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MARCO SCOTINI

ARTECRAZIA

CAP2

- POLITICHE DEI PUBBLICI

Asimmetria in atto nella cultura espositiva moderna. Tutto ritorna sempre alla visibilità o meglio
all’essere visto ponendo anche i pubblici come strumenti o comunque merci. Il pubblico deve “stare a
vedere”. C’è un’economia specifica che separa la funzione di guardare da quella di essere guardato.

Lavorando sugli archivi del MOMA, Mary Anne Staniszewski si accorge che le mostre sono tramandate
ai posteri del tutto prive di visitatori. Brian O’Doherty sostiene che questo sia proprio uno degli
emblemi moderni. Mostra e ripresa fotografica devono essere autonomi, atemporali e compiuti: il
mondo esterno, acciacchi storia devono rimanere esclusi!

CONCEZIONE OPERA D’ARTE RICHARD HAMILTON secondo cui l’opera d’arte ha una vita di 20 anni e
deve morire proprio come l’esistenza di ognuno. Assurdo accanirsi su rigenerazione di opere vecchie in
concomitanza con creazione di nuove. Cambio radicale di prospettiva che inevitabilmente porta con sé
una diversa concezione di spazio espositivo e museo, più legati alla vita!

Siamo lì senza esserci, eppure le biennali sono arene aperte a tutti, per pubblico illimitato. L’esposizione
sembra diventare un dispositivo di spettacolarità, produzione e controllo poliziesco, il pubblico, di
conseguenza, una folla già canalizzata sotto forme di controllo.

- NUOVO REGIME DI VISIBILITA’

Parlare del nuovo regime con termine Benjaminiano AUSSTELLUNGSWERT (valore d’esposizione)
perché l’opera d’arte moderna è chiamata a esplicare la sua funzione decisiva nell’atto della ricezione,
si dimostra tale solo nel mostrare sé stessa. A un incremento della riproducibilità delle immagini non
segue solo un aumento della loro esponibilità ma anche una trasformazione della loro natura. Non più
l’unicità ma l’esponibilità diventa un valore che si produce attraverso l’accumulazione delle immagini.
La spettorialità si è quindi trasformata da stile di consumo a modello di attività e produzione di valore.

- NEI LAVORI DI SANJA IVEKOVIC E FRANCO VACCARI IL PUBBLICO SI MOSTRA A SE STESSO: COME
SOGGETTO E OGGETTO DELL’ESPOSIZIONE

Lavori che fungono da dispositivi di autopercezione sociale, pubblici prendono consapevolezza di un


corpo fisico e delle forme di assoggettamento che il carattere dell’esposizione comporta. A essere in
gioco qui è il livellamento e l’uniformità dei modi di vita e di comportamento sociale indotti da
tecnologie di potere (stampa,televisione,mostre ecc).

Punto di partenza per il lavoro di entrambi (anni 60) è il nuovo ruolo di potere assunto dalla televisione
esemplificato in 2 opere: LA PLACENTA AZZURRA 1968 di Vaccari e SWEET VIOLENCE 1974 di Ivekovic.
Entrambi lavorano sulle aspettative del pubblico smuovendo l’apparato percettivo dello spettatore.
Pongono sempre al centro del loro lavoro il pubblico come soggetto mediatizzato ed effetto della
cultura di massa. È la fotografia il media utilizzato perché è il duplice emblema di esponibilità e cattura
della soggettività moderne.

IVEKOVIC _ interviene sulla codificazione dell’oggetto fotografico (pose, maschere, ruoli)

VACCARI_ agisce su quanto nella foto c’è di involontario.


- GUARDARE TUTTO NON TOCCARE NIENTE

Il pubblico è tale perché non lascia la traccia fisica del proprio passaggio, si può accedere solo tramite lo
sguardo. Vaccari dice : “le gallerie sembrano assolvere la funzione di nicchie della rassicurazione, dove
si può essere sicuri che non succederà mai niente, a me interessava provocare un mutamento del
rituale connesso con le esposizioni e suscitare nel visitatore un salto nella coscienza dell’esserci”.

(Consideriamo che Vaccari lavora nel contesto storico degli anni 60-70, negli ultimi 20 anni la
dimensione partecipativa del pubblico è cambiata di molto c’è da chiedersi però in che modo venga
richiesta questa partecipazione, diventa necessaria a meccanismi di spettacolarizzazione oppure è una
partecipazione ragionata che di fatto definisce l’esperienza diretta del partecipante?) Sempre di più si
tratta di accompagnare beni e servizi culturali con dispositivi di cattura dell’attenzione in modo tale da
poter esercitare il controllo dell’opinione. La macchina biennale deve continuamente invertire
tendenza per funzionare: maggiore è l’attrazione di libertà e novità e più efficace è nel governare i
pubblici.

Gli uomini nell’età del neocapitalismo sono costantemente sottoposti alla condizione di esponibilità.
Concetto di autoesposizione? È di fatto diventato un lavoro: selfie, blogger.

- IL DISCORSO MASSMEDIATICO SOLLECITA UNA MANIERA DI VIVERE

Quanto di questo mondo è stato tradotto in comportamenti?

Non è più possibile tracciare una netta demarcazione tra lavoro e non-lavoro. L’economia
dell’informazione mette al lavoro la soggettività stessa, la figura femminile come “lavoratrice non
professionista” a servizio della bellezza è solo un esempio. (IVEKOVIC)

Il rapporto di reciprocità tra esposizione e percezione inaugurato dalla fotografia è all’origine dei
percorsi di soggettivazione che configurano ogni soggettività come singola biografia professionale.

Di fatto la Ivekovic si appropria abilmente dei linguaggi dei media, ne simula i modi di produzione.

Opera: TRIANGLE 1979, in occasione della visita ufficiale di Tito a Zagabria, infrangendo l’ordine di
stazionare sul balcone, l’artista si fa oggetto di osservazione dello Stato e dei suoi agenti di controllo.

Tra osservatore e oggetto osservato c’è sempre terzo elemento che si insinua ovvero POTERE.

- ARTE OSTAGGIO DELLA FINANZA

La biennale del Whitney perpetua un modello in cui la cultura valorizza la città avvantaggiando l’1%
della società portando gli altri a gravi disagi finanziari. Occupy Wall Street, 2011, non solo una denuncia
all’istituzione culturale americana ma piuttosto una radicale opposizione a una tendenza produttiva del
sistema artistico contemporaneo in cui il rapporto capitale-lavoro è giunto a limite estremo.

Stesse dinamiche in costruzione di MAXXI.

Fraser: non sono più gli spazi fisici dei musei a creare barriere tra ARTE E VITA quanto piuttosto gli spazi
discorsivi con cui l’arte si rappresenta e le procedure di valorizzazione simbolica, l’istitutional critique
stessa.

Di fatto luoghi di maggior sviluppo dell’arte contemporanea sono gli stessi che hanno visto il più
vertiginoso incremento di disparità economica e disuguaglianza sociale: Stati Uniti, Gran Bretagna, Cina
e India.

È quindi necessario ripartire da POTLATCH! Donazione massima. Il Potlatch è un esempio di economia


del dono, in cui gli ospitanti mostrano la loro ricchezza e la loro importanza attraverso la distribuzione
dei loro possessi, spingendo così i partecipanti a contraccambiare quando terranno il loro Potlatch.
Contrariamente ai sistemi economici mercantilistici, infatti, nel Potlatch l'essenziale non è conservare e
ammassare beni, bensì dilapidarli.

Sia la Fraser che Scotini non sono ipocriti?!

- L’AGIRE DISOBBEDIENTE

Non c’è più aspirazione a impadronirsi dello stato, quanto piuttosto a difendersi e uscire da esso. Non
siamo ancora riusciti a ricondurre l’agire disobbediente su un piano politico vero e proprio perché
siamo ancora legati all’ideologia del soggetto rivoluzionario. Il rifiuto all’obbedienza attuale si afferma
come forze di creazione e sperimentazione, no confine tra azione politica e produzione intellettuale.
Numerosi “movimenti dal basso” o istituzioni improvvisate da un lato denunciano autoritarismo
mediatico dall’altro si riappropriano dell’esperienza. Necessario un immaginario nuovo, intervento su
piano simbolico e nuovo atteggiamento mentale (MARCELO EXPOSITO E CASTORIADIS)

(2 interviste a PAOLO VIRNO)

Es: 1. Copenhagen Free University, fondata nel 2001, autogestita_politica come esperimento

2. Lower Manhattan, appartamento a 16 Beaver St._reading group, fatto di artisti, teorici e attivisti che
ogni lunedì sera dal 1999 si ritrova per discutere di tematiche artistiche e politiche urgenti.

3. MAAM

Tutti hanno la caratteristica comune di essersi rifiutati di assumere un’identità stabile nel tempo,
rimanendo di fatto illegali. Addirittura Copenhagen Free U decide di chiudere nel 2007 una volta
raggiunta una certa “visibilità”, evitando propria fissazione in modello codificabile. 3 anni dopo la
chiusura una legge vieta l’apertura di istituzioni educative non riconosciute.

Qui il consumo viene ripensato come forma di co-realizzazione e cooperazione.

Debord: “La rivoluzione non consiste nel “mostrare” la vita alla gente, ma nel farla vivere.”

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