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Conelusioné La realta del virtuale Viviamo, come si sa, in tempi di realta incerta — una con- dizione che comporta problemi e difficolta, ma pud far sor- gere anche nuove opportunita. La questione € piuttosto, sembrerebbe, che non siamo in grado di proporre delle ca- tegorie che consentano di muoverci adeguatamente in una realta di questo tipo. Lo mostra in modo evidente il dibatti- to sul “virtuale”, sviluppatosi un paio di decenni fa sulla scia delle innovazioni tecnologiche nel campo della cibernetica e della telematica (ad esempio Benedikt 1991; Rheingold 1992; Maldonado 1992; Waffender 1991; Kramer 1998), e poi tra- scinato senza che si sia arrivati a chiarire veramente la novita ela portata del concetto. C’é chi adotta un atteggiamento ne- gativo, e lamenta il rischio di perdere il contatto con la realta o addirittura la realta stessa, e c’é chi tende invece a esaltare in positivo le nuove liberta che ne risultano, ma in entrambi i casi ci si muove in una sorta di alternativa tra realta e non- realta (0 virtualita), optando per un lato o per ’altro. La proposta che ha costituito il filo rosso di questo lavo- to é invece quella di vedere le cose in modo un po’ pit com- plesso, ricorrendo anche a materiali semantici piuttosto an- tichi — ci siamo riferiti spesso a discussioni e problematiche che risalgono al xvit ¢ al xvi secolo — che si sono per cosi dire persi per strada nel dibattito successivo (per ragioni che in prospettiva sociologica diventano anch’esse oggetto di in- teresse). Cosi é stato per lo statuto di realta della finzione esplicita (nella forma del romanzo e della fiction in genera- LA REALTA DEL VIRTUALE 87 le), che si ¢ dovuta imporre distinguendosi sia dalla menzo- gna che dall’allucinazione, e analogamente per la finzione del- la realta, cioé per i primi tentativi di concepire una scienza dell’incertezza con la relativa formalizzazione (la teoria e il cal- colo della probabilita). In entrambi i casi sarebbe troppo semplice ridurre il dibattito all’alternativa tra realta e non realta, ¢ soprattutto si perderebbero gran parte dell’interes- se ¢ del significato sociale di queste forme, che come ormai sappiamo hanno avuto conseguenze profonde per la societa nel suo complesso. La proposta apparentemente molto semplice che ha gui- dato tutto il nostro percorso é stata quella (tipica della teo- ria dei sistemi) di sostituire l’orientamento a un’unita (la realta o la sua negazione) con l’orientamento a una differen- za: la differenza realta/finzione. Questo comporta che di- venta inadeguato riferirsi a uno dei due lati in isolamento, per- ché il senso di ciascuno di essi dipende dalla connessio- ne/distinzione con il lato opposto: cosi non si pud capire la realti se non si conoscono le forme e il significato della fin- zione, ¢ la finzione ha senso non come pura fantasia, ma per- ché costituisce una propria realta e ha conseguenze reali’. Di- venta allora troppo semplice dire che la finzione é semplice- mente irreale (come nel romanzo ¢ oggi in svariate forme di “realta virtuale”), perché la realta non sarebbe la stessa se non contenesse anche queste forme fittizie al suo interno — men- tre per conoscere la realta reale abbiamo bisogno di passare per le sofisticate forme di finzione predisposte da statistiche ed elaborazioni probabilistiche, Ripensare in questi termini le nostre categorie di riferi- mento porta come abbiamo visto a revisioni abbastanza profonde, che hanno spesso anche conseguenze pratiche. Mezzo secolo fa George Spencer Brown dichiarava che per comprendere la probabilita, con tutti i paradossi, le incertezze e le incongruenze che lui si é preaccupato di evidenziare, oc- correva “sostituire un vecchio sistema metafisico con uno nuovo” (Spencer Brown 1957, p. V1). Cosa si intenda per me- tafisica é ovviamente una questione aperta, ma se questo si- gnifica rivedere la nozione di realta, soprattutto dal punto di 88 ELENA ESPOSITO. vista della valutazione e¢ dell’uso dell’incertezza, é evidente che oggi il bisogno é ancora pit urgente — in una societa or- mai “virtualizzata” che non sembra capire bene che cosa le sta succedendo. ‘ Nei termini pid tecnici della teoria dei sistemi, si doyrebbe dire che la di- stinzione realt/finzione “rientra” dal lato della realta, nel senso che anche la finzione é un fatto reale — con tutte le inevitabili conseguenze paradossali: sul concetto di re-entry, formulato in Spencer Brown 1972, pp. 56 sgg., cfr. Luh- mann 1990a, pp. 83 sgg., 189 sgg.; 1997a, pp. 45 sg., 179 spe.

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