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Diritto Pubblico - Costituzionale

di Antonio Amato
Questi ottimi appunti riassumono il manuale di Diritto Pubblico. Sono
un'indispensabile compendio per superare l'omonimo esame, contenendo tutte
le definizioni chiave alla base della materia: da quella della nostra forma di
governo, al parlamento, all legislazione italiana... Ogni caposaldo del diritto
viene approfonditamente specificato e descritto nelle sue diverse funzioni.

Università: Istituto Universitario Navale di Napoli


Facoltà: Giurisprudenza
Esame: Diritto Pubblico
Titolo del libro: Diritto Costituzionale
Autore del libro: Bin R., Petruzzella G.
Editore: Cedam
Anno pubblicazione: 2008
Antonio Amato Sezione Appunti

1. Definizione del termine "diritto"


Il termine diritto è utilizzato in senso:
-soggettivo: indica il poter agire per il soddisfacimento del proprio interesse, protetto dall’ordinamento
giuridico; indica una pretesa (“è un mio diritto”);
-oggettivo: legge che preside al regolamento delle relazioni sociali (ordinamento giuridico).
Tra i due significati vi è forte interdipendenza: perché una pretesa ha senso solo quando si incontra un
insieme di norme capaci di soddisfarla.
In termini pratici, il diritto è lo strumento con cui la vita sociale si da un’organizzazione. Esso si distingue
in:
-pubblico: complesso di norme che disciplinano la formazione e l’organizzazione dei pubblici poteri e i
rapporti tra l’autorità costituita e i privati;
-privato: disciplina i rapporti tra i soggetti privati che si muovono in condizioni di parità.
Dal ceppo del diritto privato derivano il dir civile, il dir commerciale, dir di famiglia ecc.
Dal ceppo del diritto pubblico, invece, derivano il dir costituzionale, tributario, penale ecc.
E’ importante sottolineare che, il diritto costituzionale è quel ramo del diritto pubblico che studia principi e
norme fondamentali dello stato, dei cittadini e di tutti gli altri soggetti della comunità contenuti nella
costituzione. I suoi elementi fondamentali sono:
1)fonti del diritto: meccanismi con cui si producono le norme giuridiche nell’ordinamento italiano;
2)organizzazione costituzionale dello stato: rapporti tra gli organi costituzionali (forma di governo)e quelli
fra lo Stato e il popolo(forma stato).
3)libertà e diritti costituzionali;
4)giustizia costituzionale.

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2. Definizione di potere sociale


Il potere sociale è la capacità di influenzare il comportamento di altri individui. In base alla risorsa
impiegata per esercitare tale azione di influenza esso si divide in:
-economico: si avvale del possesso di beni, per indurre coloro che non li posseggono a seguire una
determinata condotta;
-ideologico: si avvale del possesso di forme sapere, per esercitare un’ azione di influenza sui membri di un
gruppo inducendoli a compiere certe azioni;
-politico: è quello che ha la possibilità di ricorrere alla forza, per imporre la propria volontà.

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3. Definizione di Stato: Burocrazia e Sovranità


Particolare forma storica di organizzazione del potere politico che esercita il monopolio legittimo della
forza, su una comunità di individui stanziata su un territorio, servendosi di apposite strutture amministrative.
Lo stato moderno si afferma, a partire dal 16° sec, con l’espropriazione dei poteri ecclesiastici e feudali e
l’eliminazione dei privilegi cetuali: ed in particolare, lo stato moderno, acquisendo il monopolio della forza
legittima, costituisce, riesce ad assicurare quell’ordine che la dispersione del potere politico che il sistema
feudale aveva reso precario durante i secoli.
Ciò che differenzia lo Stato moderno dalle altre organizzazioni di potere politico, è:
A)sovranità(ovvero la concentrazione di potere in un'unica istanza): che si distingue in:
-interna: posizione di supremazia dello stato verso gli individui che risiedono sul suo territorio;
-esterna: posizione di indipendenza dello stato da qualsiasi autorità statale straniera.
Dopo l’affermazione dello stato moderno si è posta la questione di “chi” esercitasse effettivamente il potere
sovrano. Al riguardo vanno ricordate 3 teorie:
1)Stato come persona giuridica(fine 800 inizio 900): stato come soggetto di diritto, titolare della sovranità;
2)Sovranità della nazione(riv francese 1789): nazione l’unica vera depositaria della sovranità;
3)Sovranità popolare(Rouseeau): fa coincidere la sovranità con la volontà del popolo sovrano, che esercita la
sovranità stessa senza ricorrere a rappresentanti.
Anche se nel 900’ il principio della sovranità popolare ha trovato generale applicazione, ma ha perso quel
carattere di assolutezza che aveva nel sec precedente, per 3 motivi:
a)affermazione di sistemi di democrazia rappresentativa;
b)rigidità delle costituzioni moderne;
c)l’affermarsi, nella seconda metà del 900, delle organizzazioni internazionali, che limita progressivamente
la sovranità esterna degli stati.
B)il servirsi di una burocrazia professionale: in quest’ottica bisogna definire lo stato come un congiunto
organizzato di amministrazioni diverse, infatti accanto ad esso sono attivi una serie di enti pubblici, cioè
istituti operanti per il soddisfacimento degli interessi comuni ad una determinata comunità, quindi tali enti
perseguono interessi pubblici.

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4. Definizione del termine territorio in ambito giuridico


Il territorio è dove lo stato può esercitare la sua sovranità. Esso è costituito da:
-terraferma: superficie terrestre compresa nei confini dello stato, definiti da trattati internazionali;
-mare territoriale: fascia costiera di mare su cui si esercita la podestà dello stato, che per la maggior parte
degli stati è fissata in 12 miglia marine(vale anche per l’Italia, art.2 cod della navigazione);
-piattaforma continentale: parte del fondo marino di profondità costante(zoccolo continentale) che circonda
le terre emerse prima che la costa sprofondi negli abissi marini. Gli stati possono riservare a sé
l’utilizzazione esclusiva delle risorse estraibili dalla piattaforma continentale, ma devono assicurare la
libertà delle acque.
-spazio aereo sovrastante la terraferma e il sottosuolo; territorio fluttuante(navi e aerei mercantili e
militari);sedi diplomatiche all’estero.
Tra gli stati dell’unione europea si è creato uno spazio senza frontiere interne, in base al principio di
un’economia di mercato aperta.

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5. Definizione del termine Cittadinanza in ambito giuridico


E’ la condizione giuridica di chi appartiene ad un determinato stato, o più precisamente, l’insieme dei
diritti(elettorato attivo e passivo) e dei doveri(rispetto delle leggi)che l’ordinamento riconosce al cittadino.
L’ordinamento italiano disciplina i modi d’acquisto della cittadinanza con la L.91/1992 e con il relativo
regolamento di esecuzione adottato con il D.P.R.572/1993.
Inoltre, il trattato sull’U.E. del 92’(trattato di Maastricht) ha introdotto l’istituto della cittadinanza
dell’Unione( art.17-22 tr.CE) che si affianca ed integra quella nazionale ma non la sostituisce. Essa riguarda
una serie di dir che spettano al cittadino, come la libera circolazione nei paesi dell’Unione, il dir
dell’elettorato nelle elezioni europee e il dir di rivolgersi alle istituzioni dell’Unione.

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6. Definizione del concetto "forma di stato" in ambito giuridico


Per forma di stato si intende il rapporto che corre tra governanti e governati(tra stato e popolo);
Per forma di governo, invece, si intende, il modo con cui le funzioni dello stato sono distribuite ed
organizzate fra i singoli organi costituzionali (rapporti fra gli organi costituzionali).
E’ quindi evidente che la forma di stato, ovvero il modo in cui lo stato risulta strutturato nella sua totalità,
condiziona necessariamente la forma di governo che in esso viene adottata.

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7. Classificazione delle forme di stato in ambito giuridico


Abbiamo le seguenti forme di stato:
1)Assoluto: è la prima forma di stato dello Stato moderno, nasce in Europa tra il 400 e il 500 e si è afferma
nei 2 secoli successivi. Nello stato assoluto:
-il potere pubblico è concentrato nelle mani del sovrano e dei suoi funzionari: la volontà del re era la fonte
primaria del diritto e quindi ciò che egli voleva aveva efficacia di legge. Il potere del re non incontra limiti
legali, perché è ritenuto di origine divina;
-la società è divisa in classi con attribuzione di privilegi all’aristocrazia.
2)Liberale: è il frutto dell’assunzione del controllo dell’apparato statale da parte della borghesia e della sua
volontà di limitare gli arbitrii del sovrano, in seguito alla rivoluzione francese del 1789. Le sue
caratteristiche sono:
-ogni funzione pubblica è attribuita ad un potere distinto: per evitare che concentrazioni di attribuzioni
possano spianare la strada alla tirannia;
-riconosce e garantisce a tutti i cittadini il dir di proprietà e di iniziativa economica(per questo si parla anche
di stato di diritto);
-il dir di voto è garantito solo ad un numero ristretto di individui dotati di certi requisiti di classe;
Fattore fondamentale per la sua formazione è l’avvento di un economia di mercato legata ai modi di
produzione capitalistici, basati sulla distinzione fra i soggetti proprietari dei mezzi di produzione e salariati.
3)Pluralista: si tratta di uno stato pluriclasse dove è riconosciuto il suffragio universale e accanto ai dir di
libertà fondamentali sono riconosciuti anche i dir sociali. Il suo elemento fondamentale è la
nascita dei partiti di massa che per rappresentare gli interessi della classe proletaria, diventano
organizzazioni permanenti, capaci di mobilitare milioni di persone e di integrarle nelle istituzioni, così da
proiettare il conflitto sociale nelle aule parlamentari.
4)Totalitario: in alcuni paesi come Germania e Italia, al problema del conflitto sociale si è risposto
utilizzando le strutture di stati totalitari per ottenere un’integrazione coatta delle diverse classi sociali. I
presupposti comuni alle esperienze degli stati totalitari(fascista, nazionalsocialista) furono:
-figura del capo: che concentra su di se la gran parte dei poteri;
-il ruolo centrale del partito unico: nella mobilitazione e nell’indottrinamento delle masse.
5)Socialista: ha tentato di tradurre in concreta realtà storica i principi del marxismo-leninismo, dapprima in
Russia e poi negli altri paesi asiatici.
I suoi caratteri principali sono:
-presenza di un unico partito: che guida le sorti del paese e si identifica con le strutture statali;
-collettivizzazione dei mezzi di produzione: con la conseguente abolizione della proprietà privata e dei
mezzi di produzione.

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8. Definizione del concetto "Stato sociale" - Welfare State


Con il tracollo economico del 1929 ci fu l’ampliarsi dell’intervento dello stato nel settore economico al fine
di arginare gli effetti catastrofici della crisi e per dare riconoscimento, accanto ai diritto civili anche a quelli
sociali.
Strumenti privilegiati dello stato sociale sono la politica fiscale, con la quale procedere ad una
redistribuzione del reddito, e la politica della spesa secondo linee che sono state teorizzate negli anni 30’ da
Keynes.
Negli anni 80’ lo stato di democrazia pluralista ha dovuto affrontare nuove sfide:
a)crisi fiscale: alla luce di ciò gli stati si sono impegnati nella riduzione delle proprie spese, per far quadrare
i bilanci;
b)globalizzazione: sottrae allo stato controllo sulle attività un tempo governabili.
Le soluzioni che gli stati stanno adottando per far fronte alle nuove sfide sono:
-riduzione dell’erogazione di alcuni servizi pubblici;
-ricorso al princ di sussidiarietà, sia trasferendo la responsabilità di alcuni servizi agli enti + vicini al
cittadino(sussidiarietà verticale)sia attribuendo compiti un tempo statali a soggetti capaci di fornire gli stessi
servizi ad un costo inferiore (s.orizzontale).

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9. Principio di separazione dei poteri nel diritto costituzionale


Per la teoria della separazione dei poteri (Montesquieu “spirito delle leggi 1748”) ogni funzione pubblica
deve essere attribuita ad un potere distinto (legislativo: elabora leggi; esecutivo: applica leggi; giudiziario:
applica le leggi e dirime le controversie), per evitare che concentrazione di attribuzioni possano spianare la
strada alla tirannia. Tuttavia i poteri devono potersi condizionare in modo da bilanciarsi reciprocamente
secondo uno schema di pesi e contrappesi (ceck and balance): in Italia il presidente della repubblica ha
come compito principale quello di garantite gli equilibri fra i diversi poteri.
Ma l’evoluzione costituzionale ha modificato il principio della separazione dei poteri, infatti:
-la funzione legislativa: assume sempre + leggi provvedimento, ovvero regole valevoli per soggetti e
situazioni determinate, e l’esecutivo trova in alcuni sistemi la possibilità di emanare degli atti con forza di
legge, cosi come avviene in Italia per decreti legge e decreti legislativi;
-la funzione giurisdizionale: si è allontanata dai modelli tradizionali, infatti i giudici assumono sempre più
importanza per la definizione dei contenuti normativi dei testi legislativi;
-la funzione di indirizzo politico: va ad aggiungersi alle tre tradizionali forme di potere. Si tratta della
preventiva determinazione delle linee direttrici dell’azione statale a cui dovranno attenersi poi le attività
legislative ed esecutive.

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10. Definizione di Regola di Maggioranza in diritto pubblico


Per regola di maggioranza si intende:
a)strumento tecnico attraverso cui un collegio esprime le proprie decisioni: si adotta la decisione che
raccoglie il maggior numero di voti;
b)strumento con cui sono elette le assemblee rappresentative: è eletto il candidato che ottiene la
maggioranza dei voti.
c)criterio di organizzazione delle forza politiche in parlamento: le elezioni devono produrre in parlamento
una maggioranza stabile capace di sostenere i governo ed in contrapposizione dialettica con la minoranza.

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11. Definizione di Stato Unitario, Federale, Regionale


a)Stato Unitario: in esso tutte le istituzioni politiche e le strutture amministrative si collocano a livello
centrale;
b)Stato Federale: composto da governo centrale e governo degli stati membri. Le sue caratteristiche sono:
ripartizione dei poteri, tra governo centrale e governi statali; parlamento bicamerale, composto da una
camera a rappresentanza nazionale ed una rappresentativa degli stati membri.
c)Stato Regionale: esso ha una costituzione statale che riconosce margini di autonomia ad enti territoriali
dotati di propri statuti; ed è caratterizzato per il riconoscimento di competenze legislative ed amministrative
alle regioni nei limiti della costituzione statale.

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12. Definizione di Unione Europea (UE)


E’ un’organizzazione sopranazionale, la cui struttura può essere illustrata attraverso l’immagine del tempio a
3 colonne:
1)preesistenza delle 3 comunità, CEE (1957: comunità economica europea), CECA (1951: comunità
europea del carbone e dell’acciaio), EURATOM (1957: comunità europea per l’energia atomica): si tratta di
organizzazioni sovra-nazionali, che con il trattato di Maastricht (1992), si fondono in un'unica comunità cioè
la comunità europea (CE), ovvero il pilastro primo dell’Unione Europea.
2)politica estera e di sicurezza comune (PESC);
3)cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale.
Il conseguimento degli obiettivi comunitari è stato affidata dai trattati a varie istituzioni:
1)Parlamento Europeo: ha sede a Strasburgo; esprime parere sull’attività legislativa della comunità ed
interviene con poteri molto ampi sulle questioni di bilancio; è composto da 626 membri eletti a suffragio
universale diretto e durano in carica 5 anni;
2)Commissione: ha sede a Bruxelles. E’ l’organo esecutivo dell’Unione: è il motore di tutta l’azione
comunitaria perché promuove e sviluppa le politiche previste dai trattati, per il raggiungimento dei fini
comuni. E’ composta da 20 membri (con le nuove adesioni vi sarà un commissario per ogni stato).
3)Consiglio: è l’organo decisionale della comunità: esso adotta tutte le decisioni + importanti della
comunità, su proposta della commissione e dopo aver ascoltato il parere del parlamento.
E’composto dai rappresentanti degli stati membri: titolare del seggio è lo stato membro della comunità che
designa il proprio rappresentante.
4)Consiglio Europeo: è organo di cooperazione fra i paesi delle comunità europee; si riunisce due volte
l’anno;definisce gli orientamenti politici dell’unione.
5)Corte di Giustizia: ha sede a Lussemburgo; controlla che venga rispettata l’interpretazione e l’applicazione
dei trattati. E’ formata da un giudice per ogni stato membro e 8 avvocati generali, nominati di comune
accordo dagli stati membri, eletti per un periodo di 6 anni con un mandato rinnovabile; ogni 3 anni è
previsto un rinnovo parziale.

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13. Definizione di costituzione


Il termine costituzione assume diverse accezioni:
1)tratti fondamentali che caratterizzano un determinata società: in tal senso parla di costituzione anche con
riferimento a quei sistemi politici del passato che non avevano un documento solenne(costituzione egiziana).
Sono i sociologi ad interessarsi a questa interpretazione descrittiva (il sistema è descritto nella sua
organizzazione e nel suo funzionamento).
2)programma politico: in tal senso la costituzione è un documento che fa promesse ed indica le soluzioni
atte alla realizzazione dei programmi. Ad essa fanno riferimento gli storici.
3)testo normativo: la principale fonte del diritto che disciplina diritto e doveri, al distribuzione dei poteri e le
forme del loro esercizio. E’ questo il significato a cui guardano i giuristi.
E’ da sottolineare che tutti i sistemi politici hanno una costituzione in senso descrittivo, ma non tutti hanno
una costituzione intesa quale testo normativo, che è, invece, frutto di movimento filosofico e politico, il
costituzionalismo, che fece della costituzione scritta un obiettivo irrinunciabile, sinonimo di libertà.
Infatti, per il giurista l’emanazione di una costituzione è lo strumento con cui si esce dalla provvisorietà per
entrare nella certezza del diritto, ovvero il passaggio dal potere costituente al potere costituito, perché la
costituzione è appunto l’atto nel quale si esaurisce il potere costituente (da intendersi come potere libero
perché non vincolato da nessuna regola preesistente, prima di essa vi era il caos) e con il quale il nuovo
regime, basato sulle garanzie in essa poste, si costituisce come legittimo.
Tanto è vero che questo limite si trova trascritto nell’ultimo art della costituzione (art139) del 1948, dove si
vieta di modificare la forma repubblicana. Qualche monarchico aveva immaginato che si potesse aggirare
l’ostacolo compiendo 2 passaggi: a)abrogare l’art 139; b)sostituire le istituzioni repubblicane con quelle
monarchiche. Ma la decisione costituente non può essere rinnegata senza compiere una rivoluzione.

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14. Definizione di costituzione flessibile e di costituzione rigida


Le costituzioni possono essere:
a)Flessibili: possono essere modificate attraverso la normale attività legislativa. Tali costituzioni sono
tipiche dell’800’, sono generalmente concesse (ottriate) dal sovrano assoluto(statuto albertino 1848).
b)Rigide: sono modificabili solo attraverso un procedimento aggravato(che richiede cioè una maggioranza +
ampia rispetto a quello ordinario). Tali costituzioni sono tipiche del 900’ e sono garantite da meccanismi che
impediscono che siano adottate leggi contrarie al loro disposto. Sono costituzioni lunghe(in
contrapposizione con le precedenti che erano brevi).
Inoltre esse possono distinguersi in:
-Brevi: si limita a regolare l’organizzazione politico-amministrativa dello stato; contiene solo alcuni diritto
di libertà;
-Lunghe: oltre a regolare l’organizzazione statale e i principi fondamentali dello stato, regola i diritto e i
doveri dei cittadini.
E’ importante ricordare che:
a)valori: essi entrano nel diritto come norme dal contenuto molto generale.
b)principi e regole: costruzione che gli interpreti fanno per dare un senso coerente a quello che il costituente
o il legislatore ha scritto nelle proprie disposizioni.
I principi sono un tipo di forma giuridica, che si distingue dalle regole per il fatto di essere dotato di elevato
grado di genericità e di non essere circostanziato.
c)disposizioni: enunciati scritti dal legislatore, e le norme il significato che a tali disposizioni attribuiscono
gli interpreti.

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15. Caratteristiche della Costituzione Italiana


La costituzione italiana repubblicana entrò in vigore il 1 gennaio 1948. Essa fu approvata dall’assemblea
costituente, eletta contemporaneamente al referendum istituzionale. Si tratta di una costituzione:
-lunga: perché un consenso cosi vasto(fu approvata al 90%) si è potuto realizzare solo sommando le istanze
e gli interessi e i valori delle diverse componenti;
-aperta: perchè non pretende di individuare il punto di equilibrio fra i diversi interessi, ma si limita da
elencarli, lasciando alla legislazione successiva il compito di individuare il punto di bilanciamento.
Essa si compone di diverse parti:
a)principi fondamentali: 12 art. che contengono norme di principio come: colori della bandiera italiana
art.12, la repubblica italiana si fonda sul lavoro art.1; riconosce il lavoro come diritto fondamentale art.4;
riconoscimento delle autonomie locali art.5; tutela delle minoranze art.6; valorizzazione del patrimonio
culturale e artistico della nazione art.9;
b)Parte prima-dir e doveri dei cittadini: pone le garanzie delle libertà individuali (tit 1° rapporti civili)dei
diritto sociali (tit 2° rapporti etico-sociali) e delle libertà economiche(tit 3° rapporti-economici) nonche i
modi in cui il popolo esercità la sua sovranità (tit 4° rapporti politici).
c)Parte seconda: dedicata all’organizzazione costituzionale dello stato, cioè al parlamento, al presidente
della repubblica, al governo e ai loro rapporti reciproci, e alla disciplina della p.a.(tit 3° sezione 2°), della
magistratura(tit.4°)delle regioni e delle autonomie locali(tit 5) e delle garanzie costituzionali (tit 6), cioè la
corte costituzionale e la revisione della costituzione.
Nel titolo dedicato al parlamento vi è un importante sezione(sez 2) dedicata alla formazione delle leggi e
agli altri atti con forza di legge.
Inoltre, in + punti della costituzione sono disseminate, norme programmatiche (artt35-38-45-46 sulla tutela
del lavoro; art31 famiglia; art.6 utilizzato per annullare una norma del vecchio codice di procedura penale
che puniva l’uso di lingue straniere nel processo).

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16. Caratteristiche della Monarchia costituzionale


La monarchia costituzionale nasce con il passaggio dallo stato assoluto a quello liberale (riv francese 1789)
in applicazione del principio della separazione dei poteri. Nel tempo essa ha assunto 2 successive
configurazioni:
-monarchia costituzionale pura: caratterizzata da un rigido dualismo fra il re, cui spetta il potere esecutivo e
in parte quello giurisdizionale, e almeno una camera elettiva, espressione della borghesia emergente, cui
spetta di condividere con il sovrano il potere legislativo;
-monarchia parlamentare: in cui il governo raggiunge una certa autonomia dal re, ponendosi come organo in
grado di elaborare un programma politico che richiede il consenso della camera elettiva. Si instaura cosi un
rapporto di fiducia fra governo e camera che si affianca e si sovrappone a quello esistente fra il re e i suoi
ministri.
Nel processo di affermazione del governo parlamentare si possono identificare 2 fasi:
1)Il sistema parlamentare nasce come parlamentarismo dualista, dove:
- il capo dello stato e il governo condividono il potere esecutivo;
-il governo gode della doppia fiducia(parlamento e re);
-il capo dello stato ha il potere di sciogliere anticipatamente il Parlamento.
2)Progressivamente il dualismo fra re e parlamento andò a modificarsi a vantaggio di quest’ultimo,
determinando l’affermazione di un parlamentarismo monista, dove:
-il governo è legato da rapporto di fiducia solo verso il parlamento;
-il capo delle stato assume funzioni di garanzia;
-la controfirma diviene strumento con cui il governo si assume la responsabilità di atti adottati solo
formalmente dal capo dello stato.
Il parlamentarismo monista si afferma inizialmente in GranBretagna, dove nel rapporto di fiducia
parlamento-governo, prevale il ruolo di direzione politica dell’esecutivo. In Francia, invece, a prevalere è
stato il ruolo dell’assemblea, determinando cosi la debolezza dei governi della 3° repubblica.

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17. Caratteristiche della Democrazia Pluralista


Lo stato di democrazia pluralista si caratterizza per la presenza di una pluralità di partiti.
Per sistema di partiti si indica il numero dei partiti presenti e la forma dei rapporti intercorrenti fra loro.
Quindi si distingue:
-sistemi politici con partiti molto lontani ideologicamente fra loro: qui la polarizzazione ideologica comporta
scarse possibilità di aggregazione. Il sistema multipolare si caratterizza pre una pluralità di poli politici;
-sistemi politici con partiti non distanti ideologicamente: in cui la competizione elettorale è tra soli 2 poli. Il
sistema finisce cosi per operare da sistema bipolare e la mancanza di ideologie antisistema non esporrà a
rischi chi perde le elezioni.

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18. Caratteristiche del Governo Parlamentare


Forma di governo caratterizzata dal rapporto di fiducia che lega il governo al parlamento. Il governo è
espressione delle forze che compongono il parlamento il quale può costringerlo alle dimissioni
sfiduciandolo.
L’esigenza di garantire la stabilità del governo e l’attuazione del suo programma, ha portato alla
razionalizzazione del parlamentarismo, infatti si distingue tra parlamentarismo a prevalenza di:
-governo: caratterizzato da un sistema politico bipolare, cioè 2 soli partiti che esprimono chiaramente il
proprio candidato alla carica di primo ministro. Chi vince le elezioni gode della maggioranza parlamentare
per tutta la legislatura; il partito sconfitto opera da opposizione;
-parlamento: caratterizzato da un sistema multipolare in cui operano spesso partiti lontani ideologicamente,
quindi la stabilità del governo è sempre a rischio.

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19. Caratteristiche della forma giuridica del Presidenzialismo


Il governo dipende per l’elezione, il funzionamento e la durata dal presidente che è allo stesso tempo capo
dello stato e capo dell’esecutivo. Infatti, i ministri sono nominati e revocati dal presidente, rispondono solo
verso di lui e assumono la veste di suoi collaboratori, sono indipendenti dal parlamento.
Sia il presidente che il parlamento sono eletti periodicamente e democraticamente direttamente dal popolo,
essi esercitano poteri distinti e sono in netta separazione fra loro. Il presidente non può procedere allo
scioglimento del parlamento, ne questo può sfiduciare il primo. Tuttavia al presidente spetta un potere di
veto per impedire l’entrata in vigore dei provvedimenti legislativi già approvati dal parlamento.

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20. Caratteristiche della forma giuridica del Semipresidenzialismo


Le sue caratteristiche sono:
-Presidente eletto a suffragio universale e diretto: libero da qualsiasi legame fiduciario con il parlamento e
dotato di importanti poteri esercitabili, talvolta , anche senza controfirma ministeriale;
-Struttura bicefala del sistema sovrano: la guida del paese è condivisa dal presidente e da un governo da lui
nominato;
-Presenza di un governo legato al parlamento da rapporto fiduciario.
La possibilità che la maggioranza presidenziale sia diversa da quella governativa, ovvero che il presidente
ed il primo ministro siano esponenti di partiti antagonisti, espone questa forma di governo al rischio di
conflitti istituzionali.

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21. Caratteristiche delle forme giuridiche neoparlamentare e


direttoriale
Vi sono inoltre forme di governo:
a)neoparlamentare (governo israeliano dopo la riforma del 92’):
-legame fiduciario tra parlamento e governo;
-scioglimento e nuove elezioni per parlamento e primo ministro in seguito a crisi di governo;
b)direttoriale (Svizzera): si realizza quando il governo(direttorio) è scelto direttamente dal parlamento. Il
direttorio, che è allo stesso tempo governo e capo dello stato, resta al potere per tutto il periodo della
legislatura.

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22. Definizione di Legislazione Elettorale


In essa confluiscono 3 componenti:
-norme che definiscono l’area della “cittadinanza politica”, ossia l’insieme delle norme che stabiliscono i
soggetti che godono dell’elettorato attivo;
-regole sul sistema elettorale, che stabiliscono i meccanismi attraverso cui i voti espressi dagli elettori si
trasformano in seggi parlamentari;
-legislazione elettorale di contorno, formata dalle regole che stabiliscono le modalità di svolgimento delle
campagne elettorali, i modi di finanziamento della politica.
Tutto ciò per garantire la lealtà della competizione elettorale e per impedire il conflitto di interessi tra la
carica di parlamentari e altri ruoli occupati dal medesimo soggetto.

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23. Definizione di elettorato attivo e passivo


L’elettorato si divide in:
A)Attivo: consiste nella capacità giuridica di votare. L’elettorato attivo è disciplinato dall’art.48 per il quale
sono elettori tutti i cittadini che hanno raggiunto la maggiore età. Ma la capacità di votare necessita del
possesso di due requisiti positivi:
1)cittadinanza italiana: coloro che godono della cittadinanza dell’U.E. hanno riconosciuto il diritto di voto e
di eleggibilità alle elezioni comunali e a quelle del parlamento europeo.
L’art.48 cost è stato modificato dalla legge cost. 17-1-2000, n°1, che ha riconosciuto ai cittadini italiani
residenti all’estero l’esercizio del diritto di voto. A tale scopo la legge istituisce una circoscrizione estero per
l’elezione delle camere. Inoltre con la legge cost 23-1-2001, n°1 si è provveduto all’individuazione dei
deputati(12) e dei senatori(6) che appartengono al neo istituto circoscrizione estero.
2)maggiore età: la legge fissa il raggiungimento della maggiore età a 18 anni per le elezioni della camera e
25 anni per quella del senato (art.48 comma 1;art 58 comma 1). Anche i detenuti che non siano incorsi in
una causa di incapacità elettorale, sono ammessi a votare nel luogo di detenzione, mentre i malati possono
votare negli ospedali e nelle case di cura(art.8 e 9 della legge 136/1976).
Le circostanze che comportano l’esclusione del soggetto dall’elettorato sono: incapacità civile; esistenza di
cause di indegnità morale; esistenza di sentenza penale irrevocabile.
L’art.48.2 della costituz. pone i seguenti princ che caratterizzano il diritto di voto, che è:
-personale: è escluso il voto per procura;
-uguale: non si riserva a dei soggetti un voto plurimo;
-libero: ogni elettore deve poter attribuire il voto a chi ritiene + opportuno;
-segreto: per garantire l’elettore da possibili pressioni esterne(l’unica eccezione riguarda i ciechi, che
possono farsi accompagnare nella cabina elettorale);
-è dovere civico: ma paradossalmente non ci sono sanzioni per l’astensionismo.
B)Passivo: consiste nella capacità di essere eletti. Di regola chiunque è elettore è anche eleggibile, ma
differenze si rinvengono in base all’età: per l’appartenenza alla camera dei deputati è richiesto il
compimento del 25 anno di età(art.56.3), per il senato il compimento del 40° anno(art.58.2).
Da notare che se si perde l’elettorato attivo, viene meno quello passivo.

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24. Definizione di ineleggibilita’ e incompatibilita’ parlamentari


-Ineleggibilità: è dovuta alla particolare carica del soggetto, che può porlo in una posizione di vantaggio
rispetto ad altri candidati(è il caso di dirigenti di imprese che hanno rapporti con lo stato). Se in presenza di
una causa di ineleggibilità un soggetto sia comunque eletto, la sua elezione viene dichiarata nulla
dall’organo competente.
Le cause di ineleggibilità che sopraggiungono nel corso del mandato elettivo, prendono il nome di
ineleggibilità sopravvenute.
-Incompatibilità: impossibilità materiale di ricoprire contemporaneamente due cariche: quindi si deve optare
per l’una o per l’altra (giudice della corte costituzionale e deputato): in caso contrario è lo stesso
ordinamento che lo fa decadere da una delle due cariche. L’incompatibilità a differenza dell’ineleggibilità,
non impedisce la regolare elezione ad una carica ma impone solo una scelta tra il nuovo ed il precedente
ufficio ricoperto.
Diverso è il fondamento giuridico che sta alla base delle due figure: le ineleggibilità mirano a garantire la
parità di chances tra i candidati; invece, le incompatibilità sono volte ad assicurare che esercizio delle
funzioni elettive non sia minacciato da conflitti di interessi.
Le cause di ineleggibilità hanno natura invalidante è determinano la nullità della stessa elezione; le cause di
incompatibilità sono invece, caducanti e producono la decadenza del titolare della carica elettiva se questi
non sceglie fra le due cariche.
-Incapacità elettorale passiva: che discende dalla sussistenza di quelle cause che fanno venire meno lo stesso
elettorato attivo, il cui godimento è il presupposto dell’elettorato passivo. L’incapacità elettorale impedisce
le stessa iscrizione nelle liste elettorali e la partecipazione alla competizione elettorale.
-Non Candidabilità: divieto per alcuni soggetti di presentare la propria candidatura(è il caso di coloro che
hanno riportato condanna definitiva per alcuni delitti particolarmente gravi).

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25. Leggi che disciplinano le campagne elettorali


La legge 515/93’ ha disciplinato l’accesso agli spazi dedicati alla propaganda elettorale nei mass media e
imposto limiti alle spese elettorali dei candidati e dei partiti.
La legge 22-2-2000, n.28 prevede che le regole della par condicio si applichino a tutte le competizioni
elettorali, compresi i referendum. L’obiettivo è quello di assicurare un accesso imparziale ai mezzi di
informazione e parità di trattamento tra i soggetti politici, attribuendo a ciascuno un adeguato spazio di
comunicazione e propaganda.

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26. Caratteristiche del finanziamento pubblico dei partiti


I partiti politici per svolgere la propria attività necessitano di una certa disponibilità economica, che copra le
spese di organizzazione e propaganda. Il finanziamento pubblico dei partiti è stato formalmente abrogato
con il referendum del 93. i partiti continuano tuttavia a ricevere fondi dallo stato attraverso la formula del
rimborso per le spese sostenute durante le campagne elettorali.
A tal fine è stato costituito un apposito fondo (1 € per ogni cittadino iscritto nelle liste elettorali della camera
dei deputati).
Un rimborso è previsto anche per ogni comitato promotore di referendum.

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27. Definizione di sistema elettorale


I sistemi elettorali sono meccanismi attraverso cui il voto espresso dall’elettorato si trasforma
nell’attribuzione di seggi. Essi si distinguono in:
1)maggioritari: il seggio è attribuito a chi ha ottenuto la maggioranza dei voti. Tali sistemi si dividono in :
-a maggioranza assoluta: richiedono la maggioranza assoluta dei suffragi espressi per l’attribuzione del
seggio. Se nessun candidato raggiunge la maggioranza assoluta, è previsto un secondo turno fra i due +
votati o tra tutti quelli che hanno raggiunto una percentuale minima di voti.
-a maggioranza relativa: assegnano il seggio a chi ottiene la maggioranza dei voti, anche se questi non
raggiungono la metà + 1.
2)proporzionali: assicurano a ciascun partito un numero di seggi rapportato alla sua forza elettorale. I seggi
sono ripartiti proporzionalmente tra tutte le liste che hanno ottenuto un numero di voti almeno pari ad una
percentuale minima prestabilita(quoziente elettorale). Tali sistemi consentono un’adeguata rappresentanza
delle forza politiche minoritarie, che invece i sistemi maggioritari penalizzano.

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28. Funzione delle Elezioni Politiche


Esse sono finalizzate alla formazione dei due rami del Parlamento ed avvengono sulla base di un sistema
misto prevalentemente maggioritario, con l’attribuzione del 75% dei seggi con il criterio maggioritario e il
restante 25% con il criterio proporzionale.
Dopo le riforme elettorali del 93’, i 630 deputati della camera e i 315 membri del senato sono eletti:
per il 75%(475 deputati e 232 senatori) con la formula uninominale; e per il 25%(155 deputati e 83 senatori)
con la formula proporzionale.
La ripartizione dei seggi da attribuire con il sistema uninominale è semplice: il territorio nazionale è
suddiviso in tanti collegi uninominali e in ogni collegio è indicato il candidato che ha ottenuto il maggior
numero di voti.
L’assegnazione dei restanti 155 seggi della camera richiede un procedimento + complesso:
-in ogni circoscrizione è calcolata la cifra elettorale circoscrizionale(cioè la somma dei voti validi ottenuti da
ciascuna lista);
-per le liste che hanno ottenuto l’elezione di candidati ad esse collegati nei collegi elettorali, dalla cifra
circoscrizionale, va sottratto, per ogni candidato eletto, il numero dei voti ottenuto dal candidato arrivato
secondo nei collegi uninominali aumentato di 1(scorporo);
-i voti riportati dalle singoli liste a livello circoscrizionale vengono sommati a livello nazionale, ottenendo in
tal modo la cifra elettorale nazionale. In questa fase opera la clausola di sbarramento, che estromette dalla
ripartizione dei seggi quelle liste che a livello nazionale hanno ottenuto meno del 4% dei voti espressi;
-sono sommati i voti di tutte le liste non escluse dalla clausola di sbarramento: questa somma è poi suddivisa
per il numero dei seggi da assegnare per ottenere il quoziente elettorale nazionale. I voti ottenuti da ciascuna
lista saranno poi divisi per quest’ultima cifra ottenendo cosi il numero dei seggi spettanti alla lista.
Al Senato invece, la ripartizione avviene a livello regionale.
Le elezioni del parlamento europeo sono svolte dal 1979 sulla base di leggi elettorali diverse per ogni stato.
In Italia la materia è regolata dalla legge 18/1978, che fornisce l’unico esempio di sistema rigorosamente
proporzionale ancora esistente nel nostro paese.
I seggi attribuiti all’Italia sono attualmente 78 ed essi sono ripartiti nell’ambito di 5 grandi circoscrizioni:
Italia nord-occidentale; nord orientale; centrale; meridionale e insulare.
Per la ripartizione tra le liste concorrenti si opera così:
-si calcola il quoziente elettorale nazionale, ottenuto dividendo i numeri effettivi dei voti validi per il numero
complessivo dei seggi da assegnare(78);
-si determina la cifra elettorale di ciascuna lista;
-si divide la cifra elettorale di ciascuna lista per il quoziente elettorale e si ottiene il numero dei seggi che
spetta a ciascuna lista.

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29. Definizione di Governo


E’ l’organo esecutivo dello stato (art92cost). Esso ha funzione:
-politica: perché partecipa alla direzione politica del paese, seguendo l’indirizzo fissato dalla maggioranza
parlamentare;
-legislativa: perché può emanare norma giuridiche aventi diversa efficacia;
-di controllo: sugli atti di organi amministrativi.
Il governo è un organo costituzionale complesso, perché costituito al suo interno da + organi con
competenze autonome, ovvero:
1)Presidente del consiglio dei ministri: è colui che coordina la sua volontà con quella degli altri ministri al
fine di determinare l’indirizzo politico del governo. Oltre alle sue funzioni ha una pluralità di compiti
(rappresenta il governo; controfirma i decreti del presidente della repubblica e le leggi già firmate dai singoli
ministri proponenti; convoca il consiglio dei ministri stabilendo l’ordine del giorno).
Prima di assumere la sua funzione, egli presta giuramento di fedeltà nelle mani del presidente della
repubblica.
In base alla l. 400/88 le attribuzione del presidente del consiglio sono:
-dirige la politica generale del governo: redigere il programma del governo e chiede su di esso la fiducia;
-mantiene l’unità di indirizzo politico e amministrativo di tutti i ministri: funge da organo di coordinamento
delle esigenze dei vari settori amministrativi;
-promuove l’attività dei ministri: sollecita i ministri ad una pronta attuazione delle decisioni del consiglio e
può adottare le direttive per assicurare l’imparzialità e l’efficienza degli uffici pubblici;
-rappresenta l’intero organo governo: tiene i contatti con il presidente della repubblica, pone la questione di
fiducia, controfirma le leggi e gli atti aventi forza di legge.
La Presidenza del consiglio dei ministri è la struttura amministrativa di supporto all’attività del presidente
del consiglio. Essa gode di autonomia organizzativa e di bilancio.
2) Ministri: sono nominati su proposta del presidente del consiglio con decreto del presidente della
repubblica. Per la nomina sono richiesti requisiti, come l’essere cittadino italiano, godere dei diritto civili e
politici ed aver compiuto la maggiore età. Ogni ministro è preposto ad un ministero, costituito dal complesso
di mezzi ed uomini che si occupano della cura e del mantenimento degli interessi che fanno capo a quel
ramo della p.a. Vi sono anche ministri non preposti ad alcun dicastero, ma che svolgono le funzioni loro
delegate dal presidente del consiglio, si tratta dei ministri senza portafoglio.
Il ministro ha un duplice ruolo istituzionale:
A) Membro del consiglio dei ministri: partecipa all’elaborazione dell’indirizzo politico. In questa veste i
ministri rispondono individualmente per gli atti dei loro Ministeri, ma anche collegialmente per gli atti del
consiglio dei ministri.
B) Rappresenta il vertice dell’ apparato amministrativo (Ministero): realizza l’indirizzo politico.
Il D. Lgs 300/99’ ha ridisegnato l’amministrazione centrale dello stato nei seguenti ministeri: degli affari
esteri; dell’interno; della giustizia; difesa; dell’economia e finanze, delle attività produttive, delle
comunicazioni, delle politiche agricole e forestali, dell’ambiente e della tutela del territorio; delle

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infrastrutture e dei trasporti, del lavoro e delle politiche sociali; della salute; dell’istruzione ; dell’università
e della ricerca; per i beni e le attività culturali.
3) Consiglio dei ministri: organo collegiale composto da tutti i ministri e dal presidente del consiglio che lo
preside. La sua funzione è quella di fissare l’indirizzo politico-amministrativo dell’attività di governo,
deliberando disegni di legge, decreti legge e regolamenti.

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30. Definizione di organo governativo non necessario


Il governo può essere formato anche da organi governativi non necessari, come:
-Vicepresidente del consiglio dei ministri: il presidente del consiglio può proporre al consiglio dei ministri di
attribuire ad uno e + ministri le funzioni di vicepresidente del consiglio;
-Consiglio del gabinetto: organo istituito nel 1983, è composto dal presidente del consiglio e dai
rappresentanti dei capi delegazione dei partiti di maggioranza governativa. Egli provvede ad esaminare
preventivamente gli aspetti + rilevanti della politica governativa.

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31. Procedura di formazione del governo


Quando si apre la crisi parlamentare, il presidente della repubblica avvia le consultazioni con i presidenti dei
vari gruppi parlamentari e con i leaders dei singoli partiti al fine di sondare i vari orientamenti.
Chiuso il giro delle consultazioni, il presidente della repubblica affida l’incarico di formare il governo alla
personalità prescelta, che avvia le proprie consultazione per formare la maggioranza parlamentare che dovrà
sostenere il futuro governo. L’incarico è conferito oralmente ed accettato con riserva. Quindi sciolta la
riserva con cui il presidente incaricato aveva accettato, questi presenta la lista dei ministri che comporranno
il governo.
Poi si procede alla nomina dei sottosegretari, viceministri, e alla stesura del programma di governo che deve
essere presentato alle camere entro 10 giorni dal presidente del consiglio. Si procede al dibattito
parlamentare e si conclude con la votazione di una mozione di fiducia presentata dai capigruppo della
maggioranza. Il governo ottiene la fiducia con la maggioranza semplice fermo restando il quorum strutturale
della metà + 1 dei componenti dell’assemblea; la votazione avviene con scrutinio palese e con appello
nominale. Con la fiducia si conclude il procedimento di formazione del governo
In base agli art.92.2 e 94 cost il governo deve ottenere la fiducia da entrambe le camere, e deve presentarsi
ad esse entro 10 giorni dal giuramento.
Il giuramento costituisce l’ultima fase del procedimento di formazione di governo. Una volta nominato il
governo la legge 400/98’ prevede il giuramento con cui il governo entra in carica assumendo le
responsabilità che la cost e le leggi gli attribuiscono.
Il primo atto del nuovo presidente del consiglio è la controfirma dei decreti di nomina di se stesso e dei suoi
ministri.

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32. Definizione di mozione di sfiducia


La costituzione prevede l’istituto della mozione di sfiducia, l’atto cui il parlamento rompe il legame di
fiducia che lo legava al governo. Tale mozione deve essere:
a)firmata, da almeno un decimo dei componenti della camera;
b)motivata, cioè deve contenere l’indicazione delle ragioni per cui non si ritiene + opportuno avallare
l’orientamento politico del governo in carica;
c)votata per appello nominale, per favorire una chiara assunzione di responsabilità da parte di determina la
caduta dell’esecutivo.
Nella storia repubblicana una sola crisi di governo è stata prodotta dalla votazione di una mozione di
sfiducia, in occasione del governo Prodi nel 1998.
Per quanto riguarda i singoli ministri, i regolamenti parlamentari ammettono la mozione di sfiducia
individuale al singolo ministro, istituto legittimato dalla corte costituzionale quando, nel 1995, fu votata la
sfiducia nei confronti del ministro Mancuso, membro dell’allora governo Dini.

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33. Definizione di crisi di governo


Presentazione delle dimissioni del governo in carica in seguito alla rottura del legame fiduciario con la
maggioranza politica che lo sostiene. Le crisi si distinguono in:
-Parlamentari: in seguito a sfiducia del parlamento, che impone al governo di rassegnare le dimissioni;
-Extraparlamentari: in seguito a dimissioni volontarie del governo per motivi interni alla maggioranza.
Effetti di stabilità (rispetto alla mozione di sfiducia) per il paese ha sortito la previsione della necessità per il
governo di incassare un’investitura fiduciaria del parlamento entro dieci giorni dalla sua formazione. Quindi
l’esecutivo deve godere del sostegno di una maggioranza politica, che gli accorda la fiducia sulla base del
programma esposto al parlamento.

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34. I diversi settori della politica governativa


A)Politica di bilancio e finanziaria: determinazione delle linee fondamentali dell’intervento statale in campo
economico;
B)Politica estera: cura delle relazioni internazionali intrattenute dall’Italia (negoziazione, stipula di trattati
internazionali);
C)Politica comunitaria: rapporti tenuti con le istituzioni comunitarie;
D)Politica militare: la nostra costituì cosi disciplina il caso di emergenza bellica:
-le camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al governo i poteri necessari;
-il presidente della repubblica dichiara lo stato di guerra;
-il presidente della repubblica ha il comando delle forze armate e presiede il consiglio superiore di difesa.
Ma per il fatto che l’Italia fa parte della NATO, le guerre iniziano prima che le camere deliberino lo stato gi
guerra: le guerre si giustificano ormai sulla base di semplici decreti legge, solo dopo il presidente esprime la
propria opinione.
E)Politica informativa e di sicurezza: in base ad una legge del 1977 i servizi segreti sono posti sotto la
sorveglianza del presidente del consiglio dei ministri. I servizi di informazione sono articolati in due rami:
-SISMI(servizio per le informazioni e la sicurezza militare): svolge alle dipendenze del ministro della difesa,
compiti di controspionaggio nella salvaguardia sul piano militare, dell’integrità dello stato;
-SISDE(servizio per le informazioni e la sicurezza democratica): è alle dipendenze del ministro dell’interno,
è chiamato a difendere le istituzioni e le libertà democratiche contro ogni minaccia.
E’ al presidente del consiglio che spetta la responsabilità e il coordinamento della politica informativa e di
sicurezza. Egli può apporre il segreto di stato su tutti gli atti la cui diffusione è ritenuta dannosa per
l’integrità della Repubblica.

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35. I principi costituzionali che regolano l’amministrazione


I principi che presiedono all’attività dell’amministrazione sono:
-legalità della p. a.: tale princ impone all’amministrazione di operare conformemente alle disposizioni
normative;
-imparzialità della p.a: divieto di discriminazioni e impiego a valutare i diversi interessi coinvolti nelle sue
decisioni;
-buon andamento della p.a: obbligo per l’amministrazione stessa di svolgere la propria attività al fine
dell’efficacia e dell’efficienza;
-pubblico concorso: necessario per accedere agli impieghi delle p.a;
-principio di separazione tra politica e amministrazione: agli organi governativi spetta l’elaborazione
dell’indirizzo politico, a quelli burocratici la gestione amministrativa;
-responsabilità personale dei pubblici dipendenti: esclude forme di immunità per atti compiuti in dispregio
dei diritti.

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36. Organi ausiliari delle strutture costituzionali


Sono organi con funzioni di sostegno ad altre strutture costituzionali:
1)CNEL(consiglio nazionale dell’economia e del lavoro): organo collegiale composto dal presidente e da
121 membri(12 esperti, 99 rappresentanti delle categorie produttive, 10 delle associazione di promozione
sociale e delle organizzazioni di volontariato).
In particolare, il CNEL:
-ha funzione consultiva verso il governo e le camere, in materia di economia e di lavoro;
-ha il potere di iniziativa legislativa;
-compie studi ed indagini in materia di sua competenza.
2)Consiglio di Stato: organo di consulenza giuridico-amministrativa, articolato in 7 sezioni. I pareri che il
consiglio di stato rende alle amministrazioni statali possono essere:
-facoltativi;
-obbligatori: nel caso di: emanazione di atti normativi del governo e dei ministri; ricorsi straordinari al
presidente della repubblica;
3)Corte dei Conti: che esercita controllo:
a)preventivo di legittimità su alcuni atti dell’amministrazione;
b)successivo sulla gestione: con cui la corte verifica la rispondenza fra i risultati dell’attività amministrativa
rispetto agli obiettivi stabiliti dalla legge.

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37. Struttura del parlamento italiano


I parlamenti possono avere una struttura:
-monocamerale: sistemi che individuano nell’assemblea unica l’organo che esprime la volontà popolare;
-bicamerale: sono tipici degli stati federali e rispondono all’esigenza di avere una camera che rappresenti gli
stati membri. Negli stati non federali, invece, una seconda camera, trova ragione d’essere nel desiderio di
ponderare meglio la decisioni parlamentari. In questi casi si tratta di un bicameralismo imperfetto, cioè le
due camere hanno poteri diversi e prevale la camera bassa.
La costituzione repubblicana ha optato invece, per un bicameralismo perfetto, disegnando due camere molto
simili e dotate degli stessi poteri.
Le differenze fra le due camere sono:
-presenza di membri non elettivi al senato, per la possibilità del presidente della repubblica di nominarvi 5
senatori a vita;
-un’età diversa per eleggere i deputati e i senatori(18-25anni);
-età diversa per essere eletti deputati o senatori(25-40 anni).
La costituzione ha previsto anche il Parlamento in seduta comune, organo separato e diverso rispetto alle
singole assemblee e costituito dall’insieme dei deputati e dei senatori. Esso si riunisce per:
-elezione e giuramento del presidente della repubblica;
-messa in atto d’accusa del presidente della repubblica;
-elezione di 1/3 dei membri del consiglio superiore della magistratura e dei giudici costituzionali;
Le camere e il senato si compongono di diversi organi interni:
A)Presidente: organo che presiede ciascuna camera. Ha il potere di convocazione straordinaria della camera,
dirige le sedute e i dibattiti, esercita i poteri disciplinari e di polizia. I suoi collaboratori sono:
-4 vicepresidenti, che fanno le veci del Presidente e lo coadiuvano nei suoi compiti;
-8 segretari, che svolgono attività di compilazione e lettura dei processi verbali delle adunanze;
-3 questori, che sovrintendono al cerimoniale ed ai servizi interni e svolgono attività di polizia;
B)Gruppi parlamentari: associazioni di deputati o senatori politicamente affini, che devono dichiarare entro
due giorni dalla prima seduta dopo l’elezione(se deputati) o entro 3 giorni(se senatori) a quale gruppo
intendono iscriversi. Per costituire un gruppo parlamentare occorrono un minimo di 10 senatori o 20
deputati: coloro che non scelgono il gruppo su iscritti d’ufficio nel gruppo misto.
C)Commissioni parlamentari: sono costituite in modo da rispecchiare i rapporti tra le forze politiche in
parlamento, ed esistono presso ciascuna camera. Esse possono:
-esaminare preventivamente i disegni di legge;
-nei casi previsti dai regolamenti, procedere all’approvazione dei progetti di legge, in luogo dell’assemblea
plenaria.
Possono essere:
-temporanee: costituite per risolvere particolari questioni;
-permanenti: costituite permanentemente presso ciascuna camera e aventi competenza per materia.
D)Giunte: organi collegiali, con funzioni di:

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-controllo della corretta osservanza ed elaborazione di aggiornamenti e modifiche dei regolamenti;
-verifica dell’assenza di cause di ineleggibilità ed incompatibilità elettorali.

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38. Durata del Parlamento Italiano


Le camere durano in carica 5 anni. La costituzione prevede però dei casi in cui le camere possono esercitare
i propri poteri anche oltre il naturale termine, ovvero:
-proroga: si può disporre solo in caso di guerra; si tratta di un semplice spostamento in avanti di un termine;
-prorogatio: fa sopravvivere temporaneamente i poteri delle camere, e tende ad assicurare la continuità di
funzionamento dell’organo durante l’intervallo necessario al suo rinnovo. Durante la prorogatio le camere
possono compiere solo gli atti di ordinaria amministrazione.
Per la validità delle sedute delle camere è richiesta la maggioranza dei componenti. Le deliberazioni invece
sono valide se adottate a maggioranza dei presenti. In merito alle modalità di votazione, la regola è quella
del voto palese, costituendo il voto segreto soltanto l’eccezione, allo stesso modo anche le sedute alle
camere sono pubbliche.
Secondo i regolamenti della camera e del senato non si può discutere o decidere su materie che non sono
iscritte all’ordine del giorno, che è programmato, per un certo numero di sedute dai presidenti di ciascuna
camera: il governo può cosi far riferimento a tempi predeterminati per esaminare le iniziative legislative
volte all’attuazione del programma.
I membri del parlamento godono di alcune prerogative, atte a garantire il corretto esercizio delle loro
funzioni, ovvero:
-insindacabilità: i parlamentari non possono essere perseguiti per le opinioni espresse ed i voti dati
nell’esercizio delle loro funzioni;
-immunità penale: secondo il nuovo testo dell’art68cost (modificato dalla l.cost 3/93’) non si può arrestare
un parlamentare, ne intercettare o perquisire le sue comunicazioni, senza la preventiva autorizzazione della
camera cui appartiene, ma può essere sottoposto ad indagini o arrestato quando:
-una sentenza di condanna è divenuta irrevocabile(tale prerogativa si applica anche dopo la scadenza del
mandato parlamentare);
-commette un reato per cui è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza(prerogativa limitata alla durata
dell’ufficio).
Anche le camere godono di alcune prerogative, infatti ogni camera è dotata di:
-autonomia normativa: perché ciascuna camera adotta il proprio regolamento a maggioranza assoluta dei
suoi componenti;
-autonomia contabile: ogni camera delibera il proprio bilancio ed il proprio consuntivo;
-autodichia: delle giurisdizione esclusiva sui ricorsi relativi ai rapporti di lavoro con i dipendenti.
Quindi verso le camere vige il principio dell’insidacabilità degli interna corporis, per il quale gli atti e
procedimenti che si svolgono in ambito parlamentare sono sottratti a qualsiasi controllo esterno.
Le prerogative dei parlamenti si fondano sull’esigenza di garantire l’autonomia e l’indipendenza cost delle
camere, evitando cosi i condizionamenti esterni.
Da ricordare anche il principio di interna corporis acta, che consiste nella sottrazione a qualsiasi controllo
esterno degli atti e dei procedimenti che si svolgono all’interno delle assemblee parlamentari.

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39. Funzione del Parlamento Italiano


A)Legislativa: tale funzione secondo l’art 70 cost è esercitata collettivamente dalle due camere;
B)Parlamentare di controllo: fa valere la responsabilità del governo verso il parlamento, attraverso:
-interrogazione: domanda rivolta per iscritto da un parlamentare al governo o ad un ministro circa la
conoscenza e la verità di una determinata situazione;
-interpellanza: domanda rivolta ad un governo o ad un ministro circa i motivi o gli intendimenti della sua
condotta politica; essa mira ad ottenere una presa di posizione da parte del governo. L’interpellanza è fatta
per iscritto ed è discussa.
C)Atti parlamentari di indirizzo: atti del parlamento per indirizzare l’operato del governo, come:
-mozione: promuove una deliberazione della camera e consiste nella richiesta fatta dai singoli membri del
parlamento alla camera cui appartengono di procedere alla discussione e votazione in ordine ad un
determinato oggetto su cui una precedente interpellanza avesse lasciati insoddisfatti gli interpellanti;
-risoluzione: può chiudere un dibattito provocato da una mozione oppure da una comunicazione dle
governo.
D)Inchieste parlamentari: ogni camera può disporre inchieste al fine di acquisire elementi necessari di
conoscenza in ordine ad una determinata materia di pubblico interesse.

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40. Legge La Pergola


Per molto tempo l’ordinamento italiano ha proceduto ad adeguarsi alle direttive comunitarie con singoli
procedimenti ad hoc. Nello specifico un importante strumento di razionalizzazione della procedura di
adeguamento è la L.86/89 (legge la Pergola) che impone al governo di presentare annualmente alle camere
un disegno di lege, la legge comunitaria, con il quale sono disciplinate le modalità di attuazione
nell’ordinamento italiano delle direttive comunitarie che non presentano particolari difficoltà di attuazione.

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41. Caratteristiche del documento di bilancio dello Stato


Documento giuridico contabile contenente le indicazioni delle entrate e delle spese dello stato, relative ad un
periodo di tempo determinato (di solito 1 anno) detto esercizio finanziario.
Lo stato deve approvare:
a)bilancio preventivo: indica le entrate e le spese previste;
b)bilancio pluriennale: è elaborato sulla base delle previsioni che tengono conto sia delle leggi vigenti sia
dei provvedimenti che si intende adottare.
La presentazione del bilancio consente al governo di indicare l’equilibrio finanziario complessivo fra entrate
e spese che intende perseguire. Il carattere programmatico del bilancio è accentuato dall’obbligo di
presentare entro il 30 giugno di ogni anno un documento di programmazione economico-finanziaria che
indichi gli obbiettivi da perseguire nel successivo triennio.
Dato che, secondo il disposto dell’art81cost, con la legge di approvazione di bilancio, non è possibile
stabilire nuovi tributi e nuove spese, il margine di manovra finanziaria è abbastanza limitato. Per superare
tale ostacolo, si è previsto che, oltre al disegno di legge di approvazione del bilancio, deve essere presentato
un disegno di legge finanziaria con il quale è possibile operare modifiche ed integrazioni a disposizioni
legislative aventi riflessi sul bilancio dello stato.
Il governo è tenuto a presentare anche un rendiconto-consuntivo, che serve al parlamento per verificare se i
programmi ad esso esposti dall’esecutivo, sono stati attuati.
Se il parlamento non riesce a discutere ed approvare i bilanci entro il 31 dicembre può concedere
un’autorizzazione al governo per l’esercizio provvisorio del bilancio; tale autorizzazione deve essere
concessa con legge e per periodi non superiori a 4 mesi.
Va infine ricordato che la nostra costituzione, all’81 impone che ogni legge che impone nuovi o maggiori
spese deve individuare anche gli strumenti finanziari idonee a farvi fronte (obbligo di copertura finanziaria).

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42. Ruolo del Presidente della Repubblica Italiana


Nei sistemi parlamentari il capo dello stato assume ruoli:
-di garanzia costituzionale: estraneo alla determinazione dell’indirizzo politico e volto alla tutela del corretto
funzionamento del sistema;
-di governo: nei casi in cui gli siano attribuite capacità di indirizzo qualora il sistema non sia in grado di
funzionare efficacemente.
La nostra costituzione non indica quale sia il ruolo del presidente della repubblica, ma si limita a descrivere
le modalità di elezione e ad attribuirgli specifici poteri, che sono in funzione delle diverse fasi politiche,
infatti quando fra i partiti:
a)non esistono alleanze stabili (le coalizioni si formano solo dopo le elezioni) al presidente della repubblica
competono scelte come lo scioglimento o meno delle camere, e la scelta del presidente del consiglio;
b)esistono alleanze stabili (le coalizioni si formano prima delle elezioni) al presidente della repubblica non
resta che esercitare poteri di garanzia dei valori costituzionali.

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43. Modalità di elezione del Presidente della Repubblica Italiana


Egli è eletto dal parlamento in seduta comune, integrato da 3 delegati per ogni regione(Valle d’Aosta che ne
designa uno solo). L’elezione si svolge a scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dei componenti nei
primi tre scrutini e a maggioranza assoluta dal quarto in poi: per far si che il capo dello stato sia al massimo
l’espressione della volontà del popolo. La presenza di delegati regionali rafforza il ruolo del capo dello stato
di rappresentante dell’unità nazionale. Il parlamento è riunito dal presidente della camera 30 giorni prima
che scada il mandato presidenziale.
I requisiti per l’elezione a presidente della repubblica sono: cittadinanza italiana; età non inferiore a 50 anni;
pieno godimento di diritto civili e politici: sono esclusi da questa come da ogni altra carica elettiva i
discendenti di casa Savoia.
L’elezione avviene a scrutino segreto, e risulta eletto:
-nei primi 3 scrutini, che ha ottenuto la maggioranza dei due terzi dei voti;
-negli scrutini successivi, chi ottiene la maggioranza assoluta dei voti(cioè la metà + 1 dei voti).
L’ufficio di presidente della repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica e dura 7 anni, dalla data di
giuramento di fedeltà alla repubblica presentato dinanzi alle camere riunite in seduta comune.

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44. Definizione di Controfirma Ministeriale


La controfirma ministeriale è un requisito di validità dell’atto e rende irresponsabile il presidente per l’atto
adottato, trasferendone le responsabilità al governo.
Si distingue tra:
1)Atti formalmente e sostanzialmente presidenziali: cioè quelli adottati dal presidente della repubblica, ma il
cui contenuto è definito dal governo, per i quali a controfirmare deve essere il ministro proponente, ovvero:
-Atti di nomina di: 5 senatori a vita; 5 giudici della corte costituzionale;
-Rinvio delle leggi: se il presidente della repubblica riscontra dei vizi nell’atto, può rinviare la legge alle
camere chiedendo una nuova deliberazione. Il rinvio deve essere accompagnato da un messaggio motivato;
-Messaggi presidenziali: tipico atto presidenziale che non può interferire nell’azione degli altri organi
costituzionali, ne entrare nel merito del programma politico del governo;
-Convocazione straordinaria di ciascuna camera;
-Esternazioni atipiche: ovvero quelle rivolte alla pubblica opinione o al popolo.
2)Atti formalmente presidenziali ma sostanzialmente governativi: cioè quelli adottati dal presidente della
repubblica, per i quali a controfirmare è il ministro competente in materia, cioè:
-Promulgazione delle leggi e emanazione dei decreti governativi aventi valore di legge: la produzione delle
leggi spetta al parlamento, quindi il presidente della repubblica è chiamato a collaborare al procedimento
legislativo solo per attribuirle efficacia.
Quanto all’emanazione dei decreti governativi, il presidente della repubblica emana: decreti legislativi e
decreti legge; regolamenti governativi;
-Nomina dei funzionari dello stato;
-Concessione di commutazione delle pene e della: grazia: atto di clemenza di una sola persona condannata
irrevocabilmente
-Autorizzazione della presentazione alle camere di disegni di legge di iniziativa governativa;
-Conferimento delle onorificenze della repubblica;
Per gli atti adottati dal capo dello stato nelle vesti di presidente di un organo collegiale e per quelli adottati
in veste di presidente supremo della magistratura non è necessaria la controfirma ministeriale (art 89 cost): è
il caso delle esternazioni, ovvero dichiarazioni rese a titolo personale.

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45. Responsabilità del Presidente della Repubblica Italiana


Il presidente della repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni tranne
che per alto tradimento o per attentato alla costituzione: non si può procedere contro di lui fino a che resta in
carica.
Dal punto di vista politico il presidente non ha responsabilità degli atti presidenziali: se un atto di governo a
cui il presidente della repubblica partecipa, appare politicamente censurabile, la critica non lo può
riguardare.

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46. Supplenza del Presidente della Repubblica Italiana


In caso di impedimento temporaneo le funzioni del presidente della repubblica sono esercitate dal
presidente del Senato (che però deve limitarsi agli atti di ordinaria amministrazione); in caso di impedimento
permanente (morte o dimissioni) il presidente della camera dei deputati indice l’elezione del nuovo
presidente della repubblica entro 15 giorni(art 86).
La cessazione dall’ufficio di presidente delle repubblica può avvenire per: morte; fine dei 7 anni; dimissioni;
impedimento permanente; decadenza (viene meno uno dei requisiti di eleggibilità); destituzione (a seguito di
condanna per alto tradimento o attentato alla costituzione).
Allo scadere del mandato, il presidente della Repubblica diventa di diritto senatore a vita a meno che non vi
rinunci.

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47. Procedura di scioglimento anticipato del Parlamento Italiano


In base all’art.88, il presidente della repubblica può sciogliere le camere, ma:
-ma non prima di aver sentito il parere obbligatorio ma non vincolante dei presidenti delle camere;
-non può esercitare tale potere negli ultimi 6 mesi del mandato (semestre bianco)salvo che essi coincidano
con gli ultimi 6 mesi della legislatura.
Quindi appurata l’impossibilità di soluzionare la crisi, il decreto di scioglimento è controfirmato dal
presidente del governo dimissionario, che resta in carica per l’ordinaria amministrazione.

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48. Le regioni nella storia costituzionale italiana


La costituzione italiana aveva disegnato uno stato regionale, infatti alle regioni era riconosciuta:
-autonomia politica: cioè la capacità di definire un proprio indirizzo politico, eventualmente anche diverso
da quello statale(artt155-127);
-autonomia legislativa e amministrativa: nelle materie indicate dalla costituzione (art 128-133).
Le regioni cui applicare tale disciplina erano 15(quelle definite ordinarie) alle quali si aggiungevano altre 5,
ovvero Sicilia, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Trentino alto Adige, Valle d’Aosta, dotate di + ampia
autonomia definita negli stessi statuti approvati con legge costituzione (regioni speciali). L’autonomia
particolare era riconosciuta anche alle province autonome di Trento e Bolzano.
La costituzione provvedeva a riconoscere autonomia anche ad organismi subregionali, comuni e province,
con la differenza che:
-questi enti locali erano dotati della sola potestà regolamentare e non legislativa;
-la loro autonomia era definita dalle leggi dello stato e non direttamente dalla costituzione.
Negli anni 90’ si avverti l’esigenza di profonde riforme:
1)Si ebbe il primo ordinamento delle autonomie locali(l.142/90) in base al quale province e comuni
poterono dotarsi di propri statuti;
2)Legge sul conferimento di funzioni statali a province, regioni e comuni, improntate all’attribuzione agli
enti locali di tutte le funzioni amministrative( l59/97’:legge Bassanini);
3)Legge costituzionale sulla forma di governo delle regioni ordinarie(1/99)che introdusse l’elezione diretta
del presidente della regione e rafforzò l’autonomia statuaria delle regioni;
4)Legge costituzione di modifica del tit 5° della costituzione(l.cost n3/2001) che prevede una repubblica
delle autonomie, articolata su + livelli di governo ciascuno dotato di autonomia politica costituzionalmente
garantita(federalismo amministrativo e fiscale).

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49. Ripartizione delle competenze fra Stato, Regioni ed Enti Locali


Prima della riforma della legge costit 3/2001 l’autonomia delle regioni era configurata come diversa da
quella degli enti locali (solo le prime rinvenivano nella costituzione i princ del loro ordinamento e la
determinazione delle proprie competenze).
Nel testo costituzionale vi era inoltre una specifica disposizione che poneva le regioni in un rapporto di
sovraordinazione rispetto agli altri enti locali, perché attribuiva alle prime il potere di esercitare un controllo
di legittimità sugli atti delle province e dei comuni, controllo effettuato dai comitati regionali di controllo. Si
tratta di una disposizione abrogata dalla riforma costituzionale del 2001.
Il titolo 5° della parte seconda della cost (dedicato alle autonomie territoriali) è stato completamente
modificato dalla legge costituzione 18 ottobre 2001,n3, ed in particolare gli articoli:
1)114 (fonti degli enti locali): definisce comuni, province e regioni come enti autonomi con propri statuti,
elaborati secondo i pric fissati dalla cost. Si tratta di enti derivati e l’autonomia ad essi concessa è
disciplinata dalla cost.
Prima della riforma, esso prevedeva la ripartizione della repubblica in regioni, province e comuni, ora vede
ribaltata l’elencazione degli enti territoriali, evidenziando la profonda radice territoriale del comune, l’ente
locale + vicino al cittadino. Dopo i comuni, sono elencate le province, le città metropolitane, le regioni e lo
stato. L’autonomia goduta dagli enti elencati nel nuovo art.114 è piena. Non solo le regioni speciali godono
di forme e condizioni particolari di autonomia, ma anche le regioni ordinarie. Inoltre il primo comma
dell’art114 sottolinea l’importanza del ruolo istituzionale svolto dai soggetti più prossimi ai cittadini.
Con la nuova formulazione dell’art114, sono introdotti nella costituzione due princ di fondamentale
importanza:
-è riconosciuta un’autonomia statuaria anche agli enti territoriali diversi dalla regione;
-è posto come unico limite alle previsioni statuarie i princ fissati dalla costituzione.
2)117 (Potestà legislativa regionale): tale potestà è ispirata al princ dell’inversione delle competenze
legislative: prima erano indicate solo le materie di competenza regionale, ora sono indicate le materie:
-su cui lo stato ha potestà legislativa esclusiva (perequazione delle risorse finanziarie);
-su cui le regioni hanno potestà legislativa concorrente (armonizzazione dei bilanci; coordinamento della
finanza pubblica e del sistema tributario);
- su cui le regioni hanno potestà legislativa residuale (ovvero tutte quelle non contenute nei due elenchi
precedenti).
3)118(Attribuzioni amministrative): prima della riforma, il sistema era basato sul criterio del parallelismo
delle funzioni, cioè sull’attribuzione alle regioni della gestione amministrativa delle materie di competenza
legislativa delle regioni stesse, salvo le funzioni di interesse locale spettanti a province e comuni.
Nel nuovo art.118, si è sostituito a questo criterio quello della sussidiarietà verticale: si predilige
l’attribuzione delle funzioni all’ente territoriale + vicino al cittadino sulla considerazione della migliore
soddisfazione dei suoi interessi.
Vi è anche riferimento alla sussidiarietà orizzontale: cioè la possibilità per gli enti locali di attribuire
all’attività dei privati ciò che ritengano apportuno per tutelare gli interessi della comunità locale.

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4)119 (Autonomia finanziaria e fiscale): in base a tale art le regioni godono dell’autonomia finanziaria di
entrata e di spesa, hanno un proprio patrimonio e possono fare investimenti, ma sui prestiti è esclusa la
garanzia dello stato. In particolare, le risorse delle regioni sono:
-autonome: derivano da entrate proprie e dalla compartecipazione al gettito di tributi statali riferibili al solo
territorio;
-derivanti da trasferimenti aggiuntivi: da parte dello stato a determinate regioni per specifiche finalità.
In tale situazione si usa l’espressione federalismo fiscale per indicare un sistema di finanza pubblica che
riconosce l’autonomia degli enti territoriali sul piano finanziario.
5)125 (Poteri di controllo dello stato): la riforma ha abrogato l’art125 che prevedeva controlli statali sugli
atti amministrativi della regione, con la scomparsa del commissario di governo. Prima i controlli sugli atti
erano di natura preventiva, riguardavano la legittimità degli stessi ed erano di competenza del comitato
regionale di controllo sugli atti di comuni e province.
Ora il controllo statale non è del tutto escluso in quanto è previsto il generale potere sostitutivo del governo
nei confronti degli organi regionali e locali nei casi di mancata osservanza di norme dei trattati
internazionali o in caso di pericolo per la sicurezza pubblica.
Quindi in base al testo unico sull’ordinamento degli enti locali(TUEL) del 2000, comuni e province sono
enti a fini generali, cioè di alcune funzioni essi devono occuparsi necessariamente, mentre per altri aspetti
essi possono agire liberamente a tutela degli interessi della collettività.
Inoltre essi godono di autonomia:
-statuaria: stabiliscono le norme fondamentali di organizzazione interna;
-normativa: disciplinano la propria attività con regolamenti, nel rispetto del proprio statuto;
-organizzativa e amministrativa: possono organizzarsi ed amministrare nell’autonomia decisionale,
adempiendo i compiti loro attribuiti dalla legge;
-impositiva e finanziaria: esplicata attraverso l’imposizione fiscale nel rispetto delle leggi finanziarie.
I regolamenti degli enti locali costituiscono una fonte secondaria del diritto, perchè devono rispettare sia le
prescrizioni dello statuto sia i princ fissati con legge dello stato.

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50. Raccordi fra i diversi livelli territoriali di governo in Italia


Il primo soggetto con il quale le regioni devono costantemente confrontarsi è lo stato. Le sedi in cui si
svolge la concertazione delle politiche in materia di autonomie a livello nazionale, in cui stato e autonomie
minori incontrano per definire linee politiche amministrative e scelte comuni sono le conferenze
permanenti, ovvero organismi istituiti nell’ottica di un coordinamento fra i diversi livelli di governo (es
conferenza permanente fra stato, regioni e province autonome; la conferenza unificata).
Inoltre va detto che il principale strumento di raccordo è la commissione parlamentare per le questioni
regionali che ne prevede la consultazione nei casi di scioglimento del consiglio regionale e di rimozione del
presidente della giunta. Essa è composta da 20 deputati e 20 senatori nominati d’intesa dai presidenti delle
rispettive camere, su designazione dei gruppi, con criteri di rappresentanza proporzionale.
Per l’art 11 della l costituzione 3/2001 i regolamenti della camera e del senato possono prevedere la
partecipazione di rappresentanti delle regioni, delle province autonome e degli enti locali, alla commissione
parlamentare per le questioni regionali.
La costituzione contiene anche alcune previsioni che possono essere utilizzate come forme di raccordo fra
l’attività dello stato e quella delle regioni. Il nuovo testo della costituzione ha esplicitamente riconosciuto il
potere estero delle regioni. L’art.117comma5 prevede che le regioni e le province autonome di Trento e
Bolzano, provvedano all’attuazione di accordi internazionali.Da ricordare che il governo è anche titolare del
potere sostitutivo nei confronti delle regioni e degli enti locali a fronte di gravi inadempienze.

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51. Caratteristiche della forma di governo regionale in Italia


La legge costit 1/99 ha introdotto una forma di governo regionale basata sull’elezione popolare diretta del
presidente della regione, ed ha previsto un regime transitorio che resterà in vigore fino a quando lo statuto
regionale non disciplinerà in maniera autonoma la forma di governo ed il sistema elettorale.
La forma di governo regionale è imperniata su 3 organi di vertice:
-Consiglio regionale: (eletto dagli elettori regionali) esercita le potestà legislative attribuite alle regioni e le
altre funzioni conferitegli dalla costituzione e dalle leggi;
-Presidente della regione: (eletto a suffragio universale diretto) rappresenta la regione, presiede la giunta,
promulga le leggi ed emana i regolamenti regionali, dirige le funzioni amministrative;
-Giunta regionale: è l’organo esecutivo della regione. Al presidente è attribuito il potere di nomina e revoca
dei componenti della giunta.
E’ prevista la possibilità che il consiglio sfiduci il presidente attraverso mozione motivata, sottoscritta da
almeno un quinto dei suoi componenti ed approvata per appello nominale a maggioranza assoluta dei
componenti.
Opera il principio simul stabunt, simul cadent: dal momento che il presidente della regione e il consiglio
regionale sono eletti contestualmente, il venir meno di uno dei due organi determina la caduta anche
dell’altro ed il ricorso a nuove elezioni per rinnovare entrambi.

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52. Caratteristiche dello Statuto Regionale


Lo statuto è la principale fonte dell’ordinamento regionale. Esso è l’atto con il quale l’ente disciplina la
propria organizzazione ed il proprio funzionamento per tutte le attività non regolate direttamente dalla
costituzione.
Si distingue tra statuti delle:
-5 regioni ad autonomia speciale: (Sicilia, Sardegna, Valle D’Aosta, Trentino alto Adige, Friuli Venezia
Giulia) tali sono di nome in quanto hanno forma e sostanza delle leggi costituzionali;
-regioni ad autonomia ordinaria: atti che in seguito alla riforma costituzionale operata dalla legge
costituzionale 1/99, devono essere approvati e modificati dal consiglio regionale con legge adottata a
maggioranza assoluta dei suoi componenti, con due deliberazioni successive ad intervallo non inferiore a
due mesi. La riforma a conferito a questo tipo di statuti la natura di leggi regionali rinforzate.
Il nuovo art 123 della costituzione stabilisce che lo stato determina la forma di governo ed i principi
fondamentali di organizzazione e funzionamento della regione, regola l’esercizio del diritto di iniziativa e
del referendum su leggi e provvedimenti amministrativi della regione e la pubblicazione delle leggi e dei
regolamenti regionali.

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53. Caratteristiche delle leggi regionali


Le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano titolari di potestà normativa che si esplica attraverso
l’emanazione di atti che, sono assimilabili alle leggi formali dello stato. Il procedimento di formazione della
legge regionale si articola nelle seguenti fasi:
-iniziativa: che spetta alla giunta regionale, ai singoli consiglieri regionali e al corpo elettorale regionale;
-approvazione in consiglio regionale: la fase preparatoria è svolta dalle commissioni in sede referente sul
modello di quelle esistenti in parlamento. La deliberazione si svolge, però, innanzi all’assemblea regionale
poiché le commissioni permanenti non hanno alcun potere deliberativo.
La fase deliberativa si compone di 3 momenti: discussione generale in assemblea; approvazione articolo per
articolo; votazione finale;
-promulgazione e pubblicazione della legge.

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54. Controllo di legittimità delle leggi regionali italiane


Il vecchio dettato costituzionale (quello anteriore alla riforma del tit 5°) attribuiva la veste di controllo sulle
leggi regionali al governo: il provvedimento di legge regionale doveva essere inviato prima della
promulgazione al governo che autorizzava il procedimento di formazione della legge.
Se invece il governo riteneva la legge regionale viziata nel merito, perché in contrasto con l’interesse della
nazione o di altre regioni, o nella legittimità, perché eccedeva la competenza riservata alla potestà legislativa
regionale, rinviava il provvedimento legislativo al consiglio regionale.
A tal punto il consiglio regionale poteva decidere di adeguarsi alle osservazioni del governo, e in tal caso il
testo di legge cosi corretto ricominciava l’iter descritto fino all’approvazione del visto; oppure poteva
ritenere di riproporre il testo nella sua formulazione originaria, riapprovando a maggioranza assoluta. Il
governo poteva quindi ricorrere alla corte costituzionale.

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55. Funzioni di amministrazione della giustizia nell'ordinamento


italiano
Nel nostro ordinamento sono istituiti giudici:
1)Ordinari: quelli che amministrano la giustizia civile e penale.
Gli organi giudicanti civili, si dividono in:
- primo grado: giudice di pace e tribunale;
- secondo grado: corte d’appello, dinanzi alla quale è possibile impugnare le decisioni del tribunale di primo
grado.
Gli organi giudicanti penali, si distinguono in:
-primo grado: giudice di pace, tribunale, tribunale dei minorenni e corte d’assise;
-secondo grado: corte d’appello, corte d’assise d’appello e tribunale della libertà.
Il pubblico ministero è l’organo requirente ovvero colui che, operando per la cura degli interessi pubblici, ha
l’obbligo di agire in presenza di una notizia criminis.
2)Amministrativi: i tribunali amministrativi regionali ed il consiglio di stato. Alla giurisdizione
amministrativa compete la tutela degli interessi legittimi, attraverso l’eventuale annullamento degli atti della
p.a. Mentre al giudice ordinario competono le controversie relative ai diritto soggettivi, al giudice
amministrativo spettano quelle relative agli interessi legittimi.
3)Tributari: esercitano la giurisdizione relativa alle controversie tra i cittadini e l’amministrazione
finanziaria statale;
4)Militari: in tempo di pace esercitano la giurisdizione solo sui reati commessi dai membri delle forze
armate; in tempo di guerra esercitano la giurisdizione secondo quanto previsto dalla legge.

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56. Principi costituzionali italiani in tema di giurisdizione


I principi fondamentali in tema di giurisdizione sono:
-principi della precostituzione del giudice o del giudice naturale: per l’art 25 della costituzione. la
competenza del giudice deve essere determinata direttamente dalla legge, in base a criteri oggettivi che la
affermino preventivamente, cioè prima del suo concreto esercizio;
-giusto processo: la legge costituzione 2/99 ha introdotto nel corpo dell’art 111 costituzione i principi
fondamentali del giusto procedimento: ovvero terzietà ed imparzialità del giudice; ragionevole durata del
processo.
-i provvedimenti giurisdizionali devono essere motivati.

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57. Funzioni del Consiglio Superiore della Magistratura - CSM


La costituzione repubblicana a garanzia dell’interdipendenza e dell’autonomia della magistratura ha previsto
un consiglio superiore della magistratura. Il CSM è un organo autonomo ed indipendente dagli altri organi
giurisdizionali. Esso è competente per:
-assegnazione di sedi e funzioni ai magistrati;
-promozioni e trasferimenti e procedimenti disciplinari per i magistrati.

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58. Status Giuridico dei Magistrati Ordinari


Per diventare magistrato bisogna superare un concorso, a cui consegue la nomina ad uditore giudiziario,
dopo di che la carriera dei magistrati ordinari si svolge automaticamente.
L’art 104 della costituzione afferma che la magistratura costituisce un ordine:
-Autonomo: quindi ciascun magistrato può determinarsi autonomamente senza ricevere alcun
condizionamento da altri magistrati;
-Indipendente: l’indipendenza è una garanzia costituzionale destinata ad esplicare i suoi effetti in riferimento
all’esercizio concreto della funzione giurisdizionale, perché tutela i singoli magistrati dai condizionamenti
che possono provenire da poteri diversi dal potere giudiziario.
L’art 107cost afferma che i magistrati sono inamovibili, cioè senza il loro consenso non possono essere
trasferiti ad una sede diversa da quella che occupano: un magistrato può essere trasferito ad altra sede solo
con un provvedimento del consiglio superiore della magistratura nei casi di incompatibilità previsti
dall’ordinamento giudiziario, quando non è in grado di amministrare la giustizia nella sua sede.

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59. Definizione di fonte in materia di diritto costituzionale


Sono gli strumenti di produzione del diritto, ed in particolare, l’atto o il fatto abilitato dall’ordinamento
giuridico a produrre norme giuridiche, quindi ad innovare l’ordinamento giuridico.
Ovviamente è la costituzione che(art da70 a81), indica gli atti che possono produrre il diritto(cioè le fonti).
Essa indica le fonti ad essa immediatamente inferiori(fonti primarie), e quindi le leggi e gli atti ad esse
equiparati, perché saranno poi queste a regolare le fonti ancora inferiori(fonti secondarie). Nello specifico le
norme di un ordinamento giuridico che indicano le fonti abilitate a innovare l’ordinamento stesso si
chiamano norme di riconoscimento. Esse attribuiscono ad un determinato organo il potere di emanare un
determinato atto normativo.

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60. Caratteristiche delle Fonti del Diritto


Atti o fatti dai quali traggono origine le norme giuridiche. E’ importante distinguere tra:
-Fonti sulla produzione: disciplinano procedimenti formativi delle fonti di produzione(come devono essere
prodotte le fonti): indicano chi è competente ad adottarle e i modi di adozione;
-Fonti di produzione: sono le fonti del diritto, cioè ogni fatto abilitato dall’ordinamento giuridico ad
innovare il diritto oggettivo;
Le fonti di produzione si distinguono in:
1)Fonti-Atto: atti normativi posti in essere da organi o enti nell’esercizio di poteri ad essi attribuiti
dall’ordinamento. Esse sono parte degli atti giuridici(comportamenti consapevoli e volontari che danno
luogo a effetti giuridici), ed hanno 2 caratteristiche specifiche:
-quanto agli effetti giuridici, gli atti normativi hanno la capacità di porre norme vincolanti per tutti(perciò
sono fonti del diritto);
-quanto ai comportamenti, questi devono essere imputabili a soggetti cui lo stesso ordinamento riconosce il
potere di porre in essere tali atti. Quindi esse implicano non solo un agire volontario, ma l’agire volontario
di un organo a ciò abilitato dall’ordinamento giuridico.
La forma tipica dell’atto è data da una serie di elementi, come l’intestazione all’autorità emanante(decreto
ministeriale)il nome proprio dell’atto(nomen juris: legge; decreto legge, ecc), il procedimento di formazione
dell’atto stesso.
Per procedimento si intende quella sequenza di atti preordinata al risultato finale: nel caso delle fonti-atto, il
risultato finale del procedimento è appunto l’emanazione dell’atto normativo.
Dal punto di vista redazionale, l’atto è suddiviso in articoli, e questi in commi; gli articoli sono spesso
corredati da una rubrica che ne indica l’argomento, e possono essere raggruppati in capi, e questi in titoli e
parti(ognuno con la propria rubrica).
2)Fonti-Fatto: fonti non scritte determinate da eventi naturali(nascita)o sociali(pugno di tizio a caio)
considerati idonei a produrre diritto.
Fonti che l’ordinamento riconosce e di cui consente l’applicazione, non perché prodotte dalla volontà di un
determinato soggetto, ma per il semplice fatto di esistere.
La differenza specifica che distingue i fatti normativi dalla categoria generale dei fatti giuridici è che da essi
l’ordinamento fa dipendere il sorgere di norme vincolanti per tutti.
Fonti-fatto per il nostro ordinamento sono anche quelle fonti che producono norme richiamate dal nostro
ordinamento ma non prodotte dai nostri organi. Vi sono 2 esempi:
1)la globalizzazione dei mercati ha come effetto l’aumento delle norme prodotte dalla C.E., che sono da
considerarsi come fonti-fatto;
2)le norme di diritto internazionale privato, cioè quelle che regolano l’applicazione della legge quando i
soggetti o i beni coinvolti nel caso sottoposto al giudice sono collegati a ordinamenti giuridici.

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61. Definizione di consuetudine in diritto costituzionale


Tra le fonti fatto annoveriamo:
A)Consuetudine: nasce da un comportamento sociale ripetuto nel tempo, sino a che è sentito come
obbligatorio e giuridicamente vincolante per tutti. Essa ha 2 caratteristiche fondamentali:
-ripetitività (diuturnitas) di un determinato comportamento nel tempo;
-convinzione da parte di coloro che rispettano la norma che tale comportamento è obbligatorio (opinio juris
seu necessitatis).
Inoltre esistono consuetudini:
-secundum legem: richiamata dalle leggi scritte;
-praeter legem:opera dove sono presenti fonti atto.
Altra cosa sono invece, le consuetudini:
-costituzionali: danno la facoltà di adottare dei comportamenti in assenza di disposizioni scritte in senso
contrario;
-interpretative: la costante interpretazione di una disposizione di legge da parte degli interpreti. Ad esse si fa
spesso riferimento nel diritto costituzionale;
-internazionali: norme che non hanno origine nei trattati, ma tuttavia considerate obbligatorie dagli stati.
Oggi la consuetudine, che una volta era la fonte-fatto per eccellenza, è quasi scomparsa dagli ordinamenti
moderni, ma ne restano tracce, nelle disposizioni preliminari al codice civile(preleggi) e in alcune
disposizioni del codice civile.
B) Rinvio a fonti di altri ordinamenti: strumento con cui l’ordinamento di uno stato rende applicabili al
proprio interno norme di altri ordinamenti. Vi sono 2 tecniche di rinvio:
-Fisso: meccanismo con cui una disposizione dell’ordinamento statale richiama un atto di un altro
ordinamento. Il rinvio si dice fisso perché recepisce uno specifico e singolo atto, ordinando ai soggetti
dell’applicazione del diritto(giudici e amministrazione pubblica)di applicare le norme applicabili da questo
atto con norme interne.
-Mobile: meccanismo con cui una disposizione dell’ordinamento statale richiama una fonte di un altro
ordinamento. Con il rinvio mobile l’ordinamento statale si adegua automaticamente a tutte le modifiche che
nell’altro ordinamento si producono nella normativa posta dalla fonte richiamata (es. disposizioni del diritto
internazionale privato).
Fra le due tecniche del rinvio passa una notevole differenza pratica: il rinvio fisso pone ai soggetti
dell’applicazione solo il compito di interpretare il testo normativo richiamato; il rinvio mobile pone loro
anche il compito di ricercare le disposizione in vigore nell’ordinamento straniero.

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62. Definizione di Principio "Juria Novit Curia"


Principio, valido sia per le fonti atto che per quelle fatto, secondo cui, il giudice:
a)ha il potere e il dovere di individuare e interpretare le fonti normative da applicare al giudizio con i propri
mezzi, senza cioè gravare sulle parti o dipendere dal loro apporto;
b)deve valutare non solo che una certa norma esista, ma anche che sia valida, ovvero che sia posta in
conformità con le norme di rango superiore.

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63. Definizione di interpretazione della legge e atti normativi


Il diritto per svolgere la sua funzione regolatrice della vita dei consociati, va interpretato dal giurista.
L’interpretazione può essere:
-letterale: segue il senso proprio di ciascuna parola;
-teologica: volta ad individuare la ratio, cioè lo scopo del legislatore;
-sistematica: individua la connessione logica fra le varie disposizioni, inserendola nel contesto
dell’ordinamento valutato nel complesso.
Da queste va distinta l’interpretazione autentica, che proviene direttamente dal legislatore come riferimento
ad un testo normativo vigente. Le leggi di interpretazione autentica sono retroattive è quindi l’interprete è
tenuto ad applicare la legge secondo il senso stabilito dal legislatore. Dalla dottrina questo tipo di
interpretazione può essere considerato come produzione di nuovo diritto.
Diversa dall’interpretazione è l’applicazione del diritto che consiste nell’applicazione di una norma generale
e astratta ad un caso particolare e concreto.
L’atto normativo è un documento scritto, con cui il legislatore(organo a cui l’ordinamento riconosce il
potere di emanare atti normativi, ossia fonti-atto)esprime la sua volontà di disciplinare una determinata
materia.
Esso è articolato in enunciati, che rappresentano qualsiasi espressione linguistica cha ha una forma
grammaticale compiuta. Attraverso gli enunciati il legislatore cerca di esprimere la sua volontà normativa.
Per questa loro caratteristica imperativa, gli enunciati degli atti normativi si chiamano disposizioni.

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64. Concetto di Analogia nell'ambito del diritto costituzionale


L’esistenza di vuoti normativi, ovvero le cd lacune, è colmata con il ricorso all’analogia, applicando cioè al
caso concreto non previsto, la disciplina applicabile a casi simili. Si ha quindi:
-analogia legis: se la lacuna può essere colmata ricorrendo alla disciplina di materie analoghe;
-analogia iuris: quando mancano regole che disciplinano casi simili, si fa ricorso ai principi generali
dell’ordinamento giuridico, ricavabili in via interpretativa, dal complesso di norme vigenti.
Da notare che vi è il divieto di analogia per le leggi penali e speciali.

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65. Le antinomie nell'ambito del diritto costituzionale


Esse sono contrasti fra norme: si hanno quando le norme qualificano lo stesso comportamento in modi
contrastanti.
E’ compito dell’interprete risolvere le antinomie, individuando la norma applicabile al caso. Ciò è possibile
talvolta attribuendo alle disposizioni un significato che le renda reciprocamente compatibili(interpretazione
sistematica). Ma a volte il testo delle disposizioni non consente di ricavarne norme coerenti.
I criteri di risoluzione delle antinomie sono 4.

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66. Criterio cronologico di risoluzione delle antinomie


Criterio che regola la successione delle norme nel tempo: nello specifico, in caso di contrasto fra 2
norme(ovvero fonti equiparate, aventi cioè il medesimo grado nel sistema delle fonti) si deve preferire
quella + recente a quella + antica sulla base del princ lex posterior derogat legi priori. Quindi la prevalenza
della nuova norma sulla vecchia si esprime con l’abrogazione, ovvero con la cessazione dell’efficacia della
norma giuridica precedente.
L’applicazione del criterio cronologico comporta l’abrogazione della disciplina previdente incompatibile.
Per l’art.15 delle preleggi vi sono 3 tipi di abrogazione:
a)Espressa: è la stessa disposizione ad indicare quali norme preesistenti sono abrogate;
negli articoli finali della legge si scrive “sono abrogate le seguenti disposizioni”;
b)Implicita: si ha quando l’interprete rileva incompatibilità tra le nuove disposizioni e le precedenti;
c)Tacita: si ha quando una nuova legge interviene a disciplinare una data materia sostituendosi alla legge
anteriore.
La norma diventa efficace, cioè applicabile come regola dei rapporti giuridici, quando la disposizione da cui
è tratta entra in vigore. Di regola, in base all’art 11 delle preleggi, vale il princ di irretroattività degli atti
normativi: cioè essi valgono solo per il futuro, e non hanno effetti per il passato. La retroattività quindi
riguarda solo i rapporti pendenti, ovvero quelli non ancora conclusi e suscettibili di essere ancora regolati.
Un divieto di retroattività è previsto dall’art25cost per le leggi in materia penale (nessuno può essere punito
se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso).
Deroga e sospensione
La deroga nasce tra un contrasto fra norme di tipo diverso, nel senso che la norma derogata è una norma
generale, mentre la norma derogante è una norma particolare: è semplicemente un’eccezione alla regola.
Per esempio l’art.1573 codice civile dice a proposito della durata dei contratti di locazione, che essi non
possono essere stipulati per un periodo eccedente i 30 anni: ma gli art.1607 e 1629 “derogano” a questa
regola generale per i contratti di locazione di case e per fondi destinati al rimboschimento, prevedendo
termini maggiori (un altro esempio è quello dell’esclusione dall’obbligo di servizio militare per i ragazzi
residenti in una zona calamitata).
La differenza tra abrogazione e deroga sta proprio in questo: la norma abrogata perde efficacia per il futuro,
e può riprendere a produrre effetti soltanto nel caso in cui il legislatore emani una ulteriore disposizione che
lo prescriva(es. riviviscenza della norma abrogata); la norma derogata, invece, non perde la sua efficacia, ma
viene limitato il suo campo di applicazione: per cui se dovesse essere abrogata la norma derogante,
automaticamente si riespande l’ambito di applicazione della regola generale.
Simile alla deroga è la sospensione dell’applicazione di una norma, sospensione limitata ad un certo periodo
e spesso a singole categorie o zone.

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67. Criterio gerachico di risoluzione delle antinomie


In caso di contrasto tra 2 norme, poste da fonti non equiparate, si deve preferire quella che nella gerarchia
delle fonti occupa il posto + elevato (lex superior derogat legi inferiori).
La prevalenza della norma superiore su quella inferiore si esprime attraverso l’annullamento, che è effetto di
una dichiarazione di illegittimità che un giudice pronuncia nei confronti di un atto, di una disposizione o di
una norma.
Vizio
A seguito della dichiarazione di illegittimità, l’atto , la disposizione o la norma perdono validità, perché
affetta da un vizio genetico consistente nel non aver rispettato la gerarchia delle fonti. In particolare vi sono
2 tipi di vizi:
-formali: riguardano la forma dell’atto, che può essere, per esempio, emanato da un organo non competente.
-sostanziali: riguardano i contenuti normativi di una disposizione, che per esempio può essere viziata perché
produce una antinomia.
Annullamento
Quando un giudice dichiara l’illegittimità di atto normativo, questa dichiarazione ha effetti generali (erga
omnes): in seguito ad essa l’atto non può + essere applicato a nessun rapporto giuridico, anche se sorto in
precedenza all’annullamento.
Al contrario dell’abrogazione, con l’annullamento vi è la conseguente caducazione degli effetti dalla norma
prodotti non solo per il futuro(pro futuro), ma anche per il passato(ex tunc), quindi con efficacia retroattiva
non operante però per i rapporti conclusi.
Nello specifico, gli effetti dell’annullamento si avvertono solo per quei rapporti giuridici ancora azionabili,
che si definiscono pendenti(o aperti), in contrapposizione ai rapporti esauriti(o chiusi)che non possono +
essere dedotti davanti al giudice.
In genere i rapporti si chiudono con il decorso del tempo(estinzione del diritto per prescrizione: perdità della
possibilità di esercitare il dir, cioè decadenza), oppure per volontà dell’interessato(acquiescenza), o ancora
perché il rapporto è stato definito con una sentenza ormai non + impugnabile (giudicato).

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68. Rapporti tra criterio cronologico e criterio gerarchico nella


risoluzione delle antinomie
Il criterio gerarchico prevale su quello cronologico: perché è pacifico che, se una norma posteriore di grado
inferiore contraddice una norma precedente di grado superiore, allora non ci potrà essere abrogazione della
norma superiore da parte di quella inferiore, ma annullamento di quest’ultima.
Due norme possono dirsi omogenee se sono entrambe di “principio” o entrambe di “ dettaglio”:
a)se sono omogenee si ritiene che prevalga il criterio cronologico: cioè che la norma successiva superiore
abroghi direttamente quella precedente inferiore, senza bisogno che il giudice dichiari l’illegittimità di
quest’ultima(prevale dunque il criterio cronologico su quello gerarchico);
b)se invece sono disomogenee: c’è abrogazione nell’ipotesi in cui la norma successiva superiore sia di
dettaglio.
c)se la norma successiva superiore è di principio: non si ha abrogazione, ma dovrà intervenire il giudice
dichiarando l’illegittimità della norma precedente, inferiore e di dettaglio(prevale di nuovo il criterio
gerarchico su quello cronologico).

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69. Criterio di specialità di risoluzione delle antinomie


In caso di contrasto tra due norme si deve preferire la norma speciale a quella generale, anche se questa è
successiva(lex specialis derogat legi generali; lex posterior generalis non derogat legi priori speciali).
Vi è un accenno ad questo criterio(non proprio codificato) nell’art.15 cod. pen. : quando + leggi penali o
disposizioni della medesima legge penale regolano la stessa, materia, la legge o la disposizione di legge
speciale deroga alla legge o alla disposizione di legge generale, salvo che sia stabilito diversamente.
Tale criterio opera solo sul piano dell’interpretazione, perché la preferenza per la norma speciale non si
esprime ne con abrogazione ne con annullamento: infatti le norme in conflitto rimangono entrambe efficaci
e valide, l’interprete opera solo una scelta di quale norma deve essere applicata.

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70. Rapporti tra criterio di specialità ed altri criteri nella


risoluzione delle antinomie
a) se la norma generale è successiva, ed ha parità gerarchica con la norma particolare: è preferita la norma
speciale(deroga);
b) se la norma generale è successiva, e superiore alla norma speciale: è preferita la norma generale
superiore(illegittimità della norma speciale);
c) se la norma generale è successiva, e inferiore alla norma speciale: è preferita la norma
superiore(illegittimità della norma generale);
d) se la norma speciale è successiva, ed ha parità gerarchica con la norma generale: è preferita la norma
speciale(deroga);
e) se la norma speciale è successiva, e inferiore alla norma generale: è preferita la norma generale
superiore(illegittimità della norma speciale);
f) se la norma speciale è successiva, e superiore alla norma generale: è preferita la norma speciale
superiore(illegittimità della norma generale).

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71. Criterio di competenza nella risoluzione delle antinomie


Tale criterio interviene quando le fonti sono ordinate dalla costituzione secondo la competenza riguardante o
l’ambito territoriale in cui le norme devono operare, o la materia o lo specifico oggetto regolato. Eventuali
antinomie in questa ipotesi vanno risolte dando applicazione alla norma posta dalla fonte competente con
conseguente esclusione di qualsiasi altra. Anche in questo caso la norma non competente è invalida e deve
essere eliminata dall’ordinamento tramite annullamento.

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72. Definizione di riserva di legge e principio di legalità


Alla legge statale è affidata la regolamentazione di importanti materie attraverso la previsione della riserva
di legge, cioè è lo strumento che attribuisce alla sola legge(e agli atti ad essa equiparati) la disciplina di una
data materia. Essa è una regola che impedisce al legislatore di lasciare che una data materia sia disciplinata,
da atti che stanno ad un livello gerarchico più basso della legge.
Le riserve si distinguono in:
1)Riserve a favore di atti diversi dalla legge: ovvero:
-riserve a favore della legge costituzionale:quando la materia è affidata a leggi costituzionali;
-riserve a favore dei regolamenti parlamentari;
2)Riserva di legge formale: si riferisce solo alla legge formale approvata dal parlamento; sono riservate
all’approvazione parlamentare tutte quelle leggi che rappresentano strumenti attraverso i quali il Parlamento
controlla l’operato del Governo.
3)Riserve di legge in senso stretto: prescrivono che la materia da considerata sia disciplinata dalla legge
ordinaria e dalle fonti equiparate. Quindi, a seconda dei rapporti fra legge e regolamento si distinguono 2 tipi
di riserve di legge:
-assoluta: la materia deve essere regolata dalla legge ordinaria o da atti ad essa equiparata; esclude di
determinare certe materie con fonti di grado secondario;
-relativa: lascia spazio alle fonti secondarie per definire una materia;
4)Riserve rinforzate: meccanismo con cui la costituzione pone dei vincoli al legislatore. Si distinguono le
riserve rinforzate per:
-contenuto: determinate materie possa essere regolate solo da leggi con un contenuto particolare(l’art 16
costituzione permette al legislatore di porre dei limiti alla libertà di circolazione, per motivi di sanità o
sicurezza);
-procedimento: determinate materie devono seguire un procedimento aggravato rispetto al normale
procedimento legislativo(es rapporti fra stato e chiesa);
Diverso significato ha il Principio di legalità, che prescrive che l’esercizio di qualsiasi potere pubblico si
fonda su una previa norma attributiva della competenza: la sua ratio è di assicurare un uso regolato e non
arbitrario del potere.

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73. Classificazioni delle fonti legislative dell'ordinamento italiano


La costituzione italiana del 1948 rappresenta il vertice della gerarchia delle fonti dell’ordinamento italiano,
perchè è il fondamento di validità delle fonti primarie, di cui detta disciplina. E’ una costituzione rigida, il
cui mutamento (revisione costituzionale) è soggetto ad un particolare procedimento(aggravato)ciò a garanzia
contro le modificazioni da parte di tutti gli altri poteri.
Le fonti operanti nel nostro sistema sono cosi classificabili:
A)Fonti statali:
-costituzione e leggi costituzionali;
-fonti comunitarie;
-fonti legislative ordinarie;
-fonti legislative specializzate;
-fonti espressione di autonomia degli organi costituzionali;
-fonti secondarie;
B)Fonti delle autonomie territoriali:
-fonti del diritto regionale;
-fonti degli enti locali;
C)Fonti di autonomia collettiva; Fonti esterne riconosciute; Fonti fatto

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74. Procedimento di approvazione e revisione delle leggi


costituzionali
La costituzione italiana predispone un procedimento di formazione della legge costituzionale, che è tra i +
facili in confronto con quelli previsti dalle altre costituzioni rigide. Infatti mentre il procedimento ordinario
prevede una sola deliberazione, a maggioranza relativa, di ciascuna camera sullo stesso testo, seguita dalla
promulgazione da parte del presidente della repubblica, il procedimento per le leggi costituzionali,
disciplinato dall’art.138 della costituzione, prevede due deliberazioni successive da parte di ciascuna
camera: in tutto vi saranno quindi 4 deliberazioni, sul medesimo testo: 2 in ogni ramo del parlamento.
L’approvazione delle leggi costituzionali si articola nelle seguenti fasi:
1)nella prima fase è sufficiente che le camere si esprimano a maggioranza relativa: in questa fase i due rami
del parlamento possono apportare al progetto di legge qualsiasi emendamento ed il testo farà le navette tra
camere e senato fino a che le due assemblee non si pronunceranno positivamente sullo stesso testo;
2)il testo deliberato deve essere sottoposto ad una seconda approvazione delle due camere, che però in
questa fase non possono presentare emendamenti al testo, e quindi vi sono 2 possibilità:
a)le camere si esprimono favorevolmente sul testo con una maggioranza dei 2/3: e quindi la legge è pronta
per essere promulgata dal presidente della repubblica;
b)le camere si esprimono a maggioranza assoluta: ovvero la metà più uno dei membri di ciascuna
assemblea: in tal caso il testo è pubblicato in via notiziole sulla gazzetta ufficiale ed entro 3 mesi 500.000
elettori, 5 consigli regionali o 1/5 dei membri di una camera, possono chiedere un referendum costituzionale
per sottoporlo all’approvazione popolare. Se l’esito del referendum è favorevole (con approvazione della
maggioranza dei votanti) allora la legge sarà promulgata; altrimenti il testo è bocciato.

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75. I limiti della revisione costituzionale


La nostra carta costituzionale non è completamente revisionabile, in particolare l’art.139 costituzione è un
limite esplicito alla possibilità di revisione, infatti esclude da possibili revisioni costituzionali tutti quei
principi che denotano il nostro ordinamento in senso democratico: per esempio non potrebbe essere
soppressa una libertà come quella di voto.
Vi sono anche limiti impliciti alla revisione e sono ricavabili da altre due disposizioni costituzionali:
a)art.2: che dichiarando inviolabili i diritto dell’uomo, sottrarrebbe a qualsiasi revisione i diritto elencati in
costituzione dall’art 13 in poi;
b)art.5: che dichiarando la repubblica una e indivisibile, esclude ogni possibilità di dividere il paese.
I limiti impliciti coincidono con i principi supremi dell’ordinamento giuridico, ovvero il principi di sovranità
popolare; quello della dignità umana; il principio pluralista; la tutela giurisdizionale dei diritto fondamentali,
perché questi sono i principi che caratterizzano il nostro ordinamento costituzionale, per cui se variati nel
loro contenuto, implicano, non revisione, ma mutamento costituzionale.

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76. Definizione di legge formale e atti con forza di legge


Con l’espressione legge formale si indica quindi sia la legge che nella gerarchia delle fonti occupa lo stesso
gradino della costituzione (legge costituzionale), sia la legge che occupa il gradino immediatamente
inferiore (legge ordinaria).
La legge formale è un atto normativo prodotto dalla deliberazione delle camere e promulgato dal presidente
della repubblica. In passato è stata la fonte di diritto per eccellenza, sino a diventare sinonimo di diritto.
La forma della legge è quindi data dal particolare procedimento prescritto dalla costituzione per la sua
formazione. Con questo procedimento sono formate sia le leggi ordinarie che le leggi costituzionali. Infatti il
procedimento di formazione delle leggi costituzionali non è che una variante aggravata del procedimento
legislativo ordinario.
Le leggi ordinarie sono gli atti deliberati dal parlamento secondo il procedimento disciplinato dall’ art 70 e
dai regolamenti parlamentari.
L’appartenenza al tipo di legge ordinaria comporta l’assoggettamento a un regime giuridico peculiare
riassunto dall’espressione forza di legge.
Gli atti con forza di legge, invece, sono atti normativi che non hanno la “forma” della legge (cioè non sono
prodotti dalla deliberazione delle camere e promulgati dal presidente della repubblica, ma sono equiparati
alla legge formale ordinaria (perché il parlamento partecipa alla loro formazione): occupano la stessa
posizione nella scala gerarchica, e perciò possono validamente abrogarla (hanno la stessa forza attiva della
legge ordinaria), ed essere da essa, e solo da essa abrogati (hanno la stessa forza passiva).
Sono quindi fonti che possono sostituirsi alla legge, almeno laddove la costituzione non ponga una riserva di
legge formale.
Le leggi formali ordinarie e atti con forza di legge costituiscono insieme le fonti primarie.
Alla categoria delle fonti primarie si contrappone quella delle fonti secondarie, poste ad un gradino inferiore
nella gerarchia delle fonti e costituite dai regolamenti amministrativi.
“La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due camere” dice la costituì all’art.70 e gli art. da
71 a 74 dettano la disciplina del procedimento di formazione di legge formale.
Rispetto alla regola che attribuisce alle camere la funzione legislativa, gli atti con forza di legge
rappresentano un’eccezione: sono espressione della funzione legislativa non svolta in forma legislativa.
Gli atti con forza di legge attualmente previsti dal nostro ordinamento sono: art.75-76-77-78 (le leggi
costituzionali che hanno approvato gli statuti delle regioni più il decreto di attuazione dello statuto).

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77. Fasi del procedimento legislativo


Esso è composto da una serie di atti volti alla formazione di leggi, e nello specifico:
1)Iniziativa legislativa: si esercita con la presentazione di un progetto di legge ad una delle camere. Nel
linguaggio tecnico i progetti di legge, si chiamano disegni di legge se presentati dal governo, e proposte di
legge negli altri casi. Un progetto di legge consta di 2 parti:
-testo dell’articolato che il proponente sottopone all’esame della camera, nella speranza che venga
trasformato in legge;
-relazione che accompagna l’articolato e che ne illustra gli scopi e le caratteristiche.
L’iniziativa legislativa è riservata a:
a)governo: è l’unico soggetto che ha potere di iniziativa su tutte le materie.
b)parlamentari: Ogni parlamentare può presentare progetti di legge alla camera cui appartiene;
c)popolo: che può esercitare l’iniziativa legislativa: (71.2 cost.) il progetto di legge può essere proposto da
parte di 50.000 elettori;
d)consigli regionali:L’art.121.2 cost. riconosce ai consigli regionali(cioè alle assemblee elettive delle
regioni)il potere di presentare progetti di legge alle camere. Per queste iniziative non è indicato alcun limite
particolare;
e)CNEL: l’art. 90cost. attribuisce al CNEL l’iniziativa legislativa senza stabilire dei limiti.
L’iniziativa legislativa si esercita tramite disegni di legge deliberati dal consiglio dei ministri e su
autorizzazione del presidente della repubblica.
Essa non crea mai un obbligo per la camera di deliberare. L’insabbiamento è quindi il risultato del
disinteresse che i capigruppo parlamentari dimostrano nei confronti della proposta.
2)Approvazione delle leggi: l’art 72.1 vieta che un progetto sia discusso direttamente dalla Camera: prima
deve essere esaminato dalla commissione permanente competente. Ma le funzioni che la commissione è
chiamata a svolgere sono diverse a seconda della “sede” in cui è chiamata ad esaminare il progetto: in
relazione alla diversa “sede” in cui lavora la commissione, diverse sono anche le funzioni che è chiamata a
svolgere l’assemblea, detta anche “aula”.
In relazione alle diverse funzioni che svolgono la commissione e l’aula, si distinguono 3 procedimenti
principali:
A)ordinario: è sempre obbligatorio per i progetti di legge in materia costituzionale ed elettorale, di
delegazione legislativa, di autorizzazione di ratifica dei trattati internazionali, di approvazione di bilanci e
consuntivi. E’ facoltativo per tutti gli altri progetti di legge.
Si attua con le seguenti fasi:
-esame preparatorio da parte della commissione competente;
-discussione in aula delle relazioni preparate dalle commissioni;
-discussione e votazione degli articoli, salva la possibilità di apportare emendamenti;
-votazione finale: ultima l’approvazione dei singoli articoli, si sottopone la legge nel suo complesso al voto
finale.
B)per commissione deliberante: è particolarità del nostro ordinamento ereditata dal fascismo. Per

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l’art.72.3cost i regolamenti parlamentari possono stabilire in quali casi e forme l’approvazione dei disegni di
legge sono definiti interamente alle commissioni. In tale procedimento la commissione legislativa
competente procede a:
-esame preliminare dell’oggetto;
-alla sua discussione che non avviene in assemblea;
-votazione dei singoli articoli;
-votazione finale e approvazione della legge.
C)per commissione redigente: questo procedimento è detto anche misto, perché comporta una
collaborazione delle assemblee e delle commissioni.. Esso serve a sgravare l’assemblea dalla discussione e
approvazione degli emendamenti, decentrandoli in commissione e riservando all’aula l’approvazione finale.
3)Promulgazione della legge: una volta approvata dalla camere, la legge è perfetta, ma non ancora efficace,
per diventare tale deve superare la fase dell’integrazione dell’efficacia, costituita dalla promulgazione ad
opera del presidente delle repubblica.
Se il presidente della repubb ritiene viziata la legge, può rifiutarsi di promulgarla e di rinvialrla alle camere,
motivando la sua decisione. Se però una legge rinviata dal presidente della repubb è riapprovata, allora deve
essere obbligatoriamente promulgata.
Alla promulgazione segue la pubblicazione nella gazzetta ufficiale, che è l’atto con cui la legge viene portata
ufficialmente a conoscenza dei suoi destinatari.

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78. Definizione di leggi rinforzate e fonti atipiche


La costituzione ha previsto che per disciplinare una determinata materia bisogni seguire procedimenti
particolari di formazione del progetto di legge, più complessi di quello ordinario, ovvero le leggi rinforzate
; in altri casi ha previsto che una determinata legge abbia una collocazione particolare nel sistema delle
fonti, non avendo esattamente la stessa forza attiva o passiva delle altre leggi ordinarie, le leggi atipiche.

Le leggi rinforzate sono tali, perché è reso più complesso dell’ordinario il procedimento di formazione del
progetto di legge. I procedimenti rinforzati sono procedimenti specializzati, seguite anche per produrre leggi
specializzate. Anche per la loro posizione nel sistema delle fonti, essi presentano un aspetto molto
particolare, perché si distinguono dalle leggi comuni sia per forza attiva (possono abrogare solo le leggi che
hanno quello specifico contenuto), che per forza passiva (possono essere abrogate solo dalle leggi formate
con quello specifico provvedimento).

Le fonti atipiche sono leggi che pur presentando la stessa forma della legge, hanno una posizione particolare
nel sistema delle fonti, perché:
a) dotate di una forza passiva potenziata:non sono abrogabili dal referendum;
b) leggi meramente formali: cioè non introducono norme capaci di produrre effetti giuridici
nell’ordinamento (leggi di approvazione di bilancio e legge di autorizzazione alla ratifica dei trattati
internazionali).

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79. Definizione di decreto legge - articolo 77 della costituzione - e


legge di conversione
Il decreto legge è un atto con forza di legge che il governo può adottare in casi straordinari di necessità e
urgenza. Essi hanno efficacia provvisoria con forza equiparata alla legge ordinaria, sono deliberati dal
Consiglio dei Ministri ed emanati dal Presidente della Repubblica.
In base all’art.77 della costituzione, il decreto deve essere convertito in legge entro 60 giorni.
Per essere convertito in legge ed acquisire il carattere di stabilità dell’efficacia, il decreto legge divento
oggetto del disegno di legge di conversione e sottoposto ad uno dei due rami del parlamento.
L’approvazione del decreto legge ovvero la legge di conversione, è l’atto con cui il parlamento si
riappropria del potere legislativo eccezionalmente esercitato dal governo, ratificando il contenuto normativo
del decreto.

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80. Definizione di decreti legislativi e legge delega - articolo 76 della


Costituzione
Il decreto legislativo è approvato dal consiglio dei ministri, emanato dal presidente della repubblica e
pubblicato in gazzetta ufficiale con la denominazione di decreto legislativo.
In caso di guerra il governo può adottare decreti sulla base di una deliberazione del parlamento dello stato di
guerra e con conseguente conferimenti al governo dei poteri necessari: ovvero il potere di adottare atti aventi
forza di legge ma che non possono derogare le disposizioni costituzionali.
Il procedimento per l’attuazione dei decreti legislativi è un procedimento duplice che vede l’interevento di
parlamento e governo attraverso l’approvazione, da parte del primo di una legge delega, e da parte del
secondo, l’approvazione del decreto legislativo delegato sulla base della legge delega.
La legge delega è la legge con cui le camere possono attribuire al governo il proprio potere legislativo:
perché per il principio della separazione dei poteri, il governo (titolare dell’esecutivo) non è titolare della
potestà legislativa, ma può esercitare tale potestà, per volontà del potere legislativo attraverso una delega
preventiva ed un’approvazione successiva alla volontà che si esprime.
Per l’art.76 cost, l’esercizio della funzione legislativa può essere delegato al governo, ma:
-la delega deve essere limitata da principi e criteri relativi alla legge da emanare;
-deve essere contenuta entro limiti di tempo determinati;
-deve riguardare oggetti definiti.
Lo strumento della delega legislativo è usato soprattutto per affrontare argomenti tecnicamente molto
complessi e tecnici. I 4 codici attualmente vigenti e le principali riforme degli apparati amministrativi e del
sistema tributario sono state prodotte con la delega legislativa.
La legge delega ha per oggetto il conferimento del potere normativo al governo e ha come contenuto:
-individuazione dell’oggetto della delega;
-individuazione dei principi e criteri direttivi, cioè le norme di carattere generale e i principi che regolano la
materia;
-il termine entro cui la delega può essere esercitata.
Sono sottratti alla legge delega gli atti che presuppongono la necessaria distinzione di ruoli fra parlamento e
governo
Per evitare che il governo, attraverso l’istituto della delegazione, arrivi a cumulare funzione legislative e
esecutive, eludendo il principi della separazione dei poteri:
a)la delegazione deve essere fatta al governo nel suo complesso e non a favore di uno degli organi semplici
che lo compongono(consiglio dei ministri e singoli ministri);
b)è esclusa la possibilità del procedimento deliberante in commissione: la legge di delegazione infatti deve
essere discussa ed approvata dall’assemblea plenaria di ciascuna camera.

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81. Caratteristiche dei regolamenti parlamentari nel diritto


costituzionale italiano
Il regolamento parlamentare è l’atto cui l’art.64 della costituzione riserva la disciplina dell’organizzazione e
del funzionamento di ciascuna camera, con particolare riferimento al procedimento legislativo (art.72 cost).
I regolamenti parlamentari sono fonti del diritto, sono dotati di efficacia sostanziale propria delle fonti
normative, ma la loro efficacia formale non è quella dei regolamenti che, nella gerarchia delle fonti, si
collocano in posizione subordinata alla legge.
I regolamenti parlamentari sono fonti subordinate solo alla costituzione, le cui disposizioni eseguono e
attuano. In virtù della riserva di regolamento parlamentare, contenuta nell’art64cost, sono fonti del diritto
che sfuggono ad una collocazione nella scala gerarchica.
Si tratta di fonti separate che trovano la loro legittimazione in una riserva di competenza costituzione
riconosciuta a ciascuna camera, di modo che la legge formale non può disciplinare la loro materia.
Inoltre tali regolamenti non sono soggetti al sindacato della corte costituzionale: alle camere è infatti
riconosciuta l’indipendenza di ogni altro potere.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 85 di 169


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82. Definizione di referendum abrogativo


Il referendum è il + importante istituto di democrazia diretta, grazie ad esso i cittadini possono esprimere il
loro parere direttamente senza mediazione del parlamento.
Il referendum abrogativo costituisce una fonte autonoma del diritto: esso infatti dispone della capacità di
innovare il diritto oggettivo in negativo, perché abroga disposizioni preesistenti di leggi o di atti aventi
forza di legge.
La stessa corte costituzione con sentenza 29/87 ha definito il referendum conclusosi con esito favorevole
all’abrogazione atto fonte dell’ordinamento dello stesso rango della legge ordinaria.
Le norme oggetto della richiesta non possono essere abrogate semplicemente, oppure sostituite da una nuova
disciplina: nel primo caso il referendum non potrà + avere luogo; nel secondo invece, qualora la nuova
disciplina non modifichi i principi ispiratori della vecchia normativa ne i suoi contenuti essenziali, il
referendum si sposta sulle nuove disposizioni legislative.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 86 di 169


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83. Regolamenti dell'esecutivo in ambito di diritto pubblico


Atti normativi che innovano l’ordinamento giuridico nei limiti previsti dalla legge. Sono perciò qualificati
come fonte secondaria del diritto, in quanto la normativa che essi pongono in essere è subordinata a quella
emanata dalle fonti primarie (leggi; decreti-leggi; decreti legislativi).
I regolamenti si dividono in base all’organo da cui promanano, in:
-governativi: deliberati dal consiglio di ministri;
-ministeriali o interministeriali: deliberati dal singolo ministro;
E si dividono in base al contenuto in:
-di esecuzione: quelli necessari all’esecuzione della legge e gli unici consentiti nell’ambito delle riserve
assolute di legge, perché contengono una disciplina di dettaglio;
-d’attuazione: forniscono una disciplina + ampio di quello di mero dettaglio;
-indipendenti:regolano materie sprovviste di disciplina legislativa;
-di organizzazione: disciplinano organizzazione e funzionamento delle p.a. in materia coperta da riserva di
legge.

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84. Fonti legislative comunitarie nel diritto pubblico


Con l’adesione dell’Italia alla comunità europea la categoria delle fonti primarie include ora anche gli atti
adottati dalle istituzioni comunitarie. L’art 249 del trattato CE infatti stabilisce che le istituzioni comunitarie
sono abilitate ad emanare:
1) regolamento: ha portata generale; ed è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in
ciascuno degli stati membri;
2) direttiva: vincola lo stato membro cui è rivolta per quanto riguarda il risultato da raggiungere;
3) decisione: è obbligatoria in tutti i suoi elementi per i destinatari da essa designati. Le decisioni sono atti
aventi portata concreta, che possono indirizzarsi ad uno stato, vincolanti per il destinatario.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 88 di 169


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85. Razionalizzazione delle procedure di adeguamento alla


normativa europea: la Legge Pergola
Per lungo tempo l’ordinamento italiano ha provveduto ad adeguarsi alle direttive comunitarie con
provvidenti ad hoc. Poi un importante strumento di razionalizzazione delle procedure di adeguamento è stata
la legge 86/89’, la cosiddetta legge Pergola, che contiene norme generali sulla partecipazione dell’Italia al
processo normativo comunitario.
Questa legge impone al governo di presentare annualmente alle camere, entro il 31 Gennaio, un disegno di
legge, legge comunitaria, con cui si disciplinano le modalità di attuazione della normativa comunitaria
nell’ordinamento italiano.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 89 di 169


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86. Definizione di giustizia costituzionale


Sistema di verifica volta ad accertare che una legge o un atto ad essa equiparato sia conforme alle norme
della costituzione. Essa è quindi la migliore garanzia di rigidità costituzionale.
Sono 3 le fondamentali distinzioni tra i modelli di sindacato costituzionale:
-sindacato preventivo e sindacato successivo: nel primo caso il controllo è effettuato prima che la legge
venga pubblicata ed entri in vigore; nel secondo si tratta di verificare la legittimità di un provvedimento
pienamente efficace;
-sindacato diffuso e sindacato accentrato: nel primo caso il potere di verificare la legittimità costituzionale
delle leggi è riconosciuto ad ogni giudice(sistemi common law); nel secondo tale controllo è riservato ad un
apposito organo, nella maggior parte dei casi creato con l’approvazione della stessa carta costituzionale;
-giudizio principale e giudizio incidentale: nel primo caso il giudizio di legittimità può essere richiesto solo
nel corso di un giudizio; nel secondo può essere attivato direttamente da determinati soggetti. I due sistemi
possono coesistere.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 90 di 169


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87. Caratteristiche del sindacato di legittimità costituzionale


Il sindacato di legittimità costituzionale previsto dalla costituzione ha le seguenti caratteristiche:
-si tratta di un sindacato successivo: la verifica avviene sempre su leggi o atti già in vigore. In passato
un’eccezione era costituita dalle leggi regionali che potevano essere sottoposte al controllo di legittimità
costituzionale, su richiesta del governo, prima di entrare in vigore; tale facoltà è stata soppressa dalla legge
cost3/2001 di riforma del titola 5 della cost.
-il controllo è accentrato in un unico organo la corte costituzionale: tale controllo è attivato:
a)con la rimessione alla corte delle questioni di costituzionalità sollevate nel corso di un processo da una
delle parti o dal giudice(sindacato incidentale);
b)con la diretta impugnazione degli atti ritenuti incostituzionali da parte dello stato o delle regioni(sindacato
in via principale).
I compiti spettanti alla corte costituzionale sono:
-giudicare sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di
legge di stato e regioni;
-giudicare sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello stato e su quelli tra stato e regioni, e tra regioni;
-giudicare le accuse mosse al presidente della repubblica;
-giudicare sull’ammissibilità delle richieste di referendum abrogativo.

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88. Composizione della Corte Costituzionale


Essa è formata da 15 giudici, dei quali:
-5 eletti dal parlamento in seduta comune;
-5 nominati dal presidente della repubblica;
-5 nominati dalle supreme magistrature dello stato.
I giudici costituì restano in carica 9 anni e non sono rieleggibili. La corte elegge tra i suoi membri un
presidente con mandato triennale rinnovabile.

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89. Status di giudice costituzionale e prerogative della corte


I giudici costituzionali godono delle seguenti prerogative:
-immunità e improcedibilità: essi non possono essere perseguite per le opinioni espresse ne per i voti dati
nell’esercizio delle loro funzioni. Per procedere nei loro confronti è necessaria un’autorizzazione della corte
costituzionale;
-inamovibilità: solo dalla corte costituzione può essere disposta la rimozione o la sospensione dei suoi
giudici: questo provvedimento può derivare solo da incapacità fisica o civile, o da gravi mancanze
nell’esercizio delle sue funzioni;
-retribuzione: per garantire l’indipendenza economica dei giudici costituzionali, ad ognuno di essi è
riservato un trattamento economico non inferiore a quello del magistrato ordinario investito dalle + alte
funzioni;
-verifica dei poteri: il giudizio sui titoli di ammissione dei membri della corte è riservato alla corte stessa.
La corte costituzione gode delle seguenti prerogative:
-autonomia finanziaria e normativa: la corte ha un potere normativo autonoma e amministra un proprio
bilancio (fissato dal bilancio dello stato);
-autodichia: la corte ha competenza a decidere sui ricorsi in materia di impiego dei propri dipendenti.
Le decisioni che la corte può porre in essere sono: ordinanze e sentenze.
L’art.18 della l87/1953 ci indica il criterio generale di distinzione fra questi 2 atti:
-la corte giudica in via definitiva con sentenza;
-tutti gli altri provvedimenti di sua competenza sono adottati con ordinanza
Sentenze e ordinanze sono gli atti tipici del potere giudiziario e si distinguono proprio per questo:
-sentenza: (definisce il giudizio) è l’atto con cui il giudice chiude il processo;
-ordinanza: strumento interlocutorio, che non esaurisce il rapporto processuale, ma che serve per risolvere le
questioni che sorgono nel corso del processo.
Negli anni è stato sviluppato un uso delle ordinanze + ampio: talvolta si ricorre all’ordinanza anche per
chiudere il processo.

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90. Caratteristiche degli atti sindacabili


Il sindacato della corte costituzionale si esercita sulle leggi e sugli atti aventi forza di legge dello stato e
delle regioni:
-leggi costituzionali e di revisione della costituzione: che sono sindacabili per vizi:
a) formali: relativi alla regolarità del procedimento di formazione;
b) materiali: derivanti da limiti imposti dal dettato costituzionale;
-leggi ordinarie dello stato: sindacabili senza alcuna limitazione;
-atti aventi forza di legge: decreti legge e decreti legislativi emanati dal governo. La corte costituì ha
precisato che i decreti legge possono essere oggetto del suo sindacato anche relativamente ai presupposti di
necessità ed urgenza e che la sua valutazione di legittimità può anche trasferirsi da un decreto decaduto a
quello che lo reiteri, qualora la norma del primo venga riprodotta fedelmente nel secondo.
-referendum abrogativo: che potrebbe generare effetti non conformi alla costituzione;
-leggi regionali: equiparate alle leggi dello stato;
-statuti regionali: sono espressamente assoggettati al sindacato di costituzionalità dall’art.123 della
costituzione.

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91. Definizione di vizi di legge


Il sindacato di costituzionalità è un raffronto fra una norma costituzionale e norma ordinaria.
L’incostituzionalità può derivare dalla violazione di norme che:
-prevedono determinati procedimenti per la formazione degli atti legislativi (vizi formali);
-impongono o vietano determinati contenuti (vizi sostanziali).

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92. Definizione di parametro di giudizio


E’ il termine di confronto impiegato per giudicare la legittimità degli atti legislativi. Il parametro è dalla
dalle disposizioni costituzionali e dalle leggi costituzionali. Tuttavia la costituzione prevede in diversi casi
che leggi o atti aventi forza di legge siano vincolati al rispetto di norme poste da norma non-costituzionali.
In questi casi si parla di parametro interposto, ovvero quelle norme che non hanno un rango costituì ma la
cui violazione da parte delle leggi comporta una violazione indiretta delle norme costituzionali.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 96 di 169


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93. Definizione di giudizio incidentale


Esso trova applicazione quando la questione di legittimità costituì è sollevata nel corso di un giudizio
pendente ad un’autorità giurisdizionale. Questo giudizio pendente, è chiamato giudizio principale, mentre
quello che si svolge dinanzi al giudice si chiama giudizio incidentale.
I presupposti per poter adire la corte sono: pendenza di un giudizio, esistenza di un controversia di merito e
l’interesse di chi fa valere l’incostituzionalità ad eccepire la questione di legittimità.
La proposizione della questione di legittimità può essere sollevata, con apposita istanza, nel corso del
giudizio innanzi ad un’autorità giurisdizionale da:
-una delle parti in giudizio;
-dal giudice d’ufficio innanzi al quale verte il giudizio.
Prima di procedere alla rimessione della questione al giudizio della corte costituzionale, il giudice dinnanzi
al quale è stata sollevata la questione deve accertarsi che il giudizio non possa essere definito
indipendentemente dalla risoluzione della questione, e quindi deve valutare:
-la rilevanza della questione: il giudice deve esaminare se la questione è stata sollevata nei confronti di una
legge o un atto con forza di legge, la cui applicazione egli ritiene essere necessaria per poter definire il
giudizio;
-la non manifesta infondatezza: il giudice deve respingere la questione nel caso in cui essa sia
manifestamente infondata, cioè priva di ogni fondamento giuridico.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 97 di 169


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94. Caratteristiche del giudizio in via principale


Esso può essere proposto:
-dal governo nei confronti di leggi regionali;
-da una regione nei confronti di una legge o un atto avente valore di legge dello stato o di un’altra regione.
Le caratteristiche del giudizio di legittimità in via principale sono:
-il giudizio della corte ha carattere astratto, nel senso che le disposizioni impugnate sono valutate a
prescindere dalla loro concreta attuazione;
-il giudizio è disponibile, cioè si tratta di una questione che può essere sollevata dalle parti;
-si tratta di un giudizio successivo all’approvazione della legge.
L’atto che introduce il giudizio in via principale è il ricorso.

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95. Classificazione delle decisioni della Corte


La corte giudica in via definitiva con sentenza, tutti gli altri provvedimenti sono adottati con ordinanza.
Le decisioni della corte possono essere classificate in sentenze:
-di accoglimento: con cui la corte dichiara l’incostituzionalità della norma, che perde validità dal giorno
successivo alla pubblicazione della sentenza sulla gazzetta.
-di rigetto: con cui si dichiara infondata la questione di legittimità nei termini e sotto i profili in cui è stata
sollevata dinanzi alla corte;
La corte ha introdotto nuove tipologie di sentenze:
-interpretative: la corte si pronuncia su un’interpretazione diversa rispetto a quella data dalle parti che hanno
sollevato la questione e può essere una sentenza interpretativa di rigetto, se questa diversa interpretazione è
conforme alla costituì, o di accoglimento se con essa la corte può individuare significati contrari alla
costituzione;
-parziali di accoglimento: un testo può essere scisso in + significati non alternativi, per cui la corte può
censurare il testo per la sola parte in cui presenta significati contrari alla costituzione;
-additive: sono quelle con cui la corte dichiara l’illegittimità di un testo nella parte in cui omette di
disciplinare qualcosa che dovrebbe prevedere;
-sostitutive: quelle con cui la corte dichiara l’incostituzionalità della norma nella parte in cui prevede certe
conseguenze piuttosto che altre;
-monitorie: decisioni anomale con cui la corte cerca di scuotere il legislatore dalla sua inerzia, invitandolo
alla riforma di un complesso normativo.

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96. Conflitti di attribuzione fra i poteri dello Stato


La corte costituzione giudica anche i conflitti di attribuzione tra i poteri dello stato. Tali conflitti possono
sorgere per:
-vindicatio potestatis: + soggetti rivendicano l’attribuzione ad emanare un atto;
-interferenza: un soggetto esercita un suo potere, ma in modo da impedire l’esercizio delle attribuzioni del
concorrente.

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97. Conflitti di attribuzioni fra Stato e Regioni


Se una regione invade con un suo atto la sfera di competenza assegnata dalla costituzione ad un’altra
regione, la regione interessata può proporre ricorso alla corte costituzionale.
I conflitti di attribuzione tra i poteri dello stato sono quindi lo strumento con cui si risolvono le controversie
tra stato e regione o tra regioni.
Si tratta di conflitti fra enti, definiti conflitti intersoggettivi. Nel caso di conflitti fra i poteri dello stato, si
parla di conflitti interorganici, ovvero interni allo stesso ente, cioè lo stato.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 101 di 169


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98. Giudizio di ammissibilità del referendum abrogativo


Inizialmente la costituzione non aveva previsto un controllo sull’ammissibilità del referendum, ma tale
strumento fu introdotto dalla legge costituzione 1/53’ che ha provveduto ad affidare tale compito alla corte
costituzionale in base all’art75 costituzione non si possono sottoporre a referendum abrogativo le leggi:
tributarie, di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali.

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99. Definizione di giustizia politica


Si tratta delle funzioni attribuite alla corte costituzione in merito al giudizio che è chiamata ad esprimere
sulle accuse promosse contro il presidente della repubblica. Nei giudizi di accusa la composizione della
corte viene integrata con 16 giudici aggregati, estratti a sorte da un elenco di cittadini aventi i requisiti per
l’eleggibilità a senatore che il Parlamento compila ogni 9 anni.
Le uniche ipotesi di responsabilità del Presidente della repubblica per fatti commessi nell’esercizio delle sue
funzioni e sulle quali è chiamata a giudicare la corte costituì, sono quelle indicate dall’art.90 costituzione
ovvero: alto tradimento, attentato alla costituzione.
La procedura del giudizio di accusa si compone di 2 fasi:
-messa in stato d’accusa del presidente della repubblica da parte del parlamento riunito in seduta comune,
con votazione a maggioranza assoluta dei componenti e l’indicazione delle prove che giustificano l’accusa.
In attesa del giudizio il capo dello stato può essere sospeso con ordinanza della corte costi;
-giudizio innanzi alla corte costituzione in composizione integrata: il giudizio è inappellabile, ma è ammessa
la revisione nel caso in cui dopo la condanna emergano fatti nuovi di tale importanza da avviare un nuovo
procedimento dinanzi alla corte per la revoca della sentenza.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 103 di 169


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100. Competenza di giudizio dei reati ministeriali


Prima della legge cost1/89’ anche i reati ministeriali rientravano nella cosiddetta giustizia politica. Dopo il
referendum popolare del 87’ la suddetta legge costituzione modificò l’art 96cost investendo al magistratura
ordinaria della competenza a giudicare dei reati ministeriali, previa autorizzazione da parte della camera di
appartenenza se il membro del governo è deputato o senatore.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 104 di 169


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101. Articolo 3 della Costituzione: il principio di eguaglianza


L’art 3 costituzione enuncia il principio di uguaglianza. Il primo comma dell’art3 è dedicato al principio di
uguaglianza formale ed all’enunciazione di una serie di divieti di discriminazione; il 2° comma enuclea il
principio dell’uguaglianza sostanziale.
Il principio dell’uguaglianza formale deve essere inteso come eguale soggezione di tutti al diritto. Il nucleo
forte del principio di uguaglianza è costituito dall’impossibilità per il legislatore di operare distinzioni di
sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche ecc. Tale principio vuole prescrivere leggi generali ed
astratte per evitare discriminazioni.
Il principio di uguaglianza sostanziale, comporta invece, l’impegno dello stato a creare le condizioni di
eguaglianza sostanziale fra i cittadini, ovvero a rimuovere gli ostacoli di natura economico-sociale che di
fatto impediscono la partecipazione dell’individuo alla vita del paese. Tale principio tende a provvedere a
singoli casi per eliminare eventuali svantaggi.
Il principio di eguaglianza sostanziale e formale si completano a vicenda perché l’uguaglianza formale
impedisce di cerare discriminazioni all’incontrario, mentre l’uguaglianza sostanziale addolcisce la dura
legge che non conosce eccezioni.
I due principio sono tenuti in equilibrio dal principio di ragionevolezza, che esige che le disposizioni
normative contenute in atti aventi valore di legge siano adeguate o congruenti rispetto al fine perseguito dal
legislatore. Nel caso di accerti l’irragionevolezza della legge, essa potrà essere abrogata, per illegittimità
costituzione dalla corte costituzionale.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 105 di 169


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102. Libertà e diritti costituzionalmente garantiti: definizioni


A) Situazioni giuridiche soggettive: si tratta sia delle posizioni attive, ovvero libertà e diritti, sia quelle
passive ovvero obblighi e doveri. Quindi si distingue tra:
-libertà: che indicano la non interferenza dello stato nella sfera delle scelte individuali;
-diritti: relativi alle pretese di prestazioni statali.
Questa distinzione ha scarso significato per il diritto costituzionale perché aspetto negativo e aspetto
positivo si fondono in ogni diritto o libertà costituzionalmente garantiti;
B) Distinzione tra diritto assoluti e diritto relativi: i primi indicano diritto valevoli erga omnes, ovvero verso
tutti, a prescindere da qualsiasi prestazione da parte di terzi: tali diritto comportano un divieto di interferenza
per gli altri soggetti. I secondi invece valgono solo nei confronti di determinati soggetti, ai quali si richiede
una prestazione, è il caso dei diritto sociali.
Anche tale distinzione ha scarsa importanza pratica.
C) Distinzione fra diritto individuali e diritto funzionali: i primi sono quelli attribuiti all’individuo in quanto
tale, prescindendo dagli effetti che il loro esercizio può produrre sulla collettività. I secondi invece sono
attribuiti all’individuo solo per il perseguimento di scopi collettivi e comunque non determinati
dall’individuo stesso.
D) Distinzione fra diritto soggettivi e interessi legittimi: i primi possono degradare nei secondi. Ad esempio
il diritto di riunione, che è un diritto soggettivo sancito dall’art17, può trasformarsi in interesse legittimo
qualora il questore vieti la riunione per comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 106 di 169


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103. Strumenti di tutela legislativi dei diritti e della libertà


I maggiori strumenti di tutela previsti dalla costituzione a garanzia dei diritto e libertà sono:
-riserva di legge: ovvero il riservare la disciplina di determinate materie alla legge. In base all’intensità della
tutela costituzionale, l’intensità della riserva di legge può essere assoluta o relativa;
-riserva di giurisdizione: spesso si affianca alla riserva assoluta di legge per restringere le responsabilità di
valutazione discrezionale dell’autorità, e che consiste nell’impossibilità di adottare qualsiasi limitazione
delle libertà individuali senza un atto motivato dell’autorità giudiziaria;
-tutela giurisdizionale: in base all’art24cost tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritto e
interessi legittimi;
-responsabilità del funzionario: secondo l’art28 costituzione i funzionari e i dipendenti pubblici sono
direttamente responsabili per gli atti compiuti in violazione dei diritti;
-sindacato di legittimità costituzionale: l’opera della corte costituzione riveste un’importanza eccezionale
per la tutela dei diritto e delle libertà: è la corte infatti che il compito di evitare che queste ultime siano
compresse dalla legislazione.

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104. Applicazione delle garanzie costituzionali


In alcuni casi la costituzione riconosce la tutela dei diritto ai soli cittadini, in altri a tutti. Nel corso degli anni
vi è stata una tendenza a riconoscere anche ai non cittadini maggiori margini di garanzia. In particolare la
corte costituzionale ha fatto leva sull’art2 che sancisce il riconoscimento e la garanzia dei diritto inviolabili
dell’uomo.
Quindi per la corte alcuni diritto appartengono all’uomo in quanto tale e non possono essere operate
discriminazioni tra cittadini e non cittadini. I diritto inviolabili si estendono cosi anche agli stranieri laddove
il testo costituzione non ne riserva la garanzia ai soli cittadini.
Ma va chiarito che:
-l’estensione agli stranieri e relativa solo ai diritto inviolabili: per tutti gli altri diritto continua a valere la
regola della reciprocità, per cui uno straniero gode dei diritto attribuiti al cittadino solo se l’ordinamento da
cui proviene riconosce lo stesso diritto ai cittadini italiani(art.16 preleggi).
-L’estensione agli stranieri dei diritto inviolabili non esclude che il legislatore possa prevedere delle
limitazioni particolari a loro carico, per la particolare condizione di straniero.
Va sottolineato che i diritto possono essere fatti valere non solo nei confronti della pubblica autorità ma
anche nei confronti dei privati: quindi i diritto costituzionali hanno anche effetti orizzontali oltre che
verticali.

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105. Definizione di anacronismo legislativo


La continua evoluzione delle nozioni costituzionali, implica la possibilità che disposizioni legislative che la
corte costituzionale ha, in passato, considerato conformi alla costituzione, potrebbero oggi essere valutate
incompatibili. Questo è il caso dell’anacronismo legislativo, i motivi del quale possono essere:
-mutamento di costume sociale: basta pensare al differente ruolo che la donna ha assunto nel corso degli
anni nell’ambito della famiglia;
-innovazione tecnologica: es effetto dell’introduzione di internet o dei telefonini sulla norma relativa alle
comunicazioni;
-evoluzione della stessa legislazione ordinaria: alcune materie possono essere redisciplinate con
provvedimenti che meglio rispondono ai tempi, in particolare la corte costituì è chiamata a dichiarare
l’illegittimità della norma che non risponde + alla nuova disciplina;
-evoluzione indotta dalle norme del diritto internazionale: la corte costituzione utilizza la convenzione
europea dei diritto dell’uomo, come parametri di interpretazione del dettato costituzionale, integrando
l’ordinamento italiano con quello internazionale.

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106. Tecnica di bilanciamento dei diritti


E’ una tecnica impiegata dalle corti costituzionali per risolvere questioni di costituzionalità in cui si registri
un contrasto tra diritto o interessi diversi.
In particolare sono 3 le ipotesi di conflitto tra interessi o diritti:
-concorrenza fra soggetti diversi nel godimento dello stesso diritto: è il caso delle prestazioni sociali che
impongono una contemperazione delle esigenze dei consociati per garantire assistenza a chi ne ha effettiva
necessità;
-concorrenza tra interessi individuali non omogenei: è il caso del conflitto fra il diritto di cronaca e il diritto
alla riservatezza, o del contrasto fra il diritto alla salute della madre e il diritto alla vita del nascituro nel caso
dell’aborto;
-concorrenza tra interessi individuali o collettivi: è il caso in cui l’efficienza delle forze armate può prevalere
sulla libertà di riunione in luoghi militari.
Nel giudicare i conflitti fra interessi o dir, la corte costituzione opera cosi:
-ricostruisce la ratio legis e valuta la legittimità dell’interesse protetto dalla legge impugnata;
-valuta la capacità dell’atto impugnato di perseguire l’interesse che il legislatore ha voluto tutelare;
-valuta il costo, ovvero l’impatto che la tutela di un interesse ha sull’altro interesse coinvolto nel
bilanciamento.
Il giudizio di bilanciamento quindi non segue i rigorosi binari dell’interpretazione della costituzione, ma si
nutre della ragionevolezza e del buon senso, che portano la corte a chiedersi se:
-nel perseguire i suoi obiettivi il legislatore non aveva a disposizione strumenti meno costosi in termini di
compressione dell’altro interesse o diritto coinvolto nel bilanciamento;
-se la compressione dell’interesse concorrente è totale o consente comunque un suo esercizio, seppur
limitato.
La tecnica del bilanciamento consente alla corte di prendere in considerazione anche i nuovi dir, ovvero
quelli che non trovano riconoscimento nella costituzione.

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107. Elenco dei diritti della sfera individuale


La classificazione dei diritto e delle libertà segue il secondo schema:
-art.13-16 diritto legati all’individuo;
-art17-21 diritto che toccano l’attività pubblica degli individui;
-art29-34 si occupa delle prestazioni pubbliche volte a rimuovere le disuguaglianze sociali;
-art35-47 definiscono le libertà economiche;
-art48-51 si occupano delle libertà politiche.

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108. Definizione di diritto alla libertà personale


Essa è prevista dall’art13 cost. Storicamente consiste nella libertà dagli arresti, ossia nell’habeas corpus,
quindi solo lo stato rispettando l’art13 può limitare la libertà fisica delle persone, e allo stesso tempo lo stato
deve garantire la libertà personale di tutti gli individui nei confronti degli altri soggetti.
La tutela della libertà personale, comprende anche il divieto di violenza morale, ovvero una coercizione che
offenda la dignità della persona comportandone la degradazione giuridica. A garanzia della libertà personale
ci sono gli strumenti della riserva assoluta di legge e della riserva giurisdizionale. Ma la polizia giudiziaria,
per finalità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori che limitano la libertà personale, da
sottoporre a convalida dell’autorità giudiziaria entro 96 ore. Tale arco temporale è scandito in un segmento
di 48 ore assegnate alla polizia giudiziaria e in un altro di 48 ore per i provvedimento giudiziario di
convalida.
La costituzione ha previsto anche altre disposizioni in tema di tutela della persona:
-sulle persone sottoposte a restrizione di libertà è vietata ogni violenza fisica o morale (art13);
-le pene non devono consistere in trattamento contrari al senso di umanità e devono tendere alla
rieducazione del condannato (art.27cost);
-è vietata la pena di morte;
-deve sussistere proporzionalità tra la gravità della pena sanzionata e la gravità del reato commesso.

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109. Definizione di diritto alla libertà di domicilio


L’art 14 costituzione sancisce l’inviolabilità del domicilio. Nel sistema delle libertà fondamentali, la libertà
di domicilio rappresenta una forma di espressione della libertà personale, in quanto si concretizza nella
proiezione spaziale della persona.
Il domicilio consiste i qualsiasi spazio isolato dall’ambiente esterno di cui il privato disponga
legittimamente, incluso il bagagliaio dell’automobile. L’art14 sancisce l’inviolabilità del domicilio se non
per accertamenti riguardanti l’incolumità pubblica o a fini economici e fiscali.

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110. Definizione di diritto alla libertà di corrispondenza e di


comunicazione
L’art 15 costituzione garantisce la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di
comunicazione, a tutela della riservatezza contro abusive interferenze. L’art.616 comma 4 del cod penale
definisce corrispondenza quella epistolare, telegrafica, telefonica, informatica ovvero effettuata con ogni
altra forma di comunicazione a distanza.
Esso punisce chiunque prende cognizione del contenuto di una corrispondenza chiusa a lui non diretta. A
tutela della privacy, la legge 675/96 disciplina il trattamento dei dati personali e ha istituito un’autorità
garante.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 114 di 169


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111. Definizione di diritto alla libertà di circolazione


La libertà di circolazione e di soggiorno è sancita dall’art16. essa si estrinseca in 3 facoltà:
-libera circolazione sul territorio dello stato;
-libertà di fissare ovunque la propria residenza(soggiorno);
-facoltà di uscire dallo stato o di rientrarvi(libertà di espatrio).

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112. Elenco dei diritti della sfera pubblica


I diritti che attengono alla sfera pubblica dei cittadini sono posti a tutela della dimensione sociale della
persona. Essa si esprime in 2 direzioni:
a) nella libertà di espressione del proprio pensiero con tutto ciò che comporta sul piano della regolazione
dell’uso dei potenti strumenti di diffusione delle idee, quali la stampa e la televisione;
b) nella libertà di riunirsi e di associarsi, dando luogo a quelle formazioni sociali in cui, come afferma
l’art2cost, si svolge la personalità dell’individuo.

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113. Definizione di diritto alla libertà di riunione


Essa è garantita dall’art17cost e consiste nella facoltà di darsi convegno in un luogo determinato ed
in seguito a preventivo accordo o su invito dei promotori, per soddisfare un determinato interesse che può
essere politico culturale religioso, sportivo.
In base al luogo in cui si svolgono le riunioni si dividono in:
-private: si svolgono in luoghi privati;
-in luoghi aperti al pubblico: si svolgono in luoghi privati, ma l’accesso è consentito in base a particolari
prescrizioni(cinema, teatro);
-in luoghi pubblici: si svolgono in luoghi pubblici, ad esse tutti possono liberamente accedere.
Il limiti al diritto di riunione sono:
-esse devono svolgersi in forma pacifica e senza armi;
-per le riunioni in luoghi pubblici, i promotori devono dare preavviso al questore almeno 3 giorni prima del
loro svolgimento, affinché l’autorità possa intervenire a scopo di vigilanza;
-per le riunioni private o in luoghi aperti al pubblico non occorre preavviso.

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114. Definizione di diritto alla libertà di associazione


E’ sancita dall’art18cost. per associazioni si intendono formazioni sociali:
-su base volontaria;
-con un’organizzazione stabile.
Le garanzie poste dalla costituzione alla libertà di associazione sono 3:
-l’adesione all’associazione deve essere libera, ovvero tutti hanno libertà negativa di non aderire. Tuttavia la
corte costituzione ha dichiarato compatibili con l’art18 una serie di associazioni obbligatorie come quelle
degli ordini professionali.
-si può costituire un’associazione senza alcuna autorizzazione;
-le associazioni possono fare tutto quello che non è vietato al singolo dalla legge penale (si tratta di una
riserva di legge rinforzata).
Il testo costituì vieta la formazione di 2 tipi di associazioni:
-segrete: ovvero quelle che occultano la loro esistenza e svolgono attività che interferiscono sull’esercizio
delle funzioni di organi costituzionali (legge 17/82’);
-a carattere militare: che perseguono scopi politici.

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115. Definizione di diritto alla libertà religiosa e di coscienza


La libertà di coscienza consiste nella libertà di coltivare convinzioni interiori e di comportarsi di
conseguenza.
Gli strumenti di tutela della libertà di religione e di coscienza sono:
-divieto di discriminazioni (art2): in base alle convinzioni religiose;
-eguaglianza fra confessioni religiose (art.8): tutte le confessioni religiose sono uguali di fronte alla legge;
-libertà di culto (art19): tutti possono professare la propria fede religiosa con unico limite il buon costume;
-obiezione di coscienza: consiste nel rifiuto di compiere atti che, pur prescritti dal nostro ordinamento sono
contrari alla nostra coscienza(obiezione al servizio militare o obiezione prevista dalla legge sull’aborto del
1978 per il personale sanitario).

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116. Definizione di diritto alla libertà di manifestazione del pensiero


Consiste nella libertà di esprimere le proprie idee e di divulgarle ad un indeterminato numero di destinatari.
In ciò si distingue dalla libertà di comunicazione che consiste nella trasmissione dle pensiero ad una o +
persone.
La libertà di manifestazione del pensiero è uno dei pilastri di ogni ordinamento democratico e non si estende
non solo al pensiero politico, ma anche alla fede religiosa, all’arte e alla scienza. Da ciò deriva la libertà di
insegnamento e la libertà della scuola.
L’unico limite che l’art21 costituzione pone alla libertà di pensiero è il buon costume, ovvero quelle
manifestazioni del pensiero che per la collettività offendono il comune senso del pudore (tale limite non è
applicabile alle opere d’arte e di scienza).
La legge penale pone dei limiti ai reati di opinione, ovvero:
-non sono ammesse espressioni di pensiero atte a determinare azioni pericolose per la pubblica sicurezza,
come l’istigazione, l’apologia dei delitti e la diffusione di notizie false o tendenziose;
-il diritto di ognuno a manifestare il proprio pensiero non deve ledere la dignità altrui, sono quindi
considerati delitti l’ingiuria e la diffamazione. Allo stesso modo si tutela il sentimento religioso ed il
prestigio delle istituzioni, attraverso al previsione di reati come il vilipendio e l’oltraggio.
La libertà di manifestazione del pensiero è esercitata attraverso una pluralità di mezzi, come la stampa, la
telediffusione e la radiodiffusione, internet. La manifestazione del pensiero attraverso strumenti divulgativi
rappresenta la libertà di informazione (art21cost). Essa si articola nel diritto ad informare, di informarsi e di
essere informati.
Tra gli strumenti di diffusione la costituzione disciplina direttamente solo la stampa. Il regime della stampa è
caratterizzato dai seguenti principi:
-esclusione di ogni forma preventiva e di censura;
-possibilità di sequestro degli stampati, ma con la garanzia della riserva di legge assoluta e della riserva di
giurisdizione.
Circa la radiotelevisione, va detto che in Italia vige un sistema misto di remittenza pubblico e privato,
legittimato dalla legge Mammì del 90’(fino al 1975 vi era il monopolio della RAI).

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117. Definizione di diritti sociali


Sono i diritti dei cittadini a ricevere delle prestazioni da parte dello stato. Essi sono l’espressione di un
programma che la corte costituì detta agli organi pubblici. La corte costituzione ha costantemente sostenuto
che i diritto sociali devono essere oggetto di bilanciamento con le esigenze organizzative e di finanza
pubblica: consistendo in una pretesa di prestazione, essi hanno dei costi.

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118. Definizione di diritti della sfera economica


I diritto della sfera economica sono quelli compresi dalla cosiddetta costituzione economica, ovvero dal
titolo terzo della prima parte della costituzione. In esso sono riportati i principio in materia di lavoro, di
organizzazione sindacale e di sciopero, d’impresa e di proprietà.

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119. Legislazione relativa alla libertà sindacale


L’art39cost sancisce: al primo comma il principio della libertà di organizzazione sindacale; e nei commi
successivi la posizione giuridica dei sindacati di fronte all’ordinamento statuale.
I sindacati potrebbero, a seguito di registrazione, acquisire personalità giuridica e capacità di stipulare,
contratti collettivi con efficacia erga omnes. Ma tale sistema non ha mai trovato applicazione, e quindi
attualmente i sindacati non sono registrati, non hanno personalità giuridica, ma agiscono come associazioni
di fatto.

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120. Legislazione relativa al diritto di sciopero


Lo sciopero è la sospensione collettiva temporanea delle prestazioni di lavoro al fine della tutela di un
interesse dei lavoratori. Esso è un diritto tutelato dall’art40cost.
La legge 146/90 prevede che questo diritto non è illimitato, perché nei servizi pubblici essenziali devono
essere comunque garantite le prestazioni indispensabili.

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121. Legislazione relativa alla libertà di iniziativa economica


E’ sancito dall’art41 cost. Il dettato costituzione nello specifico prevede forma di bilanciamento tra
l’iniziativa economica privata e l’interesse collettivo, e quindi:
-il comma 2 dell’art41 dispone che l’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità
sociale o in modo da arrecare danno alla libertà, sicurezza e alla dignità umana;
-il comma 3, dispone che il legislatore debba fissare i programmi ed i controlli opportuni affinché l’attività
economica pubblica e privata possa essere utilizzata e coordinata a fini sociali.
Ma la norma in esame sembra essere destinata all’obsolescenza, perché l’appartenenza dell’Italia alla
comunità europea comporta infatti un sistema economico molto lontano dall’applicazione di strumenti di
dirigismo pubblico dell’economia La scelta comunitaria è quella di una regolamentazione esterna del
mercato per garantire la concorrenza ed impedire la costituzione di posizioni dominanti: in quest’ottica
opera l’antitrust.
Stessa sorte sembra dover avere l’art 43cost che consente la nazionalizzazione e la collettivizzazione di
determinate imprese. L’unico caso di nazionalizzazione della storia repubblicana è quello delle aziende
produttrici di energia elettrica, che ha dato via all’ENEL.

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122. Legislazione relativa alla proprietà privata


L’art 42 costituzione dispone che la proprietà è pubblica o privata e garantita dalla legge che ne determina i
modi d’acquisto, di godimento ed i limiti, allo scopo di assicurarne la funzione sociale.
La proprietà a norma dell’art42 può essere espropriata nei casi previsti dalla legge e salvo indennizzo, per
motivi di interesse generale. Questo è un esempio del prevalere dell’interesse pubblico su quello privato.

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123. Definizione di diritti della sfera politica


Sono quei diritto che consentono ai cittadini di partecipare alla vita politica e al processi di formazione delle
decisioni pubbliche. Essi sono elencati dagli art.48 a 51 cost, ovvero: elettorato attivo e passivo, referendum,
libertà di organizzazione partitiche, diritto di petizione.
Tali diritto possono essere persi a causa della perdita della capacità di agire: infermità mentale; condanna a
seguito di gravi reati.

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124. Definizione di doveri costituzionali


Il dettato costituzionale fa spesso riferimento ai doveri che alla fine si riducono al dovere di pagare le tasse:
per concorrere alle spese pubbliche.

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125. Definizione di Giunta Regionale


In base all’art 123cost la giunta è l’organo esecutivo della regione. Essa ha il compito di attuare il
programma politico delineato dal suo presidente, e le attribuzioni indicate dalla costituzione.
Il numero dei componenti della giunta varia da regione a regione. Alcuni statuti prevedono che sia garantita
la rappresentanza di ambo i sessi nella composizione della giunta, e tutti gli statuti dettano delle disposizioni
di principio volte a garantire le pari opportunità tra uomini e donne.
Quasi in tutti gli statuti(ne sono stati approvati 9) è previsto che, affinchè siano valide le deliberazioni della
giunta, debba essere presente la maggior parte dei componenti dell’esecutivo, e che in caso di parità
prevalga il voto del presidente.
Alla giunta regionale è affidata l’iniziativa legislativa in tema di bilancio e finanza regionale.

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126. Ruolo del Presidente della Giunta Regionale


Il presidente dirige la politica della giunta e ne è responsabile, promulga le leggi, emana regolamenti,
dirige le funzioni amministrative, indice elezioni e referendum regionali, rappresenta la regione e cura i
rapporti con lo stato e con l’U.E.
Dopo la riforma del tit 5, il presidente è diventato il fulcro del sistema regionale, in particolare:
1)è eletto contestualmente al consiglio regionale: ed in particolare quindi il venir meno del presidente della
giunta comporta le dimissioni della giunta e lo scioglimento del consiglio regionale. Ciò vale per dimissioni,
morte, sfiducia. Egli è eletto a suffragio universale diretto (simul/simul).
Quindi è importante che negli statuti le regioni prevedano un numero di mandati consecutivi che presidente
e giunta possono ricoprire: altrimenti il presidente può utilizzare la “minaccia” delle dimissioni come
strumento di pressione sul consiglio(ovviamente se ritiene di poter essere rieletto); e ciò è utile anche per
garantire un ricambio della classe dirigente (per evitare concentrazioni di potere).
2)nomina i componenti della giunta, ed in particolare:
a)Assessori: essi sono nominati e revocati dal presidente della giunta. Con la riforma è venuto meno
l’obbligo di eleggere il presidente della giunta regionale e gli assessori tra i componenti del consiglio
regionale, e quindi è divenuto possibile far ricoprire la carica di assessore sia ai consiglieri(assessori interni)
sia a coloro che non sono membri del consiglio regionale (membri esterni).
Per la legge 165/2004 le regioni devono stabilire con la legge regionale la disciplina delle incompatibilità,
disponendo anche dell’eventuale sussistenza di una causa di incompatibilità tra la carica di assessore
regionale e quella di consigliere regionale.
b)Vice-Presidente: che deve sostituire il presidente, nel presiedere l’esecutivo regionale, in caso di assenza,
impedimento temporaneo, permanente, morte, dimissioni.
3)presenta il proprio programma al consiglio regionale: Alcuni statuti prevedono anche che il consiglio
regionale si pronunci con un voto sul programma di governo predisposto dal presidente della giunta.
In caso di sfiducia conseguono le dimissioni del presidente e della giunta, lo scioglimento del consiglio, e
quindi il ricorso a nuove elezioni.
La sfiducia(art126) si esprime tramite mozione motivata, sottoscritta da almeno un quinto dei componenti e
approvata per appello nominale a maggioranza assoluta dei componenti.
4) è anche membro del consiglio regionale(con medesimi poteri e funzioni dei consiglieri).
Per le modalità di elezione del presidente della giunta e dei consiglieri solo 5 regioni hanno approvato una
legge elettorale, per le altre restano in vigore le disposizioni statali in materia.
La maggior parte degli statuti prevedono la prorogatio del presidente in carica (per l’ordinaria
amministrazione) fino all’elezione di un nuovo presidente.

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127. Definizione di Consiglio Regionale


E’ l’organo legislativo della regione, ed inoltre ad esso spettano funzioni di indirizzo, regolamentari e di
controllo sulla giunta regionale. Infatti approva il bilancio di previsione annuale e pluriennale e le loro
variazioni presentati dalla giunta.
Inoltre in base all’art117, ad esso spetta deliberare per formare intese con altre regioni o con enti stranieri.
Va detto che, mentre nella 1 fase statuaria (anni 70’) si stava disegnando una forma di governo regionale in
cui al consiglio erano attribuiti ampi poteri(indirizzo politico-amministrativo), invece nella fase attuale si
assiste ad una forma di governo regionale in cui è fortemente valorizzato il ruolo del presidente e della
giunta.
Ma per compensare ciò, al consiglio si è attribuito un decisivo ampliamento della funzione legislativa, da
intendersi non a livello quantitativo, ma qualitativo, ovvero + materie di competenza regionale.
In particolare l’accresciuto ruolo legislativo delle regioni ordinarie è individuato come origine di un maggior
numero di consiglieri regionali (da 30 a 80).
In passato il numeri dei consiglieri era in proporzione alla popolazione, ora è stabilito autonomamente da
ogni statuto, ed è quindi aumentato rispetto al passato, perché soprattutto nelle regioni con pochi consiglieri
(30-40) risultava difficile ricoprire tutti i compiti spettanti al consiglio regionale, che arrivava a impiegare
fino a 15 membri fra nomine della giunta regionale e ufficio di presidenza del consiglio.
Perciò, tranne il Piemonte che lascia invariato il numero di consiglieri, ogni regione si è adeguata alla nuova
situazione.

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128. Prorogatio del Consiglio Regionale


I consigli durano in carica 5 anni. Ma la corte costituzione ha affermato che cosi come la costituzione regola
la prorogatio delle camere, allo stesso modo un eventuale prorogatio degli organi elettivi regionali dopo la
loro scadenza, scioglimento o dimissioni è di esclusiva competenza dello statuto della regione(art123).
Così da garantire il principio di continuità dei lavori, in base al quale i consigli non cessino fino alla
scadenza dei 5 anni, e siano provvisti di poteri attenuati di organi in scadenza.
Si ricorda che la prorogatio a differenza della proroga, non incide sulla durata del mandato elettivo, ma
riguarda solo l’esercizio dei poteri nell’intervallo fra la scadenza del mandato e l’entrata in carica del nuovo
organo eletto.

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129. Prerogative dei Consiglieri Regionali


-insindacabilità: per le opinioni espresse e voti dati nell’esercizio delle loro funzioni(art122).
-+rilievo all’esercizio dell’iniziativa legislativa: ordini del giorno; proposte di risoluzione, interpellanze e
interrogazioni. Ad es. nel progetto di statuto della campania vi è addirittura l’obbligo dell’interrogazione a
risposta immediata, per garantire un adeguato spazio all’opposizione.
-+ampi poteri di informazione: diritto di accesso a notizie, informazioni, documenti utili all’espletamento
del loro mandato, da esercitarsi presso gli uffici delle regioni. Tale diritto è garantito talvolta anche rispetto
all’opposizione del segreto d’ufficio.
-+ risorse e servizi per l’esercizio della sua funzione: nonché rimborsi e indennità.
Solo in 2 statuti si fa richiamo ai doveri dei consiglieri.

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130. Procedimento legislativo regionale


1) Iniziativa Legislativa: Accanto ai soggetti tradizionalmente riconosciuti come propulsori del
procedimento legislativo (consiglieri, giunta, corpo elettorale) vi si affiancano i consigli provinciali e
comunali, nonché le unioni di comuni, comunità montane e città metropolitane.
In molti statuti inoltre è prevista la possibilità di far pervenire all’Assemblea regionale disegni di legge
anche da parte del Cal e del CREL, limitatamente ai propri ambiti di competenza (e quindi: autonomia e
funzioni degli enti territoriali minori; materie di carattere economico e sociale per il secondo).
2) Approvazione: qui si riproduce il modello parlamentare di creazioni delle leggi che si articola in:
-istruttoria del progetto di legge ad opera della commissione permanente competente per materia;
-approvazione del progetto ad opera del consiglio, tramite una votazione art per articolo ed una delibera del
testo nel suo complesso.
3) Promulgazione e Pubblicazione:
Una volta approvata la decisione legislativa è trasmessa a cura del presidente del consiglio, al presidente
della giunta, che provvede, entro un termine variabile da regione a regione, alla sua promulgazione.
Dopo la promulgazione, la legge è inserita nel bollettino ufficiale della regione, e dopo la vacatio legis entra
in vigore.

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131. Definizione di: CAL, CREL, conferenza raccordo


1)CAL: nuovo organo di consultazione degli enti locali(art123).
In particolare le sue funzioni sono:
a)legislativa: interviene nel procedimento normativo per garantire una legislazione regionale rispettosa delle
autonomie locali;
b)consultiva: esprime pareri spesso obbligatori , su proposte di legge su oggetti specifici(modifica statuto,
approvazione bilanci).
La costituzione del Cal asseconda la tendenza a dar vita a sedi di raccordo e cooperazione istituzionale tra
enti locali e regioni. La sua creazione fa emergere il carattere del regionalismo italiano che deve
costantemente confrontarsi con un radicato municipalismo.
2)CREL: E’ una sede stabile di partecipazione alle attività regionali che svolge una funzione consultiva nelle
materie di carattere economico sociale. Il suo ruolo è quello di strumento di studio, di ricerca e di confronto,
di cui la regione può avvalersi per delineare le politiche di programmazione.
3)Conferenza Raccordo: con la 142/90 il legislatore affida il compito alle regioni di individuare i modelli e
le sedi della collaborazione con gli enti locali e molte regioni hanno utilizzato questa disposizione per
istituire delle conferenze di raccordo con gli enti locali.
La vera novità di queste forme di concertazione tra regioni e enti locali sta nella definizione di un modello
che crea un rapporto diretto tra i vari livelli di governo superando l’idea che gli enti locali debbano avere
come interlocutore esclusivo lo stato. Infatti le relazioni di tipo triangolare vedono il loro vertice lo stato e su
due piani separati, regioni ed enti, mentre queste conferenze descrivono relazioni seriali in cui il referente
diretto degli enti locali è la regione, si ha così un’attenuazione dei rapporti diretti tra stato e enti locali.
4)Conferenze permanenti: organismi istituiti per coordinare i diversi livelli di governo. Qui stato ed enti si
incontrano per definire linee politico amministrative.
5)Commissione parlamentare per le questioni regionali: prevede consultazioni nel caso di scioglimento del
consiglio regionale e di rimozione del presidente della giunta. Essa è composta da 20 deputati e 20 senatori.

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132. Definizione di Legge Comunitaria Regionale


Per lungo tempo l’ordinamento italiano ha provveduto ad adeguarsi alle direttive comunitarie con
provvidenti ad hoc. Poi un importante strumento di razionalizzazione delle procedure di adeguamento è stata
la legge 86/89’ (legge Pergola) che impone al governo di presentare ogni anno, entro il 31 Gennaio, un
disegno di legge (legge comunitaria) con cui si disciplinano le modalità di attuazione della normativa
comunitaria nell’ordinamento italiano.
Il nuovo titolo 5 attribuisce alle regioni, nelle materie di propria competenza e secondo le procedure stabilite
dalla legge statale, il potere (e allo stesso tempo il dovere) di procedere all’immediata esecuzione degli atti
dell’U.E., pur mantenendo in capo allo stato ogni responsabilità derivante dal mancato adempimento di
obblighi comunitari e riservando a quest’ultimo la valutazione circa la necessità di un intervento in via
sostitutiva, tramite una normativa statale, in caso di eventuale inerzia delle regioni (art117).
Ciò nonostante è davvero scarno il quadro statuario dedicato a questa particolare modalità di adeguamento
del sistema regionale agli atti dell’U.e.
Ma nel panorama attuale, il recepimento delle direttive comunitarie non è il frutto di un processo di
adeguamento alle politiche dell’Unione tramite legge comunitaria regionale, bensì con la presentazione di
volta in volta di disegni legge.
Il Friuli Venezia Giulia, ha introdotto una legge regionale le disposizioni atte a definire la procedura per
adottare la legge che ogni anno provvede a dare tempestiva esecuzione alle normative comunitarie.

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133. Funzione dei Testi Unici Regionali


Molti statuti promuovono la redazione, tramite legge, di testi unici finalizzati alla raccolta e al
consolidamento della normativa in vigore in ambiti materiali omogenei.
La procedura è costituita da 2 passaggi:
1)la giunta redige una proposta di testo unico;
2)il consiglio approva il testo in forma semplificata rispetto al proc ordinario.
Il nuovo modulo collaborativo Giunta-consiglio escogitato dalla regioni serve per superare le difficoltà e le
lungaggini che caratterizzano l’emanazione del testo unico col tradizionale procedimento, quest’ultimo
infatti implicava il passaggio del provvedimento in aula con una nuova votazione art per art, capace di
riaprire questioni già affrontate dal decisore politico al momento dell’approvazione delle norme esistenti.
TUEL(solo leggere)
Dal 2000 è in vigore un organico ordinamento degli enti locali, le cui disposizioni si applicano a quasi tutte
le 102 province e gli 8102 comuni del paese. Esso costituisce il limite inderogabile all’autonomia statuaria
dei singoli comuni e delle singole province. Le disposizioni degli statuti eventualmente incompatibili sono
abrogate a seguito dell’entrata in vigore delle nuove norme statali in materia: in tal caso è fatto obbligo agli
enti locali di adeguare i propri statuti entro 120 giorni.
Il tuel è diviso in 2 parti: la prima è di 147 articoli e contiene l’ordinamento istituzionale degli enti locali; la
seconda consta di 121 art e contiene l’ordinamento finanziario e contabile.

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134. Caratteristiche delle situazioni giuridiche soggettive


Siamo in presenza di norme giuridiche solo quando si instaura un rapporto fra soggetti, che sulla base di una
regola comune (dir oggettivo)imposta da altri o posta dalle parti, da luogo a vincoli reciproci, che
determinano situazioni giuridiche favorevoli o di vantaggio (dir in senso soggettivo), e situazioni giuridiche
non favorevoli o di svantaggio (obblighi, doveri).
Sono soggetti di diritto tutti coloro che godono della capacità giuridica, ovvero sono titolari di situazioni
giuridiche.
Le situazioni giuridiche in cui un soggetto si può trovare si dividono in:
A) favorevoli:
1) dir soggettivo: situazione che il titolare può esercitare in via diretta e immediata: l’ordinamento giuridico
gli riconosce la pretesa di condizionare il comportamento di altri soggetti. E’ una situazione soggettiva di
vantaggio riconosciuta automaticamente come degna di tutela nei riguardi sia dei privati sia della pubblica
amministrazione.
I diritto soggettivi si distinguono in:
-assoluti: tutelati erga omnes, cioè nei confronti di tutta la collettività (che non possono essere lesi da altri
soggetti);
-relativi: è il diritto la cui soddisfazione dipende dalla collaborazione di un soggetto, che è obbligato a
tenere un certo comportamento (dir relativi a prestazioni statali).
I diritto soggettivi possono degradare negli interessi legittimi: ad esempio il diritto di riunione (art17), può
trasformarsi in interesse legittimo se il questore vieta la riunione per motivi di sicurezza.
2) interesse legittimo: situazione giuridica di vantaggio al cui titolare vengono attribuiti poteri strumentali, al
fine di tutelare detto interesse. Mentre il titolare del diritto sogg può realizzare il proprio diritto direttamente
ed immediatamente, il portatore dell’interesse legittimo lo vede tutelato nel momento in cui esso coincide
con uno specifico interesse pubblico (es. del concorso pubblico). Quindi l’interesse legittimo è la
situazione di vantaggio che si possiede di fronte al potere dell’amministrazione e che si sostanzia nella
garanzia della legittimità dell’atto amministrativo.
B) sfavorevoli:
a) obblighi: comportamenti che un soggetto deve tenere per rispettare diritto altrui;
b) doveri: comportamenti per tutelare uno specifico interesse (es doveri costituzionali previsti a garanzia di
un interesse collettivo).
c) soggezioni: situazioni in cui un soggetto non può fare altro che sopportare.

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135. Procedura di tutela in via amministrativa


E’attuata dalla stessa amministrazione su ricorso degli interessati, attraverso un procedimento
amministrativo al di fuori di ogni intervento del giudice ordinario o amministrativo.
Nel nostro ordinamento sono previsti ricorsi amministrativi:
1)In opposizione: diretto all’autorità che ha emanato l’atto, per rettificare l’atto impugnato.
2)Gerarchico: proposto alla autorità gerarchicamente superiore a quella che ha emanato l’atto. Costituisce un
rimedio di carattere generale ammesso sia per motivi di legittimità che di merito ed a tutela sia di diritti
soggettivi che di interessi legittimi.
La proposizione del ricorso gerarchico è facoltativa e la mancata proposizione del ricorso gerarchico non
preclude la proposizione del ricorso giurisdizionale amministrativo.
3)Straordinario al Capo dello stato: esso è denominato:
-straordinario: perché presuppone esaurita la possibilità di esperire gli altri rimedi amministrativi, essendo
ammesso soltanto contro atti amministrativi definitivi;
-eliminatorio: perché comporta, nel caso di accoglimento, solo decisioni di annullamento;
-proponibile soltanto per i vizi di legittimità.
Viene riconosciuta la facoltà dell’amministrazione e del controinteressato di richiedere che la decisione sul
ricorso straordinario sia devoluta al tribunale amministrativo in sede giurisdizionale.
Il ricorso deve essere proposto entro 120 giorni.
Il decreto del Presidente della Repubblica, che decide il ricorso straordinario, può essere impugnato innanzi
alla giurisdizione amministrativa solo per vizi di forma e di procedura. Può proporsi inoltre ricorso per
revocazione alla stesso Presidente della Repubblica.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 139 di 169


Antonio Amato Sezione Appunti

136. Differenze tra ricorsi amministrativi e giurisdizionali


Trovano applicazione per i ricorsi amministrativi molti principi dei ricorsi giurisdizionali, vi sono tuttavia
delle differenze:
-a differenza del ricorso giurisdizionale, nei ricorsi amministrativi non si richiede il patrocinio di un
avvocato;
- mentre il ricorso giurisdizionale è consentito solo per la tutela degli interessi legittimi (tranne per le
materie rientranti nella giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo), i ricorsi amministrativi possono
proporsi a tutela sia di interessi legittimi che di diritti soggettivi;
-la decisione sui ricorsi amministrativi ha natura di vero e proprio provvedimento amministrativo è come
tale è impugnabile innanzi al giudice amministrativo.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 140 di 169


Antonio Amato Sezione Appunti

137. Elenco delle giurisdizioni amministrative speciali


1)Corte dei Conti: vedi altri appunti;
2)Commissioni Tributarie: organi di giurisdizione in materia tributaria riordinati, in commissioni tributarie
provinciali, aventi sede nei capoluoghi di ogni provincia, ed in commissioni tributari regionali, aventi sede
nel capoluogo di ogni regione.
La Commissione Tributaria è composta da magistrati e dirigenti dello Stato, nominati con Decreto del
Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze.
La competenza delle commissioni tributarie provinciali e regionali (queste ultime decidono in appello sulle
decisione emesse da quelle provinciali) è molto ampia e comprende i tributi di ogni genere e specie
comunque denominati, compresi quelli regionali, provinciali e comunali, le controversie di natura catastale e
quelle inerenti l’imposta o il canone comunale sulla pubblicità e il tributo sulle pubbliche affissioni.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 141 di 169


Antonio Amato Sezione Appunti

138. Definizione di ordinamento giuridico


Qualunque organizzazione sociale costituisce un ordinamento giuridico (ubi societas, ibi ius), perché un
organizzazione per essere tale e per sopravvivere ha bisogno di un complesso di regole che ne disciplinano
la vita e l’ attività. Tali regole costituiscono nel loro insieme un ordinamento giuridico.
Perciò mentre le regole non giuridiche pongono solo doveri, le regole giuridiche, accanto ai doveri,
prevedono la tutela di corrispondenti facoltà di altri consociati.
Ogni organizzazione produce diritto ed è prodotta dal diritto.
Quindi è il diritto che fonda l’organizzazione o viceversa? Al riguardo vi sono 2 teorie:
-normativiste: per queste teorie è la società che decide di darsi un ordinamento.
-istituzionaliste: le prescrizioni normative scaturiscono da una determinata organizzazione sociale.
Per questo si definisce ordinamento l’insieme di + elementi(consuetudine, fatti normativi) tutti espressione
di una determinata organizzazione sociale.
L’ordinamento costituzionale è il complesso delle norme fondamentali che danno forma a ciascun
ordinamento e che rappresentano il codice genetico che determina l’identità dell’ordinamento giuridico
stesso.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 142 di 169


Antonio Amato Sezione Appunti

139. Definizione di sovranità popolare


In base all’art 1 costituzione la sovranità appartiene al popolo,che la esercita nei limiti della costituzione.
Quindi la nostra costituzione afferma in modo netto il principio della sovranità popolare, ed infatti:
-il popolo è la fonte di legittimazione di ogni potere statale;
-il corpo elettorale è il titolare dei poteri sovrani(decidendo l’indirizzo politico attraverso gli strumenti di
democrazia diretta).
Però la sovranità dello stato incontra dei limiti:
-giuridici: derivano dall’ordinamento internazionale il cui scopo è di assicurare la coesistenza fra gli stati e
tutelare i popoli e i singoli individui in nome dei diritto umani(organizzazioni internazionali).
-di fatto: derivano dalla crescente impossibilità dello stato di controllare vari aspetti del paese(circolazione
di capitali e informazioni: globalizzazione).
Va sottolineato che per popolo, si intende l’insieme dei cittadini. Invece si definisce nazione, l’insieme di
persone accomunate da tradizioni, storia, lingua, religione.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 143 di 169


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140. Elenco dei principi della Pubblica Amministrazione - l.241 e


l.142 del 90’
I principi che presiedono all’attività dell’amministrazione sono:
-legalità della p. a.: tale principio impone all’amministrazione di operare conformemente alle disposizioni
normative;
-imparzialità della p.a: divieto di discriminazioni e impegno a valutare i diversi interessi coinvolti nelle sue
decisioni;
-buon andamento della p.a: obbligo per l’amministrazione di svolgere la propria attività al fine dell’efficacia
e dell’efficienza;
-pubblico concorso: necessario per accedere agli impieghi delle p.a;
-responsabilità personale dei pubblici dipendenti: esclude forme di immunità per atti compiuti in dispregio
dei diritti.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 144 di 169


Antonio Amato Sezione Appunti

141. Definizione di atto amministrativo


E’ un atto giuridico posto in essere da un'autorità amministrativa nell'esercizio di una sua funzione
amministrativa.
Caratteristiche:
a)unilaterale, in quanto ha efficacia indipendentemente dalla volontà del soggetto cui è destinato (a cui può
anche essere imposto);
b)esterno, dato che non sono considerati atti amministrativi quegli atti posti in essere dall'autorità
amministrativa nei confronti di sé stessa (detti interni, come le circolari).
Struttura: intestazione autorità emanante da cui promana l'atto; preambolo; motivazione ( indica le ragioni
per le quali si preferisce soddisfare un interesse in luogo di un altro); luogo; data; firma.
Elementi:
A)Essenziali:
- Il soggetto che emana l'atto amministrativo deve avere la competenza, ad emanarlo.
-dichiarazione volontà: è l'atto con cui la Pubblica Amministrazione rende conoscibile la propria volontà.
-causa: è la finalità tipica di pubblico interesse prevista dall'ordinamento per l'atto(es trasferimento coattivo
del bene da un privato alla Pubblica Amministrazione, dietro il corrispettivo di un indennizzo).
-forma: è un elemento che si lega alla dichiarazione, determinato per legge.
B)Accidentali :
-termine: che indica il giorno dal quale l'atto deve iniziare a produrre gli effetti.
-condizione: gli effetti dell'atto si realizzano al verificarsi dell'avvenimento, o cessano al verificarsi
dell'avvenimento.
-modo: ad esempio la licenza di guida può comportare un modo (l'uso degli occhiali) per il privato.
Efficacia dell’atto amministrativo
E’ la qualità dell'atto amministrativo di poter validamente produrre gli effetti per i quali è stato posto in
essere.
In base ad essa gli atti amministrativi si distinguono in:
-costitutivi, che creano, modificano od estinguono un rapporto giuridico pre-esistente;
-dichiarativi, che si limitano ad accertare una data situazione senza influire su di essa.

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142. Forma di governo regionale: alternative possibili


Nell’attuare i propri statuti le regioni si sono attenute alla forma di governo delineata dalla costituzione:
-attribuzione al presidente della giunta della direzione politica della giunta stessa(121.4);
-disciplina della mozione di sfiducia(126.2);
-obbligo delle dimissioni della giunta e dello scioglimento del consiglio regionale in caso di dimissioni
contestuali della maggioranza dei consiglieri(126.3).
Alla luce di questi vincoli, le regioni non potrebbero delineare una forma di governo:
a)presidenziale, dove anche se l’esecutivo e il legislativo sono eletti dai cittadini, una rigida separazione fra
essi, sarebbe incompatibile con l’art126.
b)semipresidenziale: che è caratterizzato da 2 organi a capo del potere esecutivo(presidente repubb e
governo) e quindi sarebbe necessario creare un nuovo organo non previsto dall’art121.
c)direttoriale: perché qui è assente il rapporto di fiducia tra esecutivo e legislativo.
Quindi l’unica alternativa praticabile, consisterebbe in un sistema di tipo parlamentare, caratterizzato da un
presidente della giunta eletto dal consiglio regionale e a questo legato dalla fiducia; in tal modo inoltre, il
consiglio regionale potrebbe sottrarsi all’applicazione del principio aut simul stabunt, aut simul cadent,
perché durante la legislatura potrebbe sfiduciare l’esecutivo ed eleggerne uno nuovo, senza ricorrere a nuove
elezioni.

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143. Definizione di forma di governo regionale a regime


Tale forma di governo regionale a “regime” si può inquadrare tra quelle parlamentari razionalizzate o
neoparlamentari: perchè caratterizzata da un rapporto di fiducia tipico dei sistemi parlamentari; inoltre
attraverso l’elezione diretta del presidente della giunta, l’elezioni elettorali di tipo proporzionali con premio
di maggioranza, nonché la previsione del prin simul simul, si è cercato di garantire la stabilità delle regioni,
contrastando i difetti caratteristici delle forme di governo parlamentari.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 147 di 169


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144. Caratteristiche degli Enti locali: Comuni e Province


Comuni e Province sono definiti come enti che rappresentano la propria comunità, ne curano gli interessi e
ne promuovono lo sviluppo, sono quindi enti a fini generali.
Essi godono di ampia autonomia:
-statuaria: stabiliscono le norme fondamentali della propria organizzazione, della partecipazione popolare,
del decentramento;
-normativa: possono disciplinare il modo come si organizzano e come esercitano le proprie funzioni
mediante regolamenti;
-organizzativa e amministrativa: hanno il potere di auto-organizzarsi e ovviamente di amministrare, cioè di
esercitare le funzioni che la legge dà loro o che hanno deciso autonomamente di assumere;
-impositiva e finanziaria: possono decidere statuti e regolamenti come finanziare la propria attività.

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145. Caratteristiche degli Enti locali oltre a Comuni e Province


Accanto alle province e ai comuni, vi sono altri enti locali:
-città metropolitane: in 9 aree che includono le maggiori città su iniziativa degli enti locali, previo
referendum popolare, la legge dello stato, può istituire un ente locale denominato così e dotato di uno
speciale ordinamento che lo distingue sia dal comune sia dalla provincia, avendo in sostanza le funzioni di
entrambi;
-unioni di comuni: sono enti locali costituiti da 2 o + comuni per esercitare insieme una pluralità di funzioni:
per es risparmiano risorse, o si mettono i condizione di fornire servizi che da soli non potrebbero garantire;
-comunità montane e isolane: unioni di comuni costituite fra comuni montani, in ambiti individuati dalla
regione allo scopo di meglio affrontare i problemi specifici delle comunità di montagna; e unioni di comuni
formate da comuni appartenenti a un’isola o un arcipelago, con esclusione di Sardegna e Sicilia. Sono veri e
propri enti locali.
Non sono invece enti locali:
a)municipi: partizioni amministrative all’interno dei soli comuni nati dalla fusione dei precedenti comuni;
b)circoscrizioni: organismi di partecipazione, consultazione e gestione di servizi all’interno di comuni
obbligatori in tutti i 40 comuni;
c)circondari: partizioni all’interno di una provincia, ambiti di organizzazione di uffici.
Per svolgere le loro funzioni gli enti locali possono anche utilizzare strumenti come:
-stipulando convenzioni: accordi che definiscono ciò che intendono fare insieme nonché i reciproci obblighi
e i relativi rapporti finanziari;
-dando vita a consorzi: dotati di una propria struttura organizzativa autonoma;
-ricorrendo all’accordo di programma: quando devono realizzare un opera. Esso serve a evitare una
successione non coordinata fra + enti.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 149 di 169


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146. Organizzazione degli Enti Locali


Comuni e province hanno la stessa organizzazione. I loro organi necessari sono:
1)Sindaco e presidente della provincia: sono eletti a suffragio universale diretto a maggioranza assoluta dei
voti validi: se questa non è conseguita si ricorre ad un ballottaggio fra i primi due. Nei comuni fino a 15 mila
abitanti si è eletti con la maggioranza relativa. Durano in carica 5 anni. Il sindaco nomina e revoca gli
assessori che con lui compongono la giunta: costoro possono anche non essere consiglieri e decadono.
Quindi è prevista l’incompatibilità fra le due cariche, separazione voluta per evitare che le stesse persone
come componenti del consiglio dettino indirizzi a se stessi come componenti della giunta e verifichino come
vi ottemperino.
2)Consiglio: organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo. Esso ha la competenza ad approvare
una serie di atti fondamentali dell’ente(statuto, regolamenti, bilanci) e a dettare indirizzi su come sindaco e
giunta devono agire; e ha il compito di verificare di come sindaco e giunta assolvono alle funzioni esecutive.
3)Giunta: collabora col sindaco nel governo del comune, agendo come organo collegiale e ha quella che è
definita la competenza generale, cioè fa tutto quello che la legge o lo statuto non attribuiscono alla
competenza del sindaco o del consiglio.
Il sindaco porta la responsabilità di tutta l’amministrazione del comune, e le seguenti funzioni: rappresenta
l’ente, convoca e preside la giunta; sovrintende all’esercizio da parte del comune delle funzioni che esso ha
ricevuto dallo stato o dalla regione; adotta provvedimenti d’emergenza; nomina e revoca tutti i
rappresentanti del comune.
Il sindaco cessa dalla carica in caso di approvazione di una mozione di sfiducia da parte del consiglio:
questa deve essere approvata a maggioranza assoluta per appello nominale, sulla base di una mozione
motivata e firmata da almeno due quinti dei consiglieri.

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147. Forme di controllo legislativo sugli Enti Locali


I controlli sugli enti locali sono configurati in due forme:
1) sugli atti: il controllo preventivo era previsto dal vecchi art130cost, si trattava di un controllo di
legittimità(conformità dell’atto alle norme vigenti); organo competente era il comitato regionale di controllo
sugli atti dei comuni e delle province. Ma la riforma del tit 5° ha abrogato l’art130cost: ciò esclude la
vigenza dei corrispondenti articoli del Tuel(articolo126)quanto meno in riferimento al controllo preventivo.
Mentre le forme di controllo sostitutivo dello stato sugli atti e sulle attività degli enti locali, sono ora previste
dall’art.120.2 cost.
2) sugli organi: essi non sono stati toccati dalla riforma. Essi possono riguardare sia i consigli sia cariche
individuali. Consistono nello scioglimento degli organi collegiali e nella rimozione o sospensione di singoli
amministratori. Per i consigli lo scioglimento può essere determinato:
-dal compimento di atti contrari alla costituzione, per gravi e persistenti violazioni di legge, per gravi motivi
di ordine pubblico;
-dalla non approvazione del bilancio nei termini previsti dalla legge;
-da fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso.

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148. Definizione di regola di maggioranza


Per regola di maggioranza si intende:
a)strumento tecnico con cui un collegio esprime le proprie decisioni: infatti è si adottata la decisione che
raccoglie il maggior numero di voti;
b)strumento con cui sono elette le assemblee rappresentative: è eletto il candidato che ottiene la
maggioranza dei voti.
c)criterio di organizzazione delle forza politiche in parlamento: le elezioni devono produrre in parlamento
una maggioranza stabile capace di sostenere il governo ed in contrapposizione dialettica
con la minoranza.

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149. Definizione di Stato Unitario, Federale, Regionale


a)Stato Unitario: in esso tutte le istituzioni politiche e le strutture amministrative si collocano a livello
centrale;
b)Stato Federale: composto da governo centrale e governo degli stati membri. Le sue caratteristiche sono:
ripartizione dei poteri, tra governo centrale e governi statali; parlamento bicamerale, composto da una
camera a rappresentanza nazionale ed una rappresentativa degli stati membri.
c)Stato Regionale: esso ha una costituzione statale che riconosce: margini di autonomia ad enti territoriali
dotati di propri statuti; competenze legislative ed amministrative alle regioni nei limiti della costituzione
statale.

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150. Definizione di costituzione


Il termine costituzione assume diverse accezioni:
1)tratti fondamentali che caratterizzano un determinata società: in tal senso parla di costituzione anche con
riferimento a quei sistemi politici del passato che non avevano un documento solenne (costituzione
egiziana). Sono i sociologi ad interessarsi a questa interpretazione descrittiva (il sistema è descritto nella sua
organizzazione e nel suo funzionamento).
2)programma politico: in tal senso la costituzione è un documento che fa promesse ed indica le soluzioni
atte alla realizzazione dei programmi. Ad essa fanno riferimento gli storici.
3)testo normativo: la principale fonte del diritto che disciplina diritto e doveri, al distribuzione dei poteri e le
forme del loro esercizio. E’ questo il significato a cui guardano i giuristi.
E’ da sottolineare che tutti i sistemi politici hanno una costituzione in senso descrittivo, ma non tutti hanno
una costituzione intesa quale testo normativo, che è, invece, frutto di movimento filosofico e politico, il
costituzionalismo, che fece della costituzione scritta un obiettivo irrinunciabile, sinonimo di libertà.
Tanto è vero che questo limite si trova trascritto nell’ultimo art della costituzione (art139) del 1948, dove si
vieta di modificare la forma repubblicana. Qualche monarchico aveva immaginato che si potesse aggirare
l’ostacolo compiendo 2 passaggi: a)abrogare l’art 139; b)sostituire le istituzioni repubblicane con quelle
monarchiche. Ma la decisione costituente non può essere rinnegata senza compiere una rivoluzione.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 154 di 169


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151. Legge della Par Condicio e disciplina delle campagne elettorali


I partiti politici per svolgere la propria attività necessitano di una certa disponibilità economica, che copra le
spese di organizzazione e propaganda. Il finanziamento pubblico dei partiti è stato abrogato con il
referendum del 93. Ma i partiti continuano a ricevere fondi dallo stato attraverso la formula del rimborso per
le spese sostenute durante le campagne elettorali: 1 € per ogni cittadino iscritto nelle liste elettorali della
camera dei deputati.
Legge della Par Condicio: legge volta a garantire a tutte le forze politiche i medesimi diritti di parità di
accesso ai mezzi di informazione, in termini di spazi e tempi, durante tutte le competizioni elettorali.

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152. Numero dei Ministeri


Il D. Lgs 300/99’ ha ridisegnato l’amministrazione centrale dello stato in 15 ministeri: affari esteri; interno;
giustizia; difesa; economia e finanze; attività produttive; comunicazioni; politiche agricole e forestali;
ambiente e tutela del territorio; infrastrutture e trasporti; lavoro e politiche sociali; salute; istruzione;
università e ricerca; beni e attività culturali.

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Antonio Amato Sezione Appunti

153. Caratteristiche delle Sedute Delle Camere


Per la validità delle sedute delle camere è richiesta la maggioranza dei componenti. Le deliberazioni invece
sono valide se adottate a maggioranza dei presenti. In merito alle modalità di votazione, la regola è quella
del voto palese, costituendo il voto segreto soltanto l’eccezione, allo stesso modo anche le sedute alle
camere sono pubbliche.
Secondo i regolamenti della camera e del senato non si può discutere o decidere su materie che non sono
iscritte all’ordine del giorno, che è programmato, per un certo numero di sedute dai presidenti di ciascuna
camera: il governo può cosi far riferimento a tempi predeterminati per esaminare le iniziative legislative
volte all’attuazione del programma.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 157 di 169


Antonio Amato Sezione Appunti

154. Differenza tra sentenza e ordinanza


Gli atti tipici del potere giudiziario sono:
-sentenza: (definisce il giudizio) è l’atto con cui il giudice chiude il processo;
-ordinanza: strumento interlocutorio, che non esaurisce il rapporto processuale, ma che serve per risolvere le
questioni che sorgono nel corso del processo.

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155. Definizione di valori, regole, principi e disposizioni in ambito


giuridico
a)valori: essi entrano nel diritto come norme dal contenuto molto generale.
b)principi e regole: costruzione che gli interpreti fanno per dare un senso coerente a quello che il costituente
o il legislatore ha scritto nelle proprie disposizioni.
I principio sono un tipo di forma giuridica, che si distingue dalle regole per il fatto di essere dotato di elevato
grado di genericità e di non essere circostanziato.
c)disposizioni: enunciati scritti dal legislatore, e le norme il significato che a tali disposizioni attribuiscono
gli interpreti.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 159 di 169


Antonio Amato Sezione Appunti

156. Rapporti tra criterio di specialità ed altri criteri nella


gerarchia legislativa
a) se la norma generale è successiva, ed ha parità gerarchica con la norma particolare: è preferita la norma
speciale (deroga);
b)se la norma generale è successiva, e superiore alla norma speciale: è preferita la norma generale
superiore (illegittimità della norma speciale);
c)se la norma generale è successiva, e inferiore alla norma speciale: è preferita la norma superiore
(illegittimità della norma generale);
d)se la norma speciale è successiva, ed ha parità gerarchica con la norma generale: è preferita la norma
speciale (deroga);
e)se la norma speciale è successiva, e inferiore alla norma generale: è preferita la norma generale superiore
(illegittimità della norma speciale);
f)se la norma speciale è successiva, e superiore alla norma generale: è preferita la norma speciale superiore
(illegittimità della norma generale).

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Antonio Amato Sezione Appunti

157. Definizione di anacronismo legislativo


Disposizioni legislative, in passato, considerate conformi alla costituzione, potrebbero oggi essere valutate
incompatibili. L’anacronismo legislativo è dovuto a: mutamento sociale (diverso ruolo della donna);
innovazione tecnologica (internet); evoluzione delle norme (diritto internazionale).

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 161 di 169


Antonio Amato Sezione Appunti

158. Tecnica di bilanciamento dei diritti


Tecnica impiegata dalle corti costituzionali per risolvere questioni di costituzionalità in cui si registri un
contrasto tra diritto o interessi diversi.
In particolare sono 3 le ipotesi di conflitto tra interessi o diritti:
-concorrenza fra soggetti diversi nel godimento dello stesso diritto: è il caso delle prestazioni sociali che
impongono una contemperazione delle esigenze dei consociati per garantire assistenza a chi ne ha effettiva
necessità;
-concorrenza tra interessi individuali non omogenei: è il caso del conflitto fra il diritto di cronaca e il diritto
alla riservatezza, o del contrasto fra il diritto alla salute della madre e il diritto alla vita del nascituro nel caso
dell’aborto;
-concorrenza tra interessi individuali o collettivi: è il caso in cui l’efficienza delle forze armate può prevalere
sulla libertà di riunione in luoghi militari.
Il giudizio di bilanciamento si nutre della ragionevolezza e del buon senso, che portano la corte a chiedersi
se:
-nel perseguire i suoi obiettivi il legislatore non aveva a disposizione strumenti meno costosi in termini di
compressione dell’altro interesse o diritto coinvolto nel bilanciamento;
-se la compressione dell’interesse concorrente è totale o consente comunque un suo esercizio, seppur
limitato.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 162 di 169


Antonio Amato Sezione Appunti

159. Caratteristiche generali del progetto di legge


Un progetto di legge consta di 2 parti:
-testo dell’articolato che il proponente sottopone all’esame della camera, nella speranza che venga
trasformato in legge;
-relazione che accompagna l’articolato e che ne illustra scopi e caratteristiche.

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160. Finalità delle Elezioni Politiche


Esse sono finalizzate alla formazione dei due rami del Parlamento ed avvengono sulla base di un sistema
misto prevalentemente maggioritario, con l’attribuzione del 75% dei seggi con il criterio maggioritario e il
restante 25% con il criterio proporzionale.
Dopo le riforme elettorali del 93’, i 630 deputati della camera e i 315 membri del senato sono eletti:
per il 75%(475 deputati e 232 senatori) con la formula uninominale; e per il 25%(155 deputati e 83 senatori)
con la formula proporzionale.
La ripartizione dei seggi da attribuire con il sistema uninominale è semplice: il territorio nazionale è
suddiviso in tanti collegi uninominali e in ogni collegio è indicato il candidato che ha ottenuto il maggior
numero di voti.
L’assegnazione dei restanti 155 seggi della camera richiede un procedimento + complesso:
-in ogni circoscrizione è calcolata la cifra elettorale circoscrizionale (la somma dei voti validi ottenuti da
ciascuna lista);
-per le liste che hanno ottenuto l’elezione di candidati ad esse collegati nei collegi elettorali, dalla cifra
circoscrizionale, va sottratto, per ogni candidato eletto, il numero dei voti ottenuto dal candidato arrivato
secondo nei collegi uninominali aumentato di 1 (scorporo);
-i voti riportati dalle singoli liste a livello circoscrizionale vengono sommati a livello nazionale, cosi da
ottenere la cifra elettorale nazionale: in questa fase opera la clausola di sbarramento, che esclude dalla
ripartizione dei seggi quelle liste che a livello nazionale hanno ottenuto meno del 4% dei voti espressi;
-sono sommati i voti di tutte le liste non escluse dalla clausola di sbarramento: questa somma è poi suddivisa
per il numero dei seggi da assegnare per ottenere il quoziente elettorale nazionale. I voti ottenuti da ciascuna
lista saranno poi divisi per quest’ultima cifra ottenendo cosi il numero dei seggi spettanti alla lista.
Al Senato invece, la ripartizione avviene a livello regionale.
Le elezioni del parlamento europeo sono svolte dal 1979 sulla base di leggi elettorali diverse per ogni stato.
In Italia la materia è regolata dalla legge 18/1978, che fornisce l’unico esempio di sistema rigorosamente
proporzionale ancora esistente nel nostro paese.
I seggi attribuiti sono attualmente 78 ed essi sono ripartiti nell’ambito di 5 grandi circoscrizioni: Italia nord-
occidentale; nord orientale; centrale; meridionale e insulare.
Per la ripartizione tra le liste concorrenti si opera così:
-si calcola il quoziente elettorale nazionale, ottenuto dividendo i numeri effettivi dei voti validi per il numero
complessivo dei seggi da assegnare (78);
-si determina la cifra elettorale di ciascuna lista, che va poi divisa per il quoziente elettorale e si ottiene il
numero dei seggi che spetta a ciascuna lista.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 164 di 169


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161. Funzioni della Corte di Cassazione


La corte di cassazione si configura come giudice di legittimità, cioè competente a conoscere le violazioni di
legge compiute dagli organi giurisdizionali di grado inferiore. Inoltre risolve i conflitti di competenza insorti
fra giudici ordinari e i conflitti di giurisdizione fra giudice ordinario e giudice speciale.
Quindi essa si configura come organo di chiusura del sistema giudiziario a cui le disposizioni
dell’ordinamento giudiziario affidano la soluzione delle questioni interpretative + controverse al fine di
indirizzare l’attività giurisdizionale degli organi giudicanti.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 165 di 169


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162. Fonti legislative specializzate


Fonti che disciplinano in forma specializzata determinate materie; hanno diversa forza (attiva o passiva) il
relazione alla fonte a cui appartengono. Tra esse vi sono:
-leggi di amnistia e indulto: volte rispettivamente ad estinguere il reato e a condonare la pena;
-leggi regolatrici dei rapporti tra stato e altre confessioni religiose: regolano i rapporti fra stato e chiesa
cattolica.

Diritto Pubblico - Costituzionale Pagina 166 di 169


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163. Fonti legislative espressione di autonomia collettiva


La costituzione attribuisce rilevanza di fonti anche ad atti espressioni dell’autonomia privata. Ne sono un
esempio i contratti collettivi di lavoro, che per l’art 39 disciplinano i rapporti di lavoro.

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164. Definizione di incapacità elettorale passiva


Incapacità elettorale passiva: deriva dalla sussistenza di quelle cause che fanno venire meno lo stesso
elettorato attivo, il cui godimento è il presupposto dell’elettorato passivo. L’incapacità elettorale impedisce
le stessa iscrizione nelle liste elettorali.

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Antonio Amato Sezione Appunti

165. Definizione di non Candidabilità


Non Candidabilità: divieto per alcuni soggetti di presentare la propria candidatura: è il caso di coloro che
sono stati condannati per delitti particolarmente gravi.
Le circostanze che, invece, comportano l’esclusione del soggetto dall’elettorato sono: incapacità civile;
esistenza di sentenza penale irrevocabile. Da notare che se si perde l’elettorato attivo, viene meno anche
quello passivo

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Indice
1. Definizione del termine "diritto" 1
2. Definizione di potere sociale 2
3. Definizione di Stato: Burocrazia e Sovranità 3
4. Definizione del termine territorio in ambito giuridico 4
5. Definizione del termine Cittadinanza in ambito giuridico 5
6. Definizione del concetto "forma di stato" in ambito giuridico 6
7. Classificazione delle forme di stato in ambito giuridico 7
8. Definizione del concetto "Stato sociale" - Welfare State 8
9. Principio di separazione dei poteri nel diritto costituzionale 9
10. Definizione di Regola di Maggioranza in diritto pubblico 10
11. Definizione di Stato Unitario, Federale, Regionale 11
12. Definizione di Unione Europea (UE) 12
13. Definizione di costituzione 13
14. Definizione di costituzione flessibile e di costituzione rigida 14
15. Caratteristiche della Costituzione Italiana 15
16. Caratteristiche della Monarchia costituzionale 16
17. Caratteristiche della Democrazia Pluralista 17
18. Caratteristiche del Governo Parlamentare 18
19. Caratteristiche della forma giuridica del Presidenzialismo 19
20. Caratteristiche della forma giuridica del Semipresidenzialismo 20
21. Caratteristiche delle forme giuridiche neoparlamentare e direttoriale 21
22. Definizione di Legislazione Elettorale 22
23. Definizione di elettorato attivo e passivo 23
24. Definizione di ineleggibilita’ e incompatibilita’ parlamentari 24
25. Leggi che disciplinano le campagne elettorali 25
26. Caratteristiche del finanziamento pubblico dei partiti 26
27. Definizione di sistema elettorale 27
28. Funzione delle Elezioni Politiche 28
29. Definizione di Governo 29
30. Definizione di organo governativo non necessario 31
31. Procedura di formazione del governo 32
32. Definizione di mozione di sfiducia 33
33. Definizione di crisi di governo 34
34. I diversi settori della politica governativa 35
35. I principi costituzionali che regolano l’amministrazione 36
36. Organi ausiliari delle strutture costituzionali 37
37. Struttura del parlamento italiano 38
38. Durata del Parlamento Italiano 40
39. Funzione del Parlamento Italiano 41
40. Legge La Pergola 42
41. Caratteristiche del documento di bilancio dello Stato 43
42. Ruolo del Presidente della Repubblica Italiana 44
43. Modalità di elezione del Presidente della Repubblica Italiana 45
44. Definizione di Controfirma Ministeriale 46
45. Responsabilità del Presidente della Repubblica Italiana 47
46. Supplenza del Presidente della Repubblica Italiana 48
47. Procedura di scioglimento anticipato del Parlamento Italiano 49
48. Le regioni nella storia costituzionale italiana 50
49. Ripartizione delle competenze fra Stato, Regioni ed Enti Locali 51
50. Raccordi fra i diversi livelli territoriali di governo in Italia 53
51. Caratteristiche della forma di governo regionale in Italia 54
52. Caratteristiche dello Statuto Regionale 55
53. Caratteristiche delle leggi regionali 56
54. Controllo di legittimità delle leggi regionali italiane 57
55. Funzioni di amministrazione della giustizia nell'ordinamento italiano 58
56. Principi costituzionali italiani in tema di giurisdizione 59
57. Funzioni del Consiglio Superiore della Magistratura - CSM 60
58. Status Giuridico dei Magistrati Ordinari 61
59. Definizione di fonte in materia di diritto costituzionale 62
60. Caratteristiche delle Fonti del Diritto 63
61. Definizione di consuetudine in diritto costituzionale 64
62. Definizione di Principio "Juria Novit Curia" 65
63. Definizione di interpretazione della legge e atti normativi 66
64. Concetto di Analogia nell'ambito del diritto costituzionale 67
65. Le antinomie nell'ambito del diritto costituzionale 68
66. Criterio cronologico di risoluzione delle antinomie 69
67. Criterio gerachico di risoluzione delle antinomie 70
68. Rapporti tra criterio cronologico e criterio gerarchico nella risoluzione delle antinomie 71
69. Criterio di specialità di risoluzione delle antinomie 72
70. Rapporti tra criterio di specialità ed altri criteri nella risoluzione delle antinomie 73
71. Criterio di competenza nella risoluzione delle antinomie 74
72. Definizione di riserva di legge e principio di legalità 75
73. Classificazioni delle fonti legislative dell'ordinamento italiano 76
74. Procedimento di approvazione e revisione delle leggi costituzionali 77
75. I limiti della revisione costituzionale 78
76. Definizione di legge formale e atti con forza di legge 79
77. Fasi del procedimento legislativo 80
78. Definizione di leggi rinforzate e fonti atipiche 82
79. Definizione di decreto legge - articolo 77 della costituzione - e legge di conversione 83
80. Definizione di decreti legislativi e legge delega - articolo 76 della Costituzione 84
81. Caratteristiche dei regolamenti parlamentari nel diritto costituzionale italiano 85
82. Definizione di referendum abrogativo 86
83. Regolamenti dell'esecutivo in ambito di diritto pubblico 87
84. Fonti legislative comunitarie nel diritto pubblico 88
85. Razionalizzazione delle procedure di adeguamento alla normativa europea: la Legge 89
86. Definizione di giustizia costituzionale 90
87. Caratteristiche del sindacato di legittimità costituzionale 91
88. Composizione della Corte Costituzionale 92
89. Status di giudice costituzionale e prerogative della corte 93
90. Caratteristiche degli atti sindacabili 94
91. Definizione di vizi di legge 95
92. Definizione di parametro di giudizio 96
93. Definizione di giudizio incidentale 97
94. Caratteristiche del giudizio in via principale 98
95. Classificazione delle decisioni della Corte 99
96. Conflitti di attribuzione fra i poteri dello Stato 100
97. Conflitti di attribuzioni fra Stato e Regioni 101
98. Giudizio di ammissibilità del referendum abrogativo 102
99. Definizione di giustizia politica 103
100. Competenza di giudizio dei reati ministeriali 104
101. Articolo 3 della Costituzione: il principio di eguaglianza 105
102. Libertà e diritti costituzionalmente garantiti: definizioni 106
103. Strumenti di tutela legislativi dei diritti e della libertà 107
104. Applicazione delle garanzie costituzionali 108
105. Definizione di anacronismo legislativo 109
106. Tecnica di bilanciamento dei diritti 110
107. Elenco dei diritti della sfera individuale 111
108. Definizione di diritto alla libertà personale 112
109. Definizione di diritto alla libertà di domicilio 113
110. Definizione di diritto alla libertà di corrispondenza e di comunicazione 114
111. Definizione di diritto alla libertà di circolazione 115
112. Elenco dei diritti della sfera pubblica 116
113. Definizione di diritto alla libertà di riunione 117
114. Definizione di diritto alla libertà di associazione 118
115. Definizione di diritto alla libertà religiosa e di coscienza 119
116. Definizione di diritto alla libertà di manifestazione del pensiero 120
117. Definizione di diritti sociali 121
118. Definizione di diritti della sfera economica 122
119. Legislazione relativa alla libertà sindacale 123
120. Legislazione relativa al diritto di sciopero 124
121. Legislazione relativa alla libertà di iniziativa economica 125
122. Legislazione relativa alla proprietà privata 126
123. Definizione di diritti della sfera politica 127
124. Definizione di doveri costituzionali 128
125. Definizione di Giunta Regionale 129
126. Ruolo del Presidente della Giunta Regionale 130
127. Definizione di Consiglio Regionale 131
128. Prorogatio del Consiglio Regionale 132
129. Prerogative dei Consiglieri Regionali 133
130. Procedimento legislativo regionale 134
131. Definizione di: CAL, CREL, conferenza raccordo 135
132. Definizione di Legge Comunitaria Regionale 136
133. Funzione dei Testi Unici Regionali 137
134. Caratteristiche delle situazioni giuridiche soggettive 138
135. Procedura di tutela in via amministrativa 139
136. Differenze tra ricorsi amministrativi e giurisdizionali 140
137. Elenco delle giurisdizioni amministrative speciali 141
138. Definizione di ordinamento giuridico 142
139. Definizione di sovranità popolare 143
140. Elenco dei principi della Pubblica Amministrazione - l.241 e l.142 del 90’ 144
141. Definizione di atto amministrativo 145
142. Forma di governo regionale: alternative possibili 146
143. Definizione di forma di governo regionale a regime 147
144. Caratteristiche degli Enti locali: Comuni e Province 148
145. Caratteristiche degli Enti locali oltre a Comuni e Province 149
146. Organizzazione degli Enti Locali 150
147. Forme di controllo legislativo sugli Enti Locali 151
148. Definizione di regola di maggioranza 152
149. Definizione di Stato Unitario, Federale, Regionale 153
150. Definizione di costituzione 154
151. Legge della Par Condicio e disciplina delle campagne elettorali 155
152. Numero dei Ministeri 156
153. Caratteristiche delle Sedute Delle Camere 157
154. Differenza tra sentenza e ordinanza 158
155. Definizione di valori, regole, principi e disposizioni in ambito giuridico 159
156. Rapporti tra criterio di specialità ed altri criteri nella gerarchia legislativa 160
157. Definizione di anacronismo legislativo 161
158. Tecnica di bilanciamento dei diritti 162
159. Caratteristiche generali del progetto di legge 163
160. Finalità delle Elezioni Politiche 164
161. Funzioni della Corte di Cassazione 165
162. Fonti legislative specializzate 166
163. Fonti legislative espressione di autonomia collettiva 167
164. Definizione di incapacità elettorale passiva 168
165. Definizione di non Candidabilità 169

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