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Appunti per il corso di Fisica Matematica 1

Prof. Pierluigi Contucci

a cura del Dott. Francesco Camilli


12 marzo 2020

1 Misure, numeri razionali e reali


Iniziamo con la definizione della misura di una lunghezza. In modo analogo si de-
finisce la misura di tempo e di massa che con lo spazio sono le grandezze fisiche
fondamentali della meccanica.

Figura 1: Confronto fra regoli e tavolo.

Una operazione di misura è un confronto tra grandezze omogenee operato come


segue. Vogliamo misurare la lunghezza L di un tavolo in relazione a quella r di un
regolo. Supponiamo r < L. Per avere una prima approssimazione di L nelle unità
r poniamo tante copie identiche del regolo una accanto all’altra come in Figura1.
Troveremo, per esempio, che la lunghezza del tavolo è compresa tra 12r e 13r ad
esempio. Se la precisione ottenuta è sufficiente agli scopi della misura ci fermiamo
altrimenti procediamo ad una seconda misurazione più accurata. Dividiamo quindi il
nostro ultimo regolo in dieci (o due se usiamo il sistema binario invece che decimale)
parti uguali.

1
r

r/10

Figura 2: Decimi di regolo.

A questo punto, un’ ulteriore confronto col tavolo ci dirà non solo tra quanti
regoli la lunghezza del tavolo è compresa, per esempio:

12r < L < 13r

ma anche tra quali decimi di regolo:

12.3r < L < 12.4r

e cosı̀ via. Fermandoci, per esempio, ai millesimi si ottiene la misura della lunghezza
del tavolo:

12.310r < L < 12.311r

che possiamo anche riscrivere introducendo il quoziente tra le due grandezze x = L/r
come

12.310 < x < 12.311.

Una misura quindi è l’identificazione di un intervallo di numeri razionali: il sinistro


che è l’approssimante per difetto e il destro che è quello per eccesso. Il semi-intervallo
da una stima dell’errore di misura. Nello studio della meccanica classica si assume
che questo processo di misura possa essere reso infitamente preciso e che conduca a un
numero reale come elemento di separazione di una successione di intervalli razionali.
Diremo che questo numero reale è la lunghezza del tavolo senza dimenticare che il
numero reale è un modello idealizzato della realtà fisica.

1.1 Sistema Internazionale (SI)


Il Sistema Internazionale definisce le unità di misura da utilizzare per misurare le
varie grandezze. Ad esempio definisce cos’è il regolo dell’esempio precedente. Per
quanto riguarda la Meccanica, le unità di misura fondamentali sono:

2
• Per le Lunghezze: m, metro;
• Per i Tempi : s, secondo;
• Per le Masse: kg, chilogrammo.
Per quanto riguarda le prime due, si è trovato un modo per definirle in relazione a
costanti fondamentali della natura, come la velocità della luce o il tempo del numero
di oscillazioni della radiazione in una certa transizione atomica. Per il chilogrammo
è stata fatta la stessa cosa solo il 20 maggio 2019.

2 Moti unidimensionali
2.1 Velocità media ed istantanea
Un moto che si svolge su una dimensione spaziale è identificato da misure di spazio
in R e di tempo in R. Sopo aver fissato uno O in ciascuno di essi diremo di avere un
Sistema di riferimento (SdR) per spazo e tempo.
x1 0 x2
∆x = x2 − x1 > 0

x2 0 x1
∆x = x2 − x1 < 0

Figura 3: Asse del moto unidimenzionale. Spostamento (con segno).

Come in Figura 3, possiamo definire sull’asse del moto il cosiddetto spostamento:


∆x = x2 − x1 (1)
che dunque è un numero reale, e il suo segno è rilevante.

0 t1 t2
∆t = t2 − t1 > 0

Figura 4: Asse dei tempi.

Allo stesso modo possiamo immaginare di disporre i tempi su un asse reale e di


definire un intervallo temporale, anch’esso numero reale:
∆t = t2 − t1 . (2)

3
Il moto di un punto è descritto da misure coppie di spazi e tempi nelle diverse
posizioni. E’ utile porre le coppie in un piano cartesiano, come fatto in Figura5.

7
(tempo,posizione)
6

5
Posizione (x) [m]

0
0 2 4 6 8 10 12
Tempo (t) [s]

Figura 5: Esempio di misure di posizione e tempo.

Da due misurazioni (talvolta chiamate eventi) (t1 , x1 ), (t2 , x2 ) possiamo definire


la velocità media:
x2 − x1 ∆x12
v̄12 = = (3)
t2 − t1 ∆t12
Nell’esempio in Figura5, nel primo tratto blu ascendente la velocità media vale:
(5 − 0)m
v̄12 = = 1m/s
(5 − 0)s
Lungo il tratto blu orizzontale:
(5 − 5)m
v̄23 = = 0m/s
(10 − 5)s
Mentre la velocità media nell’intero intervallo di tempo di 10s vale:
(5 − 0)m
v̄13 = = 0.5m/s
(10 − 0)s

4
Notare la velocità media dipende solo dagli estremi dell’intervalli spazio tempo-
rali. Si osserva inoltre che la velocità media su un intervallo di tempo è la pendenza
del segmento di spezzata che vedete nel grafico in Figura5.
Se si possiede, Figura5, un campionamento più fine (spezzata rossa) si può
ottenere la velicutà media anche in intervalli più piccoli.

x(t)
6
Posizione (x) [m]

0
0 2 4 6 8 10 12
Tempo (t) [s]

Il modello della meccanica classica imposta lo studio del moto nell’ipotesi di avere
un campiomento della posizione infinatmente preciso, continuo, di spazio e tempo.
In tal caso si può parlare di velocità istantanea, non più riferita ad un intervallo
di tempo, ma ad un istante ben preciso. Ciò si ottiene utilizzando il concetto di
derivata, facendo tendere a zero l’ampiezza dell’intervallo temporale.

x(t + h) − x(t)
v(t) = lim (4)
h→0 h
Si assume implicitamente che la posizione sia funzione continua e derivabile del
tempo.

2.2 Moto rettilineo uniforme


La legge oraria, cioè x(t), per il moto rettilineo uniforme è:

x(t) = vt + x0 (5)

5
dove x0 è la posizione a t = 0, e v è una costante. Da questa espressione si verifica
immediatamente che la velocità istantanea di tale moto è costante ed è proprio v.
dx(t)
=v
dt
La linearità nel tempo è una caratteristica di moti con velocità costanti.

5
x(t)
4
Posizione (x) [m]

0
0 2 4 6 8 10
Tempo (t) [s]

Esercizio 0. Due corpi puntiformi situati in x1 e x2 > x1 viaggiano uno contro


l’altro con velocità v1 > 0 e −v2 < 0. Stabilire in quale istante e dove si scontrano i
due corpi. Proponiamo due soluzioni.

D = x2 − x1
x1 0 x2

Figura 6: Figura Esercizio 0.

Soluzione 1: geometrica. Quando i due punti si incontrano avranno percorso uno


spazio d1 e d2 e:
D = d1 + d2
Inoltre, il tempo t̄ a cui si incontrano vale:
d1 d2
t̄ = = .
v1 v2

6
Abbiamo dunque un sistema lineare:
(
D = d1 + d2
d1
v1
= dv22 ⇒ d1 = v1 dv22

Quindi:
 
v1 v2
D = 1+ d2 ⇒ d2 = D
v2 v1 + v2
D
t̄ =
v1 + v2
Dall’ultima si evince che ognuno dei due vede arrivare l’altro incontro a sé con la
somma delle velocità.

Soluzione 2: analitica. Ricicliamo le stesse notazioni. Scriviamo le leggi del moto


dei due punti.

x(t̄) = v1 t̄ + x1
x(t̄) = v2 t̄ + x2
x2 − x1 D
t̄(v1 − v2 ) − (x2 − x1 ) = 0 ⇒ t̄ = =
v1 − v2 v1 − v2
La terza è ottenuta come differenza delle prime due. Si noti che il denominatore può
essere scritto come v1 + |v2 |. È come se lo spazio che li separa fosse percorso alla
somma delle due velocità.
A questo punto reinseriamo t̄ in una delle prima due equazioni e l’esercizio è
finito.
x 2 − x1 v1 x2 − x1 v2 v1/2
x(t̄) = v1 + x1 = ⇒ ∆x1/2 = x(t̄) − x1/2 = D
v1 − v2 v1 − v2 v1 − v2
Dove abbiamo utilizzato la prima.
Possiamo anche dare una rappresentazione grafica della situazione nel piano (t, x).
Le coordinate dell’intersezione sono la soluzione del problema.
Esercizio 1 (Il falco ed il treno). Un falco parte dalla punta di un treno, in moto con
velocità vT > 0, spiccando il volo con una velocità vF > vT quando entrambi distano
D dal capolinea, verso il quale sono diretti. Ogni volta che il falco raggiunge il
capolinea, inverte la sua velocità e torna indietro verso il treno, che invece continua
imperterrito. La stessa cosa avviene quando il falco riincontra il treno, come in
Figura7.

7
5

Posizione (x) [m] 3

0
0 2 4 6 8 10
Tempo (t) [s]

Assumendo che il falco inverta istantaneamente ogni volta la velocità, ci chiedia-


mo quanto spazio ha percorso quando il treno è arrivato a destinazione.

Soluzione: La chiave è capire la relazione tra D e D(1) , e per farlo l’esercizio


precedente viene in aiuto. La prima fase, in cui il falco va verso il capolinea insieme
al treno è di semplice moto rettiline uniforme per entrambi.

D
t̃ =
vF
 
vT
D̃ = D 1 −
vF
La seconda fase, in cui falco e treno si vanno incontro, è identica all’Esercizio
0, con un ∆x = D̃. Dunque la distanza col capolinea si accorcia ulteriormente
arrivando a:
vF − vT
 
(1) vT
D = D̃ 1 − =D
vT + vF v +v
| F {z T}
=α<1

Si noti che, essendo per ipotesi vF > 0, la velocità riflessa ha un segno negativo.
Questo spiega la comparsa del segno + al denominatore, diversamente da quanto
accade nel precedente esercizio.
Il fatto che ci sia una contrazione di un fattore α < 1, ci lascia intuire che il
processo di riflessione della velocità del falco avvenga infinite volte. Inoltre, ogni

8
D
vT t=0
vF

vT t = t̃
vF
D(1)
vT t = t(1)
vF

Figura 7: Figura Esercizio 1.

volta che esso inverte la sua velocità al capolinea percorre già la distanza contratta,
e la ripercorrerà un’altra volta dopo la riflessione col treno. Questo si può intuire
già guardando ciò che accade tra i tempi t̃ e t(1) in Figura7.
Possiamo dunque scrivere una formula che racchiuda lo spazio totale percorso dal
falco.

X ∞
X
(1) (1) (2) (2) (n)
S =D+D +D +D +D + · · · = −D + 2 D = −D + 2D αn
n=0 n=0

La serie che vedete a destra è detta serie geometrica e si calcola esplicitamente:


 
2 1+α D
S = D −1 + =D = vF
1−α 1−α vT

Possiamo isolare esplicitamente il tempo di volo del falco:


D
TF =
vT
il che conferma un risultato ottenibile tramite l’intuizione: il processo deve conclu-
dersi quando il treno arriva a capolinea. Notare inoltre che esso è finito, nonstante
le riflessioni non lo siano.

9
Esempio 2.1 (La serie geometrica). La serie geometrica utilizzata nel precedente
esercizio:

X
S= αn
n=0

converge solo se |α| < 1, ipotesi senz’altro verificata nell’Esercizio 0. Il risultato della
serie viene dal limite delle somme parziali:
n
X
Sn = αk = 1 + α + α2 + · · · + αn
k=0

Essa verifica le seugenti proprietà:


(
Sn+1 = Sn + αn+1 1 − αn+1
risolviamo per Sn ⇒ Sn =
αSn = Sn+1 − 1 1−α

Dunque:

1 − limn→∞ αn+1 1
lim Sn = −→ quando n → ∞
n→∞ 1−α 1−α
perché αn −→ 0 se |α| < 1.

La dimostrazione del risultato delle somme parziali può anche essere fatta per
induzione.
Vogliamo provare che:

1 − αn+1
Sn =
1−α
L’uguaglianza vale sicuramente per n = 0:
1−α
S0 = 1 =
1−α
Assumiamo ora che valga per n generico e dimostriamo che implica lo stesso asserto
con n + 1.
1 − αn+1 1 − αn+2
Sn+1 = Sn + αn+1 = + αn+1 =
1−α 1−α
Questo conclude la prova.

10
O0 v t = 0s

O
D = vt
O0 v P t>0

Figura 8: Due sistemi di riferimento in moto relativo.

2.3 Moti relativi: trasformazioni di Galileo


Abbiamo due osservatori O ed O0 piazzati nelle origini di due SdR. Il secondo SdR
si muove con velocità v rispetto al primo. Assumiamo che il tempo sia misurato
secondo le stesse unità dai due osservatori.
Secondo O0 la posizione di P è x0 . O invece per avere la coordinata di P deve
aggiungere il segmento D = vt. Otteniamo le Trasformazioni di Galileo:
( (
x = x0 + vt x0 = x − vt
⇔ (6)
t = t0 t0 = t

Esercizio 2. Scrivere le traformazioni di Galileo in forma matriciale.

Soluzione: Consideriamo la coppia (x, t) ed i loro trasformati (x0 , t0 ). Allora si


verifica immediatamente che:
  0  0
x + vt0
   
x 1 v x
= =
t 0 t t0 t0
 0     
x 1 −v x x − vt
= =
t0 0 t0 t t

Notare inoltre che le trasformazioni sono lineari (essendo scrivibili in forma matri-
ciale) e le due matrici di trasformazioni sono l’una l’inversa dell’altra:
    
1 v 1 −v 1 0
=
0 t 0 t0 0 1
Esercizio 3. Verificare che le trasformazioni di Galileo lasciano inalterate le distanze
euclidee misurate a tempi sincroni.

Soluzione: L’osservatore O prende due misure di istante e posizione (x1 , t1 ) e


(x2 , t2 ). O0 invece misura (x01 , t1 ) e (x02 , t2 ) rispettivamente.

11
D0 = |x02 − x01 | = |x2 − x1 − v(t2 − t1 )|
Da cui si vede che nell’ipotesi t1 = t2 :
D0 = |x02 − x01 | = |x2 − x1 | = D
Lo stesso discorso si può fare in tre dimensioni, dove i moduli sono sostituiti da
norme euclidee.

2.4 Accelerazione e Moti accelerati


Possiamo vedere anche la velocità come funzione del tempo, e calcolarne la sua
variazione in un intervallo di tempo.
Si definisce dunque accelerazione media:
v(t2 ) − v(t1 )
ā12 = (7)
t2 − t1
Ripetendo gli stessi ragionamenti possiamo anche definire l’accelerazione isstantanea:
v(t + h) − v(t) dv(t)
a(t) = lim = = v̇(t) = ẍ(t) (8)
h→0 h dt
Osservazione 2.1. Il moto rettilineo uniforme soddisfa le seguenti:
x(t) = vt + x0 con v costante
ẋ(t) = v(t) = v
ẍ(t) = a(t) = 0
La prima delle tre è l’equazione della retta nel piano. Ha dunque senso che le derivate
seconde (legate alle convessità) nel tempo siano nulle.
Esercizio 4. Calcolarsi lo spazio percorso a v = cost in un intervallo ∆t.

Soluzione: Implicitamente già usato. Si tratta dell’area (con sengo) sottesa dal
grafico della velocità.
Essendo l’area di un rettangolo:
∆x = (t2 − t1 )v = v∆t
Si può procedere anche per via anlitica:
(
x1 = vt1 + x0
⇒ ∆x = v∆t
x2 = vt2 + x0

12
12 x(t)
10

x[m], v[m/s], a[m/s2 ]


8

2 v(t)
a(t)
0
0 2 4 6 8 10 12
Tempo (t) [s]

Figura 9: Moto rettilineo uniforme.

2
v[m/s]

t1 t1 v(t)

0
0 2 4 6 8 10 12
Tempo (t) [s]

Figura 10: Area e spazio percorso.

Definiamo moto ad accelarazione costante, o uniformemente accelerato, quello la


cui velocità obbedisce alla legge

v(t) = at + v0 con a costante reale (9)

13
Esercizio 5. Calcolare spazio percorso per un moto uniformemente accelerato.
Soluzione: Si può procedere come prima per via geometrica, considerando sempre
lo spazio percorso come area (con segno) sottesa dal grafico della velocità. In tal caso:

12

10 v(t)

8 t2
v[m/s]

4 t1
2

0
0 2 4 6 8 10 12
Tempo (t) [s]

Figura 11: Spazio percorso, moto uniformemente accelerato

Geometricamente parlando è sufficiente calcolare l’area del trapezio in Figura11.

v(t2 ) + v(t1 ) 1
∆x = (t2 − t1 ) = a(t2 + t1 )(t2 − t1 ) + v0 (t2 − t1 ) =
2 2
1
= a(t22 − t21 ) + v0 (t2 − t1 )
2
Analiticamente invece si può procedere per integrazione.
Z t2  t=t2
dx(t) 1 2
v(t) = ⇒ x(t2 ) − x(t1 ) = dt v(t) = at + v0 t
dt t1 2 t=t1

Osservazione 2.2. Si noti che il moto precedente obbedisce alle seguenti leggi:

ẍ(t) = a = cost (10)


ẋ(t) = at + v0 (11)
1
x(t) = at2 + v0 t + x0 (12)
2

14
per tempi generici x0 è la posizione all’istante iniziale, mentre v0 è la velocità
istantanea all’istante iniziale (qui assunto come t = 0).
L’accelerazione istantanea costante dà il nome al moto, detto moto uniforme-
mente accelerato (rettilineo).

Esercizio 6. Calcolare la velocità media in un moto ad accelerazione a = cost tra


due istanti t1 e t2 > t1 .

Soluzione: usiamo la definizione:

x(t2 ) − x(t1 ) 1 t2 − t21 1


v̄ = = a 2 + v0 = a(t2 + t1 ) + v0 =
t2 − t1 2 t2 − t1 2
1 1 v(t2 ) + v(t1 )
= (at2 + v0 ) + (at1 + v0 ) =
2 2 2
Riassumendo, abbiamo dimostrato che:

x(t2 ) − x(t1 )
 
v(t2 ) + v(t1 )
v̄ = = (13)
2 t2 − t1

Dall’esercizio precedente ricaviamo un’importantissima legge di conservazione.


Consideriamo:
v(t2 ) + v(t1 ) x(t2 ) − x(t1 )
=
2 t2 − t1
Usiamo la (9) per eliminare i tempi:

v(t2 ) − v(t1 )
t2 − t1 =
a
Dunque:

v(t2 ) + v(t1 ) v(t2 ) − v(t1 )


= x(t2 ) − x(t1 ) ⇒ v 2 (t2 ) − 2ax(t2 ) = v 2 (t1 ) − 2ax(t1 )
2 a
Eliminando per comodità del tutto i tempi possiamo scrivere che:

v22 − 2ax2 = v12 − 2ax1 ⇔ v 2 − 2ax = cost (14)

Abbiamo dunque individuato una quantità che si conserva per tutto il moto (unif.
acc.).

15
2.5 Ricapitolando...
Per il moto rettilineo uniforme abbiamo visto che:

x(t) = vt + x0 con v costante


ẋ(t) = v = cost
ẍ(t) = a = 0

Per il moto rettilineo uniformemente accelerato abbiamo visto che:


1
x(t) = at2 + v0 t + x0
2
ẋ(t) = v(t) = at + v0
ẍ(t) = a = cost

E dimostrato che:
v2 + v1
v̄ =
2
v2 − 2ax2 = v12 − 2ax1
2

2.6 Caduta dei gravi: esperimento di Galileo

1
3

Figura 12: Esperimento di Galileo

Il moto uniformemente accelerato è descritto da Galileo, nel caso del piano in-
clinato (Figura12), come moto in cui gli incrementi spaziali crescono come i numeri

16
dispari. Misurando la posizione ad intervalli regolari, ad esempio 1s ciascuno, le
distanze successive percorse in un secondo seguono la legge:
∆x(n = 1) = c ove c è una costante opportuna
∆x(n = 2) = 3c
∆x(n = 2) = 5c
..
.
Da questa successione si può dunque estrarre la legge:
∆x(n) = xn+1 − xn = c(2n + 1) (15)
Ciò è equivalente a dire che la posizione (e non gli spazi percorsi) cresce quadra-
ticamente nel tempo. Infatti considerando istanti discreti n:
x(n) ≡ xn = cn2
xn+1 − xn = c[(n + 1)2 − n2 ] = c(2n + 1)

2.7 Caduta dei gravi


I gravi si trovano soggetti ad un’accelerazione costante diretta verso il basso pari a:
g ' 9.81 m/s2 (16)
diretta verso il ”basso”. Ciò significa che un grave in moto vicino alla superficie
terrestre segue una legge del tipo:
1
y(t) = − gt2 + v0y t + y0
2

Esercizio 7. Una palla viene lanciata da terra con una velocità v rivolta verso l’alto.
Calcolare il tempo di volo (t̄).

Soluzione: Scriviamo la legge di cui sopra assegnando i valori dati nel problema:
1 2v
y(t̄) = 0 = − g t̄2 + v t̄ + 0 ⇒ t̄ = 0 ∨ t̄ =
2 g
L’equazione dà come soluzione anche l’istante di partenza in cui la palla effettiva-
mente è a terra, ma non è la soluzione cercata.
Da un’analisi dimensionale scopriamo che:
[v] [L][T ]2
[t] = [T ] = =
[g] [T ][L]

17
8

y[m] 4

2 y0

0 y(t)

0 2 4 6 8
Tempo (t) [s]

Figura 13: Caduta del grave.

Esercizio 8. Quanto tempo impiega la palla dell’Esercizio 7 a raggiungere la mas-


sima altezza?

Soluzione: Osservando che la legge oraria del grave è una parabola nel piano (t, y),
il tratto ascendente deve essere simmetrico a quello discendente. Per simmetria il
tempo cercato è esattamente la metà del tempo di volo dell’Esercizio 7.

t̄ v
tmax = =
2 g

Esercizio 9. Quanto vale la massima altezza raggiunta (si chiami h)? (Si faccia
riferimento ad Esercizio 7-8. Si vedano tutte e tre le proposte di soluzione.)

Soluzione 1 : Basta calcolare y(t) in tmax già trovato in precedenza.

1 v2 v v2
h = y(tmax ) = − g 2 + v =
2 g g 2g

Soluzione 2 : Si può usare la legge di conservazione:

0 + 2gh = vy2 (tmax ) + 2gy(tmax ) = cost = vy2 (0) + 2gy(0) = v 2

18
ATTENZIONE: il segno è dovuto al fatto che in questi problemi a = −g. Infine:

2 v2
v = 2gh ⇒ h=
2g

Soluzione 3 : Il punto più alto è il punto di max della parabola del moto. Per
trovarlo basta vedere dove si azzera la deriviata prima di y(t) ovvero la velocità in
verticale.

v
vy (tmax ) = ẏ(tmax ) = 0 = −gtmax + v ⇒ tmax =
g
Dopodiché ci si riconduce alla prima soluzione.

Esercizio 10. Una palla viene lanciata da un’altezza y0 verso l’alto con una velocità
iniziale rivolta verso l’alto pari a v. Calcolare il tempo di volo (tempo impiegato per
toccare terra, ad altezza y = 0) e la velocità di impatto col suolo. La situazione è
rappresentata in Figura13.
La soluzione è lasciata al lettore.

Esercizio 11. Una palla viene lasciata cadere (vy (0) = 0) a t = 0. Dopo un tempo
t̄ > 0 una seconda palla viene lasciata cadere sulla stessa verticale. Scrivere le
equazioni del moto per entrambe le palle e calcolare la distanza che le separa come
funzione del tempo.

Soluzione: L’unica accortezza è per la seconda palla. Infatti qui la parabola


descrivente la legge del moto va traslata in avanti di un tempo t̄.

1
y1 (t) = − gt2
2
1 1 1
y2 (t) = − g(t − t̄)2 = − gt2 + gtt̄ − g t̄2 per t ≥ t̄
2 2 2
La distanza che le separa è il valore assoluto della differenza delle precedenti:
1
|y1 (t) − y2 (t)| = gtt̄ − g t̄2
2
e cresce linearmente con t.

19
12

10

8 t2 , v2 t3
v[m/s]
6

4 t1 , v1

0
0 2 4 6 8 10 12
Tempo (t) [s]

Figura 14: Esercizio 12.

Esercizio 12. Facendo riferimento alla Figura14, scrivere la legge oraria del moto.

Soluzione: Basta calcolare, a seconda del tempo trascorso, l’area sottesa dal
grafico.

x(t) = v1 t per t ∈ [0, t1 ]

Per il secondo tratto va calcolata la pendenza a della retta.


v2 − v1
a= .
t2 − t1
Dunque:
1 v2 − v1
x(t) = v1 t1 + (t − t1 )2 + v1 (t − t1 ) per t ∈ (t1 , t2 ]
2 t2 − t1
Infine, nell’ultimo tratto semplicemente:
v1 + v2
x(t) = v1 t1 + (t2 − t1 ) + v2 (t − t2 ) per t ∈ (t2 , t3 ]
2
Esercizio 13. Si faccia riferimento alla Figura15. Dati i tempi di volo ∆t1 , ∆t2 e la
distanza ∆h, stabilire quanto vale la costante di accelerazione gravitazionale g.

20
5
hmax

4
h2 ∆t2

y[m] 3
∆h
2
h1 ∆t1

0
0 1 2 3 4 5 6 7
Tempo (t) [s]

Figura 15: Esercizio 13.

Soluzione: Sappiamo dagli Es. precedenti che i tempi di volo soddisfano:


2v1
∆t1 =
g
2v2
∆t2 =
g
Le velocità devono soddisfare:

v12 = 2g(hmax − h1 )
v22 = 2g(hmax − h2 )

Possiamo elevare al quadrato le equazioni dei tempi e sottrarle. Sottraiamo tra loro
anche le equazioni delle velocità:
4 2 8∆h
v12 − v22 = 2g∆h ∆t21 − ∆t22 = 2
(v1 − v22 ) =
g g
Infine:
8∆h
g=
∆t22− ∆t21

21
Esercizio 14. Dimostrare la formula risolutiva per equazioni di secondo grado:
ax2 + bx + c = 0 con a 6= 0

Soluzione: Procediamo per gradi. Prendiamo per cominciare un caso in cui b = 0:


x2 = 4 ⇒ x = ±2
Sappiamo già risolvere anche il caso c = 0, ad esempio:
(
2 x=0
x +x=0 ⇒ x(x + 1) = 0 ⇒
x = −1

Con questi due esempi, con la tecnica del completamento del quadrato sappiamo
risolvere anche un caso più complesso:
1 5
x2 + x − 1 = 0 ⇒ x2 + x + − = 0
| {z 4} 4
(x+1/2)2
2 √ √
−1 ±

1 5 1 5 5
x+ = ⇒ x+ =± ⇒ x=
2 4 2 2 2
Da questo ultimo esempio deduciamo la tecnica per il caso generale. Dividiamo
l’equazione per il coefficiente a e completiamo i quadrati:
2
b2 b2 b2 − 4ac

2 b c b
x + x+ + 2 − 2 =0 ⇒ x+ =
a a 4a 4a 2a 4a2
r √
b b2 − 4ac −b ± b2 − 4ac
x+ =± ⇒ x =
2a 4a2 2a
Esercizio 15. Facendo riferimento alla Figura16, con t1 , t2 , vmax noti, scrivere le
equazioni del moto.

Soluzione: Nel primo tratto ascendente l’accelerazione vale:


vmax
a=
t1
Nel tratto discendente invece l’accelerazione sarà negativa, dunque una decelarazione:
vmax
d=−
t2 − t1

22
2
1,8 vmax t1

1,6

1,4

1,2
v[m/s]

1
0,8

0,6
t2
0,4

0,2

0
0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4 4,5
Tempo (t) [s]

Figura 16: Esercizio 15.

Le equazioni del moto saranno:


1 vmax 2
x(t) = t per t ∈ [0, t1 )
2 t1
1 1 vmax
x(t) = vmax t1 + vmax (t − t1 ) − (t − t1 )2 per t ∈ [t1 , t2 ]
2 2 t2 − t1
A prova della correttezza di quanto sopra, lo spazio totale percorso vale:
vmax t2
x(t2 ) =
2
cioè l’area del triangolo in Figura16.

Elenco degli esercizi


0 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6

23
1 Esercizio (Il falco ed il treno) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
2 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
3 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
4 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
5 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
6 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
7 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
8 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
9 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
10 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
11 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
12 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
13 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
14 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
15 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22

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