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ALTA FEDELTA’ n°1

ATTENZIONE questo articolo contiene verità sconvolgenti

[Chiedo scusa in anticipo per il linguaggio a volte un po’ concettoso, ma speravo di dare a questa rubrica un lancio in
qualche modo originale, accattivante magari.]

Esimi lettori e graziose lettrici, benvenuti! Quest’anno in esclusiva per gli appassionati, il giornalino scolastico offre un’esplosiva
rubrica musicale, ricca di articoli interessanti sul multiverso musicale, dettagliate recensioni di dischi e pareri di ospiti affascinanti,
esperti musicisti e musicologi di ogni tipo.
Ma, crediate, non sarà tutto rose e fiori: Ogni mese metteremo in discussione le vostre più assodate convinzioni, le vostre certezze
più ingenue, scolpendo mensilmente i vostri ego musicali in un estenuante processo di crescita cultural-musicale, strutturata nei
termini di una darwiniana “selezione artistica”: solo il lettore munito di ampie vedute, di sincera passione e ¿perché no? di una
buona dose di coraggio, durerà fino alla fine, tenendo acceso il suo interesse e vivo.

MP3: cos’è
Eccoci finalmente al primo scottante argomento musicale: l’Mp3.
Per noi tutti questo “algoritmo di compressione audio [wikipedia]” è sinonimo di Musica, e il nostro mondo musicale è
legato indissolubilmente a questo formato digitale; ma la più semplice ricerca internautica ci consentirà di scoprire che
le estensioni per file audio appartengono a due grandi “famiglie”, LOSSY e LOSSLESS, e che il nostro caro mp3 non
fa certo parte della seconda. Cerchiamo di capire meglio.
Parlando di audio digitale, con Lossy si indicano formati di compressione caratterizzati da una perdita (più o meno
grande) di dati, ovvero di qualità, rispetto al file di origine; Lossless invece è quel formato che, rispetto al file originale,
non presenta perdita di informazione.

I vantaggi del “Lossy” sono innumerevoli: permette infatti di ridurre file audio anche di una discreta durata in
pochissimi megabyte, consentendo un notevolissimo risparmio di memoria e una trasmissione via rete pratica e veloce.
Ma la maggior parte dei giovani ascoltatori sembra ignorare completamente l’enorme perdita di qualità che l’mp3 causa
sulla musica che ascoltano e che amano.

E’ a questo punto che ritengo doveroso introdurre l’argomento HiFi, “l’alta fedeltà” – per l’appunto - della riproduzione
sonora: molti non sanno che le proprie canzoni preferite, se ascoltate da CD originali o file digitali in alta qualità
(lossless), su un impianto stereo decente, o per mezzo di buone cuffie, sono decisamente più apprezzabili che non con
quello che mi piace definire il “metodo classico” di ascolto:

- le “classiche” cuffiette (di cui una solitamente non funzionante)


- il “classico” lettore mp3 (dal display solitamente rotto)
- i “classici” file mp3 di dubbia qualità (sempre scaricati)

In generale una modalità di ascolto migliore, rende la vostra musica “più bella”, vi consente di capire meglio quello che
musicisti e autori vogliono comunicare, e valorizza il loro lavoro. La diffusione massiccia del formato mp3 determina
un capillare ed irreparabile “appiattimento” della musica comunemente ascoltata, a causa della decisa azione “castrante”
che questo tipo di compressione ha sulle frequenze del file audio – le stesse case discografiche, ben consapevoli della
fine che farà il loro prodotto, appaiono sempre meno inclini ad assumere tecnici, addetti al missaggio e arrangiatori
d’eccellenza, per un lavoro che, in effetti, risulterebbe superfluo. Lascio all’acume del lettore l’onere gravoso di
immaginare i devastanti effetti che tutto questo sta avendo sull’universo musicale in cui viviamo, per non parlare del
collasso del mercato discografico e della condizione infelicissima in cui versa l’Album, inteso come principale
rappresentazione del lavoro di cantanti e musicisti (da tempo finito nel dimenticatoio e sostituito da anonime tracce
casuali in bassa qualità, di cui l’ascoltatore medio ignora titolo e autore).

Ci tengo a precisare che io non condanno l’mp3 e che la mia critica è rivolta piuttosto ai media e all’industria musicale,
i quali hanno volutamente contribuito, trascurando l’una e promuovendo l’altra, all’estinzione dell’aspetto qualitativo e
artistico della musica e alla divulgazione di costosi dispostivi dalle prestazioni sonore irrisorie, per fini meramente
commerciali: nessuno può negare il fascino e la comodità di apparecchi quali Ipod, lettori Mp3 di vario genere etc.. ma
è giusto che il consumatore conosca tutti gli aspetti relativi all’ascolto musicale, compreso quello dell’Alta Fedeltà e
che la sua aspettativa non sia costretta entro i limiti dell’mp3 (che tra i formati lossy, per di più, è il più vecchio e il suo
rapporto dimensione/qualità risulta relativamente molto alto).
A questo proposito può essere interessante sapere che la Apple ha introdotto, a partire dalla “versione 6.5.1 di
QuickTime presentata il 28 aprile 2004 [wikipedia]”, un formato di compressione audio lossless, Apple Lossless (o
ALAC), riproducibile su qualunque apparecchio Apple, che garantisce la massima qualità audio con file di dimensioni
alquanto ridotte. Inoltre ALAC, FLAC, e APE sono i formati “senza-perdita” i più diffusi, scaricabili dalla rete con la
stessa facilità dei troppo comuni brani-mp3, con un unico neo: non tutti i lettori portatili sono in grado di supportare
siffatte estensioni.
Mi rivolgo a tutti voi lettori amanti della musica: il mio invito non è teso all’acquisto da parte vostra di dischi o impianti
HiFi, piuttosto ad un ascolto più consapevole, più fine e in definitiva più soddisfacente, della vostra musica.
E’ importante sapere infine della possibilità di certi formati lossy, addirittura l’mp3 ad alto bitrate, di raggiungere una
qualità audio per così dire buona, non ai livelli del lossless, ma comunque accettabile; questo non cambia il senso di
quanto è stato detto.

Ringrazio tutti voi lettori e vi saluto; per informazioni, consigli, richieste o domande di qualunque genere, potete
contattare la redazione e sarò lieto di rispondere nei prossimi numeri.

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