Sei sulla pagina 1di 6

486 «EIKASMOS» XIV (2003) - RECENSIONI

LORENA DE FAVERI, Die metrischen Trikliniusscholien zur byzantinischen Trias des


Euripides («Drama. Beiträge zum antiken Drama und seiner Rezeption», 18), Stuttgart-
Weimar (J.B. Metzler) 2002, 242 pp., € 29,90, ISBN 3-476-45295-6.

Il commento metrico dedicato da Demetrio Triclinio alla ‘triade bizantina’


euripidea (Hec., Or., Phoe.) – opera della maturità del filologo tessalonicense,
vergata di suo pugno, assieme alla innovativa colometria dei lyrika che essa descri-
ve, nel più antico ms. Roma, Bibl. Angelica gr. 14 (T) – era sinora a disposizione
del lettore nell’edizione, «old and undistinguished» (Mastronarde), di W. Dindorf
(Scholia Graeca in Euripidis tragoedias, I-III, Oxonii 1863). In questo testo il
bizantino, ormai sicuro padrone della struttura strofica responsiva delle sezioni
meliche della tragedia (struttura da lui rintracciata nell’oscura presentazione colometrica
dei suoi mss. drammatici grazie alla lettura del manuale metrico di Efestione, ma
ancor più in virtù dell’analogia con la strofica degli Epinici pindarici e delle sezioni
meliche della commedia, che egli poteva leggere corredate da corpuscoli scoliastici
vetera estremamente espliciti al riguardo1), descrive con precisione quanto gli è
riuscito di realizzare nel testo melico della triade, fornendone un’analisi metrica
elementare esemplata proprio sui dettami di Efestione (e talora, nonostante i diversi
sistemi metrici cui si ispirano o da cui dipendono, su Eliodoro scoliasta di Aristofane,
e sull’erudito di epoca comnena Isacco Tzetzes, espositore in versi e ‘revisore’ del
materiale metrico più antico, forse di epoca imperiale, che correda i mss. pindarici),
assieme ad alcuni scolii de lectionibus, in cui segnala appunto congetture sue pro-
prie o lezioni tratte da mss. più antichi, adottate al fine di far corrispondere le
sezioni drammatiche in responsione.
Questo sforzo finale di Triclinio – noto al pubblico erudito sin dall’edizione principe
della scoliastica euripidea apparsa nel 1534 a Venezia, presso Lucantonio Giunta, ad opera
di Arsenio di Monemvasia (Aristobulo Apostolidis)2 – è preceduto, negli anni attorno al
1315, da un lento e progressivo lavorio di ‘anagnorisis’ metrica e strofica sui mele euripidei,
di cui rimangono almeno tre strati di annotazioni marginali autografe nel Laur. gr. XXXII,
2 (L), lavorio esteso a tutti i drammi superstiti c o l l ’ e c c e z i o n e e n i g m a t i c a p r o -
p r i o d e l l a t r i a d e.
Dopo l’attribuzione definitiva dei brevi scolii metrici a Eur. su L alla mano e all’inge-
gno del bizantino (proprio ad opera di Turyn, che tuttavia sviluppava una più antica intui-
zione del Wecklein), ancora se ne attende un lavoro di studio ed edizione complessivo:
sinora s’è compiuta infatti solo l’edizione relativa agli scolii alle Supplici (già presentati e.g.
da Turyn, o.c. 248ss., sono stati riediti nell’edizione del dramma curata da Ch. Collard,
Groningen 1975) e all’Ifigenia in Aulide (anticipati da G. Zuntz, An Inquiry into the Transmission
of the Plays of Euripides, Cambridge 1965, assieme al materiale relativo a IT, figurano oggi
nella Teubneriana del 1988 di H.-Ch. Günther), cui recentissimamente sono andate ad ag-
giungersi le adnotatiunculae al Ciclope ad opera di Giovanna Pace (Euripide. Reso. I canti,
Roma 2002). Quanto questo lavoro sia necessario hanno cospicuamente contribuito a evidenziare,
da ultimi, Giuseppina Basta Donzelli, Un filologo ispirato al lavoro: Demetrio Triclinio, in
«EIKASMOS» XIV (2003) - RECENSIONI 487

SUNDESMOS. «Studi in onore di Rosario Anastasi», II, Catania 1994, 7-27, e M. Magnani,
La tradizione manoscritta degli Eraclidi di Euripide, Bologna 2000.

La de F.(averi) propone ora una nuova edizione del commento metrico tricliniano
alla triade in T (in caso di danneggiamento dell’autografo soccorre l’apografo Ta,
Vat. Urb. gr. 42), riunendo opportunamente assieme i veri e propri scolii metrici e
quelli de lectionibus (Hec. pp. 17-44; Or. pp. 45-86; Phoe. pp. 87-129), e accostandovi
qualche rado scolio ‘proto-tricliniano’ dai mss. Zb (Vat. gr. 51, ca. 1320-1325), Zc
(Kopenhagen, G.K.S. 3549, s. XIV in.) e Zu (Uppsala, Universitetsbibliotek, gr.
15); precedono un sinteticissimo Vorwort (pp. 9s.), e la breve nota Handschriften,
seguita dai Sigla (pp. 11-13). La de F. ‘descrive’ inoltre a suo luogo tutte le anno-
tazioni relative all’analisi di quantità sillabica nei casi di ambiguità (dichrona, muta
cum liquida) e i segni colometrici (paragraphos, coronide, etc.), apposti in confor-
mità a un sistema tratto da Efestione e opportunamente modificato (vd. M. Lamagna,
Segni diacritici in Demetrio Triclinio, in F. Conca [cur.], Byzantina Mediolanensia.
«V Congresso Nazionale di Studi Bizantini [Milano 19-22 ottobre 1994]. Atti»,
Soveria Mannelli-Messina 1996, 197-199): evidentemente, rispetto alla mera ripro-
duzione dei semeia nella Appendix colometrica (pp. 133-236), ciò offre alla de F.
la possibilità di distinguere a quale stadio delle ‘Eintragungen’ del bizantino sia da
ascrivere ogni singolo intervento (p. 10: «Tr1 [ma infra Tr1] schwarze Tinte und
runde Spiritus», «Tr2 [re u. Tr2] braune Tinte und runde Spiritus»; «Tr3 [re u. Tr3]
braune Tinte und eckige Spiritus»). Si ricordi ancora che la massa del commentario
metrico e la colometria lirica che gli si attaglia si deve ai ‘replacements’ di Tr3.

Il noto criterio cosiddetto ‘degli spiriti’ nella datazione della grafia tricliniana, formu-
lato da E. Fraenkel alla metà del secolo trascorso e ancora, nella sostanza, con profitto
recepito, si basa sulla giustapposizione in un altro celebre autografo del bizantino, l’Esiodo
del Marc. gr. 464, di una porzione a spiriti ‘arrotondati’ che reca la data del 20 agosto 1316
e di una contraddistinta dalla forma arcaizzante ‘squadrata’ degli spiriti e ‘angolare’ degli
apostrofi, sottoscritta da Triclinio il 16 novembre 1319 (ma l’antica opposizione di Fraenkel
andrebbe ricalibrata sulle importanti precisazioni, anche alla luce dei dati suggeriti dagli
inchiostri nel Marc., di Giovanna Derenzini, Demetrio Triclinio e il codice Marciano greco
464, «Scrittura e Civiltà» III [1979] 223-241: 234-238). Nutrito è stato tuttavia il dibattito
che ha circondato il ms. Angelico, almeno a partire dalla ‘Triklinios-Renaissance’ prodotta
dalla citata identificazione di Turyn, alla metà del secolo scorso, e forse qualche parola in
più poteva utilmente esservi spesa. Dopo appunto Turyn (Euripides cit. 32ss.), che datava
tra il 1310-1315 e il 1325 il lavoro tricliniano, inserito su un manufatto in carta orientale
dell’inizio del secolo (la cui «original ‘Thoman’ basis» egli siglava Tz), A. Tuilier (Recherches
critiques sur la tradition du texte d’Euripide, Paris 1968, 204 n. 1, non menzionato dalla de
F.) produceva un’analisi delle filigrane per i rimpiazzi tricliniani (Br 5591 e 12468) che non
permetteva «de remonter au delà de 1330-1331»: i riflessi che una simile post-datazione,
peraltro quasi universalmente contestata, avrebbe avuto sulla ricostruzione della cronologia
tricliniana sono evidenti. Qui è lecito (ma solo lecito) presumere che la de F., che non
propone una propria identificazione delle filigrane e data T nel suo complesso «1300-1325»
488 «EIKASMOS» XIV (2003) - RECENSIONI

(p. 11), recepisca invece il portato della ricerca più recente, che ha contraddetto Tuilier: in
particolare si pensa a O.L. Smith, Studies in the Scholia on Aeschylus, I. The Recension of
Demetrius Triclinius, Lugduni Batavorum 1975, 44ss. e soprattutto all’ultimo H.-Ch. Günther,
The Manuscripts and the Transmission of the Paleologan Scholia on the Euripidean Triad,
Stuttgart 1995, 36ss., che individua invece per i rimpiazzi di Tr3 sim. Br 7486, tipo MT 6874
nonché forse (f. 99) parte di ‘croce’ simile a Harlf. ‘Croix’ 10 (presente nella seconda
porzione del Marciano di Esiodo), concludendone: «we may thus assume Tz to date from c.
1300-1310, Tr1 c. 1315, Tr2 c. 1316-1325».

La Appendix riproduce infine la colometria delle sezioni meliche di T, mentre


un apparato dà ragione delle variazioni nella mise en page offerte, rispetto ad essa,
da alcuni mss., grossolanamente suddivisibili in ‘Tomani’ (Thomashandschriften),
e precisamente Z (Cantabrig. Nn. 3.14.1, s. XIV med.) e i sopra citati Zb e Zc,
esemplari della cosiddetta Parma-Modena Rezension, ossia Do (D’Orville 72, a.
1450/1451), Pp (Paris. gr. 2815, s. XV in.) e Fp (Parma, Bibl. Palat., F.P. 154, s.
XIV ex.) e un ms. proto-tricliniano, Ry (Manchester, Rylands Library, Gaster 1689,
limitatamente a Or. 13-156 e 206-375), ora datato da Günther (o.c. 56), coll’ausilio
delle filigrane, alla fine del XIV sec.3

Qui il lettore che non abbia approfondito l’assai complessa materia si trova, purtroppo,
affatto abbandonato a se stesso: in particolare, almeno la problematica relazione di T con la
cosiddetta Parma-Modena Rezension abbisognava di un minimo approfondimento discorsivo.
Infatti il dibattito, tuttora aperto, sulla collocazione di quest’ultima4, una redazione della
triade euripidea che contiene «a full scale commentary confidently analyzing tragic lyrics a s
n o n r e s p o n d i n g s y s t e m s» (Günther, o.c. 192, spaziato nostro), ha conosciuto grosse
oscillazioni dopo le ipotesi alternative dell’editor princeps O.L. Smith (Scholia metrica anonyma
in Euripidis Hecubam, Orestem, Phoenissas, Copenhagen 1977), che autore ne fosse stato
Triclinio medesimo (evidentemente prima della fase del lavoro metrico in L siglata comune-
mente Tr3, ossia della definitiva ‘riscoperta’ delle strutture meliche responsive)5, o che essa
invece rappresentasse «a late product» di uno scriptorium tricliniano necessariamente non
più in possesso delle copie finali magistrali (ipotesi rintuzzate entrambe con buoni argomenti
da Günther, o.c. 176ss., che penserebbe piuttosto al flusso in ambiente planudeo influenzato
da elementi proto-tricliniani di materiale poi elaborato «in the third quarter of the fourteenth
century»6). Tocca da vicino questo discorso, in particolare, la (a nostro avviso accertata)
scarsa plausibilità dell’ipotesi che la recensione ‘di Parma’ costituisse traccia degli esperi-
menti tricliniani sulla triade (di cui pure, s’è ricordato, spicca l’assenza in L): ci si potrà
infatti chiedere la cogenza di confrontarne la colometria con quella di T7, anche se ogni
approfondimento di un campo su cui grava il vecchio pregiudizio che vi si travasi in sostan-
ziale continuità la messa in pagina ellenistica è benvenuto. Si distacca la posizione della de
F. dalle più recenti conclusioni di Günther, e sulla base di che argomenti? Questo non si viene
a sapere, anche se la sua affermazione che i mss. della ‘Parma-Modena’ «Triklinius’ Weg zur
Endversion im Angelicus nachvollziehen lassen» (p. 10) lascia più di qualche sospetto.

Il volumetto è chiuso da un sin troppo scarno Literaturverzeichnis (pp. 241s.),


preceduto da due Abbildungen da T (ff. 53v e 54r). Va detto che il lettore avrebbe
«EIKASMOS» XIV (2003) - RECENSIONI 489

molto gradito un index metricus, particolarmente prezioso per un testo in cui, come
s’è ricordato, si mescolano in modo singolare fonti teoriche disparate e, in partico-
lare, è a tratti ancora sensibile l’influsso del materiale eliodoreo che aveva ispirato
Triclinio nell’indagine metrica su Aristofane.
Scopo della de F. è dunque di rimpiazzare la «immer noch maßgebliche Ausgabe»
di Dindorf. Naturalmente la certezza di operare direttamente sull’autografo del
bizantino8 sembrerebbe primo obtutu rendere ozioso qualsivoglia allargamento del
campo d’indagine: sorprende comunque che all’assai lunga (se pure non densa)
storia editoriale dell’opera scoliastica, a iniziare dall’affatto oscura genesi dell’edi-
zione principe (1534) di Arsenio di Monemvasia (Ars.), non si dedichi qui neppure
un fuggevole cenno.

Questi approfondimenti, pur se non riguardino appunto il testo tricliniano in quanto


tale, non si direbbero invece superflui. Procediamo con ordine: con buona verosimiglianza,
già all’epoca della princeps l’Angelico T era in possesso del cugino di Arsenio, Giorgio
conte di Corinto (il suo ex libris a f. 168r sta esattamente sotto quello dell’enigmatico Marco
Mamunas, per cui vd. Annaclara Cataldi Palau, La biblioteca di Marco Mamuna, in AA.VV.,
Scritture, libri e testi nelle aree provinciali di Bisanzio. «Atti del seminario di Erice [18-
25 settembre 1988]», a c. di G. Cavallo, G. de Gregorio, Marilena Maniaci, Spoleto 1991,
521-575), la cui biblioteca greca viene dispersa dopo il 1550 (cf. D. Pingree, The Library
of George, Count of Corinth, in AA.VV., Studia Codicologica, hrsg. v. K. Treu, Berlin
1977, 351-362: 354); ne fece uso Ars., che curiosamente stampa quale ultimo scolio metrico
(174v dell’ed. veneziana) quello a Phoe. 834? La risposta, più che nella lacuna (che ovvia-
mente può non doversi a corrispondente lacuna della fonte), andrà cercata nel confronto
delle rispettive lezioni, affatto evaso dalla de F.
Mondati di alcune palesi assurdità, gli scolii arseniani ricompaiono nell’edizione di
Jo. Barnes (Cantabrigiae 1694); una nuova fonte, il ms. Oxford, Barocci 74 («sec. XVI
ineuntis», a dire del Coxe, e di ovvia provenienza veneta), coi soli scolii alla triade euripidea +
Aesch. Prom., è invece alla base dell’altra edizione cantabrigiense della triade con scolii ad
opera di J. King (1726). Questo ms. è mutilo degli scolii a partire da Phoe. 1539 e, a dire di
A. Turyn, The Manuscript Tradition of the Tragedies of Aeschylus, New York City 1943, 21
(affermazione ripresa da Günther, The Manuscripts cit. 122), il materiale eschileo che esso
presenta, vergatovi da una seconda mano, proverrebbe dal Paris. gr. 2070, scritto da Ars.
medesimo. Nel secolo e mezzo che trascorre tra King e Dindorf due tappe ancora sembrano
degne di menzione, precisamente l’edizione franequerense (1755) di Phoe. con scolii ad opera
di L.K. Valckenaer, in cui il filologo batavo sottopone anche il materiale metrico tricliniano
a un’accurata revisione critica sulla base del confronto colometrico, e l’edizione della scoliastica
contenuta nei volumi IV (1817) e V (1818) dell’opera euripidea di August Matthiae.
Qual è, infine, la fonte del materiale metrico per Dindorf? L’insolitamente lunga e
dettagliata Praefatio del filologo lipsiense non ne fa cenno, e invano si cercherebbe la
risposta nella letteratura successiva, che pare schivare il problema. A dire della de F. (p. 9),
l’edizione si sarebbe compiuta «nicht auf dem uns erhaltenen Autograph des Triklinius […]
sondern auf einer späten unzuverlässigen Abschrift»: ma Dindorf (come prima di lui Matthiae),
in s i n g o l a r e c o i n c i d e n z a col lavoro e coll’antigrafo barocciano di King, non
procede oltre lo scolio metrico a Phoe. 1539 (il materiale sino al termine del dramma verrà
490 «EIKASMOS» XIV (2003) - RECENSIONI

successivamente supplito direttamente da T, assieme a una cospicua serie di correzioni e


aggiunte, da H. Wagenvoort, Demetri Triclinii scholia metrica e codice Angelico aucta et
emendata, «Mnemosyne» n.s. XLI [1913] 313-332). S’insinua insomma il sospetto di avere
a che fare nella sostanza, da Arsenio a Dindorf, con un’unica incompleta vulgata senza
l’apporto di nuovi testimoni manoscritti, se non per il mutilo Barocciano del King.
A evidenziare la complessità della situazione ci limiteremo, in conclusione, a un caso,
peraltro illuminante. Nella strofetta monostrofica Or. 1369ss. i cola decimo e undecimo
sono, nella colometria tricliniana (de F., p. 180), taurovkrano" ajgkavlai" / eJlivsswn kuklei'
cqovna (dunque apparentemente – ∪ – ∪ –– ∪ – e ∪ – – ∪ – ∪∪). L’interpretatio relativa
suona (de F., p. 74): to; iV paiwniko;n divmetron ajkatavlhkton, ejk paivwno" prwvtou kai;
krhtikou'. to; iaV ajntispastiko;n divmetron katalhktikovn, ejx ajntispavstou kai; daktuvlou,
implicando per il primo colon (– ∪∪∪ – ∪ –), un’abnorme scansione del dichronon in
taurovkríno". Ars. (p. 129) concludeva questo scolio con le parole to; iV paiwniko;n divmetron
ajkatavlhkton, ejjx ajntispavstou kai; daktuvlou, dove sembra evidente il salto tra ajkatavlhkton
del colon decimo e katalhktikovn del successivo. Ma Dindorf (21,18-20) stampa, attribu-
endolo a King, un testo to; iV trocaiko;n eJfqhmimerev". to; iaV paiwniko;n divmetron ajkatavlhkton,
ejjx ajntispavstou kai; daktuvlou. In verità King si limitava a modificare la mutila descriptio
arseniana, notando (p. 391) «to; I (lege to; IA)», e l’integrazione trocaiko;n eJfqhmimerev"
(che, si badi, perfettamente si attaglia al colon taurovkrano" ajgkavlai") compare solo nel-
l’edizione di Matthiae (p. 499), che stampa «to; iV (trocaiko;n eJfqhmimerev". to; iaV) haec
add. King». Non viene dunque chiarita l’origine della scansione alternativa per il colon
decimo; in ogni caso, la fonte ms. di King sembra evidenziare la medesima lacuna rifluita
in Ars., che non sarà verisimilmente da imputare al primo editore, ma alla sua fonte: un’im-
pressione analoga sembrano dare altre varianti, dove Ars. e King si oppongono a T, indu-
cendo al sospetto che il Barocciano di King sia molto prossimo alla ignota fonte dell’umanista.

Il lavoro della de F., indubbiamente opportuno, risulta tuttavia, in sintesi, al-


quanto affrettato: pur rimpiazzando il Dindorf, e nella sostanza la Vulgata Arseniana
che in modo spesso acritico vi confluisce, esso si limita a presentare (in veste non
sempre felice9) una diplomatica dell’autografo tricliniano nell’Angelico T, rinun-
ciando a indagare i molti problemi della sua tradizione e del suo Fortleben umanistico.

Trieste ANDREA TESSIER

1
Secondo quanto s’è tentato di argomentare in Demetrio Triclinio (ri)scopre la responsione,
in B. Gentili e Franca Perusino, La colometria antica dei testi poetici greci, Pisa-Roma 1999, 31-49.
2
Dove il testo scoliastico metrico appare frammisto a scolii esegetici e parafrasi, dei quali
si sono ipotizzate le fonti rispettivamente in un esemplare molto prossimo al Paris. gr. 2713
(Dindorf, o.c. I xxii) e nel Marc. gr. 469 (A. Turyn, The Byzantine Manuscript Tradition of the
Tragedies of Euripides, Urbana 1957, 68ss.).
3
Così lievemente precisando la prima proposta di G. Zuntz, A Fragment of a Euripides
Manuscript in the John Rylands Library, «Bulletin of the John Rylands Library» XL (1967) 497-
517: lo Z. infatti, non ravvisandovi le filigrane e fraintendendone la carta per orientale, lo datava
alla metà del medesimo secolo.
4
Sarà verisimilmente il caso comunque, una volta per tutte, di abbreviarne l’infelice eti-
«EIKASMOS» XIV (2003) - RECENSIONI 491

chetta: essa fu ideata dal compianto O.L. Smith che, oltre al ‘Parmense’ Fp (siglum Tp ap.
Mastronarde-Bremer, a rimarcarne la da altri disputata discendenza tricliniana) ne utilizzava,
ignorandone e poi misconoscendone l’autore, il ben più tardo rappresentante Modena, Est. a.U.9.22
gr. 93 (Mo), opera certa di Andronico Callisto (vd. E. Gamillscheg, Supplementum Mutinense,
«Scrittura e civiltà» II [1978] 231-243), quindi della metà del secolo successivo: tra l’altro la de
F. non menziona quest’ultimo ms.
5
È arduo non convenire con l’affermazione di Günther (o.c. 190s.) che Triclinio «must
have been aware of the principle of metrical responsion from the very start of his work», e che,
al di là di affermazioni di tono mistico del bizantino, la profonda conoscenza dell’esempio
aristofaneo e pindarico gli abbia fatto da guida nell’interpretazione metrica (vd. supra, n. 1).
6
Naturalmente non si vede perché la datazione del vettore Fp, piuttosto sicura, debba
necessariamente avere a che fare con la data della r e d a z i o n e del materiale scoliastico vergatovi,
ma questo è altro discorso.
7
L’interrogativo è, se possibile, più vivo a proposito di Pp: questo esemplare infatti trascri-
ve sì il materiale scoliastico ‘Parma’ «from an ancestor of Fp» (Günther, o.c. 140) ma esibisce
una colometria «often widely different from that of Fp» anche nel numero di cola, con palese
discrasia nella giustapposizione di scolii metrici descriventi un altro modello.
8
Ciò che, com’è stato opportunamente evidenziato di recente (E.V. Maltese, Ortografia
d’autore e regole dell’editore: gli autografi bizantini, in AA.VV., L’edizione critica tra testo
musicale e testo letterario. «Atti del Convegno internazionale – Cremona, 4-8 ottobre 1992»,
Cremona 1995, 261-285), richiede, contro la prassi violentemente normalizzatrice spesso adottata,
particolari cautele. La de F., tuttavia, che afferma programmaticamente di tenersi «im wesentlichen»
all’ortografia di T, forse eccede nel non normalizzarne alcune palesi incoerenze: ad es. p. 30 r. 3
paivono", r. 8 paivwno", r. 12 paivono", r. 13 paivwno", p. 63 r. 8 ijqufalikou', p. 64 r. 12 ijqufaliko;n,
r. 19 ijqufallikou', p. 104 r. 6 d.b. ejpw/dika; ... ejpwdikhv. Ci si può infine chiedere se a p. 46 r. 18
ejpi ijwniko;n e n. 19 «voluit ejpi; ijwniko;n T» Triclinio non abbia invece inteso ejpiwniko;n. La prassi
relativa all’ossitona prima di interpunzione è infine quanto meno ‘dwindling’ tra acuto e grave: vd.
ad es. in rapida successione p. 36 r. 8 ijambiko;n, r. 11 kaqaro;n, r. 21 katalhktiko;n ma r. 23
ijqufallikovn, r. 26 penqhmimerev", etc. Un discorso a parte merita tiv" nel lemma di Hec. 58 (p. 17
r. 3): nelle edizioni moderne del testo drammatico, l’indefinito è rappresentato dal consueto ti"
enclitico, ma T (f. 6v, ripetuto nel testo drammatico f. 8r: controllo su microfilm) ha effettivamente
l’acuto rilevato dalla de F. Andrebbe comunque almeno ricordato che qui l’uso moderno confligge
vistosamente con quello medievale (cf. J. Noret, Quand donc rendrons-nous à quantité d’indéfinis,
prétendument enclitiques, l’accent qui leur revient?, «Byzantion» LVII [1987] 191-194).
9
Alcuni errori o refusi: p. 11 r. 16 e p. 12 r. 13 Appendix colometria (colometrica); p. 18 n.
2 la citazione di 262,25s. Consbruch non riguarda Efestione, ma il suo epitomatore Cherobosco;
p. 22 r. 13 liopav (loipav); p. 24 r. 1 d.b. ajnakukluvsei (ajnakuklhvsei); p. 25 r. 7 kwvlw (kwvlw/);
r. 1 d.b. to;n kw'lon (to;); p. 27 r. 4 d.b. manca l’interpunzione tra bracuvnetai ed ei[rhtai; p. 28
r. 5 d.b. ejpodou' (ejpw/dou'); r. 2 d.b. ejpwdikhv (ejpw/dikhvv); p. 29 intestazione dello sch. 647-565
(665); p. 30 r. 1 ajdovmenon (a/jdovmenon); p. 38 r. 2 kajn tau'qa (kajntau'qa); ibid., lemma sch. 1024-
1034a ou[tw (ou[pw); p. 39 r. 23 kai; duvo sullabh'" ajdiafovrwn (sullabw'n); p. 41 r. 4 manca
l’interpunzione tra ejmou' e eu{rhtai; p. 42 r. 2 manca l’interpunzione tra perivodo" e duvo; r. 13
provtou (prwvtou); r. 24 aij (aiJ); p. 46 r. 16 katalektiko;n (katalhktikovn); p. 50 r. 19 ijwnikh'"
(ijwnikw'"); p. 52 r. 4 kretikou' (krhtikou'); p. 59 r. 8 manca l’interpunzione tra suzugiva" e mevson;
p. 60 r. 8 e r. 1 d.b. ejpwdou' (ejpw/dou'); p. 65 r. 1 ajnapistiko;n (ajnapaistiko;n); p. 70 r. 14
ijsomevtron (ijsomevtrwn); p. 75 r. 19 ejn eijsqevsi (ejn eijsqevsei); p. 117 r. 3 d.b. w}n (w|n); p. 119 r.
13 oJ (o}); p. 129 r. 13 ejpodikovn (ejpw/dikovn); r. 17 ejpisfagivzousa (ejpisfragivzousa); p. 241 r. 3
emendaza (emendata); r. 11 Konegelige Sammling (Kongelige Samling).

Potrebbero piacerti anche