nell’a.a. 2002/2003
I.1 Premessa
Nel seguito viene anzitutto richiamata la definizione di sistema dinamico per sistemi a stato
vettore tempo continui.
Definizione di Sistema. Dato un sottoinsieme T di R, un insieme U ⊆ R r detto
insieme dei valori di ingresso, un insieme U di funzioni u (⋅) definite in T e a valori
in U, detto insieme delle funzioni di ingresso, un insieme Y ⊆ R m di valori di y(t),
detto insieme dei valori di uscita, un insieme X ⊆ R n di valori di x(t), detto insieme
dei valori di stato, è detto sistema la coppia di equazioni:
x& (t ) = f ( x (t ), u (t ), t ) , x (t0 ) = x 0 (1.1a )
y (t ) = η ( x (t ), u (t ), t ) (1.1b)
Una prima grossa classificazione dei sistemi di misura è quella che li divide in Sistemi
Assoluti e Sistemi Gravitazionali. I Sistemi assoluti sono quelli in cui tra le grandezze di
base è assunta la massa, mentre la forza è una grandezza derivata; i sistemi gravitazionali,
invece, sono quelli in cui tra le grandezze di base è assunta la forza, mentre la massa è una
grandezza derivata.
Tra i sistemi assoluti, il più utilizzato in campo ingegneristico è il Sistema Internazionale.
In esso le grandezze di base utilizzate in campo meccanico sono la lunghezza misurata in
metri, la massa misurata in chilogrammi massa, e il tempo misurato in secondi.
Il sistema gravitazionale più utilizzato in campo ingegneristico è il Sistema Metrico
Ingegneristico. In esso le grandezze di base utilizzate in campo meccanico sono la
lunghezza misurata in metri, la forza misurata in chilogrammi forza, e il tempo misurato in
secondi. In particolare il chilogrammo forza è definito come il peso di un prototipo
standard avente la massa di un chilogrammo massa.
La Tabella 2.I riporta le unità di misura di alcune grandezze derivate e le formule di
conversione tra i due sistemi di misura.
Lunghezza m m
Massa kg Kgf/(m/s2)=9.81kg
Tempo s s
variazione di coppia Nm
momento di inerzia = 2
o kg m 2
variazione di accelerazi one angolare rad s
Per un elemento di massa m (vedi Fig. 2.1a), detta F(t) la forza applicata e &s&(t ) la sua
accelerazione, si ha:
F (t ) = m&s&(t ) (2.1a)
Per un elemento avente momento di inerzia Jt rispetto ad un asse di rotazione t (vedi Fig.
2.1b), detta T(t) la coppia applicata e ϑ&&(t ) la sua accelerazione angolare, si ha:
T (t ) = J tϑ&&(t ) (2.1b)
Per le molle traslatorie, detto F(t) il valore delle forze uguali ed opposte applicate agli
estremi, e detti s1(t) e s2(t) gli spostamenti degli estremi rispetto alle posizioni da essi
occupate in assenza di sollecitazione, con gli orientamenti mostrati in Fig.2.2a, vale la
relazione:
F (t ) = k [s2 (t ) − s1 (t )] (2.2a)
dove k è una costante caratteristica della molla, detta costante elastica o rigidezza della
molla.
Per le molle torsionali, detto T(t) il valore delle coppie uguali ed opposte applicate
agli estremi, e detti θ1(t) e θ2(t) gli spostamenti angolari degli estremi rispetto alle posizioni
da essi occupate in assenza di sollecitazione, con gli orientamenti mostrati in Fig.2.2a, vale
la relazione:
T (t ) = k [ϑ1 (t ) − ϑ2 (t )] (2.2b)
dove k è detta rigidezza torsionale della molla.
Per quanto riguarda la definizione della rigidezza k, essa per molle traslatorie è
definita come:
variazione di forza N
k=
variazione di spostamento m
mentre, per molle torsionali
variazione di coppia Nm
k=
variazione angolare rad
Talvolta anziché attraverso la rigidezza k, una molla è caratterizzata con l'inversa di k, ossia
c=1/k, detta cedevolezza.
[
(risp. T (t ) = b ϑ&1 (t ) − ϑ&2 (t ) ] ) (2.3b)
La costante b è detta coefficiente di attrito viscoso (risp. coefficiente di attrito viscoso
torsionale) Per essa si ha:
variazione di forza N
b=
variazione di velocità m s
variazione di coppia Nm
(risp. b = )
variazione di velocità angolare rad s
Le equazioni del moto di un corpo rigido si possono scrivere applicando la seconda legge
di Newton. Questa può essere formulata come segue.
Seconda legge di Newton per moti traslatori. Consideriamo un corpo rigido di massa m.
Comunque scelta una direzione d, se ΣF è la somma delle componenti, lungo la direzione
data, di tutte le forze agenti sul corpo, si ha:
ΣF = ma (2.4)
dove a è la componente dell'accelerazione nella direzione scelta.
Seconda legge di Newton per moti rotatori. Consideriamo un corpo rigido libero di
ruotare intorno ad un asse t, e sia J t il momento di inerzia del corpo intorno a quell'asse.
Detta ΣT la somma di tutte le coppie agenti intorno all'asse t si ha:
ΣT = J tα (2.5)
dove α è l'accelerazione angolare del corpo intorno all'asse t.
Momento d'inerzia. Consideriamo un corpo rigido C libero di ruotare intorno ad un asse
t, e sia dm un elemento di massa a distanza r dall'asse t (vedi Figura 2.4). Il momento di
inerzia del corpo intorno all'asse t è definito come:
J t = ∫ r 2 dm (2.6)
C
dm
Il calcolo analitico del momento di inerzia può essere effettuato facilmente solo nel caso di
corpi omogenei, geometrie semplici, e simmetrie rispetto all'asse di rotazione. Vediamo
alcuni esempi.
Esempio 2.1 Calcolare i momenti di inerzia rispetto agli assi coordinati del disco sottile mostrato in Figura
2.5.
y
s << R
R x
Per il calcolo di J z dividiamo il disco in corone circolari di larghezza dr come in Figura 2.6.
r dr
Risulta allora:
dm = 2π r dr s c (2.7)
Per il calcolo di J y (o di J x ) conviene operare in coordinate polari ( ρ , θ ) come mostrato in Figura 2.7.
ρ
θ
x
dρ
dθ
Essendo:
x = ρ cosϑ
dm = c s ρ dϑ dρ
risulta
2π R 2π
R
J y = ∫ x 2 dm = ∫ ∫ ρ 2 cos 2 ϑ c s ρ dρ dϑ = ∫ c s cos 2 ϑ ∫ ρ 3 dρ dϑ =
0
C
0 0 0
2π 2π
R4 R 4 ϑ + senϑ cosϑ R4 R2
= ∫ cos ϑdϑ = = π = = Jx (2.9)
2
sc sc s c M
4 0
4 2 0 4 4
In Tabella 2.II sono indicati i momenti di inerzia di alcuni corpi rigidi di uso comune.
Momento d'inerzia rispetto ad un asse parallelo ad uno passante per il baricentro. Sia
J r0 il momento d'inerzia di un corpo di massa m rispetto ad una retta r0 baricentrale (vedi
Figura 2.8) e sia r una retta parallela a r0 e a distanza δ da essa. Utilizzando la definizione
di momento d'inerzia si dimostra che:
J r = J r0 + mδ 2 (2.11)
z Cilindro
M = massa totale
R
3R 2 + L2
L Jx = Jy = M
y
12
R2
Jz = M
x 2
z Cilindro cavo
M = massa totale
R
r
3( R 2 + r 2 ) + L2
L Jx = Jy = M
y
12
R +r
2 2
Jz = M
x 2
Tab. 2.IIa
Tab. 2.IIb
r0
Si ha:
J r = J r0 + mR 2
R2
J r0 = m
2
risulta
3
Jr = mR 2
2
Esempio 2.3 Si consideri il sistema massa- molla- attrito mostrato in Figura 2.9. Si vuole scrivere un modello
i-s-u per lo studio dell'andamento della posizione del carrello.
0
s(t)
k
F(t
m
b
Fig.2.9
Il sistema ha 1 solo grado di libertà. Come coordinata posizionale assumiamo lo spostamento del carrello
rispetto alla posizione di molla non sollecitata. Per la scrittura della seconda legge di Newton facciamo
riferimento alla schematizzazione delle forze agenti sul carrello mostrata in Figura 2.10.
ks
F
bs& m
Fig.2.10
Si ha allora:
m&s& = F − ks − bs&
x& 1 ( t ) = x 2 (t )
k b 1
x& 2 ( t ) = − x1 ( t ) − x 2 ( t ) + u ( t )
m m m
y ( t ) = x1 ( t )
Esempio 2.4 Con riferimento al sistema massa- molla- attrito (sospensione) mostrato in Figura 2.11, si ricavi
un modello i-s-u per lo studio della velocità verticale dell'elemento di massa.
F(t)
s(t)
k1 k2
Fig.2.11
Il sistema ha 1 solo grado di libertà. Come coordinata posizionale assumiamo lo spostamento del carrello
rispetto alla posizione di molle non sollecitate. Indicando con g l'accelerazione di gravità, si ha:
m&s& = − F − k1 s − k 2 s − bs& − mg
Riscriviamo lo stesso modello assumendo come riferimento per la misura degli spostamenti la posizione
assunta dalla massa allorchè è in equilibrio sotto l'azione della forza peso, ossia quella in cui lo spostamento s
precedentemente definito assume un valore s tale che:
0 = −k1 s − k 2 s − mg ⇒ − mg = k1 s + k 2 s
Detto ~
s (t ) lo spostamento nel nuovo riferimento, si ha ovviamente:
s (t ) = ~
s (t ) + s
Questa equazione ha la forma di quella che avremmo scritto in assenza di forza peso e in presenza di una
molla con costante elastica ( k 1+ k 2 ) . Si conclude pertanto che:
- quando gli spostamenti vengono misurati rispetto alla posizione del sistema sotto l'azione della
forza peso, nella scrittura delle equazioni non bisogna considerare la forza peso stessa;
- due elementi elastici in parallelo si comportano come un unico elemento equivalente avente
costante elastica pari alla somma delle costanti elastiche.
Posto: u(t ) = F (t ); s& (t ); x1 (t ) = ~
y (t ) = ~ s& (t ) , con semplici manipolazioni si ottiene:
s (t ); x2 (t ) = ~
0 1 0
x& = k1 + k 2 b x + u
− −
m m − 1
y=( 0 1)x + (0)u
Esempio 2.5 Si ricavi un modello i-s-u del sistema mostrato in Figura 2.12, assumendo come uscita la
posizione s(t) del carrello.
z(t) s(t)
k1
k3 F(t)
m
k2
Fig.2.12
Il sistema ha 1 solo grado di libertà. Come coordinata posizionale assumiamo lo spostamento s(t) del carrello
rispetto alla posizione di molle non sollecitate. Assumiamo poi come variabile posizionale di comodo la
posizione z(t) del punto in comune delle 3 molle. Ovviamente per la scrittura del modello i-s-u tale variabile
andrà eliminata. La legge di Newton applicata al carrello si scrive:
m&s& = F − k 3 ( s − z )
che completa le relazioni costitutive. Per la scrittura del modello i-s-u ricaviamo z(t) dall'equazione di vincolo
e sostituiamola nella legge di Newton. Si ottiene:
k (k + k 2 )
2
k3 k3 1
m&s& = F − k 3 s − s = F − k 3 1 − s = F − 3 1 s=F− s
k1 + k 2 + k 3 k1 + k 2 + k 3 k1 + k 2 + k 3 1 1
+
k1 + k 2 k 3
Questo esempio, pertanto, mette anche in evidenza che: la cedevolezza (inverso della rigidezza) di due
molle in serie è uguale alla somma delle cedevolezze.
Posto: u(t ) = F (t ); y (t ) = s(t ); x1 (t ) = s(t ); x 2 (t ) = s&(t ) , con semplici manipolazioni si ottiene:
x& 1 (t ) = x 2 (t )
ke 1
x& 2 (t ) = − x1 (t ) + u (t )
m m
y (t ) = x1 (t )
θ L
mg
Fig.2.13
Il sistema ha 1 solo grado di libertà essendo solo libero di ruotare intorno al punto O. In linea di principio
potremmo assumere come coordinate posizionali le coordinate della pallina rispetto ad un riferimento
cartesiano ortogonale Oxy centrato in O. In tal caso dovremmo scrivere le due equazioni di Newton lungo x e
lungo y e poi imporre che, per effetto del vincolo imposto dall'asta, le coordinate x e y sono legate
dall'equazione della circonferenza di centro O e raggio L. La procedura sarebbe estremamente laboriosa.
Conviene invece assumere come unica coordinata posizionale lo spostamento angolare θ(t) e scrivere
l'equazione di Newton per le rotazioni intorno ad O. Tenendo presente che l'unica forza che produce
momento intorno ad O è la componente della forza peso tangente alla traiettoria circolare, ossia mg sen ϑ , la
legge di Newton si scrive:
J O = mL2
Pertanto la relazione costitutiva diventa:
g
ϑ&& = − sen ϑ
L
Posto: u(t ) = 0; y (t ) = ϑ (t ); x1 (t ) = ϑ (t ); x 2 (t ) = θ&(t ) , si ottiene:
x&1 (t ) = x 2 (t )
g
x& 2 (t ) = − sen x1 (t )
L
y ( t ) = x1 (t )
Il sistema, come si vede, è autonomo (privo di ingressi) e nonlineare.
Esempio 2.7 Si scriva un modello i-s-u per lo studio degli spostamenti verticali di un galleggiante cilindrico a
sezione costante A, posto in un liquido di peso specifico ρ, assumendo che, all'istante iniziale, la sua
posizione verticale sia spiazzata rispetto a quella di equilibrio.
m
s
Fig.2.14
Esempio 2.8 Si consideri il pendolo bifilare mostrato in Figura 2.15, costituito da una barretta rigida
uniforme di massa m sospesa mediante due fili inestensibili di lunghezza L e privi di massa. Si vuole studiare
l'andamento delle oscillazioni angolari θ intorno all'asse verticale, nell'ipotesi di piccole oscillazioni, ossia di
valori di θ tali da poter assumere valida l'approssimazione sen ϑ ≅ tan ϑ ≅ ϑ .
mg mg
2 θ 2
m
2b
2a
Fig.2.15
Per quanto riguarda la legge del moto, detta F(t) la forza esercitata dal filo sulla barretta e Fo(t) la sua
componente orizzontale, con le convenzioni sui versi positivi assunti per le varie grandezze (vedi Figura
2.15) la legge di Newton si scrive:
Jϑ&& = − Fo 2b
dove J rappresenta il momento d'inerzia della barretta rispetto all'asse verticale. Come indicato in Tabella
2.II, esso vale:
4a 2 a2
J =m =m
12 3
Per quanto riguarda Fo, si cominci con l'osservare che la componente verticale di F (che è chiamata a
bilanciare il peso della barretta) è pari a mg . Nell'ipotesi di piccole rotazioni θ, anche l'angolo ϕ sarà
2
piccolo, per cui risulta:
e quindi
mg b
Fo = ϑ
2 L
x&1 (t ) = x 2 (t )
3gb 2
x& 2 (t ) = − x1 (t )
La 2
y ( t ) = x1 (t )
Il sistema, come si vede, è lineare e stazionario, e tende a comportarsi come un sistema massa-molla.
Esempio 2.9 Si determini un modello i-s-u per lo studio delle oscillazioni del sistema mostrato in Figura 2.16
nell'ipotesi di piccole oscillazioni.
θ
m
Fig.2.16
Il sistema ha 1 grado di libertà. Come coordinata posizionale scegliamo l'angolo θ. La legge di Newton si
scrive:
Jϑ&& = − Fe a − Fa L
si ha:
x&1 (t ) = x 2 (t )
ka 2 b
x& 2 (t ) = − x ( t ) − x 2 (t )
2 1
mL m
y ( t ) = x1 (t )
Esempio 2.10 Si consideri il sistema meccanico mostrato in Figura 2.17 in cui il forzamento è costituito dallo
spostamento z(t) del supporto (come nel caso delle sospensioni degli autoveicoli). Si vuole determinare un
modello i-s-u per lo studio degli spostamenti verticali dell'elemento di massa
s(t)
k/2 k/2
z(t)
Fig.2.17
Il sistema ha 1 grado di libertà. Come coordinata posizionale scegliamo la posizione verticale s(t)
dell'elemento di massa misurata rispetto alla posizione di equilibrio da essa assunta sotto l'azione della forza
peso e allorchè è z=0. La legge di Newton si scrive:
m&s& = −k ( s − z ) − b( s& − z& )
E' facile rendersi conto che, in questo caso, scegliendo u(t ) = z (t ); y (t ) = s(t ); x1 (t ) = s(t ); x 2 (t ) = s&(t ) ,
non si perviene ad una rappresentazione implicita i-s-u in forma standard. Infatti, con tale scelta,
nell'espressione a secondo membro di x& 2 figurerebbe anche u& . In questo caso, pertanto, la scelta delle
variabili di stato non può essere effettuata con le regole usate per i casi precedenti. La trattazione di tale
problema esula dagli scopi di questo corso. Esso verrà trattato nel corso di Teoria dei Sistemi.
Esempio 2.11 Si consideri il sistema meccanico mostrato in Figura 2.18a. Si vuole derivare un modello i-s-u
per lo studio dell'andamento delle posizioni dei due carrelli.
F1 (t) F2 (t)
k1 k2 k3
m1 m2
b1 b2 b3
Fig.2.18a
Il sistema ha due gradi di libertà. Come coordinate posizionali assumiamo le posizioni s1(t) e s2(t) dei due
carrelli misurate rispetto alla posizione di molle non sollecitate. Per la scrittura della seconda legge di Newton
alle masse m1 e m2 facciamo riferimento alle schematizzazioni delle forze agenti su di esse mostrate in Figura
2.18b.
Fig.2.18b
Risulta:
m1&s&1 = − k1 s1 − b1 s&1 + k 2 ( s 2 − s1 ) + b2 ( s&2 − s&1 ) + F1
m 2 &s&2 = −k 2 ( s 2 − s1 ) − b2 ( s& 2 − s&1 ) − k 3 s 2 − b3 s&2 + F2
Posto:
u1 (t ) = F1 (t ); u 2 (t ) = F2 (t ); y1 (t ) = s1 (t ); y 2 (t ) = s 2 (t );
x1 (t ) = s1 (t ); x 2 (t ) = s&1 (t ); x3 (t ) = s 2 (t ); x 4 (t ) = s& 2 (t )
0 1 0 0 0 0
k1 + k 2 b + b2 k2 b2 1
− m − 1
m1
+
m1
+
m1 m1
0
x& = 1
x+ u
0 0 0 1 0 0
k b k2 + k3 b2 + b3 1
+ 2 + 2 − − 0
m2 m2 m2 m 2 m2
1 0 0 0 0 0
y = x + u
0 0 1 0 0 0
Come visto negli esempi precedenti, le equazioni della meccanica nella forma (2.4)-(2.5)
consentono di pervenire, in un gran numero di casi, alle equazioni del moto di un sistema
di corpi rigidi a n gradi di libertà. Vi sono però delle situazioni in cui l’applicazione delle
(2.4)-(2.5) non è corretta. Questo si ha, in particolare, nel caso in cui la massa e/o il
momento d’inerzia degli elementi di inerzia variano nel tempo. In questi casi si ricorre ad
una formulazione più generale della seconda legge di Newton, che, per i moti traslatori, va
sotto il nome di teorema di conservazione della quantità di moto, e per i moti rotatori,
sotto il nome di teorema di conservazione del momento della quantità di moto. Tali
teoremi, per un generico corpo rigido, si scrivono:
d (mv)
= ΣF (2.12)
dt
d ( J tω )
= ΣT (2.13)
dt
dove, nella (2.12), v indica la velocità del corpo in una generica direzione prescelta e ΣF la
risultante delle componenti delle forze nella stessa direzione, mentre nella (2.13), Jt indica
il momento di inerzia del corpo rispetto ad un asse t, ω indica la velocità angolare intorno a
tale asse, e ΣT la somma dei momenti di tutte le forze intorno all’asse t.
Esempio 2.11 Sistema massa-molla-smorzatore con massa tempo variante. Si consideri il sistema massa-
molla-smorzatore mostrato in Fig.2.19, in cui la massa del carrello (supposto puntiforme) varia nel tempo. Si
vuole studiare l'andamento nel tempo della posizione del carrello.
s(t)
k
m(t) f(t)
Il sistema ha 1 solo grado di libertà. Come coordinata posizionale assumiamo lo spostamento del carrello
rispetto alla posizione di molla non sollecitata. Poiché la massa del carrello varia nel tempo, la relazione
costitutiva è fornita dalla legge di conservazione della quantità di moto:
d ( mv ) ds
= − ks (t ) − b + f (t )
dt dt
che può riscriversi come:
m&s& + m& s& = −ks − bs& + f
Esempio 2.12 Si consideri il sistema satellite-terra mostrato in Figura 2.20. In esso si assume che sul satellite
possa essere esercitata una spinta radiale u1 e una tangenziale all’orbita u2. Supponendo la terra ferma, si
vuole studiare il moto del satellite intorno alla terra.
u2 u1
S
ρ
T θ
Fig.2.20
Il sistema ha 2 gradi di libertà in quanto il satellite è libero di muoversi nell’intero piano dell’orbita. Poiché
sul satellite agisce sia una spinta radiale che una tangenziale all’orbita, conviene assumere come coordinate
posizionali le coordinate polari del satellite mostrate in Figura 2.20. Così facendo, infatti, le due spinte
contribuiscono separatamente al moto lungo ciascuna coordinata posizionale.
Per la scrittura delle equazioni del moto, notiamo che, avendo fissato un sistema di riferimento
solidale alla terra, sul satellite, oltre alle forze esterne, agiscono la forza di attrazione gravitazionale, che ha
direzione radiale ed è orientata verso la terra, e la forza centrifuga, che ha direzione radiale ed è orientata in
verso opposto a quella gravitazionale.
Le equazioni del moto si ottengono scrivendo la legge di Newton relativa alle traslazioni lungo ρ e
quella relativa alle rotazioni intorno alla terra. Per quanto riguarda la prima, indicando con MT la massa della
terra, con MS la massa del satellite e con K la costante di attrazione gravitazionale, essa si scrive:
MT MS
M S ρ&& = − K + M S ρϑ& 2 + u1
ρ2
Per quanto riguarda l’equazione di equilibrio radiale, poiché il momento di inerzia del satellite rispetto alla
terra varia nel tempo in quanto varia la distanza ρ, bisogna scrivere l’equazione di conservazione del
momento della quantità di moto. Si ha allora:
d ( M S ρ 2ϑ& )
= u2 ρ
dt
Gli elementi di attrito viscoso discussi nei paragrafi precedenti sviluppano una forza
resistente dipendente linearmente dalla velocità. Nella pratica, tuttavia, spesso si ha a che
fare con fenomeni di attrito in cui la forza d’attrito dipende in maniera nonlineare dalla
velocità.
Fig.2.21
Fig.2.22
Esempio 2.13 Si consideri il sistema mostrato in Figura 2.23 costituito da due dischi coassiali e collegati
rigidamente, liberi di ruotare intorno all’asse. Il disco interno sostiene, mediante un cavo inestensibile avvolto
lungo la circonferenza, un carico di massa m. Il disco esterno, viceversa, viene frenato per attrito mediante
una leva fissata ad un estremo, e esercitando una forza F(t) sull’altro estremo.
F(t)
Fa N
r2
r1
T θ(t)
T
m
mg s(t)
Fig.2.23
Il sistema, pur comprendendo due elementi di inerzia (massa m libera di muoversi verticalmente e disco
libero di ruotare intorno all’asse) ha 1 solo grado di libertà dal momento che risulta: s = r2ϑ . Assumiamo
allora θ come coordinata posizionale per la descrizione del moto del sistema.
La legge del moto si ottiene scrivendo la legge di Newton per gli spostamenti verticali del carico e la
legge di Newton per gli spostamenti rotazionali del disco. Indicando con T la forza trasmessa, attraverso la
fune, al carico e quella, uguale ed opposta, trasmessa al disco, dalla figura 2.23 risulta:
m&s& = −T + mg
Jϑ&& = T r2 − Fa r1
Come si vede, si hanno due equazioni differenziali e un’equazione algebrica tra s eθ. Inoltre in tali equazioni
compare la forza vincolare T. Ricavando T dalla prima e sostituendo nella seconda, e sfruttando inoltre
l’equazione di vincolo s = r2ϑ si ha:
T = −m&s& + mg = − mr2ϑ&& + mg
Jϑ&& = −m r ϑ&& + mgr − F r ⇒ ( J + mr2 )ϑ&& = mgr2 − Fa r1
2 2
2 2 a 1
Per quanto riguarda la forza di attrito Fa , poiché per l’equilibrio dei momenti agenti sull’asta risulta:
F ( a + b) = N a
per Fa si ottiene:
a+b
Fa = µ k N = µ k F = αF
a
In definitiva, quindi:
x&1 = x 2
α r1
x& 2 = − u1 + u 2
J + mr2
2
y = x1
Il sistema, come si vede, è nonlineare, tempo-invariante.
Ft
R
Fa
mg
N=-Fn α
Fig. 2.24
In assenza di attrito il cilindro scivolerebbe sul piano senza rotolare. Infatti il cilindro non
sarebbe soggetto ad alcuna coppia, per cui non potrebbe rotolare.
In presenza di attrito, invece, la forza di attrito Fa produrrà un momento intorno
all’asse del cilindro che tenderà a farlo rotolare. In questo caso potranno aversi due
situazioni:
i) moto misto di scivolamento e di rotolamento: in tal caso il valore della forza
di attrito è noto e pari a µkN ; pertanto non vi saranno difficoltà a scrivere le
leggi di Newton relative sia al moto di scivolamento che a quello di
rotolamento;
ii) solo moto di rotolamento; in tal caso la forza di attrito sarà incognita e
comunque minore di µsN (altrimenti il corpo inizierebbe a scivolare);
tuttavia, agli effetti della scrittura della legge del moto la determinazione
della forza di attrito non è indispensabile in quanto, non essendoci
scivolamento, lo spostamento traslatorio s del baricentro e l’angolo di
rotazione θ del cilindro intorno al suo asse sono legati dalla relazione s=Rθ
che fornisce l’equazione in più che consente di eliminare dalle incognite del
problema la forza di attrito, così come mostrato nell’esempio successivo.
E’ da notare infine che, nel caso di solo rotolamento, la forza di attrito non dissipa energia.
Essa è solo responsabile della conversione di energia di traslazione in energia di rotazione.
Esempio 2.14 Si consideri il sistema mostrato in Figura 2.24 costituito da un cilindro di massa m e raggio R
tirato per mezzo di una molla di costante elastica k comandata in posizione sull’estremo libero.
s
si
m k
R
θ
Fig. 2.25a
k(si -s)
mg
Fa N
Fig. 2.25b
Si ottiene:
m&s& = k ( si − s ) − Fa
Jϑ&& = F R a
dove, dalla Tabella 2.II, risulta J = mR 2 2 . Nel caso di moto di solo rotolamento si ha:
s = Rϑ
per cui, sostituendo nella prima equazione di Newton e uguagliando le espressioni di ϑ&& risultanti dalle due
equazioni, si ottiene:
k (si − s)
k ( s i − s ) − Fa = 2 Fa ⇒ Fa =
3
Per quanto riguarda l’equazione del moto in s, ricavando Fa dalla prima equazione di Newton e sostituendo
nella seconda, con semplici manipolazioni si ottiene:
mR 2 &s& 3
Jϑ&& = [k ( s i − s ) − m&s&]R ⇒ + m&s&R = k ( s i − s ) R ⇒ m&s& = −ks + ksi
2 R 2
Posto: y(t ) = s(t ); u (t ) = s i (t ); x1 (t ) = s(t ); x 2 (t ) = s&(t ) , si ottiene:
x&1 = x 2
2k 2k
x& 2 = − x1 + u
3m 3m
y = x1
Il sistema è lineare, tempo-invariante.
Gli accoppiamenti a ruote dentate, o riduttori, sono dei dispositivi meccanici che
consentono di trasmettere il moto e la potenza meccanica tra due alberi in rotazione
variandone le caratteristiche di coppia e velocità angolare. Per questo motivo essi sono
anche detti trasformatori meccanici. Essi sono utilizzati per amplificare coppie, ridurre
velocità, o comunque per realizzare il migliore accoppiamento meccanico tra sorgente di
potenza e carico meccanico. L’albero su cui agisce la coppia esterna che imprime il moto al
sistema è detto albero motore, mentre l’altro è detto albero mosso o utilizzatore.
La schematizzazione di un accoppiamento a ruote dentate ideale è mostrata in Figura
2.26.
albero
T1 ω1 r1
motore
r2
albero ω2 T2
mosso
Fig. 2.26
Nella schematizzazione ideale si assume che sia le ruote che gli alberi siano privi di massa,
elasticità e attrito.
Le relazioni che legano le grandezze meccaniche relative all’albero motore e
all’albero mosso sono:
Uguaglianza tra le velocità tangenziali delle ruote:
ω1r1 = ω 2 r2 (2.16a)
e quindi:
ω 2 r1
= =n (2.16b)
ω1 r2
dove n è detto rapporto di riduzione.
Uguaglianza tra le potenze disponibili sui due alberi
T1ω1 = T2ω 2 (2.17a)
e quindi:
T2 ω1 r2 1
= = = (2.17b)
T1 ω 2 r1 n
Esempio 2.15 Si consideri il sistema mostrato in Figura 2.27 in cui un carico viene messo in rotazione da un
motore attraverso un riduttore reale. Indicando con J1 e J2 i momenti di inerzia di ciascuna ruota rispetto al
proprio asse di rotazione, con Jc il momento di inerzia del carico, con b1 e b2 i coefficienti di attrito viscoso
dovuto ai supporti, si determini un modello i-s-u per lo studio della velocità angolare del carico in dipendenza
della coppia motrice Tm.
b2 Jc
ω2
r2
J2
Fig. 2.27
dove Ts1 indica la coppia resistente vista sulla ruota motrice per la presenza della ruota mossa.
La legge di Newton per la ruota mossa si scrive:
(J 2 + J c )ω& 2 = −b2ω 2 + Ts 2
dove Ts2 indica la coppia trasmessa dalla ruota motrice sulla ruota mossa. Per quanto visto in precedenza
risulta:
ω2
Ts1ω1 = Ts 2ω 2 ⇒ Ts1 = Ts 2 = nTs 2
ω1
J b T
J 2 + J c + 12 ω& 2 = − b1 + 12 ω 2 + m
n n n
E’ interessante notare che la coppia motrice vista dall’albero mosso è pari a quella agente sull’albero motore
divisa per il rapporto di riduzione, mentre il momento di inerzia e il coefficiente d’attrito dell’albero motore,
allorché trasportati sull’albero mosso, risultano divisi per il quadrato del rapporto di riduzione.
Posto: y(t ) = ω 2 (t ); u (t ) = Tm (t ); x(t ) = ω 2 (t ) , si ottiene:
b
b1 + 12
x& = −
n 1
x+ u
J J
J 2 + J c + 12 n J 2 + J c + 12
n n
y=x
Il sistema è lineare, tempo-invariante.
Esempio 2.16 Si consideri il sistema meccanico mostrato in Figura 2.28 costituito da una carico collegato,
attraverso una fune che scorre su una puleggia, ad un elemento elastico. Si vuole determinare un modello i-s-u
per lo studio degli spostamenti verticali del carico.
F1
θ
R Fe
y M
Mg
F1 Fv
mg F(t)
m
x
F(t)
Fig. 2.28
Da un’analisi preliminare del problema si vede che la posizione dei due elementi di inerzia è, a prima vista,
descritta mediante tre coordinate posizionali: la posizione verticale x del carico, la posizione verticale y e
quella radiale θ della puleggia. Per ciascuna di esse possiamo scrivere un’equazione di Newton. In realtà tali
coordinate non sono tra loro indipendenti, ma sono legate tra loro dalle equazioni cinematiche di vincolo:
x = 2y y = Rϑ
Allo stesso modo, l’equazione del moto verticale della puleggia si scrive:
M&y& = Mg + F1 + Fv − Fe
dove con Fe si è indicata la forza di richiamo elastico della molla pari a ky. Risulta allora:
M&y& = Mg + F1 + Fv − ky
Ricavando F1 dall’equazione del moto del carico, Fv dall’equazione del moto rotatorio della puleggia, e
sostituendo nell’equazione del moto verticale della puleggia, portando in conto le due equazioni di vincolo
cinematica si ottiene:
&x& MR &x& x
M = Mg + (mg + F − m&x&) + (mg + F − m&x&) − −k
2 2 2 R 2
e quindi:
3 K M
m + M &x& = − x + + m g + F
8 4 2
Come si è visto, per scrivere l’equazione del moto del sistema è stato necessario portare in
conto anche le forze di vincolo e poi, successivamente, eliminarle.
Nell’approccio lagrangiano tali inconvenienti vengono eliminati in quanto il
sistema è considerato nel suo insieme piuttosto che nei suoi componenti individuali. In tale
approccio, inoltre, il problema è trattato in termini di due funzioni scalari, l’energia cinetica
e l’energia potenziale del sistema, e di un’espressione infinitesimale che rappresenta il
lavoro virtuale fatto dalle forze non conservative in corrispondenza di uno spostamento
virtuale del sistema. Per poter scrivere tali termini, è necessario preliminarmente
richiamare le espressioni per il calcolo dell’energia cinetica e potenziale immagazzinata in
un sistema meccanico in un generico istante, e introdurre il concetto di spostamento
virtuale.
Lavoro di una forza. Consideriamo una forza Fx agente su un punto materiale nella
direzione x, e indichiamo con dx uno spostamento infinitesimo del punto nella stessa
direzione. Definiamo lavoro fatto dalla forza Fx sul punto nello spostamento dx la quantità:
dW = Fx dx
Ovviamente, se la forza e lo spostamento non hanno la stessa direzione, si potrà effettuare
una scomposizione dei relativi vettori lungo gli assi di un’arbitraria terna di riferimento e
poi sommare i termini di lavoro relativi alle varie componenti.
Energia. L’energia è una misura della capacità di un corpo a compiere lavoro. Nei sistemi
meccanici, l’energia posseduta da un componente elementare in virtù della sua posizione è
detta energia potenziale; quella posseduta in virtù della sua velocità è detta energia
cinetica.
Energia potenziale In un sistema meccanico gli elementi in grado di immagazzinare
energia potenziale sono le masse e gli elementi elastici.
Energia potenziale gravitazionale. Con riferimento ad un corpo di massa m, l’energia
potenziale ad esso associata è quella di natura gravitazionale. Dato un corpo che si trova ad
un’altezza h rispetto ad un livello di riferimento prefissato, definiamo energia potenziale
gravitazionale U del corpo rispetto al riferimento prescelto l’opposto del lavoro fatto dalla
forza peso in corrispondenza dello spostamento che porta il corpo dal riferimento alla
quota h. Pertanto, assumendo come verso positivo per la misura degli spostamenti quello
verso l’alto, risulta:
h
U = − ∫ (−mg )dx = mgh
0
Tutta la trattazione che segue e che porterà alla scrittura delle equazioni del moto di
Lagrangesarà riferita ad un sistema di punti materiali in uno spazio a 3 dimensioni, anche
se i risultati che otterremo saranno direttamente estendibili a un qualsiasi sistema di corpi
rigidi estesi.
Consideriamo un sistema di N punti materiali (vedi Figura 2.29), e sia mi la massa
dell’i-esimo punto, e ri il vettore delle sue coordinate ( xi , yi , zi ) in un sistema di
riferimento cartesiano ortogonale.
y
yi
mi
ri
mj
xi
x
zi
Fig. 2.29
Per un tale sistema, detta Ri la risultante di tutte le forze agenti sul generico punto
materiale, le equazioni di equilibrio statico si scrivono:
Ri = 0 1 = 1,..., N (2.18)
mentre le equazioni del moto si scrivono:
mi &r&i = Ri 1 = 1,..., N (2.19)
Vincoli. Per vincolo agente su un sistema intendiamo qualsiasi causa che limiti il moto del
sistema. Ad esempio un elemento elastico traslazionale che congiunge due punti materiali
ne consente gli spostamenti relativi solo lungo il suo asse; un punto materiale posto sulla
superficie di una sfera solida potrà muoversi solo sulla superficie o nello spazio esterno alla
sfera; in un corpo rigido (inteso come aggregazione di punti materiali), le distanze rij tra
due generici punti materiali sono vincolate a restare immutate.
Ci sono vari modi di classificare i vincoli. Nel seguito noi faremo riferimento alla
classificazione che divide i vincoli tra vincoli olonomi e vincoli anolonomi. Un vincolo che
agisce sul sistema di punti materiali di Figura 2.29 è detto olonomo se la limitazione da
esso imposto alle coordinate dei vari punti è descritta da un’equazione del tipo:
g ( x1 , y1 , z1 , x2 , y 2 , z 2 ,..., x N , y N , z N , t ) = c (2.20)
Un esempio di vincolo anolonomo si ha quando si considerano due punti connessi
attraverso un filo inestensibile, nel qual caso scriviamo
( x1 − x2 ) 2 + ( y1 − y 2 ) 2 + ( z1 − z 2 ) 2 ≤ L2
Il principio dei lavori virtuali fornisce una condizione di equilibrio statico di un sistema
meccanico e, pertanto, consente di calcolare le configurazioni di equilibrio statico di un
sistema. Esso è basato sul concetto di spostamento virtuale di un sistema.
Spostamento virtuale. Consideriamo il sistema di punti materiali di Figura 2.29, e
supponiamo che esso sia soggetto ad un vincolo olonomo del tipo (2.20), ossia:
g ( x1 , y1 , z1 , x2 , y 2 , z 2 ,..., x N , y N , z N , t ) = c
spostamento del punto materiale i-esimo nello spostamento virtuale δP. E’ da notare che,
nel caso di vincoli olonomi, poichè la (2.22) è un’equazione omogegnea, se δP è uno
spostamento virtuale lo sarà anche -δP; ciò lo esprimeremo dicendo che in un sistema
olonomo i vincoli sono bilaterali e gli spostamenti virtuali sono reversibili.
Principio dei lavori virtuali. Per introdurre il principio dei lavori virtuali, supponiamo di
scomporre la risultante di tutte le forze agenti sul punto materiale i-esimo nella somma dei
due seguenti termini:
(v )
- Fi , risultante delle reazioni vincolari
(a )
- Fi , risultante delle forze attive, comprendenti le forze esterne, le forze apparenti, le
forze dovute ad elementi elastici, etc. (si tenga presente che alcune di tali forze possono
dipendere dalle coordinate posizionali del sistema).
Ovviamente in una configurazione di equilibrio statico risulta:
+ Fi =0 1 = 1,..., N
(a) (v)
Fi (2.23)
(F i
(a)
+ Fi
(v)
)⋅ δr = 0
i 1 = 1,..., N
e sommando su tutti gli N punti materiali si ottiene:
N N
∑ Fi ⋅ δri + ∑ Fi ⋅ δri = 0
(a) (v)
i =1 i =1
I due termini di tale somma rappresentano il lavoro fatto dalle forze di attrito e dalle forze
attive in corrispondenza di uno spostamento virtuale.
Restringiamo ora le nostre considerazioni a sistemi per i quali il lavoro virtuale delle
forze vincolari è nullo. Questa condizione è sicuramente soddisfatta per i corpi rigidi, e per
i vincoli che impongono ad un punto materiale di rimanere su una superficie (in tal caso,
infatti, gli spostamenti sono tangenti alla superficie di vincolo e, quindi, ortogonali alle
forze di vincolo). Viceversa, casi in cui la condizione non è vera, sono quelli in cui i
vincoli presentano attrito secco, per cui la forza di attrito è tangente alla superficie.
In tale ipotesi risulta:
N
∑F ⋅ δri = 0
(a)
i
i =1
Esempio 2.17 Consideriamo il sistema meccanico mostrato in Figura 2.30, costituito da un’asta rigida, priva
di massa, avente gli estremi liberi di muoversi in due guide, una orizzontale e l’altra verticale. L’estremo che
si muove nella guida orizzontale è collegato, attraverso un elemento elastico, ad una parete; l’altro è collegato
ad un carico di massa m. Si vuole determinare la posizione di equilibrio statico del sistema.
Il sistema ha 1 solo grado di libertà. Assumendo che in assenza di carico la sbarretta, supposta priva
di massa, sia in posizione orizzontale, come coordinata posizionale si può assumere l’angolo θ mostrato in
Figura 2.30. Per la scrittura delle condizioni di equilibrio è inoltre comodo considerare lo spostamento
orizzontale x dell’estremo collegato all’elemento elastico, e lo spostamento verticale y dell’altro estremo. Tali
coordinate posizionali non sono, ovviamente, indipendenti, bensì sono relazionate alla coordinata θ mediante
le seguenti m=2 equazioni di vincolo:
x δx
L y
δy
Fig. 2.30
kx F1
Fv θ
Fv F2
mg
Fig. 2.31
Le condizioni di equilibrio statico agli spostamenti orizzontali dell’estremo di sinistra e agli spostamenti
verticali dell’estremo di destra si scrivono allora:
kx = Fv cos θ
mg = Fv sin θ
Esprimendo x in funzione di θ mediante la prima delle due equazioni di vincolo, e dividendo membro a
membro si ha:
kL(1 − cos θ ) 1
= ⇒ (1 − cosθ ) tan θ = mg
mg tan θ kL
Le forze applicate alla sbarretta sono la forza elastica, di valore kx orientata verso sinistra, e la forza peso. Il
lavoro da esse fatto in uno spostamento virtuale è dato da:
δW = −kxδx + mgδy
Pertanto la condizione di equilibrio fornita dl principio dei lavori virtuali, espressa nella coordinata
posizionale θ , si scrive:
mg
(1 − cos θ ) tan θ =
kL
che coincide con la condizione trovata precedentemente. E’ da notare che nell’applicazione del principio dei
lavori virtuali non è stato necessario considerare le forze di vincolo.
Il principio di d’Alembert consente di estendere i vantaggi del principio dei lavori virtuali
allo studio di equilibri dinamici, e quindi alla determinazione delle equazioni del moto, di
un sistema meccanico.
Con riferimento al sistema di N particelle considerato nel paragrafo precedente,
(v) (a)
continuando ad indicare con Fi la risultante delle forze di vincolo e con Fi la risultante
delle forze applicate agenti sul punto di massa mi, la seconda legge di Newton si scrive:
mi r&&i = Fi + Fi 1 = 1,..., N
(a) (v)
Con considerazioni del tutto analoghe a quelle fatte nella derivazione del principio dei
lavori virtuali si ricava che, indicando con δP = (δr1 ,..., δrN ) uno spostamento virtuale del
sistema in un generico istante t, risulta:
( )
N N
i =1 i =1
∑ (F )
N
− mi &r&i ⋅ δri = 0
(a)
i (2.26)
i =1
Tale risultato è alla base dell’approccio lagrangiano per la scrittura delle equazioni del
moto.
N
dove Fc ,i , rappresenta la risultante delle forze conservative (di tipo potenziale, come, ad
esempio, le forze elastiche, le forze gravitazionali, etc), e Fnc ,i la risultante delle forze non
conservative (quali, ad esempio, le forze esterne). In tal caso la (2.26) si può riscrivere
nella forma:
N N N
− ∑ mi &r&i ⋅ δri + ∑ Fc ,i ⋅ δri + ∑ Fnc ,i ⋅ δri = 0 (2.27)
i =1 i =1 i =1
Per quanto riguarda il termine associato alle forze conservative, detta U (r1 ,..., rN , t )
l’energia potenziale del sistema, si sa che:
T
∂U ∂U ∂U
Fc ,i = −∇ ri U = −
∂xi ∂yi ∂z i
per cui la (2.27) diventa:
N N N
Si fa notare che, essendo le coordinate lagrangiane in numero pari ai gradi di libertà, nella
scelta delle singole componenti di uno spostamento virtuale vi è completa arbitrarietà.
Velocità degli elementi di massa in coordinate lagrangiane. Utilizzando la (2.29) si
ricava l’espressione della velocità vi dell’i-esimo elemento di massa in coordinate
lagrangiane:
d n
∂r ∂r
vi = r&i = ri (q1 ,..., qn , t ) = ∑ i q& k + i i = 1,..., N (2.31)
dt k =1 ∂q k ∂t
Pertanto la velocità di un generico punto è una combinazione lineare di tutte le q& k con
coefficienti dipendenti, in generale, dalle qk e da t.
Risulta:
N N n
∂ri n
N ∂r
∑ mi &r&i ⋅ δri = ∑ mi &r&i ⋅ ∑
k =1 ∂q k
δqk = ∑ ∑ mi &r&i ⋅ i
k =1 i =1 ∂qk
δqk (2.32)
i =1 i =1
La sommatoria tra parentesi nell’ultimo termine si può scrivere come:
N
N
∂ri d ∂r d ∂r
∑ mi &r&i ⋅ = ∑ mi r&i ⋅ i
∂q k i =1 dt ∂q k
− mi r&&i ⋅ i
dt ∂q k
(2.33)
i =1
Tenendo presente che, nell’ultimo termine, le derivate rispetto a t e rispetto a qk si possono
scambiare in quanto, per la (2.31), risulta:
1 Ottebre 2003 – G. Ambrosino II-37
d ∂ri n ∂ 2 ri ∂ 2 ri ∂v
= ∑ q& j + = i
dt ∂qk j =1 ∂qk ∂q j ∂qk ∂t ∂qk
e che, sempre per la (2.31), risulta:
∂vi ∂r
= i
∂q& k ∂q k
la (2.33) si può riscrivere:
N
N
∂ri d ∂v ∂v
∑ mi &r&i ⋅ = ∑ mi vi ⋅ i
∂q k i =1 dt ∂q& k
− mi vi ⋅ i
∂q k
i =1
In definitiva, pertanto, la (2.32) diventa:
n N
N
d ∂vi ∂v
∑ m &
r&
i i ⋅ δ ri = ∑ ∑ mi vi ⋅
k =1 ∂q& k
− mi vi ⋅ i δq k =
∂q k
i =1 i =1 dt
d ∂ N 1
n
2 ∂ N 1 2
= ∑ ∑ mi v i − ∑ mi vi δq k
k =1 dt ∂q& k i =1 2 ∂q k i =1 2
N
1
Questa, indicando con T = ∑ mi vi l’energia cinetica totale del sistema, fornisce:
2
i =1 2
n
N
d ∂T ∂T
∑ m &
r&
i i ⋅ δri = ∑ & −
k =1 dt ∂q
δq k
∂qk
(2.34)
i =1 k
N
Termine ∑ ∇ U ⋅ δr
i =1
ri i
N
Termine ∑F
i =1
nc ,i ⋅ δri
Se si fa l’ipotesi di vincoli olonomi, ogni δqk può essere scelta in maniera indipendente
dalle altre, per cui la (2.38) è vera se e solo se sono nulli tutti i coefficienti delle δqk , e
quindi:
d ∂T ∂ (T − U )
− = Qk , k = 1,..., n (2.39)
dt ∂q& k ∂qk
Le (2.39) prendono il nome di equazioni di Lagrange del moto. E’ da notare che, per la
loro scrittura, non è necessario far riferimento alle forze vincolari. Esse richiedono solo la
determinazione dell’espressione dell’energia cinetica e di dell’energia potenziale totale del
sistema in coordinate lagrangiane, e la determinazione delle forze generalizzate sulla base
delle (2.37).
Nota. Poichè le Qk portano in conto tutte le forze non derivanti da un potenziale, in esse
possono essere incluse anche le forze dipendenti dalla velocità, come le forze d’attrito
viscoso. Queste, infatti, possono essere considerate come forze esterne il cui valore varia al
variare del tempo in dipendenza delle sole coordinate lagrangiane. Non è così, invece, per
le forze di attrito secco le quali, viceversa, dipendono dalla forza di appoggio e sono a tutti
gli effetti forze di vincolo; poiché per di più esse sono tangenti al piano di appoggio,
compiono lavoro in presenza di uno spostamento virtuale e quindi rendono non utilizzabile
l’approccio lagrangiano.
L’approccio lagrangiano sopra descritto può essere utilizzato per la scrittura delle
equazioni del moto di un sistema meccanico del tutto generale, costituito da un insieme di
corpi rigidi variamente interconnessi. Per esso, la procedura per la scrittura dell’equazione
del moto con il metodo di Lagrange può essere sintetizzata come segue.
∑ Fnc,iδxi =∑ Fnc,i ∑ k =1 ∂q k
δqk =∑ ∑ Fnc ,i i
k =1 i =1 ∂qk
δqk =∑ Qk δqk
i =1 i =1 k =1
Esempio 2.18 Si consideri nuovamente il sistema meccanico dell’esempio 2.16, per comodità riportato in
Figura 2.32, e si ricavino le equazioni del moto con l’approccio lagrangiano.
θ
R M
y
m
x
F(t)
Fig. 2.32
Le coordinate posizionali comode per la scrittura dei termini di energia e del lavoro virtuale delle forze non
conservative sono (x, y ,ϑ ) , mentre, avendo il sistema 1 solo grado di libertà, come coordinata lagrangiana
conviene scegliere direttamente la grandezza di interesse, ossia la posizione x del carico.
Dall’essere:
x = 2y y = Rϑ
1 2 1 1 1 1 1 x& 2 1 3
T= mx& + My& 2 + Jϑ& 2 = mx& 2 + Mx& 2 + MR 2 = m + M x& 2
2 2 2 2 8 2 4R 2
2 8
1 2 1 x 1 M
U= Ky − Mgy − mgx = Kx 2 − Mg − mgx = Kx 2 − + m gx
2 8 2 8 2
Per quanto riguarda il lavoro virtuale delle forze non conservative agenti sul sistema, esso è dato da:
δW = Fδx
per cui risulta:
Q=F
Per scrivere l’equazione di lagrange, calcoliamo separatamente i vari termini:
∂T 3 d ∂T 3
= m + M x& ⇒ = m + M &x&
∂x& 8 dt ∂x& 8
∂T
=0
∂x
∂U 1 M
= − Kx + m + g
∂x 4 2
Pertanto risulta:
3 1 M
m + M &x& − Kx + + m g = F
8 4 2
così come trovato con l’approccio Newtoniano.
Esempio 2.19 Si consideri il doppio pendolo mostrato in Figura 2.33a. Si vuole determinare un modello i-s-u
per lo studio del moto.
L1 x1 x2
x
L1
θ1
m1
L2 θ1
m2 F(t)
y1
θ2 L2 F(t)
y2
θ2
Per ricavare le espressioni dell’energia cinetica e potenziale e il lavoro virtuale delle forze non conservative è
conveniente assumere come coordinate posizionali del sistema le coordinate cartesiane ( x1 , y1 , x 2 , y 2 ) dei
baricentri delle masse mostrate in Figura 2.33b. Per quanto riguarda le coordinate lagrangiane, poichè il
sistema ha 2 gradi di libertà, una possibile scelta è data dagli angoli (ϑ1 , ϑ 2 ) formati dalle due aste con le
rette verticali per la cerniera.
T=
1
2
( 1
)
m1 x&1 + y& 1 + m 2 x& 2 + y& 2 =
2 2
2
2
( 2
)
1 & 2 2 1 ϑ&1 L1 cos ϑ1 + ϑ&2 L2 cos ϑ 2 + 2 L1 L2ϑ&1ϑ&2 cos ϑ1 cos ϑ2 +
2 2 2 2 2 2
= m1ϑ1 L1 + m 2 =
2 2 + ϑ&1 2 L1 2 sin 2 ϑ1 + ϑ&2 2 L2 2 sin 2 ϑ2 + 2 L1 L2ϑ&1ϑ&2 sin ϑ1 sin ϑ2
1 1 1
= m1ϑ&1 L1 + m 2ϑ&1 L1 + m2ϑ&2 L2 + m 2ϑ&1ϑ&2 L1 L2 cos(ϑ 2 − ϑ1 )
2 2 2 2 2 2
2 2 2
Per l’energia potenziale si ha:
U = m1 g (L1 + y1 ) + m2 g (L1 + L2 + y 2 ) =
= m1 gL1 (1 − cos ϑ1 ) + m2 g [L1 (1 − cos ϑ1 ) + L2 (1 − cos ϑ2 )] =
= (m1 + m2 )gL1 (1 − cos ϑ1 ) + m2 gL2 (1 − cos ϑ 2 )
Infine il lavoro virtuale delle forze non conservative agenti sul sistema è dato da:
∂x ∂x
δW = Fδx 2 = F 2 δϑ1 + 2 δϑ2 =
∂ϑ1 ∂ϑ2
= FL1 cos ϑ1 δϑ1 + FL2 cos ϑ 2 δϑ2
per cui risulta:
Q1 = FL1 cos ϑ1
Q2 = FL2 cos ϑ2
Si può notare che, in questo caso, le forze generalizzate hanno la dimensione di un momento. Per scrivere
l’equazione di lagrange, calcoliamo separatamente i vari termini:
∂T
= (m1 + m 2 )ϑ&1 L1 + m 2ϑ&2 L1 L2 cos(ϑ2 − ϑ1 ) ⇒
2
∂ϑ&1
⇒
d ∂T
[ ]
= (m1 + m 2 )L1 2ϑ&&1 + m 2 L1 L2 ϑ&&2 cos(ϑ2 − ϑ1 ) + ϑ&2 sin (ϑ2 − ϑ1 )ϑ&1 − ϑ&2 2 sin (ϑ 2 − ϑ1 )
dt ∂ϑ&1
∂T
= m 2ϑ&2 L2 + m 2ϑ&1 L1 L2 cos(ϑ2 − ϑ1 ) ⇒
2
∂ϑ&2
⇒
d ∂T
dt ∂ϑ&2
[ ]
= m 2 L2 2ϑ&&2 + m 2 L1 L2 ϑ&&1 cos(ϑ2 − ϑ1 ) − ϑ&1 sin (ϑ 2 − ϑ1 )ϑ&2 + ϑ&1 2 sin (ϑ2 − ϑ1 )
(m1 + m2 )L1 2ϑ&&1 + m2 L1 L2 [ϑ&&2 cos(ϑ 2 − ϑ1 ) − ϑ&2 2 sin (ϑ 2 − ϑ1 )] + (m1 + m2 )gL1 sin ϑ1 = FL1 cos ϑ1
m 2 L2 ϑ&&2 + m 2 L1 L2 [ϑ&&1 cos(ϑ2 − ϑ1 ) + ϑ&1 sin (ϑ2 − ϑ1 )] + m2 gL2 sin ϑ2 = FL2 cos ϑ2
2 2
Esempio 2.20 Si consideri il sistema mostrato in Figura 2.34a costituito da una barretta rigida sostenuta da
due molle poste, rispettivamente, a distanza a e b dal baricentro G della sbarretta. Si vuole determinare un
modello i-s-u per lo studio del moto nell’ipotesi di piccoli spostamenti.
F(t)
θ
F(t) G
c
sG
G m
k1 k2
a b
Il sistema ha 2 gradi di libertà, e come coordinate lagrangiane si può scegliere lo spostamento verticale di un
qualsiasi punto del corpo e la rotazione del corpo intorno ad esso. Tra i vari punti del corpo conviene
scegliere il baricentro. Esso è infatti l’unico punto in corrispondenza del quale le espressioni dell’energia
cinetica e potenziale risultano disaccoppiate nei due termini di energia di traslazione verticale e energia di
rotazione. Per renderci conto di ciò procediamo al calcolo dell’energia cinetica totale come integrale dei vari
contributi associati a ciascun elemento di massa del corpo.
Scegliendo come coordinate lagrangiane lo spostamento verticale sG del baricentro e l’angolo di
rotazione θ intorno ad esso (vedi Figura 2.34b), e indicando con ζ la distanza del generico elemento di massa
dal baricentro (vedi Figura 2.34c) si ha:
( )
2
d
2T = ∫ (s G + ςϑ ) dm = ∫ s&G + 2s&G ςϑ& + ς 2ϑ& 2 dm = ms&G + J Gϑ& 2 + 2s&Gϑ& ∫ ς dm
2 2
C dt
C C
θ ζθ
G dm
sG
Fig. 2.34c
∫C
ς dm = 0
risulta
1 1
T= ms&G + J Gϑ& 2
2
2 2
Analogo discorso potrebbe farsi per l’energia potenziale della sbarretta. Questa, tuttavia, in questo caso può
non essere calcolata se, come misura degli spostamenti verticali, si assumono gli scostamenti rispetto alla
posizione di equilibrio del sistema sotto l’azione della forza peso.
Nel caso in cui come coordinate lagrangiane si scelgono lo spostamento verticale sP di un punto dell’asse
longitudinale diverso dal baricentro (vedi Figura 2.34d) e la rotazione θ della sbarretta intorno a tale punto,
risulta:
ζ
e
θ
G dm ζθ
P
sP
Fig. 2.34c
C
[ ] 2
C
[ 2 2
]
2T = ∫ s& P + (ς + e )ϑ& dm = ∫ s& P + 2s& P (ς + e )ϑ& + (ς + e ) ϑ& 2 dm = ms& P + J Pϑ& 2 + 2s& Pϑ& ∫ (ς + e ) dm =
2
Pertanto risulta
1 1
T= ms& P + J Pϑ& 2 + mes& Pϑ&
2
2 2
E’ da notare che a tale espressione si sarebbe potuto pervenire anche direttamente dalla precedente
espressione dell’energia cinetica tenendo presente che, per piccoli spostamenti, si ha:
s P = s G − eϑ
J P = J G + me 2
per cui:
1 1 1 1 1 1 1
T= ms&G + J Gϑ& 2 = ms& P + mes& Pϑ& + me 2ϑ& 2 + J Gϑ& 2 = ms& P + J Pϑ& 2 + mes& Pϑ&
2 2 2
2 2 2 2 2 2 2
1 1
U= k1 (s G − aθ ) + k 2 (s G + bθ )
2 2
2 2
Per quanto riguarda infine il lavoro virtuale dalla forza F in uno spostamento virtuale δ s F del suo punto di
applicazione, assumendo come ulteriore coordinata posizionale:
s F = s G + cϑ
si ha:
δW = − Fδ s F = − Fδ sG − Fcδϑ
per cui risulta:
Q1 = − F
Q2 = − Fc
Calcolando separatamente i vari termini dell’equazione di Lagrange:
∂T d ∂T
= ms&G ⇒ = m&s&G
∂s&G dt ∂s&G
∂T
=0
∂s G
∂T d ∂T
= J Gϑ& ⇒ = J Gϑ&&
∂ϑ& dt ∂ϑ&
∂T
=0
∂ϑ
∂U
= k1 (s G − aϑ ) + k 2 (sG + bϑ )
∂s G
∂U
= − k1 a(s G − aϑ ) + k 2 b(sG + bϑ )
∂ϑ
Le equazioni del moto di Lagrange sono allora date da:
e risulta: