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LE INFEZIONI

NOSOCOMIALI
DEFINIZIONE

• Infezioni che insorgono dopo almeno 48 ore


dall’ingresso in ospedale, oppure dopo che il
paziente è stato dimesso, e che non erano
manifeste clinicamente né in incubazione al
momento del ricovero
• L’infezione va distinta dalla "colonizzazione",
definita come la moltiplicazione a livello locale
di microrganismi senza apparenti reazioni
tessutali o sintomi clinici
CENNI STORICI
• Nella metà del 1800 Semmelweiss dimostrò
efficacemente che
– l’ospedale poteva rappresentare un rischio per i
pazienti (le donne che non partorivano in ospedale
avevano un rischio di sepsi puerperale ed una
mortalità molto più bassa rispetto a quelle che
partorivano in ospedale)
– tale rischio era di origine infettiva (i patogeni erano
trasmessi dai medici e dagli studenti che, prima di
assistere le partorienti, effettuavano riscontri
autoptici)
– tale evento era prevenibile (lavando le mani con
cloruro di calcio)
CENNI STORICI
• Simpson evidenziò una
correlazione diretta tra la
mortalità per infezione dopo
amputazione degli arti e la
grandezza dell’ospedale,
associata al sovraffollamento,
che favoriva la trasmissione delle
infezioni da paziente a paziente
• Lister introducendo i principi
dell’antisepsi intorno al 1860,
permetteva una drastica
riduzione delle drammatiche
conseguenze delle infezioni
postoperatorie
CENNI STORICI

• Solo negli ultimi 15-20 anni tuttavia si è


cominciato a produrre - soprattutto negli Stati
Uniti, nei paesi del Nord Europa ed in Francia -
una discreta quantità di documenti su questo
problema: linee guida, raccomandazioni, leggi e
decreti finalizzati alla riduzione del rischio
infettivo per il paziente ospedalizzato
EPIDEMIOLOGIA

• frequenza generale: 5-10%


• frequenza nei reparti di terapia intensiva: 20-
30%
• in aumento negli ultimi anni
• letali nell’1% dei casi
Infezioni nosocomiali per 1000
pazienti/die

1975 1990 %
7.2 9.8 +36%

3rd International Conference on


Nosocomial Infections
QUALE SITUAZIONE IN ITALIA?

• In Italia, nel 1983, fu effettuato lo Studio Italiano


Prevalenza Infezioni Ospedaliere (SIPIO) che coinvolse
142 ospedali (36000 letti) ed evidenziò una prevalenza di
I.O. del 6,8%
• Tali dati sono stati ulteriormente confermati da
successivi studi d’incidenza
• La stima numerica annua di infezioni ospedaliere
oltrepassa le 600.000 unità l’anno; tali infezioni
prolungano ovviamente la degenza ospedaliera, con un
aggravio di costi che oltrepassa i 1.000 miliardi/anno
Fattori predisponenti

• età • anestesia
• malattie concomitanti • sedazione
• immunodeficienza • antibiotici
• immunità specifica • antiacidi
• alterazione barriere • colonizzazione batterica
mucose e cutanee • infezione latente
• stato di nutrizione
Evolution of Antimicrobial Resistance
Penicillin Methicillin
Ð Penicillin-resistant Ð Methicillin-resistant
S. aureus
[1950s] S. aureus [1980s] S. aureus (MRSA)
Vancomycin
[1996]

[1990s]

Vancomycin Vancomycin-resistant
Vancomycin-
Resistant (glycopeptide) - enterococcus (VRE)
S. aureus
intermediate
resistant
[2002] S. aureus
The worst has happened
Classificazione
• ENDOGENE, infezioni sostenute da un agente già
presente nell’organismo, in veste di ospite abituale non
patogeno, ma che acquista patogenicità e virulenza in
seguito a compromissione delle difese dell’organismo
• ESOGENE, infezioni in cui il germe arriva al pz
trasmesso da un altro pz (infezione crociata) o
dall’ambiente ospedaliero, secondo due principali
modalità:
– Per contatto, in cui il pz viene a diretto contatto con
la fonte di infezione ( ad es. goccioline di saliva)
– tramite veicolo, in cui il microrganismo è trasportato
dalla fonte di infezione all’ospite recettivo da un
veicolo animato o inanimato (endoscopi, strumenti
chirurgici, ecc.)
Per contatto…

• DIRETTO (malattie oro-fecali)

• INDIRETTO (endoscopi, strumenti chirurgici)

• ATTRAVERSO “DROPLETS” (SARS)


Attraverso un veicolo comune…

• Si realizza quando un veicolo contaminato


trasmette l’infezione contemporaneamente a
diverse persone
• Esempi di veicoli comuni sono il cibo, il sangue,
liquidi di infusione, farmaci e disinfettanti
Per via aerea…

• Il microrganismo deve essere in grado di vivere


nell’aria e di essere trasmesso a distanza

• Esempi di infezioni trasmesse per via aerea in


ospedale: TBC, polmonite da Legionella,
varicella, aspergillosi
Modalità di trasmissione

• Il serbatoio dei microrganismi è costituito dall’uomo (pz


infetti/colonizzati e/o portatori) e dall’ambiente
• Un veicolo di importanza determinante è costituito dalle
MANI degli operatori sanitari, sulle quali colonizzano
un numero e una varietà non indifferente di potenziali
patogeni
• L’importanza di tale veicolo è sottolineato dal fatto che
le misure di controllo più efficaci della maggior parte
delle I.O. si basano sul lavaggio frequente delle mani
Ruolo delle mani nella trasmissione delle infezioni
ospedaliere
La mano infetta
• Pz operati
• bambini
La mano prende
• malati gravi
• dalla cute
• malati cronici
• dalle ferite infette del paziente • anziani
• dal pus
• personale sanitario
• dalle secrezioni

• dal viso
• dal corpo del
• dalle mani personale
sanitario La mano contamina
• dai vestiti
• attrezzature sanitarie
• biancheria pulita
• bagni
• piatti e posate
Lavaggio delle mani

• Il lavaggio delle mani rappresenta da solo il


mezzo più importante ed efficace per prevenire
la trasmissione delle infezioni
Lavaggio sociale delle mani

• Bagnare mani e polsi con acqua corrente


• Applicare uniformemente 5 ml di soluzione antisettica
con detergente
• Frizionare accuratamente unghie, dita, palmi e dorsi
delle mani, polsi e parte degli avambracci per almeno 1-
2 minuti
• Sciacquare accuratamente sotto l’acqua corrente
• Asciugare con salviette monouso (tamponando)
• Se non c’è rubinetto a gomito o pedale con la salvietta
chiudere il rubinetto
Lavaggio antisettico delle mani
• Bagnare uniformemente mani e avambracci fino a 2 dita
sopra la piega dei gomiti, tenendo le mani più alte
rispetto ai gomiti
• Distribuire uniformemente 5 ml di soluzione antisettica,
premendo la leva del diffusore con il gomito
• Strofinare accuratamente facendo particolare attenzione
agli spazi ungueali ed interdigitali per 2 minuti,
procedere in un unico senso dalle mani ai gomiti
• Risciacquare prima le mani e poi gli avambracci,
tenendo le mani sopra il livello dei gomiti per evitare
che l’acqua dagli avambracci coli sulle mani
• Spazzolare le unghie 30 secondi per mano e ripetere il
lavaggio per altre due volte
• Risciacquare le mani
• Asciugare mani e avambracci con un panno sterile
SITO DI INFEZIONE

INFEZIONI DELLE VIE URINARIE

INFEZIONI DELLE FERITE


CHIRURGICHE

INFEZIONI DELL’APPARATO
RESPIRATORIO

INFEZIONI SISTEMICHE
(BATTERIEMIE)
Le INFEZIONI delle VIE URINARIE
(IVU)
• Localizzazione più
frequente delle infezioni
acquisite in ospedale:
circa il 40%
• Nell’ 80% dei casi sono
legate alla
cateterizzazione vescicale
VIE URINARIE
• Secondo i criteri del CDC, per parlare di
infezioni delle vie urinarie sintomatiche è
necessario che vi sia la presenza di almeno uno
dei seguenti sintomi/segni, in assenza di altri
possibili cause:
– febbre (>38°C)
– urgenza a urinare
– pollachiuria
– disuria
– tensione sovrapubica
DEFINIZIONE

• Manifestazioni cliniche causata da invasione del


tratto urinario da parte di microrganismi

• L’infezione può coinvolgere siti specifici (rene,


vescica, ecc.) oppure limitarsi alle urine
(batteriuria)

• La batteriuria asintomatica rappresenta


probabilmente soltanto una colonizzazione
MICRORGANISMI

1. Escherichia coli
2. Enterococchi
3. Pseudomonas aeruginosa
4. Klebsiella spp
5. Proteus
6. Candida spp
7. Enterobacter spp
8. Stafilococchi coagulasi neg
9. S. aureus
10. Serratia spp
Fonti di infezione

• Colonizzazione del meato uretrale


• Contaminazione del sistema di drenaggio
urinario
• Cistoscopi ed altri sistemi utilizzati
sull’apparato genitourinario
Vie urinarie

• I microrganismi causa di infezione delle vie


urinarie possono avere accesso alla vescica:
– al momento dell’inserzione del catetere
– attraverso il lume del catetere
– sulla superficie esterna del catetere
– dopo la rimozione del catetere
Fattori di rischio e metodi di
prevenzione
• Applicare il catetere solo in presenza di precise
indicazioni cliniche
• Rimuovere il catetere appena l’indicazione cessa di
esistere
• Corretto lavaggio antisettico delle mani prima di
applicare o rimuovere il catetere
-
Fattori di rischio e metodi di
prevenzione
• Corretta detersione dei
genitali prima della
disinfezione
• Utilizzare sempre sacche di
drenaggio a circuito chiuso
• Utilizzare catetere di calibro
il più piccolo possibile (12 o
14 CH)
• Garantire una scrupolosa
igiene ai pazienti portatori di
catetere vescicale
INFEZIONI della
FERITA CHIRURGICA
• Infezioni successive ad un
intervento chirurgico
oppure ad un trauma, non
presenti né in incubazione
al momento del ricovero in
ospedale
Infezioni del sito chirurgico

• Per definire l’infezione della ferita chirurgica sono


necessari i seguenti criteri:
– L’infezione si sviluppa entro 30 gg dall’intervento
– L’infezione interessa soltanto la cute o il tessuto
sottocutaneo dell’incisione
– Presenza di almeno uno dei seguenti:
• secrezione purulenta dall’incisione superficiale
• isolamento di un microrganismo da una coltura ottenuta con
tecniche asettiche dai fluidi o dai tessuti dell’incisione
superficiale
• presenza di almeno uno dei seguenti sintomi/segni: dolore,
tensione superficiale, gonfiore localizzato, eritema, ecc.
Infezioni del sito chirurgico

• La maggior parte delle infezioni della ferita


chirurgica viene acquisita durante l’intervento:
se una ferita è pulita e asciutta, infatti, nell’arco
di poche ore dall’intervento non è più
suscettibile all’aggressione da parte di
microrganismi
Infezioni del sito chirurgico

• In fase postoperatoria, le infezioni possono essere


acquisite attraverso i drenaggi chirurgici o, nel caso di
infezioni non ancora rimarginate, al momento della
medicazione.
• Le più comuni fonti per l’infezione chirurgica sono:
– flora cutanea del pz
– tessuti dell’ospite infetti o contaminati nel corso di
interventi
– mani del personale
– drenaggi chirurgici
MICRORGANISMI

1. S. aureus
2. Streptococchi gruppo D
3. Stafilococchi coagul neg
4. Escherichia coli
5. Pseudomonas aeruginosa
6. Enterobacter spp
7. Proteus
8. Klebsiella spp
9. Candida spp
10. Bacteroides fragilis
FATTORI di RISCHIO
Età> 65 anni
Sesso maschile
…dell’ ospite Obesità/malnutrizione
Coinfezioni
Diabete
Trattamento con corticosteroidi
Classe ASA (ASA score 1-5)
Lunga durata degenza pre-operatoria …pratiche assistenziali
Tricotomia con rasoio pre-operatorie
Scarsa profilassi antibiotica
Localizzazione intervento
…durante l’intervento Tipo intervento (pulito/sporco)
chirurgico Impianto di protesi
Durata intervento e numero
Situazione di urgenza
Classe ASA
TRICOTOMIA - % di infezione

Metodo di Epoca di in 30° giornata


alla dimissione
rasatura effettuazione dall'intervento

Il giorno prima
Rasoio 6,4 10
dell'intervento

La mattina
Rasoio 5,2 8,8
dell'intervento

Il giorno prima
Forbici 4 7,5
dell'intervento

La mattina
Forbici 1,8 3,2
dell'intervento
TRICOTOMIA

• Contenere l’area da tricotomizzare alla sola


area di incisione chirurgica
• Eseguire la procedura con strumenti monouso
evitando di lesionare la cute
• Praticare in stretta connessione temporale con
l’intervento chirurgico (entro 2-4 ore dall’inizio
della procedura chirurgica)
Tipo di intervento
Tipo di intervento % Infezioni Tipo di intervento % Infezioni
Interventi sul colon 7,1 Chirurgia vascolare 2,9
trapianti d'organo 6,9 Nefrectomia 2,5
vie biliari,fegato,pancreas 6,2 Chirurgia toracica 2,5
Amputazione di arto 6,1 Protesi articolare 2,4
Chirurgia gastrica 5,8 Craniotomia 2,3
Intestino tenue 5,8 Appendicectomia 2,2
Taglio cesareo 4,1 Colecistectomia 2,2
Shunt ventricolare 4,1 Fusione spinale 2,1
Isterectomia addominale 3,8 Mastectomia 1,9
Cardiochirurgia 3,7 Isterectomia vaginale 1,9
Bypass aorto-coronarico 3,6 Chirurgia testa collo 1,8
Trapianto di cute 3,4 Riduzione frattura 1,7
Laparotomia 3,1 Ernioraffia 1,2
Splenectomia 3 Prostatectomia 1,2
Durata dell’intervento
• Progressiva riduzione della resistenza locale dei tessuti a
causa delle manipolazioni chirurgiche, dell’essiccamento
e dell’esposizione all’aria
• Complicanze dirette (anemia, shock…) responsabili
della maggiore durata dell’intervento, in grado di
compromettere i meccanismi di resistenza generali
Entità del trauma chirurgico

• Una tecnica chirurgica impeccabile in grado di


minimizzare il trauma chirurgico, viene considerata di
fondamentale importanza per limitare il rischio infettivo
e per una corretta guarigione della ferita
– Mantenere un’adeguato apporto di sangue
– Effettuare un’emostasi corretta
– Allontanare i tessuti devitalizzati
– Irrigare il campo operatorio con soluzione fisiologica
negli interventi di lunga durata
– Usare appropriati materiali per sutura cercando di
non determinare eccessiva tensione dei margini
MISURE PREVENTIVE

• Adeguata profilassi antibiotica

• Limitazione del personale in sala operatoria

• Lavaggio chirurgico delle mani

• Adeguato vestiario chirurgico


INFEZIONI delle BASSE VIE
RESPIRATORIE
• Malattia acuta con
immagine radiologica di
addensamento polmona-
re segmentario o
multiplo, non
preesistente, né riferibile
ad altre cause note, che
compare entro 72 ore
dall'esordio clinico dei
sintomi
MICRORGANISMI
POLMONITE ACQUISITA IN
COMUNITA':
•Streptococcus pneumoniae
•Haemophilus influenzae
•Mycoplasma
POLMONITE NOSOCOMIALE
•S. aureus
• Enterobacteriaceae 60%
• Ps. aeruginosa
• Klebsiella pn.
• E. coli
• Legionella
FONTI di INFEZIONE

• Fattori dell’ospite
• Procedure invasive
• Attrezzatura per terapia respiratoria
• Intervento chirurgico
• Farmaci
• Mani del personale
• Colonizzazione orofaringea
• Colonizzazione gastrica
9Durante il sonno
9Stato di coscienza alterato
9Alterazioni della deglutizione
9Rallentamento dello svuotamento
gastrico
9Alterata mobilità gastrointestinale
9Depressione dei riflessi respiratori

ASPIRAZIONE

Colonizzazione Colonizzazione
oro-faringea gastrica
Fattori di rischio

• Intervento chirurgico toracico/addominale


• Intubazione
– danno sull’epitelio
– alterazione dei meccanismi di difesa
– necessità di frequenti broncoaspirazioni
– modifica della flora orofaringea
– ischemia da pressione meccanica
9 Durata della ventilazione

9 Trattamento prolungato con antiacidi o H2 bloccanti

9 Nebulizzatori: favoriscono migrazione dei


microbi nell’albero bronchiale

9 Sondino naso-gastrico

9 Attrezzature contaminate ambu, spirometro


INFEZIONI SISTEMICHE
(BATTERIEMIE)
• Sono infezioni causate dalla
colonizzazione, da parte dei
microrganismi, di cateteri
intravascolari inseriti per
effettuare terapia
infusionale (es. nutrizione
parenterale totale)
Nuove terapie Aumento delle
mediche patologie croniche

Aumento dell’impiego Aumento delle


delle TPV terapie infusionali

Aumentato impiego del CVC

Dispositivo vascolare che, introdotto attraverso una vena centrale o periferica, può
avanzare fino a che la punta si trovi nella vena cava superiore, in prossimità
dell’atrio destro
Infezioni correlate a CVC
Dimensione del problema negli USA

Negli USA ogni anno vengono posizionati oltre 5 milioni di


cateteri intravascolari

Oltre il 15% dei pazienti con catetere hanno complicazioni


infettive

• Giorni di CVC per anno:~ 15.000.000


• Incidenza media di batteriemie associate: ~ 5.3 casi
per 1000 gg CVC nelleUTI

Negli USA ogni anno si verificano almeno 80.000 sepsi


associate a CVC nelle UTI
Cateteri intravascolari

• Si ricorre al loro impianto, nel corso della degenza, nel


30-50% dei pazienti ospedalizzati
• Rappresentano un substrato ideale per la colonizzazione
microbica
• Materiale:
– Polietilene: flebite purulenta e flogosi del sito di
inserzione (eritema, edema, dolore e vena palpabile)
– Poliuretano (migliori): >biocompatibilità,
<colonizzazione microbica, < trombogenicità
• Il rischio di infezioni è basso se il catetere subisce poche
manipolazioni ed è mantenuto in situ per meno di tre
giorni
Sepsi associata a CVC
CDC 2002
• Una sepsi è considerata associata ad una linea
centrale se la linea era in uso durante un
periodo di 48 ore prima dello sviluppo della
sepsi
• Se l’intervallo di tempo tra l’insorgere
dell’infezione e l’uso del dispositivo è superiore
a 48 ore, c’è una forte evidenza che l’infezione è
correlata alla linea centrale
Distribuzione dei tassi di sepsi
associate a CVC
1992-2001
Medie/1000 gg
Tipi di UTI N. Giorni catetere
CVC

Coronarica 102 252.325 4.5

Cardiotoracica 64 419.674 2.9

Neurochirurgica 47 123.780 4.7


Distribuzione dei tassi di sepsi
associate a CVC
1992-2001
Giorni di Medie/1000 gg
Tipo di UTI N.
catetere CVC
Neonatologia:
138 438.261 11.3
<1000 g

Neonatologia: >2500 g 133 231.573 3.8

Pediatria 74 291.831 7.6

Chirurgia 153 900.948 5.3

Respiratoria 7 21.265 3.4


MICRORGANISMI
Staphylococcus epidermidis
Staphylococcus coagulasi neg
S. aureus
Enterococchi ( faecalis/ faecium)

Pseudomonas spp

Candida spp

Aspergillus

Klebsiella pn.
Complicazioni
da CVC

Infettive Meccaniche

Trombotiche
Tipi di infezione correlata a CVC
• Colonizzazione localizzata del CVC
– crescita di un microrganismo dalla punta del catetere, segmento
sottocutaneo o raccordo (>15 CFU )
• Infezione del sito di uscita
– eritema o indurimento entro 2 cm dal punto di uscita del catetere in
assenza di setticemia e senza la presenza di pus
• Infezione “clinica” del sito di uscita (o infezione del tunnel)
– tumefazione dolorosa, eritema o indurimento del sito superiore a 2 cm
dal sito del catetere lungo il tratto sottocutaneo di un catetere
tunnellizzato (Hickman o Broviac) in assenza di setticemia
• Infezione della tasca
– liquido purulento nella tasca di un CVC totalmente impiantabile che
potrebbe o meno essere associato a rottura spontanea con fuoriuscita di
pus o necrosi della cute sovrastante, in assenza di setticemia
Complicazioni cliniche da CVC

• Cellulite locale
• Tromboflebite (anche dopo rimozione del CVC) +/-
cellulite locale
• Sepsi +/- shock settico
• Endocardite: murale, valvolare, ds o sn
• Embolia settica polmonare
• Aneurisma micotico
• Osteomielite, artrite, spondilodiscite
• Endoftalmite
• Nefrite
Fattori di rischio

• …legati all’ospite
– età < 1 anno o > 60 anni
– gravità patologia di base
– deficit immunitari
– infezione remota
– alterazioni dell’integrità cutanea
Fattori di rischio

• …legati all’assistenza
– COLONIZZAZIONE PERICATETERE
• Inadeguate tecniche di asepsi
• Tipo di medicazione

– COLONIZZAZIONE del RACCORDO


• Manipolazioni del catetere
• Tecniche di gestione
9c. venoso periferico/centrale
9c. arterioso periferico
9 Tipo di catetere
9c. arterioso-polmonare
(Swanz-Ganz)
9c. in succlavia per emodialisi
9c. ombelicali
9 Durata cateterizzazione

9 Numero di vie

9 Sito di inserzione
Tipi di cateteri

Tipo catetere Sito di ingresso Lunghezza Commenti

>7.6 cm; raramente


Cateteri venosi
Vene braccio e mani associate a inf. flebite
periferici sistemiche

Cateteri arteriosi a. radiale, femorale, Basso rischio


<7.6 cm; inf. sistemiche
periferici ascellare, brachiale infettivo

Cateteri di media
Vene cefalica o Reazioni
lunghezza Da 7.6 a 20.3 cm
basilica anafilattoidi
”mid-line”

Dalla cute alla v.


CVC non
succlavia, giugulare, > 8 cm CRBSI
tunnellizzati femorale
Tipi di cateteri

Tipo catetere Sito di ingresso Lunghezza Commenti

Attraverso un

Cateteri a. polmonari introduttore in Teflon > 30 cm CRBSI


arriva alla v.
succlavia

Da v.cefalica,
CVC inseriti
brachiale, basilica >20 cm < tassi di infezioni
perifericamente (PICC)
alla cava superiore

< tassi di infezione


V. succlavia,
CVC tunnellizzati >8 cm rispetto al non
giugulare, femorale
tunnellizzato
Tipi di cateteri

Tipo catetere Sito di ingresso Lunghezza Commenti

Tunnellizzati sotto la
cute; con un “port”
Cateteri totalmente Basso rischio di
sottocutaneo accessibile > 8 cm
impiantabili CRBSI
con un ago; impiantati in
v. succlavia o giugulare

Vena o arteria
Cateteri ombelicali ombelicale
< 6 cm CRBSI
Complicazioni meccaniche correlate al
sito di cateterizzazione

Complicazioni Giugulare Succlavia Femorale

Puntura arteria 6.3-9.4 3.1-4.9 9-15

Ematoma <0.1-2.2 1.2-2.1 3.8-4.4

Emotorace NA 0.4-0.6 NA

Pneumotorace <0.1-0.2 1.5-3.1 NA

Totale 6.3-11.8 6.2-10.7 12.8-19.4


Complicazioni infettive correlate al sito
di cateterizzazione

Classificazione Femorale Succlavia p

Contaminazione
7 3 NV
<1000 UFC

Colonizzazione
19 3 0.001
>1000 UFC

Sepsi con emocoltura - 4 1 0.001

Sepsi con emocoltura + 2 1 0.001


CVC da oltre 3 gg: sospetta infezione, segni di
sepsi, shock settico, infezione del sito di uscita

Rimuovere il catetere No SI
2 emocolture Catetere necessario? Emocolture
Valutare la presenza
di infezione
NO SI Sostituire CVC
Sepsi o shock settico Inf. sito del CVC Terapia empirica
se sepsi

Terapia empirica
e sostituzione di CVC

Emocolture positive: Emocolture negative:


Sepsi correlata a CVC Colonizzazione del CVC
posizionare il CVC in altra sede Posizionare il CVC in altra sede
terapia antibiotica mirata Terapia antibiotica non necessaria

D.C.McGee et al N Engl J Med, 2003


Interventi per prevenire le infezioni

•Impiegare cateteri impregnati di antimicrobici

•Posizionare il CVC utilizzando la vena succlavia

•Utilizzare la massima sterilità durante il posizionamento

•Evitare l’impiego di unguenti

•Disinfettare il catetere Previene le Infezioni

•Non cambiare il sito anatomico del CVC

•Non rimuovere il CVC quando non è necessario

•Sostituzione frequente del set di infusione e uso


tempestivo dei prodotti appena preparati
Interventi per prevenire le complicazioni
meccaniche e trombotiche

Cercare l’assistenza di medici esperti


Evitare il posizionamento nel vaso femorale
Meccaniche
Utilizzare l’impiego di ultrasuoni durante
la caterizzazione della giugulare
Non cambiare la sede dell’accesso venoso

Trombotiche Posizionare il CVC


utilizzando la vena
succlavia
Infezioni associate Posizionamento di CVC
all’uso di procedure INFERMIERE catetere urinario,
invasive orotracheale, etc

MICROBIOLOGO MEDICO

Patogeni sentinella Infezioni sostenute


da ceppi resistenti e
Infezioni epidemiche
uso di antibiotici
FARMACISTA

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