Sei sulla pagina 1di 8

laboratorio culturale

JOSÉ MARTÍ E ANTONIO GRAMSCI:


IL FASCINO DI UN INCONTRO
Simone Vegliò

Due vite che non si incontrarono,


ma tra le quale esistono punti di contatto e convergenze significative.
Le «due Americhe» di Martì e la “quistione meridionale” di Gramsci.
Gli studi postcoloniali e l’opera di Said.
Universalità del pensiero di Martí e Gramsci.

José Martì e Antonio Gramsci non sono in sen- mente conosciuto in Europa, non almeno in relazione
so stretto contemporanei. Il prestigioso politico cuba- al suo spessore. Nato a L’Avana nel 1853, fu uno
no scomparve nel 1895, mentre il pensatore italiano straordinario poeta, politico e giornalista del suo tem-
nacque in Sardegna nel 1891: dunque soltanto quat- po. Tutte le energie della sua breve vita, vissuta la
tro sono gli anni di coincidenza delle loro vite. Due maggior parte in esilio, le dedicò all’obiettivo di libe-
storie in ogni caso geograficamente lontanissime, ma- rarsi dagli spagnoli, ancora dominatori di Cuba nel-
turate in contesti talmente differenti che marcano la seconda metà del XIX secolo. Non sopravisse alla
epoche separate e inavvicinabili, soprattutto se si sua missione e morì in uno scontro a fuoco per mano
prendono in considerazione gli aspetti sociali, politi- dello stesso esercito spagnolo nel 1895, agli inizi di
ci e culturali. Una sola passione invece, per le idee e una guerra che di prima persona organizzò (Guerra
per la politica, che ne modellerà l’esistenza, e causerà Necesaria, 1895-1898). Riuscì comunque a fecondare
prematuramente il termine della loro vita. il suo consistente lavoro negli anni e nei decenni a se-
Dati questi presupposti, pare una infeconda guire; sorte che peraltro condivise con l’opera di An-
provocazione parlare di un loro incontro. Quei quat- tonio Gramsci che, nonostante costretta alla fram-
tro anni non sembrano che una banale coincidenza mentazione dalle mura di un carcere fascista, riuscì
cronologica e, nonostante siano rilevanti e a tratti sor- infine a evaderne per abbracciare poi tutto un secolo,
prendenti le corrispondenze biografiche, tutto ciò non fino a scavalcarlo.
fa pensare a un loro proficuo avvicinamento. L’impegno in favore della liberazione portò
Si cambierà invece facilmente opinione di fron-
Martí a essere cacciato dall’isola non appena diciot-
te ad un tentativo più profondo di analisi comparati-
tenne, peregrinò senza volerlo per il mondo, prima in
va delle loro opere.
Europa, poi in America latina e infine negli Stati Uni-
ti. Non tornò mai stabilmente a Cuba. L’esilio gli rivelò
La Nuestra América l’esistenza di Due Americhe1. Una a nord del Messico,
caratterizzata dall’ascesa di un nuovo e feroce model-
José Martì è un personaggio ancora non adeguata- lo di sviluppo economico e culturale, l’imperialismo2;

1) Si veda Pedro Pablo Rodríguez, De las dos Amerícas, Cara- 2) «Es congruente que el primer antimperialista cabal de nue-
cas, Ediciones Rìo Ortiuco, 2007. stras tierras fuera el cubano Martí» (Roberto Fernández Retamar,
Simone Vegliò 2

l’altra quella che le stava a sud, consistente in una di- qualcosa di ancora più ambizioso: in essa dovevano
sgregazione di paesi e gruppi sociali in conflitto fra loro, fondersi tutti gli elementi che partecipavano alla de-
che aveva come unica possibilità di difesa dal gigante finizione identitaria di un popolo; era la cultura il ter-
vicino quella tracciata da Simon Bolívar, ossia la defi- reno sensibile su cui si giocava la partita politica. Il
nitiva unità, e la battezzò Nuestra América. nuovo continente quindi non doveva soccombere all’i-
L’epoca è quella degli albori dell’imperialismo, deologia del progresso a tutti i costi, la strada più op-
la nuova fase del capitalismo, la più avanzata, e spe- portuna era soggettiva, e andava trovata autonoma-
cificatamente gli anni compresi tra il 1880 e il 1898 mente: «No hay batalla entre la civilización y la bar-
(quest’ultimo coincide con le invasioni statunitensi di barie, sino entre la falsa erudición y la naturaleza»4.
Cuba e Porto Rico) furono quelli in cui gli Stati Uniti Intese il valore della posta in gioco, la guerra che sta-
costruirono le condizioni economiche, politiche, dipo- vano combattendo contro l’ormai vecchio invasore
lomatiche, militari e soprattutto psicologiche, per non era che propedeutica ad uno scontro molto più
quella che sarà la successiva egemonia nell’area lati- grande e giocato con armi diverse. Le osservazioni fat-
noamericana. te sull’imperialismo, e quindi inevitabilmente inte-
Il cubano visse negli Stati Uniti l’ultima fase ressate a tutto il continente americano che ne stava
della vita, dal 1881 al 1895, in quella che fu la sua saggiando i primi effetti, lo portarono a teorizzare una
maturità politica e artistica, finché ritornò a Cuba per strategia politica di assoluta modernità, in cui l’arma
tentare invano di fondare la Repubblica auspicata, centrale risiedeva nella cultura, fulcro irrinunciabile
che nacque ufficialmente soltanto nel 1902, e in for- di ogni lotta che voleva definirsi efficace. Le riflessio-
ma assolutamente parziale. Il periodo statunitense ni che fece abbracciarono di conseguenza campi come
gli permise quindi di entrare nel profondo del mar- la letteratura e l’educazione, la poesia e la pedagogia,
chingegno imperiale, anche in virtù del fatto di aver- l’etica e il razzismo.
ne abitato l’epicentro, New York; e quella nascente Il pensiero corre verso Antonio Gramsci. I dati
potenza internazionale, che il poeta aveva visto an- presenti in questo fugace riassunto legato all’opera
che con estremo interesse e per alcuni aspetti come martiana trovano già una fertile prospettiva di incon-
modello da raggiungere, non si rivelò infine che un tro con le riflessioni gramsciane contenute in Alcuni
marchingegno poderoso, che accompagnava sfrutta- temi sulla quistione meridionale. Qui il pensatore
mento e sottomissione. La sua principale preoccupa- sardo accompagnava le analisi politiche spaziali a
zione diventò quella di non finirne stritolato una vol- quelle culturali, rilevando la capacità di costruire
ta raggiunta l’indipendenza. Rimane celebre la sua consenso attraverso immagini e stereotipi che il do-
diagnosi ultima, contenuta nella lettera-testamento minatore offriva del dominato, con lo scopo di giusti-
scritta alla vigilia della morte e indirizzata al frater- ficare il proprio dominio5, originando in tal maniera
no compagno di battaglia, il Generale Maximo Go- una particolare lettura di quella che era la situazio-
mez: «Ho vissuto nel mostro, e ne conosco le viscere»3. ne dell’Italia postunitaria.
In progetto di Nuestra América non era che la «La “miseria” del Mezzogiorno era “inspiegabi-
reazione a questo pericolo, una necessità storica; non le” storicamente per le masse popolari del Nord; esse
la semplice risultante di una coesione politica, ma non capivano che l’unità non era avvenuta su una

Introducción a José Martí, La Habana, Editorial Letras Cubana, tellettuale e morale” […] La stessa definizione di Stato che trovia-
2006, p. 201). mo in Q 15, una delle ultime e più elaborate dei Q, ripropone la
3) José Martí, Epistolario, Cartas y recados a Manuel Mercado, coppia dominio-consenso come fondamentale per spiegarne le di-
in Id., Obras completas, La Habana, Centro de Estudios Martianos, namiche: “Stato è tutto il complesso di attività pratiche e teoriche
2007, edizione digitale, vol. 20, p. 161 (trad. mia, S. V.). con cui la classe dirigente giustifica e mantiene il suo dominio e
4) José Martí, Nuestra América I, Nuestra América, in Id., Obras non solo ma riesce a ottenere il consenso attivo dei governati”» (Le-
completas, cit., vol. 6, p. 17. lio La Porta, Dominio, in Dizionario gramsciano, a cura di Guido
5) «Per G. [Gramsci, n.d.a.] un gruppo sociale può manifestare Liguori e Pasquale Voza, Roma, Carocci, 2009, p. 241).
la supremazia in due modi: come “dominio” o come “direzione in-
3 laboratorio culturale

base di uguaglianza, ma come egemonia del Nord sul contribuito a chiarire il contesto geopolitico nel qua-
Mezzogiorno nel rapporto territoriale città-campa- le sono nato e cresciuto [Malta, n.d.a.]; per questo ten-
gna, cioè che il Nord concretamente era una «piovra» to di estrapolarne spunti per comprendere meglio tut-
che si arricchiva alle spese del Sud e che il [suo] in- ta la regione mediterranea, che considero un’espres-
cremento economico-industriale era in rapporto di- sione di quella costruzione più ampia che è il Sud»9.
retto con l’impoverimento dell’economia e dell’agricol-
tura meridionale». La supremazia si esercitava me-
diante una cultura impregnata di semplificazioni e Politica, cultura, educazione
luoghi comuni, volta ad instaurare e diffondere delle
immagini strumentali atte a discolpare lo sfrutta- Date queste coordinate, è interessante notare come il
mento in corso. Preciserà nuovamente nei Quaderni: tempo, invece che allontanare due personaggi già a
«La relazione di città e campagna tra Nord e Sud può prima vista differenti come Martí e Gramsci, in realtà
anche essere studiata nelle diverse concezioni cultu- non sembra che avvicinarli. Ciò si realizza in larga
rali e atteggiamenti mentali»6. parte per merito della grande famiglia dei Cultural
Martí considerava fondamentali le questioni es- Studies, e il riferimento va in particolare agli studi
senzialmente territoriali nella valutazione dei rapporti postcoloniali, ai subaltern studies e a tutte quelle
di forza a lui contemporanei; la necessità di difesa dal esperienze che si sono occupate della relazione con il
quel centro metropolitano che egli conosceva così bene cui il potere soggiogante si instaura e si perpetua.
e la cui forza compatta si dispiegava fino a colpire le più Un autore importante in questo senso è Edward
disperse aree del continente, era sentita come un’esi- Said, originale lettore dell’opera di Gramsci e uno dei
genza improrogabile. Nuestra América era l’unica pos- punti di riferimento per gli Studi Postcoloniali. Se-
sibilità. E scivolando ora negli anni, verso le più con- condo lo scrittore palestino-statunitense gli strumen-
temporanee letture gramsciane, troviamo che sempre ti di gramsciani che hanno caratterizzato le riflessio-
maggiore è l’attenzione prestata a quel «profondo sen- ni sui rapporti tra Nord e Sud Italia, specialmente
so geografico»7 che ha regolarmente caratterizzato le quelli presenti nella quistione meridionale, sono per-
analisi del politico sardo. Di più, «bisogna andare oltre fettamente efficaci per un’analisi delle relazioni che
e chiedersi – come si è cominciato a fare recentemente intercorrono tra Nord e Sud del mondo. L’opera sim-
– se […] il pensiero di Gramsci non vada piuttosto rico- bolo in cui è riassunta questa maniera di operare di
nosciuto come una modernissima appropriazione delle Said è Cultura e imperialismo, dove già dal solo tito-
questioni “spaziali” e “territoriali” che permeano la so- lo emerge l’approccio dello svolgimento del lavoro. La
cietà e sconvolgono il mondo»8. cultura è concepita come mezzo di conquista che su-
A tale proposito Peter Mayo ebbe ad affermare pera le barriere geografiche, un’arma che prepara e
il valore decisivo di uno scritto come la quistione me- consolida il terreno idoneo alla dominanza, così che la
ridionale, utile a comprendere nell’insieme l’opera del subordinazione appaia come un fatto naturale. L’ope-
pensatore di Ales, di cui ne è continuamente permea- ra di Said, di cui non si può dimenticare il preceden-
ta: «L’analisi della questione meridionale, che attra- te e altrettanto fondamentale Orientalismo, si asse-
versa tutti i Quaderni e non è limitata al saggio in- sta così in netta contrapposizione all’eurocentrismo,
compiuto Alcuni temi sulla quistione meridionale […] all’Occidente come prospettiva esclusiva ed escluden-
è ciò che forse più di ogni altra cosa mi ha attirato ver- te, e rappresenta un sonoro colpo scagliato alla cultu-
so l’opera di Gramsci. Sono scritti e note che hanno ra dominante.

6) Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, a cura di Valentino 8) Giorgio Baratta, Popolo, nazione, masse nel pensiero di Gram-
Gerratana, Torino, Einaudi, 2007, p. 2037. sci, in Antonio Gramsci e il “progresso intellettuale di massa”, a cura
7) Joseph A. Buttigieg, Leggere Gramsci dopo Edward W. Said, di Giorgio Baratta e Andrea Catone, Milano, Unicopli, 1995, p. 14.
in Gramsci, le culture e il mondo, a cura di Giancarlo Schiurru, 9) Peter Mayo, Gramsci, la “quistione meridionale” e il Medi-
Roma, Viella, 2009, p. 110. terraneo, in Gramsci, le culture e il mondo, cit, pp. 209-210.
Simone Vegliò 4

«Ciò che qui tengo a sottolineare è che il consen- nuovo mondo, Martí pensava che la violenza e lo
so generalizzato, nelle società liberali, sulla nozione sfruttamento da essi subito doveva immediatamente
che il “vero” sapere sia fondamentalmente non politi- finire, ma gli americani erano anche i discendenti de-
co (e, inversamente, che un sapere politico non sia gli spagnoli (come egli del resto, figlio di immigrati ibe-
“vero” sapere) oscura l’enorme importanza, anche se rici), erano neri, bianchi, meticci e chiunque si fosse
spesso difficile a descriversi e dimostrarsi, delle cir- riconosciuto come abitante di quella terra. L’ugua-
costanze politiche rispetto al prodursi del sapere glianza andava insegnata come valore costitutivo del
umano in ogni sua forma. Comprendere e utilizzare nuovo continente, «L’uomo non possiede alcun partico-
tale verità diventa ogni giorno più difficile, per il cre- lare diritto per il fatto di appartenere a una razza o al-
scente uso dell’aggettivo “politico” al fine di scredita- l’altra: si dice uomo, e si dicono già tutti i diritti»13.
re qualunque lavoro osi non conformarsi totalmente Certo neanche Gramsci schivò il problema del-
ai criteri di una supposta obiettività sovra-politica»10. l’educazione. Ne fece tutt’altro uno dei suoi punti
L’opera svolta da José Martí pare avere una lu- chiave strategici. Il problema secondo il sardo risie-
cida consapevolezza di questo concetto. Dall’impor- deva nel ribaltamento di quella cosiddetta filosofia
tantissimo lavoro poetico che svolse, alle innumere- del senso comune che appiattiva gli individui a posi-
voli riflessioni, dalle analisi letterarie a quell’idea di zioni sostanzialmente conservatrici per la propria di-
educazione decorata di racconti per l’infanzia (La mensione sociale. Ovviamente Gramsci si riferiva ai
Edad de Oro), l’insieme dell’attività martiana tenne gruppi che non esercitavano alcuna egemonia e tan-
in primaria considerazione il fatto che il rinnovamen- tomeno un dominio, quei gruppi esclusi dal processo
to politico veniva esattamente da quelle coordinate. decisionale e quindi storico. E cosa se non l’educazio-
Si è già parlato dell’esplicita discendenza dal la- ne poteva permettere tale cambiamento, riuscendo ad
voro di Bolívar, e proprio il Libertador venezuelano è interferire fin dal primo momento della formazione
uno dei tre personaggi con cui Martí decise di inizia- culturale degli uomini, già dai primi anni?
re la sua opera dedicata alla formazione dei piccoli. «La scuola unitaria o di formazione umanistica
Dei racconti contenuti in La Edad de Oro, almeno uno (inteso questo termine di umanismo in senso largo e
per ogni fascicolo riguardava in maniera più o meno non solo nel senso tradizionale) o di cultura genera-
esplicita i temi sostanziali di Nuestra América. «La le, dovrebbe proporsi di immettere nell’attività socia-
Edad de Oro rispondeva già d’altra parte alla preoc- le i giovani dopo averli portati a un certo grado di ma-
cupazione di formare l’uomo nuovo de “la América turità e capacità alla creazione intellettuale e prati-
americana”»11. Il senso di appartenenza a quell’Ame- ca e di autonomia nell’orientamento e nell’iniziati-
rica che stava a sud degli Stati Uniti, doveva concor- va»14. La pedagogia fu un campo di indagine predilet-
rere al raggiungimento della consapevolezza di una to anche da Gramsci, e le indagini che svolse si incen-
identità e una storia comune, che doveva riunire il po- trarono sulle modalità per cui ogni settore dovesse in-
polo latinoamericano a un’attività finalmente libera serirsi organicamente nell’insieme, offrendo il pro-
e indipendente. L’educazione non poteva che ricopri- prio contributo alla realizzazione del cambiamento
re un ruolo primario, strategico e fondamentale in radicale: «Ogni rapporto di egemonia è necessaria-
questa opera: «quien dice educar, ya dice querer»12. mente un rapporto pedagogico e si verifica non solo
La composizione sociale di Nuestra América non all’interno di una nazione, tra le diverse forze che la
poteva certo prescindere dagli originari abitanti del compongono, ma nell’intero campo internazionale e

10) Edward Said, in Robert J. C. Young, Introduzione al post- 12) José Martí, Educación, Patria de marzo de 1892, Id., Obras
colonialismo, Roma, Maltemi, 2005, p. 71. completas, cit., vol. 5, p. 252.
11) Paul Estrade, José Martí. Los fundamentos de la democra- 13) José Martí, Politica y revolución II, Patria, 16 de abril 1893,
cia en Latinoamérica, Madrid, Doce Calles, 2000, p. 658 (trad. mia, in Id., Obras completas, cit., vol. 2, p. 298 (trad. mia, S. V.).
S. V.). 14) Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, cit., p. 1534.
5 laboratorio culturale

mondiale, tra complessi di civiltà nazionali e conti- mediata alla mente la celebre critica al Manzoni,
nentali»15. quello de I promessi sposi, opera soltanto apparente-
Uno scrittore della dimensione di José Martí mente generosa nei confronti del popolo, in cui l’intel-
non poteva che rivolgersi con particolare accuratezza lettuale sardo analizzava come i personaggi umili fos-
nei riguardi della letteratura, che di prima persona si sero presentati in maniera del tutto bonaria e pieto-
impegnò a rendere finalmente utile, congrua, effica- sa, privi di una psicologia complessa, e quindi sostan-
ce per quello che la storia aveva la necessità di rap- zialmente inferiori. I popolani erano visti da Manzo-
presentare. Il ruolo del mondo delle lettere fu quindi ni con «paternalismo cattolico»19, una sorta di com-
di primario interesse, una vera e propria esigenza passionevole tenerezza, «essi sono rappresentati
strategica: «La letteratura dei nostri tempi è ineffica- come gente meschina, angusta, senza vita interio-
ce, perché non è l’espressione dei nostri tempi. [...] Bi- re»20, fatto che significava una sintomatica distanza
sogna portare sangue nuovo alla letteratura»16. da quella che era la realtà del popolo, causa emble-
Lo scopo di Martí era quello di raccogliere attor- matica della mancanza tradizionale di quel sentimen-
no alla cultura tutta la frammentazione sociale che to nazional-popolare nell’Italia a Gramsci contempo-
immobilizzava il continente latinoamericano; muove- ranea.
va la sua scrittura da quel forte sentimento che si ri- Quello che era ritenuto necessario per i due pen-
velava nelle parole e nei versi attraverso una lingua satori era quindi un’inversione drastica nella dimen-
sciolta e facilmente comprensibile. Un attento letto- sione culturale, considerata come quell’insieme di fat-
re martiano come Fernández Retamar non fece che tori che vanno a costituire un vero e proprio modo di
marcare con insistenza questo fatto: «Desde muy pensare e di concepire la realtà, nonché determinati
pronto Martí sabe que las realidades literarias deben atteggiamenti mentali che definiscono il rapporto con
verse en estrecha relación con determinadas realida- se stessi e con il mondo circostante. In questo senso i
des históricas»17. Non era possibile scindere la lette- termini di cultura e politica, si mescolano in un tutt’u-
ratura dalla storia, il percorso di Nuestra América no dove ciascuno implica l’altro.
aveva bisogno di una letteratura che fosse funziona- Il comunista sardo aveva un’idea estremamen-
le alle nuove vestigia: «Rattristiamoci dell’odierna te precisa: riprendendo il lessico di Renan, mediato
mancanza di una grande opera, e non tanto per l’o- anche da Sorel, Gramsci riassumeva tutto ciò nell’e-
pera in sé, quanto perché rappresenta ancora il se- sigenza di una «riforma intellettuale e morale»21. E
gnale della mancanza del grande popolo che deve es- questo compito non poteva che spettare agli intellet-
sere riflesso,—e che deve riflettere»18. tuali22. La connessione il progetto di José Martí risul-
Gramsci come sappiamo considerava la lettera- ta evidente. «G. [Gramsci, n.d.a.] utilizza “riforma in-
tura uno dei grandi problemi dell’Italia a lui contem- tellettuale e morale”, “rivoluzione culturale” e “rivo-
poranea. La questione centrale risiedeva nella man- luzione popolare” (Q 17, 38, 1941) come sinonimi, a
canza di una letteratura che fosse realmente nazio- intendere il rivolgimento del rapporto tra funzione so-
nal-popolare, che raccontasse lo specchio dei deside- ciale e cultura»23. Una nuova organizzazione sociale
ri e delle ambizioni del popolo, che quindi lo rappre- che fosse adeguata all’epoca in cui viveva non poteva
sentasse, una letteratura nella quale esso potesse ri- che realizzarsi in tale maniera, quindi «parlare di lot-
conoscersi e immedesimarsi. E balza in maniera im- ta per una nuova cultura, cioè per una nuova vita mo-

15) Ibidem, p. 1331. 19) Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, cit., p. 943.
16) José Martí, Nuestra América III, La América, Nueva York fe- 20) Ibidem, p. 2245.
brero 1884, in Id., Obras completas, cit., vol. 8, p. 282 (trad. mia, S.V.). 21) Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, op. cit., p. 1682-
17) Roberto Fernández Retamar, Introducción a José Martí, 1685.
cit., p. 329. 22) Ibidem, p. 1407.
18) José Martí, Cuadernos de apuntes, Cuaderno n.5, in Id., 23) Fabio Frosini, Riforma intellettuale e morale, in Dizionario
Obras completas, cit., vol. 21, p. 164 (trad. mia, S. V.). gramsciano, cit., p. 712.
Simone Vegliò 6

rale che non può essere intimamente legata a una Universalità di Martí e Gramsci
nuova intuizione della vita, fino a che essa diventi un
nuovo modo di sentire e di vedere la realtà»24. Percorrendo il tragitto di José Martí lungo l’esilio nei
José Martí nel suo basilare scritto chiamato pro- paesi latinoamericani, avvenuto nel periodo compre-
prio Nuestra América, del 1891, in cui prospettava in so tra il 1875 e il 1881, e diviso nei soggiorni rispetti-
poche paginette il cammino di un continente, rese vamente di Messico, Guatemala e Venezuela, appare
esplicite quelle che erano le armi con cui il suo popo- evidente di come il cubano cominciasse a prendere co-
lo doveva fronteggiare le sfide della nuova epoca, scienza di quale era la condizione non soltanto della
quella dell’imperialismo: «L’America deve risvegliar- sua isola, ma di un intero continente. Le continue lot-
si da quell’atteggiamento provinciale che ancora le te sia tra i vari Stati, che quelle a loro intestine, ave-
permane. Non è il tempo di coricarsi con un fazzolet- vano come estreme conseguenze la frammentazione,
to intorno alla testa, ma piuttosto su un cuscino di l’isolamento e la divisione sociale; la questione degli
armi, come gli uomini di Juan de Castellanos: le armi indios era vista con sconcerto dal cubano. Si fece sem-
del giudizio, che vincono le altre. Trincee di idee val- pre più palese l’intenzione di sciegliere un insieme di
gono più che trincee di pietra»25. queste parti con cui marciare verso il rinnovamento.
Senza cadere in sciocchi provincialismi e chiu- Martí non ebbe dubbi: «Con i poveri della terra / vo-
sure territoriali, i due pensatori stabilirono che l’ope- glio condividere il mio destino»27. Si schierò dalla par-
ra da compiere era quella di riuscire a formare una te dei deboli e dei dimenticati, con l’irremovibile in-
forza intellettuale e di massa che, una volta consoli- tenzione di calarsi all’interno di quella subalternità e
datasi, potesse contrapporsi con efficacia a quello che cercarne il riscatto. Fu una esplicita missione politi-
era l’assetto dominante. Già, ma da dove doveva par- ca, sociale e letteraria.
tire questa forza, ossia qual’era la componente socia- L’etica è forse il fattore che rappresenta mag-
le a cui essa più fortemente si richiamava? giormente il personaggio di José Martí, ogni conget-
É fondamentale la nozione gramsciana dei subal- tura non era che il frutto della sua idea di assoluta di-
terni. “L’elemento distintivo dei subalterni e dei gruppi gnità e parità di ogni essere umano appartenente a
subalterni è la loro disgregazione. Questi gruppi (o clas- qualsiasi gruppo sociale28, non condivise però mai la
si) sociali non sono solo molteplici, ma sono anche divi- strategia della lotta di classe, pur volendo redimere
si e piuttosto differenti gli uni dagli altri. […] In Alcu- quelle masse emarginate. Sarebbe estremamente in-
ni temi della quistione meridionale (1926) egli definisce teressante analizzare le relazioni che il pensiero di
il Mezzogiorno una “grande disgregazione sociale” con Martí ha intrattenuto con il mondo marxista29, a par-
una “grande massa contadina amorfa e disgregata” […] tire da quelli con i comunisti cubani della prima par-
La sua convinzione per cui il primo livello necessario te del XX secolo, proseguendo con il ruolo del suo pen-
nella lotta contro la subordinazione sia il “progressivo siero nella rivoluzione castrista del 195930, che infine
acquisto della coscienza della propria personalità” ha approderà nella Conferneza Tricontinentale di l’Ava-
motivato gran parte della sua attività”26. na del 1966, così importante per la nascita del post-

24) Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, p. 2192. te per il lavoro di unificazione che si era preposto, sia a livello na-
25) José Martí, Nuestra América I, Nuestra América, cit., p. 15 zionale che continentale; emerge comunque il sostanziale giudizio
(trad. mia, S. V.). sul filosofo tedesco nelle parole da lui scritte all’annunciarne la
26) Joeph A. Buttigieg, Subalterno, subalterni, in Dizionario morte: «Karl Marx è morto. E siccome si mise al lato dei deboli, me-
gramsciano, cit., pp. 827-828. rita onore.» (José Martí, Escenas americanas I, Nueva York, 29 de
27) José Martí, Poesia I, Versos sencillos, in José Martí, Obras marzo de 1883, in Id., Obras completas, cit., vol. 9, p. 388).
Completas, cit., vol. 16, p. 67. 30) «Martí fu il diretto mentore della nostra Rivoluzione, l’uo-
28) «Tutto ciò che divide gli uomini, che li distingue, separa o mo alla cui parola bisognava continuamente ricorrere per dare una
isola, è un peccato contro l’umanità.» (José Martí, Politica y revo- esatta interpretazione ai fenomeni storici che stavamo vivendo, e
lución II, Patria, 16 de abril 1893, in José Martí, Obras completas, l’uomo di cui bisognava ricordare la parola e l’esempio ogni volta
cit., vol. 2, p. 298). che si fosse voluto dire o fare qualcosa di straordinario in questa
29) Non accettò la lotta di classe, che credeva controproducen- patria... perchè José Martí è molto più che cubano; è americano;
7 laboratorio culturale

colonialismo31, ma è un lavoro ora da rimandare. Va squisitamente dinamica del variegato insieme chia-
ricordato che l’unica repubblica possibile per Martí mato società, in cui diventava possibile, attraverso
era quella costituita «con tutti, e per il bene di tut- una attenta analisi sia generale che particolare, in-
ti»32, finalità per cui era necessaria la liberazione da- terferire su ogni aspetto che fosse ritenuto opportuno
gli spagnoli. Non c’erano altre strade percorribili: «se modificare, e infine, conseguentemente, sul tutto.
la repubblica non apre a tutti e non avanza con tutti, «Continuo a considerare valido in questo saggio
la repubblica muore»33. il centro del suo sforzo: l’avere sottolineato in Martí
Il poeta cubano sapeva che non poteva prescin- la presa di coscienza della questione della povertà nel
dere da una congiunzione delle parti sociali se voleva pianeta nel suo complesso; ossia che la sua prospetti-
raggiungere degli obbiettivi di portata addirittura so- va arrivò ad essere ecumenica a partire dalla propria
vranazionale, e un compito decisivo risiedeva nel identificazione con gli umiliati e offesi, gli oppressi
coinvolgere nel processo partecipativo quella moltitu- per eccellenza, i colonizzati che lottavano […] per fi-
dine di individui e gruppi che ne era totalmente esclu- nire di esserlo»36.
sa. In un paese che aveva abolito la schiavitù solo in La constatazione di quanto fosse importante, in-
quegli anni, precisamente nel 1886, quindi dove il vece che la chiusura in qualche recinto nazionale, il
razzismo era qualcosa di profondo e radicato nella so- movimento di emancipazione a livello internaziona-
cietà, Martí semplicemente affermava: «Non c’è odio le, scatenava quel senso di identificazione e apparte-
di razza, perché non esistono razze»34. nenza ad ogni humilde e ad ogni oppresso del mondo;
L’uguaglianza era un diritto da cui non era pos- non a caso si è parlato di universalità del pensiero di
sibile prescindere, doveva essere una colonna portan- Martí e Gramsci37.
te della nuova Repubblica, certo non si trattava di Una tale concezione della storia non fa che apri-
uguaglianza economica ma senza dubbio lo era sul re uno spazio enorme alle possibilità di un suo cam-
piano dei diritti, e questo rappresentava un passo in biamento, dato che non esiste un ordine stabilito dal-
avanti enorme nell’emancipazione di un popolo anco- l’esterno, o un andamento naturale degli eventi colle-
ra drasticamente frammentato, dove regnava l’esclu- gato a un’idea immancabilmente positiva del progres-
siva legge del più forte. E ciò non faceva che semina- so e di tutto ciò che questo con sé trascinava. Quindi
re volontà di riscatto in tutte quelle aree del territo- ogni presa di campo, ogni partigiano per dirla con
rio e della società che mai erano stati in grado di teo- Gramsci, era di straordinaria importanza per l’anda-
rizzarle, almeno in un pensiero così organizzato: «Vo- mento della storia, il cui percorso era assolutamente
glio che la prima legge della nostra repubblica sia il da guidare: «Si può anche dire che la natura dell’uo-
culto dei cubani alla piena dignità dell’uomo»35. mo è la “storia” […] se appunto si dà a storia il signi-
Quest’estrema mobilità con cui il cubano vede- ficato di “divenire” […] Tutto è politica, anche la filo-
va la storia, e quindi le possibilità di ogni un suo in- sofia o le filosofie […] e la sola «filosofia» è la storia in
dirizzo e cambiamento, risolveva in una concezione atto, cioè è la vita stessa»38.

appartiene a tutti i venti paesi del nostro Continente e la sua voce Cubano, Tampa, 26 de noviembre de 1891, in Id., Obras completas,
viene ascoltata e rispettata non solo qui a Cuba, ma nell’America cit., vol. 4, p. 279.
intera.» (Ernesto Che Guevara, José Martí, in: José Martí. Valora- 33) José Martí, Nuestra América I, Nuestra América, cit., p. 21.
ción Múltiple 1, Al cuidado de Luis Toledo Sande, La Habana, Fon- 34) Ivi, p. 22.
do Editorial Casa de las Américas, 2007, p. 231; trad. mia, S. V.). 35) José Martí, Politica y revolución IV, Discurso en el liceo cu-
31) «Nelle pagine della Tricontinetale troviamo per la prima bano, Tampa, 26 de noviembre 1891, in Id., Obras completas. cit.,
volta la congiunzone in chiave teorica, culturale, politica e sociale vol. 4, p. 270.
del pensiero tricontinentale: Guevara, Cabral, Fanon, Ho Chi 36) Roberto Fernández Retamar, Introducción a José Martí.
Minh, e molti altri sono per la prima volta riuniti assieme in un cit., p. 393 (trad. mia, S. V.).
coerente corpo di lavoro. Il Postcolonialismo è nato con la Tricon- 37) Il 27 ottobre del 2007, nell’Istituto Italiano per gli Studi Fi-
tinentale.» (Robert J. C. Young, Postcolonialism. An historical in- losofici di Napoli, si è tenuto un convegno dal titolo: José Martí,
troduction, Bodmin, Blackwell Publishers, 2002, p. 213; (trad. mia, Antonio Gramsci e la cultura universale, presieduto da Gianni
S. V.). Minà.
32) José Martí, Discursos revolucionarios, Discurso en el Liceo 38) Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, op. cit., p. 885 - 886.
Simone Vegliò 8

Subaltern Studies cimenti legittimi di culture e controsaperi. Le simpa-


tie e gli interessi del postcolonialismo riguardano,
dunque, coloro che sono ai margini della società, con-
Da questo punto di vista il processo storico viene os-
tro la cui identità culturale è stata dislocata o scon-
servato da una particolare prospettiva, lo stesso volta dalle forze del capitalismo globale: rifugiati, mi-
Gramsci si prefisse uno studio approfondito di quel- granti che si sono mossi dalle campagne alle perife-
l’universo dimenticato dai secoli, che rappresentò sot- rie urbane più disagiate, migranti che lottano nel pri-
to il nome di subalterni. Ed è proprio ciò che faranno mo mondo per una vita migliore mentre sono costret-
decenni a seguire i Subaltern studies, tentando la ti a lavorare ai livelli più bassi di quelle società.
[…]Per gli occidentali, il postcolonialismo sembra
messa in atto di questo approccio alla rovescia della
proporre niente meno che il mondo alla rovescia.
storia. Guarda e apprende il mondo dal basso anziché dal-
L’economista e storico Ranajit Guha, uno dei ca- l’alto. I suoi occhi, la sua bocca e il suo udito sono quel-
pofila di questa branca di studi, ha proposto un lavo- li della contadina etiope, non quelli del diplomatico o
ro di ricostruzione e rilettura della storia dell’India del grande manager41.
britannica prendendo in considerazione il ruolo di
questi gruppi storicamente esclusi dalla narrazione La cultura era veicolo della trasformazione. La
degli eventi, che «la storiografia dominante – quella cultura era lo spazio in cui si forgiavano le lotte poli-
di stampo eurocentrico dei colonizzatori britannici da tiche. L’educazione, la letteratura, la poesia, la ma-
un lato, e quella dell’élite nazionalistica dall’altro – niera di pensare alla comunità di appartenenza e al
avevano messo a tacere»39. Principalmente questi su- mondo, costituivano gli strumenti essenziali per un
balterni erano riconosciuti nell’universo generale dei reale percorso vero l’emancipazione dei popoli, la vera
contadini. Anche in questo caso l’analisi sociale e spa- chiave di qualsiasi cambiamento. La liberazione, l’in-
ziale del comunista sardo è illuminante: «Dal rappor- dipendenza politica, economica e culturale dei Sud
to città-campagna deve muovere l’esame delle forze del mondo, sono state un obiettivo costante per una
motrici fondamentali della storia italiana»40. porzione di pianeta dalla nascita dell’imperialismo
Gli studi contemporanei a cui abbiamo fatto fino ai giorni nostri, e lo saranno ancora in quelli fu-
cenno difficilmente sarebbero potuti nascere senza turi.
l’essenziale contributo degli strumenti concettuali di José Martì e Antonio Gramsci, nonostante ap-
Gramsci, e paiono tanto avvicinarsi a quell’approccio partenenti a storie per molti versi lontane e discordi,
(e a quegli obiettivi) che esattamente un secolo prima ne furono due grandi interpreti, uniti non solamente
erano stati caratterizzanti dell’immenso lavoro di da una profonda contrapposizione al sistema domi-
José Martì: nante, ma anche da una innovativa e irrinunciabile
prospettiva nell’ambito della strategia politica. E ciò
Il postcolonialismo, con la sua sensibilità per i subal- li ha resi estremamente prolifici nel tempo, così da of-
terni, per i contadini, per i poveri e per gli emargina-
ti di tutti i tipi, sfugge alla cultura d’élite e si lega a
frire ancora oggi un importante contributo alla lettu-
quelle conoscenze subalterne storicamente conside- ra di quelle complesse dinamiche politiche che carat-
rate di scarso valore, ma ora rivalutate in quanto gia- terizzano la contemporaneità.

39) http://www.culturalstudies.it/dizionario/lemmi/subaltern_
studies_b.html 41) Robert J. C. Young, Introduzione al postcolonialismo, op.
40) Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, op. cit., p. 2042. cit., p. 135 - 136.

Potrebbero piacerti anche