,
bunga-bunga" e il miracolo del David di Michelangelo.
L'artista di discendenza aborigena Yhonnie Scarce, presente in mostra con Remember
Royalty (2018) affermando in merito all’opera: "I miei bisnonni sono i veri australiani" tocca
il punto clou. La domanda su cui verte il principale conflitto politico in Australia è proprio
questa: chi sono i veri australiani? Sono gli aborigeni oppure gli ”australiani europei” di
quinta generazione?
Concordo con il curatore Eugenio Viola quando dice che è opportuno parlare di "arte in
Australia" piuttosto che di "arte australiana” ma proprio per questo, in una collettiva sull’
Australia in Italia, che già di per sé è un’impresa mastodontica, o si procede con 32 artisti
scegliendo un tema più specifico, oppure si affronta il continente intero con più artisti, divisi
in gruppi in base alle diverse radici che, in questo caso, sono sì l’elemento preponderante
nella percezione dell’Australia. Al PAC, con la mostra in questione, si chiede allo spettatore
di comprendere la complessità della questione aborigena e identitaria in Australia con pochi
esempi (anche molto validi) ma buttati tutti in un grande calderone. È un po' come chiedere
a un australiano di comprendere l'importanza della cucina in Italia mettendo in tavola solo
pasta e pizza contemporaneamente a caffè e tiramisù.

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