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FILARETE E LA CITTA’ DI SFORZINDA

Antonio di Pietro Averlino, o Averulino, detto il Filarete (Firenze, 1400 circa – Roma, 1469), è stato uno
scultore, architetto e teorico dell'architettura italiano, ebbe un ruolo importante nel primo sviluppo di alcuni
concetti dell'architettura e dell'urbanistica rinascimentale ed in particolare della "città ideale". Sforzinda è la
città immaginaria su cui si sviluppa il suo Trattato di Architettura, datato intorno al 1464. Il nome della città
è un omaggio che il Filarete fa alla famiglia Sforza. La città non è quindi mai esistita, anche se Filarete trovò
il modo, nella descrizione degli edifici monumentali, di fare riferimento a progetti e opere realmente
realizzate .La città si sviluppa su una pianta a otto punte, ottenuta sovrapponendo due quadrati ruotati
rispettivamente di 45°, perfettamente inscritta in un cerchio, il quale rappresenta il fossato. La forma stellare
corrisponde alla cinta da muraria. Ad ogni punta della stella si colloca una torre, mentre ad ogni conca
corrisponde una delle otto porte. Tutti gli accessi alla città avvengono tramite grandi portali. Da ogni porta e
da ogni torre parte una viabilità rettilinea che raggiunge il centro della città, dove si apre una piazza
circondata da edifici. Una corona di piazze minori si trova a circa metà dei sedici assi viari. Filarete, oltre che
della definizione geometrica a scala urbana di Sforzinda, si occupa anche dei suoi edifici più importanti,
come il Palazzo del Signore, le prigioni, la zecca, l'ospedale, le chiese principali e via dicendo di cui vengono
riferite con chiarezza le principali caratteristiche, ma non definite le relazioni spaziali a scala urbana. Infatti
la scala dimensionale della città è enorme rispetto alle città dell'epoca e non consente a Filarete una chiara
definizione degli spazi urbani. L'autore non riesce a conciliare la scala del disegno geometrico complessivo,
che comprende un fossato circolare di circa 5 km e assi viari rettililnei di oltre 2 km, con la scala degli edifici
e con la definizione del tessuto edilizio per il quale non da alcuna indicazione, forse non riuscendo a
conciliare la struttura radiale delle principali strade con la maglia ortogonale implicita della rappresentazione
del centro della città. Filarete presta comunque molta attenzione al carattere funzionale della progettazione di
Sforzinda, prevedendo canali navigabili, zone differenziate per i vari ceti sociali, piazze destinate ai mercati,
arrivando ad indicare aspetti di dettaglio come l'inclinazione che le strade devono avere per poter far scorrere
le acque reflue. Per i suoi caratteri la città rimane, però, solo un progetto utopistico e per certi aspetti solo un
mezzo per raccontare l'arte del progettare e del costruire in un momento di grandi cambiamenti, in maniera
originale e quasi romanzesca.

MANDALA

E’ un termine simbolico associato alla cultura veda. La parola è utilizzata, anche, per indicare un diagramma
circolare costituito, di base, dall'associazione di diverse figure geometriche[1], le più usate delle quali sono il
punto, il triangolo, il cerchio e il quadrato. Il disegno riveste un significato spirituale e rituale sia nel
Buddhismo sia nell'Induismo. Il mandala rappresenta, secondo i buddhisti, il processo mediante il quale il
cosmo si è formato dal suo centro; attraverso un articolato simbolismo consente una sorta di viaggio
iniziatico che permette di crescere interiormente. I buddhisti riconoscono, però, che i veri mandala possono
essere solamente mentali, le immagini fisiche servono per costruire il vero mandala che si forma nella mente
della gente e vengono consacrate solo per il periodo durante il quale è utilizzato per il servizio religioso. Al
termine del lavoro, dopo un certo periodo di tempo, il mandala viene semplicemente "distrutto", spazzando
via la sabbia di cui è composto. Questo gesto vuole ricordare la caducità delle cose e la rinascita, essendo la
forza distruttrice, anche una forza che dà la vita.
Case greche
Nelle città in generale la casa della gente comune era spesso molto suprema, a partire dal IV secolo
a.C. si osserva un cambiamento nella struttura interna della casa, che inizia ad essere organizzata
attorno ad una corte centrale su cui si aprono le varie stanze. Spesso erano presenti due piani,
almeno per una parte dell'edificio, e a dipendenza della storia e dell'origine della città, la casa
poteva sorgere aggregandosi in modo organico, e quindi disordinato, alle case precedenti oppure
poteva essere edificata in lotti dai confini definiti, seguendo così dei piani ordinati. Questa seconda
situazione si trova soprattutto nelle città fondate in epoca ellenistica e più in generale in quelle città
che furono progettate secondo un piano ippodameo, che prevedeva la costruzione delle case in lotti
di dimensioni uniformi delimitati da strade ortogonali. Le dimensioni di questi lotti erano decise dai
governanti, mentre la loro organizzazione interna era stabilita dai vari proprietari.

Le case dell'aristocrazia hanno di solito una struttura simile a quella delle case più povere, con
tuttavia una pianta più sviluppata. Uno degli esempi più interessanti, benché scavate ancora
limitatamente, sono forse le case aristocratiche di epoca ellenistica di Pella, in quanto sono forse
quelle che più si avvicinano al modello vitruviano. Esse appartenevano a dei membri molto alti
dell'aristocrazia, o forse addirittura a dei parenti del re stesso. Caratteristica principale di queste
case era la presenza di due corti a peristilio, una principale, probabilmente dove venivano accolti gli
ospiti, a cui si aveva accesso dalla porta che dava sulla strada, ed una secondaria, più appartata, che
forse aveva scopi più privati o forse anche era il centro dell'area della casa dedicata alle donne.
Seppur nelle case scavate fino ad ora non sembra essere presente una terza parte, quella che
Vitruvio dice riservata per gli ospiti, non è per nulla impensabile che siano state proprio queste case
di Pella a fungere da modello all'architetto romano. È infatti plausibile pensare che quando i
Romani conquistarono la Macedonia, si figurarono queste case come le case tipiche dell'aristocrazia
greca.
Chiesa rupestre di S. Andrea e Procopio

La chiesa subrupe dedicata ai santi Andrea e Procopio si trova sulla parete superiore
della lama detta “dell’Assunta”, nella contrada omonima, a Monopoli.

L'interno è diviso in naos e bema da un'iconostasi litoide. Tra le caratteristiche del luogo di culto va
evidenziato il doppio abside. La chiesa è interamente affrescata anche se gran parte degli affreschi sta
subendo un lento e inesorabile deperimento Tra gli affreschi, databili tra l'XI e il XIV sec. periodo di vita di
questa chiesa, sono riconoscibili: S.Giorgio a cavallo, diffuso in ambiente crociato, un santo. Vescovo
anonimo del quale sono visibili solo frammenti, S. Antonio in frammenti riconoscibile per la presenza della
campanella, S.Eligio, Santi Medici, l'Annunciazione, la Trinità, la Vergine in trono, S.Leonardo, SS Pietro e
Paolo e altri.

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